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Anno 114 - N. 27
7 luglio 1978 - L. 200
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1® Gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
deUe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA FRANCIA EVIDENZIA UN DATO COMUNE AD ALTRI PAESI
Protestanti
dentro e fuori le mura
Il fatto che le chiese storiche non coincidano con il protestantesimo
può essere lezione di umiltà e stimolo alla riforma della chiesa
Quanti sono i protestanti in
Italia? Centomila, duecentomila?
Difficile dirlo. Da anni si ripetono sempre le stesse cifre, quasi
che il protestantesimo, nelle sue
ramificazioni vecchie ’ e nuove,
fosse congelato o totalmente
privo di una pur minima crescita di popolazione. Così, per molti, i valdesi sono da anni tra i
20 e i 30.000, i metodisti circa
5.000, i pentecostali, qualcuno
azzarda, sui 100.000. Il calcolo,
si sa, vien basato sulle cifre delle cosiddette statistiche ecclesiastiche, ricavate annualmente dai
registri delle chiese. Ma gli altri protestanti, quanti sono? C’è
infatti tutta una larga frangia,
difficilmente valutabile, di evangelici che, per motivi diversi,
non risultano essere iscritti da
nessuna parte. Tanto meno nei
registri di chiesa. Non solo, ma
se si guarda fuori le mura della
Federazione delle chiese evangeliche ci si accorge che alcune denominazioni si sono fortemente
ampliate. Ma di quanto, nessuno lo sa. Resterà dunque, per
sempre, un mistero il numero
dei protestanti italiani? L’unica
fonte ufficiale rimane il registro
di chiesa. È tuttavia impensabile che i nostri registri possano esaurire la realtà dell’evangelismo italiano, con tutte le
sue denominazioni.
In Francia
Di questo problema se n’è discusso anche in Francia, dove il
protestantesimo è una minoranza cospicua. La discussione, tutt’ora in corso, ha preso in considerazione anche i sondaggi statistici. Così Roger Mehl, teologo
rifomiato, partendo dall’ultimo
censimento ufficiale francese del
1866 osserva che da allora il numero dei protestanti è rimasto,
nelle fonti ufficiali, pressoché invariato. È possibile — si chiede
Mehl in un recente articolo apparso sul settimanale Réforme
— che la Francia del 1866 con
30 milioni d’abitanti conservi ancora oggi, con 53 milioni di persone, la stessa cifra di 800.000
protestanti?
Sul versante delle chiese, le
cifre ufficiali della « Federation
protestante de France » toccano,
tra fedeli e simpatizzanti, il tetto di 750.000 unità. Per i nonfederati, Roger Mehl propone la
cifra ’forfettaria’ di 250.000. Sicché, per non eccedere nella stima, si raggiunge agevolmente la
quota di 900.000 protestanti. Ma,
come già detto, il calcolo diventa più complesso se ci si sposta
sul fronte dei sondaggi statistici, promossi da agenzie specialipate. Si tratta evidentemente
di sondaggi su ’campioni’ di popolazione. Oggi un censimento
totale sulla religione sarebbe infatti impensabile; sarebbe interpretato come « un attentato alla
laicità dei cittadini ». Vediamone qualcuno.
Secondo l’agenzia parigina SOFRES nel 1972 il 2% della popolazione francese si dichiarava
protestante; l’equivalente cioè
di 1.000.000 di persone. Nel 1975
un sondaggio realizzato per conto della rivista: « La vie catholique », su un campione di 2216
giovani francesi, evidenziava il
fatto che una percentuale del
3,9% si dichiarava: « cristiana
non cattolica ». Sottratti dal calcolo gli ortodossi (il cui numero
non supera certamente le 150.000
persone) questa indagine avalla
indirettamente la tesi che il mondo protestante oscilla tra il 2%
e il 3% della popolazione francese. Secondo il giornale: « Le
Nouvel Observateur » su 1.000
persone intervistate all’inizio di
quest’anno, il 3% si sono apertamente dichiarate protestanti.
E il conto è presto fatto: il 3%
di 53 milioni di francesi, rappresenta 1 milione 590.000.
Di fronte a queste cifre, Mehl
osserva che esiste, di fatto, una
grossa disparità tra i dati forniti dai sondaggi di mercato e
i dati delle statistiche emesse dalle chiese. Nel corso delle
inchieste, aggiungiamo un particolare che ha la sua importanza, nessuno degli intervistati è
stato costretto a dichiararsi protestante; poteva liberamente
scegliere la voce: ’senza religione’. Quindi se i sondaggi, non
di voto ma di identità delle persone, sono, come appunto sembra, minimamente attendibili, se
ne deduce che al di fuori delle
chiese, esisterebbe un’altrettanta numerosa popolazione protestante.
Nella discussione accesa da
Roger Mehl sulle pagine di « Réforme » è intervenuto il giornalista Alain Zwillig che, in base
a un suo calcolo, ha stabilito in
torno ad 1.200.000 il numero dei
protestanti francesi. Ma c’è di
più. Nel corso delTinda^ne Zwillig ha notato che psicologicamente il numero dei protestanti
è generalmente sopravalutato
mentre quello dei cattolici è sottovalutato. Questa osservazione,
invertendo i termini, porta immediatamente ad un’altra. Non
sarà — ecco la questione — che
le chiese federate stiano anche
loro sottovalutando le cosiddette
chiese ’marginali’ (pentecostali,
fratelli...)? In altri termini: non
sono forse le denominazioni storiche e meglio organizzate che
stanno numericamente diventando la frangia ’marginale’ del
protestantesimo francese? In
conclusione, di fronte a questa
girandola di cifre, se Roger Mehl
ritiene urgente stabilire un ponte tra realtà ecclesiastica e « protestants hors Eglises » (evangelici non iscritti nelle comunità),
altri propongono d’intensificare
gli sforzi di dialogo e conoscenza con le chiese non-federate.
In casa nostra
Queste due ultime osservazioni, mi sembra, presentano interessanti agganci alla nostra situazione. Basti ricordare il congresso di Bari, nell’ottobre 1976,
G. Platone
(continua a pag. 8)
vangelo.
Il nostro testo ci fa assistere
ad un momento di svolta nell'attività missionaria dell’apostolo
Paolo e dei suoi collaboratori.
Non soltanto il loro piano di recarsi in Asia e quindi in Bitinia
viene sconvolto dai ripetuti divieti, a vista umana inspiegabili,
dello Spirito, ma il loro itinerario di predicazione e di testimo
____PER IL DISARMO E UN NUOVO ORDINE ECONOMICO
Philip Potter all'ONU
Il Consiglio ecumenico delle
Chiese e le sue 293 chiese associate, protestanti, anglicane e
ortodosse, presenti in più di 100
paesi membri deH’ONU, si impegnano a sostenere TONU «in
tutti i suoi sforzi tesi a promuovere la pace e la giustizia nel
nostro Rlqndo turbato e tormentato ».
Questa dichiarazione è contenuta in un importante discorso
che il pastore Potter ha tenuto
lunedìt 12 giugno davanti alla 10“
sessione straordinaria dell’Assemblea Generale delTONU sul
disarmo.
Mentre ci riproponiamo di ritornare sull’Assemblea e sui
suoi lavori, conclusi il 28 giugno,
riportiamo dal servizio stampa
del CEC il riassunto del discorso del past. Potter del tutto
ignorato dai giornali italiani.
Philip Potter ha deplorato il
fatto che certi Stati membri
«non tengono conto del lavoro
dell’ONU e lo denigrano ». Secondo lui TONU « è la tribuna
più efficace che permette alle
nazioni di lavorare in vista di
quella sicurezza internazionale
che assicurerà la sicurezza nazionale, secondo la via del diritto fondata su convenzioni
contratte liberamente e osservate con metodi pacifici mutualmente accettati ».
Philip Potter ha contestato
« una concezione falsata della
sicurezza nazionale che mira a
incoraggiare la paura e la diffidenza da cui deriva una più
grande insicurezza» e ha denunciato il fatto che la dottrina della sicurezza nazionale serve «a
giustificare le prese di potere
da parte dei militari, la abolizione delle istituzioni civili e politiche e la violazione dei diritti
dell’uomo ».
Il pastore Potter ha sottolineato che il Consiglio ecumenico esprimeva la preoccupazione
delle Chiese per il disarmo attraverso l’intermediario della
sua commissione delle Chiese
per gli Affari internazionali
(CCIA) «per svegliare la coscienza dei cristiani e indurli ad
usare la loro influenza schierandosi a fianco delle persone di
buona volontà e dei governi per
oprare a favore della pace e della giustizia».
«Le Chiese — ha notato Ph.
Potter — non possono restare
delle spettatrici inattive » di
fronte a questa « insicurezza accelerata », ma « sono invitate a
aprire delle nuove prospettive
sulle questioni del militarismo
e della corsa agli armamenti ».
Il segretario del CEC ha dichiarato inoltre che un avvicinamento globale al disarmo è ne
Dal culto della Conferenza del 4*» distretto
Oltre la frontiera
...E Paolo ebbe dì notte una visione: un uomo macedone gli stava dinanzi, e lo pregava dicendo: passa in Macedonia e soccorrici. E come egli ebbe avuta quella visione,
cercammo subito di partire per la Macedonia, tenendo pei
certo che Dio ci aveva chiamati là, ad annunziar loro TE
(Atti 16: 6-10)
manza, attraverso l’appello dell’uomo macedone apparso a Paolo, viene indirizzato verso nuove
terre e nuove realtà. Col passaggio delle frontiere macedoni si
tratterà, da allora in poi, di misurarsi con nuove civiltà, lasciando sempre più dietro le
spalle un retroterra almeno in
qualche misura più familiare,
più vicino alla propria mentalità
ed ai propri costumi. Questa
esperienza deve essere stata certamente sconvolgente per questa
comunità di predicatori dell’Evangelo che se da un lato « tengono per certo » di dover intraprendere questa avventura non
per propria volontà, ma a ciò
chiamati dallo stesso Signore —
che resta sempre la guida e l’attore primo della predicazione
cristiana — d’altra parte sono
consapevoli della inadeguatezza
delle proprie forze e del proprio
bagaglio culturale per affrontare
queste nuove situazioni. Ma ciò
che conta è che il Signore vuole
che questa frontiera sia oltrepassata e che il suo Evangelo sia annunciato, come il « soccorso » decisivo, in Macedonia ed oltre,
nelle situazioni familiari come
in quelle più lontane, senza reticenze e timori: a questa vocazione, dunque, non si può rispondere che con una piena disponibilità.
Questa esperienza dell’apostolo Paolo e dei suoi collaboratori
offre alcune indicazioni per le
nostre chiese, net momento particolare in cui esse si trovano a
vivere la loro fede e la loro testimonianza. Le nostre chiese, infatti attraversano un periodo di
incertezza che talvolta rasenta
anche lo smarrimento. Si trovano ad affrontare situazioni nuove, per le quali il loro bagaglio
di esperienze appare assolutamente inadeguato: avvertono la
necessità di spingersi più innanzi, di essere più ardite (i vari
tentativi di rinnovamento e di
impegno che si riscontrano nelle relazioni di tante chiese ne sono una testimonianza), ma apAurelio Sbaffl
cessarlo. Chiedere di mettere fine alla corsa agli armamenti
«non è un problema tecnico,
ma un problema politico e morale », strettamente legato alle
« altre minacce per la sopravvivenza delTuomo: la povertà, la
fame, l’oppressione razziale, politica e economica, la soppressione dei diritti delTuomo, la distruzione dell’ambiente e lo
spreco irrazionale delle risorse
della terra».
Per il pastore Potter «il disarmo e la ricerca di un Nuovo
Ordine economico mondiale sono degli sforzi inseparabili in
vista della pace e della giustizia ». Le risorse delle Chiese
devono servire a « cacciare l’ignoranza, la soddisfazione di sé
e la paura che prevalgono » perché «le decisioni politiche possono essere prese solo se i popoli sono pienamente coscienti
dei fatti e sono capaci di discernere le opzioni che si presentano loro ». « 'Vediamo in questo
— ha concluso — una funzione
necessaria che le organizzazioni
non governative possono esercitare e nelle quali le Chiese hanno un ruolo particolare da svolgere, perché esse hanno il criterio della fede nel Dio di speranza il cui scopo è che tutti siano reciprocamente responsabili
nella giustizia e la pace».
(continua a p. 3)
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DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL CONVEGNO DI ECUMENE
La testimonianza attraverso
i mezzi di comunicazione
I. j Convocati a Ecumene dal
Servizio Studi e dal Servizio
Stampa Radio e Televisione della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, ci siamo
ritrovati a « Ecumene » il 3 e 4
giugno 1978 un gruppo di evangelici di diverse denominazioni,
interessati e impegnati nell’ambito della testimonianza attraverso i mezzi di comunicazione
di massa, per ascoltare le relazioni di Gianna Urizio, Fulvia
Rocco e Giorgio Girardet, che
hanno illustrato rispettivamente: 1) i risultati di una inchiesta
tra gli evangelici impegnati nelle ra^o e TV private; 2) le prospettive di utilizzazione del mezzo radio-televisivo in rapporto
all’istituzione delle reti regionali RAI e allo sviluppo delle radio e tv private; 3) il significato
e la funzione della testimonianza evangelica alla radio (pubblica e privata).
II. - Dalla discussione di tali
relazioni sono emerse alcune riflessioni e interrogativi che desideriamo prospettare ai credenti e agli organismi evangelici italiani. Le principali esigenze manifestatesi sono le seguenti;
1) individuare la scala di
priorità da dare ai vari mezzi
di intervento (radio private e
pubbliche, televisione, iniziative
commerciali o politicamente
impegnate);
2) armonizzare la credibilità e la spontaneità del messaggio con un minimo di conoscenza delle possibilità espressive,
dei limiti e delle modalità di
utilizzazione di questi mezzi di
comunicazione ;
3) rendersi conto delle possibili distorsioni che il messaggio subisce quando viene trasmesso da un mezzo tradizionalmente usato in forme autoritarie e tendenzialmente impersonale; opportunità quindi di ovviare per quanto possibile al carattere unidirezionale del mezzo stesso;
4) valutare il fatto che tutti
i gruppi che attualmente agiscono nel campo radio-televisivo
intendono la loro azione come
pi che già agiscono in questo
campo, di valutare attentamente:
— da un lato le possibilità
offerte dall’imminente attuazione delle reti televisive e radiofoniche, e in particolare da
a) il diritto di accesso (opportunità, soprattutto nelle sedi
dove già esiste un Centro di Produzione, ossia Roma, Torino,
Milano e Napoli, di richiedere
di fruire degli spazi previsti dalla legge di riforma RAI);
b) il diritto di proposta! opportunità di formulare proposte
specifiche di trasmissioni di
storia e cultura evangelica, soprattutto nelle regioni dove la
presenza evangelica lo suggerisce);
c) il diritto di informazione
(opportunità di immediati contatti con le redazioni regionali
per fornire in maniera per
quanto possibile organica e continuativa notizie sulla realtà evangelica);
— d’altro lato l’opportunità
di continuare e intensificare la
presenza nelle trasmittenti private locali, con particolare attenzione all’efficacia che tali interventi assumono — secondo la
diversa natura della situazione
locale -- per le differenti possibilità di dialogo e di interscambio diretto che singolarmente
consentono ;
3) al Servizio Studi: di fornire a una più ampia cerchia di
fratelli i risultati e le conclusioni dei convegni, incontri e seminari-laboratori fin qui realizzati;
4) al Servizio Stampa Radio e Televisione
a) di operare mediante serninari, incontri aperti, sedute
di lavoro ecc. anche a livello
regionale e locale, per raccogliere i suggerimenti che vengono
dalle singole esperienze e condividere gli strumenti di conoscenza dei mezzi di comunicazione (radiotelevisivi) di cui dispone :
b) di proseguire gli sforzi
già intrapresi per rendere il programma « Culto evangelico » ancor più rispondente alla volontà
evangelizzatrice del protestantesimo italiano; la, priorità di
questo compito appare particolarmente evidente dall’esame
dei dati di ascolto del programma, che riportano per l’anno ’77
la cifra media di 890 mila ascoltatori ogni domenica, con numerose punte oltre il milione e
segnalano che l’indice di ascolto
di « Culto evangelico » è in costante aumento e risulta più che
raddoppiato dal 1972.
