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SJ¡
PíTOBCO Lira 12
;Anuo LXXVm . N. 4
TORBE PEILICE, 23 Gennaio 1948
Spedizione in abbonamento postale - I Groppo
ELLE
SETTIMANALE DELLA
"Ta parole est.une lampe à mes
pieds, el une lumière sur mon
sentier,,. (Psaume 119: 105)
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èi<^not<i.. a c^i ce Tie an^te^innto noi ? S^u
'fiai 'paio'tc 9i iñia eieDna; ÆV. Giov. 6: 68
CHIESA VALDESE
Sera-t-il permis, sous cette rubrique, de présenter cette fois-d une
code illustrée? Oui; d'ailleurs, la
combinaison photQgrajique qui illustre le verset du psalmiste sie prête
admirablement à être encadrée, par
exemple à l’mglaise. C’est une grande iiible, ouverte sur un lutrin et
édlftirée par un chandeUer. Le halo
de ta flamme nous semble incomplet, dépourvu comme U est des sept
étoiles que nous somnVes habitués à
contiempÎér sur not^i devise. Avec
l’aide d’une loupe, on reconnaît parfaitement en quelle langue est imprimé le saint volume, et ce sont
tout à fait ZIeis Psaumes qui paraissent aux pages marquées par un signet en velours ou en soie.
Le verset de cette carte biblique
est sans doute un des plus connus,
et U mérite sa renommée, car il se
rapporte à l’EcrituVe tout entière.
En d’autres termes, voici ce qu’il
nous dit; quelle que soit votre situation,,^ quel que soit l’état de votre esprit, vous trouperes dans la
Parole de Dieu les lumières et les
conseils dont vous avez besoin.
Quelque chose d’analogue a été
dit pour la Divine Comédie, dont
les vers subMimels, d’après certains
.studieux, se prêtent à êtriel cités à
tous les propos possibles et imaginables. Mtfls il arrive assez facilement que les commentateurs, à force de subtilités et d’ingéniosités, finissent, plus ou (moilnis iniolontairement, par atttibuer au grand
pCfè^e des choses auxquieths il n’a
probtdtlentent jamais songé. Que
l’Esprit de vérité nous garde de faire de même mec ih Livré que notre
carte iÎtustrée nous présente prêt
pour ta leOture; un zèle louable en
soi nmis aPeugle peut conduire à
interpréter un passage biblique d’une façon qui dénature son sens, et
ce danger est asussi ancien que IfEcrituVe elle-même, puisqule Saint
Pierre mettait en garde ses correspondants contre ceux qui ” tordent
le sens des Ecritures pour leur propre ruine” (2 Pien’e, 3, 16). L’apôtre désigne ces personnes comme ”ignorantes et mal affermies ”, mais
aujourd’hui encore on en troime
qui donnent ptreupe d’une o'piniâfreté étonnante par devant les tentatives que l’on fait de leur ouvrir
les yeux sur la vanité et la perniciosité de leur attachement à la lettre.
Aux Tnabis inexpérimentées ,dun
enfant on d’un inconscient, une
lampe, au Heu dfêtre un instrument
de guide, peut représenter un dangjer <ofi une occasion de dommage;
ainsi; tës ymx de notre esprit-ont
besoin «il’être éduqués droitement
}Mur que la lumière qui se dégage
de la Parafe de Dieu, ne se tragisformei pas en une cause d’éblouissement et d’aveuglement.
emm. t.
Verso il Centenario
VALDESI ALLA VIGILIA DEL 18A8
ê f
Queste brevi not© yoglàoito soltanto
ai'Ulare ad intendere nella pienezza del
suo significato lij prossimo XVill febbraio, cihe noi d apprestiamo a rieordare con tanta solennità, ma anche
con consapeivolezzia dii ciè che Iddio
ha Mollato ooncedleTidi. dome ognuno
sa, la iparo% « emanoipazione » sisgnifiiOa liberazione di uno scbiaivo, e quinr
di, se emanoipazione ci fu per i Valdesi nel 1848, è bene che noi oi rendiamo conto dello stato dii servitù e
di inferiorità in cui si. trovavano li nostri padri prima di quella data; solo
Cosi potremo comprendere l’avveni
mento che segpò una svolta decisiva
nella nostra stpr'ìa.
Non è necessario per questo percori'er© tutta la nostra storia, ma semplicemente esaminare quale fosse
l’ambiente e l’atmosfera in cui si vi:vev'a nelle Valli alla vigilia del 1848,
quale la oo-ndizione sociale, e civile
dei Valdesi in quegli anni e quale la
Jo(ro aondlizioine religiosa.. E’ quantoi
cercheremo dj esporre in qualche breve articolo.
L'ambiente e la situazione
generale alle valli
'Durante il periodo dell» «iominazionie francese, i Valdesi avevano respirato a pieni polmoni Taria di libertà
ohe la Rdvoliuzione Francese avev.a
diffuso ih tutta Europa con gli eserciti
di Napoleone : vissutó per tanti secoli
come dei reprobi, perseguitati e vessati in tanti' 'modi, i mratri padri avevano apprezzata queU’aria nttova, come il malato Apprezza la rjaoquistata
salute, e ne avevano gioito. Ma non
fu die. un breve sogno, perché la ca
duta di Napoleone a Waterloo (1815)
e la Restauirazione li fecerO' inipirovvisamenite ricadere nellia loro primitiva
condizione.
