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Il ramo non è secco
In questi ultimi anni si sta assistendo ad un rilancio delle ferrovie anche in Italia; in questo quadro si inserisce la delibera assunta lo scorso 30 agosto dall’Ente Ferrovie dello Stato, che assegna 134,14
miliardi di lire al compartimento di Torino per « la
revisione economica e gestionale delle linee a scarso
traffico di interesse locale ».
Gli impegni contrattuali relativi agli interventi dovranno essere assunti entro il 30 giugno prossimo.
La previsione di spesa interessa 14 linee in Piemonte e valle d’Aosta; l’assegnazione dei fondi riguarda il miglioramento tecnologico, l’armamento e
la sede ; alla ñne dei lavori ( fissata per il 31 dicembre
1991) le migliorie apportate consentiranno — secondo i calcoli delle Ferrovie — una diminuzione nell’organico di 643 persone in tutto il compartimento.
I lavori sulla Pinerolo-Torre Pellice sono dunque
inseriti in questo ampio progetto ; in particolare, sono previsti lavori per la completa automatizzazione
dei passaggi a livello, per un importo di 4 miliardi e
20 milioni.
La sinistra in vai Pellice
a pag.2
L’economia della neve
a pag. 3
L’autostrada a rate
a pag. 4
Periodico fondato nel 1848
26 ottobre 1990
delle valli valdesi
INFORMAZIONI SETTIMANALI SULLA VITA SOCIALE,
POLITICA E CULTURALE DELLE VALLI VALDESI
INTERVISTA AL DIRETTORE COMPARTIMENTALE FERROVIARIO DI TORINO
Corre, correrà la locomotiva
Un impegno di 4 miliardi sulla Pinerolo-Torre Pellice - « Il servizio, assicura il
direttore compartimentale, verrà sospeso solo quando inizieranno i lavori »
La notizia apparsa su quotidiani che le FFSS, per
lavori di miglioramento, intendevano sospendere il servizio -SU 14 linee piemontesi dal 1« novembre '90 al 3!
dicembre ’91 ha allarmato vivamente le popolazioni de’
le zone in cui si prevedono tali lavori.
1 Comuni e le Comunità montane, ma prìnia ancor;,
comitati di utenti, si sono mobilitati per verificare la
situazione; il timore di molti è che dietro i promessi
miglioramenti cl sia invece una volontà di chiusura delle linee a scarso traffico, già cinque anni or sono minacciate di taglio.
Per capire esattamente come sta la situazione abbia
mo intervistato il direttore del compartimento ferroviario di Torino, dott. De Giovanni.
« Negli ultimi anni —
esordisce De Giovanni —
le linee a scarso tragico
sono siate mantenute "sub
judice”, in altalena fra due
possibilità: portarle ad un
esercizio economico oppure chiuderle. L’azione della collettività regionale, la
volontà di non ridurre la
rete ferroviaria, hanno portato alla scelta del risanamento in vista di una gestione economica di queste
linee. Le risorse per questi lavori sono state repe<rite dal Tesoro, dunque
dalla collettività pubblica.
Questi denari devono essere spesi nel breve periodo,
senza lungaggini, in modo
da utilizzare al meglio le
risorse che ci vengono messe a disposizione. Effettuare i lavori mantenendo le
linee in servizio può significare allungare i tempi,
mentre noi ci siamo prefìssati un obiettivo che intendiamo rispettare assolutamente: la conclusione
dei lavori entro il 31 dicembre '91.
Ci stiamo muovendo per
individuare le ditte specializzate, con adeguata capacità imprenditoriale onde
concludere i lavori nei tempi previsti; non esiste comunque alcuna velleità di
chiudere dei servizi con la
scusa di interventi da fare ».
Non le sembra che il periodo scelto per gli interventi sia poco « felice », tenuto conto della maggiore
utenza legata a fattori climatici ed all’afflusso di
studenti?
« Apparentemente può
sembrare così — prosegue
De Giovanni —, tuttavia a
fronte di un finanziamento assegnato nelle scorse
settimane non possiamo
permetterci di mantenere
fermo il denaro per un
lungo periodo. Voglio comunque precisare che il
servizio ferroviario verrà
sospeso soltanto nel giorno in cui saremo in grado di iniziare i lavori. Esiste poi una possibilità di
elasticità nella chiusura
delle linee; siamo ben consapevoli delle difficoltà che
andremo a creare agli utenti e cercheremo di limitarle il più possibile sia
in considerazione dei lavori che devono essere eseguiti, sia dei tempi indica
II direttore del compartimento di Torino, dott. De Giovanni (a destra) e l’ing. Natale, capo dell’unità impianti
tecnologici.
ti dalle ditte per concludere i lavori. In altre parole non è detto che la
chiusura dappertutto e su
ogni linea sia totale e per
14 mesi ».
Dunque chiusura probabilmente parziale della linea sulla Pinerolo-Torre
Pellice per lavori di automatizzazione dei passaggi
livello; non sono previaltri tipi di intervento,
né per rendere « passante »
la stazione di Pinerolo, né
per eventuali raddoppi di
linea o aumenti di corse:
« Un passo alla volta —
aggiunge De Giovanni —.
Una volta resa quasi economica la gestione del servizio, si potranno individuare altri interventi. Sarebbe però anche importante poter impostare con
a
sti
DA TORRE PELLICE A PINEROLO
Una barriera ogni 500 metri
Sul tratto Pinerolo-Torre
Pellice le Ferrovie hanno
individuato 33 passaggi a
livello (PL) su cui intervenire.
L’elevata concentrazione
di PL .sui 16,5 chilometri
della linea è stata già in
passato al centro di numerose discussioni; in alcuni
casi si tratta di strade sterrate utilizzate molto raramente e una sopprpsione
del punto d’incrocio con
la strada ferrata parrebbe
la cosa più logica. Vi sono PL a distanza di me
no di cento metri l’uno dall'altro ed altri che già sono collegati da una strada
che corre parallela alla
ferrovia.
« Eppure — ci ha detto
ring. Natale delle FFSS —
in vai Pellice abbiamo riscontrato chiusure totali
circa la possibilità di soppressione di qualche PL;
altrove le risposte sono
state di maggiore disponibilità ».
Come mai comuni come
Lusema, Bricherasio o San
Secondo non hanno espres
so la loro disponibilità ad
eliminare qualche PL sostanzialmente inutile?
