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23 maggio 1975 — L. 150
Anno 112 — N. 20
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIE1.1UTFCA VALDESE
10066 torre; peil ice
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO DI BATTESIMI
La croce non è una tegola
« Se uno vuole venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda ogni giorno la
sua croce e mi segua» (Luca 9, 23).
Se vuoi far carriera, iscriviti a questo
corso per corrispondenza... Se vuoi stabilità e sicurezza nel tuo paese non lasciar la strada vecchia per la nuova... Se
vuoi essere una persona moderna, di successo, di prestigio, compra questo o quest’altro... Queste e mille altre proposte ci
bombardano giornalmente da ogni parte.
Hanno tutte in comune il fatto che da un
lato con i loro se propongono qualcosa
che vuole essere essenziale, di importanza vitale; dall’altro presentano condizioni
di una facilità irrisoria, alla portata di
tutti.
Tra queste è presente anche la proposta dell’Evangelo : andare dietro a Gesù.
Ma chi oggigiorno è disposto a considerare questo come qualcosa di importanza vitale o di essenziale? Al massimo può
essere un di più, purché non distolga appunto dall’essenziale. Ma ecco, le condizioni che sono collegate a questa proposta sono semplicemente pazzesche: rinnegare se stessi e portare la croce. Certo
per un bene massimo chiunque è disposto
a pagare un prezzo minimo; ma per un
bene giudicato minimo chi mai è disposto a pagare un prezzo massimo?
E invece ancora oggi c’è chi risponde
alla proposta dell’Evangelo. C'è chi all’offerta « se uno vuol venire dietro a
me... » risponde « voglio! ». E’ vero che
il più delle volte si tratta in realtà di un
più sommesso « vorrei », ma come potrebbe essere altrimenti per chi è consapevole della propria debolezza?
RINNEGARE SE STESSI
Certo l’Evangelo non fa alcuno sforzo
per minimizzare ciò che implica questa
risposta. Tanto meno dobbiamo farlo
noi. Lasciamo dunque a queste parole
tutta la loro carica ; « rinunzi a se stesso »; sì, ancor più: « rinneghi se stesso.
E’ lo stesso verbo che è usato nel racconto di Pietro che rinnega il suo Signore
(Me. 14: 66-72), ed è ancora il verbo
usato nell’alternativa confessare-rinnegare il Cristo (Mtt. 10: 32-33). Rinnegare
se stesso significa dire no al progetto di
una vita centrata su se stessi, dire no a
quello che generalmente ci è presentato
come l’essenziale per la vita.
Ma d’altra parte, non diamo neppure
a queste parole una carica diversa da
quella che hanno nell’Evangelo. Perché
con questa richiesta Dio non ci rivela il
suo odio per gli uomini, il suo desiderio
di schiacciarli, ma al contrario il suo
amore che vuole la piena realizzazione
della nostra umanità. Non si tratta di scegliere una astratta divinità contro la nostra umanità, ma si tratta di scegliere
l’umanità vera di Cristo, il progetto di
una vita centrata sugli altri, contro l’uma
IN QUESTO NUMERO
■ Sinodo riformato francese 2
■ Roma : rilancio della ma-
riologia? 3
■ Nairobi 1975: Confessare
Cristo oggi 4
■ Convegno Monitori a Val-
lecrosia 5
■ Intervista ai Sjndaci delle
valli Jj
nità alienata e suicida che abbiamo al di
fuori di Cristo.
PRENDERE
LA PROPRIA CROCE
Prendere la propria croce è quindi la
logica conseguenza di questa scelta. In
una vita centrata su se stessi non c’è croce : ci potranno essere disgrazie, sofferenze naturali. Tegole che cascano sulla testa, non croce che è presa e portata. La
croce è presente solo all’interno di un
progetto di vita per gh altri.
Certo essa può assumere il significato
massimo che ha avuto nella vita di Gesù;
ma non cominciamo da lì per bloccarci
subito sgomenti o per vagheggiare situazioni di martirio. Si comincia a prendere
la croce nei rapporti personali caricandosi dei problemi dei propri fratelli, trovando tempo per ascoltare, soccorrere, visitare gli altri. Si comincia a prendere la
croce nei rapporti sociali quando si lavora a reintegrare quanti sono stati emarginati dalle scelte disumanizzanti della
nostra società. Si comincia a prendere la
croce sul piano più generale scegliendo
la parte di chi è oppresso, sfruttato, barattato, lottando per quella dimensione
politica dell’amore del prossimo che è la
giustizia. Si comincia. E si è chiamati a
continuare con perseveranza : la croce
non può essere presa una volta per tutte
in uno slancio sentimentale della propria
gioventù. E’ « ogni giorno » che la croce
va presa.
SEGUIRE GESÙ’
Chi sa qualcosa del prendere la croce
sa anche cosa vuol dire « seguire Gesù ».
Per chi, pur nei hmiti delle proprie incoerenze, impara a prendere ogni giorno
la sua croce, il seguire Gesù non è più
l’espressione di una dura esigenza, ma
comincia a diventare il dono di una comunione che nessuna forza esterna potrà
rompere. Quanta differenza c’è allora
tra l’essere fondati su un incerto « se uno
vuole... » e l’essere afferrati da un chiaro
ordine che è nello stesso tempo una promessa: « mi segua! ».
L’inizio del seguire Gesù può situarsi
in momenti diversi della vita della chiesa.
Per alcuni può essere avvenuto nella stagione dell’espansione, come nel tempo in
cui Gesù andava attorno per tutta la Galilea e grandi folle lo seguivano. Per altri
può avvenire nel tempo della crisi in cui
ogni cosa è messa in questione, in questo nostro tempo in cui rischia di prevalere lo scoraggiamento, simile al tempo
in cui molti dei discepoli si ritrassero,
vennero via da « dietro a Gesù ». Per altri ancora può avvenire nell’ora del cimento, della lotta decisiva, come avviene
per i nostri fratelli in Uruguay, come
quando seguire per qualcuno significò
letteralmente sèntìrsi mettere addosso la
croce per portarla « dietro a Gesù ».
Ciò che importa nel seguire Gesù non
è questo o quel momento in cui il seguire
inizia, ma per tutti, in qualunque situazione, ciò che importa è il continuare a
seguire, il non guardare all’indietro una
volta messo la mano all’aratro. E’ questa la preghiera che rivolgiamo al Signore per chi ha cominciato a rispondere all’appello dell’Evangelo ieri, per chi risponde oggi e per chi, per sua grazia, siamo certi risponderà domani.
F. Giampiccoli
L I BA N O
Cristiani e nazionalisti
La stampa ha dato dotizia degli scontri avvenuti, nella settimana dal 13 al 20
aprile, nel Libano fra fedayn ed esponenti delle « Kataéb », le cosi, dette Falandi
libanesi. L’intensità di questi scontri, ultimi di una serie di avvenimenti analoghi
si può desumere dal numero delle vittime che superano le 300.
Gli incidenti, nati incidentalmente, si
sono inseriti in una situazione di tensione preesistente dovuta in gran parte alla
difficile situazione politica e militare libanese. Le autorità libanesi infatti e lo
stesso esercito non sono in grado di assicurare il controllo delle frontiere ed assistono impotenti ai raids israeliani da
un lato ed alla reazione palestinese dall’altra. Ne deriva una situazione di umiliazione e frustrazione nazionale, accresciuta dal fatto che in alcune zone i palestinesi agiscono autonomamente, garantendo la propria sicurezza ed assicurando il controllo di zone del territorio.
I vescovi maroniti si sono fatti interpreti di questo stato d’animo inviando
il 27 aprile un memorandum al governo
in cui gli chiedono di « estendere la sua
sovranità sull’intero territorio nazionale »
ed applicare la legge «senza distinzione
in vista di garantire la sicurezza e la salvaguardia della dignità nazionale ».
La matrice politica di questi scontri è
riconosciuta da tutti gli osservatori ma
non va trascurata la componente religiosa. I militanti delle due fazioni, oltre ai
gruppi di tendenza marxista, allineati sulle posizioni dei fedayn, sono infatti caratterizzati dalla posizione confessionale: in
maggioranza musulmani i palestinesi, cristiani gli esponenti delle Falangi.
L’elemento che caratterizza infatti la
situazione libanese è l’intrecciarsi di motivazioni religiose, politiche, culturali nelle posizioni in conflitto. Alla base sta
una diversa concezione della realtà nazionale.
Per i cristiani l’ideale nazionale e la
realtà statale coincidono: il sentimento
primario essendo quello di una coscienza nazionale. Per i mussulmani la nazione araba è primaria rispetto allo stato
libanese, c’è una sorta di distanza nella
coscienza mussulmana rispetto alla realtà nazionale, istintiva più che teorica e
che si incontra con le concezioni marxiste di critica allo stato in nome di istanze rivoluzionarie.
La presenza determinante, in questo
conflitto ideologico, dell’uso delle armi,
corrisponde all’impostazione secolare della vita sociale libanese e si spiega con
il clima di semi anarchia in cui ha vissuto il medio Oriente sotto il dominio
turco: la libertà di un gruppo o di una
comunità è garantito solo dalla possibilità di far uso delle armi.
I militanti della « Falange » sono lungi
dal rappresentare tutta la realtà cristiana del Libano, ed i partiti cristiani non
sono sulle sue posizioni, ma le sue posizioni estremiste potrebbero assumere un
richiamo ed un ascendente.
Una chiarificazione teologica si impone
dunque in vista di chiarificare il rapporto fra fede, cristianesimo, nazione; non
sembra che si sia fatto molto in questo
senso negli ultimi anni.
Guardatevi
dal lievito
dei farisei...
LUCA 12. 1-2
I Farisei si proponevano di conservare la purezza della loro fede,
di conservarsi puri, evitando ogni
contatto con il paganesimo che li
circondava da ogni parte. Essi volevano essere seriamente « buoni
giudei ». Essi volevano, attraverso
l’obbedienza ai comandamenti di
Dio, costruire una società che corrispondesse ai piani di Dio. Volevano che si potesse stabilire a prima vista chi appartiene a Dio e
chi invece no.
Questo significa stabilire barriere tra gli uomini, dividere il mondo in buoni e cattivi. Ma la grande illusione dei Farisei consiste
in questo: che il criterio di divisione tra gli uni e gli altri non è,
come essi pensavano, la volontà
di Dio, ma la ipocrisia degli uomini.
Ogni volta che la chiesa si lascia afferrare dallo spirito settario e tenta di segnare confini sacri
tra chi è santo e chi non lo è, dimentica che « Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi e ha scelto le cose
che non sono per ridurre al niente le cose che sono ». E questo è
avvenuto nella persona di Gesù.
Egli è là dove sono i malati, perché i sani non hanno bisogno del
medico! Egli sta coi « pubblicani
e coi peccatori ». In lui Dio esprime il suo giudizio su ogni forma
di settarismo.
Per Dio il confine non è tra chi
è santo e chi non lo è, ma tra chi
è disposto a riconoscere il suo
peccato e chi invece ritiene, ipocritamente, di non aver bisogno
di ravvedimento.
II fariseo viene invitato a rendersi conto che è in primo luogo
peccatore. Non esiste su tutta la
faccia della terra nessun uomo
giusto: esistono uomini reali e
perciò peccatori ed uomini che si
credono diversi, speciali e perciò
sono ipocriti. Il vero uomo Gesù
Cristo dichiara di stare dalla parte degli uomini reali ed invita la
chiesa a fare altrettanto. La salvezza non viene dall’isolarsi dal
mondo, dallo stabilire una frontiera di sicurezza tra gli uni e gli
altri: salvezza è là dove è Cristo.
Il peggio è che la chiesa si è illusa di poter trattenere il Signore
al di qua della frontiera che ha
tracciato, impedendogli così di
andare a quelli cui è stato da Dio
mandato. Quando imparerà a restituire al mondo l’annuncio chiaro della salvezza, quando restituirà al mondo ciò di cui gli è debitrice?
Bruno Bellion
2
a colloquio
con I lettori
I lettori troveranno in quinta pagina
una nuova rubrica, in inglese. Di che si
tratta? Nel mensile Voce Metodista, il pastore SbaflS, che lo ha diretto con pazienza ed amore durante molti anni, aveva
accolto una colonna mensile in lingua inglese per i fratelli metodisti d’Inghilterra
o che trasferiti in Italia non parlano ancora a sufficienza la nostra lingua. Una
forma di dialogo, di colloquio con questi
numerosi fratelli che fanno parte della
grande comunità metodista mondiale.
Neirimificare i due giornali era stata previsto il proseguimento di questa iniziativa ed ora l’abbiamo attuata. Al past. Roger Ducker che ha gentilmente accettato
di collaborare va il nostro grazie. Forse
qualche lettore delle Valli chiederà di inserire anche una colonna francese; perché no? Potrebbe essere un modo di rendere partecipi dei nostri problemi molti
fratelli di-lingua francese che non leggono l’italiano.
Abbiamo ricevuto dal sig. A. Long di
Roma una richiesta di precisazione riguardo al nostro articolo del 17 dove abbiamo
qualificati i due crocifissi del Golgota come « militanti politici». Perché questa volontà di « politicizzare » il racconto? Ci
sono i dati per farlo? Che importanza può
avere? Risponderemo con una più ampia
trattazione.
Dal sig. E. Pinardi di Milano ci giungono espressioni di gratitudine a N. de Michelis per i suoi bersagli, che qualcuno lo
facesse c’era gran bisogno. Egli fa però
notare, ancora sul tema politica... « Un
conto è lasciare in chiesa la politica e un
altro è pretendere che solo una politica
abbia il diritto di risiederci. E siccome
una certa parte, sia pure la più seriamente impegnata, propende... per la seconda
ipotesi » le perplessità restano in molti.
Da Torre Pellice il sig. Rossi ci fa una
precisazione da cui ricaviamo gli elementi essenziali.
Egregio direttore,
dato che sono stato chiamato in causa e dato
che Lei vuol a vederci chiaro » cercherò, per
quanto mi è possibile di chiarirle quale è la situazione odierna della SACE. La Corte d’Appello
di Torino con sua sentenza resa di pubblica ra
gione nel 1974, in seguito a una causa intentata
dal Dr. Comba, ha dichiarato nulla — ossia, come non avvenuta — TAssemblea tenuta nelTaprile del 1972 per approvare il Bilancio del
1971 e per la nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio sindacale. Tale <c annullamento » né il Presidente, in modo particolare,
né gli altri consiglieri, l’hanno tenuto nella dovuta considerazione...
Il Sig. Michialino dice di avere interpellato
degli avvocati... Anche io ho interrogato un avvocato e dopo una breve esposizione della situazione, alia mia domanda di come ci si doveva
comportare noi sindaci in simile circostanza, la
risposta è stata esplicita e cioè: fate un esposto
al Prefetto e uno al Tribunale di Torino. Come
si vede, c’è una differenza sostanziale fra le due
« avvocaticbe » risposte.
Io non ho fatto l’esposto consigliatomi ma mi
sono premurato a rassegnare le mie dimissioni,
con due motivazioni la seconda delle quali mi
riservo di chiarirla ai Soci, quando sarà il momento. Copia della lettera di dimissioni l’ho inviata al Prefetto chiedendogli, se ne vedeva la
necessità, di intervenire in difesa dei numerosi
azionisti. Altra copia l’ho inviata al Tribunale,
pure di Torino...