IV. - Concludendo vogliamo
sottolineare il fatto che, nella
mutevole situazione italiana,
queste indicazioni hanno validità soprattutto nel breve-medio
termine, e pertanto andranno
da un lato riesaminate periodicamente e dall’altro valutate e
applicate con immediatezza.
FRANCO BARBERO
Maestri di nessuno
Cristiani di base
contro ogni presunzione magisteriale
pp. 184, L. 3.900
— A 10 anni dall’Isolotto le comunità di base davanti al bivio; fuga nel politico o costruzione della comunità sul^l’evangelo di Gesù.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 2/21641
« PROTESTANTESIMO » IN TV
La trasmissione Protestantesimo
del 26 giugno ha proposto ai telespettatori numerosi argomenti.
L’atteggiamento degli evangelici
nei confronti della legge del 22
maggio di quest’anno, che riguarda
le « norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza » è stato
l’argomento trattato più ampiamente.
Non è mancato inizialmente un
breve riferimento all’atteggiamento che la chiesa cattolica ha nei
ribadiscono inoltre che l’aborto è
una grave decisione, un atto serio
che non può essere disgiunto dalia decisione ancora più seria di
mettere al mondo un figlio non
voluto. Molto apprezzabili, nell’ambito della trasmissione, gli interventi di Franca Mazzarella, collaboratrice di Com-Nuovi Tempi e
del medico valdese Marco Tullio
Fiorio : entrambi sono impegnati
per sensibilizzare la gente su questo grave problema e perché vengano superati gli ostacoli che impe
SuWaborto
confronti di questa legge e dei problemi attuali che la sua applicazione comporla.
La chiesa cattolica ha nei confronti di questo problema, carico
di coinvolgimento umano, lo stesso atteggiamento che aveva per il
divorzio, cioè un atteggiamento distaccato dalla contingenza e quindi
isolato in una sfera metafisica. È
importante a questo proposito ricordare ciò che ha scritto Sergio
Rostagno su « Il diritto di non nascere » (Attualità protestante n.
75), dove sostiene che « molto
spesso la teologia si mette in mezzo tra l’uomo e i suoi problemi,
ma raramente riesce ad aiutarlo a
risolverli. Di una questione pratica ne fa una montagna di altezza
vertiginosa, che nessuno osa più
scalare, tanto la cima pare irraggiungibile. Cosi si ottiene il doppio scopo di lasciare le cose come
stanno e di far credere alla gente
che i sacerdoti della teologia sanno delle cose che la maggior parte
degli altri ignora ». Tuttavia, nonostante gli impedimenti della
chiesa cattolica, nel nostro paese
si sta tentando una soluzione a
questo problema; ormai tutti sono
a conoscenza di quanti aborti clandestini si praticassero ogni anno e
di quanto danno questi comportassero per la salute della donna. Ecco perché gli evangelici, anche se
sono fondamentalmente contro
l’aborto, appoggiano questa nuova
legge che toglie lo scandalo dell’aborto clandestino e che difende
la vita della donna. Gli evangelici
discono Tattuazione della legge.
Fiorio ha fatto osservare infatti ché l’obiezione di coscienza, giustamente rispettata, che permette
al personale sanitario di non praticare Finterruzione della gravidanza, in concreto creerà grossi
problemi per i medici che invece
la praticheranno. Fiorio ha concluso il suo discorso con un incoraggiamento per quei medici, che,
in attesa di miglioramenti, in vista
di una buona informazione sulla
contraccezione, praticando l’aborto
negli ospedali dove i primari saranno obiettori di coscienza, si faranno carico del peso degli oppressi.
La trasmissione è continuata con
la presentazione delle manifestazioni celebrative organizzate dalla
Chiesa evangelica battista di Mottola in occasione del centenario
della sua fondazione. Il pastore
Giuseppe Mollica, dopo aver narrato brevemente la storia travagliata della sua chiesa, ha ricordato
che questa celebrazione non è fine
a se stessa ma vuole essere occasione di testimonianza evangelica alla
cittadinanza.
A fine trasmissione il pastore Aldo Comba ha risposto ad alcune
lettere inviate dai telespettatori.
Questo contatto con il pubblico che
segue la trasmissione è, a mio avviso, molto utile perché serve a
stabilire un contatto più vivo con
quanti seguono anche occasionalmente Protestantesimo.
Carla Negro Adamo
momento di evangelizzazione,
ossia come proposta di un ma
do alternativo di vivere il cristianesimo ; percepire quindi il
fatto che privilegiare un pubblico interno alle chiese evangeliche significa in concreto escludere la maggior parte degli ascoltatori potenziali;
5) tener presente che ciò
che accredita il messaggio è soprattutto la presenza attiva di
una comunità confessante.
III. - Proponiamo pertanto;
1) al Consiglio della Federazione: di continuare a fornire
informazioni alle chiese, di pra
muovere convegni e coordinamenti regionali, di sensibilizzare le chiese ai loro compiti di
testimonianza anche attraverso
questi mezzi;
2) alle chiese che già sono
sensibili al problema e ai gnip
Dalle chiese
SESTRI E
SAMPIERDARENA
Le nostre due comunità hanno lavorato insieme anche quest’anno spesso in collaborazione con via Assarotti. Ricordiamo: le àgapi seguite da conferenze e dibattiti su Metodismo,
Battismo e Valdismo Rioplatense (M. Romeo, S. Rizzi, P.
Cattaneo); gli incontri genitori
Convocazione
corpo pastorale
Il Corpo Pastorale valdese e metodista è convocato per
SABATO 29 LUGLIO 1978
alle ore 9 nella Sàia Sinodale della Casa Valdese di Torre
Penice con il seguente ordine del giorno:
1) Esame di fede del candidato al ministero Antonio
Adamo;
2) Esame della traduzione del Nuovo Testamento interconfessionale ;
3) Relazione Commissione mista sulla liturgia;
4) Chiese del Rio de la Piata (quesiti proposti al Corpo
Pastorale).
La riunione..del Corpo Pastorale riprende alle ore 15 presso il Tempio del Ciabas fino alle 18, ora in cui avrà luogo il
Sermone di prova del Candidato al ministero.
Il Presidente II Moderatore
SERGIO AQUILANTE ALDO SBAFFI
SERMONE DI PROVA
Il Sermone di prova del candidato al ministero Antonio
Adamo avrà luogo nel Tempio del Ciabas di Luserna San
Giovanni alle ore 18 di Sabato 29 luglio. I membri delle chiese valdesi e metodiste sono invitati a partecipare sia all’esame di fede, sia al culto.
alunni delle Scuole domenicali
(V. Darbesio, S. Rizzi); l’esame
dei temi proposti da Sinodo e
Conferenza; studi biblici in comune con la comunità salesiana
di Sampierdarena ; la notevole
partecipazione al convegpio monitori di Vallecrosia; studi e dibattiti sui referendum e sulla
droga (Fr. Marzano della comunità dei fratelli di Pegli) a Sestri e sull’aborto a Sampierdarena; ^te della comunità; culti
comunitari preparati dalle scuole domenicali ; partecipazione
con testimonianze ai cuiti di
tzigani e delle Assemblee di Dio.
Abbiamo dato un affettuoso saluto al past. Paolo Marauda e
signora che lasceranno Genova
il prossimo settembre. Siamo
lieti di aver collaborato in uno
spirito molto fraterno col collega e amico Paolo e lo ringraziamo per il contributo di pensiero e attività che ci ha dato durante il suo ministero genovese.
cassiere a Gianna Zanatta coadiuvata da Lisetta Roncaglielo.
La collaborazione laica continua e allarga la sua attività. Accanto a Dante Mazzarello, Ennio Sasso, Carlo Baiardi, Sandra Rizzi, Ninfa Quartino, ha
iniziato l’attività Alberto Carrà.
A SeSftlri si allarga l’attMtà e
la partecipazione al gruppo di
Tabita. Il colportaggio dei libri
Claudiana è portato avanti da
Lorenzo Contemo.
VENEZIA-MESTRE
Abbiamo accolto con gioia un
centinaio di coralisti di Pomaretto diretti e accompagnati dai
pastori Aime e Coisson.
Ricordiamo i fratelli e le sorelle che ci hanno lasciati ed
esprimiamo alle famiglie la nostra simpatia: Paolo Gay, Emilio Bertorelio (Sampierdarena),
Rosina Dabiuli Pegoraro, Giuiio
Mazza, Onorato Grill (Sestri).
A Sampierdarena abbiamo invocato la benedizione sull’unione di Carlo Piu e Ornella Moriondo, Ettore Guerci e Angela
Lionti; ricordiamo con gioia la
nascita di Adriano di Silvia e
Paolo Cattaneo.
Recentemente, nella sala messaci a disposizione (data la scarsa capienza del nostro locale di
Culto) dal parroco di una chiesa cattolica di Mestre, abbiamo avuto un incontro con un
pastore nero proveniente dal
Sud Africa, al quale hanno preso parte circa venticinque persone, fra cui alcuni cattolici. Il
pastore, a cui faceva da interprete una sorella della chiesa
Metodista di Padova, ci ha parlato della situazione dei neri nel
Sud Africa, e del lavoro, specialrnente in campo medico, dell’istruzione e dell’assistenza ai
disoccupati (che in Sud Africa
sono circa 2.000.000, quasi esclusivamente neri), svolto dalle
chiese cristiane, soprattutto nere, con l’aiuto delle chiese europee, e la cooperazione di molti
giovani di vari paesi e di varie
confessioni, che trascorrono in
Sud Africa periodi di lavoro volontario.
I deputati
al Sinodo
SI preparano
Al fine vdi permettere
una più attiva partecipazione ai lavori del Sinodo
da parte dei delegati, sarà
organizzata, martedì 25 luglio alle ore 21 presso la
sala Unionista di Torre
Penice, una riunione preparatoria in cui verrà illustrato come « funziona »
il Sinodo secondo il regolamento vigente e quali
saranno i temi principali
che la Tavola presenterà
nella sua relazione. Tutti
i delegati sono pregati di
fornirsi del regolamento
sinodale (acquistabile
presso la Claudiana). Ad
essi sarà trasmessa la ra
lazione annua della Tavola e tutta la documentazione relativa ai temi in
discussione. Si ricorda
inoltre ai delegati di fornirsi, in vista delle sedute
sinodali, del fascicoletto
grigio ; « Documenti inviati allo studio delle Chiese
locali... » reperibile presso
il Pastore o presso i membri del Concistoro a cui fu
fatto pervenire a suo tempo.
L’anziano Roberto Cavo, a cui
la comunità ha espresso la sua
riconoscenza, ha lasciato dopo
un cinquantennio il servizio di
I presenti, che hanno ascoltato con molto interesse e partecipazione, sono stati informati
delle varie possibilità di sostenere il lavoro delle chiese sudafricane; oltre che con la cooperazione nel posto stesso, sostenendo le spese di viaggio dei
volontari, sostenendo una famiglia di disoccupati, pagando gli
studi a un bambino (per i neri
in Sud Africa gli studi non sono
gratuiti).
Nel prossimo numero:
La sessione straordinaria dell’ONU sul disarmo, di Roberto Peyrot.
Intervista al Moderatore in vista del prossimo
Sinodo.
Due libri per le nostre
chiese; una pagina dedicata a due opere recenti della Claudiana.
1
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7 luglio 1978
IL CONCETTO DI «ASSISTENZA» APPLICATO ALL’INDUSTRIA
Economia e cristianesimo
«24 ORE» è un quotidiano
econornico edito dalla Confindustria di cui tende a rappresentare la impostazione di neocapitalismo illuminato propria di Guido Carli, spesso in contrasto con
il paleocapitalismo assistenziale
che ne era l'immagine personalizzata in Angelo Costa. Si leggono in esso, assieme alla inevitabile posizione conflittuale con il
movimento sindacale, energiche
e ben documentate critiche ai
grossi errori manageriali che
hanno minacciato di affossare
l’economia e che in concreto si
sono tradotti nella catastrofica
situazione finanziaria di quasi
tutte le imprese di grandi dimensioni. Non stupisce troppo quindi vedere che nel suo numero del
28 maggio dedica qualche spazio
ad informare i suoi lettori sugli
Studi portati avanti da un Convegno della Associazione Imprenditori Cristiani di Francia sul tema: « Per una pratica cristiana
dell’economia ».
E noto che in Francia il clima
culturale cattolico {che di questo
e non di « cristiano » si tratta
nel concreto) è molto più aperto
e disponibile che non da noi.
Non c’è solo il fenomeno ecumenico di Taizè, o la costante partecipazione alla stampa più qualificata di intellettuali protestanti alla Roger Mehl, ma basta a
confermarlo il fatto che non esiste più in quel beato paese traccia di un partito cattolico, dopo
il rapido tramonto di Bidault e
signora. E si capisce allora come
anche in una sede cosi caratterizzata le conclusioni dei lavori
delle cinque commissioni siano
tutte nel senso di un maggior
rispetto della persona umana e
della responsabilizzazione di tutte le componenti dell’impresa
produttiva. Interclassismo? Certo e in quella sede non potrebbe
essere diversamente; ma un interclassismo in cui si attenua il
concetto assistenziale cattolico a
favore del recupero di personale
dignità e responsabilità. Sono
ovviamente solo parole, ma gli
imprenditori francesi concludono il loro studio dicendo; «Ci
sentiamo responsabili di un clima sociale che riposi sulla stima degli altri e sul rispetto della realtà della vita », con tanti
saluti alla « massimizzazione »
del profitto che viene esplicitamente esclusa dagli scopi della
impresa.
Perché citiamo tutto questo?
Certo nel quadro della crisi che
tutta la società (non solo quella
economica e non solo quella occidentale) sta vivendo sono parole e affermazioni che suonano
come una forse inutile difesa di
retroguardia per qualcosa che
sta rapidamente-modificandosi.
