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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 30 - 27 luglio 2001
IDIACONIAI
f a Marco Jourdan
CORSAMI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
L'AMICIZIA
DI DIO
«l! Signore parlava con Mosè faccia
¡¡faccia, come un uomo parla col proprioamico» (Esodo 33, II)
PENSIAMO spesso airamidzia
come a una realtà umana che
non può coinvolgere Dio nel rapporto con noi. Eppure Mosè è stato considerato dal Signore degno di un dialogo amichevole e franco. Certo, Mosè nella storia della salvezza occupa
un posto importante e potremmo
considerare il colloquio amichevole
di Dio con lui nell’ambito di un
evento straordinario. Tuttavia, credo
die la .vicinanza di Dio sia da considerare nel quadro del suo ampio
,'irogetto, che si manifesta in modo
palese e in una prospettiva di continuità nella persona di Gesù Cristo.
Gesù ha detto: «Voi siete miei amiri... ma vi ho chiamati amici, perché
i ho fatto conoscere tutte le cose che
ho udite dal Padre mio» (Giov. 15,
14-15). Soltanto Dio può colmare la
distanza che ci separa da lui, così infatti è avvenuto sia nel rapporto con
Mosè sia nell’awento di Gesù Cristo.
CONSIDERARE il Signore in una
prospettiva di relazione amichevole non significa perdere la dimensione della trascendenza, cioè della
differenza qualitativa tra Dio e noi,
anzi l’immagine che la Bibbia ci offre
vuole proprio sottolineare che la rivelazione è veramente a nostro favore: nella teologia ortodossa si parla di
Dio filantropo, amico dell’uomo.
L’amicizia di Dio si realizza nel Patto. Come un amico autorevole egli
stabilisce con noi una profonda relazione di pace. La riconciliazione in
Gesù Cristo esprime l’amicizia del
Signore per noi, sebbene non siamo
ancora capaci di estendere pienamente tale atteggiamento nelle relazioni con gli altri esseri umani. Dio
4 insegna la vera amicizia, quella che
non si sfalda di fronte ai conflitti ed
è fondata sulla generosa franchezza.
L’amicizia del Signore è un’amicizia
esemplare, che sa giungere fino al
dono estremo di sé per la vita dell’altro. L’amicizia secondo Gesù si
estende anche a coloro che non ci
amano, egli infatti è morto e risorto
per i peccatori ed è venuto quindi
per sidvarci mentre eravamo ancora
nell’mimicizia.
Li Amicizia fra gii esseri umani è
I spesso una relazione chiusa che
tende a escludere gli altri. Come ogni
realtà umana anche l’amicizia ha bisogno di essere riconciliata, rimodellata secondo l’Evangelo. La vita nuo'’a in Cristo abbraccia le relazioni di
^cizia dei singoli e dei gruppi, e ci
tende attenti a non trasformarle in
alleanze contro coloro che non ap^^engono al nostro giro. L’amicizia
ni Dio è aperta al futuro, essa agisce
esondo la dinamica dello shalom,
®oè della pace e della felicità. Ognuno sceglie i propri amici in base a de^l*trninate affinità e ciò accade anche
nella chiesa; tuttavia nelle relazioni
.^niunitarie va considerata con seI «età la prospettiva dell’amicizia, che
I ^importa impegno e attenzione ver• So quanti vivono con difficoltà i rapPt>rti Umani. Di fronte alla crescita
‘Preoccupante della povertà nel monnO) urgono la preghiera e l’azione
Perché si realizzi anche fra nazioni
ticche e nazioni povere una nuova
*0udale amicizia.
Antonio Adamo
lECUMEN
Uno, cento, mille Kirchentag
di ALDO VISCO GILARDl e PAOLO RICCA
I candidati al ministero pastorale
che si presentano di Sinodo
11G8 non è stato solo violenza e distruzione, ma anche impegno e incontro
La battaglia di Genova
Tutte le chiese cristiane presenti nel copoluogo ligure hanno organizzato
delle iniziative sia insieme al «Cenoa Social Forum» sia in modo indipendente
FRANCO CIAMPICCOLI
La settimana di manifestazioni in
opposizione al G8 di Genova, organizzata dal Genoa Social Forum
(Gsf) dal lunedì 16 alla domenica 22
luglio, è stata spezzata in due segmenti disegnali dalle incredibili violenze dei Black Block, i neri (anarchici?) armati, addestrati, scatenati, che
hanno messo a ferro e fuoco la città.
Intensa esperienza
Da lunedì a giovedì il Gsf ha condotto un intensissimo programma
di tavole rotonde tematiche, laboratori specializzati, incontri, una vera
fucina di idee, di controinformazione e di formazione che ha saldato
contatti e collegamenti anche personali, rafforzando un movimento
molto variegato eppure unito su alcune linee di fondo coi’divise. Io
stesso, arrivato a Genova mercoledì
sera, ho assistito a una di queste intense sessioni, giovedì mattina, dedicata ai principali «capi di impie azione» dell’atto di accusa del m' vimento nei confronti della glob.,'izzazione economica dominata dal
dogma della libertà del mercato. Tre
ore di interventi senza interruzione,
seguiti con passione da più di 500
persone sotto il tendone aperto del
Public Forum. Tutti contributi importanti, documentati, tra cui ne
spiccavano comunque alcuni che
meritano un accenno.
José Bovè, accanto alla popolarità
che lo circonda, ha mostrato competenza nell’analisi della politica
dell’agricoltura globalizzata che sta
distruggendo le culture locali con le
esportazioni dai paesi più ricchi che
grazie alle sovvenzioni pubbliche invadono un numero crescente di
mercati mettendo fuori gioco ogni
concorrenza. Vittorio Agnoletto, leader carismatico del Gsf, che ha parlato come medico e presidente della
«Lila» italiana (Lega internazionale
per la lotta contro l’Aids) e Donatella
Dentice, presidente della sezione
italiana di «Medici senza frontiere»,
hanno messo in luce l’ambiguità del
Fondo per la lotta contro l’Aids che i
G8 si disponevano a istituire: un fondo alimentato dalle briciole degli
enormi profitti delle multinazionali
del farmaco che sederebbero nel
consiglio di amministrazione, affidato alla gestione della Banca mondiale. Nel contrasto tra le finalità del
profitto e dello sviluppo umano la
seconda sarebbe affidata alla prima?
Meglio e di più farebbero i G8 con
una reale cancellazione del debito,
finora minimamente intaccato e in
continuo aumento, e con la realizzazione dell’impegno preso nel ’95 di
una devoluzione dello 0,7% del Prodotto interno lordo dei paesi ricchi a
favore della cooperazione internazionale (l’Italia è ferma allo 0,15%).
Fa parte di questo segmento critico, propositivo e pacifico, la straordinaria manifestazione di giovedì
pomeriggio, la marcia degli immi- ,
grati. In 50.000 e più hanno sfilato
per ore i partecipanti aderenti ai
gruppi più diversi. Oltre alle reti
Contro G8 e Lilliput, spina dorsale
del Gsf, ambientalisti di Legambiente, Wwf, Verdi, terzomondisti come
Attac (che propone la tassazione
delle speculazioni transnazionali),
diversi gruppi uniti dal motto «Cancella il debito», gruppuscoli nostalgici, Rifondazione comunista, pezzi
dei sindacati, in gran parte italiani
ma con consistenti rappresentanze
da molti paesi dall’Europa e oltre.
Tra questa marea variopinta anche
il nostro gruppo di circa 25 evangelici, soprattutto Fgei, con alcuni cartelloni-sandwich che illustravano
passi biblici. Particolarmente divertente, oggetto di foto e di numerose
domande un cammello incastrato
in una strettoia, la porta della Cruna
dell’ago a Gerusalemme...
Segueapag. IO
lECO DELLE VALLI!
Dal Pinerolese a Genova
di M. GNOME e C. MAURIZIO
Evangelici e G8
Esserci è stato
un errore?
LUCA MONACO
DOPO i drammatici giorni del G8 di
Genova che hanno visto la città messa sottosopra, polizia in assetto di guerra con cingolati e carri armati, uomini
bardati di nero armati di spranghe e
bombe molotov, cassoni della spazzatura rovesciati in mezzo alla strada, negozi
dati alle fiamme, fumo nero delle auto
bruciate, fumo bianco dei lacrimogeni,
U frastuono degli elicotteri a non finire
sopra le teste e, infine, più di 300 feriti e
un morto (di cui, purtroppo, conosco
personalmente il padre) c’è da chiedersi
davvero, come ha fatto qualcuno, perché
eravamo li come evangelici? Era solo la
voglia di metterci in mostra che ci faceva essere lì o c’era qualcosa di più? Era
solo per mostrare a qualcuno che anche
gli evangelici sanno scendere in piazza e
unirsi alle ragioni di chi intendeva protestare pacificamente?
C’era un motivo vero e forte per cui
200.000 persone si erano date appuntamento alla marcia del 21 luglio. Non
quello di protestare in maniera vuota
contro la globalizzazione in sé come
troppe voci hanno voluto far credere nei
tanti telegiornali nazionali; piuttosto
quello di contestare questa globalizzazione che dimentica che l’86% della popolazione mondiale vive con meno di un
dollaro al giorno, che il restante 14%
della popolazione mondiale consuma
più del 90% delle risorse mondiali. Una
globalizzazione che non si accorge che
interi paesi muoiono di sete perché gli
sono stati deviati i corsi d’acqua, contribuendo così anche alla desertificazione
del territorio. Una globalizzazione che
non vuole accorgersi di interi continenti
che muoiono per malattie, debellate in
Occidente, perché non possono procurarsi le medicine perché troppo care.
Non siamo né ciechi né stupidi per
non renderci conto che la globalizzazione è un processo inarrestabile, che non
si può fermare così come non si può fermare il progresso: globalizzazione sono
anche le nuove comunicazioni che cambiano il volto del pianeta, sono Internet,
i cellulari, è la possibilità di comunicare
in tempo reale da una parte all’altra del
pianeta rendendo questo un unico grande villaggio globale. La globalizzazione
non è di per sé né buona né cattiva, anzi
può essere veramente una grande op
Segue a pag. 9
Le iniziative degli evangelici di venerdì 20 luglio durante il G8 di Genova
Pregare e lottare per la giustizia economica
RENATO MAIOCCHI
Genova, venerdì pomeriggio, 20
luglio. Quando il gruppetto degli evangelici raggiunge la sala di
culto della chiesa della Riconciliazione (una comunità pentecostale
ecumenica), nel quartiere Dinegro,
già tutti sono consapevoli della piega tragica che sfanno prendendo gli
avvenimenti, chi per averne avuto
notizia dai mezzi di comunicazione,
chi attraverso i telefonini, chi per
l’esperienza diretta delle peripezie,
dei lunghi giri sulle stradine di
montagna, dell’incrocio coi momenti caldi della guerriglia che si è
scatenata. Non tutti hanno potuto
arrivare, di alcuni non si ha nemmeno notizia. In compenso, alcuni
fratelli e sorelle sono riusciti a dribblare le difficoltà giungendo anche
da più lontano: Chiavari, Livorno,
Pistoia, Roma, per esempio, oltre alla pattuglia della federazione giovanile evangelica italiana (Fgei).
Certo, non è l’affollato momento
di preghiera che avevamo ipotizzato
e per la quale abbiamo messo in
campo ogni sforzo: anche il vescovo
metodista africano Bernardino
Mandiate, in rappresentanza del
Consiglio ecumenico, è stato bloccato da problemi di passaporto e di
visto. Nonostante le grosse difficoltà
a muoversi in città, pesa un po’ la
scarsità di presenze delle chiese genovesi, a cominciare dalla comunità
che generosamente ha messo a disposizione il locale e delle bevande
fresche, ma non la sua partecipazione. Non ignoriamo che dietro questa scarsa partecipazione ci sono
anche dissensi, che ovviamente rispettiamo come parte della nostra
realtà ecclesiale, anche se sarebbe
stato meglio che emergessero in sede di decisioni preliminari, visto
che nel Consiglio delle chiese di Genova, ci è stato detto, tutte si sono
dichiarate d’accordo sulle manifestazioni in programma.
Tuttavia, la comunità qui raccolta
non appare né depressa né delusa.
La sala alla fine si riempie e comunque siamo abituati, noi evangelici, al
piccolo gruppo che si riunisce nella
piena fiducia che il Cristo è presente
Sepie a paf. !•
2
PAC. 2 RIFORMA
IS]
All’As
Della Pai
venerdì 27
(^'Quando il Figlio
dell’uomo verrà nella
sua gloria con tutti gli
angeli, prenderà posto
sul suo trono glorioso.
tutte le genti
saranno riunite
davanti a lui ed egli
separerà gli uni dagli
altri, come il pastore
separa le pecore dai
capri; ^^e metterà le
pecore alla sua destra
e i capri alla sinistra.
^“Allora il re dirà a
quelli della sua destra:
“Venite, voi,
i benedetti del Padre
mio; ereditate il regno
che v’è stato preparato
fin dalla fondazione
del mondo. Perché
ebbi fame e mi deste
da mangiare; ebbi sete
e mi deste da bere; fui
straniero e mi
accoglieste; ^^fui nudo
e mi vestiste; fui
ammalato e mi
visitaste;fui in
prigione e veniste
a trovarmi”.
^'Allora i giusti
gli risponderanno:
“Signore, quando
mai ti abbiamo visto
ajfamato e ti abbiamo
dato da mangiare?
O assetato e ti
abbiamo dato da
beref^^Quando
mai ti abbiamo visto
straniero e ti abbiamo
accolto? O nudo
e ti abbiamo vestito?
^^Quando mai ti
abbiamo visto
ammalato o in
prigione e siamo
venuti a trovarti?’’.
"£ il re risponderà
loro: “In verità vi dico
che in quanto lo avete
fatto a uno di questi
miei minimi fratelli,
l’avete fatto a me".
^'Allora dirà anche
a quelli della sua
sinistra: “Andate via
da me, maledetti,
nel fuoco eterno,
preparato per
il diavolo e per i suoi
angeli! '^Perché ebbi
fame e non mi deste
da mangiare; ebbi sete
e non mi deste da bere;
*^fui straniero e non
m’accoglieste; nudo
e non mi vestiste;
malato e in prigione,
e non mi visitaste”.
Allora anche questi
gli risponderanno,
dicendo: «Signore,
quando ti abbiamo
visto aver fame, o sete,
o essere straniero,
o nudo, o ammalato,
o in prigione, e non ti
abbiamo assistito?”.
Allora risponderà
loro: “In verità vi dico
che in quanto non
l’avete fatto a uno
di questi minimi, non
l’avete fatto neppure
a me”. ''^Questi se ne
andranno a punizione
eterna; ma i giusti
a vita eterna»
(Matteo 25,31-46)
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ
La «volontà di Dio», cioè ciò che piace a Dio, può essere compiuta anche da
persone che non se ne rendono conto, che non sono parte del popolo di Israele
GREGORIO PLESCAN
La volontà di Dio
Quando parliamo di volontà
di Dio spesso intendiamo
rassegnazione, trionfo dell’impotenza umana. Lo fa il linguaggio popolare (quante volte, di
fronte a un lutto, si sente ripetere la frase «è la volontà di Dio»?),
lo fa la letteratura «la lontananza di Renzo, senza nessuna probabilità di ritorno, quella lontananza che fin allora le era stata
così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza...» (da I promessi sposi). Lucia, la famosa eroina del Manzoni, interpreta i suoi drammi
personali attraverso la «Provvidenza», la «volontà di Dio» che
si manifesta nella storia e le fa
capire che le sue frustrazioni
non sono altro che il volere del
Signore a cui ci si deve conformare. Naturalmente questo approccio non è l’unico possibile:
esiste anche la possibilità della
ribellione a questa crudeltà, che
è dramma collettivo trafiggendo i singoli. Lo scrittore russo
Fédor Dostoevskij fa dire a un
suo personaggio: «...il mio biglietto d’ingresso, io m’affretto
a restituirlo. Non è che non accetti Dio, ma semplicemente gli
restituisco, con la massima deferenza, il mio biglietto» (da I
fratelli Karamazov).
Ma è questo ciò che Gesù intende quando ci invita a pregare
Preghiamo
In fondo c’era un orto, un podere.
Lasciati i discepoli di là dal muro.
Disse loro:
«L’anima mia è triste fino alla morte,
Rimanete qui e vegliate con me».
E rinunciò senza resistenza
Come a cose ricevute in prestito.
All’onnipotenza e al dono dei miracoli,
E fu allora come un mortale, come noi.
Le distanze della notte ora parevano
La landa dell’annichilimento e dell’inesistenza.
La distesa dell’universo disabitata,
E solo l’orto un luogo capace di vita.
Boris Pasternak
che «sia fatta la volontà» di Dio?
Il credente è costretto alla rassegnazione di fronte agli eventi e
ha come unica via di fuga il rifiuto di Dio stesso, quell’atteggiamento che il maestro russo
descrive con la frase «restituisco
il mio biglietto»? No. Le parole
di Gesù, come sempre, si innestano nella riflessione ebraica.
L’ebraismo rifugge da spiegazioni astratte, anche della realtà divina: la parola «volontà di Dio»
significa cercare di spiegare ciò
che non si può spiegare, ma cercare in quello che avviene ciò
che Dio vuole, letteralmente
«ciò che piace a Dio».
Vi sono dei brani in cui la «volontà» (o dei sinonimi, come per
esempio il «cuore», che per gli
antichi non è il luogo del sentimento, come per noi, ma è il
luogo dell’intelligenza) si manifesta in atti concreti per il suo
popolo, come nel racconto della
liberazione degli ebrei dalla
schiavitù egiziana. Certo, la vita
è sempre molto più complicata
e contraddittoria di quanto vorremmo: il faraone non lascia
fuggire gli ebrei senza opporsi e
il «forte braccio» di Dio (altro
modo per esprimere l’idea di
«volontà») manda le piaghe, con
il loro crescendo terrificante, fino alla morte dei primogeniti.
La «volontà di Dio» (che non
corrisponde a un’idea unica e
precisa, ma piuttosto a «ciò che
Dio vuole, ciò che piace a Dio,
ciò che Dio vuole che avvenga...») può essere compiuta da
persone che ne sono consapevoli, ma anche da persone che
non se ne rendono conto, che
non sono neppure parte del popolo d’Israele; parlando del re
persiano Ciro, Dio afferma:
«Egli adempirà a tutta la mia
volontà...» (Isaia 44, 28), avviando la ricostruzione di Gerusalemme dopo l’esilio a Babilonia. Ancora il profeta Isaia, nella polemica tra idoli pagani e
Dio, esprime uno dei principi
biblici fondamentali che chiariscono che cosa sia la volontà di
Dio: essa ha degli effetti sulla
storia, mentre quella degli «idoli» è solo l’esasperazione dei
nostri desideri (Isaia 46,10).
Nel Nuovo Testamento la pa
rola corrispondente appare
spesso e nella stessa ottica
dell’Antico: pensiamo al brano
di Matteo 7, 21: non è chi «dice
Signore, Signore, ma chi fa la
volontà del Padre...» che può
entrare nel Regno dei cieli.
L’Evangelo di Giovanni ci ricorda che la «volontà» è un fatto
che spesso contrappone le
aspirazioni a quelle divine.
Pensiamo alla fonte della fede
in Cristo «non per volontà di
carne, né umana... ma da Dio»
(Giovanni 1,13). Queste affermazioni ci portano a capire che
la «volontà divina» non è «terribile», né misteriosa (anche questa caratteristica è cara ai luoghi comuni sulla volontà di
Dio): sicuramente è difficile e
scomoda da vivere, ma non «incomprensibile» o per «iniziati».
Uno dei brani più drammatici
in cui appare la parola «volontà»
si trova in Luca 22, 42, quando
nel Getsemani Gesù afferma
«non la mia volontà, ma la tua
sia fatta». In questo caso la «volontà» di Dio significa «azione»
per qualcuno (Gesù sta vivendo
il terribile dilemma dell’accettazione della croce, la lotta interiore tra uomo vecchio e uomo
nuovo) e compiendola Gesù si
mostra «vero uorno e vero Dio»
(come dice l’antico dogma): vero uomo nella sofferenza reale,
vero Dio nella coerenza della
scelta d’amore fino in fondo.
che va oltre i confini di Israele
prende piede dopo il trauma
dell’esilio babilonese e a partire
da una riflessione sulla potenza
di Dio dopo la sconfitta. Sono
testimoni di questa riflessione,
a vari livelli, libri biblici come
Giona e Rut.
L'esperienza della chiesa
primitiva
Come in cielo, così in terra...
Le parole «cielo-terra» sono
figure della retorica ebraica,
per la quale l’abbinamento di
due opposti («giorno e notte» o
«entrare e uscire») significano
la totalità. Quindi vuol dire «in
tutto l’universo», «ovunque».
Questa visione di un’azione divina senza confini è importante
e più forte di quanto possiamo
immaginare. Perché dire «regno... ovunque» (pur nelle premesse fatte nello studio precedente su «venga il tuo regno»)
significa superare le barriere
geografiche e culturali che tradizionalmente vengono comunque abbinate, se non a
un’idea di Dio, quantomeno a
un’idea di religione. Per l’Antico Testamento l’idea di un Dio
La prima chiesa, che conosciamo dal Nuovo Testamento, ha dovuto percorrere
una via analoga per accettare il
principio della regalità universale di Dio (oltre le appartenenze etniche e culturali) che sono
poi il principio che muove
l’evangelizzazione: la tua salvezza dipende dalla tua fede in
Cristo e non dal tuo essere come me. Un racconto come
quello di Atti 10, l’incontro tra
Pietro e Cornelio ci fa capire
come ci sia stato bisogno di un
intervento divino per far accettare alla prima generazione di
cristiani, «giudeo-cristiani»
(cioè ebrei cbe credevano nel
fatto che Gesù fosse il messia
ma seguivano le regole stabilite
dalla tradizione ebraica), che
per poter diventare cristiani
non era indispensabile diventare ebrei prima.
Se pensiamo alle parole di
Paolo, «ritengo che ogni cosa
sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il
quale ho rinunciato a tutto; io
considero queste cose come
tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo» (Filippesi 3, 8)
non come censura di ciò che
noi siamo riusciti a costruire di
per sé, ma piuttosto di ciò che
abbiamo edificato contro o indipendentemente dagli altri, ci
possiamo rendere conto di
quanto l’incontro con il Cristo
vivente possa offrire un’occasione per essere liberati dai nostri deliri di onnipotenza in
ogni luogo della vita, veramente «in cielo e in terra».
(Terza di una serie
di sette meditazioni)
Nella foto; Giorgione, La tempesta, 1508, Accademia, Venezia
Note
omiletich
Quando Gesù ci
pregare «sia fatta ,
lontà di Dio in cieio ’
terra» vuole ¡nvit!
chiedere che Dio J
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vinzioni condivisepìT
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agire solo in certesil
zioni, di solito legate
nostra vicenda persor
Così qualcuno può
re di aver «incontt
Dio» in certi momenti!
pericolo scampato,
lore superato, e«).#unani
non nella vita quotidii .
o ancor peggio nellaji :
de storia. Ma i nostri 111
non sono quelli di Din i
spesso sono proprio ii
stri che ci impediscono i vains:
vedere la sua azione, to,abl
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invitare al fatalismo, ni f mode
voler ricercare ossessi yj^
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quello che succede. ■ .
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mo neppure utili»'
questa speranza cornei
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to è stato un evento i ®
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cabile (per esempiod* -Q
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non è minaccia di teid Laisi
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Intervista al pastore inglese Trevor Saxby, della «Jesus Fellowship Church»
La radicalità del messaggio di Cristo
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Ìgji ^ttabile nella società e anche quando ci riesce, con enormi sacrifici, l'insoddisfazione rimane»
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LI. Jesus Fellowship Church
iun movimento nato neaiAnni 70 in Inghilterra coStuito da comunità di vita
„1 «.me Tra i ministeri svolti
rci,Ì ÌSmbri della Jesus FelndJijWp, vi è il lavoro sociale
amo« Lito in strada con drogati,
'Pi: »1 l^tastitute, emarginati. Per
3li inct 'Questo e anche per la divisa
amo co (ijossata, costituita da giacmtà 4' K goiorate, la Jesus Fellow*°i''« f^viene anche chiamata/eI iufxrmy. in assonanza con
ne :;ì Scodella Salvezza D
■e il hanno trascorso alcu
ere. .rgiOPni a Napoli Trevor
ise dai, ^ Saxby, pastore e senior leader
soli èj iella/asus Fellowship Church,
si a qm esuaffloglie Angela, che vivoimposf joBella casa comunitaria di
' P''®Si'Ì Milton Keynes in Inghilterra,
ijibbianio rivolto al pastore
' Saiibybienne domande.
, ' ‘ - Perché ha scelto di aderire
Fellowship?
di Dio! «Già prima di aderire al
nostri, Movimento ero cristiano,
- un lu) avevo anche un incarico impuò oi ijiortante nella chiesa. Eppure
ir arriii ^pntivn la mancanza dei fraaziónei e delle sorelle, di una faóscof», ijigija cristiana. Non c’era
ttooim ^Miinn in chiesa che avesse
°™ÌPj|fez’oretta per sedersi ac>'dìuI Snto ame e ascoltare quali
ca allei paure, le mie
ivisepi Istanze, i miei sogni. EsterTuttii j ad tutto ciò e scoprii che vi
eDiopt (piano altri fratelli e sorelle
:ertes», che la pensavano come me.
legatei leosì Un gmppetto aH’intemo
perso» «ella chiesa cominciò a trapuò pa fctrere più tempo insieme,
ncontr^j Scrittura parla in modo
«forte dell’essere nuove creaftuie, di essere costruttori di
■m nuova società, il regno di
Dio. A partire dalla lettura del
‘ ) 2 degli Atti in cui c’è
ecc,),
luotidi
iella gi '■
Old. ladescrizione della prima coraunità cristiana dove si vivescomf- vainsieme condividendo tutto,tbbiamo deciso di fare vi. tacomunitaria secondo il
no,« - modello della chiesa primitiva. Alla metà degli Anni 70
con grandi sacrifici e con
Wilto di Dio, comprammo
alcune case grandi che accolsero molte persone che cofflbeiarono a vivere insieme.
abbiamo una settantina
ili eas,e che accolgono circa
850persone in tutto».
ossessi
divini
zione
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Il '81
■(^l è la sfida più grande
édvivere in comunità?
«Te stesso. Ognuno di noi
cerca in tutti i modi di prolifere se stesso. Ma il magimpegno che Gesù ci
®iede è quello di spenderci
per gli altri».
-Cè un particolare percor^Mànatiuo per chi vuole face vita comunitaria ?
,,*Gi sono diverse opzioni,
“tarerimento è alquanto imifflediato per coloro che, esti e senza casa, chie- vivere insieme a noi.
ni invece che colo
. che hanno un posto dove
^cttnire si prendano del temr costruire relazioni di
^izia e per comprendere
la Visione di una vita coJhUtaria è adatta a loro. In
il tempo di noviziato
. ,--110 a 18 mesi, periodo
si partecipa completa' “'la vita comunitaria e
luisce con un’offerta
«.„-•■“naie alle spese della
® del cibo. Quando poi
toS® a pieno ti
Pton • ® ‘Comunità, allora i
Pn beni vengono tutti
e tutte le proprie ri>nn«’ ®**che finanziarie, ven
condivise».
lisia” società individuaesser^t!^ ia nostra qual può
ài y. ^^patto di un modello
gugi,® comunitaria come
dai/fl/esus
^®lte persone sono del
Una manifestazione di strada della
tutto indifferen.ti a questo
modello, altre sono interessate, incuriosite magari dal
fatto che c’è gente che lo fa.
Certo molto dipende da ciò
che si comunica; quando andiamo per le strade noi non
predichiamo la nostra comunità, ma Gesù, la fratellanza e
l’amicizia. Noi ci adoperiamo
perché la gente accetti Gesù
nella propria vita non che
facciano parte della nostra
comunità. Portiamo avanti
l’idea che dobbiamo insieme
essere costruttori del regno
di Dio. Ho notato che a sentirsi più minacciati sono proprio coloro che si professano
cristiani perché il livello di
impegno è più grande; rinuncia a tutto e seguimi, è il comandamento di Gesù. È per
questo che il modello della
vita comunitaria può essere
una voce profetica».
- In che senso è una voce
profetica?
«La radicalità del messaggio di Cristo è profetica. Que
«Jesus Fellowship Church»
sto mondo ha bisogno di una
svolta. Oggi le persone si affannano per guadagnare più
soldi, per raggiungere una
posizione rispettabile nella
società e anche quando ci
riescono con enormi sacrifici,
l’insoddisfazione non svanisce. Il mondo ha bisogno di
fare proprio ciò che Gesù
aveva detto».
- Lm. vita comunitaria si basa su di un patto...
«Il Patto è dello stare insieme nei tempi buoni come in
quelli cattivi; un impegno serio verso Gesù, verso gli altri
e verso la comunità; un patto
secondo cui ogni persona accetta di fare un percorso di
discepolato che ha a che fare
anche con il comportamento,
le attitudini. Dunque si accetta anche di essere corretti,
se necessario, da ciascun
membro della comunità».
- C'è il rischio di moralismo
0 di cadere in un legalismo
che può generare conflitto?
«Certamente. Nella comu
nità, tuttavia, c’è il grande
vantaggio di vivere come in
una vasca per pesciolini. Vivendo insieme è possibile vedere il percorso che ciascuna
persona compie. Dove sorgono problemi o comportamenti errati, troppo aggressivi, si cerca di capirne il motivo, e di risolvere insieme il
conflitto».
- Se ogni cosa è in comune,
tutto è trasparente, quanta
intimità e spazio privato è
dato alle persone?
«È fondamentale che ogni
singolo e ogni famiglia si crei
un proprio spazio. Spesso il
bisogno e le richieste delle
persone con cui vivi richiedono forti energie e tempo ed è
necessario per noi, in quanto
coppia, consacrare del tempo
a noi stessi. Ci sono dei giorni, ad esempio, nei quali chiediamo di non essere disturbati. Questo vale anche per le
persone che hanno dei bambini, e che hanno bisogno di
una dimensione privata».
