1
RZO 200]
iguay
I
■ISud
chef
in questo
lentare le
ei diritti
i rechere.
Paraguay
ttamente
ro di doontenuijj
ttivo, ati'
della rumo», sari
5 più mal’archivio
I.
nziamena- garantiarchivio 1
re in muiendo staettenibrt
lonumenlanità pei
deirUnemale retiaperto al
ido finannaie spei rielaboitenutoin
mprensidi lavoro
fruiziono
riale del>ro di di*
ari perii
che prò; cartaceo
ivulgaziorvento lì
dicato aidei diritti
inza del
1 mondiaun segnato la lotti
a impor5 un altro
tore
0
in
ntoa
WWW
liìnformiEìone
evan^ellea in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancatt recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Euro 1,14-Lire 2200
lEPITORIALI
La nostra tv quotidiana
^FULVIO ROCCO
R'
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
QUARESIMA
«Dopo aver digiunato quaranta
giorni e quaranta notti, alla fine ebbe
Quaranta giorni, un tempo
caratteristico, perché ricorda i
quaranta giorni di pioggia del diluvio,
i quaranta giorni di permanenza di
Mosè sul Sinai per ricevere la Legge di
Dio, i quarant’anni nel deserto dopo
l’esodo dall’Egitto, periodi ricorrenti
di quaranta giorni o quarant’anni per
le pene o il tempo della pazienza di
Dio in attesa di distruggere Ninive
nel libro di Giona. Un tempo ricorrente, ma molto meno caratterizzato
di quello della settimana che termina
col sabato, giorno del riposo di Dio;
giorno anche del riposo deli’uorno.
L’unico giorno in cui l’uomo può fare la stessa cosa che ha fatto Dio. Un
tempo meno caratterizzato anche nei
confronti dell’anno sabbatico o del
giubileo: festa del cinquantesimo anno, festa del compimento che corona
sette settimane di anni.
GESÜ digiuna quaranta giorni e la
chiesa del primo secolo ha ripreso il periodo di quaranta giorni anche
per indicare il tempo dei nuovi rapporti di Gesù coi discepoli tra Pasqua
e l’Ascensione (Atti 1, 3). Un tempo
non coronato, come la.settimana, come il giubileo, ma un tempo significativo. Nel IV secolo la chiesa ha ritenuto opportuno utilizzare il tempo di
quaranta giorni non solo per il periodo successivo a Pasqua, fino all’ascensione, ma anche per il tempo
precedente; quaresima, quadragesima, quaranta giorni di riflessione su
quello che non è ancora Pasqua: la
tentazione, il digiuno, la passione di
Cristo, fino alla crocifissione.
Non so se siamo oggi più intelligenti guardando non alla durata
simbolica degli eventi, ma piuttosto
alla loro portata. Un evento che dura
un giorno può essere più importante
di uno che si svolge per quaranta. La
crocifissione di Gesù è più importante dei trentotto giorni che la precedono. L’evento di Pasqua è più importante della quaresima. Noi protestanti abbiamo anche abbastanza accantonato lo stesso vocabolo di quaresima. Preferiamo indicare questo tempo deH’anno liturgico come «preparazione alla Pasqua». Non sono i quaranta giorni che contano, ma il giorno che li compie e li corona.
Eppure... forse non è male ricordare ogni tanto che prima del
giorno del Signore, la Pasqua appunto, c’è stato anche per Gesù il tempo
del digiuno, il tempo dello scontro
con il diavolo, il tempo della tentazione. Quaranta giorni interminabili.
Quaranta giorni che per noi si ripetono e che non sempre terminano a
Pasqua. Quaranta giorni che vengono dopo altri quaranta giorni simili e
che sono seguiti da altri quaranta
giorni, ancora senza Pasqua. I mesi
di guerra e di pazzie private con delitti incomprensibili che stiamo vivendo sono simili ai quaranta giorni
di Gesù nel deserto. Ma solo quaranta giorni. «Alla fine Gesù ebbe fame»,
^a alla fine della fine «il diavolo lo
lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano». Non è
incora Pasqua, ma c’è già un bel segno: si fanno già vivi gli angeli. Non è
incora Pasqua, ma possiamo esserne
sii angeli, i messaggeri, i beneficiari.
Claudio Tron
Il conflitto israelo-palestinese diventa ogni giorno più cruento e più disperato
La spirale della violenza
Eppure, su entrambi ¡ fronti, ci sono uomini e donne che non hanno rinunciato
a dichiarare con tenacia e speranza il proprio diritto insieme a quello dell'altro
DANIELE GARRONE
La spirale di violenza in Israele e
Palestina sembra non arrestarsi
mai. Le più recenti, timide, speranze
suscitate dalla ripresa dell’iniziativa
diplomatica (con la visita del responsabile della politica estera e
della sicurezza europea, Javier Solana, accompagnato dal rappresentante speciale dell’Unione europea,
Miguel Angel Moratinos e con l’inedita proposta fatta dall’Arabia Saudita di riconoscere lo stato d’Israele
in cambio del ritiro dai territori occupati) sono subito offuscate da attentati terroristici palestinesi e conseguenti reazioni israeliane. Bill
Clinton (La Stampa del 25 febbraio)
immagina come potrebbe essere
sbloccata la situazione se ci fosse
anche in Israele o in Palestina qualcuno capace di parlare «in modo
imprevedibile», come Nelson Mandela. Ma, appunto, tutto sembra per
ora tragicamente prevedibile.
Rispetto ai tempi successivi agli
accordi di Camp David e di Oslo,
sembra venuta meno la possibilità di
riconoscersi come interlocutori credibili: Arafat appare agli occhi di
Israele non solo incapace di reprimere il terrorismo, ma come colui
che lo usa e lo protegge; per i palestinesi, Sharon persegue sistematicamente l’affossamento degli accordi
di Oslo con continue ed esplicite
azioni di guerra anche se, promette
agli israeliani, «la guerra non sarà totale». Non si riesce neppure bene a
capire se e quale strategia presieda
alle scelte di Sharon e Arafat. Induh
Intervengono i parlamentari Malan e Spini
Insegnanti di religione cattolica
«Come al solito, su Riforma ci si
infiamma di sdegno su ciò che fa il
governo Berlusconi mentre, quando
le stesse cose le fa la sinistra, o regna
il silenzio o si muove qualche imbarazzato appunto». È la prima reazione del senatore di Forza Italia Lucio
Malan, da noi interpellato sul disegno di legge sulTimmissione in molo
degli insegnanti di religione cattolica
(vedi Riforma n. 8). «L’attuale governo - continua Malan - non ha fatto
che riproporre i contenuti dei disegni di legge della scorsa legislatura,
di iniziativa di parlamentari sia della
Casa delle Libertà, sia dell’Ulivo.
Proprio Luigi Berlin^er, il 24 marzo
1998, quando da ministro avrebbe
potuto bloccare ciò contro cui oggi
protesta, mandò al Senato la sua sottosegretaria Soliani a "manifestare
l’impegno del governo a dare puntuale attuazione all’Intesa fra lo Stato e la Conferenza episcopale italia
na per l’insegnamento della religio,ne cattolica nelle scuole pubbliche”
e ribadire "che gli insegnanti della
religione cattolica sono parte integrante della scuola italiana”».
«Con questa autorevole benedizione - aggiunge Malan - il provvedimento procedette nel suo iter, sia pur
con la lentezza tipica della scorsa legislatura. Il 19 luglio 2000 si giunse
all’approvazione al Senato col parere
favorevole del governo Amato, il voto
a favore dell’Ulivo, salvo comunisti e
Verdi, e l’astensione della Casa delle
libertà, che dissentiva su un aspetto
secondario. 1 Ds, in particolare, lodarono "l’equilibrato rapporto tra le
norme concordatarie e i diritti costituzionali” del provvedimento. Alla
Camera, il sottosegretario all’Istruzione Gambale (governo Amato)
ricordò a chi si opponeva che "l’area
Seguea pag. 15
biamente la fine degli attentati terroristici e la fine della politica aggressiva di Sharon sono la condizioni pregiudiziali perché si possano affrontare i nodi politici della questione:
reciproco riconoscimento di due stati e garanzia della loro sicurezza; insediamenti; problema dei profughi;
assetto di Gerusalemme.
È difficile farsi un’opinione obiettiva su quanto accade in Israele e Palestina, anche perché il conflitto ha
anche una dimensione mediática
(dai talk show televisivi ai siti Internet), centrata sulle emozioni, sulle
risonanze simboliche dei fatti, e da
cui emergono contrastanti ricostruzioni storiche e attribuzioni di responsabilità (che cosa ha scatenato
Segue a pag. 8
Valli valdesi
Una «filiera»
per il latte?
Sarebbe possibile realizzare nel
territorio del Pinerolese un’intera
«filiera» legata al latte e ai prodotti
delle sue trasformazioni? In una fase
in cui diversi produttori della zona si
sono attrezzati per la trasformazione
e anche per la vendita diretta del latte, sarebbe interessante ragionare e
valutare se ci siano le condizioni per
realizzare il progetto. Stando ai conti
delle cooperative locali sembrano
aumentare i soci «conferitori» e crescono le quantità di latte rese disponibili. Tuttavia per rendere competitivo il progetto di un nuovo caseificio sembra necessario allargare ulteriormente la base dei produttori e la
disponibilità di un maggiore numero
di aziende a entrare in cooperativa.
Apag. Il
Anno IX - numero 9-1° marzo 2002
lECO DELLE VALLIHHH
Oiimpiadi: diario di viaggio
da SaitLake City
L'OPINIONE
DELITTI
INQUIETANTI
Di fronte ai delitti più inquietanti
eravamo abituati a pensare che gli autori fossero persone strane, condannate al male da un’esistenza sciagurata o
da ambienti sociali sfavorevoli. Ora
abbiamo familiarizzato con l’idea che
il delitto, la brutalità, la violenza reiterata si annidano in ambienti insospettabili e si incarnanO’Ln persone non diverse dai noi: padri di famiglia, stimati
professionisti, mariti esemplari. Così
di fronte a fatti come quello di Cogne,
o di un anno fa a Novi Ligure, la comunità civile del luogo interessato si dispone in una configurazione «a cerchi
concentrici». Il primo cerchio è quello
delle persone più vicine alla vittima (è
stato cosi a Novi, è così per la maggioranza degli abusi sessuali su minori):
sulla famiglia si orientano le indagini,
e nello stesso tempo intorno a essa si
fa quadrato, i suoi membri si difendono, come è logico.
Il secondo cerchio è quello del vicinato 0 del paese: si raccolgono le testimonianze di quelli che conoscevano la
vittima e la sua famiglia. È un ambito
più ampio, che sa chiudersi molto bene
in se stesso, in una giusta esigenza di
solidarietà (ma, a volte, anche nell’omertà), e che si contrappone in maniera spesso radicale all’esterno. È un
mondo in genere fiero di sé e del proprio tessuto sociale: il sindaco di un altro comune valdostano, alla trasmissione «Chi l’ha visto?», organizzata per
dare un nome a una donna rinvenuta
morta nel torrente, ha illustrato le piste
sciistiche del luogo... Il terzo cerchio
poi è rappresentato dalle persone che
pur «stando fuori» dalla comunità, del
paese, e che magari non sono nemmeno italiane (gli «dbanesi» di Novi) sono
entrate in contatto con la vittima.
Poi a un certo punto la geometria
dei cerchi concentrici si spezza in uno
dei suoi elementi. A seconda dei casi,
da uno degli ambiti che abbiamo descritto salta fuori l’anomalia. Se il colpevole proviene dal cerchio più esterno, i membri di quelli interni si sentiranno confermati nei loro giudizi (a
volte pregiudizi): almeno fino alla
prossima volta avranno tirato un sospiro di sollievo. Se invece il colpevole
sta nel cerchio intermedio, qualcuno
ci ripenserà e dirà che in fondo «qualche stranezza la faceva...». Perché ciò
che più inquieta è scoprire che una
persona fino a poco prima ritenuta affidabile (a maggior ragione uii familiare) è in realtà pericolosa; rendersi
conto che questa persona è diventata
un’altra sotto i nostri occhi fa vacillare
ogni fiducia nell’uomo e nella ragione.
Fa capire che possiamo progredire
nella tecnica, nella conoscenza e nel
dominio sul mondo, ma non nella capacità di leggere le trasformazioni che
viviamo al nostro interno.
In questo smarrimento viene da
rimpiangere i racconti dell’epoca
dell’Antico Testamento, di quando i
patriarchi, i profeti, i messaggeri assumevano su di sé i segni (non i simboli,
costruzioni arbitrarie e artificiali) visibili della benedizione o della dannazione, della chiamata a servire Dio o
del suo rinnegamento, di quando le
spiegazioni delle vicende umane, fra
aspirazione alla giustizia e consapevolezza della colpa, erano meno raffinate
ma più leggibili. Lo sguardo di Dio
può attraversare le nostre corazze e
maschere (Salmo 139,2) e questo a noi
non è concesso: ma possiamo sperare,
almeno, di ridurre il loro spessore?
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Pai
venerdì 1° MARZOjoJ
«'°Ho avuto una
grande gioia nel
Signore, perché
finalmente avete
rinnovato le vostre
cure per me;
ci pensavate sì,
ma vi mancava
l’opportunità.
^'Non lo dico perché
mi trovi nel
bisogno, poiché
10 ho imparato
ad accontentarmi
dello stato
in cui mi trovo.
*^So vivere nella
povertà e anche
nell ’abbondanza;
in tutto e per tutto
ho imparato a
essere saziato e ad
aver fame; a essere
nell ’abbondanza
e nell’indigenza.
'Uo posso ogni
cosa in colui
che mi fortifica.
'^Tuttavia avete
fatto bene
a prendere parte
alla mia afflizione.
Anche voi sapete,
Filippesi, che
quando cominciai
a predicare
11 Vangelo,
dopo aver lasciato
la Macedonia,
nessuna chiesa
mi fece parte di
nulla per quanto
concerne il dare
e l’avere, se non voi
soli; ''^perché anche
a Tessalonica mi
avete mandato,
una prima e poi
una seconda volta,
ciò che mi
occorreva.
'^Non lo dico perché
io ricerchi i doni;
ricerco piuttosto il
frutto che abbondi
a vostro conto.
"'Ora ho ricevuto
ogni cosa e sono
nell ’abbondanza.
Sono ricolmo
di beni, avendo
ricevuto da
Epafròdito quello
che mi avete
mandato e che è un
profumo di odore
soave, un sacrificio
accetto e gradito a
Dio. '"Il mio Dio
provvederà
abbondantemente
a ogni vostro
bisogno secondo la
sua ricchezza, in
Cristo Gesù.
^°Al Dio e Padre
nostro sia la gloria
nei secoli dei secoli.
Amen»
FARE TEOLOGIA CON RICEVUTA DI RITORNO
L'impegno di Paolo è come un culto e II dono fattogli dai Filippesi viene esaltato
In fin dei conti il destinatario del dono è Dio stesso e i beneficiari finali sono i Filippesi
YANN REDALIÉ
Apostolo, anziano, predicatore... come vive colui che
annuncia il Vangelo? Il Vangelo
è l’annuncio gratuito della Grazia. Eppure^ lo sappiamo anche
noi, la gratuità della predicazione del Vangelo ha un prezzo. Chi
lo paga? Sono questioni che accompagnano la chiesa fin dall’inizio. A prima vista questo
brano si presenta come una nota
di Paolo a firma della ricevuta di
un aiuto finanziario. Paolo si
trova in qualche forma di prigionia, forse a Efeso. Epafròdito,
che ha portato la somma a Paolo
da parte della comunità di Filippi, vi riporterà la lettera di Paolo.
(Filippesi 4, 10-20)
Un percorso tortuoso
Questo ringraziamento segue un percorso che ha intrigato i commentatori. «Non
dovevate»... «eppure avete fatto
bene»... «eppure non dovevate»... «tuttavia»... Si è parlato di
imbarazzo e di disagio di Paolo.
Questione di soldi! E si sa che la
questione soldi è stata aspramente discussa anche nelle comunità di Paolo. Di fatto il suo
discorso si snoda come un percorso di slalom, ritmato da svolte repentine che a più riprese
correggono ciò che è stato appena detto, come se si temesse un
malinteso. Gratitudine e apprezzamento (v. 10, 14-16, 18-20) si
alternano con l’insistenza sulla
indipendenza e l’autosufficienza
dell’apostolo (v. 11-13,17).
Paolo inizia esprimendo la
sua grande gioia perché il sentimento dei Filippesi ha potuto
concretizzarsi in questo aiuto (v.
10). Ma subito corregge il tiro
Preghiamo
Signore, che sei il cielo e sei la terra,
e sei la vita e sei la morte!...
Fa’ che io sappia amare gli altri come fratelli
e servirti come padre...
Che la mia vita sia degna della tua presenza
e possa presentarsi a te come un figlio
che ritorna al focolare...
Signore, proteggimi e difendimi.
Concedimi di sentirmi tuo.
Signore, liberami da me stesso.
(Fernando Pessoa, citato da Gabriella Caramore,
in Paolo Ricca, Il pane e il Regno, Commento al Padre
Nostro, a cura di Gabriella Caramore, Uomini e profeti,
Brescia, Morcelliana, 2001, p. 13)
(«Non lo dico perché mi trovi
nel bisogno», v.ll) e sviluppa
una breve autopresentazione in
veste di saggio che sa accontentarsi e vivere in ogni circostanza,
ricco o povero che sia (v. 12-13).
Dunque non ho bisogno di
niente... «tuttavia avete fatto bene» (v. 14). Nuova svolta: ringraziamento per la partecipazione
materiale alle difficoltà. Se Paolo
ha prima parlato di sé, adesso ricostruisce la storia della relazione dei Filippesi con lui, il loro
sostegno materiale fedele e continuo (v. 15-16). Poi, nuova correzione di rotta: «Non lo dico
perché io ricerchi i doni» (v. 17).
Infine il brano si conclude dopo
un’ultima svolta («ora ho ricevuto...») con un ringraziamento
senza riserva (v. 18) per un dono
che riceve la sua dimensione di
offerta a Dio (v. 19s).
Come capire questo percorso
tortuoso? Nasce da imbarazzi e
possibili malintesi oppure si
sforza di esprimere con diverse
angolature il significato profondo di un aiuto finanziario? Paolo
ha difeso il diritto dell’apostolo
ad essere sostenuto finanziariamente da coloro ai quali annuncia il Vangelo (ICo 9, 4-18; Gal 6,
6; ITs 2, 6) e non ha mal rinunciato a questo diritto. Eppure a
Tessalonica e Corinto ha preferito essere autonomo con il suo
lavoro manuale per non essere a
carico delle comunità, per non
creare malintesi, per offrire il
Vangelo gratuitamente, per non
prestare il fianco all’accusa di
cupidigia da parte degli avversari, per potersi presentare come
esempio (ICo 4, 8-13 |12]; 9, 1518; 2Co 11, 7-10; 12, 13s; ITh 2,
5-12 [91; 2Th 3, 7-J2 [8s]). In
ogni caso con i Filippesi i rapporti sono buoni, e questa relazione di sostegno continuativo
sembra piuttosto una eccezione
nel ministero di Paolo. Inoltre il
loro aiuto fraterno e la loro generosità trovano conferma in
2Co ll,8se8,1-4.
gelo. Allora si può fare teologia
anche con una ricevuta di ritorno. Fin dalla prima frase, la ricezione dell’aiuto finanziario viene
collocata nella relazione comunitaria. In tutto questo brano, e
più in generale nella lettera ai Filippesi, Paolo riprende elementi
tipici delle lettere d’amicizia
dell’antichità, e li reinterpreta
nella prospettiva del Vangelo.
L’amicizia vera ha il suo codice,
non poggia sull’utilità. Così per
Paolo la sua gioia nel Signore
non poggia sul dono ricevuto in
sé ma su quello che rappresenta:
la prova tangibile della loro amicizia duratura, l’impegno dei Filippesi per Paolo. Per Paolo questo impegno significa partecipazione comune al Vangelo.
L'annuncio del Vangelo
Ancora una volta vediamo
che la Bibbia non offre una
soluzione unica valida in ogni
circostanza. Ci sono dei principi
e delle eccezioni, una valutazione attenta delle circostanze e
delle relazioni, della realtà in tutti i suoi particolari. Eppure non si
perde di vista l’essenziale, l’annuncio e la condivisione del Van
La dipendenza da Dio
PAOLO tiene però a precisare
che non parla spinto dalla
necessità. Evoca un suo stile di
vita caratterizzato dall’indipendenza con le parole dei filosofi
popolari della tradizione stoicocinica: autarchia, bastare a se
stesso, autonomia verso ciò che
non dipende da noi. Penuria e
abbondanza, sazietà o fame, benessere o indigenza (v. 12-13)
poco importa, «posso ogni cosa»
(13) dice Paolo, ma conclude in
modo diverso dallo stoico: «Io
posso ogni cosa in colui che mi
fortifica». L’indipendenza del
cristiano è dipendenza da Dio;
Paolo dipende solo da Dio, che è
sorgente della sua vera libertà.
La forza viene da Dio in Cristo.
Paolo dirà altrove che la forza si
esprime nella debolezza (cfr.
2Co 12, 9-10). Ancora una volta
vediamo come Paolo, per mettere nella giusta prospettiva la relazione ai Filippesi che l’hanno
aiutato finanziariamente, si esprime con motivi e immagini
familiari ai suoi destinatari (dopo le leggi dell’amicizia, la figura
del saggio) e li dirotta verso i
nuovi significati dati dall’annuncio del Vangelo.
Nella seconda parte di questo
passo Paolo usa il lessico commerciale e bancario per descrivere le relazioni con i Filippesi: dare e avere, investire a interesse, il
frutto come profitto, il vostro
conto. Ora questo linguaggio
commerciale, richiamato qui dai
soldi per i quali si ringrazia,
esprime anche le sfumature della
reciprocità delle relazioni nelle
lettere d’amicizia antiche. Così
Paolo rievoca la storia della partecipazione particolare dei Filippesi alla sua missione itinerante,
tutte le volte che l’hanno aiutato.
Però non bisogna prendere il suo
ringraziamento come una ricerca
di ricevere di più. La sua preoccupazione non è aumentare il
proprio capitale ma aumentare il
loro. «Ricerco piuttosto il frutto
che abbondi a vostro conto» (v.
17). Vede il loro dono come un
investimento spirituale che li
renderà ricchi di dividendi, non
solo prodotti dalla loro fede matura, ma anche da ciò che Dio dispone per il loro bene finale.
Ora tutto è saldato, ho ricevuto
ogni cosa, dice Paolo (v. 18). Con
questa formula convenzionale di
quietanza, Paolo lascia il linguaggio del commercio e cambia
ancora registro: il profumo, il
buon odore, il sacrificio gradito,
tutti termini dell’ambito cultuale. L’impegno di Paolo è come un
culto, e il gesto dei Filippesi viene esaltato. In fin dei conti il destinatario del dono dei Filippesi è
Dio stesso e i beneficiari finali
sono i Filippesi. Il loro gesto è un
dono di prima qualità, «un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio». Il discorso si conclude in preghiera e
augurio di benedizione. Con la
ricchezza di Dio e la sua abbondanza, i bisogni non solo materiali ma anche spirituali saranno
colmati in modo glorioso. Già da
adesso vi si può contare.
Una relazione a tre
Man mano che il testo progredisce si capisce sempre
meglio che questa ricevuta dall’apostolo ai suoi «sponsor» non
rispecchia una relazione a due
ma a tre, un triangplo. I Filippesi,
Paolo, Cristo e l’annuncio del
Vangelo. Ciò che conta in fin dei
conti è ciò che Cristo ha fatto
nelle loro vite e ciò che continua
a fare. Allora per riprendere la
nostra domanda, non sono il disagio o l’imbarazzo che dettano
questa progressione a zigzag del
ringraziamento, ma lo sforzo di
dare a questo aiuto finanziario
tutte le sue dimensioni in relazione all’amicizia, all’indipendenza e alla libertà, alla storia già
condivisa, in relazione all’abbondanza di Dio che permette di
condividere il suo Vangelo.
(Ultima di due meditazioni
sul tema, «fede e ricchezza»
nel Nuovo Testamento)
Note
omiletiche
Il testo pone la quest;
ne della relazione tra ij,
naro e istituzione religi
sa. Da sempre sono stai
denunciati abusi, quanp
delle istituzioni religioj,
dei funzionari di culto
dei gestori del sacro
servono del loro potere
ascendente per garantii
beni materiali e priviiej
sociali. Il pericolo è seiì
pre in agguato. Ancoi
una volta l'aiuto accetti^
to è piuttosto l'ecceziom:
nelle relazioni di Paoi,,
con le sue comunità'
una possibilità; ce nei
no altre; l'apostolato
anche trovare il modi
giusto che corrisponde al
le circostanze, alle
zioni con una comunitàj
alla sua storia. Il dibattiti
paolino tra il «lavoran
con le proprie mani»
non essere di peso a n«.
suno e l'accettare il eoa
tributo di una comuniti
per consacrarsi intera
mente alla diffusione
Vangelo resta alfordini
del giorno nelle nostri
chiese per affrontati
questioni nuove aliali«
sempre viva di quest,
tensione originaria.
La questione del dena
ro, particolarmente perii
chiesa, si articola in altri
questioni che sono coll
gate: la dipendenza
l'indipendenza, la liberi
di potere vivere con
senza, da ricchi e da pi
veri. C'è senz'altro quia
invito a trovare in
circostanza la relazioì
ne più giusta al denari;
quando è poco e quani
è di più. In questo brar
Paolo mette la questioi
del denaro in prospetti
più larghe, l'aiuto mai
riale come espressioni
della qualità (ielle rela
zioni umane, il denari
come strumento di solidi
rietà con le difficoli
dell'apostolo, il commej
ciale come metafora di'
l'amicizia, poi si pasii
dall'economico al cult«;,
le all'offerta graditaci
diventa atto di culto. Nf
la comunità in particolai
il denaro deve iscriverai
prospettive più largìche lo fanno fruttificai,
su altri registri. Qualilni
me? in che modo?
Dal
Per
approfondire
Mat
te del
delle I
pionii
nista i
13fet
86 an
Berlin
rig eri
in Svi
famii
inenti
delle (
lasoc
una Cl
te alia
delle (
che, c
nelco
rolegi
Nel
una d
Colle
Cec, f
,1991.
esitat
nomil
nei CO
zioni I
dopo
esper
Cec, c
«anco
triarcc
portal
menic
chele
cedes:
so il
piutto
mane:
vore c
si». U
spons
dente
derel
giustii
del cre
Corea
Mar
III
- Jean-François Collaij
ge, L'épître de Saint h;,
aux Philippiens (CntXi
Neuchâtel, Delachauxi
Niestlé, 1973;
- Rinaldo Fabris, Let
ra ai Filippesi. Struttili
commento e attualiti
zione, Bologna, Edb, '83
- Rinaldo Fabris, Lett
ai Filippesi e a Fileinoi
Bologna, Edb, 2000. Idi
- «Il lavoro nel meto
missionario e pastorali
Paolo», in Testimoni!
Christi: Scritti in onore
Jacques Dupont, Brest
Paideia, 1985, p. 177-1’
- Gordon F. Fee, W
Letter to the Philippif
(Nient), Grand RaPf
Eerdmans, 1995;
- Peter T, O'Brien,
Epistle to the PhilippI^'
A Commentary on t
Greek Text (Nigtc), Gri
Rapids, Eerdmans, 199'
addito
abbonamenti
interno euro
estero euro 10,
sostenitore euro IO.
Se non avete ancore '
novato il vostro abbo,
vosrro
mento, vi chiediamo di
lo con sollecitudine: ci
terete laboriose e cosl^
operazioni di solled
Grazie! ,
Versamenti da effetWL
sul conto corrente pe’
numero 4661 1 OOf '
stato a: «Culto Rerdio* ,
Firenze 38, 00184 Re
Sev(
poco i
me co
trebb
chiave
sione I
del pri
gio de
sto pt
candi
ninne
no aci
pre pi
crollo
1990.
svolge
la can
ferma
deU’ui
la qu(
quale
zerani
Sect
los To
sa «ve
partii
atra»,
bor Z
III
Per
della 1
Sa e p
terior;
dossa
braio i
ne in
si trai
strativ
cisión
dinne
sca, la
Russia
d pati
''eri «(
mette
3
^0 205 venerdì 1 ° MARZO 2002
he
questii
Mrad,
- rehgi,
>no sta
quani
eligios
I culto
sacro
potere
larantif
privile!
^ ® se«
Ancori
accetta
ccezioni
Paoli
unità;
e ne so
telato
il rtioili
'Onde al
'Ile rela
■nuniià,;
dibattito ■
avoraii
ani» lu
>0 a nes
e il cori
omuniti
i ntera
rione
il'ordini
a nostri
rontari
alla Ino
questi
la.
lei dena
ite peri
I in altri
no colle
denza
a liberi
e coni
e da pò
'o qui II
in ogi
relazio ;
denaro
aiiii
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
^■il«
iSiiiiiiliiii*»*
to brai»
luestio»
ospetti»
to matof
ressioni
il le rela
denari
di soitìt
ifflcoir
commi
fora di
si pas!
il culti
idita tl
jlto. Ni
articolar
iriversi
j largii
jttificai
)uali?ti
,7
idiref
s Collar
aint fi
(CntX!
chaux
liirppm
Rapiif
enti
icora '
abbofl
no di "
le: ci*
3 cosIP
olleciil
.ffetlujil
e po**I
)00 fji
idio»,'
14 Ro"1l
E morta a Binningen (Svizzera) il 15 febbraio scorso, all'età di 86 anni
Marga Biihrig, femminista protestante
Dal 1985 al 1991 fu membro del Collegio presidenziale del Consiglio ecumenico delle chiese
Militante del movimento delle donne, fu sempre molto critica nei confronti delle chiese
Marga Bührig, ex presidente del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) e una delle
pioniere della teologia femminista in Svizzera, è deceduta il
13 febbraio scorso, all’età di
86 anni, a Binningen. Nata a
Berlino nel 1915, Marga Biihrig giunta molto giovane
in Svizzera, insieme alla sua
famiglia. Partecipò attivamente alla lotta per i diritti
delle donne nella chiesa e nella società, mostrando spesso
una certa impazienza di fronte alla lentezza delle chiese e
delle organizzazioni ecumeniche, dominate dagli uomini,
nel concedere alle donne il loro legittimo posto.
Nel 1983, Marga Biihrig fu
una delle tre donne elette nel
Collegio presidenziale del
Cec, posto che occupò fino al
1991. Essa confidò di avere
esitato prima di accettare la
nomina, date le sue critiche
nei confronti delle organizzazioni ecclesiastiche. Due anni
dopo, parlando della sua
esperienza nell’ambito del
Cec, dichiarò di avere sentito
«ancora di più il peso del patriarcato». Quello che era importante nel movimento ecumenico, disse, non era il fatto
che le chiese tradizionali procedessero a piccoli passi verso il riavvicinamento, ma
piuttosto il fatto che il Cec rimanesse «un movimento a favore dei poveri e egli oppressi». Una delle sue ultime responsabilità in quanto presidente del Cec fu di copresiedere J’fncontro mondiale su
giustizia, pace e salvaguardia
del creato, svoltosi a Seoul, in
Corea del Sud, nel 1990.
Marga Biihrig ha conosciu
Marga Biihrig
to molto presto il movimento
delle donne, avendo ricevuto
da sua madre libri di militanti tedesche quali Helene Cange e Gertrud Baumer. L’incontro con la teologia giunse
più tardi, durante gli studi
nelle università di Zurigo,
Berna e Berlino. Nonostante
studi in teologia, Marga Bùhrig non chiese mai di essere
ordinata. Trascorse il resto
della sua esistenza cercando
di colmare il fossato esistente
tra la chiesa e il movimento
delle donne, fossato causato
a suo parere dal fatto che le
donne erano state trascurate
dalla teologia tradizionale e
nella storia della chiesa.
