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BIBLIOTC.CA VALU K
10066 TOHRE PEILICE
Anno 114 - N. 41
13 ottobre 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
ddle valli valdesi
EDUCAZIONE CRISTIANA ALLA FEDE: UN TEMA RIPROPOSTO DAL SINODO ALLE CHIESE
La fede
non nasce nel vuoto
La fede si testimonia,
sabilità di trasmettere
non si trasmette: ma la comunità ha la responfedelmenfe il messaggio evangelico
Punto di partenza
o di arrivo?
« La tua parola è una lampada al mio piede ed una luce
sul mio sentiero... Io sono sommamente afflitto; o Eterno vivificami secondo la tua parola» (Salmo 119: 105, KW).
« Dio vuole che la sua gloria
sia proclamata. In primo luogo
che lo sia dai ministri della Parola. Se i ministri e t ve.scovi non
lo fanno, lo facciano i laici; se
non lo fanno gli uomini, lo facciano le donne. Se non lo fanno
i ricchi ed i potenti, se ne incarichino i poveri ed i miserabili. Se
non lo fanno gli adulti, Dio trarrà lode dai fanciulli e dai lattanti. Se gli esseri umani non lo faranno, Dio può prendere delle
pietre e farsene suoi figli, può
chiamare delle creature inanimate per essere araldi della sua
gloria. Certo, i cieli raccontano
la gloria di Dio ». (Amandus Polanus, Synt. Theol. eh. co. 1125°).
Queste parole di un teologo
del ’600 conferiscono una nuova dimensione al tema che è
stato ancora quest’anno affidato
dal Sinodo alla riflessione delle
chiese: quello cioè della « Educazione cristiana alla fede ».
Come molti avranno notato, si
parla con ragione di una educazione « cristiana » alla fede, non
di una educazione alla « fede
cristiana ». Il termine « educazione » implica una vera e propria partecipazione da parte della comunità alla formazione di
credenti, giovani e adulti; inoltre ci sembra che l’espressione
« educazione cristiana alla fede »
oltrepassi i limiti del cosiddetto
« insegnamento religioso » riservato in modo particolare ai giovani della scuola domenicale, e
delle classi di catechismo. L’insegnamento religioso è un aspetto
fondamentale deireducazione alla fede e della pedagogia evangelica, che comprende la conoscenza della Parola di Dio contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testamento, non una riflessione filosofica o moralista sul contenuto
della Scrittura.
Una sana «conoscenza biblica»
è indispensabile, tanto più quando soffia un vento contrario, ed
i credenti sono esortati a non
essere dei bambini « sballottati
qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini,
per l’astuzia loro nelle arti seduttrici delTerrore, affinché crescano in ogni cosa verso Cqlui
che è il Capo, cioè Gesù Cristo »
(Efes. 4: 14-15).
La fede
non è un lascito
È convinzione di molti che
non si possa parlare di « trasmissione della fede ». Noi pure
ne siamo convinti, perché la fede
in Dio non è un bene che si possa trasmettere ad altri, neppure
alle creature che ci sono vicine
nella famiglia o nella comunità.
La fede non si trasmette, ma si
testimonia. Se la fede viene da
Dio, se è dono di Dio in primo
luogo, allora essa non si trasmette come un lascito o un’eredità,
neppure per affinità di carattere
o di sensibilità tra genitori e figli. Non si può dire che la fede
sia una virtù umana o un dato
psicologico inerente alla natura
umana.
Se non si può parlare di trasmissione della fede, si può tuttavia parlare di aiuto, di preghiera, di ambiente familiare.
di testimonianza personale e di
altri mezzi grazie ai quali, si
può favorire un vincolo di fede
cristiana tra i credenti di ima
stessa famiglia, di una stessa comunità, anche tra credenti di
generazioni diverse. Qualcuno
ha detto: « non si diventa cristiani da soli; delle mani, degli
occhi ci hanno fatto segno: sono state dette delle parole cariche di fiducia, di impegno, di
aspettativa. Infine un giorno la
Parola divina, trionfando delle
nostre cattive ragioni, si è imposta, indiscutibile. Essa sola ci
convince e ci mantiene: Io "credo”. Ma non potrò mai dire
"credo” senza evocare le mani
che mi hanno additato la strada,
gli occhi che vedevano Tinvisibile e le parole che parlavano di
Dio, in modo che, quando Lui
stesso parlò, lo riconobbi ». Agostino, uno dei grandi padri della
Chiesa antica, è stato accompagnato sino alle soglie della sua
conversione dalla madre che pregava per lui.
In questo senso si può parlare
di trasmissione della fede: una
fede fortemente agganciata alla
Parola di Dio, Parola divina ed
umana al tempo stesso, non un
vago sentimento o una formula
astratta.
* * *
La trasmissione del messaggio
evangelico avviene sempre in vista della fede, affinché gli uomini credano in Gesù Cristo, siano
salvati e rinnovati interiormente, nelTubbidienza alla Parola di
Dio. Questa trasmissione riguarda la missione della Chiesa e anche della famiglia cristiana. Essa avviene mediante atti e parole, ma non si confonde con un
discorso umano, con una dottrina sociale o politica. “Malgrado Tinsufficienza e le incoerenze
dei credenti, la trasmissione della Parola di Dio si attua anche
tra genitori e figli; e Dio può
servirsi di questa trasmissione
o di una testimonianza pur sempre inadeguata, per edificare la
loro e Tà nòstra fede sul fermo'
fondamento della Parola che
non passa.
Soltanto Gesù Cristo è il vero
pedagogo; Egli talvolta può anche sorridere sulla nostra pedaErmanno Rostan
(continua a pag. 8)
Da Torre Pellice a Trieste, da
Como a Scicli, con ottobre alcune centinaia di giovani delle nostre chiese hanno ripreso i corsi
di catechismo. Ebbene, se il discorso che andiamo conducendo sull'educazione cristiana in
vista della fede non è solo una
riflessione teorica, penso che faremo bene a verificarne i riflessi nella pratica di questa importante attività delle nostre chiese.
Chiediamoci allora: nel dialogo
che cerchiamo di stabilire con i
catecumeni la fede è il presupposto o la meta? È punto di partenza o di arrivo?
Per chiarire la cosa, proviamo
a presentare loro una classica
confessione di fede biblica, la
bella immagine della lampada al
piede e della luce sul sentiero;
traduciamola nel nostro linguaggio e chiediamo loro se si sentono di affermare che con la sua
parola Dio è la gui3a e il senso
della loro vita. Saranno probabilmente pochi quelli che risponderanno in senso affermativo.
Dobbiamo stupirci o scandalizzarci di questo fatto?
Al contrario, io penso che noi
non possiamo non tener conto
AMERICA LATINA
Rinviata la conferenza di Puebla
Proprio in questi giorni (12-28
ottobre) doveva aver luogo a
Puebla (Messico) la III Conferenza dell’Episcopato latino-americano (CELAM), appuntamento
rinviato per l’improvvisa morte
di papa Luciani. Un rinvio che
non potrà ovviamente prolungarsi troppo ma che potrà essere utilizzato positivamente per
rivedere l’impostazione generale
del documento preparatorio, duramente criticato per la distanza rispetto alla Conferenza di
Medellin di 10 anni or sono.
Il documento preparatorio (214
pagine ! ) intende affrontare il
grosso tema dell’evangelizzazione : « La Evangelizzazione nel
presente e nel futuro dell’America Latina». Si è saputo che
questo documento è stato violentemente contestato per la
sua impostazione rinunciataria
rispetto alle attese delle chiese
latino-americane. Critiche che
hanno indotto il CELAM a rivedere l’impostazione del documento e a redigerne uno nuovo
( sino ad oggi mantenuto segreto).
Gustavo Gutiérrez, uno dei
più noti teologi cattolici sudamericani, ha dedicato una appassionata e serrata critica al
documento del CELAM (in
« Bozze 78 » n. 7-8) denunciando
la pericolosa inversione di tendenza rispetto a Medellin. « Se
la grande sfida alla fede in America Latina è l’ideologia della secolarizzazione e non il fatto brutale dello sfruttamento
dei poveri del continente — afferma Gutiérrez — il Dio Provvidente occuperà il posto che il
Dio liberatore, il Dio dei poveri.
aveva a Medellin; la religiosità
popolare terrà il posto che aveva la povertà; la cultura sarà al
posto della liberazione; il popolo... sarà al posto che occupavano le classi popolari sfruttate ; il popolo considerato nella
sua povertà materiale sarà considerato nella sua ricchezza spirituale. In queste condizioni il
compito della evangelizzazione
sarà di discernere i valori del
mondo moderno per costruire
una nuova civiltà e non quello
di denunciare la scandalosa situazione di ingiustizia sociale
che si vive in America Latina e
annunciare l’amore del Padre
che alza la sua mano contro l’oppressore e libera Toppresso ».
L’attesa per questa III Conferenza del CELAM è dunque
più che giustificata, come giustificate sono le preoccupazioni
— come quelle espresse da Gutiérrez — che Puebla anziché
continuare sulla scia della scelta di Medellin, innesti la retromarcia. A Medellin (Colombia
1968) infatti si operò una grande svolta per la vita del cattolicesimo sudamericano (ma non
solo): Medellin «denuncia strutture di oppressione interne ed
esterne, dà il via ai motivi della liberazione e dà impulso alle comunità ecclesiali di base».
Nel 1968 è dunque partito un
nuovo progetto di chiesa e di
testimonianza, animati da una
grande speranza. A Puebla si
tratterà di verificare se questi
10 anni di storia così drammatica per l’intero continente hanno confermato o smentito questo nuovo avvio e questa grande speranza, vagliare sulla base
dell’esperienza delle chiese se la
triplice affermazione programmatica di Medellin: «per i poveri, per la liberazione integrale, per le comunità ecclesiali di
base » è andata costruendosi
nella vita delle chiese oppure se
è stata stroncata e ridotta dai
regimi militari oppressori e quindi dalla distretta in cui il cristianesimo latino-americano è
stato costretto a testimoniare.
Ma si tratta anche di verificare
qual è stata Tinfiuenza del Vaticano II in questo continente
cosi lontano da Roma; a 12 anni di distanza qual è il bilancio
che se ne può trarre? come sono state latinoamericanizzate le
indicazioni di apertura e di sperimentazione espressesi nel Concilio grazie anche all’apporto decisivo di una parte dell’Episcopato dell’America Latina?
Certo, si tratta di interrogativi che devono fare il conto innanzitutto con la drammatica
situazione di oppressione, di tortura, di caccia all’uomo, proprie
della maggior parte dei regimi
al potere in questo continente.
Occorre saper leggere e intendere anche ciò che spesso non
può essere scritto né detto quando la chiesa vive l’ora della persecuzione.
L’attesa per la Conferenza di
Puebla è dunque un’attesa che
si inserisce in un più vasto orizzonte: l’orizzonte della libertà e
della giustizia portatrici di pace per i popoli. L’attesa della
parola profetica: «Io fischierò
loro e li raccoglierò, perché io
li voglio riscattare» (Zacc. 10:8).
Ermanno Genre
del fatto che gli adolescenti a cui
parliamo sono nell'età dell'insicurezza. In loro sono tramontate le sicurezze semplici e ingenue dell'infanzia e non sono ancora presenti le sicurezze generose o guardinghe che potranno
segnare la maturità. Più di ogni
altra la loro è età di insicurezza,
di dubbi, di messa in questione
di ogni cosa. E di questo dobbiamo tener conto — genitori, catechisti e giovani stessi — con onestà e serenità.
Onestà in questo contesto si
gnifica non dare per scontata la
fede nei nostri ragazzi solo perché sono nati in famiglie evangeliche e hanno frequentato una
scuola domenicale. Onestà sigriifica lasciar emergere il dubbio,
il disorientamento, la non-fede
che a volte si esprimono anche
in modo rude e reciso, anziché
difenderci da questa minaccia
coprendo ogni cosa col pio manto di una fede presupposta, naturale, scontata, come punto dì
partenza.
Serenità vuol dire considerare
questo fatto come la normalità e
non come un'angosciosa anormalità. Non sappiamo forse che —
non solo per i catecumeni! — la
normalità non è la fede ma l'incredulità? È la fede ciò che è
stra-ordinario, fuori delle nostre
capacità, dono di Dio. Perciò del
dubbio, dell'insicurezza e dell'incredulità va tenuto conto con serenità, senza farne gravare il peso su chi li esprime, per poterne
parlare e per incontrare dei giovani reali e non immaginari.
Ma se la fede non può essere
considerata un presupposto dell'educazione cristiana, essa è lo
scopo in vista del quale l'educazione stessa è orientata. Ed è
questo ciò che ci ricorda la richiesta che il salmista aggiunge
subito dopo alla sua confessione: « Io sono sommamente afflitto; o Eterno, vivificami secondo la tua parola ». Essa vuol dire in pratica: Signore, mi trovo
in difficoltà; secondo la tua promessa, vieni in mio soccorso. Se
la confessione della fede isolata
e considerata come punto di partenza acquisito può essere condivisa da pochi catecumeni, la
richiesta della fede può invece
essere condivisa da molti.
Questa richiesta si può esprimere concretamente in mille modi. Uno di questi modi è fare del
catechismo il luogo e il mezzo
per l'espressione di questa richiesta di fede. Il catechismo
può essere molte cose: insegnamento di nozioni e dottrine per
il catechista; pedaggio da pagare per la tranquillità in casa
per il catecumeno; « esonero
dalla religione » domestica per il
genitore... Può essere invece il
luogo in cui la richiesto della fede è formulata ed accolta, il luogo in cui si giunge alla confessione della fede. Ma per questo^
—che è il dono di Dio al di fuori
delle nostre capacità — è necessario l'impegno comune di tutta
la comunità nell'educazione^ cristiana in vista della fede, è necessario cioè che la confessione
della fede sia il dono di Dio che
si spera e non il naturale prodotto del nostro curriculum ecclesiastico.
Franco GiampiccoU
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13 ottobre 1978
c
NOTIZIE DAL RIO DE LA PLATA
a cura di Mireille Gilles]
Centro di Servizio Sociaie
Ei Pastoreo
È questa un’istituzione a carattere totalmente diverso da quelle
precedentemente descritte, ma è
comunque sempre un’espressione
dell’opera di testimonianza della
Chiesa attraverso il servizio.
Il Centro « E1 Pastoreo » situato nelle vicinanze di Rosario
(città vicina a Vaidense) è un’istituzione che intende promuovere
10 sviluppo di un piccolo quartiere emarginato che si chiama « E1
Pastoreo ».
Ci si lavora dal 1963 e, anche
se con molte difficoltà all’inizio,
siamo riusciti a conquistarci la
fiducia degli abitanti ed il loro
appoggio nei progetti fatti al fine
di offrire una serie di attività che
stimolassero lo sviluppo della comunità. Nel 1971 si è inaugurato
un ampio edificio dalle caratteristiche singolari, per esempio ha
11 tetto di paglia in modo che non
si distingua quale elemento estraneo al cpntesto (molte case del
quartiere sono i tipici « ranchos »
con il tetto di paglia); in esso si
sono concentrate da allora tutte
le attività del centro.