Bonn, 16-27 luglio: conferenza sui cambiamenti climatici
Il Cec: «Dobbiamo proteggere il creato»
La conferenza sul clima,
che si svolge a Bonn dal 16 al
27 luglio, non si presenta sotto i migliori auspici; molti
sono coloro che danno per
scontato il suo fallimento.
Questo è anche il parere della
delegazione di nove membri
che è sul posto per seguire i
dibattiti a nome del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
che tuttavia sono decisi a fare
tutto il possibile per fare conoscere la posizione del Cec:
«La voce della delegazione è
la voce della maggioranza silenziosa, dei senza potere del
nostro pianeta», ha dichiarato
con convinzione Elias Abramides, capo della delegazione del Cec a Bonn.
I nove delegati, provenienti
da Argentina, Germania, Paesi Bassi, Russia, Regno Unito,
Usa e Zimbabwe, sono tutti
membri del gruppo di lavoro
del Cec sui cambiamenti climatici. Secondo loro, il ritiro
del governo americano dal
Protocollo di Kyoto compromette seriamente i risultati
della conferenza; Elias Abramides, dall’Argentina, qualifica l’atteggiamento degli Usa
come ostinato e inflessibile.
Soltanto 40 paesi industrializzati fanno fronte a 160 paesi non appartenenti al ricco
emisfero Nord.
II Cec ritiene che sono proprio questi paesi industrializ
zati ad avere la responsabilità
morale della rapida evoluzione dei climi. Spetta quindi a
loro essere d’esempio, adottando misure che permettano di ridurre le cause all’origine del fenomeno. «E ora,
uno di questi 40 paesi annuncia che si ritira dal pregi 'to. Ma qui si tratta di solida. ietà, dobbiamo assumere
tutti insieme la nostra responsabilità etica, che consiste nel pro’eggere la creazione di Dio - sottolinea Abramides -. n quanto cristiani,
non possi imo accettare una
simile proposta».
La delegazione del Cec appoggia tutte le iniziative prese
per convincere gli Usa a tornare sulla loro decisione. Anche se non si aspetta che il
governo giapponese ratifichi
il Protocollo di Kyoto, per lo
meno finché gli Usa non
avranno fatto il primo passo,
Abramides ritiene che il Giappone svolgerà un ruolo di primo piano in questa conferenza. I partecipanti hanno come
missione primordiale di salvare il Protocollo di Kyoto.
«Hanno il dovere morale di
farlo», ha detto.
I membri del gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici non si accontentano di
difendere un uso ragionevole
ed ecologicamente responsabile delle risorse in occasione
delle conferenze internazionali. Sono anche attivi a livello locale, nelle loro chiese,
dove lanciano progetti e iniziative destinate ad attirare
l’attenzione dei loro concittadini sui problemi climatici e
a far vedere ciò che si può fare a livello individuale per ridurre le emissioni di gas serra. In particolare, essi sostengono le attività regionali nei
paesi in via di sviluppo e lavorano con gruppi di popolazioni autoctone.
A Bonn, il Cec non porta
avanti azioni isolate. I delegati partecipano a conferenze stampa, a manifestazioni
specifiche, a sedute di dediche di pubblicazioni e a momenti di preghiera. E anche
se è da temere che questi negoziati non portino ad alcunché di tangibile, Eliad Abramides non abbandona ogni
speranza: «Il semplice fatto
che siamo qui a questa conferenza insieme ai rappresentanti dei governi è un se
gno di speranza per il futuro
e la prova della nostra assoluta determinazione a preser
vare la bellezza e la ricchezza
del nostro ambiente, che è il
dono prezioso che Dio ha fat
to a tutti noi. E chissà? Forse
assisteremo a un miracolo, e
forse giungeranno a qualco
sa, nonostante le attuali circostanze». (Cec info)
DAL MONDO CRISTIANO
I Dall'Associazione cristiana
Nigeria: chiesta una revisione
deila Costituzione
LAGOS — Una revisione della Costituzione della Nigeria
per assicurare una maggiore libertà di religione a tutti i cittadini. Lo ha chiesto Saidu Dogo, segretario generale
dell’Associazione cristiana della Nigeria (Can) che riunisce
le chiese protestanti e cattolica. Non cessano infatti le
preoccupazioni dei cristiani per il progressivo estendersi
dell’applicazione della Sharia (il codice legale islamico) in
molte regioni del Nord del paese. (nev/eni)
^ Chiesa evangelica luterana del Canada
Sarà il vescovo Raymond Schuitz
a guidare la chiesa nei prossimi 4 anni
WATERLOO (Ontario) — Il vescovo Raymond Schuitz guiderà per i prossimi 4 anni la Chiesa luterana del Canada. Lo
ha eletto il Sinodo nazionale l’8 luglio scorso a Waterloo,
Ontario, al termine dell’assemblea annuale che governa gli
oltre 200.000 luterani canadesi. Schuitz sarà chiamato a organizzare la decima assemblea della Federazione luterana
mondiale (Firn) prevista nel luglio del 2003 a Winnipeg nello
stato di Manitoba. (nevleni)
M. Chiesa awentista in Tanzania
«Africa per Cristo 2001»
NYANZA — Grande successo in Tanzania del programma
evangelistico della Chiesa awentista «Africa per Cristo 2001».
Nelle ultime tre settimane di giugno sono state battezzate oltre 10.000 persone presso il Lago Victoria e nella regione di
Nyanza. La maggior parte dei battezzati era stata preparata
da pastori locali o aveva partecipato a corsi di studi biblici
appositamente svolti dalle chiese locali. (nev/adn)
Venezuela
II «Parlamento interreligioso»
CARACAS — Guadagna prestigio e autorevolezza in Venezuela il «Parlamento interreligioso» (Piv), un’assemblea creata dal governo che riunisce i rappresentanti di oltre 60 chiese
e organizzazioni religiose presenti nel paese, di tutte le denominazioni, esclusa la Chiesa cattolica. 113 luglio scorso vi ha
aderito anche l’Unione evangelica pentecostale del Venezuela che ha definito il Piv «un’opportunità per portare la voce
della fede nell’arena politica nazionale». (nev/icp)
I II dopo terremoto in Perù
L'impegno dell'Agenzia awentista Adra
LIMA — Nel silenzio dei media continua l’odissea delle popolazioni del Perù, colpite dal violento terremoto dello scorso
23 giugno, alle prese ora anche con i primi rigori deH’inverno.
Lo comunica l’Agenzia awentista per lo sviluppo e il soccorso
(Adra), impegnata a fornire acqua potabile, coperte e tende a
oltre mille famiglie nell’area colpita. La Chiesa awentista italiana collabora con l’agenzia Adra stanziando dai fondi delT8
per mille una prima cifra di 20.000 dollari Usa. (nev/adn)
Appoggiati dal Consiglio nazionale delle chiese
Gli aborigeni chiedono di riesaminare
il problema delle terre occupate
OTTAWA — Dopo l’Australia anche in Canada le organizzazioni degli aborigeni reclamano la regolarizzazione del
possesso delle terre occupate nel corso degli anni da immigrati o dal governo senza corresponsione di alcun indennizzo. A
fine giugno, dopo sei giorni di manifestazioni pacifiche, è stata presentata alla Corte Suprema di Ottawa la richiesta di costituire una apposita commissione per esaminare in dettaglio
il problema. La richiesta è appoggiata dal Consiglio nazionale
delle chiese, la cui segretaria generale, Janet Somerville, ha
sottolineato che «non è più possibile continuare ad ignorare le
promesse fatte nel corso dei secoli e mai mantenute», (nev/pe)
B Nell'isola portoricana di Vieques
Il vescovo metodista chiede al governo
Usa di sospendere le esercitazioni
VIEQUES — Marce di protesta, raccolta dì firme, solidarietà
ecumenica internazionale non sono bastate per fermare le
esercitazioni a fuoco della Marina Usa sulla piccola isola portoricana di Vieques. In atto da oltre 60 anni, le esercitazioni
danneggiano fortemente la vita degli isolani e nel 1999 hanno
anche causato la morte di un civile. Ora, ancora una volta, il
vescovo metodista di Puerto Rico, Juan Vera Mendez, chiede
la sospensione delle esercitazioni e l’aiuto della Chiesa metodista Usa per far giungere la richiesta al governo. (nev/icp)
W L'attività delle Società bibliche nel 2000
Distribuiti 633 miiioni di Bibbie
LONDRA — Nel corso del 2000 le Società bibliche di tutto
il mondo hanno distribuito oltre 633 milioni di eseinplari
della Bibbia e di porzioni del Nuovo Testamento; un incremento del 10% sulla diffusione realizzata nell’anno precedente. Nel resoconto annuale deU’Alleanza biblica universale (Abu) l’incremento viene accreditato soprattutto all’impegno svolto durante le Olimpiadi di Sidney, in Australia, e per
le celebrazioni del nuovo millennio. (nev/icp)
4
PAC. 4 RIFORMA
*1
VENERDÌ 27’LUGLI02h
Al grande appuntamento degli evangelici tedeschi nella capitale finanziaria d'Europa
Qualche giorno al Kirchentag
A Francoforte dal 15 al 17 giugno cinque giorni di feste e dibattiti. La partecipazione italiana
circondata da amicizie e solidarietà nell'evento più creativo del protestantesimo europeo
ALDO VISCO GUARDI
TRECENTOMILA persone
per la città e nel quartiere Fiera di Francoforte il
giorno dell’apertura del Kirchentag. Una città animata
fino a tarda notte, in atmosfera festiva e raccolta, insieme. Famiglie intere, gruppi
di amici e conoscenti, portatori di handicap con i loro
accompagnatori. Fiumi ingrossati di persone contenute disciplinatamente ai semafori rossi, alternativamente a fiumi di automobili, con
l’ausilio della polizia urbana.
Soste ai molteplici negozi fissi, 0 ai botteghini installati
per l’occasione con varie
specialità gastronomiche, o
alle numerose ceste di ambulanti contenenti «bretzeln» ai vari sapori, per uno
spuntino o una bevanda rinfrescante, o in ascolto dei
concerti organizzati nelle
principali piazze del centro,
o capannelli attorno agli innumerevoli gruppi di trombettieri che intonano ed eseguono inni al suono delle
trombe, alcuni con accompagnamento di solo o coro.
Ogni visitatore «permanente» (e ogni giorno sono
stati oltre 100.000), per tutti i
giorni della manifestazione,
ha pagato circa 150.000 lire
forfettarie per la tessera di
ingresso al quartiere fiera,
sede della maggior parte degli incontri, manifestazioni,
esposizione e «mercato delle
possibilità». Persone senza
reddito e familiari ne pagavano 90.000, mentre un ingresso parziale, a una sola
manifestazione o conferenza, sia giornaliera che serale,
costava 44.000 lire. Il costo
copriva anche i trasporti
sull’intera rete regionale su
rotaia e gomma, integrata
con le ferrovie (il cui prezzo
sarebbe stato, per l’occasione, di 21.000 lire). Il budget
complessivo si aggirava oltre
i 22 miliardi di lire, coperto
dalle entrate dei partecipanti
e visitatori, e da contributi
'della Chiesa regionale dell’
Assia e Nassau (12 mld), del
Land Assia (5 Md) e della
città di Francoforte (4 mld).
L'ospitalità
L’ospitalità, anche questa
compresa nel prezzo, è stata
organizzata, prima colazione
inclusa, individualmente,
presso oltre 10.000 famiglie
e privati che hanno offerto
ben 11.000 posti letto o, per i
gruppi, sono state alloggiate
40.000 persone in 203 strutture pubbliche; 194 scuole,
che avevano chiuso l’attività
per gli scolari e studenti il
giorno precedente l’inizio, e
nelle case parrocchiali e in
una caserma dei vigili del
fuoco e altri locali pubblici.
La sperimentata organizzazione teutonica, accoppiata
all’uso degli elaboratori elettronici, faceva apparire in
pochi minuti la risposta al
quesito posto: sistemazione,
programma, amministrazione, dati e statistiche, o altro.
Numerosi sono stati (oltre
500) anche gli appuntamenti
organizzati come culti, studi
biblici, presentazioni, conferenze, dibattiti, concerti,
esposizioni, manifestazioni
artistiche, teatro e cabaret,
ecc., oltre che nel quartiere
Fiera, anche in altre sedi in
tutta la città; musei, chiese,
edifici pubblici. Il servizio
d’ordine per l’accesso alle varie aree ha visto coinvolti
moltissimi gruppi di boy & girl
scout, inflessibili nel controllo, impegnati altresì, insieme
ad un’infinità di volontari, per
tutti gli altri servizi di approntamento, montaggio e smontaggio, verifica, consegne, ecc.
Lo stand italiano al «mercato delle possibilità» (foto A. Sabbadinl)
La Fcei e la Rete (Jell'Anno diaconale
La partecipazione del
volontariato internazionale
La Fcei (come membro della European Diaconal Year
'Network [Edyn], la rete di organismi delle chiese protestanti
europee per il volontariato cristiano) ha partecipato al Kirchentag con Pina Grosso, responsabile dell’Ufficio volontariato internazionale. I quattro membri della Rete presenti al Kirchentag (Inghilterra, Olanda, Germania e Italia) hanno allestito uno stand, tra l’altro molto visitato, in uno dei padiglioni
presentando il lavoro dell’Edyn e le ragioni della propria presenza al Kirchentag e cioè:
- lo sviluppo dell’Europa con l’accettazione di nuovi paesi, i
criteri di accettazione e il ruolo delle chiese in Europa e nei
suoi programmi:
- lo sviluppo dell’ecumenismo all’interno dell’Europa anche
attraverso il volontariato:
- l’approfondimento della comunione tra singole chiese,
istituti e organismi ecclesiastici nei vari paesi tramite lo scambio di giovani volontari:
- l’individuazione di nuovi progetti di comune interesse (lavoro con e per le minoranze etniche, giovani svantaggiati,
ecc.) nei quali istituti e comunità possano partecipare congiuntamente.
Culto di chiusura
Si è svolto nello stadio cittadino: 80.000 partecipanti, distribuiti ovunque, in ogni settore delle gradinate, tribune e
campo. Metà del campo è occupato dai 4.000 suonatori di
ottoni, che luccicano al sole.
L’altra metà dai partecipanti,
ordinatamente sistemati per
settori, qualche impalcatura
per le riprese televisive e per
le scenografie, il palco con il
pulpito con chi lo presiede e
chi partecipa alla liturgia.
Grande ed entusiastica è la
partecipazione: vengono ritmati gli inni, gli spiritual e gli
accompagnamenti jazz e vengono applaudite le coinvolgenti letture e le preghiere
che compongono la cerimonia: viene riprodotta per tutto
lo stadio la ola (onda) di condivisione alzandosi progressivamente e sventolando le
sciarpe bianche, simbolo di
questo Kirchentag, con la
scritta legata all’azione in corso del Decennio ecclesiastico:
«La dignità degli esseri umani
è sacra; il Kirchentag contro la
violenza». Consensi anche al
messaggio della prédicatrice
del sermone sul sogno della
nuova Gerusalemme, della
teologa Elisabeth Parmentier
di Strasburgo, ed entusiasmo
all’annunzio finale dell’appuntamento a Berlino nei
giorni 28 maggio-l“ giugno
2003 per il prossimo Kirchentag, il 30°, che per la prima
volta sarà ecumenico, organizzato insieme tra evangelici
e cattolici, il cui simbolo è
una vela a ventaglio rossa. La
colletta, ripartita per settori,
con il passaggio del sacchetto
tra le file di tutti i partecipanti
prende 4-5 minuti, e la cena
del Signore, con «oblaten» e
calici unici, viene distribuita
tra tutti e partecipata in meno
di dieci minuti.
La presenza italiana si è articolata in diverse iniziative,
in luoghi differenti. Nella Fiera, tra i 700 gruppi ecclesiastici e non, presenti nei tre
piani del «mercato delle possibilità», uno stand era dedicato ad illustrare la presenza
di alcune opere delle chiese
italiane: il Collegio di Torre
Pellice e la sua scuola europea, Agape e il Servizio cristiano di Riesi, i Centri di incontro (Casa Cares) e le strutture di accoglienza e La Noce
di Palermo. Per rendere più
calda l’atmosfera, veniva offerto ai visitatori dai vari volontari impegnati un buon
caffè e cioccolatini fondenti,
gentilmente concessi da primarie ditte di evangelici. Attivo il coinvolgimento nei turni
di presenza anche di amiche
e amici tedeschi e membri di
comitati di aiuto. Piacevole è
stato anche trovarci accanto
lo stand della Chiesa dei Fratelli Boemi e della Diaconia
ceca, dove abbiamo reincontrato cari amici e amiche di
quella chiesa sorella.
Il «Centro valdese»
A Offenbach, cittadina confinante con Francoforte, dove
è presente un’antica comunità francofona di ugonotti e
di riformati tedeschi, si è costituito un vero e proprio
«Centro valdese» e con la loro
collaborazione e ospitalità si è
sviluppato un programma
che ha visto nel tempio riformato l’allestimento e l’inaugurazione, con presentazione
a cura dello storico Albert de
Lange e alla presenza dell’autore, di una mostra fotografica di Andrea Sabbadini di Roma, sulla chiesa e sulla diaconia valdese in Italia dal titolo
«Impressioni fotografiche sulla vita dei valdesi in Italia. La
vita delle comunità e delle
opere diaconali, la tradizione
e la diaspora», un reportage
elaborato negli ultimi 2-3 anni, dopo l’attenta visita a numerose opere diaconali del
nostro paese, da cui traspare
l’attenzione alla persona e al
soddisfacimento rispettoso
dei suoi bisogni. Analoga esposizione è stata allestita con
successo, lo scorso anno, alla
Bocconi di Milano.
Il culto di apertura ha avuto luogo nell’affollato tempio
franco-riformato, con un sermone del pastore Platone sul
tema conduttore del Kirchentag: «Tu hai posto i miei
piedi in un luogo sicuro»
(Salmo 31, 8).
Dibattito sul
protestantesimo italiano
Una serata di presentazione dei protestantesimo in Italia visto attraverso le testimonianze di Susanne Labsch,
consigliere della chiesa del
Baden e già pastora in servizio per cinque anni a Torre
Pellice: di Karola Stobaeus, da
oltre vent’anni impegnata attivamente nel Centro diaconale La Noce di Palermo: di
Eliana Briante, direttrice del
Servizio cristiano a Riesi e già
pastora insieme al marito in
Germania: e di Hans-Michael
Uhi, pastore luterano a Roma
e membro del Consiglio Fcei.
L’introduzione e la moderazione della serata è stata a cura del past. Platone, mentre
l’animazione musicale di inni
in italiano era a cura di Ulrich
Eckert, pastore a Riesi.
Ogni sera poi, al Centro
valdese, nella casa comunitaria, con la supervisione di Karola, venivano cucinate e offerte in degustazione agli interessati alcune delizie per il
palato: diverse qualità di pasta con svariati condimenti e
contorni e vini di Riesi: sono
stati serviti 600 coperti. Durante le cene era possibile
approfondire anche la conoscenza della realtà delle chiese evangeliche in un paese a
maggioranza cattolica. Al
Museo d’arte moderna, per il
gruppo di lavoro sul tema
«Teologia ed estetica», tra altri suoi interventi Paolo Ricca
ha tenuto un applaudito studio biblico alla presenza di
400 persone, ammaliate dalla
sua consumata arte oratoria.
A Walldorf
A Walldorf, ospiti della locale Chiesa riformata, da decenni attiva sostenitrice del
Collegio di Torre Pellice, sono
arrivati una quarantina di stu
Culto di chiusura nello stadio cittadino
denti del liceo, accompagnati
da una loro insegnante, Amalia Geymet. Si è trascorsa una
lunga serata in piacevole
compagnia, durante la quale
è stato manifestato ancora
una volta il tangibile attaccamento alle sorti della scuola
anche con la concessione, coram populo, di alcune borse
di studio agli studenti meritevoli e un finanziamento all’Istituto. Gli studenti hanno
partecipato inoltre all’esibizione canora corale con due
brani, durante la grande manifestazione di chiusura alla
Festa dei popoli, ove si sono
esibiti per tre ore decine di
gmppi e migliaia di cantanti.
Per il Volontariato internazionale era presente Pina
Grosso, referente italiana nell’ambito del servizio presso la
Fcei. Tra le organizzazioni
presenti segnaliamo, infine,
in campo cattolico lo stand
della Comunità di Sant’Egidio, che invitavano per degli
le punte
,120.000;
(foto Andrea Sabba«
incontri serali di preghie4®'2,'
nella cappella dei Padri Biaj
chi, sul futuro comune co,
1 Africa, e per una presenp f .¡„g
zinne del loro movimento. J «jy
Numerose le persone aci
va la nostra riconoscena
coinvolte nell’organizzai Lanz
ne, nel servizio di presenti Lggg
zinne, nell’awicendament iggii
dei turni di presenza. Segni
Ramo un gruppo di donnei ^ .jggj
cibane già emigrate, accon
pagnate da Eliana e Ulii4 «¡Qjjg ;
alcuni volontari ed ex coi ó!
Doratori già in servizio ai
Agape, Riesi, Casa Cares, ^
Torre Pellice. Abbiamo rivisi jj|gj j
con piacere, tra gli altri,^
amici coniugi Thomas e CM jg
stiane Fuchs, sempre attì p^ea
con simpatia nel sostegno a IggjKjg
la chiesa valdese e allesn jjgjjgp
opere, e Werner Krieg, imps
gnato al buffet delle paati ¡[¿jggg,
con tutta la sua famiglia, d» jggjgg,
ora svolge con passionem
servizio di cappellania in uii I
struttura per malati psichici
La marcia antiglobalizzazione
Il Kirchentag in cifre
Partecipanti globalmente
Regolarmente iscritti
Partecipanti dall’estero
Trombettieri
Coristi
Gruppi Espositori
al «mercato delle possibilità»
Oratori e oratrici
Aiutanti volontari
Servizi sanitari volontari
Tecnici
Giornalisti accreditati
Accompagnatori di portatori
di handicap
Strutture pubbliche
di accoglienza gruppi
Privati
Hotels
Case per ferie
Bus
Treni speciali
300.000
91.807
3.028
4.018
1.352
Partecipanti
Uomini
Donne
43,5J:
56,551
Età
700
2.278
3.897
350
731
1.170
Sino ai 13 anni
14-17
18-29
40-49
50-59
60-65
sopra i 65
15,3*'
16,1*
12,6*
1.152
Professioni
203
10.812
3.080
820
558
8
Investimento globale di denaro
pubblico per il Kt (in lire) 22 miliardi
Manifestazioni pubbliche 2.500
Scolari e studenti scuole superiori
Studenti universitari
Servizio civile
Impiegati/insegnanti
Operai
Pensionati
Casalinghe
Funzionari ecclesiastici
Disoccupati
Liberi professionisti
5,2*
5
LlOî
Dl 27 LUGLIO 2001
PAG. 5 RIFORMA
■mm
Originalità e attrazioni del grande appuntamento tedesco ed europeo
Uno, cento, mille Kirchentag
la gioiosa convocazione della cristianità evangelica dà vita a un immenso e variegato
laboratorio in cui lo fede si confronta con le grandi sfide della società contemporanea
PAOLO RICCA
1 ri Kirchentag («tag» qui
lUsignifica, come si po«.bbe pensare «giorno» ma
! è un fenomeno uni**^®istianesimo contem^eo. Il suo pendant catEfhiamato Katholiken«tlpché anch’esso capaSagfossa mobilitazioSÌiase, non raggiunge le
5tessedimensioni e non ha
ne
loiesso respiro.
I^ino del Kirchentag
Cheüos’é il Kirchentag?
Oualèil suo fascino che non
geenna a diminuire, malgrado ¡lassare degli anni e il
■ mutate delle generazioni? E
ffitoche non si sono più rag«iiinte, nelle ultime edizioni,
te punte di partecipazione di
120.000 persone come a Monel 1993 e ad Amhurgo
nei 1995. Ci si attesta però
ipunque intorno ai 100.000
ìdpanti, che nel corso di
tro giorni danno vita a
^gigantesco happening
-----Idelafede evangelica (assolu
Iwente priva, però, di angusÄelünfessionali; si tratta, in
iizzazid sostanza, di fede cristiana
iresent g semplice, in versione
lament ^eiica) che viene al tempostesso confessata e sfidalonnes ß^pfodamata e interpellata,
’ iftooniata e messa in que¡done, affermata e discussa
ex colli Ipn ampio confronto con
vizio fedoni diverse e anche opposte, riproposta fedelmenlonviS tejelsuoi contenuti fonp’l- Puntali ma formulata in
iseCIffi molte forme antiche e nuove,
ire ato p^ie anche a uno scambio
te^oj IjQado con le varie espresalle SI sioni artistiche di oggi, a loro
ig' vota invitate a misurarsi con
le pasti iidiscofso della fede e della
igha, cu teca difede,
sione i
iainuii Mille linguaggi
psichici 'Nascono cosi i mille linguaggi del Kirchentag, ed è
questo, senza dubbio, uno
dei principali motivi che
spiegfflo la singolare forza di
attrazione di questo evento e
“^ajiartecipazione giovauue, ^bastanza inconsueta
agli scenari abituali delle
chiese cosiddette storiche. È
la prima, netta
ta^sfone del visitatore al
ùi^entag; la forte e diffusa
presenza giovanile. A Stoc'«da.nel 1999, il 40% dei
Pai^panti era sotto i trent’
^il60% era sopra. Ciò siTOache al Kirchentag,
2 ® festosa convocaziouella cristianità evangelica
®avipàrtecipano volentieri,
tJ® molti cattolici),
(ma anche europea
“««ropearielenTrï
.“>“<1 Incontrano
fino ai più anzia
43^
56,5Ìi
Impressioni à\ un giovane teiJesco
Il rapporto con la chiesa
Il dibattito sui futuro dei protestantesimo itaiiano, nelia chiesa di Offenbach (foto Andrea Sabbadini)
menti, si esplorano linguaggi nuovi, si affrontano temi
controversi, si discute di tutto ciò che è rilevante per la
testimonianza cristiana, e se
ne discute con tutti gli interlocutori possibili e disponibili, senza steccati di alcun genere, senza pregiudizi e senza timori, nel rispetto di tutti
e nella piena libertà e responsabilità di ciascuno.
Al Kirchentag, fatto più
unico che raro, c’è veramente
posto per tutti. Il risultato è
una straordinaria panoramica sull’intero palcoscenico
della vicenda umana contemporanea, in tutti i suoi
aspetti collettivi e individuali,
familiari e personali, ecclesiali e civili, e nei suoi risvolti
religiosi, politici, economici,
sociali, culturali, artistici: uno
spaccato completo della società di oggi con le sue tendenze, i suoi problemi, le sue
contraddizioni e le sue attese, e tutto questo attraversato, interrogato, svelato, giudicato, riscattato dalla Parola
evangelica che la fede riceve
e trasmette, di cui essa vive e
che fa vivere e rivivere chiunque l’accetti.
Ecco perché il Kirchentag,
oltre a essere luogo di confronto, discussione franca e
aperta, ripensamento critico e
autocritico, superamento di
tabù e di cliché coltivati solo
per pigrizia mentale e spirituale, allargamento di orizzonti, crescita di consapevo
Da Torre Pellice a Francoforte
Gruppo di giovani italiani
alla «festa dei popoli»
LUCA PASQUET
rtìri"’'meontrano. Dagli
* >®centifìnoaipiù anziagpik le varie stagioni
(si vedono anche
in carrozzina
P6t mano dai loro
fehoiii’ si ritrovano al
soiitn-^®^speranza, di
cijcf, *3elusa, di ricevere
^no qualcosa di signifi■ ^ife'^änte per la vita
'«Qi giorni.
fucina di idee
infatti, va
Unbgi'i‘*^irchentag non è
mattina sboccia la
^lascianeappassirimpianbella, intensa e«onèun P®''b irrepetibile,
si felice che
^ stesso,
'macrtjii Kirchentag è
Nca r, di au
•hchea^^®®4wità (peraltro
discus
f®Priolahn^*®^’ ^
'neioS'^tmio della fea st fanno esperi
IL coro del Liceo valdese di
Torre Pellice è partito venerdì 15 giugno dall’Italia
perpartecipare al Kirchentag
delle chiese evangeliche tedesche. Alle 18 dello stesso
giorno, dopo un viaggio in
pullman di 12 ore, il gruppo,
composto di circa 40 studenti, è arrivato a Walldorf, cittadina della periferia di Francoforte gemellata con Torre
Pellice. La comunità locale
ha prow'eduto alla sistemazione dei coristi e dei loro accompagnatori e ha riservato
ai tortesi una calorosa accoglienza. Il giorno seguente,
dopo aver visitato Francoforte e gli stand del Kirchentag
tra cui quello del protestan
tesimo italiano, il coro ha
partecipato alla manifestazione della «festa dei popoli»
riuscendo persino a scaldare
il pubblico tedesco.
Domenica 17, il giorno della partenza, è stato possibile
condividere il culto finale del
Kirchentag, occasione per la
quale è stato riempito lo stadio cittadino. Credo che poter assistere alla colossale organizzazione del Kirchentag,
per i membri della minuscola
Chiesa valdese, sia stato più
che salutare. Ora molti sanno
che esistono chiese protestanti capaci, per un culto, di
riempire gli stadi e, quando si
proviene da una chiesa che
fatica a riempire il palazzetto
del ghiaccio di Torre Pellice,
capacitarsene non è facile.
CHRISTOPH KAISER
Il coro del Liceo valdese di Torre Pellice
â f .
(foto Andrea Sabbadini)
lezza e quindi anche di responsabilità, è anche, per
molti, fonte di ispirazione.
Bibbia e mondo
Il fascino del Kirchentag
può essere riassunto in due
parole: Bibbia e mondo. Non
dimentichiamo che esso fu
programmato dal suo fondatore, Reinhold von ThaddenTrieglaff, alTindomani della
seconda guerra mondiale
con due obbiettivi principali.