Poco tempo dopo la seconda guerra mondiale, collaborò alla fondazione della
Federazione svizzera delle
donne protestanti e per oltre
20 anni, dal 1959 al 1981, lavorò presso l’Accademia evangelica di Boldern, vicino a
Zurigo, di cui assunse la direzione dal 1971 al 1981. Militò
attivamente all’interno del
movimento ecumenico e, nel
1954, venne nominata segretaria per l’Europa del dipartimento donne dell’Alleanza
riformata mondiale (Arm). Lo
stesso anno partecipò come
invitata alla Seconda Assemblea del Cec a Evanston, negli
Usa. Pur continuando ad assistere alle Assemblee del
Cec, come quella di Nuova
Delhi nel 1961 durante la
quale criticò il fatto che soltanto cinque donne figuravano fra i cento nuovi membri
del Comitato centrale del
Cec, la Biihrig ricordava che
la sua ispirazione attingeva
dall’esperienza di base delle
donne ecumeniche.
11 segretario generale del
Cec, Konrad Kaiser, ha reso
omaggio al «suo impegno, caratterizzato da una grande indipendenza che si rivolgeva
in primo luogo al movimento
delle donne e alla ricerca attiva della giustizia e della pace». «Nessuna enumerazione
dei suoi mandati di lavoro ufficiali e delle sue cariche onorifiche, per quanto completa
possa essere, sarebbe in grado di rendere conto del suo
carisma eccezionale - ha sottolineato il pastore Kaiser -.
Marga Bührig viveva letteralmente attraverso i-suoi rapporti con gli altri, in particolare con le donne. Le istituzioni e le strutture le erano alquanto estranee; fino ad una
età avanzata, continuò a vivere in costante movimento.
Descrisse in questo modo lo
slancio fondamentale che
guidò la sua vita: “Amare la
vita con passione, ricercare la
giustizia con passione’’», (eni)
W ' Potrebbero svolgere un ruolo-chiave nelle elezioni legislative del prossimo aprile
Il peso politico delle chiese neH'Ungheria del Duemila
Severamente inquadrate e
poco influenti durante il regime comunista, le chiese potrebbero svolgere un ruolo
chiave in Ungheria in occa■ sione delle elezioni legislative
del prossimo aprile, a vantaggio del conservatori. In questo paese, cattolico al 67%,
candidato a entrare nell’Unione europea, le chiese hanno acquistato un peso sempre più importante dopo il
crollo del comuniSmo nel
1990. «Le chiese potrebbero
svolgere un ruolo chiave nella campagna elettorale - afferma il politologo Attila Agh,
dell’università di Budapest -,
la questione è di sapere in
quale direzione esse influenzeranno il voto?».
Secondo il sociologo Miklos Tomka, i membri di chiesa «votano soprattutto per i
partiti conservatori di destra». È quanto conferma Tibor Zavecz, dell’istituto di
sondaggio Szonda Ipsos: «Le
nostre indagini mostrano che
gli elettori di destra sono più
religiosi di quelli di sinistra».
Secondo Attila Agh, la forte
crescita del sentimento religioso potrebbe aiutare il primo ministro conservatore
Viktor Orban [membro della
chiesa riformata, ndr] ad ottenere la rielezione e quella
della sua coalizione tripartita. «Le chiese principali cooperano consapevolmente
con il governo. Chiese e stato
sono sempre più integrate»,
spiega, sottolineando che le
chiese sono sempre più spesso rappresentate nelle manifestazioni ufficiali: «Non si
può più inaugurare una statua in un villaggio senza la
presenza di un rappresentante del clero locale, il che è un
fatto piuttosto nuovo», afferma. Ma il ritorno in forza delle chiese potrebbe anche favorire l’estrema destra. Il Par
tito della giustizia e della vita
(Miep), un partito di estrema
destra che detiene 12 dei 386
seggi del Parlamento, conterà
dieci pastori della Chiesa
riformata fra i suoi candidati
alle prossime elezioni. Fra
questi, Lorant Hegedus è attualmente indagato per incitamento all’odio contro gli
ebrei: in uno dei suoi articoli,
ha usato espressioni antisémite che ricordano quelle
usate nella Ungheria prò nazista prima della seconda
guerra mondiale.
Il Sinodo della Chiesa riformata ha condannato quell’articolo e ha vietato ai pastori
in attività di servizio di entrare nella vita politica. Ma i dieci pastori del Miep hanno
preferito scegliere la politica e
abbandonare il ministèro pastorale. «Né il Miep né i candidati pastori considerano la
loro missione all’interno della
chiesa come incompatibile
Dopo la decisione vaticana di istituire 4 diocesi in Russia
Il patriarca: «È una sfida aM'ortodossia»
Per venire incontro alle ripetute richieste
bella piccola comunità cattolica romana rus6 prendendo il rischio di provocare un deerioramento dei rapporti con la Chiesa ortoossa russa, il Vaticano ha creato, l’il febraio scorso, quattro diocesi cattoliche roma0® in Russia. Dal punto di vista del Vaticano
i^^*'otta di una semplice questione amminihativa: per gli ortodossi russi, invece, la deisione del Vaticano equivale alla creazione
ùha chiesa rivale. Per il patriarcato di Mog la creazione di una «Chiesa cattolica di
Ossia» è «una sfida all’ortodossia». Secondo
patriarcato, questa decisione ha rivelato i
ri «obiettivi missionari» del Vaticano e riin discussione l’impegno ecumenico di
Roma. Tale decisione ha inoltre annullato la
speranza in un futuro prossimo di una visita a
Mosca, da tempo fortemente desiderata da
papa Giovanni Paolo II.
Il 13 febbraio il patriarca di Mosca, Alessio
li, ha rinviato sine die la visita a Mosca del
cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che
avrebbe dovuto compiersi il 21 febbraio per
incontrare il patriarca. La decisione del Vaticano «ci allontana moltissimo dalla prospettiva di un visita del papa», ha dichiarato ai giornalisti Igor Vyzhanov, responsabile delle relazioni con il Vaticano presso il patriarcato di
Mosca. Ed ha aggiunto: «Su questo punto siamo in completo accordo con il governo», (eni)
con il servizio pubblico», afferma Estvan Csurka, capo
del partito di estrema destra.
Il primo ministro Orban si è
tenuto in disparte dal dibattito su Lorant Hegedus, ma ha
dichiarato pubblicamente la
propria fede religiosa: «Il governo sostiene ogni chiesa
per la quale la salvaguardia
della famiglia è al centro delle preoccupazioni», ha dichiarato a rappresentanti delle chiese battiste e metodiste
durante un incontro svoltosi
nel dicembre scorso.
Dal 1998, Orban ha portato
avanti una politica favorevole
alle organizzazioni religiose.
Nel gennaio scorso ha varato
un aiuto finanziario di 5,48
milioni di euro per le comunità religiose delle zone rurali; dà il suo appoggio alla
creazione di istituzioni e
scuole religiose e sta portando avanti un programma di
restituzione dei beni della
chiesa confiscati durante il
regime comunista.
Il vescovo cattolico di Szeged (una città a Sud del paese), monsignor Endre Gyulay,
ha chiesto, in una lettera, di
pregare prima delle prossime
elezioni legislative affinché
«Dio ci dia un uomo di stato
che ami il suo popolo, rispetti
il Signore e gli rimanga fedele, e diriga il paese secondo la
volontà di Dio». (hip)
DAL MONDO CRISTIANO
S Federazione luterana mondiale: un documento
«Avventisti e luterani in dialogo»
GINEVRA — Dopo quattro ampie consultazioni teologiche tra il 1994 e il 1998, la Federazione luterana mondiale
(Firn) ha diffuso per la consultazione delle chiese il documento «Avventisti e luterani in dialogo», chiedendone una
valutctzione. Una prima reazione è stata resa nota in questi
giorni: il Comitato nazionale tedesco della Firn, pur riconoscendo alla Chiesa awentista la qualifica di «comunione cristiana mondiale», auspica un ulteriore approfondimento
del dialogo, in particolare sui temi dell’intercomunione e
dell’importanza della Bibbia nella vita di fede. (nev/lwi)
Un incendio doloso nella capitale della Georgia
Lettere di protesta dei leader battisti
al presidente Eduard Shevardnadze
TBILISI — Lettere di protesta di leader battisti di tutto il
mondo al presidente della Georgia, Eduard Shevardnadze,
dopo l’incendio doloso nella capitale Tbilisi che ha distrutto
migliala di Bibbie conservate nel magazzino dell’Unione
battista della Georgia. Del grave attentato sembra sia responsabile un ex prete ortodosso gravemente indiziato anche di altre intimidazioni alle minoranze religiose della regione. «Non è tollerabile - ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza battista mondiale, Denton Lotz - che siano
bruciate delle Bibbie nel nome di una denominazione cristiana che si ritiene superiore alle altre». (nev/bt)
fi, Romania: un fenomeno in costante aumento
Otto chiese firmano una dichiarazione
contro la violenza in famiglia
BUCAREST — Rappresentanti di 8 gruppi religiosi romeni
hanno firmato l’impegno di unire i loro sforzi nella lotta contro il crescente tasso di violenza nelle famiglie. I responsabili
delle 8 diverse chiese, ortodossa, cattolica, armena, battista,
pentecostale, evangelica, musulmana e awentista, si sono
incontrati il 24 gennaio scorso nella città di Constanta.
L’evento è stato organizzato dalla Chiesa awentista, insieme
alla stazione radio awentista locale «Voce della speranza».
Ogni gruppo religioso ha presentato la proprià posizione ufficiale in materia di abuso all’interno della famiglia e ha suggerito strategie pratiche per combattere questa piaga sociale. Alla fine dell’incontro tutti hanno adottato una dichiarazione comune mirata a dare il forte messaggio che la fede e
la violenza sono incompatibili. Significativo l’interesse suscitato dall’evento nei mezzi di comunicazione, sia stazioni televisive sia giornali che hanno condotto servizi, interviste e
dibattiti sul tema. Gli awentisti in Romania sono 100.000 e
sono ben conosciuti per le iniziative che svolgono sia all’interno delle loro comuriità, sia all’esterno e in molteplici aree,
fra le quali la libertà religiosa e l’assistenza sociale. (adn)
Società biblica
Parti della Bibbia in 2.287 lingue
LONDRA — Parti della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, sono oggi disponibili in 2.287 lingue di tutto il mondo. Lo
riferisce l’ultimo resoconto del Dipartimento linguistico del,la Società biblica, che rende noto inoltre che nel corso del
2001 sono state portate a termine 24 nuove traduzioni. L’intera Bibbia è oggi disponibile in 392 lingue; 8 nuove traduzioni si sono aggiunte nell’anno appena terminato, (nev/bt)
Un programma dell'agenzia awentista Adra
Thailandia: Tistruzione tutela i bambini
dall'industria del sesso
NOWARAT — Con il programma di emancipazione infantile di Nowarat in Thailandia, l’Agenzia awentista per lo sviluppo e soccorso (Adra) utilizza l’istruzione per proteggere i
bambini vulnerabili dallo sfruttamento ad opera dell’industria del sesso. Questo programma, iniziato tre anni fa, ha
fornito istruzione a 50 bambini nel 2001. Altri progetti sono
allo studio per aumentare il numero dei partecipanti per il
2002. Questo programma di emancipazione fornisce istruzione ai bambini più poveri dei villaggi rurali e dà loro l’opportunità di concretizzare il loro sogno di diventare infermieri o insegnanti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef
sulla prostituzione infantile in Asia, ci sono in Thailandia tra
i 12.000 e i 18.000 bambini che si prostituiscono. Ciò rappresenta un aumento del 20% rispetto agli ultimi tre anni. Questi bambini sono tratti in inganno, rapiti o venduti per l’industria del sesso, spesso grazie a delle promesse di una vita
migliore o di un lavoro bén pagato che sosterrà i loro familiari. Adra Thailandia esamina anche altri bisogni dell’infanzia,
al fine di accrescere il numero di coloro che possano beneficiare di un’istruzione tradizionale o di programmi di formazione professionale. Facendo parte della penisola della Malesia in Asia del Sud-Est, il regno della Thailandia è leggermente più grande della Spagna. Il 75% della popolazione (che è di
61,2 milioni di abitanti) vive nelle zone rurali. (adn/bia)
Sul numero 4 ó\ «Religione e sette nel moniJo»
«Internet e religiosità alternativa»
MODENA — «Internet e religiosità alternativa» è il tema
del numero 4, monografico, di «Religione e sette nel mondo», una rivista trimestrale edita dal Gruppo di ricerca e
informazione socio-religiosa (Gris). Sono elencati in sommario articoli su Internet e satanismo, tecnopaganesimo,
cyber-terapie e studi su bioetica e Testimoni di Geova,
Chiesa cattolica e sette: recensioni e segnalazioni. Religioni
e sette nel mondo, via del Monte 5,40126 Modena. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 1° MARZO 20(g
I Continua il ciclo di incontri promosso dalla Chiesa metodista di Milano
Dio nella letteratura russa del '900
Nella sua conferenza, il prof Cesare G. De Michelis ha sottolineato come Dio rappresenti
un nodo teorico particolarmente significativo sia prima che dopo la Rivoluzione sovietico
PAOLO FABBRI
NELL’AMBITO degli incontri sulla ricerca di Dio nella letteratura del
900, alla chiesa metodista di Milano, il 9
febbraio, ha offerto il proprio contributo
Cesare G. De Michelis. La letteratura russa del ’900 è figlia del grande ’800 ed è
segnata dalla Rivoluzione di ottobre. II
XIX secolo si apre con una corrente letteraria denominata proprio «ricerca di
Dio», che si colloca nel più ampio contesto di una riflessione sul cristianesimo,
che a sua volta si concretizza nei sodalizi
di Mosca e San Pietroburgo, in cui trovano posto i simbolisti, creando un clima
che sarà spezzato, ma non distrutto, dal
trionfante bolscevismo. Anzi è proprio
dall’ala sinistra del partito vincente che
emerge, soprattutto a opera di Gorkij e
Lunacarskij, la tendenza alla costruzione
di una sorta di socialismo cristiano, che
informerà poi il «realismo socialista»
dell’era staliniana.
L’arte però travalica il senso ideologico
della riflessione spirituale; così si esplica
ad esempio la ricerca di fede di Jurij Andreevic nel romanzo Missione apostolica
di Vladimir Tendrjakov, in cui l’emozione della ricerca di fede supera l’esito
ideologico della trama. Per altra via il
simbolista Vjaceslav Ivanov recepisce
l’emozione della ricerca di Dio affermando che l’arte è il tramite per accedere
all’indicihile cioè, in ultima analisi, a
Dio, mentre il giovane Pasternak si chiede: se «il simbolismo raggiunge il realismo nella religione, rimane allora un re
Un nodo teorico per la letteratura russa
Parlare della ricerca di Dio
nella letteratura significa insomma affrontare un nodo
teorico particolarmente significativo in Russia. I tre autori considerati operano tutti
nei primi 30 anni del secolo.
Il primo, Vladimir Majakovskij (1893-1930), è un intellettuale di tradizione russo-ortodossa, che diviene ateo ancora adolescente. Tuttavia il
suo ateismo è tutto intriso di
contraddizioni: «Il suo - dice
De Michelis - è l’ateismo di
un intellettuale in lotta con
Dio, che si viene identificando con Cristo e che, ancora
nel pieno della maturità, formula una confessione di fede
di questo genere»; «Io formulo, infranti tutti gli interrogativi/ (staccati zecca del dubbio!):/ Cristo è solo un mito,/
e l’abete di Natale/ un oggetto». La zecca del dubbio non
si stacca ancora. Mentre l’identificazione con Cristo, riprendendo un procedimento
caro alla letteratura medioevale, appare evidente nella
poesia «E tuttavia: Me solo.
attraverso gli edifici ardenti,/
le prostitute mi porteranno
come cosa sacra/ e mi presenteranno a Dio come loro
giustificazione./ E Iddio
piangerà sul mio libretto...».
Il secondo autore, Michail
Bulgakov (1891-1940), è figlio
di un professore di storia delle confessioni occidentali e
potrebbe essere definito un
«debole credente» e un conservatore. Di fronte alla propaganda ateista dice: «Il punto non è il sacrilegio!...). Il
punto è nell’idea (...): Gesù
Cristo viene raffigurato come
un mascalzone e un bugiardo, sì, proprio lui. Non è difficile capire di chi sia l’opera. È
un delitto incomparabile». Il
romanzo 11 maestro e Margherita ha un impianto diverso, tanto che la sua intima
sostanza religiosa non viene
subito percepita dal modo
cattolico, che lo vede ancora
intriso di materialismo. La
narrazione riprende la tradizione della vita di Gesù come
genere letterario, collocando
la vicenda nella Mosca degli
Anni 30 e introducendo un
elemento straordinario come
l’apparizione del diavolo. I
due elementi producono una
particolare forma di realtà
stimolata nel reale dall’inverosimile ed è qui che si muove un terzo elemento: la vicenda di Jeshua-ha-Nozri.
Bulgakov riesce così a rappresentare la centralità di
Gesù, cogliendo il rapporto
fra verità e menzogna nel
tempo e neU’eternità, evitando di ridurre il Messia a una
figura religiosa, sulla linea del
«cristianesimo non religioso»
di Bonhoeffer.
Il terzo, Osip Mandel’stam
(1891-1938), di tradizione
ebraica, sceglie di battezzarsi in una chiesa metodista.
Qualcuno sostiene che la sua
conversione sia stata dettata
dall’obiettivo pragmatico di
rendersi possibile l’accesso
all’Università di Pietroburgo
e la sua scelta della confessione metodista dettata dal
considerare il protestantesimo come variante sbiadita
del cristianesimo oppure dal
1Î » ■
Una conferenza organizzata alla Chiesa metodista di Padova il 5 febbraio
Le molte forme nascoste della nostra idolatria
PAOLO T. ANCELERI
A Padova, il 5 febbraio, abbiamo ascoltato il pastore Fulvio Ferrano sul tema «Il
commento al cap. 32 dell’Esodo, il vitello d’oro e l’idolatria». Tra le tante questioni
affrontate, ne scegliamo alcune come spunti per una riflessione successiva: l’idolatria, come surrogato dell’adorazione di Dio; la polemica
contro l’arrendevolezza dei
sacerdoti di fronte alla richieste imperative del popolo; la
gelosia di Dio e il suo antropomorfismo; il pericolo di
boomerang implicito nell’abitudine di scagliare versetti
biblici contro gli altri.
Il versetto 1 è particolarmente suggestivo: di fronte
alla scomparsa di Dio, a una
sua reale o presunta assenza,
il popolo chiede un sostituto:
l’idolo, il vitello d’oro. E Aaronne, sacerdote capo degli
areniti, accetta di gestire la richiesta. Una prima conclusione: l’universalità del bisogno di Dio. Anche l’ateo è
pronto a inchinarsi all’esigenza primaria di un surrogato
idolatrico, e le anti-ideologie
di oggi corrispondono alle
ideologie di ieri con una serie
di somiglianze incredibili. Si
prenda, ha detto l’oratore, il
«mercato» il quale, proclamandosi realtà oggettiva, ritiene di essere nemico giurato di ogni ideologia, senza accorgersi della sua valenza
ideologica; e si propone come
entità astratta, incomprensibile a tutti nella misteriosità
delle sue vie, le vie del nuovo
Signore non sono le nostre
vie: proprio come quelle del
Signore biblico, ma oggettivamente capace di produrre vita, felicità e futuro, in grado
di sospingere l’umanità verso
magnifiche sorti e progressive. O Dio o l’idolo: questa
l’alternativa da cui l’uomo
non riesce ad uscire. Anche
gli atei a loro modo sono credenti, quanto meno negli idoli. Da qui un primo spunto, a
mio parere, per una riflessione successiva: l’ateo è un credente mancato, deluso, lo diceva già Bonhoeffer. È dunque così lontano da noi, come di solito si pensa?
Aaronne (sacerdote) accetta di gestire la richiesta popolare (w. 2 ss.), pronto però a
tirarsi indietro di fronte al
rimprovero di Mosè (22-23) e
a scaricare la colpa sul popolo stesso: a differenza di Mosè (profeta), che di fronte a
Dio, prenderà le difese del
popolo fino ad assumersi la
pena («Nondimeno perdona
ora il loro peccato, se no,
deh, cancellami dal tuo libro
'che hai scrittoi», v. 32). Non è
sempre così chiara la contrapposizione sacerdoti-profeti, ma molto spesso i sacerdoti, quasi mai i profeti, si riducono a semplici gestori
della volontà popolare. E anche questo può essere oggetto di riflessione, discussione
e approfondimento: quali sono le cause di questo diverso
comportamento?
L’indiscutibile polemica di
Dio contro l’idolatria fa parte
di quella che è stata definita
la sua gelosia. Si è parlato di
antropomorfismo, di divinità
costruita a immagine e somiglianza dell’uomo. Eppure
Dio, ha proseguito Terrario,
in Cristo fin dall’eternità ha
assunto il volto.umano e ha
perciò avuto da sempre atteggiamenti tipici del comportamento umano.
Del resto la gelosia non è
soltanto effetto di un sentimento egocentrico ed egoistico di possesso, ma può essere frutto di amorevole interesse per l’altro. La gelosia di
Dio deve essere interpretata
proprio come effetto del suo
amore, legato al timore che
l’uomo, affascinato da un
idolo, prenda la strada scivolosa del peccato. Dio capisce
che i suoi figli stanno orientandosi verso un cammino
pericoloso, ma non può fare
altro che dare consigli, dal
momento che essi possono
maturare solo attraverso
l’esperienza diretta e personale. Perché non riflettere,
mi domando, su questo comportamento divino in rapporto alle nostre intransigenze e gelosie familiari?
Noi protestanti, ha sostenuto ancora Terrario, abbiamo sempre polemizzato con
l’abitudine ingenua e popolare di fare ricorso a forme di
idolatria superstiziosa, che
oggi vengono difese e sostenute in nome di un comportamento «politically correct».
L’atteggiamento protestante
è giusto e giustificabile sulla
base di più di un passo bibli
alismo nell’arte?». A questo punto De
Michelis si chiede se l’arte sia compatibile con la «ricerca di Dio» o se non ne
usurpi l’esclusiva della verità. Di fronte a
questa doppia verità ci sono state risposte diverse da parte delle varie tradizioni
religiose occidentali: rigorosa osservanza
del comandamento di non farsi immagini di Dio da parte deU’ebraismo; grande
apertura all’espressione artistica da parte del cattolicesimo, pretesa di esclusiva
nella via per la «rappresentazione di Dio»
da parte degli ortodossi; forte chiusura
da parte dei protestanti. Dice Giuseppe
Gangale «il problema artistico (...) non
fu da noi (neocalvinisti), mai accuratamente sentito come problema: ci sentimmo in materia, nel pieno senso della
parola, iconoclasti».
la esigenza di evitare una
scelta fra ortodossia e cattolicesimo. Queste opinioni non
tengono conto che c’è una
tradizione di conversione degli ebrei russi al protestantesimo, per cui MandeTstam
mostra una singolare attrazione. Questo battesimo influisce fortemente sulla sua
concezione dell’arte e dell’arte cristiana in particolare, di
cui dice: «L’arte cristiana è
sempre un atto di redenzione» anzi, sostiene lo studioso
Nikita Struve, «è la negazione
dell’estetica in favore dell’ontologia». Il pericolo per l’autore viene da Roma, che incarna la coppia autoritàcoercizione in una maschera
delTebraismo. L’arte cristiana è libera e gioiosa «imitazione di Cristo, come emerge
dalla poesia sulla santa cena
(...) Zenit solenne del servi;
zio divino,/ luce nell’intero
salone sotto la cupola a luglio, /perché noi respiriamo a
pieno petto fuori del tempo/
di quel prato dove il tempo
non fogge».
Vladimir V. Majakovskij
co. Ma la Bibbia risulta spesso essere un boomerang e ricade con facilità sugli «scagliatori di versetti». Siamo
noi sicuri di essere immuni
da altre forme di idolatria altrettanto squalificate e non
valide di fronte a Dio? A Zurigo nel 1525 Zwingli e Hubmayer, esponente dell’anabattismo, si scontrarono in
pubblico contraddittorio: fu
l’anabattista Hubmayer ad
avere la meglio, facendo notare al riformatore che le
stesse obiezioni, fondate sulla Bibbia e da lui sollevate
contro i cattolici solo due
anni prima (1523), valevano
ora contro di lui! Questo atto
di accusa, mi chiedo, contro
la «versettologia» propria di
alcuni credenti, deve essere
inteso come rifiuto di ogni
riferimento biblico? O al
contrario come un rimprovero costante delle nostre
trasgressioni?
Questi sono dunque alcuni
degli spunti che mi si sono
affollati alla mente durante
l’ascolto della dotta dissertazione del past. Terrario. Ritengo che il commento del
pastore Terrario sia senza alcun dubbio meritevole di essere ripreso nelle nostre meditazioni personali e collettive. È oltremodo lodevole
questa iniziativa del vivace
Gruppo di attività femminile di Padova, che dimostra
quanto sia utile un confronto biblico, capace di rivelarci
il peso della complessa, idolatrica e insidiosa realtà nella
quale pur siamo immersi.
Narrativa
LIBRI
Diario della mala
Singolare esplorazione delT«etica criminale», il romanzo
di Edward Bunker {Come una bestia feroce, Einaudi, 2001,
pp. XII-358, euro 9,30) si apre con l’approssimarsi dell’uscita del protagonista dal carcere. Max Dembo, portavoce dello scrittore, a sua volta delinquente per molti anni, poi lettore in carcere e quindi scrittore autodidatta, si riaffaccia alla
vita sociale finendo abbastanza presto nel «giro» degli amici
di otto anni prima. Il suo girovagare per
Los Angeles e il suo darsi nuovcunente al
crimine (rapine in particolare) prevedono
un codice di comportamento tutto particolare (si veda la vicenda della leucemia
della moglie del complice) con momenti
di disarmante dolcezza e profondità. La
coesistenza di questi atteggiamenti con il
crimine fa parte dei misteri e delle contraddizioni umane.
Filosofia
Stare al mondo
Ad alcuni sembra una banalità, ma interrogarsi sul modo i,
di Stare al mondo, come suona il titolo dell’ultimo libro del
filosofo Salvatore Natoli (Feltrinelli, 2002, pp. 210, euro
12,00), è tutt’altro che semplice, pur essendo un’aspirazione legittima di ognuno. La prova? Gli esempi che egli porta
nelle sue «escursioni nel tempo presente»
(sottotitolo), che non sono esperienze di
felicità raggiunta e si svolgono tra politica
e convivenza civile, ansie e incertezze sul
lavoro e gli affetti, valori di libertà e valore dell’obbedienza. Questioni quotidiane,
certo, ma per questo ignorate o affrontate
solo quando l’emergenza e l’eccesso le
rendono fatti di cronaca. Vogliamo pensarci prima?
Testimonianze Diario di regista
Si intitola Martirologio (Ed. della Meridiana, 2002, pp. 719,
euro 32,00) ed è la raccolta dei diari che il regista russo Andrej
Tarkovskij redasse tra il 1970 e il 1986, anno della prematura
morte. Intessuto delle diatribe continue con il potere sovietico (burocrazia, case di produzione, censura), ma anche delle
riflessioni sull’arte e sull’esistenza (questi i
due livelli del «martirio»), rivolto in particolare all’Italia (in Toscana l’artista aveva abitato e realizzò nel 1983 Nostalghia), il volume, ricco di foto, rievoca la spiritualità di
un autore la cui ricerca di fede, secondo il
punto di vista ortodosso, non è stata in primo piano ma ha permeato di sé lavori come Solaris, Andrej Rublev (storia di un pittore di icone) e l’apocalittico Sacrifìcio.
TELEVISIONE
Protestantesimo
:*| Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e circa alle ore 9 del lunedì successivo. Domenica 3
marzo, ore 24 circa, andrà in onda: «1 diritti dei bambini di
fronte a guerre e povertà. Presentazione della legge sulla li"
bertà religiosa»; «Dietro le parole», riflessione biblica a cura
del prof. Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunedì 4
marzo alle ore 24 e lunedì 11 marzo alle 8,55 circa.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canaio
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti, commenti, attualità
1120
trice d
migrat
zione c
in Ital
Dupre,
común
II Se
grant! (
chiese
esprin
zione f
ritti di
presen
in part
Puglia,
di azioi
diunp
colpire
nitá de
giati e (
A Le
asilo, c
tio ita)
unmai
alia fn
avessei
nitivai
tratta p
Lib
Pror
cultun
Centro
«Verm
ebraici
si è sv(
renze i
sentazi
ge sull
di reli,
che fu
missioi
della C
2001 m
toin te
slatura,
sieme ;
vo, ha t
ra il pn
di legge
AlTir
1
Past.
Relaz
-Dr.
le il
-Dr.
, vea
- Pas
pi c
Mode
Lavoi
Asset
Asset
zione
Mode
Prese
Ore 1
Ore 1
L’inti
Perib
Prem
Lepr
5
3Ìa
do
lodo
0 del
euro
aziolorta
;nte»
ze di
litica
;e sul
vaiolane,
ntate
so le
pen
sta
TIO
dera
nesse
e ore
iica3
ini di
Ila licura
edì4
dio
anale
svari
lità.
venerdì r MARZO 2002
ir •
PAG. 5 RIFORMA
)OCIETÀ
^ Preoccupazione del Servizio rifugiati e nnigranti della Fcei
I diritti dei richiedenti asilo
Secondo lo coordinatrice, Annemarie Dupré, si sto creando un clima
. intimidazione e paura tra gli immigrati che non aiuto l'integrazione
Il 20 febbraio la coordinatrice del Servizio rifugiati e.
migranti (Srm) della federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei), Annemarie
Dupré, ha diffuso il seguente
comunicato.
Il Servizio rifugiati e migranti della Federazione, delle
chiese evangeliche in Italia
esprime grande preoccupatone per la violazione dei diritti di molti cittadini stranieri
presenti sul territorio italiano,
in particolare in Toscana e in
Puglia. Sembra non trattarsi
di azioni isolate e separate ma
di un piano coordinato atto a
colpire, in vari modi, le comunità degli immigrati, dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
A Lecce alcuni richiedenti
asilo, da 18 giorni sul territorio italiano, hanno ricevuto
un mandato di respingimento
alla frontiera, come se non
avessero ancora varcato definitivamente la frontiera. Si
tratta prevalentemente di cur
di dalla Turchia, il cui diritto
soggettivo fondamentale di
asilo non è stato rispettato. In
Toscana, a Lucca, a Viareggio,
, a Pisa ecc., vengono rastrellati
immigrati con azioni di perquisizione e di intimidazione
anche nelle case di immigrati
regolari. Avvengono espulsioni di un gran numero di persone, accelerando 1 tempi e
utilizzando metodi sbrigativi
e poco rispettosi dei diritti
fondamentali dei migranti.
Tutto questo sembra ancora
più incomprensibile dato che
avviene mentre il Parlamento
si appresta ad emanare una
misura di regolarizzazione di
molte delle situazioni pregresse nelle quali si trovano
queste persone.
Si sta creando un clima di
intimidazione e di paura tra
gli immigrati che non aiuta il
processo di integrazione,
tanto richiesto dalla società
civile e in particolare dagli
organismi dei datori di lavo
ro. Questi organismi hanno
spesso sottolineato che un
clima di tensione sociale non
è propizio alTeconomia e
hanno inoltre richiesto con
insistenza di rendere legalmente possibile l’assunzione
di immigrati già presenti sul
territorio, ole di fissare quote
più alte per nuovi ingressi da
inserire nel mercato di lavoro. Tali misure ridurrebbero
ovviamente l’afflusso di migranti irregolari.
Questo tipo di azioni aumenta le tendenze xenofobe
nella popolazione, che difficilmente comprende la vera
situazione degli immigrati
ma si fa invece influenzare da
una informazione distorta, o
quanto meno selettiva al negativo. Un crescente razzismo o xenofobia alimenta ulteriormente le tensioni sociali e crea un clima violento
che incide negativamente
sulla coesione sociale e la sicurezza pubblica.
