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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Anno xeni - Num. 24
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BIBLIOTECA VALDESE
torre PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
« Eco 8 e « Presenza Evangelica s
interno L. 2.500 - estero L. 3.700
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TORRE PELUCE 14 Giugno 1963
Ammin. CUndiana Torre PeUice - C.CJ*. 2-17557
Aveva fatto togliere dalla mp.ssa le par olendoli’odiò;
In memoria di Giovanni XXIII
Quando il presente articolo giungerà ai nostri lettori, il clamore che ha
circondato la morte del papa sarà affievolito, forse spento del tutto per
l’insorgere dei nuovi eventi che precorrono l’elezione del successore. Noi
desideriamo ricordarlo durante questa fase transitoria e salutarlo per ultimi, noi, cristiani dell’altra parte.
Più ' olte da queste colonne abbiamo elevato parole di critica, commenti pessimistici, ironici, anche, verso
tradizioni, esteriorità e costaimi che
riteniamo non conformi allo spirito
cristiano, agli insegnamenti evangelici e alla pratica della vera fede, e siamo pronti a ripeterle per confermarle. ma le parole che scriviamo ora sono altrettanti sincere, nascono dal nostro cuore di uomini per parlare di un
uomo, Angelo Roncalli, il contadino
bergamasco diventato papa.
In questa Italia cattolica, chiusa
nel cerchio della tradizione e dei paramenti, Giovanni XXIII ha portato
un’aria nuova di anticonformismo.
Ora milioni di jrersone leggono gli
aneddoti, ricordano episodi e parole
che caratterizzarono il suo pontificato
e lo fecero distinguere in maniera così
netta da quello de) suo predecessore
con il quale egli ha formato il più vivo contrasto. Pochi, forse, pensano al
coraggio di questo papa, un coraggio
die ha sfidato le opinioni retrograde
della nostra epoca e le persone più
conservatrici, dal cerimoniere dei « sacri palazzi » al cardinale, dal giornalista bigotto al solito « benpensante »
con i paraocchi.
« Non è vero che tutti lo amassero.
C’era una categoria di persone che non
gli voleva bene : quella dei clericali ».
Queste parole le prendiamo in prestito da un collega di valore perche ci
sembra che illustrino con sobria efficacia, Foscurantismo di molti contemporanei davanti aH’aperta sensibilità
dei problemi più urgenti che in Giovanni XXIII ebbero un assiduo e profondo conoscitore. A questo proposito
ricorderemo l’articolo scritto da un
fervente cattolico tedesco il quale con
parole piuttosto dure accusava il papa di aver commosso, con la sua condotta, un pericoloso errore, mostrandosi benevolo e addirittura amichevole con gli atei e i rivoluzionari e promuovendo un’apertura che diluiva le
recenti scomuniche con l’acqua benefica del sentimento cristiano.
Gli Italiani avevano sentito nominare papa Giovanni XXIII soltanto nei
1957 quando era patriarca a Venezia,
e celebrandosi nella città lagunare il
congresso socialista aveva fatto affig
gere un manifesto di saluto per i socialisti. Ma in Francia lo conoscevano
da tempo. Il suo cuore era con i pretioperai che lavoravano duramente nelle fabbriche di periferia e che alla sera si incontravano con lui, stanchi e
sporchi, dopo aver bevuto il bicchierino di « pemod » pier sollevarsi dalla fatica. Quando il Santo Offizio condannò questi missionari militanti, umili eroi tra gli oppressi e i diseredati, il papa fece il possibile per attenuare l’errore di quella decisione.
Appena salito al pontificato fece togliere dalla liturgia della messa le parole « prò perfidis judeis », l’insulto
ai popolo più perseguitato della terra, l’eco dell’odio razzista. Quando il
potentissimo cardinale Ottaviani andò
a chiedergli di prendere posizione contro il centro-sinistra Giovanni XXIll
lo condusse alla finestra dicendo.
« Com’è bella la nostra Roma! », e lo
riaccompagnò alla porta. Questo, in
Vaticano, c coraggio civile. I suoi avversari lo hanno accusato di non avere teologia, ma ai poveri non serve la
teologia, serve la carità, l’amore. Per
questa carità il papa, facendo traseco
lare i dignitari vaticani, uscì dalle mura dei « sacri palazzi » .per 150 volte;
visitò carcerati, malati, indigenti, operai, si confuse alla folla, ebbe per tutti una parola sincera, mentre i signo
ri del ^uitp sorridevano agrodolce
come davanti ad un ragazzo che vuol
fare un po’ troppo il comodo suo. Se
avesse potuto farlo un po’ di più, il
cristianesimo ne avrebbe tratto grande vantaggio.
« Voi qui, siete un prigioniero di
lusso che non può fare tutto ciò che
vorrebbe » gli disse il fratello Giuseppe. Era vero. Se volle fare il Concilio
dovette farlo « di sorpre.sa ».
Ora papa Giovanni XXIII è morto.
Ha lasciato i parenti poveri come lo
sono sempre stati, ha tolto alle beghine un buon numero^di santi fasulli,
ha nominato un cardiiiale negro mentre infuria la discrinÌHiazione, ha invitato comunisti e pfDtestanti e pwfino gli ex-preti alla ‘sala stampa del
Concilio; senza esse» :poliglotta come il suo predecesso» ha saputo parlare ùnà li'tìgtJa ch'e-'^ia prima volta ha comunicato anche agli aninfi
più lontani uno schietto calore umano.
Noi non dimentichiamo ciò che ci
divide da lui, ma ricordiamo ciò che
ci unisce. Non abbiamo visto rondini
bianche levarsi in vWo dopo la sua
morte, non abbiamo Chiesto la sua ca
nonizzazione, non abbiamo pianto nè
innalzato gemiti; perché le rondini sono nere, i santi li « fa » Dio, e gli svenimenti ai funerali sóno le soirées del
fanatismo, sempre airoidine del giorno, come ai funerali di Coppi o a quelli di Mano Riva. Ma lo rimpiangiamo, e non preghiamo Dio per la sua
anima ma f»er quella di ogni uomo,
per quelle di tutto il’ mondo, il mondo che ha imbalsamato un cadavere
perchè non sa che c’è una Vita senza
dissoluzione.
Dalla riva delfii nostra Fede salutiamo il fratello in .Cristo Giovanni
XXIH ricordando‘ •^’%)arole del suo
testamento: « Prefeiisco alle lodi degli uomini la misericordia di Dio ».
Anche se alcuni uomini, poi, disapprovano o sorridono.
Voglia Dio concedere a tanti milioni di fedeli un pontefice che sappia continuare l’opera iniziata portandola avanti, lungo le vie che l’Etemo
ha segnato con la Sua immutabile Parola. Marco
Fui terza, in maggio,
tra cotanta gioia
Dopo quelle di Ferentino e Uillar Porosa, la Chiesa
Valdese di Campobasso ha il suo nuovo locale di culto
Sì,. Dopo Perenftino (12 maggio) e
Villar Perosa (23 maggio). Campobasso (26 maggio). Tre Case di orazione dedicate al Signore.
In quel giorno, in una splendente
cornice di azzurro e di sole, il capoluogo molisano ha avuto la possibilità di accorgersi meglio di ciò che
possano essere ed operare anime umane ohe l’amore di Dio ha riscattato.
Una cospicua rappresentanza di
evangelici Valdesi era con noi, facendo gioiosa corona intorno alla nostra
compatta Comunità in festa. Da S.
Giovanni Lipioni e Canmehio eran
giunti in autopullman più di quaranta fedeli, con a capo U past. Vicentini e la sua Consorte. Altri gruppi, in
automotoile, da Napoli, Taranto, Orsara di Puglia, Cerlgnola, Brindisi. La
Commissione distrettuale era presente al completo; presenti, i past. Cielo,
Naso', Vicentini, Trobia Enrico e Carmen, Del Priore.