« Si tenga presente che
l'Ente Ferrovie ha dato la
sua disponibilità ad interventi concreti in denaro a
favore degli enti locali che
si fossero dichiarati disponibili in tal senso: ogni automatizzazione ci costa in
media 300 milioni e quindi
a noi converrebbe sicuramente versare questo contributo ed eliminare per
Sempre ogni altra spesa »,
aggiunge l’ing. Natale.
la Regione un progetto di
integrazione dei trasporti,
che non vedano in posizione di concorrenza e di parallelismo linee extraurbane su strada e le linee ferroviarie ».
Questo progetto pare
ponderato, serio e teso ad
un rilancio del servizio ferroviario; tuttavia né sindacati, né enti locali della valle sono stati fin qui
coinvolti nelle iniziative
delle Ferrovie, almeno come informazione...
« Abbiamo deciso di non
impegnare le amministrazioni locali prima che un
progetto e un piano tecnico realizzativo fossero definiti nei particolari; sindaci delle zone interessate
prefetto, presidente della
giunta regionale saranno
presto edotti su come il
compartimento intende
procedere, su quali sono le
ragioni tecniche e quali gli
spazi possibili. Siccome
non è un’azione fatta per
dispetto, ma tende invece
a migliorare un servizio,
credo che gli amministratori, che in passato hanno
fatto grandi battaglie per
non perdere un importante servizio, possano comprendere la situazione. Del
resto il compartimento di
Torino ha, negli ultimi
tempi, dato segni di serietà e professionalità; abbiamo agito in gruppo su
obiettivi precisi, consapevoli di dover rilanciare
questo settore delle nostre
ferrovie che, non dimentichiamolo, rappresenta un
terzo di tutta la rete regionale ».
Piervaldo Rostan
PROBLEMI APERTI
La dinamica
dei collegamenti
La prima causa nel degrado delle vallate alpine
viene dal loro spopolamento, che ha le sue motivazioni nell’isolamento, il quale a sua volta è prodotto
da fattori quali l’ubicazione del luogo in cui si svolge l’attività lavorativa, l’ubicazione fisica della casa
di abitazione, l’ubicazione
ancora della sede degli^ interessi personali, sociali, economici, culturali, ecc.
La prima strada da percorrere è quella della possibilità di movimento; una dinamica che si svolge ovviamente nei termini e con i
mezzi del tempo in cui si vive: ieri cavalli e muli, qsgi
automobili e treni e (al limite) elicotteri e funivie. Ben
vengano quindi linee ferroviarie e autostradali rapide
per i collegamenti delle valli verso l’esterno ma, non
facciamo l’errore di dimenticarlo, ancor più sono vitali i collegamenti interni
alle vallate stesse.
Fino a pochi decenni or
sono, nelle valli valdesi —
per usare un termine geografico — (o cuneesi, o segusine, o ossolane, o trentine), tutti facevano il pendolare. Non giornalmente
verso la pianura, la fabbrica, ma stagionalmente verso la Francia per la fienagione o verso altre vallate
per la vendemmia, per la
mietitura. Non si spostavano forse, anche solo per barattare un galletto, da Angrogna a Pramollo e viceversa? Non commerciavano
anche (e penso al sale, al
tabacco) con la Liguria?
Il meccanismo del vivere
attuale ha accantonato sia
i muli sia gli scarponi; oggi si usano le ruote. Ma
sulle ruote devono poter
camminare i medesimi ingredienti che viaggiavano a
dorso di mulo: come faccio oggi da Angrogna ad
andare a Pramollo? Oppure da Bobbio ad andare a
Crissolo che pure è subito
Vi, a due passi, dietro il costone?
Bisogna avere il coraggio
di non gridare al lupo non
appena qualcuno promuove
una « pista » (ma come si
può coltivare un bosco, oggi, se non si va con un trattore?) e il coraggio di programmare seriamente dei
collegamenti da Proli ad
Abriès, da Bobbio a Crissolo, da Angrogna a Pramollo, e da Pramollo a Prali,
e via discorrendo. Non si
tratta né di autodromi né
di autostrade percorse dai
Tir. Si tratta di collegamenti, puri e semplici. E
vitali, come sanno in Francia e in Svizzera dove li
hanno realizzati da anni.
Certo, si griderà a una
possibile lottizzazione selvaggia; si griderà all’inquinamento, si griderà ancora
a tante altre cose, a pericoli che effettivamente possono essere presenti qualora non ci sia senso di responsabilità. Ma tutto questo non può essere fatto
senza responsabilità, senza
un programma di gestione
locale.
E programma vuol dire
appunto, o dovrebbe dire,
responsabilità.
Non si può decidere, come succede troppo spesso,
« quell’area è fabbricabile », come se una variante
al piano regolatore legittimasse nuovi interessi o
vecchie rivalse. Non si'può
proporre una pista al Pra
(che già c’è per l’uso degli alpigiani) senza contemporaneamente proporre un
piano serio di assetto di
tutta la conca, lasciando così aperti legittimi sospetti
di becere speculazioni. Non
si può dire che nella valle
Liussa (per tentare un esempio) non .si può costruire; e perché? Ci han sempre vissuto!
Esiste in vai Pellice un
« piano di valle » stilato
venti anni fa. Nessuno (la
gente) l’ha mai visto e nessuno lo può quindi giudicare. Ma perché è fermo da
vent’anni? E. soprattutto,
perché ogni frase deve iniziare con un perché e chiudersi con il punto interrogativo?
Stelio Armand-Hugon
^Vbeille
Assicurazioni
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2
Peco delle valli valdesi
26 ottobre 1990
VAL PELLICE
Quale sinistra
per quale giunta?
Vantaggi e svantaggi dell’ipotesi di
L’autonomia della valle e la battaglia
Ormai da alcune settimane tutti i comuni della
vai Pellice hanno nominato i loro rappresentanti all’interno del consiglio della Comunità montana; sostanzialmente si sono formati quattro gruppi (Sinistra indipendente, PSI, DC
e PCI); per la prima volta sarà inoltre presente un
esponente della Lega Nord
(inviato dalla minoranza di
Torre Pellice) mentre mancherà, e anche questa è
una novità, un rappresentante di area liberale.