Ma, nel quadro della lotta alla
« cultura cattolica » che ci proponiamo di sostenere qui, la citazione ha qualche senso. Quello
ad esempio di sottolineare come
sul piano economico sia ormai
giunto il momento di rifiutare il
concetto « assistenziale » tipico
frutto di cultura cattolica, anche
se impregna di sé ambienti e movimenti che di cattolico rifiutano il nome. In ogni economia,
sia essa di piano o di mercato, è
ora di sostituire il concetto di
responsabilità individuale e collettiva a quello di assistenza.
Anche G. Parise nel Corriere
della Sera del 26 maggio, scrive
che « la curiosità e la cultura
moderna nascono con Lutero e
Calvino » e che « l’obbedienza e
la mancanza di curiosità restano
ancor oggi patrimonio della Controriforma e del mondo cattolico ».
E allora usiamo, anche nel valutare i fatti economici, questa
« curiosità » e questa « cultura
moderna nata con Lutero e Calvino ».
Potremo vedere come « assistenza » sia non solo il salvataggio di aziende mal dirette e peggio gestite, che non sono necessariamente solo quelle a partecipazione statale come l’Egam, ma
anche quelle al limite fra il pubblico e il privato come la Montedison, o quelle totalmente private come la Liquichimica o la
SIR di Rovelli o la Venchi Unica o la Duina o la Maraldi o le
molte altre che l’iniziativa privata ha portato alla rovina.
Ma « assistenza » sia anche il
voler tentare di addormentare il
problema del Mezzogiorno con
le pensioni di invalidità o di
bracciante agricolo date a chi
gode ottima salute ed ha visto la
campagna solo in gita domenicale; o il voler cristallizzare posizioni sostenibili solo con costi
sproporzionati rassegnandosi con
facilità al rifiuto di soluzioni alternative meno costose. Situazioni nelle quali sembra evidente
che la responsabilità sta tutta in
coloro che, incapaci di gestire
una economia produttiva ed efficiente, credono di risolvere i
problemi con criteri puramente
assistenziali che la economia alla lunga non sopporta.
Qualcuno ebbe una volta a definire « borbonico » lo sitato in
cui viviamo; se porgiamo attenzione al sottofondo culturale sul
quale è basata la sua gestione
negli ultimi trent’anni è forse
più corretto definirlo « cattolico » o almeno « controriformista ».
E tra gli altri aspetti della nostra lotta contro la cultura cattolica dovremo mettere anche
quello di rifiutare una « economia assistenziale » a favore di
una « economia responsabilizzata ».
Niso De Michelis
Notizie
dal Rio de la Piata
Gli organizzatori dei corsi teologici al centro Emmanuel hanno mandato alla Tavola una breve relazione sul primo mese di
attività. I lavori sono stati aperti da due corsi per pastori e per
laici, tenuti per dieci giorni dal
prof. H. R. Weber e il pastore B.
Rostagno sta continuando il lavoro a livello di comrmità. Gli
studenti valdesi alla Facoltà di
Teologia di Buenos Aires hanno
chiesto di avere anche loro un
incontro, durante il giro organizzato per lui nelle comunità dell’Argentina del Nord (quasi 2000
chilometri!).
La relazione prosegue osservando che questi corsi biblici
sono estremamente utili per evitare che ci siano più mezzi per
un’attività di testimonianza, edi
fici, sale, templi, che persone preparate per usarli.
« Vada la nostra gratitudine
alla comunità di Frali che per
questi mesi ha rinunziato al suo
pastore perché potesse venire a
servire le nostre chiese. Anche
sua moglie ha dato un utile contributo nei contatti con i gruppi
femminili, campo sommamente
importante nella vita delle nostre chiese.
Chiediamo che per mezzo vostro tutta la Chiesa Valdese in
Italia sappia la nostra riconoscenza e la gratitudine che esprimiamo al Signore della Chiesa
per questo aiuto e per le prospettive che si aprono al nostro
lavoro comune attraverso la collaborazione iniziata ».
Oltre
la frontiera
(segue da pag. 1)
paiono ancora nel complesso timide ed incerte. Non di rado ci
si volta indietro, si rimpiange il
retroterra di un passato che vanamente si cerca di risuscitare,
ci si attarda in interminabili diatribe («politica sì, politica no»)
dettate dalla paura del nuovo e
si rischia così l'immobilismo. La
volontà di « conservare » prevale
così sulla esigenza di portare la
parola liberatrice dell’Evangelo
all'uomo del nostro tempo, così
come esso è, con i suoi problemi, le sue ansietà e le sue sofferenze. L'indicazione che provie
ne dal nostro testo ci spinge invece ad avere il coraggio di rischiare, impegnandoci « in una
rilettura della Bibbia che ci impedisca di vagare nel generico,
nell'astratto, nel privato, e che
piuttosto ci induca a riscoprire
la volontà di Dio per le ansie e
le aspirazioni di tutti » (relazione Commissione del 4° distretto).
Per adempiere a questo compito vale allora ben la pena di rinunciare al terreno delle nostre
sicurezze e di lasciare che i nostri schemi di vita e di testimonianza evangelica siano rimessi
in questione, se « teniamo per
certo » che ancora oggi il Signore ci chiama ad annunciare la
sua parola liberatrice e creatrice
di vita nuova.
UN OCCHIO ALLA TV E UN ORECCHIO ALLA RADIO
Educare i genitori
Mercoledì 28 giugno ho seguito la trasmissione televisiva « Padri e figli » con Giorgio Bocca.
Conosco e apprezzo lo scrittore anche quando non condivido le sue affermazioni.
In questo programma invece mi è parso che recitasse
un po’ penosamente la parte
del genitore moderno e spregiudicato e mi sono sentita
molto più vicina alle parole
lucide e sincere dei figli. Cito
tre soli esempi. Di fronte alTintricata situazione familiare presentata all’inizio mi è
parsa più convincente dell’ostentata disinvoltura del
padre la rievocazione da par
te dei figli della tensione e del
disagio da loro sofferto in
questo cambiar casa e famiglia. Così quando Bocca ha
dichiarato più o meno che oggi i genitori non hanno niente da dire sulle questioni sessuali perché non ha la minima importanza se i figli vadano o meno a letto con qualcuno, la figlia pur riconoscendo l’importanza dell’attrazione fisica, ha accettato di essere presa in giro come idealista quando ha ribattuto che
l’amore non si riduce al fatto
di andare a letto con qualcuno.
E infine, quando il padre ha
rimproverato i ragazzi di pen
sare troppo al problema della
morte, dicendo che i giovani
se lo possono permettere solo perché si tratta di un evento lontano, mentre gli adulti
devono cercare di dimenticarlo per poter tirare avanti, i
giovani hanno risposto che i
problemi esistenziali devono
essere affrontati, non aggirati o dimenticati.
Mi pare giusto sottolineare
questi fatti e questa impressione in un momento in cui è
così diffusa la critica ai giovanissimi, come se si trattasse di una generazione irrecuperabilmente corrotta.
Marcella Gay
Facoltà di Teologia
Sono aperte le iscrizioni al 1« anno dei corsi di Licenza
Teologica e di Diploma.
Per il corso di Licenza teologica, richiesto per il ministero pastorale, occorre fare domanda di iscrizione, scritta
e motivata, al Consiglio di Facoltà allegando i seguenti documenti: a) certificato di nascita; b) diploma di maturità
classica o altro diploma di scuola secondaria superiore ;
c) certificato medico; d) due fotografie formato tessera.
Domanda e documentazione vanno inviate alla Segreteria
della Facoltà di Teologia (via Pietro Cossa 42, (X)193 Roma;
dal 15 luglio fino al Sinodo, presso Casa Valdese, 10066 Torre
Pellice).
Per le iscrizioni ai corsi per il Diploma in teologia protestante occorre solo la domanda motivata indicante anche
il titolo di studio che si possiede. Gli altri documenti saranno
richiesti in seguito in base alle decisioni del sinodo 1978.
La frequenza è obbligatoria per il corso di licenza. La
tassa d’iscrizione di lire 5.000 è unica. La tassa di studio è
di lire 48.000.»annue per il corso di licenza e di lire 15.000
annue per quello di diploma. Per il pagamento servirsi del
c.c.p. 24717001 intestato a Facoltà valdese di teologia - Segreteria, Roma.
Per gli studenti funziona il convitto annesso alla Facoltà, con camere a due letti. I costi della pensione completa possono variare di anno in anno. L’ammontare va pagato alla
direttrice all’inizio del mese.
Borse di studio. Gli studenti che si preparano al pastorato possono chiedere un aiuto finanziario. Le domande vanno indirizzate al Consiglio unitamente alla domanda d’iscrizione.
Roma, 30 giugno 1978.
Programma dei corsi
Semestre invernale 1978-1979:
J. ALBERTO SOGGIN: Geremia 1-6 (corso di esegesi AT),
da genn. ’79.
BRUNO CORSANI: La testimonianza degli evangeli sinottici a Gesù (corso di teologia del NT). Introduzione ai
metodi esegetici (per principianti).
PAOLO RICCA: La svolta costantiniana (corso di storia
eccles.). - Il culto cristiano: problemi e prospettive (corso di teologia pratica). - Testi moderni di catechismo ed
elaborazione di schede catechetiche (seminario catechetico).
SERGIO ROSTAGNO; Lineamenti di storia della teologia
(corso generale). - Problemi inerenti aUe dottrine trinitarie e cristologiche (corso di dogmatica).
GIORGIO PEYROT; Diritto ecclesiastico.
Semestre estivo 1979:
J. ALBERTO SOGGIN: Profeti e politica (corso di teologia
dell’AT).
BRUNO CORSANI: Il racconto della passione di Gesù nei
sinottici (corso di esegesi del NT). - Il mondo ambiente
del NT (corso introduttivo alla teologia del NT).
PAOLO RICCA: La nascita del cattolicesimo (seminario di
storia ecclesiastica). - Analisi esegetica e elaborazione
omiletica di alcuni testi biblici (seminario eseg.-omiletico). - La questione religiosa nel movimento operaio italiano (seminario).
SERGIO ROSTAGNO: Lutero, il servo arbitrio (sem. di
storia d. teol.). - L’istituzione carceraria neUa realtà, nel
diritto umano, di fronte aU’annuncio evangelico (seminario di etica).
Professori ospiti
AMEDEO MOLNAR, Praga * ; La comunicazione del messaggio nella prima riforma: predicazione, manifesti, atti
simbolici.
GIORGIO ROCHAT, Ferrara : Partito cattolico e regime
democristiano nell’ Italia del secondo dopoguerra.
* avrà luogo nel marzo-aprile 1979
** 10 lez. nel primo semestre
Pubblico e privato
Nel corso di un convegno organizzato a Mezzano Inferiore
(Parma) dall'S" Circuito, sono
stati ripresi ed approfonditi i temi emersi da una precedente tavola rotonda e dal dibattito sull'argomento « Dimensione privata e dimensione pubblica: c'è
un'incidenza da parte della fede? ».
A conclusione del convegno, è
stato redatto questo documento:
— L’analisi sociologica e l’analisi teologica del rapporto tra
privato e pubblico presentano
momenti di convergenza e di
confronto dialettico, qualora la
prima venga impostata col metodo della critica marxiana e la
seconda attraverso la riflessione
teologica elaborata a partire da
Karl Barth.
— In una società a capitalismo
avanzato — come la nostra —
nella quale i rapporti economici
vengono privilegiati nel contesto
delle possibilità di interazione
tra individuo e società, l’individuo viene necessariamente massificato e questo induce un sistema di vita fratturata tra dimensione personale e dimensione pubblica.
— La fede, intesa esclusiva
mente come rapporto privato
con Dio, provoca di fatto una
chiusura verso il prossimo ed è
pertanto funzionale ad un sistema teso all’autoconservazione e
garantito dalla scissione tra sfera spirituale e sfera storica.
— La prospettiva sociologica
è quella di una rivoluzione culturale ed etica, senza la quale è
improponibile una. radicale trasformazione delle strutture, in
vista di un’effettiva gestione collettiva dei settori nei quali la vita si articola (cultura, scienza e
tecnologia, economia, produzione, servizi ecc.).
— La prospettiva della fede è
quella di tradurre il rapporto
personale con Dio in un impegno pubblico, nel quale quello
che rende creativo il mio rapporto con l’altro non sono io, né
un’autorità esterna, ma l’altro.
Hanno collaborato a questo
numero: Gustavo Bouchard,
Dino Ciesch, Giovanni Conte,
Dino Gardiol, Sergio Ribet,
Roberta Colonna Romano,
Aldo Rutigliano, Danilo Venturi, Giorgio Tourn.
4
7 luglio 1978
MINISTERI E STRUTTURE DELLA CHIESA
INTESE E RAPPORTI CHIESE-STATO
Culto, istruzione, beneficenza
Criteri nostri
Gli enti rischiano di muoversi nella chiesa con una logica propria Analisi dei fini del maggiore dei nostri enti, la Tavola Valdese
e sviste altrui
Nel nostro precedente articolo (30 giugno) ci siamo soffermati su alcuni temi che il prossimo sinodo dovrà trattare relativamente ai ministeri ecclesiastici. Senza ripetere cose' già
dette, ci sembra utile ricordare
che vi è nella chiesa ima pluralità di ministeri ampiamente riconosciuta. In omaggio alla tradizione, questa pluralità di ministeri può venir compressa in
tre ambiti principali che definiscono ab immemorabili la vita
ecclesiastica e che sono : la predicazione (comprendente ovviamente anche l’elaborazione dottrinale), le funzioni di governo
(anzianato), le funzioni di assistenza (diaconato). Mentre il
problema del governo sembra
risolto con il sistema assembleare e reiezione di esecutivi re-.
sponsabili, restano da chiarire i
problemi relativi al pastorato
(che non trattiamo) e quelli relativi alla diaconia. Come già si
accennava nel precedente articolo, la funzione diaconale sembra nella chiesa esser stata in
gran parte assorbita da degli
enti (istituti od opere), i quali
si muovono o rischiano di muoversi con logica propria. A quoto tema dedichiamo le nostre
riflessioni seguenti; avvertendo,
come già la volta passata, che
non vogliamo interferire con le
opinioni che ciascuno può farsi,
ma solo proporre dei temi di
riflessione. Il problema principale che ci pare emergere da
quanto è stato detto riguarda le
connessioni tra le predette tre
funzioni, cioè i loro reciproci
rapporti. Per non rischiare di
ingenerare degli equivoci, ci atterremo alla Tavola Valdese, nostro maggior consesso esecutivo
responsabile, cercando in alcune valutazioni di fondo di offrire gli spunti per le decisioni
pratiche e regolamentari che il
sinodo andrà a prendere.
La Tavola Valdese
La Tavola Valdese è un ente
che ’possiede’ legalmente tutte
le ’cose’ che appartengono in generale alla chiesa valdese nel
suo insieme. * Questa non è la
sola funzione della Tavola, che
ne ha molte altre, come sappiamo. Ma per questa funzione, e
più generalmente per i rapporti con le autorità civili, la Tavola ha uno statuto, nel quale
vengono indicati quali sono i
suoi ’fini’. È logico che un ente
deve avere dei fini, cioè degli
scopi per la propria attività.