Alle 11, quando sta per cominciare
i' servizio reliigoso, la Cappella, linda e luminosa, è incapace, per quan
iiiimmimiMmimiiiiimiiTiiimiiiiii
Solo con il suo Sisfnore
r, . . ri F
Sembra difficile scrivere ancora qualcosa, dopo i fiumi di colonne stampate e di notizie diffuse dalla RAI-TV
intorno al Papa testé scomparso. Qua!
cuno ha parlato di « apoteosi », e apo
teosi infatti c’è stata — con ogni pro
babilità contro la volontà dello stesso pontefice non ignaro, come risulta
dal suo « testamento », che un’apoteo
si mal si addice a un cristiano, il cui
compito è di rendere a Dio solo la
gloria.
Mi dispiace, ma devo dire il rinorescimento con cui ho seguito la dilagante retorica e l’orgia di sentimentalismo che hanno quasi sopraffatto
l’agonia e la morte di Giovanni XXIII.
tiiiiMiM'iimiiiimiiimiuiimiiiMiiiiiiiiiiimiiiMiii
iiiimKiiKiMiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimiiimiiiiiii
Simpatia cristiana
Interpellato dall’Agenzia Italia
subito dopo la morte del Papa, il
Moderatore della Chiesa Valdese si
e così espresso:
« Di fronte alla morte credo sia
doveroso assumere un atteggiamento di umiltà, perchè siamo
tutti nelle mani della misericordia divina.
Rievocando la figura di Giovanni XXIII siamo lieti di poter
dire che, durante gli anni del suo
pontificato, egli s’adoprò in molti modi al riavvicinamento degli
uomini e delle Chiese cristiane,
nello spirito della fraternità e
della pace.
L’interesse per la Sua personalità fu vivo in molti cristiani
non cattolici romani. Crediamo
pure che l’impulso dato da Gio
vanni XXIII al colloquio ecumenico continuerà a farsi sentire
nel futuro e ci auguriamo che ciò
avvenga nello spirito della carità
e della fedeltà alla Parola di
Cristo ».
Prima della morte del Papa, il
Presidente del Consislio Federale
delle Chiese Evangeliche d’Italia,
Pastore Ermanno Rostan, aveva inviato alla Segreteria di Stato della
Città del Vaticano il seguente telegramma :
« Giunta Consiglio Federale
Chiese Evangeliche Italia esprime cristiana simpatia sofferenze
Giovanni XXIII e su di lui invoca benedizioni divine nella luce
della speranza fondata in Gesù
Cristo ».
A sentire certi cronisti sembrava che
quasi il cuore del mondo si fermasse,
ed ecco che a pochi giorni di distan
za già l’eco di quei sentimenti esasperati si spegne; sembrava che Piazza
S. Pietro fosse una massa sola in preghiera, e chi c’è stato- sa invece che
c’erano pure un mucchio di curiosi e
1 venditori di lupini. Non contesto certo il dolore sincero, la preghiera aroente di migliaia e migliaia di cattouci (e forse non cattolici): ma sono
cose, quelle, che non fanno oggetto di
cronaca e di propaganda, che si vivono nel profondo, coisì, come nel profondo, oltre i grandi discorsi di circo
stanza — inevitabili, lo so — resta il
solco lasciato dal «papa buono» (è
ounque un’eccezione?) nel cuore del- umile gente che l’ha sentito vicino a
.se lo ha sentito il proprio pastore.
HpI if. '^u-ratteristiche
del pontificato <Ji Giovanni XXIII
va^'breritàf ® malgrado la sua relati^
Nulla avviene mai aH’improwiso
specie nella Chiesa di Roma Ed ii
"maturava da tempo.
Dopo il lungo regno di Pio XII per
molti riguardi largamente conservatole, caratterizzato da un predominio
curiale sulla vita della Chiesa, Giovanni XXIII è asceso al soglio papale m un momento assai delicato ma
pure esaltante per la vita cattolica.
Con.siderando le cose sotto il loro profilo storace, non è che Giovanni XXIII
abbia ’inventato’ la versione cattolica dell’apertura sociale (apertura a sinistra...), del dialogo con le altre confessioni cristiane e con i non credenti, di una visione moderna della vita
culturale, scientifica, intemazionale,
sociale; piuttosto, ha dato tutto il suo
appoggio a forze che da tempo premevano all’interno per un rinnovamento
del Cattolicesimo: per adattarlo ai
nuovi tempi e ai nuovi problemi.
Obiettivamente, possiamo dire che
il Magistero romano non ha indicato
vie sconosciute, ma ha aperto alla
massa dei cattolici una più vasta visione del mondo e ha dato- una relativa
libertà di azione in quelle nuove vie
che la forza stessa della storia (non
lo dico in base al determinismo storico ma in base alla mia fede nel Signore della storia) sta Imixmendo, a
scadenze sempre più ravvicinate, senza per questo portarci al Regno di Dio.
Siamo cioè di fronte a quel processo di riassestamento e di assimilazione, che si sta operando in seno al Cattolicesimo contemporaneo e di cui abbiamo ripetutamente parlato, negli ultimi mesi. Dalla fine del secolo scorso il Cattolicesimo sembra aver spezzato il proprio complesso controriformistico — il che non vuol dire che
quello spirito non sussista ancora largamente — ed è partito alla riconquista del mondo moderno, per «restaurare omnia in Christo» secondo un’espressione di Pio X che non a caso il
direttore dell’« Osservatore Romano »
ha citato nel suo articolo commemorativo di Giovanni XXIII. Una «restaurazione cristiana universale » che
non è il testimoniare — in parole e in
atti, certo — del Regno di Dio che
viene, ma il creare im’armonica sintesi dell’umano e del divino, un’ecclesiasticizzare — e romanizzare — il
mondo. In questa luce vanno visti l’apertura sociale, il dialogo religioso, la
rinnovata sensibilità per tutti i problenfi odierni che il migliore Cattolicesimo attuale dimostra.
A tale sensibilità moderna aderiva
pienamente Giovanni XXIII, proprio
data la sua spiccata sensibilità pastorale. Abbiamo già detto, a proposito
della, promulgazione della «Mater et
Magistra » e della « Pacem in terris »
qual’è il nostro giudizio, positivo su
certi particolari, negativo sul fondo.
C: renffiamo conto di essere la sola
voce discordante: coloro che vedono
ili Giovanni XTGU soltanto il llberalizzatore della vita cattolica in carni»
Gino Conte
[continua in 2.a pag.)
to vasta, a contenere i fedeli, i simpatizzanti, gli amici. La semplice liturgia valdese, per la dedicazione, diventa subito una cosa comprensibilissima per tutti gli astanti. L’Anziano della nostra Chiesa, che precede il
Moderatore, i Membri della C. D., lo
scrivente ed i Consiglieri, reca, chiusa, la Bibbia. Il Moderatore, che prende il S. Libro dalle mani dell’Anzia
no, lo depone, apertoi, sulla Tavola
della Cloniunione. Ha immediatamente inizio il Culto, centrato nella predicazione, che il Ministro officiante
impernia su 1 ’Tim. 3: 14-16; 4: 6-16 e
1 Pietro 2: 1-6. I presenti, molto attenti, non tardano ad avvertire nelle
parole del predicatore che la Casa di
Dio, base e colonna della Verità, non
è quella, visibile e tangibile, che si
inaugura oggi, bensi quell’altra, invisibile, interiore eppur reale che la
pietà di Dio costruisce ogni giomo'.
La casa di pietre morte può diventare qualche cosa solo se ha un con
tenuto appropriato, adeguato, che quotidianamente si lascia edificare « qual
casa spirituale, per essere un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio, per mezzo di
Gesù Cristo».