E’ evidente però tìhe un movimento
così vasto e p.roifondlo oo'me la Rivoluzione Francese non poteva essere distratto con i provvedimenti della Sanr
ta Alleanza ; così, mentre 1 sovrani ri,messi sui loro troni si illudevano di
poter g'O'vernare neirassolutismo di prima, i vasti ntovimenti rivoluzionari del
1821, 1830, 1848, estesi a, molti paesi d’Europa, stavano a dimostrare che
quallcosa di nuovo c’era inell’aria e ohe
i tempi erano cambiati. I nostri padri,
però aspettavano : presagivano anche
essi che il tempo delle persecuzioni
'era finito e che qualcosa di nuovo d
sarebbe stato anche per loro ; ma erano pii desiderii, vaghe speranze, molta
fiducia, e... n.ienit’ialtroC Essi non erano dei rivoluzionari, e non lo erano
mai stati, se non quando si era trattato
di dirfendere la lotto libertà di coscienza; anzi, là Bibbia aveva lono 'insegnato ad essere rispettosi delle autorità
dello Stato: dalla clemenza e dal ben
voler© dei sovrani, essi erano abituati'a
attendere giustizia e concess.ioni, come
del resto pure i popoli di quei tempi.
Aspetto interessante di quell© che potremo chiamare « kteranesimio valdese », e che ha la sua ispiegazione nella storia le nella religione del niostro
piccolo popolo.
Pii idesideri dunque, e vaghe speranze : ma esse seimibravano tradursi in
qualphe cosa di più ooncretb il giorno
in éiui 'Carlo Alberto, nel 1831, fu
assU'Uto al trono dei Savoia ; il nuovo
sovrano era già ipopolare in Piemonte,
per la fama di uomo liberale acquistata durante i moti del 1821, ed il
suo avvento al troini<| era stato salutatio
come Taurora dì uiiIì’gtoinnO' raiglio're.
Per i 'Valdesi poi, c’èrano altri elemen
ti che li indiuoevano.à rafforzare le lo
ro speranze : infatti ij nuovo re era
stato edhoato nella cfflpitàile del Protestantesimio, iGinievra^ e suo maestro era stato addiriitt.ura un past'Ore protestanite ; aveva perciò conosciuto da vicino l’'eresia e non poteva 'averne un
concetto così gretto come i suoi più diretti oonsiglieri 'avrebbero , cercato di
imprimergli. Si seppe ipoi più tardi che
egli aveva vergato di sua mano urna
«Noti'ce sur les VauidoiS», ohe ancor
oggi tengono segreta gli archivi reali;
Primi. coníáííi
con Carlo Alberto
Per pr'Ovar© la consistenza dpM;
nuove speranze, la Tavola Valdese
parti un giorno da Torre Peili'oe, forse
a piedi, e si presentò a palazzo' reale
per un'udienza; Carlo Albert'O aveiva
degnato di riiceverla, ed era già gran
cosa,* se si pettsa die diec) ainui prima
Oarilo Felice si era rifiutato'. Alla presenza 'del Sovrano, 'il iModeratore Rostaing lesse un messaggio d’occasione,
in cui si esprimevano gli 'omaggi e gli
auguri della popolazione valdese, ed il
inambro laico Brezzi, da persona pratica, aggiiunse qualcine iparola mta a
sollecitare un'a ¡risposia' imipe'gnativa
del sovrano. E finalmente Cairlo Alberto si pronunciò, con parole di benevoleinza e quakiie vaga priomessa.
Non 'tro'ppo;, se si vuole, ma siuffloienti
a rinfoc-olare le speranze dei Vaildesi,
che da quel giorno attesero da un momento alTialtro ohe 'il Re dimostrasse
praticamente la &ua benevolenza.
Attesa vana, poiché Carlo Alberto,
travagliato forse da un> intimo desiderio di 'Concedere ai suoi sudditi' dei diritti costituzionali, si vide costantemente ostacolato djairàimibiente irear
zionario e retrivo ohe lo circondava, e
fu incapace di un atto di energia.
Tra coloro eh© !inaggiiormen.ie esercitavano influenza sull animo suo, dobbiamo ricordare Monsignor Churvaz,
vescovo di Pinerolo dal 1834, e venuto in quella sede col dichiarato proposito di oomibaittere i valdesi; egli lo aveva anche detto chiaro e tonido al
Mod'eratore, 'recatosi a porgergli gli omaggi delle ipopolazionii valdesi della
sua diocesi (fatto questo in,teressante
per un’idea della potenza del clero in
quel tempo © del sentimento di rispetta
dei Valdesi verso le autorità). Il nome
di Charvaz ricors© più volte in quegli
anni, com© di colui die i Valdesi dovevianio isoprafiilto'' Itepneire.