Dibattito al Circolo culturale «Fratelli Rosselli» di Firenze
Libertà di coscienza e di religione
Promossa dal Circolo di
cultura Fratelli Rosselli, dal
Centro culturale protestante
«Vermigli» e dall’Amicizia
ebraico-cristiana di Firenze,
si è svolta il 18 febbraio a Firenze una conferenza di presentazione del disegno di legge sulla libertà di coscienza e
di religione, il testo di legge
che fu licenziato dalla Commissione affari costituzionali
della Camera a febbraio del
2001 ma non venne approvato in tempo dalla scorsa legislatura. L’on. Valdo Spini, insieme a 40 deputati delTlJlivo, ha ripresentato alla Camera il progetto, con la proposta
di legge 1.576 del 14/9/01.
/UTincontro di Firenze ha
preso parte lo stesso on. Spini, che ha presentato il testo
della legge ricordando come
la libertà religiosa sia uno dei
grandi diritti dell’uomo, sia
nella forma della libertà di
credere in una religione esistente e storicamente costituita, quanto nella forma di
libertà di credenza e di coscienza. La discussione parlamentare va quindi ripresa
quanto prima, tanto più che
oggi una legge sulla libertà religiosa può costituire la cornice generale adatta a regolare i
rapporti con tutte le nuove
fedi religiose presenti in maniera crescente nel paese.
Fra i numerosi esponenti
di comunità religiose presen
12° Convegno delle opere
Firenze - Istituto Gould, 9-10 marzo 2002
Programma
Sabato 9 marzo
Past. Bruno Rostagno: studio biblico
Relazioni:
- Dr. Giancarlo Sanavio: La trasformazione dello stato sociale in Italia: il non profit nel nuovo contesto
- Dr. Gianfranco Mathieu: Le leggi statali e regionali relati. tie alla gestione dei servizi sociali e il loro livello di applicazione
~ Past. Giorgio Tourn: Le radici, le contraddizioni e gli sviluppi della diaconia evangelica; quali scelte e quali prospettive
Modera il prof. Nedo Baracani
Lavoro dei gruppi
Assemblea plenaria: relazione dei gruppi e dibattito
Domenica 10 marzo
Assemblea plenaria: presentazione, discussione e approvazione di un documento finale, a cura dei relatori dei gruppi.
Modera il prof. Nedo Baracani
Presentazione della bozza di regolamento interno della Csd
Ore 11,30 Culto di chiusura presieduto dal past. G. Conte;
15 Incontro dei centri ricettivi: giovanili, foresterie,
case per ferie...
L introduzione e il programma del convegno sono anche reperibili sul sito Internet www.chiesavaldese.org/diaconia
Prenotazioni
e prenotazioni ,si effettuano, utilizzando l’apposita scheda, presso:
Csd - Foresteria valdese di Firenze- via de’ Serragli, 49
50124 FIRF:NZF: - tei. 055.21.25.76 - fax 055.28.02.74
e-mail gould.reception@dada.it.
^ PjPA BENE: La reception del Gould è aperta dalle ore 9 alle 13
I ® e 15 alle 19, chiuso il sabato pomeriggio e festivi.
^etvizi prenotati vanno pagati anche se non consumati________
Annemarie Dupré (al centro) del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
(foto G. Alabiso)
L’on. Valdo Spini
ti aH’incontro, il presidente
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
Gianni Long, che ha sottolineato come la legge quadro
sulla libertà religiosa potrà
aiutare a snellire alcune procedure di attuazione delle
Intese, ma non dovrà certo
sostituirle; si tratta di due diverse strade, ugualmente importanti nell’ottica della difesa del pluralismo religioso
nel nostro paese.
Anche Spini ha sottolineato
l’importanza di procedere parallelamente alla ratifica delle
Intese fra lo stato e le singole
comunità religiose: durante
la precedente legislatura, ha
ricordato, si era giunti alla firma di due nuove Intese con
Testimoni di Geova e Unione
buddista che però non sono
state ratificate e dunque non
sono ancora entrate in vigore.
Secondo Mostafa E1 Ayoubi,
per la comunità islamica in
Italia l’approvazione della
legge quadro costituirebbe
un passo avanti molto importante, soprattutto considerando che la giovane comunità islamica è composta in
buona parte da immigrati:
una legge quadro prantirebbe così la libertà di esprimere
pienamente la propria specificità religiosa anche a coloro
che pur vivendo stabilmente
nel nostro paese non hanno
la cittadinanza italiana, (nev)
. Mobilitazione
Contro
il commercio
delle armi
Cresce il numero delle adesioni alla campagna contro il
disegno di legge 1.927, con il
quale si intende modificare la
legge 185/90 sul controllo del
commercio delle armi. All’appello, lanciato nelle scorse
settimane da associazioni come Pax Christi, Rete Lilliput,
Peacelink hanno aderito varie
centinaia fra associazioni e
singoli. Fra gli evangelici,
l’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia (Ucebi) e la
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
«La legge 185 - scrive la vicepresidente dell’Unione
battista, pastora Anna Maffei, aderendo alla campagna
- rappresentò alla fine degli
Anni 80 una grande conquista delle associazioni pacifiste e umanitarie, in quanto
consente una verifica della
destinazione finale delle armi vendute dal nostro paese,
evitando triangolazioni verso
paesi in guerra ole governati
da regimi oppressivi e dittatoriali». La novità più importante veicolata dal disegno di
legge 1.927 è costituita dalla
«licenza globale di progetto»,
un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio di armi, meno trasparente e meno controllabile. In nome
della «razionalizzazione»,
della «competitività» e della
«identità europea», scrive
Pax Christi in un appello ai
parlamentari, «verrà stravolta una legge ritenuta da tutti
severa e rigida, che ha fatto
del nostro paese uno dei più
avanzati al mondo per aver
provveduto a regolare il
commercio di armi nel rispetto dei diritti umani, della
promozione della pace e della trasparenza».
I battisti italiani giudicano
l’adesione alla campagna «in
armonia con dichiarazioni e
ordini del giorno approvati
dalle proprie assemblee generali in difesa della pace,
contro la proliferazione e il
commercio incontrollato delle armi», considerano inoltre
questo atto «in continuità con
le proprie tradizioni di tutela
dei diritti umani». IfUcebi invita infine le proprie chiese
ad appoggiare la campagna e
si impegna ad esporre i contenuti della propria posizione
anche in contesti europei e
internazionali. (nev)
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
La spirale della violenza
la «nuova Intifada» e le reazioni israeliane? la cinica
protervia di Sharon e della
destra israeliana? Tincomprensibiie rifiuto palestinese
delle offerte di Barak?) e inconciliabili valutazioni di ciò
che sta avvenendo (il terrorismo come reazione disperata
di un popolo oppresso e umiliato o come risultato della
involuzione integralistica del
fronte palestinese?). Il contesto non aiuta a districarsi dalle valutazioni in bianco e nero e a cogliere i chiaroscuri: il
rinfocolarsi dell’antisemitismo, anche nei paesi arabi,
cosa di cui pochi parlano, fa
leggere agli uni il conflitto
primariamente in termini di
minaccia alla stessa esistenza
dello Stato d’Israele e le critiche alla politica israeliana come sostanziale delegittimazione; la tendenza di alcuni
ad appiattire il conflitto
israelo-palestinese sullo
scontro tra Occidente e valori
democratici, da un lato, e integralismo islamico; dall’altro, porta gli aitri a non affermare il diritto e a non raccogliere il dramma del popolo
palestinese.
La tentazione
di semplificare
le ragioni del conflitto
La tentazione, in situazioni
così complesse e angoscianti
(noi discutiamo ma lì si
muore, sui due fronti, ogni
giorno, per ora senza prospettive che questa spirale di
sangue si interrompa) la tentazione è quella di semplificare per poter così stigmatizzare con nettezza. Cito solo
un esempio, e scelgo questo
perché mi sembra emblematico di una «vulgata» assai
diffusa in ambienti sia religiosi (per esempio quelli del
terzomondismo cristiano)
sia progressisti. Scrive Ange
lo d’Orsi su Avvenimenti del
1° febbraio, tra l’altro commentando la «Giornata della
memoria»: «...ciò a cui stiamo assistendo è una sorta di
tentativo scientificamente
programmato e perseguito di
eliminazione dei palestinesi
dalla loro terra. (...) Eliminazione fisica anche quando
questa non significhi la “soluzione finale”: non ci sono
le camere a gas né i forni crematori ma l’espulsione violenta, sistematica e ad alto
tasso di tecnologia, dei palestinesi residui. (... )A ogni atto di terrore disperato risponde Israele con il terrore
sistematico». Qui i toni sono
particolarmente esasperati e
denigratori, ma forme (a volte solo un pochino) più «moderate» di questo giudizio
circolano diffusamente: tutto
il problema starebbe nel fatto che «le vittime del nazismo sono trasformate in carnefici del popolo palestinese»: i palestinesi sono i «poveri» per eccellenza. Tutto è
chiaro, semplice, netto.
Due diritti intrecciati
Tuttavia così non è affatto.
In una forma oggi più cruenta che in altri momenti, più
«ideologizzata» che in passato, più disperata su entrambi
i fronti, si confrontano due
diritti, due destini intrecciati
e indissolubilmente legati,
nel bene come nel male. Non
aiutiamo la pace e non facciamo neppure onore a noi
stessi se noit abbiamo il coraggio di assumere tutte le
contraddizioni e le sfumature
di questa situazione. Eppure
ci sono, sui due fronti, uomini e donne che non hanno rinunciato a pensare il proprio
diritto insieme a quello
dell’altro. Ascoltare la loro
voce è un tenue, ma tenace,
filo di speranza.
Daniele Garrone
6
PAC. 6 RIFORMA
VENERDÌ 1“ MARZO 200;
- A colloquio con due «clown dottori», una nuova figura professionale ospedaliera
La «terapia della risata»
La comicoteropio, nata negli Stati Uniti, incomincia a essere utilizzata anche nei reparti
pediatrici italiani II riso e il sorriso sono potenti medicine per il corpo, la mente e la socialità
MARTA D'AURIA
HO appuntamento con i
clown dottori alle 14
all’entrata dell’ospedale «Monaldi». Dopo una decina di
minuti, noto da lontano un
ragazzo con un giubbotto rosso fuoco, e una ragazza con
un cappellino di lana tutto
colorato, che avanzano ciascuno con una valigia in mano. Non ho dubbi, sono loro
le persone che stavo aspettando. Glauco e Cristiana, così si chiamano i due giovani
romani che, una volta la settimana, vengono a Napoli per
svolgere la terapia della risata
presso i reparti di cardiologia
pediatrica e di cardiochirurgia. Insieme a loro c’è anche
Alessandra che ha frequentato il corso di comicoterapia e
che è alla sua prima giornata
di tirocinio. Prima di entrare
in ospedale decidiamo di fare
un po’ di conoscenza.
Puntualizzano che il loro
non è volontariato, il clown
dottore è una figura professionale che come tale va considerata e rispettata. «Il nostro è un lavoro che richiede
tanta energia ed impegno dice Glauco - e se ci credi seriamente arriva il momento
di fare una scelta». «Per noi è
stato così - aggiunge Cristiana avevamo entrambi altri
lavori ma a un certo punto,
considerando le testimonianze e i risultati ottenuti in
ospedale, abbiamo deciso di
investire in questo lavorò tutto il nostro tempo e le nostre
capacità». Dunque la figura
del clown dottore è qualcosa
di diverso dal pagliaccio circense. «Nel nostro caso non
possiamo affidarci all’improwisazione - spiega Cristiana - occorre preparazione, conoscenza di alcune patologie e soprattutto delicatezza e rispetto». «Se in una
stanza c’è un bambino che
sta morendo - interviene
Glauco -, certo non cercherò
di far ridere la mamma. Se mi
è dato di entrare nella stanza,
allora tolgo via il naso rosso e
il cappello e cerco, per quanto mi è possibile, di condividere quel dolore col massimo
rispetto. Non siamo i forzati
della risata, se una persona
non vuole ridere non ride,
perché ha diritto di scegliere».
Chiedo ad entrambi di raccontarmi un ricordo bello legato al loro lavoro. «Non di
menticherò mai - ha detto
Cristiana - quando con un altro mio collega ci trovammo
nella stanza di un bambino
cbe non poteva camminare a
causa di una forma rara di artrite per la quale le mani e i
piedi erano così gonfi che
non li poggiava a terra da tre
giorni. Abbiamo cominciato
a giocare e il suo divertimento è stato tale cbe a un certo
punto si è alzato in piedi e si
è messo a saltare sul letto lasciando senza parole la madre e i dottori».
Invece il ricordo di Glauco
è legato a quando è entrato
per la prima volta in terapia
intensiva del Monaldi: «In
quell’occasione, io e un’altra
collega abbiamo avuto la fortuna di essere presenti al momento in cui un bambino si è
risvegliato dal coma farmacologico - racconta Il bam
bino non voleva reagire e allora i dottori hanno pensato
di chiamare noi che, con
semplicità, abbiamo cominciato a giocare. A un tratto il
bimbo ha aperto gli occhi, ci
ha visti e ha voluto giocare
con noi: c’è stata tanta commozione e una grande festa.
Quell’emozione mi rimarrà
per sempre nel cuore».
I bei ricordi sono tanti e si
potrebbe proseguire ancora
per molto. Ma guardiamo
l’orologio: è ora di prendere
servizio. Al reparto di cardiologia pediatrica Glauco, Cristiana e Alessandra hanno a
disposizione una piccola
stanza dove, riposti i loro
«bagagli», cominciano a prepararsi: naso rosso, bocca
grande, sopracciglia celesti,
pantaloni a strisce verdi, berretto celeste, scarpe con dei
margheritoni rosa: è una
esplosione di colori. Indossati poi i camici bianchi, personalizzati qua e là con simpatici disegni, il dottore Fischietto e le dottoresse Clorobrilla e Girino sono pronti
per il loro giro di visite.
Poche frasi dette con dolcezza e simpatia, qualche
movimento goffo, palloncini
che prendono forma di animaletti, una nuvola di bolle
di sapone e sui volti dei bambini, dei genitori, degli infermieri e dei dottori compaiono i primi sorrisi e nei corridoi risuonano allegre risate.
In quel momento ho visto
anch’io le scintille colorate di
cui mi aveva parlato Sonia.
Ridere per vivere, parola della psicoterapeuta
L’Associazione Ridere per
vivere opera in Italia dal 1990
e si occupa di ricercare, sperimentare e applicare la risata
in funzione terapeutica. Abbiamo rivolto alcune domande a Sonia Fioravanti, psicoterapeuta, e fondatrice dell’
associazione insieme al marito Leonardo Spina, regista e
autore di teatro, (m.d.)
- Cos’è la comicoterapia?
«La comicoterapia, che con
nome scientifico si chiama
“gelotologia” (dal greco ghelos, riso), è la disciplina che
studia la relazione tra il fenomeno del ridere e la salute. Il
riso e il sorriso, infatti, sono
potenti medicine per il corpo,
la mente e la socialità. Ridendo si allevia il dolore, si ossigena l’encefalo, si migliora la
circolazione, si attivano i processi della digestione e, soprattutto, si rafforza il sistema immunitario, vero garante della salute. Questa nuova
modalità di prevenzione e terapia trova negli Usa le sue
massime espressioni, ma è in
rapido sviluppo anche in Europa e nel resto del mondo».
- Quali attività svolge l'associazione?
«In primo luogo l’organizzazione di corsi di formazione per i clown dottori, figure
professionali, che operano
non solo in ambiente sanitario ma anche in Centri per disabili e Case di riposo per anziani. Inoltre per il mondo
della scuola organizziamo
corsi di aggiornamento per
insegnanti e di prevenzione
del disagio giovanile. La nostra sperimentazione nelle
scuole può fare, oggi, un bilancio di più di 10 anni. Negli
ospedali con gli adulti abbiamo un bilancio di tre anni e
con i bambini siamo al secondo anno. I risultati sono
talmente incoraggianti che
questa esperienza si va diffondendo in modo incredibile. Oltre alla sede centrale di
Roma, l’associazione conta al
momento quattro filiali che
operano in Toscana, nelle
Marche, in Emilia Romagna e
in Campania».
- Che tipo di formazione riceve un clown dottore?
«I nostri clown dottori, che
lavorano poi nelle pediatrie,
ricevono 200 ore di formazione, più 30 di tirocinio.
Con la consulenza di pediatri
e psicologi essi acquisiscono
gli strumenti necessari per
sapere come intervenire in
rapporto alla patologia, all’età del bambino e al tipo di
emozione negativa che egli
presenta».
- Esistono in Italia esempi
di reparti di comicoterapia?
«Da anni presso l’ospedale
per miolesi Cpo di RomaOstia è in corso un paziente
lavoro di coinvolgimento delle strutture sanitarie e delle
associazioni di volontariato
ospedaliero presenti sul territorio, nel progetto di realizzazione del primo reparto di
comicoterapia per adulti. Abbiamo cominciato a lavorare
con persone che, a causa di
un trauma, si ritrovano improvvisamente paraplegiche
o ìetraplegiche. I risultati sono stati molto incoraggianti.
Una persona paraplegica, ad
esempio, con una forte depressione, ha smesso di assumere farmaci e ha trovato nel
canto e nel teatro una formidabile carica vitale. Inoltre,
avendo trasferito nel reparto
dell’ospedale tutta la nostra
"bibliovideorisoteca”, per un
anno intero i degenti hanno
potuto, in qualunque momento della giornata, entrare
in quella stanza e vedere un
film comico, leggere, stare insieme. C’è stata tanta aggregazione. Purtroppo parlo ai
passato perché quell’ospedale ora è in fase di ristrutturazione e il progetto è sospeso.
Mentre è ancora in corso
un’interessante esperienza, a
Roma-San Paolo Basilica in
una Unità territoriale di ria'bilitazione, con un gruppo di
persone adulte con handicap
motorio e con un gruppo di
disabili mentali».
- In genere quale accoglienza ricevete?
«Molto positiva. Va specificato che il nostro intervento
in un ospedale o in altro luogo di degenza avviene soltanto con l’accordo e l’accoglienza del personale. Ci sono sempre degli incontri preliminari nei quali facciamo
conoscenza. Naturalmente
all’inizio è un’accoglienza
neutrale, poi nel giro di un
paio di mesi diventa sempre
più una disponibilità al potenziamento. Infatti quando
riusciamo a portare il sorriso
nei reparti di pediatria non
interveniamo solo sul bambino, ma indirettamente anche
sul personale infermieristico
e sui medici, che risentono in
positivo del clima».
- Riscontrate dei disagi?
«Intanto c’è il grave disagio
dei finanziamenti. Essendo
Ridere per vivere un’associazione senza scopi di lucro, i
nostri progetti si realizzano
grazie ai finanziamenti messi
a disposizione delle strutture
pubbliche che di solito arrivano 5-6 mesi dopo l’inizio
delle attività. Questo crea disagio alle persone che lavorano con noi. Sarebbe bello
poter avere una continuità e
una tranquillità economica
maggiore. Però forse arriverà
anche questa, non vogliamo
lamentarci».
- Bene è ridere, meglio farlo
in compagnia. Quanto conta
il gruppo, una comunità in
questo percorso?
«Si ride in compagnia ed è
questa la potenza del ridere.
La risata, infatti, una volta
che è uscita da noi è come se
creasse un pensiero di gioia.
Essere più persone non fa altro che creare ancora più
grande questa gioia, è come
se spargessimo intorno delle
scintille colorate. È come se
diventassimo complici, alleati
e ne nasce una forza non indifferente. I nostri laboratori
cominciano sempre con una
risata cbe viene suscitata attraverso una lettura di un racconto, una barzelletta. Quando abbiamo riso insieme, sia
mo un po piu vicini e possiamo dirci l’uno dell’altro».
loC
ea
ni7J
^dOpO: “
delle ari
yospazi
Mssono
nità, rrie
tura d’e¡
(teme: d
[0nico,
(
Anche sorridere
è un'esperienza di fede
Marialuisa ha partecipato
al corso di comicoterapia organizzato dall’associazione
Ridere per vivere, conclusosi
lo scorso dicembre. Le abbiamo chiesto di condividere con
i lettori di Riforma la testimonianza di questa esperienza.
cuore allegro è un buon rimedio, ma uno spirito abbattuto secca le ossa» (cap. 17,
22). David Maria Tumido
scrisse che Dio piange con!il
l’uomo e sicuramente Dioi | múñale,
vicino a chi soffre e chi è nel sessore
SE ne
dell£
vista co
con osti
tolico ci
re che i
non sol
ma and
sfera», '
nella pn
tanti de
religiös
presiedi
ne. Erai
prefetto
sindaco,
ilpresid
MARIALUISA STORNAIUOLO
CHE cosa è necessario
realmente per vivere e vivere bene? Si potrebbe discutere tanto su quali siano le
cose più necessarie della vita.
Quante persone sanno realmente quanto sia importante
ridere per vivere? Quanto
tempo trascorriamo a ridere?
Se non è almeno un’ora non
è sufficiente!
Forse soprattutto chi ha vissuto momenti di tristezza, di
solitudine, di malattia comprende quanto sia fondamentale il buon umore, il sorriso,
la gioia. E quanto può essere
importante in quei momenti
incontrare qualcuno che riesce a contagiarti uno stato
d’animo positivo. Se imparassimo tutti a fare qualche
smorfietta, a scherzare sui
nostri difetti, a giocare insieme, a guardarci negli occhi
stringendoci le mani, la vita
sarebbe più colorata.
Ridere serve a convivere,
ad accettarsi, a fare scelte coraggiose, a rimanere fedeli al
proprio discepolato e percorso esistenziale, a trascorrere
il quotidiano.
In ognuno di noi c’è una
parte bambina che vuole ancora giocare, correre, ridere,
lasciarsi cullare e coccolare,
lasciarsi raccontare le favole,
essere anche goffa, impacciata. Come il clown che sbatte
contro le porte, inciampa, fa
cadere le cose, sa piangere e
ridere con il suo pubblico, vive autenticamente. Sarebbe
bello approfondire quando e
in che modo nella Bibbia si
parla di riso e sorriso. Mi piace citare quel versetto del
Proverbi in cui c’è scritto «Un
gione P
Leo, la ]
Tincia, I
la comi
presenti
Chiesa c
per le c
estere T
to del V
reis, Gui
ideila CI
fenbach
dolore, Dio è infelice quando
vede la sua umanità distrutta
e disprezzata. Ma Dio sorride, Dio ci sorride.
Volete che non avesse sorriso compiaciuto ad ogni cosa buona compiuta nella sua
creazione? Dio sorride alle
nostre aspirazioni, ai nostri
desideri e ai nostri sogni. In
diversi passi biblici si parla di
un digiuno a lui gradito che
non è curvare la testa, sdra- reaChi
iarsi sul sacco e sulla ceneree delegaz
litigare, ma cercare la giusti-.gna rng/i
zia: dividere il pane con Taf- na, la pn
famato, ospitare chi è senza re della (
casa, vestire chi è nudo. Dio
gradisce dai suoi figli e dalle
sue figlie l’azione, il movimento, lo slancio. Non credo
che un cristiano possa essere
musone. Se «cristiano è('
dirsi quell’uomo che ha potuto stabilire un rapporto personale con Gesù, il suo insegnamento e la sua vita, e che
ogni giorno nuovamente sperimenta codesto rapporto
personale con l’intima redenzione della propria vita»
(Ferdinand Ebner), non possiamo non gioire.
Gesù stesso non è stato
estraneo a provare emozioni,
ba provato indignazione pei
una religiosità ipocrita, dolore per la morte del suo amico, solitudine per l’abbandono del Padre, ma ha anche
amato la donna che lo comprendeva, ha gioito profondamente per i piccoli fan;
ciulli attraverso i quali Dio si
rivela, ha ridato speranza ai
due discepoli sulla via di Emmaus. Se le nostre ferite passate e presenti sono consolate e possono essere guarita
dall’amore di Dio, allora ci 4n
scopriamo essere donne®
uomini liberi di vivere, gioì'
re, e ridere
L'umorismo in laboratorio
L’umorismo è una grande risorsa interiore Che permette, una volta conosciuta e potenziata, di affrontare piccoli e grandi problemi della vita quotidiana. Su questo assunto si sviluppa il corso di comicoterapia dell’associazione
Ridere per vivere, che prevede una serie di laboratori, ciascuno di circa 16
ore, di piena immersione in una dimensione di gruppo. Ogni laboratorio,
che segue un percorso teorico pratico,
prevede 5 momenti. Durante il primo
vengono date informazioni sulla psicologia dell’umorismo, si approfondisce
il rapporto tra il sistema nervoso e il sistema immunitario, tra emozioni positive e sistema immunitario, tra creatività e umorismo.
C’è poi la parte riservata all’antropo
logia dell’umorismo in cui si ricerca, attraverso il mito e la storia, la collocazione che l’umorismo ha avuto nell’evoluzione dell’uomo. Conclusa la parte teorica la persona sperimenta le proprie
emozioni attraverso un percorso pratico diviso in tre momenti: l’espressività
corporea, attraverso giochi che sono
frutto e osmosi di tecniche teatrali e
psicologiche la persona acquista una
maggiore consapevolezza del proprio io
interiore superando la vergogna, la timidezza, l’imbarazzo
Poi c’è la scrittura umoristica creativa, che scardina i binari del pensiero
razionale; si comincia, ad esempio, a
giocare col proprio nome e cognome,
anagrammandolo, fino a inventare
componimenti comici, barzellette. Infi
ne c’è, attraverso alcune visualizzazioi"
guidate, la ricerca del bambino positivi
iQ vjic-i 11i/i11V/ pw-"' . —
che è in ciascuno di noi; le parti d®'
bambino positivo sono la voglia di gì®’
care, la facilità di entrare in contatW
con l’altro, la possibilità di sorprender'
si, meravigliarsi.
Dunque si passa fluidamente dal g'®'
care allo scrivere, dal meditare allo sp®' j,
dando vita alla scintilla dd Pnvs
i- ''’'•‘aliz:
nmentare,
cambiamento. La persona si sperimere
ta nel gruppo in maniera nuova e, sei
sceglie, può ancorare nella vita quoti'
diana ciò che ha sperimentato in qu®'
sta piccola palestra dei sentimenti
delle emozioni.
Per contattare l’associazione: via E®
mogene 83, 00124 Roma; telefono 0
50918236, fax 06-50937892.
Ini Genre
:stan, già
IstoreAll
del culto
to un co
lorgano t
lembrav
ytro co
ordt,Bac
Ilcultc
aquella
Dio può
lascand
stor
Iòle dei
che cose
»astore
asua p
(Sinvole
12,33-3^
leni, e (
Itevi de
tehiar
tibile ni
Don si a'
róde. Pe
tesoro, 1)
cuore». (
iole vuol
äall’ansi
^e noi,
bisogno
che ved
tconomj
lantuari,
»me ca
108) la r
‘la il dei
lo, infati
»oidisi
»i. peri
'ortenia
‘PParter
piparla
«ornar,
%ché
‘ere elir
1».
¡“«corr,
«ritti,
. riostr,
®^Pros
ii
litten
7
1 o MARZO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
-:-2ïa
È stata inaugurata domenica 17 febbraio alla presenza delle autorità pubbliche
La nuova Casa valdese di Torino
I lo Casa, adiacente al tempio di corso Vittorio Emanuele, ospiterà le attività sociali, culturali
ecumeniche e di accoglienza della comunità. Presente anche il moderatore della Tavola
Il il 17febbraio 1928 si inaugurava il grande salone adiacente
al tempio valdese di corso Vittorio Emanuele a Torino. 74 anni
dono, il I ^febbraio 2002, si è inaugurata la ristrutturazione del
medesimo salone, che ora si chiama «Casa valdese». Il progetto
'delle architette Laila Gay e Barbara Citterio ha razionalizzato
u spazio interno, i cui locali si articolano oggi su tre piani e
Mssono così ospitare gli uffici e le sale di attività della comunità, mentre l’esterno è stato rispettato nella sua graziosa struttura d'epoca. La Casa è collegata direttamente al tempio e, insieme, diventano luogo di dialogo e confronto culturale ed ecutnenico, di accoglienza e lavoro sociale.
ÍL
CIOVANNA PONS
- Enel 1928 l’inaugurazione
nri
3bat
). 17,
ks«—...
■ [vista con sospetto e persino
■ [con ostilità daH’ambiente catcittadino, possiamo dire che il 2002 ci ha regalato
non solo una «nuova Casa»
ma anche una «nuova atmosfera», che si è manifestata
nella presenza dei rappresentanti della comunità civile e
religiosa della città al culto
presieduto dal pastore Platone. Erano presenti infatti il
prefetto, Achille Catalani, il
oldo ^sindaco, Sergio Chiamparino,
: con Upresidente del Consiglio coOioè manale, Mauro Marino, l’asè nelsensore alla Cultura della Reando.Igiene Piemonte, Giarhpiero
rutta [leo, la presidente della Provincia, Mercedes Bresso. Per
la comunità israelitica era
presente il presidente, per la
Chiesa cattolica don Favaro e
perle comunità protestanti
estere Thomas Fuchs, delegato del Waldenser Freundeskreis, Günther Krämer, pastore
della Chiesa ugonotta di Offenbach, Andreas Lohf, pastore a Chambéry. Ricordiamo le
leree delegazioni delle chiese di liniusti guamg/ese, svedese e nigeriaI Taf-ina, la presenza del moderato
lom
: sorli coa sua
i alle
osai
li. In
dadi
) che
sdra
re della Tavola valdese, Gianni Genre, dell’ing. Gianni Rostan, già moderatore e del palovi-istore Alberto Taccia. Prima
;redo del culto Olaf Joksch ha tenuto un concerto COSI bello che
èrgano bachiano e organista
sembravano rispondersi l’un
l'altro con le note di van Noordt, Bach e Händel.
11 culto è iniziato indicando
aqaella «libertà» che solo
Dio può donare. La liturgia
ha scandito le tappe della nostra storia rivissuta nelle paiole dei canti corali. Ma oggi
che cosa vuol dire libertà? 11
pastore Platone ha centrato
lasua predicazione forte e
coinvolgente sul testo di Luca
12,33-34: «Vendete i vostri
beni, e dateli in elemosina;
atevi delle borse che non inWcchiano, un tesoro inesauiibile nel cielo, dove ladro
non si avvicina e tignola non
lode. Perché dov’è il vostro
tesoro, lì sarà anche il vostro
nuore». Gesù con queste paiole vuole liberare i discepoli
ansia economica ma anècnoi, come loro, abbiamo
di essere liberati da
ira ci jaaat’ansia, perché apparteine e al mondo occidentale
gioì" al centro l'«uomo
unonaico», le banche come
^luari, i centri commerciali
cattedrali, costituendo
CI la religione del denaro.
^aiPonio non è il dena, ’ Slatti Gesù ha avuto tra i
n^iacepoli anche dei ric¡„’P^nò ha posto loro una
i I?® centrale; «A chi ap
i gio’ “teniamo?». La priorità di
tatto PPartenenza è del tesoro di
Luca. Il denaro deve
.enza
. Dio
dalle
ssere
è da
30tU
perinses che
ispelorto
a revita»
posdato
doni
e pei
doloamindonche
coro)fonfanMosi
za ai
iEffi'
pasisolaarite
mti
a essere un mezzo
8'°’ miseria possa es
Non possiaa 0*® 'n* ricchezza e
roeV 1). ®*i^_zare la spiritualità,
self insieme, possiamo
uoti- li‘^“‘■l'ere alla cos ruzione
qu®' e Un ”^°ndo nuovo, purché
® azioni siano fatte
°re e non per sfrutta
Ef ¡prossimo.
0 Db' jj^P“ il culto sono seguiti
^'bterventi; Emanuele Bot
tazzi ha dato il benvenuto alle autorità e agli ospiti a nome del Concistoro, ricordando che la decisione di ristrutturare i vecchi locali è nata
nel momento in cui la comunità è venuta a conoscenza
dei lasciti delle sorelle Elsa
Ricca e Adriana Magneti Gatto. Il moderatore ha portato 1
saluti della Tavola valdese e
delle chiese valdesi del Rio de
la Piata, chiese che hanno saputo portare una parola evangelica ai cittadini, là dove
un certo tipo di capitalismo
ha reso povero uno dei paesi
più ricchi del mondo, l’Argentina. Il suo augurio è che
la nostra chiesa possa essere
un spazio prezioso di libertà
nella città di Torino.