La mia conclusione è questa : la Cooperativa è
veramente sull’orlo del precipizio e la sua salvezza non è di facile soluzione e questo non
soltanto perché, come ben dice il Presidente, ci
sono dei morti che non possono parlare ma anche perché la tenuta amministrativa-contabile,
diventa troppo impegnativa. Difficilmente si troverebbe qualcuno disposto a sciogliere _ la matassa. Non resta quindi che pensare a una delle
tre soluzioni seguenti :
A) chiudere baracca e burattini e non se ne
parli più;
B) tentare un eventuale acquisto della Coop.
da parte dell’ENEL visto che già una buona
parte dell’energia che consumiamo noi soci, è
fornita da detto Ente;
C) chiedere al Prefetto la nomina di un
Commissario (ma questa non mi sembra una soluzione troppo conveniente).
Spero, Sig. Direttore, di essere stato sufficientemente chiaro e le porgo i miei cordiali saluti.
Luigi Rossi
Sempre sul tema politico abbiamo ricevuto una ampia riflessione del past. G.
Conte riguardo al Vietnam che pubblicheremo nel prossimo numero.
Alcuni lettori hanno continuato a ricevere il giornale pur non essendo in regola col
loro abbonamento; per non creare problemi alla nostra Amministrazione, li preghiamo vivamente di assolvere il loro debito il
più rapidamente possibile.
Il Direttore
Il maestro
compie 70
Federico Ghisi
anni
In occasione della recente pubblicazione a Bologna di una raccolta di saggi per
i sett’ant’anni di Federico Ghisi, la « Nazione » di Firenze (22.4.’75) ricordava ai
suoi lettori l’originalità delle sue ricerche
e la importanza dei risultati scientifici da
lui raggiunti nel corso delle sue attività
professionali negli ultimi decenni.
E data la delicata vena fantastica e
Tinnato gusto del Ghisi compositore, non
c’è da meravigliarsi, scrive L. Pinzanti,
del rilievo che hanno avuto, in campo internazionale, i suoi studi e la sua attività
di illustre docente all’Università di Firenze e alla Normale di Pisa e in università
americane.
Anche noi desideriamo rallegrarci col
M° Ghisi per il vivo interesse che il suo
insegnamento ha saputo suscitare nella
cerchia degli amici e dei discepoli; ma
soprattutto vogliamo ringraziarlo per
quelTaltro lato della sua attività di ricerca, di illustrazione e conservazione del
patrimonio del canto popolare del Piemonte, in generale, e delle Valli Valdesi,
in particolare; dove da più di trent’anni
egli trascorre le sue vacanze estive, alla
ricerca dei testi e delle melodie riguardanti il patrimonio canoro valligiano più
antico, in lingua provenzale e francese.
Le perseveranti ricerche in questo campo della sua atttività di studioso e di
musicista, iniziata in compagnia del compianto prof. Emilio Tron, portarono i
due ricercatori alla pubblicazione, col pa
trocinio della Società di Studi Valdesi, in
occasione del centenario dell’Emancipazione (1948), alla pubblicazione delle « An
Un nuovo metodo per studiare le lingue
CORSO DI TEDESCO SU TESTI BIBLICI
Trans World Radio trasmette ogni sabato dalle ore 21 alle ore 21.15 su onde medie
1466 kHz = 205 m. un corso di tedesco su
testi biblici prodotto a Wetzlar in Germania.
Servizio sociale e testimonianza
Pubblichiamo un sunto del documento finale sull’assistenza approvato nel convegno
di Firenze il 25-27 aprile scorso
1. Servizio sociale e testimonianza
Il servizio sociale compiuto da credenti è testimonianza a Cristo quando le sue
motivazioni e il modo in cui viene compiuto appaiono chiaramente radicati nelTEvangelo, in maniera da evidenziare
che « è l’amore di Cristo che ci spinge ».
Ognuno deve esercitare questo servizio a
seconda delle sue possibilità e dei doni
che ha ricevuto, impegnandosi nei vari
campi esistenti. Le comunità dunque non
possono delegare il proprio impegno ad
altri, individui o gruppi impegnati negli
istituti o in altre attività. Venendo meno
l’impegno di ognuno, la chiesa non può
dire di vivere l’impegno sociale anche se
gestisce una attività, così come un’istituzione ecclesiastica non può dire di costituire annuncio dell’Evangelo se questo
non è l’intendimento di coloro che vi operano o se i servizi prestati non sono ispirati all’amore per il prossimo.
Bisogna prendere atto che la collaborazione comunitaria tra evangelici e altre
persone ha colmato spesso il vuoto creato
dall’assenza di elementi evangelici o dall’assenteismo di molte comunità. Nono
stante le motivazioni diverse che spingono credenti e non credenti ad agire, proprio questa positiva collaborazione ha
rafforzato il significato cristiano dell’azione dei credenti, sia perché hanno proclamato che in Cristo « non c’è né Giudeo né
Greco », sia perché nell’azione sociale più
che i discorsi necessitano concrete azioni
di solidarietà.
La diaconia è dunque una vocazione e
un’occasione che Dio porge ad ogni membro delle nostre comunità. È indispensabile partecipare personalmente all’impegno, alla fatica, alle speranze e alle delusioni che l’opera comporta, in comunione di intenti con tutti coloro che vi sono
direttamente coinvolti. Altrimenti l’opera
sociale andrà avanti, ma non sarà l’opera della comunità.
Naturalmente ci sono varie maniere di
servire il prossimo e non è detto che si
possa essere fedeli all’Evangelo in questo
campo seguendo e imponendo un unico
schema d’azione sempre valido in tempi
e luoghi diversi. Al contrario, col mutare
dei tempi e della storia, ogni generazione
deve trovare la sua strada per essere fedele alla vocazione di sempre.
La diaconia nel mondo d’oggi è servio
reso da credenti impegnati al loro prossimo non solo all’intemo della chiesa, ma
anche nella comunità civile. E nostra vocazione servire l’uomo in ogni suo bisogno. Da ciò scaturisce la necessità di allargare oggi i nostri orizzonti per investire tutta la problematica dell’ambiente
sociale, culturale, economico e politico
nel quale l’uomo vive.
2. Riforma assistenziale
I partecipanti al Convegno ritengono
che sia urgente giungere alla formulazione di una legge quadro per riorganizzare
l’assistenza, oggi prestata in maniera caotica; rivolgono una viva pressione al Parlamento e ai partiti perché Tapposita
commissione ristretta che lavora da due
anni per l’unificazione dei vari disegni di
legge giunga presto alla conclusione della sua atttività. Nei disegni di legge presentati, i partecipanti hanno apprezzato
particolarmente i punti seguenti:
a) superamento del concetto di beneficenza, per quello di servizio sociale; e
questo non secondo divisioni settoriali,
ma affrontando la situazione dei cittadini
nella sua complessità;
b) creazione di servizi sociali decentrati in tutto il territorio, a superare squilibri geografici e settoriali ed abbattere
posizioni di privilegio e di discriminazione;
c) partecipazione dei cittadini alla
gestione e al controllo sui servizi;
d) intervento non solo quando la situazione è degenerata, ma quando può
essere ancora individuata e quindi debellata: prevenzione, diagnosi precoce, cura
o riabilitazione, lotta all’emarginazione.
3. Chiesa e società
Essere disponibili oggi significa coinvolgimento attivo della comunità nei problemi e servizi assistenziali dell’ambiente in
cui essa vive, dibattito continuo al suo
interno nei confronti delle iniziative della
collettività, presenza attiva dei singoli
credenti negli organismi rappresentativi,
soprattutto una mentalià che porti i credenti a vivere il proprio impegno per la
società più che per la chiesa.
La riforma assistenziale ci offre la possibilità di mettere le nostre strutture a
disposizione di tutti, aprendo la chiesa al
mondo e dialogando con la società.
Nel frattempo noi dobbiamo impegnarci perché il nostro contributo al progresso della società sia il migliore possibile.
4. Formazione permanente
degli operatori sociali
Non va dimenticato il problema della
formazione degli operatori sociali sia
sotto l’aspetto professionale, sia sotto
quello vocazionale: incoraggiare i giovani
che vogliono dedicarsi a questa attività,
creando collegamenti, occasioni di aggiornamento allo scopo di vincere il senso di
isolamento che molti di loro avvertono,
escludendo la chiusura confessionale e
stimolando la riflessione e la ricerca comunitaria.
5. Diaconia aperta
Dovunque gli uomini sono nel bisogno
c’è spazio per la diaconia. Come le comunità possono oggi esercitare la loro
vocazione rendendosi disponibili per gli
altri, proiettate nel mondo, ponendo i
propri uomini ,e le proprie strutture al
servizio della società?
Il Convegno rivolge un vivo appello a
tutte le comunità evangeliche perché riflettano su quanto accade nel mondo e
siano presenti attraverso i propri membri in ogni luogo in cui sia possibile esercitare vigilanza. Il nostro combattimento
che « non è contro carne e sangue, ma
contro principati e potestà » è il cornbattimento per la realizzazione di una società nuova, dell’uomo nuovo, quali segni,
poveri e fallibili, della nuova realtà già
realizzata da Cristo nel segreto del Regno.
ciennes chansons vaudoises », con commento storico musicale.
L’edizione ebbe un vivo successo e diede l’avvio a successive ricerche, portando
da una parte, alla raccolta (inedita) del
prof. Tron di circa 400 canzoni, dall’altra,
alle pubblicazioni successive del prof.
Ghisi sul canto popolare valligiano: ne
diamo un elenco che speriamo non sia
troppo incompleto.
a) Alcune canzoni storiche nelle valli
valdesi del Piemonte (1956); b) Le fonti
musicali in Piemonte di alcuni canti narrativi popolari (1957); c) Vieilles chansons
des V. V. du Piémont (1963); d) Vieilles
chansons vaudoises du Piémont (1963); e)
Contributo alla calzone popolare nelle
valli valdesi del Piemonte (1966); f) Folklore et professionalisme dans la musique de TEurope centrale au XVII et XVIII
siècles en relation aux chansons des V.
V. (1972); g) La Nobla Leipon. Frammento di un arcaico poema (XV secolo) novello sermone di testimonianza evangelica
in Piemonte, nella lingua del popolo valdese; h) Canzoni narrative nelle V. V.
del Piemonte (1973); i) « Complaintes » e
canzoni storiche (XII-XIX secoli). Questo
ultimo lavoro è stato pubblicato sul Bollettino della S.S.V. del 1973, n. 134, in occasione delle celebrazioni delT8° centenario del movimento valdese.
Il maestro Ghisi sta inoltre illustrando
sul periodico « Coumboscuro », dedicato
alle genti di tutte le valli patoisantes provenzali, il patrimonio del canto popolare
nelle valli valdesi che ha sempre rappresentato, nella vita del popolo, una ricchezza di grande valore spirituale. Questo suo
ultimo contributo in ordine di tempo alla canzone popolare valdese è anche una
testimonianza delTinteresse dal prof. Ghisi sempre manifestato alla battaglia in favore delle minoranze provenzali del Piemonte, propugnata e combattuta da
« Coumboscuro », nei suoi 14 anni di esistenza.
Questi affrettati dati sulla attività del
prof. Ghisi in seno al popolo valdese vogliono esprimergli tutta la nostra gratitudine per la sua fatica di raccoglitore e
divulgatore al difuori della « piccola patria » adottiva, del patrimonio canoro
della medesima, e augurargli di poter
continuare a percorrere le nostre borgate
più remote, alla ricerca di quello che è
ancora possibile trovarvi, nel campo della
musica popolare che molte soddisfazioni
gli ha dato fino ad oggi.
T. P.
________________________MALNATE
Il dissenso cattolico
e i protestanti
Più di cento persone hanno partecipato, giovedì; 8/5, a Malnate, presso la casa
di riposo « La Residenza », al convegno
organizzato dalla Federazione regionale
delle Chiese evangeliche della Lombardia
e del Piemonte orientale, avente per tema ; « La sfida del cattolicesimo del dissenso: che cosa ha da dirci? Che avvenire ha? ». Gli oratori erano Giorgio Bouchard e Mario Cuminetti.
Col titolo «Elogio di Paolo VI, ovvero
del cattolicesimo di crociata alla Church
of Italy», Giorgio Bouchard ha illustrato la evoluzione del cattolicesimo negli
ultimi anni. Sotto Pio XII si presentava
come bastione contro il comunismo e
l’Italia assumeva i caratteri di uno stato
della chiesa; oggi non si parla più di crociata ma di concordati e di egemonia,
cortese, sul mondo cristiano. Il cattolicesimo meno omogeneo di allora richiede
una mediazione, quella papale; in Italia
l’assunzione del ruolo di Church of Italy
impone una revisione che comporta un
certo ridimensionamento, ammodernamento e presa di distanza dalla DC.
Mario Cuminetti ha tracciato la storia del cattolicesimo del dissenso. Ne ha
esaminata la situazione di partenza nel
momento di richiesta del rinnovamento
ecclesiale e di lotta contro il potere e l’integrismo della chiesa; ne ha in un secondo momento tracciato le tappe dal primo momento di gruppi spontanei al successivo passaggio al politico, per arrivare infine al momento attuale che vede le
due grosse realtà delle comunità di base
e dei Cristiani per il socialismo.
Nel dibattito sono emersi due ordini di
problemi ; uno teologico che riguarda la
insistenza sull’ecclesiologia a scapito della cristologia, che si riscontra tuttora in
molti discorsi del dissenso cattolico; uno
pratico, su cui non vi è stato completo
accordo, riguardo al comportamento che
devono assumere le chiese protestanti di
fronte al fenomeno del « Dissenso ».
3
ARIA Dl ROMA
Rilancio o declino dello morìologia?
echi
Secondo Paolo VI « se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani » - Il congresso mariologico-mariano internazionale di Roma - La posizione di H. Kùng
Nella tradizione della pietà cattolica
maggio è il mese mariano per eccellenza.
« L'Osservatore Romano », quotidiano vaticano, reca ogni giorno in seconda pagina una preghiera a Maria, per « legare
insierrie i giorni di maggio », per « sentire
la presenza della Madonna più intima e
più forte » e in generale per « coltivare
e sviluppare il senso del mistero di Maria» (L’Oss. Rom. » del 2-3 maggio 1975).
A Roma intanto si sono avuti due congressi internazionali centrati su Maria,
uno marlologico e uno mariano, il primo
sul tema « Il culto della Madre di Dio nei
secoli XII-XV » (dal 12 al 17 maggio), il secondo nei giorni immediatamente successivi sul tema « Lo Spirito Santo e Maria ». I due congressi sono stati promossi
dalla Pontificia Accademia Mariana internazionale, che ne ha già curato due precedenti edizioni; a Lisbona nel 1967 e a
Zagabria nel 1971. Secondo l’arcivescovo
di Zagabria mons. Kuharic, che- ha parlato a Roma il 13 maggio, il congresso mariologico e mariano svoltosi nel 1971 nella sua diocesi fu « un avvenimento religioso di prim’ordine... Quei giorni ancora
oggi rappresentano una fonte perenne di
ispirazione ». Fra i frutti di quel congresso egli ha ricordato la fondazione dell’istituto marlologico croato, presso la facoltà teologica di Zagabria, che ha come
finalità « lo studio e la promozione del
culto della Madonna nel popolo ».
Si pensa talvolta che il culto di Maria
sia tipica di una certa spiritualità e pietà
cattolica dei popoli latini o dell’area mediterranea. Ma non è così: il cattolicesimo latino non è più mariano di quello
slavo o polacco e c’è una forte componente mariana anche nel cattolicesimo di
ceppo anglosassone e americano. In realtà, la dottrina e la pietà mariana fanno
parte integrante della fede cattolica, indipendentemente dairemisfero in cui si
trova colui che la professa.
« Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani » dichiarò Paolo VI in
un discorso tenuto nel santuario di Bonaria il 24 aprile 1970. Affermazione a dir
poco temeraria perché, se fosse vera, ci
impedirebbe di considerare cristiani persino gli autori del Nuovo Testamento,
nessuno dei quali, secondo ogni evidenza,
fu « mariano »! Anzi, ci si potrebbe addirittura chiedere; Gesù stesso fu abbastanza « mariano » da poter essere considerato — in base al criterio di Paolo VI —
« cristiano »? Evidentemente, perché la
frase del pontefice romano diventi plausibile, occorre sostituire « cristiani » con
« cattolici ». Cosi la frase diventa: « Se
vogliamo essere cattolici, dobbiamo essere mariani ». Tale è effettivamente il
punto di vista del pontefice romano, sostenuto e ribadito in varie occasioni durante il suo pontificato, in particolare con
l’esortazione « Marialis cultus » del 2 febbraio 1974.
Vi sono però oggi dei cattolici che cominciano a mettere in questione l’affermazione secondo cui per essere cattolici
bisogna essere mariani. Sta nascendo, si
direbbe, un modo di essere cattolici senza
essere mariani. Questo accade soprattutto nel cosiddetto « cattolicesimo di base »,
dove la mariologia non sembra occupare
alcun posto di rilievo né a livello di riflessione teologica né a livello di pietà:
Luna e l’altra sono centrate su Cristo e
in particolare sul Gesù della storia. Ma
anche in altri settori, meno radicali, del
cattolicesimo contemporaneo sembra si
stia verificando un reale, certe volte drastico ridimensionamento della dottrina e
della pietà mariana. Il teologo Hans Kùng
ad esempio, nel suo ultimo grosso volume intitolato appunto Essere cristiani, su
complessive 676 pagine ne dedica 5 soltanto a Maria, in cui se da un lato dimostra
una certa (eccessiva, a nostro avviso) indulgenza nei confronti di certe forme di
pietà mariana, dall’altro però chiede
apertamente che « non si abbia paura di
sottoporre a un’onesta verifica critica i
quattro ultimi dogmi su Maria e sul Papa,
che per diversi aspetti costituiscono
un’unità, e che non sono fondati in maniera convincente né sulla Scrittura né
sulla tradizione né su ’’ragioni interne:”
(= postulati teologici), e nella ’’gerarchia
delle verità” sono comunque da collocare
molto in basso » (p. 452).
Declino della mariologia? Alcuni sintomi parrebbero esserci, ma sono ancora
troppo sporadici e circoscritti perché si
possa parlare di una tendenza generale
del cattolicesimo contemporaneo. I due
congressi internazionali di Roma dovrete
bero comunque servire a rilanciare il discorso mariologico cattolico, che può aver
effettivamente subito qualche battuta d’arresto. Ma serviranno anche, entro certi
limiti, a riformulare questo discorso, aggiornandolo in base alle indicazioni del
concilio Vaticano 2° (che ha fatto della
mariologia il coronamento della dottrina
della chiesa) e del pontefice Paolo VI (il
cui pensiero mariologico può essere riassunto nella formula: per Mariam ad Christum, cioè « andare a Cristo per mezzo
di Maria »). In questo senso è da intendere l’intervento al congresso mariologico
di p. Koser, ministro generale dell’ordine
dei frati minori, il quale ha anzitutto polemizzato contro « i falsi profeti che avevano profetizzato che al più tardi nel 1975
i santuari mariani sarebbero tornati deserti o trasformati in musei di epoche sepolte »; ha riconosciuto che fare il mariologo « oggi è diventato un atto di coraggio » e organizzare un congresso mariologico-mariano « non suppone solo coraggio ma, fino a un certo punto, anche
temerarietà » ma ha subito aggiunto che
è il « popolo di Dio » con la sua fede, la
sua testimonianza e la sua pietà mariana
a indurre al coraggio e alla temerarietà!
D’altra parte, il coraggio e la temerarietà
non bastano. Anche in mariologia ocoo-rre oggi saggezza e duttilità in grado di attuare un « sano accomodamento ai tempi
moderni », dal quale deriva « la scelta di
determinati temi (piuttosto che di altri),
di una terminologia più appropriata, di
un certo tipo di argomentazione ». Una
mariologia in certo senso nuova per i
tempi nuovi in cui viviamo.
Rilancio della mariologia, in termini
nuovi? Difficile fare previsioni di alcun
genere. Certo la mariologia è profondamente radicata non solo nella pietà ma
nella teologia cattolica ed è strettamente
collegata alla dottrina di Cristo ,alla dottrina dello Spirito Santo (certi attributi e
’’privilegi” atribuiti a Maria sono assegnati dal Nuovo Testamento allo Spirito
Santo) e alla dottrina della chiesa. Non
si tratta dunque di un aspetto marginale
e secondario del cattolicesimo romano.
Esso può certo cadere ma non da sé: la
mariologia potrà diminuire e anche svanire del tutto a mano a mano che crescerà nel cattolicesimo la comprensione
evangelica, biblica di Cristo, dello Spirito
Santo e della chiesa.
Quanto a noi, la nostra posizione è nota: non vogliamo sapere e dire di Maria
altro che quello che la Bibbia ne dice. Nel
Nuovo Testamento c’è Maria ma non c’è
una dottrina di Maria, né una pietà mariana né un culto mariano né una preghiera
mariana. Nel Nuovo Testamento non c’è
una mariologia come non c’è una giuseppologia, o una abramologia o una paolologia o altre stravaganze del genere.
Perciò, riprendendo l'affermazione di p.
Koser, fare il mariologo oggi può anche
essere « un atto di coraggio » rna certo
non un atto di coraggio evangelico, cioè
comandato dairevangelo. Il coraggio cristiano, oggi, non passa certo per la mapologia, o una abramologia o una paosura: se però ci dovesse passare, l’atto di
coraggio sarebbe semmai non quello di
fare il mariologo ma di non farlo più.
Paolo Ricca
UNA NUOVA SETTA
Dalla Corea arriva...
La religione autoritaria ed alienante non è morta
Un certo rumore ha suscitato in Francia l’apparire di un movimento religioso
assai strano ed equivoco, cbe si autodefinisce « Associazione per l’unificazione del
cristianesimo mondiale», e che trova adepti soprattutto ira i giovani. Esso è
stato iniziato da un certo Sun Myung
Moon in Corea del Sud nel 1954; si è
quindi diffuso negli Stati Uniti, donde poi
è rimbalzato verso l’Europa. In sostanza
si tratta di una sètta, che riprende credenze ed eresie antiche, ma rielaborate in
una forma moderna, più adatta ai tempi.
Sim Myimg Moon ha esposto le proprie teorie in un grosso volume di 560
pagine, dal titolo « I principi divini»; in
esso si propone di dare una nuova interpretazione della Bibbia. « Oggi, e solo nel
mondo cristiano — egli scrive — esistono
più di 400 confessioni religiose differenti,
che si richiamano alla stessa Bibbia, con
interpretazioni diverse. Quello che ci interessa non è l’interpretazione umana
della Bibbia,' ma come Dio interpreta la
Bibbia. La risposta deve venire da Dio,
sotto forma di rivelazione». È evidente
che Sun Myung Moon è l’unico a possedere questa rivelazione. In cosa consiste?
Cerchiamo di condensarla in poche parole; Adamo ed Èva avrebbero dovuto essere una coppia perfetta e formare una
umanità perfetta. Però Èva si uni con
Satana, e perciò ora tutta l’umanità si
trova ad essere una « discendenza di Satana » !
Dio, per rimettere le cose a posto, inviò Gesù, il quale avrebbe dovuto diventare re d’Israele « creando cosi, una nazione invincibile, nella quale la sovranità di
Dio sarebbe diventata ima realtà ». Sfortunatamente Gesù finì crocifisso, riuscendo a compiere solo la salvezza spirituale
dell’uomo, una parte quindi della sua
missione. Ma Dio non s’è arreso ; ha pensato di mandare un secondo Messia (Sun
Myung Moon?), che fonderà finalmente
un’umanità nuova e perfetta. La data del
matrimonio di Moon (1960) è considerata
dagli adepti della sètta come l’inizio di
un’èra nuova.
Fin qui si potrebbe guardare con una
certa compassione a queste interpretazioni ingenue e fantasiose della Scrittura.
Senonché le cose cominciano ad essere
un po’ più preoccupanti quando si cerca
di capire il gioco di Moon, perché egli
elabora anche una specie di dottrina sociale, che ha più o meno questo schema:
tutta la storia del mondo è una lotta tra
Satana e Dio. Strumenti di questa lotta
sono, in mano di Dio, le democrazie occidentali, e in mano di Satana i regimi
dal mondo cristiano
a
(soepi) — Una delegazione di quattro
membri del Comitato esecutivo del CEC
ha compiuto una visita in Egitto, Giordania, Libano, Siria, Israele. Essa si è incontrata con diverse personalità del mondo religioso e politico, al fine di valutare
il più esattamente possibile la nuova situazione politica che s’è creata in quelle
regioni dopo i recenti insuccessi della diplomazia bilaterale.
La delegazione s’è incontrata, oltre che
con rappresentanti delle chiese cristiane,
anche con responsabili mussulmani ed
ebrei, per vedere se esiste ancora la possibilità di continuare un dialogo con questi interlocutori.
Ginevra (soepi) — Il Papa Paolo VI ha
donato 10.000 dollari al CEC. Nella lettera di presentazione del dono, firmata
dal cardinale Willebrands, presidente del
Segretariato per l’unità dei cristiani, vien
precisato che esso è fatto « in uno spirito fraterno, conoscendo il peso delle spese che dovrete sopportare in questo periodo di preparazione per la V assemblea,
così, come anche le spese sostenute per
il Gruppo misto di lavoro, forinato da
rappresentanti della Chiesa cattolica e da
quelli del Cec ». Il cardinale ha anche annunciato che prossimamente sarà inviato
al CEC un altro dono della medesima entità.
totalitari, materialisti. «I materialisti —
afferma Moon — sono dalla parte di Caino. Il mondo comunista appartiene a Satana ». Con la prima guerra mondiale le
nazioni occidentali hanno potuto estendere la propria influenza sulla colonia; con
la seconda hanno vinto i regimi totalitari. Entro il 1980 ci sarà una terza guerra
mondiale, nella quale de nazioni occidentali trionferanno completamente. « Gli
Stati Uniti sono destinati ad accogliere
dal cielo il messia del ventesimo secolo ».
Per Moon, che è stato per un certo
tempo prigioniero della Corea del Nord,
il comunismo è una falsa imitazione del
regno di Dio, ed è stato suscitato da Satana per imbrogliare l’umanità.
Ecco dunque che si rivela l’essenza di
questa nuova dottrina. Essa è un anticomunismo viscerale, che trova un facile
terreno su ci attecchire, in un tempo come il nostro. Per questo sotto sotto rimane il sospetto, avanzato da alcuni, che
il movimento sia finanziato dalla CIA.
Può anche darsi che non sia cosi, ma
certo il suo anticomunismo, che fa pensare in campo nostrano a certi temi cari ai
Comitati Civici, non può non piacere a
vari ambienti del mondo capitalista.
Per quanto riguarda la struttura interna di questa nuova eresia, gli adepti sono
sottoposti ad un vero e proprio lavaggio
del cervello; essi si danno interamente al
movimento, mettono insieme i loro beni,
s’impegnano ad ubbidire ai superiori ecc.
Vivono insomma in un modo che può far
pensare a qualche movimento monastico
dalle regole molto strette, anche se poi,
in queste comunità un largo spazio viene
concesso per es. al canto e a gioiose manifestazioni di vita comunitaria.
Ci sarebbe da fare una seria analisi del
perché questa setta (ma non è l’unico
esempio) incontri tanto favore. C’è certo
una crisi, una instabilità emotiva, nell’uomo di oggi, un’angoscia di fronte al
crollo di certi « valori » tradizionali. Dispiace tuttavia che di quest’atmosfera generale approfittino avventurieri alla Moon
per stravolgere ulteriormente le coscienze, renderle schiave di un sistema assurdo, e infine strumentalizzarle per fini
quanto meno equivoci.
(Le informazioni sono tratte da I.C.I.
n. 479). L. Deodato
Ginevra (soepi) — Il Comitato esecutivo del CEC ha annunciato che sarà di
nuovo affrontato il problema di una data comune per Pasqua (infatti non tutte
le chiese cristiane la celebrano lo stesso
giorno). Il CEC sollecita le chiese nriembro a far conoscere la propria opinione
in merito alla proposta avanzata dalle
chiese della Gran Bretagna di celebrare
la Pasqua la domenica successiva al secondo sabato d’aprile. Se tale proposta
dovesse incontrare l’approvazione generale, essa potrebbe entrare in vigore già
dal 1977.
Ginevra (soepi) — Su invito dei cristiani della Corea del Sud il CEC ha in programma d’inviare una delegazione a Seul,
formata fra l’altro da W. P. Thompson
della Chiesa presbiteriana unita (USA) e
da R. von Weizsäcker, deputato al Bundestag (RPT), per cercare di chiarire le
circostanze dell’arresto del pastore Kim
Kwan Suk, segretario generale delle chiese coreane, e prendere un più diretto
contatto con quelle chiese che sono state particolarmente colpite dal regime di
Park.
Ginevra (soepi) — Per eliminare ogni
parvenza di discriminazione sessuale dal
proprio linguaggio, s’è proposta una revisione terminologica della costituzione e
dei regolamenti del CEC. L’esecutivo del
CEC proporrà alla prossima assemblea
di Nairobi di sostituire per es. il termine
«chairman» (presidente), con «moderator» (moderatore); d’impiegare il termine «people» al posto di «men» (uomini). C’è però un certo imbarazzo, perché
non si sa con quale termine sostituire la
parola « brotherhood » (fratellanza).
Ginevra (soepi) — La famiglia delle
chiese membro del CEC si allargherà ulteriormente se, a Nairobi, sarà accettata
la candidatura di altre dieci chiese che
hanno chiesto di entrare a farne parte. Si
tratta della « Chiesa della provincia dell’Oceano Indiano» (60.(KX) membri), della
« Chiesa e delle Scuole cristiane dell’Africa» (30.000 membri), della « Chiesa cristiana delle isole Cook» (26.000 membri),
e poi di chiese ancora più piccole, come
quella del Bangladesh, o quella metodista
della Costarica ecc. Se esse verranno accolte il numero delle chiese membro del
CEC salirà a 280.
Skopje (Relaz. Rei.) — La cattedrale
cattolica di Skopje, abbattuta dopo il terremoto del 1963, sarà riedificata. I cattolici nella città (500.000 abitanti) sono appena 2.000 ed ancor più scarsa è la proporzione nell’insieme della Repubblica
Macedone, ma alla posa della prima pietra erano presenti rappresentanti di tutte le comunità religiose della Repubblica.
Hanno collaborato: E. Aime, L. Coisson, G. Conte, L. Deodato, D. Gardiol, A.
Geme, F. Mazzarella, J. J. Peyronel, T.
Pons, V. Viglielmo.
Madrid (Relaz. Rei.) — Si prevedono
lunghe le trattative tra il governo e la
S. Sede per il nuovo concordato. Problemi aperti sono il benestare governativo
sulla nomina dei vescovi, le esenzioni fiscali della Chiesa, la legislazione in campo matrimoniale e scolastico.
