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Anno 125 - n. 10
10 marzo 1989
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ROMA, 22 FEBBRAIO: CONVEGNO DEL SERVIZIO MIGRANTI DELLA FCEI
Per una politica di accoglienza
In vista delle scadenze del 1992 occorre che l’Europa non chiuda le sue frontiere come in una fortezza, ma sappia
elaborare una politica di cooperazione con i paesi in via di sviluppo - La situazione particolare del nostro paese
La necessità di una politica
dell’accoglienza, come « parziale
misura di riequilibrio -di un sistema economico mondiale fortemente sbilanciato in favore
dei paesi a sviluppo avanzato »,
era a] centro del documento preparatorio al convegno, patrocinato anche dai Ministeri degli
Interni e del Lavoro.
E su questa linea, in un’affollatissima Aula magna della Facoltà di teologia, si è svolto un
ricco dibattito con la partecipazione, fra gli altri, di membri di
chiesa, pastori e diaconi
La relazione introduttiva, curata da Paolo Naso, ha preso le
mosse da quel « fardello maggiore di riaggiustamento economico internazionale » di cui parla un recente rapporto, fardello che tocca « alle popolazicmi
più povere della terra », e che
dà luogo, insieme a conflitti locali, guerre civili e repressione,
ai movimenti migratori di questi ultimi anni, veri e propii esodi di massa.
Invertire la
tendenza attuale
Di fronte a questa tragica realtà, che sarà .sempre più evidente anche in Italia, occorre che
l’Europa, che tanta parte ha avuto nella costruzione di questo sistema di squilibrio, prenda iniziative politiche adeguate
per un’inversione di rotta; di
fronte alla scadenza del 1992, invece, si notano segnali che vanno in tutt’altra direzione: gli
accordi detti « di Trevi » (emanazione della CEE), e quelli di
Schengen (fra RFT, Benelux e
Francia) prefigurano misure di
maggior controllo della sicurezza interna e, in ultima analisi,
una maggior durezza nell’elaborazione della politica « dei visti ». Un problema che è sociale e politico, oltreché umano,
di profughi e di immigrati in
cerca di un lavoro decente, viene visto solo .sotto l’aspetto della pubblica sicurezza.
Legislazione e
Comunità europea
Allo stesso modo l’Italia, nonostante la legge 943/’86 (per
la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari immigrati e
contro l’immigrazione clandestina) e anche a causa dei limiti
della legge stessa, è tuttora priva di una legislazione che consenta un livello accettabile di
vita a quegli stranieri che —
sia pure nascostamente — contribuiscono al nostro benessere.
Le procedure che saranno attivate all’interno della CEE in
vista dell’abbattimento delle
frontiere interne (con il rischio
di maggior chiusura verso chi
bussa a quelle « esterne ») sono
state analizzate da Peter Müller,
del Comitato delle chiese per i
migranti in Europa (CETMI): le
prospettive non sono rosee, an
che perché Titalia appare già
agli occhi delle altre nazioni come un paese troppo permissivo.
Economia sommersa:
una realtà italiana
In realtà, come è emerso da
molti degli autorevoli interventi, all’interno di un’Europa che
cambia (e le cui istituzioni, tra
l’altro, rischiano di alimentare
sentimenti già diffusi: gli stereotipi dei terzomondiali che sottraggono lavoro e in cambio portano droga e terrorismo), l’Italia rappresenta un caso particolare, proprio perché gli immigrati sono in minima misura regolarizzati come lavoratori dipendenti, e alimentano invece quella parte della nostra economia
che chiamiamo « sommersa ». A
queste condizioni si realizzano
di fatto accordi « di basso profilo », come ha detto il sen. Gino
Giugni, presidente della Commi.ssione lavoro del Senato, tra l’immigrato e colui che specula sul
suo dramma.
detenuti in Italia: Niccolò Amato, direttore degli istituti di prevenzione e pena in Italia, ha
sottolineato che costoro (circa
3.000, dunque il 10% della popolazione carceraria) vivono in
una condizione estremamente
precaria, essendo privati di contatti umani e anche della possibilità di colloquiare telefonicamente con i congiunti (dovendo
le conversazioni essere comprensibili a chi vigila, per legge, sul
loro contenuto). Ma, soprattutto,
che cosa succede a queste persone una volta uscite dal carcere? In teoria dovrebbero ricevere il foglio di via, in pratica, nel sottobosco a cui sono
costrette, diventano facile preda per il reclutamento operato
giornalmente dalla grande criminalità organizzata.
Rifugiati: quella
« riserva geografica »
Roma, Facoltà di teologia: Vintervento di Valdo Spini, Accanto a
lui, da sinistra, Giorgio Bouchard, Maria Antonietta Sartori (presidente della Provincia di Roma) e Peter Müller.
I passi da compiere nel nostro paese sono dunque ancora
notevoli, primo fra tutti — come hanno sottolineato in tanti,
e fra questi Valdo Spini, sottosegretario al Ministero degli Interni — quello di attribuire anche ai cittadini extracomunitari,
purché residenti da un certo periodo, i diritti di voto (attivo e
passivo) amministrativo.
11 confronto tra Italia ed Europa è proseguito in materia di
rifugiati, e i partecipanti sono
stati concordi nel ritenere priorità urgente quella del superamento, da parte del nostro paese, dell'assurda e anacronistica
« riserva geografica » che limita
l’accoglienza dei profughi a quelli provenienti dall’Est europeo
(l’Italia è, in questo caso, in compagnia di Malta, Monaco, Paraguay, Turchia, Brasile e Madagascar).
ri politici e istituzionali, ha però visto anche la partecipazione
diretta degli immigrati: rappre
sentanti delle comunità egiziara,
filippina, eritrea e altri ancora,
fra cui anche Maria De Lourdes
Jesus, capoverdiana, conduttrice del programma televisivo
Nonsolonero (RAI 2), hanno potuto rivolgere la richiesta di una
partecipazione vera ai diritti e
ai doveri di una società al p.asso con gli eventi grandi e piccoli della scena internazionale.
Tra gli altri problemi a cui occorre dare una risposta subito
vi è anche quello degli stranieri
Il convegno, che giustamente
sottoponeva una serie di domande e di problemi a interlocuto
Nella giornata, che il presidente della FCEI Giorgio Bouchard aveva aperto con la let
VISIONE E REALTA’
La ricerca della fede
« Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio »
(Matteo 5: 8).
Molli dicono che non credono in Dio perché
non lo vedono e che sarebbero pronti a credere
in Lui solo se lo vedessero. Ma è possibile vedere
Dio?
Gesù dice di sì; ma ad una condizione: che
il nostro cuore sia puro.
Un'affermazione come questa, però, ci lascia
per lo meno perplessi, perché ci parla di una
purezza molto problematica. Infatti, chi è puro
di cuore, cioè di dentro? La stessa Bibbia dice
che «il cuore (dell’uomo) è ingannevole più di
ogni altra cosa e insanabilmente maligno» (Gerem. 17: 9), che « tutta la nostra giustizia è come
un abito lordato» (Isaia 64: 6) e che «non v’è
alcun giusto, neppure uno» (Sai. 14: 2-ì e Rom.
3: 10).
E allora, chi sono questi « puri di cuore »? Sono degli uomini e delle donne impuri e peccatori
come tutti gli altri, ma il cui cuore incomincia ad
aprirsi davanti alla luce della Parola di Dio e per
prima cosa riconoscono sinceramente il loro peccato, se ne addolorano profondamente e desiderano vivamente di esserne liberati e purificati.
Aprendosi così davanti alla Parola di Dio, incominciano a vederlo, perché le tenebre dell’orgoglio,
della presunzione e della sicurezza di sé vanno
dileguandosi ed essi possono scorgere sempre più
e meglio la santità e la misericordia di Dio che
si volge verso di loro e verso gli altri esseri umani.
Ma dove possono scorgere esattamente la santità e la misericordia di Dio? Come abbiamo già
accennato, nella Parola che Egli ci ha rivolto e
ci rivolge, in quella Parola che si è fatta carne
in Gesù Cristo. Ed infatti Egli ha detto: « Chi ha
visto me, ha visto il Padre»! (Giov. 14: 9). Questo può essere il « vedere » di chi forse ha cercato Dio, anche con grande travaglio e magari forse pretendendo di doverlo personalmente incontrare e «toccare con mano», come Toma, ma che
alla fine ha potuto esclamare, come Toma: «Signore mio e Dio mio!» (Giov. 20: 28).
Questo, però, è il « vedere » della fede, che è
« dimostrazione di realtà che non si vedono »
(Ebrei li: I). Ma verrà finalmente il giorno in
Cui «ogni occhio lo vedrà» (Apoc. I: 7) pienamente e perfettamente. Perché, come ci dice l’apostolo Paolo, « ora vediamo come in uno specchio
(antico), in modo oscuro; ma allora vedremo
faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora
conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto» (1 Cor. 13: 12); e come
ci dice anche l’apostolo Giovanni: « Sappiamo che
quando Egli sarà manifestato saremo simili a Lui,
perché lo vedremo com’Egli è. E chiunque ha questa speranza in Lui, si purifica, cOmEgli è puro »
(I Giov. 3; 2-3).
Agostino Garufi
tura del capitolo 24 del Deuteronomio («Non defrauderai il
mercenario povero e bisognoso,
sia egli uno dei tuoi fratelli o
uno degli stranieri che stanno
nel tuo paese », v. 14; « Ti ricorderai che sei stato schiavo in
Egitto », V. 18), non si è mancato di far rilevare la grande parte che ebbe l’emigrazione nella
storia italiana, e si è indicata
la necessità che il Nord del mondo organizzi il futuro in una
seria prospettiva di cooperazione: non per gli interessi « nostri » (di governo e delle imprese), ma per lo sviluppo di tutti.
Per questo il documento, recepito e approvato dai partecipanti, chiede che il Parlamento « elabori una politica nella direzione dell’accoglienza degli immigrati qualificata dalla piena
tutela dei loro diritti, primo tra
tutti quello alla permanenza nel
paese d’arrivo » e chiede una
normativa « che collochi ogni
programmazione dei flussi migratori nel quadro generale della cooperazione internazionale
per lo sviluppo e la pace ».
Alberto Corsani
3
Ancora 3 numeri saranno
inviati a coloro che non hanno rinnovato, né disdetto, il
loro abbonamento.
L’ultimo numero di marzo,
a coloro che non faranno sapere i loro intendimenti, sarà
inviato in contrassegno, gravato delle spese.
Gli abbonamenti vanno rinnovati versando l’importo sul
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AIP - via Pio V, 15 - 10125
TORINO.
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commenti e dibattiti
10 marzo 1989
LA VERITÀ’
Egregio direttore,
ho letto con grande interesse la
lettera del signor Alberto Romussi
pubblicata sul numero del 27 gennaio
scorso col titolo « Tranquilli e inquieti »: esponeva esattamente le tesi che
10 nel privato ho sostenuto per anni
contro i cristiani antimarxisti e cosiddetti apolitici. Ecco finalmente la risposta, li, pubblicata.
Anch'io ho sempre pensato che se
11 cristiano ha i'obbligo di impegnarsi
per il prossimo rischia anche, nelTazione, di sbagliare. Ma ora vedo le mie
idee espresse da qualcun altro e mi
vengono dei dubbi: la vita di Gesù è
un esempio « ad impegnarsi nel mondo
a favore dei deboli e degli oppressi e delle vittime dell'ingiustizia umana », ma non mi risulta che nessuna
corrente lo abbia mai insudiciato, in
questo possiamo esimerci dal prenderne esempio? E quella parte dei cristiani che più si è impegnata nel mondo,
la Chiesa cattolica, come si è sporcata! E quante volte ho visto l’amore per « tutti » (il prossimo che diventa massa) rispecchiare amore di
potere, amore per se stessi.
E poi: « tranquilli ». Perché dice
« tranquilli » il signor Romussi? Perché non dice ipocriti, falsi cristiani,
sepolcri imbiancati? Perché è questo
che egli intende. E perché non parlarci apertamente, « tra fratelli »?
Un sermone ascoltato qualche mese
fa, che commentava il famoso passo
« Chi non ama il fratello che ha veduto... ecc. » e, ribaltando apparentemente la questione, esaltava la fede
sulle opere, mi suonava come un'accusa rivolta contro di me. Ma, esposte
dal signor Romussi, le idee che erano le mie hanno cominciato ad apparirmi molto pericolose. Come possiamo giudicare la tranquillità e l'inquietudine di un altro? Come osiamo?
Mi scopro così con idee antitetiche
alla lettera in questione. Chi Tha
scritta sembra dare per scontato che
la politica sia, necessariamente, cosa
sporca: . bagnati e sporcati inutilmente », dice. (La sua lunga metafora è
frutto dei nostri tempi inquinati: Cristo e Giovanni nell’acqua purificavano
se stessi e gli altri), io voglio conservare i’ingenua fede che un cristiano,
se vuole fare politica (e come può
non farla?), deve portare se stesso
senza compromessi, senza adattarsi
alla sporcizia dell’ambiente. « Il fine
giustifica i mezzi » è estraneo al pensiero cristiano. Questo « fratello » disprezza « fratelli . di cui nulla conosce se non che dissentono su alcune
affermazioni fatte nella Chiesa.
lo non credo che l’azione della Chiesa valdese nei decenni passati l’abbia
insudiciata. Non credo neppure ad una
difesa ad oltranza che da un lato accusa e dell'altro deliberatamente non
entra nel merito della questione (■ Lasserò ai pretesi "rinsaviti"... se lo
vorranno... »). Credo che bisogna accettare la verità da qualsiasi parte
provenga.
C'è una frase di Simone Weil che
dice: Chi tra II Cristo e la verità sceglie la verità, sceglie il Cristo. E io
credo di non essere blasfema a pensare: Chi tra la Chiesa valdese e la
verità sceglie la verità, sceglie la Chiesa valdese. Questa è stata la sua forza
e solo in questo modo le auguro di
sopravvìvere.
Anna Paschetto, Milano
AUGURI!
Il dott. Felice Grassi, membro della comunità valdese di Foggia, è stato nominato Provveditore agli Studi
del capoluogo daunio.
La chiesa, nell'esprimergli i rallegramenti per la nomina, formula i migliori auguri di buon lavoro al dott. Grassi nel nuovo Incarico.
VALDESI A
CARNEVALE?
Mi permetto di esprimere qui di seguito un mio risentimento che può non
essere ritenuto tale dalia maggioranza
dei valdesi, perché vi sono effettivamente problemi molto più importanti
e non so se questa mìa lettera merita
dì essere pubblicata.
Si dice che a carnevale ogni scherzo vale, ma forse anche qui dovrebbe
prevalere il buon senso e la sensibilità della gente che ama partecipare
anni, tutte le macchine nuove hanno il catalizzatore.
Poiché Torre Pellice già è comune
denuclearizzato potrebbe pure essere
■' comune verde »? Grazie.
Jolanda Fuhrmann, Mendrisio
a queste manifestazioni. Ecco il fatto.
Torre Pellice: martedì grasso e per
le strade la sfilata delle maschere carnevalesche; tra queste maschere anche due ,« valdesine »... E' forse un po’
grottesco, non vi pare?
Grazie per l'ospitalità e distinti saluti.
Viviana Giordan, Torino
INCOMPRENSIONE
Dalla postilla del direttore al nostro
ordine del giorno, pubblicato sull'EcoEuce del 10 febbraio, notiamo con dispiacere di non essere riusciti a spiegarci chiaramente. In esso non abbiamo soìtanto parlato dello • stato spirituale », che certamente da sempre è
lo scopo per cui la Chiesa e i suoi
strumenti esistono. Noi ci siamo riferiti alla circolare della Tavola in
data 14.10.1988, nella quale c'è un richiamo alla necessità di un cambiamento di mentalità, una inversione di
marcia e di tendenza.
Non riteniamo inesatta l'affermazione
che la nostra stampa non abbia mai
fatto riferimento alla citata circolare
della Tavola e non ci sembra inesatto
l'aver affermato che detta circolare è
ignorata dal gran pubblico delle comunità.
Siamo perfettamente d'accordo che
• non serve solo allarmarsi ». Però è
di lì che bisogna cominciare. Gesù
ha cominciato il suo ministero con un
grido di allarme (Marco 1: 15). Non
ci è però sembrato che da noi ci
siano molti che siano stati impressionati dal richiamo della Tavola.
L'Assemblea di
Testimonianza Evangelica Valdese
EGOISMO?
guardia... ». Mi verrebbe da sorridere
se la cosa non fosse così assurda e
per di più detta da una educatrice...!
Termino rispondendo alla domanda
angosciosa della sig.a Roggeri: • C'è
qualcuno che può dirmi che ho sbagliato porta? ».
La mia risposta è NO, se lei ha
scelto come il sottoscritto di entrare
nella Chiesa valdese per vivere la fede assieme ad altre sorelle e fratelli
che amano di cuore il Signore Gesù,
unica PORTA (Giov. 10: 1, 9).
Sì, se lei ha scelto di entrare nella Chiesa valdese per qualsiasi altro
motivo.
Cordialmente.
A. Zatti, Bobbio Pellice
P.S. il mio mestiere consisteva in
questo: portare l'acqua da bere alle
mondine, portare via le erbacce estirpate dalla risaia, nei giorni di trapianto dovevo distribuire i mazzi di piantine di riso alle mondine.
FARSI CONOSCERE
Egregio direttore,
mi permetta di rispondere alla lettrice Vera Buggeri di Cusano Milanino
la cui lettera è stata pubblicata sul
nostro settimanale num. 7 con il titolo • fede e politica ». La frase che mi
ha spinto a rispondere è queila che
parla di • maltrattamenti dei padroni
e dei fittavoli nei riguardi delle mondine ». La sig.a Buggeri dice di avere
lavorato come insegnante elementare
per sette anni in quella zona, e ritiene
perciò di poter tare le suddette affermazioni avendo vissuto a stretto contatto con le mondine e con le loro famiglie. Il caso vuole che io abbia fatto
• la mondina » dal 1943 al 1948, per
cui ritengo che le sue accuse non rispondono alla verità. La stagione durava dai venti ai trenta giorni con un
contratto ben stabilito: otto ore al
giorno, dalle cinque del mattino alle
otto, e dalle nove alle 14. La maggioranza di noi non ha mai lavorato più
di otto ore. specialmente coloro che
avevano famiglia. Solo una minoranza
faceva delle ore in più, anche perché quelle straordinarie erano pagate
il doppio. I motivi erano diversi: vuol
perché volevano sposarsi, o perché
volevano comperarsi un bel vestito o
il regalo al fidanzato, o anche per egoismo. Quest'ultimo motivo credo che
fosse quello dominante. Esistono ancora al giorno d'oggi persone che fanno lavori extra, ma non tutti per necessità. La Buggeri parla di « paghe da
miseria » ed anche qui non è ben informata, perché una mondina percepiva uno stipendio superiore a quello
di un mungitore, che era il massimo
stipendio del bracciante fisso del basso milanese.
Se calcoliamo che oggi lo stipendio
di un mungitore si avvicina ai due
milioni mensili, non sì può parlare di
« paghe da miseria »,
La Buggeri Continua: «con le gambe
nell'acqua per cui morivano di mal di
cuore e dì reumatismi ». lo aggiungo:
non solo avevamo le gambe nell'acqua
ma anche le braccia, eppure nessuno di
noi è morto di mal di cuore o di
reumatismi. Alcune settimane fa sono andato ad Abbiategrasso, zona in
cui sono cresciuto e dove mi sono
ritrovato con amici e familiari che
hanno fatto le mondine e nessuno
soffre o è morto di quel mali che le
signora denuncia.