Dopo il sermone, le parole del sai
rno 126, musicate da Virgilio Sommani, ricevono ottima esecuzione dalla
nostra Corale giovanile. Questo coro,
che ha commosso Tasi^mblea, è costato non poco alla Signora Enza Libonati, che l’ha preparato coscienziosamente e diretto magistralmente.
Nel pomeriggio, dopo un pranzo in
comune ed una passeggiata al Castello Moriforte (i visitatori di S. Giovanni Lipioni e Carunchio si erano invece recati nella verde contrada La
Foce), ci siamo di nuovo riuniti, per
ascoltare un messaggio del Presidente della C. D., past. Davide Cielo. Egli
ci ha parlato sulla religio^tà degli
Italiani e posizione e responsabilità
della Chiesa Valdese nell’ora presente. L’oratore, che ha fatto un’acuta
disamina delle lacune delTevangelismo nostrano, che non glimge ad
aver ragione dei sentimenti pseudo
religiosi e delle eresie del popolo cat
tolico romano, ha detto che occorrono metodi nuovi e molta fede, se si
vuol servire degnamente la causa dell’Evangelo nel nostro Paese.
Brevi messaggi dei Pastori e del Dr
Rusi (uno, anche da parte del Sig.
Billour, giunto appositamente da Fi
renze) ci sono stati di conforto e di
stimolo, per la prosecuzione dell’Opera in Campobasso e diaspora.
Dopo aver ricantato il coro della
mattina, perchè richiesto, si è eseguito un secondo coro. Ringraziando il
Sig. Moderatore, la Commissione Distrettuale ed i Pastori presenti, il Dirigente la nostra Comunità ringraziava pure, per i loro telegrammi e
lettere beneaugurali il Sovrintenden
te, past. Panasela e vari colleghi, tra
i quali i sigg. Past. Guido e Roberto
Comba, Enrico Geymet, Giovanni Peyrot, Giuseppe Castiglione, nonché il
past. Arsuffi, di Winterthur e il gen.
ing. Giorgio Girardet.
Chiudendo queste brevi note, chiediamo ai Signore di metterci in grado di usare cristianamente e potentemente lo strumento murario che ci
ha affidato. La Cappella, che Iddio
ci ha donato nella Sua carità, sia unicamente e sempre Città di rifugio e
Casa di Dio: BETEL EL
2
|MC.
N. 24 — 14 giugno 1963
ambiai]
.)
GLI IMMIGRATI
Leggere Levitico 19: 33, Matteo 25: 40 e seg.
Solo con il suo
Alle recenti votazioni hanno partecipato anche i quattrocentomila immigrati a Torino negli ultimi anni;
quattrocentomila persone rappresentano quasi la metà deUa popolazione
della città e ciò significa che gli immigrati recenti e quelli meno recenti
hanno ormai un peso determinante
sulla vita politica locale. Questo è un
fatto che si può apprezzare o deprecare, ma comunque è un fatto ed occorre tenerne conto.
Ed è anche un fatto che la presenza di questi immigrati ha e deve avere un peso sulla vita della Chiesa, della nostra Chiesa. Per il momento ci
siamo il più delle volte limitati ad
ignorare questo fenomeno o a tenerne conto solo caso per caso, ma ciò
non toglie che, sia che li si ignori, sia
che li si accolga, questi immigrati ci
sono, con tutto il loro bagaglio, com
jwsto, non solo di difficoltà e di rimpianti, ma anche di usi diversi, di tradizioni per noi nuove.
E ancora una volta questo è un fatto che si può apprezzare o deprecare,
ma intanto è un fatto; se la Chiesa
10 ignora, il danno, come ogni volta
che la Chiesa ignora un fatto, non è
per gli immigrati o solo per gli immigrati, ma è soprattutto per la nostra
Chiesa, che si troverebbe respinta ai
ir^argini della realtà e non rappresenterebbe allora più una minoranza di
ere-denti, ma una minoranza sociologica. un gruppo in via di esaurimento.
In realtà questa minoranza di immigrati mette in questione la natura
stessa della Chiesa e il suo compito e
noi dobbiamo, allora, domandarci che
cosa abbia detto e che cosa dica in
tal caso la Parola di Dio, quale sia di
conseguenza il particolare atteggiamento che dobbiamo assumere di
fronte al « forestiero che soggiorna
tra noi ».
Il primo dei testi che abbiamo citato concerne la presenza dei forestieri,
che affluivano in Israele al tempo della monarchia; esso stabilisce il principio, ora riconosciuto in teoria, ma
allora scandalosamente nuovo, secondo cui « il forestiero non soggiorna tra
voi, lo tratterete come uno di voi », il
principio dunque della sostanziale eguaglianza tra forestiero e residente.
Questa eguaglianza vale per il residente che non deve attribuirsi dei privilegi particolari, come per il forestiero che deve sottomettersi alle stesse leggi del residente. Ma notate che
11 testo dice « lo tratterete » cioè non
vi limiterete, come spesso ancora si fa,
ad esprimere nei suoi riguardi delle
affermazioni teoriche, o anche legali,
di eguaglianza, ma vi comporterete
nei suoi riguardi in tutte le cose grandi e piccole della vita pratica, esattamente nello stesso modo nel quale vi
comportate nei riguardi dei residenti.
Infatti questo forestiero « lo amerai
come te stesso »; non solo dunque lo
sopporterai, non solo gli iverraii incontro, non solo, oh orrore, gli aprirai la tua casa, ma lo amerai. E amare nella Bibb'a vuol dire comprendere, vivere la vita e il pensiero deffo
altro, aiutarlo fino a identificarsi quas' con lui; lo amerai come te stesso.
E così si scopre che questo forestiero,
questo immigrato è men meno diverso
da noi di quanto sembri a prima vista : anche voi, dice il testo, foste forestieri. Dobbiamo ricordare che 'a
storia valdese e anche una storia d;
forzate emigrazioni, una storia di vita come forestieri in paesi stranieri?
Dobbiamo ricordare che le famiglie
valdesi residenti a Torino vi sono immigrate e spesso da non molti decenni? Dobbiamo ancora ricordare come
sia sempre possibile, se non probabile, che anche noi diventiamo forestie
ri qui o altrove?
11 primo dei nostri testi ci dice dunaue che tremila anni fa l'Antico Testamento ha realizzato un principio
che suona, nella pratica, oggi, nuovo
e rivoluzionario: tu amerai il forestiero, p>erchè è come te, perchè anche
tu fosti e forse sarai forestiero.
E, ciònonostante, come sempre,
Gesù è andato più oltre. Nella Antica
Legge il forestiero era identificato con
il residente, nella Nuova Legge è identificato con Gesù stesso ; « io fui forestiero e mi accoglieste ». La novità
di Gesù sta anche in questo: che la
legge della giungla è definitivamente
screditata. La legge della giungla è
quella della sopravvivenza del più
forte: si applica per gli animali alla
forza fisica e airistinto, ma. in modo
sostanz’almente non diverso, si appli
ca agli uomini per ciò che concerne
le loro capacità intellettuali e fisiche
la loro posizione sociale, il loro appartenere al grupfx) o alla mandria
dei più forti o di quelli che, come i
residenti, si credono più forti. Può anche darsi che questa sia una legge naturale, ma intanto Gesù ha sostituito
ad essa la legge della unità nella comunità, p>er cui il membro più debole è quello che più deve essere protetto ed aiutato, in quanto il bene o il
male dsll’uno, è bene o male di tutti,
in quanto la nuova umanità di Cristo
non è più un branco di belve che si
azzannano tra loro, sia pure-educatamente, ma è un solo corpo che vive o
muore insieme. Per questo Cristo ha
amato i fanciulli e ha detto: siate come loro, per questo Cristo ha espresso
il suo rispetto per le donne ed è aptrnrso a loro per prime, per questo
Egli si identifica con coloro che hanno fame, che sono ignudi, che sono
forestieri. E quando gli AfXJstoli, con
una parola che {xttrebbe essere la nostra, gli dicono urna quando mai. Signore, ti abbiamo visto forestiero? »
Egli risponde « in quanto lo avete fatti o uno di questi miei minimi fratell;. lo avete fatto a me »; il diritto, diciamo pure la superiorità cristiana del
forestiero non sta nella sua attuale o
futura supremazia, ma invece proprio
nel fatto che egli è il minimo dei fratelli, il più debole, colui che è in crisi. colui che può apparire anche come
il meno importante, perchè, per questo, Cristo si identifica con lui.