£
4
NAIROBI 1975
1 - Confessare Gesù Cristo oggi
Il Consiglio Ecumenico ha presentato, in preparazione all'Assemblea di Nairobi, una serie di testimonianze da tutte le Chiese, provenienti dalle situazioni più varie, per sottolineare il fatto che la confessione di fede non è un problema chiuso, ma è sempre una ricerca
aperta. È un avvenimento che si verifica dove i credenti combattono,
riscoprono la testimonianza evangelica, vivono in modo autentico iì
loro rapporto con il Signore e con i fratelli. In questa pagina presentiamo una di queste testimonianze, la più impressionante. Non ci si
deve affrettare ad accettare queste parole di un pastore dell’America
Eatina. Esse sono un formidabile stimolo alla vita impegnata senza
riserve, ma anche uno stimolo alla riflessione sul significato degli atti
che compiamo come credenti.
Corne aiuto per questa riflessione abbiamo aggiunto una pagina
cH Barth sulla testimonianza della Chiesa e sul suo rapporto col mondo, e un brano della Dichiarazione dell’Assemblea di Bangkok (1973),
sulla teologia nera come sforzo per ripensare la fede cristiana in termini attuali, riferiti a una situazione precisa.
Comunione a mani vuote
Qui è molto più facile comprendere i
sentimenti degli uomini della Bibbia, che
si spogliavano di tutto il superfluo. Qui,
ogni giorno porta nuove ansie. Abbiamo
l'impressione di avere perduto tutto.
Molti prigionieri hanno già saputo che
hanno perso la loro casa, i loro mobili,
tutti i loro beni. Le nostre famiglie sono
spezzate. Molti bambini errano nelle strade: il loro padre è in una prigione, la loro madre in un’altra.
Che cosa ci può dire la resurrezione di
Cristo? È curioso, ma in questo genere di
situazione fatta di incertezze e di privazione, l'esperienza religiosa trova una risonanza che non ho mai sperimentata
fuori. Qui, non abbiamo nulla al di fuori
della nostra fede. Le nostre vite stesse sono precarie e incerte. Ma Cristo è risuscitato dai morti, e oggi è la domenica di
Pasqua. È un tempo adatto per rivolgere
uno sguardo critico alla mia vita passata.
Ho molte ragioni per essere riconoscente
a Dio e ai miei fratelli, gli uomini. Ho
potuto vedere nella sua realtà senza maschere l'ignoranza e la miseria interiore e
esteriore degli uomini e delle donne. Ho
avuto la possibilità di servire come pastore in una Quindicina di comunità. Mi
domando tuttavia se questa comunità dinamica, che cambia in continuazione, formata da una massa di prigionieri, non sia
stata la migliore occasione di ministero
che mi sia stata offerta. È stato certamente il ministero in cui ho vissuto più
incertezze e avventure. E la parrocchia?
Alcuni vanno, altri vengono. Sono di tutti
i tipi, di tutti i temperamenti.
Viviamo qui in una situazione in cui la
personalità intera è più ricettiva al sostegno che le può venire dalla fede. Riconosco che ho ricevuto l’aiuto più straordinario da molti di questi uomini.
Per studiare certi problemi al limite tra
la teologia e altre scienze, avevo spesso
sentito il bisogno della collaborazione di
un matematico, di un filosofo o di un
biologo. Qui, posso entrare in contatto
con specialisti di tutto un ventaglio di
discipline. Se ho potuto dare qualcosa,
ho anche beneficiato di un ricchissimo
apporto intellettuale e spirituale. Attraverso tutto questo, faccio l’esperienza della potenza della resurrezione. La nostra
rnorte alla libertà civile, la nostra prigionia, il nostro esilio da ogni attività politica e missionaria sono arricchiti dalla vita potente e dinamica procurata dagli incontri umani.
Tutto ciò che avviene a questo popolo
di prigionieri traduce i segni delle sofferenze della gestazione di una nuova vita.
La redenzione è una nuova creazione. Come la tomba di Cristo fu aperta violentemente dalla potenza irresistibile della vita, così i muri della prigione crollano sotto la forza della fede e della comunione
dei fratelli. Dobbiamo incontrarci, malgrado i divieti. L’atmosfera che ci circonda esige che ci incontriamo, quali che
siano le conseguenze.
I nostri beni confiscati non ci sono stati
restituiti. Non possediamo che le nostre
brande, le nostre coperte e gli abiti che
indossiamo. Un gran numero di prigionieri ha tuttavia provato la gioia della
celebrazione eucaristica — senza pane e
senza vino. La comunione a mani vuote,
quella dei prigionieri, degli spogliati, degli esiliati e degli oppressi. Ma mai prima avevamo sentito così chiaramente il
peso deH’eternità che fa irruzione nel nostro tempo storico.
I non cristiani dissero: « Vi aiuteremo; ci metteremo a conversare in modo
che voi possiate incontrarvi ». Formaro
no un gruppo dalla parte dei guardiani c
fornirono quel paravento di conversazioni
ordinarie che ci permise di concentrarci.
Un silenzio troppo marcato avrebbe certamente attirato l’attenzione dei guardiani; come lo avrebbe fatto la voce isolata
del predicatore. Eravamo stati avvertiti
che ogni incontro che non fosse stato una
semplice conversazione ordinaria sarebbe certamente stato punito.
Corninciai: « Questo pasto a cui prendiamo parte ci ricorda l’arresto, la tortura, la morte e la vittoria finale nella resurrezione di Gesù Cristo. Egli ci chiede
di ricordarci di lui ripetendo questo atto
in uno spirito di fraternità. Il pane, che
oggi non abbiamo, ma che è presente nello
spirito di Gesù Cristo, è il corpo che egli
ha donato per l’umanità. Il fatto che
non ne abbiamo rappresenta molto bene
la mancanza di pane di tanti milioni di
esseri umani colpiti dalla fame. Quando
Cristo ha distribuito il pane ai suoi discepoli o quando ha nutrito le folle, ha rivelato la volontà di Dio che tutti siano
nutriti. Questo vino che non abbiamo è
il suo sangue, presente nella luce della
nostra fede. Cristo Tha versato per condurci verso la libertà, in questa lunga
marcia per la giustizia. Dio ha fatto tutti
gli uomini di un solo sangue, com’è scritto nella Bibbia. Il sangue di Cristo rappresenta il nostro sogno di una umanità
unificata, di una società giusta, senza differenze di razza o di classe ».
Domandai se qualcuno voleva esprimersi. Un uomo di circa sessanta anni, la cui
figlia era stata uccisa in combattimento
nella guerriglia, disse: « Credo che questo
atto di comunione vuol dire che i nostri
morti sono viventi. Hanno dato il loro
corpo e il loro sangue, facendo proprio il
sacrificio di Cristo. Credo nella resurrezione dei nostri morti e sento la loro presenza fra noi ». Ci fu un silenzio che nessuno osò interrompere. Dopo un momento, ripresi: « Questa comunione non è
soltanto una comunione tra noi che siamo
qui, ma la comunione con tutti i fratelli
rnembri della chiesa che sono alTesterno
di questi muri, non solo i viventi ma anche quelli che sono morti; di più, è una
comunione con tutti quelli che verranno dopo di noi e saranno fedeli a Gesù
Cristo ».
Tesi la mano vuota alla prima persona
alla mia destra e la posai sulla sua mano
aperta, poi feci lo stesso con gli altri:
« prendete, mangiate, questo è il mio corpo dato per voi; fate questo in memoria
di me ». Allora, tutti insieme portammo
la mano alla bocca, ricevendo il corpo di
Cristo in silenzio. « Prendete, bevete, questo è il sangue di Cristo versato per sigillare la nuova alleanza di Dio con il suo
popolo. Rendiamo grazie, certi che Cristo
è presente in mezzo a noi per fortificarci ».
Rendemmo grazie a Dio poi, alzatici, ci
siamo abbracciati gli uni gli altri. Un pò
più tardi un altro prigioniero non-cristiano mi disse: « voi avete qualche cosa di
speciale, che mi piacerebbe possedere.
Vorrei venire a parlarvi più tardi ».
Il padre della figlia morta in combattimento venne da me e mi disse: « Pastore,
è stata un’esperienza vera. Credo di aver
scoperto oggi che cosa è la fede. In passato avevo assistito a dei culti, ma non
mi avevano dato nulla. Ora, credo di essere sulla via ».
(da un rapporto dairAmerica Latina).
Iniziamo con questa, pagina l'esame dei
documenti preparatori della Conferenza
di Nairobi. Come era già accaduto nelle
precedenti assemblee ecumeniche il tema
di questo incontro: « Cristo unisce e libera » è stato suddiviso in alcuni temi
particolari, che saranno discussi da commissioni di studio nel corso dell’incontro
generale. Ognuno di questi sottotemi è
stato illustrato ed impostato in un apposito documento che già da parecchie
settiniane è stato inviato alle chiese, nelle diverse lingue, per essere studiato.
Mensilmente consacreremo una pagina
ad un tema affidandone la presentazione
ad una persona diversa e chiedendole di
scegliere nel vasto materiale della “sessione" in esame quei dati che sembrano
più interessanti per i nostri lettori. Ci
auguriamo che questo faciliti l’approccio della base delle chiese alla ricerca
delle grandi assemblee ed il maggior numero possibile di fratelli possa entrare
così in contatto con gli argomenti che
sono oggi al centro del dibattito teologico.
I delegati delle nostre chiese a Nairobi saranno rappresentativi nella misura
in cui rifletteranno la sensibilità delle nostre assemblee, ed avranno alle loro spalle un dibattito vivo e costruttivo. Altrimenti non saranno che singoli, staccati
da ogni contesto, che rappresentano solo
se stessi. Come già si era fatto per l’ultima conferenza di Upsala sarebbe auspicabile che le opinioni, le critiche, i suggerimenti delle chiese fossero espressi in
qualche modo perché i delegati ne possano tenere conto.
II tem.a n. 1 è stato curato dal past.
B. Rostagno.
Riesaminiamo ia nostra fede
« La vera Chiesa non è fine a se stessa;
è solo un’ancella che serve Dio in tutti
gli uomini. Anche quando rientra in sé,
non si tratta che di una fase preparatoria, per poi rivolgersi alTesterno con forza rinnovellata. Quando ufficiali e sottufficiali ricevono istruzioni, ritornano poi
alle truppe per trasmettere gli ordini ricevuti... ».
« Dio "ha tanto amato il mondo”, non i
cristiani. "Io sono la luce del mondo", dice il Signore e — dando se stesso — trasmette ai discepoli questa affermazione:
"Voi siete la luce del mondo”. La vera
Chiesa ha infatti il compito d’insegnare
e indicare al mondo ciò che esso ancora
non sa. Ma non ha, per questo, il diritto
di "lavare la testa” al mondo o a mezzo
mondo.
Se la Chiesa prendesse un atteggiamento di accusa verso i suoi fratelli, dimostrerebbe di stare al servizio di un altro
Signore. Il suo compito non è quello di
dire: no! ma quello di dire: sì! Un sì
pieno di forza al Signore, i] quale, sebbene ci siano uomini "senza Dio”, non ha
pensato e non pensa di diventare un
Dio "senza uomini”; un sì, inoltre, altrettanto forte, all’uomo per il quale, qualunque sia il suo atteggiamento, Gesù Cristo è morto e risorto.
Ma che cosa sarebbe la predicazione
della Chiesa, il suo insegnamento, la sua
diaconia, la sua teologia, il suo ufficio politico di vigilanza, la sua massione; e come rischierebbe la Chiesa di farsi accusare di mancanza di fede in ciò che afferma, se non dicesse al popolo, senza veli, che Dio non è contro gli uomini, ma
dalla loro parte? Essa non deve affatto
preoccuparsi nel predicare la necessaria
rinuncia contro l’orgoglio e la pigrizia
umana. Ma sarà possibile avvertire questo "no” solo Se la vera Chiesa sarà impegnata, come tale, a "lavare i piedi” e
a niente altro. Questa obbedienza la Chiesa deve, nel mondo, al suo Signore; questa è la causa degna del suo ardente zelo; questo il progresso che dovrà sempre attuare.
Se questa azione di rinnovamento sarà
sempre attuata - insieme con la conoscenza e la preghiera, la vera Chiesa vivrà.
Vivrà realmente perché sarà mossa dall’alto in basso per la comunione con lo
Spirito Santo. Se la Chiesa non vivesse
di questo rinnovamento continuo, che cosa sarebbe più di un’immagine, di un’ap>parenza di Chiesa? Come potrebbe essere allora la vera Chiesa? ».
K. Barth, La Chiesa, pp. 38-39.
L’incarnazione gi è prodotta in un contesto particolare; Gesù è nato ebreo,
membro di una razza particolare. Tuttavia essa ha un significato universale ;
Gesù è venuto per salvare il mondo. Il
Figlio di Dio viene dunque nella storia
di ogni popolo quando, attraverso l’incarnazione, diventa membro della loro famiglia. Perciò è riconosciuto, fra i neri,
come l’oppresso.
L’universalità della fede cristiana non
contraddice la sua particolarità. Si tratta di rispondere a Cristo in una situazione particolare. Molti tentano di conferire un valore universale alla loro risposta particolare, invece di riconoscere che
la diversità delle risposte date a Cristo
è essenziale proprio perché queste risposte sono in relazione con situazioni particolari, e che quindi sono pertinenti e
complementari. La teologia nera è lo sviluppo di una di queste risposte. Essa cerca, alla luce della rivelazione di Dio in
Gesù Cristo, di dare un senso all’esperienza particolare che i Neri fanno della
sofferenza e dell’oppressione imposte dal
razzismo sfrenato dei Bianchi. È una teologia della liberazione e, a questo titolo,
è veramente una teologia degli oppressi,
in modo che tutti coloro che sono disumanizzati dall’oppressione possono appropriarsela, qualunque sia il colore della loro pelle. Essa afferma che gli oppressi sono delle persone, e dichiara che Dio
offre loro la salvezza in Gesù Cristo, poiché essi sono coloro per i quali Cristo
è morto; essa proclama che non hanno
bisogno di giustificare la loro esistenza.
(dalla Dichiarazione di Bangkok)
Perché questo tema
Confessare significa riconoscere apertamente. È un atto che non si verifica
soltanto in un aspetto della vita della
Chiesa, nella predicazione, per esempio,
ma che investe tutti gli aspetti della vita
dei credenti e delle comunità. « Confessare Cristo oggi » è dunque una tematica
centrale, vitale per la Chiesa. Il Consiglio Ecumenico ha posto questo problema in primo piano nella riflessione delle Chiese e della prossima Assemblea di
.Nairobi.
Ci si può domandare perché questo atto essenziale, riconoscere apertamente
l’opera di Dio in Gesù Cristo, sia diventato un problema sul quale si deve dibattere. Le ragioni possono essere diverse. La prima è che la comunità cristiana
deve essere cosciente di ciò che fa. Troppe idee umane, troppi atteggiamenti dettati unicamente dall’interesse, si possono infiltrare nella testimonianza dei credenti. Perciò è giusto riflettere sulla testimonianza che dobbiamo rendere.
Se oggi tutti i cristiani confessano Gesù Cristo, bisogna anche riconoscere che,
fra i credenti e fra i non credenti, esistono oggi molte “immagini" diverse di Gesù. Oggi? In ogni secolo, fin dalla Chiesa
primitiva, si è compreso in modo diverso
il significato dell’opera di Gesù. Quindi
confessare Gesù Cristo significa innanzitutto interrogare la testimonianza biblica, riscoprire la persona di Gesù, il rapporto che ha voluto stabilire con noi.