Altra affermazione errata è questa:
• I fittavoli sorvegliavano I loro dipendenti con due o tre grossi cani da
situazione sarebbero felici di servire il Signore più vicini alla parola
delTEvangelo, con voi.
Spero che pubblicherete la mia sul
vostro giornale; a proposito, perché
non rispondete sul giornale ai lettori?
La trasmissione « Protestantesimo »,
se fosse trasmessa in un orario un
po' decente, sarebbe un mezzo per
farvi conoscere al grosso pubblico,
ma purtroppo la RAI ha tutto Tinteres-,
se a tutelare la religione di stato che,
anche se per legge non è più di
stato, nella realtà lo è, eccome, visto
anche ia storia dell’ora di religione!
Scusate lo sfogo e la maniera con la
quale mi esprimo ma la mia cultura
non mi consente di più, e poi in una
lettera non si può dire tanto!
Vi saluto nel Signore.
Alfonsina Guerriero, Robbiate
Torre Pellice è dotata di un distributore (Agip) di benzina senza piombo.
(g-g-)
PRECISAZIONI
Caro direttore,
consentimi due precisazioni sul bel
n. 6 del giornale.
Il « Servizio Migranti » appartiene alla EGEI (come dice l’articolo a pag.
4) e non alla FGEI (come dice il titolo
dello stesso articolo); dato che molti leggono solo i titoli dei giornali...
Gli anglicani nel mondo sono oggi,
secondo le stime correnti, circa 70 milioni e non 30 come stampato a pag. 6.
Giorgio Bouchard, Napoli
BENZINA "VERDE”
La scheda sugli anglicani è stata ricavata dalVenciclopedia tedesca « Religion in Geschichte und Gegenwart »;
un'enciclopedia universalmente nota ed
apprezzata per la sua attendibilità.
(i.d.)
Spettabile redazione,
sono una signora abbonata da sei
anni al vostro giornale che leggo con
piacere, anche se la vostra realtà mi
sembra lontana come la luna.
Vi scrivo per sfogarmi un po’, e
per capire meglio la mia situazione
devo cominciare col dire che sono
un’emigrata dal sud da circa venti anni con la mia famiglia in Lombardia.
Fino a dieci anni fa la mìa fede era
quella che si eredita con la nascita,
cioè quel cattolicesimo che oggi come oggi (a parte una minoranza) la
massa non sente più, e lo segue
per tradizione e abitudine.
Un giorno vennero alla mia porta
dei Testimoni di Geova e mi misero
in mano una Bibbia, e dopo averla
letta sentivo il bisogno di qualcuno
che mi aiutasse a capire tante cose.
Ancora per caso un giorno lessi su
una rivista della Riforma, di Lutero,
e così venni a conoscenza degli evangelici italiani: mi misi in contatto
telefonico col pastore della chiesa di
Como e iui fu molto gentile e tra
l'altro mi invitò ad andare per un culto e tare conoscenza, ma purtroppo la
mia situazione familiare è un po' particolare, con mio marito che è un
ateo irriducibile e non vuol sentir parlare dì queste cose.
Comunque io decisi di saperne di
più, giacché come la maggioranza del
cattolici non sapevo niente degli aitri
fratelli cristiani.
Su suggerimento del pastore ordinai alcuni libri alla Claudiana e mi
abbonai al settimanale • La Luce ».
Scoprii un mondo nuovo e mi trovai
perfettamente d'accordo quasi su tutto, anche perché c'erano da sempre
dentro di me dei dubbi su tanti aspetti del cattolicesimo e sul fatto che
questo abbia la presunzione di essere
la vera chiesa di Cristo,
Leggendo il libro • Lutero, la parola
scatenata » sono rimasta molto colpita
da questo personaggio, e non credo
che quello che lo ha spinto ad agire
in quel modo sia stata la politica
(come alcuni vogliono far credere). A
quel monaco lo Spirito parlò più che
a tanti papi. Ma la superbia della chiesa dì allora fece sì che l'unità si spezzasse.
Tornando a me: siccome non posso
frequentare la chiesa di Como per
ragioni di famigiia e dì distanza, da
qualche anno frequento un gruppo di
pentecostali, in tutto dieci persone
con a capo un ex prete tornato convertito dall'America, ma non hanno un
locale di culto e non sono tanto d’accordo fra loro.
lo mi domando perché stanno morendo le chiese storiche riformate:
perché non fanno del proselitismo e
non evangelizzano, perché non sì fanno conoscere di più in tutta Italia?
In certi momenti di sconforto sono
tentata di tornare a frequentare la
chiesa cattolica come un tempo, ma
non credo più in tutti quei dogmi e
quelle complicazioni che hanno aggiunto in tutti i secoli passati a discapito
dell’Evangelo e sarebbe come prendermi In giro.
Se voi foste più numerosi, più presenti nel nostro paese, penso che tante persone che sono nella mia stessa
Cari amici,
per il tricentenario del Rimpatrio
(per il quale da quattro mesi sto
sudando traduzioni) arriveranno a Torre molti svizzeri e tedeschi, Qra, quasi tutte le nostre macchine sono dotate di catalizzatore, cioè vanno a
benzina senza piombo, detta benzina ,« verde ». E a Torre non se ne
trova. Conoscenti svizzeri mi dissero ohe Tanno scorso il rifornimento
più vicino era quello di corso Unione Sovietica a Torino! Non ci sarebbe a Torre una stazione di benzina
disposta a tenere pure benzina senza piombo per i mesi d’estate?
La mia richiesta non è disinteressata; mi trovo a cambiare macchina
e Fiat 0 non Fiat, in Svizzera, da due
LIBERA DOCENZA
Il 3.2,'89 il prof. past. Emidio Campi
ha ottenuto la libera docenza in storia
della chiesa presso la Facoltà di teologia dell’Università di Zurigo, presentando come tesi di abilitazione l’edizione critica del trattato: Considerazioni sulla lettera del cardinale Spinola
che sarà pubblicata nel volume « Il
cardinale Giulio Spinola e gli oriundi
lucchesi di Ginevra. Una controversia
religiosa alla vigilia della revoca deil’Editto di Nantes ».
L’esame finale è consistito in una
lezione tenuta di fronte al corpo docente della Facoltà sul tema 11 conciliarismo nei tardo Medio Evo.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato. Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
Coimitato di redazione: Mirella Argentieri Beìn, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto. Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
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Amministrazione; Mitzi Menusan
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011/655278 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
Il n. 9/'89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 1” marzo
e a quelli delle valli valdesi II 2 marzo 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Roberto Bottazzl, Sauro GottardI,
Vera Long, Luigi Marchetti, Anna Marullo Reedtz, Bruna Peyrot, Claudio Rivoira, Roberto Romussi, Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano, Eugenio Stretti. Maria Tamietti, Franco Taglierò, Danilo Venturi.
r
3
10 marzo 1989
glorioso rimpatrio
INTERVISTA A ALBERT DE LANGE
Il Rimpatrio al di ià dei miti
La visione di Muston e la lettura in chiave ecclesiastica dei fatti del 1689 - La necessità, ai giorni nostri, di uno studio interdisciplinare della materia - Teologia e identità
111 CENTENARIO DEL
Ma ai valdesi interessa di
più la Bibbia o la loro storia?
« Ho l’impressione che per i
valdesi sia più importante dibattere della loro storia che
non di problemi biblici. Nell'ambiente valdese valligiano
ci si scontra più sui problemi
d’identità storica che non
sulla teologia riformata, ma
spesso questa identità regge
su miti del passato ». La risposta è di Albert de Lange,
36 anni, olandese, ricercatore
presso la Facoltà di teologia
delle Chiese riformate olandesi a Kämpen e da due anni
collaboratore della Società di
studi valdesi in vista delle
commemorazioni per il Glorioso Rimpatrio. Con lui parliamo dei « miti » del passato, in altre parole degli orizzonti interpretativi della storia valdese.
« Il primo mito a crollare
nel mondo valdese — continua de Lange — fu quello
dell’origine apostolica dei
valdesi e il crollo fu determinato dall’opera storica e teologica di Emilio Comba.
Chiarito nel 1882 che la ’’mater reformationis” era soltanto un’immagine che i vaidesi davano di sé, ma che non
corrispondeva ad un’effettiva
realtà storica, fu costruito da
alcuni uomini del Risveglio
(Davide Lantaret, Enrico Bosio, Enrico e Guglielmo Melile...) il mito del Rimpatrio.
Alexis Muston con il suo
’’Israël des Alpes”, interpretando la Glorieuse Rentrée come un ’’projet de repatriation”, lanciò l’idea tipicamente romantica che i vaidesi erano un popolo con un
carattere specifico e con una
lorp propria terra. I valdesi
sarebbero per questo paragonabili al popolo d’Israele. La
Società
di studi
valdesi
Viaggi storici
La Società di studi valdesi organizza
quest'estate tre viaggi storici sull'itinerario del Rimpatrio e precisamente:
^ ) Viaggio del 23-24-25 giugno: costo per i soci L, 370.000; costo per non
soci L. 420.000.
2) Viaggio del 20-21-22-23 luglio;
costo per i soci L. 420.000; costo per
non soci L. 470.000.
3) Viaggio del 19-20-21-22 agosto:
costo per i soci L, 420.000; costo per
non soci L. 470.000.
I prezzi sono calcolati su n. 50 di
partecipanti. Se il numero dovesse essere
inferiore i medesimi subiranno un aumento. Il prezzo comprende viaggio in
autopullman e trattamento di H pensione (cena, pernottamento e prima colazione, ingresso alla Mostra di Nyon).
Per esigenze organizzative le prenotazioni si chiuderanno Improrogabilmente
entro il 30.3.1989. Chi desidera partecipare ai viaggi deve farne richiesta scritta alla Società di studi valdesi (via Roberto d'Azeglio 2 - 10066 Torre Pellice
* To). Per informazioni telefonare allo
0121/932179.
lettura eccessivamente valdocentrica del Rimpatrio fa
dimenticare a Muston che Arnaud non era un valdese, bensì un delfinatese e che il ruolo degli ugonotti nella impresa del rientro fu fondamentale per la sua riuscita ».
Nel Seicento il paragone
con la storia d’Israele per
molti teologi riformati era
una costante. Minatoli, l’autore dello scritto contemporaneo ai fatti del Rimpatrio,
paragona Arnaud a Mosé.
Muston ripesca così nella storia' una categoria interpretativa già molto utilizzata.
« Dal 1849 in poi Muston
pubblica a puntate — dice
ancora de Lange — il suo
’’Israël des Alpes” che permette al popolo valdese, e
particolarmente ai giovani,
di scoprire i grandi personaggi deU’epopea valdese, tipo
Arnaud o Gianavello, letti in
chiave romantico-eroica ».
Insamma, più che dei fatti
nudi e crudi del Rimpatrio ci
si preoccupava della loro celebrazione. Verso la fine dell’800 Teofilo Gay propose di
erigere una statua ad Arnaud
mentre, sui primi Bollettini
della Società di studi valdesi, si andavano moltiplicando
saggi e articoli sui vari aspetti del Rimpatrio.
Quali erano le chiavi interpretative più enfatizzate?
« Il Rimpatrio — risponde
De Lange — veniva letto in
chiave ecclesiocentrica in cui
il pastore - duce raduna e
guida il gregge. Più tardi esso verrà sempre più italianizzato, nel senso del ritorno del
protestantesimo in Italia in
vista della sua evangelizzazione. Si proiettano così le
esigenze evangelizzatrici del
Risveglio ottocentesco sul
Rimpatrio del ’600. La storia
del Rimpatrio viene strumentalizzata per l’evangelizzazione e l’autolegittimazione
dei valdesi in Italia ».
Ma se più di una volta la
storiografia del Rimpatrio è
stata strumentalizzata per
costruirne il ’’mito”, come
fare oggi per evitare una lettura deformata, gonfiata, mitizzata del Rimpatrio e scoprirlo nella sua effettiva realtà?
« Occorrerebbe — prosegue de Lange — un lavoro
interdisciplinare tra sociologi, economisti, psicologi,
etnologi, teologi, storici. Bisognerà inoltre fare, prima o
poi, una ricerca socio-economica sulle valli valdesi negli
anni attorno al Rimpatrio.
Sarebbe anche importante
capire il ruolo dei pastori e
capitani valdesi e di quelli
ugonotti e le loro relazioni.
C’è molto da fare anche a livello di analisi critica delle
fonti storiche originarie, lavoro già ben avviato da Enea
Balmas, e del quadro teologico di allora ».
Tutto sommato, malgrado
la vastissima bibliografia
prodotta in tre secoli, il Rimpatrio dei valdesi è ancora
in parte da scoprire. E anche
la prima domanda che viene
in mente; perché i valdesi sono tornati? aspetta ancora,
al di là dei miti, una risposta
convincente, documenti alla
mano.
Che l’identità protestante si
regga su avvenimenti storici
fondamentali — è il caso del
Rimpatrio — va bene; occorre però che quel passato venga riesaminato alla luce non
di una storiografia che pretende fin dall’inizio di offrirti un’identità, ma di una storiografia scientifica. L’identità valdese non si esaurisce
nella storia di ieri e di oggi.
Essa ha bisogno anche della
dimensione della fede in Cristo. E l’intreccio di queste
due realtà costituisce lo
specifico del nostro essere
riformati e il nostro più appassionante problema.
« Mi rallegro di vedere —
conclude de Lange — che alcuni teologi stanno studiando i testi biblici che furono
predicati durante il Rimpatrio. La dimensione biblicodogmatica del Rimpatrio è
un aspetto fondamentale di
tutta questa vicenda che merita di essere messa a fuoco ».
Giuseppe Platone
UN MANIFESTO
La carta del “rimpatrio”
« 1689-1989. I! Glorioso Rimpatrio dei Valdesi. Realtà e immagine » è il titolo della prossima
mostra estiva edita in occasione
del tricentenario di questa ricorrenza. E’ anche il titolo del
primo cartellone di una serie di
36 che accompagnerà il visitatore nella conoscenza degli avvenimenti di quel lontano XVII secolo. Soffermiamoci, tuttavia,
proprio sul primo cartellone che
sarà anche la locandina della
mostra e potrà essere acquistata, fin da ora, al prezzo di lire
5.000 presso la Società di studi
valdesi, le librerie Claudiana o
al momento dell'esposizione delle mostre itineranti.
L’immagine che si presenta ai
nostri occhi è di tm'antica cartina, resa bene dal colore marrone della riproduzione, che illustra geograficamente le « Vallées
de Pieomont etc., Vaillamment
defendues, contre Toute Laviolenge des Francois, par les Vaudois Reformes, etc ». La data di
composizione sembra essere l’autunno 1691 e ne è autore (scritto in piccolo a sinistra, in alto)
Jean Malet, sul quale non si sa
pressoché nulla. Lo scopo della
messa in circolazione della cartina, nata in terra olandese, certamente, come per tanta altra stampa divulgativa dell’epoca, è propagandistico, volto a far conoscere la storia valdese che per
le sue tristi vicende di persecu
zioni sollevava sempre un’ondata di solidarietà e simpatia, tramutate spesso in denaro e sussidi per i valligiani. Fra l’altro,
proprio nella primavera stessa
del 1691, Arnaud era stato ricevuto da Guglielmo III d’Orange,
nel corso di un viaggio per raccogliere fondi in favore dei vaidesi, e da questi era stato nominato « colonnello ». Con questa carica appare infatti, per la
GLORIOSO RIMPATRIO
L'agenda del
tricentenario
□ Mostra
v ijvtmitjnes
l'Vtianau aa rnt.V
prima volta, ritratto sulla cartina, accanto ai volti di altri quattro personaggi: il duca di Schònenberg, l’Elettore di Baviera, il
duca di Savoia e il principe Eugenio di Savoia, tutti rappresentanti della lega antifrancese.
Fra le altre curiosità, in basso a sinistra appare lo stemma
« valdese » c... per i singoli paesi lasciamo ad ognuno di cercare il proprio!
La mostra sul « Glorioso Rimpatrio » ha iniziato a viaggiare — in formato ridotto — presso le comunità che la richiedono.
E’ stata aperta a Milano dal 12 al
19 febbraio e dal 17 al 28 dello
stesso mese a Torino. Prossimamente sarà a Padova. Ribadiamo
di rivolger domanda per averla
almeno un mese prima del previsto, per permetterne un’efficiente
organizzazione (trasporti e calendario). Le richieste vanno inoltrate sempre alla Società di studi valdesi (via R. d’Azeglio, 2 Torre Pellice, tei. 0121/932179).
□ Cercansi
collaboratori
L’attività del Comitato del tricentenario si sta moltiplicando.
Abbiamo molte richieste di partecipazione a dibattiti, tavole rotonde, riunioni informative sul
tema, articoli di giornale. Per rispondere a tutte le esigenze e per
non gravare solo su alcune persone, è stato approntato un elenco di collaboratori disponibili a
« girare ».
Sempre presso la S.S.V. ove ha
sede il Comitato del tricentenario, sono disponibili le schede
(da compilarsi) per i collaboratori in vista delle manifestazioni
estive, che richiederanno molte
forze in più del normale. Chi fosse interessato, segnali le proprie
disponibilità.
□ Diapositive
sul Rimpatrio
Sono ancora in vendita presso
la Società di studi valdesi le diapositive sul « Glorioso Rimpatrio ». Ogni serie, di 40 immagini,
costa L. 40.000 e si presenta come un utile strumento di lavoro
per i corsi di catechismo, le unioni ed i gruppi giovanili che desiderino conoscere questa pagina
di storia per conferenze sul tema
o per discuterne nelle riunioni
quartierali.
Questo « corso » si divide in
quattro parti : la « revoca », riferita alla cancellazione dell’editto
di Nantes (18.10.1685) emanato
da Enrico IV, che concedeva molti diritti ai protestanti francesi;
« l’esilio », in cui si narra dell’esodo valdese del 1687 verso la Svizzera e le terre del Brandeburgo;
con un inquadramento dell’Europa del 1688, segnata dalla rivoluzione inglese, « il Rimpatrio », di cui si dà una sintetica
descrizione attraverso le varie
tappe che lo caratterizzarono, fra
le quali la battaglia di Salbertrand e l’arrivo nel vallone di
Massello dove i valdesi si ritirarono nel lungo inverno 1689-90; infine «la Balsiglia», dove i valdesi attesero il verdetto sulla loro sorte
resistendo ad oltranza, fino al
cambiamento di alleanza di Vittorio Amedeo II.
Molte sono state fino ad ora
le richieste di acquisto, non solo
all’interno del mondo valdese,
ma da organismi esterni, biblioteche, scuole, enti culturali che
sono interessati alla raccolta di
materiali didattici da riproporre
ad un pubblico più vasto.
Consci che dovremmo approntare altre serie di diapositive sul
tema della storia valdese, perché
l’immagine è certo più efficace
della parola, siamo tuttavia già
soddisfatti di aver contribuito a
questo piccolo servizio di studio
e di lavoro.
4
4 vita delle chiese
10 marzo 1989
r
1889-1989: UNION VAUDOISE DE MARSEILLE
PINEROLO
Souviens-toi du rocher... insegnaci a pregare
La carestia del 1853 fra le cause che provocarono l’emigrazione: essa durerà fino al dopoguerra interessando anche il sud della Francia
A partire dal 1853, nelle valli
valdesi, si erano verificati anni
di carestia, impoverendo così la
popolazione; i raccolti del vino,
delle castagne e delle noci erano
andati completamente a male.
Insieme alla povertà e alla fame, si era stabilita la necessità
di contrarre debiti.
Il pastore Giorgio Appia, in
una lettera alla madre, dicembre 1854, scriveva: « Molta gente rimane pressappoco digiuna
una buona parte della giornata
(...); in una famiglia si sono viste quattro persone dividersi un
uovo (...); a la Torre c'è una famiglia i cui bambini si nutrono
di erbe (...); la miseria è spaven
Ciovedì 9 marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La riunione (ore 20.45,
presso la Comunità di S. Domenico)
è dedicata alla lettura e discussione
del documento preparatorio dell'Assemblea ecumenica di Basilea « Pace
nella giustizia ».
TORRE PELLICE — Presso la sede
del centro d'incontro, in via Repubblica, alle ore 21, prosegue lo studio
del libro dell'Esodo.
Domenica 12 marzo
□ AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso i locali della Casa unionista, ha luogo l'8' assemblea dell'Associazione
amici dell'ospedale valdese di Torre
Pellice.
□ COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Il prossimo incontro
delle coppie interconfessionali si svolge alle ore 15 presso la Casa della
giovane in via S. Pellico 40. Dopo
la lettura biblica viene presentata la
• Carta dei diritti delle coppie miste • e si definisce il programma
dell'incontro del 7-8 maggio a Torre
Pellice.
n INCONTRO DEI
CATECUMENI
DI 4' ANNO
AGAPE — Con il culto nel tempio
di Prali (ore 10.30) inizia l'incontro
dei catecumeni di 4” anno delle chiese del I Distretto. La giornata prosegue ad Agape con una animazione
biblica e termina alle ore 17.
Lunedì 13 marzo
□ INCONTRO PASTORALE
1° DISTRETTO
VILLAR PEROSA — Con inizio alle ore
9.15. si svolge l’incontro pastorale
mensile del 1” distretto.
Al mattino dibattito sulla concezione di Dio nel nuovo catechismo,
introdotto da Claudio Pasquet; nel pomeriggio. dibattito sul laicismo con relazione di Paolo RIbet.
tosa. La maggior parte delle nostre famiglie sono completamente rovinate: ce ne sono di sei,
otto, dieci figliuoli, tutti a casa
e senza nulla da mangiare per
domani. La miseria sta diventando tale che la maggior parte della gente sarà presto allo stremo ».
Per risolvere la situazione arrivarono aiuti da Ginevra e per
mezzo di collette effettuate dalla Tavola. Ma grossi problemi
erano l'eccessiva agglomerazione
degli abitanti; il suolo poco fertile; una sola risorsa, l'agricoltura; famiglie numerose, i conseguenti debiti.
A questo punto l'unica soluzione possibile era l'emigrazione.
Intorno all'anno 1855 si sa che
circa 450 persone, ogni anno, si
dirigevano verso il mezzogiorno
della Francia, oltre che verso la
Svizzera. Molti abitanti della Val
Germanasca e, in parte, della
bassa Val Chisone si dirigevano
verso Marsiglia, dove nel 1868
vivevano non meno di 2.000 vaidesi.
Questo fenomeno continuò fino alla II guerra mondiale.
In alcuni casi emigravano sOr
10 gli uomini per lavori stagionali; spesso si trasferivano intere famiglie. I lavori erano dei
più umili; « le plongeur », cioè
11 lavapiatti; « le vidangeur »;
cioè il vuotafogne. Per le donne
c'erano richieste per fare le balie o le governanti per i bambini.
Tutto questo movimento portò alla costituzione, in Marsiglia,
di una società che accogliesse ;
nuovi emigranti, desse loro una
prima base di appoggio e li indirizzasse verso possibili lavori.
Infatti, nel 1889 nacque la Société de hienfaisance e di questa
è stato festeggiato il centenario
domenica 26 febbraio 1989. In
occasione di questa festa sono
stati invitati il moderatore della
Tavola Valdese (in sua vece il
vicemoderatore pastore B. Bellion), la corale di Pomaretto dirotta da Renato Ribet e accompagnata dal pastore Renato CoYsson, il Console italiano a Marsiglia, il presidente dei « Piemontesi nel mondo », tutti i pastori
di Marsiglia.
AI di là dei vari momenti che
hanno caratterizzato la festa (accoglimento caloroso nelle famiglie, culto nel tempio di rue Grignan, pranzo comunitario, messaggi vari e canti) vorremmo sottolineare il legame che unisce
queste famiglie alle valli valdesi, alle tradizioni che vanno scomparendo, al « patouà » che non
si ha più occasione di parlare.
Vorremmo sottolineare la comunione fraterna tra fratelli e sorelle che vivono in realtà diverse, in nazioni diverse, ma con
le stesse radici storiche e religiose (a sottolineare il legame
della comunità di Marsiglia con
le valli valdesi, TUnion ha donato il suo drappo al museo valdese di Torre Pellice).
Come ha ben ricordato re1 suo
toccante messaggio il pastore
Co'^'sson. noi oegi .scriviamo una
pagina di storia, dove mettiamo
la nostra forza, i nostri interessi; ma affinché il tutto non ri
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manga chiuso in un vaso d'argilla, abbiamo bisogno della forza
che ci viene dalTEterno. La stessa forza che l'Eterno ha dato ai
nostri padri, per permettere loro di tornare nel paese natale.
La luce dell'amore di Cristo brilla al di là dei nostri poveri tentativi, al di sopra dei nostri errori e ci guida a trovare la giusta via.
Questi centenari rappresentano ciò che è stato, sono il ricordo di ciò che è passato, sono la
nostra memoria storica, nella
quale non dobbiamo crogiolarci,
ma dalla quale dobbiamo attingere per avere forza nuova ed
affrontare la nostra pagina di
storia.
« Souviens-toi du rocher d'où
tu as été taillé » ci ricorda il
motto delTUnion vaudoise de
Marseille. A questi cari amici,
ai nostri parenti e, in particolar
modo a Jean Peyronel e famiglia, che mantiene stretti i legami con la sua terra d'origine,
grazie e ...arrivederci a Pentecoste o al XV agosto alla Balsiglia.
Questo è l'invito da parte della
Tavola, ma anche delle comunità.
Paola e Luciano Ribet
Dal paese delle pagode d'oro e
dei Budda, la Birmania, un pugno
di donne cristiane è stato chiamato a preparare la liturgia della Giornata mondiale di preghiera delle donne che è sorta nel
1887, promossa da una sorella
presbiteriana degli USA.
Negli incontri che si svolgono
in tutto il mondo si leva il loro
messaggio, la loro richiesta: Signore, insegnaci a pregare!
La preghiera che Gesù insegnò
ai suoi discepoli e che insegna a
noi oggi. Padre nostro, è il filo
conduttore della liturgia che esse
hanno preparato e che è stata diffusa. Per le valli valdesi e Torino la Giornata si è svolta nel tempio valdese di Pinerolo, gremito
sia al mattino per la partecipazione al culto con la locale comunità e condotto dalle sorelle battiste e valdesi e dell'Esercito della
Salvezza; sia al pomeriggio, che
si è concluso con la celebrazjone
della Santa Cena presieduta dalle
sorelle valdesi di Pinerolo. La numerosa affluenza ha avuto anche
la presenza di sorelle da Alessandria, di alcuni fratelli e di altri
credenti di fede non protestante
che hanno tutti partecipato alla
Cena del Signore.
Ci è stato dato di osservare che
si può prendere coscienza dell'università di questa Giornata
lasciandoci interpellare dalla di
versità dei possibili accostamenti
al testo biblico.
Padre nostro che sei nei cieli.
Padre nostro che sei "altro” dalla
tua creatura e alla quale concedi
di entrare in comunicazione e di
parlarti!
Padre nostro, preghiera da dire
insieme confessando di essere
con Dio e di cercare insieme con
lui e con fratelli e sorelle la strada del Regno.
Sappiamo che è possibile pregare per gli altri solo quando partecipiamo alle loro situazioni particolari senza preconcetti; perciò
vorremmo invitarvi a prolungare questa nostra Giornata leggendo in spirito di preghiera:
« Padre, tu sai di cosa noi abbiamo bisogno: / tre volte al giorno una ciotola di riso, / non è
molto, ma è indispensabile! / Benedici la terra affinché la pianta /
vi possa crescere; / benedici la
spiga di riso e ciascuno / dei suoi
chicchi. / Fa’ che noi accettiamo
il cibo con riconoscenza / e dacci
uno spirito di condivisione / affinché nessuno abbia fame. ¡Tu
fai crescere l’erba e i fiori dei
campi. / Tu mandi il sole, la pioggia e il vento. / Dacci il nostro riso quotidiano affinché noi possiamo / vivere per lodarti e glorificarti » (da KEM Informationsdient).
M. T.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Droga: parliamone
TORRE PELLICE — Domeni
ca 12 marzo, alle ore 15.30, nei
locali della casa unionista di
via Beckwith, avrà luogo una
importante assemblea di chiesa
sul problema della tossicodipendenza.
• Sempre d'cmenica 12 marzo, il culto sarà presieduto dal
pastore Bruno Rostagno che,
ricordiamo, è stato designato
quale pastore titolare di questa
chiesa a partire dal 1° ottobre
di quest’anno.
• Venerdì 10 marzo, alle ore
20.30 avrà luogo, presso la casa unionista, il tradizionale incontro fra concistoro e catecumeni dell’ultimo anno con i genitori.
Durante il culto di Domenica delle Palme, davanti a Dio
Jd alla comunità, Lucia Clot
Luciana Massel, Renata Menusan, Claudio Peyronel, pubblicamente confermeranno il Battesimo ricevuto, confesseranno
la propria fede in Gesù Cristo,
il Signore, si impegneranno a
vivere la propria fede in modo
coerente nella società e nella
chiesa, ed a contribuire alle necessità spirituali e materiali dell’opera del Signore.
niugale benedetta dal Signore.
• E’ deceduta, dopo breve malattia, la sorella Elena Bounous
ved. Salce; al figlio Ettore ed
di 73 anni, residente alla Paiola
Siene della nostra fraterna simpatia.
Auguri!
Verso Pasqua
Catecumeni
VILLASECCA — Allo ore
15.30 di sabato 18 marzo, nella
saletta, avverrà l’incontro dei
catecumeni di IV anno col Concistoro. Sarà questo il primo
momento che darà carattere di
« ufficialità » del nuovo rapporto tra catecumeni e comunità.
• Domenica 12 marzo, ore 10,
avrà luogo l’assemblea di chiesa che dovrà discutere la Relazione finanziaria 1988, reiezione di due deputati alla Conferenza distrettuale (10-11 giugno
a Villar Pellice), reiezione di
un deputato al Sinodo (27 agosto 1° settembre) ed infine eleggere un nuovo membro del Concistoro.
PINEROLO — E’ ancora vivo
in noi il ricordo delle manifestazioni celebrative del XVII
febbraio ed ecco che già si sta
predisponendo il calendario per
il tempo di Pasqua.
• Domenica 19 marzo il culto verrà curato dal gruppo
EGEI e sarà seguito da una
assemblea di chiesa sul tema
del Rimpatrio e per la nomina
dei delegati alla prossima Conferenza distrettuale.
• Avranno inoltre luogo, martedì 21 marzo, due culti presso
le case di riposo Jacopo Bernardi e Stefano Per.
• Giovedì 23 marzo, ore 20.30
(Santa Cena) e venerdì 24 marzo, ore 20.30, culti presieduti
dagli anziani.
© Si sono uniti in matrimonio, nel nostro tempio. Marina
Battaglino e Giorgio Lantelme
ai quali auguriamo una vita co
POMARETTO — E’ nato il
piccolo Fabio De Mar di Danilo
e Marina Ribet di Inverso Pinasca; auguri al piccolo Pabio,
ancora in ospedale e, naturalmente, ai genitori.
• E’ improvvisamente mancata la sorella MUca Siondino
di anni 73 residente alla Paiola
(Inverso Pinasca); ai familiari
in lutto la simpatia cristiana
della comunità.
Riunioni quartierali
ANGROGNA — Le riunioni
quartierali presiedute dall’Unione femminile continuano con il
seguente calendario; lunedi 13
(capoluogo); martedì 14 (Martel); giovedì 16 (Odin-Bertot).
Filodrammatica
VILLAR PEROSA — Buon
successo e buona partecipazione alle serate organizzate dalla
filodrammatica in occasione del
XVII febbraio a cui ha collaborato anche l’Unione musicale di
Inverso Pinasca.
• Prossime riunioni quartieraii: il 14/3 a Pleccia (famiglia
Ghigo), il 15/3 ai Tupini (famiglia Ghigo), il 17/3 in zona
Municipio (famiglia Bertin).
In un mare di verde, in un'oasi di pace
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TORRE PELLICE
5
10 marzo 1989
vita delle chiese
Confronti
BOLOGNA
CORRISPONDENZE
Quando la comunità è solida
a più voci
Un teologo vittima e testimone del nazismo Contrapposizione evangelica alla tradizione?
La chiesa metodista di Bologna
è particolarmente impegnata in
questo periodo in un confronto
ecumenico a più voci, che sta suscitando vivo interesse in città.
Ecco in breve l’informazione sugli ultimi due incontri.
La testimonianza di
Dietrich Bonhoeffer
Invitati dal SAE, nell’arco di
un’intensa giornata, il 19 febbraio, i professori Alberto Gallas deirUniversità Cattolica di
Milano e Sergio Rostagno, della Facoltà valdese di teologia,
hanno ricordato la vita, l’opera
ed il pensiero del grande teologo e testimone, vittima della
barbarie nazista.
Un pubblico folto ha seguito
le relazioni e partecipato al dibattito, presso la chiesa metodista di Bologna.
Ritengo significativo che tutti
i fratelli cattolici del « gruppo
interconfessionale di studio biblico » abbiano partecipato al
culto, condotto da Sergio Rostagno.
E’ arduo condensare in poche
righe due relazioni di ampio respiro, storica quella di Gallas,
teologica quella di Rostagno, oltre all’insolitamente nutrito dibattito.
Pertanto mi sembra più proficuo segnalare tre punti emergenti; chi è interessato potrà
avere la copia, su cassetta, della registrazione.
Gallas: Bonhoeffer, uomo diviso tra la sua appartenenza ad
una borghesia elitaria e la scoperta della socialità della chiesa, che supera la dicotomia tra
«evento» (Barth) e «visibilità»
(cattolicesimo).
Rostagno: citando Dorothea
Solle, insiste sul radicalismo di
Bonhoeffer nell’equazione; abolire la religione significa acquisire autenticità nella fede, al di là
di ogni alienazione.
Dibattito: (quasi due ore, avvincente), centrato sul tema introdotto da Rostagno; Dio e storia; assoluto e relativo. Quale
accesso è dato all’uomo all’assoluto? Nessuno, si è detto, se
non relativizzando Dio nella storia, essere nella storia per conoscere Dio.
D. V.
Scrittura e
tradizioni
Come poniamo in rapporto
Scrittura e tradizione? Gli evangelici, dalla Riforma, sono portati esclusivamente verso un rapporto di totale co'ttrapposizione.
Ma oggi il problema si pone
in termini più complessi. Infatti, non è forse vero che ciascun
gruppo confessionale — e quindi anche noi protestanti — legge la Bibbia nell’ottica di una
tradizione? E soprattutto; la
Scrittura stessa non si presenta
forse come un « portato » di tradizioni? Una specifica tradizione
come parte della nostra forma
mentis, e le tradizioni nelle
Scritture: ecco i problemi essenziali.
A questi temi è stata dedicata una serata di studio a Bologna, il 14 febbraio, presso la
Chiesa metodista. Organizzata
dal locale « gruppo di studio biblico interconfessionale », la tavola rotonda ha visto lo stimolante intervento di tre relatori:
Alberto Somekh, rabbino a Bologna, Paolo Serra-Zanetti, sacerdote e docente universitario,
Daniele Garrone, pastore evangelico e docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di
teologia (la scelta dei relatori
è da collegare al fatto che il
gruppo interconfessionale citato
sta quest’anno studiando il libro
del Deuteronomio).
Un clima di vivace interesse
ha circondato l’iniziativa, verificando positivamente un sano spirito di ecumenismo. Quello spirito di libertà che — come ha
indicato Garrone — sa uscire
dalle proprie tradizioni rivedendole con atteggiamento critico e
con rispetto nei confronti delle
altre posizioni; che anzi si sforza di conoscere e comprendere
le altre letture della Scrittura
senza mortificarle (vedi il rapporto tra tradizione cristiana e
tradizione ebraica).
In effetti, proprio il « sola
Scriptura » ci insegna che l’incontro della fede non è un nostro prodotto (che si cristallizza
in una tradizione), ma pur sempre e in primo luogo incontro
con Dio, « altro da me », in un
vis-à-vis.
R. B.
SAVONA — La chiesa ha iniziato l’anno con la visita della
commissione esecutiva del II Distretto, il 13 gennaio, conclusasi
la sera con la cena comune e
l’assemblea di chiesa, lasciando
« l’impressione di una comunità
solida e impegnata, con la consapevolezza che la testimonianza
non è mai esaurita e che le posizioni raggiunte diventano sempre
di volta in volta, per grazia di
Dio, posizioni di partenza ».
• La prima domenica di febbraio nuovamente agape fraterna a conclusione del culto, quando la sorella Valeriana, proveniente dal cattolicesimo, ha confessato la sua fede nel Signore
vivente, entrando in comunione
con la comunità con una dichiarazione che è stata una vera predicazione delTEvangelo.
• A marzo è attesa per la domenica delle Palme la visita del
professore Sergio Rostagno che
presiederà il culto e, dopo il
pranzo insieme nella sala sottostante, parlerà all’assemblea della Facoltà valdese di teologia di
Roma, di cui è professore.
• Ad Albenga, sabato 18 febbraio, ha avuto luogo una pubblica presentazione del nuovo
Centro evangelico, intitolato ai
fondatori della chiesa di Albenga, Giobatta e Onelia Basso. Ha
sede in un piccolo locale del Centro culturale comunale, messo a
disposizione delle varie associazione cittadine daH’amministrazione.
Il pastore Franco Becchino, alla presenza delle autorità, ha fatto rilevare come con Taflermazione dell’unità europea si scoprirà
che cristianesimo in Europa non
è solo cattolicesimo, ma una pluralità di confessioni evangeliche
storicamente e numericamente
ben rappresentate e che tanti
aspetti delTodiema società derivano proprio dal movimento riformato europeo.
Il nuovo Centro evangelico mette a disposizione della cittadinanza una piccola biblioteca circolante di cultura religiosa, le pubblicazioni evangeliche e la Bibbia
ed una persona qualificata per
conversare sui problemi della fede, in orari prestabiliti.
AVIGLIANA
Nuovo padiglione
Martedì 28 febbraio, presso la
casa di riposo « Villa Grazialma », via Umberto I n. 8, è stato
inaugurato il nuovo padiglione
per soggiorni temporanei.
La ristrutturazione esterna ed
interna di tale padiglione e la
nuova lavanderia annessa sono
state realizzate grazie alle offerte
pervenute da diverse chiese evangeliche del Piemonte, della Lombardia e della Liguria. L’allesti
COMMISSIONE PER L’OPERA BALNEARE VALDESE
G.P. MEILLE - BORGIO VEREZZI (Savona)
Sono stati fissati i turni della colonia marina anno 1989 a Borgio Verezzi (Savona) per i bambini in età dai 6 ai 12 anni (nati dopo il I.I.I977 e non oltre il 31.5.1983).
1° turno dal 19 giugno al 10 luglio 1989
2° turno dal 10 luglio al 31 luglio 1989
3“ turno dal 31 luglio al 21 agosto 1989
4° turno dal 21 agosto al 11 settembre 1989
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la segreteria della Chiesa valdese di Torino, Via S. Pio V n. 15 -10125 Torino - tei. 011/6692838. Termine
delle iscrizioni: 15 maggio 1989.
Si accettano domande per personale (evangelico) addetto ai turni di colonia: monitrici/ori, vigilatrici/ori, infermiere/i. Età minima 18 anni compiuti.
La commissione è a disposizione per ogni ulteriore informazione.
Il riferimento
alla Riforma
AOSTA — Una dinamica sequenza di fatti ha interessato
la nostra chiesa.
• La riuscita giornata comunitaria di gennaio, con agape e recita dei bambini.
• La serata ecumenica; ospiti
quest’anno della parrocchia di
S. Stefano, dove abbiamo tutti
gioito di una vera comunione
nella predicazione, nel canto, nelle preghiere e nel momento di
socialità.
• La scoperta della strabiliante
storia della evangelizzazione in
Valle d’Aosta, nei due tempi della Riforma e delT80O, desunta
dalla preziosa ricerca del pastore Castellani, è stata una novità
per tutti. Questa ricerca apre ora
stimolanti orizzonti per studiosi
della valle e per gli stessi membri della comunità; esemplificando ne citeremo solo due: la
Riforma luterana ed i circa 70
anni di scuole valdesi in valle.
• La RAI-’TV continua ad essere attenta alla realtà della nostra esigua minoranza ed alla sua
storia. Per la giornata dell’emancipazione ha proposto un bell’inserto che nelle sue tre emissioni
giornaliere ha sicuramente interessato un vasto pubblico.
Un’altra trasmissione specifica
è già in allestimento.
• Dopo l’invio di tante lettere
di disponibilità, e l’aiuto di un
docente, anche la scuola si apre
alla nostra presenza. Il 17 febbraio il pastore ha potuto parlare ad un gruppo di allievi e professori del Liceo scientifico sulla
teologia di Lutero e Calvino.
• Domenica 26 febbraio si è
poi avuta la conferenza preliminare, tenuta nella nostra chiesa
dal pastore, sul 3“ centenario del
« glorioso rimpatrio ». Lo scopo
era anzitutto di sensibilizzare la
comunità su questo importante
momento, ma è stata seguita anche da un buon numero di cattolici.
Alla dinamica esterna, corrisponde una viva partecipazione
di simpatizzanti che seguono la
Parola di Dio nella linea teologica della Riforma. Tutto questo
ci porta a lodare Dio e ad essergli grati per ogni suo dono.
La pièce di
C. Dickens
ti di gioia e di agape fraterna. I
bambini della Scuola domenicale,
con la competenza delle monitrici e nei panni di « primo attore » di un ragazzo del catechismo, hanno approntato una « pièce » di Charles Dickens. Nella sala delle attività, trasformata per
l’occasione in palcoscenico, abbiamo assistito ad una efficace
interpretazione della figura di
Sgrog, uomo afflitto dai dispiaceri e reso apparentemente insensibile alTEvangelo; ma una notte
di Natale accade l’imprevisto, il
cambiamento, la conversione a
Cristo.
Un testo semplice, ma efficace,
il cui insegnamento è stato colto
dai bambini e dai grandi, alcuni
dei quali simpatizzanti aggiuntisi
negli ultimi tempi.
• Gruppo interconfessionale
del Salente. Da un paio di anni,
per iniziativa di una sorella svizzera, si raccoglie il giovedì, in
una casa privata, un gruppetto di
sorelle di lingua tedesca appartenenti a differenti confessioni :
cattolica, riformata e pentecostale.
Si alternano lo studio biblico e
il culto, con un intenso scambio
di opinioni in un fecondo dialogo
ecumenico.
• Agape e conferenza del XVII
febbraio. Quest’anno per il XVII
febbraio abbiamo avuto come
gradito ospite il prof. Jean Gönnet che, nella sala di rappresentanza della Provincia, ha tenuto
di fronte ad un folto pubblico
una apprezzata conferenza sul
« Ritorno » sui testi originali, accompagnati da una chiara sintesi, per cattolici e simpatizzanti,
del valdismo dalle origini alle Pasque piemontesi.
E’ stato un bel momento di testimonianza pubblica che ha visto uniti alcuni evangelici battisti di Mottola e valdesi di Grottaglie e Taranto, legati tra di loro da intensi legami fraterni. Per
l’occasione sono stati invitati, per
brevi comunicazioni, il delegato
diocesano per l’ecumenismo ed
un responsabile della federazione
del PCI.
mento e l’arredamento interni
sono stati offerti dal Lions Club
Torino Cittadella.
La Casa di riposo « Villa Grazialma », sorta nel 1961 per l’attivo interessamento delle chiese
battiste della zona, accoglie attualmente 34 anziani (di cui 10
non più autosufficienti) d’ambo
i sessi, senza distinzione di confessione religiosa.
TARANTO — Le tradizionali
feste delle Scuole domenicali
hanno permesso a genitori, monitori e bambini di vivere momen
VENEZIA — Nella chiesa valdese
sabato 11 marzo, alle ore 17, avrà
luogo un incontro dibattito con ia partecipazione di don Giuseppe Buggeri,
teologo, e del pastore Alfredo Berlendis, sul tema: Quale via ecumenica?
Commento al libro di Oscar Cullmann:
o L'unità attraverso la diversità ».
daudìana editrice
NOVITÀ’
DOMENICO MASELLI
Villa Betania
Un’avventura della fede
storia dell’Ospedale evangelico di Napoli
pp. 153, 19 ill.ni f.t., collana « Società Studi Evangelici » n. 1
L. 15.(XX)
Nel ventennale della fondazione dell’Ospedale evangelico
di Napoli che è la risposta ad una chiamata, una sperimentazione dell’amore di Cristo nel tempo presente. Un’opera che
porta l’impronta indelebile della personalità di medico e di
evangelico dell’indimenticabile dr. Teofilo Santi e di tutti gli
altri evangelici che a lungo hanno lottato aspramente per realizzare il loro « sogno ».
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
6
6 prospettive bibliche
10 marzo 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
L’apostolo Paolo dal vivo
Romani 12: 1-5
Quest’anno riflettiamo sulla riconciliazione delle chiese secondo un testo classico del movimento ecumenico, scelto dal Consiglio dei cristiani
canadesi. Una proposta poco originale, mi pare, perché citata spesso...
Comunque, apriamola, questa lettera: poche pagine di un libro voluminoso, è letteratura abbastanza occasionale come tutte le lettere, e si occupa di una situazione particolare
nella comunità primitiva della capitale, retta dall'imperatore Claudio,
intorno all’anno 52 dopo Cristo.
Paolo nemmeno per sogno voleva
collegare la sua produzione fragile
con la scrittura sacra della Torà, dei
profeti, degli scritti, cioè con la sua
Bibbia. Accanto ai salmi secolari, i
sospiri paolini? Accanto al grande
Isaia, la vocazione del piccolo Saul?
Continuare la storia di Àbramo e Mosé con i nomi sconosciuti di una Prisca o di un Barnaba? Paragonare l’ebraico classico al greco corrente, lo
stile monumentale a quello personale, un’opera plurisecolare ad opuscoli
di pochi anni?
No, non voleva scrivere nemmeno un libro, lui che esortava così i
romani: « Non valutatevi più di
quanto è conveniente »; invece continuava a leggere, cantare, citare e
spiegare la sacra Bibbia ebraica,
però attraverso una nuova chiave di
lettura e da buon ebreo, quale era, la
metteva in pratica. S’impegnava nella costruzione di comunità che già
avevano causato l’imbarazzo delle
autorità perché in esse conviveva
gente poco affine, ebrei e barbari,
nobildonne e schiave...
« Edificare »:
il programma ecumenico,
universale di Dio
« Edificare », così Paolo chiamava
questa sua attività. Con lui, la sospetta setta messianica ha trovato il suo
architetto, che tra sinagoga, galera e
ville private non aveva né dimora
fissa né tempo libero per scrivere libri, nemmeno liturgie. Lui, esecutore
fedele del programma universale del
suo Dio, programma veramente ecumenico perché in Cristo, indirizzato
a tutto il mondo abitato, costruiva e
offriva una crescente ed affascinante
rete di legami e di azioni superando i
confini consueti tra sacro e profano.
« Offrite voi stessi in sacrificio vivente, a Dio gradito; è questo il vero
culto che gli dovete... ». Ecco la dimensione corporea, il livello quotidiano della vita come liturgia, come
culto « logico » e praticabile anche
dai meno iniziati, dai meno colti ma
utili, necessari e invitati alla nuova,
universale realtà del regno, chiamato
« corpo di Cristo ».
A questa costruzione sorprendente
s’adatta il linguaggio paolino: semplice, anche molto misto tra greco
ordinario ed accenni ebraici, con tematiche anche banali e governato da
un accento quasi orale e molto intimo: Paolo si rallegra e piange — e lo
consiglia anche ai suoi lettori (v.
15) —, canticchia, brontola, manda
abbracci ed ama salutare... e tutto
ciò in prima persona. Così parlava
« a cuore aperto » al cuore del popolo
minuto, la sua autorità si concentra
li testo che siamo lieti di pubbli care — ci è stato inviato, ma non dal
predicatore — è quello della meditazione biblica tenuta nella basilica di
S. Marco, a Venezia, dal past. J. Kleemann, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, pastore delle comunità luterane di Firenze e di
Venezia, il 20 gennaio 1989, nel quadro della Settimana di preghiera per
l’unità. La freschezza di questo discorso è affascinante, la semplicità di
questo messaggio, che rivive quello paolinico, è direttamente proporzionale alla sua lucida penetranza. Una sola riserva: il quadro, il contesto,
ricordando che la chiesa valdese di Venezia si è, come tale, dissociata
da quella manifestazione, anche se singoli valdesi vi hanno partecipato.
Quello che fa problema, in quel contesto, è l’ultima parte di questa meditazione: è sostenibile assimilare la ’’questione ecumenica” quale si poneva nel I secolo e quella del XX secolo? (Del resto, lo stesso Paolo non
saluta né fa salutare alcuno della pur numerosissima sinagoga di Roma, per restare nel parallelo). Protestantesimo e cattolicesimo non sono, nel loro rapporto reciproco, il corrispettivo odierno delle chiese cristiane di Corinto e di Roma a metà del I secolo: purtroppo, ma è così;
non occorre allora vegliare a non dare impressione diversa, proprio
per la sincerità e la verità del rapporto ecumenico? Siamo comunque lieti
di offrire alla riflessione dei lettori il vivace messaggio, e il problema.
a cura di GINO tXINTE
va nel « Vi supplichiamo... Vi preghiamo... ». Chi vorrebbe evangelizzare non dimentichi che questo linguaggio è nato da una vita spesa tra
sinagoga e galera, nutrito da dibattiti, contatti, viaggi, dalle convivenze e relazioni nuove ma anche sofferte. « Non ha più alcuna importanza
l'essere ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna... » scriveva l’apostolo ai Calati (3: 28) e così rivelava il disegno che sta alla base del
suo lavoro costruttivo: il patto di salvezza del Dio d’Àbramo, offerto a tutti, oltre i confini del popolo d’Israele.
Questo disegno ha un nome: corpo
di Cristo.
La ormai famosa dottrina della
giustificazione per fede nella lettera
di Paolo aveva un vero e proprio senso ecumenico: giustificare la piena
accettazione dei pagani, delle donne
e degli schiavi nell’alleanza con il Dio
d’Àbramo e della Torà. Giustificare,
però, inteso come costruzione di una
forma di vita, perché la fede, più
che pensare e costruire principi, è un
tentativo di convivenza. Nella lingua di Paolo la chiesa si chiama
« convocazione ». Un lavoro di collaborazione, cooperazione mai esclusivo, nemmeno verso il popolo a
cui appartiene Paolo. Nei capitoli 911, i più appassionati della sua lettera, voleva costruire una comunità
romana aperta, attraente per gli
ebrei, « rendendo gelosi di voi alcuni
dei miei connazionali perché accolgano la salvezza » (11:13). E noi, lettori
alla soglia del 2000, abbiamo forse
capito la supplica che già i romani
non avevano ben accolto? Vogliamo
ancora costruire le nostre comunità
contro la parte ebraica e maggiore
della nostra Bibbia, senza e contro il
nostro « fratello maggiore »?
Dal bloc-notes
al testo ufficiale...
Però, i pochi foglietti della nostra
lettera sono diventati parte di un
libro « nuovo » e la maggior parte, la
Bibbia del popolo d’Israele, una
semplice premessa. La letteratura
clandestina settaria è diventata epistola ufficiale; il loro autore, il teologo della religione di stato.
Noi, i pagani, siamo diventati gli
eredi d’Àbramo, il suo Dio è stato se
questrato da noi. Emarginati invece,
esclusi e bruciati, come se fossero
una setta pericolosa, sono ormai i
connazionali di Paolo.
Il suo edificio futuristico si è allargato e stabilito, conosciuto sotto il
nome di «corpus christianum», molto
esclusivo, anzi minaccioso. Questo a
me, perché vorrei parlare in prima
persona, ha fatto sempre paura, fino
ad oggi. Certo, una parte di questo
« palazzo » offre un posto anche a
me: ho imparato a studiare proprio
la Lettera ai romani, che in ogni capitolo appare come una lezione di dottrina, di morale, di pastorale. Sì, da
secoli abbiamo il tempo ed anche i
luoghi giusti per scrivere libri e liturgie, parlavamo e parliamo ancora un
linguaggio religioso, preferiamo la
terza persona e le costruzioni grammaticali che garantiscono un alto livello astratto.
Un linguaggio imperiale! Mi faceva
paura, questa Lettera ai romani, letta ad alta voce, citata come fonte di
verità assoluta. Noi, predicatori della
chiesa trionfante occidentale, abbiamo aggiunto un tono acuto, abbiamo
convertito i consigli in norme, le
suppliche in imperativi, la rabbia
personale nella minaccia ufficiale e la
situazione particolare in una condizione universale. Non crea forse paura la parola « evangelizzare », perché
suona come « intimare, comandare,
obbedire »? Il corpo di Cristo, visto
così, sarebbe piaciuto anche ai prefetti romani che usavano la metafora
del corpo e delle membra per richiamare all’ordine, al servizio pubblico
i piccoli (già Platone faceva così). Un
« solo corpo », detto dalla bocca dei
potenti, suona a me, nato durante il
regime nazista, come una parola
d’ordine dettata dall’alto, invito forzato alle minoranze: io capisco: « Q
tornate indietro e vi inserite, o sarete tagliate fuori ».
Mi pare che nel corso della storia
europea la Lettera ai romani veniva
usata come una circolare ministeriale, spesso anche come codice penale,
regolamento per una vita totalmente
controllata.
La storia capovolta
Con tutto ciò abbiamo capovolto la
storia. Siamo tornati indietro prima
di Damasco, abbiamo ritrovato Paolo
il persecutore. A questo Paolo, ai suoi
successori, ai predicatori, inquisitori, possessori e difensori della verità
e del solo corpo esclusivo. Cristo fa
la sua domanda di Damasco:
« Saul, Saul, perché mi perseguiti?
Perché allontani e separi da me ciò
che è mio? Perché vuoi isolare il Dio
d’Àbramo dalla sua gente? Perché
ami la grammatica del giudicare,
condannare, condizionare e selezionare? Io mi son fatto in quattro per
le mie creature, per distribuirmi tra
tutti i frammenti dell’umanità e tu,
a nome mio e alla tavola mia, vorresti creare un’élite esclusiva?
Ma su, alzati e va’ in città; là c’è
qualcuno che ti dirà quello che devi
fare... » (Atti, cap. 9). Credo che la
parola di Cristo ha fatto sì che le nostre chiese, noi stessi, abbiamo tentato di alzarci. Ancora sotto shock dopo tanti massacri e sei milioni di connazionali dell’apostolo assassinati,
cerchiamo la voce amica, impariamo
a vedere il vero corpo di Cristo, corpo — lo avevamo dimenticato — crocifisso. E succede che sentiamo ed
accettiamo come doni diversi, ma
promettenti, i nemici di una volta.
Atei, eretici, anzi le donne entrano
nel dialogo, ancora molto timido ed
ancora ostacolato. Può il persecutore
imparare ad essere un costruttore,
rischiando di essere anche vittima?
Cartoline di saluto
Comunque, apriamola, questa Bibbia degli ebrei e dei cristiani. E comincio — non sono un Sant’Agostino, né un Martin Luther, né un Karl
Barth — con il primo esercizio, molto leggero ma costruttivo: non produco un libro, nemmeno una lettera,
solo cartoline con saluti, scrivendo
sulle righe dell’ultimo capitolo della
Lettera ai romani: Vi raccomando la
nostra sorella Maria Vingiani che lavora a Roma al servizio del Segretariato Attività Ecumeniche, essa ha
aiutato molta gente e anche me...; salutate il mio caro don Zanetti a Fortogna, che si era alzato anni fa alle
5 della mattina per trovarmi a Firenze; salutate Madre Gemma, ormai a
Roma, che mi ha insegnato l’intreccio tra spiritualità e carità; salutate
i Ravalli-Modoni, che da sempre incoraggiano gli incontri ecumenici;
salutate le parrocchie del Lido che
spesso mi invitano generosamente;
salutate Amos Luzzatto che a noi ha
dato tante lezioni preziose della Bibbia ebraica...; salutate i fratelli e le
sorelle hnndicappati che attraverso
la loro instancabile fedeltà lavorano
per il Signore... Vi salutano le sorelle
Franzoi, Pitteri, Romor, Sarpellon e
Zennaro e il fratello Roch che come
consiglieri servono la comunità luterana e danno da mangiare al pastore,
vi salutano i membri evangelici del
corpo di Cristo che spesso si sentono mal capiti da voi, ma con voi cercano le risposte convincenti ai problemi dell’Italia di oggi... Salutatevi
l’un l’altro con un fraterno abbraccio, un bacio santo. Tutte le chiese di
Cristo vi salutano. A Dio, che solo è
sapiente, a lui per mezzo di Gesù Cristo, sia la gloria per sempre, amen.
Jiirg Kleemann
7
10 marzo 1989
ecumenismo
BOLDERN (SVIZZERA): INCONTRO DEL FORUM ECUMENICO
Donne cristiane
in Europa
La struttura di un’organizzazione che mantiene però il carattere
di movimento - Il confronto del Comitato per la pace e la giustizia
Il Forum ecumenico delle donne cristiane in Europa è forse
la più giovane organizzazione ecumenica di questo continente.
Nato ufficialmente sei anni fa,
dopo una gestazione di quattro
anni, raccoglie donne anglicane,
cattoliche, ortodosse e protestanti di diverse tradizioni, che cercano insieme la loro identità europea e la possibilità di condividere esperienze e ricerche.
Forum, perché?
Perché non si è voluto creare
un’organizzazione rigida, con
molte strutture, ma un movimento che sceglie di volta in volta
gli strumenti che gli sono necessari per il Suo lavoro. Un forum, cioè secondo il significato
latino della parola, un luogo dove ci si incontra, si discute, ci
si conosce. Mentre le donne di
altri continenti si erano organizzate in quanto cristiane da molto tempo, le europee continuavano ad agire in ordine sparso,
e solo di recente si sono accorte della situazione di debolezza
in cui questo le poneva, e della
necessità di .un maggior coordinamento. Così, in un incontro a
Braxelles nel 1978, hanno deciso
di cominciare a collaborare e
l’hanno fatto subito nel modo
più ecumenico, invitando, fin dal
principio tutte le confessioni cristiane a unirsi in uno sforzo comune
Gli strumenti
Le lingue ufficiali sono tre;
francese, inglese e tedesco. Nelle tre lingue il Forum pubblica
un bollettino due o tre volte all’anno e una rivista dal titolo
Riconciliazione una volta all’anno.
Ogni quattro anni si riunisce
l’Assemblea, a cui tutti i movimenti e le organizzazioni affiliate mandano le loro delegate. Secondo le necessità (e la disponibilità finanziaria) fra un’Assemblea e l’altra si organizzano dei
seminari a livello europeo o degli incontri regionali. Per praticità e per svolgere un lavoro più
decentrato l'Europa è stata sommariamente suddivisa in otto regioni, abbastanza dissimili tra loro come grandezza e numero di
paesi; per esempio una regione
è la parte europea dell’Unione
Sovietica, un’altra comprende i
quattro paesi scandinavi, un’altra i cinque paesi del Sud, dalla
Grecia al Portogallo passando per
Malta, e così via. Soltanto gruppi o organizzazioni di donne cristiane possono essere membri a
tutti gli effetti. 1 singoli (uomini e donne) possono essere amici del Forum, pagare una quota e ricevere il materiale e la
rivista.
I comitati
permanenti
Nella Seconda Assemblea (Finlandia, 1986) è stata decisa la
creazione di due Comitati; uno
per la riflessione teologica dal
punto di vista delle donne, l’altro per la pace e la giustizia.
Il primo vuole essere lo stintolo, il punto d'incontro dei vari aspetti della riflessione teologica, sia al livello accademico
bielle donne che hanno studiato
n in.segnano teologia, sia a li
vello di quei gruppi che, più semplicemente, rifiettono e leggono
la Bibbia con una sensibilità e
da un punto di vista diverso da
quelli tradizionali.
Uno dei temi che sono al centro dell’attenzione del Comitato è
quello dell’antropologia (cioè lo
studio sistematico dell’essere umano) che per secoli è stata pesantemente dominata dalla rifiessione deiruomo. Sarà interessante vedere se lo stesso studio, fatto dalle donne, porterà a scoperte e risultati diversi.
Il Comitato per la pace e la
giustizia è stato impegnato in
questi ultimi m.esi nell’organizzazione dell’incontro a Boldern
(Zurigo), che ha avuto luogo dal
7 al 12 febbraio sul tema « Cercare la giustizia, fare la pace,
vivere in armonia con il creato ».
A Boldern
da 23 paesi
Circa novanta donne si sono
riunite nell’Accademia evangelica svizzera per quattro giornate intense di discussioni, scambi d’esperienze e informazioni,
ricerca di linee d’impegno per
il futuro.
Presidente dell’incontro è stata la dr. Marga Buhrig, che è
una dei sette presidenti del Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC); è anche a capo del Gruppo di lavoro che organizza il raduno mondiale del 1990 a Seul
su « Giustizia, pace e integrità
del creato ». Essa ha collocato
l’incontro di Boldern nel contesto di marcia del « processo conciliare » verso l’unità in Cristo
e ha affermato che il CEC e le
chiese hanno bisogno delle voci
delle donne. Queste non sono ancora abbastanza udibili, per cui
è importante che le donne sappiano esprimere con chiarezza,
senza esitazioni, la loro fede, la
loro ricerca, le loro aspettative.
Antje Vòllmer è stata l’unica
oratrice; dottore in teologia, pastore, membro del parlamento
tedesco nel gruppo dei Verdi, è
impegnata in una ricerca sul1’« utopia perduta delle donne ».
Anche questo campo è dominato dal pensiero maschile, perché per costruire un’utopia bisogna essere sicure che l’avvenire ci appartiene, ciò che non è
affatto evidente per le donne.
Il tema dell’incontro di Boldeim
è pieno d’utopia; cercare la giustizia vuol dire cercare qualcosa che non esiste, di cui si ha
nostalgia («si può capire la giustizia solo se si sa cos’è la grazia »); fare la pace, anzi sarebbe
meglio dire trovare la pace; la
si può trovare solo al di là della
frontiera, al di là deU’immagine
del nemico che è in me; vivere
in armonia (il testo inglese dice
gently, intraducibile) con la natura, dove non esistono un dominio
o un’autonomia assoluti, ma piuttosto degli stati fluttuanti, dipendenti, dei cambiamenti continui,
dei rapporti mutui. Perché non
utilizzare questo modello per i
rapporti umani?
Quindi per due giorni le partecipanti hanno lavorato divise
in quattro gruppi;
1) la giustizia in Europa per
le donne;
2) la riconciliazione;
3) la non violenza;
4) la creazione.
Usando metodi diversi secondo la necessità (presenza di « e
sperte », uso della mimica, assunzione di « ruoli » di personaggi biblici, discussione in piccoli
gruppi) si è fatta un’analisi della situazione cercando poi di trovare delle proposte concrete e
realiste. Il tutto in un clima di
creatività, apertura, ascolto, in
cui però non sono mancati momenti di incomprensione, tensioni, difficoltà. A cui sono seguiti
tempi di allegria, risate, danze
e canti.
Verso l’Assemblea
di Basilea
Dalla riflessione dei gruppi,
dai due culti giornalieri, dal culto finale della domenica mattina, con Santa Cena (dopo molti
dubbi abbiamo deciso di fare il
culto con Santa Cena, pur sapendo che è uno dei momenti di
maggior divisione perché non
tutte possono partecipare alla
comunione, ma sapendo anche
che la chiarezza è meglio dell’illusione), è stato stilato un messaggio alle chiese e alle donne
cristiane, di cui è data qui a
lato una sintesi.
L’incontro di Boldern, che per
una giornata si è trasferito alla
Paulus Akademie di Zurigo per
incontrare oltre 200 donne svizzere, è stato un ottimo tempo
di lavoro e di crescita, uno dei
migliori incontri di donne europee. Molte delie partecipanti saranno a Basilea alla conferenza
delle chiese europee come delegate, esperte, osservatrici, ecc.
e Speriamo vi possano recare le
proposte ed esiperienze vissute
a Boldern. Speriamo pure che
tutte le partecipanti trasmettano ai gruppi di donne cristiane
dei loro paesi le aperture e i
modelli di lavoro di gruppo sperimentati.
Messaggio finale
Il messaggio dell’incontro di Boldern organizzato dal
Forum ecumenico delle donne cristiane in Europa, 7-12 febbraio 1989, è diviso in tre sezioni. Ne diamo qui una sintesi.
Dopo una breve parte di analisi della situazione, si menzionano gli impegni che le donne hanno preso a favore del
creato, della giustizia e della pace.
« Ed ecco, era molto buono », cosi dice Dio a proposito
del creato all’alba della storia (Genesi 1; 31).
Ma oggi gli atti fondamentali della vita umana sono diventati pericolosi;
respirare, a causa dell’inquinamento dell’aria
bere, a causa della contaminazione delle fonti
mangiare, a causa dei prodotti chimici usati nell’agricoltura.
Perciò noi donne ci impegniamo ad assumere delle responsabilità nella nostra vita, a usare le risorse senza sprechi, a proteggere l’ambiente e a opporci a sviluppi che sfruttano ancor più la natura.
Il concetto biblico di dominio non significa sfruttamento, ma un’amministrazione armoniosa della creazione di Dio e
la consapevolezza che anche noi siamo parte del ciclo della natura.
«Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia,
perché essi saranno saziati », afferma Gesù Cristo invitandoci
a seguire i suoi passi verso il regno (Matteo 5; 6).
Come donne cristiane europee siamo consapevoli delle
ingiustizie del nostro continente; della nuova povertà che colpisce soprattutto le donne giovani con bambini, le anziane, le
immigrate; dello sfruttamento di donne del Terzo Mondo in
Europa che è una nuova forma di schiavitù; del pesante carico di lavoro (spesso triplo lavoro) di molte donne; del fatto che il lavoro delle donne in casa e quello volontario in
chiesa e nella società rimane invisibile e non viene considerato.
Mentre cerchiamo di costruire una casa europea, come
donne ci impegniamo a non costruirla sulle spalle dei più
deboli delle nostre società, a condividere il lavoro e a sviluppare un concetto di lavoro che sia compatibile con l’ambiente, con la pace, con i bisogni dei nostri corpi, che non sfrutti nessuno e sviluppi ulteriormente la democrazia di base.
« Ecco, io faccio ogni cosa nuova » (Apocalisse 21; 5).
Con desiderio e gioia ascoltiamo la promessa del potere rinnovatore dello Spirito Santo.
Non vi può essere pace senza riconciliazione e questo significa ricordare e rifiettere sulla nostra storia, analizzare
le cause dei conflitti e curare le ferite.
Come donne ci impegniamo (fra l’altro) a;
— agire per vincere l’immagine del nemico
— educare i nostri figli per la pace
— prepararci a gestire i conflitti, nella vita privata e pubblica
— imparare metodi di azione nonviolenta
— continuare il dibattito nelle chiese sull’obiezione di coscienza
— esortare tutti i governi a continuare nel processo di disarmo.
Sogniamo un’Europa senza frontiere in cui la visione
prenda il posto della di-visione.
Con il profeta Amos diciamo ; « Ricercate il bene e non
il male, affinché viviate» (Amos 5: 14), sfidando i popoli d’Europa a scegliere la vita, cercare la giustizia, difendere la terra,
creare la pace, superare le inimicizie.
INTERVISTA A ADRIANA GAVINA
Intensificare l’impegno
Adriana Gavina, presidente della Federazione donne evangeliche in Italia (FDEI), battista,
studente in teologia, era la delegata italiana aU’incontro di
Boldern. A lei abbiamo posto
alcune domande.
E’ la prima volta che partecipi
a un incontro organizzato dal
Forum ecumenico delle donne
cristiane in Europa. Quali sono
le tue impressioni?
Conosco da tempo il lavoro
che il Forum svolge attraverso
incontri personali e le varie pubblicazioni che ricevo. Non aveva mai partecipato a una riunione internazionale del Forum,
ma ho accettato di venire con
gioia perché, seguendo nel Bollettino i resoconti di varie riunioni nazionali e regionali, ero
ansiosa di conoscere queste sorelle, di esserne parte attiva anch’io.
Devo dire che le mie aspettative non sono andate deluse. Prima di tutto, in questi incontri,
c’è la gioia di trovarsi insieme
come sorelle, di riconoscersi unite da un legame che va oltre le
barriere di lingua e di cultura.
In più, nel caso del Forum, c’è
il fatto di sentirsi unite al di là
delle divisioni confessionali e
con un comune desiderio di fare qualcosa perché finalmente
non si parli più soltanto di ecumenismo a livello di incontri ufficiali o di gerarchie, ma si mettano insieme delle visioni comuni, dei progetti, si condividano
iniziative concrete e speranze.
Le donne hanno qualcosa da
dirsi l’un l’altra come donne,
perché partono da una situazione comune, si riconoscono simili, al di là di ogni frontiera, proprio nella loro condizione di donne, nelle chiese e nella società.
Quali sono stati i momenti più
importanti, i punti più alti di
questo incontro?
Direi quei momenti in cui siamo state capaci di comunicare
realmente tra noi; non tanto i
momenti di elaborazione intellettuale — certo importanti, ma
non diversi qualitativamente dai
momenti « alti » di altre riunioni miste, uomini e donne, a cui
partecipiamo — quanto quei momenti in cui abbiamo saputo esprimere con le parole, ma anche con il nostro corpo, con i
gesti, con il canto, con la danza, con il simbolismo di certi
rituali, i valori, le speranze, le
preoccupazioni e i desideri che
condividiamo.
Mi riferisco, ad esempio, al
linguaggio innovativo delle nostre liturgie, al gesto di piantare un albero con acqua e terra
portate da ogni parte d’Europa, al gesto di cucire insieme
un « vestito europeo » con pezzi
di stoffa di ciascun paese, alla
realizzazione mimica e grafica
della nostra profonda convinzione ecologica e pacifista, contro
ogni violenza e per uno stile di
vita più integrato con gli altri
esseri umani e con l’intera creazione. !
Abbiamo avuto moltissimi di
questi momenti e credo sia una
gioia comune vedere che come
donne abbiamo saputo conservare questa capacità di mettere
da parte le immagini tradizionali dei ruoli che rivestiamo e, senza imbarazzo, trovarci ad esprimere insieme la nostra solidarietà con tante modalità diverse, non solo a parole e non solo
con i pronunciamenti ufficiali.
Che cosa questo incontro con
donne europee ti ha dato per
(continua a pag. 8)
pagina a cura di
Fernanda Comba
8
8
ecumenismo
10 marzo 1989
ORTODOSSI IN URSS
Perestroika
anche per la chiesa?
Maggiori libertà neH’istruzione religiosa e nell’assistenza - La
partecipazione alla vita pubblica - Un processo destinato a durare
Echi dal mondo
cristiano
Ci sono avvenimenti e personaggi che simboleggiano quanto
di nuovo sta accadendo in Unione sovietica. Il Metropolita Pitiritn per esempio, capo del dipartimento delle comunicazioni
del patriarcato di Mosca, ha animato nel mese di febbraio una
serie di conferenze in giro per
l’Italia proprio su questo tema,
il che in passato era assolutainente impensabile. In più, grazie al nuovo sistema elettorale
introdotto da Gorbaciov, il Metropolita Pitirim è stato scelto
come candidato alle prossime elezioni del parlamento sovietico.
Pubblichiamo, riadattati, ampi
stralci dell’intervista a Pitirim
che la rubrica televisiva « Protestantesimo » (a cura della FCEI)
trasmetterà il prossimo 19 marzo (Rai 2, ore 23 circa).
Quello che, prima della perestroika, colpiva gli occidentali
circa le limitazioni riguardanti la
chiesa ortodossa e le altre chiese in Unione sovietica erano il
divieto di impartire l’istruzione
ai bambini, la difficoltà di aprire nuove chiese e anche la difficoltà, almeno così appariva, di
stampare Bibbie ed altro materiale. Ci sono delle novità in questi campi?
Non era un’impressione: effettivamente era così perché c’erano dei divieti ufficiali all’attività della chiesa. Adesso noi aspettiamo una nuova legge che, secondo le nostre supposizioni e
secondo il dibattito che è in corso, estenderà il campo di azione
della chiesa e innanzitutto l’attività caritativa. Per quanto riguarda l’istruzione religiosa, abbiamo la possibilità di farla regolarmente nelle nostre chiese.
Il credo viene insegnato e professato liberamente; davanti a
noi, adesso, c’è il problema di
portare avanti il catechismo con
altri metodi; non si tratterà dell’insegnamento pubblico della religione perché c’è un decreto
dello stato sovietico che separa
la chiesa dallo stato, ma attueremo altre forme, per esempio
nelle parrocchie, con la creazione
di gruppi appositi durante il tem
po libero, in modo che bambini
e adulti possano frequentare il
catechismo. Per quanto riguarda
la carità, la beneficenza, c’è sempre stata questa possibilità, come anche quella di confessare
un paziente in ospedale, ma questo prima bisognava farlo in una
stan^ separata. L’aiuto ai pazienti, ai malati, è una cosa che
ormai viene divulgata sulle pagine della stampa sovietica; per
esempio suìl’Aganioc, che è un
settimanale con dieci milioni di
copie di tiratura, si danno notizie dell’attività della chiesa negli_ ospedali; c’è stata perfino
un’intervista con un sacerdote.
Ci stupisce molto favorevolmente la notizia che lei è candidato per le prossime elezioni al
parlamento, perché ci ricordiamo un’altra delle limitazioni che
conoscevamo, e cioè il fatto che
i cristiani non potevano partecipare alla vita pubblica, in quanto la partecipazione alla vita pubblica implicava l’accettazione della famosa clausola dell’ateismo;
ora anche questo è cambiato?
Sì, questo è un fenomeno nuovo. La nuova legge sull’elezione
dei deputati estende di molto le
F>ossibilità di elezione dei vari
rappresentanti e quello che conta è essere eittadini della nostra
patria; quindi si può non essere iscritti al partito, si può essere religiosi e professare qualsiasi religione. Questo significa
che l’ampiezza di questa possibilità di partecipare alla vita
pubblica si estende. Vengono presentati, naturalmente, non come
candidati della chiesa. Il patriarca è stato proposto come candidato da un’associazione pubblica; io sono stato proposto dall’associazione dei filosofi. Non è
la chiesa in quanto tale che propone i candidati. Io direi che
adesso il valore supremo è l’uomo, è la sua dignità. Oggi la Società di filosofia sta creando un
Istituto dell’uomo e ci sarà anche una rivista intitolata all’uomo. Nelle conversazioni — che
a volte vengono trasmesse anche
per televisione — io parlo sempre in quanto teologo, vengo ac
Intensificare l'impegno
(segue da pag. 1)
la tua vita e, in particolare, per
il lavoro con le donne protestanti italiane?
Vorrei chiarire che lavorare
tra donne non è sempre idilliaco; ci sono momenti di tensione, di opinioni diverse, di incomprensioni, ma personalmente non
saprei mai rinunciarvi perché,
al di là delle possibili difficoltà
di mettere insieme le nostre diversità per uno scopo comune,
il lavoro con le donne e tra le
donne ha una ricchezza incredibile di espressione, di immaginazione creativa a tutti i livelli.
Questo incontro con donne europee di tanti paesi diversi mi
ha davvero arricchita e torno a
casa con una notevole « spinta ».
Mi sono sentita molto confortata dal fatto che i problemi sono comuni e che la volontà di
agire e la direzione da prendere sono le stesse per tutte.
Alle donne protestanti italiane
porterò tutta l’urgenza di un impegno davvero fattivo, sia come
credenti che come donne, perché le nostre chiese prendano
in seria considerazione, a livello
di discussioni di base, le istanze
che ci vengono dalla prossima
assemblea di Basilea su giustizia, pace e integrità del creato.
Dobbiamo parlarne, dobbiamo
confrontarci, dobbiamo esprimere le nostre opinioni.
Nell’incontro di Boldern, personalmente ho preso parte al
seminario organizzato sul tema
« Vivere in armonia con la creazione ». Sono convinta che si
tratti di un argomento assolutamente prioritario per le nostre chiese, perché come credenti dobbiamo prendere una seria
posizione contro lo sfruttamento indiscriminato della natura e
il degrado ambientale. Dobbiamo esaminare teologicamente il
rapporto reciproco tra esseri umani e creazione, livedere completamente i nostri stili di vita.
Come donne abbiamo molto da
dire sull’argomento, ma credo
anche che dovremo essere le prime ad assumerci la responsabilità di promuovere il cambiamento.
Intervista a cura di
Fernanda Comba
Gettato come partner del dibattito. Inoltre noi diciamo anche
che oggi l’ateismo, così come la
religione, devono innalzarsi a un
livello superiore di consapevolezza. Questo è un momento di
grande responsabilità, più di
qualche anno fa, quando bastava essere credenti: bisogna compiere atti concreti. Adesso che
i nostri tornano dalla guerra, bisogna pensare non soltanto ai
traumi fisici, ma anche ai traumi psicologici che hanno subito
queste persone. Adesso stiamo
pensando ad un programma di
riabilitazione dei soldati che tornano dall’Afghanistan; si farà,
per esempio, in piccole fattorie,
poi metteremo insieme anche gli
orfani dei soldati caduti. Naturalmente si tratta di piccole
strutture, ma comunque il compito è grande. Qualcosa è stato
già fatto, ci sono già delle case
di riposo per questi soldati che
tornano, ma noi tutti insieme
stiamo creando delle strutture
nuove. Una somma di passi concreti di ricerche filosofiche, teologiche, umane: anche questo è
un risultato della perestroika.
Nei giornali italiani e occidentali si è notato come la perestroika ha portato una maggiore quantità di notizie di vario
tipo, a cominciare, per esempio,
da quelle sul disastro dell’Armenia. Per quanto riguarda le chiese, immagino che in passato fossero escluse dai mass media; anche questo, quindi, sta cambiando?
Io ho ricevuto la proposta dalla radio sovietica di tenere una
rubrica religiosa, che doveva essere diffusa per la prima volta
il 5 febbraio; io non ho potuto
e ho incaricato un altro religioso di preparare il commento.
Spero, quanto prima, di parlare
alla televisione. Noi abbiamo già
una specie di modello di presentazione del nostro messaggio; si
tratta di racconti sull’azione pratica della chiesa ortodossa russa, sulle tradizioni nelle condizioni moderne, sulla elevazione
della spiritualità dei credenti oggi.
In passato filtravano, tra l’altro, notizie di scontri tra autorità politiche e gruppi religiosi che
rifiutavano di essere registrati ai
sensi della legge che impone ai
gruppi religiosi questa registrazione. C’è una novità anche su
questo fronte?
Pochi giorni fa è iniziato un
processo di rapida registrazione
di questi gruppi che prima rifiutavano di essere registrati. Direi che adesso, qui, si avverte
una nuova concezione della natura religiosa da parte delle autorità sovietiche e anche un nuovo atteggiamento da parte di
questi gruppi religiosi, i quali
capiscono che non si possono
avere subito i frutti del raccolto, ma bisogna lavorare con calma e procedere per gradi per
favorire questo processo di sviluppo. La chiesa russa ha avuto
un periodo molto difficile; prima
non avevamo molte possibilità,
questo si sa, invece adesso vediamo che la nostra esperienza
ha assunto un valore positivo.
Adesso ci sono le condizioni per
la diffusione di tutti; per esempio, i vecchi credenti hanno registrato sedici comunità. Prevediamo che quest’anno ci saranno
registrazioni per mille comunità
e pensiamo di creare nuovi monasteri. Tutto questo è il risultato di un’azione che noi abbiamo sviluppato perfino nel periodo più buio. (nev)
Rivoluzione e
protestantesimo
PARIGI — « L’influenza della
Rivoluzione francese e della sua
immagine sul protestantesimo
del XIX e del XX secolo in Francia e in Germania » è stato il
tema di un frequentato convegno
svoltosi a Parigi sotto il patrocinio del Centro protestante di
studi e documentazione (CPED).
I valori dell’esplosione sociale
del 1789 sono diventati valori sui
quali, duecento anni dopo, converge un vasto consenso alla vigilia di un’Europa, che sarà forse più federale che unitaria? E’
uno dei tanti interrogativi sollevati nel corso del convegno, i cui
atti appariranno prossimamente nel Bulletin du CPED, 46 rue
de Vaugirard, Paris.
Vescovo donna
BOSTON — L’il febbraio l’americana Barbara Harris è diventata il primo vescovo anglicano donna. E’ stata consacrata vescovo assistente della diocesi del Massachusetts, una delle più grandi degli Stati Uniti.
58 anni, la signora Harris era
stata eletta vescovo il settembre
scorso. Durante la cerimonia, in
cui è permesso esprimere pubblicamente delle obiezioni, due
persone hanno contestato la
consacrazione a vescovo di una
donna. Chi presiedeva il culto ha
chiesto al pubblico se si rispettava la volontà della congregazione nell’ordinare vescovo la signora Harris. Una valanga di voci ha esclamato : « Sì, questa è la
nostra volontà ».
Diritto di
evang-elizzare
MOSCA — Il gruppo d’iniziativa che ha fondato il movimento « Chiesa e perestroika » vuole
impegnarsi per l’affermazione del
diritto di diffondere liberamente
la propria fede. Nella dichiarazione rilasciata alla stampa si
usa, per la prima volta, il termine ’’missione” nella convinzione
che la libera diffusione della fede
è assolutamente indispensabile se
si vuole umanizzare la società sovietica. Il gruppo chiede che la
legge riconosca il diritto all’evangelizzazione. I membri di questo
gruppo criticano la gerarchia
della chiesa ortodossa che non
sarebbe all’altezza dei problemi
attuali tra chiesa e società. Essa
avrebbe dimissionato dal suo lavoro d’informazione e dal suo
ruolo evangelizzatore, peraltro
vissuto con grande intensità nei
secoli scorsi. Malgrado ciò — osserva sempre il gruppo — migliaia di giovani, in questi ultimi
15 anni, hanno scoperto la fede e
il loro afflusso nelle chiese non
tende a diminuire.
Nuove critiche
COLONIA — Il recente « manifesto di Colonia » sottoscritto
da 163 teologi cattolici, in cui si
critica l’attuale corso del cattolicesimo romano, ha ricevuto nuove adesioni. 23 professori spagnoli di teologia cattolica hanno, in
questi giorni, sottoscritto la suddetta presa di posizione. Critiche
all’eccessivo centralismo del papato e della curia provengono anche da trecento teologi francesi
che hanno, recentemente, partecipato ad un congresso sull’etica
all’« Institut catholique » di Parigi.
a cura di Giuseppe Platone
Partecipare alla
rinascita
MANAGUA — Il presidente
del Nicaragua, incontrando il mese scorso 40 vescovi metodisti di
17 paesi americani, ha chiesto loro aiuto per ristabilire la pace
nel paese, dissanguato dalla guerra. Durante rincontro Ortega ha
anticipato che nel prossimo
« summit » dei cinque presidenti
dell’America Centrale proporrà
un « piano che enfatizzi la linea
del rispetto dei diritti umani come asse portante di una nuova
democrazia in America Centrale ». I vescovi si trovavano in Nicaragua per partecipare ad «un
incontro episcopale per la pace »
che vedeva riuniti prelati dell’America latina, dei Caraibi e
degli Stati Uniti.
Quasi 2.000
traduzioni
GINEVRA — Oggi si può leggere una Bibbia completa in 310
lingue diverse, il Nuovo Testamento in 695 lingue e almeno un
libro completo della Bibbia in
902 lingue (si ritiene che le lingue nel mondo oscillino dalle 3
alle 6 mila). L’Alleanza biblica
universale — il cui nuovo segretario è il pastore filippino Cirillo
Rigos (che succede al pastore tedesco Ulrich Fick) — ha avviato
500 nuovi progetti di traduzioni
della Bibbia.
Rilanciare
Tevangelizzazione
LARE JUNALUSKA(USA) —
Il World Methodist Council
(WMC, un’associazione internazionale di chiese appartenenti alla tradizione metodista) rappresentante 54 milioni di membri in
90 paesi, ha recentemente nominato il pastore Eddie Fox di
Nashville (Tennessee) capo dell’esecutivo della sezione evangelizzazione del WMC. Il primo impegno di Fox sarà quello di valorizzare l’anniversario della prima
predicazione all’aperto di John
Wesley (2 aprile 1739). Un’occasione per fare quel che lo stesso
Wesley fece 250 anni fa: uscire
dal chiuso del tempio per andare
a predicare nelle piazze e nei parchi cittadini. Secondo Fox attualizzare la scelta di Wesley oggi significa rilanciare la predicazione
alla radio, in TV e attraverso la
stampa. « Sono persuaso — dice
il pastore Fox — che l’evangelizzazione dev’essere globale e locale allo stesso tempo. Occorre
incoraggiare ogni nostro membro
di chiesa a diventare evangelizzatore affinché la parola di Cristo, speranza per il mondo, raggiunga ogni angolo della terra ».
Prigionieri politici
L’AVANA (Cuba) — Il governo
cubano ha promesso di liberare
al più presto gli ultimi 225 prigionieri politici. Questa promessa è stata fatta da Fidel Castro
alla conferenza episcopale degli
Stati Uniti. L’autorizzazione di
venire a Cuba, concessa a ecclesiastici stranieri e nuove autorizzazioni rilasciate a comunità religiose, dimostrano da parte del
governo — afferma un dirigente ecclesiastico — « una volontà
di dialogo e di comprensione nei
confronti delle chiese ».
Fonti; World Parish, Reformiertes Forum, Le Monde. SOEPI.
9
10 marzo 1989
inchiesta
OPERAI A TORINO - 3
La Topolino amaranto
Il 1946 e la formazione della coscienza politica degli operai torinesi
- Il mestiere, la cultura dei produttori e la filosofia dell’industria
lo ipotizzato nei documenti comunisti della liberazione: non
l’autogestione, ma un organo di
partecinazione dei lavoratori alla
gestione deH'azienda, organo consultivo («sulle parole non si fa
questione essenziale », dirà il comunista Egidio Sulotto) del Consiglio di amministrazione.
La ricostruzione, per gli operai
di mestiere, comunisti, significa
aumento della produzione e dare
nuova dignità a chi lavora.
Fatta l’epurazione delle « scorie » fasciste in fabbrica, ma salvato il prof. Valletta (il sen.
Agnelli era morto nel dicembre
’45), la collaborazione può essere
fatta con lealtà, con l’obiettivo
di « conquistare la rossa primavera », che però si sta allontanando sempre più.
L’autogestione cara a Gramsci
è invocata, ma poco praticata.
Gli operai di mestiere ' manifestano nell’esperienza dei Cdg tutta la loro fierezza di operai, che
si esprime nell’autonomia morale fondata sulla professionalità
e sulla propria indispensabilità
funzionale e tecnica nella fabbrica. Le loro idee comuniste e
socialiste, ben radicate in una visione ,positivista ed evoluzionista
della società (e Torino — lo abbiamo visto — ha una cultura positivista). danno loro la certezza
« strutturale » di essere la parte
attiva e cosciente di un processo
liberatorio, inserito nella storia,
in cui scienza e tecnica saranno
protagoniste.
La coscienza politica
Le difficoltà del momento sono
una fase transitoria, se tutti
avranno una « cultura della produzione ». E’ la coscienza comunista e socialista « dei vroduttori ».
Le idealità politiche possono
trovare momenti di conflitto, ma
anche momenti di profonda unità con il management nella « filosofia dell’industria ».
A livello nazionale si fa una
« tregua salariale » tra Confindustria e CGIL, agganciando i salari
alla produttività; le ferie sono
di dodici giorni l’anno.
Valletta imposta in quell’anno
un piano di risanamento dell’azienda Fiat in vista dei finanziamenti promessi dal governo e
dagli alleati. Il Cdg, privo di potere-, si affanna a preparare piani
alternativi, che si basano su dati
falsi forniti dagli uffici centrali
della stessa Fiat. Così si perde di
credibilità e Valletta ha via libera. ■
Il Cdg è leale e collabora con
la direzione: si concorda che bisogna modernizzare il macchinario, ma si accetta nella pratica
quotidiana di far crescere la produttività a spese, prima di tutto,
della fatica fisica dell’operaio.
E la produttività aumenta veramente. L’operaio nel ’46 produce con la stessa organizzazione,
in un terzo di tempo, la stessa
merce prodotta l’anno prima. Nasce il sistema Vailetta.
Giorgio Gardiol
Torino - Lo storico stahilimenio del Lingotto.
« Oggi la benzina è rincarata
E' l'estate del '46
Un litro vale un chilo d'insalata
Ma chi ci rinuncia, a piedi chi va?
Ah, l'auto, che comodità.
Sulla Topolino amaranto... »
Cosi Paolo Conte ricostruisce,
per il grande pubblico dei giovani
d’oggi, il suo 1946; ma loro, gli
•operai che la Topolino amaranto
costruivano, loro andavano in bicicletta o, se venivano dalle campagne piemontesi, andavano in
treno, 3“ classe, se non sui carri
bestiame appositamente modificati per il trasporto persone.
Alla fine della guerra Torino fa
i conti con le devastazioni subite,
con la necessità di ricostruire
abitazioni, fabbricati, e con la necessità di nuove strutture urbane per il rilancio industriale. Assieme al problema della casa, dei
trasporti, c’era poi il problema
del lavoro. Il lavoro per i disoccupati era un problema serio.
Nel luglio 1945 le richieste di ex
partigiani ed ex internati di avere un lavoro erano sfociate in
una manifestazione davanti alla
Prefettura e nel saccheggio dei
negozi di via Roma. La situazione era molto tesa, tanto che Giorgio Agosti, questore di Torino,
nominato dal CLN, parla in un
suo rapporto di un tentativo di
« colpo di stalo col proposito di
instaurare una dittatura militare ».
La disoccupazione andava aumentando man mano che tornavano i reduci dai vari campi di
prigionia. Nel maggio del ’46, i disoccupati a Torino erano .50.CKX)
<20 mila in più di quanti erano
un anno prima) e gli industriali
premevano per la riduzione ulteriore delle maestranze. Gli accordi sul blocco degli organici consentivano infatti il licenziamento degli assunti dopo il ’43.
Il sistema produttivo era
squassato. Alla Fiat si lavorava a
ritmo ridotto. La guerra aveva
danneggiato il 20% delle strutture produttive, Mirafiori (auto)
produceva il 50% di quanto aveva prodotto prima della guerra,
il Lingotto (auto e motori per
aerei) era al 40%, la SPA (veicoli
militari e macchine agricole) al
40%, l’Aeritalia al 50%, la Materferro al 40%. Mancano le materie prime, l’orario è sovente ridotto a causa del razionamento
della elettricità. Nel gennaio del
’46 alcuni stabilimenti della Fiat
sono chiusi per mancanza di carbone. Si comincia a conoscere
una parola che diventerà famosa
trent’anni dopo: cassa integrazione.
Nelle fabbriche torinesi c’è bisogno, oltre che di materie prime,
anche di uomini capaci di collaborare alla ricostruzione dell’apparato produttivo, c’è bisogno degli operai di mestiere per riparare le attrezzature, le macchine
danneggiate. Di operai comuni se
ne trovano fin troppi.
I Consigli di gestione
Gli industriali erano consapevoli di questo ed erano disponibili anche a concedere aumenti
di salario e straordinario per gli
operai specializzati. Ma questi
ultimi, ben consapevoli del
loro ruolo nella produzione, della
nuova fabbrica e della nuova società, erano anche gli attori principali della richiesta del PCI e del
sindacato: i consigli di gestione
(Cdg).
Una richiesta che da subito, accompagnata a quella della nazionalizzazione, è fatta per la Fiat.
Il Consiglio di gestione, che nascerà ufficialmente nel gennaio
del ’46, sarà ben diverso da quel
ALLA FIAT NEGLI ANNI ’50
lo, operaio
di mestiere
(1) Si legga qui di fianco ia testimonianza di Giovanni Longo, operaio
speciaiizzato tornitore, piemontese e
cc'-nunista, assunto alla Fiat nel ’41,
organizzatore degli scioperi dei '43,
membro deiia Commissione interna
deil'Aeritaiia dai ’45 ai '53 e dai '53
al '58 trasferito nei reparti confino
fino ai iicenziamento per rappresaglia
poiitico-sindacale, avvenuto nei '58.
(continua nei prossimi numeri)
Le precedenti puntate sono
state pubblicate nei numeri 3 e 6.
Io credo che la mia generazione sia stata l’ultima a sopportare tutta la trafila per imparare il mestiere: imparare
il mestiere ed essere specializzati nel mestiere.
La mia generazione è stata
¡quella che sicuramente ha sofferto di più per gli eventi che
sono avvenuti in quegli anni,
nel periodo della nostra maturazione. Abbiamo anche avuto
molte difficoltà ad acquisire
scolarità assieme alla specializzazione.
Voi sapete che allora come
minimo si lavorara dieci ore
al giorno. Io, tra l’altro, ho lavorato per molto tempo alla
Giustina, in via Giovanni Servais, angolo via Pietro Cossa;
lavoravo undici ore al giorno,
naturalmente si andava in bicicletta e non c’era una cosa
importante: non c’era l’articolo 10 dello statuto dei diritti
dei lavoratori (il diritte allo
studio).
Ma per quelli della mia generazione , la sofferenza più
grande è venuta dopo, quando
abbiamo assistito alla continua
distruzione della cultura del
lavoro, la continua distruzione
dei principi ideali che questa
cultura del lavoro aveva in sé.
Ed è anche chiaro che per noi,
che eravamo di orientamento
•comunista e militanti nella
Fiom-Cgil, la sofferenza è stata
ancora più grande, perché siamo stati i soli, all’interno delle
aziende, come membri di commissioni interne e attivisti
Fiom-Cgil e come sindacalisti
davanti alle porte, a difendere
questi valori: la categoria e il
mestiere. (...)
Quali erano gli elementi che
'portavano il giovane verso
l’obiettivo di acquisire un mestiere?
Acquisire un mestiere come
arte, perché qui bisogna precisare una cosa: acquisire un
mestiere voleva dire eseguire
un lavoro che alla fine andava in vetrina; non so se adesso sia ancora abitudine delle
aziende avere le vetrine all’interno dei reparti, quelle vetrine in cui andavano i « capolavori » degli operai di prima categoria; allora i « capolavori »
avevano caratteristiche precise
e quindi si faceva ogni sferzo
per diventare questo tipo di
operai e per poter eseguire
questo tipo di lavoro.
Sicuramente vi erano dei bisogni: ad esempio il bisogno
economico di guadagnare una
lira, una lira e venticinque centesimi in più all’ora. Ma la cosa più prepotente che era in
noi era quella di acquisire il
mestiere come un elemento dì
libertà e di entrare in quella
schiera di lavoratori che poteva dire al padrone : « Preparami i libretti, domani vado a
lavorare in un’altra officina ».
Quali erano gli elementi necessari per acquisire questa
capacità lavorativa? Bisognava
avere una cultura familiare
particolare, contava molto l’ambiente, sarebbe magari bene approfondire cosa significava Torino in quel periodo; bisognava avere una formazione culturale complessa, bisognava
avere una idea del lavoro, il
lavoro come una « piattaforma di riposo dello spirito »;
perché senza il lavoro, senza
una specializzazione non ci si
sentiva tranquilli.
In secondo luogo bisognava
fare il lavoro pulito, vedere il
lavoro pulito, farlo in tempi
brevi, perché il lavoro malfatto non è pulito, ti dà poi l’an
goscia di aver sprecato il tempo e il materiale.
Per diventare — io insisto
su questo elemento — un operaio di quel livello, bisognava
sentirsi dentro il lavoro: se
eri un operaio specializzato e
addetto alle macchine utensili,
bisognava vedere come uno
posizionava la macchina, come
manovrava le maniglie, la maniglia del tornio e della fresa,
bisognava sentire il carico dell’utensile, la velocità di taglio.
Invece se eri un operaio addetto al banco di mestiere di aggiustatore, bisognava vedere
come ti posizionavi, come prendevi la lima in mano e come
pesavi la lima, perché la lima
non si butta, la lima si posa.
Alla base di tutta questa nostra forza c’è stato, oltreché
il periodo della guerra di liberazione, anche il periodo della
ricostruzione.
Si sente sovente parlare di
ricostruzione, ma io non capisco come mai non si parli più
nei particolari dei cinque anni
che vanno dal ’45 al ’50. Credo che questi anni siano stati
anni di base, anni che hanno
contato. E’ come fare una casa: in questi cinque anni abbiamo messo le fondamenta e
qualcosa in più, e allora bisognerebbe analizzare com’era
questa Torino, quando noi siamo tornati a casa, che cosa
abbiamo trovato: noi sentivamo il bisogno di ricostruire
questo paese in una certa maniera.
Io credo che il nostro dovere lo abbiamo fatto.
Sarà bene ricordare che Torino, dopo la liberazione, aveva circa il 30% degli alloggi distrutto o gravemente danneggiato. Quasi tutti gli stabilimenti
colpiti, con reparti ed officine
da ricostruire; strade, ponti,
ferrovia, mezzi di trasporto
che avevano subito danni o addirittura la loro totale distruzione (altro che terremoto).
Finita la guerra il maggior
danno era però negli uomini.
Cinque anni di guerra sconvolgono e distruggono famiglie,
demoralizzano la gente. (...)
Di fronte ad un dramma così complesso ti mancava tutto; altro che tirarsi su le ma^
niche.
Che cosa ci ha sostenuto:
la grande sicurezza di costruire una società socialista di uomini uguali, la grande sicurezza di essere nel giusto e quindi il bisogno di ricostruire, di
far funzionare i servizi e di
produrre beni di pace. Il grande obiettivo di superare le divisioni, di fondere volontà e solidarietà su quegli obiettivi. (...)
Si sentiva il bisogno di ricostruire subito le aziende, organizzarle, renderle efficienti,
creare il motore dell’economia
del nuovo paese, che si andava
a ricostruire. Ed ecco le grandi proposte di produzioni civili, dagli aerei ai treni, ai camion, ai pullman. Tra l’altro noi, aU’Aeritalia, non solo
abbiamo fatto la proposta di
piano scritta, ma abbiamo costruito un prototipo di aereo
civile da trasporto passeggeri
a medio raggio e l’abbiamo persino portato in corteo al primo maggio. Proposta di aereo
che anticipava largamente il
progetto francese del tipo « Caravelle », che poi ha conquistato il mercato del trasporto aereo civile, non solo in Europa. (...)
Giovanni Longo
10
10 valli valdesi
10 marzo 1989
1
8 MARZO: DONNE E POLITICA IN VAL PELLICE
Presenza ridotta ma qualificata
La parità della donna rispetto aH’uomo è ancora troppo sovente relegata a livello teorico ; a cominciare daUa sua stessa presenza nelle istituzioni politiche, il rapporto numerico è ancora estremamente sfavorevole: sotto il 7"'o in parlamento, e ciò malgrado il
fatto che alle ultime elezioni politiche molti partiti abbiano presentato numerose candidature femminili.
Puntando l’obiettivo sul campo locale del pinerolese, i dati che
emergono sono ugualmente poco confortanti. Le presenze più alte
si registrano nei consigli comunali di Luserna, Perosa Argentina,
Pinerolo, Torre Pellice, dove le donne rappresentano il 15% degli
eletti; in compenso però, ben 8 comuni (Bobbio Pellice, Bricherasio, Lusernetta, Massello, Pomaretto, Frali, Roure e San Secondo)
La prima domanda riguarda
l’inizio dell’impegno politico, i
rapporti più o meno facili con
i compagni di partito e le istituzioni.
Coisson (Sin. Indip.): «Premesso che la lista di cui faccio
parte, pur caratterizzandosi
chiaramente a sinistra, non fa
riferimento ad alcun partito politico specifico, devo dire che
l’impatto con la politica, neh’75,
non è stato difiìcile: c’era infatti stato il ritiro in blocco cfi
tutta Tamministrazione precedente. Ciò che comportò invece
molte diflicoltà allora fu il fatto
di trovarmi, senza nessima esperienza precedente, sindaco del
comune e vicepresidente in Comunità Montana ».
Lorenzino (Sin. Indip.): « La
mia esperienza risale all’impegno con la parrocchia cattolica
nel campo sociale e successivamente nei gruppi impegnati sul
tema della pace; ad un certo
punto si parlò di esprimere queste esperienze anche aH’intemo
dell’amministrazione comunale e
fu così che mi trovai (si era
nell’85) ad essere eletta a Torre
Pellice. Non ho dunque avuto
alcuna difficoltà neH’inserimento
in amministrazione per il fatto
di essere donna, anzi forse proprio questo fatto l’ha favorito;
altro conto è stato invece trovarmi quasi subito con un incarico specifico quale quello di
assessore ».
Pron (PCI); «Anzitutto una
considerazione: il momento della Resistenza è stato quello in
cui le donne sono state in pratica immesse nella politica a parità: m quegli anni, ed in quelli
immediatamente successivi, non
ci sono state grosse differenze
in questo campo. Successivamente le donne, pur essendo presenti, hanno avuto grosse difficoltà a veder riconosciuto un
ruolo importante; questo, credo,
in tutti i partiti: passato cioè il
tempo della Resistenza, a parità di capacità, è stato spesso
preferito l’uomo. Ciò forse è accaduto anche per responsabilità
della donna, che ha rinunciato
magari anche a scontrarsi con
gli uomini su determinati temi.
Naturalmente dal dopoguerra
ad oggi molto è cambiato, si è
passati attraverso una lunga stagione di lotte femministe fino
a dare alla donna maggior spazio; rimane un problema: essendo la maggioranza dei politici
uomini, i tempi delle scadenze,
delle riunioni tengono maggiormente in conto le loro esigenze, penalizzando così le donne ».
Maurino (DC): «Il mio esordio risale in pratica a quando.
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giovanissima, iniziai a frequentare i movimenti giovanili del
partito e quindi la mia presenza neH’amministrazione, dallo
scorso ’85, ne è stata la logica
conseguenza; posso dire che inizialmente la presenza femminile era sicuramente maggiore ed
è andata scemando col tempo,
probabilmente a causa degli impegni familiari ».
Dunque non emarginazione
ma certo una presenza ridotta,
eppure le donne spesso hanno
incarichi di un certo rilievo;
quale può essere il motivo?
Coisson: « Da una parte credo
si debbano considerare casi, come quello della Comunità Montana, come situazioni in cui non c’erano altre possibilità nel campo
maschile, mancava forse la voglia di assmnersi delle responsabilità; d’altra parte bisogna
considerare il fatto che generalmente le donne si dedicano alla politica con un impegno totale, più preoccupate di porta
re avanti determinati problemi
che di fare carriera, e quindi facilmente si affidano loro compiti ed incarichi precisi ».
Lorenzino; « Credo che in queste valli la presenza protestante non sia da considerarsi marginale rispetto all’impegno delle dònne; si potrebbe ricordare
anche che l’occupazione delle
fabbriche ad inizio secolo ha
sempre visto le donne in prima
linea. Devo aggiungere che, in
molti gruppi, c’è una maggior
presenza di donne impegnate rispetto agli uomini; riguardo all’impegno amministrativo, può
darsi che un settore rimasto a
lungo tabù per le donne diventi oggi un motivo di particolare impegno. Non escluderei ancora l’ipotesi di ima delega, in
quanto determinati posti possono non essere più appetibili per
gli uomini ».
Pron: « Credo che la vai Pellice abbia la caratteristica di essere più aperta di altre sul te
ma; personalmente sono stata
segretaria di sezione, cosa che
succede abbastanza raramente.
Non penso ad un’ipotesi di delega da parte degli uomini; piuttosto ad una specie di paura di
vedersi scalzati da alcune loro
certezze, anche sul piano familiare ».
Maurino: « Ho un po’ l’impressione, senza di ciò volerne fare
una colpa agli uomini, che le
donne cerchino di mantenere una maggiore adesione a determinati principi ideali. (Questi ideali possono a loro volta spingere
ad un impegno totale e concreto; naturalmente una donna che
scelga di impegnarsi in politica
deve essere molto più partecipe ed attenta: si tratta cioè di
una scelta importante al punto
da portare anche a delle rinunce. Così si spiega che delle donne emergano in modo particolare ».
VALLI CHISONE E GERMANASCA
«Cantavalli»: al via la 3^ edizione
E’ al via una nuova (la terza)
edizione della rassegna di musica popolare nelle valli Chisone e
Germanasca, denominata « Canta valli »; essa costituisce in pratica uno sviluppo dell’attività di
ricerca e di riproposta della musica tradizionale della zona svolta dalla «Cantarana», e si rivolge
in primo luogo alla popolazione
locale, come momento di stimolo e di confronto con altre tradizioni musicali, ma si colloca,
per il numero e la qualità degli spettacoli presentati, fra le
manifestazioni di maggior rilievo nel settore in Piemonte.
Va sottolineato inoltre, sul
piano istituzionale, lo sforzo
compiuto in questi anni dalla
Comunità Montana in campo
culturale; oltre a «Cantavalli», la
Comunità sta costituendo un
centro di documentazione di
valle, realizza un ciclo di incontri culturali su temi di interesse
locale, svolge un’azione di supporto nei confronti degli interventi proposti dagli operatori
della zona (cinefórum, corsi di
patouà, attività bandistiche e
dei gruppi folcloristici, ecc.).
Per il periodo in cui si svolge, vale a riempire il vuoto di
attività in un’area dove tutte
le iniziative tendono a concentrarsi nei mesi estivi.
« Cantavalli » è inoltre un modo per coinvolgere nella realiz
zazione di un programma comune gli organismi di base locali;
la formula organizzativa, fondata sul decentramento dei concerti nei comuni che aderiscono alla proposta, punta inoltre
a valorizzare le strutture esistenti, generalmente sottoutilizzate.
La scelta di realizzare una manifestazione di questa portata
nelle nostre valli è dettata anche dal particolare interesse esistente nella zona per la musica popolare, sia per l’attività
svolta, oltre che dalla « Cantarana », da vari gruppi e operatori
(Badia Corale, Ugo Pitón, Da
pare ’n fieni, la Valaddo, ecc.),
sia per l’attaccamento dei valligiani alla loro musica tradizionale, che ancora mantiene una
presenza vitale nel pinerolese.
L’edizione di quest’anno si articola in 11 spettacoli in altrettanti comuni delle due valli, con
una breve interruzione nella seconda metà di aprile.
Il programma è particolarmente vario, sia in senso geografico, perché i gruppi partecipanti arrivano da diverse regioni dell’Italia settentrionale e
dal Centro e dal Sud della Francia, che per la vastità del repertorio e degli stili esecutivi
proposti, in cui si ritrovano naturalmente le specificità culturali delle aree a cui i gruppi
fanno riferimento. Si va dal
« trallallero », tecnica polifonica
^tipica dell’area ligure («I can
I gruppi partecipanti sono
scelti fra quelli che si sono accostati con rigore e serietà alla
musica tradizionale e costituiscono in gran parte delle novità per il pinerolese; « Verd é
blu » e « Cherchapais » inoltre
non hanno mai suonato in Italia, e riaprono il discorso sulla
riproposta della musica occitana, particolarmente sentito nelle nostre valli.
Il primo appuntamento è previsto per sabato 11 marzo, alle
ore 21, presso la Trattoria dei
fiori a neccia di Inverso Pinasca, con il Gruppo emiliano di
musica popolare che presenterà
canti e danze tipiche della zona
dell’Appennino.
O. N.
non hanno amministratori femminili. Peggiore ancora la situazione
negli organismi che riuniscono più comuni, le Comunità montane:
2 su 27 in vai Pellice (7,4%), 2 su 48 nelle valli Chisone e Germanasca (4,2%), 0 su 24 nella Pedemontana.
La situazione che emerge da questi pochi dati è frutto di scelte o volontà specifiche?
Malgrado i numeri esigui, tre donne sono sindaco e altri rilevanti incarichi sono affidati a donne.
Abbiamo rivolto alcune domande sul tema a Franca Coisson,
sindaco ad Angrogna e vicepresidente in C.M. Val PeUice, Clara
Lorenzino, assessore a Torre Pellice, Cecilia Pron, consigliere a Luserna e Carla Maurino, assessore a Luserna.
La lettera del
parroco
Piervaldo Rostan
PINEROLO — La lettera di
un parroco ha messo in crisi
la giunta comunale. L’ottava in
quattro anni. Il parroco della
Tahona, don Darò, aveva scritto una lettera per chiedere di
discutere preventivamente con
la giunta una deliberazione di
rinnovo della convenzione con
l’associazione sportiva di quartiere. Il parroco lamentava che
l’associazione sportiva organizzava incontri durante le ore delle funzioni religiose, e soprattutto che frequentavano le strutture persone non residenti nel
quartiere. La DC, che vedeva alcuni suoi esponenti impegnati
nel consiglio parrocchiale, diceva subito di sì. Il PSI, partner
di giunta della DC, aveva parole di fuoco: « Non se ne può più
dei democristiani — diceva il
vicesindaco Rivò — e di chi gii
tiene bordone ». « Siamo ormai
6 contro 3 », diceva l’assessore Rossetto, alludendo al fatto
che l’indipendente (ex liberale)
Rivolo era allineato in giunta
alle posizioni democristiane. Di
qui la crisi annunciata, ma rincontro con il parroco si farà.
Per l’opposizione di sinistra
(PCI e DP) non si tratta di una
crisi per questioni di laicismo,
ma la lettera del parroco è solo un pretesto che fa comodo
a DC e PSI per effettuare alcuni rimpasti in vista delle elezioni del ’90, secondo i nuovi
rapporti tra le correnti dei due
partiti.
Sci: ancora
buoni risultati
TORRE PELLICE — Le allie
ve del Collegio si sono comportate con onore anche nella
fase provinciale dei campionati
studenteschi di sci, svoltisi ancora sulle nevi del Sestrières
il 28 febbraio, tanto da risuPare quarte assolute nella classifica finale per istituti. Con un
pizzico di fortuna in più, potevano essere addirittura terze,
visto che un punto solo (per
3 centesimi di secondo...) le separa dal Curie di Pinerolo. Buone soprattutto le prestazioni nella cat. juniores di Barbara Silecchia (IP) e Paola Vieceli
(16-).
Classifica finale per istituti (allieve-!-juniores): 1) Fréjus (Bardonecchia); 2) Des Amlirois
(Oulx); 3) Curie (Pinerolo); 4)
Collegio Valdese (Torre Pellice).
Seguono altri 20 istituti.
ter ini del sentiero del sale »)
all’espressività della voce solista femminile (Donata Pinti e
Placida Staro), dall’eccezionale
repertorio di danze di carnevale presentato dai « Suonatori di
ponte Caffaro », una frazione del
comune di Bagolino nella montagna bresciana, alla musica da
ballo occitana della Guascogna
(«Verd é blu»), dal duo di ghironde de « La ciapa rusa » alle
cornamuse di « Beau temps sur
la province », per fare solo alcuni esempi.
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11
10 marzo 1989
valli valdesi 11
POMARETTO
Un vero processo
di disarmo?
Mentre l’attenzione era volta agli armamenti nucleari, in tutto il
mondo si sono susseguite guerre e conflitti con armi convenzionali
Nel quadro di una serie di serate mensili, previste dall'Associazione per la pace Valli ¿bisoñe e Germanasca. in collaborazione con alcune amministrazioni comunali, ha avuto luogo
a Pomaretto, il 24 febbraio, la
prima iniziativa su « Pace e disarmo: un problema di tutti ».
Claudio Canal, che si occupa di
problematiche legate agli armamenti e conosce diversi paesi
del Terzo Mondo, ha introdotto
il dibattito dicendo che avrebbe
posto più problemi che soluzioni, proponendo quattro punti di
riflessione.
Dal dopoguerra, l’attuale è
l’unico momento (novità storica) in cui si può parlare dell’avvio di un processo di disarmo;
prima i trattati non riguardavano mai una riduzione di armamenti, ma il controllo o l’equilibrio.
E’ una reale inversione di tendenza? E’ una conferma per il
movimento per la pace? E’ possibile quello che fino a poco
tempo fa sembrava impossibile?
Il movimento per la pace è stato a lungo tacciato di utopia;
si verifica invece che era più
realista di coloro che lo accusavano di sognare, quando questi
ultimi al contrario davano prova di un realismo molto povero,
con poche capacità di fornire
soluzioni alle contraddizioni delle superpotenze. Come mai questa utopia realizzata non è rivendicata dal movimento per la pace come la strada indicata?
Dietro il riarmo delle superpotenze, con il concatenamento
fra spese militari, imolo degli apparati militari, ricerca scientifica, sviluppo industriale e commercio delle armi, c’era l’idea,
anzi l’ossessione, della sicurezza
(aumentare la sicurezza significava incrementare gli apparati
militari). Attraverso guerra fredda, distensione, coesistenza... il
riarmo è proseguito.
Paradossalmente il mondo pacifista rovesciava questa tendenza, seguendo però la stessa logica; alcuni partiti proponevano
semplicemente di ristrutturare
l’esercito; la parte più dinamica
del movimento, quella nonviolenta, proponeva la « difesa popolare nonviolenta ».
Siamo tutti rimasti colpiti, a
ragione, dalle armi nucleari, perdendo la nozione che finora le
guerre vengono fatte e progettate con le armi convenzionali.
Per le grandi potenze, il peso
tecnologico, l’uso degli uomini,
ecc., non è più sul nucleare ma
sul convenzionale, cioè lo sviluppo e la produzione di sistemi
d'armi «intelligenti » (perché
quello che conta è il sistema,
e non tanto il cannone o l’aereo
in sé). Oggi il valore delle armi
convenzionali è anzitutto nella
precisione (e in questi ultimi anni una grossa ricerca è stata fatta in questo senso), e poi nella
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letalità (capacità distruttiva);
ciò richiede un’alta capacità di
ricerca, in particolare nelTelettronica e nelle nuove leghe. Per
queste armi c’è un connubio
sempre più stretto tra università e industria.
Dal 1945 pace al Nord significa guerra al Sud, con la tendenza a dislocare i conflitti al
Sud, perché è funzionale che i
paesi ricchi abbiano la « loro »
pace. La novità è che si arriva
ad avere un concetto più raffinato di guerra; la società la si
può piegare non con la forza,
ma disarticolandola. Si teorizza
la guerra di bassa intensità, non
più pensata in termini militari,
ma come manovra di disturbo
e forme di destabilizzazione in
terna (economica, nelle comunicazioni...).
Durante la discussione si è
messo in rilievo che questo nuovo processo di disarmo ha conseguenze sul resto del mondo
(es. Afghanistan), e permette di
considerare nuove contraddizioni al Sud e delle realtà che prima non apparivano (es. Indios);
ma bisogna stare attenti al pericolo futuro delle armi chimiche, facili da ottenere e a basso costo. Ci si è anche chiesto
perché non insistere sulle ricerche per la difesa popolare nonviolenta, appena iniziate in Italia, e che non hanno ancora dato i loro frutti formativi sulle
giovani generazioni.
Marie-France Maurin Coisson
PERRERO
Il comune gestore
dei tagli dello stato
'-•■a. /-VI lU Î
L’applicazione della TASCAP
sta dimostrandosi per i piccoli
comuni delle nostre valli una
forma di strangolamento.
Il decreto legge del 30.12.’88
riguardante « disposizioni urgenti in materia di autonomia impositiva degli enti locali » non
tiene sufiìcientemente conto delle realtà periferiche e dei suoi
effetti per zone montane come
le nostre.
E’ un provvedimento che ha
chiaramente la caratteristica dei
« tagli » e non esprime la volontà da parte deH’amministrazione centrale di una riforma fiscale che sia decentrata, efficiente
ed equa.
Ampio spazio è stato dato all’argomento nel consiglio comunale di Perrero del 28 febbraio.
Il consiglio ha deciso di applicare quale misura dell’imposta
il livello minimo, al fine di non
imporre una pressione fiscale eccessiva, in considerazione delle
poche attività esistenti nei settori di imprese, arti e professioni. Il vicesindaco Riccardo Leger, nell’illustrare la proposta
della giunta, ha sottolineato come il comune si trovi ad assumere un ruolo di « esattore e
gestore dei tagli dello stato »;
pur riconoscendo la necessità di
interventi che vadano verso il
risanamento del disavanzo pubblico, non si condivide il tipo
di strumento utilizzato, in particolare per gli effetti che avrà
Su un piccolo comune come Perrero.
La riduzione prevista dalla
legge del 10,52% sui contributi
statali erogati nel 1988 è quantificabile in una ventina di milioni; si presume che il gettito
dato dalla nuova tas.sa sia attorno ai cinque milioni, pertanto al
comune di Pcrero non rimane
che sperare che il « buco » di
15 milioni circa venga coperto
al momento della distribuzione
del fondo perequativo previsto
dalla legge.
Trattando l'argomento dei rifiuti urbani e raccolta differenziata, si prevede per il 1989 un aumento di .sfresa per lo smaltimento di circa tre milioni, con una
previsione di spesa di 22 milioni. E’ stata sottolineata la lievitazione dei costi per lo smalti
mento fissati dall’ACEA. Il consiglio comunale ha deliberato un
aumento di partecipazione ai costi da parte degli utenti.
E’ prevedibile che il comune
richieda prossimamente ulteriori partecipazioni ai costi per i
servizi erogati, anche alla luce
di ipotesi di tagli dei contributi
regionali e provinciali. Tra gli
altri temi discussi, è stata decisa l’istituzione della scuola materna statale a Perrero, con delega alla giunta per quanto riguarda ravviamento delle procedure richieste da inoltrare agli
enti competenti, e la ricerca di
un locale idoneo per la collocazione, anche in considerazione
delle esigenze dei potenziali utenti.
Da segnalare, per quanto riguarda i lavori pubblici, la prossima conclusione dei lavori all’acquedotto di Riclaretto e parimenti dell’iter riguardante il
finanziamento dell’opera.
Mauro Meytre
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 9 marzo,
ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con il seguente
o.d.g.: a) Azione urgente In favore
di Hugo Bianco Galdós, leader della
Confederazione dei contadini di Ucayali in Perù, arrestato il 9/2; b) Informazioni sul 19” Consiglio internazionale, Dublino 20-27 agosto; c) Esame della programmazione della Sez.
italiana per il 1989; d) Risposte al
questionario relativo alla costituzione
di un « Servizio per I rapporti parlamentari »; e) Esame dell'attività svolta per Al) R. Duman nel 2” semestre '88 e programmazione di quella
futura.
Conferenze ~
SAN SECONDO — Mercoledì 15
marzo alle ore 20.30, nella sala riunioni del comune, si terrà una conferenza dibattito, a cura della scuola
agraria « Libertini », sez. di Osasc'o,
sul tema; « Il melo, vecchie varietà
e nuovi orientamenti ».
Manifestazioni ~
SAN SECONDO — In occasione della fiera primaverile del 19 marzo, sin
dal mattino vi sarà una esposizionevendita di prodotti naturali. Il successivo 20 marzo vi sarà II tradizionale
mercato delle piante.
Corsi ~
PINEROLO — Giovedì 16 marzo, alle
ore 20.30, presso la sede del Veloce
Club in piazza S. Croce, si svolgerà
la seconda serata del corso di apicoltura logica; verrà affrontato il tema dell'applicazione di tecniche apistiche che tengano conto delle leggi
naturali delle api.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma - Once imore - ancora », ven, 10, ore 21.10, nell'ambito
della rassegna di film d'autore; « Bull
Durham, un gioco a tre mani ». sab.
11 ore 20 e 22; « Willow », dom. 12
dalle ore 16, quattro spettacoli.
Programmi di Radio Beckwith
91.200 FM
Segnaliamo che la seconda puntata del programma « La poêle percée », in francese, in onda II giovedì alle 10 ed il venerdì alle ore 17,
avrà come tema la violenza sui bambini; ricordiamo inoltre II programma
autogestito dalla FGEI previsto per
lunedì 13 alle ore 18.45 e giovedì 16
alle ore 11.30.
Dibattiti
SAN GERMANO — Lunedì 13 marzo,
alle ore 21, presso la sala valdese.
Comunità Montana Val Pollice - U.S.S.L. 43
Sede: 10066 TORRE PELLICE
CONCORSO PUBBLICO
E’ indetto pubblico concorso, per titoli ed esami, presso
l’Unità Socio-Sanitaria Locale n. 43, a:
— 1 POSTO DI OPERATORE PROFESSIONALE DI D
CATEGORIA ■ COLLABORATORE ■ INFERMIERE
PROFESSIONALE
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire alTUflicio
Personale delTUSSL n, 43 - Corso Lombardini, 2 - Torre PelliCe - entro e non oltre le ore 12,00 del 13 marzo 1989.
Per ogni altra informazione rivolgersi alTUflicio Personale
della USSL n. 43 - Corso Lombardini, 2 - Torre Pellice - Tel.
0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico ; tutti i giorni dalle ore 9 alle
ore 12 escluso il sabato.
IL PRESIDENTE
(Arch. Piercarlo Longo)
il pastore Giorgio Bouchard ed il sen.
PCI Renzo Gianotti risponderanno alle domande della giornalista Piera Egidi sul tema « Guardare oltre I confini », etica, politica, laicità viste da
una minoranza religiosa e da un partito politico.
REGIONE PIEMONTE
Risparmio
energetico
Sono disponibili circa 36 miliardi di lire a sostegno delle
iniziative, nei settori dell’edilizia e delTind'ustria, tese a conseguire il risparmio energetico.
(Questo il risultato dell’approvazione, il 16 febbraio, da parte
del Consiglio regionale, del nuovo regolamento per il riflnanziamento della legge regionale
19/’84 in applicazione della legge 308/’82' in tema di risparmio
energetico.
E’ quindi possibile richiedere
finanziamenti a fondo perduto
e non, nei settori succitati. La
modulistica necessaria per poter presentare le domande sarà
disponibile presso gli uffici regionali di Torino e uffici decentrati, a partire dal prossimo
mese di maggio.
« La mia grazia ti basta »
(II Cor. 12: 9)
NelT88° anno di età
Maria Chinellato ved. Bogo
ha serenamente terminato la sua esistenza terrena, nell’attesa della risurrezione.
A quanti Thanno conosciuta lo annunciano i figli Evelina, Gianni e Aldo
con le famiglie, nipoti e pronipoti.
Venezia, 2 marzo 1989.
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
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Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
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Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
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Telefonare ore pasti
(0121) 74036.
12
12 fatti e problemi
10 marzo 1989
SVOLTE NELLA POLITICA INTERNAZIONALE
1000 PRIGIONIERI POLITICI GIUSTIZIATI
/ nostri abbonati hanno recentemente ricevuto, assieme ad un
numero del settimanale, l’opuscolo «Non c’è pace senza giustizia»
contenente il documento di lavoro proposto in vista dell’Assemblea
ecurnenica europea su « Pace e giustizia », che avrà luogo a Basilea
dal lo al 21 maggio prossimi. Chi l’ha letto avrà notato che un notevole rilievo viene riservato alla «casa europea», che è allo stesso
tempo « una realtà ed una speranza futura ». Naturalmente, con
¡^pnine, si intende l’Europa intera, il continente che si estende
dall Atlantico agli Urali, uscito diviso dalla seconda guerra mondiale.
Alcuni fatti accaduti nel 1988 e tuttora in corso di evoluzione
(si pensi alle recentissime misure di disarmo in Polonia) costituiscono senza dubbio i sintomi, le premesse per una possibile marcia
in quella direzione, sia pure con tutte le difficoltà e le incertezze
collegate con situazioni locali ed intemazionali. Su «Le Monde Diplomatique» dello scorso febbraio è apparso un lungo articolo di
Marcel Drach, docente di economia all’Università di Parigi, che affronta quest’argomento nei suoi aspetti marcatamente politico/economici. Ne diamo una sintesi che, pur nel suo « laicismo », pensiamo possa dare un contributo alla riflessione in vista della sopra
citata Assemblea ecumenica.
La dichiarazione congiunta
CEE/COMECON adottata il 25
giugno 1988 è nella sostanza un
atto di mutuo riconoscimento che
prevede delle forme di scambio e
di cooperazione da comunità a comunità, limitati per ora all’informazione, alla questione ambientale, ai trasporti ed a certi settori
della ricerca, specie nel campo medico. Quanto ai veri e propri
scambi commerciali fra la CEE ed
i paesi membri del COMECON,
essi saranno retti da accordi bilaterali fra la prima ed i secondi.
cooperazione economica, specie
nel campo dell’agricoltura e del
turismo. Qualche mese dopo, il 19
ottobre, era la volta della Cecoslovacchia, che ha firmato un accordo meno largo, ma altrettanto
innovatore.
Politica
e economia
Il 30 giugno 1988 la CEE e
Lungheria hanno sottoscritto un
accordo commerciale globale del
tutto inedito per la sua ampiezza
nei rapporti fra la nostra Comunità ed i paesi dell’Est.
1 punti basilari di questo accordo sono: la concessione della
clausola di « nazione più favorita » all’Ungheria; la graduale abolizione di una serie di restrizioni
quantitative all’ingresso di prodotti ungheresi; l’istituzione di una
Ai primi di novembre 1988 sono poi cominciate delle conversazioni esplorative fra CEE ed URSS
in vista della firma di successivi
accordi. Per quanto invece concerne la Romania, che già negli anni
precedenti aveva scambi con la
Comunità, al momento, a causa
dei suoi eccessi politici, la CEE ne
prende le distanze. Infine, se un acco>-do globale con la Bulgaria non
è per ora all’ordine del giorno, la
Polonia e la Rep. Democratica Tedesca hanno delle trattative in tal
senso (anche se quest’ultima si dimostra molto prudente nelle discussioni). Per completare il quadro, tutti i paesi dell’Est europeo, con la sola eccezione della
Romania, hanno chiesto di stabilire le relazioni diplomatiche con la
Comunità.
Al di là dell’aspetto economico,
vi è anche quello politico. Da
parte CEE, si può parlare di una
ripresa, questa volta a livello dei
CITTA’ DI PINEROLO
Avviso di licitazione privata
Appalto lavori realizzazione opere urbanizzazione
primaria zona CP/3; strade, parcheggi, aree verdi. 2°
stralcio.
Categoria iscrizione A.N.C.: 6”.
Importo lavori a base di gara: L. 224.290.205.
Importo lavori categoria prevalente (6“): L. 219 milioni 447.050.
Aggiudicazione: art. 1 lett. a) legge 2.2.1973 n. 14.
Valore da aggiungere alla media delle sole offerte
in ribasso per individuare le offerte anomale (art. 17
1. 11.3.1988, n. 67): punti 10.
Le imprese che intendono essere invitate singolarmente o in associazione temporanea devono presentare
richiesta in bollo alla Segreteria comunale entro il
20 marzo 1989 allegando certificato iscrizione A.N.C.
delle imprese interessate. La richiesta non vincola l’amministrazione.
Pinernlo, 27 febbraio 1989
IL SINDACO
rag. Livio Tromhotto
Una visione
continentale
Verso la grande Europa,
"casa comune"?
Appello
contro le esecuzioni
Accordi commerciali e abolizione di alcune restrizioni: primi passi
essenziali per un avvicinamento tra l’occidente e i paesi dell’est
Un appello di Amnesty International sulla recente e brutale ondata di repressione in Iran
Dodici, della Ostpolitik iniziata nel
1969 da Willy Brandt per conto
della Germania occidentale: commerciare, circolare, comunicare
per accelerare le riforme, per renderle irreversibili. Per contro, da
parte del COMECON, tre sembrano gli aspetti più importanti in
questi nuovi rapporti. Innanzitutto i grandi contratti, sostenuti da
notevoli crediti, che dovrebbero
consentire ai paesi socialisti sia
una migliore produzione di beni di
consumo, sia una modernizzazione
di quelli durevoli.
In secondo luogo vi sarà un
ammorbidimento delle restrizioni
all’export di tecnologie avanzate,
restrizioni istituite a suo tempo dal
Comitato coordinatore della politica Est/Qvest, comitato che dovrebbe essere sostituito da una
nuova Agenzia europea che alleggerirà il blocco precedente.
Ed infine, in terzo luogo, l’ECU
(ndt: European Currency Unit,
l’unità monetaria dell’Europa occ.)
potrebbe essere chiamato a giocare un ruolo accresciuto negli scambi commerciali fra le due Comunità. Inoltre — sia pure in una
prospettiva a più lungo termine —
la moneta sovietica, il rublo, potrebbe iniziare il proprio processo
di convertibilità.
Amnesty International ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale affinché
spinga l’Iran a porre fine all’ondata di esecuzioni politiche in
atto dallo scorso agosto. L’appello dell’organizzazione umanitaria è stato reso pubblico a Ginevra, nel corso dei lavori della
45“ Sessione della Commissione
delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Amnesty International è ormai in possesso dei nomi di
oltre 1.000 prigionieri politici
giustiziati tramite fucilazione o
impiccagione durante quella che
è sicuramente la più grande repressione avvenuta in Iran dall’inizio degli anni ’80. Molte delle vittime appartenevano a gruppi di opposizione o erano state
riarrestate dopo avere scontato
precedenti condanne. Nei soli
primi venti giorni dell’anno, sono state già impiccate 75 persone, prevalentemente accusate
di traffico di stupefacenti e condannate dopo precessi sommari senza diritto di appello.
Questa situazione ha portato
alla luce altre gravi violazioni
dei diritti umani nel paese: pro
cessi iniqui, torture e punizioni
disumane, come il taglio delle
dita ai ladri (21 casi nel 1988)
o le frustate. Lo stesso ricorso
alla detenzione senza processo
è aumentato nell’ultima parte del
1988.
Amnesty International ha nuovamente chiesto un incontro alle autorità iraniane, dopo le dichiarazioni del giudice capo Ardebili secondo il quale organizzazioni umanitarie « oneste e
senza fini politici » potrebbero
essere ammesse a visitare il paese. Nel frattempo, però, l’ambasciata iraniana a Roma continua
a rifiutare un incontro alla sezione italiana di Amnesty International.
Amnesty International ha accolto positivamente l’annuncio
di un’amnistia che verrà concessa in occasione del X anniversario della Repubblica islamica
dell’Iran, mettendo tuttavia in
rilievo il fatto che questo provvedimento sarà applicato solo
nei confronti di quei prigionieri
politici che abbiano dimostrato
« adeguatamente » il loro pentimento.
IRAQ
Bambini torturati
« Casa comune » : da dove proviene quest’immagine allo stesso
tempo accattivante ed enigmatica? Parrà strano, ma per la prima
volta questo concetto è stato enunciato nel novembre 1981, durante
la crisi degli euromissili, in occasione di una visita di Leonid
Breznev nella Germania Federale,
allorché egli dichiarò che URSS
e RFT vivevano « nella casa europea comune ». Ma allora essa veniva intesa in opposizione alla
« casa straniera », e cioè all’Europa occupata dagli Stati Uniti.
Con Gorbaciov, quest’immagine
verrà progressivamente assumendo un significato diverso: non sono più i suoi muri — esterni ed interni — a contare ormai, ma lo
spazio che essa contiene. Da lì,
deriva una visione continentale e
multipolare della « casa comune ».
Continentale, in quanto l’accento viene posto non solo su ciò che
riunisce lo spazio, la storia e la
cultura, ma anche sulla circolazione degli uomini, delle idee e dei
beni e non piuttosto su ciò che
divide le due Europe.
Multipolare, nella visione di un
mondo strutturato non più dall’antagonismo sovietico-americano, ma
articolato intorno a tre poli:
l’America, l’Europa e l’Asia. Sul
piano economico ed anche su
quello strategico e diplomatico,
l’Europa resterà ancora per lungo
tempo divisa in due grandi entità.
Ma, per tanto che questa divisione
duri, il loro ridimensionamento
dovrebbe consentire la moltiplicazione delle strade di passaggio fra
queste due entità. Ciò che innanzitutto conterà di più in questa « casa comune » sono i corridoi.
A cura di
Roberto Peyrot
Amnesty International si è rivolta il 28 febbraio al Governo
iracheno per chiedere la cessazione degli arresti e dei brutali
trattamenti compiuti dalle forze
di sicurezza nei confronti di
bambini e ragazzi, divenuti « vittime innocenti della repressione
politica ». I bambini vengono torturati anche a soli cinque mesi
dalla nascita per minacciare i
genitori o, in altri casi, tenuti
in ostaggio per costringere questi ultimi a costituirsi.
Questa denuncia è stata presentata nel corso dei lavori dalla Commissione delle Nazioni
Unite per i diritti umani, in
svolgimento a Ginevra: Amnesty Internationa] ha chiesto a
questo organismo di svolgere un
accurato esame sulla situazione
dei diritti umani in Iraq e di
adottare tutte le misure possibili per garantire la sicurezza dei
bambini e degli adulti nel paese mediorientale.
L’Iraq ha intrapreso una politica di abuso sistematico nei
confronti dei bambini da diversi anni, afferma Amnesty International: le forze di sicurezz.a
irachene si sono rese responsabili di uccisioni, a volte di massa; in altri casi degli studenti
sono stati bloccati all’uscita della scuola, allineati ed uccisi pubblicamente. Intere famiglie, compresi i figli, sono state uccise
durante attacchi delle forze armate irachene contro obiettivi
civili. Rimane sconosciuta la sorte di centinaia di bambini curdi sequestrati quattro anni fa
per ritorsione nei confronti delle attività politiche dei genitori.
Tra i casi denunciati da .Amnestv International, vi è quello
di Mirza Rasho arrestato all’età
di 6 anni nel 1985, insieme a suo
fratello, ed ancora detenuto nella prigione di Mosul.
Un ex prigioniero politico rilasciato nel 1985 ha rivelato come 12 suoi familiari, tra cui cinque bambini tra i 5 ed i 13 anni, furono torturati di fronte a
lui. In un’altra circostanza le autorità hanno deliberatamente
privato del latte un bambino di
5 rnesi per costringere i suoi
gjenitori a confessare reati politici.
Tra gli altri casi denunciati
da Amnesty International figurano; 29 bambini e ragazzi giustiziati nel gennaio 1987 (sette
esecuzioni sono state confermate dal governo); 17 ragazzi giustiziati nei mesi di novembre e
dicembre 1987; 15 studenti della
scuola secondaria ed universitari uccisi pubblicamente nei mesi di marzo ed aprile 1986.
I metodi di tortura utilizzati
nelle carceri irachene ai danni
dei bambini sono almeno 30;
dalle bastonate alle frustate, dagli abusi sessuali all’elettroshock.
Diversi bambini e ragazzi sono
morti in seguito alle torture subite, altri sono stati torturati
prima di essere fucilati: nel novembre 1985 ad un 17enne, ’Abd
al-Rahman Ahined Haji, vennero strappate le unghie prima di
essere ucciso nella prigione di
Abu Ghraib, presso la capitale
Baghdad.
Nel mese scorso le autorità
hanno riconsegnato alle famiglie
i corpi di 8 studenti delle scuole secondarie uccisi insieme ad
altre 350 persone alla fine del
1987.
Un bambino di 9 anni ed altri 11 minorenni risultano ancora « scomparsi » dopo l'arresto, nel 1983, di 120 parenti di
un dirigente in esilio del gruppo di opposizione « Shi ’i Muslim ». Almeno altri 17 minorenni risultano « scomparsi »: l’ultima volta erano stati visti in
carcere, poco dopo la cessazione delle ostilità tra Iraq ed Iran.
Amnesty International si è rivolta al presidente iracheno Sadam Hus.sein, chiedendogli di intraprendere un’azione immediata per porre fine a queste violazioni su così grande scala e per
salvaguardare in particolare la
vita dei bambini e dei ragazzi.
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