In questo contesto la
formula per il governo più
probabile pare essere ancora una conferma della
giunta unitaria, anche perché alleanze diverse paiono estremamente instabili
(DC e PSI avrebbero una
stretta maggioranza) o
addirittura impraticabili (i
gruppi PCI e della Sinistra indipendente, forse i
più affini, hanno in tutto
12 consiglieri su 27). Sarebbe possibile invece un ritorno alla giunta « di sinistra », ma da un lato
sembrerebbe opportuno avere una giunta che comprenda tutte le forze politiche per condurre con
qualche speranza di successo la battaglia per l'autonomia delTUSSL 43, dall’altra gli stessi rapporti,
a sinistra, non paiono idilliaci.
Ci sono dei punti unificanti e qualificanti, degli
uomini che, proposti da un
gruppo, siano rappresentativi anche per gli altri?
Non è forse vero che la
mancanza di una opposizione vera abbia nel corso degli ultimi cinque anni fatto calare notevolmente quella « tensione
ideale » che è stata alla
base di una buona progettualità politica negli anni
precedenti?
L’evoluzione politica del
PCI, ma anche dell’area
« verde », come potrà incidere sul futuro politico della valle?
<' Il partito socialista ha
sempre giocato — ci ha
detto il neosindaco di Luserna e fin qui anche presidente della Comunità
montana, arch. Longo —
un ruolo centrale nelle amministrazioni locali; direi
che negli ultimi 15 anni il
PSI ha vissuto un certo
cambiamento che lo ha reso non esente da critiche.
Oggi contiamo abbastanza,
al punto che in quasi tutti
i comuni siamo ridiventati il primo partito; la cosa più importante è che tutte le forze di sinistra dicano esattamente, intorno
a un tavolo, su quali progetti puntano ».
I rapporti fra i partiti
paiono anche molto diversi a seconda dei comuni...
« Sarebbe molto importante mettere da parte i
personalismi, ma, tenendo
conto del livello dell’ente
Comunità montana, dovremmo anche abbandonare determinate strategie di
partito: sono in gioco
troppe cose (dall’attuazione della riforma degli enti locali alla salvaguardia
dell'USSL), per cui l’interesse della popolazione deve prevalere ».
A proposito del mantenimento di certi servizi
(USSL, ferrovia), è noto
che illustri esponenti socialisti, tipo Maccari, si sono
espressi in passato in modo assai diverso; qual è il
grado di autonomia dei socialisti in vai Pellice?
« La situazione in vai
Pellice è comunque atipica rispetto alla maggioranza che, in questo momento, governa il partito; in
valle ci siamo sempre pronunciati in favore del mantenimento di questi servizi, e credo che mantenga
la sua capacità di autonomia ».
Nella tradizione degli indipendenti di sinistra, cioè
di quegli amministratori
che, pur appartenenti ad
una certa area, non si sono mai voluti collocare in
uno dei due partiti, si inserisce il gruppo della Sinistra indipendente, un
gruppo di persone elette in
liste anche diverse e che
alla conta pare essere il
più numeroso. Come si sta
muovendo? Lo abbiamo
chiesto a Franca Coisson,
sindaco di Angrogna, ma
anche consigliere provinciale proprio come « indipendente ».
« Abbiamo presentato un
programma di cose da fare per i prossimi anni puntando sul mantenimento e
sul miglioramento dei servizi; su questi progetti crediamo si possano creare
alleanze proprio fra gli uomini della sinistra; per ora
abbiamo potuto confrontarci solo col PCI e con
gli ambientalisti ».
Lei pensa che il mantenimento della formula unitaria rappresenti un bene
per la popolazione della
Comunità montana?
« Se ci si trova a governare tutti insieme si è
molto meno stimolati e si
finisce col tendere all’appiattimento legato alla necessità di mediazione. Sul
futuro è difficile dire, non
essendo stato possibile il
confronto con tutti; sulla
scorta del passato possiamo anche credere che sia
possibile riprendere l’esperienza precedente: l’urgenza di salvare l’USSL o di
rilanciare la programmazione potrebbe suggerirlo ».
Il PCI vive, è cosa nota,
un momento particolare e
giunta unitaria per alcuni servizi
di cambiamento; in consiglio di Comunità montana
siederanno 4 esponenti;
potrebbe anche essere un
comunista il futuro presidente. Il cambiamento in
atto nel PCI avrà ripercussioni anche a livello locale? Lo abbiamo chiesto
a Danilo Rivoira, in passato consigliere provinciale,
oggi consigliere a Torre
Pellice.
« L’impegno dei comunisti italiani per dare vita
alla nuova ’’cosa" vuole
tendere a rendere possibile, in Italia come è accaduto negli altri paesi europei, l’alternativa che è il
succo della democrazia. In
valle la presenza della sinistra è diffusa, anche se
molto variegata; sette comuni hanno un sindaco di
sinistra. Ciò che manca è
un opportuno amalgama
fra le forze ».
Ciò nonostante, negli anni scorsi abbiamo vissuto
l’esperienza di una giunta
unitaria...
« Direi che il livello dell’ente consiglia la formula; da un lato non è possibile sottoporre un certo
tipo di amministrazione alla valutazione degli elettori, dall’altro bisogna tener
conto il più possibile dei
problemi dei singoli comuni ».
Nascerà un gruppo unico
tra comunisti ed indipendenti in Comunità montana?
« E’ una nostra proposta; abbiamo suggerito questo anche per dar vita ad
un gruppo forte, in grado
di proporre un candidato
valido per una guida efficace della Comunità montana ».
P.V.R.
DIBATTITO AD ANGROGNA
Autonomia e sanità
in montagna
La legge 142 sulle autonomie locali e
il « progetto De Lorenzo » sulla sanità
Anche la montagna è ormai concepita come « risorsa » che va tutelata, in
chiave ambientale ed umana, da quanti la vivono
e ramano. E la montagna
è cultura, può essere ancora sensibilità e tensione culturale e civile. Il
tempio del Serre non era
vuoto, un uditorio abbastanza nutrito era convenuto sfidando la pioggia per
il dibattito sull’autonomia
e sull’assistenza sanitaria in
montagna.
Alfonso Di Giovine, professore di diritto costituzionale a Torino, ha tracciato una sintesi delle principali novità della legge ’90
n. 142, l’ordinamento appena nato dei poteri locali.
La 142, ha detto Di Giovine, ha svecchiato la legislazione locale. Ispirata
ai principi di generalità,
uniformità ed autarchia,
essa riduceva ad un unico
assetto realtà comunitarie
le più diverse, città e paesi, pianura e montagna,
tutto subordinando al centralismo statale. La 142 ha
elementi che, ove coerentemente attivati, potrebbero dare assetto più razionale ai governi locali.