Riconoscere il Cristo come capo e
r;conoscerlo proprio neirelemento più
debole della comunità diventa allora
il segno e la condizione del nostro
proprio farne parte, come ci insegna
la Parola di Dio.
E noi, fratelli, che dobbiamo allora fare? Intanto, io penso, pentirci di
quello che, nonostante l’ordine del Signore, non abbiamo fatto e che invece i pagani, sia pure a modo loro e
pei motivi loro, vanno in parte facendo*. E poi eseguire finalmente il
comandamento del Signore; eseguirlo
come Chiesa universale, che sta infatti prendendo coscienza della sua responsabilità in questo campo;; qseauirlo come Chiesa locale, che deve
accettare di modificare il suo modo di
pensare e di agire, forse anche il suo
modo di adorare e servire; ed eseguiilo come singoli credenti, là dove ciascuno si trova e con i mezd di cui
dispone, eseguirlo nei confronti del vicino di casa, del compagno di lavoro
Ü di ufficio, nel parlare, nel pensare,
nell’opsrare. Per tutti, come Chiesa e
come singoli, si tratta di colmare il
fossato che ancora talvolta separa i
residenti dagli immigrati.
Colmare il fossato rendendoci intanto conto che siamo molto meno residenti e installati di quanto non crediamo: non solo il mondo moderno
richiede una sempre maggiore mobilità fisica e mentale, ma soprattutto
in questo mondo, noi, anche se ce lo
dimentichiamo spesso, siamo solo in
transito, immigrati e immigrati temporanei: il nostro personale passare lascia meno segni, sulla scala dell’urdverso, di quanti non ne lasci, sulla
scala della economia locale, il passare di un lavoratore stagionale. Colmare il fossato, dunque, combattendo
questa falsa mentalità di installazione nella vita, che ci fa dimenticare
donde veniamo, dove andiamo e per
che, che ci fa falsamente considerare
eterne ed irrevocabili cose che passano, che ieri non erano e domani non
saranno. E colmare il fossato dimostrando al forestiero la realtà della
Chiesa universale, della comunione
dei santi; aiutarlo dunque a ritrovare
e a riscoprire la Chiesa, anche con un
Culto, anche con una liturgia che tenga conto delle sue tradizioni, che hanno la stessa validità delle nostre. Quello che è per noi il cosi si è sempre
fatto, può essere per gli altri il cosi
non si è mai fatto, e si tratta allora di
cercare insieme, anche in questo campo, ciò che sia più giusto e più consono alla carità reciproca.
Ma, soprattutto, colmare il fossato
tra installati ed emigrati significa combattere all’origine ciò che provoca
questo fossato, cioè la sottile e spesso
inespressa convinzione che noi siamo
migliori degli altri, poiché questa convinzione è, di per sè stessa, un dimenticare e uno svalutare Cristo. Dato che
il Signore, Creatore e Giudice, ha ritenuto di volersi identificare con il forestiero, il nostro, espresso o latente,
non fare la stessa cosa, significa crederci migliori di Cristo, cadere dunque nella infedeltà più totale, nella
irrealtà più ridicola.
Il superamento del fossato materiale e psicologico che separa il residente dal forestiero è un superamento che deve avvenire in tutti i settori
della nostra vita sociale, un superamento che non può essere fondato, come avviene nei partiti politici, sulle
sole esigenze materiali, ma deve essere fondato sulla presenza concreta del
Signore nella vita del mondo, quella
presenza per la quale soltanto siamo
cristiani, quella presenza la cui fede
è la nostra qualifica e runica vera novità che siamo chiamati a portare.
Il Signore è risorto ed è vivente.
Credere questo significa che egli ci attende, forse, aH’angolo di una strada,
forse, sotto le vesti di un forestiero,
immagine e parabola di Cristo.
Andiamo dunque verso questo forestiero con amore e con rispetto affinchè un giorno possiamo, noi con
lui ascoltare dal comune Signore la
parola dell’Evangelo « fui forestiero c
mi accoglieste: venite, voi, i benedetti
dei Padre mio ed ereditate il Regno
che vi è stato preparato ». Amen.
Sermone pronunciato dal Pa.<:tore
Pierluigi Jalla. il 28 aprile 1963, nel
Tempio di Corso Oddone, a Torino.
* segue dalla l.a [Mg.)
politico, sociale, culturale, ecc., non
possono che compiacersi nel ricordo
di questa figura cosi simpatica, cosi
familiare nel tratto, spirante un’indubbia bontà d’animo unita ad una
grande semplicità, malgrado i fasti
della Curia.
Mi dispiace, dunque, di far sentire
qu^ta voce discordante : ma paradossalmente sono proprio i « papi buoni »,
sono proprio i pontificati progressisti
ed aperti a rivelare che il disaccordo
non è su questioni di forma (di fasto,
di conservatorismo, di rigidità autoritaria) ma alla radice: nella realtà
steasa del Cattolicesimo che ha espresso con logico rigore, in base ai suoi
presupposti, l’istituto del Magistero ecclesiastico (per la Chiesa e per il mondo) e del suo inevitabile corollario:
quello del Pontificato infallibile. I Riformatori ebbero buon gioco a fulminare certi pontefici rinascimentali;
ma penso che la loro protesta sarebbe
oggi altrettanto netta e che continue
rebbero ad affermare che il pontefice
romano è 1’« anticristo », nel senso etimologico del termine : « colui ohe si
pone al posto di Cristo ». Il Papa più
schivo, più umile, più pronto a mescolarsi con la piccola gente, più sinceramente buono, più animato di paterna dolcezza non può sottrarsi a queste sostituirsi a Cristo: la sua persona di Vicario fa necessariamente da
schermo a Cristo, in tutti gli aspetti
della vita cristiana. Lo schermo è anzi tanto più opaco quanto più marcata e affascinante è la personalità
del Vicario. Il Papa non è solo il capo
di una Chiesa, è il Rappresentante
plenipotenziario di Cristo sulla terra:
ma Cristo non ha altro rappresentante che quellO' da lui stesso promesso,
il Consolatore e il Difensore, lo Spirito Santo che ci guida in tutta la
verità biblica.
La morte, ohe è il limite di ogni esistenza umana, ridimensiona ogni cosa. E incontro* alla morte è andato lucidamente è umilmente, con dignità,
G-iovanni XXIII; non possiamo però
accettare l’accenno alla sua sofferenza vicaria (« Questo letto è un altare.
L’altare vuole una vittima. Eccomi
pronto. »), poiché ognuno di noi muo
re per i propri peccati, ed è un giudìzio, non un'espiazione.
Giovanni XXIII ha ripetutamente
affermato, con pastorale calore, la
netta distinzione fra l’errante e l’errore. Vorrei che in questo senso fossero presi gli accenti critici che per dovere di sincerità cristiana ho creduto
di dover scrivere qui. Tale distinzione
è in me e fra noi assolutamente chiara e condivisa. Vi sono per noi errori
cristiani netti e fondamentali nel Cattolicesimo e nel suo istituto pontificale; nesstm protestante ha però mai
dubitato che « la mano del Signore sia
troppo corta per salvare », ovunque,
nè che una genuina fede in Cristo
possa vivere in seno al Cattolicesimo.