Il primo era creare uno spazio in cui il laicato evangelico sarebbe stato protagonista («Con il Kirchentag - diceva von Thadden - i laici
assumono la responsabilità
della chiesa evangelica, perché essi sono la chiesa evangelica»), non certo ad esclusione dei pastori e dei teologi ma neppure essendone, di
fàtto, emarginati.
Il secondo obiettivo era impedire che lo scacco della
chiesa evangelica sotto il nazismo si ripetesse. Per raggiungere 1 due obbiettivi occorreva immaginare un luogo
pubblico ma non ecclesiastico nel quale fare incontrare
società e parola evangelica,
cioè condurre un dialogo serrato tra Bibbia e mondo.
Queste due realtà, apparentemente cosi diverse e distanti una dall’altra, sono destinate una all’altra e nel Kirchentag si danno appuntamento. Bibbia e mondo: non
Bibbia senza mondo né mondo senza Bibbia ma Bibbia e
mondo insieme, non solo accostati o superficialmente
collegati ma intimamente e
vitalmente intrecciati, con fede e fantasia.
Nel 2003 il primo
Kirchentag ecumenico
Nei 2003, a Berlino, verrà
celebrato il primo Kirchentag ecumenico della storia.
Sarà, anzi è già fin da ora,
una grande sfida. Sarà anche, anzi è già fin da ora, un
banco di prova degli spazi di
comunione possibili tra cattolici e protestanti, e anche,
ovviamente, dei punti su cui
le strade non convergono
ma divergono, oppure procedono parallele ma su direttrici diverse. Noi speriamo che l’asse portante del
Kirchentag evangelico, Bibbia e mondo insieme, sia anche l’asse portante del Kirchentag ecumenico, e che il
clima spirituale che ha sernpre animato il Kirchentag, libertà, creatività, ascolto reciproco, preghiera, sia quello
che animerà il grande appuntamento di Berlino: un
Kirchentag ecumenico, ma
non meno evangelico, anzi,
se possibile, ancora di più.
CI sono varie risposte alla
domanda che cosa significa il Kirchentag per la città
che lo ospita. Qualcuno dice
che significa soprattutto dover sopportare gruppi numerosi sulla metropolitana che
cantano sempre dell’amore
eterno. Qualcun altro invece
dice che non significa niente,
visto che tutti quei cristiani se
ne stanno fra di loro sulla fiera della città. Il terzo racconta
che sicuramente vuol dire
che i tabaccai della città fanno un buon affare, visto che
quasi tutti i pastori fumano la
pipa. E infine si trova anche
una persona che si dimostra
stupefatta dall’aumento di
colori vari nella città.
Il Kirchentag quindi non è
altro che una festa di gente
colorata che canta e fuma la
pipa? Non c’è differenza fra il
Kirchentag e la Love Parade,
festival molto colorato di musica «tecno» annuale a Berlino? Si invece, delle differenze
ci sono e sono proprio quelle
che rispecchiano il rapporto
fra chiesa e società in Germania. I giovanissimi fino ai
vent’anni e i più vecchi dai
quarant’anni in su vengono
al Kirchentag, invece la grossa fetta della popolazione che
ha fra i 20 e i 40 anni non ci
pensa nemmeno, visto che la
fede cristiana è fuori moda,
visto che la chiesa sta diventando sempre di più un’impresa fallimentare, visto che
la Love Parade e altri eventi
simili sono altrettanto capaci
di far nascere un sentimento
di comunità.
Un fenomeno molto europeo, quello della non identificazione dei giovani con la
chiesa. Anche al Kirchentag di
quest’anno i giovani non erano molti. Ciononostante il
Kirchentag continua ad accogliere più di 300.000 persone
ogni due anni e non per caso:
l’incontro che offre una gamma molto ricca di culti, di interventi e concerti, di discussioni e naturalmente di incontri molto vari, è ritenuto
uno degli eventi più importanti anche dal punto di vista
politico. Fra coloro che vengono ad ascoltare, parlare e litigare ci sono anche il presidente della Repubblica, Rau,
il cancelliere Schröder e vari
ministri e primi ministri dei
Länder. Insieme a giornalisti,
scienziati, pastori e credenti
di tutte le denominazioni discutono dei problemi attuali
della società tedesca: biotecnologie, accoglienza degli
stranieri, allargamento dell’Unione europea, sviluppo nei
paesi del Terzo Mondo.
Però, tenendo conto che la
maggior parte dei partecipanti al Kirchentag fa anche
parte di uno strato borghese
o neoborghese della società,
la critica che l’incontro serve
soltanto allo scambio di opinioni ma non può fare da
catalizzatore per movimenti
sociali non è del tutto sbagliata. Perché proprio i giovani che si distinguono dalla
chiesa andando invece ai festival «tecno» non partecipano a questo scambio. E pochi
sono veramente interessati a
questioni di identificazione
con la chiesa. Perché le chiese evangeliche in Germania
hanno più di 15 milioni di
membri e assomigliano più a
un’organizzazione di massa
che non a un luogo di spiritualità vissuta.
Fra la Germania e l’Italia ci
sono senz’altro delle differenze importanti. Chiedendoci informazioni sulle chiese evangeliche in Italia, le
persone che sono venute al
nostro stand sembravano interessate proprio ai dettagli
delle chiese in Italia. E soprattutto quei pochi giovani
intravisti chiedevano informazioni precise sui centri
delle chiese in Italia, sugli alberghi e sulle iniziative, sulla
storia e sul rapporto con la
Chiesa cattolica. Quel che i
protestanti in Germania non
possono conoscere essendo
accettati come movimento
religioso da più di 400 anni è
il valore della propria storia,
il valore della m aoranza non
solo religiosa, ma culturale.
Ed è questo che fa dello stand
delle chiese italiane un punto
d’incontro fuori dal normale.
: Intervista alla nuova Segretaria generale
Friederike Woldt, pastora
dell'ex Germania Est
- Uno dei temi più controversi riguarda le biotecnologie
«La posizione dei protestanti è molto critica nei confronti della liberalizzazione
senza limiti della biotecnologia. Per il Kirchentag è molto
importante che ci sia un ampio dibattito che includa tutte le diverse posizioni. Dobbiamo democratizzare il dibattito e al Kirchentag questo
succede».
- Si parla meno del debito
dei paesi poveri e più di spiritualità. Cè meno politica?
«Non direi, direi che il dibattito si sposta, le questioni
dello sviluppo non suscitano
grande interesse al momento
come per esempio il problema del debito che aveva molto rilievo nel Kirchentagt del
1987. Invece il dibattito sulla
bioetica è molto sentito, e
questo è certamente un problema politico. Il contenuto
dei dibattiti cambia ma non
l’interesse politico».
- Che cosa ci può dire circa
il problema dell’unità della
Germania?
«Certo, si deve fare ancora
molto, 40 anni di separazione
hanno fatto si che forse ci
vorranno altri 40 anni per una
vera riunificazione. Noi sottolineiamo che esistono grandi
differenze tra Est e Ovest, differenze strutturali. L’Est si
sente di essere privato di opportunità. Anche al Kirchentag ci sono più partecipanti
provenienti dalla Germania
occidentale che da quella
orientale. Dobbiamo inventare qualcosa per dare ai partecipanti dell’ex Germania
orientale la possibilità di sentirsi a proprio agio qui».
- Qual è il contributo delle
chiese dell’Est a quelle dell’
Ovest?
«È difficile dirlo perché ci
sono tantissime cose in comune ma una cosa che noi
dell’Est conosciamo meglio
degli occidentali è come vivere come chiesa in una situazione di minoranza, nella società. Ho vissuto per molto
tempo in una società in cui al
massimo il 30% sono cristiani, gli altri non credono a
niente. E allora ci si pone la
domanda di come possiamo
trovare un linguaggio per comunicare con quelli che non
conoscono ancora Gesù ma
vorrebbero conoscere la fede.
Credo che questa esperienza
di noi tedeschi orientali sia
preziosa per i nostri fratelli
della Germania occidentale.
E credo che il coraggio civile
che abbiamo avuto nell’89 sia
importante ancora oggi».
(Estratto dell’intervista di
Paolo Emilio Landi per la rubrica «Protestantesimo»)
6
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Il primo volume dello studioso tedesco sulla teologia della Scrittura ebraica
L'Antico Testamento seconto Rendtorff
Un metodo «canonico» di indagine, che vede nei testi un insieme unitario
Il teologo si trasforma in narratore per poi approfondire le guestioni dottrinarie
SALVATORE RAPISARDA
Nella scelta dei «metodo
canonico» Rendtorff riconosce il ruolo guida giocato
da von Rad con la sua teologia dell’Antico Testamento,
pubblicata in due volumi nel
1962 e 1965’*. Rendtorff però
appare più fedele di von Rad
neU’applicazione del metodo
scelto. Il suo punto di partenza sono i libri biblici, così come raccolti nel canone, non
già la confessione di fede di
tipo liturgico, né i supposti
documenti letterari («J» e «E»)
a cui egli non dà credito. I libri biblici vengono trattati come «rinarrazione» di brani
costitutivi della fede di Israele
e vengono valutati a partire
dalla redazione finale. Rendtorff così rivaluta il compilatore finale, emancipandolo
dal ruolo di redattore di materiali precedenti a cui fin qui
sembrava essere condannato;
in questa scelta egli ha la consapevolezza che, per quanto
riguarda il Pentateuco, sta
avendo a che fare con dei testi deuterbnomistici e sacerdotali, dunque postesilici. È
perciò nell’ascolto della maturità teologica acquisita con
l’Esilio che viene rinarrata e
valutata la storia precedente,
storia che acquista valore paradigmatico, o teologico.
Per toccare e far toccare
con mano la materia prima
della teologia dell’Israele biblico, Rendtorff ci fornisce
qualcosa che assomiglia a un
commentario in grandi linee
dei libri dell’Antico Testamento; egli stesso appare come un narratore, sulle tracce
degli autori originali, ma non
trascura di operare quelle
connessioni e di evidenziare
quei rimandi che danno alla
Bibbia un carattere di unità,
ma di unità in crescita. Rendtorff sembra parlare a tre livelli: il primo è quello del
narratore, il secondo è quello
dello specialista che sa indicare i punti salienti della narrazione originale, il terzo è
quello di chi riassume i tratti
teologici dell’intero discorso.
La teologia dell’Antico Testamento di Rolf Rendtorff, come
opera che mira a presentare il messaggio della Bibbia ebraica,
ha numerosi precedenti illustri. Alcuni di questi si sono mossi
adottando il modello sistematico, cioè hanno scelto a priori i
temi teologici da trattare alla luce del testo biblico (Th. C. Vriezen, E. Jacob, R. E. Clements); altri hanno seguito il modello
storico, cioè hanno ripercorso, per quel che è possibile, l’evolversi della storia di Israele e delle sue dottrine (G. Fohrer); altri
ancora hanno svolto il loro compito cercando di individuare
un tema guida (W. Zimmerli, C. Westermann), e altri ancora
si sono limitati a seguire filoni di pensieri all’interno dell’Antico Testamento (G. E. Wright). Significativo è il numero di coloro che hanno adottato il metodo cosiddetto canonico; essi si
sono lasciati guidare dal testo così come è giunto a noi. Anche
se le loro opere presentano accentuazioni diverse, tra questi ultimi vanno ricordati G. von Rad e B. Childs.
Alla luce dei risultati della critica biblica, specialmente della
critica storica e della critica letteraria, è di primaria importanza definire il testo che si vuole presentare. La critica storica
ha reso fuori luogo la ricerca della veridicità di alcuni racconti
(creazione, patriarchi ecc.), ma non per questo ha demolito il
radicamento della fede di Israele nella storia; la critica letteraria rischia di ridurre il testo biblico a un mosaico di piccole
tessere letterarie. Si rende dunque necessaria una visione del
testo che sappia rendere ragione della sua essenza di opera
teologica, senza, tuttavia, trascurare di coglierne le tensioni
interne, cosa che darebbe una visione appiattita e anacronistica del testo nel suo insieme Rendtorff mira a superare queste
tensioni adottando un metodo canonico in cui tutto l’Antico
Testamento viene legato in un progetto unitario di grande respiro e in cui la frammentazione dei testi trova adeguata collocazione alTinterno della cornice generale.
Rendtorff, poi edito nel i» M
È con piacere che ringJ
mo l’editrice Claudianj ,a
aver messo a disposizione A %,
pubblico italiano un affli
tanto attuale e tanto nec^ *°Tlle (
rio per un approccio all’j
co Testamento con queai ¡¡mei
ratteri di novità e di fresdì
za. Esso viene a risponde, Jiéi
una esigenza di^onoscenj ^cipi
lo
ut
L’autore così descrive il suo
lavoro: «Questa prima parte
si è premurata di far parlare il
testo nella sua presente forma, seguendo il canone dal
primo all’ultimo verso» (p.
442). Questa affermazione,
tuttavia, appare un po’ esagerata: per esempio ricorderemo che le donne del libro
della Genesi ricevono scarsa
attenzione, e il confronto tra
brani paralleli (Abramo in
Egitto e tra i Filistei, Gen. 12 e
20) viene sorvolato.
La complessità del testo biblico (con la sua ricchezza di
testi, siano essi legislativi, liturgici, profetici o poetici, e
la varietà dei generi letterari)
difficilmente si lascia riassumere in un testo, sia esso un
commentario o una presentazione teologica. Tuttavia,
non si può disconoscere a
Rendtorff il merito di averci
dato un’opera maneggevole,
adatta per specialisti (a cui
fornisce un’ampia bibliografia) e per non specialisti, in
cui l’Antico Testamento parla
come Scrittura del popolo di
Israele e della chiesa, in cui si
può e si deve radicare la predicazione cristiana.
Il testo che qui presentiamo
è la prima parte di un progetto che prevede due volumi e
tre momenti. Nel primo volume Rendtorff espone il contenuto saliente dei libri biblici,
seguendo l’ordine del canone
ebraico: Torah (Pentateuco),
Profeti anteriori (libri storici),
Profeti posteriori (libri profetici), gli scritti (libri poetici,
cinque rotoli, Daniele, Esdra e
Nehemia, libri delle Cronache). Nel secondo volume
verranno trattati temi di teologia dell'Antico Testamento
secondo il metodo sistematico, con attenzione al metodo
storico. La parte finale del secondo volume, che costituisce
una terza parte dell’intero
progetto, tratterà questioni di
metodo o ermeneutiche di
fondo. Qui verrà ripreso e ampliato un lavoro dello stesso
di approfondimento
più appropriata e prezi,
perché fornitaci dalRe| .„o
torff, professore emerito ¿ì Spi,
prestigiosa università di i^ar
delberg. Di lui la Claudi, Lattivi
ha già pubblicato un’imp Lstitu
tante Introduzione all'An nroprio i
Testamento (1990), noni «oltoal'
Cristiani ed ebrei oggi (ij da
Protagonisti dell’Antico I» ¿diaCsc
mento (1978), Laformaiit .fan
dell’Antico Testamento (la Ri
Per le prossime edizionic meste
sono certo, non manchen
no, varrà la pena di riveda ®iw è s
testo a p. 12, r. 8 (vi è un», ¿¡„diun
già» che traduce male ni, jgi/pi
zuletzt. Si tratta di un ini Irei sol
che potrebbe essere evita »essiva
senza pregiudizio perlac« pi che i
prensione del testo, otrai to.peii
to con «non ultimo»), ln| cheabt
occasioni (p. 50, r. 12 dall i®olid
do, p. 66, r. 3 e 20, p. 67, i, dato s^
e 18 ecc.) manca Tindicai #ttìvi
ne del capitolo. Spesso qua ¿mam
indicazione si trova distaci là, ma
nel paragrafo precedente, nostro
(*) Rolf Rendtorff: TeolJfP’l'
dell’Antico Testamento, voi
testi canonici. Torino, Ciani psatc
na, 2001, pp. 478, £ 58.000(1 tìeris
tedesca 1999). "
Un singolare testo storico sul problema della menzogna nel pensiero europeo
La bugia nella storia della civiltà occidentale
SERGIO RONCHI
Ricercatore presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, Andrea Tagliapietra ha dedicato il suo ultimo lavoro’* al
problema della bugia. Si tratta di un testo scientifico,
complesso nella struttura, e
quindi non facile; però il fascino che emana da una trattazione tanto originale invoglia alla lettura aiutando a superare le difficoltà oggettive.
La riflessione sulla menzogna implica in sé, naturalmente, l’interrogarsi sulla verità o su ciò che l’uomo ritiene tale. Si apre così il confronto con i concetti di verità
e di libertà così come con i
campi del sapere e del potere.
«Il paradosso della menzogna
- scrive l’autore - consiste
nella sua implicita domanda
di verità, la filosofia della bugia e la storia della sincerità
non ci raccontano solo di
quella menzogna che riguarda il mondo delle cose, bensì
narrano anche di quella bugia
che ha per oggetto noi stessi,
nelle forme della doppiezza,
del mascheramento e dell’autoinganno». Ci si trova perciò
davanti a un intreccio intimo
di concetti contrapposti e al
porsi della bugia in termini di
Un ritratto di Sòren Kierkegaard
questione morale. Una bugia
che trova i propri modelli nella letteratura greca e biblica.
Ed è a partire da qui che «la
menzogna si identifica con la
figura del voler avere di più».
Vediamo innanzitutto la
bugia nella Bibbia, che fa il
proprio ingresso all’inizio
della Genesi. «Nella scena
dell’Eden ciascuno dei protagonisti rifiuta il dono della fiducia e della reciprocità con
l’altro, isolandosi in un "se
stesso” che, privo deH’alterità
dello scambio, non è in grado
di assumere la pienezza consapevole della propria identità». Comunque, proseguen
do, ci si imbatte nelle «bugie»
di Abramo, Sara, Lot e Raab e
nella condanna da parte dei
profeti della falsa testimonianza (Isaia, Geremia) e del
giuramento falso (Zaccaria).
A volte, però, si tratta di bugia necessaria che rimanda al
più alto principio di fedeltà.
Il discorso si fa molto più
complesso nel caso dei gemelli Giacobbe ed Esaù, che
presenta affinità con altre
tradizioni culturali nelle quali
«il conflitto è il desiderio del
gemello di conquistare la
propria differenza a scapito
dell’altro, mediante la sua
negazione».
Passando al Nuovo Testamento, ci si imbatte nell’inno
all’amore dell’apostolo Paolo, che tratteggia un nuovo
orizzonte: «L’amore si compiace della verità perché ne
rivela l’essenziale dualità, il
suo essere sempre verità per
me e per l’altro, foss’anche
per quell’altro che io stesso
sono». E in Gesù, che «rappresenta l’ideale della piena
veridicità e sincerità. Le parole di Gesù lodano la semplicità e criticano ogni volontà di ostentazione e di
doppiezza: la trasparenza è
pieno adeguamento fra il
cuore e la parola. Le parole
rivelano il cuore e servono
coniali
Minse
(Sta coll
cgaicn
per comunicare agli al®T Ko.rit
si è, il vero se stesso». l
Nella storia del pensi^Mpih
cristiano ci si imbatte, Wi
altri, in Agostino; il Q
nelle sue Confessioni, ofW
tentativo di dire la ver'
proposito della propria v
e in Tommaso d’Aquinft
nella sua Surnma TheoHH
riprende i pensieri di Q"
ultimo e analizza i
contro la verità»; ma ci s*
batte pure nel filosofo e«
go luterano danese, p
deH’esistenzialismo, a
Kierkegaard che, attraver»i
pseudonimi, «falsifica
“io”», fa credere al le" ,
trovarsi di fronte al
re, celato da una sua, P
tro, palese mascheratuta ^
Le densissime j
questo arduo lavoro ? ^
no in esame anche am' j
menti»; e cioè, per
quelli riscontrabili
omerica (Ulisse, « —
mentire, il «modello»
giardo), nel rapporm
losofo e la bugia (
_„ ____ ^ , yg)
Platone), tra amicizia®
roinf
nella filosofia greca f ‘¿¡^1
na, tra sincerità e autena
A- Filo*"
(*)
A. Tagliapietra-,
della bugia. F'gr’T/^insié''“"!
gna nella storia del P .
cidentale. Milano, B
dadori,2001,pp- 464. t
ClStii
<*«1
Cent
*ept
rabi
Ofeç
"On"
falci
ilei.’
corp
%
IV
7
il 27 luglio 2001
- Vita Delle
PAG. 7 RIFORMA
Parla Marco Jourdan, presidente della Coinmissione sinodale per la diaconia
L'impegno diaconale delle chiese
IQ diaconia non può appoggiarsi salprésente o, peggio ancora, sul passato, ma deve
^ersi sempre rinnovare per dare risposte valide rispetto ai bisogni del nostro prossimo
fiBtBTOCORSANI
,'®P ni
«Mfii ptoprio
•rwEssa è, secondo 1 or•“®4Iamento giuridico dello
fresc»"T„ un unico ente ma, al
°"''4«,oitìtemo, ha mantenuto i
iscenl^cipi proP“ dell’ordinato. talLto valdese per cui ogni
• 7pere è gestita da un
comitato e gode di
autonomia nell’ore programmare la
Tambito dei fiprevisti dal
statuto. Abbiamo rinofllfolto S diacono Marco Jour?! (la dan, daun anno presidente
co IfJ dellaCsd, alcune domande.
-L'anno scorso il pastore
oilì^psoloSibet, che la precedeva
'hmto incarico, ha parlato
enfine di un ciclo. Quest’
annoi stato veramente liniun«ii liodiunnuovo percorso?
i, probabilmente sì, ma
'o a causa della proattuazioni dei com'[¡tìChe il Sinodo ci ha affidato,per il resto credo invece
cheabbiamo lavorato per
un lavoro già avviato Senza alterarne gli
i. Certamente non sogli spunti di notìà, ma questo fa parte del
jostro lavoro, la diaconia
BOnpuò adagiarsi sul preste 0, peggio ancora, sul
“psato, rimpegno a dare
le risposte valide rispetto
Isogni del nostro prossiiciiinpone un continuo
inofàmento dei nostri
Operativi».
jàli sono gli obiettivi
tote avuto davanti in
pno di lavoro?
RaEsd è nata per permet¡alla nostra diaconia di
tineglio il proprio seria quindi non è altro
ipuno|trumento operativo
a^nizio della chiesa perché
tóaconia non è solo una
i^j^Hone della chiesa, essa
essenziale insieme
Bicazione e all’adora, Sesù si è identificatiriàme diacono e ha fatto di
^iuestasua identità una partfessenziale del suo ministeI no. Rendergli testimonianza
I ?oindivuol dire dare alla dia“niala sua giusta collocazio® in seno alla chiesa e la giunto collocazione nel cuore di
»•Ogni credente. Essa deve essealtn reo ritornare ad essere, per
“®cuno di noi, una condizio“^^ùche una mansione. La
iza non è da poco per
lonid
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Tedi!
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, Ciani
La Commissione sinodaie per ia
ché la mansione si può delegare ma la condizione va vissuta in prima persona. Ecco il
primo obiettivo, quello che
definirei essenziale».
-Egli altri, quali sono?
«Dal primo obiettivo discendono gli altri che, per
praticità, potremmo definire
di carattere “politico, economico e giuridico”, anche se i
termini non rendono esattamente l’idea ma ci aiutano a
capire. In Italia la diaconia ha
una storia del tutto particolare: dapprima frutto del ghetto, reazione alle vessazioni e
ai soprusi, poi formidabile
strumento di evangelizzazione sul finire deH’Ottocento,
Nel secondo dopoguerra essa
ha profondamente rivisto il
proprio ruolo ripensando la
sua collocazione teologica,
aprendosi indistintamente al
servizio del prossimo, confrontandosi con il contesto
politico e sociale, assumendo iniziative e attribuendosi
funzioni propositive nel dialogo con la società civile. Con
una particolarità: questa lunga e laboriosa trasformazione
è avvenuta per iniziativa di
singoli credenti o di gruppi
locali così come, nella maggior parte dei casi, le nostre
opere sono sorte per iniziativa di singoli fratelli e sorelle
(da Elisabetta Peyrot a Pietro
Valdo Panascia) che hanno
sentito profondamente la vocazione del servizio, dell’aiuto concreto e dell’annuncio
della salvezza per grazia in
Cristo. Ne consegue che ogni
nostra opera possiede un patrimonio di esperienze, di valori, di storie diverse che si intrecciano con la storia delle
nostre chiese. Una storia preziosa che non va dispersa né
può continuare ad essere appannaggio della sola opera
che l’ha fatta crescere. La Csd
si propone di trasferire le
esperienze, le competenze e i
diaconia uscente
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
23-24-25 agosto 2001
inorato il corpo pastorale, nella Casa valdese di Torre Pellice, con
^aente ordine del giorno:
Sioved/23
«Attualità ed efficacia della confessione del peccato e
- ^tiuncio del perdono». Interventi di Bruno Rostagno, Sergio Ro' e altri.
pet*
i
ticit*'
'>^rdì24
^9-13; P|.05en^32ione delle candidature per la cattedra di storia del
''esimo presso la Facoltà valdese di teologia;
lissione liturgia e Commissione permanente studi.
^'Ornata Giovanni Miegge: incóntro fra corpo pastorale e
jjl^urali evangelici italiani. «Fede e cultura: novità e prospettipN identità evangelica nei prossimi anni».
*abato25
(ed eventualmente il pomeriggio se il tempo nella mattinata
,. (Sufficiente) esame di fede dei candidati al ministero pasto; ferina Dupré, Susy De Angelis, Jean-Félix Kamba, Elisabetta Ri"Varieedpvpntn. ■ ^ ^
?«Cat,
tea eventualmente il pomeriggio se il tempo neiia maiundia
Sufficiente) esame di fede dei candidati al ministero pastoina Dupré, Su;
^ s ed eventuali.
Motore e i pastori sono tenuti a partecipare alle riunioni del
del P^^forale (prenotarsi per tempo presso la Foresteria). Le sedute
idemK^Ì b^^fotale, salvo particolari momenti, sono aperte a tutti I
belle chiese
Tinti
; metodiste e valdesi.
I moderatore della Tavola valdese
Gianni Genre
valori di ogni opera da patrimonio individuale a patrimonio collettivo, nella convinzione che non solo ciascuno
sarà arricchito dal patrimonio
dell’altro, ma anche imparerà
a comprendere le ragioni
dell’altro e le farà proprie. Gli
obiettivo che ho definito di
carattere "economico e giuridico” hanno dei risvolti immediati molto più visibili e
determinanti, ma sono convinto che solo con la condivisione dei valori impareremo a
lavorare insieme, superando
così gli antagonismi e gli individu^ismi che, in realtà, hanno frenato sia la ricerca di un
miglior utilizzo delle risorse
economiche sia la definizione
di un assetto giuridico equilibrato e funzionale».
- Ma sull’assetto giuridico
avete avuto dal Sinodo un
mandato preciso...
«E infatti abbiamo cercato
di adempiere a questo mandato promuovendo dapprima uno studio e quindi una
consultazione sull’argomento. Alcune definizioni sono
state meglio precisate e sull’intero argomento è stata
predisposta, per il prossimo
Sinodo una relazione e una
proposta che, se accolta, dovrebbe permetterci di fare un
significativo passo in avanti.
Così almeno ci auguriamo
che avvenga».
-E sul piano economico?
«È chiaro che l’obiettivo
della nostra diaconia è quello
di offrire dei servizi a coloro
che ne hanno bisogno congiuntamente all’annuncio
dell’Evangelo, della liberazione e della salvezza per grazia
in Cristo Gesù. Ma questo
non ci esonera dal dover sottostare alle leggi dell’economia, anche se abbiamo la
possibilità di sperimentare
nuovi modelli di servizio o di
testimoniare con la nostra diversità nel “fare azienda” sia
nell’impostare l’organizzazione del lavoro all’interno
delle opere, sia nel valorizzare le professionalità, nel favorire la sperimentazione e la
ricerca in coerenza con i
principi della reciprocità e
del valore della differenza. Le
trasformazioni sociali in atto
in gran parte del mondo occidentale e nel nostro paese
sono tali che di qui a qualche
anno, se non sapremo organizzarci, creando sinergie ed
economie di scala unificando
se non le opere almeno i servizi, saremo probabilmente
costretti a rinunciare a una
parte consistente della nostra
diaconia istituzionalizzata.
Già oggi lavoriamo con diffi
Battisti a Civitavecchia
Nella realtà cittadina
per discutere intorno al G8
coltà: gli ospedali, pur offrendo un servizio di elevata
competenza e professionalità, richiedono investimenti
finanziari al limite delle nostre possibilità; le rette delle
nostre case di riposo sono
elevate e, di fatto, rischiano
di provocare una selezione
preventiva degli utenti. Potrei
citare altri esempi che sono,
tutti quanti, campanelli di allarme che ci invitano a reagire. Inoltre, abbiamo delle
grosse difficoltà a rispondere,
seppure in modo contenuto,
alle richieste di aiuto che
giungono dalle nuove categorie di emarginati, vittime di
ingiustizie sociali ed economiche sempre più spietate».
- Questi sono obiettivi di
lunga durata ma in concreto,
quest’anno, quali obiettivi
avete raggiunto?
«A fine maggio è stato siglato il primo contratto nazionale di lavoro per gli enti,
le opere e gli istituti facenti
parte dell’ordinamento valdese. Un lavoro che ha richiesto molto tempo e molto
impegno da parte della nostra delegazione, ma che ha
portato un ulteriore elemento di chiarezza nel rapporto
con tutti coloro che prestano
servizio neU’ambito delle nostre opere. Indipendentemente dalla loro provenienza
e dalla loro “militanza” ecclesiastica, gli operatori che lavorano nelle nostre opere,
nella maggior parte dei casi
motivati e competenti, sono
non solo preziosi ma addirittura essenziali per la realizzazione della nostra diaconia.