La potestà statutaria potrebbe agevolare organizzazioni della vita di Comuni e Province più elastiche
ed aderenti alla specificità locale. Gli istituti di partecipazione popolare potrebbero favorire il coinvolgimento responsabile
dei cittadini nei procedimenti e nelle gestioni. La
nuova organizzazione prevista degli uffici e servizi,
responsabilizzati non più
solo sulle procedure ma
piuttosto sui risultati, se
COLLEGIO VALDESE
Seminari sulle lingue
Nel quadro della attività di
promozione deH'aggiornamento
provinciale degli insegnanti di
lingua straniera iniziata l’anno
scorso, il Collegio valdese ha
ospitato nei giorni 6-7 e 20-21
ottobre due seminari residenziali sulla didattica della letteratura francese e inglese.
I seminari, nati per iniziativa
dell'associazione Lend di Torino, si proponevano di offrire ai
numerosi partecipanti l'occasione di aggiornarsi e confrontarsi sui problemi didattici e pedagogici inerenti aH’insegnamento
deile lingue straniere.
Svoltisi secondo una formula articolata che ha alternato
momenti assembleari ad altri
di iavoro di gruppo, i due seminari hanno attivamente coinvolto i partecipanti su punti nodali della didattica della lette
ratura in lingua straniera quali le nuove prospettive dell’educazione letteraria, la centralità
del testo letterario in ogni tipo
di percorso didattico, il valore
culturale della letteratura.
Il carattere residenziale dei
seminari, reso possibile grazie
aH’ospitalità della Foresteria
valdese, ha permesso che lo
scambio di idee continuasse anche al di fuori dei momenti seminariali, in un clima di affiatamento piacevole e costruttivo.
La sempre crescente importanza dello studio delle lingue
straniere e l’ampiezza dei problemi connessi al loro insegnamento rendono auspicabile che
il Collegio valdese possa continuare a farsi promotore di iniziative analoghe nei prossimi
anni.
AUTORIPARAZIONI MOBILIFICIO esposizione e laboratorio:
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT VIA SAN SECONDO, 38 ©(0121)201712 1 (di fronte alla caserma alpini)
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO IBI
©(0121 ) 21682 ABBADIA ALPINA - PINEROLO
parando i poteri politici da
quelli gestionali ma ricomponendoli insieme per puntare agli obiettivi, potrebbe
rendere possibile un salto
di qualità e di moralità.
Altre potenziali novità sono il rilancio del ruolo della Provincia e della Comunità montana: configurata
ora questa come ente locale, meglio rappresentativo della gente di montagna; le « aree metropolitane » che ridisegnano il
volto del territorio urbano;
gli accordi di programmi
di cornunità locali associate per realizzare grandi
opere pubbliche.
Certo, ha concluso Di
Giovine, la legge è stata
di fatto impoverita dalla
mancata istituzione della
nuova legge elettorale e
soprattutto dell’autonomia
finanziaria. Scarsi sono i
poteri se scarsi sono i
quattrini.
Se Di Giovine ha potuto cogliere nella legge 142,
pur con le sue manchevolezze, segni di rinnovamento, Sante Bajardi, della
Consulta ANCI-Sanità, ha
delineato solo ombre nel
« progetto De Lorenzo » di
riordino del Servizio sanitario nazionale. Minaccia di essere stravolto il
ruolo del servizio pubblico
come strumento fondamentale per rispondere alle
esigenze di prevenzione,
cura e riabilitazione sanitaria. Ha notato Bajardi
come sta per innestarsi un
modello direzionale delle unità sanitarie locali che è
tutto il contrario del sistema di governo secondo
criteri di managerialità e
responsabilità quale si vorrebbe ottenere: basti pensare che si prevede che
siano gli amministratori
dei Comuni ad eleggere gli
organi di governo delle
USSL, ma che sia la Regione a nominare i direttori generali e controllare
le gestioni, una logica direzionale inaccettabile per
qualsiasi imprenditore responsabile della sua azienda. Non attuare coerentemente il dettato costituzionale responsabilizzando
davvero le Regioni, i Comuni e i cittadini può affossare vieppiù il SSN, i suoi
livelli di efficace risposta
ai bisogni, di professionalità (tutti sanno della fuga del personale infermieristico dagli ospedali).
Anna Graglia, in rappresentanza deirUNCEM (Unione dei comuni montani)
ha fermato l’attenzione sul
problema finanziario, che
pregiudica la riforma delle
autonomie locali e le amministrazioni dei Comuni
montani. L’UNCEM ha
chiesto che vengano senza
indugi assegnati i 150 miliardi previsti per le Comunità montane. Ezio Borgarello, in forza della sua
esperienza di Segretario
della Comunità montana
della vai Pellice, ha concluso che, dopo un travaglio di 40 anni, potevamo
aspettarci che il legislatore
partorisse una riforma migliore, più concreta dell’ordinamento degli enti locali,
di pari passo con la riforma dell’autonomia finanziaria delle loro gestioni.
N. Sergio Turtulici
Censimento
aziende agricole
TORINO — Il 21 ottobre è iniziato il censimento delle aziende agricole
piemontesi. Organizzato
dairiSTAT a livello nazionale, durerà quattro mesi.
In Piemonte impegnerà
1.500 persone, tutti dipendenti comunali.
L’iniziativa è stata presentata il 15.10 nella sede torinese dell’ISTAT dal presidente della commissione
regionale per il censimento, Alfonso Orsi. E’ la quarta volta che viene promossa un’indagine del genere.
L’ultima fu nel 1982: risultò che in Piemonte c’erano 241.407 aziende agricole,
da quelle familiari a quelle con una struttura industriale. In questi anni c’è
stata una graduale riduzione.
n censimento dovrà dare una « fotografia » esatta
del settore. Si raccoglieranno informazioni sul tipo di
imprese (dimensioni, proprietà o meno dei terreni)
e delle coltivazioni, sulla
presenza di bestiame e di
forme di commercializzazione, sull’utilizzo dei mezzi meccanici, sulle giornate
di lavoro. L’operazione sarà condotta a livello comunale: i rilevatori compileranno i questionari attraverso interviste. Il censimento è stato deciso non
solo per esigenze nazionali, ma anche per rispondere alle indicazioni della
CEE e della PAO.