Di tutto il discorrere e riferire dei
giorni scorsi voglio ricordare, terminando, queste parole soltanto, che mi
son parse fra le più belle dell’agonia
di Giovanni XXIU : « Lasciatemi solo
con il mio Signore». C’è il senso grave ma anche trepidante e gioioso delriraminente incontro « faccia a faccia»; c’è — e traspare anche dal bel
« testamento » — un senso di flducio
so abbandono che mi viene spontaneo dì accostare alla nota limpida e
luminosa con cui si apre il Catechismo di Heidelberg : « La mia unica
consolazione consiste nel fatto che con
il corpo e con l’anima, in vita ed in
morte, non son più mio, ma apparten
go al mio* fedel Salvatore Gesù Cristo». Gino Conte
i della ((Pacem in terris))
Onde dare applicazione alia « Pat cin in
terris », l’episcopato ibraisiliano recilania una
riforma agraria: « Bisogna stabilire nei Bra*
sile un ordine nuovo, basato sulla gi’is'iziii e sul diritto » afferma il suo c(*munì
calo, ohe rileva l’urgenza « di una riforma agraria, dì una riforma fiscale, come
pure la trasformazione radicale della legislazione elettorale (...) affindiè i po^!i dìreilivi vadano ai più capaci e non ai più
ricchi ». Dopo aver condannalo le solidizioni economiche nelle quali vive il Brasile, il lesto le definisce « portanti i segni
e il vizio del capitalismo che ha dominato
rOccidenie per secoli ».
iiiimiiiiiiMiiinmmi
Seconda conferenza della Chiesa Metodista d’Italia
Roma, 22-27 maggio 1963
Concluso il primo anno di autonomia
Questa II Conferenza della Chiesa
Metcìdista d’Italia (la prima aveva
avuto* luogo il 4 ottobre 1962 ed aveva
celebrato rautonomia della Chiesa
Metodista d’Italia da quella di Grari
Bretagna) è il Sinodo che chiude il
primo anno in cui questa Chiesa ha
lavorato da sè, affro*ntando i nuovi
problemi che l’autonomia le ha posto.
Nella bella, luminosa sala sinodale
di via Firenze, annessa alla chiesa, la
sera del 22 maggio ha avuto luogo la
inaugurazione della Conferenza che
era formata da 22 pastori e 33 laici.
La delegazione valdese, i rappresen
tanti di alcune denominazioni evangeliche di Roma e deU’ESercLo della
Salvezza, accolti tutti e P‘res6ntati con
la conosciuta cordialità, avevano di
fronte il folto pubblico che segue generalmente tutti i lavori.
Le elezioni, primo p*unto della Conferenza, hanno avuto come risultato
unanime la riconferma alla presidenza del Pastore Mario* Sbaffi e il nuovo
mcarico alla vice presidenza del Dr
Franco Becchino e alla segreteria de;
Pastore Pier Paolo Grassi. La cerimonia deH’insediamento è semplice e solenne : il presidente abbraccia i due
ruovi eletti e allaccia al collo del vice
presidente un collare simbolico. Egli
resi-erà in carica per un anno.
Nel messaggio del presidente ha
echeggiato 1’« andare » a predicare l’E
vangelo ad ogni crea.tura. L’andare
della Chiesa sigtiiflca il suo uscire dal
ghetto parrocchiale per raggiungere
una dimensione* geografica molto ccncreta: Ja dimensione geografica entro
la quale vive il nostro popolo e che
abbraccia non solo le nostre ci;tà, ma
le vaste zone del nostro paese nelle
quali non è ancora giunta la predicazione deirEVangelo; i nuiwi agglomerati periferici delle grandi città, dove
la Chiesa è assente; quei paesi dove
gruppi sempre più numerosi di lavoratori Italiani si trasferiscono in questi anni. Ma la Chiesa non conosce
soltanto la dimensione geografica, ne
conosce anche e soprattutto una urna
na: è Tuomo, nella sua solitiMine e
nella sua sicurezza, nelle aspirazioni
culturali e nella oppressione provocata dalla civiltà, nell’eufo-ria e nel disorientamento che ha bisogno della
Parola di Dio*. La Chiesa non può evadere da questa responsabilità senza
rischiare di essere morta, e solo attraverso un profondo ravvedimento
può essere attenta al suo mandato.
Il messaggio del vice presidente —
che è sempre un laico — è partito da
una posizione di riconoscenza verso
la Chiesa, alla quale siamo sempre
« debitori » della conoscenza dell’Evan.
gelo, alla quale quindi diamo il servizio che ci è richiesto con gioiosa gra
titudine. Egli ha tracciato poi un breve schifo dell’opera protestante in
Italia. Ned secolo scorso*, egli ha detto, il prO'test*antesimo europeo e americano iniziò l’opera missionaria in
Asia e in Africa e si accorse che tra
esse e i paesi della Riforma c’era in
mezzo quellTtalia ancora immersa
nelle brume della Controriforma,
ignara ancora dei movimenti di pensiero che avevano* percorso l’Euro*pa.
Nel momento in cui ITtalia si avviava al suo risorgimento politico, non
fu assente fra noi la predicazione delrEv*an*gelo n*er onera delle Chiese nate dalla Riforma, non ultime quelle
metodiste. Oggi le Chiese protestanti percepiscono la insufficienza dei
soli rap*porti di buon vicinato* e chiedono aU’Evangelo quale risposta suggerisce loro. L’Evangelo mostra Pietro e Paolo, così diversi, darsi la mano di associazione, senza perdere per
questo la libertà dei figliuoli di Dio.
Le Chiese sentono di dover esaminare se la tradizioni storiche, se una
particolare visio*ne del baittesimo o
della .struttura della Chiesa ise una
certa a*p'ertura dottrinale... siapo ancora motivi sufficienti per giustificare
la divisione o se non seno subordinati alla comune vocazione ricevuta in
Italia.
Quesri chiari messaggi hanno dato
il tc*no a tutti i lavori.
Le sedute antimeridiane e pomeridiane sono continuate dense nei tre
giorni successivi. Citiamo rapidamente alcuni argomenti che hanno fermate rattenzione della Conferenza
provocando vivaci dibattiti: lo studio
sulle zone di evangelizzazione che van
no spostandosi e rinnovando le loro
esigenze con lo svolgersi dei tempi.
Lo studio della questione dei matrimoni misti. L’approvazione dei vari
paragrafi della nuova Disciplina ^ ecclesiastica che sono mutati con l’aulonomia. ~ r molto vivo neH’ambito metodista è Tinteresse all’opera
sociale. Già Wesley aveva richiamato la sua Chiesa a un attivismo vivo
e operante e questa caratteristica del
metodisme è sempre acuta. Il rapporto annuale di « Casa Materna» è uno
dei rapporti che tutti, compresi i delegati, ascoltano con tanta commozione. Mentre parla il pastore Santi
i 400 ragazzi di « Casa Materna », i loro 100 Kg. di pane giornaliero sono
al centro di un’attenzione solidale e
fraterna di tutti. Interessanti pure gli
esperimenti sociali in Abruzzo* (Villa S.
Sebastiano), Puglia (Rapolla), i nuovi pro*gTammi per la Sicilia (Scicli).