Tra le altre, l’attività del Centro consiste in laboratori per l’inseghamento del cucito e della tessitura rivolto alle donne del quartiere, in un giardino d’infanzia, in
attività sportive e culturali varie
e in una scuola di educazione
cristiana.
Trovandosi a 2 Km. dalla città
di Rosario, il quartiere manca di
una serie di servizi fondamentali,
ragione per cui il Centro presta il
suo telefono e, abbastanza frequentemente, il suo furgone fa le
veci dell’autoambulanza. I suoi
abitanti sono, oltre che operai del
mercato vicino, edili, impiegati
municipali, poliziotti e, da due
anni, impiegati di una conceria
che si è aperta a Rosario.
In un opuscolo pubblicato dal
Centro e in cui si spiega lo spirito
con cui si affronta il lavoro. Si
dice:
« Premessa fondamentale di
tutto il lavoro del Centro di Servizio Sociale ” E1 Pastoreo ” è
che per l’uomo la possibilità di liberazione si trova in Gesù Cristo;
che il Signore Gesù Cristo e la
Chiesa — gruppo di suoi discepoli — desiderano la riabilitazione totale dell’uomo. Per questo
nulla è estraneo o secondario
quando si presta servizio... In questa prospettiva si situa tutto il nostro lavoro: il dolore fisico, la limitatezza culturale, la miseria
economica e spirituale, tutto ciò
che disumanizza fa parte del nostro interesse perché lo consideriamo contrario alla volontà
del Creatore ».
■■r'-r ■ , ■ . iT-O.'.-U'
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Gli Evangelici e la Sindone
Ancora a proposito della Sindone, la Stampa del 4 ottobre ha
riferito sulla seconda serata di
dibattito sulla Sindone in cui
hanno parlato i professori Paolo Ricca, valdese, e Pier Angelo
Gramaglia, cattolico. Finalmente
qualcosa filtra della posizione
degli evangelici: si accenna, seppur molto rapidamente, al fatto
che il dare tanta importanza alla Sindone è un segno di sfiducia nei confronti della parola di
Dio come se fosse insufficiente;
che ogni raffigurazione del Cristo va contro una precisa scelta
degli Evangeli; che non si può
onorare il Cristo con un documento che non si sa se sia vero
o falso. L’ipotesi di Gramaglia
(la Sindone sarebbe originata nel
VII secolo quando da un lato vi
fu in Palestina un largo ritorno
all’uso della crocifissione e dall’altro la nascita dell’interesse
per i panni funerari) non è stata sostanzialmente presa in considerazione: il problema, per
l’articolista, « non è storico né
propriamente esegetico »: è relativo alla formazione dell’immagine sindonica.
* ♦ ♦
Il Piemonte è la regione che
storicamente e geograficamente
contiene la vicenda e l’area etnica valdese, per cui a TTorino non
c’è scampo: tutto ciò che è
« evangelico » viene detto « valdese » senza possibilità di distinzioni. Così la Stampa del 5 ottobre, titolando « I vigili urbani
hanno multato i valdesi per volantini con critiche alla Sindone » parla in realtà di un incidente occorso ad una comunità
pentecostale indipendente che
dal 27 agosto ogni giorno distribuisce volantini in piazza del
Duomo (i valdesi hanno volantinato il sabato e la domenica alla
porta del tempio di C.so Vittorio). Per 3 settimane nessuno
ha obiettato, poi il 21 settembre
il gruppo pentecostale si è visto
multare in base ad un articolo
del regolamento di Polizia Urbana che vieta la « distribuzione e
il gettito di opuscoli, foglietti,
che possano alterare la nettezza
del suolo ». A parte il fatto che
di volantini ne sono stati distribuiti in ben altra quantità da
altri, è poi risultato che l’articolo in questione era stato espressamente sospeso con delibera
della Giunta per il periodo dell’ostensione. Imbarazzati, i vigili
ripiegano sul mancato pagamento di ima tassa per distribuzione a mano di pubblicità, ma il
caso chiaramente non riguarda
volantini a carattere religioso o
politico che non intendono vendere nulla.
Sull’epi'sodio l’avv. Bruno Segre, direttore de L’Incontro, consigliere comunale socialista, per
anni difensore di obiettori di coscienza e sempre in prima linea
sul fronte della libertà di coscienza, ha rivolto una interrogazione al Sindaco per sapere se
la contravvenzione non « palesa
un intento persecutorio contro i
dissidenti della Sindone e non
contro altri distributori di materiale religioso ».
Riferendo con esattezza i fatti (salvo come si diceva la qualifica dei protagonisti), l’articolo
avanza esplicitamente in proprio
l’ipotesi che l’episodio possa essere interpretato come un caso
di intolleranza religiosa e che sia
avvalorata « la tesi sostenuta
proprio dalla chiesa valdese e
cioè che r ostensione sarebbe
un’« operazione di potere ». In
ultima analisi propende tuttavia
per l’ipotesi di una semplice
gaffe, una gaffe comunque, con
Servizio pastorale
presso gli emigrati
Dal 28 novembre al 1° dicembre 1978 si terrà a Liebfrauenberg (Alsazia-Francia) la prima
conferenza europea dei pastori
in servizio presso gli emigrati. Il
Comitato delle Chiese al servizio
dei Lavoratori Emigrati in Europa, la cui sede è a Bruxelles, ha
invitato una cinquantina di persone fra le quali alcuni pastori
in servizio presso gli emigrati di
confessione anglicana, protestante ed ortodossa, alcuni esperti e
rappresentanti delle Chiese.
Questa conferenza è stata preparata nel corso di un anno da
un gruppo di lavoro formato dai
pastori Giovanni Bogo (Zurigo),
Aimé Bonifas (Nîmes), Sitta
Campi (Ginevra), Roger Chao
(Wuppertal), Juergen Mick.sch
(Francoforte s/M), Alfredo Mira
(Basilea), Korah Varghese (Bie
lefeld), Roelof Visser (Leinfelden).
Questo gruppo ha formulato un
certo numero di tesi che serviranno di base per le discussioni
dei gruppi di lavoro. Si prevedono quattro gruppi che dovranno presentare le loro conclusioni su:
— Cosa deve essere il servizio
pastorale per gli stranieri in
Europa.
— Le domande che i lavoratori
emigrati pongono alle Chiese
dei paesi che li ospitano.
— Le domande che i lavoratori
emigrati pongono alle Chiese dei loro paesi di origine.
— I principi di base per stabilire degli accordi fra le Chiese dei paesi di origine e le
Chiese dei paesi ospitanti.
a colloquio
con i lettori
elude l’articolo, che va chiarita
senza indugi.
♦ « ♦
È con tristezza che abbiamo
letto su « La Voce del Popolo »
del 1" ottobre un trafiletto intitolato « La Sindone e le Chiese
Evangeliche ». Il giornale della
diocesi torinese, neU’informare
delle due serate di dibattito sulla Sindone organizzate dalle
Chiese Evangeliche menziona
unicamente il fatto che queste
« hanno espresso le loro riserve
circa la Sindone » ma riesce a
non dire una parola sul contenuto di queste riserve. Della lettera
che Sinodo e Conferenza hanno
indirizzato ai cattolici presenti
in Torino durante l’ostensione,
« la Voce del Popolo » cita una
sola frase sulla necessità di « una
continua riscoperta della fede
nel Vivente e della comune vocazione », tacendo l’intenzione evidente del documento che contrappone questa comune riscoperta in alternativa a manifestazioni come r ostensione della
Sindone che « non possono che
dividerci da voi, costringendoci
ad un netto rifiuto di questa come di ogni manifestazione tesa
a ricostruire il consenso intorno
al potere religioso ». Al posto di
una esposizione, anche critica,
della nostra posizione, il giornale torinese ci avverte che « lo spirito ecumenico sollecita anzitutto sincerità reciproca » e che « la
verità si fonda sulla scrupolosa
intenzione di valutare onestamente i gesti di tutti tenendo
conto di quanto effettivamente
li ispira. È quanto i cattolici torinesi chiedono per l’ostensione
della Sindone ». Ma è anche
quanto il loro giornale diocesano non sembra disposto a dare
per i gesti altrui.
F. G.
RISPOSTA
ALLA TEV
Cari coordinatori della TEV,
il vostro scritto dell’8 settembre mi
ha confermato che è molto diificile
scrivere chiaro e semplice. La regola
della reciproca carità resta fondamentale: in questo caso si chiama pluralismo, volontà di vivere nella famiglia
di Dio con altri fratelli ohe, presumibilmente, hanno posizioni diverse. E’
questa la logica ohe per voi, come
scrivete, rimane un mistero; a mio
avviso, invece, essa deriva dalla manifestazione del disegno di Dio in Cristo. Lasciate che ripeta : fra noi ci vogliono e la teologia politica e la TEV,
anche se a taluno non risulta chiara
la differenza tra motivazioni politiche
e fini politici.
Luigi Santini, Firenze
LO SPAZIO
DI UN SORRISO
Caro direttore,
sarebbe davvero difficile trovare parole più suggestive di quelle racchiuse
nel titolo comparso ne « Le Monde »,
per annunciare la morte dì Giovanni
Paolo I : (c L’espace d’un sourire ».
Titolo breve, come una pennellata di
luce, subito spenta, sull’orizzonte buio.
Un pontificato durato trentatrè giorni appena, una responsabilità immane,
addossata improvvisamente ad un uomo, alieno da qualunque supremazia
e da qualunque manifestazione di potere. Un ministero iniziato con tanta
comprensione e con tanta cristiana
semplicità, che avrebbe dovuto, a vista umana, prolungarsi nel tempo, come autentico elemento di pace. La
gente, molta gente, si chiede il perché
abbia dovuto essere interrotta un’azione atta ad influenzare in bene, gran
parte della cristianità. Eppure, il messaggio espresso da Giovanni Paolo I,
nei pochi giorni che gli furono con
cessi, ha lasciato un’impronta forse
maggiore di quanto possa apparire.
Forse anche avevamo tutti bisogno di
ricordare quanto l’amore, che pretendiamo sentire gli uni verso gli altri,
debba essere calore ed umiltà. Soprattutto umiltà. Lo scomparso pontefice
ha saputo manifestarla con le sue parole e con il suo sorriso^ Di questo,
credo, potremmo essergli tutti grati.
L. Pennington de Jongh, Roma
DALLE
CHIESE
GENOVA
D'ora in poi questa rubrica sarà curata da Niso De Michelis
della redazione dell'Eco-Luce. Invitiamo i lettori a collaborare
segnalando articoli che parlino
degli evangelici sulla stampa locale, regionale e nazionale, inviando ritagli o fotocopie con
l’indicazione esatta della provenienza ed aggiungendo eventuali
note per chiarire i fatti di cui si
parla. I contributi vanno inviati a Niso De Michelis, via S.
Marco, 23 - Milano.
Domenica 24 settembre ha avuto luogo l’ultimo culto del pastore Paolo Marauda. Come già
precedentemente annunciato il
pastore Marauda si è ritirato
dal servizio anzitutto per ragioni di salute e dopo 12 anni ha
salutato la Chiesa di Genova con
commozione sua, di sua moglie
e di tutta la chiesa. Li ricorderemo sempre con tanto affetto
fraterno e al Signore chiediamo
di accompagnarli con la Sua benedizione a Torre Pellice dove
hanno preso la nuova residenza.
Ci auguriamo di rivederli in
qualche loro graditissima visita
a Genova.
Domenica 1° ottobre è stato
insediato il pastore Gino Conte.
Al pastore Conte e alla sua mamma diciamo il nostro benvenuto
e chiediamo al Signore di aiutarci in una reciproca e buona
collaborazione per l’opera da
svolgere in benedizione per tutti
noi e fra quanti ci circondano.
■¡A- Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion - Eunice Biglione - Daniela Boccassini - Aimé Bonifas - Ivana Costabel - Franco Davite Marco Davite - Dino Gardiol Teofilo Pons - Alberto TacciaCipriano Tourn - Danilo Venturi.
3
13 ottobre 1978
MESSAGGIO DELL’ARM ALLA CHIESA VALDESE
La ricerca della pace; un compito
che riguarda tutte le chiese
Si è recentemente riunito il Comitato esecutivo dell’Alleanza Riformata Mondiale (Presbiteriana e Congregazionalista) che ha rivolto a ciascuna chiesa membro dell’Alleanza
il seguente messaggio.
Cari amici della Chiesa evangelica valdese,
È da Ginevra che rivolgiamo
nel nome di Cristo nostro Signore il nostro saluto più fraterno
alle 143 Chiese membri della vasta famiglia di 60 milioni di persone sparse nel mondo intero.
Ginevra è nello stesso tempo la
città di Calvino, la sede del CEC
e la sede europea deH’ONU.
Ispirati dalla triplice vocazione
di questa città vi invitiamo a
« stare fermi nella fede », ad essere « uno in Cristo » e a « ricercare la pace e procacciarla ».
Nel corso di questa sessione,
che riuniva per la prima volta il
nuovo comitato esecutivo dell’Alleanza all’inizio del secondo
secolo della sua esistenza, abbiamo badato a tener conto di questo triplice obiettivo. Abbiamo
compreso che dovevamo approfondire e condividere con altri i
principi che la Riforma ci ha
più particolarmente trasmesso.
Pensiamo per esempio alla messa in opera su una base ancor
più larga dei risultati del nostro
studio in comune sui fondamenti teologici dei diritti dell’uomo.
Altre famiglie confessionali hanno accolto favorevolmente l'invito a partecipare a questa ricerca
e alla messa in opera di mezzi
concreti destinati a far rispettare
i diritti deH’uomo. Un nuovo
tema di studio ci è stato affidato dal Colloquio del centenario
di St. Andrews in Scozia (agosto 1977). Questo tema — il concetto biblico di alleanza riferito
al mondo e al popolo di Dio —
il cui studio è appena iniziato,
si situa perfettamente nella linea della nostra storia.
Abbiamo anche riconosciuto
la necessità di migliorare ancora la comunicazione con le Chiese membri e di dare un appoggio più efficace a molte di loro
che sono numericamente piccole. Queste Chiese si trovano in
effetti a dover lottare per il fatto
di essere minoritarie. E tuttavia
si sforzano con un reale coraggio di rendere una testimonianza qualificante ed essenziale.
Tenendo la nositra riunione a
Ginevra, abbiamo realizzato più
profondamente la nostra appartenenza alla Chiesa cristiana universale. Abbiamo beneficiato
della partecipazione ai nostri lavori di osservatori delle Chiese
cattolica, ortodossa, luterana,
metodista e del nostro incontro
col pastore Philip Potter, segretario generale del CEC. Egli ci
ha ricevuti al Centro ecumenico
dove si trovano anche — ciò è
significativo — gli uffici dell’ARM
e ci ha rivolto un messaggio significativo. Abbiamo confermato
la nostra piena approvazione alla linea di condotta adottata da
tempo dall’Alleanza che stabilisce che la sua attività sia associata il più strettamente possibile al CEC e ad altre organizzazioni similari. Pensiamo che
il proseguimento dei dialoghi in
corso con i cattolici, gli ortodossi, i luterani e i battisti, la visita
prevista di una delegazione riformata al patriarcato ecumenico di Istambul, il prossimo dia
logo anglicano-riformato e infine
la recente costituzione di simposio sui dialoghi bilaterali siano
altrettante misure importanti
che contribuiranno alla ricerca
dell’unità cristiana.
Ricercare la pace è ugualmente uno dei nostri obblighi. Viviamo in effetti in un mondo in cui
la vita — il dono più prezioso
che Dio ci ha accordato •— è messa in pericolo da costanti continue minacce di guerra. Stiamo
attenti a non perdere la visione
di quel Regno in cui, come ci
indica il Sai. 85: 10, « la giustizia
e la pace si sono baciate » e in
cui, secondo Giov. 10:10, le nazioni « abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza ». Nell’attuale
sfacelo di tante strutture politiche, sociali ed economiche causate dal nostro egoismo e dal
nostro orgoglio umano, vi chiamiamo tutti ad impegnarvi sul
cammino del ravvedimento. Vi
troverete una speranza nuova e
vivente. Siamo convinti che malgrado tutto la nostra generazione potrà accogliere questa speranza grazie al risveglio della sua
fede in Gesù Cristo, il Signore
crocifisso, risuscitato, colui che
viene e che è sempre pronto ad
incontrare la sua Chiesa ovunque e in qualsiasi momento.
Nella piena consapevolezza di
queste realtà e di queste convinzioni, abbiamo mosso i primi
passi verso la preparazione del
programma dell’Assemblea generale delTAlleanza che si terrà
nel 1982.
In questa preparazione contiamo fermamente sulTimpegno di
tutte le Chiese, piccole e grandi.
È questa la nostra viva speranza, perché senza il vostro appoggio la nostra attività mancherebbe di efficacia. Per questo durante questa nostra riunione voi
siete stati continuamente presenti nei nostri pensieri e nella
nostra preghiera.
« L’Iddio della pace vi renda
compiuti in ogni bene, onde facciate la sua volontà, operando
in voi quel che è gradito nel suo
cospetto ».
Nel suo nome vi rivolgiamo il
nostro fraterno saluto.
Per il Comitato esecutivo: James I. McCord, presidente; Edmund Perret, segretario generale.
Soggiorno per
operatori sociali
Nel quadro degli scambi culturali
tra l’Italia e gli Stati Uniti il C.I.P.
(sigla inglese del ’’programma internazionale per dirìgenti giovanili ed assistenti sociali”) organizza un concorso per tm programma di soggiorno negli USA. Il programma, si svolgerà
dall’aprile all’agosto ’79 ed è riservato
a concorrenti tra i 23 e i 40 anni di età
che esplichino attività nel campo sociale, deU’insegnamento ai minorati
compr^a la prevenzione e cura delle
tossicomanie. Il soggiorno di quattro
mesi prevede una prima parte esclusivamente teorica con corsi universitari ed una successiva fase di tirocinio
pratico presso enti di servizio sociale.
È richiesta una buona conoscenza della lingua inglese. Per ragioni economiche non verranno designati più di
due posti a meno che gli Enti o Amministrazioni desiderosi di designare
un proprio candidato concorrano alla
spesa per un importo di circa 800.000.
L’iniziativa del CIP è al suo 21^’ anno; la formula risulta essere ampiamente collaudata e può essere prolungabile di altri nove mesi con programmi supplementari su aspetti diversi delle scienze sociali. Eventuali
domande devono pervenire entro il 31
c.m. al CIP, Via Boncompagni, 16 Roma. Per la presentazione della domanda occorre l’apposito formulario
ottenibile presso gli uffici della « International Cammunication Agency of
thè USA » nelle principali città d’Italia.
UNA LETTERA AL CEC SULLA LOTTA CONTRO IL RAZZISMO
Protesta metodista
La recente decisione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
(CEC) di assegnare 85.000 dollari (vedi n. 38 dell’ECQ-LUCE) al
Fronte Patriottico per la liberazione dello Zimbabwe (Rhodesia)
ha suscitato molte reazioni nel
mondo delle chiese. Diamo oggi
il testo di ima lettera aperta della Chiesa Metodista svizzera che
pone domande stringenti.
La lettera è accompagnata da
una presentazione nella quale si
UN LIBRO PER GLI INSEGNANTI
Insuccesso scolastico: perché?
« Dallo svantaggio all’insuccesso » : un titolo questo che rispecchia bene il contenuto dell’ultimo libro di Rita Gay, psicoioga, in cui viene affrontato il
problema delle radici dell’insuccesso scolastico dei cosiddetti
ragazzi « disadattati » e quello
della loro progressiva emarginazione nella scuola e nella società. Un libro, quello di Rita Gay,
che dà molto da riflettere a chi
ancora vede nella scuola un’istituzione neutrale che, mettendo
tutti i ragazzi sullo stesso piano, dà a ciascuno la possibilità
di sviluppare in modo ottimale
le proprie potenzialità. L’analisi
che l’A. fa dell’istituzione scolastica mette a nudo gli aspetti
più sconcertanti di una realtà
che sovente ci passa sulla testa
e di cui non ci rendiamo ben
conto.
NelTesporre criticamente le idee dei maggiori psicologi che
hanno scritto su questo argomento, l’A. ci mostra come le
cause deH’insuccesso non siano
affatto da attribuire a responsabilità di singoli individui o nuclei familiari, quanto piuttosto
ad una struttura sociale che non
riconosce valide le diverse esperienze che il ragazzo porta con
sé ma che pretende di sostituirle con un concetto generico di
cultura, che si rivela poi essere
la riproduzione di una cultura
di pochi, di una classe sociale
privilegiata, e cioè della classe
borghese.
Guardando da questa prospettiva possiamo capire l’affermazione paradossale secondo cui è
proprio questo tipo di scuola a
produrre i suoi analfabeti, i suoi
immaturi, i suoi disadattati, perché è proprio rispetto alla sua
norma che produce ed emargina i suoi « anormali ». Ma contro ogni riduzione semplicìstica,
l’A. analizza i rapporti ed i legami esistenti tra le varie realtà
sociali concrete (classe, famiglia, scuola ecc.) mostrando come esse siano indissolubilmente
legate e come tutte concorrano
non già alla realizzazione piena
della personalità dell’individuo
bensì, a produrre esse stesse
quelle condizioni che porteranno
aH’insuccesso ed al disadattamento.
Il « disadattato », dunque, non
è altro che un ragazzo che ha
dei bisogni diversi da quelli che
si pensa lui debba avere, bisogni però a cui nella scuola non
viene data alcuna risposta. Questa istituzione scolastica crea
dunque il « disadattamento », poi
10 isola considerandolo come un
fatto a sé, ritiene quindi di doverlo « curare » « ricuperando »
11 ragazzo e, trattandolo in un
modo diverso dagli altri, non fa
altro che accrescere questo disadattamento che essa stessa ha
generato. Così; il risultato ottenuto dalla scuola non è quello
di sviluppare le potenzialità di
ciascuno in ugual misura, ma
quello di privilegiare il favorito
e di emarginare sempre più il
« disadattato », cioè il diverso.
È ovvio che davanti ad una
situazione del genere non basta
qualche piccolo cambiamento
ma il « decondizionamento » diviene necessariamente un impegno politico per un reale cambiamento nella struttura di tutti
i rapporti sociali, ed in particolar modo delle istituzioni educative. In questa luce bisogna
leggere l’ultima parte del libro,
intitolata « proposte di decondizionamenti », in cui l’A. delìnea
alcune tra le alternative oggi
proposte per trasformare radicalmente la prassi scolastica. Si
tratta però di proposte solo apparentemente circoscritte all’ambito della scuola, ma che introducono in realtà elementi
estremamente nuovi in tutto
l’ambito dei rapporti sociali.
« Dallo svantaggio all’insuccesso » è dunque un libro essenziale, un contributo imprescindibile aH’aggiornamento degli
insegnanti e in generale di quanti sono inseriti ed interessati ai
problemi dell’educazione e del
mondo della scuola.
M. D.
RITA GAY : Dallo svantaggio
all’insuccesso. Condizionamenti socio-culturali e responsabilità del sistema scolastico,
Fratelli Fabbri Edit. Milano,
1978, pag. Ili, L. 2.500.
ricorda che la Chiesa Metodista,
nella sua dimensione mondiale,
partecipa delle divisioni attuali
della Rhodesia. Vi sono infatti in
Rhodesia due chiese metodiste.
La prima ha le sue origini nella
missione della United Methodist
Church e ad essa è legato il vescovo Abel Muzorewa, leader di
uno dei movimenti di liberazione e che è stato chiamato dal
premier Jan Smith a formare un
governo di transizione. L’altra
chiesa metodista rodesiana ha la
sua origine nella missione della
chiesa metodista inglese ed è
questa che è direttamente collegata col Fronte Patriottico. Joshua Nkomo, uomo di punta di
questo movimento, è predicatore
laico di questa chiesa. La famiglia metodista è dunque divisa. Il Consiglio Mondiale delle
Chiese Metodiste ha negli anni
passati più volte espresso un sì
chiaro per la liberazione dei popoli africani e nello stesso tempo preso posizione contro la
crescita della violenza.
La lettera aperta dice:
« La decisione di sostenere il
Fronte Patriottico con i fondi del
programma speciale contro il
razzismo non ha trovato comprensione tra i membri delle nostre chiese, per cui chiediamo
spiegazioni. La Chiesa Evangelica Metodista della Svizzera fa
parte, attraverso la United Methodist Church e la Federazione
MARSALA
Giovani evangelici
Reduci del campo di Adelfia a
Scoglitti (Sicilia), due ragazze
della comunità valdese di Marsala, entusiaste per aver passato
dei giorni con dei giovani evangelici coi quali hanno potuto discutere e sentirsi chiesa, hanno
proposto, una volta tornate a casa, la formazione di un gruppo
giovanile tra i giovani di tutte le
chiese evangeliche della città. È
nato così il Gruppo Giovanile
Evangelico di Marsala formato
dai giovani della comunità valdese e da quelli della comunità
pentecostale.
Nella nostra prima riunione
abbiamo cercato di chiarire lo
scopo e la validità di un gruppo
unico tra i giovani della nostra
città e le difficoltà che potrebbero sorgere tra valdesi, che sottolineano particolarmente T impegno sociale e politico, e pentecostali, che aborrendo qualsiasi
impegno politico e sociale sottolineano invece la vita di preghiera e l’espansione dell’evangelo.
Nutriamo in noi la speranza,
però, che il confronto con la Sa
cra Scrittura, il rispetto per la
diversa esperienza cristiana di
ognuno di noi e la disponibilità
al dialogo sincero ci aiuteranno
a maturare il senso di Chiesa e a
spezzare quelle inutili barriere
che le tradizioni e la storia hanno creato tra di noi.
Il primo impegno che abbiamo
preso è stato quello di superare
ogni iniziale diffidenza per riunirci periodicamente; il secondo
di lottare contro la secolare segregazione che le comunità della nostra zona (quelle dell’estrema Sicilia occidentale) hanno subito dalle altre comunità e dai
fratelli che non sanno che la Sicilia continua per altri 160 Km.
oltre Palermo. Sarà anche nostro impegno, ovviamente, cercare di inserirci nelle iniziative
degli altri gruppi giovanili evangelici della Sicilia e del continente.
La nostra unica speranza è di
vivere e di lottare per Cristo e di
testimoniare la fede che abbiamo in lui, nostro Signore.
Gruppo Giov. Evangelico
delle Chiese della Svizzera, del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Se oggi scriviamo questa lettera aperta non lo facciamo per
mettere in discussione questa
nostra partecipazione, ma per
prenderla sul serio. Non riusciamo a comprendere il recente
passo del CEC. E siccome non
vogliamo negare a chi ha preso
questa decisione né la. convinzione cristiana né l’azione responsabile come conseguenza di
questa convinzione di fede, chiediamo loro con ogni urgenzache ci facciano conoscere i passi
e le riflessioni che hanno condotto a questa decisione.
Qui di seguito cerchiamo di
precisare la nostra comprensione
del programma di lotta al razzismo, per poi porre la domanda riguardante la recente decisione in maniera più precisa: Riconosciamo la responsabilità delle chiese per quanto riguarda la
lotta per la liberazione dei popoli e delle razze oppressi. Siamo
perfettamente d’accordo sulla
condanna dell’apartheid e di ogni
discriminazione razziale. Riconosciamo gli sforzi del CEC per
interpellare e risvegliare le chiese e l’opinione pubblica su questa problematica. Comprendiamo che il fondo speciale rappresenta un tentativo di concretizzare, esemplarmente, queste
preoccupazioni nel programma
di lotta al razzismo. Sappiamo
che le somme stanziate dal fondo speciale debbono essere usate solo per scopi umanitari e che
è necessario verificare se l’organizzazione che le riceverà è degna di fiducia.
Tuttavia vediamo, dopo l’ultima. decisione riguardante la Rhodesia, il grave pericolo che contributi del fondo speciale possano rivelarsi una tentazione di
manipolare il processo di liberazione! Non comprendiamo perché nella situazione politica, aftuale della Rhodesia i contributi
del fondo speciale sono stati rifiutati al vescovo Muzorewa e
viene sostenuto solamente il
Fronte Patriottico! Chiediamo
con ogni urgenza che questa decisione ci sia resa comprensibile!
Non abbiamo la pretesa di conoscere a fondo la situazione rodesiana. Da contatti che abbiamo nel paese, sappiamo quanto
la situazione sia difficile da comprendere e che per esempio non
risponde a verità il fatto che
tutte le azioni terroristiche vengano affibbiate ai movimenti di
liberazione armati, per marchiarli come assassini di rnissionari cristiani. Ed è proprio per
queste ragioni che la recente decisione del CEC ha suscitato
tanta incomprensione, in molti
casi addirittura profondo turbamento, sia nelle chiese sia nell’opinione pubblica ».
4
13 ottobre 1978
I GRANDI TEMI DELLA FEDE EVANGELICA: IL REGNO DI DIO [T]
Il "Regno” nell’Antico Testamento
Da un episodio sentito come minaccia per la fede (la nascita della monarchia in Israele) sorge un elemento fondamentale della fede biblica; l’idea di un ’’regno” di Dio
La Comunità di lavoro biblico-teologico della Lombardia
sta svolgendo un ciclo di studi sul « Regno di Dio » con incontri mensili e con la r^rtecipazione di esperti (vedi il programma pubblicato suU’Eco-Luce del 29 sett.) che pubblicheremo di volta in volta sul nostro settimanale.
Il metodo di ricerca comunitaria fa si che questi studi
non siano la riproduzione o riduzione di una conferenza, bensì il risultato del lavoro collettivo deUa Comunità di lavoro.
L’esperto che ha dato la sua collaborazione per il primo tema del ciclo è il past. Michele Sinigaglia.