In secondo luogo, la confessione di fede è una lotta. Più si guarda in faccia la
realtà in cui viviamo, più ci si impegna
per cambiarla, più forte è l’urto che la
nostra fede deve subire. Quindi confessare non può significare ripetere delle
convinzioni di fede, magari facendo la voce grqs.sa, riempiendo di esclamazioni i
nostri discorsi. Non è possibile confessare Gesù Cristo se non si è disposti a
r’e'iaminare criticamente la nostra fede,
a viverla nuovamente.
5
CONVEGNO MONITORI
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H
I nostri figli di fronte airEvangelo hoi/i/do yotvc/o?
Dal 25 al 27 aprile si è tenuto a Vallecrosia, nella Casa valdese, il convegno organizzato dal 2" distretto e dal Comitato
delle S. D. Si sono riuniti una cinquantina di monitori di varie chiese della Federazione — valdesi, battisti, metodisti, fratelli, chiesa apostolica — provenienti da
Piemonte e Liguria.
I temi affrontati sono stati vari e molto impegnativi, tanto da non poter essere trattati completamente. Uno degli argomenti più importanti è stato la responsabilità dei monitori nei confronti dei
bambini e il fatto che spesso questa responsabilità è aggravata dalla scarsità di
tempo che durante una settimana viene
dedicato alla S.D. Questa non deve essere
limitata ai bambini, ma la chiesa deve
invece affermare la propria posizione di
scuola della Parola e non ridurre l’azione
di insegnamento all’ambito -ristretto della
S.D. Inoltre spésso la S.D. si tiene durante i culti ponendo così bambini e monitori ai margini della vita della comunità mentre è molto importante che i
bambini possano partecipare a tutte le
attività comunitarie. Questo mancato inserimento è forse una delle cause per cui
si ha la fuga dei giovani che non trovano possibilità di servizio e di dialogo all’interno della chiesa.
SCUOLA
DI DISSENSO
Un altro problema piuttosto complesso
e importante è sorto sulla presunta difficoltà d’inserimento dei nostri bambini
aU’interno delle strutture scolastiche cattoliche, a cominciare dall’ora di religione
per finire ai libri di testo. A questo proposito il compito delia S.D. deve essere
quello di fornire un’istruzione di controinformazione. Se si vuole che per il bambino l’ora di religione diventi un’occasione di testimonianza è necessario che, in
primo luogo la S.D., ma anche la famiglia, gli forniscano i mezzi di critica e le
difese appropriate. Per far questo i monitori hanno bisogno di una preparazione che vada al di là dello studio sulla lezioncina da spiegare la domenica. I bambini ci si pongono dinnanzi con tutti i loro nroblemi e pretendono una risposta
adeguata dall’Evangelo. Non sono poi solo problemi teologici, quelli che devono
affrontare i monitori, ma anche pedagogici: come far sì che la S.D. non diventi
una pura ripetizione dello schema insegnante-alunno che esiste nella scuola ufficiale?
LA « NOSTRA »
RELIGIONE
In sostanza compito del monitore non
è di insegnare una religione o di inculca
re nel bambino l’idea che la vera chiesa
è la nostra; non è di imporgli la nostra
religione ma solo di fornirgli quei mezzi
che lo possano aiutare a scoprire la "sua”
fede, il "suo” Cristo In questo modo soltanto egli sentirà l’attualità e la potenza
di una Parola che non è viva solo in un
Libro sacro di 2000 anni fa.
Vallecrosia:
si discute
nel giardino
della
Casa Valdese
IL PROGRAMMA FUTURO
Per ciò che riguarda il programma, in
questo convegno è stato presentato il
nuovo materiale e la nuova strutturazione tecnica che entrerà in atto dal 1976.
Si tratta di materiale che risponde abbastanza alle critiche portate all’attuale rivista « La scuola domenicale » che per il
' momento è l’unico mezzo di preparazione
per i monitori. Con il ’76 avremo dei lavori monografici, con dei programmi a fisarmonica che sarà possibile adattare alle esigenze dei diversi gruppi. Anche qui
il problema è ancora aperto: ci si chiede
se è meglio dare al bambino un inquadramento generale, che però il più delle
volte si è rivelato dispepivo, oppure se
si può puntare su brani ben precisi rischiando enormi lacune di conoscenza
generale. Infatti il tempo è sempre troppo poco per permettere di fare un discorso organico. Probabilmente questa
problematica verrà ripresa nei prossimi
convegni in cui saranno presentati e discussi questi nuovi mezzi che il Servizio
ci offre. Verrà ripreso anche il problema
del canto: i bambini amano cantare e de
siderano testi e musiche semplici, cosa
che non si può dire dei tradizionali inni.
Anche il canto è una forma di preghiera
e va quindi utilizzato nel modo migliore
possibile, dato anche che incontra gli entusiasmi dei bambini.
« Qro e argento non ne ho, ma quello
che ho te lo do ». Questo è stato un po’
il filo conduttore di tutto il convegno e
dovrebbe essere il motto di tutti i monitori. Infatti ci si è resi conto degli innumerevoli limiti della S.D., del fatto che
ogni gruppo è un’isola ben difesa dalle
interferenze esterne; abbiamo fatto un
passo avanti cercando di stabilire rapporti più duraturi tra le S.D. e ci siarno
scambiati le esperienze. Dobbiamo ringraziare i pastori e lo psicologo che ci
hanno aiutati con la consulenza tecnica.
Ma non ci siamo dimenticati che al nostro impegno di testimoni deve corrispondere l’azione della potenza dello Spirito senza di ché tutti i nostri sforzi saj
rebbero vani. « ...né colui che pianta né
colui che annaffia sono alcun che, ma Iddio che fa crescere, è tutto ».
Unione Giovanile di Sanremo
SALLE NUOVA
Evangelici e anno santo
UN PROBLEMA
ACCANTONATO
Uno dei temi più importanti, ma che
non è stato trattato a .fondo per mancanza di tempo e sarebbe opportuno riprendere nei prossimi convegni, è quello della preghiera. Il fatto che non si preghi
quasi più è molto diffuso soprattutto nelle chiese secolarizzate, come la nostra
chiesa valdese. È chiaro infatti che in
chiese e comunità relativamente nuove,
come ad esempio nella Apostolica o in
quella dei Fratelli, per non parlare della
Pentecostale, la preghiera è molto più
sentita. Da noi invece questo aspetto di
vita cristiana è stato disinvoltamente accantonato e questo rende difficile pregare anche nella S.D.. tanto che in alcuni
gruppi si è deciso di lasciar perdere. Non
si possono obbligare i bambini a pregare, quando è la comunità stessa che non
prega; allora anche la loro preghiera diventerebbe un fatto abitudinario e vuoto.
D’altra parte è necessario che essi imparino a pregare per non trovarsi poi a loro volta nella nostra situazione attuale:
il suggerimento di Ezio Ponzo, psicologo
che ringraziamo per l’aiuto che ci ha offerto, non è nuovo ma è bene riproporlo
perché vuole essere un avvio per un dialogo più diretto con Dio. Si tratta della
cosiddetta preghiera concordata che può
essere utilizzata anche a livello di studi
biblici. Una persona si incarica di raccogliere le voci del gruppo formando così
una preghiera comunitaria. Questo sistema presenta il vantaggio di sbloccare chi
si sente incapace di pregare in un gruppo, ma non deve essere visto come fine
a se stesso: è semplicemente un rnezzo
per ritrovare la capacità e il coraggio di
pregare in tutta libertà e spontaneità.
Sabato 3 maggio, nei locali del circolo
culturale J. Kennedy, si è svolto un interessante dibattito pubblico sul tema:
« Anno santo e verità evangelica », Erano
stati invitati, tra altri, il parroco e l’evangelista Giovanni Anziani.
Dopo una breve introduzione del direttore del circolo, l’evangelista Anziani ha
illustrato la dichiarazione del Comitato
Permanente Metodista e della Tavola Valdese «Evangelici e anno santo» (vedi
«Eco-Luce» n. 1/1975); sottolineando sopratutto il fatto che con le celebrazioiii
del giubileo 1975, la Chiesa Cattolica ripropone « una religiosità che falsa il rapporto di fede con l’Iddio della sola grazia». Il problema delle indulgenze e della sua predicazione oggi, ci porta a riproporre le classiche tesi della riforma
protestante, sopratutto perché con questa
dottrina delle indulgenze il tema della riconciliazione tra i popoli viene mistificato nascondendo le vere responsabilità di
coloro i quali mantengono un potere oppressivo nei riguardi dei poveri.
L’intervento del parroco cattolico è
stato molto polemico e basato su quelle
posizioni eccle.iiastiche che noi evangelici
credevamo superate: riconferma delle tesi del Concilio di Trento su Lutero e la
riforma nel 1500; insistenza della assoluta necessità, per la salvezza dell’uomo,
dell’opera del magistero e del Papa quale dispensatore del « tesoro della chiesa » : squalifica delle tessi protestanti riguardo alla salvezza per sola grazia riproponendo la piena validità delle opere meritorie.
Sono seguiti vari altri interventi, soprattutto di giovani del paese, sul problema
del potere temporale dei papi e sulla mancanza di fondamento biblico che confermi la dottrina delle indulgenze.
Si può forse concludere che questo dibattito (il primo di un programma di
manifestazioni pubbliche organizzate dal
gruppo metodista di Salle) è stato costruttivo perché si è potuto, dopo anni
di silenzio, far udire la voce della testimonianza all’Evangelo del Regno.
Vi è poi da dire che a Salle (ove un
tempo esisteva una comunità valdese) si
si è costituito da alcuni anni un modesto
gruppo di giovani interessati alla lettura
e allo studio delle Sacre Scritture, e che
tale attività è intesa come una ricerca
comune per una testimonianza evangelica oggi significante nelle vicende del nostro tempo, e soprattutto come proposta
di un diverso rapporto con Dio liberato
da ogni mediazione sacramentale e gerarchica.
Ci auguriamo che questo lavoro, benedetto dal Signore, dia ben presto frutti
importanti.
Roma
Si è concluso il corso di aggiornamento sulle « Discipline ecclesiastiche », iniziato alcune settimane fa; utile anche se
purtroppo poco frequentato. Ha preso
avvio un nuovo corso sul tema della catechesi matrimoniale ; comprende ; esame di testi biblici sul tema, documento
sinodale, inchiesta sui matrimoni misti
degli ultimi 15 anni, dottrine e norme
cattolico-romane.
When English - speaking people meet
for the first time, they normally use the
greeting I have chosen as the title of this
article — « How do you do? » It is a question — hut it does not demand an answer.
All that is expected is for thei, same question to be put on both sides, and the
exchange of greeting is complete. Very
strange and illogical, but that’s the way
it is! I feel that it is an appropriate title
for this first contribution, because I am
aware that there will be readers who
have hot, so to speak, met me before. To
these I now say « How do you do? », and
offer them my warm greetings. I also
know that there will be other readers
who have already become acquainted
with me, because I am now resuming
something which I did previously in ’’Voce Metodista” for several years. To these
also I extend my warm greetings, and
say to them, « Delighted to renew our acquaintance! ».
After the initial greeting, two people
who have not previously met will naturally want to introduce themselves. So I
must now introduce myself to those of
you who are my new readers. I am minister of the British Methodist Church, appointed to serve for a few years in Italy —
an appointment intended to fulfil two
functions. First, I am a liaison between
Italian and British Methodism, seeking to
maintain and develop the close and friendly links which have obtained in the past.
The second function for which I am appointed is to be pastor of the English language Methodist church here in Rome —
a congregation consisting of Christians
from many denominations and many
different parts of the world.
Having introduced myself, I can only
attempt an introduction of the other party to the greeting by guessing that my
readers probably fall into three main categories: people in other countries who
are interested in Italian 'Protestant affairs;
English-speaking foreign residents here in
Italy; and Italian readers who are able
to read English. These, at least, are the
kind of readers I shall have in mmd as I
write the articles.
But what is the real purpose of this
English language column? I conceive of
it as simply one of conveyng information
and comment about Italian Protestantism
and the Italian scene in general. I have
no particular axe to grind, other than
that of promoting good and informed relations between Italian Protestants and
Englis-speaking readers. When I write
about facts and events, I will to the best of
my ability do it accurately. When I make
comments, it will be from a personal
point of view — not pushing any particular denominational, theological or political line. I shall feel free to comment on
whatever I wish, on the clear understanding that my comments will have no authority other than that of one relatively
independent-minded observer. And certainly the responsibility for anything ^ I
write will be mine, and not the editor’s.
This first article, then, is simply an introductory one, in which I say « How
do you do? ». But I want to say one more
thing. Very wisely, the editor made one
stipulation when he invited me to write
this monthly column. He asked me to
add a short paragraph in Italian, giving
a brief résumé of the substance of the
main article. This I gladly agreed to do,
on condition that I might have assistance in ensuring that it appers m correct
and reasonably seemly Italian!
Roger Ducker
Firenze
II 10 maggio è deceduta improvvisamente la sorella Emma Travers Villani
all’età di 71 anni.
Rimasta vedova in giovane età, aveva
assunto il grave compito di dirigere l’Istituto Ferretti nel difficile periodo della
guerra e lo aveva proseguito anche dopo
per molti anni seguendo im notevole numero di generazioni di « ferrettine ».
In un tempo di emergenza come quello post-bellico, nel quale più che a una
riflessione sulla diaconia per i minori si
doveva far fronte, come meglio si poteva, a situazioni drammatiche, la non
grande casa di via S. Pellico era giunta
ad ospitare quasi una trentina di bambine e ragazze. Il lavoro è stato spesso
duro e difficile, ma condotto sempre con
profondo senso di responsabilità e con
amore.
La Chiesa di Firenze ricorda questa sorella con riconoscenza per il prezioso e
fedele servizio reso neH’ambito della comunità stessa e dell’evangelismo italiano.
Questo primo contributo a una rubrica
mensile in lingua inglese è di carattere introduttivo. La rubrica ha lo scopo di fornire, per gli stranieri interessati, informazioni ed osservazioni sulla situazione della chiesa evangelica in Italia e sui vari
aspetti della vita sociale e politica in
questo Paese, offerte dal punto di vista di
un’osservatore abbastanza indipendente
che vive a Roma da alcuni anni. Lo scrittore è un Pastore Metodista che ha cura
della Comunità Metodista di lingua inglese di Roma e l’incarico di mantenere e
sviluppare i rapporti fra le Chiese Metodiste d’Italia e Gran Bretagna.
Torino
Un concerto dedicato alla musica di J.
Seb. Bach avrà luogo
DOMENICA 25 MAGGIO
nel tempio di corso Vittorio alle ore 17.30.
Con la collaborazione dell’organista Arturo Sacchetti e dell’« Ottetto Polifonico
Italiano ».
6
cronaca
alle valli oggi
Fine dello
gestione
clientelare?
Siamo vicini alle elezioni. Sembra che
l’interesse del 15 giugno si sia concentrato soprattutto a livello comunale. Numerose arnministrazioni, in carica ormai da
2-3 legislature, si sono ritirate in blocco;
e bisogna pur riconoscere che è stata
una decisione- saggia, evidentemente non
legata ad interessi e alla smania del potere che invece si è notato in altri casi dove il timore di un cambiamento di rotta
(a sinistra) ha costretto sindaci ed assessori in età avanzata a ripresentare la
loro candidatura per arginare quella volontà crescente di maggiore democraticità
e partecipazione popolare alla vita e alle
decisioni del Comune.
Un fatto senza dubbio positivo che va
registrato è la crescita di maturità politica (anche se spesso limitata nell’ambito comunale) delle forze giovani che
non ammettono più il tipo di gestione
clientelare che da 30 anni a questa parte
spadroneggia in tutti i settori, compresa
l’amministrazione comunale.