Bollo auto:
+ 30%
TORINO — La Giimta
regionale ha approvato il
disegno di legge che aumenta del 30% il bollo auto in Piemonte, e del 20%
le tasse sulle licenze di caccia, pesca, acque minerali
e licenze alberghiere. I rincari, se confermati dal
Consiglio regionale, entreranno in vigore il 1° gennaio 1991. Con queste sovrattasse la Giunta prevede di incassare 55 miliardi.
« Sono assolutamente necessari — ha detto il presidente Brizio — per raggiungere il pareggio del bilancio ’91 sul quale grava,
fra l’altro, il ripiano del deficit sanitario ». Il decreto
governativo che impone
questo ripiano è già stato
contestato dal Piemonte
con un ricorso presentato
alla Corte costituzionale.
La Regione non ha ancora
deciso se aumentare anche
le tasse su benzina e metano : « Siamo contrari, de-’
libereremo solo dopo che
il governo avrà pubblicato
le norme attuative ».
Falde stagnanti:
bollire l’acqua
RINASCA — L’acqua erogata dall’acquedotto « Rivoira » di Rinasca in borgata Castelnuovo può essere consumata solo previa bollitura.
E’ quanto stabilito dall’Ufficio di sanità pubblica
in seguito alle analisi effettuate nei giorni scorsi.
La causa sembra sia da
ricercarsi nella sicccità dei
mesi scorsi che ha fatto sì
che il pescaggio avvenisse
in falde ormai stagnanti.
3
26 ottobre 1990
l’eco delle valli valdesi
L’ECONOMIA DELL’ALTA VAL GERM ANASCA
La neve è sopravvivenza
Due inverni di scarso innevamento hanno dato un duro colpo all’economia locale - Sono risolti i problemi legati alla viabilità e ai collegamenti
WÊÊHÊIÊÊÊÊI,
Il Campetto di Ghigo di Proli potrà essere innevato artificialmente, ma solo, con acqua « pulita ».
FRALI — Un altro inverno si avvicina e ancora una
volta si scruta il cielo quasi a scorgere qualche sintomo incoraggiante. Dopo anni di siccità e inverni brulli
si incomincia a pensare che
la neve non sia più un bene
acquisito, un dato di fatto,
ma un dono estemporaneo
elargito dalla natura.
A Frali, l’ultimo comune
della vai Germanasca, al
confine con la Francia, di
neve si vive, o si sopravvive; è grazie alla neve che,
da quando sono sorti gli
impianti della « Seggiovie
13 laghi », a cavallo fra gli
anni '50 e ’60, un paese è
riuscito a non disgregarsi; è
grazie al turismo invernale
se le borgate sono abitate,
se i muratori hanno lavorato, se ancora risuona il melodioso patuà pralino.
355 abitanti residenti, 13
iscritti alla scuola materna,
19 alunni delle elementari
(quelli delle medie, nove,
fanno i pendolari al fondovalle). Ma anche 1.600 seconde case, tre alberghi,
bar-tavola calda, campeggi,
negozi, centinaia di auto e
pullman ogni domenica.
Frali ha vissuto alcuni in
Seggiovie
13 Laghi
Abbon. giornaliero festivo
L. 25.000
Abbon. giornaliero feriale
L. 18.000
Abbon. pomeridiano festivo
L. 20.000
Abbon. pomeridiano feriale
L, 15.000
7 giorni consecutivi
alta stagione L. 145.000
bassa stagione L. 100.000
6 giorni (da lunedì a sabato)
L. 85.000
Stagionale (fino al 31.8.'91)
L. 450.000
Biglietto 9 punti L. 20.000
Biglietto 24 punti Baby
L. 10.000
verni « secchi » o quasi che
hanno messo in ginocchio
molti operatori del settore,
due stagioni di relativo innevamento che hanno consentito un effimero recupero, e gli ultimi due inverni
« che sembravano estate ».
« Noi siamo tutti a conduzione familiare — dicono
gli albergatori —, non siamo le grandi società che se
sono in passivo d’inverno
a Sestrières sono in attivo
tutto l'anno alle Baleari o
alle Seychelles ». E che dire degli addetti agli impianti, baristi e camerieri stagionali o anche solo domenicali, dei maestri di sci?
La società Seggiovie dà lavoro a nove dipendenti fissi e a una ventina di « aiuti » saltuari (e, indirettamente, al personale del ristorante della stazione di
arrivo). « Abbiamo chiuso
il bilancio con una perdita
di 230 milioni — dice l’amministratore delegato, Giovanni Gay — e di 206 milioni l'anno prima. Solo la
nostra politica molto cauta
ci ha consentito di sopravvivere finora ». E sembra
che i quattrini siano proprio finiti, che non sia pensabile di sopravvivere a un
altro inverno secco.
Con tutto ciò i pralini
non sono immobili: una
« cordata » di valligiani ha
rilevato il pacchetto azionario già di proprietà della
Talco & Grafite (33%), il
Consiglio d’amministrazione della Seggiovia ha decretato un aumento di capitale da 300 a 450 milioni.
Alcune piste, nel corso dell'estate, sono state ampliate, un « cannone » entrerà
in funzione quest’inverno
per l’innevamento artificiale del campetto di Ghigo.
« Ma useremo solo acqua
potabile » — sottolinea il
sindaco. Franco Grill; infatti sembra che in molte stazioni sciistiche l’acqua per
l'innevamento sia « corretta » con additivi chimici:
« Io non critico nessuno —
continua Grill —; dico solo
che a Frali, d’estate, ci so
Hôtel
Tel. 0121/807537
Fax 0121/807615
Frali (To)
Frazione Ghigo, 1C!
¡Albergo
I Ristorante
LEi
ALPI
no le mucche che pascolano sulle piste. E dico che
a Frali inneveremo artificialmente, ma solo con acqua del rubinetto ». Che poi
è pura acqua di sorgente.
Frali è frequentata da
sciatori delle valli, da torinesi, da numerosi liguri. Il
centro ecumenico di Agape
ospita, a volte, comitive
dall’estero. Fino ad alcuni
anni fa esistevano problemi derivanti dalla caduta
di valanghe. Storicamente,
per due o tre volte ogni inverno, valanghe e slavine
interrompevano la strada e
abbattevano tratti di linee
elettriche e telefoniche con
conseguenze anche gravi,
per più giorni, sulle comunicazioni, trasporti, illumi
nazione e riscaldamento.