Tali fini o scopi sono stati fissati nei rapporti con le autorità
civili in numero di tre: culto,
istruzione, beneficenza. Questo
significa che la Tavola quando
agisce in nome delle chiese per
comprare, vendere, riparare,
aprire o chiudere istituti e così; via, persegue sostanzialmente
degli scopi che possono esser
ricondotti a questi tre: culto,
istruzione, beneficenza.
Che cosa significa poi questa
triade? Vorremmo cercare di
chiarirlo con una serie di considerazioni.
Prima di tutto la triade è stata coniata in un linguaggio, che
per esser capito dalle autorità
civili, non è quello ecclesiastico.
Noi non avremmo detto ’culto’
ma ’predicazione e ascolto della
parola di Dio, partecipazione alla santa cena’ e cos'i via .Inoltre
non avremmo detto ’beneficenza’, ma diaconia, che è servizio
per il prossimo. Solo per la parola istruzione non occorre trovare un equivalente ecclesiastico. Ma anche se la triade ’culto,
istruzione, beneficenza’ rispecchia una terminologia solo parzialmente ecclesiastica, l’importante Pta nel rendersi esattamente conto del contenuto delle parole. Cerchiamo quindi di fare
un’analisi di questi tre concetti.
Culto
Con ’culto’ s’intende, nel comune senso della parola, quello
che si fa in chiesa la domenica
mattina. Sono culti in questo
senso tutti gli altri momenti
analoghi presieduti di solito da
un pastore, che inizia con l’invocazione e termina con la benedizione. Forse anche per l’autorità civile — che non è tenuta
a saperne di più — la parola
culto nella suddetta triade non
vuol dire altro che questo. Ed
è già qualcosa, se si pensa che
questa definizione di culto implica pur sempre che delle persone possano trovarsi insieme e
liberamente rendere onore a Dio
nelle forme che a loro sembrano più proprie. Sappiamo che
non sempre in passato questo
era possibile.
Per culto però si deve anche
intendere tutta la vita del credente : così dice l’apostolo Paolo in Romani 12: 1-2 e così, hanno inteso anche i nostri padri
riformati. Il significato del termine culto perciò, per noi rifor
Pause estive
Il prossimo numero dell’Eco-Luce porterà la data
del 21 luglio.
Dopo il Sinodo U giornale sospenderà la pubblicazione per 3 settimane.
mati, è molto più esteso di
quanto non appaia a prima vista, a causa dell’uso popolare
della parola.
Questa considerazione ha la
sua importanza, in quanto lo
scopo e il fine della chiesa sulla terra per noi non sta nel dare
forma istituzionale alla religiosità umana, convogliandola in
’forme’ liturgiche ben specificate nel tempo e nello spazio, bensì consiste nella testimonianza
resa al Cristo Gesù quale definitivo soggetto della nostra storia, unica persona nella quale in
fin dei conti abbiamo fiducia e
alla quale ci sentiamo collegati
mediante forme che non sono
puri riti, ma anzi spezzano i riti: mediante la predicazione che
riferisce la lettura biblica alla
nostra vita quotidiana; mediante la santa cena, cardine del nostro discepolato ; mediante la
diaconia che è un servizio concreto del prossimo.
Così definito, il culto finisce
per inglobare anche l’istruzione
e la cosiddetta beneficenza. Ma
è anche vero che l’istruzione e
la beneficenza ci fanno capire
il contenuto del culto.
Istruzione
L’istruzione è intimamente
unita allo stabilirsi della Riforma in Europa. La chiesa ha subito capito che la predicazione
aveva un lato fortemente didattico, che ai bambini bisognava
insegnare e che agli adulti bisognava spiegare. Questa esigenza ha poi portato anche alla
creazione di scuole vere e proprie. Non sto a dire l’importanza che ha avuto la scuola nella
educazione valdese dei secoli
passati o la portata del metodismo nell’occuparsi della scolarizzazione dei fanciulli.
Quello che mi preme notare,
su un piano fondamentale, è che
la vita stessa della chiesa, nel
suo ascolto della parola di Dio
e nell’applicazione che essa ne
fa all’attualità, comporta necessariamente un momento pedagogico, un momento di crescita
e di riflessione, di discussione e
di scambio intellettivo. Questo
fatto interessa la chiesa nel suo
stesso formarsi e riformarsi, fa
parte in qualche modo della sua
esistenza e del suo culto ed è un
fatto che ha una portata generale. Trattasi di un momento
molto importante di vita comunitaria al quale sono associati,
in forme diverse, bambini e
adulti e che va dalla piccola
scuola domenicale alla facoltà
teologica, passando attraverso
le assemblee, i centri giovanili,
i gruppi di studio più diversi.
Tutti questi ambienti di studio
non avrebbero giustificazione
teologica se non ricordassimo
l’insegnamento della Riforma,
che nella costruzione della chie
sa non poteva scindere il momento del culto da quello della
istruzione, e quindi ha coordinato quest’ultima all’ascolto della parola.
Ho letto sull’Eco-Luce del 9.VI il tassello in cui è riportato il
commento che la rivista « Il Gallo » ha espresso circa il progetto
di intesa tra le nostre chiese e lo Stato.
Beneficenza
Comprendo come i criteri da noi seguiti nel condurre la trattativa possano esser piaciuti agli amici de « Il Gallo ». Il loro è uno
dei vari commenti di parte cattolica che si dichiarano « consonanti
e consenzienti» con i nostri enunciati, senza influire però sui criteri che restano alla base dell’altra trattativa: quella concordataria
Ci resta ancora qualche considerazione da fare a proposito
della beneficenza. Col nome di
diaconia fu esercitata dalla chiesa fin dalle origini. E qui si potrebbe notare di sfuggita come
’diaconia’ (che letteralmente significa servizio) sia un termine
ben più appropriato e teologicamente fondato di quanto non
sia l’odiosa ’beneficenza’, che sa
troppo di intervento dall’alto
verso il basso a scarico della
propria coscienza. Ma tant’è,
non possiamo fare questione di
parole; quello che conta sono le
opere che ci mettiamo dentro.
Anche a proposito della diaconia si possono, volendo, citare
gli ospedali e le case per anziani istituiti nella Ginevra di Calvino subito insieme al catechismo e alla predicazione. Essa
non può non figurare tra i fini
della chiesa, in quanto il servizio di Dio non può esser separato dal servizio del prossimo.
Mentre si può discutere sulle
forme che la diaconia deve prendere nelle società che a loro
volta cambiano e evolvono, non
si può certo pensare a una chiesa senza diaconia; in qualche
modo il servizio concreto ci deve essere, altrimenti il culto diventa esercizio di belle parole,
ma vuoto di significato in rapporto a quel Gesù che si vuole
seguire e a quel Dio che si vuole ascoltare.
Convengo che questi apprezzamenti fanno di conseguenza « aumentare le nostra responsabilità». Ma appunto solo la nostra.
Gli amici de « Il Gallo » sono incorsi infatti in una svista evidente dove precisano: « C’è da sperare che i criteri seguiti dalle due
delegazioni pervengano a rendere più sani ed umani i rapporti tra
Chiese e Stato, a cominciare dai paesi dove i cristiani (delle diverse
confessioni religiose) sono la maggioranza... ». No! I criteri indicati
nella «Nota informativa» sono quelli seguiti solo dalla nostra
delegazione. Li abbiamo resi noti perché ci si potesse render conto
delle ragioni che giustificavano da parte nostra il perché del raggiunto accordo.
Quali siano invece i criteri seguiti dalla delegazione governahva, lo Ignoro. Se siano quelli risalenti al « dialogo delle cose » cui
mce cenno il pontefice romano parlando agli ungheresi, e a cui « Il
Gallo » fa cenno io non so; sono affari loro, non nostri. Certo è che
1 criteri da noi seguiti non possono esser fatti risalire a nessun
enunciato pontificio, perché si richiamano a principi a cui le nostre
chiose si sono attenute nei loro rapporti con gli Stati sin dal XVI
secolo. Ed è noto che allora i pontefici romani seguivano criteri ben
diversi dai nostri, come accade ancora oggi, anche se gli amici de
« Il Gallo » corcano di far loro dire cose diverse. Per convincersene
basta confrontare il contenuto della nostra intesa con il contenuto
della bozza di revisione del Concordato riflettendo al caso che mentre la delegazione governativa è in entrambe le trattative la stessa,
quelle ecclesiastiche sono diverse. E cambiando l’interlocutore ecclesiastico i contenuti variano e non di poco, perché per l’appunto
1 criteri a cui le dette delegazioni si ispirano sono tra loro molto
diversi.
Giorgio Peyrot
L’istruzione e la diaconia sono quindi ambedue espressioni
del culto e hanno una dignità
teologica pari ad esso.' A loro
volta poi si integrano, in quanto
spesso non è possibile dire se
un’opera è più di istruzione o
più di beneficenza, in quanto
partecipa di ambedue, come per
esempio il Gould o il convitto
di Pomaretto, per fare solo questi nomi.
Qui il problema pedagogico e
quello assistenziale vengono a
influenzarsi reciprocamente. Lascio da parte il problema di sapere fino a che punto nella sua
opera diaconale la chiesa può e
deve integrarsi con le opere civili di assistenza, dato che lo
scopo di questo articolo è solo
quello di mettere in evidenza lo
stretto legame tra i vari ambiti
di vita della chiesa.
Siamo partiti da una definizione abbastanza ’laica’ dei compiti della chiesa e abbiamo cercato di reperirne il possibile
senso. La triade ’culto, istruzione, beneficenza’ ha conservato il
suo significato e la sua importanza attraverso questa analisi.
I vari termini della triade non
si possono separare. Essi non
designano tre ambiti separati
nella vita ecclesiastica. E non
si è fedeli allo spirito della triade se si crede che basti per la
chiesa organizzare dei culti, finanziare delle scuole, fondare e
mantenere degli ospedali.
Se possiamo consentirci una
conclusione ai nostri due articoli, vorremmo esprimerla nel
rnodo seguente: come abbiamo
riconosciuto un collegamento
tra i tre fini di culto, istruzione
e beneficenza (o assistenza), così, dobbiamo anche far valere il
Sergflo Rostagno
{continua a pag. 8)
RILEGGENDO GANGALE
Apocalissi deila cultura
Lo scopo di questo libro
(del 1928) è di tradurre «in
termini di cultura reiezione,
la moralità, i messianismi, la
Chiesa, sia pure con la riposta intenzione di discioglierli
nuovamente in fermenti di
vita » (p. 6).
È dunque per definizione
un libro che non può concludere, perché si pone da un
punto di vista culturale per
poi negarlo, dato che è la fede e non la cultura in sé che
interessa all’autore.
I temi trattati sono, come
li definisce Giovanni Miegge,
il problema morale, il problema della autorità nella
fede, il problema della chiesa, il problema del lavoro.
1. Il problema morale, tradotto in termini di cultura,
diventa un problema di verità e menzogna. « Tutti gli
errori di pensiero sono convertibili in errori di carattere morale : menzogne a se
stessi e agli altri» (p. 14). La
nuova morale che la Riforma
ha por^to con sé, non guarda al peccato in modo giuridico ma si fonda nel concetto stesso di elezione. La
pietà che ne scaturisce è dunque problematica, perdona
perché sente di non poter
giudicare nessuno, ma non
ama, in senso pagano, nessuno, per non crearsi idoli; esce da schemi utilitari, e si
pone sotto la croce e la grazia di Cristo.
2. Che cosa è autorevole,
quali sono i possibili criteri
per un giudizio di valore,
nella Riforma? Scartato il
criterio « luterano », per cui
« Ciò che è vero, è ciò che si
può ottenere e ciò che si può
allineare nel futuro al già
ottenuto » ( perché confonde
per così dire il piano della
fede con quello della politica), restano due criteri ben
più dialettici : quello « calvinista» che ha alla sua base
la « cultura », cioè l’autocritica e il pentimento, per cui
è autorevole ciò che può essere riveduto alla luce della
critica colta, e quello « anabattista », per cui si distingue 1’« ispirazione » dalla artificiosa cultura.
Entrambi questi criteri
hanno una caratteristica comune: sono dialettici, implicano una contraddizione, tra
cultura e superstizione, o tra
povertà in ispirito e storia
satanica ; questo vuol dire
che la verità non è per essi
un’idea, ma « un modo di essere, una relazione ».
3. Il momento della Chiesa
si ha nei periodi di discesa
della storia, e ridotto all’essenziale consiste nello scisma dal mondo storico circostante da cui ci Si dissocia.
Solo la cultura, sia quella individualistica di stampo calvinista, sia quella che nasce
dal sentimento di massa dell’anabattismo, riesce a dissol
vere la Chiesa quando questa si istituzionalizza, perdendo il suo sapore e rientrando
nel mondo dopo lo scisma
iniziale, e a ricreare condizioni perché di nuovo si giunga alla confessione positiva
della fede.
4. Il problema della storicità dell’uomo e delle sue responsabilità si pone correttamente se la vita si configura per l’uomo come « uso di
cosa non propria » (p. 59).
«Se nei cieli in principio fu
la Parola e poi l’Azione, nella terra d’Adamo fu prima il
lavoro, cioè la vita e poi l’autocoscienza» (p. 61): di qui
la responsabilità umana verso la vita e il lavoro, visti
con estremo realismo.
Per agire « nel tempo » è
necessario un metodo nell’amore, una carità con valenze politiche e non sentimentali : « L’amore che non ha
un metodo non è nulla: è un
fiume che si disperde e si fa
assorbire e prosciugare dal
sole» (p. 66).
L’uomo è sempre e soltanto nel tempo, nella storia, anche quando si pretende antistorico, anche quando va controcorrente : solo Dio è « l’unico vero antistorico » (p.
71), e ancora una volta dunque il problema fondamentale è ricondotto a Lui, alla
sua elezione, al suo giudizio
e alla sua grazia.
Sergio Ribet
5
7 luglio 1978
L’EDUCAZIONE CRISTIANA IN VISTA DELLA FEDE NELL’ATTIVITÀ’ DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE
“Servizio istruzione
ed educazione”: come
e per chi lavoriamo
Nel 1971 è avvenuto un
matrimonio a tre: il Servizio
Istruzione della Federazione
delle Chiese evangeliche in
Italia (FCEI), l’Associazione
Insegnanti Cristiani Evangelici e il Consiglio nazionale
delle Scuole domenicali —
ricco quest’ultimo di una
lunghissima attività interdenominazionale — si univano
per lavorare assieme: ne è
nato l’attuale Servizio Istruzione Educazione che si riconosce nella FCEI.
Nel 1973 l’assemblea della
FCEI dichiarava l’intenzione
di potenziare il settore delle
Scuole domenicali e del catechismo.
Nel 1975 veniva assunto
un uomo a pieno tempo, veniva cambiata la tipografia
per la stampa della Rivista
« La Scuola domenicale » da
Como ad Altamura (Bari) e
si metteva in cantiere il
nuovo ciclo per le Scuole domenicali. Ecco in sintesi le
tappe di un laborioso cammino percorso sin qui.
E oggi il Servizio Istruzione Educazione cos’è? che
fa?, che farà?