La prima grossa e negativa conseguenza, prodotto del clientelismo politico, è la
diseducazione politica e la mentalità di
tipo mafioso che si è estesa anche nei
nostri comuni.
Ci si è fatta l’abitudine: così come ci si
abitua a rifornirsi dallo stesso negoziante
che ti propone sempre gli stessi prezzi e
gli stessi sconti, così molti nostri amministratori si sono abituati alla clientela
democristiana. Quante volte abbiamo notato questo modo clientelare di gestione
del comune incarnato nella persona dei
sindaci la cui possibilità di intervento era
subordinata all’amicizia, personale di certi membri influenti che siedono in Provincia o in Regione, soprattutto, non a
caso, sindaci e amministrazioni che si definiscono « indipendenti »/
Dall’esame statistico delle ultime elezioni politiche e comunali si riscontra un
dato che merita un po’ di attenzione.
Mentre quasi tutti i comuni delle valli
hanno una grossa percentuale di voti a
sinistra (PSI-PCI) per le elezioni politiche, a livello comunale questa proporzione non è più mantenuta, anzi addirittura capovolta (ad esempio il comune di
Inverso Pinasca). E non è neppure difficile trovare una risposta: l’illusione che
sia possibile votare la persona senza che
essa rientri nelle forze politiche o nelle
influenze di partito è ancora dominante.
Molti pensano ancora, in buona fede, che
dare il loro voto a chi si dichiara "indipendente" sia la soluzione migliore perché evita tutte quelle questioni che riguardano i partiti. In realtà gli ’’indipendenti" sono costretti a "mercanteggiare"
fra i partiti le sovvenzioni che richiedono
per i comuni e qui appare in piena luce il
costo della loro "indipendenza", vale a
dire essere succubi della Democrazia Cristiana che gestisce la Provincia e la Regione.
30 anni di governi democristiani dovrebbero essere sufficienti per sfatare
questa pretesa "indipendenza” con cui
ancora qualcuno ama etichettarsi.
Le prossime elezioni saranno un ulteriore momento di verifica per stabilire
il grado di maturità politica della nostra
zona, quanto ancora sia penetrante il mito e l’inganno della presunta "indipendenza" dei nostri uomini politici.
Ma se da una parte si notano indubbi
segni di volontà di nuova e più democratica gestione dei comuni, dall'altra si
scorgono pure dei segni evidenti di voler continuare nella vecchia strada, pur
facendo uso di programmi e di intenzioni
progressiste. Che la DC si avvii verso la
fine del suo potere è tutto da dimostrare.
A Torre Pellice, in una riunione della
sezione locale della DC, presente Celeste
Martina, aspirante assessore alla Regione, i toni erano tutt’altro che pessimisti,
anzi si auspicava addirittura la creazione
di 3 nuove sezioni locali nei comuni ancora privi: Bobbio Pellice, Villar Pellice e
Rorà. A Luserna S. Giovanni, la posizione
della DC non appare incrinata (potrà contare dell’appoggio dei socialdemocratici)
anzi, il comune si presenta con tutta una
serie di interventi in campo assistenziale
e scolastico che è stato "costretto” a realizzare per la pressione e lo stimolo di altre forze politiche, come se questo fosse
sempre stato il piano della DC locale. In
mezzo a tanto ottimismo circa il ridimensionamento della DC è bene non farsi
troppe illusioni e lottare per una svolta
reale, con tenacia.
E. Genre
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 8
RORA': un comune che vive di pietre
Dalle fornaci di calce alle cave di gneiss i rorenghi hanno trovato il loro pane nell’industria estrattiva - Sapranno resistere alle sollecitazioni ed alle pressioni?
280 abitanti,
il più piccolo comune
della Val Pellice,
un vallone che da Luserna
sale, per 8 Km.
fino' al Capoluogo.
Molti rorenghi vivono oggi
nel fondovalle;
una buona percentuale
è ancora dedita al lavoro
nelle cave di pietra
(la pregiata pietra
lusernese)
— Rorà è il più piccolo comune della
Val Pellice: quali sono gli svantaggi e gli
eventuali vantaggi che ne derivano per
la popolazione locale?
— Gli svantaggi o le difficoltà di un piccolo comune come Rorà non dipendono
dal ristretto numero degli abitanti, se mai
questo, per certi aspetti, può essere un
vantaggio, in quanto Rorà non ha risorse
tali da permettersi grossi incrementi demografici. Le difficoltà, secondo me, hanno origini molto lontane: una politica
sbagliata, condotta dallo Stato, sulla montagna in genere; una mancanza assoluta
di autonomia economica; l’aver dovuto
ricorrere alla politica del contributo per
poter sopravvivere; la ricerca affannosa
di un Santo protettore; una politica interna tesa all’isolazionismo ed al vittimismo.
— Cosa si è potuto realizzare durante
il periodo dell’amministrazione da Lei
presièduta?
— Intanto una grossa esperienza amministrativa, che, indubbiamente, potrà essere messa a frutto. Poi, una serie di iniziative che hanno portato alla realizzazione della scuola elementare a tempo pieno, al riassetto parziale della rete stradale
comunale, ma, soprattutto, il reinserimento politico di Rorà nel contesto valligiano e, più in generale, comprensoriale. E,
all’interno, una presa di coscienza ai problemi del Comune da parte della popolazione. Una curiosità? Rorà è stato il pri
mo Comune della valle ad istituire e gestire a livello comunale il servizio raccolta dei rifiuti. Tralasciando gli scherzi, il
risultato più valido è stato che i Rorenghi hanno capito che i loro problemi sono anche quelli di Comuni come Angrogna, Bobbio, ecc., che da soli non si possono risolvere e che, volendo soppravvivere, occorre puntare su servizi ed infrastrutture che permettendo da un lato migliori condizioni di vita, daU’altro creino
nei giovani la certezza di poter realizzare
se stessi e la propria vita meglio a Rorà
che non altrove; sia sul piano spirituale
che economico e che tali prospettive si
potranno realizzare solo avendo un maggior potere contrattuale nei confronti di
quegli Enti che sono preposti alla programmazione del territorio, vedi la Regione.
Quindi, in conclusione, la necessità di
unirsi per raggiungere questo scopo.
— Le prospettive per i prossimi anni?
— Ritengo che sulle linee e gli obiettivi
su esposti anche se qualcosa si è già fatto, molto rimane da fare. Si dovrà, intanto, gestire ciò che si è impostato; una
scuola a tempo pieno, l’acquisto di un
pulmino inteso come servizio per tutti,
l’istituzione di servizi aperti per gli anziani, l’apertura di nuove strade, il potenziamento di servizi primari non impongono
sacrifici, fantasie e difficoltà solo nel momento della loro adozione, ma ne creano
ANGROGNA
Discutendo con la gente
rappresentati tutti i quartieri
La sera del 9 maggio ha avuto luogo,
come annunciato, la seconda seduta del
nostro gruppo di lavoro. Si trattava di
scegliere 12 persone da presentare come
candidati di lista.
Per chi non lo sapesse ad Angrogna,
nelle passate elezioni, le liste dei candidati venivano stilate dalla amministrazione in carica seguendo questo criterio:
presa di contatto con un certo numero di
persone, e successiva divisione dei candidati in due liste. La prima era tradizionalmente formata dagli amministratori ;
l’altra con elementi che potevano dare un,
po’ fastidio, con la speranza che i votanti li vagliassero ed eleggessero solo i più
tranquilli.
Un piccolo salto di qualità in senso democratico è stato ottenuto con il metodo
da noi seguito. Poiché il gruppo era formato da gente proveniente da tutte le
parti del comune, si è proceduto sulla
carta, ad una suddivisione in quartieri del
territorio di Angrogna, ed i candidati sono poi stati scelti e ripartiti in modo da
rappresentarli tutti.
La lista che ne è risultata reca i seguenti nomi: Coisson Franca (professoressa), Bertalot Giampiero (operaio),
Bonnet Italo (agricoltore), Giordan Lino
(operaio), Miegge Angelo (operaio). Halan Mirella (casalinga), Rivoira Aldo
(operaio). Ricca Adelchi (agricoltore),
Odin Alessandro (agricoltore), Sappè J.
Louis (insegnante), Schindler Oskar (dottore).
Il 15 maggio questa Usta, che sarà la
n. 1, è stata presentata in comune. La nota più qualificante con cui ci presentiamo
è indubbiamente l’impostazione che vorremmo dare alla vita amministrativa del
comune. Un’impostazione basata principalmente sulla partecipazione democratica dei cittadini alla gestione della cosa
pubblica; da esprimersi e realizzarsi attraverso le assemblee di quartiere. La
gente di ogni quartiere verrebbe chiamata ad esprimere pareri e proposte ed a
far presenti le proprie necessità. In questo modo vi sarebbe forse la possibilità
di portare avanti un lavoro armonico e
democratico basato sul contatto continuo e costante fra popolazione e amministratori.
È con questo intento e questa speranza che la lista n. 1, ed il gruppo di lavoro
si avviano alle elezioni del 15 giugno.
Adelchi Ricca
certamente di più nel momento della gestione, sia per il loro finanziamento e sia,
soprattutto, nel far capire che ci sono servizi e realizzazioni che non danno frutti
immediati. Altri obiettivi, altre prospettive? Molte: certamente non la costruzione di una nuova sede comunale, anche
se ne avremmo bisogno. Noi puntiamo
su di un riassetto globale della comunità
che, necessariamente, deve passare attraverso una programmazione seria e non
attraverso scelte arbitrarie e fini a se
stesse.
Siamo convinti, su queste premesse,
che il nostro riassetto sociale ed economico passa necessariamente attraverso la
Comunità Montana, un Ente che, proprio
perché nuovo, può proporsi come un nuovo modello di ente locale e che amministrato in modo nuovo, può risolvere i problemi del nostro come degli altri Comuni, là dove altri hanno fallito.
Io personalmente credo molto nella
Comunità Montana, soprattutto credo positivo il contributo e la collaborazione reciproca e ritengo che nella misura in cui
essa risponderà, prima di tutto, alle aspirazioni ideali e spirituali troverà la più
piccola Comunità Rorenga disponibile alla collaborazione.
— Vi sono novità per le prossime elezioni Comunaii?
— Grosse novità non credo, anche se
forze esterne tenteranno di inserirsi.
Sembra che anche Rorà incominci a far
gola a qualcuno.
Sono i rischi di una certa pubblicità
che in questi ultimi anni Rorà si è fatta,
o forse è un calcolo più sottile.
Per quanto concerne i vecchi amministratori che si ripresenteranno all’elettorato, compreso il sottoscritto, ritengo
sia maturata una certa coscienza politica
caratterizzata da una precisa scelta che
alcuni di noi hanno fatto iscrivendosi al
P.S.I., anche se le due liste indigene che
si presenteranno all’elettorato saranno
indipendenti. Una nota estremamente positiva è la presenza, in queste liste, di
molti giovani aperti e disponibili a collaborare al nostra discorso di fondo che
si realizzerà, ci auguriamo, con loro e
per loro.
Rorà
Figliuoli della Scuola Domenicale, diretti dalla sig.ra Coisson, hanno preso
parte attiva alla Festa di Canto delle
Scuole domenicali ad Angrogna: ringraziamo dell’accoglienza fatta loro.
— Siamo riconoscenti all’Anziano A.
Tourn di avere presieduto un Culto domenicale.
— È stata battezzata Cinzia Martina
delle Fucine; ha avuto luogo nel tempio
il matrimonio civile e religioso di Liliana
Tourn di Ermanno con Long Valter di
Prarostino dove gli sposi fissano la loro
dimora; ha avuto luogo la sepoltura di
Giacomo Pavarin, della Vernarea, di anni 61 : Iddio voglia benedire quelli che
sono nella gioia ed assistere quelli che
sono nel dolore.
7
delle valli
Feste di eanto
La Corale di Luserna San Giovanni ci
ha inviato il testo della lettera scritta al
past. Aime, presidente della cornm. canto
sacro, esprimendo delusione e disappunto
per non aver ricevuto risposta e per il
fatto che la stessa lettera è stata letta e
commentata nell’incontro delle Corali a
PramoÙo, mentre è stata ignorata a Vaiar Penice dove era presente la corale
interessata.
Pubblichiamo, con l'invtto a dibattere
il problema di fondo, che resta quello del
senso del canto nella chiesa evitando sterili polemiche, personalismi e demagogie che hanno fatto il loro tempo.
(Red.)
Alla Commissione di Canto Sacro
tramite il suo presidente pastore E. Aime
La Corale di San Giovanni partecipa quest’anno alla festa di canto dopo aver discusso con i
suoi membri la validità e la possibilità di testimonianza che questo incontro offre.
Benché la maggioranza abbia dato parere favorevole a questa partecipazione, non ci sembra
corretto non rilevare i motivi che hanno indotto
gli altri membri a dare parere contrario, con le
seguenti motivazioni:
1“ punto : questo incontro di corali non viene
programmato carne una testimonianza o come
una predicazione da portare a una comunità, .
bensì come una rappresentazione ad uso dei partecipanti stessi. Se così non fosse, non si spiegherebbe la scelta di templi piccolissimi, capaci
a mala pena a contenere i coralisti; cantare in
un locale pubblico sarebbe forse disdicevole?
2“ punto: la scelta dei canti d’insieme dovrebbe essere fatta collegialmente da una commissione formata dai direttori o da un rappresentante
delle corali stesse, per essere meglio condivisa.
3° punto: se questi incontri vogliono dare la
opportunità a membri di corali diverse di fraternizzare e di scambiarsi esperienze di lavoro e di
metodo, debbono avvenire tra non più di tre corali e comprendere una giornata intera e non
poche ore soltanto.
Ci sembra che un dibattito su questi punii potrebbe essere quanto mai utile e potrebbe dare
una risposta a chi si domanda se la festa di canto abbia ancora una sua validità.
Fraterni saluti
La Corale di San Giovanni
Villar Penosa
Villar Penice
La festa di canto delle Corali della Val
Penice ha avuto luogo domenica 11 maggio nel tempio di Villar Pellice. Dopo la
prova d’insieme le Corali di Luserna San
Giovanni, Angrogna, Torino, Torre Pellice, Villar-Bobbio Pellice hanno preso
preso posto nel tempio dove le aspettavano numerosi fratelli delle comunità delle
Valli. Dopo la preghiera del past. Micol
si iniziava il programma.
Le corali eseguivano insieme, sotto la
direzione del past. Aime, i seguenti inni;
Innario Cristiano ; n. 64, 269, 232, 70 ;
Psaumes et Cantiques; n. 70 e 143. La
esecuzione di questi inni è stata buona;
segno che essi sono stati studiati e preparati dalle singole Corali; ripetiamo ancora una volta che questa esecuzione di
insieme rappresenta in effetti l’elemento
principale e più importante delle nostre
feste di canto. Le singole Corali hanno
poi eseguito ciascuna un inno ed un coro.
11 tutto, sempre, per glorificare il nostro
comune Signore. Gli inni ed i cori eseguiti sono stati i seguenti: Luserna San
Giovanni (Innario n. 180; Coro: «Je
veux répondre, 6 Dieu» - Anonimo); Angrogiia (Innario n. 171; Coro; «Risvegliatevi! Ci chiama un grido » - arm. da J. S.
Bach); Torino (Innario n. ^0;. Coro:
« Intoniam di lode un canto », inno coreano di La Woon Hyung); Torre PeUice
(Innario n. 279; Coro: «Sanctus» di J.
S. Bach); Villar Pellice-Bobbio Pellice
(Psaumes et Cantiques n. 210; Coro:
« Inno di Pasqua » C. Pranck).