Tra le diverse possibilità di
lettura dell'Antico Testamento
che studiosi e teologi ci hanno
offerto da almeno due secoli a
questa parte si è voluta seguire
in questo studio quella oggi più
accreditata il cui iniziatore è
stato il teologo von Rad. Tale
possibilità di lettura è stata da
lui chiamata « della confessione
di fede» in quanto vede l’A.T.
non come storia (nel senso
scientifico in cui la intendiamo
noi, totalmente estraneo agli
uomini di quel tempo e di quel
luogo) ma come una serie di
confessioni di fede, di testimonianze, di predicazioni del popolo di Israele, scritte in mornenti storici diversi e riflettenti dunque problematiche diverse, tutte accomunate però dalia
medesima fede nel solo Dio, nella sua parola, nella sua azione.
Vedremo ora in particolare
se e come l’idea di Regno di Dio
era presente in queste diverse
teologie o confessioni di fede.
La comunità
del deserto
I primi quattro libri dell’A.T.
costituiscono la più antica raccolta di documenti sulla storia
e la fede del popolo di Israele.
Benché raggruppino fonti e tradizioni diverse, sono tutti unificati dal desiderio di sottolineare l’intervento di Dio nella storia del suo popolo, mettendo
in evidenza l’infedeltà del popolo e l’azione salvifica della grazia di Dio.
In questo primo momento, i
poveri beduini chiamati da Dio
sono_ stati da lui costituiti « comunità del deserto » ; senza una
terra di loro proprietà, senza
im’istituzione che li rassicuri e
li costringa, senza radici nella
storia dunque ; sono il popolo
della vocazione, della fede, dell’elezione, al quale Dio ha affidato un compito, attraverso il
quale Dio vuole mettere in atto
il suo piano di salvezza per tutta l’umanità.
È facile capire come non possa esistere tra gli ebrei di questo periodo l’idea di « regno » di
Dio e come sia invece presente
e centrale l’idea e la certezza
della sua signoria, nella quale
trova compimento ogni necessità e problematica umana :
mancano infatti a questo periodo
l’interrogazione sull’al di là e
ogni orientamento volto alla fine dei tempi. È cioè nella certezza della parola e dell’azione
di Dio, del « Signore che regnerà per sempre, in perpetuo »
(Esodo 15: 18), che l’ebreo delle prime comunità israelitiche
esaurisce e realizza la sua esistenza terrena.
La scelta monarchica
La teologia deuteronomista
espone invece il passaggio da
questo tipo di vita a quello istituzionalizzato nella scelta monarchica. Il racconto di questo
passaggio è contenuto nei capitoli 8-12 di I Samuele in cui si
intrecciano sottilmente una teologia antimonarchica (dominante) ed una monarchica, intreccio che ha un preciso intento di
fedeltà agli avvenimenti storici.
La richiesta degli anziani di
Israele : « stabilisci su di noi un
re che ci amministri la giustizia, come l’hanno tutte le nazioni» (8:5) segna per il popolo di Israele il momento dell’abbandono della sovranità di
Dio (8: 7-8) e la scelta che condurrà alla catastrofe e all’esilio.
Ma nonostante l’infedeltà e l’irresponsabilità del popolo, nonostante la scelta contraria alla
sua volontà, il Signore continuerà ad essere fedele e presente
anche nella scelta di un re. Prima con Saul, poi con Davide,
Egli realizza la volontà del suo
popolo (II Sam. 8: 10-16). Tuttavia, nella teologia deuteronomista il Signore continua ad essere estraneo a questa volontà
di istituzionalizzazione (II Sam.
8: 5-7).
È nel corso del regno di Davide che l’idea di monarchia, di
regno diventa parte della comune mentalità israelita ed è quindi in questo periodo che nasce
il concetto di regalità non solo
umana ma anche divina ed i
Salmi ne sono l’espressione. Accanto ai Salmi che più chiaramente esprimono il rapporto esistente tra il vero re, il Signore, ed il re terreno, suo servitore nel quale si incarna il nascente concetto di messianismo (il
re di Israele è l’Unto del Signore, il figlio da lui adottato e prediletto), ve ne sono altri nei
quali si riconosce l’assoluta e
superiore regalità di Dio. Mancando ancora ogni orientamento volto alla fine dei tempi, per
l’Israele di allora la completa
sovranità di Dìo e il riconosciscimento della pienezza del suo
potere si realizzano nel momento del culto.
Centralità del re
Con i cronisti passiamo invece alla teologia che, richiamandosi ad un passato che ha perso
però tutto il suo vigore e valore
intrinseco, mette piuttosto l’accento sulle capacità insite nel
popolo e su una maggiore fiducia nel re terreno, dando luogo
ad una sorta di compenetrazione di elementi umani e divini.
Non c’è più solo la centralità di
Dio che regna e la secondarietà
del re suo servo, ma nuovo valore viene dato alla casa e alla
dinastia dei re di Israele (II Cr.
9: 8).
Protesta profetica
La teologia dei profeti nasce
contemporaneamente all’idea di
monarchia e a questa nettamente si oppone. Prima che nascesse la dinastia dei re di Israele
vi era, abbiamo visto, la comunità del deserto, dei nomadi che
non avevano alcun bisogno di
profeti perché ogni tribù viveva quotidianamente nella libertà e nella speranza.
Ma con la nascita della monarchia, con l’accentrarsi della
potenza politica, religiosa e militare a Gerusalemme, con l’istituzionalizzazione e la nazionalizzazione — ma anche la profanazione — della vita e della fe
de del popolo di Israele, alcuni
uomini appartenenti alle comunità più emarginate, legati alle
più antiche tradizioni e consuetudini di vita contadine e pastorizie, insorgono e richiamano il
popolo ed il suo re all’antica fede, alla dimenticata comunità
del deserto (Is. 33: 22; Ez. 25).
Per i profeti la sovranità vera
è dunque quella di Dio, è Lui
che stabilisce e realizza la sua
volontà tra gli uomini; il re di
Israele è nuovamente inserito
nella linea messianica della predilezione di Dio, attraverso la
quale si manifesta la Sua volontà salvifica nei confronti dell’umanità, ma che non deve avere
alcuna volontà di potenza temporale fine a se stessa (Ez. 37:
21-28).
La fine dei tempi
Ben lontana dalla teologia
« classica » di Israele, dalla sua
fede nel Dio la cui sovranità si
manifesta nella storia del popolo eletto, è la teologia apocalittica, anch’essa post-esilica e
particolarmente diffusa prima
della nascita e durante la vita
di Gesù. Una vasta produzione
apocrifa e diversi esemplari biblici (Daniele in particolare)
prendendo spunto da tradizioni
babilonesi e facendo uso di un
linguaggio simbolico ed enigmatico annunziano la fine del mondo terreno — le cui contraddizioni sono diventate sempre più
inspiegabili ed inaccettabili — e
la venuta di un nuovo mondo nel
quale i giusti contempleranno
Dio.
Con l’annuncio del nuovo
mondo che nascerà sulle rovine
del vecchio viene introdotta nella fede di Israele un orientamento volto alla fine dei tempi, che
nasce però dal rifiuto di un presente nel quale la signoria di
Dio non viene più avvertita, nel
quale la lotta tra bene e male
ha assunto dimensioni superiori
alla fede e alle speranze umane.
È proprio questo tipo di concezione apocalittica, che ha spostato la speranza dall’oggi al
domani, che ha minato la Legge
e la sua osservanza quotidiana,
è questa visione nuova del mondo e di Dio — nella quale si sono inseriti anche miti babilonesi
e persiani — che bisognerà tener presente per comprendere il
valore, di innovazione e al tempo stesso di richiamo alla tra
dizione della predicazione di
Gesù.
Conclusioni
Questa panoramica ha fatto
nascere tra i partecipanti della
Comunità di lavoro — e pensiamo anche tra i lettori —
molti interrogativi, la sensazione che l’idea di « regno di Dio »
che ognuno di noi ha non corrisponda alla Parola dell’A.T. ed
infine il dubbio sulla legittimità
dell’ipotesi di un « regno » di
Dio nella storia pre-cristiana del
popolo di Israele.
Un fatto è emerso chiaramente : l’idea di « regno di Dio » è
strettamente collegata con l’esperienza storica del popolo di
credenti e si è formata — le parole stesse lo dicono chiaramente — ad un certo punto dell’evoluzione ed in seguito al nascere dell’istituto monarchico di
Israele.
Nonostante ciò, la teologia dell’A.T. resta sostanzialmente estranea sia all’idea di « regno »
in termini di potenza e di gloria
terreni, sia all’ipotesi escatologica di una svolta determinante,
di un capovolgimento totale, di
un regno eterno che ha da venire alla fine dei tempi. Molto più
vicina alla sensibilità della comunità di nomadi che vive quotidianamente dei doni spirituali
e materiali di Dio (sensibilità
alla quale continuamente le teologie dell’A.T. si rifanno) è invece l’idea di signoria di Dio
sull’uomo e sulla storia. Signoria che si manifesta nella vita
quotidiana e non al di là di essa, che chiama gli uomini, li trasforma e li fa agire mettendo in
opera già nella storia il piano
divino di salvezza per l’umanità
intera.
D. B.
Nel prossimo
numero
Domenica della Riforma e ripresa (dei corsi alla Facoltà Valdese di teologia sono due date
che coincidono quest' anno per
l'ultimo fine-settimana di ottobre. Su questi due centri d'interesse stiamo centrando il n. che
porterà la data del 20 ottobre
che conterrà tra l'altro:
— Un articolo di Franco Giampiccoli su Autorità della Chiesa
o autorità della Scrittura?
— Una pagine a cura di Maria
Bonafede sulla Confessione di
fede della Chiesa presbiteriana
di Cuba del 1977 (da un seminario tenuto in Facoltà).
— Intervista a Pierre Bonnard, un professore di teologia
che ha dato molto al protestantesimo dei Paesi latini.
— Situazione degli abbonamenti in vista della campagna
abbonamento 1979.
E’ appena andata in onda la
riduzione televisiva di «Radici»
di Alex Haley, romanzo che ha
avuto una grandissima popolarità sia negli Stati Uniti dov’è
stato scritto, sia da noi. Si tratta della biografia della famiglia
dell’autore, dall’antenato africano portato schiavo in America
nel 1767, fino ai nonni, ai genitori, e a lui_stesso, basata nelle linee essenziali su ricordi tramandati in famiglia e su notizie reperite in archivi e giornali dell’epoca, e ampiamente romanzata per quanto riguarda caratteri, dialoghi e avvenimenti secondari.
Ma se il libro, pur senza essere un capolavoro letterario, è
indubbiamente interessante, molto deludente è risultato lo sceneggiato. Raramente si è visto
uno sceneggiato così infedele al
romanzo da cui è tratto, nella
lettera e nello spirito. Se pretendere una fedeltà assoluta al
testo è impossibile, quando però di un’ora e venti di trasmissione non più di un quarto è
tolto dal libro (come nell’ultima
puntata), si può dire che l’infedeltà ha passato i limiti.
Sarebbe interessante fare un
elenco completo di tutte le situazioni, personaggi, episodi
presenti nella riduzione televisiva e non nel romanzo (e s5, che
la materia narrativa non mancava certo, in 500 pagine!), ma
sarebbe troppo lungo. Meglio
cercare di capire i motivi di
questi cambiamenti.
Si è accentuata nello sceneg
RADIO E TELEVISIONE
"Radici” senza radici
giato la crudeltà dei padroni
bianchi, aggiungendo situazioni
ed episodi ; questo fa sì, che non
la schiavitù in quanto tale sia
denunciata, ma solo i padroni
«cattivi»; e non perché danno
comunque il loro appoggio ad
un sistema disumano, ma perché ne abusano. Eppure, già nel
1851 Harriet Beecher Stowe aveva scritto che i « buoni » proprietari di schiavi sono colpevoli come gli altri per il perpetuarsi di una situazione ignobile !
Con lo stesso spirito, sono
trasposti nello sceneggiato i momenti privati della vita degli
schiavi — amori, nascite, ecc. —
piuttosto che quelli sociali che
pur sarebbero più interessanti;
cosi l’azione resta sempre fra i
membri della famiglia protagonista, mentre nel romanzo si
svolge nel « quartiere degli schiavi », più all’esterno che all’interno delle capanne, fra la solidarietà generosa dei compagni di
schiavitù. Si perdono cos', gli
interessantissimi momenti di
quello che si potrebbe chiamare « il telegrafo degli schiavi » :
le notizie della vita sociale, religiosa e politica, specialmente
quella che li riguarda (il problema dell’emancipazione, ecc.).
di cui i padroni vorrebbero tenerli all’oscuro, ma che arrivano lo stesso a loro conoscenza,
attraverso le cuoche, le cameriere, i cocchieri di colore, e da
loro commentate e giudicate. È
sintomatico anche che manchino quasi completamente le grandi riunioni di preghiera degli
schiavi, che pur tanta importanza avevano nella loro vita.
Quello che manca in sostanza
nello sceneggiato è la base stessa del libro : quelle « radici »
della civiltà e cultura afro-americana che Haley ha cercato
scrivendo un romanzo « dalla
parte dei negri » e « dal punto
di vista dei negri », perché, come conclude, « possa contribuire ad alleviare il fatto che quasi sempre la storia è stata scritta dai vincitori (pag. 506). Nel
romanzo i bianchi non hanno
quasi parte; si può dire che
« Radici » è un discreto colpo
alla presunzione bianca di essere al primo posto, o almeno importanti; se il romanzo fosse
sceneggiato con assoluta fedeltà, sullo schermo comparirebbe
ben di rado ima faccia bianca:
i padroni compaiono nella vicenda per lo più indirettamente, nei discorsi dei loro schiavi.
e la loro importanza nello svolgimento della storia non è in
prima persona; ma solo in relazione ai negri. Ma se il romanzo è stato scritto dal punto
di vista dei negri, la sceneggiatura è stata fatta dal punto di
vista dei bianchi, tenendo presenti le esigenze spettacolari dei
bianchi. A questo probabilmente va imputata la maggiore importanza che assumono alcuni
personaggi « bianchi », tramite
situazioni che ben poco servono ai fini della vicenda (p. es.
la relazione fra il dottore e la
cognata).
Si è preferito banalizzare il
romanzo limitandolo a una « saga » commovente, simile a tantissimi altri films e telefilms,
con la sola differenza che i protagonisti sono neri ; non per
niente si è parlato di un « Via
col vento » negro. Si è puntato
così sul lato personale, si sono
aggiunti personaggi che accontentano chi cerca il lato sentimentale (la compagna di deportazione di Kunta, il cocchiere amante di Kizzy e la loro visita alla tomba del padre, ecc.),
si sono addolcite certe situazioni e accentuata la crudeltà di
altre, si è tolta spontaneità e
naturalezza ad altre ancora (il
ritorno di Chicken George, per
esempio, che nel romanzo i figli portano in trionfo dalla moglie, e che nello sceneggiato diventa una scena patetica e mielata; o la rivelazione di Kizzy
al figlio, degna di un romanzo
d’appendice dell”800: «Non ucciderlo I È tuo padre I », rivelazione che nel romanzo avviene
in altro, e ben più spontaneo,
modo), si è reso il linguaggio
troppo forbito, banale e caricato: esattamente l’opposto, ma
egualmente poco naturale, del
deprecabile « sì, padrone » dei
vecchi fllms.
Ben poco resta di « Radici » ;
si è voluto trapiantarvi un « germoglio » fumettistico, e il risultato di un tale innesto non poteva che essere un aborto.
Solo un’altra osservazione :
nell’intervista fatta ad Haley a
cura della RAI dopo l’ultima
puntata, una delle domande è
stata pressappoco : « Come spiega il grande interesse degli
schiavi per la religione cattolica, che si trova nel suo libro? »
(In «Radici» non mi pare che
ci sia un solo personaggio cattolico). Al che l’autore ha risposto, probabilmente stupito : « Per
la verità, quella che lei chiama
religione cattolica è quella che
viene comunemente definita protestante... ».
Non è un po’ troppo un simile errore da parte di chi si deve
pur essere preparata per intervistare l’autore?
Roberta Colonna Romano
5
13 ottobre 1978
Fin dalla sua costituzione, l’8° circuito ha proposto alle Chiese di studiare e di approfondire criticamente la loro storia, fìn dalle origini.
Non per rievocare, ma per riscoprire e riproporre i motivi della loro
rottura col mondo cattolico.
Il circuito, che comprende parte della Lombardia padana e l’int^a
Emilia-Romagna, si situa in una peculiare situazione: la gente è tradizionalmente aperta alla critica ed alla dialettica, molto sensibile aUa
« polis », intesa come collettività (la sinistra di classe e quella laica costituiscono una maggioranza assoluta); tuttavia, di fronte ad un clericalesimo fideista, ma insidiosamente possibilista, non si capisce perché la
protesta evangelica abbia inciso, da queste parti, se non in misura irrilevante.
Di qui l’iniziativa del circuito di studiare — chiesa per chiesa — origini e storia delie comunità. A lavoro compiuto, speriamo di trarre alcune indicazioni, tra alcuni anni, con la collaborazione di uno storico, da
tempo assai attento alla nostra realtà.
Le Chiese, sia pure con lentezza, rispondono all’invito: circa tre anni
la, TECO-LUCE riportò il lavoro condotto dal gruppo FGEI sulla storia
della comunità di Mezzano (Parma). Una studentessa svolgerà la tesi
di laurea sulla storia della chiesa metodista di Parma. Oggi, la piccola e
disseminata chiesa valdese di Rimini ci invia una sua nota storica, particolarmente significativa, se pensiamo che essa è meno che ventenne e
che si articola su un arco di circa 150 chilometri. d. v.
RIMINI: cronologia di una chiesa
Da un gruppetto ó\ ascoltatori del culto radio-Trieste ad una azione di collegamento di una vasta diaspora
nelle province di Pesaro e Forlì - Un crescente e impegnativo lavoro tra i turisti italiani e stranieri
Più che di storia della nostra Comunità, data la sua
giovane vita, si tratta di cronaca e ne tracceremo brevemente i momenti più salienti.
1954
ultima domenica di agosto: l’Evangelo è predicato
a Rimini per la prima volta
dal pastore Giorgio Girardet
in casa della famiglia D’Ari
(Corso d’Augusto 151) ad un
gruppo di 20 persone convenute da varie parti della
Riviera Adriatica e del Montefeltro e che erano in collegamento col pastore Girardet attraverso il giornale
« Presenza Cristiana » ed il
culto radio-Trieste.
1958
Le famiglie D’Ari di Rimini e Caponetto di Pesaro invitano il pastore Carlo Gay,
della Chiesa Valdese di Firenze, a prendersi cura regolarmente del gruppo dell'Adriatico, egli accetta e ne
ottiene autorizzazione dal
Sinodo e dalla Tavola Valdese. Nasce così la Diaspora
Adriatica della Chiesa di Firenze, visitata dal pastore la
II domenica di ogni mese: i
culti si tengono alternatamente a Rimini, in casa
D’Ari ed a Pesaro in casa
Caponetto. Il pastore tiene
anche un corso di catechismo per i giovani mentre la
scuola domenicale ai più piccoli è a cura delle rispettive
famiglie.
1960
Si cerca un luogo di culto
e viene preso in affitto a Rimini un appartamento in
una villa del centro cittadino. Servirà come casa pastorale durante la stagione
estiva (maggio - settembre)
per un pastore che possa
predicare anche in tedesco
per i numerosissimi ospiti
della Riviera: viene allestita
nella casa una saletta di Culto con 30 posti. La Tavola
Valdese s’impegna a pagare
l’affitto dell’appartamento e
il gruppo di Rimini a corrispondere una contribuzione
nella misura possibile. Durante l’inverno la vita della
Diaspora Adriatica continua
con due culti mensili: la II
e la IV domenica del mese
alle ore 16: si alternano nella predicazione il pastore
Gay e il prof. Caponetto, il
dr. Frank-kiss, la prof. D’Ari
(ai laici è riservata la IV domenica).
1961
Da quest’anno ha inizio la
collaborazione con la Chiesa
Luterana tedesca attraverso
il Kirchliches Aussenamt di
Frankfurt am Main che invia due pastori tedeschi, uno
in maggio, uno in settembre.
In luglio è ospite della casa
pastorale il past. Gay, in giugno il prof. Corsani, in agosto il rev. Young-Bin-Lie, coreano, il quale predica anche in inglese, per la prima
volta in Rimini. Da allora la
predicazione in tedesco e inglese è regolare per tutta la
stagione estiva. Frattanto al
past. Gay è succeduto, nella
cura della Comunità di Firenze, il past. Luigi Santini
il quale si occupa anche della Diaspora Adriatica col
ritmo di prima: Rimini viene nominata « Centro di
Evangelizzazione » ed il suo
delegato alla conferenza distrettuale ha voto deliberativo.
1962
Il Sinodo accoglie la richiesta della Conferenza del
IV Distretto di assegnare un
pastore a pieno tempo sulla
Riviera Adriatica con la qualifica di Operaio Itinerante.
L’il novembre 1962 viene
inviato con questo incarico
il pastore Severino Zotta il
quale prende subito cura
della vasta diaspora che si
estende da Ravenna ad Ancona con l’entro terra relativo nelle province di Forlì e
Pesaro.
I Culti si svolgono ogni
domenica col seguente calendario:
I domenica del mese a Ravenna.
II e IV a Rimini.
Ili a Dovadola.
alternarono vari Maestri Fvangelisti nella conduzione
dell’opera: dal 1909 al 1913
il M” Evangelista Enrico Robutti il quale vi era residente. In quell’epoca venne acquistato lo stabile che ospitava tutte le opere e la chiesetta in cui, secondo le relazioni dell’epoca, non ci si
riuniva spesso d'inverno perché: « faceva freddo e mancava la corrente elettrica ».
Dal 1914 al 1924 la Stazione
di Dovadola venne visitata
dal M* Evangelista Benedetto Giudici da Felonica Po,
mentre vi era residente la
maestra Margherita Deisenseer che curava le scuole.
Negli archivi della Tavola
Valdese si trovano le relazioni di tutti questi maestri
che venivano inviate annualmente con solerzia e regolarità. Dal 1924 questo gruppo
di fratelli, che va sempre assottigliandosi, viene visitato
occasionalmente dai pastori
di Firenze. Nelle relazioni si
legge che l’Asilo Infantile
conta un discreto numero di
allievi (nel 1932-33 se ne annoverano una ventina) mentre i Culti e le riunioni hanno luogo due o tre volte all’anno: nel periodo natalizio,
la settimana santa e una volta d’estate. Negli archivi della Tavola vi è poi un vuoto
di documenti fino al 1945. In
quell’anno troviamo delle
brevi relazioni del pastore
Seiffredo Colucci che visitava la « piccola congregazione di Dovadola » 3 o 4 volte
all’anno, proveniente da Firenze. Non si parla più di
Asilo, né di altre forme di
attività, si accenna solo al
numero di partecipanti ai
culti (una ventina) ed alla
celebrazione, ogni volta, della S. Cena. Le visite del pastore Colucci durarono fino
al 1949. Poi il gruppo rima
se abbandonato a se stesso
e lo stabile andò venduto.
Dal 1960 il gruppo di Dovadola fa parte della Diaspora Adriatica e viene visitato
mensilmente dal pastore di
Rimini. È interessante notare che esistono ancora i discendenti di alcune famiglie
dei primi membri di Chiesa,
fra queste famiglie la più antica è la famiglia QuercioliGuidi.
1965
Data l’affluenza sempre
crescente di turisti stranieri ed italiani, durante i culti estivi, la saletta diventa
assolutamente insufficiente.
Viene allora presa in affitto,
per la stagione estiva, una
sala al pianterreno dell’Hotel Lloyd, un albergo del
centro città e si comincia a
pensare all’acquisto di un
piccolo stabile che garantisca continuità all’opera. Si
forma il « Fondo Costruzione Cappella » a cui affluiscono doni ed elargizioni da
parte di tutti gli amici italiani e stranieri (soprattutto
tedeschi). Il Fondo è in deposito presso la Tavola Valdese.
1966
Alla Conferenza Distrettuale del giugno 1966 il cassiere della Tavola, past. Roberto Comba, fatto il rendiconto del Fondo prò Cappella Rimini, tenuto presente
che altri doni sono previsti
e considerate le spese per
fitti passivi, propone, in un
ordine del giorno da sottoporre al Sinodo, che si proceda all’acquisto di una villetta che si è presentata come occasione.
L’o.d.g. è approvato alla
unanimità. Nella stessa Con
ferenza viene accettata la richiesta del Centro di Evangelizzazione di Rimini di essere riconosciuto come Chiesa Costituita.
Il Sinodo approva a sua
volta questi deliberati e dà
mandato alla Tavola di provvedere quanto necessario sia
dal punto di vista tecnico
che finanziario per la sistemazione dell’opera di Rimini.
Il 30 agosto 1966 viene firmato il rogito per l’acquisto
della villetta di Viale Trento 61-63-65. La Tavola deve
anticipare solo un terzo della somma necessaria all’acQuisto stesso nonché i fondi per il ripristino e debita
trasformazione dello stabile: il tutto verrà regolarmente re'itituito, secondo l’impegno della Comunità, nel giro
di cinoue anni. L’ing. Ravazzini e l’arch. Rostan si occupano della parte tecnica:
vengono allestiti due alloggi: uno per il pastore italiano residente, l’altro per il
pastore tedesco da maggio a
settembre. Si costruisce ex
novo la piccola Cappella. Nel
gennaio 1970 tutti i lavori
sono ultimati. L’inaugurazione ufficiale della Cappella ha
luogo il 15 novembre 1970 alla presenza del Moderatore
past. Neri Giampiccoli.
L’orario dei Culti estivi rimane come per il passato;
ore 9.30 culto in tedesco
ore 10.30 culto in inglese
ore 18 culto in italiano e
francese (se vi sono dei
francesi).
Molto spesso alle ore 11.30
ha luogo un culto in olandese.
« E ora, o Signore, che aspetto?
La mìa speranza è in Te»
(Sai. 39: 7).
Ada D’Ari
Dovadola
Occorre qui fare una parentesi per parlare della storia di Dovadola. Questo piccolo centro dell’Appennino
Tosco-Emiliano a circa 22
Km. da Forlì, vanta una presenza evangelica composta
da un gruppo di famiglie, fin
dal 1909. Ad opera della signora Giulia Robertson che
ne curava il finanziamento
sorsero successivamente una
scuola elementare diurna e
serale, un Asilo Infantile ed
una Scuola Domenicale. Si
6
13 ottobre 1978
cronaca delle valli
SCUOLE STATALI DI TORRE PELLICE: ESPERIMENTI DA IMITARE
La realtà sociale sui banchi di scuola
E’ possibile esprimere nella scuola la nostra testimonianza?
La scuola non deve essere una
istituzione chiusa, isolata dal
resto della società, una specie
di mondo che gira per conto suo
ma, al contrario, deve essere aperta alla realtà che la circonda. Questa esigenza è una di
quelle che stanno alla base della
pedagogia moderna ed è sentita
da tutte le persone più sensibili
ed interessate anche se non direttamente impegnate nel lavoro
scolastico.
La direttiva
dei Sinodo
Anche il Sinodo valdese ha
raccolto questo pensiero e lo ha
fatto suo nel problema delle Intese con lo Stato. Neirimpostare
le trattative con il governo non
si è infatti richiesto l’equiparazione con i cattolici, per quello
che riguarda l’ora di religione,
ma la possibilità di accesso alla
scuola. E nel dibattito sinodale
dello scorso anno quando il problema è stato sollevato, si è ripetuto in molti modi che questo
accesso, questa presenza, doveva avvenire nel contesto dei Decreti Delegati cioè della legislazione vigente. Questo significa
che non dobbiamo, e non vogliamo, avere uno spazio particolare, un settore religioso, un’ora
« nostra » ma la possibilità di
dare anche nella scuola la nostra
parola e la nostra testimonianza
di credenti evangelici. Sarebbe
interessante sapere se e come
queste direttive sono state seguite ed attuate nelle nostre
chiese; ci limitiamo oggi a menzionare la situazione di Torre
Pellice nell’anno scolastico ’77-’78.
Si sono avuti in questo campo
due esperimenti diversi: il primo nella Scuola Media Statale,
il secondo nelle classi elementari del Centro.
Nella Scuola Media si sono
realizzate due iniziative.
La prima, in accordo con l’insegnante di religione, è stata un
dibattito aperto alla scolaresca
sul problema dell’ecumenismo.
Limitato per motivi organizzativi alle classi terze, l’incontro, situato in un’ultima ora del programma, è stato offerto a tutti
come momento di confronto e
di informazione sul tema seelto.
Dall’ecumenismo si è passati rapidamente ai problemi della fede
cristiana e della posizione delle
singole confessioni con interventi dei ragazzi e risposte degli
esperti.
Ci sarebbe certo molto da dire
sul come i ragazzi vedono il problema religioso e sull’atteggiamento molto italiano che hanno
di liberarsene quando sono fuori del recinto della chiesa; l’esperimento deve comunque essere visto in modo positivo.
Più organico e seguito è stato
il secondo progetto. Nel quadro
di un aggiornamento degli insegnanti è stato programmato un
incontro mensile avente come
tema « la realtà culturale della
vai Pellice attraverso il tempo ».
È chiaro infatti che la mentalità, il modo di ragionare, gli strumenti culturali di cui si serve la
nostra gente sono stati condizionati in parte almeno dalla vicenda storica e religiosa della zona. Fino a che punto non siamo
ancora riusciti a definire, ma è
un dato di fatto da cui non si
può prescindere.
Inventare un
nuovo programma
Gli incontri sono stati molto
interessanti e seguiti anche se di
difficile attuazione per la novità
del discorso. Non si è trattato
infatti di un corso di storia né
di una presentazione della fede
evangelica valdese ma del tentativo di estrarre dalla storia e
dalla teologia il tipo di comportamento del valdese medio. Quali elementi ha cioè recepito dalla
sua formazione spirituale, in che
cosa è stato segnato dalla fede
sua o del suo ambiente. Si sono
così passati in rassegna i temi
deU'individualismo, della responsabilità, della libertà, dell’indipendenza rispetto allo Stato, del
valore dato alla cultura, del tipo
di cultura prodotto ecc. Il dibattito è sempre stato vivo e sostenuto e riteniamo che abbia
recato qualche frutto nella comunità scolastica.
L’esperimento attuato nelle
Regione Piemonte - Pro Torre Pellice
Stagione Lirica Invernale
al Teatro Regio 1978 -1979
In vista della stagione lirica invernale al Teatro Regio
di Torino, sotto gli auspici della Regione Piemonte, la Pro
Loco di Torre Pellice ha organizzato un servizio di autobus
per permettere a tutti gli interessati la partecipazione alle
serate previste. Pubblichiamo sotto, date, programmi, orario delle partenze e le modalità di prenotazione.
— Mercoledì 6 dicembre 1978: « Boris Godunof » di Mussorskj;
— Venerdì 2 marzo 1979: Balletto « Lo Schiaccianoci » di
Ciaikoski;
— Martedì 17 aprile 1979: « Simon Boccanegra » di G. Verdi;
— Giovedì 7 giugno 1979: « Lucia di Lamermoor » di Donizzetti.
Partenze autopullman: mercoledì 6-12 (Boris Godunof)
partenza da S. Margherita ore 17,15; da piazza Cavour di
Torre Pellice ore 17,30 precise; agli Airali di Luserna S. Giovanni davanti la fermata SAPAV (ex Lusturismo); a Pinerolo davanti la SIP in fondo ai portici per le ore 17,55.
Negli altri giorni 2-3, 17-4 e 7-6-’79 da S. Margherita, ore
18,15, da piazza Cavour 18,30 e via dicendo fino alle ore 18,55
da Pinerolo.
In ogni caso il pullman si fermerà lungo il percorso anche in altri punti a richiesta degli interessati.
Prezzo per abbonamento (posti numerati), viaggi e rimborso spese: L. 28.000.
Prenotazioni: da martedì 17 ottobre presso la Pro TTorre
Pellice (posto telefonico SIP) nei giorni feriali, orario di
ufficio; durante il mese di ottobre l’ufficio è chiuso il lunedì
e aperto la domenica mattina.
All’atto deH’iscrizione lasciare nome, indirizzo e telefono per eventuali comunicazioni; versare la quota deH’abbonamento L. 28.000. Come sempre i posti verranno assegnati
secondo l’ordine di prenotazione che si chiuderà appena
raggiunto il massimo concesso.
Informazioni: telefonare ai numeri 91.875 oppure 91.031.
classi elementari è stato più
difficile. Si è trattato di una profonda revisione del programma
di religione che ha coinvolto genitori ed insegnanti delle due
confessioni e le stesse comunità.
Le soluzioni prospettate nel passato erano sostanzialmente due:
mentre i ragazzi cattolici hanno
la lezione di religione cattolica,
impartita dall’insegnante o dal
parroco, i valdesi, esonerati su
loro richiesta, sono raccolti in
un’aula ed hanno un insegnamento alternativo di carattere
scolastico: disegno, lettura, attività manuale ecc., oppure hanno anch’essi un’ora di educazione religiosa « valdese » che può
avere un carattere molto confessionale, un insegnamento biblico vero e proprio, o un carattere storico.
Nessuna di queste soluzioni
sembrava ottimale; dal canto suo
il corpo insegnante valdese si
era dichiarato contrario all’insegnamento religioso nell’ambito
scolastico. I Consigli di classe e
di Istituto si sono trovati così
dinnanzi alla necessità di impostare una soluzione nuova. La
si è trovata neH’organizzare un
Pinerolo: servìzi
socio-sanitari.
la confusione
Regna
Nel Comune di Pinerolo l’organizzazione dei servizi socio-sanitari è abbastanza confusa, per
non dire arretrata.
Manca per esempio compietamente un servizio di ñsiokinesiterapia per persone handicappate o affette da scoliosi e lordosi. Di qui il grave disagio di certe famiglie, che ormai da anni
sono costrette a portare i loro
figli a Torino oppure presso
istituti privati di ginnastica in
Pinerolo più volte la settimana
con grave dispendio economico
e di tempo.
Per quanto riguarda i ragazzi
nell’età della scuola dell’obbligo
il servizio di fisiokinesiterapia,
come quello di logopedia, dovrebbe essere integrato nell’équipe psicomedicopedagogica
tuttora inesistente.
La cittadinanza chiede che
questi servizi vengano tempestivamente istituiti, non siano già
insufficienti in partenza, diano
garanzia di continuità e vengano
adeguatamente pubblicizzati perché ogni cittadino interessato
ne possa usufruire (pensiamo
che nessun genitore sospenderebbe le cure a Torino o presso
gli istituti privati di Pinerolo,
se non ci fosse una chiara garanzia di continuità da parte del
servizio locale).
L’Assessore Mercol nella sua
lettera del 7 settembre ’78 chiede al gruppo di base la segnalazione dei nominativi che necessitano di questo servizio.
Da parte nostra sollecitiamo
il Comune perché completi il
censimento e ne renda pubblici
i dati. Il gruppo di base in quanto tale non si pone l’obiettivo
di presentare all’ente locale i
« casi pietosi », ma si prefigge di
registrare le vere necessità della
cittadinanza e di sollecitare i
pubblici amministratori perché
le leggi esistenti vengano messe
in atto (vedi Legge Regionale 8
agosto 1977 n. 39 « Riorganizzazione e gestione dei servizi sanitari e socioassistenziali »).
Vorremmo aggiungere, per
conchiudere, che ci ha sorpresi
il fatto che il nuovo assessore
Mercol ha ripetuto nella predetta lettera le stesse richieste, che
più di due anni fa aveva espresso il suo predecessore sig. Pensât; richieste che speravamo
superate con ravviato censimento.
È superfino ricordare che dal
1” gennaio 1978 queste competenze sono tassativamente passate ai Comuni.
La segreteria del
gruppo di base
programma di cultura religiosa,
impartito dall’insegnante di classe, a tutta la scolaresca nei modi
ritenuti adeguati e nel corso
deH’insegnamento, senza cioè orario fisso.
Una ricerca
non confessionale
L’organizzazione del programma è stata molto lenta e difficoltosa, i problemi concreti sono stati molti, le incertezze parecchie ma nel complesso si deve ritenere resperimento valido.
Valido, riteniamo, il tipo di
insegnamento ma anche il tipo
di proposta. Non si è trattato
cioè di un’ora di religione mascherata o di un tentativo di avere un ecumenismo facile, mettendo insieme tutti i bambini per
« fare religione ». Gli insegnanti
avevano tutti richiesto, come loro diritto, l’esonero dall’insegnamento della religione e non si
presentavano perciò in veste di
insegnanti di religione e tutte le
famiglie avevano chiesto l’esonero dalle lezioni di religione (sia
le valdesi, come in passato, che
le cattoliche) per cui di fatto la
religione cattolica come programma scolastico non esisteva
più.
Il programma è stato identico
nelle cinque classi non potendosi realizzare programmi diversificati per mancanza di tempo e
di materiale; il tema scelto è
stato questo: dialogo fra cristiani ed uomini di altre religioni.
Teoricamente il programma
avrebbe dovuto muoversi su tre
direttive: esame delle religioni
non cristiane, non foss’altro che
per condurre alla scoperta del
fatto che esistono nel mondo
milioni di uomini, e di bambini,
che non sono cristiani, che hanno un modo di adorare Dio e di
esprimere la loro fede diverso
dal nostro. Alla scoperta del
non cristiano faceva seguito il
problema delle missioni: come
e perché i cristiani hanno pensato dover comunicare la loro religione agli altri anziché lasciarli com’erano; terzo livello: incontro con le chiese, cioè i cristiani non bianchi, con i credenti di altri paesi e la loro vita.
La realizzazione del programma è stata, come abbiamo detto, difficile perché passare dalla
carta alla realtà è sempre difficile e soprattutto per mancanza
di strumenti. La parte di informazione è stata condotta su materiale reperito da tutti, la parte
di ricerca è stata condotta con
incontri, accompagnati spesso
da filmine o diapositive, con persone impegnate nei problemi
missionari sia evangelici che cattolici e con colloqui.
Il pastore valdese ed il parroco hanno partecipato agli incontri di preparazione con gli insegnanti.
L’esperimento, se destinato a
prolungarsi, potrà dare tutti i
suoi frutti e fornire indicazioni
utili per una presenza della tematica religiosa nella scuola,
senza confessionalismi.
Giorgio Tourn
Comunità Montana Val Pellice
Premio CEE
per nascita
vitelli
Si comunica che le domande
del premio CEE per nascita vitelli campagna 1978-79 relative
ai vitelli nati dal 3.3.’78 al 19.9.’78
potranno essere compilate presso questa Comunità Montana
entro e non oltre il 17 ottobre
(orario: tutti i giorni, tranne il
sabato, dalle 9 alle 12 e dalle 15
alle 18), dovendo le medesime
pervenire alla Regione Piemonte entro il 19 ottobre.
Gli allevatori che ancora non
avessero provveduto alla compilazione di dette domande sono
invitati a farlo rispettando i termini stabiliti.
La Direttiva C.E E. relativa a
detto premio sarà operante fino al 2.3.1979, quindi per le nascite che sono avvenute o che
avverranno dal 20 settembre ’78
al 2 marzo ’79 il tempo utile improrogabile per la presentazione
della domanda è di 30 giorni
dalla data della nascita.
L’Assessore all’Agricoltura
Franca Coisson
LA SINDONE NEL PINEROLESE
Dissenso di stile
Con il titolo volutamente spregiativo, « Lorsignori e i loro ’’dibattiti” » don Trombotto sull’Eco del Chisone ci spiega che
cosa è un vero dibattito, in che
cosa consiste l’onestà e l’obiettività deH’informazione; ci accusa
di essere gente che tenta di impartire ordini al popolo (in questo caso il divieto di visitare la
Sijidone); parole di una acidità
sorprendente che non risparmia
nessuno, soprattutto non risparmia la comunità cattolica di base di Corso Torino e don Barbero rei di aver organizzato un
dibattito pubblico sulla Sindone,
cosa che la chiesa pinerolese non
ha osato fare.
Don Trombotto dimentica però
alcuni particolari: per esempio
che i lettori dell’Eco del Chisone
non conoscono i messaggi delle
nostre chiese indirizzati ai cattolici che avrebbero visitato la Sindone. Per garantire l’obiettività
deH’informazione non crediamo
che siano sufficienti gli scritti
polemici di don Trom>botto.
Don Trombotto vede una sorprendente « indipendenza di giudizio » del suo giornale in quanto ha espresso un « parziale dissenso dallo stile » con cui è stata impostata l’ostensione della
Sindone. Dissenso che egli ha
espresso con chiarezza. Ma in
che cosa consiste questo « dissenso »? Nel rammarico per
un’organizzazione imperfetta, per
gli scarsi momenti di preghiera.
Questo, ci sia consentito, non
è « dissenso » rispetto alla Sin
done, ma il dispiacere di chi
aveva puntato più in alto su questa operazione e prende atto che
qualcosa non ha funzionato alla
perfezione. Allora è bene non
confondere il « vero » dissenso
che altri hanno saputo esprimere anche a Pinerolo da un dissenso formale che porta acqua
al mulino Sindone.
L’indipendenza di giudizio non
si misura, in questo caso, da ciò
che i giornali possono scrivere
(tra l’altro non sono mancati,
nella nostra zona, giornali cattolici come « Il Foglio », « Tempi di Fraternità », ecc. che hanno
saputo andare controcorrente);
per dei credenti Tindipendenza
di giudizio si misura esclusivamente nel confronto con l’Evangelo, cosa che don Trombotto si
guarda bene dal fare. L’ottica da
cui egli guarda e giudica non è
quella dell’Evangelo ma quella
della tradizione della chiesa e
allora comprendiamo. La Sindone è proprietà della chiesa di
Roma: non è eredità evangelica.
Se don Trombotto avesse voluto leggere con un po’ di attenzione il messaggio del sinodo ai
fratelli cattolici, avrebbe anche
capito che nessuno intendeva
« impartire degli ordini »; don
Trombotto sa bene da dove arrivano e dove sono indirizzati questi ordini e sa meglio di noi donde sia arrivato « l’ordine » di
ostensione della Sindone. Non
crediamo sia giunto dalla « base ».
e. g.
7
13 ottobre 1978
CRONACA DELLE VALLI
PINEROLO
Una lettura biblica
non “ecciesiastica”
Una quindicina di valdesi e di
cattolici frequenta regolarmente
il Collettivo di Ricerca Biblica a
Pinerolo, proseguendo un’ esperienza iniziata quattro anni fa.
Confrontarsi insieme (cattolici ed evangelici) sul testo biblico
senza facili irenismi e senza pregiudizi confessionali è un'esperienza molto positiva: secondo
noi è il vero ecumenismo.
Ogni membro del Collettivo è
impegnato nella propria comunità e contemporaneamente cerca
di portare avanti il suo impegno
sociale e politico nell’area del pinerolese.
La lettura biblica diventa
estremamente viva, quando investe queste aree di vita e tocca
i problemi reali di oggi. A questo
proposito può essere significativa la decisione che il Collettivo
ha preso di scegliere come luogo per i suoi incontri, non più
un locale di chiesa (siamo riconoscenti alla Comunità Valdese
di Pinerolo che ci ha offerto ospitalità finora), ma il Centro Sociale del quartiere San Lazzaro
(Via Rochis, 3 - Pinerolo). Questo indica che vogliamo fare una
lettura « non ecclesiastica » della
Bibbia e che non intendiamo
estraniarci dai problemi e dalle
lotte della gente.
Per ora aderiscono al Collettivo il igruppo residente di Agape, alcuni membri della Comunità Valdese di Pinerolo, qualche rappresentante della Comunità di Corso Torino, alcuni della parrocchia di San Lazzaro.
Nei primi due incontri abbiamo deciso di ritrovarci ogni giovedì alle ore 20,45. Il testo scelto
per la ricerca, lo studio e la meditazione sono i così detti « Vangeli deU’infanzia », cioè i primi
due capitoli del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Luca. Intendiamo partire dalla lettura attenta dei testi per scoprirne il
messaggio; inoltre desideriamo
verificare in che modo e in quale misura questi testi hanno influito sulla teologia, sulla liturgia e sulla pietà popolare.
Cercheremo di mettere a disposizione di chi lo desidera delle schede molto semplici di spiegazione e di bibliografia.
Chi desidera partecipare non
ha che da venire liberamente il
giovedì sera presso il Centro Sociale di San Lazzaro, Pinerolo.
La segreteria
Intervento umano
Avrei preferito che l’autore
dell’articolo : « Una mucca raccomandata », apparso sull’Eco
n. 38, avesse firmato il suo scritto, dato che mi chiamava in causa. D’altra parte ciò mi permette di rispondere più al contenuto che alla persona, ed è meglio.
Chi mi aveva telefonato era in
ansietà per il fatto che la mucca, in più gravida, era l’unico
bene di una coppia di montanari a me sconosciuti. Ho pensato allora che il fatto poteva
rappresentare una vera tragedia
per i due. Conosco le nostre
montagne e la loro economia.
Intervenendo ho rilevato, a chi
di dovere, che il costo dell’intervento di un elicottero superava quello del bene da salvare,
ma ciò che non poteva essere
trascurato era l’aspetto umano
della cosa. Contiamo più dei numeri, anche dei numeri della
contabilità statale.
Infine, quanto alle istituzioni
locali, sono quelli del luogo che
debbono farle funzionare impegnandosi attivamente come persone. La critica distaccata dall’impegno è sempre facile. E qui
Roma non c’entra. Nello stesso
numero dell’«Eco delle Valli»
si parla degli Tzigani francesi.
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Erano stati espulsi dall’Italia e
anche per loro sono dovuto intervenire per far revocare l’ordinanza del questore. Tutto questo non è alta politica, ma il
considerare gli uomini come uomini e non come numeri. Per
me è un principio di politica
sana.
Tallio Vinay
TORRE PELLICE
• Enrico dalla e Franca Eynard
hanno presentato domenica 8 la
piccola Cristina al battesimo, li
circondiamo della nostra intercessione nel loro impegno per
testimoniare della loro fede.
• Giovedì!, ore 14.45, nei locali
dell’Asilo primo incontro del
Gruppo Missionario dei Coppieri.
• Domenica prossima culto di
inizio della Scuola Domenicale
ed assemblea di chiesa per la
relazione sul Sinodo. Il culto
inizia alle ore 10.
• È deceduta all’Ospedale Valdese suor Louise Stallò, ospite
da parecchi anni della Casa delle Diaconesse, all’età di 79 anni.
Al funerale, martedì 10 c. m.,
presieduto dal pastore Nisbet il
vice moderatore past. Taccia ha
portato il saluto della Tavola
Valdese esprimendo la riconoscenza della chiesa tutta per l’opera e la testimonianza di questa nostra sorella.
VILLAR PEROSA
La comunità ringrazia vivamente lo studente in teologia,
presso la Facoltà di Roma, Gianni Genre ed il Dott. Ugo Zeni
per i messaggi che ci hanno rivolto nel corso dei culti delle
domeniche 1 e 8 corr. m.
• Un discreto numero di fratelli e di sorelle di altre comunità, aderenti o simpatizzanti
del movimento Testimonianza
Evangelica Valdese, hanno partecipato al culto di domenica 8
ottobre. Dopo aver consumato
il pranzo al sacco nel salone del
Convitto, essi si sono ritrovati
nel pomeriggio in assemblea per
esaminare fraternamente alcuni
problemi riguardanti la vita della Chiesa.
Ringraziamo questi fratelli e
sorelle per la loro visita ed anche per la colletta che, al termine della riunione, hanno voluto
devolvere in favore della manutenzione dei nostri stabili.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sabato 7 ottobre, una splendida giornata di sole ha favorito
meravigliosamente la buona riuscita della gita a Borgio Verezzi organizzata dall’Unione Femminile di Luserna San Giovanni.
Vi è stata qualche difficoltà iniziale per trovare i partecipanti,
ma poco per volta il pullman si
è riempito.
Vi sono molte più persone di
quanto non immaginiamo disposte a questo genere di manifestazioni anche in giorni e stagioni
ritenuti generalmente non favorevoli; vi è ancora in molti il
desiderio e il bisogno di ritrovarsi con altri per vivere un giorno diverso, fuori della routine
spesso senza senso della vita di
un pensionato o di una persona
impegnata in un lavoro ripetitivo, poco entusiasmante.
Canti opportunamente preparati hanno contribuito ad animare il viaggio e a creare una atmosfera gioiosa e fraterna.
Ottima l’accoglienza alla casa
Valdese. Visita alle grotte di
Borgio, nel pomeriggio. Malgrado il bellissimo sole e il mare
calmo solo due coraggiose gitanti hanno affrontato l’acqua con
grande gioia loro e brividi di
chi le stava a guardare.
Ringraziamo l’Unione Femminile per la bella iniziativa che
esortiamo a ripetere e grazie ancora ai Signori Vinti per la loro
fraterna disponibilità.
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa che avrà luogo sabato 14
c.m. alle ore 20.30 nei locali della Scuola Grande con all’ordine
del giorno la « Discussione sulla
Relazione Morale dello scorso
anno ».
Data l’importanza dell’argomento, tutti sono invitati ad intervenire perché dall’analisi che
verrà fatta sulle attività espletate dai vari organi si potrà
impostare in modo più efficiente
il programma dei lavori del nuovo anno ecclesiastico che ha avuto inizio questo mese.
• Domenica prossima avrà
luogo il culto con riflessione comunitaria sul testo di Matt. 13;
Parabola delle zizzanie.
L’esperienza di questi culti che
hanno luogo la terza domenica
del mese è stata sempre abbastanza positiva con un numero
soddisfacente di partecipanti,
per cui il concistoro ha deciso
di continuare tale esperienza che
dà a chi lo desidera la possibilità di potersi confrontare con la
Parola predicata e di arricchire
la propria cultura spirituale.
• L’ultima domenica di questo
mese i giovani passeranno per la
raccolta dei doni in natura per
l’Asilo Valdese. È una tradizione
che dura da parecchi anni, una
consuetudine che trova consenzienti in modo particolare i vari
donatori che offrono con entusiasmo e con sincerità di cuore i
prodotti che provengono dalla
campagna. Gli ospiti dell’Asilo Io
sanno ed esprimono la loro riconoscenza.
• Durante il culto di domenica scorsa è stato battezzato il
piccolo Oliver di Adriana Legger
Balbiano.
Il Signore spanda le Sue grazie su questo bimbo e l’aiuti a
crescere sotto il Suo sguardo.
• Presso la sua abitazione ai
Bellion, è improvvisamente deceduto il fratello Arturo Bellion,
di anni 58. I suoi funerali hanno
avuto luogo martedì 10 c. m.
con una larga partecipazione di
pubblico.
Ai familiari in lutto ed in modo particolare al nipote Dino
Bellion, membro del concistoro,
rinnoviamo l’espressione del nostro affetto e della nostra simpatia.
PRAMOLLO
ANGROGNA
Venerdì 6 ottobre abbiamo accompagnato all’estremo riposo
il fratello Enrico Jahier (Chiotti) di anni 82, deceduto all’ospedale civile di Pinerolo dopo una
breve malattia.
Ai famliiari nel dolore esprimiamo tutta la solidarietà e la
simpatia della comunità, nella
certezza che il Signore sarà la
loro consolazione.
PRAROSTINO
• Dal 7 all’ll agosto la nostra
Corale, con un gruppo di amici
(una trentina) ha visitato le comunità e i villaggi originati dai
Valdesi fuggiti durante le persecuzioni in Germania: Gross Villar ove ha alloggiato, gentilmente ospitata. Klein Villar, Pinache, Serre, Peruse, Mùlaker,
Knittlingen. Ovunque l’accoglienza è stata calorosa e tutti abbiamo ricevuto amore e gioia, e abbiamo vissuto un’esperienza veramente benedetta dal Signore.
• Due gravi lutti hanno colpito improvvisamente la nostra
comunità: la nostra sorella Simond Maddalena, di Pralarossa,
suocera del nostro Anziano Giovanni Martinat, colta da improvviso malore mentre attendeva ai
lavori di casa, è deceduta all’ospedale di Pinerolo poche ore
dopo il ricovero, la sera del 7
agosto. I funerali sono stati presieduti dal Pastore di Pinerolo
Marco Ayassot, che ringraziamo
di cuore.
Due settimane dopo il nostro
fratello Romano Luigi del Poli
era pure colto da improvviso
malore a Rorà dove trascorreva
alcuni giorni di riposo. Trasportato subito a casa decedeva appena arrivato, il 25 agosto. I funerali si sono svolti la domenica
seguente, 27 agosto.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra
simpatia e del nostro affetto.
• Abbiamo celebrato 3 matrimoni; Paschetto Mario del Ser
(Roc) e Godino Nella (San Bartolomeo) sabato 2 settemibre;
Durand Enzo, (Rorà) e Robert
Antonella (Collaretto), sabato 30
settembre (la nuova famiglia si
stabilisce a Rorà); Paschetto
Claudio (San Bartolomeo, Ruata
Cornerà) e Fornerone Aurora
(San Bartolomeo Molere), sabato 7 ottobre.
Agli sposi, i nostri migliori auguri di una vita familiare felice
nella benedizione del Signore.
• Due anni or sono la porta
del vetusto tempio di Roccapiatta veniva forzata, demolito il
pulpito e portato via il tavolo
della Santa Cena. Il Concistoro
ha in progetto lavori di riparazioni all’antico Tempio. Rivolgiamo un appello alle comunità vicine, alle famiglie Valdesi, se
qualcuno dispone di un tavolo in
più e vuole regalarcelo per il
Tavolo della Santa Cena di Roccapiatta ci farà un grande piacere e avrà la riconoscenza della
comunità di Prarostino. Scrivere o telefonare al Pastore Cipriano Tourn, 10060 Prarostino, telefono 50.883.
SAN SECONDO
• Domenica 8 è stata battezzata Katiuscia Borno, primogenita
di Nino e di Paola Gaydou (Miradolo). Il nostro vivo au^rio
alla bimba ed alla sua famiglia.
• In questi giorni le vendemmie e la raccolta delle mele battono il loro pieno. La quantità
dell’uva e della frutta è spesso
alquanto ridotta, ma la maturazione e la qualità dei prodotti sono molto buone e promettono di
ripagare la fatica di tutto un
anno.
• Sabato 7 c. m. Marisa Malan
e Armando Bellion, dopo la cerimonia in Mtmicipio, si sono
recati in chiesa per la benedizione del loro matrimonio. Un bel
gruppo di amici e parenti, insieme alla corale, hanno partecipato al messaggio e agli auguri
di una vita insieme benedetta
dal Signore.
• Il Concistoro, nell’ultima riunione, ha deciso l’inizio delle attività per domenica 29 ott. con
il culto al Capoluogo e nel pomeriggio alle 14,30 incontro di
tutti i bambini e dei catecumeni
nella chiesa del Serre per un
pomeriggio comunitario. Per la
occasione l’Un. Femminile organizza un bazar con piccola lotteria (biglietti presso gli anziani).
• Domenica 15 alle 14,30 incontro dell’Unione Femminile al
Presbiterio ; sempre domenica
alle 16 incontro dei monitori,
stesso luogo.
• I culti al Serre e a Pradeltorno per il periodo invernale
avranno cadenza quindicinale. Il
calendario delle riunioni quartierali verrà trasmesso al più
presto con la « Sentinella ».
• Il past. Siebe dì Palkenhàgéh
(Germania) ha portato durante
il culto di domenica a Pradeltorno il saluto della sua comunità alla nostra. Egli ritornerà
per la prossima Pasqua alle Valli con un gruppo di giovani
’scouts’ evangelici.
POMARETTO
• Domenica 8 ottobre ha avuto luogo il culto di inizio delle
attività, con la partecipazione
di una buona assemblea.
La Bibbia ci parla dell’amore
di Dio per tutti gli uomini. In
questo amore c’è la speranza
del mondo.
Abbiamo chiesto al Signore
che le varie attività ci aiutino a
comprendere e ricevere questo
amore per essere pronti a portarlo agli uomini del nostro
tempo.
• Nel corso del culto è stato
amministrato il battesimo a Refourn Sabrina di Guido e di Ribet Paola di Per osa (Pineta).
VogMa il Signore accompagnare con la Sua grazia questa piccola ed i suoi genitori.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
DONI PERVENUTI
NEL MESE DI SETTEMBRE 1978
l. 500.000: Borsetti Roberto (Biella),
l. 200.000: G.P. nel 50° del loro
matrimonio; Bertolé Marcella.
l. 100.000: Èva e Enrico Rostain in
mem. della zia Lina Peyrot; Eline Tourn
Quattrini in mem. del Marito nel 10° anniversario della morte.
l. 50.000: in mem. del Cav. Enzo
Taccia, Emilia; Una e Edmondo in memoria del papà.
L. 46.500: la classe 3* media scuola
domenicale di Pinerolo.
L. 45.000: in memoria del papà di
Lina i compagni di lavoro.
L. 30.000: Edmond e Emma Beux in
mem. dei nostri cari ; Emilia Monti Long
in mem. di Lina Peyrot Perazzi ; ricordando il nostro caro zio Enzo, Selti Alberto e mamma; in memoria della
mamma Matilde Roman, Bianca e Rino
Hugon.
Grazici
(continua)
AVVISI ECONOMICI
PASTORE battista cerca o casa da
riattare o terreno edificabile in Valli Valdesii altezza 600-1000 m.sjn.
Telefonare 011/537283 (ore pasti).
RORA’
Si stanno ultimando in questi
giorni i lavori di ricostruzione
del ponte che collega le Fucine
con la parte a monte della vai
Luserna, sulla sinistra orografica. Il ponticello preesistente era
stato spazzato via dall’alluvione
dello scorso anno. Anche la strada dei Muraglioni è stata ripristinata e allargata in modo da
permettere un agevole transito.
Il ponte che è in via di ultimazione permetterà agli abitanti della zona di poter comunicare direttamente senza dover fare il giro a Pontevecchio.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Bruno Corsani - Paolo Ricca
ì^ietro e il papato
nel dibattito ecumenico odierno
pp. 96, L. 2.000 (PCM, n. 35)
— È possibile una vera riforma del papato? Esisteva un « primato » nella chiesa apostolica ed è ancor oggi indispensabile un ministero di unità nella chiesa? E quale unità? Un
libro documentato, di particolare attualità.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 TORINO
C.C.p. 2/21641
8
8
13 ottobre 1978
LE ELEZIONI IN ASSIA E BAVIERA
Un bivio per la Germania Federale
Il nostro collaboratore Enrico Benedetto ha soggiornato
cinque settimane nella Repubblica Federale Tedesca per seguire un corso di formazione politica organizzato dal Consiglio d’Europa. Ne pubblichiamo in questo ninnerò un primo
articolo dedicato alle esperienze del soggiorno. Segpiirà un
secondo contributo di valutazione dopo lo svolgimento delle
elezioni regionali in Assia e Baviera.
Fuori città
La campagna tedesca è molto
bella, lievemente ondulata, sembra una scacchiera di grandi appezzamenti geometrici già predisposta al gioco. Guardandola
dal treno che mi portava a Francoforte, cercavo invano aree incolte od invase da sterpaglie,
forse per incipiente nostalgia
del paesaggio italiano; nulla da
fare, a perdita d’occhio tutto
risultava meticolosamente coltivato. In questo Paese dalla florida economia, colosso tecnologico dell’Europa occidentale, l’agricoltura sembra gareggiare in
eflBcienza con la produzione industriale. Abituati in Italia da
anni al progressivo spopolarsi
delle zone rurali ed al conseguente inurbamento dei contadini, stupisce senz’altro una
Germania in cui l’industria non
succhia forza-lavoro alla terra.
Veniva tuttavia da chiedersi a
questo punto : « Chi è il contadino tedesco e quale posizione
occupa nella società? ».
C’è voluto quasi un mese per
uscire da questo interrogativo,
parlando con studenti, sindacalisti, o semplicemente gente che
di volta in volta incontravamo.