Attraverso di loro passa la
quotidianità del servizio, fatto di gesti, di attenzioni e di
premure che rendono umane
e accettabili esistenze spesso
condizionate dalla sofferenza
e dalla solitudine. E proprio
agli operatori è stato rivolto
quest’anno un intenso programma di formazione, realizzato a tutti i livelli, dagli inservienti ai direttori, su tutto
il territorio nazionale e aperto a tutte le opere che intendevano aderirvi. In effetti
l’adesione è stata elevata, circa il 90%, sono state coinvolte oltre 400 persone e la partecipazione è cresciuta mano
a mano che il corso procedeva segno evidente dell’interesse, dell’amore per il proprio lavoro e del desiderio di
renderlo migliore».
-E per il futuro?
«Ho elencato una serie di
problemi, con loro dobbiamo confrontarci e non possiamo nasconderli, ma credo
che possiamo guardare al futuro con fiduciosa speranza.
Abbiamo con noi la certezza
della mano di Dio che ci guida e la consapevolezza che la
chiesa, e con essa la diaconia, saprà trovare la sua vocazione e la saprà vivere con
impegno e con coerenza "secondo la misura della fede
che Dio ha assegnata a ciascuno". Questo versetto, di
Romani 12, 3, è stato ricordato al convegno delle opere, lo scorso marzo a Firenze
e lo troviamo inserito nel documento che, da quel convegno, viene proposto all’attenzione del Sinodo».
BLASCO RAMIREZ
SI è costituito a Civitavecchia un piccolo «collegamento cittadino» tra alcune
realtà locali, con lo scopo di
diffondere e aprire un dibattito su che cosa è il G8 e sulle
ragioni che spingono le oltre
800 associazioni, nazionali ed
estere, raccolte intorno al Genoa Social Forum, a contestarlo. La Chiesa battista di
via dei Bastioni è stata fin
dall’inizio tra le promotrici di
questo Collegamento, che ha
visto il suo momento culminante nella conferenza pubblica svoltasi venerdì 13 luglio, in un’aula consiliare
concessa dal Comune.
I TELEVISIONE
Protestantesimo
Relatore è stato Maurizio
Girolami, membro del CeUcebi, il quale ha messo in
evidenza con chiarezza e precisione la storia del G8 e delle
idee che lo ispirano, in particolare come dietro la parola
d’ordine «globalizzazione» e
alla sua ideologia «neoliberista» vi sia solo una specie di
terra di nessuno, dove vige la
legge del più forte, e cioè la
legge di chi detta le condizioni dell’economia del mondo, a spese dei paesi più deboli e più poveri. La conferenza, molto apprezzata, è
stata ascoltata da circa 120
persone, ed è stata seguita da
un dibattito sentito e in generale di buon livello.
CRONACHE DELLE CHIESE
MASSELLO — In occasione della manifestazione «Ciantà e
sunà en marciant per la burgia», che si è tenuta il 7-8 luglio, è stata allestita nella scuola Beckwith di Grangiadidiero una mostra che potrà essere visitata nell’estate.
COURMAYEUR (Ao) — Domenica 5 agosto, alle 21, alla
scuola di Dolonne, per l’organizzazione del Centro studi
«A. Milano» e della Chiesa valdese di Aosta, Alberto Corsani parla sul tema «La figura di Cristo nel cinema».
PISA — Nella settimana precedente all’incontro dei G8, alcuni membri della chiesa hanno partecipato a un momento di preghiera e meditazione interreligiosa in piazza
dei Miracoli. E stata anche un’occasione per riascoltare
tante voci di testimoni dell’impegno contro la povertà e
della nonviolenza.
• Un gmppo di giovani francesi provenienti da Le Vésinet
ha trascorso alcuni giorni nei nostri locali, nel corso del
loro campo itineranti sul tema dell’identità.
• Siamo vicini alla famiglia Bellatalla Di Lillo che affronta la morte del suo caro Luigi.
• Ci rallegriamo con Kim Strambi, che si è laureato in
informatica aU’Università di Pisa.
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
Corso residenziale di formazione
allo diaconia evangelica
Isermoni
Sono aperte le iscrizioni al corso per la formazione diaconale. La
durata dei corso è triennale.
L'ammissione al Cfd è conseguente aH'iscrizione ad un corso uhiversitario presso l'Università di Firenze; alcuni corsi sono a numero
chiuso con prove d'accesso. Con il prossimo anno accademico è previsto l'avvio delle nuove lauree triennali. Entro il mese di luglio saranno prese le decisioni definitive e si prevede che le iscrizioni possano
avere inizio dal 20 di agosto (sito www.unifi.itj.
La domanda per il Cfd va presentata entro il 15 ottobre e l'ammissione è conseguente ad un colloquio. ^
Gli studenti alloggeranno presso l'Istituto Gouid, via de'Serragli,
49, dove hanno sede il Cfd e lo studentato.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
I programmi del Cfd prevedono una formazione nelle seguenti
aree: biblica, teologica della diaconia, lettura dell'ambiente, psicopedagogica. Il programma è disponibile in segreteria. La frequenza
è obligatoria.
1 corsi avranno inizio a fine ottobre - primi di novembre con I inaugurazione dell'anno accademico, che generalmente coincide con la
settimana del corso di formazione-aggiornamento diaconale di Casa
Cares.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie. A richiestasi può anche organizzare una visita.
Rivolgersi a: Cfd. c/o Istituto Gould-Via de'Serragli, 49-50124Fif0nz6
tei. 055.212576 - fax 055. 280274 - e-mail : HYPERLINK mailto:
cfd.comandi@tin.it
Coordinatore: Letizia Vezzosi-Sbaffi - tei. 055.292673
3 I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24,30
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 5 agosto, ore
23,50 circa, andrà in onda: «Proclamate la Buona Novella: 100
anni di presenza evangelica nelle Murge»; «Libertà religiosa: le
prospettive della legge e le Intese da ratificare». La replica sarà
trasmessa lunedì 6 alle ore 24,30 e lunedì 13 agosto alle' 10 circa.
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto daH'Art. 123/SI/2000, è
convocato per
PoHwiiica 26 «fosto 2001
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale
della Casa valdese di Torre Pellice, via C. Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di
Torre Pellice.
Predicatore d'ufficio è il pastore Salvatore Ricciardi.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Genre
í\claudiaña
J__ http://www.arpnet.it/-valde8e/claudian.htin
via Principe Tomaso, 1
Torino - tei. 011-6689804
fax 6504394
8
PAG. 8 RIFORMA
ìM
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 27 luglio.
Sono quattro i giovani che si presentano quest'anno al Sinodo di Torre Pellice
I candidati al ministero pastorale
Assunta De Angelis
Scrivere un articolo in cui si
chiede aU’autrice o all’autore
di presentare se stesso o se
stessa è molto imbarazzante:
le difficoltà poi aumentano se
lo spazio che si ha a disposizione è, per forza di cose,
molto breve. Allora provo, per
iniziare, a farmi una domanda: che cosa interessa sapere
a chi leggerà questo articolo?
Forse la vostra attenzione
non è rivolta tanto alla mia
persona in modo generico,
quanto piuttosto alla strada
che Dio ha tracciato per me,
che ho percorso fino alle soglie della consacrazione, altresì alle motivazioni della
mia vocazione.
Provengo da un piccolo
paese in provincia di Napoli.
La storia del mio cammino di
credente in Gesù Cristo ha
inizio in seno alla mia famiglia, dove ho potuto speri
mentare l’amore di Dio e conoscere l’Evangelo di Cristo
attraverso la semplicità e la
spontaneità della fede di mia
madre e l’attenzione scrupolosa verso lo studio e la ricerca di mio padre. Posso dire
che questa è stata la mia prima chiesa, e forse la più importante: una comunità domestica dove i gesti d’amore
compiuti dai miei verso i più
sfortunati sono stati la prima
testimonianza e la prima predicazione che io abbia ascoltato. Quindi ho vissuto la mia
fede nella Comunità luterana
di lingua italiana del «Golfo di
Napoli», in seno alla quale sono stata battezzata e ho ricevuto la confermazione. A 17
anni, diplomata alle scuole
magistrali, ho scelto il cammino della Facoltà valdese di
teologia con grande sorpresa
da parte dei miei genitori.
Perché questa scelta? Perché l’entusiasmo per l’Evangelo, la gioia della salvezza, la
serenità della Parola di Dio
avevano fatto breccia nel mio
cuore e ora, seminato il seme, cominciavano a dare
frutti; non avevo altre scelte,
volevo rispondere a una chiamata che sentivo e sento forte dentro di me, dovevo portare quella gioia e quella nuova vita, che io per prima avevo sperimentato, a quanti
erano e sono rinchiusi nel
buio di un’esistenza fatta di
ansie, di dubbi, di paure, di
solitudine, di rimorsi e di
Elisabetta Ribet
Sono nata e cresciuta all’incrocio delle valli valdesi, a
Pinerolo, con parentesi e radici a Perosa Argentina, nel
profumo di fieno e sotto temporali estivi. Ci sono foto di
me, lattante, sotto le finestre
del salone di Agape, importante nido e rampa di lancio
verso altre esperienze, altre
realtà. E poi Milano, Roma,
Parigi, Riesi, Trieste, Conegliano, Venezia, Firenze.
Sono nata e cresciuta da
due famiglie, una cattolica,
partigiana, operaia, l’altra
valdese, intellettuale, un po’
«radical-chic», come si dice
oggi. E gli innesti danno origine a nuove piante, nuovi percorsi che non esisterebbero
senza radici forti e profonde.
Mi sono stati insegnati il rispetto per la persona, la ricerca di dialogo, la curiosità. E
senza tutto questo non so se e
come sarei arrivata alla scelta
di studiare teologia. Sono, a
un certo punto (sotto gli ippocastani del XlVme arrondissement di Parigi e poi oltre) cresciuta e rinata, come
un piccolo Nicodemo, scoprendo e vivendo la comunione di sorelle e fratelli, le
chiese che comunicano al di
là delle barriere confessionali,
denominazionali, statali, razziali, sessuali. Persone in
cammino di fede e di vita
hanno percorso e percorrono
pezzi di strada con me, mi
hanno accompagnata, a volte
ben sapendolo, altre volte no.
Scoprirsi creatura, essere in
relazione, sentire l’importanza dell’ascolto che tace, del
silenzio che comunica, in
contesti molteplici e diversi,
ricchi come solo il creato sa
essere, questo mi porta a
chiedere di diventare pastora
Per la pubblicità
tei. 011-655278, fax 011-657542
nelle nostre chiese evangeliche in Italia.
Una richiesta che non è diretta a un mondo dei sogni
dove tutti si amano, si rispettano, sono sinceri tra loro. So
bene, ahinoi, che anche noi
siamo un popolo dalla possente autocoscienza, convinti
più spesso di essere dalla parte dei giusti che da quella dei
peccatori. So bene die condividiamo molti, moltissimi difetti e piccolezze con l’umanità di cui siamo parte. Ma
credo che siamo chiamati e
chiamate come credenti a vivere il nostro mondo, a testimoniare la nostra ricerca di
fede nel nostro e in altri contesti, cercando di essere chiari
e discreti, umili ma fermi.
Coerenti, per quanto possibile. Sono convinta che per costruire la nostra identità e la
nostra etica nel mondo della
quotidiana realtà è necessario
mettersi in dialogo, in un dialogo che vuol anche dire riflettere su noi stessi, mettersi
e lasciarsi mettere in discussione da diversi interlocutori.
Come tutte e come tutti,
giunta a questo punto ho
tanti sogni, per la nostra
chiesa e per il piccolo contributo che posso provare a dare alla sua «resistenza». E un
mare di «grazie» che vorrei
dire a decine.di persone. Ma
a volte le parole sono piccole, inadatte alla mobilità e alla vitalità dei sentimenti che
vorrebbero esprimere.
rancori. Così mi sono iscritta
e ho seguito l’iter normale
per chi vuole diventare pastora 0 pastore delle nostre
chiese. Dopo l’anno all’estero, e dopo qualche difficoltà
con la mia chiesa d’origine,
ho iniziato il mio periodo di
prova, prima presso le chiese
di Savona e Imperia, successivamente a Venosa e Rapolla. Manca allora solo l’ultimo
atto: la consacrazione. Probabilmente questo, però, non
sarà l’ultimo atto, bensì il
trampolino per un nuovo inizio, sarà l’avvio di un ministero per il quale prego tanto
il Signore che possa accompagnarmi e guidarmi.
La seconda domanda che
ho posto a me stessa all’inizio, pensando di farvi piacere, era: come vedi il tuo ministero? Oggi, mentre scrivo
queste note, rifletto ancora
più chiaramente sulla mia
scelta grazie, soprattutto, alla
sofferenza del passato e alla
vicinanza di tanti cuori, di
tanti fratelli e sorelle che mi
hanno annunciato, loro per
primi, l’Evangelo di Cristo.
Intendo il mio ministero come la possibilità che Dio mi
ha dato per annunciare la
salvezza, per portare quella
parola di consolazione e di
vita nuova che rischiara i coni d’ombra più cupi e più intimi della nostra vita. Il mio
pastorato sarà un servizio
nella città, in stretto collegamento cioè con la società civile nella quale le chiese che
servirò saranno immerse, e
non vorrà essere certamente
basato solo sull’autorità, ma
in stretta simbiosi con un ministero di servizio. Quindi il
mio impegno non sarà rivolto solo alle chiese presso le
quali presterò il mio servizio
ma, con l’aiuto di queste, anche alle realtà locali.
Così il mio cuore batte per
l’Evangelo e non posso fare a
meno di predicare. Modifi-.
cando un po’ le parole del
ministro etiope, potrei dire:
che cosa impedisce che io
predichi? Anzi, necessità me
ne è imposta, guai a me se
non evangelizzo! Predicare il
Vangelo di Gesù Cristo nella
società di oggi significa tenere presente che c’è una povertà che aumenta sempre
più, che esistono sacche di
discriminati, fasce di popolazioni ritenute di seconda categoria, tentativi di limitare la
libertà e i diritti di tutti per
favorire i pochi. Oggi predicare significa porre dinanzi ai
cuori e ai volti di tutti questo
specchio, in cui si riflettono
tutti i nostri limiti e i nostri
errori. L’Evangelo è oggi più
che mai critica al nostro desiderio di potere ed esortazione a essere vigili nel combattere l’ingiustizia.
Voglio ora farvi una richiesta: chiedo di accompagnarmi in preghiera nel momento
della consacrazione e di accompagnare in preghiera il
ministero di tutte e tutti coloro che hanno deciso di donare la propria vita al servizio di
quell’Evangelo che è libertà e
che è, soprattutto, vita speranza e sdvezza.
Caterina Dupré
Ho trent’anni, vengo da Roma, negli ultimi anni ho vissuto per studio o per lavoro a
Mosca, New York, Agape, Torino, Napoli, Torre Pellice... e
poi? Che cos’è che devo scrivere per una presentazione,
che cos’è che mi caratterizza?
Certo il fatto che sono nata in
una famiglia valdese e che fin
da piccola ho imparato a vivere le contraddizioni e le ricchezze dell’appartenenza a
una minoranza. La Chiesa
valdese, e in particolare la mia
comunità locale, è stata per
me come una «tribù» di appartenenza, che mi ha dato
sempre sicurezza, sostegno e
soprattutto un’identità forte.
La fede invece la considero
pienamente un dono di Dio,
che però all’interno della
Chiesa valdese riesco a vivere
con pienezza, malgrado i limiti che riconosco ^le nostre
piccole chiese.
C’è poi il fatto di essere nata in una famiglia italo-tedesca, che probabilmente mi ha
abituata a pensare il mondo
come vario; tra l’altro, i miei
genitori hanno sempre spinto me e i miei fratelli a viaggiare molto, e non per niente
ho finito per passare all’estero quasi tre anni della mia vita e questo ha ulteriormente
contribuito ad allargare i
miei orizzonti e allo stesso
tempo mi ha insegnato ad
apprezzare le particolarità
della realtà a cui di fatto appartengo. Su questo punto,
sulla scoperta della ricchezza
che può nascere dall’incontro con la diversità, è importante anche che menzioni il
mio interesse per la chiesa
ortodossa, allo studio della
quale ho dedicato vari anni e
molta passione.
La mia esperienza ecumenica e la mia passione per
rincontro con il diverso si è
poi anche pienamente espressa nel lavoro con la Federazione mondiale cristiana
studenti (Mcs) e poi nell’esperienza di Agape, due anni
vissuti con un gruppo che
cambiava costantemente e
con il quale bisognava formare ogni volta realmente una
nuova comunità. Agape è stata per me un’esperienza fondamentale da tanti punti di
vista, ma qui voglio sottolineare proprio questa dimensione della vita comunitaria:
ad Agape si vive in modo
concentrato quello che altrove viviamo diluito nel tempo,
e in ogni comunità è necessario essere disposti a mettersi
in discussione, studiare sempre nuovi modi per vivere insieme e permettere a ognuno
di partecipare mettendo a
frutto i propri doni.
Per ultimo, in ordine di
tempo, il mio periodo di prova: per un anno a Napoli, il
Sud d’Italia con le sue bellezze e le sue difficoltà, il lavoro
a Casa materna e in una chiesa di diaspora, piccola e vivace; poi i sei mesi alle Valli, il
Nord, una chiesa praticamente di maggioranza, le
grosse attività e i progetti
possibili solo in una chiesa
dai grandi numeri e allo stesso tempo la sfida di creare il
coinvolgimento di chi spesso
è valdese per nascita e non
anche per scelta... Insomma
sono tutte queste esperienze
e molte altre ancora che mi
caratterizzano, esperienze
che considero una mia ricchezza e un dono che da Dio
ho ricevuto e che voglio mettere al servizio della chiesa, al
servizio della predicazione
dell’Evangelo.
Jean-Félix Kamba Nzolo
Eccomi qua: vengo dalla
Repubblica democratica del
Congo (ex Zaire) dove sono
nato 34 anni fa. Vivo in Italia
da 14 anni: ormai sei diventato italiano, mi dicono, e la
mia risposta è po’ sì, ma soprattutto no. Da due anni
sono candidato al ministero
pastorale. In questo mio lungo periodo di prova ho vissuto in diverse comunità, Roma, Torre Pellice e Conegliano Veneto. Mi ricordo con
piacere le sostituzioni pastorali durante i due anni di
studio alla Facoltà valdese
nelle comunità di Firenze,
Rimini, Como, Trieste e Taranto: ho incontrato tante
persone tra credenti evangelici, cattolici e miscredenti.
Nel mio conversare con la
gente, mi sono sempre accorto che ci sono due domande
che mi vengono fatte con una
certa ricorrenza in ogni conversazione che ha per oggetto la mia presentazione. La
prima è di sapere se ci sono i
valdesi in Congo (appunto
perché mi presento come
valdese). La domanda è posta
soprattutto da persone non
evangeliche che incontro nella realtà della vita quotidiana.
Credo di capire che si tratta
di sapere se sono nato valdese o lo sia diventato in Italia,
quando e come.
La seconda domanda, che
è molto ricorrente nelle mie
visite pastorali, negli inviti a
pranzo o a cena e nelle mie
trasferte nelle comunità dove capito per la prima volta,
viene da persone evangeliche di altre chiese e dagli
stessi membri delle nostre
chiese. Vogliono sapere come ho conosciuto i valdesi. A
tutte e due le domande interessa la mia storia, è curiosa
e interessante la storia di un
valdese africano; e così mi
sono reso conto di dover
sempre spiegare la mia storia, a cominciare dalle origini cattoliche fino a oggi. Certe volte ho dovuto anche rispondere alla domanda riguardante la decisione per
diventare pastore nella Chiesa valdese.
Sono nato dai genitori
cattolici, anche se mio padre
riconosce con insistenza di
essere diventato cattolico
non per una personale convinzione ma per forza delle
cose, cioè del sistema ecclesiastico che si era stabilito.
Ai suoi tempi non c’era possibilità di scelta: la Chiesa
cattolica romana era l’unica
che si era imposta con maggiore vigore e rigore in diversi settori della vita; in poche
parole diventare un uomo
civilizzato significava battezzarsi con un nome occidentale, frequentare le uniche
scuole cattoliche che c’erano, sposarsi in cattedrale e
alla fine, come fece mio padre, insegnare nelle stesse
scuole per mantenere la propria famiglia. Sono il quinto
dei sette figli (sei maschi e
una sorella); i miei fratelli e
io abbiamo avuto una seria
educazione cattolica (famiglia, scuola, parrocchia): mio
padre, ora pensionato, è stato insegnante e preside nelle
scuole cattoliche per più di
50 anni. Ciononostante oggi
nella mia famiglia nessuno
della mia famiglia è cattolico
a parte i genitori che sono rimasti quello che la chiesa di
Roma aveva fatto di loro.
Quando sono venuto in
Italia, nel 1987, ero candidato vocazionale per la consa
K0ìERC
Regala
un abbonamento
orazione al sacerdozio
fico romano nell’Ordine
gli Agostiniani scalzi,
riodo di formazione coni
tuale, durato due anni,
to subito seguito da un al|
anche i
Éoinare
periodo di formazione 3
stituto teologico marchW
no affiliato alla PontiW ..„j
Università LateranenseÌ^“^
Roma. Dopo quattro anni
teologia, ormai deciso a no
diventare prete per certi m
tivi, fui trasferito di corsaa
l’Istituto superiore di Sdej
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religiose Redemptorist^
• Hi T nrptn cpmr\fo /n/.il
ter di Loreto, sempre colò "li ^
con le I
corsia c
degli ai
Nessun
gato alla Pontificia Univa
sità. Il motivo era chenij
dovendo diventare pn
non avevo diritto di consi
guire il baccellierato, quii
mi bastava un titolo accadi
mico a misura del laicoi
Magistero in Scienze relij
se. Dopo la discussione d(
mia tesi non misi più pia
in una chiesa cattolica.
Il passaggio alla Chig
valdese non è avvenutoli
modo automatico: dagli si
cattolici agli studi presso
Facoltà valdese di teoloi
sono trascorsi tre anni in
mi sono avvicinato a pocoi
poco alla realtà delle chii
evangeliche frequentane
per la prima volta la Chiei
cristiana evangelica dei Fu ri““ '
telli di Fano (Pesaro). Lìii
contrai tanta fraternità
quella testimonianza mi fei “ „ J-°
uscire dal disinteresse ni ®
quale troppo spesso sprofo»
dano i reduci del seminati
cattolico. Fu anche il temp
di diverse esperienze lavori
tive, e il tempo in cui ho co
nosciuto la Chiesa valdese i
Rimini, che mi ha per cosìi
re rigenerato, e il suo pasW
Bruno Costabel, a cui vai
mio saluto fraterno.
L’incontro con la Chtó
valdese avvenuto sei annih
ha suscitato in me un „
amore per la dottrina del
Riforma che occupa il con®
della svolta che ho dato w
mia vita. La semplicità®
culto protestante ha rapp^
sentato un traguardo
mia ricerca di un modo pcj
avvicinarmi a Dio unp®
meno ipocrita. Una cosa cei
ta è che, in tutti questi p®
saggi, il Signore nontnti»
mai lasciato solo. La decís®
ne di diventare pastore ne
Chiesa valdese è stata pt®^
solo successivamente ce
l’aiuto delle persone che
stavano vicino e gli inv'
diventare pastore come n>
do per partecipare agh
le mie conoscenze e le
esperienze vissute. Qu®.
desiderio è andato matut®^
do fino a convincermi
l’essenza della vita ,(
dente sta nel reso al Sig
servendo gli altri, tt®
nunciare l’Evangelo de
gno di Dio nella sua semp
cità e purezza.
TRASLOCHI
preventivi a richiesto
trasporti per
qualsiasi destinazioo
attrezzatura con autosc^
operante all'esterno n
a 43 metri
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Via Belfiore 83 Telefono 011-6270463^
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9
luglio 2001
-—tt—^ Commenti
PAG. 9 RIFORMA
^Genova, la grande manifestazione di sabato 21 luglio
loveva essere una festa, poi...
10 catti
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Tesso li
jjMTONElLAVISINTIN
_. . essere una festa,
scioni di diversi colo■: alternavano, c’era
L suonava e chi ballava,
aveva un fischietto e
gridava «Genova libera»
¿1^* del forte militare di
Ls^talia urlava «assassi^ gon riferimento all’omiio del giorno prima.
Sfamo proprio tanti e
gjijguando il corteo si è
ato. Poi abbiamo visto
levarsi, qualcuno
e veniva dando notijig'^ontraddittorie, ora che
c’aano stati scontri, ora che
jl^ggio era passato. I meii invitavano alla calma,
^he perché non si poteva
uniare indietro, da un lato la
e dall’altro lo strapiombo sul mare, pieno di
^otti di carabinieri. Gli elipotteri sulla nostra testa rodavano, noi applaudivamo
fflii le mani alzate scandendo «iionviolenza». Sull’altra
corsia del corso lo spezzone
degli anarchici, trancjuillo.
Nessun servizio d’ordine se
non sporadico.
Poi la notizia che il corteo
era stato spezzato in due. La
:e iniziale ha terminato il
ircorso e seguito il comizio,
ialeconda parte è stata di|ersa. Ci eravamo seduti per
iena, pensando che in questo modo la polizia si sarebbe
lata. Poi è stato un attimo.tono piombati su di noi,
ipténdoci di lacrimogeni,
ìcuno è stato colpito deliHtamente sui genitali. Da
Sla iuga. Ne hanno fatti de|meuna parte verso la collina e un’altra è indietreggiata
' 10 il mare. Qualcuno ha
junto i pullman dei maistanti, qualcun altro ha
[àto per la città spettral¡te vuota e sbarrata, raggiunto da successive cariche
iella'polizia solo per essere
in grappi sospettosamente
limerosi in attesa di prentleffiiltreno a Brignole o l’auto
mobile lasciata lontana, la
gran parte amareggiati e preoccupati, cercando di telefonare alle amiche e agli amici
dispersi i cui cellulari erano
schermati e irraggiungibili.
Eravamo preparati alla possibilità di scontri, ma non alla
strategia di infiltrazione delle
manifestazioni da parte di
gruppi prezzolati ed eterodiretti e di impunità verso azioni incendiarie che si sono
susseguite nella giornata a
opera di pochi isolati. Eravamo sorpresi di non vedere la
polizia al concentramento
iniziale del corteo, a protezione della manifestazione.
E poi la sera, l’attacco alla
sede del Global Social Forum. 50 persone all’ospedale
con le ossa rotte, gli hard disk, i floppy e le carte del centro giuridico sequestrati. Come non ricordare altre situazioni in cui gli assassini si
preoccupano di far sparire le
tracce? Questa settimana ha
saputo unire la protesta e la
proposta, laici e credenti,
movimenti e partiti, nativi e
migranti. È stata importante
e non verrà cancellata.
Ma questa settimana ha diviso ancor di più i popoli dai
governi, il cui piatto asservimento alla globalizzazione non ha bisogno di alcun
commento, e ha segnato una
divisione profonda all’interno della sinistra, da un lato
quella che ha governato fino
a maggio e che ha creato le
condizioni per questa settimana, e dall’altro quella che,
plurale, era nelle strade. Ma
grande è anche la distanza
fra la «gente per bene» che si
incontra sugli autobus e
guarda la televisione e chi
della macchina dell’informazione conosce le connivenze e le miserabilità. Genova
vuota è un grave segnale di
dissoluzione di una coscienza civile collettiva di fronte
alla militarizzazione di una
città e alla sospensione di
ogni diritto costituzionale.
La democrazia nel nostro
paese è in crisi, ma noi sappiamo che la gente, non sedicenti gruppi organizzati, dice
basta alla spoliazione dei popoli, alle guerre economiche
per controllare l’energia e
l’acqua, alla devastazione
ambientale che compromette le condizione di vita sul
pianeta, la cui la matrice sta
in una cultura di dominio e
sopraffazione. Dopo Budapest e in attesa della Consultazione del Pacifico ad agosto
sulla giustizia economica, si
aggiunge materiale a una riflessione protestante che deve necessariamente ritrovare
il coraggio di materializzarsi.
Verso la firma del documento delle chiese cristiane di Genova: da
sin. p. Michele, il Card Tettamanzi e J. Astfalk (foto Arrigo Bonnes)
Esserci è stato un errore?
portunità. Ma noi eravamo lì
per protestare contro questo
modo di considerare e utilizzare la globalizzazione che
mette lo sfruttamento delle
risorse in mano a pochi a discapito dei molti e mette
l’economia al di sopra delle
persone, dei sentimenti, di
Dio stesso. «Avevo fame e mi
avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere - Ma quando o Signore ti
abbiamo fatto questo?».
Già quando? Se noi ripensiamo a tutto questo, allora la
risposta non può che essere
ancora una volta «sì», era giusto essere lì, era giusto scendere in piazza per gridare anche noi, con la poca voce che
come evangelici abbiamo,
che non è giusto che pochi si
arroghino il diritto di governare sui molti dimenticando
il messaggio d’amore e di solidarietà che viene dal Vangelo. Gridare anche noi che veramente «un altro mondo è
possibile!». E se non ci crediamo noi...
Ma ne avevamo il diritto?
«Siate il sale di questo mondo
perché se il sale diviene insipido con cosa lo si salerà?
Siate la luce di questo mondo
ma se il lume si nasconde
sotto il moggio con cosa si
farà luce?». Non so se è presuntuoso volersi considerare
sale e luce di questo momjo.
Certo è che abbiamo un
mandato: essere testimoni
della parola di Dio che è una
parola d’amore, di fraternità,
di solidarietà e siamo chiamati ad assolvere alla nostra
chiamata, alla nostra vocazione, non soltanto a parole
nel chiuso delle nostre chiese
magari con le porte chiuse
perché nessuno ci disturbi.
L’azione dei Black Block
non aveva solo lo scopo di
fare violenza. Una sola televisione nazionale, l’unica
che non è di Berlusconi, e
quelle cittadine hanno parlato di testimoni oculari che
affermano di aver visto per
sone con il viso nascosto da
passamontagna scendere
dalle camionette della polizia, mischiarsi ai manifestanti e cominciare a lanciare
pietre e bombe molotov per
scatenare la reazione delle
forze dell’ordine. Io non so
se questo è vero, certo è che
sono testimone personalmente, e non solo io ma anche Franco Giampiccoli e
Renato Malocchi che si sono
trovati in mezzo alla battaglia, che la polizia avrebbe
potuto bloccare i gruppi violenti se avesse voluto e non
l’ha fatto permettendo loro
di vagare per tutta Genova
mettendola a ferro e fuoco e
caricando solo quando a
contatto con gruppi pacifisti.
L’azione del Black Block ha
avuto lo scopo di mettere il
silenziatore alle ragioni della
protesta annullando completamente la voce dei contestatori. Ho ricevuto e-mail che
mi dicevano: «Mi dissocio
dalla posizione che ha preso
la Feelp perché così avete
protetto il Gsf aiutandolo a
mettere a ferro e fuoco la
città». L’azione violenta degli
anarchici ha avuto il solo risultato di rovinare mesi e
mesi di preparazione per riuscire a portare davanti a questo G8 non una manifestazione vuota, ma una protesta
«globale» con dei contenuti
che fossero le ragioni dei dimenticati di questo mondo. E
a rendere forti questi contenuti hanno contribuito più di
750 associazioni in tutto il
mondo comprese quelle cristiane sia cattoliche che
evangeliche.
È stato un errore? Durante
la marcia dei migranti del 19
marciavamo davanti a uno
striscione che riportava una
frase di M. L. King che diceva:
«Io non ho paura delle azioni
dei malvagi, ma del silenzio
degli innocenti». È stato un
errore? Io credo di no!
Luca Monaco
presidente della Federazione delle chiese evangeliche
in Liguria e Piemonte
meridionale (Feelp)
Le altre iniziative a Genova
Lunedì 16 luglio
Al Circolo Arci «1° maggio» di San Nicolò, Genova, organizzato dalla Conferenza mondiale delle religioni per la pace, si è
svolto un incontro interreligioso di riflessioni, preghiere, canti
su giustizia e globalizzazionecon rappresentanti cattolici,
buddisti, musulmani, indù, sikh e protestanti.
Martedì 17 luglio
Nella chiesa valdese di via Assarotti, organizzato dal Consiglio delle chiese evangeliche della Liguria, si è svolta una riunione di preghiera sul G8.
Giovedì 19 luglio
Alla presenza del cardinale Tettamanzi, del vescovo ausiliare Tanasini e dei rappresentanti della Chiesa luterana, pastore
Astfalk, della Chiesa anglicana, pastore Blyth, della Chiesa ortodossa, padre Michele, della Chiesa valdese, pastore Fanlo y
Cortés, della Chiesa metodista, pastore Bonnes, della Chiesa
battista, il fratello Brombale, della Chiesa valdese di Sampierdarena, il fratello Adriano Bertolini (erano assenti perché fuori
città gli altri due firmatari: i rappresentanti della Chiesa awentista e della Chiesa riformata svizzera), è stato firmato un importante documento (il testo integrale si trova in questa stessa
pagina) da consegnare agli 8 grandi della Terra, (e.p.)
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a presi
Ite c»!
cheli
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f\e0
Il testo integrale del docunnento inviato agli otto «Grandi» della Terra sottoscritto il 19 luglio dalle chiese cristiane di Genova
Un grande impegno comune per il bene e il progresso deH'umanità
Alle donne e agli uomini che rappresenterò a Genova, nella riunione del 20 luglio,
igovr 8 paesi più ricchi della Terra:
^Vbi grazia e pace» (2 Corinti 1,2)
_ E il saluto delle chiese cristiane che sono in
®6nova.
H rivolgiamo in particolare a quanti si pro«ssano credenti in Cristo e provengono da
l®Poli nella cui storia la fede cristiana ha avuh una grande incidenza: per la loro conoI della rivelazione di Dio contenuta nel» Bibbia, i credenti possono meglio di altri
^ptendere il significato del presente mes
Lincontro che terrete nella nodtra città è
‘'Occasione che richiama noi stessi alla
atura**
mi
ielc«*
Signo**
lell'a**’
delff
serip*'
ita
ine
cala
ino
:Hi
lino
5298
ione del cuore e della vita. Ci ammosceUprofeta Isaia: «...basta con i vostri criE ora di smetterla di fare il male, impa>.®®^ore il bene. Cercate la giustizia, aiutate
r®^tessi, proteggete gli orfani e difendete
«Wdoye» (Isaia 1,16-17).
J’Ot riconosciamo di non avere sempre soluto e difeso a sufficienza il diritto ad una
■ della persona umana.
è soprattutto «l’amore di Cristo» che «ci
siamo sicuri che uno è morto
Corinti 5, 14). Per questo siamo
^"gati ad annunciare l’Evangelo della salper tutti gli uomini (efr 1 Corinti 9, 16).
grande valore ha ogni uomo se è stato
Piti n ®rizi se è con il più piccolo e il
* Povero che si Identifica il Signore della
*®;a(cfr. Matteo 25)!
lj»i.*®E’'''^''alità e le religioni sono forze priviP®''.svelare e tutelare la dignità di ogni
He - *}?•. Siamo convinti che nessuna decisioptjL *P®a’ economica e finanziaria possa
dalle esigenze dell’etica, che vela persona con la dignità dacheifT Creatore e con i compiti affidatile anPer *^^PP°'^° risorse dell’universo.
chiediamo anche a voi di accoappello del profeta e di
albj|M®®re l’urgente impegno di dedicarci
progresso dell’umanità.
' feriamo dirvi che molti di noi in que
sti giorni pregheranno perché gli atteggiamenti indicati ispirino, anzi penetrino il vostro incontro e ad esso assicurino un tono di
sensibilità profondamente umana, pregheranno perché «un cuore nuovo» (Ez. 11, 19)
muova alla conversione quanti verranno in
questi giorni nella nostra città, pregheranno
perché «giustizia e pace si bacino» (Salmo
85, cfr. Salmo72).
Noi crediamo nella potenza della preghiera.
Riascoltiamo, come primi interpellati, le
parole che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli:
«Come sapete, quelli che pensano di essere
sovrani dei popoli comandano come duri padroni. Le persone potenti fanno sentire con
forza il peso della loro autorità. Ma tra voi
non deve essere così. Anzi, se uno tra voi
vuole essere grande, si faccia servo di tutti; e
se uno vuole essere il primo, si faccia servitore di tutti» (Marco 10, 42). Ci sentiamo impegnati nel farci servitori di tutti. Non vogliamo
quindi lasciare soli i popoli, specie quelli del
Sud del mondo, nel processo di una globalizzazione che non garantisce valori autentici,
accoglienza ai profughi, sicurezza di vita e
convivenza pacifica tra etnie e popoli diversi.
Non vogliamo lasciare i popoli vittime della
guerra, che è madre di tutte le povertà. Proponiamo anche a voi lo stesso spirito di servizio. Solo questo spirito può dare legittimità
morale e credibilità a decisioni e a scelte che
si ripercuotono sulle sorti presenti e future di
tutta l’umanità. L’atteggiamento di servizio,
infatti, non cerca gli interessi di pochi ma il
bene di tutti, esige il dialogo con tutti e promuove la solidarietà operosa, specialmente
con coloro che gridano il loro dolore, che vogliono riconosciuta la loro dignità, che reclamano il rispetto dei diritti che sono propri di
ogni persona umana.
Il grido dei poveri della terra! Lasciate che
anche noi osiamo farcene voce. Molti credenti, nelle varie nazioni, anche nelle nostre
e nelleivostre, vivono in mezzo a loro e ne
condividono la sorte. Chiediamo che i «diritti
dell’uomo» non siano recepiti solo in dichiarazioni di principio, ma siano affermati con
decisioni e gesti politici ed economici concreti; in caso contrario la sopraffazione e
l’esclusione continueranno ad essere ampiamente praticate, ostacolando la costruzione
effettiva di quella comunità «globale», in cui
tutti i popoli, tutti gli uomini, nella valorizzazione delle loro specifiche diversità e risorse,
abbiano parte ai beni del creato e del comune lavoro umano. Di più, non possiamo ridurre il rispetto dei diritti umani solo alla
fruizione dei beni economici, ma anche di
quelli spirituali, morali e culturali.
Ognuno di noi ama la propria terra, il proprio paese, la propria tradizione religiosa.
Ma questo amore, che arricchisce le nostre
diversità, non deve mai trasformarsi in diffidenza, paura e odio per l’altro. Denunciamo
le chiusure dei nazionalismi coihe vere malattie dell’umanità; diciamo di no all’odio e a
ogni scelta da esso dettata. Possano i popoli
vedere il giorno in cui le differenze siano
considerate ricchezza comune.
Sentite al vostro fianco, sempre e in particolare nei giorni dell’incontro, anzi vogliate
al vostro tavolo di lavoro i poveri della terra, i
miti, gli assetati e affamati di giustizia, coloro
che piangono, i misericordiosi, i perseguitati
(cfr. Matteo 5)
Nessun popolo sia da voi escluso dal diritto di sedere a pieno titolo alla mensa comune.
Per questo chiediamo interventi programmatici puntuali ed efficaci, secondo le irrinunciabili esigenze della giustizia e della solidarietà tra i popoli. In questa linea si muovono le proposte che vengono da più parti e
che noi stessi condividiamo.
In particolare, ricordiamo che durante la
riunione del G7 a Colonia nel 1999 furono
prese risoluzione impegnative. Ci riferiamo
soprattutto alla riduzione del debito dei paesi Hipc, alla riqualificazione degli standard di
ammissione alla riduzione, alla conversione
del debito in programmazione per lo sviluppo, alla riformulazione dei criteri operativi
degli istituti finanziari sovranazionali e alla
riforma delle loro competenze. Queste riso
luzioni sono rimaste in gran parte inoperanti, nelle remore di competenze e procedure,
indifferenze, pregiudizi e reticenze; quando
non sono state addirittura sconfessate. Quale
credibilità può dare tutto questo? Non solo
chiediamo l’attuazione di quelle risoluzioni,
ma riteniamo necessario il loro aggiornamento, con la piena adozione degli obiettivi
della campagna «Jubilee 2000», è a dire la
cancellazione totale o parziale del debito dei
paesi in via di sviluppo fino a una quota realmente da loro sostenibile, l’attivazione di
procedure arbitrali bilaterali, la riconversione del debito al servizio dello sviluppo.
Chiediamo ancora di non sottovalutare
l’aggravamento dei sintomi di violenza
strutturale presente nella globalità dei rapporti culturali, ambientali ed economici, per
molti dei quali sembra vicino il punto di non
ritorno.
Politiche insensibili al degrado della vita
umana e sociale compromettono, anche per
chi le sostiene, il bene stesso della pace e
dell’umana convivenza. Chiediamo che tali
politiche siano del tutto ripensate.
Concludiamo questo messaggio proponendo anche a voi l’appello che rivolgeva
l’apostolo Paolo in occasione di una colletta
a favore delle comunità più indigenti, adattandolo alle esigenze di giustizia che toccano
interi popoli ai nostri giorni;
«Voi conoscete (...) la grazia del Signor nostro Gesù Cristo; per amore vostro, lui, che
era ricco, si è fatto povero, per farvi diventare ricchi con la sua povertà. Voi che sin
dall’anno scorso avete cominciato non soltanto ad agire, ma anche a volere questa iniziativa, fate ora in modo di portarla a termine. Come siete stati pronti nel prendere
l’iniziativa, siatelo anche nel realizzarla con i
mezzi che avete a disposizione (...). In questo momento voi siete neH’abbondanza e
perciò potete portare aiuto a loro che sono
nella necessità. In un altro momento saranno loro, nella loro abbondanza, ad aiutare
voi nelle vostre difficoltà. Così ci sarà sempre uguaglianza» (II Corinzi 8,9-11; 13-14).
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 27 luglio
Pregare e lottare per la giustizia economica
in mezzo a noi e si dispone
alla preghiera e all’ascolto
della Parola. Anche, anzi,
proprio in un momento di
concitazione e di tumulti che
oscurano la ragione.
Luca Monaco, presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria e
del Piemonte meridionale,
che con l’appoggio della Federazione nazionale ha organizzato questo e gli altri momenti di presenza degli evangelici, dà il benvenuto e illustra il programma di oggi e di
domani. Ha il volto segnato
dalla fatica e dalla tensione di
giorni, settimane, passate al
telefono, alla posta elettronica, alle riunioni, ai contatti,
alla ricerca di sistemazione
per tutti coloro che intendevano venire da fuori. Ciononostante, ha trovato il tempo
per pensare contenuti e ci
consegna una bella lettera di
un pastore luterano del Salvador, Roberto Pineda, che è
stata tradotta e viene letta
con commozione.
Con il suo sermone il pastore Franco Giampiccoli, membro del Consiglio della Fcei e
coordinatore della Commissione globalizzazione e ambiente, rende vivo e attuale
per noi un brano antico di un
libro apparentemente beffardo Q’Ecclesiaste) e atemporale e ci fa scoprire le sorpren
denti analogie con il tempo
presente additando tre atteggiamenti: la denuncia («Io ho
visto - dice l’Ecclesiaste quello che accade»), bisogna
reagire all’ipnosi di chi ci impedisce di vedere le cose nella
loro globalità e nella loro vera
natura; la solidarietà verso
coloro che «non hanno chi li
consoli», il non lasciare una
gran parte dell’umanità nella
solitudine e nella sofferenza:
la sobrietà da parte di chi vive
nell’abbondanza perché si accontenti della «cultura dell’abbastanza».
Dopo le preghiere spontanee e la benedizione, il grappo si posta nella vicina piazza
Pestarino, dove è prevista e
autorizzata una manifestazione pubblica. Anche qui, l’atmosfera surreale di una città
deserta, salvo qualche anziano e alcuni bambini che giocano e della volante inviata a
vigilare, non ci induce allo
scoraggiamento. Qualche finestra dalle case intorno si
apre, qualche raro passante si
ferma, i vari messaggi sono
comunque un’importante
chiave di lettura per tutti noi,
uno sforzo per comprendere
lucidamente (il «vedere» dell’Ecclesiaste) ciò che accade
intorno a noi.
Adriano Bertolini, della
Chiesa valdese di Genova,
spiega che la città simboleg
DALLA PRIMA PACI
La battaglia di Genova
Poi, venerdì e sabato, due
giornate di violenza incredibile, che oltre a provocare la
morte di un ragazzo e la distruzione di interi quartieri
della città, ha profondamente
compromesso e forse inquinato il Gsf e le sue iniziative,
tra cui l’imponente manifestazione di sabato che ha resistito come ha potuto alle
incursioni dei violenti e alle
cariche della polizia. I mezzi
di informazione hanno abbondantemente riferito i fatti
e posto la domanda insistente di come ciò sia potuto accadere. Mi limiterò qui a riferire cose che abbiamo visto o
constatato di persona.
Nel raggiungere, attraverso
non poche peripezie, l’altra
parte della città per partecipare al programma predisposto dalla Federazione della
chiese evangeliche della Liguria e Piemonte meridionale per venerdì pomeriggio.
Renato Maiocchi e io ci siamo imbattuti in un grappo di
neri. Passamontagna neri, tute e bandiere nere, mettevano a fuoco e distruggevano
quanto capitava loro a tiro.
Abbiamo appreso che erano
reduci dalla distrazione della
redazione del «Corriere Mercantile» e dall’assalto alle
carceri di Marassi. Agivano
indisturbati. Forze dell’ordine totalmente assenti.
Ancora: il parco in cui era
attendato il grappo Fgei è stato invaso e praticamente
espropriato dai neri che si sono dati a una persistente demolizione di un vicino parco
giochi per bambini per munirsi di sbarre e materiale di
ferro. Dalle case circostanti
ima donna ha visto e telefonato ripetutamente alla polizia. Nessuno si è presentato.
L’angosciosa domanda non
fa che ripresentarsi martellante mentre percorriamo le
vie attraverso cui è passato
indisturbato il tornado umano, anzi disumano: perché
tutto ciò è potuto accadere?
Ho così vissuto un’esperienza profondamente ambivalente, quasi schizofrenica.
Da una parte mi sono sentito
ritrasportato nel mondo degli Armi 60, quando la politica appassionava ed era fatta
di contenuti, di studio, di
informazione e di militanza.
Dall’altra mi sono sentito
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15-10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redazione.torino@riforma.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, PiervaWo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolariti, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pone,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
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Ritorma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 29 del 20 luglio 2001 è stalo spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 18 luglio 2001.
già in questi giorni un hmo: o
il movimento diventa un laboratorio in grado incidere
sull’assetto che i potenti della
terra stanno dando alla globa-,
lizzazione, oppure fallisce e
allora si chiudono le speranze
di fermare la china della fame,
dell’oppressione, della distruzione delle risorse e dell’ambiente verso la quale stiamo
precipitando. Franco Giampiccoli, facendosi carico dell’assenza forzata del vescovo Mandiate, smaschera con
dati e argomenti l’affermazione dei G8 secondo cui esso
avrebbe «la stessa agenda dei
contestatori», è cioè la risoluzione dei problemi della povertà è dell’ambiente. Contro
un debito di 2.500 miliardi di
dollari, la «grande» iniziativa
di remissione affidata all’apposito fondo internazionale
ne ha rimessi soltanto 34.
Il pastore Bruno Giaccone, di San Marzano Olivato,
membro del Comitato del
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, illustra poi il documento proposto e diffuso dal
Servizio collocando la questione dell’immigrazione nel
contesto più ampio della globalizzazione. Infine Antonella
Visentin, membro della Commissione globalizzazione e
ambiente della Fcei, porta alla ribalta uno degli elementi
più trascurati, anche nelle
manifestazioni di questi giorni, appunto Fambiente, e
spiega come la cosiddetta «libera circolazione delle merci»
sia in realtà spesso un fenomeno selvaggio che devasta
modi di vita, di coltivazione e
di produzione con ricadute
spaventose sull’ambiente,
che ne è la vittima silenziosa.
Al termine di questa modesta ma seria manifestazione
ci lasciamo con po’ di inquietudine; pensiamo alla pattuglia della Fgei che rientra in
un campo inquinato dalla
presenza di elementi violenti,
pensiamo alle strade che tutti
noi dobbiamo inventare per
tornare indietro. Franco
Giampiccoli e io, accompagnati fin dove possibile in automobile, percorriamo poi a
piedi la zona della devastazione, banche, negozi, distributori di benzina, chioschi,
con un groppo alla gola, con
la rabbia per l’oscuramento
che questo determinerà degli
sforzi di migliaia e migliaia di
militanti, di centinaia di organizzazioni che hanno lavora
proiettato in un mondo tipo
Biade Runner, di disordine
incontrollato e di violenza
integrata. Ma non mi arrendo all’idea di vivere lacerato
tra un passato e un futuro
ugualmente irreali. Vivo nel
presente, ad occhi aperti,
partecipando all’utopia di
«un altro mondo è possibile»,
sorretto dalla speranza di
nuovi cieli e nuova terra da
testimoniare qui e ora.
Franco Giampiccoli
to senza posa per preparare
un grande evento pacifico. E
pensiamo che domani mattina, sabato, il previsto convegno intemazionale in cui, facendosi carico anche di questo, il pastore Giampiccoli avrebbe dovuto parlare sul debito, in sostituzione di Mandiate, non ci sarà.
Viceversa, il mattino dopo
ci rechiamo al grande tendone sul lungomare. Si stanno
leccando le ferite, i violenti
sono passati anche di qui rubando attrezzature e documenti. Diamo una mano, insieme ai pochi presenti, a rimettere un po’ d’ordine. Ed
ecco che, sia pure con un po’
di ritardo, la gente affluisce,
la voglia di riflettere non è
spenta, quando il convegno
inizia il tendone è pieno, c’è
gente in piedi. Una decina di
rappresentanti di diversi movimenti e paesi prende la parola. Il tema è il debito e il
moderatore invita, dato il poco tempo disponibile, a con
Genova: il culto nella chiesa della Riconciliazione (foto A. Bonnes)
centrarsi sul futuro, sulle proposte. Ma la maggior parte
degli oratori ha difficoltà a seguirlo, ed è comprensibile:
sono venuti da situazioni dove il debito sta provocando
devastazione spaventose, alcune note altre meno note e
al di là di ogni immaginazione e nei pochi minuti assegnati ad ognuno sentono l’urgenza di gridare a tutti quello
che accade nei loro paesi.
Franco Giampiccoli, nel
suo intervento, pur accennando a dati e situazioni, insiste soprattutto sul senso
della nostra presenza in questo contesto: le chiese cristiane sono un possibile canale
di diffusione delle informazioni e di coscientizzazione. Il
Consiglio ecumenico si sta
muovendo in questo senso da
vent’anni, col programma
«Pace, giustizia e salvaguardia del creato» ora con nuovi
strumenti. Soprattutto, sottolinea Giampiccoli, si diffonde
la consapevolezza che questi
problèmi non possono assolutamente essere tenuti fuori
da una prospettiva di fede;
infine riconosce con franchezza che per ora tutto questo lavoro ha prodotto nelle
chiese una minoranza consapevole, ma si sta lavorando a
trasformare questa minoranza coscientizzata in maggioranza attiva nella battaglia
contro il debito, a difesa della
pace della giustizia e dell’ambiente. Gli applausi che accompagnano a più riprese il
suo intervento ci convincono
che era importante essere
presenti in questo contesto e
testimoniare di una militanza
cristiana che non mette da
parte ma al contrario considera centrale l’impegno per la
giustizia e per il creato.
Anche il quarto appuntamento specifico, l’incontro
con frati e le suore della chiesa di Boccadasse ha potuto
aver luogo. Dalla manifestazione già in corso nel pomeriggio alcuni di noi si sono
staccati, come piccola delegazione (la chiesa di Bocadasse
era un punto centrale del percorso della manifestazione
stessa) per prendere parte
con un paio di nostri interventi alle giornate di digiuno
e di preghiera da essi organizzate. Accolti con un simpatico simbolo sulla porta della
chiesa, tra la folla, e cioè un
gotto d’acqua versataci da
una brocca, in segno di accoglienza, il pastore Teodoro
Fanlo y Cortés, il pastore
Giampiccoli e la sorella Giovanna Vernarecci hanno portato il nostro messaggio ed
espresso la nostra gioia per la
consonanza ecumenica evidente fra gruppi di cattolici e
di evangelici su questi temi.
Renato Maiocchi
1^*
Le lettere che riceviamo in
redazione sono molto diverse le une dalle altre. Alcune pongono delle domande e
altre, spesso lunghe e articolate, cercano di dare risposte:
alcune pongono quesiti su
temi teologici, altre descrivono stati d'animo. Alcune sono tristi, altre serie e alcune
mostrano un certo senso
dell’umorismo. È probabilmente il caso di un nostro
ascoltatore napoletano il
quale ci scrive a proposito
della molteplicità di chiese e
movimenti cristiani. La sua
lettera inizia così: «Io ho
sempre saputo che fra le varie confessioni cristiane sono
più gli elementi che uniscono
che quelli che dividono. Ho
anzi, la fantasia che queste
divisioni possano essere una
furbizia di Dio per... far suo il
maggior numero di persone
possibili. Ma sicuramente
questa è una riflessione che
qualcuno avrà già fatto».
Vorrei ringraziare questo
- 'CZdtù
LUCA BARAHO
nostro amico per averci voluto comunicare questa sua
fantasia e soprattutto per il
tono simpatico con cui l’ha
condivisa con noi. Per molti la
molteplicità delle chiese rappresenta un problema: come
si può parlare di verità se poi i
cristiani sono divisi in tante
confessioni e denominazioni,
spesso ostili le une verso le altre. E questo certo è un problema reale: il rifiuto del dialogo e, ancora di più, l’incapacità di dialogare contraddistinguono ancora troppi cristiani. Tuttavia è del tutto logico aspettarsi che il cristia
esperienza umana.
CORRIERE DELLA
Universalismo -1
Sulla prima pagina del
luglio Ernesto Galli delL
Loggia attacca il contribuì
cattolico al movimento aj
ti-globalizzazione: «L’i^
cristiana che tutti i popoli
quindi tutte le culture dii
seminate sui cinque conti
nenti possano e debbano ti.
conoscersi in un solo Dio
nel Dio della tradizione mo
noteistica ebraica - scrive
incarna sicuramente uno
dei progetti di riunificazio.
ne-omologazione del pij.
neta più ambiziosi (...). inj.,
vitabilmente, ahimè, è anche uno dei più distruttivi
Non discuto il bilancio po
sitivo in termini spirituali«
civili che le varie popolazioni possono (...) aver tratto
dall’evangelizzazione, maj
indubbio che questa ha innanzitutto significato la vii.
tuale cancellazione di i
sfondo religioso, di ogni
struttura di pensiero edl
costumi, di ogni universo
antropologico incompatibile con il modello cristiano»,
laRepuhUka
Universalismo - Il
R
Li
Risponde lo storico catto-,
lico Pietro Scoppola (10 luglio): «Sembra francamente]
una forzatura storica quel
di voler stabilire un rapporto fra universalismo cristia-j
no e globalizzazione rimproverando al primo dia-|litras]
ver imposto ai popoli colo-||ilnqu(
ione
Itivati
lien
nizzati i suoi modelli. L’idea ebraico-cristiana di
una paternità di Dio che si leppun
estende a tutti gli uomini e
di una conseguente frater-‘
nità universale fra tutti gli
uomini, è radicalmente eri'
tica di ogni situazione storica di asservimento dina
popolo o di un solo uonie posizio
ad un altro uomo o a-un sistema economico (...)- Tuttavia sappiamo tutti che il
nome deiruniversalisiM;
cristiano si sono commessi
grandi atrocità; conversioii
di massa imposte conh
forza, civiltà e religioni non
cristiane cancellate. Ma
sappiamo anche che queste
deviazioni hanno trovato
nel principi stessi delTuni-’
versalismo cristiano
opera di credenti e non credenti, la spinta al loro superamento (...) l’idea della
missione avamposto della
colonizzazione è stata combattuta e cancellata dalla
Chiesa agli inizi del XX secolo, prima ancora che
prendessero avvio i processi di decolonizzazione»
Quest
però di’
Siene
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lercati
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luti COI
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Mllem
Nelle
Certamente, poi, Ofe- -r
ha il suo contrario, halle* uve
lene
111 la avi
»itàm
nesimo sia così aperto alla
molteplicità. Veramente il cristianesimo sarebbe più credibile se l’evento che sta alla
sua base (l’evento di Gesù
Cristo, la sua vita, le sue parole, i suoi gesti, la sua morte e
la sua resurrezione) avesse
prodotto un’unica esperienza,
circoscrivibile a un solo modo
di concepire e sentire la fede,
un solo modo di vivere insieme e di riunirsi. La molteplicità, nel suo aspetto positivo,
altro non è che l’effetto di un
evento troppo grande per essere racchiuso in una sola
doppio. La molteplicità?
diventare dispersione e m uni
zionamento; la diversità dj Mblh
sione; e certo c’è anche5^®1
approfitta di questo
per dire che ognuno dev^
manere rintanato nel pt®r
cantuccio a coltivare il L
prio orticello. Nel carni»
ecumenico, invece, c e - .
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corsi che riconducotì®^
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proprio come il nostro a
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tutti voi che ci ascoltatebuona domenica. ,.
(Rubrica «Parliamone
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data in onda domenica
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PAG. Il RIFORMA
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Il campo danneggiato dall'alluvione
A Bobbio niente pallone
Volete dare due calci a un pallone? A Bobbio Pellice non si
può. Il campo sportivo comunale è stato gravemente danneggiato dall’alluvione e solo nelle ultime settimane è stato ripristinato il terrapieno. Ma per poter giocare ci vuole altro: a cominciare dall’intervento di inerbimento e di recinzione. Così
l’attività della scuola calcio del Barcanova, società vicina al
Torino, che era stata organizzata durante l’inverno in collaborazione con il Comune e il Centro vacanze e programmata per
il periodo giugno-luglio, si è svolta al campo del Collegio a
Torre Pellice. E intanto il cancello del campo resta chiuso,
malgrado a maggio la giunta abbia riconfermato la gestione
del complesso sportivo alla società Alta vai Pellice.
Nella piazza di Luserna Alta
La Loggia ristrutturata
Da ormai diversi anni l’iniziativa della Provincia di Torino
«Città d’arte a porte aperte» riscuote un buon successo e, per
quanto riguarda la vai Pellice, vede nelle diverse stagioni quasi
tutti i Comuni protagonisti. Domenica scorsa è stata la volta di
Luserna San Giovanni che ha colto l’occasione di questa ma^
nifestazione per presentare in anteprima al pubblico la Loggia
dei mercanti di Luserna Alta ristrutturata, così come la piazza
circostante. La scelta di abbinare alla giornata anche un mercatino dell’usato ha portato nel vecchio borgo tanta gente.
Persone che in questo modo hanno scoperto alcuni dei «tesori» più 0 meno nascosti di Luserna Alta: torre, stradine interne
completamente rifatte, portici suggestivi.
Rifoema
Ji
Fondato 1848
Per risultati ottimali è necessaria una maggiore consapevolezza da parte dei produttori
Rilanciare l'agricoltura di montagna
io sviluppo di attività produttive rispettose dell'ambiente richiede un'adesione convinto sulle
modalità operative: l'adottamento di una «filiera corta» ridurrebbe i passaggi più costosi
fiaVALDO ROSTAN
E" spesso convinzione
chef territori montaninon possano essere
ipetitivi sui mercati
ietto agli attuali metod di produzione e distriione (grandi superfici
ivate, elevato impatto
¡Mentale, ampia rete
ditrasporti) e che colunque un adeguamento deUè attività produttialpine non sarebbe
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r^coltura di montapia a patto che essa riesca a conquistarsi una
posizione di nicchia di
mercato specifica attraverso la produzione e la
f^umercializzazione di
pdotti di qualità ottenuti con tecniche rispettose dell’ambiente e senaaferticorso a trasporti a
taga distanza. Un preMajtllipposto necessario è
peti) quello di riuscire a
;ere un maggior
3 sociale sul futoo dell’agricoltura tra
agricoltori di
, _ a, le popolazio
ntipsidenti e in particogli operatori, (turistiperché no, anche
mense delle scuole
“delle residenze come
a chi ospedali o case per aniroces- e infine i turisti.
B». ^coniniercializzazio
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lavoro delle aziende prese singolarmente. In futuro si prevede che i generi
alimentari biologici e tradizionali conquistino ampie fette di mercato: già
, adesso alcune catene di
distribuzione riescono a
soddisfare con difficoltà
la richiesta di questo tipo
di prodotti anche perché
le produzioni locali risultano insufficienti e perché è difficile per i piccoli
produttori riuscire a fare
arrivare i propri prodotti
alla distribuzione: accade
sempre di frequente che
prodotti assai pubblicizzati (l’esempio più classico in questo periodo è il
sarass del fen) siano poi
quasi introvabili e comunque in quantità inferiore alla richiesta. Questo problema sottolinea
la necessità di organizzare la produzione e, di
conseguenza, le strutture
cooperative di distribuzione e vendita.
Partendo da queste
considerazioni la Cipra
(Commissione per la
protezione delle Alpi),
insieme ad altri soggetti
nazionali sta non solo
conducendo una riflessione concreta ma anche
ipotizzando azioni specifiche basandosi su finanziamenti europei. In sostanza si sta valutando la
possibilità (necessità) di
sfruttare una sorta di «filiera corta» approfittando del fatto che la presenza turistica grazie alle
brevi vie di smercio consente di ridurre i costi di
trasporto e le spese di intermediazione e di aumentare gli introiti degli
agricoltori che diventano
produttori di prestazioni
intermedie turistiche.
L’azione di censimento
delle produzioni agricole
biologiche in atto i questi
giorni in vai Pellice potrebbe consentire di definire un «paniere» di prodotti da offrire al territorio: in esame le possibili
collaborazione con le
scuole, con i privati ma
anche, ad esempio, con
la cucina dell’ospedale di
Torre Pellice che potrebbe entro pochi mesi realizzare i pasti anche per
altre strutture della zona.
Stabiliti i bisogni, verificate le potenzialità, le
aziende agricole potranno indirizzare le proprie
scelte a soddisfare le necessità del territorio, in
sostanza ottenendo prodotti «già destinati e venduti» in partenza. Si tratterebbe di nuove occasioni di lavoro, forse anche di posti in più: le
aziende agricole possono
sicuramente avere un futuro nelle Alpi, ma a condizione che gli agricoltori
sappiano combinare disponibilità innovativa e
spirito imprenditoriale
con un reddito paragonabile a quello del resto
della popolazione locale
dedicando al lavoro un
tempo ragionevole.
In vista delle Olimpiadi
Troppo tardi
0 troppo presto?
Troppa fretta o eccessive lungaggini nella realizzazione delle opere
per le Olimpiadi di Torino 2006? La «scommessa» è riuscire a realizzare
quanto serve per i giochi
e per migliorare globalmente la situazione delle
valli, sul piano sportivo e
delle infrastrutture di
servizio, senza che ciò
rappresenti una sorta di
«sacco» del territorio.
Così quasi in contemporanea le associazioni
ambientaliste piemontesi
hanno ribadito le loro riserve e il loro «allarme»
sulle procedure in corso
che vedranno costituirsi
una «corsia preferenziale
per le opere pubbliche a
discapito del controllo
democratico e della trasparenza». E nello stesso
tempo Ton. Giorgio Merlo, insieme ad altri parlamentari piemontesi, di
opposizione e di maggioranza, ha promosso nelrS” commissione una risoluzione che impegna il
governo «ad adottare lo
strumento più idoneo, ad
esempio un decreto o
una proposta di revisione
complessiva delle leggi,
per affrontare con tempestività, nel rispetto della trasparenza e della regolarità delle procedure, i
problemi legati alla realizzazione delle opere
previste dalla legge che
disciplina lo svolgimento
delle Olimpiadi e, al contempo, a favorire quelle
misure finalizzate a consentire risparmi di tempo, ad evitare l’inutile sovrapposizione di controlli nei confronti dell’Agenzia». Ma intanto l’osservatorio ambientalista sulle Olimpiadi pone l’accento sulla mancanza di
fondi per mettere in atto
le misure compensative
dell’impatto ambientale:
«Chi pagherà, chi si indebiterà se non gli enti locali e la comunità tutta a
fronte di utili che si spartiranno in pochi?».
L’osservatorio punta il
dito su alcuni progetti
«inquietanti»: «decine di
bacini artificiali in alta
quota, cinque trampolini
di salto a Pragelato, un
nuovo villaggio olimpico
a Sestriere, vecchie borgate a rischio».
ICONTRAPPUNTOI
RIFIUTI E BIOLOGIA
GLOBALIZZATA
OAUDUTION
La digestione da un
punto di vista globale è il
processo attraverso il quale un dato quantitativo di
materia che sarebbe squilibrante se rimanesse inalterato in un ecosistema,
viene modificato da una
specie o qualche volta da
un singolo organismo in
modo tale che, eventualmente attra- —
verso altri analoghi processi digestivi,
perde la sua
tossicità per
l’insieme dell’ecosistema e
apporta risorse utili all’organismo e anche alla specie
digerente.
Non è possibile dirottare
là digestione di una specie
su un’altra. La catena alimentare ne verrebbe danneggiata. In ogni caso una
digestione rapida in una
specie diventerebbe lenta
in misura nociva in un’altra. I cadaveri degli animali possono essere digeriti
dalle specie carnivore o onnivore con grande facilità.
La loro digestione da parte
degli erbivori o dei microrganismi è lentissima e nociva alla specie per le quali
il cadavere è indigesto o indigeribile. Vedasi il caso
«mucca pazza».
II grosso del problema
ecologico sta nel dirottamento di materiali dalla
specie per i quali sono digeribili verso specie per le
quali non lo sono. Avvengono, è vero, mutazioni che
modificano le capacità digestive. La carpa che digerisce i veleni delle fabbriche automobilistiche negli
Usa ne è un esempio. Ma
queste mutazioni non sono, almeno per ora, controllabili e quindi affidabili
e sempre utUi.
Per questo oggi l’unica
scelta ragionevole è quella
di affidare alla digestione
degli organismi appropriati
i passaggi successivi nel
flusso della materia. Se scarichiamo in acqua materiali
che la terra può digerire,
depauperiamo la terra e inquiniamo l’acqua. Se buttiamo in pattumiera residui
alimentari umani che potrebbero utilmente essere
assorbiti dalla «scarpetta»,
sciupiamo risorse utili per
la specie «homo sapiens sapiens» (coi relativi costi,
anche finanziari) e trasferiamo l’onere di una digestione facile per la predetta
specie su altre specie, per le
quali questa è oltremodo
onerosa e comporta costi
che alla lunga si riverseranno sull’intero ecosistema
mondiale. Detto altrimenti,
non è detto che ogni veleno
debba fatalmente avvelenare il nostro pianeta. L’importante è che sia dato in
gestione a chi sa trattarlo.
La riunione dei G8, oltre
ai problemi dell’economia
globalizza
Ogni materiale
deve essere
digerito. Evitando
rischi per chi
verrà dopo
ta, dovrebbe
anche tenere
conto di quelli dell’ecologia e della biologia globalizzata. Forse
uno dei cardini del problema della
vita su questa
terra sta anche lì. È sempre difficile dare consigli agli altri su come
dovrebbero svolgere il loro
mestiere quando non si ha
nessuna esperienza in quel
campo. Ma al di là dell’esperienza sta l’equilibrio fra le
esperienze di tutti che è alla
base della democrazia. La
democrazia non è un espediente per soddisfare o, almeno, tacitare le richieste
di tutti. Dovrebbe essere la
via per un equilibrio globale della vita sulla terra creata da Dio. Il debito non è solo quello dei paesi poveri
verso quelli ricchi, ma quello della terra intera verso il
suo Creatore.
Uno degli aspetti fondamentali dell’azzeramento
del debito sta nella dige
stione di tutto quello che
possiamo digerire noi. Se
diamo ad altri, senza averlo
digerito, quello che a noi
non costerebbe niente digerire, li costringiamo a fare debiti che noi non
avremmo contratto. Se
questo viene evitato, siamo
a cavallo. Il prodotto più
indigesto per tutti sono le
armi. Quelle è impossibile
digerirle. Ma è possibile
non produrle. Se quello che
è indigesto per tutti non
viene prodotto siamo non
solo a cavallo, ma su una
Ferrari. Se, invece, produrremo sempre più sostanze
indigeste, renderemo indi
geribile la vita intera; produrremo la morte. Per pre
venire le catastrofi è necessario agire prima che si verifichi la loro causa: sé
aspettiamo che la causa
della caduta di un aereo si
verifichi, non possiamo più
impedire che cada, bisogna
agire prima. Tenedo presente che questo è un compito che coinvolge tutti,
non soltanto politici, specialisti e addetti ai lavori.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle "^älli Aàldesi
VENERDÌ 27
Genova: un momento di protesta pacifica
DANNI ALLUVIONE: I PRIMI FONDI AI PRIVATI —
In merito ai danni alluvionali da pochi giorni la
Regione Piemonte, tramite l’assessore Ferrerò, ha
annunciato la ripartizione agli enti locali dei fondi relativi agli acconti ai privati e al quarto stralcio
delle opere degli enti locali: «Per i privati i contributi verranno versati ai rispettivi Comuni che a
loro volta li distribuiranno ai cittadini danneggiati», dice Caterina Ferrerò. Su tutta la Provincia di
Torino gli interventi per le abitazioni private ammontano a 55,5 miliardi: anche nel Pinerolese alcune case furono gravemente danneggiate nel
corso dell’evento del 15 ottobre scorso. Si ha intanto notizia che in questi giorni sono in fase di
erogazione i contributi finanziari a copertura dei
danni del vento del 28 dicembre 1999.
FRANGOLIA TORRE PELLICE — Nella sala Paschetto del Centro culturale valdese di Torre Pellice
sarà inaugurata sabato 4 agosto la mostra personale del pittore Fausto Frangoli. Delle opere
dell’artista, che si rifa agli esempi di Picasso, Miro
e Matta, ha detto il critico Carlo Cinelli che sono
«puzzle di frammenti di memoria, di immagini
presentate con toni affabulanti e tradotte in colori e campiture nutide e definite che in alcuni punti attingono un vitalistico decorativismo di carattere quasi latinoamericano». L’esposizione resterà aperta fino al 31 agosto, con orario: giovedì,
sabato e domenica dalle 15 alle 18, i restanti giorni dalle 14 alle 17,30 rivolgendosi in segreteria.
BOMBA A VILLAR PELLICE — Un piccolo ordigno
inesploso risalente alla seconda guerra mondiale, probabilmente un proiettile di mortaio, è stato ritrovato nella serata di sabato 21 sulle sponde
dell’affluente del Pellice, il rio Rospart, in borgata Ciarmis a Villar Pellice. Il sindaco ha emesso
ordinanza di divieto di balneazione.
FESTA DELL’UNITÀ PER RIFLETTERE SULLA SINISTRA — Inizierà sabato 28 luglio il Festival de
l’Unità di Torre Pellice ai giardini di piazza Muston. Oltre ai tradizionali momenti musicali serali e agli spazi gastronomici, sono previsti alcuni incontri-dibattito. Al centro della discussione
non solo le sorti degli stessi Ds (a novembre è in
calendario il congresso nazionale) ma più in generale verrà cercata una riflessione sulla colazione di centro-sinistra uscita sconfitta, per la verità non in vai Pellice, dalle recenti elezioni politiche. Così domenica 29 luglio alle 16,30 ci sarà
un confronto con Piero Fassino, mercoledì 1°
agosto, ore 17, si parlerà del «dopo G8» con Umberto Salvi del Cisv e il giornalista Jean Léonard
Touadi, venerdì 3 alle 17 confronto sull’Ulivo
con i parlamentari Fassone e Merlo, domenica 5,
ore 17, Valdo Spini parlerà sul futuro dei socialismi e della sinistra in Europa.
BOBBIO: ATTIVITÀ DELLA BIBLIOTECA — La biblioteca comunale di Bobbio Pellice propone per
venerdì 27 luglio alle ore 20,45 una serata in
compagnia del Gruppo teatro Angrogna. Verranno proposte fiabe, favole, filastrocche. L’ingresso
è libero. Intanto è stato comunicato il nuovo orarlo estivo della biblioteca che è: martedì 10-12
20-22; giovedì 10-12; sabato 15-17. 1.000 titoli a
disposizione, spazio bambini. Internet.
RORÀ: UNA MOSTRA SULLE CAVE — La coltivazione delle cave di pietra è attività che da secoli rappresenta un’importante attività economica per
molti rorenghi. E proprio.in omaggio a questa attività Walter Motel ha realizzato una mostra fotografica «Uomini e cave» che sarà esposta al museo di Rorà per tutta l’estate a partire dal 29 luglio. Lo stesso museo sarà oggetto di lavori di ristrutturazione: è in progetto il rifacimento del
balcone, non agibile da tempo, ritinteggiato l’interno con sistemazione della saletta video.
MASSELLO: AZIENDA FAUNISTICA — Non sono disposti a cedere quanti in questi ultimi mesi si sono dichiarati contrari all’azienda faunistica di
Massello che una determinazione regionale ha
istituito alla fine di maggio nel territorio del Comune dell’alta vai Germanasca. In questi giorni in
Regione «diffide» dall’utilizzo dei territori sono
state presentate dai proprietari dei fondi contrari
all’azienda. Alcuni di questi proprietari per altro
avevano in un primo tempo firmato l’accettazione dell’Azienda ma ora ritengono che la situazione sia cambiata e non sono più disponibili a concedere i propri terreni. Una seconda riunione
contro l’azienda faunistica (dopo quella convocata un mese fa) si è tenuta la scorsa settimana nella sala dei Reynaud, organizzata dalla minoranza
di Rifondazione comunista. Intanto in Consiglio
regionale i consiglieri di Rifondazione e dei Verdi
hanno presentato un’interrogazione alla giunta
in merito alla situazione massellina.
Tra manifestazioni e violenza
Ora si conteranno
i popoli di Genova
MASSIMO GNONE
IL «popolo di Seattle»
diventa «popolo di Genova», anzi al plurale: popoli. La prima impressione di quantità, e qualità,
del movimento si percepisce a piazzale Kennedy.
E mercoledì, sul palco
suona il menestrello diventato simbolo dell’antiglobalizzazione, Manu
Chao. Molti giovani, ma
anche donne e uomini
che superano abbondantemente la quarantina.
Visita aila scuoia Diaz,
punto nevralgico e zona
franca del Genoa Social
Forum: la stessa invasa
dalle forze dell’ordine
neiia notte di sabato 21.
Ai piani superiori sono sistemate le sale stampa
destinate a radio e giornali, si accede con il pass:
nonostante la ressa il
meccanismo è bene oiiato. Nella palestra chiusa
ai fotografi, i gruppi di
azione diretta non violenta, presente una delegazione della vai Pellice, simulano un sit-in. Nel pomeriggio di giovedì la
grande manifestazione
dei migranti: si canta e si
balla per 4 ore. Fanno da
cornice i container, sistemati lungo le strade, a delimitare spazi proibiti.
Venerdì 20 il gruppo
della vai Pellice, che si è
riunito e preparato per
settimane con la rete di
Lilliput, si ritrova insieme a una ventina di altri
in piazza del Portello. La
scena è irreale, i poliziotti sorridono e battono il
tempo delle canzoni.
Non danno fastidio 200
persone sedute, le mani
alzate, di fronte alla griglia alta 4 metri, ie sbarre
di metallo, la blindatura
della città per la tavola
degli 8 re, riuniti in una
seduta inutile fra palme e
fioriere. A incrinare la
calma arriva la notizia
del ragazzo ucciso, lontano. Qualche metro più in
là, un manifestante viene
colpito alia testa da una
manganellata, trascinato
via. I poliziotti ci allontanano: non sono affari
nostri. Attraversiamo ia
città distrutta, consegnata alla furia dei Black
Block, che hanno seminato il panico nei cortei.
Cronaca di una guerra
forse annunciata.
Sabato ci aspetta un’altra manifestazione, l’appuntamento con il folto
ed eterogeneo gruppo del
Coordinamento pinerolese contro il G8. Sul lungomare di corso Italia le
forze dell’ordine caricano
il corteo dei «popoli», fermo e inerme, mentre solo mezz’ora prima stavano a guardare i Black
Block (qualche decina)
che demolivano, per la
seconda volta e fra i bagliori dei flash, una banca in piazzale Kennedy.
Diario del viaggio di una manifestante anti G8
Credevamo di andare a Genoit » ^
in pace... invece sono botte <
CARMELINA MAURIZIO
L’arrivo in puliman
Diario di una manifestante: da Torre
Peilice a Genova, andata
e ritorno.
Ore 6,15. L’appuntamento è in piazza Cavour a Torre Pellice, dove
puntuali ci si ritrova in
quasi 40, gli altri saranno
presi a Luserna. L’emozione e la tristezza ci attanagliano, insieme al
sonno. Si sale e dopo un
rapido appello si parte.
Inizia così il nostro viaggio a Genova per manifestare contro il G8. Per
mesi ci siamo preparati a
questo appuntamento,
abbiamo discusso i temi
del G8, abbiamo organizzato manifestazioni locali, e poi Genova.
Ore 7. A Pinerolo, di
fronte al liceo scientifico,
ci aspettano altri quattro
pullman, uno ha raccolto
i partecipanti dalla vai
Chisone, gli altri sono pinerolesi: siamo quasi 250
persone. La maggior parte di noi indossa già la
maglietta gialla con scritte rosse, che abbiamo
fatto preparare come
«Coordinamento pinerolese contro il G8». Qualcuno che non ha fatto in
tempo ad acquistarla
(sono finite!) si rammarica. È bello vedere già di
primo mattino una grossa macchia gialla, che diventerà nelle ore successive un punto importante di riferimento. Alle
7,30 si parte per Genova.
Ore 7,30-10,30. Duran-1
te il viaggio i vari responsabili dei pullman danno
una serie di informazioni, organizzano dei sottogruppi, vengono scambiati numeri di cellulari;
Consiglio comunale a San Germano Chisone
Un progetto per la rotonda
DAVIDE ROSSO
Mentre sì va verso la Conferenza
dei servizi che dovrebbe dare il
via libera aila costruzione della variante di Porte, in vai Chisone si pensa al
tratto di statale 23 che dal Malanaggio
va verso Porosa. Nella sua seduta di
giovedì 19 luglio il Consiglio comunale
di San Germano, oltre a dare il parere
favorevole alla variante di Porte, si è
anche occupato del progetto di fattibilità del tratto di statale a monte del
Malanaggio, punto in cui arriverà da
Pinerolo la variante che passerà parte
in galleria e parte in viadotto lungo la
sponda sinistra del Chisone. In particolare il sindaco, Clara Bounous, ha
presentato il progetto relativo alla costruzione di una rotonda all’altezza del
ponte di San Germano.
«La rotonda - ha detto la Bounous presenta alcuni vantaggi rispetto ad altre ipotesi precedentemente presentate.
Innanzi tutto dal punto di vista dell’impatto ambientale, inoltre questo tipo di
svincolo rallenterebbe la velocità degli
automezzi in transito, infine permetterebbe di spostare le fermate dei pullman di linea ha monte della rotonda
garantendo più visibilità e quindi più sicurezza». Il progetto della rotonda, che
non sarà per altro molto ampia, prevede oltre alla costruzione delle fermate
dei pullman a monte del ponte di San
Germano, all’altezza dell’attuale fontana, anche la costruzione di un passaggio pedonale e di un parcheggio sotto
quello del piazzale Widemann il quale
diventerà quasi nella sua totalità il capolinea delle diverse linee di puiiman
che servono San Germano.
Il problema principale per la realizzazione del progetto sembrano essere i
fondi. Problema però che pare essere
superabile visto che dai fondi olimpici
previsti per il tratto Pinerolo-Perosa,
tolti quelli che serviranno alla realizzazione della variante di Porte, dovrebbero avanzare ancora 30 miliardi (il progetto totale di rinnovamento della viabilità di valle ne richiede 86, quindi 50
in più) e la rotonda di San Germano, così come quella che dovrebbe venir realizzata di fronte all’area industriale di
Villar Perosa, rientrerebbe nel primo
lotto di lavori previsti. A San Germano
le aspettative sono molte anche perché
se la variante di Porte oggettivamente
risolve i problemi viari di questo paese
finisce però per trasferire a ridosso del
ponte di San Germano, via d’accesso e
di uscita principale dal paese, quelli legati alla sicurezza della statale 23.
si fa una breve sosta, il
caffè, il giornale, il desiderio di sapere qualcosa
su quanto ci aspetta, un
rapido incontro con altri
manifestanti fermi allo
stesso autogrill, poi si riparte per Genova.
Ore 10,30 circa. Ci siamo, eccoci di fronte al
mare. Nessun controllo
particolare. Ci incolonniamo con altri pullman;
intanto si prendono accordi con gli autisti per U
rientro e poi si scende.
Subito si ha l’impressione di essere una marea.
Siamo a Genova, vicini al
G8. Cominciamo subito
a sentire le pale degli elicotteri, il cui rumore non
ci abbandonerà per tutto
il giorno.
Ore 11-13.11 corteo per
raggiungere piazza Sturla, primo punto di coordinamento, è un serpentone unico. Sventolano
bandiere di tanti colori e
appartenenze, si urlano
slogan; si vedono ragazzi
con caschi, imbottiture,
randelli, fanno paura, le
loro bandiere sono nere.
Percorriamo circa 5 chilometri sotto il sole, incolonnati con tanti altri;
sardi, cremonesi, greci,
corsi, torinesi, toscani. I
cellulari squillano in continuazione, le informazioni volano, si incontrano (incredibilmente nella
confusione) amici e, amiche.'Si procede lentamente fino al lungomare.
La brezza marina dà sollievo, in una città,vuota,
con le finestre chiuse, i
negozi serrati, nessuna
automobile, tutto sembra
essere sospeso. Ogni tanto si beve, si mangia, senza fermarsi mai.
Ore 13-15 circa. Sul
lungomare l’enorme corteo procede a scatti, la
meta è lontana, intanto ci
si rinfresca grazie a fontane improvvisate, grazie
alla gentilezza di qualche
genovese che spruzza acqua da giardini e balconi.
Cartacce, lattine, bottiglie, per terra c’è di tutto.
Non c’è traccia di polizia,
tranne i soliti elicotteri
che volano incessantemente sulla città.
Ore 15-16 circa. I cellulari cominciano a essere
scarichi, le linee sovraccariche, il caldo si fa sentire, ma siamo vicini a
piazzale Kennedy e da lì
la meta è più vicina. Si
tratta di arrivare poi a
Marassi, per la fine della
manifestazione, il comizio, il concerto. Non ci
sarà nulla di tutto questo. A circa 100 metri da
piazzale Kennedy si vedono fumo e fuoco, si
sente odore forte di bruciato; il corteo, ora assai
compatto, comincia a
capire che qualcosa sta
succedendo. Viene detto
di arretrare con calma.
L’enorme massa si muove, ma poi ci si ferma di
nuovo. Qualcuno propone un sit in: non potranno mica farci del male
mentre siamo seduti?
Uno dopo l’altro comunque cominciamo ad indossare gli occhiali scuri,
le maschere da mare, gli
occhialini da piscina,
quelli da montagna, tutto ciò che può proteggere gli occhi dai gas lacrimogeni. In fondo però
noi inermi e pacifisti non
ci crediamo, speriamo
che si possa andare oltre,
costeggiare il piazzale
e salire verso Marassi.
In fretta ci si copre anche
la bocca con fazzoletti.
ec
èrtivi
ittìire
sciarpe, foulard, iniiij, ^
ti di acqua, ci si cosm
il viso e gli occhi dip
ne. E poi all’improi
tutto accade, comi
guerra. Arriva la catit,
lacrimogeni arrivano
di noi, non si riesce a
spirare, gli occhi bruì
no e viene da vomiti
Quello che fino a pò,
istanti prima none.,
brava possibile sta aXilépro
dendo. Tutti scappan iatìv^P*
manganelli picchia sinpW®
all’impazzata, cornei ierite»^
rallentatore per qualo Hase«'
minuto c’è il silenti creareU
quello dell’orrore. Ni jovesiii
suno sa più dove si tu jicapol
l’altro, il compagno ofteienti,
compagna che un
mento prima ti davaiini
mano, parlava con tf
cercano rifugi di
il mare, una pinetìna,fcinente
scarse vie laterali.} alicatai
lentamente ci si comi
eia a guardare intoni ¡sorse. S
Sul lungomare la poi w, die
è ancora in assettoi SWati
guerra, pronta ad ati iicien
care di nuovo. Per tei ione t
sangue, zaini, scarp
chiavi, telefonini, occti
li, bandiere e striscioi
Le poche auto e i motijclc’è nr
ni che c’erano sonoi ifisiolo
strutti. Chi si avventi! wdipe:
in cerca di compagni laileon
amici, o di oggetti,! iità.Soi
avanti tra i poliziotti cf ardi nei
scudo e manganelli, Il tìtoioi
le mani alzate. Gli eliti pàzzat
teri volano bassissin »di)p(
Arrivano le ambulanze^revia
Ore 16-19. Lentami
ci si ritrova, con pania
ritorna a percorrereDitao, r
lungomare. Dove sii npegno
verso Marassi o di nuoi Berire
a piazza Storia, indiet egge fit
verso casa? Che cosa nesto
meglio fare? Le infoni Äon
zioni che volano attii 'singol
verso gli ormai pochi a lell’asse
lulari rimasti in vita sol ITurisn
contraddittorie. Contili Inanzia
que il corteo è stat wdiqti
spezzato, la violenzal lerlect
vinto. Il nostro grupp annessi
dopo diverse pause pi iperech
confortarsi, contarsi, ß ofunzh
pire chi c’è e chi noni! tento d
riparte mestamente vd W, ani
so piazza Storia. Rii '®iual
una ragazza del nos# eriiaie
gruppo, è ferita e dopo nonte. I
prime medicazioni viel tsonol
ricoverata in ospedal aavviai
altri sono contusi, a cai dente a
sa dei manganelli-AH ®esed
sono sotto choc, quali ipputeg
no più fortunatoset seie:
cavata scappando ve( “Bgere
il mare e ascolta daglH '^ntie
tri il racconto di ni nsei
guerra appena vissuta- Wpost
Ore 20 circa. Siamo' ^lonr
nuovo tutti ai puUrnan’ ^ssai
parla, si racconta, si col Wvai
menta, tutto sommato' '»per
siamo tutti, ce la sia® —__
cavata- Siamo stane»
non dimenticheremo!
vogliamo tornare a casa
Ore 22 circa. Arnva»
ta dall’ospedale- Frat
composta alla masce“l^M
trauma cranico
mato per usciresui pullman. .
Ore 22-0.30. H
di ritorno è sumprdej
silenzioso, si
dorme. Genova è tm»*!
Uno striscione pinei®'*
13
il 27 LUGLIO 2001
DIBATTITO
io4 olimpiadi 2006
Quali priorità?
yació WERIO
iidi^ "
Gli elii
ississii
)ulanze;
iiitamei
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attorno alle Olimpia•%006. In discussionspetto all’anno prel nte,non c’è l’approone della legge ma la
issità di migliorarla
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Ijd che siano in gradi accelerare l’iter
le procedure organizdve per le opere confflplate nel dossier e in,rite nella stessa legge,
isenon vogliamo ri‘ fl solito calderone
love si intrecciano pole
„politica e riti inconagno otodenti, va indicata con
e un Xza e determinazione
ti dava jna®rarchia di priorità
conte, apacediricondurre Finii fortia ito dibattito a cose venetina questa
eralU felicatafase.
si comi ’»anzitutto il capitolo
ì intoni isorse.Seèvero, comeé
la polii fflO,che gli investimenti
ssettoi IPti dalla legge sono
ad attalpienti per la costruPertej ¡ione degli impianti
, scarp iportivi e per le infralì, occli pjitture di servizio, ad
itriscioì bipio i villaggi olimpi! i mota :i,c'è una preoccupante
sonoj ¡fisiologica carenza di
iwenta ondi per quanto riguarmpagiii iiilteinparto della via!getti,i iii Sono oltre 400 imiiziottìci lidi necessari (a parere
incili, copteoc, il comitato orizatore delle Olimper completare le
¡re viabili elencate ne#egati della legge.
"tiesto deve essere il
iiimo, rigoroso e fermo
ove sittoegno del governo da
I dinuoi iserire nella prossima
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re cosa |uesto profilo ritengo
inforni pmto mai anacronistica
no atti» ìÉigolare la proposta
pochia lell’Msessore regionale
vita soi lltoismo di chiedere un
. Comi» itlanzìamento al gover, è stai iodi quasi 500 miliardi
alenzal «rle cosiddette «opere
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rausepi iperechenon sono affatitarsiiCa oftinzionali allo svolgili noiu' tento dell’evento olimlente vu ico, anche se necessarie
ria. Riti icrqualiflcare e ammoel nosli lernaie il sistema Piee dopol fonte. Delle due l’una: o
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la sia®'
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remo, a*
e a casa,
Arriva Pi
. Frati
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0, ha
delle Olimpiadi sono sicuramente di buon senso
e dettate dalla volontà di
accelerare le procedure
garantendo, al contempo, il rispetto rigoroso
della trasparenza e della
legalità nella gestione degli appalti e negli affidamenti degli incarichi. La
categoria del «tempo»
non è una variabile indipendente nella costruzione dell’evento olimpico,
ma richiede interventi
tempestivi e precisi, funzionali alla miglior realizzazione dell’evento.
In terzo luogo vanno
studiate e al più presto
decise quelle misure che
accompamano il percorso delle Olimpiadi. La
proposta, ad esempio,
del recupero e del riutilizzo delle seconde case
affiancate da un’adeguata politica di agevolazione fiscale, può essere un
terreno su cui lavorare
per valorizzare il nostro
habitat senza stravolgere
il contesto ambientale.
Favorire, al contempo,
come ricordava Piervaldo Rostan su queste stesse pagine, una qualificata politica dell’accoglienza non è solo il frutto di
contributi statali e regionali, ma anche il prodotto di un serio e mirato
coinvolgimento dei privati e di coloro che credono nella qualità del
proprio territorio.
In conclusione, la partita delle Olimpiadi richiede coraggio, progetti,
risorse e rapidità. L’dternativa è rappresentata da
chi persegue la polemica
come arma decisiva per
distruggere e colpevolizzare l’avversario. Sempre
e comunque. Ecco perché attorno alla gestione
concreta dell’evento olimpico entrano in gioco
anche stili diversi nel fare politica e nel rapportarsi al territorio.
Giorgio Merlo
i E Eco Delle Yalli moEsi
I Duecento persone al tradizionale incontro
PAG. 13 RIFORMA
Valli Chisone e Germanasca
Al Colle delle Croce fratellanza
tra francesi e italiani
Una splendida giornata
di sole ha fatto da cornice
all’annuale appuntamento con la «Rencontre» ài
Colle della Croce. Circa
200 persone si sono date
appuntamento salendo
dal versante italiano e da
quello francese all’insegna della fratellanza fra i
popoli. In maggioranza,
come accade da anni, gli
italiani, in particolare
provenienti dalle comuilità valdesi di Villar Pellice e Luserna San Giovanni. Ma (e la cosa ha finito
per arrecare un po’ di disturbo alla conversazione
pomeridiana) da alcuni
anni, e non solo in occasione di questo incontro,
al colle che unisce vai
Pellice e Queyras salgono
sempre più semplici gitanti domenicali.
Il culto è stato curato
dalla parte italiana con
predicazione del pastore
Mario Berutti e liturgia
del past. Donato Mazzarella. Nel pomeriggio,
gratificati dalla brezza
del colle ma senza nuvole, i {Presenti hanno volentieri ascoltato Giorgio
Tourn che in occasione
dei 50 anni di Agape ha
proposto un «escursus»
su questo mezzo secolo
di attività. Avviato nel
dopoguerra, il centro ha
ben espresso il bisogno
di incontrasi di generazioni e di popoli differenti, favorendo il confronto
su grandi temi di carattere religioso e sociale. La
graduale trasformazione
della società ha portato
Agape ad adeguarsi anche in merito alle tematiche trattate.
Sportello sociale
DAVIDE ROSSO
Dovrebbe aprire i
battenti a settembre
il nuovo «sportello sociale» che il Centro servizi
territoriali della Comunità montana valli Chisone e Germanasca ha deciso di attivare in accordo con la Comunità per
dare un servizio di assistenza al territorio anche
di tipo più amministrativo. Il progetto è stato
presentato dal dottor Vigna, direttore del Centro
servizi territoriali della
vai Chisone e Germanasca, lunedì 16 luglio .nel
corso di un incontro tra i
responsabili del servizio
e i sindaci della Comunità montana, tenutosi a
Porosa, in cui sono state
presentate anche le altre
attività dei servizi sociali
nel 2000 e le linee di previsione per il 2001.
Inizialmente lo sportello avrà sede a Villar
Perosa e Porosa e fornirà
Incontro interconfessionale a Sant'Antonio di Boves
Riflessioni sul dialogo e sull'amore
I
PAOLA GEYMONAT D'AMORE
MARCELLA GAY
__________VERA LONG___________
N occasione di due riunioni
quartierali della Chiesa valdese
di Pinerolo quest’inverno si erano
ritrovati, nell’accogliente casa
Janse di Savigliano, non solo vaidesi pinerolesi e locali simpatizzanti ma alcuni cattolici in ricerca,
un agnostico, dei senegalesi e due
marocchini. Si era deciso in quelle
occasioni di tenere un incontro
informale con rappresentanti di
vari gruppi di ricerca sul tema del
dialogo fra le varie religioni e questo è stato fatto sabato 14 luglio al
santuario di Sant’Antonio di Boves quando un gruppo di una
quarantina di persone si è riunito
per un pomeriggio-sera di riflessione e scambi di esperienze sui
temi «dialogo e amore».
La vita di questo santuario, quasi del tutto restaurato, è animata
da una giovane coppia che, «ispirandosi alla spiritualità ignaziana
e sottolineando alcune specificità
proprie della vita laicale, si propone di dare accoglienza e accompagnamento spirituale nella direzione di una fede calata nell’ordinarietà della vita di ogni giorno».
Bello il posto e fraterna l’accoglienza tra tutti i partecipanti provenienti oltre che da Pinerolo anche da Villar Perosa, Marene, Savigliano, Cuneo.
Ha introdotto l’argomento dell’incontro, con una meditazione
biblica che prendeva lo spunto dal
brano della prima lettera di Giovanni 4 in cui si dice che Dio è
amore, il pastore di Pinerolo Paolo
Ribet. Il gruppo di Marene era formato sostanzialmente da fratelli e
sorelle alla ricerca di una spiritualità che dia valore e contenuto
all’esistenza di ognuno e coltivi i
rapporti interpersonali sulla base
di un amore senza contropartita.
Altre persone presenti erano senza
«etichetta», cioè capitate là quasi
per caso, come il pastore Joseph
Pizzolante, canadese, in vacanza
presso un parente. Coppie o persone sole, arrivate nel bel parco
del santuario perché, avendo sentito di questo incontro, desideravano constatare se avrebbero trovato delle affinità col loro sentire
interiore o conferme alle proprie,
se pur provvisorie, conclusioni.
Qualcuno si è definito agnostico, ateo, di origine cattolica ma
senza più riconoscersi nel cattolicesimo ufficiale, altri ancora inseriti, ma con necessità di approfondire niaggiormente riflessioni di
fede. È stata una bella giornata,
che ci ha permesso di rinnovare
l’esperienza preziosa dell’affetto
fraterno anche tra persone che si
vedevano per la prima volta e che
erano giunte da tante realtà diverse. Dopo la meditazione del pastore ci sono state belle testimonianze, molti accenni al valore
dell’amore come base di relazione,
e, in conclusione, un accenno al
concetto di perdono, visto con occhi diversi, proprio per un diverso
significato dato alla parola stessa.
Ascoltando alcuni giudizi negativi da parte del partecipanti all’incontro sulla comunità da cui si era
iniziato il cammino, non possiamo
dimenticare le parole di una donna, pesantemente emarginata dal
la sua chiesa e che non ne condivide molte posizioni ufficiali. Alla
domanda perché allora non se ne
vada ha risposto: «Con tutta la sua
debolezza umana mi ha lasciato la
possibilità di scoprire l’amore di
Dio. E questo mi basta». Noi crediamo che cattolici, evangelici o
agnostici, dovremmo tutti ricordare sempre che, fallibili come siamo, non abbiamo il diritto di pretendere la perfezione dagli altri.
La parte valdese presente non è
intervenuta se non in piccola parte nello scambio di esperienze e
nella discussione. Fatto criticabile
o da apprezzare? Forse né l’una né
l’altra cosa: forse soltanto da rifletterci su e da capire. Siamo stati
ad ascoltare attentamente, pensando probabilmente alle nostre
esperienze in relazione a quanto
questi amici stavano esponendo.
Credo che in noi, muti, ci fosse un
grande rispetto e forse anche un
po’ di invidia. Rispetto, per l’intensità delle esperienze che ci venivano raccontate e invidia perché, anche se forse in modi un po’
diversi, noi pure viviamo esperienze analoghe ma difficilmente
riusciamo ad esternarle così bene,
specialmente in pubblico. Anche
rispettare queste piccole differenze del nostro essere e il rapportarci con gli altri può essere amore.
Una cena comunitaria con la
condivisione del cibo ba concluso il pomeriggio con l’impegno di
ritrovarsi all’appuntamento autunnale in casa Janse alla ripresa
delle riunioni quartierali. Potrà
essere riproposto un nuovo tema
per un altro incontro, magari a
Pinerolo o nei dintorni.
a chi lo chiederà indicazioni di tipo amministrativo, come quelle relative
all’ambito pensionistico
o di tipo finanziario, di
cui non possono occuparsi agli assistenti sociali. Per il futuro poi
non è escluso che dal
punto di vista della sede
il servizio non possa diventare di tipo itinerante, magari con la collaborazione degli uffici dei
vari Comuni per permettere anche a quelle persone che hanno difficoltà
a raggiungere Villar Perosa o Perosa di potersi
avvalere del servizio.
Nel corso dell’incontro
di lunedì poi sono stati
anticipati altri servizi e
altri interventi che il Centro servizi dovrebbe attivare in autunno nelle valli Chisone e Germanasca.
Verrà dato il via, innanzitutto, in collaborazione
tra l’altro con l’Asilo di
San Germano, a un servizio a favore delle persone
residenti fra Porte e Roure di pasti e di lavanderia
a domicilio. Allo studio
degli uffici incaricati vi è
poi un progetto Interreg
(finanziato con fondi europei e che coinvolgerebbe anche le valli del Pellice, di Susa, e quelle confinanti della Francia), che
prevede una raccolta di
dati a livello preventivo
di tipo socio-sanitario
sulla popolazione ultra
75enne i cui risultati servirebbero per prograrftmare una serie di futuri
interventi preventivi che
nel caso delle valli Chisone e Germanasca sarebbero realizzati in collaborazione con l’ospedale di
Pomaretto.
Per quel che riguarda i
servizi già attivi sul territorio rivolti agli anziani,
ai minori, agli adulti e ai
portatori di handicap, oltre ovviamente a garantirne la continuità, si pensa anche a un loro miglioramento e si riprenderà
sicuramente l’esperienza
deH’organ'izzazione di
corsi per la formazione di
personale Adest di cui sul
territorio continua a esserci una gran richiesta.
Infine con ogni probabilità già in autunno inizieranno i lavori di ristrutturazione del Servizio residenziale del Centro servizi territoriale a Villar Perosa, e nella primavera
del 2002 quelli della Casa
alloggio di Pragelato
mentre nel corso dell’autunno è previsto lo spostamento in una sede più
idonea in paese della sede della Comunità alloggio di Perrero.
Il palinsesto di Radio Beckwith — FM 91200-96550
■^lygjga e conversazione
JSJirighe^
fSLI’ora che pas.^a
ÜoWziario
Musica e conversazione
argomento
argomento
argomento
argomento
Voce delle chiese
Culto evangelico
11.30
Per l’ora che passa
Per l’ora che passa
Per l'ora che passa
Per l’ora che passa
Per l'ora che passa
M
12.1
Notiziario
Notiziario
Notiziario
Notiziario
Notiziario
M
12.30
ma stampa
ISyirmento a 360
Rassegna stampa
Rassegna stampa
Rassegna stampa
Rassegna stampa
M
M
13.00
SMS
Beckwith time
SMS
Movimento a 360°
M
M
14.00
M
M
Replica “Un thè con l’autore“
M
Vai fratello!
M
15.00
r-r-JL Grondana
«~180qìo nel cerchln
Notiziario
Notiziario
Notiziario
Notiziario
SMS
M
16.00
M
Music on thè air
M
Music on thè air
Beckwith time
M
16.30
'»PI v^eiuiiu)
■BSBliga 'Tra le righe”
Lilliput
Un thè con l’autore
Pump up thè volume
Deliradio
Beckwith time
M
17.15
Rgmmi men.ciiii
HL.horror p. .shop
ISrnrna musicale
ÜJnma musicale
argomento
Notiziario
argomento
argomento
argomento
Vi la luz
M
18.15
Notiziario
Notiziario
Notiziario
M
18.45
M
Culto evangelico
M
M
Vi la luz
M
19.00
Vita nuova
Dreamworld
Alcool e jazz
M
Vi la luz
M
19.30
Confessioni di un malandrino
M
Subterranea
Confessioni di un malandrino
Subterranea
Fulvio e Sergio nell’etere
Stargate____________________
M
Alterazioni sonore
21.00
M
22.00
SMS
M
SMS
Stargate
M
M
23.00
Programmi mensili il giovedì, ore 10,30:1 settimana, Beidana; Il settimana. Handicap & Società (Anffas e Diapsi); IV settimana, Cristiani all'opera nel mondo (Cevaa)
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yalu "^ldesi
venerdì 27
ASan Germano il tradizionale raduno evangelico
Villa Widemann ospiterà
l'incontro del XV Agosto
L’edizione 2001 della
festa del XV Agosto si
terrà a San Germano Chisone, nello splendido
parco della villa Widemann, gentilmente messo a disposizione dal Comune. Vi si accede da via
deile Scuole seguendo
l’indicazione «municipio»; per l’occasione, vi
saranno dei carteiii indicatori. Lo schema della
giornata è quelio già ampiamente collaudato: inizio alle ore 10 circa con il
culto e predicazione del
moderatore della Tavola
valdese, pastore Gianni
Genre. Seguiranno brevi
messaggi e saiuti.
Nel pomeriggio i’obiettivo sarà concentrato su
questioni latino-americane. Si parlerà fra l’altro
della condizione femminiie in Centro America,
dei problemi dello sviluppo agricolo nel Salvador e l’Assemblea teatro
presenterà una serie di
brani scelti da un’esperienza di viaggio, dal titolo «il nostro Sud America». Il termine dell’incontro è previsto per le
ore 16,30. Saranno anche
presenti due mostre significative; una sul Sal
vador, curata dall’ingegner German Avalos Castro, e l’altra sulle «nonne» e i «nipoti» di Plaza
de Majo curata da Renzo
Sicco e che riprende il tema interpretato i’anno
scorso in modo indimenticabile da Gisella Bein.
La Chiesa valdese di
San Germano predisporrà un servizio di buffet freddo per quanti non
si portano il picnic, ci saranno naturalmente bevande calde e fredde e i
monitori si offrono per
intrattenere dopo il culto
i bambini. Le auto dovranno essere parcheggiate nel campo sportivo
e neil’area deUa Casa degli alpini. Appositi cartelli indicheranno il percor
so da seguire. A quanti
provengono dalla vai
Chisone e Germanasca si
consiglia di accedere a
San Germano dal ponte
sulla statale 23, ed evitare l’attraversamento del
centro storico perché ii
15 agosto vi è in contemporanea un’altra manifestazione a Pramollo.
Dobbiamo purtroppo
dare una brutta notizia
agli amanti dei cani; il loro accesso non è consentito nel parco che, essendo un parco pubblico,
deve rispettare ie norme
vigenti. In caso di pioggia
rincontro si farà uguaimente (forse con minore
partecipazione) utiiizzando il tempio e le sale
della Chiesa valdese.
Musica e teatro, anche all'aperto, a Torre Pellice
Al via il «Festivalmontagna»
Entra nel vivo il Festivalmontagna in vai Pellice. Domenica 29 luglio
alle, ore 21,30 nel tempio
di Torre Pellice tocca al
«Quartetto Prometeo»
con un programma che
prevede brani di Debussy, Ghedini, Brahms. Il
quartetto è composto da
Francesco Beverini, violino, Aldo Campagnari, violino, Carmelo Giallombardo, viola, Francesco Dillon, violoncello.
Il Quartetto Prometeo
nasce nel 1993 dal felice
incontro di quattro giovani strumentisti, prime
parti deil’Orchestra giovanile italiana, sotto gli
auspici e la guida di Piero Farulli e Andrea Nannoni. Sin dali’inizio sono
state destinate al Quartetto numerose e importanti borse di studio dalla Scuola di musica di
Fiesole e dall’Accademia
chigiana di Siena. Recentemente il Quartetto si è
esibito all’accademia di
Santa Cecilia di Roma e
ha effettuato una tournée in Giappone, Polonia e Germania.
«In attesa della catastrofe» di Stefano Benni è
il titolo della pièce che
venerdì 27, la compagnia
«Le parole, le cose» con
Lucia Poli presenta aila
chiesetta del castello in
Bricherasio. Lo spettacolo è antologia di perle
benniane, un florilegio di
personaggi tratteggiati
con abbondante ironia,
un gioco di incastri condito di musiche e clownerie, una serie di dialoghi a tre o di racconti solitari in cui ciascuno sembra camminare suil’orlo
di un precipizio con la
grazia deli’incoscienza.
Martedì 31 luglio, alle
17 e alle 21,30, nel cortile
del tempio di Torre Pellice, è la volta di «Nautai
teatro» con il «cantico
del nascere». Ingresso
£.8.000, ridotto £.5.000.
Ricco programma di manifestazioni a Pomaretto
Musica, festa e degustazioni
MILENA GRILL
Anche quest’anno si presenta ricco
il programma estivo delle manifestazioni pomarine. Si è cominciato il 28
maggio al campo sportivo dove fino al
15 luglio si è svolto il 13° torneo di calcio delle valli Chisone e Germanasca.
Dieci i Comuni partecipanti: Villar Perosa, Perrero, Pragelato, San Germano
Chisone, Pomaretto, Prali, Pramollo,
Porte, Pinasca e Inverso Pinasca. Dal 29
giugno al 1° luglio poi si è tenuto il Festival della birra Country Music che ha
visto la partecipazione oltre che di
George McAnthony (ormai ospite fisso
della manifestazione) anche dei gruppi
Hill Billy Soul, Old America, il gruppo
Country Club Rivarossa e le Ballerine
Dolly’s Saloon di Firenze.
Il prossimo appuntamento con le
manifestazioni pomarine è la «Festa di
Pomaretto», che si svolgerà dal 27 al 29
luglio. Quest’anno rispetto alle edizioni passate della manifestazione c’è una
novità. La Pro Loco infatti ha organizzato una grande «giornata occitana» a
cui parteciperanno i viticultori del Ramie e le signore del «Centro incontri»
con vendita e degustazione di dolci,
pane fatto in casa e altri prodotti locaii.
La festa avrà inizio la sera del venerdì
27 con i concerti dei gruppi «Black aut»
(rock italiano) e dei «Boars nest» (disco
Anni 80), continuerà poi sabato pomeriggio con la «Grande gara bocciofila
individuale» e l’inizio del torneo di
Green volley e l’esibizione serale del
gruppo Jazz dance a cui seguirà, intorno alle ore 22,30, uno spettacolo pirotecnico. Domenica 29 infine «grande
giornata occitana». Tra le varie manifestazioni della giornata segnaliamo il
pomeriggio occitano con il gruppo «Li
deiblandù», la cena tipica occitana e la
serata danzante con «Li sonaires».
L’ultimo appuntamento con le manifestazioni dell’estate sarà poi la consueta Festa delle borgate che si terrà domenica 2 settembre a Fort Louis, per chi
invece ha perso la gita a Gardaland
delT8 luglio sono in programma per dicembre due gite, la prima a Montreux e
la seconda ai «Mercatini di Natale».
B Dronero
Istituto
occitanico
L’Occitania ha il suo
«Istituto di studi»; è stato inaugurato domenica
scorsa nella sede dell’associazione culturaie «Espaci occitan» a Dronero,
nell’ex caserma Beltricco,
secondo un progetto realizzato neli’ambito dei
programma europeo Interreg 2 che ha visto coinvolte Francia, Itaiia e Regione Piemonte.
Secondo i promotori
l’istituto di studi sarà uno
strumento a disposizione
del territorio, un iuogo fisico nel quale si incontrano le radici etno-culturaii
deila regione alpina occitana. «L’istituto - spiega
la presidente di “Espaci”,
Teresa Totino - dispone
di una vasta biblioteca
con testi plurilingue, una
fornita mediateca con cd
rom, video e audiocassette, giornali, riviste specializzate, documentazioni
tematiche».
L’apertura deii’istituto
è avvenuta in un contesto di festa, con una gara
internazionale di «petanque» denominata «Gran
prix Espaci occitan» a cui
hanno preso parte rappresentative di Francia,
Svizzera, Principato di
Monaco, Spagna (Catalogna) e Italia. Questo tipo
particolare di gioco delie
bocce è appunto diffuso
in modo particolare nei
paesi occitani. Non sono
mancate inoltre feste da
ballo, una mostra di quadri «Viaggi di un pittore
tra le Alpi e il mare» dedicata ad Hans Clemer,
detto ii «maestro d’Elva»,
e un torneo occitano di
calcetto a Roccabruna.
^ Orsiera
Estate
al Parco
Un calendario ricco di
iniziative quello del Parco naturale Orsiera Rocciavrè, che si rinnova anche nel prossimo fine
settimana. Sabato 28 iuglio è prevista un’uscita
sul territorio con l’osservazione di stelle cadenti
e costellazioni. L’appuntamento è alle 21 alla sede del parco di Pracatinat. Sempre sabato 28, al
tempio valdese di Ghigo
di Prali, alle 21, è in programma una serata con
proiezione di diapositive
sul tema «Conoscere gli
ungulati». Seguiranno,
nel mese di settembre,
due uscite nel Parco, durante le quali si potranno
verificare le conoscenze
apprese in questa serata.
Domenica 29 spazio
agli amanti della mountain bike. L’appuntamento è alle 8 alla sede del
parco di Coazze (iscrizione: lire 5000). Seguendo
la strada provinciale si
arriverà alla borgata Veisuviri, risalendo al colletto del Forno. Il percorso
condurrà poi alle Baciase, raggiungendo Leuia
Scura, famosa per la bellissima cascata, il rio Arpone e l’alpeggio Sellery
(1.730 m), meta della gita. L’acqua della fontana
Mura e uno spuntino offerto dal Parco compenseranno i partecipanti
della fatica sostenuta. Per
informazioni si può telefonare allo 0122-49398
(sede Foresto), allo 012183757 (sede Pracatinat)
oppure allo 011-9340322
(sede vai Sangone).
APPUNTAMENTI
26 luglio, giovedì
PINEROLO: In piazza San Donato, alle 21, «VI Klezmer and Gipsy musica festival». Ingresso libero. Continua venerdì 27.
PEROSA ARGENTINA: Al parco Gay l’Assemblea
teatro presenta «L’appeso» con Roberto Corona, alle
21,30. Ingresso lire 10.000
FENESTRELLE: Nella chiesa del forte, per il «Festival dell’opera lirica e dell’operetta al forte di Fenestrelle», pomeriggio musicale con la compagnia «Il
nuovo carro di Tespi», inizio alle 21. Ingresso libero.
27-28-29 luglio
POMARETTO: Festa del paese; impianti sportivi.
27-28-29-30-31 luglio
VILLAR PEROSA: Festa del paese con balli, animazione e fuochi artificiali.
27 luglio, venerdì
BRICHERASIO: Nella chiesa del castello, alle 21,30,
teatro con Lucia Poli «In attesa della catastrofe». Ingresso lire 15.000, ridotti lire 10.000.
USSEAUX; Al lago, alle 21,30, concerto con il gruppo Trombon Explosion.
LUSERNA SAN GIOVANNI: In piazza Cañavero, alle
21, serata danzante.
28 luglio, sabato
PRALI: Nel tempio valdese di Ghigo, alie 21, serata
di diapositive su «Conoscere gli unguiati».
FENESTRELLE: Nelia sede del parco di Pracatinat,
alle 21, serata su «Stelle cadenti e costellazioni».
LUSERNA SAN GIOVANNI; In piazza Cañavero,
dalle 19,30 alle 21, «Rassegna gastronomica delle contrade», segue serata danzante.
FENESTRELLE: Nella chiesa del forte, spettacolo di
cabaret «Komikazen».
RINASCA: Alle 21, teatro; «’1 curà ’d roca brusà».
PRAMOLLO: Fino al 29 festa della Valaddo.
29 luglio, domenica
TORRE PELLICE; Alle 21, nel tempio valdese, concertò del quartetto d’archi Prometeo. Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
RINASCA: In frazione Grandubbione, XI edizione
della «Festa della montagna», e «Cursa di senza fià».
ROUREi Passeggiata enogastronomica.
ANGROGNA: Alle 10, festa del Passel, al centro
sportivo. A partire dalle 16,30 balli e assado.
FENESTRELLE: Alle 15,30, al forte, inaugurazione
del VII salone del libro, delle parole, dei suoni e delle
immagini nell’incanto della fortezza. Partecipano la
banda musicale di Piobesi e il gruppo storico di Bra.
La rassegna resterà aperta fino al 26 agosto, tutti i
giorni, dalle 9 alle 23, ingresso libero.
30 luglio, lunedì
SAN GERMANO CHISONE: Al parco Widemann,
dalle 15 alle 19, mostra fotografica «Archeologia
dell’assenza», aperta fino al 15 agosto.
FENESTRELLE: Alle 15,30, nella chiesa del forte,
proiezione del film «Il viaggio», segue dibattito sul
film e sul libro «Dachau», partecipano Beppe Berruto,
protagonista del film e coautore del libro, Valerio Morello, coautore. Felice Tagliente, psichiatra del carcere Le Vallette, padre Ruggero, per cinquant’anni cappellano del carcere Le Nuove. Alle 21,15, concerto
musicale al pianoforte del maestro Sarno.
31 luglio, martedì
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 17, prima replica de «Il cantico del nascere», con la compagnia Nautai. Seconda replica alle 21,30. Ingresso lire
8.000, ridotto lire 5.000.
FENESTRELLE: Alla fortezza, nell’ambito del «II
Festival dell’opera lirica e dell’operetta», alle 21,15, la
compagnia «Il nuovo carro di Tespi» presenta «Addio
giovinezza», su musica di Giuseppe Pietri. Prenotazione obbligatoria tei. 0121-83600.
1° agosto, mercoledì
PRAGELATO: Nella sede del Parco naturale vai
Troncea, alle 21, serata su «I monti incantati: le nostre
valli tra fiaba e leggenda».
2 agosto, giovedì
TORRE PELLICE: Nella sede dell’associazione «Libera officina», via Angrogna, «Dalla voce alla forma»,
incontri di animazione con Gisella Bein. Replica nei
giorni 4, 9 e 11 agosto.
FENESTRELLE: Xenia Ensemble presenta alle 16,
lungo le tenaglie occidentali, pomeriggi musicali, alle
21, nella chiesa del forte, concerto di musica classica.
NELLE CHIESE VALDESI
RODORETTO — Domenica 29 luglio, alle 15, riunione del circuito al Colle delle Fontane.
VILLAR PELLICE — Domenica 29 riunione quartierale per i quartieri Ciarmis e Teynaud, alle 14,30.
L m mmeàhtice
LIÜ clauamna
Piazza Libertà 7
tei. 0121-91422
Torre Pellice (To)
SE^
guardia
notturna, prefesti'
telefono 800-2331 li
GUARDIA FAI
(turni festivi con oran^ '
DOMENICA 29 LÙGi 'JiSo
Cavour: San Lorena sarà u:
Giolitti 93, tei, 69024 'peOÌ®f‘
Pinasca: Bertorello.*
zinnale 22, tei. 80070?"
Pinerolo: Marino - n,
vour 12, tei. 322603^^
SERVIZIO INFER
presso i distreis
SERVIZIO ELIAMSJ a
telefono 118
^ CINEMÀ|^;ie
TORRE PELLICE-.1
nema Trento proponi ®
vedi 26 luglio, ore 203 i®
carica dei 102; venes
e sabato 28, ore 21,30j ®
coerenza sleale; doni
29 e lunedì 30, oreltj [le»(eh*
mistero dell'acqua.! canea
PINEROLO -UmA le». CO'
la Italia ha in progran i greve t
alla sala «5cen'to»2| ria),in
odissea nello spati«; parted
riali e festivi ore 21,| è semi
sala «2cento» è invjj [gito il
Ferite mortali; feriali, .niten
stivi, 20,30 e 22,20, al fenitre
20,30 e 22,30. DaUOIT^
al 23 agosto chiuso.
PINEROLO — Luna) ? por r
21.30 alla casdnj !'„
gassa di Baudenasa,|l| ¡S
visione la comiriedla li,™. .
sto degli altri.
SAN SECONDO •
cinema all'aperto, vii
27 alle 21,30, in plaal
ropa, viene proiettatof
colat.
FENESTRELLE
21,30 di sabato 28 lui
per cinema in piazzili
centro del paese, è ii
ne What woman wantl
BIBIANA —Alle 21,1 l®ten
domenica 30, nell'arei .bhani
livalente di Villa Bod® ;lettiha
ne posto in visione 11 IStasot
d latore. sbituat
VILLAR PELLICE- fialchi
piazza Jervis, alle 21,5 perpa:
martedì 31 luglio,d idicevai
proposto Galline in fi( iinuon
Roure
Festival
musicale
RIFUGIO «RE CARLO ALBERTO» — Domenica 29
luglio, per tutta la giornata, si svolgerà la tradizionale
festa del Rifugio di Luserna San Giovanni. Ore 10,30
culto, ore 11,30 inaugurazione del «nucleo cascina».
Alle 16 ballo con le musiche dei «Twin peaks».
BOBBIO PELLICE — Domenica 29 luglio, alle 15,
con celebrazione della santa cena, riunione ai Payant.
MASSELLO — Sabato 28 , a Salza, riunione alle 15.
PRAMOLLO — Venerdì 3 agosto, alle 20,30, «Chi
sono i valdesi negli Stati Uniti d’America?», ciiapositive e chiacchierata con il past. Claudio Pasquet.
PRAROSTINO — Domenica 29 luglio, giornata comunitaria alla Brusà: alle 10 culto all’aperto, a cui seguirà un pranzo comunitario, prenotazioni da Valdo
Plavan tei. 0121-500776.
Pen
«ndo,
1
Il Fori
due
Il Rourestockfest
arriva alla sesta edia
e anche quest’anno
merose band si alw
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30 gruppi che SI
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ore]
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dafi’Italia). Sab^
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serata
15
IPRDI27 luglio 2001
Sul Convegno nazionale dell'Llcebi
nostra fragile identità
ttiNA CHINES
Il convegno suH’identità
Mttìsta, promosso dal CoTto esecutivo a settembre,
rà un'occasione da non
àrdere per approfondire alai argomenti che nelle asiblee biennali non si rieTa dibattere a sufficienza.
Storia verità le nostre assem[L servono di più per le diissioni tecnico-amminiatìve, che per un dibattito
ilogic'o indispensabile a chi,
.^do nelle nostre chiese,
esse ritornando alla fine
àni assemblea, si trova poi
¿Contare temi e situazio, ni'the di tanto in tanto an' ebbero rispolverati. Dall’As‘ jémblea straordinaria del di^bre '99 è uscito un monito preoccupante, enunciato
nella mozione sulla visibilità
(Ielle donne; la crisi «spirituale» (che si è voluto eufemisticqua' T (¡mente chiamare «genera- U mii le», come se ciò fosse meno
prograi grave della dicitura originante»» ’ria), in cui versa una buona
, spadt; I parte delle nostre chiese. Dà lì
isembrato che ci fosse un
è invS I certo interesse per riflettere
i; feriali jul tema della spiritualità e,
si pitie, si è approvata la prof^sta di indire un convegno
bmvsul battesimo.
- Lurel f Per quanto riguarda il pri’ Í10, a parte due convegni sul
enasca,|i ij|¡¡i;itualitá, uno regionale e
^uno internazionale in Sicilia,
»mossi dalla Fdei, non mi
ibra di aver letto che ci siano state altre iniziative (ma
ero di sbagliarmi) in altri
ioghi, né che in questa Asimblea ci sia uno spazio riirvato a questo argomento,
llora ci si è dimenticati di
(uanto approvato in Assem0 non è più tanto imporMe mettere in pratica quannell'ara h hanno proposto le donne e
la Bodd ituttì hanno approvato? A quesionellfistasottovalutazione siamo
abituate: se non ricordo male
LUCE- palche tempo fa hanno date
alle 21,i per pazze alcune donne che
igllo,yl ^dicevano di aver visto risorto
ne inff Un uomo che era morto qualdte giorno prima,
fot quanto riguarda il secondo, esso è in fase di realiz
medla II
IDO
irto, VI
n plaraj
(iettatoi
le
zazione (appunto rincontro
di settembre), anche se l’idea
originaria è stata un po’ modificata, poiché il convegno è
rivolto solo ai battisti. Vuole
essere, questa, un’occasione
per rafforzarci nelle nostre
posizioni e affrontare meglio
l’eventuale dibattito con le altre denominazioni. Mi pare
giusto. Ma di che cos’altro si
parlerà in questo convegno?
Dell’identità battista, è la risposta certa. Benissimo. Tanto più se si pensa che la nostra è un’identità molto fragile, molto giovane, che va
rafforzata, se non addirittura
creata, laddove è ancora in
forma embrionale. E in questo ultimo stato versano moltissime chiese, che sopravvivono con difficoltà, strette
dalla morsa di un modello
cattolico imperante, verticista
e secolarizzato e un modello
battista ancora indefinito e,
che pertanto, ha proposto finora un comodo congregazionalismo, in cui vince il più
forte, senza regole precise e
valide erga omnes.
Sarò monotona, ma se non
si risolvono alcuni problemi
radicali, le fragili identità delle nostre chiese non potranno mai rafforzarsi e, anzi, o
resteranno in una nebulosa
identità agnostica o si romperanno senza alcun giovamento per nessuno. Non è in
queste pagine che bisogna
elencare i problemi, però i
segnali partiti dalla scorsa
Assemblea, e qui ribaditi, andrebbero analizzati con correttezza, ponendovi i giusti
rimedi, sicuramente un po’
dolorosi, ma indispensabili per sanare un’Unione di
chiese, che annunciano l’Evangelo di Gesù Cristo. Per
contro altre notizie positive
rallegrano il cuore, per esempio una certa ripresa economica derivante sia da una
maggiore partecipazione delle chiese, sia da un riassetto
del patrimonio immobiliare,
lo penso, che convenga a tutte/! contribuire per una collaborazione fruttuosa, ne va
della nostra credibilità dentro e fuori TUcebi.
3ck fest
;ta editi
it’anno
I si alt»
Ico dell
ha
Centro culturale valdese
via Beckwith 3, Torre Pellice (TO)
terzo forum della cultura
icutnene 22<-23 settembra 2001
Quale Forum per quale cultura?
importi JForum di quest'anno cerca di valorizzare II dibattito avviato nelle
Afnctt precedenti edizioni e proseguito su «Gioventù Evangelica» (in
g Natll Pwticolare nn. 173 e 175). I principali nodi della discussione saranOU Dell Introdotti da brevi relazioni a cur della neonata Commissione
¡seAnd .nniurodel Centro culturale valdese. Si tratterà da un lato di mettere
tre ad istanze delle agenzie culturali e dall’altro di definire il
deli® ncne esse assumeranno nel quadro in trasformazione della pre;0 «Gh /'ao evangelica in Italia. Uno spazio sarà dedicato all'approfondia cuif della globalizzazione, per coglierne le ricadute sul
appi.Il<r'''
e due ^1
igressa
la risali
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che®
8 lugli“!
incidi
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RoretO'
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;'®slro lavoro culturale.
SABATO 22 SETTEMBRE
ore 10
1 presenza culturale protestante in Italia e la funzione del
trAj”. natura e le prospettiva del Forum a cura della
____t l^_. . ^
^¿¿0.17,30
globalizzazione sulla società, la politica, la democratultura, la vita Quotidiana. Giorgio Guelmani
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* lo globalizzazione, Franco Giampiccoli
discussione introdotta da due brevi comunicazio
Spano
^tesa li™ ' P'''**ostantì sulla stampa italiana, Marco Rostan
Tourn*"* dire; la proposta culturale dei nostri Centri,
41
ore$.i|2
domenica 23 SETTEMBRE
nofuro e le prospettive del Forum, a cura
11«- **''**'°'^® cultura del Cev; modera Daniele Garrone
^^1 soggiorno entro il 7 settembre, presso la
nÌ2^'(iiil culturale valdese di Torre Pellice - via Beckwith
ae 0121-932566
''~-...^J^ol>oralevaldese@lin.it
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
■ La sorella
Elke Di Legami
Stavamo smontando i nostri stand al Kirchentag di
Francoforte quando da Riesi
ci ha raggiunto la triste notizia della scomparsa di Elke
Griiner Di Legami. Da alcuni
mesi soffriva. L’avevamo incontrata in primavera per il
quarantennale del Servizio
cristiano e il suo declino era
diventato-evidente; ma era
comunque sorridente, incoraggiante, lieta. Così la vogliamo ricordare come una
sorella che ha dato, con serenità e fermezza, un significativo contributo al nostro piccolo mondo protestante.
Era arrivata in Italia all’età
di 9 anni, al seguito della famiglia: il padre era ingegnere
chimico alla Ferrania. Visse a
Torino per tutto il tempo dei
suoi studi liceali e successivamente linguistici: lavorò per
la Caritas un paio d’anni in
Germania tra i migranti e successivamente fece parte della
comunità di Agape con Tullio
Vinay, il quale la mandò insieme a Hélène e la sorella Waldrut in avanscoperta, nel
1959, in Sicilia nel lavoro sociale avviato da Danilo Dolci.
A Riesi fu, per un certo periodo, segretaria di Vinay per il
Servizio cristiano; qui conobbe e successivamente sposò
Pino Di Legami. Con il Servizio cristiano, in particolare
con Ines Long Alabiso, collaborò in campo musicale nelle
scuole. Negli Anni 70, con il
pastore svizzero Georges Paschoud, cominciò l’opera del
Centro migranti (Asef che
continuò con tenacia per circa 25 anni nei locali contigui
alla chiesa valdese di Riesi.
La sua era la porta aperta
della nostra piccola chiesa
sulla realtà sociale e spesso
drammatica dell’emigrazione
in una terra che ne è stata
protagonista. Ricordo la sua
incredibile pazienza con la
gente semplice di Riesi nel
spiegare, nel tradurre, nel
stabilire contatti con i parenti
«di sopra» che continuavano
a mandare le rimesse. Elke,
nel recente avvicendamento
della nuova direzione del
Servizio cristiano, era stata
assunta come segretaria: così
tutto sembrava, in un certo
senso, ricominciare come ai
vecchi tempi di Vinay. Invece
no, la malattia inesorabile
l’ha fermata in questo suo
dedicarsi agli altri. A Riesi la
chiamavano «la tedesca», ma
per certi versi era più siciliana dei siciliani.
La sua stessa famiglia, con i
suoi tre figli e il marito Pino
attivo membro della locale
comunità valdese e del Servizio cristiano, è un mix mitte
leuropeo. Una casa aperta,
accogliente e ben organizzata: una casa in cui si è prodotto un vuoto. Ma lei stessa,
con la sua cordialità, ci inviterebbe a non vivere di un passato che non torna ma a impegnarci per una nuova società. Sapendo che il Signore
tiene nella sua mano i nostri
giorni (Salmo 31, 15) lo ringraziamo, pur nella tristezza
di una separazione che è avvenuta troppo presto all’età
di 62 anni, per tutto quello
che Elke ha dato a Riesi e alla
nostra famiglia evangelica.
Giuseppe Platone - Torino
Come rivolgersi
alle persone?
Ho letto con molto interesse l’articolo sul numero del
29 giugno dedicato all’elezione del pastore John Miller come moderatore della Chiesa
di Scozia. Dati gli indubbi parallelismi fra i problemi che
affliggono la situazione ecclesiastica scozzese e quella
italiana, c’è da augurarsi che
questo articolo serva a fare
aprire gli occhi anche nel nostro ambiente, organi direttivi in primo luogo, sul fatto
che il problema principale
non è nei contributi finanziari che languono, negli immobili ecclesiastici che invecchiano o nell’adesione o meno al meccanismo dell’S per
mille, ma nel modo e, soprattutto, nei contenuti di come
ci si rivolge alle persone.
Se non si capisce che i primi problemi derivano da
questi ultimi non si potrà trovare il modo di evitare che le
chiese si svuotino; e con le
chiese vuote non ha molto
senso parlare di finanze. Non
è con un culto televisivo con
una liturgia, mi si permetta il
termine, bislacca che si attirano le persone, o con sermoni domenicali ottimi esempi di arte oratoria, ma
ascoltati 0 capiti da ben po. chi, che si riesce a fare arrivare la parola del Signore alle
persone, ma con l’attenzione
ai loro problemi, al loro stile
di vita, a far capire che cosa
può dire loro la parola di Dio
nella e della vita quotidiana.
Il Risveglio è stato tale e ha
avuto un tale successo anche
perché a un certo punto si è
compreso e si è intrapreso a
parlare alle persone in modo
nuovo, dicendo cose che nessuno diceva da generazioni,
non in maniera forbita ed
elegante, ma semplice e piana, in modo che anche l’ultimo dei minimi potesse chiaramente capire e comprendere che si parlava anche a
lui personalmente. Da parte
mia ho sempre davanti agli
La Comunione pastorale delle chiese
evangeliche riformate della vai Bregaglia
cerca paslore/a
(impiego 80%)
a partire da subito (o data da convenire)
La Comunione pastorale di Bregaglia si compone di 6 piccole
comunità, fiere della loro lunga tradizione evangelica. Infatti
in una di esse, a Vicosoprano, predicò Pier Paolo Vergerlo
che determinò il passaggio di tutta la valle alla Riforma e l'introduzione dell'italiano quale lingua ufficiale. Situata tra Chiavenna (Italia, So) e St. Moritz, la vai Bregaglia conta circa
1.500 abitanti dei quali circa il 70% tuttora evangelici.
Nel ministero della Comunione pastorale sono comprese un
minimo di quattro lezioni settimanali nella scuola dell'obbligo.
È richiesta la padronanza della lingua italiana ed è auspicabile la conoscenza del tedesco.
Sono gradite pure richieste da parte di pastori disponibili anche solamente per uno o due anni e da parte di pastori emeriti.
Interessati/e sono pregati di annunciarsi per iscritto entro il 15
agosto 2001 a:
Menga Negrini, 7602 Casaccio - vai Bregaglia/Grigioni
che è a disposizione per ulteriori informazioni al tei. 0818243162, fax 081-8243474, E-mail hotelstampa@spin.ch
occhi il versetto di Matteo 6,
33 («Cercate prima il regno e
la giustizia di Dio, e tutte
queste cose vi saranno date
in più»): mi auguro che lo
stesso valga anche per sempre più persone.
Davide Csermely - Parma
csermely@biol.unipr.it
Discutere
serenamente
Desidero ringraziare il fratello Vincenzo Ribet per la
lettera pubblicata sul n. 28. Io
sono un ex cattolico, valdese
per scelta relativamente recente, da sempre anticomunista, o piuttosto antitotalitarista, da sempre liberale, fin
da quando i liberali erano,
pochi, contrariamente a ciò
che accade oggi, dal momento che si dichiarano liberali
anche molti ex comunisti.
Nelle ultime elezioni, assolutamente non potendo dare il
mio voto a Rutelli, per motivi
che non vale la pena dire in
questa occasione, ho sostenuto Berlusconi, pur stimandolo pochissimo. La violenta
campagna antiberlusconiana
su Riforma sia prima sia dopo le elezioni, mi ha fatto
quasi temere di avere commesso un atto da scomunica:
la lettera di Ribet e alcune altre, però, mi confortano che
fra noi esistono persone con
le quali è possibile, anche
partendo da posizioni differenti, discutere serenamente
e costruttivamente.
Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
Un discorso
aperto con Dio
Sulla preghiera si è già detto e scritto molto, e molto
forse si dirà ancora. Si è detto
di «come deve» essere una
preghiera, di «quando» si
debba pregare e «perché». AI
riguardo la letteratura, specialmente evangelica, è abbastanza «corposa» e a essa rimando il lettore per ulteriori
approfondimenti. Vorrei invece sottolineare alcune caratteristiche di questo atto
che non può essere soltanto
liturgico, ma coinvolgente
l’intera vita dei credente.
Rifugiarsi nella preghiera,
come fosse l’ultima spiaggia,
significa sminuirne l’importanza e l’efficacia. Risultati e
benefici potrebbero verificarsi ed essere sì consolatori, ma
di breve durata. La preghiera
va cercata, desiderata, fortemente voluta, per stabilire
una comunione diretta e
continuativa con Dio. Dovrebbe diventare un dialogo.
W Errata corrige
Per una «turbolenza» del
programma di impaginazione
elettronica, nel cappello introduttivo all’articolo di E.
Stretti «Isaac Newton, l’ultimo
mago» (n. 28, pag. 4), una riga
risulta incomprensibile. La citazione in latino di Newton,
correttamente suona: «hypótesis non fingo». Ce ne scusiamo con i lettori e con l’autore.
un discorso «aperto» con il
nostro amato Signore, per capire e penetrare la sua volontà, in modo tale ebe le ricbieste gli siano esposte secondo il suo modo di vedere.
Affinché le aspettative non
vengano deluse, occorre essere in sintonia con il volere
di Dio. La preghiera, lungi
dall’essere una nauseante ripetizione di cose inutili, deve
trasformare il credente da
perpetuo questuante, in un
valido collaboratore di Dio.
Quando si prega in comunione con altre sorelle e altri
fratelli, è logica una «chiusura» della preghiera stessa con
la formuletta liturgica «amen», per convalidare una
partecipazione collettiva. Ma
quando si prega «nella propria cameretta» non parrebbe
più entusiasmante una relativa continuità, intervallando,
tra una richiesta e l’altra, tra
una lode e l’altra, tra un ringraziamento e l’altro, le nostre usuali quotidiane occupazioni? Certamente, un momento di raccoglimento meno breve del solito sarebbe
auspicabile, specialmente al
termine di una qualsiasi giornata, per ripercorrere, insieme con il Signore, il vissuto
quotidiano. Quante e quali
scoperte, allora!
Si rileverebbe quanto di
buono è stato fatto (poco) e
quanti errori siano stati commessi (molti). Ora, se gli errori sono stati commessi verso
Dio, questa è l’occasione migliore per chiedergli perdono
«dettagliato» di ogni peccato
commesso. Ma se le sgarbatezze (o peggio) sono state
consumate verso i nostri simili, a poco serve il rammarico, se non corriamo verso il
prossimo offeso per chiedergli garbatamente scusa (o
qualcosa di più...). Con l’ammissione della colpa e la confessione del peccato, occorre
naturalmente il fermo proposito di non ricadere più in determinati errori.
Una spiccata sensibilità
spirituale conduce al riconoscimento delle più piccole e
insignificanti violazioni al volere di Dio. Un esercizio così
prolungato, inserisce il credente «in una vita di preghiera». E questo potrebbe essere
un obiettivo primario da raggiungere. Alla base di tutto
però ci vuole la fede. Senza la
fede sincera e vera; senza
l’intercessione dello Spirito
Santo, anche il modello di
preghiera più sublime, dialetticamente perfetto, teologicamente impeccabile, si trasformerebbe in una sterile e
manierata litania, con poche
o nulle probabilità di esaudimento.
Adriano Dorma
San Gillio (To)
Nuovi indirizzi
Il pastore Giuseppe Ficara
comunica il proprio nuovo indirizzo; via Spezio 43, 90139
Palermo. Tel.-fax: 091-580153;
e-mail:gficara@libero.it.
Il nuovo indirizzo del pastore Donato Giampetruzzi è:
via Progresso 4, 85030 Cersosimo (Pz): tei. 380-5188707.
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
della CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
SESSIONE D'ESAME
Domenica 26 agosto 2001, ore 9, 30
Collegio valdese - Torre Pellice
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
.Í
J Come funziona il processo di annullamento o di riduzione del debito estero - 1
Il processo di remissione del debito
limolo delle grandi istituzioni finanziarie internazionali nate a Bretton Woods nel 1944. Come
sono stati selezioni i 22 paesi poveri fortemente indebitati ammessi al processo di remissione
A partire da questo numero,
pubblichiamo un dossier Sulla questione dell'annullamento del debito estero dei
paesi poveri fortemente indebitati. Il dossier, pubblicato
su «Firn information» n. 206207, marzo-maggio 2001, è
tratto da «Mission», mensile
protestante di missione e di
relazioni internazionali, su
cui è apparso in aprile 2001.
Traduzione dal francese
di J.-J. Peyronel
Le istituzioni finanziarie
internazionali
La «Banca internazionale
per la ricostruzione e lo sviluppo» (Bird) e il «Fondo monetario internazionale» (Fmi)
sono nati dalla conferenza internazionale di Bretton Woods del 1944. Essi formano il
«nucleo duro» delle istituzioni
finanziarie internazionali.
Secondo i suoi statuti, il
ruolo del Fmi consiste nell’assicurare la stabilità dei
rapporti monetari internazionali. Con la fine del sistema di cambio fisso basato
sulla convertibilità del dollaro americano in oro (1971), il
Fmi ha dovuto ridefinire la
sua missione. Dall’inizio degli Anni 80 esso svolge un
ruolo centrale nella ristrutturazione dei debiti esteri dei
paesi che hanno difficoltà di
pagamento. Esso negozia con
loro programmi di aggiustamento strutturale (Pas).
Nel 1960, la Bird è stata affiancata dalla «Associazione
internazionale di sviluppo»
(Aid) e con essa forma quella che oggi viene chiamata
«Banca mondiale» (Bm). Il
suo presidente è nominato
dagli Usa (attualmente è James Wolfensohn). Secondo il
rapporto annuale del 1998,
l’obiettivo fondamentale della Banca mondiale è di «aiutare i suoi debitori a ridurre
la povertà. Contribuendo al
potenziamento delle economie e all’espansione dei mercati, cerca di migliorare le
condizioni di vita in tutti i
paesi del mondo, in particolare in quelli più poveri».
Funzionamento
poco democratico
Solo gli stati membri del
Fmi possono aderire alla Bm.
La Bird conta 181 membri e
l’Aid 160. Sia alla Bird sia al
Fmi. il diritto di voto dei
membri è in funzione della loro quota. Gli Usa detengono
il 17,2%, il Giappone il 6,1%,
la Francia, la Germania e il
Regno Unito ognuno un po’
più del 4,5% contro il 4 per
cento per 45 paesi africani.
Donne somale rifugiate in Kenia trasportano la legna da ardere
(foto Acnur/C. Shirley)
La Bm e il Fmi sono entrambi diretti da un Consiglio
dei governatori (un governatore per ogni stato) che si riunisce una volta l’anno. Questo Consiglio delega i propri
poteri a un Consiglio di amministrazione permanente.
Questo Consiglio comprende
24 membri eletti dagli stati. I
cinque stati che detengono la
quota più alta hanno ognuno
un amministratore, mentre
gli altri amministratori rappresentano più paesi. A diffe
renza del principio vigente
presso rOnu, «Un paese, un
voto», il numero di voti negli
organi direttivi è proporzionale alla quota di partecipazione di ogni stato. La supremazia dei paesi ricchi è pertanto garantita.
Annullare il debito
o renderlo sostenibile?
L’accesso di 22 paesi a un
inizio di alleggerimento di
debito costituisce già una
grande vittoria. Però, se gli
122 paesi selezionati
Paesi Diminuzione del servizio
selezionati del debito
Benin 37,2%
Bolivia 28,5%
Burkina Faso 28,5%
Camerún 56,3%
Gambia 43,1%
Guinea 37,8%
Guinea Bissau 59,2%
Guyana 18,5%
Honduras 58,7%
Madagascar 40%,3
Malawi . 17,2%.
Mauritania 41,3%
Mozambico 42,1%
Nicaragua 50,9%
Nigeria 41,5%
Ruanda 47,2%
Sao Tomé-fPrincipe 65,9%
Senegal 22,0%
Tanzania 28,6%
Uganda 28,5%
Zambia 23,0%
Media 32,1%
alleggerimenti del carico di
debito sembrano importanti
(circa il 63%), i rimborsi diminuiscono poco (32% in
media). La ragione principale di questa situazione sta
nella logica dell’iniziativa
Ppte (paesi poveri fortemente indebitati) nella quale si
iscrivono oggi gli alleggerimenti del debito. L’obiettivo
di questa iniziativa non è di
annullare il debito ma semplicemente di renderlo «sostenibile». In questa logica, il
debito «insostenibile» corrisponde di fatto alla parte di
debito che oggi non viene
pagata e che comunque non
verrà mai rimborsata. È per
questo che i rimborsi diminuiscono così poco.
Sotto la pressione dell’opinione pubblica, i paesi.del G8
si sono felicemente impegnati ad andare oltre e ad annullare a (quasi) il 100% i loro
crediti nei confronti dei paesi
selezionati. Il Fmi e la Bm, da
parte loro, si rifiutano di uscire dalla loro logica iniziale e
alleggeriscono i loro crediti
solo del 30% in media. Bisogna che queste istituzioni
facciano un ulteriore passo
avanti e ammettano che gli
attuali alleggerimenti non sono sufficienti per portare
avanti una reale politica di
sviluppo duraturo. E siccome
sono i paesi del G8 ad essere i
principali azionari del Fmi e
della Bm, è ovviamente verso
di loro che si muove la mobilitazione.
fi - continua)
Durante la lotta aH'apartheid si era spaccata. Ora rinasce la speranza di pace
Chiesa presbiteriana in Sud Africa: verso la riconciliazione
I leader della Chiesa evangelica presbiteriana in Sud
Africa si sono impegnati pubblicamente per riportare nella loro chiesa l’unità e la riconciliazione dopo le divisioni nate durante il regime
dell’apartheid: dopo anni di
divisioni interne, il processo
di riconciliazione è stato avviato anche grazie alla mediazione dell’Alleanza riformata mondiale (Arm).
Una storia singolare, quella
della Chiesa presbiteriana del
Sud Africa, nata dal lavoro
missionario di alcune chiese
svizzere iniziato nel Nord del
Transvaal nel 1875 e divenuta
autonoma nel 1962; dal 1988 è
membro dell’Alleanza riformata mondiale. A partire dagli Anni 80 alcuni leader della
chiesa furono imprigionati
dal governo segregazionista a
causa della loro opposizione
al regime. Nel 1988, quando il
Consiglio nazionale delle
chiese del Sud Africa lanciò la
campagna «Standing for thè
truth», contro il regime dell’
apartheid, alcuni membri della Chiesa presbiteriana si appellarono alla propria chiesa
chiedendo di adottare un programma analogo per opporsi
al regime. Da questa posizione nacquero divisioni e spaccature nella Chiesa presbiteriana del Sud Africa. Nel 1991
la divisione era diventata una
realtà di fatto: alcune comunità infatti stabilirono di restare legate alla «giurisdizione» del Sinodo della chiesa,
altre invece ne uscirono costi
tuendo il movimento «Standing for thè truth» della Chiesa presbiteriana sudafricana.
Questa storia di divisioni
sembra giungere a conclusione: si è appena svolto, infatti,
un meeting di tre giorni, guidato da un team di mediazione dell’Alleanza riformata
mondiale, a conclusione del
quale i leader della chiesa
hanno riaffermato ufficialmente la loro comune appartenenza alla Chiesa presbiteriana del Sud Africa, riconoscendo che le divisioni dell’ultimo decennio hanno
provocato «dolore e sofferenza in molte persone». In un
processo di «condivisione
aperta e onesta», i leader della chiesa «confessano le responsabilità individuali e isti
tuzionali» e chiedono e offrono reciprocamente perdono.
«Entrambi i gruppi - spiega il
segretario generale dell’Arm,
Setri Nyomi, che ha preso
parte all’incontro - si sono
impegnati a lavorare insieme
per ritrovare pace e riconciliazione nella chiesa».
L’incontro si è svolto a
Johannesburg e ha condotto
alla formazione di una commissione comune per l’unità
e il rinnovamento della Chiesa presbiteriana, incaricata di
sviluppare i termini di una
«strategia per la riconciliazione» e il rinnovamento, anche
strutturale, della chiesa. La
commissione è stata incaricata di preparare un rapporto
per il Sinodo della chiesa previsto per ottobre 2002. (nev)
VENERDÌ 27
LUGLIO 2001
Consultazione delle chiese europee
Servite Dio, non Mammona
Pubblichiamo un estratto del documentò conclusivo della
Consultazione delle chiese europee che si è svolta a Budapest
dal 24 al 28 giugno scorso (vedi Riforma n. 29, p. 16). 1%.
contro è stato organizzato congiunta-mente dalTAlleanza
riformata mondiale (Arm), dal Consiglio ecumenico delk
chiese (Cec) e dalla Federazione luterarm mondiale (Fini). \',ha partecipato anche una delegazione dèi Consiglio delie
conferenze episcopali europee (Ccee).
Traduzione dalTinglese di Antonella Visintin.
47 rappresentanti di chiese dall’Europa centrale e dell’Esij
si sono incontrati a Budapest dal 24 al 28 giugno. Ortodossy
protestanti e cattolici, compresa una delegazione della
Conferenza episcopale europea.
Essere più vigilanti
1 - Circa 10 anni fa noi persone e chiese dell'Europa Centrale e dell’Est abbiamo gioito per aver realizzato di essere
liberi, È stato come se una grande ombra fosse passata e la
luce del giorno fosse tornata.
2 - Se guardiamo al passato ci rendiamo conto di aver
sottostimàto l’entità dei problemi che avremmo incontrato
sia come governi sia come chiese. D’altronde, se ascoltiamo i racconti di chi maggiormente oggi soffre, dobbiamo
dire che non tutte le loro sofferepze hanno radici negli avvenimenti di 10 anni fa; perciò occorre essere vigilanti.
3-1 paesi della regione godono di una grande varietà
culturale e religiosa. Molti di loro hanno conosciuto una
crescita economica e occupazionale e un miglioramento
ambientale stanti i dati disponibili. D’.altra parte nella regione una crescente disoccupazione e una caduta di valore
delle pensioni e dei salari ha trascinato milioni di donne e
di uomini nella povertà.
Ricerca di spiegazioni
4 - In relazione a questi fatti, sentiamo un dovere morale
cercare ulteriori spiegazioni al crescente senso di tradimento. 1 gruppi di lavoro ne hanno identificate due principali:
5 - Primo, il modo in cui la sfida della trasformazione
della società è stata condotta da molte autorità dopo il
1989. Mentre il comuniSmo dipendeva da un’economia di
piano rigida, ora i politici hanno adottato un’economia di
mercato incontrollata. Essi non discernono che un mercato
senza strutture sociali, culturali e istituzionali mina la co-,
struzione della società. Privatizzazione, liberismo e deregolamentazione in nome della crescita economica sono stati
prerequisiti per ricevere aiuti esterni e assistenza finanzia
ria. Questa terapia shock ha richiesto un restringimento del
ruolo dello stato.
6 - Secondo, la globalizzazione. Il termine può avere connotazioni positive. Per esempio questa consultazione.
7 - Ma essa ha anche connotazione negativa quando si riferisce a un dominio esercitato da un’ideologia che legittima
e promuove attività economiche sempre più concentrate.
8 - L’enfasi sulla privatizzazione a ogni costo ha minato
le infrastrutture esistenti; minimizzando il ruolo dello stato, ha lasciato i poveri senza adeguata protezione e ha
aperto le porte ad attività criminali e speculative. Imprenditori irresponsabili che non hanno interesse nel futuro
della loro società.
I
Giustìzia ai poveri
9 - Questa confusione sulla «globalizzazione» è spesso
usata come alibi non solo da agenzie internazionali quali
Fmi, Banca mondiale e Wto ma anche da un numero crescente di governi. Essi domandano duri sacrifici a dispetto
dell’evidenza che la crescita economica fallisce nel promuovere lo sviluppo umano in termini di:
- adeguato supporto ai poveri, ai disoccupati, e altri
gruppi vulnerabili
- protezione ambientale
- trasparenza nel governo
- partecipazione effettiva della società civile (inclusi i sindacati).
10 - Stante questa situazione, il nostro incontro è giunto
all’inequivocabile.conclusione che nessuna autorità dentro
o fuori dalla regione può sottrarsi alle proprie responsabilità in termini di giustizia verso i poveri e i bisognosi in nome delle esigenze della globalizzazione.
11 - Politiche così giustificate sono contrarie sia alla hcerca scientifica che al cuore della fede cristiana. Esse devono essere fermate incondizionatamente e immediata’
mente, come fra l’altro dichiarato dalla dottrina sociale deila Chiesa ortodossa russa.
12 - È di vitale importanza per i/le cristiani riconoscere
che la dipendenza dall’ideologia neoliberale ha profonde
implicazioni spirituali. Essa pone ognuno di fronte ali
scelta fi’a Dio e Mammona. ^
Giovani manifestanti sudafricani al tempo dell’apartheid
nel 19^
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PO
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PO
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UT
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ta
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