Egli si adoperò infatti, come prima
cosa, a ohe la condizione giuridica «"iguardante i Valdesi, fosse da essi rispettata; 'poiché bisogna dir© che lentamente essi si orano allontanati dalla
condizione di diritto ohe li ooniceirneva
da lunghi decenni e vivevamo omiai in
una idoinidii^ijane di tfatto divie(raa; lin
altre parole, le leiggi sud Valdesi erano restrittive, ma essi inon le rispettavano più Sotto molti aspetti, e ctò seccava al iCharvaz, ohe diresse in tale
isenso li suoi sforzi, servendosi della
sua influenza a po*‘te e delle su© innumeri risorse.
Se a corte e da piairte del clero la
opposizione ai VaMesi era forte,
non bisogna d’altra 'parte dimenti.care,
per amore della Vierità, che da akrii
ambienti si vemva dimostrando loro in
quegli anni una fattiva e grande sim
patia. Alludo agli ambienti protestanti
presso 'la Corte dì Savoia a Torino,
formiati dagli 'ambasciatori di Prussia,
d’Iinghilterra, d’OJainda e di altri paesi
protestamiti, a cui i Valdiesi ebbero più
dìuna volta occasione di rivolgersi per
appoggi ed aiuti di ogni genere, e ohe
giiovanono loro dm m'Olti modi; e alludo
alla larga corrente di simpatiai destata
nei paesi protestanti d’Europa da molti
vioggatord ohe avevamo visitato le Valli e che avevano scritto delle relazioni
comirnosae. Corrente d'i simpatia trasformatasi poi in ossiistanza fattiva e
diretta per i più urgenti bisogni dei
Valdesi ; così nel 1825 era stato co
struito a Torre Pellice Tattuale Ospe’aile e inel 1836 ÌI Gilly dava inizio
alla' costruzione del Coille^o, mentre
Bephwith, il grandle benefattore, si andava prodigando nelle Valli in molte
opere di utilità sondale e religiosa.
Questo stato di fatto' faceva sentire
ancora magigiormente ai valdesi là loro ''¡Inferiorità di diritti civili rispetto
agli altri cittadini dal Regno 41' Sardegna, speciàilmente quand© 1© leggi restrittive erano richiamate in vigore per
'loro danno. Ma di questo parleremo
un’altra volta.
Augusto Hugon
"^adionjonopoiio
della religione?
Abbiamo ooniprato per cas© L’Osservaitore Romano del 18 c. m. e vi
abbiamo tro'vato il seguente trafiletto
nella ruorica « Voci ed' echi » :
L’Avanti ! parla di radiomonopolio della
religione, a Alla RAI, esso scrive, flap ad
alcuni mesi or sono, veniva trasmessa una
rubrica religiosa —- Culto evaageiicp —,
dedicata appunto ad una se,ita nota sotto il
nome-di evangelisti. La rubrica vtn.va
messa in onda, come direbbero i tecnici,
alle 8,45. Probabilmente la S. Inquisaione
deve aver ficcato il naso (ma dove mai non
ficcano il naso i venerandi padri Gesuiti Q
anche net programma della radio delle stazioni italiane. Constatato che una trasnusswne del genere avrebbe potuto costituire
un grave pericolo per ta salvezza eterna
delle anime di molti devoti, il 5', Ulfizio
in edizione riveduta e modernizzata ha
pensato bene, con la diabolica astuzia che
è sua prerogativa particolare e che lo ha
reso proverbiate, di far anticipare la trasmissione ad un’ora prima, calcolando che
ben pochi degli abituali ascotiatori avrebbero per queliora potuto mettersi in ascolto ».
fosse possibile, addirittura lo eliminerebbero:, proprio così.’“
Anche noi, come L’Osservatore Pànumo, abbiamo il vago sospetto che se
il S! Uffìzio si fosse occupato della cosa, avrebbe ffitto questione S argomento, non di'orario. Sicuro, è proprio
t’argomento che interessa il S. Uffìzio,
non l’orariot E’ l’argomenio ” culto evangelico" che riesce ostico a qualcuno nelle alte sfere ecclesiastiche e
politiche! Proprio non si può ammettere che, neU’Italia cattolica, si debba
udire una voce evangelica alla radio,
come non si può ammettere che gli evangelici parlino in pubblico per rendere testimonianza della loro fede. Ci
sono i templi, stiano comodamente nei
loro tempUì
Queste riflessioni bisognava pur fare
per sottolineare la nuova, delicata gentilezza usaitaci dai responsabili della
RAI.
Ermanno Rostan
E L’Osservatore Romano così oommein
ta :
« Abbiamo il vago sospetto che se il S.
Uffizio si fosse occupato della, cosa, per
quanta astuzia 'diabolica gli sì voglia attribuir©, avrebbe fatto questione di argomento, non di orario; tanto più ohe, come fra
i cattoiici le Messe mattutine prima ohe
incomincino le faccende giiornaliere^ son
le più frequentate, così pensiamo che anche ai devoti di quelila ohe l’Avan'ti chiama « setta I) degli evangelici, tornerà più
opportuna e quindi più etticace, una tra^
smissìone anticipata. Il S. Ulfizio adunque
deve entrarci press’a poco quanto j Gesuiti con r Inquisizione, ohe per giunta
non esiste più da novanta anni... ».
Hgli atnid ddU nissloai
L’Osservatore Romano e probabilmente anche i tecnici della RAI giustificano il cambiamento nuovamente
avvenuto nella trasmissione del ’’Culto Evangelico’’ con la graziosa-off erta
di poterlo ascoltare a mente serena,
non ancora turbata dai problemi del
giorno. Il loro pensiero è veramente
molto delicato, ma ha tutta l'aria di essere un gentile tentativo di eliminare
del tutto H ’’culto Evangelico ”, Difatti, dalla trasmissione di una mezz’ora
alle ore 14,15, siamo possati al quarto
d’ora delle 8,45 e poi ai tredici minuti
delle 7,45, in un ora cioè in cui molta gente la domenica non è in grado di
ascoltare il culto radio, ed in cui, dola
la scarsità di tempo, è impossible celebrare degnamente il culto. Se fosse possibile, i responsabili della RAI, anticiperebbero il Qulto alle 6,45 0 alle 5,45
sempre per favorire la nostra serenità
di spirito, nella quiete notturna. E, se
N'on è un mister© per gli amici delle
Missionii il fatto ohe l’agenite della «Société des Missioms de iParis „ per l’Italia ha Timearioo di far fromte con 'i domii
degli amici italiani agli impegni della
Società stessa per il pagamemo delle
pemsiioni ai Missiiomari Bmeritì e loro
Vedove risiedenitì m Italia.
Sebbene le pensioni siano assolutam;emite linadegua'te ed insuRìcieniti cj troviamo al principio del 1948 nella assoluta imipossibilllità di far fronte ai nostri
impegni se gli amlipi dell© missioni non
acooglieranno con igenerosdtà il presente ap'pello inviandoci SUBITO le offerte che hanno in men'te di dar© per I©
Missioni... e qualcosa di più.
Preghiamo ■ pertanto quanti hanno a
vuto ed hanno a ijuior© ropeJia delle
Missioni di voderci aiutare invìan'do i
loro doni a] sottoscritto.
Inviitiamo anche antichi © 'nuovi ab
bonafi al J'ournal des Miseions ©d ài
Petit Messager di inviarci al più pre
sto il loto canone di abbonamento fissato rispetttivamente iper i due giornali
a L. 100 e Lire 50 annue.
Amici delle Missioni aspettiamo i vostri donil
Abbonatevi © fate abbonar© i vostri
amici ai giornali miasionani dh© recheranno nell© vosWe case le notizie: più
reoend dei lontani campi di missione !
Ernesto Ayassoi - Presbiterio
Valdese - Torre Pellice
Conto Corrente postale 2-30700
2
RILEGGE
-'â-Viti 5
DUE VECCHI LIBRI
II
Già parlai in tin precedente articolo
ded due amici inglesi che visiiiarono le
nostre Valli al principio .-.. del secolo
scorso e ohe nacpantarano >Ie loro mipressioni in du® libri pubblicati nspettivamente nel 1824 e nei 1837. Da
quegli stessi libri del Gnuy e oei Bealttie vogliamo contìniuar© a spigolar© oggi
episodi e panaieri relativi alla vita spirituale deBe nostre Valli negli anni ohe
precedono la nostra Emancipazione.
I due autori, dhe s’interessavano molto ai problemi religiosi, si fecero premura di assistere ai culti nelle Valli ©
di visitare i pastori valdesi.
Appena giunto alle Valli, il Giily fer ce una. visita all’allora Moderatore della Chiesa G. Rodolfo Peyran, una delle
più eminenti flgur© di Mod^tore ohe
abbiamo avuto nella nositra hinga storia.
Il Peyran da giovane era stato per
6 anni segretario del Voltaire in Svizzera e possedeva una coltura letteraria
di iprim’ordine. Divenuto poi pastore
a Pomaretto, fu Moderatore della Chiesa dal 1801 fino alla sua morte nel
1823, in un periodo cioè molto difficile che oorriisiponde a quello del regno
di Napoleone prima e poi a quello dd'la
restauraziione della Casa Savoia. Due
volt© egli aiveva avuito dei colloqui am
Napoleone, ottenendone spedali concesmoni a favore della Ohieisa oh© egB
rappresentaiva.,
H Peyran ha lasciato alcuni scrittli di
vario genere e gran numero di lettere
in cui si rileva la sua vasta intelligenza
e la grande sicurezza con outi trattava
gli affari ecclesiastid.
Tate impressione la ebbe pure ili
GiOy quando lo visitò nell’inverno del
1822 tanto dhe egli dedica non meno
<fi 26 pagine della sua «narrative)) al
resoconto di tale visita. Venendo a Pomaretto egli aveva in mente il ricordo
dei dignitari dclte Chiesa Anglicana
(della quale ®ra .¡jastore) viventi àn bei
palazzi, diroondatì da magnfici giardini
e fu abbastanza stupito perciò nel trovar© il Presbiterio di Pomaretto in cui
viveva ili Moderatore Peyran (ohe egli
ohiiama il « Pastelle supremo della Chiesa Valdese ») era moltio diverso da que'
palazzi. Sia l’esterno ohe rinterro erano più che modesti ed egli giunse alla
conclusione ohe nella nostra Chiesa
quel che distingue un Moderatore dagli ^
altri Pastori non è una posizione mi-™
giiore, ma sempiicemente una maggiore -,
copia di lavoro e di preoccupaziioni.
Qiuandio S viigitaitori .bussarono affla
porta, venne ad .aprire il figlio del Moderator© al quale li avverti che suo padre era molto malandato di salute; infatti lo trovarono seduto vicino al fuoco, accanto ad un tavolo tutto coperto
di libri; portava delle lunghe basette
bianche ed era vestito di nero, con calzoni corti secondo l’uso <lel tempo e
calze bianche molto rattoppate su cui
era difficili©, dice lo Scrittore riconoscere le parti più antìcihe ed originali, dai
inammendli. Sulle spalle aveva un pezzo
di stoffa ohe era stato una volta un mantello ma che ora era ridotto allo stato
di coperta sdrucita. Gli è che il' suo
stipendio annuo non «levava a più di
1000 franchi alleino!
Quando però ;egti cominciò a parlare,
l’imipressione dolorosa ohe te sue infermità e la sua miseria produpevano
sparì immediatamenite. La sua oonversazione era scintillante e profonda, le
citazioni dei .poeti latini si succedevano
rapide, i ricordi storici si intrecciavano
con le riflessioni fllosoflOh© più acute
e su tutto dominava la sua fede e il suo
amor© del Regno dii Dio. « jVon ci aspettavamo —■ dice il visitatone — di
trovare lassù il tono ed i modi che gli
avrebbero permesso di coprire onorotamenie un posh di vescovo in ogni diocesi europea ».
Aveva ancora una buona biblioteca
ma purtroppo in quegli anni di grande
penuria aveva dovuto vendere molti altri libri di gran valore per irroeurare
il pane quotidiano a $ò ed alla famiglia.
il venerando Moderatore, che contava allora 71 anni, parlò a lungo coi
vieitatori e^jonendo 1« storia e la dottrina del valdesi, la Joro organizzatone
e soffermandosi in paticolare sulle fa
tiche dei "SUOI collegi nel Ministero sacro :. ebbe parole di. profondo oompatimento pel suo collega Rosteiin della
chiesa di Villasecoa parlando della vastità dèlia parrocchia che si' estendeva
dalle due parti dèlia Germanasca e descrivendo i pericoli, ch’egli correva d’inverno a causa del freddo, della neve e
delle valanghe.
Dopo la lunga conversazione i visitatori inglesi presero commiato recando
con se l’iimmagin© di quel nobile ve^
gliardo dalle chiome bianche ohe sulla
porta della casa K salutava e fi benediceva con emozione © fervore. Non dovevano più rivederlo su questa terra,
ma il ricordo dii quel servo di Dio. li
accompagnò durante tutta la vita.
Jfuovi inconfri
Fra gli altri pastori ricordati dal Gilly
troviamo Francesco Gay al VUlar e
Giorgio Muston a Bobbio. Questo pastore Muston era ,i;l padre di Alessio
Muston il noto storico delle iValM ii quale nel 1835 essendo staio avvertito ohe
la censura dello Stato stava per imprigionarlo a causa dii una sua pubblicazione, emigrò in Francia, ove visse fino
al 1888 quale èsuie. Il Beattie riporta
alcuni suoi versi che ci dicono quanto
egli ne soffrisse :
Calme abri de nos douces Vallées
Ciel d’Italie où je reçus le jour,
Rocs à la fois autels et mausolées
De nos martyrs magnifiques séjour!
Monts escarpés et campagnes fleurie
Adieu! Mon cœur qui s'éloigne accablé
Va pleurer dans une autre patrie
N’oubliez pas voire fils exilé.
Il pastore Muston di Bobbio, padre
di Alessio, stava meglio de; suol cciLg|hi, .flmanzdariamente, perchè possedeva deli© terre ed egli ne lapprofìttava
per trattare largamente gli ospiti, facendo loro notar© che tutto quel ©he
offriva, dal burro all© salsicce al yino
alle castagne, proveniva dalla sua proprietà.
'In profondo controato colte condizioni
del Muston i viaggi ato.ri trovarono il pastore di Angrogna Paolo Goante. Quan
do giunsero a casa*’sua cuore dell’iinverno eg]li era sèduto colla miogl'ie
in una stanza da lett<> 'ii'btt riisoaldiata,
dopo'’;aver presiedute itella mattinata
du© culti in jocafità diverse. Ma osser-'
va .il Gilly « non dissero nessuna parola
di scusa per ^ mancanza di mobilio e
per la impossibilità di offrire ai visitatori un’accoglienza più calda; la po
vertà non è cosa di cui i valdesi pensi
no mai di doversi vergognare ».
Quello eh® poi colpì miaggiormenite
gli amici inglesi fu l’affettio «di cui videro .circondato i] .Goant© dai suoi, par
rocdhlani ; tutti lo salutavano sonridenti
e .per tutti .aveva una .parola gentile o
una domanda, u Ij più grande monarca
sul suq trono avrebbe ragione di essere
geloso di omaggi rìgevuti e dati in Me
maniera!». ■.