Oggi è tutto superato con
un elettrodotto che scavalca più volte la valle e con
la costruzione di paravalanghe sulla strada provinciale; il telefono è autonomo
grazie alle antenne paraboliche « ma da allora — nota il sindaco — non è più
nevicato ». Ma quest’inverno nevicherà (speriamo) e
Frali, piccola e dignitosa
stazione sciistica, regolarmente « dimenticata » dai
bollettini della neve trasmessi e pubblicati da radio e giornali, con le piste
di discesa, di fondo, di pattinaggio e tutte le possibilità di accoglienza, è pronta a fare il suo mestiere.
Stello Armand-Hu.gon
Uno dei paravalanghe costruiti al « Dreit di marmo »
BENVENGU EN VAL
sanmartín
TLfìO D'OC
BENVENUTI IN VAL
GERMANASCA
rtHRA 0 oc
MONIANA VAIU CHISONI. l: tiUlMANASCA
RINASCA: TECNOMAIERA
20 giorni di sciopero
Da oltre due settimane gli operai delia Tecnomaiera di Pinasca sono in sciopero. Lo fanno in solidarietà
ad un loro collega, Arbinolo, licenziato perché autore
di uno scritto affìsso nella bacheca a disposizione
degli operai per ì loro avvisi. Già 8 anni fa Arbinolo
era stato licenziato perché il suo comportamento
sindacale non andava a genio alla direzione aziendale.
I sindacati erano ricorsi al pretore che io aveva reintegrato. Oggi la sua satira sindacal-politica, che lo ha
portato a scrivere che i dirigenti sono « incompetenti », ha provocato una dura reazione dell’azienda
che lo ha, nuovamente, licenziato. Oggi però Arbinolo
non ha più dalla sua l’omhrello sindacale: non è più
delegato sindacale. Ha dalla sua però la solidarietà
dei colleghi di lavoro, dei sindacati e la Costituzione italiana che afferma il diritto di critica. Basterà?
Lo deciderà nuovamente U pretore. Intanto però lo
sciopero ad oltranza comincia a pesare sul salario
dei lavoratori. Per questo il sindacato ha organizzato
una colletta. G. G.
IL NUOVO ASSETTO DELLE MINIERE
Lo stabilimento di Sun Sebastiano, atte porte di Perosa Argentina.
40.000 tonnellate di talco
Stanziati 12 miliardi in 2 anni per ricerca e automazione - Rimarrà invariata la
produzione - Ci sarà un ’alleggerimento’ del personale addetto alla lavorazione
FINEROLO — Saranno presto
cancellate le insegne cubitali « Talco & Grafite Val Chisone - s.a. » e
saranno sostituite con «Talco Val
Chisone S.p.a. ». Tale infatti è l’assetto della società che si è formata in seguito alla vendita del pacchetto azionario della vecchia Talco e Grafite alla Tale de Lusenac,
una società mineraria che estrae
talco in tutto il mondo e che a
sua volta fa capo alla multinazionale Rio 'Tinto Zinc, che ha sede
a Londra, estrae di tutto, e fattura oltre dodicimila miliardi di lire
all’anno. Per la continuità dell’attività delle miniere di talco nelle
valli Chisone e Germanasca sembra in arrivo un futuro di certezze, dopo le titubanze degli anni
passati. Ma se certezze saranno
avranno un costo, non ultimo quello della riduzione dell'occupazione.
Efficienza, automazione e meccanizzazione sono le parole d’ordine
della nuova dirigenza, parole che
.sottintendono un maggior ricorso
alle macchine, una conquista che
alleggerisce la fatica umana ma che
significa, anche, minori posti di lavoro. « Non sarà nulla di traumatico — assicurano i dirigenti della
società —; useremo tutti gli strumenti consentiti dalla legge pei
rendere l’operazione il più indolore possibile, come la cassa integrazione e i prepensionamenti ». Qualche perplessità però gli attuali dipendenti (275 di cui 160 minatori)
ce l’hanno. « Il processo di automazione riguarda la fase della lavorazione del prodotto — dice il
capo del personale, dott. Fornerone —, il programma prevede la
chiusura dello stabilimento di San
Sebastiano e per contro il potenziamento di quello del Malanaggio
a Porte ».
Il talco della vai Chisone è della qualità migliore (è usato per la
produzione di cosmetici, medicinali, vernici, carte, plastica) e viene
quindi a integrare altre qualità meno pregiate estratte dalla Tale de
Lusenac. Di qui l’interesse a tenere
in attività le miniare e mantenere
l’attuale produzione di circa 40.000
tonnellate l’anno. Per questo è già
in via di attuazione un programma di ricerca e mappazione dei
filoni di minerale, a cui fare riferimento per l’impianto di future
gallerie. « Il fatto stesso che la casa madre abbia stanziato dodici
miliardi in due anni per la ricerca
e i nuovi impianti — continua Fornerone — dimostra la volontà di
proseguire l’attività». Le miniere di
talco, quindi, continueranno ad essere un punto fermo nell’economia
della valle, anche se nell’immediato si opereranno il blocco delle as- '
sunzioni e i prepensionamenti.
La domanda che non ha al momento una risposta esauriente è relativa alla quantità dei « posti » che
verranno tagliati. « Poche decine »
minimizza l’azienda mentre, secondo i sindacati, sarebbero « alcune
decine », una differenza che non è
di lana caprina in una valle che si
dibatte fra la crisi del tessile, metalmeccanico, terziario. « Dobbiamo
prendere atto che non ci sono alternative — sottolinea Valter Mensa, della CGIL — e non dobbiamo
imboccare strade di rottura ma
piuttosto seguire linee costruttive a
medio e lungo termine ». Nel piano dettagliato che la Tale de Lusenac ha fatto avere al consiglio
di fabbrica gli « esuberi » sono di
81 unità; per 45 dipendenti ci sono le condizioni per il prepensionamento, per gli altri dovrebbe scattare il meccanismo della cassa integrazione speciale. « Stiamo ancora esaminando i dettagli dell’accordo — afferma Mensa — ma mi
sembra che tutto questo possa avvenire, nell’arco del previsto biennio, in modo tutto sommato accettabile. In ogni caso vigileremo ».
S. A. H.
4
l’eco delle valli valdesi
26 ottobre 1990
SINGOLARE DECISIONE DELL’ATIVA
L'autostrada a rate
Il progetto si ferma al limite di Airasca - Una serie di
finanziamenti, dai mondiali alle prossime ’’Colombiadi”
L’autostrada tra Torino e Pinerolo, se ci sarà, sarà fatta a rate. E’
quanto è emerso dalla discussione in Consiglio provinciale, martedì 16 ottobre. Nel 1988 la Provincia,
con una lettera dell’allora
presidente Nicoletta Casiraghi, aveva incaricato
l’Ativa — la società autostradale che gestisce la tangenziale di Torino — di procedere alla progettazione
dell’autostrada secondo un
tracciato di massima previsto dalla stessa Provincia.