Il prefetto pensa che si possa lavorare insieme a tutte le
diversità mantenendo la pro
pria identità, e ricorda l’opera
che l’Ospedale valdese, di cui
si è inaugurata da poco la
nuova ala, compie nei confronti degli stranieri. Il dott.
Marino porta il saluto dell’intero Consiglio comunale, ringrazia per la nuova ala dell’ospedale e per la nuova Casa valdese, che considera una
porta aperta su San Salvario e
sulla città, luogo di integrazione, dialogo e confronto.
L’assessore alla Cultura della
Regione, Giampiero Leo, è
stato molto colpito dalla preghiera del pastore per le autorità, alle quali si pensa sempre con spirito critico piuttosto che con spirito di preghiera e pensa che la nostra presenza in città sia una grande
benedizione.
I saluti della provincia ci
giungono dalla presidente
Mercedes Bresso che si congratula per la realizzazione
della «Casa valdese», un luogo dove potranno essere accolti i protestanti che verranno a Torino in occasione delle olimpiadi. Promette di
chiedere alla Regione un supporto per i nostri ospedali che
mettono a disposizione della
società le loro strutture private. È stata particolarmente
colpita dalle parole del pastore sulla povertà e dalle notizie
del moderatore sull’Argentina, perché lei stessa è stata a
Porto Aiegre impegnandosi
per la povertà in quel paese.
Don Favaro parla a nome del
cardinale arcivescovo di Torino, di cui è latore di una lettera. Il cardinale e lui stesso augurano che si possa camminare verso un’unità nella diversità, nella speranza che
questa unità possa diventare
anche visibile. Il presidente
della comunità israelitica si
congratula richiamandosi ai
nostri comuni ideali ed è latore di una lettera del rabbino
capo di Torino.
Dopo la visita alla nuova
Casa, viene offerto un rinfresco a tutti i convenuti e dopo
il pranzo comunitario ascoltiamo il pastore Taccia che ci
racconta la storia di quel
vecchio salone che ha accolto tante generazioni di giovani, i saluti e gli auguri dei
pastori esteri che hanno
condiviso insieme a noi questa giornata, nata sotto il segno di una «porta aperta»;
una porta piccola, adatta a
una minoranza, ma che sentiamo come una grande benedizione del Signore.
Un'iniziativa partita dall'ambiente evangelico
Albano, un «Mosaico» in cooperativa
I
SARA ABBATE
VINCENZO MARZIALE
ROBERTO VITELLI
L 23 novembre 2001 è nata
la Cooperativa di servizi
socio-educativi II mosaico
(info@mosaicoop.it; tei. 3477195197). L’iniziativa nasce
dallo stimolo a partecipare a
un bando pubblico finalizzato alla promozione di iniziative di impresa nell’ambito della cooperazione sociale. Su
iniziativa di un membro della
comunità evangelica ecumenica di Albano Laziale viene
coinvolto gran parte del gruppo giovanile. Inizialmente gli
incontri sono avvenuti in modo informale, per confrontare
aspirazioni e desideri, per verificare esperienze di studio o
lavoro, per interrogarsi sui
progetti per l’avvenire e sulle
difficoltà incontrate da chi
non era ancora entrato appieno nel mondo del lavoro. Poi
l’impegno e la forte motivazione hanno fatto sì che il tutto prendesse,forma velocemente sottoscrivendo il 23
novembre l’atto costitutivo
della Cooperativa. Immediatamente dopo abbiamo presentato a Sviluppo Italia, titolare del bando pubblico, la richiesta di finanziamento del
progetto di impresa.
Il nome scelto riassume
tutta la filosofia che c’è dietro il nostro impegno e nei
nostri obiettivi. Il «nostro
mosaico» è composto di tante tessere diverse, ma tutte
necessarie a realizzare l’obiettivo di un centro polifunzionale che possa far incontrare e interagire persone di
diverse età e ceto sociale, nazionalità e religione. La
scommessa è costruire un
percorso ambizioso sul terreno del mercato. Il fatto che
tale progetto sia nato attorno
a un nucleo inserito in una
comunità evangelica rende
ancor più forte l’impronta
interreligiosa e interculturale
che hanno i nostri progetti
tutti mirati a riaffermare
l’importanza della relazione
interpersonale con particolare attenzione a quelle concernenti soggetti socialmente svantaggiati.
Attualmente sono quattro i
settori di intervento previsti:
la creazione di spazi di ludoteca dove far incontrare
bambini e adulti; un laboratorio interculturale per le
scuole che preveda corsi di
lingua ed educazione ai diritti umani; uno spazio dedicato all’ambiente e al territorio;
la creazione di una banca del
tempo finalizzata a rinsalda
re la rete sociale di mutuo
aiuto e solidarietà. La cooperativa ha già operato in piccoli progetti: due giornate di
animazione per le festività di
Natale presso il gerontocomio e il Centro anziani di Nomi (Rm); l’ideazione e la gestione della festa della Befana
per i bambini del Comune di
Nemi e infine, in convenzione con lo stesso Comune è
stata assunta la gestione della
ludoteca pubblica.
Questa, in breve, la storia
di un’avventura che sta coinvolgendo sempre più persone, in un dialogo aperto e costante con diversi soggetti ed
istituzioni del territorio, a
partire naturalmente dalla
comunità evangelica di Albano Laziale nei cui locali le
nostre idee hanno preso forma, nella speranza di una
collaborazione duratura proficua, coinvolgente. Tra le
priorità che ci siamo posti in
questa fase è socializzare la
nostra iniziativa con giovani
evangelici e non, delle nostre
comunità di Roma e dintorni
e magari confrontarci con altre iniziative simili in Italia.
L’obiettivo è quello di arricchire i nostri saperi e sviluppare insieme nuove prassi e
metodologie incentrate sulla
testimonianza.
; Evangelici a La Spezia: testimonianze
Riflettere insieme
sul senso del ricordo
FRANCA LANDI
..T^ELLE ore decisive in
cui si rivela la caducità
di tanti valori, tutta la dignità
umana consiste nel credere al
loro ritorno» (E. Lévinas).
«Senza memoria la vita non
è vita perché la nostra memoria è la nostra coerenza, la
nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro
agire». Con queste parole Livio Lesma ci fa riflettere sul
senso del ricordo, perché ricordare non è un atto passivo
ma è un rendere chiara la nostra posizione per il futuro, è
il nostro schiuderci, nel riconoscere le radici degli eventi,
e in questo caso le radici della violenza indescrivibile che
ha caratterizzato l’opera del
nazismo nei campi di sterminio. Ricordare allora è agire
perché la violenza e la distmzione dell’uomo non si ripetano, è ricostruire l’uomo e la
sua speranza, ricostruire la
sua immagine offesa.
Ancora oggi la minaccia
per il mondo è l’odio, il fanatismo, l’odio razziale, religioso, etnico, culturale, che come un cancro contagia la nostra società. Auschwitz non è
scesa dal cielo, è stata concepita dall’uomo, resa efficiente dall’uomo, un uomo intelligente e colto, è il frutto di
un odio che ha pervaso la
storia di secoli, intriso di antisemitismo, diffuso sottil
mente nella cultura del tempo, fino a togliere agli ebrei la
dimensione umana e ad accusarli di deicidio.
Ma oggi rimane nella nostra cultura il problema dell’antisemitismo, subdolo e
strisciante. Può essere la memoria un rimedio contro l’odio? «Che ne sarà dell’umanità che non impara dal passato?» (Elie Wiesel). Nelle ore
buie della storia solo istituzioni giuste, salde e democratiche possono arginare la
barbarie da cui l’umanità è
minacciata e risvegliare le coscienze umane alla loro dignità e responsabilità indeclinabile. Indeclinabile in
quanto non possiamo delegare neanche a Dio la responsabilità di quei fatti. Etty
Hillesum diceva: «Non credo
che sia Dio che deve aiutare
l’uomo a difendersi dal male
ma gli uomini devono aiutare
Dio e difenderlo dal Male».
Lungo i percorsi della memoria, a La Spezia, il 24 gennaio scorso, il prof. Ottavio Di
Grazia dell’Università di Napoli e Trieste, ci ha condotto
in una profonda riflessione
sui presupposti culturali e le
radici sociali del nazismo in
Europa. Toccante è stata inoltre la testimonianza di Elan
(israeliano) e Nardin (palestinese) che ci hanno mostrato
un quadro drammatico ma
reale della situazione attuale
in terra di Israele.
OPERA BALNEARE VALDESE G.P. MEILLE
Borgio Verezzi(Sv)
002 PER RAGAZZI.'
I due turni del soggiorno marino 2002 per ragazzi e
ragazze a Borgio Verezzi presso la Casa Balneare
Valdese, Corso Italia, 110 - 17027 Pietra Ligure
(Sv), saranno:
1° turno dal 9 al 22 giugno, età 7-9 anni
(nati tra il 1.01.1993 e il 30.06.1995)
2° turno dal 22 giugno al 7 luglio, età 10-12 anni
(nati tra il 1.01.1990 e il 31.12.1992)
1 moduli per le iscrizioni possono essere richiesti alla
segreteria della chiesa valdese di Torino, Corso Vittorio Emanuele II, 23 - Torino, tel/fax 011.669.28.38.
Tèrmine delle iscrizioni: 20 aprile.
Si cercano anche dei monitori per l’animazione e la
cura dei ragazzi e
ragazze. Le persone interessate
devono fare domanda alla Commissione, presso
la segreteria della
chiesa valdese di
Torino, entro il
31 marzo 2002.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita
!E
VENERDÌ 1“ MARZO
Una visita all'opera sociale metodista «Casa mia-Emilio Nitti» di Napoli-Ponticelli
Un Centro al servizio del territorio
Attualmente si svolgono un doposcuola per i ragazzi e ragazze delle medie inferiori e superiori
e per i bambini delle elementari, un'informazione sanitaria di base, un corso dj taglio e cucito
Prima di giungere all’area non recintata di «Casa mia» a
Ponticelli, il direttore Salvatore Cortini mi fa girare per il quartiere che solo il maestoso Vesuvio rende dignitoso: casoni costruiti in fretta e furia da un’edilizia che ricorda certe periferie
delle povere città russe dove è evidente che nessuna urbanizzazione è stata prevista; solo strade sconnesse conducono ad abitazioni-alveari povere e inospitali; un totale squallore di panorama a mezzo fra il villaggio trascurato e la campagna desolante da cui si ha voglia di fuggire, che si vorrebbe dimenticare.
Poi, là in fondo, ci sono costruzioni modeste e prefabbricate ma
in cui si scorge un impegno di manutenzione, un prato che, anche se modesto, è curato e pulito, una casetta in legno con le
tendine alle finestre: è il Centro «Emilio Nitti», oggi «Casa
mia», costruito nel quadro degli interventi predisposti in occasione del terremoto del 1980 e realizzato dalla Fcei per essere
poi preso in carico nel 1992 dall’Opcemi.
FRANCO CALVETTI
SPINGENDO una porta
che non ha certo le caratteristiche di un portone sicuro, si arriva in uno stanzone,
accogliente nella sua essenzialità, dove una ventina di
ragazzi sono intenti a lavorare chini su libri e quaderni; in
mezzo a loro un’adulta: è la
diacona Mena Gioia, tutta intenta a spiegare, colloquiando con un ragazzo che sembra applicarsi ad ascoltarla,
nel capire quel mondo in cui
i libri lo interpellano con
compiti di una certa difficoltà. Sono i ragazzi e le ragazze delle scuole medie inferiori e superiori che vengono qui a svolgere i loro compiti sotto lo sguardo attento e
premuroso di persone che, a
differenza delle loro famiglie,
sanno guidarli, incoraggiarli,
fare loro capire certi passaggi
complicati del sapere.
In un altro stanzone adiacente due insegnanti colloquiano fra loro aspettando
quei ragazzi delle elementari
che, usciti dalla scuola del pomeriggio, troveranno orecchi
pazienti e menti sperimentate
che li aiuteranno a capire ciò
che nelle ore scolastiche non
hanno avuto modo di apprendere e coscientizzare. Le
due insegnanti parlano volentieri e con trasporto dei loro
ragazzi e sono certe che essi
sapranno fare tesoro delle loro spiegazioni in modo (come
ce lo ha spiegato don Milani)
che essi sapranno affrontare il
mondo e affermarsi con lo
studio. Il loro compito non è
semplice: 23 sono gli iscritti
che frequentano le classi elementari e tutti hanno problemi e modi di apprendere differenziati e complessi. Anche
i genitori sono seguiti tramite
colloqui, in modo da essere a
conoscenza dei problemi scolastici dei figli. Queste due attività rappresentano l’impegno di sostegno e recupero
scolastico per tre ore al giorno, seguiti da operatori e volontari. L’intervento vuole andare oltre l’apprendimento
formale e vuole affrontare finalità più ampie che rispondano ad aspettative quali la
crescita, la formazione, la socializzazione.
Per quanto riguarda i progetti edilizi, essi consistono
nel pensare ad attrezzare nel
migliore dei modi le aree verdi affinché Casa mia diventi
un punto di riferimento territoriale, magari con la presenza di un dipendente che possa usufruire di un posto di lavoro. Un sogno? Quello di arrivare a offrire una piscina
per gli abitanti di questa zona
completamente dimenticata da coloro che pure sono
chiamati a pensare al Welfare
(legge 328). Lasciando il Cen
tro ho l’impressione di aver
vissuto alcune ore in un avamposto irrinunciabile per
quell’evangelismo italiano
cbe fa del sostegno a chi non
ha il minimo indispensabile
per la qualità della vita quello
che un proverbio cinese indica come un antidoto per progredire: «Non dare al povero
un pesce per sfamarsi un solo
giorno, ma una canna per pescare tutti i giorni, da soli».
Per l’intervento offerto agli
adulti, il Centro pratica una
attività di informazione sanitaria (esemplare è ciò che si
va facendo per gli immigrati
in collaborazione con la Caritas), specie per quanto riguarda la preparazione delle
donne al parto, in collaborazione con l’ospedale evangelico di Ponticelli: 150-200
donne ne hanno già beneficiato. E sempre per le donne
è stato realizzato ed è tuttora
attivo un corso di taglio e cucito, senza dimenticare gli incontri tematici per le abitanti
del quartiere. Il Comitato di
gestione (7 con voce delibe
rativa e 3 con voce consultiva
attorno alla presidenza attualmente assunta da Rosanna Ciappa Nitti) ba anche intrapreso un’attività di convegnistica sempre su argomenti
pertinenti alla cittadinanza,
come quello su «Creare lavoro, creare speranza». Sono
tanti gli olandesi, americani,
tedeschi che sono passati a
«Casa mia» e sono venuti in
contatto con i problemi affrontati dal Centro.
E per il futuro? Il direttore
mi parla con entusiasmo di
quanto essi intendano lavorare per qualificarsi per sviluppare le potenzialità del quartiere, proporre stabilmente
un’attività teatrale. «Il treno
di cartone» è già stato realizzato nell’ambito del programma «Scuola estiva 1995» con
l’assessorato all’Educazionne
del Comune di Napoli, cosi
come «Ragazzi in città» negli
anni 19.98-99. Anche l’educazione ambientale ha trovato
spazio: nel 1996 sono stati avviati momenti di studio, animazione, gioco ed escursioni.
........-X . Î •
Il centro «Casa mia-Emilio Nitti» a Ponticelli
Alla Chiesa valdese di Aosta
Un inizio d'anno ricco
di variegate iniziative
LILIA DURAND
D OPO i culti di Natale, in
I
città e a Courmayeur con
la partecipazione del missionario battista statunitense
Larry Lowery e della sua numerosa famiglia, il 13 gennaio
si è svolta la Festa dell’albero
con animazioni, canti, poesie
realizzati dalla scuola domenicale e dal catechismo. A
causa dei lavori di ristrutturazione dei nostri locali non è
stato possibile organizzare
l’agape tradizionale.
Nèlla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si
sono svolti due incontri: il primo nella chiesa cattolica dell’Immacolata e il secondo nel
nostro tempio. Le predicazioni sono state due per incontro
e hanno coinvolto anche la
pastora Elisabetta Ribet; le liturgie sono state animate con
la partecipazione di molti lettori e lettrici delle varie chiese
cattoliche ed evangeliche presenti in valle. Ma non ci siamo
fermati alla preghiera: prendendo spunto dal versetto
che dava il tema all’intera settimana, «In Te è la sorgente
della vita», abbiamo deciso
insieme di raccogliere le nostre offerte per sostenere
l’Azione apostolica comune
della Cevaa nella regione del
Nyengo, in Zambia, dove da
anni prosegue con fatica il lavoro di manutenzione di un
canale, strumento vitale per
l’agricoltura e unica via di comunicazione della regione.
Salutandoci, ci siamo dati appuntamento per marzo, in
due incontri di studio comune della Charta oecumenica.
Per i festeggiamenti del
XVII Febbraio la comunità ha
avuto l’opportunità di recarsi
alle Valli, invitata dalla chiesa
di San Secondo. È stata una
occasione molto bella e particolare perché abbiamo potuto rivedere il pastore Marchetti, che fino a settembre
scorso è stato in mezzo a noi:
abbiamo ascoltato il messaggio del pastore Ermanno
Genre, decano della Facoltà
■'*' ' T XVII Febbraio: dibattito di attualità per le chiese milanesi
I credenti di fronte al denaro
SERGIO RONCHI
. T L 17 febbraio del 1848 lo
>> A Statuto albertino con
cesse i diritti civili a valdesi
ed ebrei. Fu data la libertà. E
oggi, ricordando quell’evento
epocale, che nelle valli valdesi è celebrato con falò,.va detto che la libertà ba a che fare
anche con i problemi dell’economia. Per questo la
Fcei ha proposto quale tema
di riflessione il rapporto tra
fede e denaro». Lo ha ricordato Samuele Bernardini, del
Centro culturale protestante
di Milano, aprendo la tavola
rotonda su tale tema con la
partecipazione di Giorgio
Guelmani (condirettore di
Gioventù evangelica), del pastore battista Martin Ibarra e
di Matteo Passini, direttore di
Banca etica.
«Il linguaggio pseudoreligioso dilaga in economia»,
ha esordito Guelmani. Basti
pensare a espressioni quali
«miracolo economico» o new
economy, formula carica di
messianismo: artifici tesi a
coprire di mistero le scienze
Per la pubblicità
su
«
tei. 011-655278, fax 011-657542
economiche, che pure parlano di libertà. Liberismo, appunto, vale a dire una «libertà» fondata non sulla responsabilità bensì sulla irresponsabilità. Il contrario dell’esigenza di trasparenza come pure della vera globalità,
concetto su cui le chiese, i
credenti, i protestanti hanno
molto da dire perché il mondo è uri mondo unico uscito
dall’atto creatore divino. Tale
mondo va governato anche
economicamente; e su ciò bisogna intendersi. Etimologicamente economia significa
«governo della casa». Allora
sorgono i conflitti all’interno
della casa per amministrarla.
«L’economia - ha aggiunto
Guelmani - è moltiplicazione
del denaro a scapito di tutto
il resto. Si vedono i costi, i
prezzi, ma non ciò che sta
dietro; chi ha lavorato, magari bambini del Terzo Mondo...». 1 cristiani devono parlare di economia, ne hanno il
dovere. In fondo la Bibbia
parla più di economia che di
questioni sessuali.
Una questione, appunto,
quella economica, che tocca
per forza le chiese, che non
parlano mai di tali problemi.
«Bisogna perciò interrogarsi
sul perché di questo silenzio ha detto Ibarra - perché soffriamo di mancanza cronica
di risorse o forse perché è una
questione imbarazzante in
quanto il fattore economico
divide tra ricchi e poveri, tra
Nord e Sud». In altri termini,
le problematiche economiche
sono state ghettizzate dalla
teologia, che ha preferito
concentrarsi su temi «più alti»: cristologia. Trinità...
Invece quelli economici
non sono problemi secondari, anzi. Lo ha sottolineato
Passini nel dare la definizione di un fenomeno economico; la «finanziarizzazione»
dell’economia: «Un fenomeno molto preoccupante, perché si tratta di spostare ingenti masse di denaro (miliardi di dollari) con un semplice tasto di computer. E
tutto parte dalla voglia di libertà, la libertà di cercare il
massimo guadagno. Allora
bisogna partire da un concetto tutto protestante, quello di
responsabilità». La responsabilità comporta trasparenza e
la trasparenza è, appunto, la
caratteristica della finanza
etica. Essa si pone come sforzo culturale teso a spiegare
con la massima chiarezza i
movimenti del denaro: provenienza, impiego... Proprio
perché i disastri, anche ambientali, sono generati dalla
mancanza di trasparenza.
«Per tale ragione - ha proseguito Passini - vanno sostenuti progetti trasparenti, va
sostenuta la cooperazione».
Infatti che cosa è, in fondo,
una banca etica? È una banca
responsabile.
XVII Febbraio: agape fraterna a Milano
Gli evangelici riuniti
per un pomeriggio corale
ROBERTO BELLINI
I
L XVII Febbraio a Milano
ha riunito, come ogni an
no, sorelle e fratelli delle
chiese battiste, metodista e
valdese della città per una
agape fraterna. Quest’anno si
è svolta nei locali della chiesa
metodista di via Porro Lambertenghi e tra i vari tavoli,
apparecchiati con buon gusto e in modo variopinto, si
sono raccolti circa 140 partecipanti che hanno consumato, in spirito di gioia del ritrovarsi assieme, un pasto ricco
e curatissimo a partire dagli
antipasti sino al dolce.
Alle 16 ha avuto inizio, in
chiesa, un pomeriggio musicale con la partecipazione del
gruppo degli ottoni della
Chiesa battista di Milano (via
Pinamonte da Vimercate) diretto dal maestro Ernesto
Lancellotti, dalla corale valdese diretta dal maestro Demetrio Costantino e dalla corale metodista diretta dal
maestro Christopher Howell.
I bravi strumentisti del gruppo battista hanno aperto il
pomeriggio e hanno eseguito
anche altri interventi durante
il pomeriggio. La corale metodista ha presentato alcuni
brani e in modo particolare
va menzionata la Benedizione
composta dal maestro Howell
che veniva eseguita per la prima volta. Sempre di Christopher Howell abbiamo apprezzato anche un brano
(pure questo in prima esecuzione) cantato dal mezzosoprano Elisabetta Paglia dal titolo Come devo andar pastore. I brani cantati dalla corale
metodista hanno visto la partecipazione del maestro Antonio lannarone alla tromba.
La corale valdese, dopo un
' inno, ha cantato il Salmo 100,
musicato dal maestro Demetrio Costantino, poi ha eseguito per la prima volta un altro brano del maestro Demetrio Costatino composto proprio in occasione della ricorrenza del XVII Febbraio: questo brano ha più volte coinvolto i partecipanti nel canto
di un ritornello.
È stata una giornata nel
quale si è ricevuto dal Signore una particolare «benedizione», come ha ricordato, al
termine, il pastore Giovanni
Anziani. Benedizione riconoscente per i doni di fraternità
offerti ad altri, e per i doni di
allegrezza per un pomeriggio
ricco di spiritualità. Tutti, nel
tornare a casa, si sono portati
dentro un senso di gioia e anche riconoscenza al Signore
per aver potuto partecipare a
un evento di genuina comunione fraterna.
valdese di teologia, che
presieduto il culto, e sopì
tutto abbiamo incontratol
relie e fratelli di quella chji
una chiesa così numerosj,
spetto alla nostra, infini
mente più piccola, che cjÉ
fatto sentire, proprio nella?
correnza del XVII Febbri
parte del popolo valdese. 1
Dopo un’agape abbondi
te e squisita, nel primo
meriggio, con semplici
efficaci parole ci sono
presentate le dolorose cor
zioni di vita dei nostri %
e sorelle delle chiese del
de la Piata recentemente
tate dal pastore Genre. I
gno modestissimo ma tan|
bile della nostra solidariei
è concretato in una collj
destinata a sostenere in Ui
guay uno specifico progei
di assistenza per bambi
Siamo molto riconosca
per l’accoglienza e labd
giornata passata alle Valli
Poiché la pastora saràa(
nevra la prima domenica
marzo per la predicazione
quefia città, si è deciso di
mandare al 10 marzo ilei
curato dalle donne pei
Giornata mondiale dipij
ghiera, al quale partecig'
ranno sorelle della Chitj;
awentista e della Chiesa
tolica. Tra marzo e aprilej
sta organizzando l’abitii
scambio di pulpito confi
mico don Ferruccio Bnin
parroco di Saint-Etienne,
quest’anno titolare della
rocchia di Aymaville.
Roma
Il ricordo
del XVII
Febbraio
Le comunità evangeliche
Roma sabato sera hanno cd
brato con un ricco progta
ma il XVII Febbraio ne:
chiesa valdese di piazzai
vour. La corale della Ghie
valdese di Forano Sabino,
retta da Chun Soon Sub.l
iniziato la serata; la parted[
zione del solista lun Chi
Sub e della pastora Sabi
Vosteen con il violoncel
hanno arricchito il pro^
ma. I vari pezzi sono statip
sentati con delle letture fe
da Lorella Lintozzi e UgoW
Ha fatto seguito la prese
razione del Gruppo teatrale
fiore azzurro» di Frosinont
dramma sulla memoriaùii
sa del mago. Con testi di Fu
co Dionesalvi e musiche
Pietro Picchi, il drammi
svolgeva nella Calabria'
1560-61 durante lo stermii
dei valdesi da parte dell'
quisizione che non ricordi
soltanto gli avvenimenti
quegli anni tragici ma W
riflettere anche sui mecc®
smi che portano a queste®
nifestazioni di intolleran®
di violenza contro le nt®
ranze e chi pensa dive®
mente da chi tiene in mai|'
potere. La serata si è cond<
con un buffet offerto dalla*
munirà di Roma, un mo®
to di simpatica fraternità.
Ogni comunità celeb®
nella propria sede il culto
XVII Febbraio. Nella eh®
valdese di via IV Novemb®
Comunità francofona
unita alla comunità lo**’
iied
per l’occasione: dopo
molti sono saliti sul terr^
canti
per un rinfresco e per
il Giuro di Sibaud intom
un piccolo falò.
IVI
ui
«I
Mez
to cl
ta u
gent
relh
nell’
cere
gliei
esse
si es
segr
l’inv
som
weel
per (
cui ■
pres'
In
me i
cati
nien
afric
do a
spila
che
una
to n
Mez
chie
puri
graz
aprii
telli
chiei
viam
sape
culti
per 1
il ter
chin
L’e
ome
coni
dist!
con
Cevi
to it
Fl(
T5
state
Rena
15fel
comi
ria: 1
la pr
delle
valde
foga
vald
chiei
ma,
Bibb
satur
valde
man
C
Ï
11 pi
StO]
le, t
9
Mizo J venerdì 1° marzo 2002
Vita
PAG. 9 RIFORMA
Due esperienze, in Emilia e in Piemonte, di accoglienza nelle chiese evangeliche
Mezzano: arriva
un missionario africano?
a, che
e sopii
ntratot
Ila chis
nerosa]
infini¡‘
che eli
0 ne
Febbri
äese.
bbondt
rimo
iplici
ono
>se COI
itri frat
36 del
lente
nre. 114
mataà
idarieti
a coup
[■e inUi
progei
bambi
noscei
e la bel
3 Vais,
saràal
nenica
:azione
ciso I
zo ilei
ne pei
e dipi
artecip
la Chip
hiesa
3 apriltj
l’abitti
3 coni!
3 Ermi
:ienne,i
deUa
gelichd
inno di
aio nel
iazzaC
la Chii
abino,
n Subii
aarteej
in Cha
a Sabi
iloncel
I stati p
itureö
Ugo Vi
a presi
leatrale
osinone
inaiai
ti di FU
usiche
•aninu
abriai
sterniii
e dell'l
ricord*
i menti
Tia fattt*
mecca!
ueste la
IleranS
le mi®
di veti
n mac®
; conci®
1 dalla!
1 moia!
rnità.
:elebt»
1 culto'
Ila chi®
vetnbr®,
fona
tà lo®
30 il 0®
I terra®
er can“
intorn'
___FRANCO TAGLIERÒ
T > ECCEZIONALITÀ di
quello che succede a
Mezzano Inferiore sta nel fatto che qui ha preso ormai vita una chiesa integrata tra
gente del posto e fratelli e sorelle ganaensi immigrati
nell’ultimo decennio. Qui si
cerca di andare oltre l’accoglienza dello straniero per
essere chiesa insieme!» cosi
si esprimeva Charles Klagba,
segretario della Cevaa per
l’invio e lo scambio di persone, giunto in Emilia nel
week-end del 19-20 gennaio
per conoscere l’esperienza di
cui anche il Sinodo 2001 ha
preso atto con gioia.
In molte città, in Italia come in altri paesi europei toccati dalla migrazione proveniente dal Sud, le comunità
africane si riuniscono in rqodo autonomo, chiedendo ospitalità a comunità evangeliche locali, ma mantenendo
una fisionomia etnica molto marcata. L’esperienza di
Mezzano vede invece una
chiesa metodista storica,
purtroppo colpita dall’emigrazione dei suoi membri,
aprirsi con entusiasmo ai fratelli e alle sorelle africani. La
chiesa non è più la stessa, ovviamente, ma tutti sono consapevoli che rincontro tra
culture diverse è di stimolo
per la testimonianza in tutto
il territorio ed è tale da arricchire la fede di ognuno.
L’evangelista Solmon Dwaomena, membro come i suoi
confratelli della Chiesa metodista del Ghana, ha ricevuto,
con il rappresentante della
Cevaa, i membri del Comitato italiano, il presidente del
distretto e i membri del Consiglio di chiesa di Parma con
l’obiettivo di mettere a fuoco
il progetto di avere sul posto
un pastore africano, possibilmente ganaense, che possa
guidare la comunità africana,
integrandola con le realtà
metodiste della regione e tessere una rete di contatti con i
vari gruppi evangelici di immigrati che qua e là si riuniscono per il culto e la preghiera, provenendo da diversi paesi africani.
Il pastore Massimo Aquilante, presidente della Commissione esecutiva del II distretto, ha tenuto a sottolineare che questa esperienza
vuole essere una testimonianza viva di fraternità e di
accoglienza dello straniero in
un tempo in cui nel nostro
paese si vogliono erigere
nuove barriere di stampo
razzista. Klagba ha poi dichiarato l’impegno della Cevaa nella ricerca della persona che forse già all’inizio
dell’autunno potrebbe prendere in mano la nuova comunità. Bruno Loraschi a
nome del Consiglio di chiesa
di Parma e Mezzano ha assicurato tutto l’appoggio locale, sia dal punto di vista del
sostegno alla persona che
verrà, sia per risolvere i problemi logistici.
Da parte sua il presidente
del comitato italiano per la
Cevaa ha colto l’occasione
per presentare la realtà della
Cevaa sia alla comunità di
Mezzano che a quella di Parma, riunita la domenica per il
culto. In un clima di grande e
spontanea fraternità l’incontro si è concluso con un
gioioso pranzo comunitario.
■' Il XVII Febbraio a Imperia
Flash di storia valdese
MARIE-FRANCE MAURIN
Tre date della storia vaidesi, tre «flashes», sono
state illustrate dal pastore
Renato Coisson alla cena del
15 febbraio organizzata dalla
comunità valdese di Imperia: 1174, Valdo, la povertà e
la predicazione dei laici e
delle laiche: il movimento
valdese. 1532, Chanforan, la
foga di Farei per convincere i
valdesi a organizzarsi in
chiese aderendo alla Riforroa, e la traduzione della
Bibbia finanziata con la tosatura delle pecore: la chiesa
valdese. 1848, Beckwith, l’emancipazione e la nuova
possibilità della diffusione
della Bibbia in tutta Italia: la
missione valdese.
Il filo rosso che lega queste
date attraverso i secoli è la
centralità della Bibbia, la difesa della libertà dell’individuo, l’impegno nel mondo e
l’apertura verso una dimensione europea e mondiale.
Più di 40 persone hanno partecipato alla cena, tra cui numerosi amici e amiche di
questa nostra piccola comunità. Abbiamo ascoltato con
piacere brani di musica classica del maestro Antonio Rostagno, ebreo, che risponde
sempre con generosità alle
nostre richieste.
Centro culturale
valdese
Facoltà valdese
di teologia
Collegio valdese
Università estiva 2002
Il protestantesimo ieri e oggi
secondo corso aul Novecento
8'12 luglio
Sede: Collegio valdese - Torre Pellice
il programma dettagliato del corso verrà segnalato al più presto possibile. Per informazioni: segreteria del Centro cultura0121-932179; e-mail: centroculturalevaldese@tin.it
Regala un abbonamento a
Intra: allestita una casa
per gli immigrati
Accogliere gli stranieri, offrendo temporaneamente
una casa a chi ha difficoltà a
trovarla: nasce in questo spirito la Casa di seconda accoglienza per immigrati di Intra
(Nn), sostenuta dalla locale
Chiesa metodista, in rete con
il Comune, la Caritas e altre
comunità evangeliche della
zona. La Casa sarà inaugurata ufficialmente il 6 aprile ma
ospita già alcune famiglie:
una struttura che comprende sei alloggi e ospiterà famiglie di stranieri in difficoltà
per un periodo massimo di
sei mesi. «Per gli immigrati il
problema dell’alloggio è
molto grave - spiega la pastora di Intra, Anne Zeli -:
spesso riescono ad avere un
lavoro, ma non a trovare una
casa dignitosa.
È a queste persone che si
rivolge il nostro progetto; la
Casa di seconda accoglienza
infatti è a disposizione di chi,
pur essendo già inserito dal
punto di vista lavorativo, non
ha ancora trovato un’abitazione per sé e per la propria
famiglia». Per far conoscere
alla cittadinanza il lavoro che
la Casa si appresta a fare, la
Chiesa metodista ha organizzato una «giornata porte aperte» lo scorso ^ febbraio
«anche per prevenire attraverso il dialogo e Tinformazione - spiega ancora la pa-'
stora Zeli - la diffidenza, se
non l’ostilità, che si registra
spesso quando si affronta il
problema immigrazione».
Gli stabili della Casa di accoglienza sono stati danneggiati dalla grave alluvione che
ha colpito il Piemonte e la
Valle d’Aosta nell’ottobre del
2000: in quell’occasione la
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei)
promosse una specifica sottoscrizione per gli alluvionati, assegnando alla casa di Intra 20 degli 81 milioni di lire
raccolti. Grazie a questo nuovo progetto viene rilanciata
in modo significativo la presenza e la testimonianza delle chiese evangeliche nella
zona: risale al 1864, un anno
dopo la nascita della comunità metodista di Intra, la
creazione di una scuola che
alcuni anni dopo, nel 1885, fu
trasformata in orfanotrofio.
L’Istituto Pestalozzi, nato alcuni anni più tardi, ospitò fino al 1937 centinaia di bambini provenienti da ogni parte d’Italia. La Casa di accoglienza è una nuova risposta
alle sfide più attuali. «L’immigrazione causata dalla
guerra, dalla povertà e dalla
disperazione è un vero dramma sociale, al quale la chiesa
metodista intende rispondere con nuovi strumenti», dice
la pastora Zeli.
La ristrutturazione dei vecchi stabili è stata possibile
anche grazie a un contributo
della Regione Piemonte. L’organizzazione dell’accoglienza
e la gestione della Casa avverranno in stretta collaborazione con il Comune di Verbania. «Con questa attività conclude Anne Zeli - la Chiesa evangelica metodista di Intra, sostenuta dalle chiese sorelle, intende proseguire nella
testimonianza tangibile dell’amore fraterno, che si traduce in solidarietà e accoglienza
verso i “minimi”, ricordando
che “Ero straniero e mi avete
accolto nella vostra casa’’»
(Matteo 25,35). CnevJ
L'associazione di Palermo
«Pellegrino della terra»
prosegue l'attività
VIVIAN WIWOLOKU
Lf ASSOCIAZIONE «PelleI grino della Terra» continua a portare avanti, con efficacia, il suo lavoro di recupero e di attività di mediazione
culturale a Palermo, grazie al
costante sostegno e impegno
di amici e soci. In questi ultimi anni il numero delle ragazze recuperate dalla rete
della tratta e prostituzione è
di 78. Purtroppo altre ragazze hanno chiesto il nostro
aiuto per venir fuori dalla loro condizione di schiavitù,
ma non abbiamo potuto fare
molto perché privi di risorse
finanziarie e di possibilità di
un nuovo lavoro. Tuttavia, il
Centro culturale di via Candelai prosegue il suo lavoro
con impegno e passione nella sua attività di ristorazione,
mediazione culturale attraverso programmi che prevedono concerti, teatro, animazioni e conferenze; nonostante si registri un calo di
presenze dovuto all’effetto
11 settembre.
Anche il Centro di ascolto
di via delle Pergole continua a
lavorare efficacemente instaurando i primi contatti con
ragazze prostitute e immigrati
e, cooperando con altre associazioni, offre alle ragazze accoglienza e agli immigrati un
punto di ritrovo e di distribuzione di viveri di prima necessità. La volontaria missionaria
metodista Shelley Cavalieri,
che si occupava del centro, ha
terminato a dicembre il suo
periodo in Sicilia. Siamo alla
ricerca di una nuova volontaria che prenda il suo posto
per un lavoro così importante, che nel frattempo il centro
va avanti con l’aiuto dei soci e
di una ragazza che svolge già
il suo lavoro.
Insieme all’associazione
dei Comboniani portiamo
avanti il corso di «taglio e cucito» e fra poco daremo inizio
al corso di «economia domestica», che avrà luogo a febbraio presso il Centro diaconale La Noce di Palermo,
pensato per le ragazze che si
preparano a svolgere un lavoro come colf presso le famiglie. Il nostro centro ha intenzione di realizzare una
cooperativa di servizi che si
occupi della sistemazione di
coloro che hanno ricevuto
un’adeguata preparazione
attraverso i corsi.
Inoltre il «Pellegrino della
Terra» collabora con l'associazione delle donne «Our
hope of joy» in Nigeria per
l’inserimento nel mondo del
lavoro delle donne che dall’Italia sono uscite dal giro
della prostituzione e sono
tornate in Nigeria. «Our hope
of joy» chiede il nostro contributo per un progetto che
comprende una piantagione
di palme per la produzione di
olio di palma. Per continuare
a portare avanti il nostro lavoro contiamo ancora sulla
collaborazione, sull’appoggio
e sul contributo prezioso che
ciascuno vorrà darci.
AGENDA
1° marzo
TORINO — Alle ore 17,45, a Palazzo Cavour (via Cavour
8), per l’iniziativa «La donna e l’arte», nel corso dell’incontro
letterario «Parliamo di lei», verrà presentato il libro «Piccole
storie di fede» di Piera Egidl Bouchard.
MILANO — Alle 17, alla chiesa metodista (v. P. Lambertenghi 28), per la serie «Perché Dio? La ricerca religiosa nella
letteratura europea del Novecento», Remo Bodei parla su
«Nietzsche, Sartre e Camus: negazione, nausea e sofferenza».
2 marzo
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante
«Pier Martire Vermigli» (via Manzoni 19/a-21), il pastore Gino Conte parla sul tema «Giovanni Calvino nel suo e nel nostro tempo». Modera l’incontro il pastore Piero Bensì.
3 marzo
ROMA — Alle 10,30, allTstituto Taylor (v. delle Spighe 8)
inizia la festa delle scuole domenicali, con culto, pranzo animato, giochi, canti e preghiere. Per informazioni rivolgersi a
Lidia Ribet (06-6795426) o Giorgio Rainelli (06-77206543).
5 marzo
MILANO — Alle 18, nella sala della Claudiana (v. Sforza
12), a cura del Centro culturale protestante, il past. Giovanni
Anziani conduce il primo studio biblico della serie «Il Dio
della Bibbia e la violenza», su Genesi 4, l-15eAtti5,1-11.
ROMA — Alle 18, nell’aula magna della Facoltà valdese di
teologia (via P. Cossa 40), Gianna Sciclone e Peter Giaccio discutono il tema «La Carta ecumenica di Strasburgo e l’Europa pluriconfessionale». Presiede Maria Bonafede.
6 marzo
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il Centro culturale protestante. Grado
G. Merlo, Giorgio Tourn e Susanna Peyronel presentano il libro di Carlo Papini «Valdo di Lione e i “Poveri nello spirito”»
(Claudiana). Sarà presente l’autore.
7 marzo
MILANO —Alle 18, nella sala conferenze di Palazzo Dugnani (v. Manin 2), Antonino Di Francesco e Giorgio Rochat presentano il libro a cura di G. Paolo Romàgnani «La Bibbia, la
coccarda e il tricolore. I valdesi tra due emancipazioni: 17981848» (Claudiana, 2001). Coordina Susanna Peyronel.
SIENA — Alle 18, neUa Cappella del Manto (Santa Maria della Scala, piazza del Duomo 2), il prof. Giuliano Vigini, mons.
Gaetano Rutilo e il past. Eugenio Stretti parlano sul tema
«Agostino d’Ippona, un credente nella storia», con presentazione del volume «Le “Confessioni” di Sant’Agostino». Interviene Antonio Buoncristiani, arcivescovo di Siena.
GENOVA — Alle 17,30, nella sala della Società ligure di Storia
patria (palazzo Ducale), per il ciclo del Sae dedicato ai profeti, Gabriella Caramore parla sul tema «Profezia e modernità».
8 marzo
PIACENZA — Alle 17,45, alla chiesa metodista (v. S. Giuliano),
la past. Giovanna Pons parla su «Donne: scienza e teologia».
9 marzo
TORINO —Alle 15, nella sala conferenze dell’Archivio di
Stato (p. Mollino 1, ang. p. Castello), Isabella Massabò Ricci,
Gabriella Ballesio, Patrizia Celotto, Renata Yedld Levi, Paola
De Ferrari e Bruna Peyrot discutono il tema «Archivi in dialogo: storie di donne da non dimenticare». Introduce e presiede i lavori Doriana Giudici, presidente Fdei. Alle 10,30, visita guidata da Maria Gattullo ai saloni juvarriani dell’Archivio di Stato (p. Castello 209). Per adesioni tei. 011-657971.
BERGAMO — Alle 17, al Centro culturale protestante (v. Tasso 55, I p.), la prof. Anna Rollier parla sul tema «Europa e
bioetica: decisioni e in-decisioni europee nella “Convenzione sui diritti umani e la biomedicina”».
MILANO —Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), Gabriele Mandel e Paolo Ricca parlano sul tema «Le religioni di fronte alla guerra».
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo.
CRONACHE DALLE CHIESE
SAN SECONDO — Il 17 febbraio, dopo il culto, ha avuto luogo il tradizionale pranzo comunitario con la presenza del
decano della Facoltà valdese di teologia Ermanno Genre,
che dopo aver tenuto la predicazione ed essere stato gradito ospite, ha illustrato la situazione delle nostre chiese
del Rio de la Piata. La gioia per questa giornata è stata
condivisa con le sorelle e i fratelli della chiesa valdese di
Aosta, che ringraziamo per la loro partecipazione. Nella
serata, la filodrammatica ha presentato il lavoro preparato per l’occasione: la commedia brillante in tre atti «I milioni dello zio Veteroff». II numeroso pubblico presente
ha mostrato di gradire e apprezzare il lavoro svolto dal
gruppo, a cui va il nostro ringraziamento per l’impegno
dimostrato (in particolare il sig. Franco Rivoiro).
• La comunità è stata allietata dalla nascita di Tommaso,
di Paolo Raserò e di Raffaella Balmas: un caro augurio ai
genitori e un benvenuto al piccolo.
• Il 16 febbraio si sono svolti i funerali del fratello Aldo
Codino; ai familiari va la nostra solidarietà cristiana.
Per la pubblicità,
inserzioni, annunci su
tei. 011-655278
fax 011-657542
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 1“ MARZO 20flj
LA NOSTRA TV
QUOTIDIANA
FULVIO ROCCO
Quattro ore al giorno davanti
al video. È questa l’ultima statistica che riguarda, in particolare, il pubblico più giovane. È solo
una media. Ci sono punte molto
consistenti di otto ore al giorno e
oltre. Una massa vastissima di
assetati di immagini e affamati
di parole. Che cosa bevono e di
che cosa si nutrono questi milioni di assetati e di affamati? Negli
ultimi tempi i soliti sociologi,
psicologi e tuttologi si affannano
a spiegare il fenomeno e la stessa
tv recentemente ne parla spesso
nei famigerati «talk-show».
Che si dice? Si dice che la tv è
sempre più volgare, aggressiva
e vuota di contenuti culturali e
di satira intelligente. Questa valutazione riguarda soprattutto lo
spettacolo. Anche quelli che lo
gestiscono e ne
sono protagonisti fanno autocritica purché
dominati esclusivamente dalla
rigorosa obbedienza alla linea e
alle scelte politiche degli Stati
Uniti. £ allora che cosa si può fare? Tenere spenti i televisori e
guardare soltanto pochi programmi interessanti? No, non è
con la resistenza passiva che si
può risolvere una situazione come questa. È tempo di impegno
civile che si può manifestare anche, per esempio, con il girotondo di protesta intorno alla Rai in
programma per il 10 marzo.
In questi giorni si è finalmente rinnovato il Consiglio di amministrazione della Rai. Abbiamo assistito a una tristissima sceneggiata che si è conclu____________ sa con una lottiz
La televisione
accompagna
e scandisce la nostra
vita quotidiana. È
zazione peggiore
delle tante che si
sono registrate
negli ultimi 50
anni. L’unica variante è che non si
parla più esplicitamente di parti
^ ti politici ma di
naturalmente possibUo migliorarla? «aree culturali». 1
non si parli dei cinque consiglieri
loro programmi
che sono sempre una preziosa
eccezione alla regola. Certo è vero che ci sono alcuni programmi
di notevole interesse culturale e
impegno civile, ma sono quasi
sempre relegati in orari impossibilL Basta pensare all’amara sorte del nostro «Protestantesimo»
in onda verso l’una di notte.
D’altra parte sempre più puntuale e costante è la presenza di
sacerdoti (o vescovi) cattolici in
tutti i programmi che affrontano
i grandi temi etici e sociali.
Dobbiamo concludere che la
tv di o^ promuova la volgarità
e l’aggressività? Si è sempre detto che la televisione è lo specchio
fedele della società. Si dice anche
che le leggi feroci del mercato
impongono palinsesti che prevedono nelle migliori collocazioni i
peggiori programmi. Il duopolio
Rai-Mediaset in spietata concorrenza a caccia della pubblicità
più redditizia non può che peggiorare la situazione. Questo discorso riguarda in prevalenza
l’intrattenimento, e cioè i varietà, sempre uguali a se stessi,
salvo qualche rara eccezione, e
gli spettacoli aperti al pubblico il
quale racconta in diretta squallide vicende personali.
Ma questa analisi riguarda anche il dibattito politico e culturale e l’informazione. Da un lato si
ricerca con il massimo di aggressività e spregiudicatezza il consenso, dall’altro si insiste, con un
deplorevole gusto del macabro
che fa spettacolo, suUa cronaca
nera. I fatti internazionali sono
nominati formalmente dai due presidenti delle
Camere ma che di fatto seguono
al cento per cento le indicazioni
del premier, rappresentano una
clamorosa sconfitta del pluralismo, nonostante le promesse di
indipendenza fatte dal nuovo
presidente, Antonio Baldassarre.
Il Consiglio uscente, presieduto da Roberto Zaccaria, aveva
navigato a vista in un mare tempestoso, tentando, talvolta con
successo, di resistere al degrado
che abbiamo descritto. Siamo
dunque alla vigilia di un assetto
televisivo che presenta non pochi rischi. Le assicurazioni fornite dal neopresidente del Cda non
bastano a dissipare le ombre di
regime che aleggiano in tutto il
campo dell’informazione come,
del resto, in molti altri settori
della società civile. La farsesca
soluzione del conflitto di interessi approvata in questi giorni da
una sola parte politica non può
che accrescere le preoccupazioni
di chi ha a cuore la democrazia e
il pluralismo. La battaglia per un
servizio pubblico che assicuri
spazio a tutte le voci e un più alto livello dei programmi è dunque a una svolta. Per noi evangelici non basterà continuare a coltivare il nostro piccolo orticello
di «Protestantesimo» e le nostre
rare presenze in alcuni altri programmi; occorrerà intervenire in
tutte le occasioni che si presenteranno per affiancare chi si impegna per superare questa fase
buia e preoccupante della vita
pubblica del nostro paese.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011 *55278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli@riforma.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi. Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, .Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe,
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE; Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p, n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
Italia rA cùlnarlo; euro 57,00; ridotto; euro 44,00; semestr: euro 30,00;
uBilM tv sostenitore: euro 105,00.
p - rA ordinario: euro 90,00; v. aerea: euro 105,00: semestr: euro 47,00;
^ sostenitore: euro 130,00.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm. L'eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/coionna euro 1,00. Economici: a paroia euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 8 del 22 febbraio 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 20 febbraio 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Riflessioni a partire dairultimo libro di Oriana Fallaci
La rabbia e l'orgoglio
Secondo la giornalista-scrittrice, l'attacco dell'Il settembre è stato
un episodio della «guerra» tra Occidente e IsIam. Ma è proprio così?
PAOLO FABBRI
A distanza di qualche mese
ho riletto la «predica», come lei stessa la definisce, di
Oriana Fallaci* dopo la tragedia deii’ll settembre e mi sono sorti aicuni interrogativi
che, nella scossa emotiva di
allora, mi erano forse balenati
senza però avere la lucidità
per metterli in ordine. Provo a
fario ora partendo dalla considerazione che l’intervento
passionale della scrittrice, comunque la si pensi, ha fatto
riflettere. Il primo interrogativo riguarda ia superiorità delia nostra civiltà e delia nostra
cultura occidentale. Per arrivare a formularlo cominciamo a precisare che, al di là
della dichiarazione scontata
del dovere di dialogare con le
altre culture, siamo tutti convinti che ia nostra cultura basata sulla democrazia, lo stato
di diritto, io stato laico, il rispetto dei diritti umani e dei
diritti civili ecc., sia quanto di
più avanzato abbia espresso
l’umariità nella sua storia.
Esempi emblematici
Corrisponde a verità questa
convinzione? Oriana Fallaci
per sostenere la sua risposta
positiva racconta alcuni fatti
davvero raccapriccianti. A
esempio l’esecuzione a Cacca, in uno stadio, di 12 giovanotti più un bambino che si
era slanciato a difendere il
fratello, di fronte a 20.000
persone, uomini e donne,
che, gridando Allah akbar,
Dio è grande, si erano poi
mossi ordinatamente, in fila,
calpestando i corpi fino a ridurli in poltiglia; oppure l’altra esecuzione di tre donne a
Kabul, colpevoli di essere andate dal parrucchiere. Di
fronte a questo orrore ci sono
stati anche da parte nostra alcuni fatti noti, come i romani
che si divertivano a guardare i
leoni sbranare i cristiani e
questi che, a loro volta, bruciavano gli eretici, ma questi
fatti sono lontani nel tempo,
noi nel frattempo siamo diventati più civili. Davvero sulla base di questi e simili fatti
si può affermare la superiorità della nostra cultura?
A proposito di eventi negli
stadi mi viene in mente quanto accaduto in occasione del
golpe in Cile, quando, sotto il
benevolo sguardo del governo
Usa, a decine di migliaia i seguaci del premier Allende furono radunati nelle stadio
della capitale, poi torturati,
uccisi, imprigionati, seviziati.
Non ho visto quell’orrore con
i miei occhi, ma ho potuto riviverlo ascoltando il racconto
di due profughi da me ospitati
per un certo tempo, fra i tanti
che il Centro «Jacopo Lombardini» tentava di aiutare;
certo la scena era più concitata, mancava l’allucinata determinazione degli spettatori
che calpestavano i cadaveri
dei giustiziati, ma la tragedia
era immane, così come terrificante è stato il trattamento riservato alle mogli incinte di
oppositori del regime dittatoriale argentino: fatte partorire, per privarle poi dei figli,
date in dotazione come bisacce ai poliziotti, infine uccise.
Efficienza distruttiva
Soprattutto però mi sovviene la Shoà, perché nella Shoà
si congiungono la lucida efficienza, la entità mai neppure
immaginata in precedenza,
l’assoluta assenza di umanità, il tutto realizzato da
quel popolo tedesco da cui
sono usciti alcuni dei grandi
uomini citati dalla Fallaci,
Bach, Beethoven e, aggiungo
io, Martin Lutero, che con la
sua Riforma ha contribuito a
formare la coscienza del popolo germanico, partendo da
un esempio di grande fermezza morale Mer stehe ich,
ich kann nicht anders (Io sto
qui, non posso altrimenti).
'No, per usare un linguaggio
biblico, sulla base delle opere
non si può dire che siamo
migliori anzi, sulla base delle
opere si deve dire che il secolo XX ha gettato una pietra
tombale sul mito delle magnifiche sorti e progressive e
se c’è una cosa da ricordare
nel giorno della memoria recentemente celebrato è proprio qìiesta, che non ho sentito dire da nessuno. Per noi
credenti non dovrebbe essere
difficile accettare questa verità, anche a costo di essere
accusati ancora una volta di
«pessimismo antropologico»,
perché sappiamo bene che il
principe di questo mondo è il
Maligno, il quale induce noi
esseri umani a peccare e talvolta ci trascina in un vortice
che solo Dio può aiutarci a
contrastare, facendo ricorso
ad un nuovo Hier stehe ich,
come ha fatto la Chiesa confessante tedesca-.
E dunque lo stato di'diritto,
i diritti umani, la libertà di
opinione ecc. non sono migliori della teocrazia dove regna la sharial Tutto ciò potremmo dire che rappresenta
la parte migliore di quello che
si suole definire la modernità
e, fatta la premessa che questi
raggiungimenti non ci mettono al sicuro da una nuova
Shoà, possiamo dire che essi
rappresentano conquiste a
cui non si deve rinunciare.
Noi siamo partiti dalTumanesimo di Erasmo e siamo arrivati gradualmente alla modernità, che include anche il
progresso scientifico e tecnologico, l’Islam ha espresso lo
splendido umanesimo di
Averroè nella Spagna del XII
secolo, ma poi non ha saputo
andare oltre e oggi è fermo a
una cultura sostanzialmente
medioevale, che non prevede
la libertà di opinione, i diritti
umani, la democrazia ecc.,
fatte salve naturalmente poche posizioni personali, che
non influiscono significativamente sull’insieme. Sia ben
chiaro che la modernità include aspetti pesantemente
negativi, ma su questo mi riprometto di tornare.
Il vuoto della storia
Altro interrogativo: questa
sorta di Hohlgeschichte, di
vuoto della storia, che separa il mondo occidentale da
quello islamico, impedisce il
dialogo, che per noi cristiani
è uno dei pilastri su cui si
regge la pace? Io credo di no,
ma certamente lo rende molto difficile e impone delle
condizioni. La prima è che gli
interlocutori non vengano
scelti solo fra le posizioni
(poche) più avanzate, ma si
includano anche persone
rappresentative del pensiero
più diffuso. La seconda è che
fra i temi figurino quelli attinenti lo stato laico. Recentemente ho partecipato a un
dibattito in cui era presente
anche il presidente della Casa della cultura islamica di
Milano e non sono riuscito
ad avere la minima risposta
su questioni di questo tipo.
La terza è che si verifichi sul
campo la disponibilità a essere coinvolti in campagne di
opinione, che toccano da vicino questioni per noi essenziali, come quella in corso
per la salvezza di Shafiya.
Su queste basi si potrà ogni
volta andare oltre con qualcosa di acquisito, in positivo
o in negativo. Questo ci aiuterà anche a capire meglio il
senso e l’prigine di questo
confiitto. Si tratta di una
guerra di religione, come dice
la Fallaci, dichiarata da una
minoranza di fanatici oppure
dietro la ostilità di tanta parte
del mondo islamico c’è la povertà, magari connessa a un
comportamento ingiusto da
parte del mondo occidentale
in generale e degli Usa in particolare? La risposta non è affatto scontata.
(*) Oriana Faliaci: La rabbia e
l’orgoglio. Milano, Rizzoli, 2001,
pp. 163, euro 9,81.
SUI GIORNALI Hi
>
lAGAZZETIA DEL MEZZOGIORNO
Il pensiero di Giannone
In occasione deli’uscita di
un libro critico sul pensatore Pietro Giannone, «nativo;
di Ischitella (Fg) ma ramin.
go per gran parte della sua]
vita in Italia e in Europa pei
sfuggire alia rabbia e alla furia di aristocratici impenitenti, zelanti prelati e ottusi
inquisitori, scossi dal suopensiero laicamente e cri-l
stianamente eversivo». Pie.
tro Sisto (9 febbraio) ne intervista i’autore, prof Michele Dell’Aquila. Così viene
tratteggiata la figura dell’au- »
tore, nel 1723, della Istoria \
civile del Regno di Napoli,
«La diffusione della “Istoria
civile” in Europa - racconta
Dell’Aquila - fu grande ed
ebbe una profonda influenza. Forse meno in Italia, cui
pure principalmente si riferiva, per l’opposizione della
chiesa romana e delle confraternite religiose e per la
pavidità dei sovrani, oscillanti tra una difesa dei loro
privilegi e il timore di essere coinvolti in controversie
anche religiose con Roma».
Anche l’opera successiva, il
Triregno, «scritto in gran
parte negli anni del soggiorno viennese, nel contesto di una cultura libertina
europea che aveva risentito
della Riforma protestante, è
opera di acerba critica nei
confronti dei papato, accusato di aver corrotto il sentimento religioso della tradizione evangelica».
CORRIESE DELLA SERA
MA
E c’i
proi
;he ogi
miai:
fconsun
lualità
;asua
lo lattie
¡eroles
P capi
ianti 0'
garanti
latte tc
uno sv,
pò maj
Ielle qu
atto ai
ittime,
Gonsa
licà dif
ertézze
Importanza della Bibbia
Nello spazio dedicato ogni giorno alla critica televisiva, Aldo Grasso (18 febbraio) recensisce la trasm/s-1
sione mattutina del biblista cattolico Gianfranco Ravasi [Frontiere dello spirito,
in onda la domenica alle
8,50 su Canale 5), dedicata
nella sua ultima puntata alla preghiera, in coincidenza
con ii 75“ compleanno del j j
cardinale milanese Martini,
Grasso ricostruisce il pensiero di Ravasi secondo il jjgjQ
quale anche il non credente
prega a modo suo: «Pregali ^ende
credente per cercare un aflnec
rapporto intenso e diretto, bevavi
e prega, a suo modo, l’ateo
per interrogarsi sul senso litàmoi
della vita: “Nel mio affanno asepur
invocai il Signore, neil’an- leijjgg
goscia gridai al mio Dio...’ lortark
(Salmo 18)»; ma soprattut- |one ;
to, prima di questa citazio- ¿bbio
ne, il critico televisivo seri- j di là
ve che anche la sua stessa jolte a
rubrica, «una modesta ru- ombrai
brica di recensioni televisi- È acci
ve è cosciente che nella no- la sul sii
stra civiltà l’esegesi biblica a avide
è il fondamento stesso di llevato
ogni esegesi». bada
ioprio
H-".; . '«Htlat
vendi
UNA ascoltatrice di Udine
ci chiede: «Vorrei sapere
come si svolge presso di voi
“il perdono” per comprendere la differenza fra la vostra
chiesa e quella cattolica». La
prima cosa che mi sembra
importante dire è che nelle
chiese nate dalla Riforma
protestante non esiste la pratica della confessione auricolare. Piuttosto, durante il culto c’è un momento della liturgia in cui, alla luce di un
passo biblico, ognuno è invitato a riflettere sulla propria
vita: sulle scelte fatte, sulle
parole dette, sulle prospettive
che ci poniamo. A questo
momento, chiamato confessione di peccato, segue, sempre alla luce di ùn passo biblico, l’annuncio della grazia
di Dio, del suo perdono: l’annuncio dell’Evangelo.
Il senso di questo spazio
nella liturgia non consiste
però nel misurare la nostra
inadeguatezza rispetto a un
LUCA BARATTO
modello di perfezione morale
o spirituale. Non è il momento né della'autocommiserazione per ciò che non siamo,
né deH’autosufficienza per le
cose giuste che riusciamo a
fare. E piuttosto il momento
in cui ci interroghiamo sulla
presenza di Dio nella nostra
vita. Qualche volta ci sembra
che nella nostra esistenza Dio
sia silenzioso o addirittura assente: quando ci troviamo davanti a una malattia o a un
fatto grave della vita, non è
difficile sentirsi soli. In questi
casi, nello spazio della litur
gia, possiamo confessare i nostri dubbi e la nostra solitudine. Altre volte può essere che
nel nostro rapporto con le
persone e con le cose Dio non
sia presente perché escluso,
dimenticato, improvvisamente svanito dalle nostre motivazioni e dalle nostre prospettive. Altre volte ancora siamo
noi a voler fuggire da Dio perché abbiamo paura che egli
sia per noi come uno specchio nel quale si materializzi
un'immagine di noi che non
possiamo sopportare.
Così, la liturgia del culto ci
può aiutare a recuperare
senso del nostro legame cc
Dio, a ricordarcene l’esistenfl
e a rimetterci in cammino col
lui, perché ciò che di veri'
mente centrale c’è nella cOB'
fessione di peccato è Tanni®'
ciò della grazia: cioè della di'
sponibilità di Dio a esse®
presente nella nostra vita, I*
rassicurazione che nei nos®
dubbi non siamo soli, che n®
nostri errori non siamo a®
bandonati a noi stessi, nell*
nostra lontananza non sia®*
irraggiungibili da questo D'®
che è ancora disposto a ca®'
minare con noi. Come il C®
sto risorto salutò i discepo
che lo avevano abbandonai
e rinnegato, con le parole «®
ce a voi», egli oggi ci
e incoraggia allo stesso me
ivia p
Nc
Pace a voi! La strada è anc®
ra lunga e ancora possia®^
camminare insieme!
(Rubrìca «Parliamone lA®
me» della trasmissione «Cw
evangelico» del 24 febbraio)
11
PAG. Il RIFORMA
•2iM Masselli di Pomaretto
A giugno il ponte
Dovrebbe essere pronto per giugno il
ponte dei Masselli a Pomaretto. In questi mesi un ultimo intoppo ai lavori c’è
stato con i progettisti che si sono accorti
che la struttura era troppo alta rispetto
all’asse stradale per Frali. «Si è provveduto nelle settimane passate al ribassamento di una quarantina di centimetri
della struttura e ora - spiega il sindaco di
Pomaretto, Giorgio Bonis - non dovrebbero esserci più problemi». Questo è anche quanto si augurano i pomarini.
1 ragazzi a Villar Pellice
Festa di canto
La sala polivalente di Villar Pellice ha
accolto bambini e monitori per rincontro di domenica 24 febbraio promosso
dalle scuole domenicali del 2° circuito. 1
bambini, circa un centinaio provenienti
da scuole domenicali e precatechismo
del 2° e del 3° circuito, sono stati suddivisi in base all’età e nel pomeriggio ciascun gruppo ha presentato il lavoro della giornata. Una splendida occasione di
incontro, caratterizzata daH’allegria dei
ragazzi e la passione degli animatori.
V' ^/a t
) A ^ wA w/\
J/ A A
essei^ersie
3ma».
iva, il
gran
sogonteertina
entito
nte,è
;a nei
accu1 sena tra
Fondato 1848
Sono allo studio le nnodalità per giungere a una nuova organizzazione produttiva
Una filiera del latte nel Pinerolese?
Sembra essere abbastanza consistente la base dei produttori che conferiscono il latte: adesso
i è necessario pensare e una struttura di tipo cooperativo per affrontare la fase della trasformazione
ÌEBk
)bia
ito 0elevi1 febismisbibW
oirito,
a alle
denza
IO del
artini.
penido il
dente
regail
re un
I retto,
l'ateo
senso
fanno
dl’an3io..."
attuttazio) seristessa
ta rulevisilanoliblica
sso di
MASSIMO GNONE
è E c’è un settore nelle
’ produzioni agricole
|:he oggi ha tutte le poitenzialità per offrire ai
«tonsumatori prodotti di
Qualità non disgiunta da
|ina sua «tipicità» è quello lattiero-caseario. Il Pi.fcerolese ospita migliaia
di capi bovini e altrettanti ovicaprini, tali da
garantire una quantità di
latte tale da consentire
uno sviluppo al settore,
pò malgrado la vicenda
^Ra- latte (che ha
fatto anche qui le sue
vittime, in molti casi non
,. Inconsapevoli) e la crolicata avere
■ fertezze circa la trasforlazione del latte in fori. Dopo la chiusura
ausa fallimento del caeificio Darò, che ha laciato dietro di sé un sinificativo numero di
ziende creditrici, dopo
a fine del progetto che
lyeva visto sul finire delli Anni 90 le tre Comulitàmontane del Pineroese puntare alla raccolta
lei latte di montagna per
lortarlo alla trasformazione al caseificio di
lobbie Pellice, il settore,
lidi là della vitalità di
oolte aziende singole,
embrava in ginocchio,
b accaduto (e la sche® sul sarass qui a fianco
“evidenza) che diversi
ilevatori hanno scelto la
bada di «mettersi in
•roprio», attrezzandosi
et la trasformazione e
Svendita diretta. E tutevia periodicamente
erare
me co»
sistenfl
lino con
li versila con’annundella diesseH
vita, 1*
-i nostri
che nei
mo ad'!
si, nell®
Il siarrie
■sto Di®
I a carne il cri;
scepoll
idonat»
ole «PS'
ncontrt
0 tnod“è anciy
issiai”'
viene fuori la proposta di
«chiudere la filiera» ovvero realizzare in loco un
caseificio capace di trasformare il latte del Pinerolese puntando su alcuni formaggi del territorio.
Ma è un’ipotesi verosimile e praticabile?
«La base dei produttori
c’è - afferma il presidente della Comunità montana vai Pellice, Claudio
Bertalot si tratta di vedere se sul piano economico un progetto di questo genere è in grado di
mantenersi, pagando il
giusto prezzo per il latte,
sostenendo i costi di ge
Not ti troviamo le soluzioni
per la tua mossa vincente.
arreda il tuo spazio
Esposizione e laboratorio:
PINEROLO - Via San Secondo 38
(di fronte Caserma BerardI)
Tel. 0121 201 712
Fax 0121 303 042
www.griva.it
stione per la trasformazione e la vendita».
Oltre alle criticità già
evidenziate sopra, proprio in questi giorni va a
concludersi l’esperienza
della Cooperativa vai Chisone; molti soci sono creditori per il latte conferito, qualcuno nel frattempo ha aderito alla cooperativa di Prarostino. Proprio la coop Produttori
agricoli prarostinesi sta
diventando il nucleo forte
su cui partire con un progetto più ampio: in questi
mesi ha continuato a raccogliere il latte del Pinerolese, con il camion della vai Chisone che ora
passerà di mano ufficialmente; i soci conferitori
sono in aumento tanto
che dal confronto fra
gennaio e dicembre 2001
si registra un aumento di
conferimenti da 11.500
litri al mese a oltre 25 mila. In questo modo anche
i costi di raccolta, pur sostenuti in parte ancora
dalla tre Comunità montane, si sono notevol
mente abbassati. Attualmente il latte viene conferito a un caseificio di
Bagnolo che paga regolarmente un buon prezzo [siamo sopra le 600 lire, ndr]: dunque la situazione è ben diversa da
quando, pochi anni fa, il
prezzo concordato (e
non pagato) era assai inferiore. «La possibilità di
valorizzare meglio il nostro latte c’è - commenta
l’assessore all’Agricoltu
ra della Pedemontana,
Claudio Rivoira certo
prima di andare a cercare un finanziamento per
un nuovo caseificio dobbiamo valutare fino in
fondo le potenzialità dell’area e la disponibilità di
nuove aziende ad entrare
in cooperativa. Solo di
fronte a quantitativi più
alti questa operazione
avrebbe un senso e sarebbe sosteniible sul piano economico».
Sarass da tutelare
È un «sottoprodotto»
della lavorazione del latte; dopo la produzione
delle ben note tome, avviando un processo di
acidificazione del siero
avanzato e con l'aggiunta, in percentuali diverse
a seconda del produttore,
di latte o panna si ottiene
il «sarass» che può essere
venduto fresco di pochi
giorni oppure dopo una
stagionatura di almeno
tre settimane. Avvolto
nell’erba di montagna assume l’aspetto (e il nome)
di «sarass del fen»; grazie
ad una forte azione di
marketing promossa dalle Comunità montane,
dalla Provincia di Torino, da Slow food che l’ha
inserito fra i prodotti da
«presidiare» in quanto a
rischio di scomparsa, il
sarass del fen prodotto in
alpeggio ha visto aumentare in modo esponenziale le richieste e, di conseguenza, il prezzo. Da due
settimane è stata costituita l’associazione dei produttori di sarass (presidente Pierclaudio Michelin Salomon di Bobbio
Pellice): fra gli scopi, oltre
al miglioramento delle
condizioni di vendita,
anche l'ottenimento di
un marchio a tutela di
questo formaggio e la
«crescita» anche qualitativa dei produttori.
ICONTRAPPUNTOI
LA SALUTE
DEI NOSTRI TORRENTI
MARCO BALTIERI
Venerdì 22 febbraio è
stato presentato lo studio
«Risorse idriche superficiali dei principali bacini della
provincia di Torino», prodotto dall’Assessorato alle
risorse idriche. Si tratta di
una sintesi del vasto materiale di indagine che è disponibile presso l’amministrazione provinciale e che
potrebbe co- —
stltuire la base
per un vero e
proprio «Piano di gestione
delle risorse
idriche». L’attuale giunta ha
sviluppato un
buon impegno
in questa direzione, soprat- _____
tutto dopo il
passaggio di competenze
nella gestione delle acque
(dalle Regioni alle Province) del maggio 1995. A tutti
è ormai chiaro che l’acqua è
una risorsa strategica, i cui
utilizzi devono essere regolati da un’attenta pianificazione, per evitare sprechi e
conflitti. In realtà mancano
per ora dei veri e propri
strumenti di gestione e pianificazione: si attendono i
«Piani di tutela» che le regioni devono predisporre
in base al decreto 152/99
(«Decreto Ronchi»). In attesa di questi è stata cura
dell’assessore alle risorse
idriche, Elena Ferro, predisporre questo documento
d’indirizzo che potrà sicuramente contribuire a dare
ordine a un settore in cui si
rischiano talvolta ancora le
derive anarchiche.
Molto positivo è il riconoscimento che uno degli
aspetti più importanti della
gestione delle risorse idriche superficiali è rappresentata dalla necessità di
restituire ai fiumi una parte
dei deflussi disponibili, in
quanto la maggior parte dei
corsi d’acqua sono, spesso
per lunghi tratti, con portate molto ridotte rispetto ai
deflussi naturali, mentre ve
ne sono altri ai quali l’acqua viene totalmente sottratta. Si può dire che finalmente viene riconosciuto
come problema quello della quantità d’acqua presente, oltre all’orma! ben noto
problema della qualità.
Nello studio vengono con
precisione elencate per ordine di importanza le conseguenze che su un corso
d’acqua hanno le eccessive
captazioni idriche, dalla diminuzione della capacità di
autodepurazione fino alla
compromissione delle attività ricreative.
Importante anche l’affermazione che gestire questa
complessa materia considerando soltanto il deflusso
minimo vitale (Dmv), cioè
la portata minima, a valle
delle captazioni e/o ritenzioni idriche, per garantire
i normali livelli di autodepurazione, non è sufficiente. Risulta evidente la ne—cessità di stu
Un recente studio
della Provincia
propone l'acqua
come risorsa
strategica
di finalizzati
'al recupero e
valorizzazione dei principali bacini idrografici. Si
pensi solo all’esempio del
Pellice al suo
sbocco in pianura: la sua
portata naturale in alveo nei mesi estivi
risulta (citiamo da uno dei
rapporti di sintesi che stanno alla base dello studio
presentato) non sufficiente
né a garantire un deflusso
minimo, né a consentire i
prelievi in concessione (che
tradotto vuol dire che in
passato sono state date autorizzazioni al prelievo di
più acqua di quella che è in
realtà disponibile).
Lo studio si articola su
una suddivisione per bacini
idrici, di cui considera caratteristiche morfologiche,
disponibilità delle risorse
idriche, carico antropico (i
fattori di inquinamento),
qualità delle acque, ittiofauna, usi dell’acqua (idropotabile, irrigazione, idroelettrico, ecc.). iLlavoro si
conclude con quella che è, a
parere di molti, la sua parte
più significativa, relativa
alla classificazione degli
ambienti. Sono state individuate tre categorie ambientali: 1) Ambienti che necessitano di tutela (tratti di
corso d’acqua di interesse
naturalistico che è nécessario tutelare). 2) Ambienti
che necessitano di recupero
(tratti di corso d’acqua già
danneggiati e che necessitano di operazioni di «restauro»). 3) Altri ambienti (tratti di corso d’acqua che bisogna mantenere nello stato
attuale). Ricordiamo infine
• che si sta aprendo una nuova «partita» nella gestione
delle risorse idriche: per affrontare le ormai ricorrenti
emergenze, si chiede da
parte di molti la costruzione di un sistema di bacini
artificiali di accumulo la
cui realizzazione, localizzazione e gestione impegneranno sicuramente a fondo
tutti coloro che hanno a
cuore un corretto utilizzo
della risorsa acqua.
12
PAG. 12 RIFORMA
— E Eco Delle "\àlli "\àldesi
VENERDÌ 1“ MARZO
SANITÀ: QUALI PROSPETTIVE? — Quasi tutti i
Consigli comunali convocati in questi giorni per i
rispettivi bilanci hanno messo aH’ordine del giorno mozioni contro le proposte di riforma della
sanità piemontese presentata dalla giunta Ghigo.
Anche la Margherita pinerolese si mobilita con
una serata organizzata venerdì 1“ marzo alle 21
al Centro sociale di via Lequio a Pinerolo; interverranno l’on Merlo, il capogruppo Saitta alla
Regione Piemonte e il consigliere regionale Costantino Giordano. Da segnalare infine che in
merito alla rimozione del dott. Giovanni Rissone
da direttore generale dell’Asl 4 di Torino sono già
numerose le prese di posizione contro il provvedimento legato, secondo alla giunta regionale a
«sforamenti» dei budget economici. «Sarà anche
vero - scrive il sindaco di Angrogna Jean-Louis
Sappé, operato al Giovanni Bosco due anni fa ma con quelle spese Torino e l’Italia hanno avuto
un ospedale fra i più progrediti d’Europa». Una
analoga presa di posizione arriva dal consigliere
regionale dei Verdi Enrico Moriconi: «Ha avuto
come torto quello di non avere né di aver fatto
sottoscrivere tessere di Forza Italia?».
I GENITORI DI LUSERNA CONTRO LA RIFORMA
MORATTI — Un gruppo di genitori dei bambini
delle scuole di Luserna San Giovanni ha deciso
di organizzare un pubblico incontro sui temi
della riforma Moratti della scuola lunedì 4 marzo alle 20,30 nella scuola media di Luserna San
Giovanni. «Siamo molto preoccupati - scrivono i
genitori - perché il governo vuole scrivere le
nuove regole senza un confronto né con le famiglie né con il mondo della scuola; inoltre si vuole
imporre una scelta scolastica a 13 anni cosa che
avverrà sulla base della situazione economica
della famiglia; vogliono una scuola a senso unico
sul piano religioso, senza obbligo scolastico e
con la riduzione di tempi dedicati alla scuola».
CONSIGLIO COMUNALE A TORRE PELLICE — La
seduta del Consiglio comunale di Torre Pellice è
convocata per giovedì 28 alle 21. Fra i punti
all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio
di previsione 2002, la modifica della convenzione fra i Comuni di Villar e Torre Pellice per la gestione dell’ufficio tributi, la nomina del comitato
artistico della galleria d’arte comunale e l’approvazione della bozza di convenzione per l’edilizia
convenzionata di via Serverà.
IL TACCUINO DELL’ECONOMIA PIEMONTESE —
Uno studio che esamina l’evoluzione economica
regionale dall’industrializzazione ottocentesca
ai giorni nostri: è l’obiettivo del «Taccuino
dell’economia piemontese» presentato in Regione la scorsa settimana. Nel corso dell’incontro è
stato anche presentato il nuovo Cd rom delle
imprese artigiane del Piemonte che, inviato a
sindaci. Province, associazioni professionali ed
enti di ricerca, contiene una serie di informazioni destinate a chi lavora nel settore.
LA PROVINCIA DI TORINO A MARSIGLIA — Dal 22
al 24 febbraio la Provincia di Torino ha partecipato alla terza edizione del Salone del turismo e
del territorio di Marsiglia. In uno stand la Provincia ha presentato le attrattive turistiche, sportive ed enogastronomiche del territorio, i paesaggi della montagna torinese e il patrimonio
dei parchi naturali.
CAMBIO DI ASSESSORE AL COMUNE DI SAN SECONDO — È Remo Cardon il nuovo assessore
all’agricoltura del Comune di San Secondo. Cardon, che continuerà a mantenere nella giunta
anche la delega al Bilancio, sostituisce il dimissionario Claudio Rivoira che ha assunto la carica
di capogruppo per la maggioranza in Consiglio
comunale. 11 tutto è stato ratificato dalla seduta
del Consiglio tenutasi venerdì 22 febbraio nel
corso della quale i consiglieri hanno anche approvato il bilancio di previsione per il 2002.
COMUNITÀ MONTANA PINEROLESE PEDEMONTANO: FORMAZIONE ALLA GESTIONE DEL
TERRITORIO — La manutenzione del territorio,
la tutela del paesaggio e i servizi nel settore ambientale sono attività che anche dal punto di vista
normativo sono diventate a pieno titolo di carattere agricolo. La costruzione di cooperative tra
agricoltori sempre più può essere un modo per
organizzare un’attività imprenditoriale e per approfittare delle nuove opportunità di lavoro e di
reddito. La Comunità pinerolese pedemontano,
partendo proprio da questi presupposti e nell’intenzione di dare un supporto a quanti lavorano in
cooperativa o intendono avviare un’attività di
questo tipo, ha deciso di organizzare un corso di
formazione, che inizierà lunedì 11 marzo, per imprenditori agricoli sulla gestione di cooperative e
associazioni agricole. II corso mira a fornire ai
partecipanti strumenti normativi, fiscali, amministrativi e commerciali nella gestione di un impresa. Per informazioni è possibile rivolgersi agli
uffici della Comunità tei. 0121-77246.
Prosegue il dibattito fra i diversi enti territoriali
I cervi in vai Pellice?
Il Comprensorio alpino intende immettere gli animali
la Comunità montana si sente «scavalcata» dal progetto
DAVIDE ROSSO
Non è ancora stata
detta la parola «fine»
alla proposta del Comprensorio alpino To 1 di
immettere i cervi in vai
Pellice. Nel 2000, sulla
base di uno studio commissionato al prof Giuseppe Meneguz dell’Università di Torino, l’ente
di gestione della caccia
del Pinerolese aveva deciso di acquistare a Tarvisio una ventina di cervi
da immettere in valle, ad
Angrogna e, come seconda scelta, a Bobbio Pellice. Di fronte alla presa di
posizione delle amministrazioni locali, del mondo ambientalista e di
quello agricolo preoccupati dei danni che questo
animale potrebbe arrecare ai boschi, il Ca To 1
dovette recedere dai suoi
propositi. Ma per poco;
infatti, anche con il conforto di alcune decisioni
della Provincia e della
Regione, all’inizio del
2001 l’ipotesi ritornò
d’attualità. Nuova riunione dei sindaci e questa
volta parte una «diffida»
al Ca To 1 ad immettere
cervi; a fine febbraio
2001, nel corso di un dibattito ad Angrogna, il
presidente del Ca Bonansea «spiazza» tutti con le
sue dichiarazioni: «Non
volete i cervi? Non li metteremo, ma sappiate che
state perdendo un’occasione!». Poi, con l’approvazione del piano di immissioni faunistiche del
2002 a fine dicembre ecco un ulteriore comunicato del Ca To 1 che afferma: «Visto gli studi [...]
e salvo problemi riguardanti la reperibilità, l’importazioneo le catture, è
pertanto prevista l’immissione in vai Pellice,
entro il 31 marzo 2002, di
non meno di 20 esemplari». «È un atteggiamento
di arroganza e prevaricazione verso le amministrazioni locali» dice il
rappresentante della Comunità montana vai Pellice, Piervaldo Rostan.
Intanto, sempre dal
mondo venatorio arriva
un altro caso che fa discutere: la proposta dei
cacciatori di aprire alla
caccia buona parte dell’oasi faunistica del Barant a Bobbio Pellice; alla
base della scelta l’eccessiva presenza di cinghiali.
«Contestiamo questo approccio - aggiunge Rostan sulla base delle
leggi vigenti le battute ai
cinghiali si possono fare
anche nell’oasi (e infatti
.se ne sono fatte) e i cinghiali sono ben presenti
anche da altre parti.
L’oasi rappresenta un’
area di grande pregio,
chiusa alla caccia da oltre
30 anni; è una situazione
unica nella nostra regione, con una grande biodiversità: nell’oasi si va
dai 700 ai 3.000 metri di
quota, dal castagno ai licheni, dall’airone allo
stambecco. Una situazione assolutamente da preservare e da valorizzare
anche sul piano dell’educazione ambientale».
Azienda faunistica-venatoria di Roure (vai Chisone)
Dibattito in Comunità montana
Alla fine di più di due
ore di intenso e partecipato dibattito, il Consiglio della Comunità montana valli Chisone e Germanasca non ha espresso
nessun pronunciamento
sulla costituzione di una
azienda faunistico venatoria a Roure. O meglio la
Comunità ha deciso di riservarsi un altro po’ di
tempo per approfondire
la questione. Una sorta di
presa di tempo su una
questione che sembra
spinosa tanto quanto
quella dell’azienda faunistica di Massello.
La nuova azienda nascerebbe in alta vai Chisone, a Roure, poco lon
tano in linea d’aria da
Massello e da Fenestrelle
dove esiste una terza
azienda faunistica. Alla
proposta di costituzione
dell’azienda nel marzo
scorso l’amministrazione,
che conta molto sui 2 posti di lavoro e i 25 milioni
di canone previsti dalla
convenzione, ha dato risposta positiva. Di parere
diverso alcuni cittadini
che fin da subito hanno
dato vita, con i contrari
all’azienda di Massello, a
un comitato spontaneo
che vede nell’azienda una
limitazione della libertà
dei proprietari oltre che
l’istituzione di una caccia
per pochi a favore di un
privato che ha alti profitti
e dà in cambio scarsi benefici al Comune. Sulla
«questione Roure» recentemente la Regione ha
chiesto un parere alla Comunità montana che iunedì 25 febbraio ha riunito il suo Consiglio, nel
corso del quale hanno
potuto prendere la parola
anche i rappresentanti
del comitato spontaneo e
le associazioni di cacciatori anch’esse contrarie
all’azienda vista come limite alla caccia e come
un esempio di mancata
pianificazione del territorio. Il Consiglio alla fine
sembrava diviso e ha preferito non deliberare.
La struttura è ospitata nei locali di Villa Olanda
Inaugurato l'Istituto della pietra
Questa volta è ujficiale. L'Istituto europeo per la valorizzazione della pietra
di Luserna, ospitato nel fabbricato di
Villa Olanda a Luserna San Giovanni,
ha aperto i battenti nel corso della cerimonia inaugurale di venerdì 22 febbraio. La Comunità montana vai Pellice è titolare di un comodato ventennale
stipulato con la Tavola valdese, proprietaria dell’immobile. Sarà invece
TAgess a occuparsi della gestione congiunta di Villa Olanda e dell'ex stabilimento tessile Crumièrea Villar Pellice.
Ma il can tiere non si ferma. Grazie al
finanziamento regionale, «nel 2002 inizierà il recupero del terzo piano, che
sarà adibito a foresteria», spiega il presidente della Comunità montana vai
Pellice, Claudio Bertalot. Saranno an
che sistemati il parco e il giardino interno. «Ci sono altre parti sulle quali ci
piacerebbe avviare un progetto di ristrutturazione - continua Bertalot in
particolare l’ex cappella ortodossa potrebbe essere adibita ad attività in campo musicale». Alla conferenza inaugurale, tenutasi alTinterno della splendida sala ricavata nell’ex fienile, hanno
partecipato l’assessore alla Montagna
della Regione Piemonte, Roberto Vaglio,
l’assessore alla Montagna, della Provincia di Torino, Marco Bellion, e il deputato pinerolese Giorgio Merlo. Soddisfatto anche il moderatore Gianni Genre: «Abbiamo raccolto la sfida e l’abbiamo vinta - ha detto Gente concludendo
il suo intervento - adesso è la scommessa della gestione che bisogna vincere».
Le modalità per l'iscrizione
Angrogna: i campi
estivi al Bagnoòu
I bambini e le bambine,
i ragazzi e ragazze (non
solo di Angrogna) che anche quest’anno vorranno
partecipare ai campi estivi organizzati dalla Chiesa valdese di Angrogna al
Bagnoòu, potranno già
iscriversi, a partire dalla prossima settimana,
prendendo nota del programma che il gruppo di
monitori e monitrici ha
predisposto per il prossimo mese di luglio.
Qui di seguito riportiamo le date, i costi, i nomi
delle persone a cui rivolgersi per informazioni e
iscrizioni: il Campo cadetti (nati negli anni
1985, 86, 87 - primi anni
di scuola superiore) si
svolgerà dal 5 all’11 luglio, il costo è di euro 80;
ci si può rivolgere a Loretta Costantino, tei. 3470447919: il campo grandi
(tre anni di scuola media), sarà dal 13 al 19 luglio, sempre al prezzo di
80 euro: responsabile per
le iscrizioni Sara Gardiol,
tei. 0121-944286: il campo piccoli (ultirho anno
di scuola materna, pri
neii
ma, seconda elenii
re), si svolge dal 21
luglio, prezzo euro 65
si può rivolgere a Saj ^ono
Rostan, tei. 0121-93j ¡el 18 I
(ore serali); infine il ¿uiper
po medi (terza, qua, Fra '
quinta elementare) 5 ¿erà a
dal 26 al 31 luglio, co amen«
euro 75: iscrizioni pettivi
Franco Taglierò, telel ffeocci
0121-944182. ^nipo.
Tutti i campi iniziaj iui aun
terminano nel pomei nino cl
gio (circa alle 16) delg jone, i
no indicato (il campo :hel’en
piccoli inizia al matti] ita prùr
Nel caso di iscrizioni pto la
due 0 più fratelli 0 soj ¡io olin
anche a campi diversi ¡iautì ^
prima iscrizione è aqo ;ìttà. M
completa, le altre sono e misui
dotte di 15 euro. Corti [rande 1
consigliato: sacco api ari che
scarpe da escursioi 30.000
scarpe da ginnasti ipettato
ciabatte, 2 asciugami ;o parli
5 ricambi di biancha sede de
6 paia di calze, tute.i lizzato
ghette, pantaloni c« ialt Lai
giacca a vento, magli t®va ar
cino, pigiama, neces con ufi
rio per toeletta, lampi sforanti
na a batterie. È scofitea di p
gliato l’uso di giochili 5óuo ir
tronici e simili.
Il
Qi
unioni,
[iornali
5 II lavoro delle
Conoscere
ELIANA NICOL
CONTINUANO le fasi
operative del progetto, premiato dall’Unesco,
«Presto Visar a Torino seguito dall’équipe». Guidare i giovani, che non
hanno ancora l’animo
assuefatto alle ingiustizie
e alla violenza, alla scoperta e quindi alla padronanza degli autentici
valori della vita, quali la
pace, l’amicizia e la solidarietà, credo sia uno dei
compiti prioritari dell’azione educativa. Il progetto «Conoscere gli altri
per costruire insieme un
mondo migliore» è frutto
di un ampio lavoro scolastico realizzato da una
terza media dell’istituto
Gouthier di Perosa (III B
anno 2000-2001), che ha
maturato al suo interno
la volontà di crescere,
nella consapevolezza che
questo comporta per il
singolo il superamento
dell’egocentrismo e proietta il gruppo a un forte
slancio di sensibilità verso gli altri anche oltre i
confini del proprio contesto di appartenenza.
«Un soffio d’amore» è
stato denominato, pertanto, il corpo del progetto contenente gli aspetti salienti del percorso didattico a carattere
interdisciplinare, con il
coinvolgimento in particolare delle discipline
umanistiche che ha visto
l’intreccio di momenti di
studio, di riflessione, di
dibattito, di ricerca di
proposte concrete come
pure di momenti di attività espressive e pratiche. Lo spunto iniziale,
che ha dato l’avvio al lavoro, è stato tratto dal testo «Uno scopo alla vita»
di Raoul Follerau: «All’
opera miei giovani amici!
Mentre i grandi preparano il suicidio dell’umanità... la sconvolgente
moltitudine dei poveri si
sforza di sopravvivere
amandosi. E verso di loro che bisogna andare,
è per loro cbe bisogna
combattere, sono loro
che dobbiamo amare».
Medie di Perosa ;'qÌiS
mm g- ■ 5eteP
gli altri
mche c
Un secondo sput ftospet
che ha dato consistei !006al
al progetto Unesco Giove
stato tratto dal concniiornal
«Scrivi una lettera ai™P68>
bambino o bambmail™o/f°
ha vissuto la tiagefjcisor
della guerra», seguitw^J’^^^
Lrmin
ncontr
BtO.ci f
A
un viaggio premio
l’alunna vincitrice al
riq (Kossovo) dovehJpfyP®!
centrato molti
fra i quali Visar chetl^’i^l^allo sguardo smarritof^o®^
perso la parola dopoP®**^^
sere stato costrettiti
assistere aH’eccidinl
153 persone.
A questo punto, l’itì
di Follerau ha trovato!
campo d’interventi
manitario quanto ma
gente (concorso indi ^
dall’associazione culto
le Echid’acqua, rivoli
tutte le istituzioni so _ 1
stiche delle valli Chis ■ P F
e Germanasca, che '«n
coinvolto di fatto giti °
tuti comprensivi C.lt „ . “
thiereF. Marro,icuil
borati sono stati sotto _ ’
sti a una giuria di espi ’ ® DJ'
Il viaggio di cui sopì ¡¡y®" ®
stato offerto dalla sigi
Luisella Borrello).
I fattori a favore d»"'
buona riuscita
Uasq
"Jione c
vità per quanto possa
pariré sorprendente,®.
no riscontrati nelHi,,.
‘lue. t,r
rogeneità della classOi , •
spetto alla provenici
dei ragazzi: da Buc^
Santo Domingo ad J
pio; rispetto alle lom
pacità; dal normodoj
al Hicahilp* ricnPÌtO^* i.«ii .
al disabile; rispetto
carattere; dall’introw
all’esuberante e ulte'
dettagli si potrebbero
[j’( ®mini
lei
cora aggiungere. Ir>f
ma, una classe tutt®^ '
che monotona e in*fc».
che ha saputo rispoi
agli stimoli ricevuti
serietà e determini®
conseguendo risU
soddisfacenti anche!
corpo docenti.
RADIO,
BECKWnl
EVAIMGEUQ
FM 91.200 -
13
IJUDÌI“ MARZO 2002
E Eco Delle ^lli ìàldesi
PAG. 13 RIFORMA
La delegazione italiana alle olimpiadi Usa
leniE
il 21
uro 65
' 3 Saj
Diario da Salt Lake City
112-3 marzo presentazione della bandiera olimpica
"J a pinerolo. Alcune note del sindaco, Alberto Barbero
«Sono giunto alle 21,30
-l-93^el 18 febbraio. Siamo
neilZuipervedereeimparau qua, e. Fra quatto anni toctare) s'herà a noi. Dico since;lio, co ainente che questa pro
zioni
- telel ireoccupa nello stesso
empo- Nel ritrovarmi
iniziaiAui aumentano sia il fapomei ;dno che la preoccupali delü jone, ma aumenta andarono, jiel’entusiasmo. Iri quemattilta prima giornata ho viriziooo (itato la zona del villagli 0 soj jo olimpico e degli im
pettiva
mi affascina e
I forino eooB
956^
diversi liantiche insistono nella
“èaqii jttà. Mi impressionano
re sono e misure di sicurezza, il
I. Corti ¡rande numero di volonco api ari che ho visto all’opera
mrsioi 30.000) e il numero di
masti ipettatori di cui ho sentiugami o parlare. Nel palazzo
andrò tede del Comitam orgatute I ilzzatore dei Giochi di
oni« saltLake City (Sloc) si
magli trova anche «Casa Italia»
neces con uffici del Toroc, rilatnM sforante “Piemonte”, aÈ scocca di promozione. Tutti
iochiàsono impegnati in ri^ioni, verifiche, servizi
yornalistici. Fra i primi
! Incontri che ho avuto a
Casa Italia devo registra.1 Ubd fe quelli con i pastori Ri, let e Platone, mentre
n:on il professor Valenti10 Castellani ho parlato
mche di curling e deile
) spilli irospettive delle gare del
insistei !006 a Pinerolo.
Inesco Giovedì 21 è stata una
concofeiornata interessante e
Itera aiimpegnativa, ma anche
nbinadmoJto bella. Con i sindatiageff ci sono anche il consi¡eguitoP^te regionale Marengo
emiop^^ùtio Ribet del Toice afpid' Siamo stati a Park
ovetai'iyP^r rincontro con
i banil|’™*utuistrazione cor cheoP™^!^- L’incontro con
narrito
i dopo
¡treno
iccidio
andaco e con i rappre®ntanti del locale comiato.ci hanno fatto toc
care con mano come per
raggiungere risultati occorrono progetti e tenacia. Importante è anche
il coinvolgimento dei cittadini: si pensi che a
Park City sono 500 i volontari impegnati in questi giorni e che tutti hanno partecipato a corsi di
formazionea.
Il giorno dell’incontro
con il curling è arrivato
nella mattinata di venerdì
22 febbraio in occasione
di Svizzera-Svezia (era in
palio la medaglia di bronzo). Mi sono venute in
mente le belle partite di
bocce cui annualmente
assisto in occasione del
trofeo “Paolo Castagno”.
E il curling un po’ assomiglia al gioco delle bocce: pubblico attento e
partecipe, silenzio che
prorompe in un fragoroso battimano quando si
va a punti. Pare che il curling sarà la disciplina
sportiva di scena a Pinerolo nel 2006. Stabilire
vantaggi e svantaggi derivanti dal “perdere” la fase
eliminatoria dell’hockey
femminile e dall’«acquistare» tutte le fasi del curling maschile e femminile
non è facile. Ne discuteremo, ma mi pare che fin
d’ora dobbiamo aver presenti tre cose. La prima:
non si deve assolutamente disperdere il polo con
Torre Pellice per la promozione dell’hockey: la
¡Alla Vaccera, per troppa neve
iloccati al rifugio
Le precipitazioni nevose del 15 e 16 febbraio
lanno provocato una siazione di emergenza
Ito gut“ tutto 1 territorio covi C. 0 di Angrogna, in
) i Olii ®riicolare alla Vaccera,
ti sotto ®''6i40 alunni e i 10 indi esp ®Snanti della scuola eui sopì ®®6Utare «Don Milani»
Ila sigi panaria sono rimasti
Iloccati nel rifugio. L’evore 4 P®F8®nza è stata gestita
I dell’« Jr'® squadra Aib-Protenossa i''’,'’® civile diretta da
lente,* °™do Bertin e dalla
nell’! ®roinistrazione comuclassOi ,?1®' ^f^zie al lavoro dei
tvenid “j°Wari e all’impegno
BucaiCÜ® .d® Ferrerò di San
) ad esi ®‘^°”do, la strada è stata
le loro fjjnberata dalla neve
■modoit'” colle) e dalla
etto all quantità di piante
tic
e ulte' rnattmata di dobbero 17, un’autocoguidata dalla squa-Protezione civile
di Angrogna, dai carabinieri di Luserna e dalle
guardie forestali di Torre
Pellice, con mezzi messi
a disposizione anche dalle squadre Aib-Protezione civile di Luserna, Lusernetta e Torre Pellice e
dalla Croce Rossa di Torre Pellice, ha trasbordato
la comitiva fino al capoluogo, da dove in pullman ha raggiunto Venaria. «L’emergenza è costata una dozzina di milioni di lire - commenta
il sindaco, Jean-Louis
Sappé - e stando alle affermazioni della funzionarla in servizio alla Prefettura la responsabilità
in caso di emergenza è
stata trasferita all’ente
locale, e quindi al sindaco: peccato che al trasferimento di competenze e
deleghe non si accompagni un adeguato trasferimento di fondi».
seconda: dobbiamo aver
presente che quando parliamo di hockey e della
sua attrattivi non dobbiamo pensare che tutte le
partite siano Usa-Russia;
la terza: occorre individuare forme di promozione del curling (da Pinerolo c’è Alberto Rostagnotto, azzurro juniores).
Il pomeriggio del 22 è
iniziato con la visita al villaggio olimpico: servizi
generali, ospedale, mensa, residenze degli atleti.
Il villaggio olimpico è il
campus dell’Università.
In tale contesto si trova
anche la cappella; un’unica cappella, decorata
con i simboli della grandi
religioni del mondo in cui
si celebrano culti di varie
religioni. Qui abbiamo
incontrato il cappellano
della nazionale italiana,
don Mazza. Chissà perché ciò che è possibile in
unxampus universitario
e in un villaggio olimpico
non è possibile in una
normale città? È seguita a
“Casa Italia” una conferenza stampa, promossa
dall’ente per il turismo in
cui Elda Tessere per la
Città di Torino e Luigi
Chiabrera per TAtl hanno
presentato il nostro territorio. Si è parlato di montagne olimpiche, ma anche di «Pinerolo città della Cavalleria» e del ristorante Flipot di Torre Pellice. Poi ancora siamo stati
a Soldier Flollow per la 50
chilometri di fondo m«schile: è certamente l’impianto più complesso fra
quelli visti in questi giorni: particolarmente interessato al luogo e alle caratteristiche è Walter Mario, sindaco di Pragelato,
che sarà sede del fondo
nel 2006». (a.b.)
Valli Chisone e Germanasca
Un «incubatoio»
per le imprese
DAVIDE ROSSO
Da alcuni anni uno
dei sogni nel cassetto della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, e in particolare
del suo assessore al Lavoro, Renato Ribet, è realizzare sul territorio valligiano un «incubatoio d’im
presa», una struttura cioè
che possa essere messa a
disposizione per un periodo limitato, a basso o
bassissimo costo, di chi
vuole avviare un impresa
ma non ha i locali dove
farlo. Scopo dell’operazione favorire la nascita
di nuova imprenditorialità e dare slancio a un
economia valligiana non
certo rosea.
«L'incubatoio - dice
Renato Ribet - sarebbe
un’opportunità per far
nascere una cultura diversa che punta sull’imprenditorialità in una valle come la nostra che sta
vivendo un momento difficile a livello di industrie
e che ha bisogno di creare qualcosa di alternativo
per il futuro. Il giovane
imprenditore, in quest’
ottica, oltre ai locali avrebbe l’opportunità di
affidarsi per consulenze
al Centro servizi per l’impresa già attivato dalla
Comunità montana l’anno scorso». In questo periodo intanto l’ipotesi
dell’incubatoio è arrivata
anche sul tavolo del Consiglio di Comunità montana che se ne è occupato
in una seduta informale.
Il giudizio è stato sostanziaimente favorevole e
l’idea sembra sempre più
prender corpo.
Il problema però è localizzare quale edificio in
valle sia adatto allo scópo
e naturalmente reperire i
fondi necessari alla rea
IIXVII Febbraio a Rorà
Cittadini invisibili
Un 17 febbraio del tutto speciale quello di quest’anno a Rorà, innanzitutto per il paesaggio invernale, dopo che nei
giorni precedenti era caduto più di un metro di
neve. I falò, preparati
con molta cura dai giovani, sono stati accesi il
sabato sera con un po’ di
difficoltà in mezzo a prati e boschi stracarichi di
neve, anche se molte
persone sono rimaste a
casa a motivo della nevicata ancora in corso. La
domenica mattina, durante il culto che ha visto
la partecipazione di un
centinaio di persone, dei
bambini della scuola domenicale e della corale,
il pastore Giorgio Tourn
ci ha preso per mano
rendendoci attenti al fatto che le centinaia di migliaia di clandestini oggi
presenti sul territorio
italiano sono da equiparare ai valdesi prima del
1848, cioè sono persone
senza documenti, senza
diritti civili, che quasi
non esistono.
70 persone hanno poi
partecipato all’agape comunitaria nella sala delle
attività e nel pomeriggio,
in una breve conversazione, il pastore Tourn ci
ha parlato del 17 febbraio di una volta, non
festa di popolo ma delle
scuole domenicali, e del
libretto sulle valanghe
distribuito ai bambini nel
1885. La giornata si è
conclusa nel migliore dei
modi, ancora al tempio,
con un’ottima serata di
canti da paesi diversi
presentata dal coro Fihavanana e con la partecipazione del moderatore
della Tavola valdese che,
in un breve ma efficace
intervento, ha illustrato
la tragica situazione dell’Argentina e dell’Uruguay in questo periodo.
La raccolta delle offerte
della serata si è aggiunta
a quella del culto a favore
delle chiese del Rio de la
Piata. A tutti e tutte coloro che col loro lavoro
hanno contribuito alla
riuscita della festa, va un
grazie di cuore da parte
della nostra chiesa.
lizzazione del progetto. Attualmente per quel
che riguarda l’edificio le
ipotesi sul tappeto sono
due: il capannone della
ex Scoi a Rinasca o il
Convitto di proprietà della manifattura a Perosa.
«L’ex Scot - afferma Ribet
- presenterebbe il vantaggio di offrire un capannone si'può dire già
pronto per l’insediamento delle nuove imprese: il
problema è il costo, circa
1 miliardo di lire. Il costo
del convitto, circa 300
milioni, invece sarebbe
chiaramente più abbordabile: qui però gli interventi per la ristrutturazione dei circa 1.500 metri quadri distribuiti sui
tre piani sarebbero più
onerosi».
Il problema dei fondi a
questo punto comunque
diviene fondamentale.
«Abbiamo già avuto contatti e abbiamo presentato l’idea dell’incubatoio
di impresa sia alla Regione che alla Provincia
dice ancora Ribet - per
cercare di verificare la disponibilità di fondi. Con-,
fidiamo poi anche nella
possibilità di avere finanziamenti dal Docup che
potrebbero coprire grossa parte della predisposizione dei futuri locali siano essi alla Scot o al Convitto di Perosa». L’idea a
livello di intenti pare essere piaciuta in Regione
e soprattutto un Provincia. «Uno dei punti di
forza del progetto - sottolineano in Comunità
montana - è che questo
avrebbe una forte carica
innovativa anche a livello regionale dove non ci
sono esempi di incubatoio di impresa che sono
invece presenti in Emilia
e nella vicina Francia dove svolgono egregiamen
mmm nelle chiese valdesi
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA — Domenica 3 marzo, alle 14,30, a Pinerolo, celebrazione interconfessionale, al seminario vescovile; liturgia preparata dalle sorelle della Romania.
MISSIONI CEVAA — Prossimo incontro martedì 5
marzo, alle 15, alla Casa unionista di Torre Pellice.
ANGROGNA — Giovedì 7 marzo, alle 20,45, alla
scuola grande, incontro su «La figura del pastore di
Angrogna Stefano Bonnet, a 100 anni dalla morte».
Presentazione del num. de «La beidana» a lui dedicato.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale al centro, martedì 5 marzo, alle 20.30.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Martedì 5 marzo studio biblico, alle 20,30, al presbiterio. Riunioni quartierali: mercoledì 6 quartiere Peyrot, giovedì 7 a Fondo San Giovanni, sempre alle 20,30. Domenica 20 incontro dell’Unione femminile, alle 14,30.
PINEROLO — Dal 5 marzo fino al 19 marzo, si terranno tre incontri di studio biblico su «I dieci comandamenti», partendo dal testo «I dieci comandamenti»
di Fulvio Ferrario.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 1°
marzo all’Inverso Clot, alle 15, lunedì 4, alle 20, ai Masselli, mercoledì 6, alle 20, al quartiere Pons. Domenica
3 marzo al teatro, alle 21, la filodrammatica di Villar
Pellice presenta «’1 pare ’d la sposa, ovvero ’1 messe».
Incontro dell’Unione femminile mercoledì 6 marzo.
PERRERO-MANIGLIA — Culto unico a Maniglia,
domenica 3 marzo, alle 10; a seguire, assemblea di
chiesa. Riunioni quartierali: martedì 5 marzo, ajle
14,30, alla Baissa, mercoledì 6, alle 14, alle Grangette.
PRALI — Riunioni quartierali: martedì 5 marzo, alle
20, a Cugno, mercoledì 6, alle 20, a Villa.
PRAMOLLO — Giovedì 28 febbraio, alle 20,45, nella
sala delle attività della chiesa incontro su «Quale sarà
la nuova scuola?», cerchiamo di capire insieme che
cosa è previsto nella nuova riforma scolastica, con
Carmelina Maurizio, insegnante.
PRAROSTINO — Riunione quartierale mercoledì 6
marzo, alle 15, ai Cardonatti.
RORÀ — Giovedì 28 febbraio la chiesa di Rorà, con 0
suo gmppo visitatori, si occupa delle visite e del culto
all’ospedale di Torre Pellice, alle ore 16,30; alle 20,30,
riunione quartierale alle Fucine. Giovedì 7 marzo incontro a casa di Olga e Sergio per discutere sul tema
«Diaconia e volontariato» con la diacona Anita Tron.
SAN SECONDO — Martedì 5 marzo, alle 21, studio
biblico.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 1°
marzo, alle 20,30, alla Ravadera, a cura della corale,
martedì 5, ai Simund, alle 20, a cura della corale, venerdì 8 agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Domenica 3 marzo culto con
cena del Signore, presieduto dal gruppo Fgei-Valli, alle 10,30. Riunioni quartierali: martedì 5, alle 20,30, alla Piantà, mercoledì alla Casa Miramonti. Mercoledì
6, alle 20,30, studio biblico al presbiterio sul tema della preghiera a partire dai Salmi.
VILLASECCA — Domenica 3 marzo la filodrammatica di Pomaretto presenta «Pautasso Antonio, esperto in matrimonio», alle ore 14,30.
che arreda!
QUALITÀ NORVEGESE
GARANZIA 10 ANNI
J0TUI:
ÀMILi ìKlD
AMPIA ESPOSIZIONE
STUFE - CAMINETTI
FORNI E BARBECUE
ARTICOLI PER GIARDINO . ^
CUMIANA - strada Pinerolo, 46 - Tel. 011 -9070100
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle \ì\lli moEsi
venerdì 1« MARZO, „^1
SPORT
PALLAVOLO
In C femminile, girone A, per la
17^ giornata di campionato il Cerutti Pinerolo si conferma alla
grande; la giornata ha visto una
partita durissima per la Cerutti
Technosquare in casa dell’Europa
Metalli Novi, che riesce però a vincere in quattro set (24-26, 25-21,
24-26,17-25) e a mantenere la guida della classifica con 42 punti.
Sabato 2 marzo si giocherà al Palatechnosquare di Pinerolo l’atteso
derby tra la Cerutti Technosquare
e la Sisa Villar Perosa Volley.
Nella C maschile, girone B perde
invece al tie-break la Volley Pinerolo in casa della Nuncas Polimatica
Chieri; dopo un primo set giocato
bene i ragazzi di Davide Scali cedono e non riescono più a trovare la
direzione vincente. La Volley Pinerolo mantiene la terza posizione in
classifica con 38 punti, preceduta
dalla Nuncas Polimatica Chieri' a
40 e dalla Palmar San Paolo a 42,
Sabato 2 marzo partita molto
importante contro l’Atlante Savigliano, quarto con 36 punti: una
squadra giovane ma che sta dimostrando una notevole continuità a
livello di gioco e di risultati.
Domenica 24 febbraio si sono
giocate a Santhià le semifinali e le
finali regionali del campionato di
under 20 maschile di pallavolo.
Quattro le squadre che si sono
contese l’ambito titolo: la Noicom
Cuneo, la Cw Carmagnola, la 3S
Nova Siria e la Ing Santhià.
I ragazzi della 3S hanno concluso questa avventura play-off con
la quarta posizione: dopo la sconfitta nelle semifinali disputatesi al
mattino contro la formazione del
Santhià i ragazzi di mister Claudio
Mina si lasciano scappare per un
soffio la terza posizione nella partita contro il Carmagnola.
Nei campionati minori giornata
positiva per le squadre pinerolesi:
nell’under 15 maschile, ottavi di
finale il Volley Pinerolo ha battuto
il Paravia Toimo per 3-0; il 3S Cornei Pinerolo ha poi vinto, sempre
per 3-0, anche nel campionato under 15 femminile avendo come avversari il Cambiano. Ancora un
successo, e ancora per 3-0, nei
quarti di finale del campionato
under 20 maschile: il 3S Nova Siria
Pinerolo ha superato alla grande il
Volley Moncalieri.
CALCIO
Torna ad allungare il passo il Pinerolo nel girone B del campionato
di Eccellenza: dopo la pausa forzata causa neve della scorsa settimana, i biancoblù hanno avuto la meglio sul temibile Libarna per 1-0
con Capobianco. La contemporanea sconfitta casalinga dell’Orbassano Venaria battuto dal Giaveno
Coazze porta a cinque i punti di
vantaggio della squadra di Merlo.
Domenica trasferta a Novi.
TENNIS TAVOLO
Galoppata trionfale per la Valpellice in Cl; dopo aver conseguito la matematica promozione in
serie B2 i valigiani si sono imposti
per 5-0 sul Moncalieri grazie ai
punti di Gay (2), Rosso, Fresch e
Malano. Vittoria anche per la C2
nel girone D ma il confronto con il
Fiat «B» è stato sofferto, come il
successo per 5-4 (punti di Rossetti
e Ghirardotti, 2 e Sergio Ghiri, 1).
Male invece le altre due formazioni in C2: nel girone E la sconfitta
con il Fiat «A» è stata netta: 0-5,
mentre nel girone F il Possano si è
imposto per 5-2 (1 punto ciascuno
di Lioy e Girardon).
Il campionato della D3 si svolgerà a livello provinciale a Volpiano con sette società suddivisa in
due gironi. La Valpellice si è aggiudicata il diritto di partecipare alle
semifinali e finali battendo grazie
a Paolo Geuna, Matteo Pontet ed
Andrea Sorba, per 5-0 sia il Cambiano che il Valledora di Volpiano.
Il 2 di marzo si concluderanno i
campionati di Cl e C2 con tutte le
formazioni, ad eccezione di quella
del girone D della C2, in trasferta.
HOCKEY GHIACCIO
Si avvia alla conclusione la stagione del ghiaccio Pinerolese; e
mentre la pista di Torre Pellice è
ormai chiusa per la difficoltà a
mantenere il ghiaccio, a Pinerolo
si andrà avanti ancora per alcune
settimane. L’under 12 si è guadagnata per la prima volta l’accesso
alla fase finale, TAll stars femminile vede sfuggire il traguardo dei
play off. Il pareggio 2-2 ottenuto
domenica scorsa col Merano in
casa (e la succesiva sconfitta ai rigori) annulla di fatto le speranze;
«troppo nervose di fronte ad un
impegno decisivo», sentenzia l’allenatore Roby Martina.
Domenica c’è un altro incontro
casalingo, questa volta con il Fassa. L’under 19 All stars ha chiuso il
suo Campionato nazionale con
una sconfitta sulla pista del Fassa
per 5-3; chiuso il secondo tempo
in vantaggio per 2-Q, ancora sul, 3T nel terzo tempo, i piemontesi
sono stati rimontati nel finale. Vit- ’
tòria per 15-0 della Valpe nel play
out di serie C con il Milano; la differenza di statura fra le squadre a
confronto ribadisce Tinutilità di
questa parte di stagione.
Una mostra curata a Torre Pellice da Ivan Bailada
La forte passione per l'hockey
ALBERTO CORSANI
S E l’attaccamento a
una squadra si misura non nei momenti di
maggior fortuna ma in
quelli di difficoltà, il pubblico dell’hockey in vai
Pellice detiene il record
della fedeltà. Nel giro di
due anni la «Valpe» è
passata dal miglior risultato di sempre (i play off
e l’ottavo posto in serie
A, stagione 1999-2000,
con capitano il cortinese
Marco Scapinello, che
nel 1992 era in nazionale
alle Olpimpiadi di Albertville) alla rinuncia al
massimo campionato e
anche alla serie B l’anno
successivo.
E nonostante la limitazione dell’attività agonistica alla serie C e alle
squadre giovanili e femminile, nonostante il
crollo della copertura
dello stadio, la passione
hockeystica resta e si manifesta in mille modi: le
conventicole che discutono del campionato italiano sono rimaste: alcuni locali abbonati ai canali televisivi a pagamento seguono i campionati
americani o quello italiano, via satellite si possono seguire prestigiosi tornei europei; e poi... se ne
parla. I.a rivista specializzata più diffusa in Italia
ha mantenuto in vai Pellice alcune decine di abbonati. Segni, tutti questi, che la «malattia» c’è
sempre e coinvolge i ragazzi (con relativi genitori) e quanti, semplicemente, amano fare capannello e rievocare, rievocare ancora, inventando e aggiungendo là dove
i ricordi si fanno più sfumati, 0 «sparandole gros
Ivan Ballada (a sin.) con Marco Scapinello, capitano
deil’Hockey Club Valpellice 1999-2000
se» sovrapponendo ai ri- dalla costruzione del pri
cordi reali una battuta
colta al bar (magari il sabato mattina con i giocatori, in vista della partita
serale) o le proprie simpatie e antipatie.
Cosi non può stupire il
successo della mostra organizzata dal torrese Ivan
Ballada, in collaborazione con la Pro Loco, allestita nei locali del municipio e chiusa il 23 febbraio, dedicata alla storia
dell’Hockey Valpellice.
Ritagli di giornale, dischetti dai marchi più
esotici, maglie di rappresentative celebri (quanto
potrà valere, fra gli appassionati, una casacca
con la scritta Cccp?), stecche e pattini d’altri tempi
e tante fotografie ripercorrono la storia della società da quando, settanta
anni fa ail’incirca, iniziò
l’attività al laghetto Blando all’epoca in cui si giocava sulla pista della Sea:
per anni i ragazzi in vacanza da quelle parti
hanno poi usato lo spiazzo per giocare a pallone, fra le panchine dei
«puniti» e gli appendiabiti a bordo pista, antiche vestigia superate
mo Palazzetto del Filatoio: e poi la tradizionale
«giornata degli alpini»,
per tutti gli Anni 70 prevedeva dopo il rancio la
corsa nei sacchi, la rottura delle pignatte. Luoghi
evocativi, e personaggi
ancora presenti, nelle
chiacchiere e fisicamente
quando vengono a trovare alcuni appassionati e
fra loro Ivan, fedele attrezzista della squadra.
Val Chisone
Un corso di
formazione
per guide
turistiche
Storia locale, scienzedidattiche, realizzazione
pratica di percorsi per le
visite e tecniche di animazione di gruppo. Tutto questo, e altro aiicora,
sarà il tema delle 100 ore
di lezioni tecnico pratiche previste dal secondo
«corso gratuito di preparazione all’accompagnamento presso le risorse
turistico-culturali del
territorio» organizzato,
all’interno del progetto
«Vallinsieme». Il corso,
che inizierà T8 aprile, è
finalizzato alla preparazione di accompagnatori-guide nelle strutture
turistiche della media e
bassa vai Chisone. Per
poter partecipare al corso occorre presentare,
entro il 22 marzo, il modulo di iscrizione alla
Comunità montana.
^ Torre Pellice, al teatro del Forte
L'infanzia derubata
APPUNTAMENTI
28 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
l’Unitrè organizza una conferenza su «Appunti su Pirandello “Così è se vi pare ’’» con Marita Maglione.
1° marzo, venerdì
TORRE PELLICE: Nell’atrio del Centro culturale
valdese si apre la «Finestra su... “Villar Pellice dagli
inizi del ’900 agli Anni 60’’», rassegna di vecchie fotografie con immagini dei momenti più significativi di
quegli anni; la mostra è visitabile fino al 30 aprile.
PINEROLO: Nella sala concerti della chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto con il quintetto di ottoni
«Pentabrass», musiche di Verdi, Lafosse, Mozart,
Sold, Bizet, Barber, Waller, Turpin. Ingresso libero.
2 marzo, sabato
TORRE PELLICE: AI Colors, alle 21, concerto dei
«Wah companion -t- Grande CircoBarnu'm».
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15,
«Piume di piombo», presentato da Nautai Teatro, ingresso euro 7,75, ridotto 6,20.
PINEROLO: L’Erboristeria dei portici, dalle 9 alle
12,30, propone un corso sui fiori di Bach, costo euro
80, prenotazioni tei. 0121-376313.
BAGNOLO: Alle 21, al teatro «Silvio Pellico», la
compagnia «Ij des sbiess» presenta «Drolarie», commedia brillante, ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella sede dell’associazione «Libera officina», presentazione del corso di
calligrafia «La carolingia» a cura di Massimo Polello.
Il corso inizierà martedì 5 marzo, alle 20,30, seguiranno otto incontri. Per ulteriori informazioni e iscrizioni tei. 0121-91162, 933102.
TORRE PELLICE: Fino al 22 marzo, alla civica Galleria d’arte intitolata al pittore Filippo Scroppo, è allestita «Libri fatti ad arte», mostra di libri per ragazzi, libri da guardare, toccare, sfogliare, in collaborazione
con la biblioteca «Carlo Levi». Orario: martedì, mercoledì, giovedì dalle 10,30 alle 12,30: tei. 0121-932530.
3 marzo, domenica
TORRE PELLICE: Alle 14, in località Santa Margherita, ritrovo carri allegorici e gruppi, sfilata lungo le
vie cittadine a arrivo in piazza Muston, dolci e cioccolata per tutti.
TORINO: Al circolo Arca di via Assarotti, danze
boogie rock con l’associazione «John O’Lery».
6 marzo, mercoledì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21, va in scena
«Chi ha paura di Virginia Woolf?» con Ileana Ghione e
Alberto Terrani. Ingresso euro 19,63.
8 marzo, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, incontro
con don Carlo Molari, teologo, su «Credere da adulti».
, LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede delTAvis, in
via Roma, prelievo e visita.
9 marzo, sabato
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella sede del circolo
Adi, in via del Forte, incontro sulla storia italiana dal
1950 al 1954, proiezione di un video, discussione, tè.
TORRE PELLICE: Alle ore 17, nella biblioteca comunale «Carlo Levi», incontro con i giovani poeti autori di «Noi bambini atomici», lettura, ascolto, recitazione di poesie, accompagnate da musica.
SERVIZI
GUARDIA MEDNÌ ■■$1
C(
notturna, prefestiva, fe¡
telefono 800-233111
GUARDIA FARM
(turni festivi con orario
DOMENICA 3 MAI
Torre Pellice: Muston
Repubblica 22, tei. 9i;
Perrero: Farmacia Vaie(
via Monte Nero, tei.“
Pinerolo: Podio - corso]
no 52, tei. 322030
SERVIZIO INFERMII
presso I distrei
SERVIZIO EDAM
telefono 118
Wm CINEMA
TORRE PELLICE
Cinema Trento pro| —
Vor
Biieo
tere d
del ni
Anziti
quelli
nell'o
[ gli s tir
Í tali) I
I dell’ai
a risei
chard
tezza
malee
l’incoi
iani. I
razior
litica,
ne, di
precis
deboi
giovedì 28 e veneti '
marzo, ore 21,15, , ,
Africa di Abbas Kia®, J
mi Iran-Francia2l
sabato 2, ore 20e2|
domenica, ore 16,1 o,
e 21,15, lunedì 4 ei ^.’p.
tedi 5, ore21,15nÌ"^g3t.
loso mondo di Amel i' i
VILLAR PEROSA
Nuovo cinema prof t p ygic
sabato 2, ore 20 e2 ^ione
domeitica 3, ore:
18,15 e 21,15, e lunl
ore 21, 15, I perfetf
namorati. 1
PINEROLO—La
tisala Italia ha in
gramma, alla sala
to», A beautiful
riali: 19,45 e 22,20,
to 19,45 e 22,30, di
nica ore 14,45,
19,45 e 22,20. Alla
«2cento» Il nostro
trim.onio è in crisll
nedì e giovedì, pn
ni anche alle 16 coi
gresso a 4 euro.
BARGE — lìcin
Comunale ha in
gramma, veneri
marzo ore 21, Trai deila t
day; sabato 2 or
Cuori in Atlantidi
menica, ore 15,1)
21, da lunedì agii Tostai
ore 21, I perfetti! ^nees!
morati.
A colloquio con l'atleta che sfiorò la medaglia
Willy Bertin, sportivo tenace
MASSIMO CNONE
«Piume di piombo o dell’infanzia derubata» di Miriam Bardini è il lavoro della compagnia Nautai teatro
che verrà presentato sabato 2 marzo al teatro del Forte, nell’ambito della rassegna teatrale di Nonsoloteatro
«Muse, donne e teatro». «Piume di piombo, o deH'infanzia derubata» è Io spettacolo che segna la prima
tappa del progetto triennale «la via dei tuoni», che si
impone come obiettivo di indagare il rapporto genitori-figli, là dove gli sguardi si fanno duri, la voce forte, i
gesti crudeli. L’ambito familiare, antico territorio di
«spazio dello scontro», dove misurare la lunghezza di
un sogno, la profondità di un abbraccio, il tempo del
perdono. Una ricerca poetica dedicata a quel gran sogno del futuro che ci portiamo dentro noi adulti e che
chiamiamo figli. L’ingresso costa 7.75 euro (ridotto
6,20); inizio ore 21,15- Prenotazioni: 0121-323186.
ANGROGNA, località
Bonetton. Willy Bertin è nato qui vicino; ci
mostra la casa paterna
pochi metri più in alto.
Willy fa parte della classe
degli eterni abbronzati,
soprattutto d’inverno,
quando la neve ricopre
le piste. Gli chiediamo di
ritornare a quel giorno
del 1976. Sorride: «Per
pochi millimetri ho perso la medaglia».
Austria, Olimpiadi invernali di Innsbruck, nella 20 chilometri di biathlon, miscela esplosiva di
sci di fondo e tiro al bersaglio, Willy è in testa:
«quel giorno mi sentivo
in forma». Siamo al diciottesimo chilometro,
ultima serie di quattro tiri, il bersaglio a 150 metri, Willy è in piedi, carica
il fucile e spara. «Mi è
scappato il dito sul grilletto e mi sono subito accorto che il colpo era fuori». Forse è colpa dell’emozione, forse la stanchezza: arriva la penalità
di due minuti e la vittoria
del norvegese. Niente da
fare per Willy, che in
classifica finisce quarto,
fuori dalla zona medaglie
pur avendo un grande
vantaggio nel fondo.
Per Willy Bertin quella
di Innsbruck era la seconda olimpiade. Nel 1972 a
Sapporo l'angrognino era
arrivato quattordicesimo,
ma l’edizione del 1976
avrebbe potuto essere il
brillante coronamento, a
32 anni, di una splendida
carriera. Medaglia d’argento ai Mondiali del
1973 in Libano, bronzo in
staffetta nella stessa occasione, un altro bronzo
ai mondiali in Finlandia,
oltre ai tredici titoli italiani fra biathlon e fondo
conquistati per i colori
della Finanza.
«Sono contento per la
vittoria di Stefania Beimondo e per i successi
degli altri azzurri nel fondo - dice Willy Bertin
pensando a Salt Lake City
-; mi ha entusiasmato la
volata finale fra Zorzi e il
norvegese nella staffetta.
Peccato, ma la Norvegia
continua a essere fortissima. Molto bella anche la
prova del rivaltese Fabio
Carta nello short track».
Che cosa è cambiato dai
tempi delle «tue» Olimpiadi? «Soprattutto i materiali. - dice Willy - poi
ci sono 1 diversi metodi di
allenamento e non ultimo il bilancio: sembra
incredibile, ma allora
avevamo soltanto venti
colpi al giorno per allenarci». Willy ricorda l’amicizia con il resto della
squadra: «C’erano meno
interessi, meno denaro, e
così si andava molto
d’accordo». Nessun problema doping, almeno
,Ia sin
princi
ti e il
piùd
gion’
partii
toglie
cittac
vigile
procu
no Fri
per u
pendi
sente
23feì
lano,
no pi
ne^ii
fiosi (
sttati c
cittadi
da boi
.livens
damo
dello s
nelle file italianei
nella Ddr se ne
uso, ma io non ho»
sto niente».
Si ritorna al ten»
non riuscito, di ®, ,
su una squadra ® ® t
ad Angrogna. «Gh .
cali non ci hanno
- commenta Willy*
- e così, compilo®
la scarsità di
squadra e dell’!'*
fondo alla Vacce^
rimane più nu
olimpiadi del 200®,
no soprattutto u®
sione per IncontT'
chi amici: «Pud
mi sbagli, ma nO
tanto ottimistagiochi sono sta
gnati due noni
sembra che fiu®
stato fatto poco»
Vente
noni
conti
piovi
leseli
tienz:
Ani
t>s,j
Solle
che<
1
catto
delle
Sono
della
è Cor
ne di
Vivoi
15
'A'öo ^nerpìJ°
Dei
PAG. 15 RIFORMA
mm
lEOi^
va,‘fea
nil
li sperare
come cittadini
Vluston
el. 91
Vorrei esprimere alcune
ig opinioni su alcune letZre della pagina dei lettori
del numero del 1° febbraio.
Anzitutto trovo condivisibile
Quella di Paolo Fabbri (che
nell’occasione ringrazio per
:ia Velai' gU stimolanti resoconti cultutel.SOe® rali) riguardo ai contenuti
- corsoi dell’articolo sulla democrazia
? a rischio di Piera Egidi Bou‘ chard, della quale peraltro
apprezzo il coraggio e l’acu-..
tezza nello scoperchiare la
maleodorante pignatta dell’incoscienza civile degli italiani. Credo però che l’esagerazione nella valutazione politica, per qualunque opinione, di destra o di sinistra, sia
'precisamente funzione della
debolezza espressa in quel
momento dai propri rappreyenetl »pntanti politici nazionali.
La propria debolezza aliis Kiam. jnenta in un crescendo quasi
onirico le peggiori immagini
' dell’awersario. Anche la Bib*' bia, se capisco bene la vicenda Gog e Magog, conosce
r A fenomeno. Qui c’è vo
uAmei imo l’intervento del regista
.ROSA* j^nnni Moretti per togliere
la prò» jjyelo opaco a questa situazione. Paradossalmente, per
la sinistra, oggi il problema
’ ® principale sono i suoi dirigenperfetil ^ g n suo principale partito,
il più che Berlusconi. Parlo a ragion veduta dato che a quel
' partito sono iscritto. Ciò non
toglie, ovviamente che come
cittadino sia preoccupato e
vigile all’appello lanciato dal
procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli,
per una magistratura indipendente, e perciò sarò presente alla manifestazione del
23 febbraio al Palavobis di Milano, ma confesso che non sono preoccupato quanto lo ero
negli anni degli assassinii mafiosi 0 terroristici dei magistrati 0 in quelli della strategia
della tensione, quando inermi
cittadini venivano maciullati
da bombe fasciste con la con.aivenza di delicati settori dellì a giil tostato, o quando la corruziorfettiif ne esalava dal ceto politico,
da molte parti delle istituzioni
dello stato, da quelli affaristici
e della grande comunicazione
(Sindona e la P2 al Corriere
della sera, per ricordarne alcuni), appena posta attenziorp ne non superficiale al movimento di cose e persóne. Da
quest’ultima situazione solo
l’azione pilota di pochi magistrati coraggiosi ci ha permesso di ricominciare a sperare
glia
come cittadini. Rammentare
dunque che la vera testimonianza è sempre coraggiosa,
controcorrente e costosa, oltre al vantaggio che reca a tutti, è il punto che mi lega all’interessante lettera di Stefano
Costa di Genova, il quale ci
mette in guardia dai luoghi
comuni e da affrettate traduzioni socio-politiche della
teologia quando, in realtà, si
tratta solo di spendere la propria rispettabilissima opinione politica e culturale. Trovo
anch’io insignificanti i richiami a condividere questa o
quella scelta, tirando in ballo
pie formule di solidarietà o
sfoderando la presunta logica
vincolante di comuni identità
o appartenenze. Se Costa ha
l’impressione di una eccessiva attenzione delle nostre
chiese alla «trasformazione
del mondo» si rassicuri; facciamo grande fatica a cambiare piccole e marginali abitudini figuriamoci il mondo.