Il pastore valdese coi qual© i] GiJly
ebbe maggiori relazioni fu Pietro Bert
ili quale teneva i culti nel tempio dei
Coppieri ma abitava nella casa di sua
proprietà a Santa Margherita. Egli .fu
pastore della chiesta di Torre Petlice diai
1799 al 1833 e per ateuni anni Moderatore e lasciò vivo rteordo della sua
intelligenza e delle sue vast© capacità
ammiiinistrative. Il Beattie invece 15
anni dopo tro.vò a Torre Peltic® Tipioleone Peyran figlio deirantiioo Moid©rator® e n© parl^ come di un ottim® ®rat'Of© che adoperava (icette éloquence
puissant; qui entraîne et persiute ces
audi¿eurs chez lesquels l’édification
vient remplacer la vaine curiosité qui a
pu les attirer».
Jfelle. altre parrocchie
Neüe ailtr© ‘parrocchie,'delle .Valli erano pastori nel 1822; a S. Giovanni’
Giosuè Melile, .a Rwà Enrico Peyrot,
a Prali Giacomo Peyran, a MaitiigfiaMasseJilo G. G. /aüa, a S. Germano C.
Monnet e a Roccapiatta - Prarostlno
David Mondan; la parrocchia di Rrarostino ®ra vacante per la morte di Fed.
Peyran. f
Ambedue i nostiii libri cà. .presenliainio
dei disegni dell’int.¿rin)o del Tempto. dei
Ooppieri : il pulpito era allora addossato alla parete orientale ed aveva dinanzi a se una ampia galleria : tetto attorno al pulpito i banchi. II servizi© religioso cominciava con. la lettura di. due
capi delia Bibbia fatta dal maestro : seguivano te preghiere e il s-ermone dette
dal pastore, il tutto intercalato daj ©ante dei Salmi ohe ai Coppieri era accompagnato dall’organo inaugurato da po
pBi>lBpGUDlBDoniBnÌGaii
Lezione del 1 Febbraio 1948
Gesù censura gli scribi
e ì farisei
11
Lettura : S.
; 37-42.
Luca 11 : 37-54 ; Iniiparare
Siamo al punto culminante della lotta
fra Gesù © il partito dei Farisei; momenti
di violenza inaudita in cui Gesù, senza più
risparmiare gli avversari, muove lor© una
seri© dj accuse spietate.
SCRIBI e FARISEI.
Gli Scribi avevano l’incarico di vegliare
alla trastnission© integrale del testo della
Legge mosaica, che essi copiaviano con cura e interpretavano ed insegnavano. Eserciravaino pure la giristizia, ed erano, nella
qualità loro dj clero dirigente, una delle
classi più rispettate nel popolo ebraico. Ala,
tradendo il loro mandato, vi attendevano
oramai con spirito di venailità, di avarizia
e con grande presunzione.
I Farisei erano un partito religioso di
uomini che si proponevano e si vantavano
di enervare con ogni scrupolo la Legge
mosaica. Si chiamavano Farisei « eeparati »
in quanto disprezzavano tutti i pagani, i
Samiaritani, i pubblicani © gente consimiile,
ed erano intransigenti e fanatici nella loro
avversione all© autorità romiane. Si distìnguevano sopratutto per ili toro attaccamento servile alla lettera della Legge, cui aggiungevano una quantità di minute e fastidiose prescrizioni. Costituivano la maggioranza nel consesso del Sinedrio e godevano
di grande influenza sul poipoilio. Nella sua
vibrante requisitoria, Gesù Ij accusa di tre
colpe fondamentali : di ipocrisia, di vanagloria e dj funesta influenza sul popolo.
I Dottor^ della legge er.ano quegli scribi
che spiegavano la Legge di Mosè. e Finsegnavano ai fanciulli.
IL FATTO.
Un Fariseo che aveva invitato Gesù a desinare, si maravigliava, scandalizzato, che
egli non facesse .le abluzioni di rito, <tìoè
non Si lavasse le mani prima dì mettersi a
tavola. Gesù ne prese occasdone per stig
matizzare con una serie di violenti apostrofi la fal^ devozione degli Scribi, Farisei e Dottori della Legge, e rilevar© la
toro tremenda responsahilità. Con le loro
prescrizioni iegali spinte sino al ridicolo,
essi caricano gli altri di pesanti fardelli che
neppure vogliono muovere col dito. Dicono
e non fanno. Per fare opera meritoria stendevano le appMcazioni della decima alle .più
insigniflcanti pianticelle, e trascuravano
quello che v’ha di più importante nella legge : la giustizia e la misericordi0. Nessun
posto nel toro insegnamento per la fede e
la grazia di Dio; falsato del tutto il concetto della salvezza. Tutto per .l’apparenza
nella loro condotta per essere ammirati dagli uomini; nessuna sincerità, qiente che
ipocrisia.
(( Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti,
perchè nettate il di fuori, della co.ppa e del
piatto, ma l’interno vostro è pieno di rapina e di malvagità. Sepolcri imbiancati !
Guai a voi, perchè serrate il regno dei cieli
dirjanzj alia gente. Senpetui, razza di vipere, come scampèrete al fuoco della geenna? )).
Parole tremende di© non siamo abituati
a sentire dalla bocca di Gesù. Egli è ohe
Gesù, in cui tutto è purezza e verità, non
poteva sotmre l’ipocrisia; do nauseava e .lo
faceva rabbriviidire, come un tocco di serpe. rigli ha potuto perdonare i più grandi
peccatori, i.l ladrone stilila croce, la donna
adultera, j pubbltoatii e gente dj mala vita,
ma non già gli ipocriti. Perche Pipocrisia
è mala fede, è cosdente negazione del bene e della verità, è il rinnegamento stesso
di Dio.
INSEGNAMENTI.
Guardiamoci adunque da ogni ipocrisia,
da ogni finzione morale come dal peggiore
dei mali, e abborrianio da oigni specie di
menzogna. Tutto sia franchezza e sincerità nel nostro pensiero, negl.i atti e de parole. E’ la condizione indispensabile perchè Gesù si possa avvicinare a .noi e compiere in noi la stia opera di amore, di perdono e di salvezza. Possiamo noi conaprendere oh© ogni manifestazion© ed ogni atto
religioso che non sia accompagnato da umlttà perde ogni suo valore; non edifica,
ma distrugge. E se vogMaimo camminare
sempre nella verità, ricordiamoci che «una
soia è la nostra guida, il Cristo » (San
Matteo, 23 I 19) e che egli è veramente
«la via, la verità e la vita».
G. Bonnet.
co. (fu imifatti nel 1921 ohe celebnamimo
ai Coippieri il centenario d' quell’organo eh® allora non era più in ttso da
pairecch'io tempo).-r
Tutte 1© chiese — leggiamo ancora
— eramo oiperte per qualche serviziio
religioso 4 volte .per settimiana, il lunedì e 1.1 Mercoledì per l’istruzione r©ligioisa,, ili gtoveidi per ¡'a preghiena ©
la predica, e la domenica pei culti. Un
particolare rUievo è ipoi dato lin questi
libri alle adunanze aperte tenute neigM
alpciggi diuirante il’estat© © nel villfii^
più lontani dal centro. « Era uno spettacolo meraviglioso u vedere la gente
che giungeva da diverse parti e si sedeva sull’erba di un determinato luogo
per ascoltare le esortazioni del suo pastore . — In quel momento, quando
tutte le voci riunite fanno udire il suono
dei salmi, la melodia che produce quella unione di toni diversi ha qualcosa di
commovente e il cuore simpatizza coi
fedeli; quel canto sembra avere allora
qualcosa di celeste ed i magnifici cori
che si sono ascoltati sotto le altissimie
volte delle chiese sembrano ben piccola
cosa in confronto dei canti religiosi che
si odono sulla cima di quelle colline )>.
.Dobbiamo ora sospendere la seri® di
queste citazioni tutt© molto interiessantii. Speoialraente interessarne è il vedere come questi due torestiiert, appena
giunti alle Valli s| sentiasero pome a
casa loro, ed entrassero i'U intimità polle
nostre poipoliaziomi. La fede religiiosa è
sempr© la maggi,or forza che possa avviioinare gli uomini gli uni agli altri, al
di sopra dii tutt© le froniticire e queste
bi'sogino dii fratellanza i valdesi te hanno,
sempre provato vivissimo.
L’unione dei s®ntiim©ntii e dell© forze
è uno dei mezzi più efficaci di. cui Iddio
si serva per far progredir© la Sua Oausa
nel mondo.
DAV. BOSTO
Le nieie evaogellilie tei Wurteieig
afieimatg le tasi iella llleitì tellglesa
In una dichiarazione recentissima
dell Consiglio della Chiesa Evangelica a Stoccarda si legge questo brano
riferito, dal Servizio Ecumenico di
Stampa:
(( Prowediuiienli governativi favorevoli op,puire Ostili all© oonvinzioni
religiose son© altrettanto nefasti peilo Stato quanto per le comunità religiose; queste ultim© non devono mai
risultare beneficate da un trattamento di iavoire— affinchè la chiesa non
possa mai raser© sospettata di attirare il pòpolo a sè o dii conservaii'selo con dei mezzi non spirituali ovvero sfcuttandlo una situazione politica ».
Questa dichiarazione è tanto più
preziosa ed educativa in questo momento, in quanto proviene da un
¡mese dove per molti anni il connubio Chiesa e Stato oppure politica
e religione è stato largamente applicato.
Anche in presenza della incredulità dji molti la Chiesa riafferma che
ùu fede, per essere vera, deve poggiare soltanto sulla adesione sincera
delta coscienza dei suoi membri. Avvertimento non inutile in una Europa dove la chiesa romana cerca di
estendere e conservare la propria influenza appoggiandosi ai partiti politici confessionali che approfittano
del nome cristiano e def timori consueti dei periodi di turbamento.
Erico RoUier.
TORRE PELLICE
esercito della Saldezza
L’annunziata festa per tutti i bambini di
Torre Pelile© ha avuto luogo nel pomeriggio di venerdì 2 gennaio nel Cinema Teatro Trento. Circa seicento bambini e parecchi aduiitì hanno affollato airinverosimiI© il vasto locale ; a detta di tutti. Ila festa
ha avuto un pieno successo.
L’Esercito della Salvezza sente ora il
dovere di intormair© la cittadinanza di Torre Pellice che la somma coilettata con la
famosa marmitta è stata di lire 14752; ma
essa è stata pienomenite soverchiata dèlie
spese che sono salite a Lire 23382. Rifletta
allo sbilancio che queste ciifre rappresenta
Chiunque volesse dinerosamente agir© per
confutare, praticamente il tristo proverbio :
«passata fa festa, gabbato .lo santo».
La ,« Festa dei Bambini » è stata una
vera e propria mdràUtazlioae della bupoa
volontà di persone diverse per religione,
condizione sodale e fede poitìca : proprio
quello che l’Esercito della Salvezza mira a
raggiunger© con tutt© le su© attività. Vanno
segnalate alte riconoscenza della popolazione, anzitutto te Diirezione deli Teatro Trento che ha ceduto gratuitoimente il locale per
la festa, solo chiedendo il rimborso della
spesa per la corrente elettrica; il signor A
Pasquet che ha provveduto il carbone necessario al riscaidamento del Teatro; ,il par
store valdtese sig. Ayassot per la fraterna
cortesia con la quale ha cooperato coi Salutisti pronunzianidb una deie sue sempre ,
indovinatiesime allocuzioni ai cari bamlbini;
1© Cadette dèlie Unioni Giovanii © 1© loro
Capo gruppo, noché 1© care fanciu'l’e deilP Orfanotrofio Valdese.
Da parte Salutista si è visto un vero ntìraco'o di rinigiOvanlmento : un veneran,do
Coìonnelilo a ri'poso (H signor PagHeri) dimenticò per l’occasione te bella corona di
bianchi copeli e ritrovò la forza e l’arguzia dei suoi vent’annj per farsi .piccolo coi
piccoli ai qual) rivolse un bel discorsetto
in forma di storia, facendoli poi cantare, riicantare e stracantare un grazioso ritomello. Furono quindi proiettati sullo schermo
aitouni cairtoni animati (che noi chiameremo piuttosto disegni semoventi) ; essi misero iil colmo alla gioia fragorosa, straripainte, chiassosa della intiera folte : nessuno,
— in quei momenti — aveva più di 15
anni e gli era quindi 'feoitoi manifestare la
sua .gioia quanto rumorosamente gli era possibile...
« Festa dell’affrateM,amento » —■ tal© la
volto l’Esercito della Salvezza il cui scopo è di affratellare tutti gl] uomini, figli di
uno stesso Padre © quiin.di fratelli Possa
questo spi,riito regnare nelfla -nostra città
noM’ianno 1948 e sarà un anno felice per
tutti.
/cuoia Latina
DONI ricevuti con riconoscenza dal 1 ottobre al 31 dicembre 1947.
Ing. Grill Carte (Pomaretto) L. 500 —
Ing. FeiTuccio Avondet e signora 1000 —
Siig.ra Long Elisa e Aniita (Ponwiretto) 300
— Sig.na Giulietta Balma (Parma)) 300
—, Arturo Balima (Torino) 500 — Sig.na
Ic'la e Gina Bertaflòt (Pinerolo) 500 ,_
Sig.na Nelly Rostan (San Germano Chiso■ne) 600 - Cotonificio Val Susa (Perosa
Argentina) 10000 — Griot Rita (per Nata,!©) 500 — Masstìl Lidia (id.) lOÒ —- Tron
Elvira (id.) 200 — Niny Gonet-Bleynat,
OMarsiigiia) 1100.
Contrituti volontari degli alunni
(all’imfuori de!.!a Tassa scolastica)
Quattrini Gianfranco L 5000 _____, Ro
stan Carla 2000 —, ,Pcns Nelte 1000 —
Pons Ezio 1000 — Genre Ra.imondo 1000
— Beux Elena 1000 — Alathieu Launa
2000. .
LA DIREZIONE
l»RO VALLI
Una famiglia evangelica dell’astigiano
è disposta a tener© gratuitamente in pensione fino all’es,tate un bimibo od una bimba valdese bisognosi, avendo atoano 6 anni compiuti. Rivolgersi alla Pro Valli.
Direzione; Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Amministrazione; Via Carlo Alberto
1 bis - Torre Pellice
Dir. Resp. Ermanno Rostan
ARTI GRAFICHE "L'ALPINA,,
Torre Pelliee
L’Ospedale Evangelico di Torino cerca
per ¡1 1.0 m,aggio p. v. ABILE CUOCA.
Presentare domande e referenze indicando
età e pretese alla Commiissione Direttiva
deirOspedale - Via Bertholiet 36 - Torino.
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LAVORO DI
^ecoraiore e Siuccaiore
rivolgersi presso
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Il dr. DANIELi ROCHAT
visita a TORRE PELLICE
iutti i venerdì dalle
10 alle 12 presso il
dr. Gardiol Tel. 77