Allora si doveva fare in
fretta perché si pensava
che l’autostrada potesse
essere finanziata col « decreto legge sui mondiali».
Un decreto legge che assegnava fondi per opere connesse con lo svolgimento
dei mondiali di calcio. La
Torino-Pinerolo, che sarebbe sboccata sulla tangenziale di Torino, poteva essere
im’opera « di completamento del sistema viario » per
accedere al nuovo stadio
« Delle Alpi ».
La mancanza però di una
deliberazione ufficiale sia
della Provincia che della
Regione e — soprattutto —
l’accesa concorrenza di altre società autostradali (soprattutto della SITAF, inte
FESTA
Ai Pons
ANGROGNA —■ Presso la
borgata Pons, un gruppo metropolitano, da alcuni anni impegnato nel sociale torinese, organizza « Festangrogna » IV edizione. La festa, intesa tendenzialmente quale momento aggregativo e di collegamento con la
città, preveda quale programma
di fondo: danze occitane, performance teatrale, polenta pomeridiana per tutti, e per finire
la visita al Museo di vecchie
tecnologie montane, di proprietà Pons. Il gruppo, nato circa tre
anni addietro, si muove attorno ad un progetto che punta
essenzialmente sul recupero e
la valorizzazione di una borgata montana, l'insediamento graduale dei componenti il gruppo
nella stessa e l’eventuale apporto socio-culturale che questo potrebbe offrire ad esterni,
sia che si tratti dei locali, sia
che si tratti di metropolitani.
L'incontro si svolge domenica
28 ottobre alle ore 14.
Lessata all’autostrada della
valle di Susa), fecero sì che
questo progetto decadesse.
La maggioranza di pentapartito in Provincia non si
dava però per sconfitta ed
in fine di tornata amministrativa, alla fine delT89, face:va approvare dal Consiglio un ordine del giomodelibera che impegnava
l’Ativa, di cui la Provincia
è azionista di maggioranza,
a realizzare il progetto esecutivo. Le elezioni poi non
modificavano sostanzialmente il quadro politico
provinciale e, nel programma ’90-95, veniva inserita
l’attuazione deH’autostrada.
Per questo motivo i VerdiSole che ride non entrarono in maggioranza.
L’Ativa, all’inizio di ottobre, presentava perciò alla
Provincia e ai comuni di
None e Volverá un progetto
di autostrada. Sorprendentemente però il progetto si
fermava ai confini del comune di Airasca. Perché?
si sono chiesti in molti. La
risposta è dello stesso presidente della Provincia, Luigi Ricca: « L’Ativa non ha
raggiunto il consenso di
quel comune per attraversare il suo territorio ». Per
la verità TAtiva non aveva
raggiunto il consenso di
nessun comune, almeno in
via formale, prima di presentare il progetto. Sono
piuttosto ragioni politiche
che consigliano alTAtiva di
agire così. Se viene richiesto un finanziamento di 160
miliardi per l’intera opera
è difficile ottenerlo, vista la
concorrenza agguerrita delle altre società piemontesi
per spartirsi i finanziamenti previsti dal nuovo « decreto per le Colombiadi ».
45 miliardi per un lotto sono più fattibili. Inoltre, se
se ne fa un pezzo, come potranno comuni come Airasca e Piscina, domani, opporsi al completamento?
Cosi i tecnici dell’Ativa si
sono precipitati a None per
ottenere il consenso da
quel comune e l’hanno ottenuto, nonostante in giunta
sieda il consigliere provinciale dei Verdi-Sole che ride, F. Giarrusso, che è un
oppositore del progetto. La
maggioranza consiliare di
None si è spaccata, il sindaco ha votato contro e i
verdi hanno abbandonato
l’aula, ma tre comunisti
hanno votato a favore,
smentendo localmente le
posizioni del gruppo consiliare comunista alla Provincia, contrario .all’opera.
Forte di questa vittoria,
l’Ativa si preoccupa ora del
consenso al progetto dell’autostrada a rate del Consiglio provinciale (e il voto
è previsto per martedì 23)
e del Consiglio comunale di
Volverá.
Se anche da questi due
enti verrà il nulla osta, questa volta TAtiva si presenterà al tavolo della spartizione dei finanziamenti con
più forza e potrà sperare
di avere finalmente i soldi
per costruire, a rate, l’autostrada.
Intanto si annuncia battaglia in Consiglio regionale. Proprio in questi giorni
si sta discutendo in commissione il piano delle priorità delle opere da realizzare nel ’91-’93. Nella proposta
di delibera della Giunta regionale l’autostrada non
c’è. C’è invece la circonvallazione di Airasca a sud
dell’attuale statale 23 per
un importo di 12 miliardi.
La circonvallazione non ha
nulla a che fare con il progetto di autostrada ed è,
forse, in antitesi. L’autostrada è inserita unicamente in un secondo elenco di
« opere necessarie », ma
non prioritarie.
Sullo strano atteggiamento delTAtiva sono state presentate interpellanze in Regione da comunisti e verdi.
G. G.
ASSETTO IDROGEOLOGICO
Responsabilità ai comuni
La legge 45 privilegia il decentramento: i tempi saranno così più brevi
Di vincoli idrogeologici
si discuteva negli anni ’60’70, quando, dopo ogni catastrofe « naturale », dall’alluvione di Firenze ai vari eventi sismici, Belice,
Friuli, Lazio, Irpinia, ci si
rendeva sempre più conto
che parte dei problemi era
causata da un modo dissennato di costruire, senza
la dovuta percezione dei rischi e senza avere delle
mappe che ci dessero una
visione più corretta della
morfologia del territorio.
La Regione Piemonte, in
seguito al sisma che aveva colpito il pinerolese
nell’ottobre ’80, si era dotata di una legge, la n. 27
del 12 agosto '81, che sottoponeva a verifica, dal
punto di vista idrogeologico, tutti i progetti di interv'ento sul territorio.
Questa legge aveva però Un grosso limite; non
essendovi distinzioni tra
opere di miglioria di fondi rustici e grandi opere,
si sono spesso creati rallentamenti burocratici incredibili, penalizzando soprattutto quei progetti di
privati cittadini che devono fare piccoli interventi
con limitate opere di escavazione.
La Regione Piemonte è
ritornata quindi sulTargo
9 ANGROGNA — Le manifestazioni delTAutunno si concludono col prossimo fine settimana; sabato pomeriggio e domenica, presso le scuole saranno
aperte la mostra-mercato di prodotti agricoli e artigianali e le
mostre fotografiche e di Amnesty International.
Sabato 27, alle ore 15.30, presso la sala unionista, verrà presentato il libro di Marina darre
« Ascanio e Margherita »; interverranno, oltre all’autrice,
Giorgio Bouchard, don Vittorio
Morero ed Ettore Serafino.
Venerdì 26 e sabato 27, ore
21.15, presso la sala unionista,
ultime repliche dello spettacolo « A la bruai ».
Domenica 28, ore 21, nella
chiesa cattolica, concerto del
coro « La Graia ».
• TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma:
venerdì 26, ore 21,15, «Il mio
piede sinistro »; sabato 27, ore
20 e 22,10 e domenica 28, ore
16, 18, 20 e 22.10, « Pretty
woman »,
mento e con la legge regionale n. 45 del 9,8.’89 ha
dettato nuove norme, responsabilizzando i comuni
per interventi che non superino determinati preventivi di spesa o volumi di
escavazioni, individuando
anche una serie piuttosto
ampia di interventi per i
quali non è più necessario il benestare idrogeologico.
La legge 45, dunque, oltre ad armonizzare ed integrare normative riguardanti attività assai diverse, snellisce le procedure.
Per sondare come procede la sua applicazione, nell’ambito delTAutunno in
vai d’Angrogna Mario Danna, funzionario della Regione, e Livio lacomuzio, del
Corpo forestale, hanno introdotto Targomento.
Per il funzionario regionale, nel primo anno di
applicazione della legge i
comuni hanno operato bene; vi sono stati 1.151 provvedimenti, di cui 83 definiti in sede regionale e
1.063 in sede comunale. Secondo il dott. lacomuzio,
invece, la media dei provvedimenti dovrebbe raggiungere la quota di 3.000
all’anno, essendo almeno
250 i comuni della Regione che hanno dei vincoli
sul loro territorio; egli ritiene quindi che ancora
troppi comuni non si siano avvalsi di questa procedura semplificata.
E’ necessario dunque un
dialogo allargato per accelerare questo processo di
decentramento che la legge vuole favorire. « Ciò
non toglie — interviene il
dott. Danna — che i comuni possano sempre chiedere a loro volta un parere al Corpo forestale o al
Servizio geologico della Regione, che sono gli enti preposti alla consulenza ». Ed
è proprio nell’intento di favorire la reciproca comprensione tra la Regione
ed i cittadini che il dott.
Danna presentava in anteprima uno schema di autorizzazione preparato dagli
uffici.
Chi avesse quindi pratiche in corso, o ne dovesse iniziare, può rivolgersi
ai servizi tecnici del comune o della Comunità montana che hanno già ricevuto anche la circolare esplicativa alla legge (7 febbraio ’90), ed ora le nuove bozze di autorizzazione.
A. L.
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ALLE VALLI OGGI
Piemont
Si a venta butè en ciair
la storia del piémónteis na
bela volta, perchè sta musica a laca già a stòfié...
Piémónteis da si, piémónteis da là e nèn da gent
tranquila e pasia 'n s'I’agità e se 't ses nèn piémónteis a sua moda, ’t ses nèn
piémónteis...
All’ultimo consiglio comunale di Torre Pellice la
Giunta propone di avvalersi della legge regionale di
recente approvazione, per
la tutela delle lingue minacciate, per una iniziativa a favore del francese;
vi sembra una idiozia? 4
«ie no, ma il gruppo consiliare della lista piemontese si astiene alla votazione. Motivo? Il francese non
è la nostra lingua, qui è
Piemonte.
lo non sono di quelli che
sorridono con aria di superiorità di fronte alle tesi ed alle proteste delle Leghe^ e parlano di razzismo,
così, perché fa progressista parlar male di questi
cittadini di cui non si condividono le opinioni, nel
nome non si sa poi bene
di che, se della « classe »,
del « progresso », della
« nazione » o di cosa, non
sono di quelli ma questo
tipo di chiusura mentale
mi indispone.
Anzitutto perché la nostra area culturale è occitana, ed è stato ripetuto
in tutti i modi e su tutti
i toni e, per quanto dia
fastidio sentirselo dire dai
nostri amici piémónteis,
il piemontese è qui lingua
straniera che si sta imponendo solo per il venir meno di una identità locale
ed io, se fossi al loro posto, me ne rattristerei anziché rallegrarmene, perché
una cultura che avanza sulla morte altrui non fa né
bella figura né bella fine.
Ma c’è un secondo motivo ad indispormi; la perdita della lingua francese
non giova a nessuno: né
agli abitanti di quella che
voi chiamate la vai Pélis
(nei vostri fogli di propaganda), né al vostro e nostro beneamato Piémónt.
Perché se a Torre Pellice
(la Tour, come vorreste
chiamarla, dimenticando,
ed il sindaco ve l’ha fatto
notare giustamente, che è
il termine francese!) tutti
parlassero, oltre all’italiano, il patois e il piemontese anche il francese, che
male ci sarebbe? Avremmo una cittadina del Piemonte poliglotta. Meglio 'n
paisot piémónteis ignórant?
Piantiamola con queste
battaglie di retroguardia,
l’avvenire della nostra regione non è certo né a Torino né a Roma (concordo
con chi pensa che a Roma stia il nostro non avvenire) ma in Europa, oltre le frontiere. La sfida
del Piemonte sta là ed c
quella dobbiamo prepararci e vivaddio se la gente sa
parlare tutte le lingue e
tutti i dialetti, più ne sa
meglio sarà per lutti.
E fra il massellino o l’angrognino di 80 anni fa che
zappava il suo campo e
leggeva il francese ed H
giovane di oggi che lavora in una boita e scorrazza in Ritmo parlando (malamente) il piémónteis
non so chi sia meglio, culturalmente s’intende. Ma,
si dirà, ieri è ieri, andiamo avanti che è meglio;
certo, andiamo avanti ^
proprio per questo vi conterò, una volta o l’altra, la
storia di Aladino e Mustafà.
Giorgio Toum