Tutti più o meno conoscono la Rivista « La Scuola domenicale » (vedi riquadro);
quasi tutti sanno cosa sono
le sequenze (vedi altra sezione a fianco); quasi tutti
hanno visto il materiale di
lavoro per i ragazzi, qualcuno ha anche partecipato a
convegni promossi dal Servizio.
Ebbene, il Servizio Istruzione Educazione è un gruppo di 10 persone pastori e
laici di tre denominazioni
che lavorano attorno a tutto
ciò.
Le linee e i programmi attuali e futuri del Servizio sono i seguenti:
— sostenere e rilanciare,
attraverso la Rivista e il materiale, il lavoro didattico
settimanale delle scuole domenicali. Questa è la
sua
prima preoccupazione.
— aiutare le comunità a
integrarsi meglio nel lavoro
catechistico e a renderlo più
efficace, organizzando, per
esempio, incontri settimanali per la preparazione dei
monitori, allargando i tempi in cui i bambini si trovano attorno alla Bibbia, incoraggiando la organizzazione
di pomeriggi o domeniche
comunitarie, di fine settimana (dove è economicamente
realizzabile), di convegni tra
bambini di diverse scuole
domenicali; escogitando inoltre sistemazioni di locali
che permettano uno studio
tranquillo anche a piccoli
gruppi, con tavoli e materia
II compito fondamentale della Rivista trimestrale « La Scuola domenicale », di circa
350-400 pagine all’anno (compreso un supplemento di note bibliche e uno di note omiletiche), è quello di guidare i monitori nella loro
fatica settimanale. La Rivista inoltre tratta argomenti biblici in rapporto alle sequenze e cerca di coprire un’area che potremmo definire
« Gesù viene » è la sequenza, in preparazione del Natale, presentata nel fascicolo della
Rivista « La Scuola domenicale » uscito in questi giorni.
Oltre le ampie note bibliche e didattiche, e
la spiegazione sull’uso del materiale di lavoro
per i ragazzi (secondo le consuete tre fasce di
età, dai 4 ai 7 anni; dagli 8 agli 11; dai 12 ai
La rivista
di divulgazione teologica in rapporto all’ambiente reale in cui i genitori e i bambini si debbono confrontare (sta terminando il ciclo definito « critica alla cultura cattolica » e ne sta
cominciando un altro sulla « cultura » protestante). Si ocdupa poi di argomenti di pedagogia, di impegno nella società e nella scuola e
dà ogni volta numerose recensioni in tre settori: la cultura biblica, la pedagogia (intesa in
senso lato) e i libri per ragazzi.
La Rivista è scritta tenendo conto che la
niaggior parte dei lettori sono non-teologi; anzi, la sua aspirazione è che i genitori dei bambini che vanno alla Scuola domenicale la seguano assiduamente.
15) contiene un articolo sull’analisi strutturale
dei racconti biblici di Sergio Rostagno, uno su
« Dio » della serie « critica alla cultura cattolica » e un altro, di grande attualità — dopo
l’introduzione nelle scuole delle ben note schede che sostituiscono i voti — sulla « valutazione » del Prof. Roberto Eynard. Vi è poi una
nutrita serie di recensioni per adulti e ragazzi e due schede sul canto.
Il prezzo di abbonamento annuo (4 numeri), è ancora invariato ed è di Lire 3.500 (Lire
7.000 a costo reale).
Per maggiori dettagli o per abbonarsi, rivolgersi a una delle librerie Claudiana di Milano, , Torino e Torre Pellice o direttamente al
Servizio Istruzione Educazione, Via della Signora 6, 20122 Milano.
le adatto a una scuola attiva.
— promuovere convegni
regionali per verificare se le
note bibliche e didattiche e
il materiale per i ragazzi rispondono o no alle esigenze
delle scuole domenicali, per
discutere il problema educazione e fede ecc.
Un impegno che si è dimostrato più gravoso del
previsto, è la pubblicazione
di un opuscoletto tipo « Sono evangelico », destinato
agli alunni protestanti che
si trovano continuamente a
contatto con insegnanti e
compagni indifferenti, male
informati, talvolta ostili. Cercheremo di condurre a termine anche questa impresa
con l’aiuto di tutti.
Di recente poi si sono
aperte altre attività quale la
pubblicazione di sussidi per
il catechismo e le scuole domenicali. (È già uscita nella
serie di tre volumi « Testimoni della Verità » uiia guida alla lettura del libro degli Atti ed Epistole di Bruno
Corsani; uscirà tra breve un
volume della stessa serie di
Michele Sinigaglia sull’Antico Testamento; il terzo sugli
evangeli sinottici è in preparazione. È anche in preparazione « L’Informatutto
storico-^biblico », un sussidio
per le classi del catechismo).
Inoltre il gruppo di lavoro
scuola ha già dato inizio a
una collaborazione mensile
su questo giornale con la rubrica « problemascuola », ha
partecipato a un incontro a
Ecumene e ne sta organizzando un altro.
Da ultimo è iniziata un’attività di scambio di esperienze e progetti dei campi estivi e ragazzi e una ricerca sul
catechismo.
Tutto questo lavoro richiede impegno, tempo, viaggi,
denaro: non sempre riusciamo a fare tutto quello che
vorremmo e come vorremmo.
Scheda informativa
Servizio istruzione ed educazione
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
SOTTOGRUPPO Di LAVORO «SCUOLA»
( cognome ) ( nome )
(via o piazza) ( numero )
(cap)
( comune )
( provincia )
( telefono )
* di scuola materna
* di scuola media inferiore
* università
* non di ruolo
INSEGNANTE
elementare
di media superiore
di ruolo
GENITORE
♦ ALTRA QUALIFICA (per es. : studente, personale non insegnante nella scuola, pastore, sacerdote ecc.)
♦ eletto nel consiglio di circolo o di istituto
* eletto nel consiglio di classe o interclasse
* membro di consiglio di distretto
♦ EVANGELICO
* NON EVANGELICO
Spediteci il talloncino ricavabile da questo numero dell'EcoLuce. (Se ne desiderate altri per conoscenti e amici fabbricate voi
stessi delle schede simili e, purché siano completamente leggibili, inviatecele egualmente).
Per stabilire e mantenere questo contatto riempire nella scheda le righe punteggiate, barrare gli asterischi corrispondenti alla
propria situazione e spedire in busta chiusa a SIE cp 84 50018
SCANDICCI (Firenze). Chi non volesse ritagliare il giornale è pregato di riportare i dati su una cartolina postale.
una
Cosa è
sequenza
per il Servizio
Franco Girardet
La decisione di cambiare i
metodi didattici nelle scuole domenicali risale al lontano 1970.
In una riunione a Firenze cui
parteciparono i responsabili delle
scuole domenicali dei paesi latini (Svizzera francese, Francia,
Belgio, Spagna, Italia) fu deciso
di abbandonare il metodo, che
sembrò ormai logorato, di leggere nei mesi di ottobre, novembre
e dicembre l’Antico Testamento
e nei mesi restanti il Nuovo Testamento tutto di seguito, un vangelo dopo l’altro: tutti i fatti risultavano così praticamente sullo stesso piano senza spessore
storico-teologico. Fu invece proposto il metodo detto dei « centri di interesse » o « sequenze »:
abbandonando la pretesa di far
imparare tutta la Bibbia ai bambini, si è cercato, mettendo a
fuoco certi argomenti ( « L’ultima Pasqua di Gesù », « Abramo »,
« La Risurrezione », « Elia » eoe.)
di insegnare ai bambini come si
legge la Bibbia nel proposito di
comunicare loro il gusto dello
studio della Parola da continuare poi per tutta la vita. Così, in
vece della lettura filata di tutto
un vangelo si è introdotto il metodo sinottico (per i più grandi),
si è cercato di far comprendere
ai bambini che quell' evangelo
era stato scritto per certi ascoltatori, che cioè è un libro vivo
che parla anche a noi nel concreto. Questo è molto difficile da
realizzare con i bambini di oggi che considerano abitualmente la scuola e i libri un settore a
sé, fuori della vita: così si è cercato di proporre un materiale
didattico coinvolgente e operativo (ritagliare, comporre, completare, rispondere), di dare consigli didattici di non facile attuazione (lavoro in gruppo, ricerche, questionari, attualizzazioni, messa in scena) che dove è
stato possibile realizzare, hanno
coinvolto intellettualmente ed
emotivamente i ragazzi in misura notevole.
L’interesse dei bambini attorno a tutto ciò è aumentato al
pari con... le difficoltà dei monitori. Ma chi ha mai detto che insegnare ed educare è una cosa
facile?
Gruppo di lavoro
sulla scuola
Come avete potuto constatare
seguendo i precedenti numeri
dell’Eco-Luce è nata la nuova rubrica « problemascuola ». Essa è
l’espressione di un gruppo di lavoro che si propone di discutere
ed esaminare i problemi derivanti dall’essere noi un’esigua
minoranza di non-cattolici in una
scuola ancora profondamente
cattolica.
Il gruppo scuola vuole coinvolgere e sensibilizzare genitori, inseriti o no negli organismi della
scuola, insegnanti ed altri operatori scolastici evangelici a tali
problemi attraverso la stampa
evangelica, l’organizzazione di incontri e convegni, l’eventuale invio di materiale ciclostilato, perciò ci è parso utile costituire un
indirizzario.
6
7 luglio 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
SERVIZI DOMICILIARI A POMARETTO
Dove conoscere
i valdesi?
Capita ogni tanto in questo periodo estivo che si affacci qualcuno al fondo dei nostri locali
dt culto facendosi il segno della
croce nell’evidente intento di venire a vedere che cosa fanno, che
cosa sono, come pregano e che
cosa credono i Valdesi.
Abbiamo posto e dibattuto altre volte su queste colonne il problema della nostra identità, però
soprattutto riguardo al passato,
per esernpio discutendo la «Storia dei Valdesi » di Giorgio
T ourn.
Ma quando ci si chiede chi siamo e che cosa siamo non possiamo non essere in un certo imbarazzo, soprattutto alle Valli
dove, oltre ad una struttura ecclesiastica relativamente solida,
abbiamo anche una certa consistenza sociale: popolo-chiesa. Basta che diciamo che per noi
l’unica base della fede è la Scrittura, che per noi l’unica speranza di salvezza è in Gesù Cristo,
che per noi la chiesa è la comunità dei credenti e che quindi
respingiamo la tradizione, il culto dei santi e la fiducia nella loro intercessione, le opere meritorie, il papato, il sacerdozio dei
preti? Oppure la nostra identità
si traduce in un impegno nella
vita quotidiana e quindi dobbiamo indirizzare chi vuol conoscerci verso le nostre opere assistenziali, verso i nostri istituti,
verso la nostra cultura in tutti i
suoi aspetti: Agape, Claudiana,
Facoltà di Teologia, verso i comuni amministrati da valdesi,
verso i sindacati in cui milita
una parte consistente di valdesi,
verso le scuole che hanno insegnanti o una direzione tenuta da
valdesi? O, ancora, l’espressione
valdese più tipica, non potrebbe
aversi per caso nelle ultime zone o famiglie contadine che
esprimono anche nella loro attività economica una continuità
con quella dei padri? In altre parole, se uno vuol conoscere i valdesi e averne un’idea un po’ rapida, dove lo portiamo? La soluzione a questa domanda non è di
poco conto, perché a seconda di
quello che per noi ci caratterizza
meglio, dovremo anche impegnarci a fondo per potenziarlo.
È una scelta che è stata fatta, ad
esempio, negli anni passati, dai
più accesi sostenitori del Collegio di Torre Pellice, che hanno a
volte profuso più energie e denaro per il suo mantenimento
che non per la stessa Cassa culto della Tavola Valdese.
Sembra chiaro che, comunque,
il nostro culto non è una realtà
granché caratterizzante per conoscerci.
Mi sembra che nella nostra vita ecclesiastica ci sono almeno
due momenti che ci caratterizzano meglio del culto. Il primo
sono le nostre assemblee a tutti
i livelli: assemblee di chiesa,
conferenze distrettuali, sinodo.
Forse il primo posto dove possiamo invitare uno che vuol conoscerci, è una nostra assemblea
di chiesa. Intanto ascolterà, sì,
la predicazione, ma poi vedrà
come si regge una comunità di
fratelli, sia pure rappresentata
da uno sparuto gruppetto.
Una seconda espressione tipica nostra, direi che è la riunione
quartierale e, soprattutto quella delle alte Valli, spesso preceduta dalle visite, che rinsaldano
in qualche modo i legami con
tutte le famiglie, poi vedono la
partecipazione più o meno di
tutto il quartiere, ancora con
qualche rado bambino che sonnecchia e qualche giovane che
anima la discussione coi suoi interventi di rottura. Se ne sono
accorti, l’inverno scorso i membri della CEvAA, che vi hanno
partecipato in alcuni nostri quartieri. Sembrava, sentendo i loro
apprezzamenti, pronunciati in
un francese impeccabile anche
da fratelli dalla pelle nera, di
sentire riecheggiare dei pensieri
che Giovanni Miegge scriveva nel
1926 su « La Luce » in un articolo su « La priero » (espressione
che in patois indica, appunto la
riunione). L'articolo faceva parte
di una serie di « Profili e scene
valdesi ». Gli altri erano dedicati
a « Un savio », al « Mercante di
bibbie », all’« Olmo di Arnaud »
e a « Un eletto ». « La priero »;
essere valdesi oggi.
m. c. tron
La gente sa ciò che vuole
Necessità di un costante controllo di base per una funzionale realizzazione del servizio
I servizi domiciliari passano
in questo periodo dei momenti
diflìcili. Dopo una prima fase
sperimentale è ormai giunto il
momento di dare loro un assetto più stabile, ma qui sorgono i
problemi. Per capirli bisogna
fare un passo indietro, al moménto in cui la Regione decise
di dare un nuovo volto al problema dell’assistenza privilegiando gli interventi a domicilio e
pagandone circa l’80°/o dei costi.
È ormai chiaro a molti che il
servizio domiciliare costituisce
oltre che un’azione preventiva
anche un risparmio sulla spesa globale dell’assistenza se i
fondi non più spesi in un settore possano essere trasferiti a
nuovi settori. Ma in Italia si sa,
i trapassi non avvengono mai
al momento giusto e quindi (in
rnancanza della riforma dell’assistenza attesa già da un decennio) ecco che i nuovi costi vanno ad aggiungersi a quelli vecchi ed il meccanismo si inceppa.
Cosii infatti è successo: la Regione trovandosi nell’impossibilità di far fronte al crescere delle nuove richieste ha ridotto
sernpre più la sua percentuale
di intervento lasciando ai comuni un peso gravoso da portare. Indubbiamente fino al 1975
erano pochi i comuni che investivano denaro e fatiche nel settore dell’assistenza; le spese erano ritenute facoltative e venivano solo spartiti i denari dell’ECA per fare beneficenza. Intervenire invece nel settore della « qualità della vita » signifi
cava fare una svolta in favore
del cittadino ; per questo era
necessario un dialogo con la popolazione per sondare le necessità e capire le priorità ;poi seguire la crescita di questi servizi con un dibattito continuo.