I rapporti ecumenici con le altre denominazioni e particolarmente con la
Chiesa Valdese, hanno impegnato a
lungo la Conferenza. Le trattative per
l’unione delle Chiese metodista e va'dese hanno ormai molti anni sulle loro spalle. Dopo tentativi iniziati e falliti, dopo aver lasciato dormire a lungo la questione e do*po avere d’altra
parte raggiunto un cerio grado di collaborazione fra le due Chiese, peraltro sempre ben riuscita, sembra che
il problema si riaffacci e che si desideri fare di più. E’ certamente sentita una volontà di lavorare insieme,
•non scio come vicini di casa, ma come abitanti della stessa casa. Le proposte di lavoro in comune sono molte,
se ne cercano sempre di nuove e bisogna dire che non vengono scartate
quando si presenta l’occasione di attuarle. Ma per risolvere il problema
di fondo bisogna forse intensificare
— e guai se lo si ccnsidera alla leg- gera e come scontato — lo studio di
un richiamo (fatto nella relazionedei rappresentanti della Tavola 8 del
Co;nitato permanente) a «una chiarificazione dei fini dell’unione e dei suoi
rapporti autentici con robbedienza
all’ordine del Signore "affinchè siano
tutti uno" », E’ l’unico motivo valido
nella sioria ecumenica.
Un culto* particolare ha avuto luogo la sera del 24 maggio per cemmemorare il 225“ anniversario della conversione di John Wesley a Aldersgate. Durante un servizio i>er la gioven
tiì mentre un giovane operaio leggeva dei commenti di Lutero all’Epistola
ai Romani, Wesley scopri, che tutta
la sua forza sarebbe dipesa dal proprio sguardo fìsso sul Cristo e dalla
propria anima messa costantemente
alle Sue dipendenze. Quella sera Dio
suggellò l’opera di salvezza intrapresa già da tempo nell’anima del ¿uo
servitore
Un’altra cerimonia commovente fu
il saluto della Conferenza metodista
al Pastore Reginald Kissack che da
anni rappresentava la Conferenza
Britannica e curava la comunità di
lingua inglese dì Roma che ora lascia,
sostituito dal Rev. Alan Keighley. La
sua comprensione, la sua partecipazione ai problemi italiani, la sua mitezza erano noti a tutti gli ambienti
evangelici di Roma e anche 'e .o-omunità valdesi che hanno avuto la sua
predicazione e la Facoltà ui l/eolo*g!.'i,
dove ha tenuto lezioni e conferenze
sul metodismo, uniscono volentieri il
loro saluto fraterno e l’augurio di un
ministero benedetto nel suo paese.
Al culto di chiusura della Conferenze, presieduto dal pastore Franco P.
Scoppacasa è stato consacrato il giovane pastore Paolo Sbaffi che ha seguito il suo corso di teologia alla nostra Facoltà Valdese e al quale rinnoviamo l’augurio fraterno di un’opera feconda. Berta Subilia
3
i i j.no 1963 — N. 24
P>S- 3
Un appello Importante riunione riformata
ai lettori
Come per tutte le nostre Chiese ed
Opere, anche per la Claudiana questo è tempo di bilanei. Tutt’altro ehe
confortanti, malgrado si noti nel complesso un incremento dell’attività.
Oggi vogliamo parlarvi in modo
particolare delle difficoltà che la Claudiana — e in ultima analisi la Tavola
— ha nel reggere il bilancio dei nostri periodici. Non parliamo tanto de
1 l’Amico dei Fanciulli, in quanto un
¡appello lanciato in particolare a questo scopo ha portato un certo numero
di offerte, che hanno permesso di affrontare con più serenità un piccolo
ingrandimento del suo tonnato. _
Il problema grosso è il bilancio delTEco-Luce. Malgrado runiflcazione di
fatto dei due giornali; malgrado la
generosità della collaborazione; malgrado non si siano più pubblicati, da
gennaio, numeri a 6 pagine; malgrado Tafflusso — modesto, però — di offerte; malgrado il lieve aumento del
canone d’abbonamento, questo è rimasto tanto al di sotto del costo reale,
che a chiusura d’anno il bilancio dell’Eco-l.uce registra un deficit di circa
2 milioni. Il calo degli abbonati spiega solo in minima parte tale sbilancio
passivo. Vero è che vi sono comunità
che ricevono più copie per la vendita
0 la distribuzione evangelistica, e che
dimenticano di pagare i relativi abbonamenti (in certi casi dichiarano di
non essere in grado di farlo). Ma anche questo — che del resto è problema
da vedere inquadrato nel contesto più
ampio dell'evangelizzazione — non
spiega il deficit. Anche se per ogni copia inviata fosse pagato l’abbonamento, il passivo rimarrebbe.
Per l’anno venturo la Tavola si vedrà, con rincrescimento, costretta ad
incaricarci di aumentare il canone di
abboiiumento. Ma fin d’ora facciamo
appello a quanti potranno e vorranno
farei sentire la loro solidarietà — se
non il !0!<j perfetto accordo! — affinché \ogiiano larci pervenire un’offerta clic ifiytunuisca il deficit periodico.
scopo accludiamo a questo
lii modulo di c.c.p., confidanvostra comprensione, amici
L’Amministrazione
A Debrecen, cuore deWUngheria protestante
A qu
numi
do ir
1(H( I
A. I. C. E.
RETTIFICA
Il fiampo Latino per insegnanti
evangelici, annunziato< sui numero
preci'dente del giornale, avrà inizio a
Parigi la sera del 28 luglio e non del
22 come erroneamente pubblicato.
Il C. N.
Debrecen, in mezzo alle grandi pianure
delia Tisza (Tibisco), nell’Ungheria orientale, ha accolto dal 3 al ^ maggio il comitato europeo deU’Alleanza Riformata
mondiale. Questo comitato, oresieduto dal
Past. Pierre Bourguet (presidente del Consiglio nazionale della Chiesa Riformata di
Francia), si co-nupone di 14 membri provenienti dall’Ungheria, Polonia, Jugoslavia,
Germani-a, Gran Bretagna, Olanda, Svizzera e Italia (Past. Alberto Ribet). La segretaria europea del dipartimento del lavoro
femminile dell’ARM, non avendo ricevuto
in tempo il visto, non potè recarsi in Ungheria; ma assisteva ai lavori del comitato
imo «lei vi ce-presi denti dell’ARM, il vescovo cecoslovacco Varga.
La Chiesa Riformata d’Ungheria, che il
5 maggio celebrava il 4® centenario del catechismo di Heidelberg, aveva tenuto ad associare alle sue celebrazioni il comitato europeo dell’AUeanza Riformata.
Le sessioni del comitato si sono tenute
nella sala dell Senato della Facoltà riformata di Teologia a Debrecen, dove il vescovo
Tibor Bartha l’ha «aiutato a nome deUa
Chiesa Riformata ungherese.
Nel suo rapporto il Past. Mar-cel Pradervand, segretario generale ed europeo della
AiReanza, ha ricordato che questa conta attualmente 27 Chiese-membri in Europa e
9f nel mondo intero.
La commissione teologica europea studia
il problema della cattolicità (universalità'
della Chiesa e partecipa attivamente alla
preparazione della 19« assemblea generale
dell’ARM, che si terrà a Frankfurt/Main
nelPagosto 1964.
Un comitalo europeo per lo studio del
cattoliceisimo, formato di 5 membri e presieduto dal Past. H. Roux, segue da vicino
i lavori del Vaticano 11. In merito al concilio il comitato ha stimato utile fare una
dichiarazione circa il dialogo — ripreso dopo 409 anni — con la Chiesa caUolico-roiT/ana :
In questo periodo, fra le due sessioni del
Concilio e nel clima nuovo creatosi nelle
relazioni interecclesiastiche, è permesso
sperare che gli sforzi reciproci di migliore
comjarensione dissiperanno pregiudizi tenari e faciliteranno d’ora in poi le relazioni
fra Chiese e fra cristiani. Si riconoscer t
Valbero dai .suoi frutti.