Nell’intervallo il pastore Aime commentava l’inno 269 dell’Innario cantato da
tutte le Corali mettendo in risalto il rnessaggio dell’Evangelo che i nostri inni e
quindi le nostre Feste di canto vogliono
portare a chi vi partecipa. Sotto questo
aspetto i nostri innari (italiano e francese) dovrebbero essere molto rneglio conosciuti non solo dai Coralisti, ma da
tutti i membri delle nostre Chiese.
Dopo la festa di canto tutti erano invitati alla ospitale Miramonti dove potevano rifocillarsi con una ottima tazza di
thè. Durante il rinfresco si accendevano
discussioni serrate circa la funzione delle
Corali nelle Comunità e fuori di esse e
circa la validità attuale delle Feste di
Canto. Ognuno aveva modo di esprimere
il suo punto di vista e di metterlo a confronto con altri diversi ; pensiamo che
questa discussione potrebbe essere fatta
in altro momento ed in modo più ordinato e meno caotico, con remissione di giudizi più ponderati e sereni.
Ringraziamo la Comunità ed il Concistoro di Villar Pellice per l’accoglienza
fraterna ricevuta.
La nostra Corale ha partecipato alla
festa delle Corali a Pramollo in uno spirito di fraterna gioia con le altre Corali.
Poi i nostri coralisti hanno invitato il
Pastore e la sua famiglia ad una cena
d’addio al « Gran Truc » e alcuni coralisti
si sono prodigati perché l’allegria fosse
all’insegna della serata. Dopo cena, accolto da un caloroso applauso, è giunto il
Pastore Pons con la famiglia. Il Pastore
uscente, con un velo di tristezza, ha parlato dei begli anni trascorsi coi suoi coralisti ed ha presentato la signora Pons
(che si stabilirà a Villar in autunno) come nuova direttrice della Corale. La serata è terminata con la rassegna di canti
del nostro repertorio, presentati alla
nuova Direttrice e cantati con molto
slancio.
— Il 10 maggio abbiamo benedetto le
nozze della nostra sorella Elvina Clot
con Luigi Palermo. È segnito un fraterno
e gioioso ricevimento nei saloni del notro Convitto fra i numerosi parenti ed
amici intervenuti. Ai cari sposi rinnoviamo i nostri auguri nel Signore.
— L’il maggio il gruppo di Milano del
Collettivo Bonhoefler ha partecipato al
nostro culto rivolgendoci un profondo
messaggio.
Il pomeriggio ha avuto luogo il bazar
e i nostri bimbi hanno svolto un applaudito programma di canti e di recite.
— Il 12 maggio, nei locali del nostro
Convitto, ha avuto luogo il Colloquio pastorale, presenti oltre trenta fra pastori
e laici impegnati nella Chiesa. Le nostre
sorelle hanno provveduto alla responsabilità della mensa: le ringraziamo calorosamente.
Bobbio Pellice
Il giovane Giuliano Charbonnier è stato investito da un masso precipitato dall’alto della montagna prospiciente la borgata di Villanova. Fortunatamente è stato colpito di striscio, per cui le conseguenze dell’incidente sono state meno
gravi di quanto si potesse temere in un
primo tempo.
L’incidente ripropone in maniera seria
il pericolo costituito dai massi rimasti
in equilibrio instabile in seguito alla costruzione della strada, a detta di. molti
inutile, che dovrebbe collegare Villanova
3rl PT9<
— Presso l’Ospedale Mauriziano di Torino, dove era stata trasportata dopo una
lunga degenza all’Ospedale di Torre Pellice, è deceduta la signora Maddalena
Bertinat ved. Puy del Ciastèl. I funerali
sono stati presieduti dal pastore Arnaldo
Genre.
Presso l’Ospedale di Torre Pellice, dopo una brevissima degenza, è deceduta la
signora Maria Davlt in Bolla.
Alle famiglie in lutto esprimiamo la nostra solidarietà.
__ È stato battezzato Luca Maurino di
Ezio e di Anna Pontet.
Val Germanasca
La chiusura dello stabilimento di San
Sebastiano della « Società Talco e Grafite » ha causato un notevole disagio agli
operai che lavorano in quello stabilimento.
La necessità di andare a lavorare a
Malanaggio vuol dire, per chi abita in
Val Germanasca, rimanere lontano da
casa ancora più a lungo.
La chiusura dello stabilimento di San
Sebastiano è stata giustificata dall’azienda come imposta dalla scarsità di ordinazioni. I sindacati hanno chiesto che
questo provvedimento sia limitato nel
tempo e che tutti gli addetti agli impianti
di macinazione di San Sebastiano possano ritornare al loro consueto posto di lavoro entro l’anno in corso.
Luserna S. Giovanni
Plnerolo
Pramollo
Mercoledì pomeriggio 14 corr. m. sono
state deposte nel cimitero delle Murise le
spoglie mortali della sorella Barai Silvia
in Long deceduta all’età di 62 anni all’Ospedale Civile di Pinerolo. Mentre rinnoviamo ai familiari in lutto la fraterna
solidarietà della chiesa, invochiamo su
di loro le consolazioni del Signore nella
certezza della risurrezione in .Gesù Cristo.
L’Assemblea di Chiesa di domenica 18
corr. m., dopo aver udito la lettura della
Relazione annua del Concistoro, ha preso
le seguenti decisioni; nominato deputati
alla prossima Conferenza Distrettuale i
sigg. Guido Peyronel (Tournim) e Sappè
Oreste (Ruata); deputati al Sinodo i
sigg. Long Oreste (Ciotti) e Costabel Enrico (Mondoni), supplente sig.na Ivana
Costabel; revisori dei conti i sigg. Long
Dante e Long Roberto (Ciotti).
Ha pure eletto il nuovo Anziano per il
quartiere di Ruata nella persona del sig.
Long Gustavo, al quale rivolgiamo una
parola di gratitudine e di incoraggiamento nel servizio ch’egli ha accettato di
svolgere in favore della Chiesa.
La Scuola Domenicale ha partecipato
alla festa di canto a San Germano Chisone e ringrazia vivamente la comunità
ospitante per la fraterna accoglienza.
Asilo Valdese. La nuova ala dell’Istituto, prevista dal piano di ampliamento
e ristrutturazione è compiuta, con i primi di giugno entrerà in funzione. Esprimiamo la nostra più viva riconoscenza al
Signore innanzittutto che ci ha permesso
di giungere fino a questo giorno e a tanti
fratelli e amici che con il loro aiuto concreto non ci hanno fatto mancare la loro
solidarietà e il loro incoraggiamento. La
strada certo non è ancora finita: dobbiamo procedere ora a una sia pur parziale ristrutturazione della parte vecchia per
poter rendere pienamente agibile e funzionale il tutto, vi sono inoltre le noteli spese di arredamento, anche queste
improrogabili. Abbiamo dunque ancora
bisogno della solidarietà di quanti ritengono valida l’opera di servizio e di testimonianza compiuta dal nostro Asilo.
Venuta meno la collaborazione del
Past. Bertinat, per comprensibili motivi
non derivanti dalla sua volontà, il Concistoro ha nominato il sig. Livio Gobello,
quale direttore dell’Istituto. Rivolgiamo
un saluto solidale al Past. Bertinat, un
vivissimo ringraziamento alla Sig.ra Amalia Garnier Artus che ha cond9tto con
competenza e viva partecipaziorie la direzione della casa e che rimane ancora
tra noi con l’incarico di vicedirettrice e
del guardaroba; un augurio al nuovo direttore per l’opera non facile che gli sta
dinanzi e che si accinge a compiere con
Spirito di consacrazione per cui avrà bisogno della leale solidarietà di tutti.
Famiglia Comba. La famiglia Comba
del Prassuit di San Giovanni ci incarica
di trasmettere la sua più viva riconoscenza a tutti coloro che con le loro offerte,
le loro parole, la loro presenza, hanno
manifestato solidarietà e simpatia in occasione dei tragici avvenimenti che l’hanno colpita. La colletta in denaro, raccolta tramite il Concistoro, ha reso 1.101.700
lire. A titolo cTl ricevuta e ringraziamento sarà predisposto un ciclostilato con
l’elenco degli offerenti che sarà dato agli
interessati o potrà essere richiesto presso il Presbiterio di San Giovanni.
• Abbiamo accompagnato al Campo del
riposo le spoglie mortali del fratello Matteo Constantin di anni 81 e della piccola
Manica Chiavia, deceduta a Bricherasio
dopo poche ore di vita.
Alle famiglie nel dolore diciamo tutta
la nostra fraterna simpatia cristiana.
• Domenica 11 catecumeni hanno fatto
la loro dichiarazione di ammissione alla
chiesa; due col battesimo (Gloria Giai e
Ivan Bleynat), gli altri confermando il
loro battesimo (Evelina Bonato, Carla
Gay Marco Gallian, Luigi Grill, Anna
jahier, Fulvio Marino, Patrizia Morero,
Marino Rostan, Nora Ricca).
A questi nuovi fratelli la comunità rivolge il suo fraterno augurio di una vita
cristiana fedele ed impegnata.
• I bambini della Scuola Domenicale si
recheranno domenica in gita ad Angrogna; partenza alla stazione alle ore 8,40,
rientro alle 17,17.
• Domenica pomeriggio ha avuto luogo
nella sala di via dei Mille rincontro ecumenico annuale di Pentecoste giunto alla
sua quarta edizione. Il tema scelto quest’anno; «L’Agape nell’impegno politico
della comunità cristiana», era stato esaminato nel corso dell’mverno dal collettivo di Ricerca Biblico; si è così giunti
all’incontro con un materiale elaborato e
formulato più degli altri anni. Un centinaio di persone hanno lavorato sul tema
suddivisi in tre gruppi in spirito di profonda intesa e fraternità.
• Nel corso dell’assemblea di chiesa tenutasi domenica 11 sono stati nominati i
deputati al Sinodo ed alla Conf. Distrettuale- è stato discusso il problema dell’Ospedale di Torre Pellice senza però
giungere alla votazione di un O.d.G.
Prarostlno
S. Germano
Il nostro fratello Emilio Comba ci ha
lasciati; in età avanzata, dopo una breve
malattia. Esprimiamo ai familiari la nostra sincera partecipazione a questo lutto.
— Il Coro della Manta ha tenuto una
apprezzata serata nella nostra Sala, sabato 17 maggio. Sono stati presentati canti
della Resistenza.
— Domenica-18, nel pomeriggio, ha a
vuto luogo la Festa di Canto delle Scuole
Domenicali della Val Chisone, sotto la
direzione della Signora Rivoira, membro
della Commissione del Canto Sacro, che
ringraziamo vivamente. Su questultimo
argomento parleremo in modo più diffuso la volta prossima^_________
Doni prò Eco-Luce
Jahier Mary, Torre Pellice 2.000; Beltrami
Arrigo, Reggio Emilia 1.000; Cornelio Sylvia,
Torre Pellice 10.000; Gay Arnaldo, Firenze
3 820- Palmery Mariano e Ada, Milano 1.000;
Bassignano Marina (id.) 500; Revel Madeleine
(id.) 1.000; Barzaghi Alina (id.) 1.000; Durand Piervaldo (id.) 3.000; Zaza Domenica (id.)
schetto Enrico, Torino 5.000; Vannuccmi Lorenza Siena 500; Lentini Giuseppe, Francia
1.265; Ribet Edoardo, PortoHno 1.000; Tota
Lidia, Taranto 2.000; Fiorio Alberto, San Gmrgio a Cremano 3.000; N.N., Torino ,5.000; Romeo Domenico Reggio Calabria 5.000; Maffeis
Romano, Bergamo 1.000.
Long Mimy, Pinerolo 1.000; GuUino Giulia,
Pianezza 500. _
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Long, Bertin e Beux sentitamente ringraziano quanti hanno preso parte al loro
dolore per la scomparsa della cara congiunta
Barai Silvia in Long
Un particolare ringraziamento al Dott. Bertolino, al personale del reparto Neuro dell’Ospedale
E. A. di Pinerolo e al Pastore Dr. Teo61o Pons
per le cure religiose.
Pramollo, 15 maggio 1975______________
Comunità montana
Si comunica agli agricoltori che quest’anno saranno nuovamente eoncessi premi di monticazione per il bestiame. Il termine per la domanda è il 30 giugno. Gli
interessati comunichino il numero dei capi che si intendono portare all’alpeggio
airUff. Tecnico della Comunità Montana
perché questi possa coordinare l’invio
delle domande ndn appena arriveranno i
moduli. Il Pres. Longo P.
• Il 7 maggio ha avuto luogo il funerale
di Irma Cardon n. Costantino, deceduta
dopo breve malattia, nella sua abitazione di Chiarvetto, all’età di anni 70. La
dipartenza della nostra sorella lascia un
gran vuoto non solo nella sua famiglia
ma anche nella chiesa di cui era meihbro fedele. Ai familiari esprimiamo la
nostra sincera, cristiana simpatia.
• Il 6 maggio è stato celebrato il matrimonio di Barotto Ugo e Gardiol Ivana.
Ai giovani sposi che si stabiliscono a Miradolo, auguriamo ima vita benedetta dal
Signore.
• Il giorno dell’Ascensione l’Unione Femminile e la Scuola domenicale hanno fatto la loro tradizionale gita a Coazze dove hanno partecipato al Culto con la comunità locale.
• Il bazar svoltosi l’il maggio, malgrado
l’inclemenza del tempo, ha dato un risultato lusinghiero.
• L’ultima Assemblea di Chiesa, dopo
aver ascoltato ed approvato la Relazione
morale e finanziaria presentata dal Concistoro, ha eletto deputati al Sinodo:
Avondet Rita, Bertin Gemma; suppl.:
Fomeron Laurenzia, e alla Conf. Distrettuale: Forneron Laurenzia, Bertin Gemma, Plavan Aido; suppl.: Avondetto Bruno.
SERVIZIO MEDICO
fflstivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 24 al 30 maggio
Dott MARINARO
Viale De Amicis, 22 - Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
Domenica 25 maggio
TORRE PELLICE
FARMACIA MUSTON (Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
FARMACIA VASARIO (Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 27 maggio
FARMACIA INTERNAZIONALE (Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
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FIRENZE
FEDERAZIONE GIOVENTÙ’ EVANGELICA ITALIANA
Assemblea | giovani discutono e si organizzano
nazionale
del MIR
II 3-4 maggio si è svolta a Firenze l’assemblea annuale nazionale del M.I.R.
(Movimento internazionale della riconciliazione). È stato possibile un ampio confronto nel momento stesso in cui i rappresentanti dei gruppi hanno esposto le
loro attività. Erano rappresentati ì grupti di Arezzo, di Nuova Ostia (Roma), Riesi (Servizio cristiano), Torino, Cremona,
Napoli, Parma, Firenze, il Movimento nonyzo/enio (rappresentato da Pietro Pinnah
il Movimento Cristiano per la Pace ed una
rappresentanza di Amnesty International.
Nel corso dell’assemblea si è sottolineato il fatto che il M.I.R. (pur potendo accogliere in sé membri di credi religiosi e
filosofici diversi che siano convinti sui
principi e sui metodi del movimento) ha
un’ispirazione e una matrice cristiana per
cui — pur non dovendo abbandonare le altre attività — ha un compito ben preciso
all’interno delle chiese, compito riconosciuto e stimolato dagli altri gruppi nonviolenti; portare nelle chiese lo spirito e
l’azione nonviolenta propri del vangelo.
Questo concetto si può riassumere nella
sola sintetica frase (ricordando il titolo
del periodico del gruppo di Viareggio):
« Lotta come Amore ».