Tutte queste cose, sia pur lentamente, sono successe a Pomaretto. Così dopo una lunga
serie di incontri fra amministrazione, operatori sociali e popolazione un anno e mezzo fa si è
partiti con il servizio infermieristico e quello domiciliare. La
ristrettezza dei fondi però non
ha permesso di dare ai servizi
quella stabilità per cui a marzo
il comitato di controllo (COREGO) ha bocciato le delibere di
pagamento delle operatrici incaricate, data la mancanza di
assunzione regolare. Il problema era già conosciuto sin da
gennaio e forse gli amministratori si aspettavano che la situazione trovasse un suo sbocco
naturale. Invece questo non è
avvenuto da solo. Bisognava inventare delle soluzioni nuove.
La Commissione Servizi sociali
ha quindi deciso di avere un
confronto aperto con la popolazione per spiegare l’evolversi
della situazione e richiedere una
verifica del lavoro sin qui svolto. Le risposte non sono tardate: le assemblee hanno formulato una petizione nella quale si
precisa che sia il servizio infermieristico che quello domiciliare sono ormai indispensabili per
Pomaretto. Quindi si richiede
aH’Amministrazione di non indugiare e procedere in accordo
con altri comuni e la Comunità
Montana per una pronta definizione del problema. I frequentatori del centro d’incontro si
sono dati un gran da lare e in
10 giorni hanno presentato una
petizione corredata di 550 firme
(oltre l’80% della popolazione
adulta del paese).
Naturalmente insieme alle firme sono giunti anche suggerimenti sui servizi: gli utenti comprendendo le difficoltà attuali
del comune si sono detti disposti a compartecipare alle spese
pur di superare il momento di
difficoltà. Ribadiscono poi la riconoscenza alle operatrici finora impegnate nel servizio non
solo dal punto di vista professionale ma anche sul piano umano. Le richieste quindi sono
molto chiare e non possono essere eluse. Adesso il problema
è di nuovo al vaglio dell’amministrazione che durante l’estate
ha il compito di formulare soluzioni. Si intravvedono alcuni
spiragli, ma è chiaro che è tutto da costruire.
A. Longo
Mostra a Frali
Dal 1° al 15 luglio è aperta la
’’personale” di Giuseppe Gaydou,
nativo di Angrogna, presso la
galleria d’arte « La Granjo » in
via Roma 26.
TORRE: COME PRENOTARSI PER GLI ESAMI?
Il difficile rapporto
tra ospedale e paziente
Un comunicato dell’ ospedale
valdese di Torre Pellice comparso qualche tempo fa sui giornali
locali (in cui si avverte che per
esami di laboratorio ecc. non
sono consentite prenotazioni telefoniche ma è necessario presentarsi personalmente in certe
ore del giorno) mi offre lo spunto per alcune rifiessioni. Esisteranno certamente ragioni oggettive che hanno determinato la
decisione di cui sopra, tuttavia
sento di dover esprimere il seniso di disagio che mi ha procurato la lettura del comunicato in
questione. Chi ha bisogno di esami medici non è verosimilmente
PINEROLO: DIBATTITO SULL’ABORTO
Per una libera ricerca di fede
Anche a Pinerolo il dibattito
sull’aborto, ora che esiste una
legge dello stato ed una massiccia opposizione della gerarchia
alla sua attuazione (utilizzando
l’art. della legge che permette
l’obiezione di coscienza ai medici che ne avanzino richiesta)
sta riprendendo quota. Si possono segnalare due iniziative
della diocesi, l’una tenutasi in
Seminario con una conferenza
del gesuita Burroni, prof, di
teologia morale a Torino e la
seconda, su invito del vescovo
al personale medico e paramedico della cittadina presso il cinema Roma, a cui hanno preso
parte, oltre al relatore Burroni,
anche il dr. Aliara, il dr. Trompeo ed il Direttore Sanitario
dell’ospedale civile.
Una terza iniziativa è stata
quella che ha avuto luogo lunedi 3 luglio, promossa dalla Comunità di base di Corso Torino
presso i locali del quartiere di
S. Lazzaro, con la partecipazione del teologo moralista A. Palo, insegnante a Friburgo (Svizzera).
Un folto pubblico ha ascoltato la sua relazione ed ha partecipato ad un dibattito che ha
cercato di toccare, partendo da
punti di vista diversi, il nodo
del problema, non lasciando
spazio a soluzioni semplicistiche.
Una prima riflessione che viene spontanea a chi ha partecipato a questo dibattito è la seguente : la gerarchia cattolica
continua ad inveire contro quei
credenti che si sono schierati in
difesa della legge dello stato, accusandoli di permettere un infanticidio di massa, senza cercare minimamente di capire le
profonde motivazioni che inducono questi credenti a schierarsi a favore della legge (e non
dell’aborto). Ho l’impressione
che se il vescovo di Pinerolo
fosse stato presente a questo
dibattito si sarebbe potuto rendere conto di persona delle pro
fonde motivazioni, della ricerca
di fede, che stanno alla base di
una posizione che è diversa da
quella assunta dalla gerarchia
cattolica * e che non può essere
liquidata con delle argomentazioni la cui tendenziosità è palese al buon senso comune.
In altre parole il dibattito di
lunedì sera ha evidenziato come
la legge vigente non abbia spostato di un millimetro il problema di fondo che concerne la coscienza di ogni individuo e la
responsabilità etica di una comunità cristiana che sono chiamati a vivere della grazia e non
della legge.
Che poi sia possibile riscontrare, nella stessa tradizione cat
tolica, la possibilità dell’aborto
indiretto comunemente praticato altro non è che evidenziare
una realtà piuttosto farisaica
che tende a salvare i principi
prima della persona umana. Ma
anche questo rilievo non aiuta
la riflessione di fede di credenti
che non possono certo fermarsi
a puntare il dito su un simile
atteggiamento che si condanna
da sé: occorre procedere oltre,
alla ricerca di un’etica cristiana
vissuta nella libertà e nella responsabilità che si devono vivere davanti a Dio ed al prossimo. In questa prospettiva si è
orientato il dibattito lunedì, sera
ed in questa linea mi pare vada proseguito. g.
PERRERO
Nasce il consultorio
Mercoledì 28 giugno a Ferrerò
hanno avuto inizio ,gli incontri
programmati dal Servizio sociale della Comunità montana
per spiegare alla gente che cosa
è il consultorio e come funzionerà.
La partecipazione è stata molto scarsa, forse per una certa
diffidenza verso le novità; è sperabile che nel futuro le donne si
convincano che queste iniziative
sono rivolte a loro per aiutarle
e contribuiscano a renderle operanti.
All’inizio delTincontro, i membri dell’équipe, ginecologo, psicologo, assistente sociale, assistente sanitaria e ostetrica, hanno
parlato del lavoro che intendono
svolgere in tutti i settori previsti dalla legge. E chiaro che dopo l’approvazione della legge sull’aborto, i consultori assumeranno un’importanza particolare appunto per individuare le cause
che determinano l’interruzione
della gravidanza e contribuire a
rimuoverle.
È stata giudicata favorevolmente l’iniziativa di un contatto
con la gente tramite l’assistente
sociale che sarà presente a Ferrerò per due ore alla settimana,
allo scopo di consigliare la visita più adatta. Il gruppo di donne
di Frali ha chiesto che si potesse avere questo servizio anche a
Frali, sia pure una «ola volta al
mese.
Si è avuta anche l’assicurazione che i medici locali hanno promesso la loro collaborazione, soprattutto per firmare i certificati, in attesa che il consultorio
abbia il riconoscimento per agire in proprio.
In ultimo, il comitato di partecipazione, che non sarà soltanto
costituito per il consultorio, ma
anche per tutti gli altri servizi
dell’Unità locale. Fer ora hanno
chiesto di far parte di questo comitato il Gruppo Donne vai Chisone e Germanasca e la Federazione Donne evangeliche che rappresenta le unioni femminili locali L. V.
in buone condizioni di salute,
può essere una persona anziana
o abitare lontano daH’ospedale,
non è detto che disponga di mezzi propri di trasporto, ecc. Fretendere, senza spiegare i motivi,
che già per la prenotazione, si
presenti personalmente, vietandole l’uso del telefono mi sembra rientri nella prassi di troppi
enti a cui il comune cittadino si
avvicina con apprensione avvertendo tutta la freddezza e l’estraneità della burocrazia alle sue
necessità e ai suoi problemi (anche se tali enti esistono proprio
per rispondere a queste necessità). Nel caso specifico si potrebbe forse stabilire una limitazione di orario alle telefonate di
prenotazione oppure che esse
vengano raccolte da altro ufficio
e poi trasmesse, se proprio
l’ospedale è impossibilitato ad
espletare questo servizio.
Tuttavia partendo da questo
episodio vorrei riallacciarmi al
dibattito già avviato tempo fa
su questo giornale da un intervento di Evelina Fons. Mi sembra infatti che, come valdesi, sia
a livello delle istituzioni che ancora portano questo nome sia
di singole persone dovunque inserite, si debba offrire un modello di rapporto con le persone diverse da quello corrente,
per cui ad es., negli ospedali, il
malato che lo desidera sia informato dai medici circa il decorso
della sua malattia, le terapie predisposte, le prospettive ecc. e non
considerato l’incompetente che
deve delegare tutto al tecnico
(ovviamente starà alla sensibilità dei singoli « dosare » le informazioni secondo le varie situazioni e secondo la personalità
del malato, ma questo è un altro
discorso).
Un atteggiamento di gentilezza, di ascolto, di informazione
nei confronti del paziente e di
chiunque entri in contatto con
questi istituti, mi sembra oltre
che una questione di coerenza
evangelica, la conseguenza naturale di una corretta visione della
medicina e delle sue possibilità
in quanto è persino banale rilevare l’incidenza dello « stato
d’animo » sulle condizioni del
malato.
Queste considerazioni non vogliono suonare come critica ma
come apporto ad una riflessione
collettiva sul problema.
M.A.B,
BOBBIO PELLICE
MOSTRA DI PITTURA
Si apre a Bobbio Pellice dalla domenica 2 luglio alla domenica 16 luglio una mostra di pittura e disegno, nei locali delle
scuole nuove. Espongono Muriella Calzi e Ermanno Mondon.
I locali della mostra saranno
aperti dalle ore 17 alle ore 20
nei giorni feriali e dalle 16 alle
20 la domenica.
7
7 luglio 1978
CRONACA DELLE VALLI
CONTINUA IL DIBATTITO
Occitani e Vaidesi
VILLASECCA
Ho letto con interesse il carteggio
intercorso tra l’amico Burat e i suoi
contraddittori sulle iniziative occitane in Piemonte, e penso che il discorso potrebbe estendersi con profitto ad
altre regioni italiane, come la Puglia
e la Calabria, dove esistono — com’è
noto — dei borghi e delle cittadine
dove i vecchi (ahimè non più i giovani!) parlano un dialetto che è, malgrado inevitabili corruzioni, più o meno
occitano: parlo di località delle provincie di Foggia e di Cosenza, dove nei
secoli XIV-XVI furono fondate numerose « colonie » valdesi, e cioè Motta Montecorvino, Volturara, Celle,
Faeto, Montaguto e Monteleone in
Daimia ad ovest e sud-ovest di Foggia,
non lontano da Orsara di Puglia, e
Montalto Uffugo, S. Sisto dei Valdesi,
S. Vincenzo la Costa, Vaccarizzo, Fuscaldo e Guardia Piemontese nella
Calabria citeriore.
Non in tutte queste località si sente
oggi parlare l’occitano : ho conversato
a Guardia con una simpatica vecchietta, ed alla domanda sul come si nomina Facqua nel suo dialetto mi rispose prontamente: Vaighe. Nella Daunia, e precisamente a Faeto nell’alta
valle del Celone, si stampano da tempo in ciclostile dei numeri unici dal
titolo 11 Provenzale, il quale •— scrivono l’editore, il direttore e i redattori
in una circolare dell’S aprile 1978 ____
è « gradito alla popolazione presente
ed emigrata, preso in considerazione
anche da studiosi di lingua e di costume delle minoranze etniche e rimbalzato sin nelle aule universitarie ita
liane e straniere ». L’anno scorso, sempre a Faeto, per impulso di un Istituto Cattolico di Studi Universitari e
Formazione Popolare della Daunia esistente nella vicina Troia, è stato fondato un Centro di Studio per le Minoranze Linguistiche, che neU’agosto
1977 e in aprile 1978 ha organizzato
delle conferenze pubbliche a Troia e
a Faeto: esse, tenute dai professori Michele e Armistizio Matteo Melillo,
hanno avuto per tema non solo le minoranze linguistiche in genere, ma
anche Forigine e la lingua dei cosiddetti franco-provenzali di Celle e Faeto. Sottolineo il termine franco-provenzali: infatti, mentre il foglio ciclostilato di Faeto s’intitola semplicemente
Il Provenzale, nelle conferenze suddette si parla sempre di franco-provenzale e di franco-provenzali. Cosa vuol
dire ciò? Se è provenzale, non è franco-provenzale e viceversa, a meno che
si tratti di un idioma più o meno
ibrido. Chi parlò prima del dialetto
franco-provenzale di Faeto e Celle fu,
se non erro, il Morosi nel 1890, e la
sua indagine si ricollega al problema
della prima origine di quelle lontane
(c colonie » : arrivarono prima i prò
venzali tout court, o i valdesi provenzali, o tutt’e due insieme? È ancora
valida la tesi del Rivoire, emessa agli
inizi del presente secolo, secondo la
quale furono i primi re angioini (fine
sec. XIII e inizio sec. XIV) a far giungere dalla Provenza dei coloni che, insieme con dei soldati, si stabilirono
nella Daunia per controbilanciare la
presenza dei Saraceni che erano stati
stanziati a Luceia da Federico II? Tra
questi coloni e soldati c’erano forse,
insieme ai valdesi, anche dei catari?
Ecco delle questioni storiche tuttora
interessanti, ma, prescindendo da questa problematica, resta il fatto che, se
oggi vi sono popolazioni che nell’Italia meridionale parlano ancora il provenzale o il franco-provenzale, sia pure deformati, ciò si deve essenzialmenìl? ad un fenomeno tipico di emigrazione dal nord al sud di agricoltori,
che erano in maggioranza (se non totalmene) di fede valdese.
E si sa come quelle colonie vennero,
purtroppo, brutalmente soppresse! Chi
non abiurò fu suppliziato o dovette
fuggire; chi rimase perdette il dono
del solo Vangelo che gli era stato tramandato dai padri, ma gli rimase fatalmente attaccato — e fu cosi trasmesso ai posteri — l’idioma originario, che ancora oggi attira l’attenzione sia degli etno-linguisti sia dei
turisti. E questi ultimi, sìa pure sprovveduti di nozioni storiche, scoprono a
Cosenza una piazza targata in tutte
lettere Piazza dei Valdesi, sita lungo
il Busento tra (in buona compagnia!)
corso Garibaldi, corso Telesio e piazza
Campanella, e a Guardia Piemontese
la Porta del Sangue, che immette, al
centro dell’antico borgo, alle vie Pascale, dei Martiri e dei Valdesi. Ma la
cosa più impressionante è leggere a S.