Gigi Ranzani - Milano
La pace
come dovere
Nel 1795 un filosofo tedesco di Königsberg, di una certa importanza nella cultura
europea, Immanuel Kant,
pubblicò un rapido scritto
Per la pace perpetua dove si
rivolgeva unicamente alla coscienza morale degli uomini
violenti come appartenenti
alla natura, cercatori della
pace come esseri razionali.
Aveva ormai 71 anni e il suo
secolo, 11 1700, aveva trascorso pochi periodi di pace armata. Erano allora in corso le
guerre provocate dalla Rivoluzione francese. Kant morirà
nel 1804, in piena età napoleonica, tutto tranne che pacifica. Tuttavia non si arrese allo spettacolo della belluinità
umana: riteneva che l’attuazione della pace dipendesse
esclusivamente dalla coscienza morale, di cui ogni uomo è
dotato e di fronte a cui è responsabile. La ragione, come
norma morale universale, con
la voce del dovere, condanna
totalmente la guerra. I più impegnati verso quella meta, in
quanto più consapevoli, sono
gli uomini di governo.
Per Kant dunque la pace è il
dovere di ogni uomo, in qualunque luogo della terra si
trovi a vivere, in quanto voglia
essere uomo e non belva; il
suo è un messaggio universale, in quanto la ragione è propria di ogni uomo. È una delle
A
Insegnanti di religione cattolica
iliane:
e nei*
on boi»
al teno
), di
dradii
i. «Glie!
anno
I Willy“
nplic®
li nevei
lell’and
^accej
il
.| 2006*
no un'
contrai*
mòdai
nano*
sta-ifi
0 stati
anni fa
, finotal
oco»
di intervento del Parlamento
® questa sede è condizionata
dalle norme pattizie già vigenti, che prevedono forme
peculiari di reclutamento degù insegnanti di religione”».
«Chiarito questo - conclude Malan mi adopererò perché la futura legge, compatidilmente con i vincoli citati
da Gambale, sia il più possine rispettosa dell’equità e
della laicità dello stato. Fio
Unito scritto al ministro per
chiamare l’attenzione suldnomalia dei “disabilitati”
?' ''dncovi, oggi discriminati,
de domani rischiano di dientare privilegiati. Ciò che
un farò di certo è protestare
contro una cosa che ho ap1 '^'[dto: è un esercizio che
CIO a chi vi ha più espe
"«dza e attitudine».
Q^dhe l’on. Valdo Spini, dei
Snl'i • olla nostra
fU ddhazione dichiarando
dpoi-■ “i^idiissione in ruolo
cjl\.**^ddgnanti di religione
dpii„ 'dd cappresenta un’altra
Snn violazioni che ven(jpii° Perpetrate nei confronti
è m dello stato». Spini
benevole della situazlovj,,. destante precarietà che
'vono I circa 22.000 inse
gnanti di religione cattolica
in Italia, «ma è scorretto - afferma - risolverlo aggirando
un grande problema di principio. Come possono entrare
nei ruoli dello stato degli insegnanti scelti dalla Chiesa
cattolica?».
• «È assolutamente incostituzionale - prosegue Spini -. Ricordiamoci di quanto avvenne in una scuola di Firenze,
dove un’insegnante di religione cattolica, che apertamente
conviveva in attesa dello scioglimento di un vincolo matrimoniale, si trovò incinta. Fu
licenziata in barba a tutte le
prediche sulla tutela del diritto alla vita. Direi che questo
fatto ripropone con forza la
questione dell’insegnamento
della religione cattolica nella
scuola e la possibilità di sostituirlo con una storia delle religioni. Ripropone peraltro
ancora la questione della sorte di chi ha scelto di non avvalersi dell’insegnamento
della religione cattolica, oggetto tuttora di discrirninazioni più o meno striscianti.
Anche se non se ne occupa
Nanni Moretti spero che la sinistra ponga il tema al suo ordine del giorno».
il perché del Grande Collasso in questa «lettera dal futuro»
Una seconda lettera dal 2042
aORGIO CIRARDET
L
Torre Pellice, 17 febbraio 2042
Carissimi nel Signore, vedo da Riforma che state commentando la nostra
prima lettera. Questa volta sono io a
scrivervi personalmente, in occasione
della Festa valdese della Libertà che abbiamo ripreso a solennizzare dopo la
parentesi degli Anni Venti. In un clima
di serenità e di fiducia. Sulle vostre reazioni, mi rendo conto di quando sia difficile per voi (penso fra gli altri a John
Hobbins su Riforrna dell’8 febbraio e allo stesso Girardet) vedére le cose in una
prospettiva non immediata. Noi invece,
con il senno di poi, siamo meglio in
grado di interpretare quegli eventi
drammatici, che i nostri storici stanno
studiando. Su due punti essi si interrogano: il perché del Grande Collasso, e
perché non era stato previsto.
Sulle sue ragioni gli storici parlano
della paralisi politica delle minoranze al
potere e sulla «pantofolizzazione» (per
dirla con Hobbins) delle masse benestanti. Il «sistema» che reggeva il mondo all’inizio del 2000 era monopolizzato
dai «Diecimila» (così lo storico Remy
Mbùtu definisce la ristrettissima cerchia di industriali, politici, finanzieri,
capimafia e sceicchi che in tutto il mondo avevano il potere decisionale reale)
con l’appoggio delle classi medie, complici o succubi, strettamente controllate
dal sistema mediático. La Democrazia
si era ridotta a forma simbolica, a idolo
muto, perché non vi è democrazia senza informazione e l’informazione era
strettamente controllata dai Diecimila
per coltivare i culti paralleli del Consumo, della Crescita, del Denaro, officiati
da un potente clero di economisti ritenuti infallibili (nonostante i loro ripetuti e clamorosi errori di.previsione). Al
punto che, all’indomani di quell’Il settembre 2001 che è considerato l’inizio
simbolico della crisi, si invitò a «comprare», a fare sacrifici al Consumo (per
salvare il Denaro) come atto di patriottismo. E nessuno rise.
Poi, il Grande Collasso fu reso irreversibile dalla estrema vulnerabilità del
mondo di allora, figlio certamente del
vostro coraggio e'ottimismo, ma anche
della smodata fiducia in voi stessi. Bastava una modesta crisi energetica per
mettere in ginocchio e paralizzare una
nazione, i trasporti, le comunicazioni,
il cibo, l’acqua. E bastò. Ne approfittò
chi aveva interesse a sovvertire l’ordine
mondiale, fra le masse escluse e dalTinterno dei Diecimila.
Ma perché così aU’improwiso? Davvero nessuno lo aveva previsto? In
realtà, veggenti e «profeti» c’erano stati.
L’Università di Giacarta ha raccolto
una documentazione impressionante
di analisi, allarmi, previsioni, avvertimenti. Solo per la letteratura e il cinema, e per non citarne che alcuni, nel
1932 usciva il Mondo Nuovo di Huxley,
nel 1948 1984 di Orwell, nel 1951 Fahrenheit 451 di Bradbury, nel 1956 il film
L’invasione degli uitracorpi, nel 1968
2001 Odissea nello spazio. Molte di
queste utopie negative si stavano in
larga parte silenziosamente realizzando alla vigila del Grande Collasso. 'Vi fu
rono anche studi come quello di P.
Thuillier, La grande implosione. Rapporto su crollo dell'Occidente 19992002, già nel 1995. Per non parlare dei
filosofi e poeti ed economisti non allineati e soprattutto dei nuovi movimenti per la pace, i diritti umani, la difesa
dell’ambiente... Perché non furono
ascoltati? Probabilmente perché i Diecimila erano troppo forti e sicuri di sé,
e ignoranti della propria storia, per dare spazio alle voci alterhative, o per autocorreggersi dall’interno.
Così avvenne quello che sappiamo.
Quelli che erano stati bollati come
«apocalittici» dovettero incaricarsi del
lavoro di ricostruzione umana ed economica, su nuove basi. Fra questi, in
mezzo a tanti altri, c’eravamo anche
noi, i cristiani. Un’ultima notazione: so
per certo che Girardet aveva ricevuto
un’anteprima della lettera precedente,
già nel 2000. Qui non stiamo reagendo
emotivamente all’11 settembre e agli
eventi successivi. Vi ringrazio per questa possibilità di dialogo e di colloquio
extratemporale. E ripeto, come nella
lettera precedente: Non temete.
Ching Chiangpai, moderatore
della Tavola Valdese dal 2035
Postilla del ricercatore
Questa seconda lettera è pervenuta
per le stesse vie inesplicabili della precedente e sembra parimenti autentica. È
comunque vero che ne avevo ricevuta
un’anteprima (mancava solo il riferimento all’ll settembre) che era stata resa nota nella Chiesa evangelica metodistadi Piacenm il 12 novembre 2000.
voci più nobili dell’Illuminismo. Dio non è chiamato in
causa. Gli uomini sono maggiorenni, non dipendono né
possono fare conto su un padre misericordioso che realizzi di sua iniziativa la pace, come fosse un miracolo, senza
alcun merito da parte degli'
uomini. Utopia? Secondo un
altro filosofo tedesco, di non
minore rilievo, Hegel, sì. Questi scrive impietosamente che
la pace è solo nei cimiteri. La
vita al contrario è guerra, conflitto, contrasto, dialettica.
Oltre 200 anni dopo lo scritto di Kant, ad Assisi si invoca
da tante parti (ufficialmente
12) l’intervento del dio pacificatore. Lo si è pregato in tanti
modi, con tante diverse cerimonie, con acconciature e atteggiamenti (alcuni noti, 1 più
ignoti) dei celebranti. Tutti i
rappresentanti di quelle 12 religioni hanno convenuto nel
dichiarare che Dio vuole pace, si vede che costoro hanno
la possibilità di interrogarlo e
di sentirne in segreto la rispo
sta. Di questa loro funzione
hanno fatto una professione,
quella di intermediari e interpreti ai comuni mortali, anche se nel solco profondo di
una trincea, alle prese con
l’incombente nemico, quella
voce non si fece né si fa sentire. E quand’anche, come riconoscerla?
Nel novembre 1095, a Clermont, il papa Urbano II evidentemente l’aveva sentita.
Nel proclamare la santità della crociata, esclamò: «Deus le
volt!». La crociata, invenzione
cattolica. E sulla fibbia del
cinturone dei soldati tedeschi
nella II guerra mondiale era
inciso «Gott mit uns» (Dio
con noi): bella compagnia si
sarebbe scelto... Per i musulmani, subito dopo la morte
di Maometto, la conquista
dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa era ed è guerra santa. Solo gli ebrei non hanno
condotto crociate, né intrapreso guerre sante.
Tutto questo è ora nel dimenticatoio: si vede che Dio è
Frida Malan
è stata anche
sindacalista
Negli articoli pubblicati dopo la scomparsa di mia sorella Frida Malan si trascura di
solito l’aspetto più importante: quello della sindacalista.
Il buon Augusto Monti mi
scandalizzò dicendo che la
funzione del Partito d’Azione
era di essere «la copertura
borghese e il correttivo democratico del Pei». Ne consegue che l’operaio è pascolo
privato senza rispetto per i
suoi diritti. E così da Milano il
PdA non reclamò la sua parte
nella triplice sindacale.
A Torino invece con il Comitato sindacale del Partito
d’Azione, diretto da Piero Bianucci, Riccardo Levi e Frida,
numerosi furono gli operai
della Fiat motori e tra le tabacchine; e analogamente in
vai Pellice con Jean Rivoir.
L’idea che solo il Pei ce
l’avrebbe fatta contro i fascisti portò alla sua egemonia a
grave danno per l’antifascismo e al potere in questo
partito Amendola, che comunista non era, e ne cacciò i
comunisti del «Manifesto».
Gustavo Malan
Torre Pellice
M II mio ricordo
di Frida Malan
Scrivo in ricordo di Frida
Malan, la «Combattente». Il
18 dicembre dello scorso anno la incontrai nella sua casa
di via San Secondo in Torino,
per un’intervista che avevamo concordato: mi trovai di
fronte una donna anziana,
vittima di un corpo che la
tradiva, ma con lo spirito vivo di una quindicenne e la
presenza mentale di una
donna matura, che lasciava
andare liberamente la memoria mentre il registratore
magnetizzava la sua voce.
Avrebbe finalmente voluto
fermare sulla carta tutti quei
ricordi ebe erano stati la sua
vita: ma il tempo l’ha fermata
prima. Non ho più avuto modo di reincontrarla, se non
con moltissimi altri ai suoi
funerali, per l’estremo saluto.
Barbara Bordon - Torino
Hai fatto
Tabbonament
diventato pacifista. Nel tripudio osannante dello spettacolo di Assisi, al di là dei buoni
propositi, si è andati oltre
l’utopia kantiana, posto che
lo sia? Oppure si è arrivati al
peggio. Chiamando in causa
Dio, si gioca una moneta che,
come ogni moneta, ha due
facce. In questa. Luna, si è
detto, è il miracolo, con l’autorizzazione al disimpegno
umano; ci pensi Dio! L’altra
faccia è la bestemmia. Infatti
se Dio non interviene, che
pensarne? La bestemmia è, in
definitiva, un male minore,
poiché è l’espressione di un
credente deluso. Si deve concludere in quel caso che Dio è
morto? Oppure con la rassegnazione ai suoi imperscrutabili disegni, la rassegnazione
è l’atteggiamento giusto per
cbi vuole la pace?
Giovanni Guastavigna
Cbieri (To)
r II testo di Luca
in sardo
Mi è gradito informare tutti
gli interessati che ho ritrovato fra alcuni libri provenienti
dalla biblioteca del past. B.
Fodera una copia dell’Evangelo di Luca tradotto in dialetto sardo meridionale da
Giovanni Arbanasich, di cui
si sapeva finora esistere una
sola copia conservata presso
la biblioteca comunale di Cagliari (vedi Riforma del 5
aprile 1996 pag. 8). Il testo e
di proprietà dell’Unione cristiana evangelica battista
d’Italia e può essere consultato dagli interessati presso i
suoi uffici, previo permesso
del presidente.
Franco Scaramuccia
Cbiavan’
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
Liturgie
e regolamenti
Nel volumetto pubblicato
dalla Commissione liturgie
dal titolo Liturgie speciali si
trova una liturgia per l’insediamento pastorale. Mi ha
colpito l’introduzione in cui
chi compie l’insediamento
dice che è delegato dal Consiglio di circuito ad adempiere a tale compito. Mi sembra
che questa frase non sia
conforme al nostro ordinamento che prevede che il solo sovrintendente del circuito
presieda all’insediamento assistito da una delegazione del
Consiglio.
Gianni Musella - Prosinone
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«La mia grazia ti basta»
Il Corinzi, 12
È mancata
Maria Luigia Mûris
ved. Gìampiccoli
A funerale avvenuto ne danno
il triste annuncio i figli Ernesto
con Clara Sibille, Giorgio con Laila Andreis, i nipoti Marco con Simonetta Tosel, Valeria con Andrea Costa, Andrea e parenti tutti.
Un particolare ringraziamento a
tutto il personale del Rifugio Carlo
Alberto per la disponibilità e sensibilità dimostrata in questa triste
circostanza.
La presente è partecipazione e
ringraziamento.
Torre Pellice, 24 febbraio 2002
RINGRAZIAMENTC
«Insegnaci a contare bene
i nostri giorni per acquistare
un cuore saggio»
Salmo 90,12
I familiari di
Aldo Poèt
ringraziano il personale del Centro per anziani di Perosa Argentina e tutti coloro che in vario modo
hanno partecipato al loro dolore.
Perosa Argentina
18 febbraio 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 1“ MARZO 2002
Il piano repressivo creato negli Anni 70 nei paesi del Cono Sud dell'Annerica Latina
Un'alleanza internazionale del terrorismo
Il progetto finanziato dalla Chiesa valdese ha come obiettivo l'avvio del procedimento penale
che renda giustizia ai cittadini di origine italiana scomparsi nell'ambito della «Operación Condor»
MANFREDO PAVONI GAY
Negli Anni Settanta, nel
Cono Sud dell’America
Latina, che comprende Brasile, Argentina, Cile, Paraguay
e Uruguay, una serie di efferati colpi di stato portano al
governo di questi paesi le
peggiori dittature che il continente latinoamericano abbia sperimentato nel ’900.
Tra i vari regimi militari nasce inoltre, con l’appoggio
dei servizi segreti nordamericani, un coordinamento in
materia repressiva delle forze
armate, il nome in codice era
«Operacion Condor». Questo
coordinamento trova uno dei
suoi punti saldi, nella formazione per operazioni illegali e
segrete dei diversi servizi di
intelligence formati presso la
«Escuela de las Americas», di
Panama, dove furono istruiti
e addestrati gli ufficiali di tutti gli eserciti del continente.
Buenos Aires: protesta delle «Madri di Plaza de Mayo» per conoscere la verità sui «desaparecidos»
Scuola di addestramento
gestita dalia Cia
La Cia, che gestiva questa
scuola di formazione, forniva
agli ufficiali addestramenti
teorici e pratici neU’antiterrorismo, che comprendevano
anche lezioni su torture e
tecniche d’interrogatorio.
Adolfo Scilingo, ufficiale argentino, nella lunga intervista al giornalista Horacio Verbisky, pubblicata da Feltrinelli, racconta che gli ufficiali
venivano costretti a uccidere
a morsi cuccioli di gatto che
venivano loro affidati durante il periodo dell’addestramento (// volo, Horacio Verbisky, Feltrinelli). Tutti gli ufficiali usciti da questa scuola
avevano dunque una naturale predisposizione alTinterscambio di informazioni e
tutti condividevano la «dottrina de la seguridad nacional», che teorizzava resistenza di una guerra in atto tra i
sovversivi di tutto il mondo e
i paesi che propugnavano il
modello di vita occidentale e
l’economia liberista. Secondo
questi militari, sindacalisti,
studenti, intellettuali e oppositori politici erano il nemico
che covava all’interno dei loro paesi e che andava semplicemente annientato.
L'alleanza del terrore
Un esempio del funzionamento di questa alleanza del
terrore è dato dal caso dell’Uruguay, un paese dove i
superstiti della dittatura trovavano scampo in Cile e in
Argentina. Dopo il colpo di
stato del generale Pinochet e
del generale Videla, l’esercito
di questi paesi riceve la lista
dei rifugiati e degli oppositori
politici dai servizi segreti
uruguaiani e per costoro non
ci sono state possibilità di
scampo. Arrestati in Cile e in
Argentina, semplicemente,
insieme a tanti altri, scomparvero. Un altro esempio: in
Argentina dopo il golpe cileno si erano rifugiati importanti uomini politici che avevano collaborato con il governo democratico di Salvador Allende, tra questi vi era
l’ex ministro della difesa, il
generale Carlos Prats che
venne assassinato dalla Dina
(i servizi argentini) il 30 novembre del 1974, cioè due
anni prima del colpo di stato
in Argentina. L’«Operacion
Condor» infatti funzionava
anche durante i governi democratici di questi paesi.
Il piano Condor, dunque,
prevedeva lo scambio dei prigionieri, la possibilità di tor
turare gli esuli nei paesi in cui
si erano rifugiati, assassinare
gli oppositori negli altri paesi,
inoltre l’assistenza tecnica e
logistica per operazioni analoghe in Europa e negli Usa.
Una vera e propria internazionale del crimine che aveva
anche costituito una banca
dati dei ricercati per motivi
politici, dove far confluire le
richieste dei diversi paesi.
Il piano «Condon>
Le caratteristiche comuni
nei vari casi di scomparsa forzata di persone, dimostrano
che si trattava di un modello
repressivo accuratamente
studiato e pianificato. Eccone
alcune secondo quanto contenuto nel documento «Nunca mas!», redatto dalla «Commissione nazionale argentina
per le persone scomparse»,
fortemente voluta dall’allora
presidente Alfonsin:
- tutti i sequestri furono
eseguiti nei domicili, nei luoghi di lavoro o per strada
contro persone non armate;
- diversi dirigenti politici e
sindacali sequestrati avevano
già ottenuto la protezione
delTAcnur, avevano cioè un
passaporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite
per i rifugiati;
- i sequestratori in tutti i
casi di detenzione si comportavano come personale dei
servizi di sicurezza, appoggiati da personale in divisa;
- le autorità competenti si
rifiutavano risolutamente di
riconoscere che tali operazioni fossero eseguite dietro il
mandato delle forze regolari
(polizia, esercito) o della magistratura.
Tra le migliaia di donne e
uomini sequestrati nelT«0peracion Condor» vi erano
anche cittadini nati in Italia o
di origine italiana.
Il progetto 8<Voo
della Chiesa valdese
"V- Molti pastori della Chiesa di Gesù Cristo sono minacciati
Madagascar: le chiese sono in prima linea
ANANIKUADJOVI-AYEDEWOU
N
EL Madagascar la situazione dei diritti umani
sta diventando preoccupante; alcuni responsabili di
chiesa sarebbero presi di mira. A Tuléar, il pastore Jonah
Radimisaon è stato minacciato più volte; attualmente si
nasconde insieme alla sua famiglia nella casa di un membro della sua chiesa. La stessa
sorte incombe sul pastore
Pascal Kalebasoa e a molti altri, come Fidimalala Andriamasinoro, direttore del collegio teologico di Fianarantsòa,
e Jean Martin Razanatsimba,
della chiesa di Betela. Tutti
sono minacciati per il loro
appoggio al popolo nella sua
ricerca di verità e di libertà.
Secondo i responsabili della
Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar (Fjkm, membro della Cevaa), serie minacce pesano sulla vita di diversi pastori.
Essi sono accusati di allinearsi
sulla posizione delle chiese
membro del Consiglio cristiano malgascio (Ffkm) che riunisce le chiese anglicana, luterana, riformata e cattolica.
Molte flagranti violazioni dei
diritti umani si starebbero
perpetrando contro i sostenitori del sindaco della capitale,
Antananarivo. Manifestazioni
violentemente rfepresse, distruzioni di radio private, sequestri di giornalisti, divieto
ai membri dell’opposizione di
esprimersi sulle reti radio e tv
nazionali, le uniche a coprire
tutto il territorio. Diverse persone vengono minacciate per
avere espres.so apertamente il
proprio punto di vista, altre
hanno subito minacce fisiche
da parte dei militari. L’accordo raggiunto tra Ratsiraka e
Ravalomanana circa la formazione di una Commissione
mista per tentare di disinnescare la crisi politica e costituzionale che sta scuotendo il
paese dal gennaio scorso,
sembra effimero.
La storia sembra ripetersi
ma questa volta Ratsiraka non
vuole cedere alla pressione
popolare. Da settimane, il popolo malgascio rifiuta di vedersi defraudato dal proprio
voto che fin dal primo turno
sarebbe andato a Marc Ravalomanana, uomo d’affari e
sindaco della capitale. Da allora, varie manifestazioni si
sono moltiplicate a favore di
quest’ultimo. Centinaia di migliaia di persone scendono regolarmente in piazza del 13
maggio. Nel ’91, ci sono voluti
sei mesi di sciopero illimitato
per piegare Ratsiraka. Conseguenze: l’economia del paese,
già malridotta, si è ulteriormente deteriorata.
Questa volta il presidente
uscente si affida alla decisione dell’Alta Corte Costituzionale che prevede un secondo
turno per designare il vincitore, turno che, incurante delle
rrianifestazioni, egli sta preparando attivamente. E le chiese
che, come nel ’91, hanno fortemente appoggiato il popolo
nella sua volontà di cambiamento per una vita migliore,
sono nuovamente in prima linea. (Comunicato Cevaa)
Il progetto finanziato dalla
Chiesa valdese nel corso dell’anno 99-2Ó00 ha come
obiettivo l’avvio e la realizzazione del procedimento penale che renda giustizia ai
cittadini di origine italiani
scomparsi proprio neH’ambito deir«Operacion Condor».
Grazie a questo finanziamento insieme all’appoggio delle
centrali sindacali (Cgil, Cisl,
Uil), di Amnesty International e della Lega per i diritti
dei popoli, i familiari delle
vittime italiane del Condor
hanno presentato denuncia
della scomparsa e dell’omicidio dei loro cari, davanti al
pm Giancarlo Capaldo presso
il tribunale di Roma. Le vittime sono: Daniel Banfi, sequestrato il 13 settembre del
1974 e ucciso in Argentina il
29 ottobre dello stesso anno;
Gerardo Gatti, sequestrato il
9 giugno e desaparecido;
Orazio Campiglia, sequestrato il 12 marzo del 1980 in Brasile e ritrovato morto lo stesso anno in Argentina; Andrea
Bellizzi, sequestrato il 19
aprile del 1977 in Argentina e
desaparecido; Alessandro Logoluso, sequestrato il 29 marzo del 1977 in Paraguay e desaparecido; Lorenzo Gigli, sequestrato il 26 giugno in Brasile e desaparecido.
Nel luglio del 1999 l’allora
ministro della giustizia. Diliberto, ha firmato la prima
autorizzazione a procedere
che riguarda il generale Augusto Pinochet Ugarte, già
indagato dal giudice spagnolo Garzón per crimini contro
l’umanità. Dopo la conclusione del processo per gli italiani scomparsi in Argentina,
anch’esso finanziato dalla
Chiesa valdese (si tratta del
primo processo celebrato da
un paese europeo contro i
generali della giunta militare)
che si è chiuso con la condanna all’ergastolo dei militari imputati, si attende ora la
chiusura delle udienze preliminari e il passaggio in Corte
d’Assise del processo «Condor» che ne segnerebbe finalmente l’inizio.
È Stata assassinata nell'ottobre scorso
Messico: Digna Ochoa
avvocato dei diritti umani
Il governo messicano ha
ignorato le minacce contro
Digna Ochoa, avvocato dei
diritti della persona, la quale
è stata uccisa nel suo ufficio
di Città del Messico nell’ottobre scorso. Queste le conclusioni di un rapporto ufficiale
del 13 gennaio. Nel rapporto,
Tufficio del procuratore generale accusa il ministero
dell’Interno «di omissioni ingiustificate» nella sua inchiesta sulle minacce di morte
che Digna Ochoa aveva segnalato alla polizia nel settembre 2000. Il ministero «ha
agito con precipitazione» archiviando la denuncia porta
da Digna Ochoa e «non assolvendo in modo efficace gli
obblighi legati al suo mandato», sottolinea il rapporto. Il
documento suggerisce che 10
rappresentanti del ministero
dell’Interno e della polizia
vengano indagati per avere
ignorato le minacce segnalate da Digna Ochoa.
Un'inchiesta
«incompleta e lenta»
Secondo un membro della
Commissione «Giustizia e diritti della persona» del Congresso messicano. Gustavo
Buenrostro Diaz, le rivelazioni del procuratore generale
non possono sostituirsi alla
verità sugli autori dell’assassinio. «Non vogliamo spiegazioni, ma risultati. Vogliamo
sapere chi ha ucciso Digna
Ochoa e perché è stata uccisa». L’inchiesta del governo è
«incompleta e lenta». Nei tre
mesi successivi all’àssassinio,
le minacce contro difensori
dei diritti della persona (tra
cui il direttore del centro gesuita) si sono moltiplicate.
Tuttavia, secondo i militanti,
la controversia internazionale
sollevata dall’assassinio ha
aiutato il paese a fare il punto
sul proprio passato.
Avvocato dei diritti
della persona
Fino all’anno 2000 Digna
Ochoa, un’ex suora domenicana, era a capo della sezione
giuridica del Centro dei diritti
Miguel Augustin Pro Juarez
(centro Prodh), organizzazione iegata ai gesuiti, nella capitale messicana. Per anni ha
patrocinato difensori dell’
ambiente, leader autoctoni e
simpatizzanti della guerriglia
opposti ai militari. Digna
Ochoa era stata più volte minacciata di morte ed era stata
aggredita due volte da uomini non identificati che l’avevano interrogata e torturata.
Per Edgar Cortez, direttore
del centro gesuita, l’atteggiamento del governo descritto
nel rapporto del procuratore
generale «dimostra la mancanza di rispetto e l’indifferenza strutturale del sistema
giudiziario nei confronti dei
difensori dei diritti».' Il fatto
di rigettare la responsabilità
su agenti particolari è ingannevole, aggiunge Edgar Cortez. «È il governo messicano
ad essere direttamente responsabile della morte di Digna Ochoa che avrebbe potuto proteggere conducendo
un’inchiesta efficace».
Ci sono almeno
275 «desaparecidos»
Un rapporto pubblicato nel
novembre scorso dalla Commissione governativa dei diritti della persona ha confermato ciò che da molto tempo
si sospettava a Città del Messico (e nel resto del mondo),
ma che non era mai stato
provato: almeno 275 persone
sono «scomparse», sequestrate con la forza da agenti
dello stato tra il 1970 e il
1985, e non sono mai state ritrovate. 11 presidente messicano, Vicente Fox, ha nominato un procuratore speciale
per indagare su questi casi.
Nel dicembre scorso, una
serie di fotografie sconvolgenti in bianco e nero sono
state pubblicate dal settimanale di Città del Messico, Eì
Proceso, che mostrano membri del movimento studentesco del 1968. Il giornale precisa che questi studenti erano stati rapiti dal «Battaglione olimpico» dell’esercito,
gruppo di cui il governo aveva negato l’esistenza, e non
sono stati ritrovati. Le fotografie sono state recapitate al
corrispondente del settimanale a Madrid, e sarebbero
state inviate da un ex militare indignato per l’assassinio
di Digna Ochoa. (eniì
S Preoccupazioni delle agenzie umanitarie
Usa: dopo l'il settembre
ridotti gli ingressi di rifugiati
Il potenziamento delle misure di sicurezza dopo gli attentati dell’11 settembre ha
praticamente sospeso l’ingresso legale dei rifugiati
negli Usa, e le organizzazioni umanitarie connesse alle
chiese stanno esercitando
pressioni affinché il governo
ripristini le precedenti quote
di ammissioni. Dopo l’Il settembre il governo Usa ha decretato una moratoria sulle
ammissioni. Durante quel
periodo, che è durato fino a
novembre, nessun profugo è
stato autorizzato ad entrare
nel paese. Tra novembre 2001
e l’inizio di febbraio 2002, soltanto 783 rifugiati sono stati
ammessi, il che è molto meno
della cifra prevista per rispettare l’impegno assunto in origine dai rappresentanti del
governo, e cioè autorizzare
l’ingresso di 70.000 rifugiati
per l’anno fiscale che si conclude nel settembre 2002.
Tuttavia le agenzie umanitarie ritengono che sia più
realistico parlare di 50.000 rifugiati per quest’anno. «Se
non ce la faremo, non sarà
perché non ci avremo prova
to», ha fatto notare Ralston
Deffenbaugh, presidente del
Servizio luterano «immigrazione e rifugiati», una delle
agenzie che si occupa dei rifugiati negli Usa e che spinge
l’amministrazione Bush a rispettare il suo impegno per
70.000 profughi. Deffenbaugh si è detto frustrato di vedere che i rifugiati sono vittime del potenziamento delle
misure di sicurezza. Ora, ha
detto, i rifugiati sono i meno
capaci di azioni terroristiche,
dato che non solo figurano
«fra i gruppi più perseguitati
prima di arrivare» ma sono
anche «i più controllati».
Gli Usa ammettono i ptO'
fughi dopo interviste fatte
all'estero da rappresentanti
degli Usa che si accertano
che i rifugiati fuggono le pet;
secuzioni o hanno ragioni
valide di temerle. Varie ageU'
zie umanitarie, tra cui quell®
legate alle chiese, li aiutano®
installarsi negli Stati UnitiMa dopo la fine della moratoria, il tasso di reinstallaziO'
ne rimane lento, per via dell®
nuove procedure di seleziO'
ne e di controlli.
Q
dii