Proposte operative sono pervenute dalle
relazioni delle tre commissioni di studio:
a) obiezione di coscienza e servizio
civile. L’assemblea Vota un documento
proposto dalla commissione e che si basa
su un documento analogo adottato dal
Movimento Nonviolento, in questo documento ci si impegna di lavorare di più
per l’obiezione di coscienza ed il servizio
civile e si delega il comitato di coordinamento dei gruppi nonviolenti perché
studi la possibilità di organizzare e far
propri i corsi di formazione degli obiettori al servizio civile. Rispondendo ad un
appello del segretariato internazionale
del movimento « Servizio Civile Internazionale » (S.C.I.) su proposta della commissione Tassemblea delega il comitato
di collegamento dei gruppi nonviolenti a
dare vita ad una nuova sezione italiana
dello S.C.I. visto che la vecchia non funziona più.
b) doposcuola, scuole popolari e nonviolenza l’assemblea ribadisce la necessità di portare il discorso della nonviolenza a scuola dove tra l’altro si sta avendo un maggiore dialogo all’interno della
scuola stessa. Si vota un documento dove
si chiede al Ministero della Pubblica
Istruzione che gli esami di licenza media
per le scuole popolari rappresentate all’assemblea vengano effettuate attraverso
una collaborazione con la organizzazione
delle 150 ore e in particolare mediante la
utilizzazione come esaminatori degli insegnanti delle 150 ore.
c) attività nelle chiese su proposta di
questa commissione rassemblea decide
di convocare entro l’anno un convegno internazionale su « cristianesimo e nonviolenza » con teologi ed altre personalità
protestanti e cattolici anche di alto livello e di idee diverse delle nostre. Per la
preparazione di questo convegno l’assemblea nomina un comitato promotore che
si riunirà per la prima volta il 4 giugno
a Firenze. Lo stesso comitato esaminerà
anche un’altra proposta della commissione e cioè quella di lanciare un testo da
affiggere in forma di manifesti nelle parrocchie ed altrove e da distribuire mediante volantini; un testo che dovrebbe
iniziare un dialogo fraterno fra credenti
di diverse tendenze per combattere insieme la violenza crescente, anzitutto quella fascista. L’assemblea accetta con gratitudine l’offerta di alcuni pentecostali di
donare al M.I.R. un terreno nei pressi di
Firenze. I gruppi di Firenze e di Arezzo si
impegnano di interessarsi — una proposta è quella di costruirvi, mediante campi di lavoro, un centro studi ed azione su
« i cristiani e la nonviolenza ».
Per sanare il deficit del segretariato (su
un bilancio di 3,5 milioni c’è un deficit di
200.000 lire circa) si decide di organizzare una mostra di pittura sul tema della
nonviolenza, da tenersi eventualmente
contemporaneamente al convegno « cristianesimo e nonviolenza ».
Il comitato di collegamento dei gruppi
nonviolenti che si riunirà a Roma il 24
maggio viene incaricato anche di preparare la seconda assemblea dei gruppi
nonviolenti italiani, da tenersi possibilmente in autunno prossimo.
L’assemblea annuale nazionale prossima avrà luogo a Napoli.
Importante: sta uscendo un opuscolo
del M.I.R. riguardante l’obiezione di coscienza. Editrice: Claudiana, prezzo L. 400.
TORINO
Domenica 11 maggio si è tenuto nei locali della Chiesa Battista di Via Bertola
un convegno di zona della FGEI (TorinoRivoli).
Il convegno rivestiva una notevole importanza considerato il periodo di stasi
venutosi a creare a Torino con la fine dell’attività dell’unico gruppo FGEI, maturata in un clima di non poche né lievi
contraddizioni. Di fronte ad un processo
di ripresa e sviluppo di numerose iniziative giovanili negli ultimi tempi si è deciso di tentare un primo bilancio e di
valutare la possibilità reale di un loro
coordinamento. Tra i partecipanti da rilevare una presenza cospicua di cattolici di base, o comunque in contrasto con
le loro gerarchie, e di elementi fortemente inseriti in una problematica ed una
prassi politica da essi privilegiata rispetto all’aspetto teologico ed ecclesiastico
prevalente nell’ultimo Congresso FGEI.
Sergio Ribet ha dato inizio ai lavori con
una relazione sulla linea, i compiti e gli
strumenti della FGEI nell’attuale momento ecclesiastico e politico.
La linea FGEI partita dallo studio del
rapporto tra fede e politica è tornata a
mettere l’accento sulla predicazione delTevangelo nella lotta per il socialismo. La
nuova considerazione della chiesa è stata anche frutto di un rinnovato incontro
con cattolici di base, anche se ovviamente il modo di vivere questo problema si
colloca diversamente nei due ambiti confessionali. Nell’attuale situazione ecclesiastica è compito della FGEI proporre
a tutta la Chiesa alcuni punti fermi sui
temi del rapporto fede-politica, di una
nuova lettura della bibbia, dei rapporti
ecumenici, sia verso il CEC che verso Roma. Questa proposta non può essere tale
se nei fatti non si ama la Chiesa, sia quel
la chiesa che vediamo oggi, sia quella
realtà di una chiesa emergente che può
essere, in speranza, il popolo che Dio di
volta in volta chiama, dove Egli vuole.
Nell’attuale situazione politica il tentativo di ristrutturazione revisionista e padronale, accompagnato da un violentissimo attacco alla classe operaia, richiede
che si abbandoni l’atteggiamento individualistico e borghese e che si colleghi il
lavoro che si svolge come militanti con
quello che si svolge come credenti. Gli
strumenti, oltre a quelli collaudati (G. E.,
CNT, i campi FGEI, ecc.), sono oggi soprattutto quelli di formazione (fra cui
hanno particolare rilievo le commissioni
FGEI su Bibbia, Chiesa e politica).
Apertosi il dibattito un compagno operaio sottolinea la necessità di un’azione
più reale e meno parolaia in fabbriche,
quartieri, scuole, pur riconoscendo che,
nell’ambito delle chiese, ad esempio su
Gioventù Evangelica vi sono interventi
politici tali da interessare tutto il movimento e non solo i credenti politicizzati, e su questo terreno ritiene possibile
una adesione ad iniziative specifiche della FGEI anche da parte di persone non
investite dal problema della fede.
Daniele Rostan poneva l’accento sulle
contraddizioni più palesi del lavoro della
sinistra ecclesiastica e della FGEI stessa, soprattutto sulle contraddizioni tra
un impegno assai aperto verso l’esterno e
un atteggiamento assai più prudente nei
rapporti interni alla chiesa. Di qui l’esigenza di un serio confronto col « riformismo » nei suoi rapporti con l’istituzione
ecclesiastica.
Nella divaricazione tra parole e fatti,
tra discorsi ideologici e reale situazione
e funzionamento di strutture ecclesiastiche, veniva individuato da Rostan un terreno di analisi e di intervento centrale
per la FGEI, pena la sua progressiva subalternità al blocco riformista.
Al dibattito teorico, si sono succeduti
la s et t i m a n a inte r n a z ion al e
cura di tujlio viola
MATURITÀ’
ir DalTarticolo di testa di « Le Monde »
(n. 9427 del 9 c.) riportiamo quanto segue.
« Oggi a Saigon, come tre settimane fa
a Da-Nang e a Huè, si sta installando un
potere rivoluzionario sicuro di sé, in piena maturità. Esso amministra la popolazione, fa funzionare l’economia, disarma
senza visibili brutalità i soldati del passato regime. Inquadra, senza urtarlo, un popolo che ha subito per anni un’influenza
occidentale.
A tutt’oggi, non sembra che a Saigon
sia stato commesso alcun errore. I rifugiati ritornano liberamente ai loro villaggi. I mercati urbani vengono riforniti.
Nessuno straniero viene disturbato, e gli
americani circolano con la massima tranquillità e sostano sulle terrazze dei caffè.
Hanoi sembra dedicare questo periodo di
tempo a preparare, a sua modo e rendendo meno austera la vita nel Nord-Vietnam, la riunione delle due società » Altre
notizie ci giungono a Saigon e ci riempiono d’ammirazione per il senso di civiltà,
di maturità e di educazione che rivelano.
« Bisogna dimenticare il passato e perdonare », dice la radio del Fronte Nazionale
di Liberazione.
« Una lezione dura da imparare », abbiamo scritto (su questo settimanale, il
9.5.’75). La « lezione » sembra guadagnare,
ogni giorno che passa, sia in ampiezza
che in profondità: cominciamo a capire
che il mondo occidentale cosiddetto cristiano ha da imparare, da quel lontano
angolo di mondo orientale, sempre nuove
cose!
« Bisogna dimenticare il passato e perdonare » è nobile e generoso che così parlino coloro che sono stati, per tanto tempopo, ingiustamente e orrendamente offesi e danneggiati. Ma quel mondo occidentale cosiddetto cristiano, che ha offeso e danneggiato, farà bene, invece, a
ricordare e a continuare a ricordare (v.
il nostro articolo del 16.5). Solo così è
lecito sperare che la lezione, che scaturisce dalle colpe e dagli errori commessi,
potrà essere veramente imparata.
Più si riflette, più si scopre quanti e
quanto grandi sono stati quegli errori e
quelle colpe! C. Bourdet (nell’articolo già
da noi più volte citato, v. « Le Monde »
del 30.4). arriva ad affermare che, « se gli
USA, nel 1973-74, avessero imposto a
Thieu l’applicazione degli accordi di Parigi, invece di aiutarlo a sabotarli, uno
Stato neutro avrebbe visto la luce nel
Vietnam del Sud senza passare attraver
so disastri, e il rapporto di forze, all’interno del Vietnam, sarebbe stato diverso ». Può darsi che ciò sia vero, ma è
molto opinabile, a nostro modesto avviso.
Invece ci sembra plausibile che « se, fra
il 1954 e il 1973, gli USA avessero accettato lealmente gli accordi di Ginevra, invece di gettarsi nella guerra per renderli
inoperanti, il secondo conflitto sarebbe
stato evitato e l’America sarebbe certamente riuscita a stabilire, con un Vietnam unificato nella pace e governato da
dei comunisti altrettanto nazionalisti
quanto Tito, rapporti altrettanto amichevoli quanto con la Jugoslavia ».
INCONTRO
FIDEL CASTRO-MAC GOVERN
« Le Monde » del 9.5.’75 riporta dall’Avana la notizia che « il senatore democratico George Mac-Govern (ex candidato
alla presidenza USA nel 1972) ha incontrato, nel pomeriggio del 7 c., il primo
ministro cubano Fidel Castro. L’incontro
era stato preceduto da una prima presa
di .contatto. (...)
Mac-Govern è il terzo senatore americano che, a tutt’oggi, si è recato a Cuba
in visita ufficiale. Davanti a una trentina
di giornalisti che accompagnavano MacGovern, Fidel Castro ha dichiarato che il
suo governo sarebbe disposto ad avviare
trattative con gli USA, se questi procedessero ad una riduzione, “abbastanza
importante", del blocco economico dell’isola. Ha dato come esempio l’abolizione del divieto di vendita di alimenti e di
medicamenti all’isola di Cuba. Fidel Castro ha aggiunto che gli USA avevano già
fatto qualche “piccolo gesto di simpatia ”,
come per es. l’abolizione delle restrizioni
relative al trasferimento dei diplomatici
cubani all’ONU, ma che ciò non è sufficiente per iniziare un vero e proprio dialogo. Ha dichiarato che “Cuba e gli USA
vivono politicamente in due mondi diversi; ma essi sono dei vicini che, in un
modo o in un altro, devono vivere in
pace" ».
Dal « Manifesto» (dèi 14 c.) apprendiamo poi che « gli USA sarebbero favorevoli a togliere infine il blocco a Cuba. La
notizia è stata lanciata da Kissinger alla
fine della riunione di sabato 10 c., della
già divisa Organizzazione degli Stati Americani. Questa Organizzazione degli Stati
Americani. Questa infatti, nel novembre
1973, non riuscì a raggiungere su questo
progetto, caldeggiato da dodici di essi
(specie Messico, Perù, Argentina, Costarica), la maggioranza necessaria ».
interventi di natura più organizzativa.
Ermanno Genre ha parlato della situazione particolare delle Valli e della possibilità di una collaborazione con questi
gruppi pur tenendo presente la, loro diversità di radici sociali e culturali (figli
in maggior parte di contadini e operai).
A livello torinese si è poi discusso di
mantenere in vita i vari gruppi funzionanti e di coordinarli in vista di un lavoro futuro. Così prosegue l’attività del
gruppo redazionale di CQM-NT in stretto collegamento con CpS, il lavoro del
gmppo sulla lettura materialistica della
Bibbia e di analisi e inchiesta sulla situazione del progressismo cattolico nella
Chiesa torinese insieme a compagni cattolici delle comunità di base e di CpS,
l’attività del gruppo battista di via Bertola e di quello valdese della chiesa di
C.so Principe Oddone.
Il convegno si è così concluso indicando per i primi di giugno la prossima scadenza in cui valutare il lavoro fin qui
svolto e gli orientamenti di lavoro per la
ripresa delle attività a settembre.
Marco Garrone
ROMA
II 26 e 27 aprile si è svolto ad Ecumene il convegno della FGEI centro Italia
sul tema « Compromesso storico, congresso PCI, prospettive ». La decisione di
trattare un argomento così legato all’attualità politica del nostro paese è nata
dall’esigenza di uscire dall’astrattezza del
binomio fede-politica per capire realmente cosa significhi per dei credenti vivere
la loro fede aH’interno delle lotte per la
costruzione del socialismo, secondo le linee già indicate nell’ultimo campo di
Agape. L’esame della questione comunista è di quelle che toccano la realtà politica in cui siamo inseriti ed è strettamente connessa con la lotta per il socialismo.
Francesca Spano, nella relazione introduttiva, ha sostenuto, sulla base di una
analisi dei congressi del PCI, la tesi che
il compromesso storico è il risultato coerente della linea sostenuta dal partito fin
dalla svolta di Salerno e ribadita nelrVIII congresso. In quella sede è stata
forrnulata la tesi della via italiana, democratica e pacifica, al socialismo, dopo che
il XX congresso del Pcus, denunciata la
gestione stalinista del potere, aveva dato
l’avvio alla « coesistenza pacifica ». La relazione è stata seguita da un ampio dibattito, favorito dalla complessità e attualità dell’argomento.
La serata di sabato è stata dedicata ad
una discussione sull’antifascismo, durante la quale è stata ribadita l’adesione all’miziativa per l’MSI fuori legge e l’impegno ad una militanza antifascista.
Nella mattinata di domenica il pastore
Aldo Comba ha introdotto uno studio biblico, presentando le parabole della perla, del samaritano e del giudizio. Dalla
lettura e dal commento dei testi evangelici, è emersa ancora una volta l’attualità
della Parola che pone gli uomini di fronte a scelte concrete; dai passi in esame
e sernbrato, ad esempio, si potesse ricavare indicazione per un impegno di solidarietà, capace di trasgredire norme di
comportamento comunemente accettate
(parabola del samaritano) e soprattutto
la certezza che la conversione porta con
sé un cambiamento di vita radicale e ricco di speranza (parabola della perla).
I partecipanti al convegno hanno infine deciso di dedicare il prossimo incontro alla tematica di Cristiani per il socialismo e all’impegno della FGEI nell’ambito di tale movimento. (/. m.)
Comitato di Redazione; Bruno Bellron, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, NIso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tuliio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie : GiNO CONTE
Amministrazione; Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p, 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo l. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni; Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.; commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice