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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
^/fNFRDÌ 8 APRILE 1994
ANNO 2 - NUMERO 14
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CAPIRE E INTERPRETARE IL VOTO
MIRACOLI
ALL'ITALIANA
GIORGIO GARDIOL
1 risultati del voto sono
chiari. Le destre hanno
messo insieme piià della maggioranza assoluta alla Camera, 366 seggi, e hanno fatto
quasi altrettanto al Senato
con 155 seggi (su 158 necessari per la maggioranza assoluta). Il nuovo sistema elettorale, sia pur molto insoddisfacente sia per i vincitori
che per i vinti, ha fatto il
«miracolo» voluto dai più:
entrano in Parlamento almeno centinaia di facce nuove e
poche di quelle vecchie. I
nuovi volti saranno migliori
dei precedenti? E la speranza
di tutti: di quelli che le hanno
votate e, anche, degli altri.
n voto ha fatto anche altri
«miracoli». Quello che sino a
tre mesi fa era un apprendista
della politica è riuscito, graztefflà televisione e a una
ben orchestrata campagna
pubblicitaria, a diventare il
numero uno deH'Italia: è la
novità della «politica catodica». L’uomo dei grandi mezzi di comunicazione di massa, Silvio Berlusconi, ha avuto la meglio su tutti gli altri
che vengono da anni di gavetta, di impegno nella sezione e negli organi elettivi, di
scuola della politica.
Dopo Tangentopoli i «politici» non godono di buona
fama. Le ragioni della loro
sconfitta stanno anche nella
voglia di una «pulizia» quasi
etnica degli italiani verso la
classe politica che li aveva
vessati (ma anche in parte ingrassati) in questi ultimi
quindici anni. 11 centro cattoheo non è riuscito in tre mesi
3 dimostrare il proprio rinnovamento mentre le sinistre
tton sono riuscite a dimostrata né la loro diversità rispetto
31 politici coinvolti nell’operazione «mani pulite», né sono state convincenti con il
loro programma per una Itaa più sobria e più solidale.
ts6l momento in cui la gente
aspettava un cambiamento
Occorreva essere capaci di
Wta progettualità coinvolgen6-11 «new deal» americano
1 Roosevelt era stato anche
questo.
it V ^^Sran patron» di Forza
, ^ riuscito invece ad apP^e nuovo e l’unico rinno^ore nonostante avesse coalleato un politico come
«!!"■’ della peggiore
j fascista ed esponente
la «destra forcatola» come
e stato definito dall’altro
mpagno di cordata. Bossi,
televisione annulla
vi... *'t®tvtoria storica e ci fa
ogni avvenimento al
Vivere
storia. Quella
^ stati
«lata il
cinque anni fa sarebconsiderata
maio alla grande. A sinistra e
al centro ci si stupisce del
grande successo della destra.
Eppure è il portato culturale e
politico di un mutamento cominciato una quindicina
d’anni fa con il craxismo, i
modelli culturali dello yuppismo, del decisionismo, dell’uomo forte, dell’uomo fatto
da sé, che hanno dominato i
ruggenti anni ’80. Liberati
dai mediatori politici che si
erano fatti interpreti di quella
cultura (il Caf, Craxi, Andreotti, Forlani) gli elettori si
sono indirizzati verso i prodotti più innovativi, ma dello
stesso tipo.
Che questo fosse l’orientamento degli elettori lo si era
visto anche nelle elezioni dei
sindaci in dicembre, dove
grazie al sistema elettorale
avevano vinto i progressisti,
ma anche dove la sinistra era
rimasta minoranza nella società («Riforma» lo aveva
sottolineato in un breve commento al voto).
Il partito politico cattolico
sarà all’opposizione. Per la
prima volta da cinquant’anni.
E l’altro fatto storico derivante da queste elezioni. I
vescovi, nella loro ultima
riunione prima delle elezioni,
si erano già preparati a quest’eventualità e pregando per
l’Italia avevano chiesto coerenza tra fede e vita, annunciando l’esigenza di un rinnovato impegno sui «valori
cattolici». Staremo a vedere.
una corvnit *f'^^''3zzante, questa
I,.-A ® *futa vista come un
'"novativo nel merè ni» ^ ^ politica. Il prodotto
piaciuto ed è stato consu
Dopo la Pasqua: continuare con costanza e coraggio il discepolato di Cristo
Camminare con Gesù ricevendo nuova vita
PAOLO SPANO
«Ricordati dunque di quanto hai ricevuto e udito; e serbalo, e ravvediti. Che
se tu non vegli, io verrò come un ladro,
e tu non saprai a quale ora verrò su di
te. Ma tu hai alcuni pochi in Sardi che
non hanno contaminato le loro vesti;
essi cammineranno con me in vesti
bianche, perché ne sono degni»
(Apocalisse 3, 3-4)
Sono sempre pochi quelli che hanno
il coraggio e la costanza di continuare il discepolato di Cristo. Noi sogniamo le folle, guardiamo con invidia
le chiese altrui perché pullulano di giovani e di persone di ogni sorta, ma abbiamo ragione di rimpiangere il successo degli altri? «Molti i chiamati, pochi
gli eletti». Una folla di discepoli seguiva Gesù su verso Gerusalemme, ma
quasi nessuno lo accompagnò sul Golgota. E poi molti furono battezzati a
Pentecoste, vestirono le vesti bianche
delle «nuove creature», ma pochi le
conservarono tali. È il nostro destino di
credenti essere pochi, se siamo fedeli e
non scendiamo a compromessi.
Ma l’essere pochi di per sé non è garanzia di purezza. Pochi non è bello!
Non lo è perché significa che abbiamo
perso i molti; non lo è perché significa
che non abbiamo raggiunto le folle; non
lo è perché la sindrome cronica delle
minoranze è una malattia; non lo è perché ci assale sempre il dubbio se dopo
tutto siamo davvero sulla via giusta;
non lo è, soprattutto, perché ci viene il
dubbio che cerchiamo in passi come
questo la giustificazione teologica alla
nostra pochezza. Difatti questo passo
non indugia sul concetto dell’esiguità,
ma su quello della perseveranza nella
purezza. Infatti è la fedeltà ciò che ci è
richiesto, perché nella fedeltà sta la vittoria sui dubbi, sulle incertezze, sui tradimenti e sugli abbandoni. L’infedeltà è
la causa che trasforma il poco in pochezza; la povertà in miseria; la trasgressione in peccato; la fede in religiosità; l’amore in tradimento dell’amore;
la vita in spazio da sfruttare.
Mi domando se l’origine di tutto non
stia nel fatto che «ci siamo vestiti» di vesti bianche invece di «esserne rivestiti».
Difatti non ogni novità è un nuovo, né
tutte le nascite di nuovo sono nascite
dall’alto. Abbiamo forse creduto che i
camici del battesimo fossero abiti per la
festa, mentre essi sono vestiti da viaggio.
Non ci si incammina con Gesù soltanto
per pochi passi, ma si intraprende con lui
un cammino che non ha fine se non nei
confini dei nuovi cieli e della nuova terra. La nostra è stata, forse, una «domenica in albis» e non l’inizio del «pellegrinaggio del cristiano» in terre sconosciute, verso orizzonti mai sognati.
Come saremo degni. Signore, di camminare con te? Come onoreremo il dono
della vita nuova in te se siamo noi che
dobbiamo garantire la dignità dell’abito
che abbiamo vestito? Tu non ci chiedi
nulla più che di accompagnarti, perché
nella sequela che è vissuta nella tua presenza e nella tua compagnia sta il segno
della nostra dignità. Allora non importa
se saremo pochi o tanti, perché l’importante non è quanti sono oggi i nostri
compagni di viaggio, ma chi è l’amico
con il quale viaggiamo e dove egli ci
conduce. Se saremo molti ci rallegreremo perché egli non conosce soltanto le
pecore della casa d’Israele e se saremo
pochi ci rallegreremo perché, come Elia,
dobbiamo sapere che il Signore conosce
altre migliaia che noi non vediamo; perciò, Signore, noi celebriamo non le nostre vesti o la dignità del nostro abito ma
la tua misericordia, che ci chiama alla sequela nella fede di essere da te rivestiti e
accolti alla presenza della tua santità.
Parlamentari
Gli evangelici
raddoppiano
È raddoppiato, nel nuovo
Parlamento, il drappello dei
parlamentari evangelici. In
questa nuova legislatura saranno 6, 5 deputati e un senatore, 5 progressisti e un leghista. Sono stati riconfermati i
tre parlamentari evangelici
presenti nella scorsa legislatura: Valdo Spini, ministro
dell’Ambiente (Progressistipsi), è stato eletto a Firenze
con il 51% dei voti; a Genova
Lino de Benetti (Progressisti)
ha avuto il 49,5%, mentre Rosario Olivo (Progressisti) è
stato eletto a Isola Capo Pizzuto (Cz) con il 42,1% dei
suffragi. I nuovi eletti sono
Paolo Bagnoli (Progressisti),
eletto al Senato nel collegio di
Empoli (Fi) con il 61% dei
suffragi; Lucio Malan (Lega
Nord), eletto alla Camera a Pinerolo con il 44,7%; Domenico Maselli (Progressisti) eletto
alla Camera nel collegio di
Lucca con il 30,7%.
Maselli, nato 61 anni fa a
Alessandria, è pastore della
Chiesa valdese di Lucca nonché professore associato di
Storia del cristianesimo all’
Università di Firenze. Appartenente alle chiese cristiane libere, che nel 1979 hanno sottoscritto un accordo di base
con le chiese valdesi e metodiste, è membro del consiglio
della Feci ed è noto per il suo
impegno in ambito ecumenico. Lucio Malan, 33 anni, valdese, è insegnante di Lettere
in un istituto magistrale a Pinerolo e ha avuto la meglio
sul pastore valdese Giorgio
Bouchard, presidente della
Fcei, che è riuscito a portare
al 31,8% i voti progressisti in
un collegio «difficile» come
quello di Pinerolo. Paolo Bagnoli, 47 anni, membro della
Chiesa dei Fratelli, consigliere
provinciale a Firenze, dirige il
Gabinetto Vieusseux di Firenze e insegna Storia delle dottrine politiche all’Università
Bocconi di Milano.
Intervista al sociologo
Jean Baubérot
pagina 2
Vita Delle
Chiese
¡protestanti nell’
Europa latina
pagina 4
All’Ascolto
Della Parola
La gratitudine
scuola della fede
pagina 6
2
PAG. 2 RIFORMA
s'-'
venerdì 8
Intervista a Jean Baubérot, direttore del laboratorio «Storia e sociologia della laicità)
Il protestantesimo deve rivendicare la sua
idendità di «religione laica» in Europa
- Il libro «Religions et laïcité dans l’Europe des Douze», uscito il 15 marzo scorso, è frutto del lavoro del suo
laboratorio’. Quale novità
propone?
«Siamo partiti da una constatazione molto terra a terra:
esistono molte pubblicazioni
sia sulFEuropa sia sulla laicità, ma pochi incroci tra questi due temi. Eppure l’Europa
era sullo sfondo del dibattito
che caratterizza la Francia
sulla laicità, e la laicità sullo
sfondo del dibattito tutto
francese sull’Europa. Durante
l’affare degli “chador”, il problema islamico era al primo
piano, ma alcuni militanti laici non esitavano a considerare l’Europa come una minaccia per la laicità.
All’inizio volevamo intraprendere una tipologia dei vari paesi, ma ci siamo presto
resi conto della specificità di
ogni situazione nazionale, legata a una storia particolare.
La situazione socio-religiosa
è stata quindi analizzata paese per paese. Abbiamo tuttavia rilevato un’evoluzione
verso un riavvicinamento, da
quindici anni a questa parte:
nei paesi in cui esiste una interferenza tra la chiesa e lo
stato, questi legami si stanno
allentando un tantino e una
certa laicizzazione avviene in
campo giuridico.
Un nuovo pluralismo
In certi paesi, come la Spagna e l'Italia, il Concordato è
stato rinegoziato; la società
civile non ha più un regime
giuridico ricalcato sulle prescrizioni della Chiesa cattolica. Nei paesi protestanti, come la Danimarca, si sta verificando un’apertura verso il
pluralismo religioso. In Germania e in Olanda stiamo assistendo allo sviluppo di un
movimento umanistico strutturato.
Il pluralismo diventa un
pluralismo di famiglia di pensiero simbolico, spirituale, e
non esclusivamente interconfessionale. In Francia, paese
della separazione tra le religioni e lo stato, le sovvenzio
Seminario a Praga
Lavoro
non lavoro e
dignità umana
Organizzato dalla Federazione europea per la diaconia,
in collaborazione con Eurodiaconia, si svolgerà a Praga
dal 25 al 29 aprile un seminario sul tema: «Di quanto lavoro ha bisogno l'essere
umano? - Lavoro, disoccupazione, dignità umana». Il
programma prevede relazioni
di Pavel Filippi, professore di
teologia pratica a Praga;
Hans-Joachim Kiderlen, rappresentante della Chiesa
evangelica tedesca (Ekd) a
Bruxelles; Theodor Strohm,
direttore dell’Istituto di scienza diaconale dell’Università
di Heidelberg; Christa Springe, ex presidente del Gruppo
di contatto europeo sulla missione industriale urbana; Paolo Ricca, decano della Facoltà valdese di teologia di
Roma. Il prof. Paolo Ricca
terrà una relazione su «La
diaconia in tensione tra
rEvangelo e la società».
La presenza in Europa di miiioni di musuimani rappresenta una grossa sfida per ia laicità
ni alle scuole private convenzionate costituiscono tuttora
un problema, ma le disposizioni del 1986-1987 che permettono di dedurre dalle tasse
i doni elargiti alle associazioni cultuali non hanno provocato alcuna opposizione nell’opinione pubblica. Lo stesso si può dire quando, nel
1978, è stato esteso il regime
mutualistico a favore dei preti
e delle suore. Eppure si trattava di aiuti finanziari indiretti
alla religione, e in particolare
al cattolicesimo, ampiamente
maggioritario.
I diversi modelli europei si
evolvono secondo la loro propria logica. Essi rimangono
qualitativamente differenti
ma sono meno eterogenei. Da
un lato viene ricercato un
maggior pluralismo, e dall’altro una separazione più morbida. Si può parlare di un certo riavvicinamento dei rapporti chiesa-stato su scala
continentale».
- Dopo la manifestazione a
favore della scuola pubblica,
del 16 gennaio scorso, come
si presenta il paesaggio della
laicità alla francese?
«Questa manifestazione
non va né sottovalutata né sopravvalutata. Non è solo una
peripezia; l’opinione è preoccupata di equilibrio; certo, essa rimane attaccata alla libertà dell’insegnamento, al
fatto che le scuole private
convenzionate possano ricevere sovvenzioni pubbliche,
ma è anche capace di porre
dei limiti. Il 16 gennaio non
ha segnato un ritorno alla
guerra delle “due Francia”. 1
numerosi ponti, edificati a
partire da Vaticano li, continuano ad essere utilizzati.
Non siamo tornati ad un conflitto frontale. Ora vengono
offerte possibilità per superare la fase anteriore e, in questa dinamica, i protestanti
possono affermarsi in prima
linea.
Una «religione laica»
Su questo punto come su
altri, il protestantesimo non
deve apparire come uno strapuntino del cattolicesimo,
bensì come un raggruppamento-cemiera. Il rifiuto della salvezza per mezzo delle
opere, di ogni esaltazione della chiesa, di ogni mediazione
ecclesiastica, fa del protestantesimo, secondo l’espressione
di Emile-Guillaume Léonard,
una “religione laica”. Esso
deve rivendicare questo aspetto della sua personalità,
avendo cura del dialogo, del
confronto, dell’azione comu
ne con gli ambienti laici. Per
esso, è la condizione per non
diventare insignificante, vale
a dire di “non fare senso”.
Per giustificare la loro esistenza in Francia, i protestanti devono essere più fedeli a
se stessi di quanto non lo siano attualmente.
Ecumenismo e laicità
Se i protestanti dovessero
continuare a privilegiare
l’ecumenismo a scapito dell’aspetto laico della loro identità, potrebbero essere trascinati verso rivendicazioni che
rischierebbero di apparire
neoclericali. Esempio: la trasmissione televisiva Agapè
che cerca di ottenere un orario più soddisfacente. Ma perché l’ecumenismo dovrebbe
diventare il luogo di riflessione spirituale ufficiale della
Repubblica? D’accordo per
trasmissioni in prima serata,
ma con liberi pensatori, ebrei,
musulmani, agnostici, ecc.
Non solo tra cristiani o tra religiosi, ma con tutte le famiglie di pensiero».
- Il confronto tra la «laicità alla francese» e gli altri
modelli europei consentirà a
questa di rimettersi in questione e di evolvere?
«Ciò porterà ad uno scompiglio molto corrosivo. In
Belgio, la laicità si è organizzata in tendenze molto strutturate. Accanto alle università cattoliche di Lovanio,
esiste a Bruxelles un’università laica “di libero esame”.
Dal 1984, questa università
accoglie studentesse con il
“chador islamico”. Il rettore,
militante laico, lo ha perfettamente accettato, in nome
del pluralismo e del rispetto
della differenza altrui. In
Francia una simile pratica
non è stata neanche rilevata
dalla stampa, in quanto i
francesi si credono i detentori dei valori universali. Questo significa coltivare una
nozione di pseudo-popolo
eletto. Eppure Bruxelles è vicina! 11 confronto europeo ci
costringerà a scoprire che
esiste gente sensata fuori
dell’Esagono; che ci sono
vari modi di garantire la libertà di coscienza senza concepire i valori morali unicamente a partire dalla chiesa o
dalla religione.
L’interreligioso trarrà vantaggio da questo questionamento; la maggioranza religiosa cattolica infatti è meno
massiccia in Europa di quanto non lo sia nel nostro paese.
Anche l’ortodossia, che non
ha conosciuto la frattura del
XVI secolo né il movimento
dei Lumi, rappresenterà una
sfida importantissima anche
se il dialogo è già avviato in
seno al Consiglio ecumenico
delle chiese. La novità è la
questione dell’incarnazione
culturale delle religioni. Ci
interrogheremo sulla pertinenza di una cultura protestante, in modo particolare al
livello europeo. Le cose si
muoverarmo!
Ma la prima incognita è di
sapere se le cose avverranno
in modo relativamente pacifico nell’Europa ex comunista,
contrariamente a quanto avviene oggi in Bosnia. Ma forse, in quella parte del mondo,
il peggio deve ancora avvenire... La seconda incognita
consiste nell’evitare un malinteso totale tra i paesi di
cultura giudeo-cristiana e
l’Islam. Le popolazioni di
origine musulmana che vivono in Europa non dovranno
essere orientate verso un’assimilazione ad un passato a
scapito di una partecipazione
attiva alla storia dell’Europa.
È una sfida per la quale i protestanti hanno un certo numero di carte da giocare.
Europa e
protestantesimo
Di fronte a queste questioni, constatiamo che è al livello europeo che si situa la loro
soluzione. Ma, per questo, è
necessaria una mobilitazione
utopica per poterci proiettare
nel futuro: avere voglia di vivere aH’intemo di una comunità di parecchie centinaia di
milioni di persone.
Il protestantesimo, che è
stato molto frammentato in
chiese nazionali per potere
resistere alla cristianità papale, può giustificarsi dicendo
che questo si spiega con la
sua storia, ma non certo con
la sua teologia. 11 concetto di
nazione non è una conseguenza della salvezza per grazia! In una continuità culturale, il protestantesimo deve
riuscire a fare un salto per viversi su scala europea. La recente conferenza di Budapest,
da proseguire e da approfondire, ci offre questo luogo
protestante di riflessione e di
radicamento europeo».
* Jean Bauhérot è direttore
del laboratorio «Storia e sociologia della laicità» presso la
«Ecole pratique des hautes études» (Sorbonne).
(Intervista a cura di Rémy
Hebding, pubblicata sul settimanale francese «Réforme» del 5
marzo 1994)
^4^0ND0 CRISTlA!\^oìiìiort(
La Kek esamina il problema UHf
delle missioni nell'Est Europa
Il pastor
di
GINEVRA — Il Comitato centrale della Kek
delle chiese europee), nominò nel maggio 1993 una coi
sione di studio composta da 12 persone, seguendo le i
ni dell’Assemblea di Praga del 1992, per evidenziare la«
monianza e la responsabilità delle chiese europee, in
una missione comune». La commissione doveva anche
conto delle «sfide alla fede portate dal secolarismo, Jeo
ferenza e dall’ateismo» e «dai nuovi movimenti religiosi» '
17 al 19 febbraio la commissione si è radunata per lap^diitó
volta a Ginevra ed ha esaminato prima di tutto la questione|VÌlà^c“'”^
proselitismo. Che cosa lo distingue dalla vera evangelizza^jWii. P'
ne, specialmente quando, come avviene in Russia, dei gruVi'
missionari che vengono dall’estero e dispongono di unvìs
appoggio finanziario invadono un paese? Si è pensato di c(jvolgere il Consiglio ecumenico e la Chiesa cattolica invitali
gruppi missionari a discutere questi problemi e a prospet||\f
un’azione evangelistica comune. Un altro problema emersi) ’
stato quello dei rapporti talora difficili fra chiese di maggio|WPP® .
za e chiese di minoranza, il che avviene tanto all’Est
all’Ovest. Si è nominata una sottocommissione per
la questione più da vicino. La commissione si radunerà ,
mente nel prossimo dicembre per focalizzare altre questioi*'!'®’
l’educazione religiosa, il dialogo con le altre fedi, rincontrel''**^^®^
incontrel''
Evangelo e cultura e la collaborazione nella missione locà ®
' sDche nel
Olanda: seconda assemblea
generale di Eurodiaconia
DRIEBERGEN — Il 16 marzo scorso si è riunita a Drià
gen, vicino a Utrecht, la seconda assemblea generale di E®
diaconia, l’organismo ecumenico europeo che raggrappale»
rie organizzazioni diaconali delle chiese protestanti, angliti
e ortodosse operanti nei paesi europei, in particolare nell’U®
ne europea. Erano rappresentati i seguenti paesi: Inghita
Scozia, Danimarca, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, li
pubblica ceca, Italia, Grecia, Portogallo. Tre nuove organisi
zioni che avevano chiesto l’adesione sono state ammesseci
nuovi membri dall’assemblea: la Chiesa protestante unitaÉ
Belgio, la Chiesa di Scozia, la «Children’s Society» dellaCi
sa d’Inghilterra. Dalla fine dello scorso anno l’ufficio diBi
diaconia a Bruxelles è in grado di informare i propri mei
sui vari programmi sociali predisposti dalla Commissione»
ropea. Finora si è trattato prevalentemente di progetti rivoli
paesi dell’Est europeo: è ora in fase di avvio un prog0»ra
contro la povertà in Europa. Recentemente la Commissintiefia
pubblicato un «Libro verde sulla politica sociale europ»,»
vitando le chiese europee a dare il loro parere e i loro siijp
menti. Eurodiaconia segue da vicino gli sviluppi di questa»
portante materia con la quale sono confrontate tutte le op
diaconali delle chiese in Europa.
e le loro s
cosa di ni
pervasa da
reaone. C
fuori del
doni e di
Sari di C
dato di via
ddla chies
ria; fraten
e in partii
la figlia
Garfield ’
britaimico
cito di Si
Finita 1
la sua spi
inizih gli
SoufliWi
diCardrifi
Vietnam; buddisti e cristiani
sono perseguitati
GINEVRA — Secondo quanto riferisce rinviato spe»
delle Nazioni Unite, Abdelfattah Amor, buddisti, cristiariel
partenenti ad altre comunità religiose verrebbero vessati e I*
seguitati in Vietnam. Questo è quanto Amor ha dichiaratoli!
febbraio scorso a Ginevra nella seduta della Commissi*
dell’Onu per i diritti umani. La libertà religiosa nella Rep#
ca socialista sarebbe sottoposta a «dure restrizioni».
monaci e sacerdoti sarebbero detenuti in celle di isolaint*
torturati e inviati in 40 campi di rieducazione in cui sarebW
sottoposti a forti pressioni psicologiche. Particolarmentec#
sarebbero i buddisti, che sono oltre la metà della popolai®
come sostiene Vo Van Ai, rappresentante del Comitato P*
diritti umani del Vietnam, un’associazione non governativa
autorità organizzano processi segreti, si avvalgono di fats®.
stimonianze e incarcerano religiosi e monaci. 11
rebbe tentando con diverse forme di repressione di
nuovo capo spirituale dei buddisti, Thich Huyen Quang.®
consacra
Ma Vini
teologie
poco pii
bingen,
conseguì
già. Per t
citò il mi
St. Alban
sta di Daj
nel 1959
n Ginevra
tario ge
Qturch A
ili solidai
ecumenici
Fu un’i
ce acquis:
fetta de
|fee,tani
giure lo s
®iuii ecun
Nel is
e
sumere l’incarico che gli è stato affidato. Sorvegliato^
dalla polizia segreta, non può presentarsi con il suo i
è impedito qualsiasi contatto con l’estero.
fììess
Germania: il vescovo luterano
Eduard Lohse compie 70 anni
GOTTINGEN
A I foiO
Eduard Lohse, ex presidente dci
■tro Gì
glio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) e per
vescovo territoriale di Hannover ha compiuto, il „J^tierale
scorso, 70 anni. Noto studioso del Nuovo Testamento,
sore all’Università di Gottinga e presidente deirAlloun2%|
ca universale (Abu), era succeduto nel novembre del || ^ofg
vescovo Hans Lilje ad Hannover, ricoprendo tale ju
al 1988, mentre dal 1979 al 1985 ha presieduto il Qa
della Ekd. Nato ad Amburgo, figlio di un professore »
durante la guerra è stato comandante di una , della r
" coni
Laureato nel 1949 a Gottinga ha insegnato prima ^
poi è diventato professore di Nuovo Testamento a Kie c
|A>.
tinga. Per la sua opera apprezzata di studioso ha ricevi
se lauree ad honorem in Germania e in altri i
divenuto presidente dell’Abu, dopo esser stato per di ;
sidente della Società biblica tedesca. Di questo
ricorda come principale evento l’ultima revisione j,to^
zione di Lutero della Bibbia, che considera uno Fonti
senziale di unità fra le chiese evangeliche. Lohse ha * [jnilfjdcano
vorato per l’avvicinamento fra le chiese e fra le divers mj j
ze ecclesiastiche, così come ha sostenuto con forza
con il cattolicesimo e si è dato da fare per la ricon datelo
con i popoli dell’Est europeo.
3
Rii^
PAG. 3 RIFORMA
ANoÈiiiorto a Ginevra il pastore battista GIen G. Williams, segretario della Kek fino al 1986
^Una vita al servizio della pace e dell'unità
ina iloastore battista Glen Garfield Williams è morto improvvilip^ ^ il 28 marzo; i suoi funerali si sono svolti
C ^oledl 30 marzo 1994 presso la Chapelle de St. George del
'-onfenu^ di Ginevra. Il culto, presieduto dal pastore della chie'^^'^T^'éormata di Pàquis-Prieuré-Sécheron, J. Buard, ha visto la
e I commossa di molte persone impegnate nel mo
ire la Hanno dato testimonianza il pastore Kon
’ ^^h^^'^Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle
i^"d ^egnetario generale della Conferenza del
I tlggg europee, il vescovo di Pinerolo, mons. Pietro Gia
Igiosi».
ler la 'áetá loptof Maria Vingiani, presidente del Segretariato atti
")e<
dei dell’Unione delle chiese battiste d’Italia.
uesti M ecumeniche, il past. Gnagy, arcivescovo luterano di BudalonejV«“ predicazione è stata tenuta dal past. Massimo Aprile,
f, u^**:r.*__
di un vas
iato di coi
-a invitanj
lUCIAMO PEODATO
iTentenne o giù di lì se ne
V arrivò a Napoli con le
a etneno __ alleate, fresco di gio
’Est Quj»’®'“ ® ideali. Entrò
affJÌsobitd
nera n,„ «altà delle chiese evangelieranuoi j problemi in una
inJSldttà ‘iiatrutta dai bombardate loS ®ricostruire,
anche nel suo tessuto sociale,
e le loro speranze verso qual
ea
cosa di nuovo; una speranza
pervasa dalla luce della resurrerione. Conobbe personalità
fuori del comune, ricche di
doni e di spiritualità, come i
a a Driè sjjti di Casa materna, i Deoale di Em jjjo ¿i yja dei Cimbri, i Ricci
ruppi le» della chiesa battista di via Poti, angli« àa; fraternizzò con i giovani
e nell’Ui,
in particolare con la fami
Inghib glia Baglio, tanto da sposarne
vizzeral la figlia Velia. Così Glen
“ organisi Garfield Williams, cittadino
messeci britannico, ufficiale dell’eserite unitaÉ dio di Sua Maestà, divenne
> deliaci napoletano per amore,
do di E» piaita la guerra tornò con
tpn meÉ lagua sposa in Inghilterra e
nissione» iai^f, gn teologici al
etti molli I Soutìi Wales Baptist College
propnra di Cardiff, dove si laureò e fu
imissBiefe consacrato pastore battista.
uropeitJ lyij viateresse per gli studi
orosogp teologici non si fermò qui:
i questai poco pin ^ j'y_
itte
ini
bingen, in Germania, dove
consegui il dottorato in teologia. Per un certo tempo esercitò il ministero pastorale a
St. Alban, nella chiesa battista di Dagnall Street. Ma già
nel 1959 cominciò a lavorare
a Ginevra in qualità di segreatospeciihrio generale delEInter
ristianit? ^urchAid, l’organizzazione
essatief» di solidarietà del Consiglio
hiaratoill ecumenico delle chiese,
jtnmissi* Fu un’esperienza quanto
laRepu» “ai importante, perché gli femi». Fé» ® acquisire una conoscenza
isolai«* metta dei problemi e delle
ui saretiW realtà delle diverse chiese eunenteenf jopee, tanto da indicarlo come
ropolaa* «persona più adatta per semitatoP » lo sviluppo delle rela.ernativa «om ecumeniche che si anda’ ® quegli an
joverno ^Nel I96i fu nominato seimpedifl Sfittano esecutivo della Con
iuang.dij|
liatoa''^
0 titolo«
ferenza delle chiese europee
(la Kek, che era nata solo due
anni prima) e dal 1968 ne divenne il segretario generale;
carica che ricoprì fino al
1986, anno della sua entrata
in emeritazione.
È grazie a lui se oggi la Kek
conta 115 chiese europee, e
ad essa hanno aderito oltre ai
protestanti, anche gli ortodossi, gli anglicani e i vecchiocattolici. Non era facile negli
anni ’60, in pieno clima di
guerra fredda, allacciare contatti con le chiese ortodosse
del blocco dell’Est. Ma il dr.
Williams (ma noi eravamo
più abituati a chiamarlo affettuosamente «Glen») aveva,
oltre alla profonda cultura
teologica e un’apertura mentale eccezionale, una vena
umoristica grazie alla quale
riusciva a rendere facili i problemi difficili.
Quando, nel 1989, ci fu a
Basilea il grande raduno ecumenico in cui, intorno alla
bandiera della giustizia, della
pace e della salvaguardia del
creato si riunirono tutte le
chiese europee facenti parte
della Kek e il Consiglio delle
conferenze episcopali cattoliche, Glen era da poco andato
in pensione; ma quell’incontro, preludio del crollo del
«Muro», era il frutto della
sua semina. Parallelamente al
tessuto delle relazioni ecumeniche, Glen aveva anche
lavorato al sostegno della
Conferenza per la sicurezza e
la cooperazione in Europa
(Csce), lo strumento politico
grazie al quale è stato possibile il disgelo.
Ma noi lo ricordiamo per il
grande amore che ha avuto
per le nostre chiese. Veniva
alle Assemblee battiste e ai
Sinodi con Velia ed era, per
lui come per noi, la gioia di
ritrovarsi insieme nel segno
dell’amicizia fraterna. Una
volta, negli anni in cui in Sinodo si discuteva del patto
d’integrazione con le chiese
metodiste disse, col suo fine
umorismo, della sua immensa
gioia nell’aver trovato all’in
l'assaggio del vescovo Pietro Ciachetti
rano
anni
Un grande rimpianto
: d®' ‘ÌÌ dj.
A'ktro r; , ai
^"ker / (ve.?covo di
Hivets'yt'K.ìi^uvu ui
19 occasione del
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12 a>«"Ì Scovo^*P^talia. Sono veriodo^tOpg . snerolo e incaricadella ecumenici in
della ecumenici
rumen» Valle D’Aosta.
rumen») Hp Oyalle D’Aosta.
a semP^aticann*^’^'”, ^®osiglio del
l’unità dei cri:a il^,i)'9ieuo sucaricato di poroncil'n^cfrate ®®*?aggio molto vivo
di partecipazione e
di preghiera, ricordando con
profonda riconoscenza quanto il pastore Williams ha fatto
con appassionata dedizione
per la causa ecumenica.
Il pastore Williams era venuto per alcuni giorni a Pinerolo, all’inizio di marzo. Veniva ogni anno, con la moglie Velia, accolti con cordialissima simpatia e fraternità. La loro presenza era un
dono del Signore alle nostre
comunità. Una delle conferenze fatte in Piemonte aveva come tema: “Evangelizzazione ed ecumenismo oggi in
Europa”. Lo ricordiamo con
grande rimpianto e profonda
riconoscenza.
Alla signora Velia e ai familiari tutti la nostra viva
fraternità e amicizia».
Glen Williams e la moglie Veiia, lo scorso anno a La Mendola
gresso di Torre Pellice uno
striscione con la scritta «Festa
dell’Unità». «Che bello, vaidesi e metodisti si sono messi
finalmente insieme!». Il Sinodo scoppiò in una risata omerica perché tutti sapevano che
«l’Unità» dello striscione era
il quotidiano comunista (e anche lui lo sapeva benissimo);
ma quella battuta servì più di
qualsiasi altro discorso per
farci capire l’importanza e la
bellezza del patto d’integrazione che stavamo per stipulare e la necessità di eliminare
ogni remora.
Nel 1968 fu inaugurato a
Napoli l’ospedale evangelico
«Villa Betania»: Glen vi arrivò portando con sé tutto
l’ufficio di presidenza della
Kek, ivi compreso il metropolita Alessio, ora patriarca
di Mosca. Ho sempre avuto
il sospetto che non sia stato
un caso che la riunione della
presidenza fosse stata convocata proprio in quei giorni, e
a Ecumene, a poca distanza
da Napoli! Fu un regalo meraviglioso che ne rese visibile la valenza ecumenica.
Chiese che la predicazione,
in occasione del suo funerale,
fosse tenuta da un pastore battista italiano. E toccato a Massimo Aprile, giovane pastore
di Napoli, e forse non poteva
essere diversamente: anche se
sepolto, com’è naturale, a Ginevra, egli ha voluto indicare
il filo nascosto che lo univa a
Napoli, ai credenti in Gesù
Cristo che negli anni della
guerra avevano quella fede di
cui parla l’epistola agli Ebrei,
che è «certezza di cose che si
sperano, dimostrazione di cose che non si vedono» (Ebrei
11, 1). La guerra a Napoli ha
portato distruzione e morte,
ma per grazia di Dio anche
fratelli e amici come Glen.
Perciò rendiamo grazie a Dio
per il dono che ci ha dato con
Glen e nell’ora della separazione siamo accanto a Velia
condividendo con lei tristezza
e riconoscenza.
(Vogliamo stare semplicemente insieme»
Apostolo dell'unità
ANNA MAFFEI
MASSIMO APRILE
LJ abbiamo conosciuto
circa quindici anni fa.
Eravamo studenti nella facoltà teologica di Ruschlikon
e ci avevano annunciato per
il culto di quella domenica
sera una presenza speciale, il
pastore Glen Garfield Williams, segretario generale
della Conferenza delle chiese
europee. Ascoltammo le parole del pastore Williams
senza distrarci un solo attimo, e così fu sempre da allora in poi, tutte le volte che lo
rivedemmo. Ricordo ancora
il testo, era il Salmo 137, un
salmo bello e triste in cui il
pastore Williams lesse tutta
la struggente ricerca di Dio
del credente pur nel buio delle circostanze avverse della
storia: ci colpì. Per noi studenti, e credo per tutti quelli
che quella sera lo ascoltarono, rimase un esempio di predicazione genuina e limpida
di un Evangelo di cui (31en
Williams si disse sempre e fino alla fine innamorato.
Dopo quel culto lo ringraziammo col nostro inglese
zoppicante, ci rispose in italiano e ci offrì calde parole
Al servizio deirecumenismo in Italia
La causa della
fraternità ecumenica
MARIA VINGIANI'
di incoraggiamento per il nostro ministero futuro. L’abbiamo incontrato molte volte
da allora e sempre, quando
parlava o predicava in ambito ecumenico dove eravamo
presenti anche noi, eravamo
sempre un pizzico orgogliosi
di essere rappresentati, come
battisti, così bene. L’ultima
volta l’abbiamo incontrato e
ascoltato nel nostro culto di
insediamento qui nella chiesa
di Napoli.
Era un apostolo dell’unità
delle chiese, un’unità niente
affatto trionfalistica o fondata
sulla nostra buona volontà ma
radicata solo nella profonda
consapevolezza di non avere
nulla da offrire a Dio. Egli
stesso concludeva una sua
predicazione ad una sessione
del Sae a La Mendola con
queste parole: «Niente è dunque nelle nostre mani: non la
bellezza delle nostre liturgie,
non la completezza della nostra teologia; niente è nelle
nostre mani davanti a Dio;
laici e consacrati vogliamo
stare semplicemente insieme,
davanti al Signore, per trovare la forza di compiere la nostra missione con lui». Così è
stato per Glen Williams, così
potrà essere per tutti noi.
Impossibile raccogliere in
poche righe la piena dei
sentimenti, che coinvolge me
e gli amici del Sae, di fronte
aU’improvviso silenzio della
parola, dell’intelligenza, del
cuore di Glen Garfield Williams, delle qualità eccezionali che, nello stile incomparabile della sua testimonianza
evangelica, ci hanno sospinti
e accompagnati tanto a lungo
nel cammino di rinnovamento
che l’ecumenismo comporta.
Fu da noi alla sessione nazionale di formazione ecumenica sulla «Parola di Dio» a
Napoli nel ’70; doveva portarci l’appello ultimativo alla
«Conversione delle chiese»
nella prossima sessione estiva
della Mendola, coinvolgendoci in un impegno di fedeltà
alla causa ecumenica, senza
soluzione di continuità.
Una missione, la sua, la cui
fecondità in tutti gli ambienti,
soprattutto cattolici (diocesi,
parrocchie, singoli e gruppi diceva che lo avevamo messo
in pellegrinaggio per le contrade d’Italia -), va oltre ogni
possibile valutazione. Il segreto? È certamente nel cuore
di Dio di cui, per noi, era portavoce e testimone autentico.
Una ragione, e non solo
umana, della dignità e del fascino del suo servizio, era nel
suo coinvolgimento totale e
appassionato alla causa della
fraternità ecumenica, letta al
cuore di ogni istanza di riconciliazione, di giustizia e di
pace del nostro tempo tribolato; era nella forza evangelica
di un appello all’unione dei
cristiani da vivere come vocazione, da interiorizzare al
livello più profondo della vita
di fede, là dove la comunione
con Dio induce alla comunione con i fratelli nella fede e
provoca al servizio e alla testimonianza.
Aveva anche, e vorrei dire
particolarmente, una certa
predilezione per l’impegno
ecumenico in Italia. Aveva
proprio un cuore italiano, il
pastore Williams, che sintonizzava al meglio con la nostra sensibilità religiosa e
umana.
Lo aveva assunto da Velia,
la sposa amatissima e compagna di missione per tutto l’arco del suo impegno europeo
e mondiale (così fecondo di
opera di riconciliazione), lo
aveva ascoltato, questo cuore
italiano, e condiviso nell’
esperienza turbinosa e tragica
delle operazioni belliche in
Italia, dove era sbarcato come straniero con gli alleati,
lo aveva fatto proprio da studioso, come della teologia,
così della storia del costume
cristiano in Italia, recuperandolo dall’istinto polemico alla consapevolezza che proprio il dialogo e l’ecumenismo del cuore avrebbero favorito quella necessaria purificazione della memoria storica, per tanti aspetti iniqua,
ancora d’inciampo nei nostri
rapporti e diversamente irriconciliabile.
Di qui il suo invito e la sua
guida a leggere e a vivere la
situazione ecclesiale italiana,
anche presente, con rigore
critico ma anche con umiltà e
carità reciproca, in totale
coinvolgimento gli uni per
gli altri, attenti a porre nelle
nostre relazioni interne ed
esterne il senso del riscatto e
della risurrezione per rendere
credibile, ai fratelli di ogni
fede, l’amore di Dio per loro.
È qui, per il tempo che il Signore ci darà di servirlo, lo
stile di testimonianza e di
servizio ecumenico che Glen
Garfield Williams ci lascia
come consegna. Ed è consegna irrinunciabile per quanti
sono interessati alla causa
deH’ecumenismo.
* presidente del
Segretariato di
attività ecumeniche
La ricchezza interiore di Glen Williams
Un grande amico
PIERO bensì
Gesù, verso la fine della
sua vita, quando ha maggiore bisogno di calore umano
e di affetto, interpella i suoi
discepoli chiamandoli «amici». L’amico è più che un discepolo, è più che un fratello
in fede. Quando pensavo a
Glen Williams non vedevo un
fratello o un collega: era un
amico. Fratelli ne abbiamo
tanti, amici ne abbiamo pochi,
pochissimi. Glen aveva questa
grande virtù: saper mettere le
persone a loro agio, sia che si
trattasse di far loro un favore
sia che dovesse dire parole
piuttosto dure. Ma non c’era
mai né senso di accondiscendenza né amarezza nelle sue
espressioni. La signorilità e il
garbo nel trattare con gli altri
non erano affettati; facevano
parte delle sua personalità.
La sua ricchezza interiore
si manifestava con tanta sensibilità da rendere ricchi i
suoi interlocutori, anche i più
sprovveduti. Dotato di uno
straordinario senso dell’humour sapeva parlare delle
realtà più gravi del nostro
mondo, senza farle pesare come macigni sulle spalle degli
uditori. Penso alla bella casa
di rue Losanne, piena di ricordi di tutto il mondo, perennemente arricchita dal sorriso e dal canto di Velia, napoletana verace, compagna
inseparabile e complemento
impareggiabile di Glen. Difficile immaginarla senza di lui!
Avevamo deciso di festeggiare insieme i nostri settant’anni a Firenze, dove i
Williams venivano sempre
volentieri. Purtroppo varie
circostanze ci impedirono di
farlo nell’anno giusto, il ’93.
Pensavamo di recuperare alla
fine di questo aprile. Il Signore ha disposto diversamente.
Ma un giorno comunque, festeggeremo insieme: questa è
una certezza!
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 8 APRI^^^
Verso l'Assemblea generale della Cepple, in Portogallo dal 28 aprile al 1- maggio
Le chiese evangeliche di una minoranza
si interrogano sulla loro azione
«Come definiamo oggi la
nostra identità protestante?
Quali debolezze, quali deficienze e quali incoraggiamenti scorgiamo nell’attuale
protestantesimo, particolarmente nel contesto europeo?
Per noi protestanti e latini,
quali sono gli elementi fondamentali che possono incoraggiarci oggi nella testimonianza nei paesi latini e in generale in situazioni di minoranza? In concreto, come
possiamo introdurre nelle nostre pratiche ecclesiastiche alcuni fondamenti del protestantesimo?».
Nel corso dei mesi passati
intorno a queste quattro dense domande si sono interrogate molte delle chiese locali
metodiste e valdesi in vista
dell’assemblea generale della
«Conferenza deUe chiese protestanti dei paesi latini europei» (Cepple) che si terrà ad
Aveiro, in Portogallo, dal 28
al 1° maggio prossimi.
Le risposte al questionario
sono state elaborate da Mirella Scorsonelli e Salvatore
Ricciardi, membri della delegazione che rappresenterà le
chiese italiane all’assemblea
di Aveiro. Complessa la domanda sulla identità; problema sul quale le chiese e singoli credenti da tempo si interrogano; le risposte non
possono essere altro che
provvisorie. Esse comunque
riflettono la percezione odierna delle chiese. È corretto,
anzitutto, parlare di identità
da salvaguardare? Non dice
forse l’Evangelo: «Chi vuole
salvare la propria vita (oppure: identità), la perderà; ma
chi perderà la propria vita per
amor mio e dell’Evangelo, la
salverà» (Marco 8, 35)? Nel
Nuovo Testamento, e anche
nella Riforma, non appare la
questione della identità propria, ma caso mai di quella
del Cristo. E tuttavia non si
possono ignorare tre cose: in
primo luogo che l’identità
protestante si è storicamente
definita in alternativa alla visione che il cattolicesimo ha
della chiesa ma, in secondo
luogo e a un livello più serio
e profondo, si è anche consolidata intorno ai principi del
«Solus Christus, Sola Grada,
Sola Scriptura», che non possono essere considerati soltanto degli slogan. In terzo
Mf'
Il Centro sociale portoghese di Aveiro
luogo, infine, la parola di
Dio (e la chiesa è figlia della
Parola) è quella che svela 1’
identità della chiesa, la crea e
la ricrea. Da sé la chiesa non
può dire nulla di se stessa; la
sua è una realtà in divenire. Il
principio «ecclesia reformata
sempre reformanda» è quello
che sembra esprimere meglio
l’anima del protestantesimo e
cioè la conversione che scaturisce dall’ascolto della Parola
e dalla sua ubbidienza.
Come si vedono oggi le
chiese nel contesto europeo?
Si parla spesso di una debolezza del protestantesimo.
Ma dalle risposte fomite dalle chiese sembra piuttosto
che questa debolezza vada
addebitata ai protestanti, più
che al protestantesimo perché
(si dice nel rapporto) essi
«vivono scarsamente i loro
principi teologici ed ecclesiologici e non sembrano più capaci di comunicare l’esperienza liberatrice dell’Evangelo». Alla base di questa deficienza sta un analfabetismo
biblico di ritorno: i protestanti «hanno un rapporto insufficiente con la Bibbia». Quali
le conseguenze? Anzitutto
una certa debolezza: «Di
fronte all’ipotesi cattolica di
costruzione di una “casa comune europea’’, che ha indubbiamente una ispirazione
integralista, le chiese protestanti sembrano slegate le
une dalle altre, prive di una
strategia comune, incerte sul
contributo che possono dare
e come stanche».
A ciò si devono aggiungere
il processo di secolarizzazione, per cui la nostra etica si
appiattisce su quella comune;
un malinteso approccio all’
ecumenismo per cui le chiese
non sanno dare un proprio
specifico contributo; una difficoltà ad affrontare il mondo
moderno con le sue novità
che incutono timore e una incapacità a confrontarsi con il
mondo della scienza. Dalle
risposte delle chiese emerge
anche il desiderio di confrontarsi di più sulla cristologia e
di prestare minore attenzione
alla ecclesiologia.
La terza questione riguarda
la testimonianza in una condizione di minoranza. Dalle
risposte emerge una volontà
di reagire positivamente a
una situazione apparentemente negativa. La parola diaspora non vuole dire solo dispersione, ma anche disseminazione. È un significato da rivalutare. «Il futuro della chiesa è la diaspora; l’essere chiese di minoranza può rappresentare una vocazione, non
una limitazione»; ma come
muoversi?
Molte le proposte, tutte valide, che indicano quante
strade potrebbero essere percorse. Ne elenchiamo alcune:
ricuperare la dimensione confessante della chiesa; impegnarsi per la libertà religiosa
nostra e altrui; vivere l’ecumenismo senza illusioni e
senza paure; smascherare le
contraddizioni della società
italiana e determinate in gran
parte dalla cultura cattolica;
porsi come difensori della
giustizia nei confronti degli
emarginati di vario tipo.
«Dovremmo in altri termini
essere chiese che interrogano
e si interrogano; che sanno
realizzare spazi di democrazia e di fraternità; chiese di
testimoni, sapendo che testimoniare non è esibire un
principio, ma rendere visibile
ìa fede. Non essere soltanto
critici, ma propositivi». Come agire? Le chiese ribadiscono la centralità della predicazione e della catechesi, la
formazione biblica e teologica permanente. Non per un
indottrinamento, ma perché
la chiesa è luogo di confronto, dialogo, crescita comune.
Confronto e dialogo da realizzare anche con altre comunità mediante visite, gemellaggi e quant’altro possa servire allo scopo.
Su queste ipotesi si confronteranno le chiese in Portogallo. La delegazione italiana sarà formata da battisti,
metodisti e valdesi. Sarà utile
sapere che cosa pensano le
altre chiese protestanti dell’
area latina dell’Europa, alcune delle quali in una situazione di diaspora e minoranza
superiore aJla nostra.
La sala per le conferenze
La chiesa metodista di Savona al centro di numerose iniziative in città
L'aiuto pastorale viene dalle chiese finlandesi
SAURO QOTTARDI
Quest’anno la sveglia alla
chiesa metodista di Savona, per la ripresa autunnale, ha suonato già a fine agosto con l’arrivo di Andrea
Schulze, una studentessa in
teologia di Heidelberg, che è
venuta per un mese a fare tirocinio pastorale; ha animato
le riunioni, i culti domenicali,
le visite ai malati e alle famiglie, gli incontri con i gruppi
evangelici e non; ha lasciato
un ottimo ricordo sia della
persona che del messaggio
evangelico. Ha mandato una
simpatica relazione scritta del
suo lavoro e delle impressioni
ricevute, che è stata letta e discussa all’assemblea di chiesa
del 31 ottobre: impressioni
valide di una persona che
aveva visto la comunità per la
prima volta, che l’aveva ama
ta per quel poco che aveva
potuto dare e ricevere per la
sua preparazione pastorale.
A gennaio altra sveglia...
per l’arrivo di Aino Lehmuskoski, una diacona finlandese inviata dalla Missione finlandese in Italia, quale aiuto
pastorale. È stata accolta il 16
gennaio al culto domenicale e
poi all’agape fraterna, celebrati insieme alla Corale valdese di Ivrea venuta in visita;
il pastore Gianni Genre ha
predicato in chiesa e la corale
ha offerto un concerto, il pomeriggio, aperto al pubblico.
A fine gennaio, la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani ha visto riunite
la Comunità evangelica e la
parrocchia cattolica in una riflessione biblica sulla «famiglia», presentata da Gabriella
Costabel, candidata al pastorato che presta servizio pres
so la Chiesa valdese di San
Secondo (Il 17 febbraio il
predicatore Sauro Gottardi
ha predicato proprio in quella chiesa).
È stata pure organizzata
una pubblica conferenza, ben
riuscita, il 12 febbraio a Savona, con la libreria delle
edizioni Paoline, sul tema
della cristologia come «storia
di Dio e Dio della storia», in
cui è stato presentato il libro
di Bruno Forte «Gesù di Nazaret»; uno dei relatori era il
pastore Fulvio Ferrario di
Alessandria.
Questa conferenza ha coronato una serie di studi biblici
tenuti i venerdì sera sui vari
aspetti della figura di Gesù
Cristo, quali ci sono narrati
nel Nuovo Testamento.
Le «agapi» fraterne, dove
ognuno provvede a fornire
qualcosa, risultano sempre
Iniziativa di diffusione della Bibbia
L'azione dello Spiriti
MARIO CIGNONI
Nei giorni 26-27 marzo
sono stato a Catania per
conto della Società biblica,
invitato dalla locale congregazione pentecostale. Ero
ospite del past. Mario Romeo, che vive con moglie e
quattro figli in un paese dei
dintorni. Ero lì per presentare
la Mostra della Bibbia che si
sarebbe tenuta sotto una tenda su una piazza del lungomare, ma poi sono stato anche invitato a parlare alla
chiesa.
Faceva molto caldo la mattina e preparare la mostra
sembrava faticoso ma il pastore, ex granatiere ed ex falegname, in quattro e quattr’otto ha montato tutte le assi necessarie; gli ho dato una
mano io stesso in maniche di
camicia con martello e chiodi. È stato un piccolo «tour
de force»: in poche ore ho tenuto due predicazioni e due
conferenze pubbliche. Parlare sotto una tenda al mare tra
i pentecostali non è una cosa
abituale, ma è un’esperienza
da fare e anche un valdese lo
può fare e con successo. La
loro struttura «inorganizzata» è molto più agile dei nostri comitati e coordinamenti
e ha una maggiore e più rapida capacità di penetrazione
tra la gente. La musica poi
(chitarra elettrica, piano e
batteria) attrae anche chi si
sente lontano dalle cose di
chiesa.
La «mostra» della Società
biblica si è rivelata una grande calamita per il pubblico: i
pannelli, semplici e essenziali, sono stati letti da capo a
fondo, le Bibbie esposte (in
cinese, ebraico, thai, ecc.) at
tiravano i presenti comi
miele attira le api: ho 2
tavoli dell’esposizione u
raímente «formicolare,
persone che sfogliavaj,'
Bibbia e domandavano ii*
mazioni. C’erano giov«
anziani, pentecostali e cai
ci, passanti qualunque!
Bibbia, insomma, Ínteres^
Mentre la luna piena sck
lava sul mare, discorsi e»
dicazioni hanno entusias|
il pubblico sia in chiesa^
dentro la tenda: i postiasij
re erano esauriti e alcuni ¡a
rimasti anche in piedi a sej
re, grazie a Dio, e lo dicci
ramente, perché senza ilj
intervento qualunque dism
sarebbe lettera morta.
Nt;
Siena ha
cevere la
Laura Le
ha tenute
(Sviale (
renza pe
vissuta
Ptapani
Leone, i
mato del
racconti
Queste congregazioni pi
tecostali hanno la ’
aprirsi al mondo delle eli
storiche, sentono il bisogi
un approccio anche cultiuj
alla Sacra Scrittura e non
fiutano a priori Timpegnop
litico. Ci possono dare mè
entusiasmo, capacità di c»
volgere e, perché no? mai
stazioni dello Spirito!
quali di solito non siamoli
tuati. Anche noi possiamoi
re molto a loro: imparia«
dare, fraternamente. Insij
potremmo rendere una Id
monianza grande e piùel
ce al nostro paese.
Parlando nei loro loci
sotto la tenda ho avutoli
numerose parti) una sodii
zione personale: lapreit
zione all’aperto, laprci
zione trascinante, non èli
capacità esclusiva
catori fondamentalisti,
cordato che quel
re alla predicazione èiW
monianza di Gesù Crisa,»
la toga, né la cultura, ncl’i
fervescenza né altro...
interesse
stona di'
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Marsala!
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Associazione «Nuovi orizzonti» di Calai
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raunità
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Una mostra per
conoscere la Bibbia
bene accette e frequentate,
come pure la giornata del
«bazar» dell’8 dicembre, che
ha avuto successo. Oltre
l’agape con la corale di Ivrea,
la comunità ne ha organizzata
una per l’assemblea di ottobre; una a novembre per accogliere il pastore Giuseppe
Anziani, che ha predicato al
culto e ha presentato il pomeriggio il libro sul suo ministero «Un uomo, una vita»; una
a marzo con la Chiesa ispanoamericana di Genova, che
ha pure condotto il culto,
coinvolgendo tutti nel canto
degli inni accompagnati da
strumenti sudamericani.
Inoltre la «sala evangelica»
è stata ripetutamente usata
per incontri di carattere cittadino, condotti da altri, e per
le lezioni dell’Università della terza età condotte dal Co
mune.
Gaetano Ventimiglia, presidente dell’Associazione cristiana «Nuovi orizzonti» ha
presentato l’iniziativa della
mostra fotografica sulla storia
della Bibbia, svoltasi a Catania dal 26 marzo al 3 aprile e
organizzata in collaborazione
con le Congregazioni cristiane pentecostali. La mostra è
stata realizzata dalla Società
biblica in Italia e curata dal
dott. Mario Cignoni.
Ventimiglia ha affermato di
fronte alla stampa che in un
clima di fermento sociale come il nostro, le mille volontà
di rinnovamento politico che
percorrono il paese e in particolare la Sicilia, potranno trovare nella mostra un «contributo validissimo per una ricerca appassionata delle nostre radici, per una riflessione approfondita sui valori
sempre attuali dell’etica e
della morale biblica, per una
attenta analisi storico-critica
delle complesse vicende umane nell’età contemporanea».
Una serie di conversi*
hanno fatto da contol
all’iniziativa: nei varisi
di esposizione si sonoi
cendati a parlare lori
Mario Cignoni, il
Gianni Cereda (Ch>^**o
nazareno), il pastore D
Benini (Chiesa avvenW»
dott. Mauro Adragnat'I
store valdese j
Panasela, il pastore W
Salvatore Rapisarda, ur
re pentecostale Mario
e il dottor Salvatore L®
sponsabile del dipori'
cultura dell’associò
«Nuovi orizzonti».
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5
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Laura Leone ospite della chiesa di Siena
La difficoltà di essere
protestanti a Trapani
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impei gioca"« soltanto le distanze
) geografiche quanto le distanicitàditì teche emergono fra minono'Jmi » e maggioranza religioS0“culturale.
«Essere valdesi a Trapani
- dice Laura Leone - non è
solo una scelta religiosa ma è
anche una scelta politica».
Esistere e testimoniare come
minoranza vuol dire prendere
posizione contro l’insegnamento della religione a scuola, contendere con la burocrazia locale per ottenere
qualsiasi banale permesso
operativo, accettare un rapporto critico con il mondo
cattolico... Quindi l’impegno di queste comunità si
misura sulla testimonianza
della libertà che annuncia
l’Evangelo.
L’onda lunga delle difficoltà e delle gioie delle comunità di Trapani e Marsala
ha raggiunto anche noi, piccola comunità senese di minoranza. Qualche volta ab
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biamo sentito di essere in
sintonia, anche se i nostri
problemi si diversificano
perché operiamo in un diverso ambito culturale e sociale.
L’Italia da Sud a Nord è in sé
molto diversa, non solo geograficamente ma anche culturalmente e socialmente e la
nostra realtà di piccole chiese protestanti di minoranza si
trova quindi confrontata con
problemi locali che possono
differire molto da comunità a
comunità. È molto importante per noi conoscere difficoltà e gioie delle nostre comunità sorelle per comprendere che non siamo sole con
i nostri problemi ma che al di
là dei confini della nostra
chiesa locale altri fratelli e
sorelle vivono forse esperienze diverse ma non meno
coinvolgenti per la testimonianza dell’Evangelo in cui
siamo chiamati. Conoscerci e
amarci vuol dire sostenerci
vicendevolmente nel mandato che abbiamo ricevuto dal
Signore.
Chiesa metodista di Padova
Studiare Drewermann
ALBERTO BRAGAGLIA
Nell’ambito dei periodici
incontri del giovedì, organizzati a cura del Gruppo
di attività femminile, si è
avuta lo scorso 24 marzo una
conferenza del pastore luterano Ulrich Heinzelmann (incaricato della cura della diaspora luterana di Abano Terme)
sul tema: Un nuovo approccio alla lettura della Bibbia:
Eugen Drewermann e la lettura psicanalitica.
Diventata in pochi anni
una sorta di «caso» teologico
intemazionale, la proposta di
lettura biblica di Drewermann sembra mettere in crisi
non solo alcuni punti fondamentali della teologia cattohca (e per questo egli è stato
ridotto allo stato laicale e sospeso dall’insegnamento universitario), ma anche alcuni
cardini della teologia protestante. Infatti, ha sostenuto
Heinzelmann, il famoso principio della Sola Scriptura e
l’approccio storico-critico al
testo biblico, importantissimi
nel corso dei secoli nel creare
una spiritualità nuova e un
modo più consapevole di es
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riforma?
Convegno a Roma a fine luglio
Minoranze cristiane
e pluralismo
Dal 25 al 29 luglio 1994 a Roma, presso la Facoltà valdese
di teologia, si terrà la conferenza triennale dell’Iccs (Commissione europea chiesa e scuola) sul tema «Le minoranze cristiane in un mondo pluralistico: è l’insegnamento religioso confessionale la risposta giusta?». Oggetto della discussione di
questa conferenza sarà il ruolo e il carattere di confessionalità
dell’insegnamento religioso nelle scuole.
Durante la conferenza, organizzata in collaborazione con il
Sie (Servizio di istruzione ed educazione della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia), sarà anche chiarita la posizione sull’insegnamento religioso di alcune chiese di «minoranza», come quelle dei protestanti nell’Europa del Sud, dei
cattolici in Scandinavia e dei cristiani dell’Est europeo. Alla
conferenza interverranno il sociologo Zijderverld dell’Università Erasmo da Rotterdam, che parlerà della nuova presa di posizione delle chiese in Europa e del suo significato nella responsabilità culturale ed educativa delle chiese, e Suzanne
Heine, insegnate di teologia pratica a Zurigo, che approfondirà
le questioni emerse dal punto di vista della chiesa e della teologia. Coordinatore del dibattito sarà Ninian Smart, docente di
comparazione delle religioni in California.
sere credenti, stanno ormai
trasformandosi in esercizi intellettualistici, lontani dalla
sensibilità dei membri di
chiesa.
Ecco quindi che Drewermann introduce una lettura
psicologica della Bibbia, ma
soprattutto ripropone come
scopo centrale della religione
il «prendersi cura» dell’anima, che diventa in termini
moderni un’attenzione maggiore alla parte non razionale
e inconscia delle persone. Per
arrivare a Dio non bisogna
utilizzare la sola razionalità:
bisogna ritrovare altre forme
e altri linguaggi, derivanti
dall’esperienza inconscia e
arazionale dei soggetti. In
particolare, nella lettura del
testo biblico di Drewermann
si mettono in evidenza i numerosi simboli presenti e si
pone molta attenzione all’interpretazione dei sogni, basata sulle moderne teorie psicologiche oltre che teologiche.
A un’esposizione del punto
di vista di Drewermann, chiara, sebbene per forza di cose
breve e un po’ sommaria,
Heinzelmann ha fatto seguire
alcune riflessioni critiche.
L’ottica del teologo cattolico
può essere interessante e stimolante, ha detto, soprattutto
per le chiese del mondo occidentale, che devono fare i
conti con una realtà di benessere materiale ma anche di
forte secolarizzazione e di disagio psicologico. In altri ambiti e in altre situazioni un tale
approccio risulterebbe assai
meno incisivo e adeguato.
L’opera di Drewermann va
considerata con interesse, perché ha elementi di indubbia
utilità e fecondità, ma non può
che rimanere un ulteriore strumento di supporto nella nostra
difficile e quotidiana predicazione dell’Evangelo di Cristo.
;/pef
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Tunas«-''
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^CES ET ENJEUX DU MINISTÈRE PASTORAL
-^3âns notre monde contemporain
imi
5-7 GIUGNO 1994
^rso di aggiornamento pastorale italo/francese 1994
Vallecrosia - Casa valdese
U Consiglio regionale (Costa Azzurra - Provenza - Corsica)
Chiesa riformata di Francia e la Commissione esecutiva di^ttuale del Secondo distretto organizzano un incontro pasto^^^/fiancese che si propone di affrontare il disagio, le diffi1® prospettive e le potenzialità che il ministero
Plorale offre alle soglie del terzo millennio,
{jr ^ valdese copre il costo della partecipazione a tutpastore e i pastori iscritti a ruolo (c che ne faranno richietstrché si tratti al massimo del secondo corso di aggiornato del 1994. 11 costo defle due giornate (wtto e alloggio) è
"^^ue molto basso: 50.000 lire.
U programma di massima prevede l’arrivo alla Casa valdese
ma,/ «’’® 18 di domenica 5 giugno e la partenza alle ore 16 di
7 giugno.
jjjV ^ ‘l'I’attito sarà introdotto e accompagnato dagli interventi
^'Paul Willaime, sociologo presso l’Eco/e pratique des
®todes di Parigi («Le pastora! au défi de la modemité pojjZA^r®») e di Ermanno Genre, professore di teologia pratica
Facoltà valdese, di teologia dì Roma («Compétence et
^**^ences dans la crise du ministérè pastoral»).
poter seguire i lavori è ovviamente richiesta una cono® base della lingua francese.
Dio ^^ormazioni e iscrizioni rivolgersi a: Gianni Genre,
'Konvalìazìone, 43/5, 10018 Pavóne Canavesè (TO),
5^^0125-51419, tei n. 0125-631960 (segr. tei)
COMMISSIONE DI STUDIO
PER LA DIACONIA
«Tra confessionalismo e laicismo: il contributo delle
opere educative evangeliche neU’Italia che cambia»
Casa Materna (Portici-Na)
23-24'25 aprile 1994
Programma:
23 aprite:
24 aprite:
25 aprite:
mattino, arrivo e sistemazione
pomeriggio, rotazioni sut tema
mattino, lavoro per gruppi
pomeriggio, dibattito generale
mattino, conclusioni
pomeriggio, partenze
Il convegno è rivolto a tutte le persone che, nelPambito delle chiese evangeliche italiane, lavorano con ragazzi
è giovani (educatori, insegnanti, animatori di campi vacanza, catechisti, monitori, animatori giovanili, ecc.).
11 costo del soggiórno è di lire 100.000.
Per kiscrizmi rivolgersi a
Marco Jourdan, tei n. 091-68 ¡7941
Anita Tron, tei. n. 1021-953122 ore ufficio, n. 0121
932422 ore pasti.
Cronache
LUSERNA SAN GIOVANNI — La Domenica delle Palme
hanno confermato il loro battesimo Eliseo Artus, Simona
AgD, Simone Bertin, Manuela Bonnet, Mario Buffa, Davide Caffarel, Paola Chiavia, Katia Coalova, Kety Coalova, Manuel Cordin, Manuela Costantin, Simona Davit,
Nicoletta Favout, Mattia Gay, Stefano Malan, Bruno
Malan, Debora Maurino, Christian Miegge, Patrick Morel, Federica Rivoira, e Gladys Bounous, che ha seguito i
corsi di catechismo a Torino. Un gruppo di questi ragazzi ha
inoltre animato il culto serale del venerdì di Pasqua.
GIOIA DEL COLLE — La comunità battista di Gioia del
Colle, dopo una breve pausa di riflessione, ha iniziato le attività con buoni auspici per il futuro. Si è svolta la consueta
assemblea di chiesa annuale che ha approvato il bilancio
consuntivo e preventivo e ha eletto nel nuovo Consiglio di
chiesa i diaconi Vito Favaie e Nicola Bellacicco, le diaconesse Lidia Gervaso, Rosi Filomeno, il cassiere Gianni
Orfino e il tesoriere, Francesco Favaie. La scuola domenicale è frequentata da quattro bambini: la ripresa di questa
attività procede abbastanza bene e per il futuro, con l’aiuto
del Signore, contiamo sulla presenza di altri bambini. Una
buona spinta alla comunità è data dalle donne che lo scorso
8 marzo si sono incontrate e hanno costituito il movimento
femminile tenendo un culto sul testo biblico di Luca 10, 3842. La novità positiva è costituita dai giovani, anzi dalle
giovani della comunità che in occasione del convegno regionale Egei, tenutosi recentemente a Mottola, hanno costituito il gruppo Egei. Voglia il Signore benedire queste iniziative e dare a ciascuno di noi entusiasmo, coraggio e chiarezza di idee nel servizio che intendiamo rendere al suo Regno, affinché possiamo essere testimoni del suo amore e
proclamatori della sua Parola.
Agenda
Venerdì 8-domenica 10 aprile — RIESI: Con inizio alle
ore 18 di venerdì si tengono la riunione dei Comitati generale
ed esecutivo e l’Assemblea degli Amici del Servizio cristiano.
Il programma prevede tra l’altro l’esame dei vari settori di attività, la visita al cantiere della nuova foresteria, la partecipazione al culto presso la locale chiesa di via Paraci. Sarà presente
anche una delegazione della Chiesa evangelica della Westfalia.
Dal 22 al 25 aprile — BETHEL: Presso il Centro evangelico, sulla base di «Fede, speranza, amore: queste tre cose durano; ma la più grande è l’amore» (I Corinzi 13, 13) si terrà un
campo giovani organizzato dalla giunta regionale della Egei di
Puglia e Lucania, dal titolo «Pensavo fosse amore...». Il costo
del campo è di £ 50.000. Per ulteriori informazioni, iscrizioni
ed eventuali richieste di riduzione sulla quota rivolgersi alla direzione del Centro: Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62,
88100 Catanzaro, tei. 0961-728045.
Dal 22 al 25 aprile — MONTEFORTE IRPINO (Av): La
Egei organizza, presso il Villaggio evangelico, un convegno di
formazione per animatori teologici. Titolo del convegno: «Come e perché leggere la Bibbia». Il costo dell’incontro è di £
90.000. Per borse viaggio rivolgersi alle segreterie regionali.
Per ogni altra informazione: Silvia Rostagno, tei. 06-3219729.
Sabato 30 aprile e domenica 1° maggio — BOVES: Si
svolgerà il convegno nazionale, organizzato dalla Scuola di pace e che chiuderà l’anno accademico 1993-94, intitolato «Etica
ed economia: tra profitto e solidarietà» e centrato sul tema generale «Per un’etica di pace». Il convegno si tiene presso l’auditorium Borelli del palazzetto «C. Girando», e prevede relazioni di F. Traniello, N. Salio, V. Caramelli, R. Prodi, S. Lombardini, mons. F. Peradotto, A. Balboni, S. Zamagni. Il costo
del seminario è di £ 40.000 da versare alla segreteria oppure
mediante vaglia intestato a: Scuola di pace - via Marconi 2 12012 Boves (Cn). Per informazioni tei. 0171-388227.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
secondo convegno
ESSERE CHIESA INSIEME
15-17 aprile 1994
Santa Severa (Roma)
Villaggio battista della gioventù
Programma
Venerdì 15 aprile
ore 21 saluto ai partecipanti
(past. Giorgio Bouchard)
ore 21,30 conoscersi attraverso i nostri canti
Sabato 16 aprile
ore 9 meditazione e pre
ghiera
ore 9,15 introduzione al convegno
(past. Hans G Philippi)
ore 10 gruppi di lavoro
ore 14 musica insieme
ore 14,45 l'animazione biblica,
strumento di comunione
(conferenza del past.
Carmine Bianchi)
ore 17,30 preparazione del culto/festa
ore 21 continuazione della
preparazione del culto/festa
Domenica 17 aprile
ore 9 intervista ai respon
sabili dei gruppi di
lavoro e dibattito
ore 10,30 culto/festa
Costo lire 70.000
Per iscriversi: Fcei ■
fax n. 06-4828728
tei n. 06-4825120
6
PAG. 6 RIFORMA
Della Parola
LA GRATITUDINE
SCUOLA DELLA FEDE
FULVIO FERRARIO
^ JP erciò voi esultate an
che se ora, per breve
tempo, siete afflitti da prove,
affinché la vostra fede provata sia motivo di lode, di
gloria e di onore al momento
della manifestazione di Gesù
Cristo. (...) Credendo in lui,
benché ora non lo vediate,
voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa».
Che reazione suscitano in
noi frasi come queste? Probabilmente bisogna distinguere. Le persone più abituate al linguaggio biblico ed
ecclesiastico reagiranno con
una sorta di sospiro, come a
dire: certo, bisognerebbe far
così, ma purtroppo...; altri,
che non si sono ancora assuefatti a questo modo di
esprimersi, saranno verosimilmente urtati: esultare
nell’afflizione (?!) come se
per essere cristiani fosse necessario essere masochisti !
Dov’è mai questa gioia
ineffabile e gloriosa? Questo
secondo tipo di reazione, irritata e scandalizzata, è più vicina all’Evangelo della prima: almeno si ribella; almeno si arrabbia; almeno non è
immediatamente pronta a
collocare il passo nel polveroso scaffale delle parole che
si ascoltano, si dicono, si
cantano, ma non si praticano.
biblica, una delle più sottolineate dalla tradizione cristiana, in tutte le sue varianti,
una delle più presenti nei nostri inni: la prova come occasione di crescita di fede.
La prova a motivo
dell'Evangelo
Occorre notare che la
Bibbia, quando tocca
questo tema, si riferisce in
genere alla prova a motivo
deir Evangelo, e in particolare alla persecuzione: è un’esperienza che noi nemmeno
conosciamo.
L’hanno conosciuta altre
generazioni di cristiani, nel
nostro paese altre generazioni di evangelici, oggi altre
chiese, in America Latina, in
molti paesi islamici, ma a noi
questa prova è stata risparmiata. Ciò non significa che
il testo biblico non ci riguardi. Esso può essere generalizzato: nella prospettiva della fede anche le prove relativamente piccole che le nostre comunità attraversano
(la crisi numerica, ad esempio), così come le prove della nostra vita individuale
vanno inserite in un quadro
più ampio, e affrontate senza
autocommiserazione, senza
fare di noi stessi e dei nostri
«Benedetto sia Dio, il Padre del nostro
Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a
una speranza viva mediante la risurrezione di Cristo dai morti, per una eredità
incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi,
che dalla potenza di Dio siete custoditi
mediante la fede, per la salvezza che sta
per essere rivelata negli ultimi tempi.
Perciò voi esultate anche se ora, per
breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra
fede provata, che è ben più preziosa
delVoro che perisce, e tuttavia lo si prova col fuoco, sia motivo di lode, di gloria
e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.
Benché non Vabbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo
vediate, voi esultate di gioia ineffabile e
gloriosa, ottenendo il fine della fede: la
salvezza delle anime»
(I Pietro 1, 3-9)
Entrambi gli atteggiamenti,
tuttavia, sono lontani dalla
lunghezza d’onda del testo: il
primo, sostanzialmente, esibisce un rispetto superficiale,
a cui corrisponde una sostanziale liquidazione; belle parole, che però sono inapplicabili; il secondo lo rifiuta
come ripugnante, e appunto
con ciò manifesta di non capirlo, e onestamente lo dichiara.
Con ciò, dimostriamo di
aver perso una dimensione
molto importante della fede
problemi l’ombelico del
mondo.
Ebbene, esattamente questo ci riesce difficile, o addirittura impossibile e, quando
la Bibbia ne parla, la sua testimonianza ci appare astratta. Perché? La risposta del
testo è la seguente: lo spirito
lieto in cui la comunità cristiana è chiamata ad affrontare anche la prova non deriva da particolare eroismo, e
men che meno da un insano
compiacimento nella sofferenza. Affonda invece le sue
radici nella grande misericordia di Dio (non di un Dio generico e senza nome, specifica il testo, ma del Padre di
Gesù), «il quale ci ha fatti rinascere a una speranza viva,
mediante la risurrezione di
Cristo dai morti».
La letizia cristiana,
un'eco di Pasqua
La letizia cristiana, anche
nella prova, è dunque
un’eco di Pasqua, è l’«onda
lunga» (per usare un’espressione di gran moda fino all’altro ieri, e oggi bruscamente caduta in disuso...) del
grande evento di quel primo
giorno dopo il sabato.
Secondo il testo, quell’
evento fa passare tutto il resto in secondo piano: quell’evento ha la capacità di
porsi al centro della storia,
sia di quella universale che
di quella della chiesa e della
nostra vicenda personale;
quell’evento annuncia come
vicina la fine di tutte le cose,
compresa l’afflizione.
L’autore della nostra epistola pensava probabilmente
alla fine del mondo vera e
propria, che le prime due generazioni cristiane ritenevano imminente; anche per noi,
però, che non siamo più così
fiduciosi nei confronti della
vicinanza dell’ultimo giorno,
il messaggio rimane intatto.
Il momento cronologico della fine è di importanza secondaria di fronte al fatto che
la risurrezione di Cristo dichiara relativa ogni morte:
quella degli uomini e delle
donne che ci sono cari, la nostra, quella dei nostri progetti
e delle nostre speranze.
Pasqua,
il centro della vita
Ciò non significa che 1’
afflizione sia cancellata,
non è questo che il testo afferma; significa però che la
sua ombra è in ultima analisi
molto secondaria e poco rilevante di fronte alla luce di
Pasqua.
Vivere la prova in spirito
di letizia è possibile solo se
Pasqua diventa il centro della vita. Naturalmente lo è
già, indipendentemente da
noi e dalla nostra fede; perché tuttavia lo diventi per
noi, perché determini da subito un cambiamento nella
nostra vita, è necessario il
nostro sì e il nostro amen,
come dice Paolo (II Corinzi
1, 20). È necessario che noi
accogliamo Pasqua come la
luce che rende relativa e passeggera ogni oscurità. E esattamente quello che non
riu.sciamo a fare. Per questo
il nostro passo ci appare
astratto e lontano.
La gratitudine
nei confronti di Dio
L9 autore dell’epistola
non ci dice come possiamo fare perché la paralisi
spirituale che ci affligge sia
eliminata. Forse, però, il testo contiene, a questo riguardo, almeno un’indicazione,
implicita ma chiara e importante.
11 versetto 3 costituisce il
vero e proprio inizio dell’
epistola, poiché le righe precedenti sono solo il saluto ai
destinatari. Ebbene, l’epistola inizia secondo il buon uso
ebraico, passato alla chiesa
cristiana, con una benedizio
ne, cioè con un espressione
di gratitudine nei confronti di
Dio. Nella Bibbia tutto inizia
con il ringraziamento: la
giornata, il pasto, il culto, la
preghiera. A rigor di logica si
tratta di un uso un po’ strano,
perché il ringraziamento dovrebbe venire alla fine, come
sigillo di quanto si è fatto, nel
caso sia andato bene. Ringraziando all’inizio, gli uomini e
le donne della Bibbia intendono però esprimere la fiducia nel fatto che quanto si sta
per fare, qualunque cosa sia,
è accompagnato dallo sguardo misericordioso di Dio in
Cristo, e avviene nella potenza della risurrezione.
La grande misericordia
di Dio
La proposta che ci viene
dal testo è di fare altrettanto, cioè di abituarci a ringraziare Dio, anzitutto nel
corso della nostra giornata.
Forse, all’inizio, la cosa ci
sembrerà un po’ artificiale,
perché il nostro cuore non
«sente» nulla; ci sentiremo
leggermente (o, addirittura
pesantemente!) ipocriti, falsamente pii, come se le nostre parole fossero rituali, nel
senso negativo del termine,
cioè non autentiche.
Ebbene, dobbiamo considerare questi pensieri come una
tentazione da fuggire. Dio conosce le difficoltà del nostro
cuore, ma ci accetta come
siamo. Abituati a iniziare la
tua giornata, il tuo lavoro, la
tua preghiera, con il ringraziamento. Proprio facendolo,
scoprirai di avere ottimi motivi per farlo. Nella fede è sempre così: si impara a credere
solo credendo; si impara a
pregare solo pregando; si impara a capire la Bibbia solo
leggendola, compresi i passi
dell’Antico Testamento che
sembrano così lontani dalla
nostra sensibilità.
Analogamente, solo ringraziando si scopre, lentamente, ma in misura crescente, che queste parole,
che all’inizio ci sembravano
così ripetitive e meccaniche,
sono in realtà le più vere che
la nostra bocca abbia mai
pronunciato. È a questo punto che la luce di Pasqua entra
nella nostra vita.
Mediante il ringraziamento, si scopre che il vero motivo per essere lieti è sempre
stato vicinissimo a noi, anche
se non lo avevamo mai visto.
E così che la Scrittura vuole
che ci prepariamo alla prova.
Non si tratta di essere eroi,
ma di aprire gli occhi sulla
grande misericordia di Dio,
che risplende nel mattino di
Pasqua ma che irraggia la
sua luce anche negli angoli
più riposti della nostra vita, e
questo avviene mediante li
quotidiana, disciplinatapreghiera di ringraziamento,
La scuola
della fede
Preghiera
AU’inizio del giorno, Dio, lì chiamo.
Aiutami a pregare
e a raccogliere i miei pensieri su di Te;
da solo non sono capace.
C’è buio in me,
in Te invece c ’è luce;
sono solo,
ma Tu non mi abbandoni;
non ho coraggio,
ma Tu mi sei d’aiuto:
sono inquieto,
ma in Tee ’è la pace;
c'è amarezza in me,
in Te pazienza;
non capisco le tue vie,
ma Tu sai qual è la mia strada.
Signore Gesù Cristo,
Tuffasti misero e povero,
prigioniero e abbandonato come me.
Tu conosci tutta Tinffelicità degli uomini;
Tu rimani accanto a me,
quando nessun uomo mi rimane accanto;
Tu non mi dimentichi e mi cerchi,
Tu vuoi che io lì riconosca e mi volga a Te.
Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo: aiuto^^'
Dietrich Boti
(Tratto da Cristiani oranti, a cura di Liborio
delfiae«»®^
P<
Si può imparare la fedi!
In un certo senso sì;s
può imparare a vedere, nel
fede, l’opera di Dio in noi;i
può imparare a non lascian
sorprendere dalla prova,®
a guardarla con occhi pre^
rati a vedere ogni cosa nel
luce della risurrezione dift
sù; tutto ciò si può impat#
nel ringraziamento. Sia*
tutti invitati ad andare a (]#'
sta scuola.
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^ore si impegna a corrispondere
Idititlodiresa
Fondato nel 1848
ita0‘
ediö^'
Ferrovia
I militari del Genio
sulla Pinerolo-Torre Pellice?
iP
;iriyjja parte della tratta ferroviaria Torino-Torre Pellice
jMjla fra Pinerolo e Torre Pellice) potrebbe vedere l’uti)||zzo dei militari del Genio ferrovieri. Le Ferrovie hanno in*^fatti reso noto pochi giorni fa l’elenco delle linee indicate
adatte a ospitare la «linea-scuola» del Genio. Finora
. la .spuola era dislocata sulla linea Chivasso-Aosta, ma nel
jl^^ro sono previste nuove linee da utilizzare a questo scopo, reperite in Piemonte e in Emilia Romagna.
. Non mancano alcune riserve e perplessità su una scelta di
! Questo tipo: infatti alcune delle linee individuate come posfsibili linee-scuola sono sì linee secondarie considerate a
%arso traffico ma in certe ore, a causa del pendolarismo di
lalHratori e studenti, si affollano di viaggiatori, proprio perché inserite nei progetti delle reti regionali con caratteristiche metropolitane. Sulle proposte delle Ferrovie le Regioni
iSteressate dal provvedimento saranno ora chiamate a dare
laioro opinione e Findicazione di possibili alternative.
ediasteli
linata préñenlo,
a
e
e la fede!
;nso si;s
dere, nel
3 innoi;s
m lasciais
prova, i
;chi prep»
cosa nel
one di ft'
3 impar#
to. Siai*
lareai]»
In^ntro pubblico a Perosa Argentina
Alla ricerca di idee
per un nuovo lavoro
DANILO MASSEL
A Ila ricerca di nuove occasioni di lavoro, di opportunità create grazie alla riqualificazione di persone
messe fuori dal mondo della
produzione dalla crisi economica che investe diversi settori, anche gli operatori del
mondo produttivo si incontrano per cercare soluzioni
alternative.
Lagrmide industria è in crisi; tutti parlano di rilancio
della piccola e media impresa.
Al di là dello slogan occorre
capire cosa si può fare in concreto. La scorsa settimana, a
“erosa Argentina, si è svolto
nn incontro che ha visto una
notevole partecipazione di
pubblico, cittadini e operatori
economici. L’argomento e
1 obiettivo specifico erano la
Itnsmissione di una serie di
miormazioni e la raccolta di
^.'!®“^uli proposte in merito
fila formazione di consorzi di
^prese locali per l’accesso ai
ondi della Cee destinati alla
lormazione lavoro.
Introducendo la serata il
presidente della Comunità
ontana valli Chisone e Geranasca, Erminio Ribet, ha
ustrato sinteticamente la si^lone locale, caratterizzata
^ un progressivo declino insalale e ha posto l’accento
paci di attirare il numero minimo di partecipanti richiesti
(otto). La principale difficoltà
riscontrata durante il dibattito
ha riguardato il tipo di corsi
da proporre: da una parte sufficientemente specifici per essere concretamente utili,
dall’altra sufficientemente
generali per coinvolgere più
imprese e raggiungere il numero minimo di partecipanti.
Alcuni esempi citati: sviluppo
delle competenze informatiche, amministrazione e gestione, vendite. Anche in questo campo, quindi, e non solo
in attività strettamente produtive, dovrebbe attivarsi la capacità di concepire e porre in
essere soluzioni innovative.
Un aspetto importante è
stato infine sottolineato dal
pubblico: la necessità che arrivi una maggiore e più tempestiva informazione circa le
opportunità di finanziamenti
e sulle nuove normative, in
modo da poter essere sempre
aggiornati in tutti i settori
produttivi.
VENERDÌ 8 APRILE 1994 ANNO 130 - N. 14 LIRE 1300
Ma sì, tanto ormai è tutto
lo stesso! Me lo dice,
compiaciuta, una persona della nostra chiesa dopo aver visto che presso la Foresteria di
Torre Pellice c’è stato un incontro sul documento riguardante i matrimoni interconfessionali tra pastori del I distretto e parroci della diocesi cattolico-romana di Pinerolo. Poco tempo dopo un altro membro di chiesa mi chiede se per
caso non siamo impazziti a
buttar via il tempo in incontri
di questo tipo che altro non
sono che un tentativo ulteriore
del Vaticano per assimilarci e
renderci inoffensivi.
Il problema è tutto lì: impossibile risolverlo. Mi si permetta però di fare alcune considerazioni personali: se il Si
CHIESE E ECUMENISMO
LA STESSA COSA?
CLAUDIO PASQUET
nodo ha raccomandato allo
studio delle chiese un documento sui matrimoni interconfessionali è perché questi esistono e non possono, che ci
piaccia o no, essere ignorati. Il
suddetto incontro tra pastori e
sacerdoti cattolico-romani si
situa in quel clima di cortesia,
incontro e discussione ecumenica che è in questi tempi inevitabile; non credo che proprio nessuno possa rimpiange
re «i bei tempi andati» (si fa
per dire) delle persecuzioni.
Ma se ci si ritrova per discutere insieme vuol forse dire
che «ormai è tutto lo stesso»?
Io credo proprio di no e ritengo che queste cose vadano fatte con tutte le cautele e distinzioni necessarie. Discutere
con l’altro non vuol dire appiattirsi sulle sue posizioni o
cercare una via di mezzo che
accontenti (o scontenti) tutti
quanti. In passato la chiesa
cattolico-romana le ha provate
tutte, ma proprio tutte, per farci scomparire ed è quindi legittimo che alcuni fra noi vedano questo nuovo corso con
più che un sospetto in fondo al
cuore. Ma nel momento in cui
ci si chiede di discutere non
credo che possiamo dire di no,
e questo non per accontentare
gli altri, ma per rimanere fedeli alla nostra tradizione che
non ha mai rifiutato l’incontro, il dibattito, la franchezza,
a volte anche aspra.
Per il resto le differenze ci
sono, rimangono e non sono
facilmente risolvibili: restano
due modi diversi di intendere
la salvezza, la chiesa, il rapporto e la mediazione tra l’uomo e Dio.
Il successo di Forza Italia: non solo voglia di novità ma anche carenze della sinistra
Che cosa c'è dietro il successo della destra?
PIERVALDO ROSTAN
Il Pinerolese si e
I
SI e risvegliato, dopo le elezioni del 27
e 28 marzo, più conservatore
e liberista? L’esame dei dati
nei Comuni del collegio sembra portare su questa linea:
fra il polo delle libertà e i progressisti c’è una differenza di
12.000 voti per la Camera e
17.000 per il Senato.
Al centro-destra c’è comunque un vincitore: Forza
Italia, il partito che apparentemente non aveva nessun personaggio di spicco a livello
locale, è diventato il primo,
nella parte proporzionale dell’elezione per la Camera, in
ben 14 Comuni (esattamente
la metà di quelli che noi consideriamo «Valli valdesi»),
con un paio di situazioni di
condominio. Il Pds è il primo
partito in 10 Comuni e sale
abbastanza nettamente nei
centri principali, da Pinerolo
(1.700 voti in più) a Luserna
(più 200); recupera buona
parte dei voti socialisti in
quei paesi delle valli come
Pramollo, Inverso Pinasca,
Rorà, Pomaretto, San Germano, Prarostino, Prali dove
l’ex partito di Craxi l’ha fatta
da padrone per un decennio,
eppure perde il primato in
due Comuni profondamente
valdesi come Angrogna e
Villar Pellice.
E la Lega? La Lega Nord
deve fare i conti, malgrado
l’elezione di un suo deputato
alla Camera, Lucio Malan,
con l’erosione di voti da parte
di Forza Italia. Il Carroccio
sfonda nelle valli Chisone e
Germanasca diventando la
prima forza a Perrero, Usseaux, Prali (col Pds) ad Angrogna, a Villar Pellice (con
Forza Italia); nei centri più significativi delle Valli si ferma
o si ridimensiona. C’è poi il
dato di Salza: il piccolo paese
che un tempo votava Dp oggi
ha scelto in maggioranza
Rifondazione comunista.
Evidentemente non è possibile portare a livello locale,
delle singole amministrazioni, i dati di questa tornata
elettorale; tuttavia è evidente
che se la tendenza emersa così vistosamente dieci giorni
fa dovesse essere confermata
fra un anno alle elezioni amministrative, la geografia politica delle Valli sarebbe dra
sticamente mutata. A Villar
Perosa, il Comune che dopo
anni di governo centrista ha
visto nascere una giunta di sinistra, non ci sarebbero più i
numeri; a Pinerolo, a parte il
capire come si dividerà l’ex
De, il polo delle libertà non
potrebbe governare senza i
voti del partito popolare, a
Luserna San Giovanni per
l’area di progresso paiono
proprio non esserci prospettive: se il Psi è passato da 754
del ’92 agli attuali 86 voti, la
sinistra nel suo complesso se
ne avvantaggia infatti solo in
minima parte.
Certo il voto nazionale è
sempre da considerarsi diverso da quello amministrativo locale; altrimenti quali
conclusioni dovrebbe trarre
Eranca Coìsson, sindaco di
Angrogna, che al Senato ottiene nel suo paese 297 voti
ma vede trionfare Lega Nord
e Forza Italia?
Ci sono per le amministrazioni locali almeno due problemi aperti con cui fare i
conti: le sinistre sono alla
guida di gran parte dei Comuni delle Valli da diverse tornate amministrative: hanno
■I
sulla
necessità di «inventare»
nuove attività produttive. 11
e so
*eta Selene, un gruppo che
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una serie di corsi ca
Airindomani della Rivoluzione i patrioti giacobini francesi, per manifestare
la loro gioia e la loro riconoscenza, decisero di piantare in mezzo alla piazza centrale di ogni paese «l’albero della libertà» (Nel Sud della Francia si trattava
di un platano). Ogni anno, il 14 luglio, il
popolo si radunava festante nelk piazze
e ballava fino all’alba intorno all’albero.
La tradizione si è protratta fino ai giorni
nostri, anche se V«albero» di allora non
esiste più. In compenso .sopravvive tuttora, su tutti i monumenti pubblici, il motto
della Rivoluzione: «Liberté, égalité, fraternité». Dopo la Rivoluzione francese, le
Valli diventarono una provincia francese
e per la prima volta i valdesi divennero
«citoyens». Riportiamo in parte il discorso pronunciato da Paolo Appia in occasione della messa a dimora del secondo
albero della libertà in Torre Pellice.
«Libertà, Eguaglianza. Cittadini, fratelli ed amici
La cerimonia cui abbiamo assistito non
IL FILO DEI GIORNI
L'ALBERO
PAOLO APPIA
sembra un bel sogno? (...)
Per la durata di un anno ed oltre abbiamo sofferto sotto un duplice despotismo (...).
Possa questo momento non essere mai
cancellato dagli annali della storia valdese ed ancor meno dal cuore di ogni
buon valdese; trasmettiamone il ricordo ai
nostri discendenti perché sappiano che la
felicità inaspettata di cui godiamo la dobbiamo a Colui senza la cui volontà non
cade in terra neppure un capello, ma dopo
di Lui alla nazione francese, all’immortale Bonaparte ed ai suoi fratelli d’arme.
Valdesi, possano le nostre virtù ren
derci degni dell’augusto titolo di repubblicani che d’ora innanzi porteremo,
titolo che contiene in sé il concetto di tutte le virtù sociali, dovendo un repubblicano essere per principio e necessariamente l’uomo più integro di tutti;
questo pensiero ha conquistato tanti cuori
alla causa della Libertà. (...)
Sì, Cittadini, siete liberi, non sarà più
necessario, d’ora in poi, strisciare tremanti davanti all’uomo detentore del potere che vi minacciava e disprezzava, non
in nome della Legge ma del capriccio di
un insolente Ministro di un uomo privilegiato che non conobbe mai i suoi sudditi.
Possa, Cittadini, ogni volta che i nostri
sguardi si poseranno su questo albero rigeneratore, sorgere in noi il pensiero della nostra responsabilità di uomini liberi.
Sapremo adempierle? (...)
Valdesi, la riconoscenza per i nostri
magnanimi liberatori ponga sulle nostre
labbra il caro saluto: viva la Repubblica!».
saputo parlare con i loro cittadini, capire le esigenze, le aspirazioni? Sono riuscite a far
sentire il piccolo potere locale vicino alla gente piuttosto
che un freno, un blocco alle
iniziative, insomma un servizio per gestire il proprio quotidiano così spesso alle prese
con burocrazia e leggi penalizzanti le aree montane?
C’è poi un altro aspetto che
il dato elettorale evidenzia: il
voto giovanile è andato prevalentemente a destra. Chi ha
votato per la prima volta o
comunque solo per la Camera è cresciuto coi miti berlusconiani, dal Milan vincente
ai personaggi televisivi della
Eininvest; nella realtà quotidiana non ha nulla di tutto
questo. Ma alla sinistra è venuta meno in tutti questi anni
la capacità (o la volontà) di
dialogare con il mondo giovanile, di proporre iniziative
in grado di coinvolgere, progetti intorno a cui diventare
un po’ protagonisti. Si sono
costruiti servizi e nuove iniziative hanno preso corpo eppure pochi giovani li hanno
sentiti «loro».
I pochi giovani che si sono
impegnati negli ultimi anni
nella politica locale sono stati
i degni rappresentanti del
rampantismo più becero; anche di un’attenta politica giovanile hanno bisogno, ora più
che mai, le nostre Valli.
Ci si può poi chiedere quale
sia stato il ruolo della Chiesa
valdese nella vicenda elettorale. Nel bipolarismo che si è
creato tre candidati su quattro
erano valdesi, e tutti valdesi
doc, non solo di nome. Il sondaggio da noi condotto alle
agapi del XVII Eebbraio diceva di una sinistra vincente e
probabilmente è stato così:
fra chi ha rapporti regolari
con la propria chiesa hanno
vinto i progressisti. Ma chi è
valdese ormai solo di nome?
A chi parliamo dai nostri pulpiti? Che cosa affrontiamo
nelle nostre riunioni o nelle
visite? Non siamo, a volte,
un po’ fuori dal mondo?
8
PAG. Il
I
venerdì 8 APRII P
Nella zona ex Filatoio a Torre Pellice sorgeranno nuove case popolari
Pinerolo: edilizia popolare a San Lazzaro
Cantieri ancora fermi
DAVIDE ROSSD
EDILIZIA POPOLARE, ALTRO PASSO — Il Consiglio
comunale di Torre Pellice ha, la scorsa settimana, approvato all’unanimità altri passi per dare il via al progetto di ristrutturazione di 15 alloggi di edilizia popolare in località
Filatoio. I progetti, già da tempo approvati, hanno dovuto
subire alcune modifiche su indicazioni regionali con conseguenti ritardi nell’assegnazione dell’appalto dei lavori.
SINDACO DI PRAROSTINO: SI DECIDE IN SETTIMANA — Coinvolto nelle tangenti per la costruzione della piastra del pronto soccorso dell’ospedale Agnelli di Pinerolo il
sindaco di Prarostino, Mario Mauro, si è dimesso; secondo
quanto stabilito dalla legge ora il Consiglio ha due mesi di
tempo per sostituirlo, prima del commissariamento.
CONCERTO LIRICO — La musica lirica approda a Rorà;
fra le varie iniziative promosse dal gruppo che si occupa
della ristrutturazione del tempio sabato 9 aprile, alle 21, nel
tempio stesso verrà proposta una serata con un concerto lirico. Giovanna De Liso (soprano) e Leonardo Nicassio (pianoforte), proporranno brani di Schubert, Brahms, Wolf, Liszt, Wagner, Strauss, Mozart, Rossini, Mascagni, Chopin.
OPERE PUBBLICHE ANGROGNA — Il bilancio del 1994
approvato dal Consiglio comunale prevede per l’anno in
corso solo interventi straordinari sulle strade comunali e 50
milioni per la strada dei Pons; solo negli anni successivi, ha
detto il sindaco, potremmo pensare di intervenire sull’acquedotto verso Rocciaglia-Chiot d’ l’Aiga, sulla fognatura S. Lorenzo-Prassuit, sulle strade e per la realizzazione
di un impianto sportivo comunale, sempre che la situazione
finanziaria migliori.
Il problema della casa nel
Pinerolese è sempre vivo e
attuale, ma esiste un caso che
si trascina ormai da anni senza
arrivare a una soluzione.
Sessantuno alloggi lacp in
costruzione dal 1990 a Pinerolo in via Bignone, previsti
dall’80 all’interno di una «zona di edilizia economica e popolare» progettata nel quartiere San Lazzaro (zona in cui
sono già stati realizzati 8 condomini in regime di edilizia
convenzionata che sono abitati dall’85-86), sono in attesa
della ripresa dei lavori, interrotti dopo che la ditta appaltatrice è fallita, per poter finalmente essere abitati. Un gruppo di cittadini ha deciso di
dar vita a una raccolta di firme con lo scopo di smuovere
le acque in direzione dell’assegnazione di un nuovo appalto che affidi i lavori a una
nuova impresa per il completamento delle abitazioni.
Ma come si è arrivati a questa situazione? In una lettera
inviata al Commissario lacp
della provincia di Torino dai
gruppi che si interessano degli
anziani non autosufficienti in
città si fa la storia del cantiere
di via Bignone. Nel 1990 si è
aperto il cantiere, dopo anni
di attesa per mancanza di fondi lacp. Contemporaneamente
è stato indetto il bando di concorso per l’assegnazione in
locazione degli alloggi.
Solo nel luglio del 1992 si
ha la graduatoria definitiva
degli assegnatari; ma poco
dopo il cantiere viene chiuso
e nell’autunno dello stesso anno la ditta Brenta, che ha in
appalto i lavori per la costruzione di questi edifici a Pinerolo e di due altri a Pianezza e
a Rivarolo, fallisce; successivamente scoppia anche un caso di tangenti relative all’acquisizione degli appalti. A
questo punto diventa necessario un collaudo della parte di
cantiere realizzata dalla prima
impresa per poter riappaltare
il rimanente 20% dei lavori da
compiere. Il commissario
dell’Iacp, Paolo Corradini, dichiara che all’accertamento
seguirà l’immediato riappalto.
Il collaudo sarà eseguito il
20 luglio del 1993; dato che
in questa circostanza si verifica la mancanza di alcune caldaiette che erano già state installate nei singoli alloggi,
all’inizio di agosto la sorveglianza del cantiere viene affidata a dei «vigilantes». In una
lettera del settembre ’93 il
commissario Corradini si dice
in attesa del verbale del sopralluogo ma si dichiara fiducioso che la chiusura della gara d’appalto e la riapertura del
cantiere possano avvenire
verso la fine dell’anno ’93.
A tutt’oggi i lavori non sono ancora iniziati. Quello che
gli assegnatari temono è di essere obbligati a trascorrere un
altro inverno (il terzo) in abitazioni riconosciute malsane o
inadeguate dalla graduatoria
definitiva, senza contare il
problema dei parecchi sfratti
esecutivi già più volte differiti; a tutto questo si deve aggiungere il deperimento dello
stabile nuovo non finito.
Villar Perosa
Un mese
di pianoforte
Con il concerto finale del
1° Concorso di esecuzione
pianistica «Anno 1994», domenica 27 marzo si sono concluse a Villar Perosa due intense settimane dedicate al
pianoforte. Tutto è cominciato
sabato 12 con il concerto del
pianista Stefano Bertolucci,
che con autorevolezza ha interpretato musiche di Chopin,
Prokof’ev e Beethoven. Poi,
da lunedì 14 fino a domenica
20, nella bella cornice del teatro oratorio S. Giovanni Battista, ha avuto luogo il 3° concorso pianistico nazionale
«Città di Villar Perosa».
La competizione, che ha offerto ogni sera concerti con i
giovani e giovanissimi vincitori delle varie categorie, ha
visto prevalere come primi assoluti Francesca Vidal di Venezia, di soli 8 anni, e il genovese Michele Rovetta, brillante interprete del Preludio, corale e fuga di César Franck.
Da venerdì 25 a domenica
27 la musica per pianoforte ha
ancora animato le giornate di
Villar Perosa con il 1° Concorso di esecuzione pianistica.
Anche quest’ultima manifestazione ha ottenuto un meritato successo di pubblico. Il
concorso era riservato a giovani concertisti in grado di affrontare con sicurezza la carriera. La commissione, presieduta da Antonio Ballista, non
ha assegnato né il primo né il
secondo premio. Il terzo è stato invece attribuito al sedicenne torinese Francesco Bergamasco, brillante interprete della Ciaccona di Bach-Busoni.
Premiata a Novarj
Una ricercai!
Clara Bounou
Clara Bounous, di Sann,
mano, insegnante nella ^
la media a Torino, ha
scu
to il 30 marzo a Novan
nceji
condo premio del I
■a ili
concon
dal Comune di Novara e
l’Agenzia per l’impiego!|
Piemonte con il contrik
della Banca popolare dilt
vara. Il premio, intitolato*
memoria deH’avvocato U
Sandra Ferrari, che per ^
si è battuta per il riconti
mento dell’uguaglianza e
la parità di diritti e doventi
i due sessi, era destinatili
analisi e ricerche sulla con)
zione delle donne in Piemi
te in rapporto al lavoro.
Clara Bounous, che è«
che ideatrice del museo vjl
dese di San Germano 0%
ne, di cui è responsabile,!)
dicalo al lavoro della don
nella famiglia, nei campii
nell’industria tessile, hapn
sentalo una ricerca dal tim
«Da contadine a operai^
difficile cammino delle don
valdesi».
Il primo premio del c»
corso è andato a Carla Ai|
sio (Torino) per la ricem
«Femminilità: l’ideali,i
tecniche di adeguamentof
l’etica della moderaim
nel-l’esperienza di a!c$
impiegate torine.ii».
SOSALCOUS^
Poliambulatorio «
Villar Perosa; tei. 51045-:
Ospedale Pómaretto
Tel: 82352-249
I risultati elettorali del 27-28 marzo 1994 nel collegio 9 del Piemonte
Senato uninominale
Bibiana
ÜBiloPi
pi
Cavour
Garzigiia
o8° O
f^\ 1 SU>f¿om¿ 1 1 SS o "O o > B CO o 3 0» B V o CD f o> U <B "co >
i ^»¿UUAe 1 t ■ 1' 5 > .5 Ib o >
Angrogna 667 503 47 456
Bibiana 2054 1822 158 1664
Bobbio Pellice 534 398 25 373
Bricherasio 3017 2688 194 2494
Buriasco 963 867 85 782
Campiglione Fenile 1020 810 84 726
Cantalupa 1377 1250 86 1164
Cavour 3937 3474 347 3127
Cumiana 4939 4426 274 4152
Fenestrelle 533 472 45 427
Frossasco 1969 1760 116 1644
Garzigliana 377 342 36 306
Inverso Pinasca 511 436 25 411
Luserna San Giovanni 6299 5357 379 4978
Lusernetta ^ 387 337 43 294
Macello 828 738 77 661
Massello 83 61 4 57
Osasco 650 593 33 560
Perosa Argentina 3494 2778 186 2592
Perrero 763 602 38 564
Pinaaca 2549 2037 143 1894
Pinerolo 26879 23765 1598 22167
Pioslaseo 10915 10073 591 9482
Piscina 2397 1946 191 1755
Pontariete'T':*-!';--": 874 769 41 728
Porte 746 683 53 630
Pregatalo ‘ 340 300 21 279
Prati 265 222 6 216
Pramollo v . 254 198 27 171
Prarostino 927 669 45 624
Reietto <t it . . . 1365 1262 77 1185
Rorà 208 150 10 140
Roure ìiiv,' 802 726 48 678
Salza di Pinerolo 81 58 6 52
San Germano Cftisone r1644 1207 77 1130
San Pietro Val Lemina 1018 909 42 867
San Secondo di Pinerolo 2525 2240 128 2112
Torre Pellice 3892 3120 162 2958
Usseaux tea 134 11 123
Villafranca Piemonte 3624 3101 248 2853
Villar Pellice 1033 773 76 697
Villar Perosa 3240 2930 199 2731
Totale Pinerolese KWQ62 86986 6082 80904
Totale Collegio 9 190606 1168900 10909 157991
Luserna !
l^etl
Maceiio
Piiis»A
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Pinerolo
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Prarostin
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Rorà
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Vlllatran
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TOTALI
iPsoeffissisTh
Progressisti
Franca
Coi'sson
Voti
297 65,1
412 24,8
187 50,1
559 22,4
102 13,0
102 14,0
197 16,9
466 14,9
989 23,8
110 25,8
315 19,2
39 12,7
215 52,3
1865 37,5
57 19,4
77 11,6
30 52,6
102 18,2
764 29,5
213 37,8
543 28,7
7066 31,9
3236 34,1
351 20,0
374 51,4
209 33,2
26 9,3
128 59,3
111 64,9
299 47,9
230 19,4
88 62,9
157 23,2
28 53,8
632 55,9
174 20,1
543 25,7
1423 48,1
24 19,5
401 14,1
318 45,6
846 31,0
24305 30,0
44114 27,9
Lega
Piemonte
Ezio
Ferino
Pensionati
Donato
Roggeri
Rinnovamento
Ernesto
Davide
% Voti % Voti % Voti % Voti %
0,9 2 0.4 t 0,2 10 2,2 3 0,7
3,6 55 3,3 1 0,1 182 10,9 35 2,1
3.2 5 1,3 1 0,3 10 2,7 12 3,2
3,2 45 1.8 11 0,4 185 7,4 45 1,8
6,9 31 4,0 3 0,4 146 18,7 15 1,9
2,6 22 3,0 2 0,3 95 13,1 11 1,5
4,2 32 2,7 3 0,3 151 13,0 44 3,8
4,6 94 3,0 7 0,2 413 13,2 54 1.7
3,1 124 3,0 13 0,3 618 14,9 103 2,5
2,8 13 3,0 1 0,2 56 13,1 5 1,2
3,2 45 2,7 9 0,5 188 11.4 40 2.4
3,9 5 1,6 2 0,7 44 14,4 8 2,6
2,4 4 1,0 0 0,0 10 2,4 9 2,2
2,7 120 2,4 11 0,2 571 11,5 84 1,7
4,8 7 2,4 1 0,3 54 18,4 6 2.0
3,8 17 2,6 1 0,2 70 10,6 11 1,7
3,5 0 0,0 0 0,0 2 3,5 0 0,0
4,8 22 3,9 2 0,4 73 13,0 16 2,9
5,0 82 3,2 7 0,3 355 13,7 24 0,9
3,7 14 2,5 1 0,2 23 4,1 1 0,2
5,6' 48 2,5 7 0,4 267 14,1 36 1,9
2,7 554 2,5 56 0,3 3101 14,0 505 2,3
2.1 : , 259i 2.7 36 0,4 966 10,2 309 3,3
3,4 66 3,8 3 0,2 223 12.7 35 2,0
4,9 11 #1,5 1 0,1 27 3,7 14 1,9
5,2 23 3,7 2 0,3 90 14,3 15 2,4
3,9 4 1,4 0 0,0 21 7,5 3 1,1
2,3 6 2,8 0 0,0 5 2,3 1 0,5
4.7 4 2,3 2 1,2 6 3,5 2 1,2
3,4 7 1,1 1 0,2 25 4,0 18 2,9
4,1 23 1.9 1 0,1 116 9,8 31 2,6
3,6 1 0,7 0 0,0 3 2,1 0 0,0
8,7 20 2,9 1 0,1 34 5,0 10 1,5
3,8 4 7,7 0 0,0 1 1,9 0 0,0
2.9 24 2,1 2 0,2 60 5,3 11 1,0
4,6 11 1,3 3 0,3 99 11,4 11 1,3
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2,7 52 1.8 5 0,2 161 5,4 57 1,9
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4,0 70 2,6 5 0,2 212 7,8 50 1 8
3.4 2109 2,6 218 0,3 9365 11,6 1742 2,2
3,5 3811 2,4 560 0,4 20490 13,0 3389 2,1
Patto
per l’Italia
Luciana
Borello
Verdi Verdi
Giancarla
Travia
L. Nord ■ F. Italia
Ccd - Udc
Claudio
Bonansea
Voti %
110 24,1
783 47,1
128 34,3
1307 52,4
358 45,8
415 57,2
555 47,7
1626 52,0
1679 40,4
189 44,3
767 46,7
166 54,2
132 32,1
1669 33,5
134 45,6
386 58,4
17 29,8
275 49,1
>1030 39,7
258 45,7
769 40,6
7522 33,9
3172 33,5
784 44,7
206 28,3
215 34,1
177 63,4
66 30,6
29 17,0
200 32,1
588 49,6
34 24,3
357 52,7
14 26,9
305 27,0
416 48,0
957 45,3
856 28,9
65 52,8
1419 49,7
239 34,3
1169 42,8
31543 39,0
61957 39,2
Lista
Pannella
Attilio Sibille
Voti %
18 3,9
48 2,9
13 3,5
126 5,1
21 2,7
29 4,0
38 3,3
144 4,6
193 4,6
17 4,0
84 5,1
12 3,9
16 3,9
243 4,9
12 4,1
25 3,8
3 5,3
18 3,2
97 3,7
22 3,9
60 3,2
1108 5,0
449 4.7
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30 4,1
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30 4,8
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35 4,0
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Alleanza
Nazionale
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I risultati elettorali del 27-28 marzo 1994 nel collegio 19 circoscrizione Piemonte 1
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587
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432
567
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438
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87
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12747
2397
982
829
380
293
273
927
1528
208
885
86
1544
1141
2864
4267
196
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1150
3647
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2014
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391
868
67
678
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675
2259
26916
11763
2225
870
759
340
256
222
757
1418
169
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63
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1028
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104 1308 ■ 262 ; 20,0 173 1 13,2 117 8.9
393 3554 547 ! 15,4 574 : 16,2 189 i 5,3
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54 473 127 1 26,8 81 17,1 26 1 5,5
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45 354 56 ¡ 15,8 68 19,2 21 i 5,9
37 ’ 452 241 1 53,3 19 4,2 15 3,3
469 5524 1935 1 35,0 625 11,3 324 I 5,9
58 333 58 1 17,4 78 23,4 13 3,9
99 769 105 1 13,7 129 16,8 65 I 8,5
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43 635 121 1 19,1 96 15,1 45 I 7,1
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181 2078 . 659 1 31,7 298 14,3 64::-Ì.
1935 24981 8676 1 34,7 3606 i 14,4 1929 I 7,7
808 10955 4103 1 37,5 1130 10,3 1031 9,4
235 1990 450 22,6 280 1 14,1 167 i 8,4
55 815 ,434 I 53,3 33 4,0 '32 1 : 3,9
58 701 253 1 36,1 107 i 15,3 31 i 4,4
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17 239 143 59,8 12 i 5,0 4 i 1,7
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90 1328 306 1 23,0 '{AymgmÀ 10,8 108 8,1
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I risultati elettorali del 27-28 marzo 1994 nel collegio 19 circoscrizione Piemonte 1
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10 1 107 8 41 3
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60 8 33 4 14 2
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519 17 48 2 34 1
14767 I6f 1525 2 1445 2
Lega
Piemonte
Voti %
12 2
51 3
18 S
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20 2
' 107 3
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13 4
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102 2
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2 3
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14 2
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5 2
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18 1
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Voti %
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691 15
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65 18
13 ^3
666 12
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455 15
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Lista
Pannella
Voti %
23
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48 5
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18
18
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2
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com.
Lega
Nord
Voti % Voti % Voti % Voti %
15 3. 29 6 134 28 4 1
26 1 69 4 353 19 8 0
7 2 14 4 57 15 3 1
61 2 75 3 650 23 13 0
10 1 33 4 149 17 6 1
14 2 22 3 220 27 4 0
37 3 29 2 312 23 6 0
51 1 82 2 936 26 15 0
93 2 196 4 833 18 18 0
7 1 20 4 101 21 1 0
36 2 81 4 318 17 9 0
6 2 10 3 87 25 5 1
7 2 30 7 88 20 1 0
178 3 244 4 1111 20 30 1
.5 1 11 3 65 19 3 1
19 2 13 2 175 23 2 0
0 0 12 19 9 15 0 0
10 2 14 2 168 26 2 0
38 1 166 6 496 17 12 0
6 1 52 8 133 21 2 0
31 1 101 5 465 22 13 1
563 2 1104 4 3453 14 87 0
341 3 564 5 1071 10 40 0
30 2 62 3 382 20 4 0
15 2 71 9 145 18 1 0
15 2 35 5 99 14 1 0
6 2 5 2 84 26 1 0
0 0 24 10 51 22 0 0
5 3 24 13 15 8 2 1
25 4 39 6 112 17 5 1
29 2 39 3 233 17 3 0
3 2 12 8 23 15 1 1
10 1 27 4 175 24 4 1
1 2 11 19 9 16 0 0
25 2 82 7 188 15 3 0
11 1 24 2 183 19 1 0
54 2 71 3 510 22 12 1
115 4 158 5 590 19 11 0
1 1 5 4 40 29 0 0
46 1 92 3 882 27 9 0
13 2 33 4 179 23 3 0
51 2 185 6 663 21 17 1
2016 2 3970 4 15947 17 362 0
Rinnov.
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥illi Aì^ldes:
VENERDÌ 8 aprile^ ^jgpnì
Grande interesse suscitato dalle iniziative culturali d'inverno
Le valli Chisone e Germanasca
nelle tracce lasciate dai passato
PAOLA REVEL
Gli incontri «Vita e cultura delle valli Chisone e
Germanasca», organizzati dal
Centro culturale valdese e
dalla Comunità montana nei
mesi di gennaio e marzo, si
sono rivelati estremamente
interessanti.
L’incontro su «Leggere nei
canti popolari del Piemonte»
si è rivelato una vera sorpresa
per il pubblico assai numeroso: accanto al relatore Angelo
Agazzani, ricercatore e direttore del coro «La grangia» di
Torino, un gruppo di persone,
il coro Eiminal. Questo giovane, ma già agguerrito coro si
propone di ricercare le canzoni delle valli Chisone e Germanasca per non lasciare andar perso un patrimonio culturale di inestimabile valore.
Agazzani ci insegna che la
canzone popolare non nasce
mai per puro divertimento
ma è il racconto di un pezzetto di storia, l’insegnamento di comportamenti e tradizioni che altrimenti andrebbero perduti, è anche la presa
in giro di persone che sono a
capo della società e che altrimenti non potrebbero essere
toccati. Quindi, mentre la
narrazione del maestro Agazzani va avanti, il coro esemplifica in modo molto piacevole tutto ciò attraverso il
canto.
Le canzoni non sono mai
le stesse, afferma Agazzani,
anche se trattano lo stesso argomento. Il coro ci propone
allora due versioni del «can
tar Martina», nelle quali è
possibile apprezzare le notevoli qualità delle varie voci.
Voci limpide, della nostra
terra, che lasciano trasparire
la gioia del cantare insieme
ma anche la cura della preparazione.
Altra «lezione» molto interessante è stata quella del
prof. Richiardi del «Centro
studi e museo d’arte preistorica» di Pinerolo. Si può
chiamare «arte» tutto ciò che
concerne le prime raffigurazioni incise dall’uomo sulle
pareti delle caverne in cui la
temperatura del Paleolitico lo
costrinse a rifugiarsi? Arte in
che senso? Non certo secondo il gusto e il senso estetico
dell’uomo moderno. È piuttosto arte di tipo materiale,
utilitaristico, se si pensa agli
oggetti di uso quotidiano; accanto a questo tipo di cultura
si colloca poi un’altra arte
nata per esigenze religiose,
per la comunicazione con un
essere superiore.
L’arte preistorica del neolitico è assai simile in tutte le
parti del mondo. Ritirandosi i
ghiacciai, l’uomo si è trovato
a uscire all’aperto, alla luce
del sole. Si è dedicato alla
coltivazione e all’allevamento, a nuove conquiste tecnologiche, come la scoperta
della ceramica, per una trasformazione anche delle idee
e dei rapporti con la realtà
naturale e con il mondo superiore. Tutto questo lo porta a
ricercare raffigurazioni stilizzate, immagini schematizzate
e simboliche.
Nasce allora il fenomeno
delle incisioni rupestri, non
più nascoste nelle grotte ma
all’aperto, su rocce spesso
sopraelevate e dominanti. In
molti hanno trovato queste
incisioni: coppelle, croci, la
figura dell’orante, che si prospettano a noi che ci fermiamo ad ammirarle con un
qualcosa di magico; le nostre
valli sono ricche di queste incisioni. Molti luoghi determinano con la loro conformazione la possibilità nascosta di un sito preistorico, ma
la mancanza di mezzi toglie
ogni possibilità di ricerca.
L’unico sito finora esplorato
è stato quello di «Balm’
chanto» in quel di Villaretto.
I reperti non sono rimasti in
zona: chi li volesse vedere o
studiare deve indirizzarsi al
Museo delle antichità a Torino. Nel corso dell’incontro si
è resa nota resistenza di un
masso, corredato di coppelle
e croci, situato nella zona di
Maniglia. Un prossimo incontro potrebbe chiarire
l’importanza di questa segnalazione.
In questa società affannata
rischiamo di perdere la nostra identità, il nostro patrimonio di valori, di tradizioni,
di esperienze, di momenti di
vita in comune che un tempo
venivano gelosamente custoditi e tramandati di generazione in generazione, dalla
famiglia ma anche dalla
scuola e dalla comunità religiosa. Chi può oggi farsene
carico affinché questa cultura
non vada perduta?
Rassegna folk
Cantavalli
di nuovo al via
È di nuovo tempo di Cantavalli, l’ormai tradizionale rassegna di musica popolare che
la Cantarana propone da sette
anni nelle valli Chisone e
Germanasca. La manifestazione vede la collaborazione
delle Pro Loco, della Comunità montana, del Comune di
Pinerolo, di Torino Sette e di
Radio Beckwith. Anche quest’anno ci sono alcune novità;
anzitutto l’estensione a Pinerolo che avrà una serata il 16
aprile, poi l’ingresso a pagamento, 7.000 lire con riduzioni a 5.000. «È ormai impossibile fare manifestazioni musicali a titolo gratuito, a meno
che gli enti pubblici o eventuali sponsor intervengano a
coprire i costi - dice Mauro
Durando della Cantarana -;
così abbiamo deciso di mantenere il prezzo del Tacabanda in vai Pellice».
Nella rassegna in vai Pellice, nell’autunno scorso, la
popolazione rispose in modo
adeguato e così, sperano gli
organizzatori, sarà anche per
il Cantavalli. Undici gli appuntamenti: il primo sarà, sabato 9 aprile, a Villar Perosa
presso la palestra comunale
con Moia, gruppo che propone musica tradizionale di tutto l’arco alpino; classici gli
strumenti, dalla ghironda al
violino, alla piva, al clarinetto
ma anche organetto, cornamusa, chitarra, mandola. Seguirà il ballo con la Cantarana. Questa del ballo è ormai
una tradizione per Cantavalli:
quest’anno, oltre al gruppo
organizzatore, si alterneranno
anche «Equinoxe fole» e
«Folk ensemble». Gli spettacoli inizieranno alle 21,15.
!TA
La scuola
materna di
Villar Perosa
Caro direttore,
le chiedo un po’ di spazio
per illustrare i problemi relativi all’istituzione di una
nuova sezione della Scuola
materna statale. Attualmente
la nostra struttura ospita 84
alunni, residenti a Villar Perosa e nei Comuni vicini, divisi in tre sezioni. Pur in presenza, negli ultimi due anni
scolastici, di una lista di attesa (in cui però tutti gli iscritti
sono stati successivamente
ammessi) finora la situazione
è rimasta sostanzialmente
stabile in quanto i nati nel
nostro Comune sono mediamente una trentina. Nel
1991, però, sono nati 48
bambini, diventati al 24 gennaio ’94, per immigrazione,
54. Negli anni successivi la
situazione è tornata nella
norma con la presenza, sempre al 24 gennaio, di 30 bambini nati nel 1992 e 31 nati
nel ’93. Come si vede, quindi, l’anno 1991 rappresenta
una notevole eccezione, diventata emergenza.
In pieno accordo con la direzione didattica, l’amministrazione ha richiesto al Provveditorato agli Studi l’istituzione di una sezione integrativa sperando, nel frattempo,
di trovare una soluzione idonea per quanto riguardava i
locali. A questo proposito,
come molti genitori firmatari,
residenti e non a Villar Perosa, già sanno avendoli io stesso incontrati più volte e aven
do loro esposto i problemi
nella seduta del Consiglio comunale del 26 febbraio, intendo precisare:
1) Che il Provveditorato
agli Studi di Torino non ha,
in nessun modo, dato il proprio assenso all’istituenda sezione, limitandosi a richiedere i certificati di agibilità tecnica e sanitaria dell’edificio
scolastico. Le condizioni attuali dell’edificio di viale
Agnelli permettono di ospitare un numero di alunni e insegnanti non superiore a 100.
Con una nuova sezione il numero delle persone ospitate
supererebbe i 100; da qui i
problemi, pur in presenza di
un locale-aula a disposizione. Non è infine in nessun
modo certo che il Provveditorato, anche con le certificazioni richieste, dia l’assenso
a una quarta sezione.
2) Respingo l’accusa di
scarsa sollecitudine, in quanto fin dal febbraio 1991 questa amministrazione aveva richiesto, negli adempimenti
successivi al d.l. 31/12/90, n.
425 «Interventi urgenti per
l’edilizia scolastica», un finanziamento alla Regione
Piemonte di £ 370.000.000,
relativo a un progetto di
«Adeguamento e sistemazione locali adibiti a scuola materna». Solamente 130 milioni sono arrivati nelle casse
del Comune e i lavori relativi, regolarmente appaltati,
sono attualmente in corso
d’opera.
Certo è che se tutto il finanziamento fosse arrivato,
il problema di cui sopra non
si sarebbe posto. Ricordo
inoltre che nel 1992 abbiamo
reso agibili i locali del secondo piano, ricavandone un’au
la grande (attualmente adibita a dormitorio) e una piccola
(usata come laboratorio).
3) Per affrontare l’emergenza, l’amministrazione ha
chiesto airUssl 42 un parere
di fattibilità in relazione sia
ai locali dell’attuale scuola
materna sia a locali alternativi situati presso la scuola elementare e presso l’edificio
comunale di via Asiago. Successivamente il nostro ufficio
tecnico ha relazionato sugli
interventi necessari all’adeguamento tecnico e sanitario
delle proposte avanzate. In
sintesi ne consegue:
a) che i locali presso la
scuola elementare risultano
non idonei perché di dimensioni troppo piccole in rapporto a quanto previsto dal
d.m. 18/12/75;
b) che i locali di via Asiago, pur idonei come dimensione, richiedono una spesa
di adeguamento (per nuovi
servizi, rifacimento impianto
elettrico, sistemazione serramenti, ecc.) pari a 90 milioni
di lire;
c) che i locali attualmente
adibiti a scuola materna per
accogliere un numero di
alunni e insegnanti superiore
a 100, richiedono una spesa
di adeguamento (per nuovi
servizi, costmzione scala antincendio, trasformazione locale cucina, montavivande,
rifacimento tetto, ecc.) di £
350.000.000. Ricordo che
per questi ultimi locali l’amministrazione ha inserito a
bilancio 1994 una richiesta
alla Cassa depositi e prestiti
di £ 200.000.000.
4) Ringrazio i genitori per
la disponibilità a prestare la
loro manodopera ma purtroppo questa strada è impratica
bile per motivi di responsabilità e sicurezza. Anche le loro proposte di nuovi locali
(quelli dell’Oratorio maschile) sono impraticabili, in
quanto essi, ammesso che
siano disponibili, richiedono
interventi di adeguamento alle norme analoghi ai locali
comunali, con analoghi costi.
Dunque il problema esiste ed
è, allo stato attuale, difficilmente risolvibile in tempi
brevi.
Roberto Prinzio
sindaco di Villar Perosa
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L’Eco Delle Valli Valdesi
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 1,300
7 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nel tempio valdese, si svolgerà un concerto a favore del
Collegio valdese eseguito dal
Posaunenchor di Plattenhardt
e dalla corale di Torre Pellice.
8 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
presso la Comunità montana
vai Pellice, Daniele Jalla parlerà sul tema «Storia e memoria della deportazione italiana
nei campi di sterminio».
8 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
21, nella biblioteca comunale.
Alidada propone una serata di
diapositive su Bolivia e Cile
dal titolo «Non solo Salares».
8 aprile, TORRE PELLICE - 9 aprile, POMARETTO — Alle ore 21, in entrambi i casi al tempio valdese, concerto del coro giovanile «Selneckerkantorei» di
Hersbruck (Norimberga).
9 aprile, sabato — PINEROLO: Presso l’Expo Fenulli, dalle 10, sarà visitabile la
mostra dedicata ai minerali e
ai fossili promossa da Gruppo mineralogico pinerolese.
La mostra resterà aperta anche domenica 10 fino alle 19.
9 aprile, sabato — TORRE PELLICE: Il Centro culturale valdese propone, da sabato 9 aprile a venerdì 8
maggio, nella sala Paschetto
in via Beckwith 3, una rassegna di opere di Marco Silombria con il titolo «La strategia
del bello». L’inaugurazione
alle 17 di sabato; apertura
tutti i giorni dalle 15 alle 18.
9 aprile, sabato — TORRE PELLICE: Il gruppo
scambi di Spazio giovani
propone, alle ore 20, nei locali del Ciao in via Volta,
una serata dedicata al Tibet.
»ERVIZI
USSL42
CHISONE - GER
Guardia medica:
/inalisi
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notturna, prefestiva, festiva' COSi
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 10 APRiLE
Rinasca: Farmacia Bertoreiio
- Via Nazionale 22, tei
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800707
Ambulanze:
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a sera
Italia
Croce verde, Perosa: tei, 81000 cM etiÌOTV
Croce verde. Porte : tei. 201454 (fclla
USSL43-VALPELLIC||
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 APRiLE
Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei
598790
-4
USSL 44 - PINEROL
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei,
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei,
22664
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Attualità
PAG. 7 RIFORMA
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/inalisi del voto del 27 e 28 marzo: alcune delle ragioni della vittoria delle destre
/indiamo verso un sistema politico bipolare?
Cosa cambia dopo la riforma elettorale
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g a sera del 28 marzo ’94
I, l’Italia si divideva in due:
reuforico per la vittoria
Sa destra, chi frustrato e
jjbattuto per la sconfitta della
Sra. Queste reazioni, a
Ite ogni valutazione politica
S risultato, indicano chiara„ente come gli obiettivi che
ri erano posti per la riforma
riettorale siano stati raggiunti.
Quando si era votato il referendum per il Senato si era
Bolto insistito sull’intenziot dei referendari di portare
Il panorama politico a due,
Essimo tre poli che permeisero una democrazia dell'alternanza. In questo senso
anche la pasticciata legge
riJettorale della Camera,
iviluppata apposta per garantite la sopravvivenza dell’
area politica dei vecchi goiierni, è andata al di là delle
intenzioni dei promotori della
legge (Mattarella e altri).
L’unica vera sconfitta di
queste elezioni è l’area di
centro, relegata a un ruolo insignificante nel nuovo Parlamento: né forza politica in governi istituzionali, né ago della bilancia per raggiungere
maggioranze assolute. Nel
nuovo Parlamento il centro
non svolgerà nessun ruolo significativo. Certo, questo panorama politico può non piacere, votare per Berlusconi o
per Occhetto può creare problemi, ma sono problemi analoghi a tutte le democrazie
«moderne» che abbiamo preso a modello; votare per Bush
0 Dukakis, Bush o Clinton,
Chirac o Mitterand, Kohl o
Lafontaine, Thatcher o Kinnock, non è certo operazione
esente da rischi di disillusione
0 disaffezione per la politica.
Si dirà che in Italia non esistono due partiti come nelle
altre democrazie occidentali,
ma questo fatto non è impu™ile ul modello elettorale,
da ascrivere all’innata
capacità italiana di trovare
Wrciatoie e scappatoie, e
“tse anche a una certa mioPja politica degli schieraf"t‘ >n campo. Certo, per
“artusconi, dopo il 22% di
■tsensi raccolto, è più facile
ud Alleanza naale e alla Lega un comu
programma di governo
I quant •• lettore
'irato, da
®a quanto più rispetto per
alettore si sarebbe dimoparte di tutti, pre»mm « * programma
tmtoi ^ bambolo unico in
'"«leschede di votazione!
Jihe la sinistra, in questo
4 ?P®rato una specie
collettivo. Invece
P sentare un unico pro
,ICE
SÉliSlC
Silvio Beriusconi, vincitore deiie eiezioni poiitiche, in uno dei suoi studi televisivi
nella scheda proporzionale a
favore del simbolo progressista, ognuno ha voluto manifestare la sua specificità e si è
persa la possibilità di sensibilizzare l’Italia sulla divisione
della destra. Alla gente apparivano due schieramenti conflittuali al loro interno, dunque da questo punto di vista
simili. In futuro, per rispetto
dell’elettore e per quella
chiarezza che sicuramente è
mancata in queste elezioni, è
auspicabile che i due schieramenti si presentino alla
campagna elettorale con un
unico programma e una compagine governativa già definita, per evitare quel mercanteggiare e patteggiare che ci
ricorda i più nefasti esempi di
consociativismo.
governo, sostenu
sci,i.?fP®8giato dall’intero
-Tinento, e di rinunciare
™Pno personale simbolo
La campagna elettorale
Vorremmo spendere due
parole sulla campagna elettorale; troviamo un solo aggettivo utile a definirla: ignobile.
Ci stiamo rivolgendo al più
squallido esempio di sciacallaggio di tipo americano. Accuse personali, attacchi all’
onorabilità della persona, sospetti, dubbi, ecc. Il motto
sembrava «getta fango che
qualcosa rimane attaccato».
Invece di aggredire l’avversario sui programmi (ma questi erano alquanto nebulosi e
aleatori, vedi aliquota unica
prima al 30%, poi al 33%, infine progressiva tra 0 e 35%),
di denunciare con dati alla
«
ow presso la Editrice Claudiana, via ftincipe Tommaso 1
10125 Torino
fax n. 011-657542 - Ccp n. 20780102
OLISMO NELLE ORIGINI CRISTIANE
in onore di Vittorio Subilia (1911-1988)
Collana della Facoltà valdese di teologia
I LA";
q^l^^Ghio Conte, con scritti di Gino Conte, Paolo Ricca, François ’
Corsani, Francesco Erasmo Sciuto, Brunero Oherardini e
Cullmann Wflifiwrio'ht. '
afCullraann, Johannes Datitìne e Oeoffiey Wainwright.
ìa completa di V. Subilia, curata da M. Berùtti, libri, kr'jt sermoni, elenco delle opere recensiteida V, Siibilia;
• tecensìoni dei suoi libri, bibliografia su V. Subilia.
pagine + 8 fotografie può essere sottoscritta prima del 1°
* lire 39.000. Dopo tale data costerà lire 49.000i
mano squilibri e infrazioni
del regolamento sull’utilizzo
dei mass media, si è scelta la
strada della diffamazione
personale.
Berlusconi, ad esempio,
aveva tanti e tali punti deboli
accertati e documentabili (sviluppo «anomalo» del suo impero televisivo, critiche serrate di giornali stranieri, europei
e americani, sul suo impero
economico oberato di debiti e
sul suo programma politico,
mancanza di un organico programma di politica estera, a
parte un brevissimo, vago, paragrafo sull’Europa al punto
15 del programma), che non
era necessario tirare in ballo
accuse non dimostrabili di
mafiosità che probabilmente
hanno fatto di Berlusconi una
specie di martire. Le polemiche interne ai gruppi (BossiFini, Rifondazione-Pds) hanno poi contribuito ad aumentare la confusione.
A confronto di un gruppo
editoriale impegnato a dare
un’immagine rassicurante del
leader, a calibrare interventi e
polemiche, le uscite di Bertinotti sono state percepite come dilettantismo pubblicitario, che forse porta uno o due
punti percentuali al suo partito ma ne leva da cinque a
dieci allo schieramento. Di
fronte a questo squallido panorama, le poche voci «civili», gli appelli ragionati e lo
sviluppo logico di pensieri e
prospettive, non hanno minimamente inciso sulla formazione delle decisioni.
Qualunque sia il giudizio
sull’esito del voto, rispetto ai
cosiddetti paesi avanzati,
l’Italia presentava un’anomalia colossale: in nessun paese
occidentale sarebbe ammesso un tale accentramento di
mezzi di comunicazione di
massa come in Italia; televisioni (Rete 4, Canale 5, Italia
1), ma anche Tele-i-1, Tele-t-2, Tele-i-3 di Vittorio Cecchi Cori, socio di Berlusconi
in parecchie società, giornali
(Il giornale. L’indipendente,
solo formalmente proprietà
di Paolo Berlusconi), case
editrici (Mondadori). Senza
ombra di dubbio, in nessun
paese del mondo occidentale
le commissioni antitrust
avrebbero accettato tale situazione. Sarebbe da notare
che l’influsso di Berlusconi
ora si avverte già in Rai, nella quale camaleonti giornalistici fin da lunedì sera cominciavano un’abile manovra di corteggiamento del futuro primo ministro.
Una politica bipolare
Per concludere, l’Italia ha
scelto un modo bipolare di
fare politica. Seppure siano
state le prime elezioni con il
nuovo sistema elettorale,
queste hanno già indicato
una chiara divisione del paese fra destre e sinistre. Le varie forze politiche dovranno
valutare le immagini che la
società si è fatta di loro. La
sinistra è stata diffusamente
percepita come il vecchio, il
già visto e già sperimentato,
come forza di governo, in
continuità col governo Ciampi, mentre con un’operazione
pubblicitaria Berlusconi si è
accreditato come «uomo
nuovo». La destra ha risposto
a una domanda diffusa di
sbrigativa efficienza. La sinistra è stata percepita come
lenta, macchinosa, «statalista», la destra è sembrata garantire un assetto più dinamico, più duro, meno tollerante
e «permissivo».
Per potersi considerare un
paese «avanzato» anche dal
punto di vista politico, necessitano però ancora alcuni sviluppi,sia dal punto di vista legislativo sia da quello politico, come la correzione dell’
assurdo recupero proporzionale inventato da Mattarella.
Una legge antitrust efficace
ed equa (che sembra sia uno
dei punti irrinunciabili per
Bossi) e un ulteriore avvicinamento delle varie forze presenti negli schieramenti, che
porti a due, massimo tre partiti: destra, sinistra, centro.
Lo sviluppo della civiltà
politica e della buona educazione, purtroppo, non può essere promosso con leggi e
paragrafi ma dipende dal
buon senso dei singoli; la
speranza è l’ultima a morire.
La maggioranza va a destra
Il nuovo Parlamento
•'Avi:
La Camera
Altri 5
Patto per l’Italia 46
\
Progressisti 213
Polo delle libertà e
del buongoverno 366
Ì|I|W®
Il Senato
Patto per l’Italia 31
Altri 7
Polo delle libertà e
del buongoverno 155
Progressisti 122
Dibattito sul voto del 28 marzo
Alternanza di governo
significa democrazia
ROBERTO MOLLICA
LJ articolo di prima pagina,
«Guida a destra» del
direttore, comparso nel numero 13, termina con il punto di
domanda «sapranno guidare a
destra l’Italia?».
Subito dopo le elezioni si è
scatenato da parte degli sconfitti r auspicio che il polo di
coloro i quali hanno avuto la
maggioranza non riesca a formare un governo; anche Riforma formula un elegante interrogativo. Continua così il
metodo del discredito e dell’intolleranza verso l’antagonista da parte di chi è consapevole di aver perduto quella
parte di potere del concorsivismo, ottenuto in cambio di
una sedicente opposizione.
Se vince la sinistra, per le
elezioni dei sindaci, il voto è
intelligente; se perde, gli italiani sono stupidi. Se il Pei si
trasforma in Pds non è più leninista-stalinista; se il Msi si
trasforma in Alleanza nazionale è sempre fascista. Se
avesse vinto il polo della sinistra, coacervo identico a quello della destra, avrebbe saputo
formare un governo, se vince
l’altro polo non ci riuscirà.
I mass media si stupiscono
del fenomeno Berlusconi interrogandosi per quali misteriosi motivi può essere diventato il leader del maggior
partito in soli tre mesi. I politicanti e gli intellettualoidi
preferiscono indirizzarsi nel
trascendentalismo delle loro
tesi tornaconto. Invece, semplicemente, la tesi più attendibile è forse quella di un
Berlusconi che non rappresenta, agli occhi della maggioranza degli italiani, la politica come finora gestita, gli
intellettuali parolai e l’assistenzialismo quasi da socialismo reale.
Tuttavia l’animosità della
pesante umiliazione degli
sconfitti, che si ritenevano già
al potere, sarà la migliore garanzia affinché il nuovo governo operi al meglio avendo
contro i fucili puntati della vera opposizione finalmente degna di questo nome. Votare
per il polo radical-centro-destra non coinvolge di certo la
fede evangelica ma esprime il
desiderio di un cambiamento
politico, certo che la desiderata alternanza di governo è comunque democrazia, anche se
non è di sinistra.
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12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 8 APRII p,
«Il lavoro rende liberi»; così era scritto all’Ingresso dei lager
(foto Zibecchi)
Una persecuzione spesso dimenticata
Omosessuali^ vittime
della barbarie nazista
ANDREA CANEVA
Un film come Schindler’s
List conserva ancor oggi
purtroppo una terribile attualità: bastano le parole dei profughi bosniaci a ricordarcelo.
Nei film e nelle mostre sugli
orrori del nazismo c’è sempre
però un rischio: l’illusione che
quelle cataste di ossa siano un
capitolo chiuso dell’umanità.
Non è così: le radici dell’odio
e dell’intolleranza sono profonde anche nei nostri cuori.
Se non furono 6 i milioni di
ebrei uccisi, ma solo 4 o 5 o 3,
la differenza sembra enorme
solo ad alcuni storici revisionisti, giustamente coperti dal
biasimo dei più.
Ma c’è un altro revisionismo di cui vincitori e vinti
sono rimasti vittime, ci furono altri innocenti sacrificati a
progetti di purificazione razziale nazista, vittime del loro
diverso modo di essere, di
esprimersi, di amarsi. Diversi
erano non solo gli ebrei e gli
oppositori politici, ma anche
gli zingari e gli omosessuali.
Già Stalin aveva iniziato a
inviare questi ultimi in appositi campi «rieducativi». In
Germania le libertà di espressione, anche in campo sessuale, persero spazio e consenso
dopo la caduta della Repubblica di Weimar, non di colpo
ma gradualmente. Lo stesso
Hitler aveva numerosi amici
omosessuali a cui aveva affidato incarichi di alto livello
nel partito, e le associazioni
tedesche di omosessuali avevano inizialmente supposto
una loro ulteriore promozione
sociale anche nei ranghi del
partito nazista.
Erano palesemente omosessuali Baldur von Schirach,
capo della Gioventù hitleriana, Ernst Rohm, capo delle
milizie del partito (le Sa), e
ancora Rudolf Hess, Gòring,
Heydrich e altri. Ma il calcolo politico per acquisire maggior eonsenso interno, di
fronte all’isolamento internazionale e all’irrigidimento
verticale del regime voluto da
Hitler, lo portarono a convogliare l’odio popolare verso
ebrei, omosessuali e zingari,
che furono obbligati a portare
indosso triangoli gialli, rosa e
marroni. Per gli omosessuali
il colore rosa era ispirato dal
pregiudizio che omosessuale
fosse sinonimo di effeminato.
Nei campi di concentramento, in cui agli omosessuali erano affidati i lavori più
massacranti, veniva loro pro
posto un programma di «rieducazione» sessuale: essi venivano obbligati a intrattenere
rapporti sessuali con detenute, generalmente ebree polacche, alle quali era stata invano promessa la libertà in
cambio di questo impegno
per la causa razziale del popolo tedesco. La terapia però
non dette i frutti sperati e i
medici del partito adottarono
un’altra strategia: la castrazione mediante esposizione a
materiale radioattivo. Gran
parte dei poveretti che vi furono sottoposti morì di cancro fra atroci dolori nel giro
di breve tempo. La medicina
nucleare, ai suoi esordi, necessitava di sperimentazione.
Le vittime sono facce rese
anonime dall’infernale macchina nazista, dalla paura dei
pochi sopravvissuti e dalla
cattiva coscienza di chi è venuto dopo, senza imparare
dalla storia questa lezione di
tolleranza. Anche un uomo
umile e santo (nel senso che è
stato recentemente santificato
da Giovanni Paolo li), padre
Maximilian Kolbe, ha visto
passare .sotto silenzio il colore rosa del triangolo che portava al braccio.
Quanto al silenzio di coloro
che, singoli o istituzioni laiche
e religiose, hanno assistito
passivamente e non senza
qualche sospetto di indirette
complicità a questo massacro,
si potrebbe parlare di un «revisionismo immediato» e totale, se è vero che ancora oggi
mancano dati precisi sull’eccidio e ancora numerose mostre
sugli orrori dei lager vengono
allestite senza alcuna menzione per questi innocenti, di cui
finora è stata annientata volutamente anche la memoria.
Sulla rilevanza numerica
degli omosessuali internati
nei campi di sterminio c’è
una valutazione della Chiesa
cattolica austriaca e di quella
canadese, che partono da
250.000 unità; altri documenti parlano di 50 esecuzioni
giornaliere per campo, per un
totale di circa un milione di
persone, cifra peraltro vicina
a quella desumibile dalle parole dello stesso Himmler:
«La questione omosessuale
prima della guerra riguardava
quasi due milioni di tedeschi,
oggi il più è fatto...».
Un dossier della Claudiana sul puritanesimo e la società degli Stati Uniti
Responsabili di fronte alla società e di fronte
a Dio: una vicenda di fede e di democrazia
LUCIANO OEODATO
HO l’impressione che
Giorgio Bouchard abbia
sbagliato secolo. Non nel XX
secolo doveva nascere, ma
all’epoca di re Artù o di Carlo Magno, 0 forse delle Crociate, quando la storia si faceva a colpi di fendente della
mitica Durlindana. La sua
penna non è il cesello dell’
orafo, dalle cui mani esce un
ricamo fine, delicato, leggero,
ma uno spadone che divide in
due: da qui il bene, di là il
male. Non solo, ma come un
antico paladino anche Bouchard è perdutamente innamorato di una donzella. In
questo caso, poiché sto parlando della sua ultima fatica
letteraria’”, la donzella è
l’America, intesa come Stati
Uniti. Un innamoramento
adolescenziale, come lui stesso spiega nell’introduzione,
di quelli che non si possono
dimenticare e che segnano
per sempre l’esistenza, lo lega a questa grande nazione.
Una folgorazione provvidenziale: i tempi della sua adolescenza erano quelli grigi del
fascismo; chi ci credette perì
con esso. Chi ebbe la fortuna
di avere un ideale riuscì a sal
90
OOSSISE
Giorgio Boiichar«!
PURITANESIMO
DEMOCRAZIA
IN AMERICA
Claudiana
vare il senso della propria vita. Non sono forse l’unico,
conoscendo Bouchard, ad
aver sospettato 1’esistenza di
questa sua passione: ma in
occasione di un campo tenutosi ormai due anni fa a Ecumene, è stato costretto a confessarsi in pubblico. Da questa confessione, in parte rivista e meglio precisata, è nato
l’attuale libretto che vuole
essere divulgativo e infettivo: far conoscere un mondo e
contagiare altri in questo amore nella convinzione, forse
non del tutto sbagliata, che se
non è tutto oro ciò che luccica nella nazione che ha la lea
: Protestantesimo» in televisione
Il Cristo di Dario Fo
è quello della Pasqua
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
(Per un approfondimento si
veda: Massimo Consoli: Homocaust, ed. Kaos, 1991, e il romanzo storico di Heinz Heger:
Gli uomini col triangolo rosa,
ed. Sonda).
Due le tematiche oggetto
della trasmissione di domenica 27 marzo: il significato della Pasqua e l’ordinazione delle donne nella Chiesa
anglicana d’Inghilterra. La
prima verteva sulla domanda
di Gesù ai suoi interlocutori
di allora e di sempre: «E voi
chi dite che io sia?». Sappiamo quanto varie siano state e
siano le risposte a questo cruciale interrogativo: il salvatore, oppure un maestro di vita,
un impostore, un fanatico e
così via. Marco Davite ci ha
presentato i punti di vista di
un laico areligioso come Dario Fo e di un professore della
Facoltà valdese di teologia.
Paolo Ricca.
Dario Fo, attraverso l’esposizione di un racconto popolare, «Nascita di un giullare»,
alternata a tratti dalla sua inimitabile recitazione, ci ha dato una prima definizione:
«Cristo è colui che dà la parola». Al povero contadino
che viene spinto al suicidio
dalla miseria e dalla sopraffazione dei potenti appare Gesù, «un povero cristo», più
sofferente e angariato di lui,
che lo distoglie dal suo proposito insegnandogli a uscire
dal ripiegamento su se stesso
e dandogli la facoltà di comunicare con gli altri: il dono
della parola, appunto.
Il grande attore ha scoperto
nell’antica religiosità popolare la ricerca di un senso del
mondo e della vita. Ne emerge un Gesù che è accanto agli
sconfitti e dice loro: «Alzati e
cammina», divenendo così il
loro salvatore. È significativo
e consolante che il Gesù di
Dario Fo, come afferma Paolo Ricca, sia proprio quello
evangelico quale appare nei
racconti pasquali e quale ci
viene restituito in un’intensa
recitazione dell’episodio di
Maria Maddalena al sepolcro.
Con la Pasqua Gesù Cristo ha
spezzato la catena della morte e anche a noi chiede: «perché piangi?» o «perché ti uccidi?», «perché uccidi?»,
«perché ti droghi?», «perché
violenti?», indicandoci questo mondo come uno spazio
non da predare ma da vivere
nell’amore e nella libertà.
La consacrazione delle
donne nella chiesa anglicana
era l’oggetto di varie lettere
pervenute alla rubrica «1-f-l».
Sull’argomento si è tenuto recentemente un convegno
presso la Facoltà valdese di
teologia, e nell’occasione si è
espressa una diretta interessata, Joyce Caggiano della
Chiesa anglicana in America,
la quale ha sostenuto che nella chiesa primitiva la donna
non avrebbe potuto ricoprire
certi ruoli a causa della sua
collocazione sociale. Analogamente la teologa cattolica
M. Caterina Jacobelli ha affermato che motivi culturali e
non teologici sono alla base
del rifiuto che tuttora la sua
chiesa oppone al ministero
ordinato delle donne.
A scanso di pericolosi equivoci Maria Bonafede ha però
chiarito che la figura del pastore (uomo o donna che sia)
non può in ogni caso essere
assimilata a quella del prete,
in quanto nel protestantesimo
non esiste un clero contrapposto al laicato. Di fronte alla
dura opposizione contro la
decisione della Chiesa anglicana inglese, le donne hanno
comunque un test ulteriore
per misurare il cammino che
ancora le separa dal raggiungimento di un’effettiva parità:
sta alle donne decidere in
quali ambiti esercitare una
giusta reazione.
dership mondiale, perché misconoscere i suoi grandi meriti per il nostro mondo e questo secolo?
Come un paladino antico,
fedele alla sua dama, nella
quale non riesce a scorgere
alcun difetto, così anche Bouchard, nel ritratto in bianco e
nero degli Usa, minimizza i
difetti ed esalta i pregi. E siccome ad ognuno di noi molto
è stato perdonato, volentieri
perdoniamo a Bouchard faziosità e partigianeria, perché
capiamo che sono i suoi versi
d’amore per la gentil donzella; ma non finiscono qui i
guai del paladino: egli è anche devoto a una causa che lo
trascende e per la quale deve
essere disposto a tutto sacrificare: vita e amori.
La causa, per Bouchard, è il
protestantesimo: perché gli
Usa sono il meglio? Ma è
chiaro, perché sono una nazione sostanzialmente protestante; e questa non è una
fantasia di Bouchard ma un
dato genetico, iscritto ad opera dei puritani inglesi nelle tavole fondatrici della nazione.
Un dato in grado di generare
storia, nonostante tutte le possibili défaillances, perché sostanzialmente aperto al futu
ro, capace di formare
responsabili di fronte ou,,
cietà e a Dio, animate dal»
so della democrazia,
Bouchard cavalca un d»« Aoandi
ro invincibile che non sidi '
ma semplicemente Ippogi
il cavallo alato che po^ so»
cavaliere sulla Luna. l|j testo®®"
strierò di Bouchard ha unij propol®®
go nome composto (cojJI farisei, st
formula dell’aspirina cln¡striai®"®
bene a qualsiasi malattia),'sole corre
è: «Protestantesimolibertii co
mocrazia». una sua i
Il libro si legge tuttodì J>opi^®^‘
fiato, non tanto per il num di
limitato di pagine ma peiSte^rieri
avvincente. Non è un’opj|foi®®*°
«scientifica», a parte le àil’Unive
ne e l’appendice sullaattij"esce a "
situazione religiosa cositif ®che att
sulla base di dati fomiti dai ® pi®°
chieste, ma una testimonia tóriadelle
za. Tutto si può rimproveia i" P^'
a Bouchard, ma ritengo! íridenzia
nel giorno del giudizioj tari ma si
gli sarà detto: «... tu noni ìlieffiù Ce
né freddo, né fervente» (à doüc foi
calisse 3, 15). Anzi, è tt d’“™" P'
fin troppo «fervente»; mani storm de
mi pare che nella Bibbiafi giudd jit
sto sia un peccato. theja dei
(*) Giorgio Bouchard: Pi *
tanesimo e democrazia in Al
non lo e
cei” prn
Marco.'!
rica. Torino, Claudiana, W
pp 96, £ 9.500.
pressappi
mente a¡
A Milano il 1- Salone del settore
L^edìtoria cattolica
JVhovo ì
Flavio G
ge, come
giudaisr
però vuo,
che testi)
non conosce
la crisi
farisei <
messe pi
moment)
e prop)
volgeva
SERGIO RONCHI
La Fiera di Milano ha
ospitato per circa una
settimana (24-28 marzo) la
prima edizione del «Salone
del libro e della comunicazione religiosa», sotto gli auspici
dell’Assoexpo in collaborazione con l’Unione editori e
librai cattolici italiani (Uelci).
Articolato come mostramercato della produzione editoriale relativa alla problematica religiosa nelle sue varie e
articolate espressioni, rassegna della stampa periodica
religiosa, panorama dell’emittenza radiofonica e sintesi
della produzione audiovisiva
di strumenti e servizi informativo-culturali, il Salone ha
visto quasi 140 espositori: case editrici cattoliche, in prevalenza, evangeliche (Claudiana, Società biblica. Uomini nuovi) e islamiche. Segnale incoraggiante, subito ridimensionato però da una netta
e massiccia predominanza
cattolica che ha ricondotto alcuni degli «altri» nei limiti e
ne! ruolo dell’ospite.
Si sono infatti svolte manifestazioni collaterali: dal concerto di apertura in Duomo
(musiche di Haydn e Mozart)
a incontri, dibattiti, mostre.
La tavola rotonda su «Culture
e religioni in dialogo» ha visto l’assenza evangelica, che
non si è invece ripetuta in una
seconda sul «Libro e la comunicazione religiosa nella
formazione dei giovani»
(Carlo Rapini, della Claudiana; ma non la Bibbia, la Società biblica). Una questione
di organizzazione, di disponibilità, di tempo, di uomini, di
costi, di strutture...?
Dai dati statistici emerge
un’editoria cattolica in piena
salute economica (310 miliardi di fatturato nel 1993), con
223 editori s
offrono una
25.685 titoli di argomentoi
ligioso, 3.000 novità ai)
(2.341 di argomento tei?
so), 436 librerie e punti*
dita. Non erano presei
Salone solo le grandi
(dalle Paoline ai gesuiti,®
Paideia alla Queriniana,®
Dehoniane a Avveriire,^
Piemme a Marietti, daw
nuova a Pro civitated®»
na), ma anche medie, p
e poco conosciute
ve edizioni Duomo ari®
cultura, da Casa sollievo»
sofferenza a Insieme co«
sù). E poi Mondadori, w,
li. Garzanti (977 sono?*,
tori italiani con almeno
bro di argomento
catalogo).
Vivace l’editoria n
pecializzani
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a lei dedicato. Comu# Saggiuns
quadro generale che , lotjg^
emerso fa ben spero^^ o^ciato i
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Pinna Berchet, segreta^^j
nerale dell’Assoexp»'^,
apertura del catalogo
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nata seriazione storica
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IN TV
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ore 23,30 circa
Replica: lunedì IS ■
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Giorgio Grrardet^^^ 'atene**!
-------- converti
13
PAG. 9 RIFORMA
Iradotta in italiano l'opera dello studioso Günter Stemberger
.Fariseri, sadducei, esseni sono categorie da
esplorare guardando alle fonti
MAUmZIO ABBÀ
1 un
Quando ci si accinge allo
studio delle correnti reh- , ’ .... all’interno del giudai
;se dell’età neo
SaÌnUrfa si rischia di
■d ha uì ¿palare isoli» stereotipi su
haunliFP ^¿jucei, esseni, re
Si: Si inoltre a queste
""‘»‘S'ft.oittóSfsfondo
e tutto di «api“
e maperiÌla®!’®'’^®^’
'*l’Università di Vienna, e
L’autore
Günter
è attualmente
di Giudaistica
sulla ajn«e a fare 11 punto delle
rsacoS cerche attuali ponendo m pri
fomitiSaopi^o questione pnori
testirnoi tarla deUe fonti.
riraprovM In particolare Stemberger
ritengo! c^denzia alcuni dati elemen;iudizU pinta significativi: «Il protunoK Ìlctatt centrale è costituito
/enk»lk Mie fonti. Chi legga più
mzi èfj d’nntt presentazione della
nte»’;nin s»™ dei “partiti religiosi”
I Bibbia» «tadei, normalmente trascura
). ^ che la designazione dei “fari
sei’' non è attestata in alcun
luogo prima di Paolo, come
non lo è il nome di “sadducei" prima del Vangelo di
Marco. Poco tempo dopo, e
pressappoco contemporaneamente agli altri scritti del
Nuovo Testamento, scrive
Flavio Giuseppe che aggiunge, come terza corrente del
giudaismo, gli esseni. Ciò
però vuol dire che le più antiche testimonianze esplicite su
farisei e sadducei furono
messe per iscritto solo in un
momento in cui il tempo vero
e proprio di questi gruppi
volgeva al termine, se non
era addirittura già trascorso.
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lo degli esseni, è ormai ampiamente documentato grazie
ai testi di Qumran, anche se
equiparazione diretta tra
Qumran e gli esseni deve restare incerta» (p. 9). Stemberger poi esamina prima le
opere di Giuseppe Flavio poi
gli Evangeli.
1) In Marco i sadducei sono nominati una sola volta,
nella domanda sulla resurrezione (12, 18-27); i farisei si
trovano in Marco 12 volte:
solitamente il loro teatro
d’azione è la Galilea. L’autore osserva: «Tanto più strano
è allora che i farisei, che sin
dall’inizio sono descritti quali mortali nemici di Gesù,
non compaiano più nel racconto della passione» (p. 36).
Nella fonte che convenzionalmente viene chiamata
«Q», comune a Matteo e Luca, non si parla dei sadducei
e raramente dei farisei.
2) In Matteo i farisei sono
presenti più spesso che in
qualsiasi altro scritto neotestamentario: 30 volte, e anche
i sadducei sono nominati più
di frequente: «Nell’insieme,
per Matteo, i farisei sono divenuti il nemico principale e
sempre presente di Gesù,
spesso facendo indistintamente tutt’uno con i sadducei, ma soprattutto combinati
sempre (nove volte) con gli
scribi, per la qual ragione
questi, come entità a sé stante, passano decisamente in
secondo piano rispetto a
Marco, poiché Matteo, come
si sa, ammette anche l’esistenza di scribi cristiani.
L’impiego schematico dei
farisei in questa rappresentazione, quindi, difficilmente
può prestarsi ad una ricostruzione storica che vada oltre i fatti noti da Marco e da
2» (pp 41-42).
3) Luca, così come Marco,
menziona i sadducei in occasione della discussione sulla
resurrezione (i farisei sono citati 27 volte), offre di loro
un immagine maggiormente
differenziata e dimostra di essere in grado di distinguere,
evitando indebite generalizzazioni; per esempio in luogo
dell’indifferenziato «i farisei», Luca propone «alcuni
tra i farisei» (Luca 6, 2, invece di Marco 2, 24 e Matteo
12, 2, relativo alla disputa
sulla liceità o meno dello spigolare di sabato); in altre occasioni Luca attenua, rispetto
alle tradizioni parallele, attestazioni negative (in 11, 16
non sono i farisei a richiedere
da Gesù un segno, ma sono
genericamente «altri»).
In Luca è annotata l’ospitalità che Gesù ha presso i farisei; non mancano le considerazioni su qualità negative dei
farisei, ma è senz’altro di rilievo il passo, che non ha paralleli, di Luca 13, 31, in cui
«alcuni farisei» esortano Gesù a mettersi in salvo dal pericolo costituito da Erode. «I
farisei sono la corrente religiosa giudaica più vicina al
cristianesimo e con la quale
esso perciò deve confrontarsi
più estesamente (...). Tutt’al
più Luca sembra ancora ammettere la possibilità di
un ’intesa, mentre in Matteo e
Giovanni i fronti sono sempre
più irrigiditi» (p. 53). E altresì significativo che negli Atti
(23, 6) Paolo si presenta davanti al Sinedrio, come fariseo, al presente: «Io sono un
fariseo». E davanti ad Agrippa, Paolo si richiama al suo
passato farisaico (Atti 26, 5).
4) In Giovanni non vi è più
posto per i distinguo, i farisei
sono il prototipo di un popolo che si è smarrito; Stemberger al riguardo avrebbe però
potuto esaminare il passo arcinoto 4, 22: «La salvezza
viene dai giudei», che tutto
sommato vorrà pur dire qualcosa di rilevante.
L’autore affronta in seguito
le testimonianze rabbiniche;
sono poi affiancate, sulla base del documentabile, le dottrine di questi gruppi, e
Stemberger osserva; «Nell’
insieme dunque non risulta
alcun quadro chiaro su come
possiamo differenziare tra
loro le singole scuole religiose del giudaismo nelle
questioni halakiche^, come
riguardo alla loro posizione
verso l’esegesi biblica e la
tradizione. Soprattutto tra
farisei e sadducei saranno
esistiti più punti comuni che
di divisione» (p. 120).
Per quanto riguarda gli esseni non c’è solo Qumran, e
comunque occorre andare
molto cauti su una mera identificazione tra reperti qumranici e automatiche affiliazioni
esseniche, anzi: i rotoli del
Mar Morto non devono occupare tutta la nostra attenzione; per Filone e Giuseppe, esseni se ne potevano trovare in
tutte le città della Palestina.
Perché il Nuovo Testamento
non cita gli esseni? Non erano rilevanti? O non erano
presenti in Galilea, dove agiva soprattutto Gesù, o non si
distinguevano dai sadducei?
Questi e altri quesiti si può
avere l’ardire di porli, ma significativamente il libro si
chiude con la considerazione
generale che le domande sono
più numerose delle risposte.
Più che una conclusione, dunque, un invito a proseguire.
(1) Günter Stemberger: Farisei, sadducei, esseni. Brescia,
Paideia, 1993, pp 192, £ 24.000.
(2) Halakah significa «andatura, comportamento»; con il
termine si intendono le norme,
le regole, gli ordinamenti codificati; successivamente essa è divenuta genere letterario comprendente i precetti, le regole, i
divieti.
La figura del radicale livornese Guerrazzi ebbe influenza sull'evangelismo tedesco?
I protestanti e la contestazione in Toscana
tra il 1853 e il 1863: un legame affascinante
sono
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Veduta dall’alto di Rio Marina
vendicare la libertà. Dio stesso prepara nei cieli i seggi
più gloriosi ai magnanimi
che combattono e muoiono
per la libertà della patria:
«Imitiamo Cristo: dai tetti, su
per le piazze si bandisca la
legge della libertà, della fratellanza, e dell’amore (...).
Gloria a Cristo redentore,
padre degli uomini liberi e
felici. Amen».
È terribilmente affascinante e molto ardita questa relazione tra il Cristo dei credenti
e il gladiatore capo degli
schiavi. La storia ricorda che
migliaia di schiavi ribelli morirono inchiodati su una croce per avere combattuto con
la spada in pugno per la libertà. La fede non deve dimenticare che il Gesù che fu
crocifisso aveva proclamato
la liberazione dei prigionieri
e degli oppressi (Luca 4, 18).
Le sue armi erano diverse,
certo, di tagliente aveva solo
la lingua, ma era affilata dallo Spirito di Dio.
Vi fu un’influenza del Guerrazzi sul nascente evangelismo toscano? Sue possibili relazioni con i protestanti non
sono state prese seriamente in
considerazione. Eppure il suo
non mi pare un linguaggio da
liquidare semplicemente come «anticlericale».
Intanto una ricerca d’archivio mi ha permesso di stabilire relazioni dirette tra Guerrazzi e i fermenti evangelistici che agitarono l’Elba nel
1853-1863 e portarono alla
fondazione della Chiesa valdese di Rio Marina. Vari individui che furono coinvolti
in questi movimenti qualche
anno prima avevano condiviso l’ideale democratico del
Guerrazzi ed erano sorvegliati dalla polizia.
Non vi è dubbio che l’azione cospiratrice e politica del
Guerrazzi in qualche modo
preparò il terreno all’azione
evangelistica: i protestanti del
tempo appaiono in generale
come contestatori sia politici
che religiosi. E la radice di
questa contestazione elbana
contro la Restaurazione, intrisa di una faziosità tutta toscana, può essere fatta risalire,
con riscontri puntuali, più oltre, al periodo in cui Napoleone era relegato all’isola
(1814-15) e, prima ancora, a
un gruppo di esuli senesi che
si stabilì a Rio nell’Elba.
La cooperazione allo sviluppo è uno dei grandi assenti nel direttivo
politico in corso
Parlamentari sotto controllo
Come scegliere per chi votare senza farsi male* è il titolo di
un rapporto pubblicato dalle edizioni Gruppo Abele e redatto
dall’agenzia Aspe (che, collegata al Gruppo Abele stesso, fornisce periodicamente informazioni su tutti i settori del disagio e
dell’emarginazione sociale, nonché aggiornamenti e strumenti
per operatori e organismi di volontariato) insieme all’Associazione per la pace e ai promotori della campagna «Democrazia è
partecipazione».
Il libro è il rapporto, curato dal relativo osservatorio, sulla legislatura che si è appena chiusa, e informa gli elettori su come
hanno votato in aula i parlamentari eletti il 5 aprile 1992. La
campagna «Democrazia è partecipazione» (ripetuta quest’anno
per le politiche del 27-28 marzo) aveva proposto a tutti i candidati una serie di questioni e di richieste d’impegno su pace e disarmo, ambiente, solidarietà intemazionale, cooperazione con
il Terzo Mondo. Ai firmatari dell’appello (a cui aveva aderito,
fra l’altro, la Feci) si chiedeva di comportarsi conseguentemente in occasioni dei dibattiti e delle votazioni su tali materie.
Purtroppo il risultato è sconfortante: emergono dai dati assenteismo e scarsa coerenza con gli impegni assunti. Il volume si
completa con una «tavola rotonda» fra i capigrappo dell’XI legislatura sui temi oggetto della campagna.
(*) Marco Canta, Flavio Lotti, Giulia Tosi (a c. di): Come scegliere per chi votare senza farsi maie. Torino, ed. gruppo Abele,
1994, pp 159, £ 16.000.
Venerdì 8 aprile — ASTI: Alle ore 21, presso l’Archivio
storico del Comune, il prof. Bruno Corsani parla sul tema:
«“Voi siete stati chiamati a libertà” (Calati 5, 13) - La grazia
e la giustificazione».
Domenica 10 aprile — TORINO: Alle ore 15,30, presso il
salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, Franco Barbero e Elena Lowenthal parlano sul tema: «Un’interpretazione
cristiana dell’ebraismo. Reazioni e commenti al libro di Hans
Kung: “Ebraismo: passato, presente, futuro”».
Domenica 10 aprile — ROMA: Alle ore 16, presso le suore
missionarie (via Giusti 12), il prof. Piero Stefani parla sul tema: «Israele, Islam e cristianesimo: universalismi a confronto».
Lunedì 11 aprile — TORINO: Alle ore 15,30, presso il
palazzo dell’Antico macello di Po (via M. Pescatore 7), Alberto Cavaglion (ist. di studi storici «G. Salvemini») parla
sul tema: «Origini e caratteri dell’esperienza sionista» nel
quadro del ciclo di lezioni su antisemitismo e sionismo nella
storia del ’900.
Martedì 12 aprile — MODENA: Il Centro culturale protestante «Leroy Vernon» organizza un incontro con la teologa
battista Elizabeth Green sul tema: «Nato da donna».
Martedì 12 aprile — GENOVA: Alle ore 17,30, presso la
sala convegni della banca di Genova e San Giorgio (v. Ceccardi 1), il prof. Vittorio Macconi parla sul tema: «La comprensione continua. La funzione delle altre culture».
Mercoledì 13 aprile — ROMA: Alle ore 18, nel tempio di
piazza Cavour, la Società biblica italiana organizza un «incontro con la Bibbia», con letture bibliche e canti. Intervengono la corale coreana, quella valdese (p. Cavour) e quella della
parrocchia di Cristo Re.
Mercoledì 20 aprile — CINISELLO BALSAMO; Alle
ore 21, presso Villa Ghirlanda (via Frova 10), il dr. Cristiano
Fumagalli, il prof. Enrico Vola e il past. Alfredo Berlendis
parlano sul tema; «In principio... fede e scienza interrogano il
cosmo».
Venerdì 22 aprile — BRESCIA: Alle ore 20,30, nella sala
di via dei Mille 4, il prof. Daniele Garrone parla sul tema:
«Legge e libertà: riflessioni bibliche dell’Italia di oggi».
Sabato 23-domenica 25 aprile — MILANO: Presso il
Centro congressi Cariplo si tiene il seminario organizzato
dall’associazione Biblia sul tema: «L’esercizio della giustizia
e la Bibbia». Per informazioni tei. 055-8825055 - fax 0558824704.
14
PAG. 1 O RIFORMA
I
Dibattito su protestanti e politica dopo la campagna elettorale
Democrazia^ partiti e protestanti
Mi è parso opportuno fare
qualche riflessione a campagna elettorale conclusa, prima
di conoscere l’esito del voto;
spero di non fare opera inutile
in questa domenica 27 marzo
nel cercare di esprimere queste tre considerazioni:
1) È stata una vigilia elettorale molto aspra e irrazionale.
Credo che ciò che è mancato
in queste settimane siano stati
la riflessione tranquilla, l’argomentare sereno e aperto,
l’analisi razionale. Si è fatto
posto a emozioni dozzinali, a
accuse scarsamente motivate,
a un clima da guerra fredda,
rispolverando vecchi steccati
che speravamo sepolti. Basti
per tutte l’accusa di comunismo est-europeo, accusa peraltro non sufficientemente
contrastata, salvo qualche
battuta, dai destinatari. Non
sarebbe stato tempo perso
chiarire ai giovani che cosa
ha significato negli anni ’50
l’accusa di filocomunismo e
la discriminazione che essa
ha comportato nei luoghi di
lavoro e persino nei rapporti
personali.
E mancata una «reinvenzione del pensiero», come ha efficacemente sottolineato sul
Nouvel Observateur e su Lm
Repubblica Jean Daniel, e si
è lasciato spazio alla seduzione dell’immagine (televisiva
e non), spazio perciò all’irrazionalità e alla rozzezza priva
di argomenti. Pertanto è negativa la parte che ha puntato
sulla seduzione, ma negative
anche le mancate risposte sostanziate dal pensiero dei progressisti, che poteva costituire una valida alternativa.
Qualche lodevole eccezione,
a casa nostra, nelle argomen
tazioni di Giorgio Bouchard e
Franca Coisson.
2) Dopo l’unità nazionale
voluta da alcuni illuminati,
con grossi contrasti, dopo un
ventennio fascista che ha abituato alla delega, all’aggressione, alla delazione, dopo
quasi un cinquantennio democristiano che ha instaurato
la pratica della raccomandazione per ogni cosa (dalla
pensione al concorso, alla casa, al lavoro), dopo il periodo
di Craxi-Andreotti-Forlani,
fonte di portaborse e faccendieri, di guadagno (si fa per
dire) facile e di disonestà,
pensare che nasca immediatamente un paese maturo, responsabile, chiaro, pulito, tollerante è fortemente ingenuo.
Siamo agli inizi di una democrazia compiuta, che dovremo costruire, di tutti, dai parlamentari a ogni cittadino, in
molto tempo e con alti e bassi
(spero che l’esito elettorale
non confermi questo mio pessimismo circa i colpi di coda
dell’antidemocrazia).
3) Avevo cercato di sollevare una proposta circa il rapporto tra protestanti e politica, in concreto, su basi etiche
e reali, poco prima della campagna elettorale su questo
giornale. Ritengo che se ci
fossimo divisi ciò sarebbe
stato proficuo per un approfondimento della nostra
presenza protestante in Italia.
Salvo qualche cenno (ricordo
Marco Rostan, recentemente)
la cosa è caduta nel silenzio o
quasi; qualcuno aveva anche
proposto di ragionare su temi
sollevati in pubblico dibattito
ma, forse per il sopravvenire
delle elezioni, dell’agitarsi
per cercare il consenso o al
tro, non se ne è più parlato.
Mi pare che ora ancor più sia
necessario riprendere il tema,
senza timidezza, come occasione forse anche di aggiornare il nostro modo di stare in
questo paese, di renderci visibili, di dar ragione della nostra fede vissuta nella vita di
questo nostro paese.
Sergio Pasetto
Lusema San Giovanni
La Casa valdese a Guardia Piemontese (Cs) offre
alloggi familiari attrezzati nel
periodo 15 giugno-15 settembre; la casa, sita nell’antico
centro storico di Guardia, si
trova a breve distanza sia dal
mare sia dalle terme luigiane,
raggiungibili anche con mezzi pubblici. Per informazioni
e prenotazioni rivolgersi a
Marco Presta (tei. 0984621242). Un minialloggio
viene offerto in uso gratuito a
chi si offre di curare l’apertura del museo di storia valdese
annesso alla casa e di guidare
i visitatori, nelle ore pomeridiane (circa 17-20). Per accordi in tal senso telefonare
alla pastora Teodora Tosatti
(0984-621490).
La Chiesa metodista di
Intra (Lago Maggiore) mette a disposizione una camera
a due letti, più un posto per
bambino, con bagno e uso cucina. Telefonare allo 0323402653 oppure 502961.
Posta
Overdose
di tempo
organizzato
Se apriamo uno dei nostri
giornali, e in particolare uno
di quegli inserti che ci segnalano manifestazioni culturali
e programmi vari nella nostra
zona, troveremo decine e decine di corsi di rilassamento,
di danzaterapia, vivere meglio, vivation, di massaggi, di
cucina e medicina naturale, e
chi più ne ha più ne metta
(nell’ultimo «Torinosette» supplemento al quotidiano La
Stampa - ne ho contati ben
8); si potrebbe continuare per
pagine e pagine. Non ho assolutamente nulla contro questo genere di iniziative, e
queste righe non sono contro
i vari corsi, ma tutto ciò mi fa
venire in mente un’immagine: quella di una serie di cerotti su un vulcano.
Mi spiego: non è con questa serie di corsi, stage e cose
varie che risolviamo i problemi di ansie e nevrosi che affliggono la nostra società.
Non serve a nulla frequentare
un bel corso di autorilassamento se per arrivare in orario al suo inizio dobbiamo
correre, affannarci e maledire
il traffico che ci fa arrivare in
ritardo, con conseguenti arrabbiature. Il problema è molto più generale, e sta nel modo sbagliato e ansioso che abbiamo di concepire la nostra
vita e la sua interpretazione.
«Ho troppo da fare», «Non
mi basta il tempo». Quanti di
noi non hanno mai detto, o
almeno pensato, frasi del genere? Nella nostra società
sembra che il metro di valu
UN'INIZIATIVA DI RIFORMA
PER CONOSCERE
LA RESISTENZA NELLE VALLI VALDESI
La Resistenza è stata un momento centrale nella
formazione della Repubblica. Alle valli valdesi la
resistenza ha assunto caratteri e peculiarità particolari anche per la presenza di una forte componente valdese. Nel momento in cui si ricordano i
50 anni di quella esperienza e in cui si annuncia la
seconda Repubblica la redazione di Riforma, in
accordo con le edizioni Claudiana, offre a quanti
vogliano conoscere quel pezzo di storia o semplicemente approfondire i loro ricordi la possibilità di
acquistare a prezzo fortemente scontato tre volumi
fondamentali:
Donatella Gay Rochat
La resistenza
nelle valli valdesi
Claudiana
!T!
I
Il PIONIERE
Salvatore Mastrogiovanni
UN
PROTESTANTE
NELLA
RESISTENZA!
JACOPO
LOMBARDINI
Prefazione di Giorgio Bouthard
RCf'fíWT PIULA COLUÍfOM: Pfl PfRtOPO ClA/VDiSritVO
(ta43 44 >
Collana Nostro tempo/Claudiana
Donatella Gay Rochat: La resistenza nelle valli valdesi: lire 20.000,
scontato lire 10.000.
Il Pioniere, giornale d’azione partigiano e progressista reprint del periodo clandestino 1943-1944: lire 36.000,
scontato lire 18.000.
Salvatore Mastrogiovanni: Un
protestante nella resistenza: Jacopo
Lombardini: lire 18.000, scontato lire 9.000.
A chi acquista tutti i tre volumi verrà praticato un ulteriore sconto: lire 35.000 anziché 37.000. Tutti i
libri verranno recapitati a domicilio con contrassegno al prezzo scontato (senza aggravio di spese).
L’offerta è valida solo fino al 1" maggio 1994.
I volumi devono essere ordinati esclusivamente alla nostra redazione con lettera (via Pio V, 15 10125 Torino - Fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
VENERDÌ 8 APRII p
tazione nel giudizio altrui
stia diventando il numero di
impegni e di cose in cui si è
coinvolti. In una giornata riusciamo a mettere 100 cose, o
meglio vorremmo riuscire a
metterle. Solo che ci sono
sempre gli imprevisti sulla
nostra strada, che regolarmente ci impediscono di far
rientrare, a fine giornata, tutto quello che avevamo previsto: il telefono occupato, il
traffico, qualcuno che non
troviamo e così via. A fine
giornata, distrutti, pensiamo:
«Devo far qualcosa per rilassarmi», e allora ecco il nostro bel corso, ennesimo impegno da seguire.
Allora forse varrebbe la pena di fermarsi un attimo a
pensare che ciò che non funziona è il nostro modo di
prendere le cose. Siamo troppo agitati, dobbiamo fare,
produrre; se no, a fine giornata non siamo contenti.
Bisogna rallentare: se non
ho fatto questa cosa oggi la
farò domani, e non muore
nessuno, soprattutto non
muoio io. E a tutti quelli che
pensano che per rilassarsi occorre seguire un corso specifico e non cambiare l’approccio alle cose, consiglio di
cuore un viaggio in Africa.
Non però come turista frenetico che in 7, 15, 20 giorni
deve vedere 1.500 cose, perché saremmo da capo; occorre cercare il modo di vivere a
contatto con la gente del posto per entrare in un ordine di
idee completamente diverso e
assaporarlo. Quando arrivi
nessuno te lo dice, te ne
la, ma ti ci ritrovi de
questa filosofia di vita ni'
lassata. E ti fai coinvoW
la assapori e ti ritrovi
per miracolo, tranquiii"
tutto ciò però ti rendi co,
quando torni a casa e k it,
primo o secondo mattiuJC I» "
svegli con qualcosa cheji
ce: alzati subito, deviflintPI'l]
questo e quello... Anche,'”^' ^
magari è domenica e noni Cawb“
da fare né questo né que^ potrei fa
Marcello Gaui ^
Torre
Complimenti
r., . . * . cosai®?®
Desidero esprimere il ^.„10 parte
vivo apprezzamento perisimore?»,
grande correttezza tenuta djuTa» pu
vostro settimanale duraagclusivar
questa campagna elettoriipio», si d
Non solo infatti non vi stnjn’ìnterpi
state prese di posizione, matto convi
l’informazione è statai D’accor
un’esemplare imparzialitiiessere «im
chiarezza. ,„Ubidire
Particolarmente buona(g)lamente
iniziativa delle dieci dornaìiato ehe si
ai candidati sui temi più jn^piçsunzii
portanti: si è trattato seit{ïoii Dii
dubbio della migliore infcnon ha mi
mazione elettorale che mi ¿eludere qi
capitato di vedere. Ve neiìnbbidienz
grazio come elettore e et« bambino (
candidato, scrivendo qua Cena del !
righe nel sabato di «rifle» non corris
ne» e dunque indipendei di Dio»
mente dal risultato della t» lutamente
sultazione. Soprattu
Cordialmente motivazioi
Lucio Mi vieto: «Gè
Lusema San Giovi la Santa C
ciullo 0 a
Non rammaricatevi
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU’ AL PIANO
nell’aula OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE"
MURATA COL VOSTRO SANGUE i
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
tezzarsi» i
il suo bat
no;
mandato
Santa Cei
essere bai
poma SI e
istituitola
Troppo presto li avevamo dimenticati
E’ BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
perche’ tutto il popolo
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
Í,
Chiederanno la parola
AVREMMO tanto DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT’aNNI di RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
Trieste VENDUTA AL TEDESCO
l’Italia ridotta a un rogo
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
go a que
mande, u
di sostati;
1) «No
gnifica e
tato», «ha
2) In q
malica c
cronologi
non stiain
la croce d
ca realtà c
lasuaCen
Non mi
Apprenderemo da fonte diretta
, LA storia vista DALLA PARTE DEI CARNEFICI RIPARLERANNO I DIPLOMATICI DELL’ASSE
-IIÜ
I PIERI MINISTRI DI SALO
,n
Apriranno
I loro ARCHIVI SEGRETI ^ '
.. DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA .
' DI OGNI INCENDIO SI RITROVERÀ’ IL PROTOCOLLO
CiviTELLA Sant’Anna Boves Marzabotto
TUTTE in regola
SAPREMO finalmente
QUANTO COSTO’ L’ASSASSINIO
DI Carlo e Nello Rosselli
ib
Ma forse a questo punto
preferiranno rinunciare alla parola
peccato
questi grandi uomini DI stato ^ ^
avrebbero tanto da raccontare ^
epigrafe di Piero
pubblicata su “Il ponte” dopò
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PAG. 1 1 RIFORMA
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«queUa vorrei fare alcune obiezio. „ , .i di metodo, alla lettera di
,e//oGa|,».“ p 2zini, pubblicata il
su Riforma, col ti^"*^lSnbinielaCena».
, In essa dopo aver affermaentl IO che. alla domanda; «Che
cosa impedisce che un bam
iiere il üijjo partecipi alla Cena del
ento pciisignore?», la «risposta esaua tenutamtba» può darla «solo ed
ile duran«(ìusivamente la parola di
‘ elettoraipio», si dà di questa Parola
ton visiijn’iiiterpretazione non del
sizione, multo eonvincente.
è stataf D’accordo che dobbiamo
Parzialitiiussere «imitatori di Cristo» e
,«ubbidire (a Dio) ascoltando
te buoDitsdainente ciò che egli ha vomi doniaaliuto çbe sapessimo» senza la
emipiùii(«|)tesunzione di sapere meittatosen^gliotÌ Dio circa ciò che egli
;liore iufiuon ha mai detto». Ma conÎ chemi|cludere quindi: «Per questa
Ve nei ubbidienza è impedito a un
tore e cnK bambino di partecipare alla
indo quei Cena del Signore, perché ciò
li «riflessi Don corrisponde alla volontà
dipende* di Dio» mi sembra asso0 della« lutamentearbitrario.
Soprattutto mi preoccupa la
motivazione data a questo diLucioMà vieto: «Gesù non ha istituito
an Giovi la Santa Cena quando era fanciullo 0 ancor prima di battezzarsi» ma da adulto e dopo
il suo battesimo nel Giordano; quindi «Cristo non ha comandato di accostarsi alla
Santa Cena prima ancora di
essere battezzati, perché egli
prima si è battezzato e poi ha
istituito la Cena». Io mi pongo a questo punto due domande, una di forma e l’altra
di sostanza:
1) «Non ha comandato» significa esattamente «ha vietato», «haimpedito»?
2) In questa visione schematica della successione
cronologica dei sacramenti
non stiamo perdendo di vista
«croce di Cristo, cioè F unita realtà che dà significato alia sua Cena?
j)";! Non mi è chiaro inoltre il
LETTERA
una
senza
«Il principale pericolo del XX seco-1
lo sarà una religione senza Spinto
Santo, cristiani senza Cristo, perdono
senza ravvedimento, salvezza senza rigenerazione, politica senza Dio e un
cielo senza inferno». Approssimandosi
la fine del secolo scorso William
Booth scriveva queste parole che assumono un singolare valore profetico oggi, se pensiamo a quanto è accaduto e
sta accadendo intorno a noi, nel nostro
ambiente «cristiano».
Considerando per brevità solo alcuni
articoli e lettere pubblicati su Riforma
dal novembre scorso, sentiamo parlare
di «fascino della diversità», di «rifiuto
dell’assoluto cristiano», cioè di «non
essere legati al cristianesimo come la
religione per eccellenza» da parte delle
comunità cattoliche di base (Riforma
del 12 novembre’93).
Nel n. 5 del notiziario Fgei si accenna alla fede in un cervellotico «orizzonte di senso» che, grazie a Dio, viene ben rifiutato nel numero successivo
con una chiara lettera di uno studente
in teologia. Nel numero del 24 dicemisre vengono ripresi gli argomenti della
«cristologia al femminile» già tristemente noti e nello stesso numero un
lettore sostiene la necessità di «un dialogo ecumenico tra tutte le religioni,
alto pari». A quest’ultima lettera un altro lettore risponde magistralmente nel
numero del 7 gennaio, richiamando
l’attenzioné sul pericolo più che mai
attuale del sincretismo.
Serpeggia spesso l’interrogativo «se
Cristo sia l’unico nome della salvezza» (nonostante Atti 4, 12) e alla Facoltà valdese di teologia si svolge in
febbraio addirittura un incontro pastorale sul tema; «Nessun altro nome? Indirizzi della cristologia contemporanea».
L’Eco delle valli ci informa pure di
una conferenza-dibattito sul tema
«Cristianità senza Cristo?» organizzata
a cura del circuito. Questi titoli, con i
loro interrogativi inquietanti, dimo
strano, a distanza di un secolo, tutto il
valore profetico dell’antica previsione
di William Booth.
Infine nel numero del 18 marzo, in
un articolo sulla cristologia? si mette
ancora in questione il «sacrificio vicario» di Gesù‘{«Cristo è morto per i nostri peccati», I Corinzi 15, 3 e tanti altri passi dell’Evangelo) che è fondamento della nostra fede cristiana; si riprende l’allucinante tema del sangue
della teologia femminista, si spinge infine a un «riesame della nostra confessione di fede». '-N
Che aggiungere? Nella II Timoteo 4,
3 leggiamo: «Perché verrà il tempo
che ben sopporteranno la sana dottri-^
na, ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le proprie voglie». E in Luca .18, 8 risuona forte
rinterrogativo di Gesù: «Quando il Figlici dell’uomo vorrà, troverà egli la
fede sulla terra?». ,
Adriano Donini - Torre Peli ice
discorso sui discepoli che
parteciparono all’ultima cena
di Gesù. In che modo - pur
notando che «Dio non ci ha
fornito l’elenco con le generalità dei partecipanti alla
Santa Cena», perché sarebbe
stato «futile» - si può sostenere che dubitare che questi
fossero tutti già battezzati sarebbe «un’illazione partorita
dalla fantasia umana»?
La preoccupazione di «praticare il non oltre quel che è
scritto» è in sé lodevole, e
soprattutto necessaria per
evitare i dogmatismi che solitamente nascono da nostre
aggiunte alla parola di Dio,
come avviene nel cattolicesimo romano. Ma non vorrei
che, a causa di questa preoccupazione letteralistica si
arrivasse, ad esempio, a escludere dalla Cena non solo i
bambini ma anche le donne,
perché al momento dell’istituzione non è detto espressamente in nessuno dei quattro
Vangeli che fossero presenti,
battezzate o no (e non sembri
una prospettiva tanto assurda:
non è forse questa la stessa
argomentazione con cui la
gerarchia cattolica esclude le
CINE
ìTURA
fej
•PICI
E r, ,
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' Via Pio V, 15-10125 Torino-tei. 011/655278-fax 011/657542
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J^ORE: Giorgio Gardiol
Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
g ORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
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Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
Jffl. Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruiw Rostagno
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zasponsabile Giampiccoli. Le ttiodifiehe sono state registrate
liHinero is '^3
^ RornSi ^ ^ ^ «tato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio CMC Nord,
«IW11 di Torino mercoledì 30 marzo 1994.
donne dal sacerdozio?). Infine mi sembra opportuno ricordare che le parole citate
da 1 Corinzi 11, 27-28 sono
indirizzate a una chiesa in
cui, proprio al momento della
Santa Cena, veniva a mancare la solidarietà fraterna e,
per questo, «non si discemeva il corpo del Signore». Tolte dal loro contesto, queste
parole possono essere usate
molto male, e non soltanto da
una chiesa che richieda i sacramento della confessione
prima della comunione.
Personalmente non credo
affatto che si debba istituzionalizzare la distribuzione
della Cena del Signore ai
bambini. Ma certo, come
molto bene è stato detto da
altri, la Cena è del Signore,
non nostra, ed è lui a invitare
chi vuole.
Per concludere vorrei citare
anch’io una serie di passi
evangelici, in cui risulta scritta la parola «bambino» (Tilc)
o «fanciullo» (Riveduta); essi
non ci permettono affatto di
essere sicuri che impedire a
un bambino di partecipare alla Cena del Signore corrisponda alla volontà di Dio.
I danni
di Geralda
Si chiamava Geralda, ma
dove è passato ha lasciato devastazione e morte. Ne ha dato notizia Riforma del 18
marzo (p. 18). Si tratta del ciclone che ha fatto danni grandissimi in Madagascar; almeno 300.000 sinistrati e rovine
ingenti. La Cevaa (di cui la
Chiesa valdese e la Chiesa di
Cristo in Madagascar sono
membri fondatori) ha lanciato
un appello urgente per venire
in soccorso a queste popolazioni fra cui vi sono numerosi
fratelli in fede.
Il fondo di solidarietà ha
subito inviato quanto era accantonato per appelli urgenti
(un milione) e apre una sottoscrizione, anch’essa urgente,
per poter inviare al più presto
altri aiuti a questi fratelli colpiti dal ciclone. Naturalmente
rimangono aperte le altre iniziative in corso: i bambini
della Romania e il laboratorio
del marmo in Madagascar.
Le offerte vanno inviate al
ccp 11234101 intestato a: La
luce - Fondo di solidarietà,
via Pio V 15, 10125 Torino.
Sono: Matteo 19, 13-15 (e
paralleli: Marco 10, 13-16;
Luca 18, 15-17); Matteo 18,
1-16 (Marco 9, 36-37; Luca
9, 47-48); Matteo 11, 25 (Luca 10, 21).
Andiamoci a rileggere anche questi passi; e chiediamo
allo Spirito Santo di non lasciarci mai soli, con le nostre
sicurezze.
Ninfa Raggi - Genova
Ricordando
Carlo Gay
Abbiamo letto con tristezza
della morte del pastore Carlo
Gay, e vorrei scrivere qualcosa a nome dell’Urc Waldensian Fellowship, l’organizzazione fondata nel 1981
per rafforzare i legami fra la
Chiesa riformata unita in
Gran Bretagna e le Chiese
valdese e metodista.
La prima volta che ho visitato le Valli, nel 1980, mi sono trovata a Torino senza alloggio: il pastore Gay e sua
moglie mi hanno aiutata e il
giorno seguente il pastore mi
ha anche accompagnata all’aeroporto. Quest’esperienza
è stata per me indimenticabile; per loro solamente una cosa normale, di tutti i giorni.
Dopo questa occasione ci
siamo incontrati di nuovo
molte volte, e lui si è sempre
mostrato interessato a tutte le
nostre attività: senza dubbio
ha avuto un grande amore per
l’Inghilterra e quando, al Sinodo, abbiamo parlato, ha voluto avere notizie delle nostre
prossime visite e dei cambiamenti. Finalmente, l’anno
scorso mio marito ed io siamo arrivati alla Casa valdese
all’Isola d’Elba e siamo stati
salutati, inaspettatamente, dal
pastore Gay e dalla sua famiglia. Che piacere!
Vorremmo con questo condividere un po’ la tristezza
della Chiesa valdese in questo momento.
Ruth Cowhig,
Waldensian Fellowship
Sale (GB)
Essere
missionari
Ho letto con piacere sul nostro giornale l’articolo intitolato «Attenzione al sincretismo», scritto da Paolo Fiorio.
Mi è venuto in mente un altro
articolo di un bollettino ricevuto dalla Svizzera, intitolato
«Allah o Dio padre?». L’articolista dice fra l’altro che
l’amore è la sola risposta possibile all’odio verso i cristiani
dalla società islamica.
Non nuove crociate, quindi, ma l’amore di Gesù Cristo
che ha dato la sua vita per
tutti gli uomini del mondo.
Non è forse prova di amore
ma un grave errore pensare
che i musulmani perverranno
alla conoscenza della verità
per l’intermediario di un dialogo onesto sulla stessa base
concernendo la nostra fede
nel Dio unico di Abramo,
Isacco e Giacobbe e la loro
credenza in Allah.
Poiché i musulmani sono
in mezzo a noi è importante
mostrare loro che li amiamo;
non è certamente facile, specialmente quando sono tanto
insistenti; abbiamo bisogno
della grazia di Dio. Alcune
volte, quando sono passati
per vendere la loro mercanzia, li abbiamo invitati a
mangiare con noi. Abbiamo
offerto loro l’Evangelo e parlato di Gesù che è il solo nome per cui noi e milioni di
musulmani possiamo essere
salvati.
Inviterei il fratello Salvatore Tonti a leggere nel libro
degli Atti (4, 12). Ho letto infatti il suo articolo sul numero del 4 febbraio. Per quel
che riguarda i musulmani è
stato constatato che generalmente sono più religiosi e
morali di noi: fanno le loro
preghiere 3 o 4 volte al giorno, si astengono da certi cibi,
ecc. Ma le loro e nostre pratiche religiose non ci danno la
pace dell’anima, il perdono
dei peccati e la vita eterna.
Questo può farlo solo Gesù
Cristo se lo riceviamo nella
nostra vita. Nel passato come
al presente, è a causa dell’indifferenza dei cristiani che
l’insegnamento di Maometto
si sparge così rapidamente
nei paesi cristianizzati. Ci sono delle scuole che formano
moltitudini di giovani sull’insegnamento islamico, che
vengono inviati a spargere la
loro dottrina nei paesi cristiani. In molti paesi d’Europa è
permesso ai musulmani di costruirsi delle moschee mentre
in Arabia Saudita i cristiani
sono perseguitati dai musulmani. In Nigeria è stato programmato lo sterminio dei
cristiani.
Siamo comunque chiamati
ad amare i musulmani e far
loro conoscere l’amore di Gesù Cristo. Frère André ha
scritto che se come cristiani
viviamo secondo l’Evangelo,
se essi vedono la benedizione
di Dio sopra noi e i nostri figli, la cercheremo per loro e
per i loro figli. Quanto è grande la nostra responsabilità.
Giovanni Frache
Villar Pellice
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno»
Salmo 121
Ha chiuso la sua lunga e benedetta vita terrena
Eugenio Jahier
di anni 98
ufficiale degli alpini nella grande guerra. Addolorati per il distacco ne danno l’annuncio i figli Guido e Laura con le loro famiglie.
Torre Pellice, 27 marzo 1994
«Ora, mio Signore,
tu lasci andare in pace
il tuo servo,
secondo la tua parola;
poiché gli occhi miei
han veduto la tua salvezza»
Luca 2, 29
Per arresto cardiaco è improvvisamente mancato all’affetto dei
suoi cari, a Ginevra, il pastore
battista
Gien Garfieid Wiiiiams
Lo annunciano con tristezza
ma fiduciosi nella parola della vita
in Cristo la moglie Velia, la cognata Elisa e i nipoti tutti.
Napoli, 28 marzo 1994
RINGRAZIAMENTO
«Non temere, piccolo gregge,
poiché al Padre vostro
è piaciuto di darvi il regno»
Luca 12, 32
I familiari di
Melania Griglio
ved. Malanot
ringraziano commossi tutti coloro che in vari modi hanno partecipato al loro dolore.
Ringraziano in modo particolare la direzione e il personale dell’Asilo di San Germano per le affettuose cure prestate.
San Germano Chisone
29 marzo 1994
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate dunque,
perché non sapete
né il giorno né l'ora»
Matteo 25, 13
I familiari tutti del compianto
Rolando Gaydou
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore con dimostrazioni di stima e
di affetto, con scritti, fiori e presenza al funerale.
Un ringraziamento particolare
ai pastori Davite e Bellion per i loro messaggi e ai rappresentanti
dell’Avis,
Bricherasio, 29 marzo 1994
RINGRAZIAMENTO
I familiari del pastore
Carlo Gay
protondamente commossi per
le numerose testimonianze d’affetto, stima e solidarietà ricevute
in occasione della sua scomparsa, esprimono a tutti la loro viva
riconoscenza.
Torino, 8 aprile 1994
Il clic
di prima pagina
«Risurrezione», tratta
dal «Polittico di Isenheim», 1512-15 (Museo di
Interlinden di Colmar,
Francia) del pittore tedesco Mathias Neithardt
Gothardt, soprannominato
«Grünewald» (1470/801528). Contemporaneo di
Albrecht Dürer del quale
subì l’influsso e con il
quale condivise l’adesione
ai canoni pittorici rinascimentali, differenziandosene però per il più radicato
legame con la tradizione
gotica. Concilia esasperazione realistica e contemplazione fantastica in una
visione di drammatico radicalismo cristiano.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 8 APRII p i
Conversazione con Miriam Tlali, la prima scrittrice nera che ha pubblicato in inglese
In Africa la donna nera non ha tempo per sé
MARTINA EGLI
Òuando si pensa alla letteratura sudafricana vengono subito in mente i nomi
di Nadine Gordimer, Breyten
Breytenbach e Alan Paton. Le
scrittrici nere tuttavia scrivono, ancora oggi, in condizioni molto più dijfìcili. La produzione letteraria di autrici
nere è stata ostacolata dalle
caratteristiche della società
sudafricana, nella quale affonda le sue radici. Pregiudizi estetici della critica letteraria hanno inoltre influenzato negativamente la valutazione della loro produzione.
Miriam Tlali, la prima autrice nera che ha pubblicato in
Sud Africa in inglese, spiega
la situazione delle scrittrici
nere sudafricane e in generale quella delle donne nere.
Proprio quelle forme letterarie che le autrici nere usano
in particolare, non sono prese
in considerazione o vengono
comunque sottovalutate. La
narrativa orale non viene accettata, perché nasce da
un’esperienza collettiva e non
individuale. La donna africana ha sempre avuto, per tradizione, il molo di narratrice, di
conservatrice e trasmettitrice
del passato. Lo stesso tipo di
emarginazione ha subito la
letteratura storico-documentaristica di cui si servono le
autrici nere per rappresentare
le loro esperienze di vita. Poiché non evidenziano quegli
accorgimenti inventivi che
trasformano la «materia prima» dell’esperienza personale in racconti simbolici, i loro
testi vengono squalificati.
Ma che cosa si può scrivere
quando il contrasto con la
propria condizione di vita è
ÇOSÎ centrale, come avviene
per la popolazione nera del
Sud Africa? Quando lo scrivere è un’arma? L’unica possibilità di esprimersi politicamente?
Non c'è tempo per
guardare al cielo
Miriam Tlali, in proposito,
dice: «Scrivere significa dare
spazio alla fantasia e ai sogni. Ma in Sud Africa ben pochi neri hanno tempo di abbandonarsi pacificamente ai
sogni, tranne forse quelli che
sono rinchiusi nei manicomi
o nelle carceri. Non abbiamo
tempo di guardare al cielo e
di meravigliarci per il suo bel
colore azzurro. Dalle penne
delle scrittrici non può scorrere nessuna originalità: o
sono impegnate senza sosta
nel combattere contro la privazione della libertà o si
adattano e accettano le regole imposte dall’esterno».
Nel 1984 Tlali scriveva:
«Noi non scriviamo per l’esigenza di corrispondere ad
una definizione di arte. Per
noi è più importante raggiungere il nostro pubblico. Noi
dobbiamo scrivere del nostro
popolo e per il nostro popolo. Vogliamo scrivere delle
nostre speranze, dei nostri
desideri e sacrifici, noi insistiamo su un tipo di riflessione che coinvolge il nostro
pubblico. Vogliamo ricordarci gli uni gli altri che, nonostante la nostra situazione,
siamo capaci di amare e di
prendere parte ai sentimenti
altrui. Siamo abbastanza
ostinati, orgogliosi e coraggiosi da continuare a lavorare per un futuro migliore per
le prossime generazioni». Ma
Miriam Tlali si è sottratta di
proposito alle norme letterarie. Essa stessa si fa interprete di ciò che scrive. Soprattutto nella sua prima opera
«Muriel al Metropolitan»,
Nei paesi africani ia donna dedica diciotto ore ai giorno dei proprio tempo ai iavoro
come dice lei stessa «io predicavo»: «La mia speranza
era che, se una persona della
mia razza avesse preso in
mano il mio libro lo potesse
comprendere così com’è.
Molte persone non capiscono
perché sono oppresse. Magari dicono che è perché Dio
non le ama o cose del genere.
Si colpevolizzano». Miriam
Tlali ha cominciato a scrivere
per reagire alla paralisi politica degli anni Sessanta. Si è
quindi creata la sua piattaforma politica: «Volevo riprodurre la verità, così come la
vedevo».
Censura, istruzione negata,
repressione politica
Il governo aveva paura di
questa verità e i libri di Tlali
vennero proibiti, così com’
era successo ai suoi predecessori Ezechiel Mphalele,
Lewis Nkosi e Peter Abrahams. Miriam Tlali non aveva dunque degli esempi, dei
modelli a cui ispirarsi. «Si
dice che le scrittrici nere imparano da quelli che le hanno precedute e quando in me
si svegliò il desiderio di scrivere cercai delle autrici nere
a cui ispirarmi. Ma non ne
trovai perché le autorità ne
proibivano le pubblicazioni.
La mia ricerca .selvaggia non
diede risultati e mi sentivo
frustrata. Non trovai delle
basi e dovetti ripiegarmi su
me stessa e cercare in me
l’ispirazione».
L’impossibilità di farsi una
buona istruzione distrugge la
fiducia in se stessi. Miriam
Tlali bolla il sistema della
«educazione Bantu» come
«genocidio intellettuale».
Nel 1984 scriveva: «La lette
ratura non può nascere nel
vuoto. Le scrittrici devono
poter leggere, frequentare le
biblioteche, conoscere gli sviluppi della situazione nazionale e internazionale. Devono viaggiare, informarsi, incontrare persone nelle più diverse situazioni della vita,
confrontarsi con libri e scuole di pensiero. Tutto ciò è al
di fuori della portata dei neri». Restava loro solo la possibilità di attingere alle situazioni della vita quotidiana. I
drastici mutamenti avvenuti a
partire dal 1990 sono stati per
lei anche la riconquistata libertà di espressione e di movimento. Ma i libri e i viaggi
sono cari.
Anche la repressione della
polizia è stata presente nella
vita di Miriam Tlali. «Nel
mezzo della notte irrompevano armati in casa mia. Quando vuoi scrivere e devi essere
sempre pronta a fare i conti
con l’arrivo improvviso della
polizia stai sul chi vive. Avevo cura di abbassare tutte le
persiane e di chiudere la porta a chiave, per far credere
che in casa non ci fosse nessuno. Le scrittrici bianche
non hanno mai avuto questi
problemi». Come dice Murici
nel primo romanzo di Tlali:
«Vivere in una township è come costruire sulla sabbia».
«Stai ferma e zitta»
La situazione delle donne
nere che vogliono scrivere ha
ulteriori difficoltà. Dal punto
di vista giuridico erano delle
eterne minorenni. «Per questo nessuno si accorge di
noi. Nessuno prende sul serio il nostro lamento, perché
nessuno si aspetta che noi ci
esprimiamo su ciò che va o
non va, tantomeno che noi
scriviamo della nostra situazione disperata di oppressione al fondo della piramide.
Ci è stato inculcato in modo
indelebile che non abbiamo
nulla da lamentarci: “Keep
quite and shut up ”. Nella testa degli uomini e delle donne non c’è solo il razzismo,
ma anche il sessismo. Ci
vorrà del tempo perché le
donne si abituino alle nuove
condizioni. Adesso possono e
devono farsi sentire. Come
donna africana non hai tempo per te stessa».
Oltre a far andare avanti la
casa e tirare su i bambini le
donne devono preoccuparsi
anche di tener unita la famiglia e la comunità. Mentre
scriveva il suo primo libro
Miriam Tlali doveva occuparsi della suocera malata che
stava nella stanza accanto.
Quasi sempre riusciva a scrivere solo di notte, ma siccome le pareti delle case - che
sono soprannominate «match-boxes» (scatole di fiammiferi) - sono sottili, la famiglia
protestava per il mmore della
macchina per scrivere.
Quasi tutte le donne devono poi avere un lavoro, perché il guadagno del marito
(sempre che viva ancora nella famiglia) spesso non basta.
Spesso lavorano a servizio
presso le famiglie bianche,
liberando le donne dai lavori
domestici e dalla cura dei
bambini, e dando così loro la
possibilità di avere più tempo a disposizione per se stesse. Anche oggi fare dello
scrivere la propria professione è un lusso impensabile per
le donne nere.
(Da Antiapartheid
Nachrichten 1/94}
Stati Uniti: una preoccupante denuncia del Woridwatch Institut
Sta scomparendo la fauna avicola
Secondo l’Istituto Worldwatch degli Stati Uniti, un
numero crescente di specie
di volatili si trova sulla via
dell’estinzione. Ci sono oltre
9.600 specie di uccelli e di
queste quasi 1.000 corrono
seri pericoli, ha affermato recentemente a Washington
questo istituto ecologico specializzato. La moria crescente di uccelli è un segnale inequivocabile del fatto che
l’umanità sta distruggendo
sistematicamente il suo spazio vitale.
Quasi 7.000 specie di volatili stanno subendo da diversi
anni una progressiva diminuzione di capi, secondo quanto riferisce l’inchiesta pub
blicata sull’ultimo numero
della rivista «Worldwatch».
Le cause principali di questa
strage sono l’inquinamento
chimico delle acque e del terreno e la caccia. Soltanto in
Italia ogni anno 50 milioni di
uccelli canori vengono catturati e mangiati. Come esempio della scomparsa progressiva delle diverse specie di
uccelli gli scienziati citano la
cicogna. In Europa le cicogne
sono ridotte a un terzo, rispetto a trent’anni fa. Il prosciugamento di stagni e paludi le ha private del loro cibo
naturale e la caccia a cui sono sottoposte durante le migrazioni annuali verso il Sud
ha fatto il resto.
Come se non bastasse, nei
loro «quartieri invernali»
africani, i contadini della zona fanno un uso sempre più
indiscriminato di pesticidi e
di altri prodotti chimici per
Tagricoltura. II ddt, il noto
antiparassitario da tempo
proibito in America e in Europa, viene ancora impiegato
su larga scala. Le gru, contaminate da questo veleno,
producono uova dal guscio
fragilissimo, che si rompono
durante la cova. Gli scienziati denunciano inoltre il fatto
che la progressiva scomparsa
degli uccelli sta provocando
la crescita di topi, ratti e di
parassiti di vario genere.
(Epd)
Le chiese europee per controlli più seveij
Contro l'esportazioiit
delle armi europee
I rappresentanti di diverse
chiese provenienti dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania hanno chiesto
che nei paesi dell’Unione europea si proceda a un controllo più severo sull’esportazione di armi.
La maggior libertà di circolazione all’interno dell’
Unione europea e l’armonizzazione delle norme non deve condurre a controlli puramente formali: questa è 1’
opinione di rappresentanti
cattolici, protestanti, ortodossi e anglicani che si sono incontrati alla fine di febbraio
a Bruxelles.
«Ci troviamo in una situazione critica, perché c’è il
pericolo che l’abolizione di
quasi tutti i controlli sulle
esportazioni all’interno dell’
Unione europea faciliti le
esportazioni in paesi terzi»
ha detto John Habgood, arcivescovo anglicano di York. I
rappresentanti delle chiese
chiedono più trasparenza e
criteri più severi nel campo
dell’esportazione di armamenti sia nelle singole nazioni, sia a livello europeo.
Questi criteri dovrebbero essere sviluppati democraticamente; cioè per intervento
dei Parlamenti nazionali e
del Parlamento europeo. Occorrerebbe anche prevedere
sanzioni più dure e più chiaramente applicabili per chi
infranga le norme.
«Anche se diminuire le
esportazioni di armi può a
stizia, abbandonando
«nap»!
litica miope, appiattita «41
sivamente sugli immediati'^,
tenessi economici» ha dettojl
«vescovo estero» della CliieJ
sa evangelica tedesca, Ro|
Koppe. L’Unione europd
dovrebbe adoperarsi perchét
fabbriche di armi trasformai,
sero la loro produzione, vo|.
gondola a scopi civili e pri«.
legiassero l’allargamento dei
mercati non militari.
Il vescovo cattolico di
Salford, Patrick Kelly, hatj.
cordato che le chiese in k
ghilterra, Francia e Gernia.
nia già in passato si erane
pronunciate regolarmente a
questo tema, ma che questai
la prima volta in cui avvie*
una presa di posizione comune.
Anche mons. Jeremie, del
Patriarcato ecumenicoii
Francia, ha sottolineatoli
necessità di superare i conini e di avviare una collabonzione ecumenica anche pei
quanto riguarda l’internanonalizzazione della proda»
ne e dell’esportazione delle
armi. Le posizioni diversi
che il governo inglese 0 ftaicese o tedesco assumono 1
difesa dei singoli interessi
devono essere contrastate di
un punto di vista cristiano.
(Efiì
Gli «squadroni della morte» in Colombia
Cresce il numero de
bambini assassinati
Dal 1990 al 1992, in Colombia, il 40% delle vittime
di assassinii organizzati sono
stati bambini: negli anni ’80
erano il 22%.
Nel 1980 sono stati uccisi
52 bambini, nel 1992 ne sono stati uccisi 925. Queste
cifre agghiaccianti sono state
raccolte dalla «Commissione
permanente per la difesa dei
diritti umani» della Colombia e una relazione dettagliata è stata inoltrata all’apposita commissione delle Nazioni Unite perché vengano fatte pressioni sul governo colombiano per far cessare
questi eccidi.
I minori vengono eliminati
dagli squadroni della morte,
dai servizi di sicurezza statale
e anche dalla guerriglia. Si
tratta quasi sempre di min®
orfani o abbandonati 0 in situazioni sociali disastratt«soggetti a rischio» chesi
preferisce eliminare
che cercare di recuperare.
J
massacro continua indistuii*;
to; dei 1.030 casi analiz®*
nel rapporto solo 53 hani®
dato luogo a un’inchiesta gii’
diziaria.
Ogni due giorni si verifiA
un fatto di sangue, spesso £#•
assassinii plurimi. Non sol ^
le vittime, ma in misuraci'!
scente anche gli autori soa®l
minorenni: di fronte allaP'‘|
spediva di una vita di misoL
e di vessazioni, talora j
subire la stessa sorte dm :
gazzi che vengono elimn’^’j
molti giovani diventano^
sassini.
Spedizi
messe
m(N«9
ma Pio
L’Editoi
corrisp*
breve termine portare deli
conseguenze economiche J
gative a diversi paesi, la^
della guerra fredda dovrei’
essere colta come una feliJ
opportunità di pace e di pi'
U
Q:
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lasciai
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noto:
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costai
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Un bambino latinoamericano ucciso dagli squadroni dells mods
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