Ne è emersa la figura di «un
benestante », un privilegiato sociale, nei confronti perlomeno
degli operai e della medio-piccola borghesia impiegatizia. Proventi notevolmente alti, esenzione da numerosi oneri fiscali,
possibilità d’affiancare tm redditizio allevamento del bestiame
alla coltura agricola. Risultato:
un’estesa fascia di benessere, i
cui interessi vengono tutelati
dalle forze politiche conservatrici. Contadini borghesi, dunque, in un Paese che li vide rivoluzionari.
Berlino (ovest)
Di campestre non ha nulla.
Neppure d’industriale. Città e
basta. Al mio arrivo erano appena iniziati i festeggiamenti
per il trentesimo anniversario
del ponte aereo che permise agli Alleati di non abbandonare
Berlino ai Russi durante il blocco sovietico.
Fanfare della N.A.T.O., orchestrine rock, parate militari,
ed interminabili discorsi sulla
fedeltà ai valori occidentali.
Strideva un poco questa chiassosa macchina celebrativa con
il tono distaccato e forse lievemente altero della vecchia capitale mitteleuropea, ma l’effetto
complessivo non si può misurare in termini di « costume »,
quanto piuttosto di «storia reale» che i berlinesi hanno vissuto sulla pelle nel dopo-guerra.
Si allude spesso allo «shock
del Muro», e certo questo bastione segmentato che lacera il vecchio « cuore » della Germania
brucia ancora oggi come una ferita aperta, tuttavia forse non è
questa divisione, per quanto assurda, a pesare su. Berlino ovest,
quanto piuttosto il suo «status » di minuscola ed in fondo
sperduta isola d’occidente nel
grande mare della Germania
Est. Un cuore senza corpo, tenu
to in vita artificialmente. Il blocco via-terra praticato dai Sovietici la ridusse per sei mesi alla
fame. I rifornimenti giunsero a
quel tempo dal cielo, mentre oggi arrivano attraverso l’autostrada « franca » che unisce la
città al territorio della R.F.T.,
eppure, sebbene non abbia oggi
problemi di consumo ed appaia
anzi notevolmente sovralimentata rispetto a Monaco od a Colonia, Berlino, ovest continua a
soffrire di «claustrofobia». L’intenso, quasi frenetico ritmo di
vita e l’ansia di benessere che
sembra pervadere la città appartengono — ci spiegava un
amico berlinese — forse più a
questa sottile nevrosi storica
che al carattere originario degli
abitanti.
Salvare il paese!
Tempo di elezioni nella R.P.T.
Si vota domenica 8 e 15 ottobre
in Assia e Baviera per rinnovare il Landtag (Parlamento regionale).
Abbastanza scontato l’esito in
Baviera (tradizionale roccaforte
dei Cristiano-sociali), la battaglia si profila invece incertissima nell’Assia. Nel caso la C.D.U.
(Unione democristiana) conseguisse la maggioranza assoluta,
sconfiggendo in tal modo l’attuale coalizione social-democraticoliberale, una simile vittoria, ripercuotendosi sulla Camera Alta di Bonn renderebbe estremamente problematico il governo
del Paese a lungo termine e potrebbe forse costringere il Cancelliere Schmidt a dimettersi in
favore di Khôl (segretario C.
D.U.).
Ho avuto l’opportunità di seguire a Kassel l’andamento della campagna elettorale sino a
pochi giorni dal voto. I Democristiani hanno a disposizione
una macchina propagandistica
estremamente efficiente. Chiedo
no il risanamento della scuola
(inquinata a loro avviso da insegnanti marxisti) ed una severa moralizzazione all’interno degli enti pubblici (ultimamente
numerosi amministratori sono
stati accusati di corruzione ed
interesse privato). Altri punti
qualificanti del programma: tutela della famiglia, lotta al terrorismo e politica estera d’orientamento filo-americano
I Socialdemocratici, logori
forse dopo 32 anni di governo
ininterrotto, sembrano affidarsi
maggiormente alle singole figure
di lista piuttosto che ad un rigoroso programma politico. Non
si esclude peraltro che molti socialdemocratici siano indotti a
votar liberale in modo da consentire a questo minuscolo partito di raggiungere nuovamente
il quorum (5%), indispensabile
al mantenimento della coalizione. La « Gruñe Liste », lista verde d’orientamento ecologico cercherà di ripetere i successi ottenuti in altre regioni tedesche
ma appare indebolita da polemiche e lotte interne. « Salviamo il Paese ! » recita lo slogan
democristiano. « Chi ci salverà
dai salvatori?» replicano i manifesti del piccolo ma attivo Partito comunista.
La risposta all’8 ottobre.
Enrico Benedetto
UNA PROPOSTA
Contro le armi
Il fatto dello studente ucciso
da un coetaneo al quale aveva
pestato un piede ci ripropone,
ima volta di più la riflessione
sulla violenza sconsiderata di oggi. Però la colpa è nostra non solo per non aver saputo trasmettere il senso della vita alle nuove generazioni, ma anche perché, di fronte all’esplosione della violenza, non abbiamo saputo
provvedere dispositivi legislativi
adeguati. Sono solo uno dei circa mille legislatori ma sento la
responsabilità della situazione.
Grande responsabilità. Non sarò
mai fra quelli che vogliono ricorrere al rigore o alle limitazioni
dello stato di diritto •— che è
l’unico bene dei poveri che non
hanno altra difesa — anzi mi
batto perché non sia manomesso ed, in particolare, per l’umanizzazione delle carceri. Qui si
tratta, però, di ben altro. Perché
tante armi in circolazione? Ed
a monte, perché l’industria degli armamenti italiana ha il quinto posto nel mondo? Ho settant’anni, e questo basta per dire in
quali circostanze storiche ho vis
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
L'opposizione religiosa in Iran
Abbiamo scritto che il regime politico nell’Iran presenta
grandi somiglianze col fascismo,
pur con alcune importanti diversità di fondo (v. il n. 37 di questo settimanale, del 15.9.’78). Mentre la tragica oppressione del regime continua, vogliamo ritornare sull’argomento, chiarendo
meglio la diversità, a nostro avviso, più profonda: quella della
violentissima opposizione, allo
scià e al suo governo, da parte
della setta islamica degli Sciiti.
Riportiamo, a tal fine, parte di
un articolo di Kenize Mourad,
pubblicato dal « Nouvel Observateur» (del 18-24.9).
« Gli Sciiti sono sempre stati
ComiUto di Redazione : Sergio
Aquiiante, Dino Ciesch, Marco Dayite, Niso De Micheiis, Giuliana
Gandoifo Pascai, Marceila Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Piatone,
Ornella SbafFi, Liliana Viglielmo.
Direttore; FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/3309a
intestato a: «L'Eco delle Valli la Luce ».
Redazione Valli; Via Arnaud, 25
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- economici 150 per parola.
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intestato a ; Roberto Peyrot - Corso
Moncaliari, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175.
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
considerati i rivoluzionari dell’Islam. Infatti essi non riconoscono nessuna autorità costituita ed affermano che nessun potere è legittimo, se non quello
del 72° “Imam" ( = capo religioso) ». Questa parola araba è attribuita nel Corano a Maometto
e passa poi ai suoi successori, i
Califfi. Per i musulmani Sciiti invece, il titolo passa ad Alì (m.
nel 661), marito di Fatima figlia
di Maometto, poi ai discendenti
diretti di Ali, che sono precisamente 11. L’ultimo è Mohammed
el Mountazar (m. neH’878), che
si ritirò in luogo segreto e di cui
gli Sciiti attendono il ritorno.
« Contrariamente ai Sunniti,
che riconoscono ai capi di Stato
un’autorità civile fondata sull'autorità spirituale (Arabia Saudita, Marocco), un musulmano
sciita ha dunque non solo il diritto, ma anche il dovere di
"combattere con la spada, o almeno con la parola", se il potere
civile si rivela ingiusto. Anche
gli alti dignitari religiosi degli
Sciiti, chiamati "ayatolla", possono venir destituiti da un giorno all’altro, quando essi non operino nell’interesse dei fedeli. Più
precisamente, per gli Sciiti non
esiste una gerarchia ufficialmente costituita: l’autorità poggia
soltanto sulla fama di saggezza
e di santità. Essenziale e importante è il fatto che i dignitari
hanno una totale indipendenza
economica dalle autorità statali.
Al contrario di quanto accade
negli altri paesi musulmani, i dignitari sciiti ricevono le loro
competenze dai fedeli, dei quali
essi hanno il dovere di esprimere gl’interessi e le rivendicazioni: in caso contrario, essi decadono e perdono ogni sostentamento. Lo scià tentò, anni fa, di
cominciare a stipendiare alcuni
dignitari, per legarli a sé. Tentativo sprecato: i dignitari che
accettarono si videro totalmen
te abbandonati dai loro seguaci ».
Non è questa la sede per accennare, neppure sommariamente, al ruolo di grande importanza che i teologi e giuristi sciiti,
chiamati « ulema », hanno giocato lungo la storia iranica, soprattutto negli ultimi secoli, spesso
a fianco dei riformatori laici.
Limitandoci alla storia contemporanea, diciamo che furono gli
ulema che, nel 1891, provocarono e guidarono « il primo movimento di massa, nella storia iranica, ad esito positivo: il capo
degli ulema decretò il boicottaggio del tabacco su scala nazionale, e il governo, alla fine, dovette cedere. Nella rivoluzione
del 1905, gli ulema sostennero
gli uomini politici liberali e, mobilizzando le masse, resero possibile l’adozione della costituzione del 1906, secondo cui il paese
dev’esser governato da un parlamento eletto e il re privato di
ogni potere reale, mentre una
specie di Corte Costituzionale,
formata da 5 “ulema", deve vegliare sulla rispondenza delle
leggi alle norme supreme dell’Islam.^ Fra il 1951 e il 1953, le autorità religiose ebbero buona
parte nella nazionalizzazione del
petrolio, appoggiando fermamente il primo ministro Mossadek.
Nel 1963, l’ayatolla Komeini si
levò pubblicamente contro la
dittatura dello scià, contro l’esazione eccessiva delle tasse e contro l’invadenza sempre crescente degli americani. Komeini, il
massimo capo religioso, fu espulso dall’Iran e questo fu il segnale di una serie di rivolte che
fecero 15.000 morti ».
Ma pur dal suo esilio, durato
già 15 anni, Komeini, vecchio di
78 anni, continua ad essere « l’anima della rivolta che, dai primi
del 1978. imperversa nell’Iran e
fa vacillare il trono. Lotta di Davide contro Golia, epopea ana
cronistica in questo nostro XX
secolo razionalista, si tratta di
una vera e propria crociata il
cui eventuale successo fa sudar
freddo sia al Presidente USA, sia
al capo del Governo cinese. (...).
Con l’inizio del 1978, un grido
(“Komeini! Komeini!") si leva
da folle immense, guidate da capi religiosi. Insultano il regime
dello scià e chiedono il ritorno
alle libertà democratiche ».
suto, ma non ho voluto aver con
me mai una pistola o un’arma
qualsiasi. Ho sempre preferito
l’eventualità di essere ucciso anziché quella di uccidere. Non
perché sia cristiano. Non occorre esser cristiani per rifiutare di
essere « un lupo » per il proprio
simile.
Per ovviare alla -sconsideratezza dei deboli — voglio usare solo
questa es-pressione — bisognerebbe toglier di mezzo tutte le
armi. Se quel giovane non avesse
avuto la pistola, tutto si sarebbe
limitato ad un litigio e non si
sarebbe verificata la tragedia.
Qrmai non basta proibire il porto abusivo delle armi, bisognerebbe che la polizia facesse controlli continui e dappertutto. A
chi possiede armi senza porto
autorizzato l’arresto, alle armerie che vendono senza precisa e
controllata autorizzazione la
chiusura definitiva, per il contrabbando massimo rigore. Quanti sono quelli che hanno armi in
tasca? Una volta la polizia perquisì gli spettatori di un cinematografo in una cittadina del
Mezzogiorno e ne uscì con un
sacco pieno di pistole.
Il fatto risale ad una diecina
di anni or sono, -ma penso che le
cose non siano molto mutate. La
perquisizione ovunque, e soprattutto nei locali pubblici non rappresenterebbe alcuna limitazione della libertà. Personalmente
accetterei di buon grado una
perquisizione se fatta con garbo.
Meno armi in circolazione, meno
assassinii. Le poche armi autorizzate potrebbero essere — e lo
dico per concessione al di là del
mio -modo di pensare — per quelli che ne -hanno -bisogno per autodifesa: -bancari, -gioiellieri, ecc.
Tutti -gli altri possono vivere
senza armi, il che risulterebbe
principio di maggior libertà per
tutti.
Senatore Tullio Vìnay
Sinistra Indipendente
(da « la Repubblica » del 27-9-78)
La fede non nasce nel vuoto
(segue da pag. 1)
gogia e sulla nostra psicologia,
sui nastri commenti al testo biblico e sulle- nostre interpretazioni più o meno indovinate, più o
meno azzardate. Giustamente,
scrive Sergio Rostagno (Protestantesimo 1/1969): « L’impor
tante, a nostro avviso, non è
l’esame, la taratura, la datazione della fede del fanciullo; l’essenziale è che il -problema della
fede gli sia posto nell’ambito
della comunità; e nella comunità in ricerca, questo problema
gli viene effettivamente posto ».
Ma, aggiungiamo noi, quel problema viene -posto ai fanciulli,
ai loro genitori ed ai loro maestri mediante la trasmissione
della Parola.
Tanto l’educazione cristiana
quanto la trasmissione della Parola hanno bisogno dell’opera
dello Spirito Santo, secondo le
parole di Gesù ai suoi discepoli:
« Lo Spirito della verità vi guiderà in tutta verità... Egli prenderà
del mio e ve lo annunzierà ».
(Giov. 16: 13-14).
« L’educazione cristiana alla
fede » tende al raggiungimento
di obbiettivi che stanno molto al
di là degli scopi che una educa
zione ordinaria si propone: lo
sviluppo morale e intellettuale
dei giovani, il loro posto nella
società. Essa li prepara a non
essere dei conformisti, a fare le
loro scelte ed a prendere le loro decisioni in un clima di libertà cristiana, a riferire la loro
vita a Dio mediante atti di fede,
di impegno e di testimonianza
cristiana.
La predicazione dell’Evan-gelo
e la pedagogia evangelica sono
sempre al servizio della Parola
e della sua trasmissione dentro
e fuori della comunità. Nessun
pastore, nessun pedagogo, nessun monitore è sem-pre all’altezza del suo compito. Essi sono
creature deboli, molte volte inadatte e sprovvedute, le quali,
prima di spezzarlo con altri, hanno sempre -bisogno di ricevere
per sé -dalla sapienza divina, il
pane della vita eterna.
Forse l’apostolo Paolo pensava alla trasmissione della Parola
quando scriveva a Timoteo: «Io
ricordo la fede non finta che è
in te, la quale abitò prima nella
tua nonna Loide e nella tua madre Eunice, e sono persuaso abita in te pure» (2 Tim. 1: 5).
Ermanno Rostan