Sisto dei Valdesi la targa di una via
stranamente intitolata, in un idioma
misto franco-italiano, Rue Morti!
Giovanni Gönnet
ROBA’
La stagione turistica estiva è
iniziata: numerosi sono ormai i
turisti che sono giunti nel villaggio ed altri non tarderanno.
Possiamo così, dare inizio alle
nostre serate di incontro e di
dibattito su alcuni temi di attualità. Poiché la maggior parte dei turisti è di confessione
cattolica abbiamo pensato di
scegliere alcuni temi su cui confrontare le diverse idee e ipotesi
che esistono nel dialogo ecumenico attuale. Abbiamo ritenuto
utile riferire questi temi ad alcune pubblicazioni recenti della
Claudiana che potranno servire
da riferimento e che verranno
presentate al pubblico.
Salvo sempre possibili variazioni le serate programmate sono le seguenti: venerdì 7 luglio:
Il futuro deirecumenismo : un
concilio di -tutte le chiese? ( con
la partecipazione del parroco di
Lusernetta) - venerdì 14 luglio:
cristiani di base contro ogni
presunzione magisteriale (con la
partecipazione di don Franco
Barbero) - venerdì 21 luglio: la
Sindone di Torino - venerdì 28
luglio: l’aborto.
Inizio alle-ore 21 presso la Sala della gioventù.
Questi problemi, che sono tuttora in discussione fra le chiese
cristiane, saranno introdotti da
uno o più relatori, volta per
volta.
A partire da giovedì 6, sul
piazzale antistante al tempio si
svolgerà una serie di incontri
all’aperto per bambini sul te-"'
ma : le vicende del profeta Elia,
utilizzando diverso materiale,
fra cui quello fornito dal Comitato delle Scuole domenicali.
Raccomandiamo questi incontri
a tutti i bambini : inizio alle
ore 9.30.
• Le riunioni all’aperto per i
mesi luglio ed agosto nella zona
Rumer avranno luogo le domeniche 9 luglio e 6 agosto presso
la scuola con inizio alle ore 15.
• Siamo grati a J.J. Peyronel,
direttore del convitto di Torre
Penice via Angrogna, per aver
presieduto il culto la domenica
2 luglio.
ANGROGNA
Il significato attuale del Sermone sul Monte è stato al centro del culto di domenica scorsa, che ha visto l’assemblea raccolta intorno alla Cena del Signore. Il culto è stato bilingue
per la presenza del gruppo evangelico di giovani di Singen
(Germ. Occ.) alloggiato alla Foresteria di Pradeltorno. Ci rallegriamo di queste iniziative che
ci permettono sia di avere maggiori contatti con gli stranieri
ospiti della Valle, sia di conoscere più da vicino le espressioni della loro fede. Nel frattempo prosegue il campo di lavoro
del gruppo diaconale di Stoccar
da ( rifacimento del muro al
Serre) guidato dall’energica signorina Inge Rosenke; due simpatiche serate con i giovani del
Prassuit-Vernè e il Gruppo Teatro hanno permesso un positivo
scambio di idee con i giovani
di Stoccarda che rimarranno da
noi sino a domenica 9 c.m.
• Domenica prossima, 9 luglio, alle 14.30, avremo il culto
”a cielo aperto” al Bagnau particolarmente destinato per chi
è agli alpeggi. Speriamo proprio
che non piova! I prossimi culti
al Bagnau son previsti nei pomeriggi del 6 e 20 agosto.
• Il Concistoro si riunisce in
seduta ordinaria il 15 luglio alle ore 21.
• È uscito il n. 143 del Bollettino della Società di Studi Vaidesi con le relazioni tenute nelle giornate storiche di Lourmarin lo scorso anno, alcune interessano in particolare la storia
dei valdesi di Provenza, altre
hanno come sempre un carattere più generale.
• La seduta annuale della Società avrà luogo quest’anno domenica 30 luglio alle ore 20,45.
L’argomento della conferenza
pubblica sarà una tavola rotonda sugli aspetti sociali della vita valdese nel passato, elementi
che non sono mai stati adeguatamente utilizzati nella storia
valdese e che meritano invece
una particolare attenzione.
Orario estivo autolinea Angrogna-Torre Peliice in vigore dal 1 luglio al 31 agosto 1978
TORRE PELLICE 7.25' 8.30 2 8.50' 11.10' 18.10'Torre Peliice 8.10' 9.10 2 12.05 ' 17.20 '
PRALAFERA 7.28 8.33 8.53 11.13 18.13 Chiot’dl’Aiga 8.20 9.20 12.15 17.30
SAN LORENZO 7.40 8.45 9.05 11.25 18.25 Pradeltorno 8.30 9.30 12.25 17.40
SERRE 7.45 —.— —.— 11.30 —.—
Pradeltorno 8.30' 9.352 12.30 ' 17.45 '
SERRE 7.45' — — 11.35' —.— Chiot’dl’Aiga 8.40 9.45 12.40 17.55
SAN LORENZO 7.50 8.50 2 9.10' 11.40 18.30'Torre Peliice 8.50 9.55 12.50 18.05
PRALAFERA 8.02 9.02 9.22 11.52 18.42 _
TORRE PELLICE 8.05 9.05 9.25 11.55 18.45 fermate a richiesta: Molino Nuovo - Ghiu nira - Figeirosa - Rive - Rocciaglia -
Fermate a richiesta: Stalliat - Bivio Giovo - Bruere - Raggio Ponte Barfé - Molino Eissart - Sog- Bertot giorno Alpino.
' Si effettua al martedì e venerdì
2 Si effettua alla domenica
^ si effettua al martedì, venerdì e domenica.
Ci siamo vivamente rallegrati
nel Signore per il ritorno a casa
del nostro fratello Attilio Gardiol dopo la cura intensiva cui
è stato sottoposto presso il Centro Malattie Coronariche delle
Molinette di Torino.
Cogliamo l’occasione per esprimere ai molti altri ammalati ed
ai loro familiari i sentimenti della solidarietà fraterna per la loro sofferenza e Faugurio per una
prossima guarigione ed un lieto
ritorno fra noi.
• In obbedienza al comandamento del Signore sono stati
battezzati Mara di Ghigo Renzo
e Grill Vera, e Luca di Barbieri
Valentino e Ghigo Rosanna. La
comunità tutta si unisce ai genitori di questi piccoli nella loro
opera di educatori cristiani impegnati e fedeli.
• Domenica 9 luglio alle ore
15 avrà luogo la riunione quartierale a Bovile/Grange. È un’occasione che viene offerta a tutta
la nostra comunità per partecipare a questa riunione manifestando così la comunione fraterna verso quelle poche persone rimaste in questo lontano ed isolato quartiere.
Val Chisone
e Germanasca
S. GERMANO
TORRE PELLICE
• Domenica abbiamo avuto presenti al culto un folto gruppo di
fratelli francesi provenienti da
Strasburgo della comunità di
St. Pierre le Jeune, hanno partecipato con il canto di un inno. Circostanze come queste fanno vedere quanto sarebbe necessario che il nostro culto fos
- se- più libero* e* meno schematir
co per poter fare partecipare
fratelli giunti all’improvviso ed
inserirsi direttamente nella comunione di fede.
• Il concistoro ha deciso di far
ripulire la facciata del nostro
tempio cancellando le scritte
che vi campeggiano da alcuni
mesi; ci si augura che la buona
educazione cresca anche nel nostro paese col crescere della coscienza politica.
PRALI
• La nevicata di quest’inverno
ha provocato numerose valanghe in tutta la valle ma una è
stata particolarmente grave, distruggendo l’alpeggio della Seiletta sotto il colle della Longia,
dove da anni il sig. Carlo Ribet
(più noto fra i valligiani come
Carlin) migrava in estate. I danni sono ingenti e senza aiuto
non è possibile per questa famiglia di contadini riprendere
la sua attività estiva.
• È in corso ad Agape il cam.
po Cadetti sul tema: « Dio e l’ateismo ». Numeroso il gruppo di
giovani provenienti dalle comunità di Milano e Torino; accanto agli studi, introdotti da una
qualificata équipe sotto la direzione del pastore Paolo Ribet,
gite ed attività ricreative.
Incontri
sul consultorio
La Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca organizza una serie di incontri con pubblico dibattito in vista dell’attuazione di un consultorio familiare. Gli obiettivi del consultorio intendono rispondere alle
esigenze di prevenzione, educazione sanitaria, contraccezione,
tutela della salute psico-fìsica,
assistenza sociale, partecipazione, ed il servizio vuole rivolgersi a minori, donne, coppie, singoli, gruppi.
Gli incontri previsti sono i
seguenti :
S. Germano Ch.: 6 luglio, ore
20.30 - presso la Sala Consiliare.
Villar Perosa: 12 luglio, ore
20.30 - in via Asiago 5.
Perosa Arg.: 13 luglio, ore 20,30
presso la Sala della Pretura.
Sabato 17 giugno ha avuto
luogo il matrimonio di Aldo Sappi e Franca Favaretto. Rinnoviamo a questi sposi i nostri più
fraterni auguri, rallegrandoci
che si siano stabiliti in mezzo a
noi.
• Domenica 18 ha avuto luogo
la prevista ’’giornata TEV”. Vari
mernbri appartenenti a questo
movimento hanno già partecipato con noi al culto del mattino
ed hanno consumato il pasto
nella nostra sala. Nel pomeriggio ha avuto luogo una buona discussione in vista della preparazione dell’assemblea annuale che
avrà luogo con ogni probabilità
domenica 13 agosto. Ringraziamo quelle sorelle che avevano
preparato un’ottima minestra
calda per i nostri ospiti,’ come
siamo riconoscenti ai membri
TEV che hanno voluto destinare
la colletta del pomeriggio (50.000
lire) ai restauri del tempio! Grazie, cari 'fratelli per questo incoraggiamento che ci avete voluto
dare.
• A proposito di lavori ricordiamo che sono in fase di completamento anche le modifiche al
sistema di riscaldamento della
sala, che sarà così più funzionale durante il periodo freddo. Tutti i fratelli capiranno perciò perché, oltre alla normale busta di
contribuzione, ve n’è anche una
«speciale - lavori restauro». Siamo certi della comprensione di
tutti.
• Domenica 2 luglio ha avuto
luogo il 'battesimo di Enrico Bouchard di Franco e Marina Bouchard-Musso. Che il Signore voglia prendere in mano questa
giovane esistenza e condurla in
un cammino di fede e di ubbidienza.
• Il pastore sarà assente dal 3
al 18 luglio inclusi. Le predicazioni del 9 e 16 luglio prossimi
saranno tenute dall’anziano Dino
Gardiol e le urgenze saranno assicurate dal pastore Teofilo Pons.
Ringraziamo questi due fratelli
per questo prezioso aiuto.
• La Signora Conte mamma
sarà al presbiterio durante le
vacanze del pastore e sarà in
grado di smistare eventuali chiamate ecc. La comunità le è riconoscente per questo servizio
che rende ormai da alcuni anni.
SERVIZIO MEDICO
Fanno servizio:
— dall’8 al 14 luglio il dott.
Scarognina - Tel. 90092.
— dal 15 al 21 luglio il
dott. De Bottini - Telefono 91316.
PINEROLO
Preti
non più giovani
In un recente articolo comparso sull’Eco del Chisone («Un
grido d’allarme: sempre meno
preti »), ben documentato, si osserva a proposito del calo delle
vocazioni al sacerdozio che « a
Pinerolo, il 60% del nostro clero
si trova tra i 50 e 70 anni. Anche
se in questo numero c’è gente
molto valida, bisogna riconoscere che si va verso una senescenza preoccupante. Sotto i 50 anni
non c’è che il 35% dei preti ».
Probabilmente, osserva l’articolista del periodico cattolico di
Pinerolo, per il futuro bisognerà
raggruppare più parrocchie sotto la direzione di un piccolo collegio di preti che dovrebbero fare vita in comune « programmando la loro attività in maniera più
completa e integrata ». L’ipotesi
prospettata nel corso di un incontro svoltosi a fine giugno tra
il vescovo Giacchetti e il clero
pinerolese, prevede un allargamento dei ministeri anche ai laici specialmente per quel che riguarda la liturgia, la catechesi e
l’amministrazione dei beni ecclesiastici. Alla formazione dei diversi ministeri dovrèbbe poter
provvedere il seminario diocesano attraverso periodi di riflessione e ricerca. Ma si è ancora nel
campo delle ipotesi.
Incontro
al Colle
della Croce
L’incontro del Colle della Croce fra le comunità valdesi ed i
fratelli riformati francesi della
zona del Delfinato si svolgerà
anche quest’anno
Domenica 23 luglio
Inizierà la mattina alle ore
10,30 al posto solito. Con la speranza che il tempo sia favorevole tutti sono caldamente invitati a salire al Colle per questa
bella giornata.
AVVISI ECONOMICI
A LUSERNA S. GIOVANNI affittasi
piccolo alloggio - telefonare al n.
0121/90227.
CONIUGI italiani soli, residenti a
Parigi, cercano collaboratrice dome
stica (tra i 18 e i 55 anni) preferibilmente pratica di servizio, massimo stipendio, contributi a termine
di legge. Rivolgersi, solo per iscritto con curriculum al past. Platone,
Presbiterio Valdese, 10060 Angrogna (Torino).
8
8
7 luglio 1978
VERSO L’ANNO INTERNAZIONALE DEL FANCIULLO
Torino; manifestazione per l’Argentina
Vittime di cui non si parla Con le donne
del giovedì
Viviamo in im tempo in cui
ogni uomo acquista una sempre maggiore coscienza dei propri diritti e avanza le proprie
giuste rivendicazioni. Le donne
chiedono la parità dei diritti
che prima erano stati loro negati. Per raggiungere questi fini
o^uno è disposto a ricorrere
ad ogni mezzo e se necessario
anche alla violenza. La Carta Internazionale dei diritti dell’uomo è universalmente riconosciuta ed, almeno teoricamente, accettata. Vent’anni fa l’O.N.U.
proclamò la Efichiarazione dei
fritti del fanciullo. II 1979 sarà
l’anno internazionale del fanciullo e i problemi della assistenza, dell’educazione, dell’istruzione dei fanciulli saranno posti
davanti alla coscienza di tutti
quanti ne portano la responsabilità.
I meno difesi
Dobbiamo infatti riconoscere
che quelli che, nella nostra società, oggi sono i meno protetti e i meno difesi, sono proprio
1 fanciulli. Si calcola che oggi
ci sono nel mondo circa 1 miliardo e 600 milioni di persone
al disotto dei 14 anni. Pra questi — abbiamo letto tutti sui
giornali — ogni minuto, muoiono per fame o denutrizione, quaranta bambini. Mentre infatti
1 uomo e la donna oggi dispongono di ogni mezzo per far valere i propri diritti, non è cosi:
per i fanciulli; a meno che qualcuno non intervenga per loro,
essi non sono in grado di farsi’
^coltare o di prendere alcuna
iniziativa a loro proprio favore
Qualcuno ha detto che nella nostra società continua la strage
degli innocenti. La nostra società è come l’orco bernese che divora i bambini e che così viva
impressione desta nell’animo dei
turisti e non solo dei bambini.