Il Comitato crede, tuttavia, ad evitare
ugni confusione, di dover dire che ci si
■sbaglierebbe altrettanto pretendendo che le
Chiese riformate considerano la possibilità
di un ritorno in seno alla Chiesa romana,
quanto sostenendo che la Chiesa romana si
incammina suUa^ via del protestantesimo. _
Ve( momento in cui le nostre Chiese celebrano il 4® centenario del catechismo di
Heidelberg, una delle eredità più preziose
della Riforma, teniamo ad affermare il loro attaccamento al messaggio di rinnova
mento che i Riformatori hanno attinto alle
fonti scritturali e ci rallegriamo del rinnovamento biblico in tutte le Chiese.
Poiché un ecumenismo autentico consi •
ste nello scoprire e ricevere ciò che altre
Chiese mettono in luce, fondandosi sul primato tlelVEvangelo, è indispensabile che
tutte le Chiese si considerino uguali davanti a Gesù Cristo e, in tale spirito, verifichino se le loro certezze sono sempre conformi alla 5. Scrittura. In particolare è oggi
importante precisare bene, nel dialogo con
U altre Chiese, le dottrine relative alla Parola di Dio, alla Signoria di Cristo, come
pure il diritto di ogni essere umano alla
libata religiosa e alla libertà di coscienza
in ogni paese, in ogni nazione, in ogni casa.
Ad evitare ogni malinteso, come pure per
non restringere il ministero della riconciliazione, il comitato precisa che il proseguire il dialogo con il cattolicesimo romano deve andare di pari passo con altri dialoghi nel mondo. Poiché le Chiese della
Riforma devono essere disponibili per tutti, felici di accogliere senza restrizione nè
reticenza tutti coloro che vengono ad esse
per cercare con loro e forse vivere con loro. Veglieranno tuttavia a non suscitare adesioni precipitate, approfittando di circostanze opportune.
*'A Colui che può, mediante la potenza
che opera in noi, fare infinitamente al di là
di quel che domandiamo o pensiamo a
Lui sia la gloria nella Chiesa e in Gesù
Cristo, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen!** (Ef. 3: 20-21).
Il gruppo festante davanti al nuovo tempio di Campobasso.
iiimimiiimiiimiuiiiiimiiiimiimiiiiiiiiiimimiiiiimiMMUiu' tu
Gita a Genova
della Corale di Torre Pellice
I iiiiiiiimmiiimi
iiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiii
Abbiamo appreso con tristezza la
scomparsa, a Torino, del Prof. Giovanni Turin, le cui spoglie sono state
deposte nel cimitero di Luserna San
Giovanni con imponente partecipazione di amici e ex-aluhni. Ai familiari esprimiamo la nostra viva simpatia.
CAMPO INTERNAZIONALE
PER GIOVANI
(Unione Cristiana Biblica)
età dal 14 ai 21 anni
dal 16 agosto al 6 settembre 1963
a Champfleuri (Grenoble - Francia).
Retta giornaliera franchi (L.
800 circa) e al monifento dell’iscrizione inviare 5 franchi (L. 650 circa).
Per informazioni e prenotazioni
scrivere a: Centro VITA - Piazza Invrea 8/13 - Genova.
Sabato mattina 8 giugno, ore 6,30: tempo autunnale, la nebbia copre tutti i nostri monti giu fino all’altezza dei Coppieri.
Malgrado questo una trentina di coredisti,
più una diecina di membri di chiesa, partono in pullman alla volta di Genova per
la gita annuale e per il concerto che sarà
tenuto nella chiesa valdese di Via Assarotti. Il tempo imbronciato ci accompagna
fino a Novi Ligure dove troviamo un caldo sole quasi a preannunciarci che stiamo
per lasctare il Piemonte e attraversare la
Liguria fino alla sua riviera. Purtroppo
quesla è stata una sonora delusione. Infatti, dopo over fatto una breve sosta, si
ripiu-te, pero man mano che ci si inoltra
nei liguri lidi il tempo ed il clima divengono sempre più brutti e freddi cosicché
il nostro arrivo a Genova è salutato da
uno dei più sonori acquazzoni. Qui giunti,
siccome era nostra intenzione fare una
breve puntata su Portofino, ci si avvia immediatamente alla sua volta; giungiamo a
Recco che sono le dodici: breve sosta per
dar modo ai gitanti di far rifornimento al
proprio apparato digerente che già denuncia una certa carenza di carburante.
Ancora una volta si riparte, e si giunge
fino a Gamogli, quindi gli orologi ci annunziano che se vogliamo giungere alla
meta (Genova) per l’ora prevista è gioco
forza fare dietro front. Cosi la capatina
a Portofi.no resta di là da venire. Giunti a
Genoma, in .via Assarotti siamo ricevuti
da un diacono di quella comunità, dott. Papini. Per prima cosa ci viene offerto il tè,
che ci è stato di vero ristoro. Quindi,
mentre noi ci siamo intrattenuti per una
breve prova dei vari Inni sacri sotto la direzione del Prof. Corsani nostro direttore,
Franco Sappè, infaticabile organizzatore, si
dava da fare per il pernottamento.
Alle ore 21,30, quindi, nella chiesa suddetta, alla presenza di un tmpejsaUo numero di fedeli, in special modo ,^f^bvani,
abbiamo tenuto il concerto cantando sedici brani sacri, intercalati, ogni gruppo
di quattro, da pezzi per organo eseguiti
dal Prof, Ferruccio Corsani, Durante un
intervallo il pastore Santilli della chiesa
Battista ci ha fatto ascoltare con uri possente messaggio la parola di Dio.
^ Alla fine del concerto il sig. Federico
behenoni, anziano di quella chiesa, ringraziandoci si è detto rattristato che buona parte dei cortdistii della sua comunità
fossero assetiti. Erano qui presenti anche
il Pastore Sig. Nishet con la Signora e la
figlia Lidia.
Il giorno dopo, domenica, dal pastore
Nisbet siamo stati ricevuti nella chiesa valdese di Sampierdarena. Qui, prima del
culto, abbiamo cantato un Inno fuori del
tempio per contribuire alla campagna di
evangelizzazione che si sta conducendo.
Durante il culto la nostra corale è intervenuta con alcuni cori; il Past. Nisbet
ci ha spiegato nel suo sermone come il
canto sacro sia preghiera a Dio, consolazione e ammaestramento, e come il canto
esprima la dottrina della chiesa e sia un
documento di testimonianza evangelica.
Dopo il pranzo in un albergo) della città, offertoci dalla comunità e una breve
visita al porto, con la guida di alcuni giovani membri della comunità, si riparte
alla volta dei nostri patrii lidi, ove giungiamo verso le ore 21 con un viaggio svoltosi quasi interamente sotto la pioggia, ma
rallegratio da qualche raggio di sole, per
fortuna, durante le soste nei luoghi turistici. Giovanni Odin
I LETTORI CI SCRIVONO
Un discusso " Convitto
Torino, 6 giugno ’63
Cai'o iltroUore,
vedo ron piacere che la Signora
Edin-a Rihei ha segnalato, neirultinio minierò del giornale, la derisioni- della Chiesia di Torino di
creare un piccolo i-per il m-oimento)
« eo-n\iHo» in un apparlanien-lo del
noslvo .stabile, resosi disponibile
La liiigraz 0 per tale segnalazione
ma mi .stupisco iclic, -prima di scrivere. non si sia informata, magari
da' oroiprio imirito che è membro
del ConciiStoro. della decisione presa. pro:|irio dal Conicistoro, di mettere il coniviIito a disposiziome tanto li s,udenti che di giovani operai 1) Iniipiega'.i.