Anche le nazioni più progredite
non dedicano all’educazione, alla assistenza, alla preparazione,
al benessere dei fanciulli tutte
quelle cure che dovrebbero. Un
professore della Facoltà di Teologia di Berna mi diceva recentemente, con tristezza, che nelle chiese svizzere ci sono più
fiori che bambini.
Nelle nostre grandi città, a
causa del ritmo sempre più fre
Culto, istruzione,
beneficenza
esegue da pag. 4)
nesso che lega questa triade agli
organismi assemblear! della nostra chiesa (assemblee di chiesa, di circuito, di distretto, sinodo) e agli orgaijismi esecutivi. I nostri regolamenti devono
cioè fissare i compiti propri di
ciascuno tenendo. presenti le varie competenze, senza fare torto né alla struttura assembleare né a quella esecutiva che è
chiamata a rispondere davanti
alle assemblee.
Sergio Rostagno
(♦) Pro memoria : « La Tavola valdese è l’ente morale con fini di culto,
istruzione, beneficenza ed assistenza,
dotato di personalità giuridica per antico possesso di stato. La sua sede è
nella Casa valdese in Torre Pellice
(Torino).
Essa « ab immemorabili » rappresenta le chiese valdesi e provvede alle loro finalità istituzionali ». Statuto
della Tavola valdese approvato dal sìnodo e quindi in vigore dal 1970, art.
1. L’aggiunta del « quarto » termine
assistenza non sposta il pr<d>lema, tanto che un recente documento, allargando il discorso a altri enti della chiesa,
parla di « triplice fine unitariamente
gestito»; vedi Progetto d’intesa tra
lo stato e le chiese valdesi e metodiste. Nota informativa (=Attualità n.
79). Claudiana, Torino 1978, p. 10. La
triade ñon appare né nella Disciplina
generale né nei Regolamenti. La Disciplina prevede appena che vi siano
manuali d’istruzione religiosa e dei
diaconi; del culto parla aU’art. 6, ma
unicamente nel senso di "culto pubblico”. Ovviamente occorre interpretare la Disciplina, oltre che nel suo
significato di documento storico riflesso di situazioni di altri tempi, anche nel quadro della teologia riformata nel suo complesso.
netico del trafiìco, delTediliziano
abusiva e disordinata, della speculazione in sempre maggiore
espansione in tutti i settori, c’è
sempre meno spazio per i più
deboli, gli emarginati e principalmente per i fanciulli. I genitori non hanno più tempo per
i loro figli che cercano di «parcheggiare » ovunque sia.
La condizione in cui vivono i
fanciulli in Sicilia è più tipico
di molti Paesi del Terzo Mondo
che del nostro Continente.
Nelle città non ci sono parchi
gioco e i fanciulli sono costretti
á giocare sulla strada con grave
pericolo per -la loro incolumità,
o sono del tutto privati di ogni
forma di gioco o divertimento.
Molte famiglie sono invece costrette dal bisogno a fare lavorare i loro figli sin dalla più tenera età, quando dovrebbero invece andare a scuola o imparare un mestiere che li qualifichi
per l’avvenire. La frequenza della scuola, certo, è obbligatoria
fino al 14« anno di età e il lavoro minorile è proibito da leggi
che purtroppo rimangono inosservate. Il lavoro minorile ha
anche le sue vittime: alcuni fanciulli restano mutilati o invalidi, altri perdono la vita sul lavoro.
I fanciulli sono sfruttati persino dai loro stessi genitori o
da persone senza scrupoli che,
con poco danaro, si servono di
loro per smerciare (senza che la
polizia possa agire) letteratura
pornografica, sigarette di contrabbando, per eseguire piccoli
furti e scippi.
Bambini provenienti dagli ambienti della malavita sono interamente corrotti e molto difficilmente ricuperabili ; bambini
che vivono nella promiscuità
sanno quanto di peggio si possa sapere sul sesso e si avviano
in modo irreparabile verso il
mondo della corruzione.
Pietro e Paolo
Casi di bambini maltrattati,
seviziati, percossi a sangue, legati ad una catena perché considerati incorreggibili, sono spesso denunciati alla polizia e fanno notizia sui giornali, ma solo
per un giorno. I miei amici han
sentito raccontare da me, più
di una volta, il caso di quei due
gemelli di 11 anni, Pietro e Paolo, che la madre aveva tentato
di vendere per un milione di
lire. La polizia era intervenuta
al momento opportuno per arrestare la madre ed afiìdare al
nostro Convitto questi due cari
ragazzi che sono stati poi adottati da due famiglie di Partinico.
Ma i fanciulli sono addirittura fatti oggetto di speculazione
e di altrettanto vergognoso commercio anche da parte di istituzioni che solo apparentemente
si propongono lo scopo della
assistenza, della protezione dell’infanzia. Come è possibile tollerare ancora che in un mondo
in cui vasti strati della popolazione hanno raggiunto un cosi
alto grado di benessere, ci siario ancora dei fanciulli denutriti, trascurati nel vestiario, tenuti in ambienti igienicamente e
moralmente malsani, avvelenati
psicologicamente da una società
che non ha rispetto per loro e
da famiglie da cui non sono stati mai amati?
Il nostro dovere
Di fronte a queste realtà è naturale e spontanea la reazione
di chiunque alla scuola di Gesù
Cristo ha imparato a rispettare
e ad amare i fanciulli. È nostro
dovere, è dovere della Chiesa
con le sue molteplici istituzioni,
preparare i fanciulli ad un avvenire migliore, assicurare a
tutti quella protezione, quella
assistenza, quella sicurezza e tenerezza cui hanno diritto. Ma
bisogna preparare anche una
società migliore non più dilaniata dall’odio, dall’ingiustizia,
dall’oppressione, dalla violenza.
La società di domani sarà chiaramente quella che faranno
le nuove generazioni e come noi
la prepariamo oggi. Sarà una
società sbagliata come la nostra,
o una società peggiore, se non
corriamo ai rimedi fin da ora.
Perciò non attendiamo l’anno
1979 per occuparci dei fanciulli,
perché forse potrebbe essere,
per molti fanciulli, e anche per
molti di noi, già troppo tardi.
Pietro Valdo Panascia
Come annunciato anche su ’’La
Stampa” ha avuto luogo giovedì
22-VI nella piazza antistante il
Duomo a Torino, organizzata
dalla Unione Donne Italiane, una
veglia di solidarietà e preghiera
per il popolo argentino la cui
realtà di torture, miserie e inaudite persecuzioni è stata illustrata di prima mano da un gruppo
di donne argentine esuli, attualmente e provvisoriamente sistemate nel Cuneese.
n gruppo promotore aveva
chiesto di poter tenere le manifestazioni nel Duomo stesso ma
la richiesta non era stata accolta.
La scelta del giorno non era casuale ma voleva sottolineare la
solidarietà con le coraggiose madri che a Buenos Aires ogni settimana, appunto il giovedì, sfilano
e manifestano nella « plaza de
Mayo », come ricordato su questo giornale qualche settimana
fa, per ottenere notizie dei figli
scomparsi e reclamare giustizia.
La manifestazione, aperta ovviamente ai non credenti e con
la presenza anche di alcune protestanti è stata ritmata dalla
lettura di molti passi della Bibbia, alternati a brani di autori
vari sia latino-americani che europei (tra cui una poesia di
D. Bonhoeffer) e, come ho già
detto, alle testimonianze delle
donne argentine.
Impressionante è stato quanto
mi ha riferito una di loro circa
un recente discorso del generale
comandante la regione da cui essa proviene: « Uccideremo il
partigiano, poi i figli del partigiano, poi gli amici del partigiano e infine tutte le persone, anche se indifferenti, anche se ostili al partigiano, che non denunciano il partigiano ». E per partigiano, si intende in Argentina
chiunque sia contrario à questo
regime di oppressione e di morte.
Da parte nostra chiediamo di
sapere se i nostri atleti che hanno trascorso un mese in Argentina in occasione dei mondiali di
calcio, si sono lontanamente interessati a questi problemi, se
hanno mosso un dito per aver
notizie di qualcuno dei 10.000
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
J
lo, Sartre piccolo borghese
Sotto questo titolo è stata
pubblicata su « La Repubblica »
(del 18-19.6.'78) un’intervista al
celebre scrittore e filosofo francese Jean-Paul Sartre, dalla quale abbiamo riportato, nel precedente n. di questo settimanale,
alcuni punti salienti. Il filosofo
ha dato risposte, profonde ed acute, su argomenti che toccano
l’etica, la storia e la politica. Vogliamo in questo n. completare
il quadro.
1) È stata ricordata a Sartre
la sua affermazione (di 6 anni fa)
« esser necessario combattere sia
contro lo sfruttamento capitalistico, sia contro il tecno-burocraticismo dell’URSS, altrimenti
'Tuomo era fottuto" ». Gli è stato chiesto « come egli giudichi
oggi quella sua posizione ».
Sartre ha risposto: « È esattamente la stessa posizione: non è
cambiata. Io sono, come tutti gli
uornini della sinistra, contro il
capitalismo così com’è e come
sarà sempre; ma questo non mi
ha avvicinato di un centimetro
alla posizione dello Stato sovietico. Continuo quindi a cercare
un socialismo che non sia quello
sostenuto da Mosca ». Quanto al
travaglio dei partiti comunisti
occidentali, esso dimostrerebbe,
secondo Sartre, la possibilità di
« eliminare la tendenza autoritaria e antidemocratica che, in definitiva, è un residuo dello stalinismo, ancora presente in tutti i
partiti. "Secondo me, questa lotta all’interno dei partiti, delle
vecchie guardie che continuano
ad essere staliniste, contro i giovani che entrano nell’organizza
zione senza capir bene che cosa
sia un partito, tutta questa crisi
dei partiti comunisti europei, nota come eurocomunismo, costituisce più che altro una specie
di sconfitta dei PC nell'Europa
Occidentale. Potrebbe darsi che,
tra dieci anni, in questi Paesi, i
partiti comunisti abbiano minor
forza... Attualmente non ho una
gran fiducia nell’avvenire dei partiti comunisti" ».
2) Domanda: « Pur denunciando la presenza del fantasma
di Stalin nel PC dell’URSS e nei
partiti occidentali. Lei ha scritto: « Il comunismo ci appare, nonostante„,tutto, l’unicò movimento che porti in sé la possibilità
del socialismo ». Cosa pensa dopo gli avvenimenti degli ultimi
anni? Le sembra ancora valida
la riduzione della speranza socialista al movimento comunista? ».
Risposta: « No. Subito dopo,
mentre scrivevo la "Critica della
ragione dialettica”, non ci credevo più. Per tutto un periodo ho
ritenuto che c’era una verità socialista nel movimento comunista sovietico: poi però ho visto
quel ch’è successo, ho parlato
con gli ungheresi e con i cecoslovacchi e ho capito che non
c’era nulla, assolutamente null'altro che una "strumentalizzazione” degli esseri umani. In "Les
Temps Modernes" abbiamo pubblicato degli articoli sulla vita
degli operai in URSS, in Polonia
in Cecoslovacchia: abbiamo mostrato che la vita quotidiana costringe questi uomini ad opporsi
ai governi o ai loro presunti rappresentanti » (...).
3) Domanda: « Nel suo saggio su Nizan, Lei ha scritto: "La
rivoluzione libera gli uomini dalla paura di vivere, ma non toglie loro quella che sentono di
fronte alla morte". Dopo tutta
una vita di lotta concreta per la
trasformazione concreta della
sorte riservata agli uomini dai
vari regimi di sfruttamento, applicherebbe questa parola a se
stesso? ».
Risposta: « No, perché non ho
mai avuto paura di morire. Parlerò quindi unicamente del timore di vivere... In realtà adesso
non vedo come la rivoluzione
possa liberare da tale timore,
perché essa non sì‘è prodotta né
nel Paese in cui vivo, né in nessun altro che conosco. Io ho vissuto sempre sotto un regime capitalistico, in un mondo borghese, e considero me stesso come
un piccolo borghese che intravede la possibilità dell'esistenza di
un altro mondo ma che, nonostante tale barlume ed intuizione, continua ad essere un piccolo
borghese ».
Vecchio e cieco, ma ancora di
pensiero lucido e profondo contrariamente a molte dicerie, Sartre ci è straordinariamente simpatico per una sua umiltà (non
ha difficoltà a riconoscere i propri errori, o presunti tali, del
passato anche vicino) e una sua
umanità vicina al Vangelo. La
sua parola è calda, pur sembrando quasi arcaica per spinto individualismo: ma non sarebbe essa, per avventura, profetica di
un ritorno, del quale già sembra
di poter cogliere i primi sintomi?
scomparsi, fra cui molti di origine italiana (come risulta abbia
fatto ad es. la squadra francese).
Per tornare alla manifestazione, non è mancata anche una parola di speranza e di perdono
chiarendo che il perdono non significa disconoscere l’ingiustizia
e non esclude la lotta contro
l’oppressore per costringerlo a
non essere più tale e contribuire
in questo modo anche alla Sua
liberazione.
Gruppi vari ed associazioni
femminili avevano aderito, tra
cui I’U.CjD.G., ben nota tra noi.
Questa associazione terrà a
Torre Pellice in ottobre il suo
congresso nazionale: abbiamo la
fondata speranza di poter organizzare in quelToccasione una serata aperta a tutti con la partecipazione delle donne argentine
del Cuneese.
Mirella Bein Argentieri
Protestanti
dentro e fuori
le mura
(segue da pag. 1)
della Federazione delle chiese
che pose in primo piano il problema dei rapporti con le chiese non-federate. Forse allora bisognava andare più in là nella
preoccupazione di stabilire dei
rapporti anche con il protestantesimo non-ecclesiastico. Qui non
si tratta, evidentemente, di mettere soltanto a fuoco l’esatto
numero dei protestanti, dentro
e fuori le mura. Non siamo chiamati a fare questo impossibile
calcolo. Semmai si tratta di non
nutrire una concezione parrocchiale del protestantesimo, legata ai registri o ad esclusivo
appannaggio delle chiese. Il fatto che le chiese non coprano la
realtà dei nostro pur piccolo
evangelismo può essere una preziosa lezione d’umiltà ecclesiastica che. Se rettamente intesa,
diviene stimolo alla riforma
stessa della chiesa. Una chiesa
cioè non ripiegata su se stessa,
ma che accetta di essere dispersione collegata non solo dall’istituzione, ma da Colui che è superamento di ogni nostra espressione storica. In sostanza, accanto alla frangia periferica delle chiese, tutt’ora iscrìtta nei registri ecclesiastici, ne esiste
un altra esterna del tutto sconosciuta e che varrebbe la pena
di conoscere. Perché molti, se
non troppi, si sono allontanati
dalle chiese? E chi sono i protestanti delle nuove denominazioni? Dietro il misterioso numero dei protestanti italiani c’è
un mondo da scoprire. Il nostro.
G. Platone
Comitato di Redazione : Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostegpo, Roberto Sbaffi,
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