E vero -eh-e dopo tale informazione la -gentile sorittrire non avrebbe preso la peninia per «e-gnalare la
•■reazione del nostro convitto (e sarebbe stato un pee-cato!), ma avrebbe an.ehe evitato di polemizzare con
presunte «diacrimiinarioni sociali »
de] lutto iineisits.ten.'i.
Tengo a precisare per di più che,
quando si è parlato di « studenti »
valdesi non si è affatto parlato di
studenti « figli di papà », ohe non
hanno bisogno del nostro convitto.
Ma. esiplicitamente, di figli di contadini e di operai delle nostre Valli
che studiano in scuole i-ndu»lriali,
professioua-'i, azieudali ecc. per
apecializzars-i. Si tratta, in alcuni
casi, di giovaniasimi operai che lavorano di giorno e vorrebbero fre•luentare corsi serali per migliorate la loro qualifica. Offrire un fraterno aitito a questi giovani perchè
non ri'iraanigano tutta la vita manovali. ma possano occupare posti di
specializzazione, che la moderna
industria sempre più richiede, non
Mi sembra abbia alcun sapore di
diisrriimi.nazione sooia-le.
D’altronde considerare chiunque
ha p.n libro in mano e va a ©cuoia
dopo le elementari, come appartenente ad una classe sociale discriMinata dall’«*operaio » poteva andar bene nei romanzi sociali dell’ottocento!
E poiché scrivo, permettimi di
aggiungere una noterella che mi è
ff
suggerita anche da altre Jetlere
pubblicate ultimamente nel giornale. Nel nostro ambiente, che spesso
non riesce a sbarazzarsi di un certo
provincialiiEimo pettegolo, succede a
volte ch-e si pubblicano affermazioni basate «u informazioni anonime,
su impressioni personali ec-c., .senza
■■•he gli scriventii si siano premurati
di accertare alla fonte, ]a esattezza
delle notizie. Orbene ritengo sia
perfeltaimenite lecito, e anche giovevole, discutere, anche piubblicamemte, le de-ci-sioni e gli atti di coloro che hanno respoiiisabilità nella
vita della Chiesa, dal Moderatore in
giù, ma anche che sarebbe doveroso che, prima di lanciarsi in poleniiiche o -oritiche, i-i si assic-uraisse
scrupolosamente della realtà delle
ose. La libertà di critica, anche
nel nostro piccolo mondo ecclesiastico, non può andare disgiunta dal
dovere d’una onesta -informazione.
Grazie e cordialissimi -saluti.
Ernesto Ayassot
Faeriamo notare che la sig.a Edina Ribet non ha ’’segnalalo” il progetto di convitto torinese, ma lo ha
commentato. La segnalazione era
comiMrsa in precedenza, in una notizia redazionale tratta da ”Il piccolo^ messaggero” della Chiesa di
Torino, che annunciava la nuova
iniziativa in un modo che' forse non
abbiamo esattamente interpretato.
Al neo-convitto, comunque — già
così ben inserito nel nostro corpo
ecclesiastico da suscitar discussioni
prima ancora di aprir le porle! —
l’augurio di essere un efficace strumento di servizio, come tutti desideriamo.
Casa ospitale, pane casereccio
Torre Pellice, 13 giugno
Caro Direttore,
Ricordo con affetto filiale una cara persona della chiesa di .4o-sta i a
cui abbiamo avuto- il piacere di
appartenere per ben cinque anni)
deceduta in tarda età. Era nata in
una famiglia cattolica di umile condizione. Si convertì alla fede evangelica ed iu quella fede allevò i
suoi figli. Imparò a leggere dopo
la sua conversiione con una pazienza ammirevole, aiutala dal marito,
perchè grande era il suo- desiderio
di conioscere a fondo la Bibbia. Era
abbonala alla Luce ed alPEico delle
Valli. Leggeva d nostri giornali con
vivo interesse e con riconoscenza
trovando in ogni articolo qualcosa
di buono. La- sua casetta sulla collina, aperta sempre a lutti, anche
al fratello frate che ogni anno veniva a trovarla, era il ritrovo della
eomunità. Quanta gioia -in quelle
cen-e frugali e nel cantare i nostri
inni! Quando giungeva un pastore
nuovo non si stancava di ripetere:
Dobbiamo -sostenerlo eolie nostre
continue preghiere, invitarlo nelle
nostre case, incoraggiarlo in tutti
i modi facendogli sentire che lo
accogliamo nella nostra Chiesa co
me un servo deU’Eterno, come un
amico, come un fratello!
Forse proviamo un senso dii vergogna, noi, spesso così gretti nei
nostri giudizi e nella nostra incomp-re-nsione.
Abbiamo letto con molto interesse dalla pnima aH’ulitima riga l’articoilo del Pastore Paolo Ricca e lo
ringraziamo vivamente per averci
dato una visione così in.cora.ggiante dell inaugurazione de'la nuova
cappella di Ferentino. Semplicità
nella gente, nella cerimomia, nel
culto, nell’agape fraterna, semp-'icità evangelica cosi profonda, così
ricca di contenuto che vorremmo
vedere sempre in ogni nostra attività. Dopo il culto, i cori della Co- ,
rale, i vari messaggi, -merenda a ha- |
se di pane caserecciio, comipanatico |
e vino offerto dalla Comunità. Dun.
que non -pranzi (succulenti (non sono parole nostre) pagati a caro
prezzo che hanno luogo ogni tanto
nelle chiese ricche, mentre migliaia
di persone muoiono di fame in
ogni parte del mondo.
Ringraziando deU’ospitalità Le
porgo cordiali saluti.
Lina Varese
Gli assenti hanno sempre
torto, però...
Una lettrice, da Firenze:
Lno dei più anziani membri della Chiesa Valdese di Firenze non
fa che ripeterci: « La Chiesa Valde-se è un istituzione democratica !
Attenzione! Piano piano la noistra
Chiesa va scendendo verso il clericalismo! ».
Respo/nsahilità d-eii pastori? RespoTiisabilità delle Assemblee di
chiesa ! Ogni tanto le nostre a.ssemblee (Sono qua.si al -completo, come
per l’elezione del Pastore — che è
certamente un fatto importante, ma
non ¡1 solo, per la vita della comunità.
Il bello è (che i membri che non
frequentano le Assemblee spesso
critliia-no aspramente quello che in
esse viene -d(e;iberato e dicono che
son-o seimpre le solite pe-rsone che
prer Jono le decisioni e che -perriò
comand(ano.
Non so se questo è un difetto della sola Chiesa Valdese di Firenze
o -di molte altre comunità; ma poiché penso che sia più o meno così
quasi ovunque, quel caro dottore
che — come dicevo — oi richiama
con insistenza sulla forma democratica della n-ostra Chiesa ha perfettamente raigione: stiamo andando
verso una- forma di clericalismo, e
non certo per colpa dei solili presenti alle Assemblee.
Può l’ECO-LUCE fare indagini
in proposito? Grazie.
A. Massa
Purtroppo, i bollettini delle comunità. le relazioni annue, ecc. registrano .Spesso questa nota dolente, estremamente diffusa. Sarebbe
interes.sante studiarne gli elementi,
le ragioni; forse altri lettori potranno intervenire. Alcuni fattori
determinanti ■— a parte il disiate- |
resse di quelli che si disinteressa- !
no di tutta la vita della chiesa — I
ci sembrano essere: 1) un accentuato individualismo ’protestante’ (che
in realtà non è affatto protestante) : I
e non si accenna qui solo a coloro I
f che considerano vero e importante
soltanto ciò che fanno essi istessi
(questo egocentrismo ecclesiastico
esiste), ma a un atteggiamento spirituale più complesso, che va dalla
sfiducia preconcetta per l’organizzazione ecclesiastica in sè ad un’indebita spiritualizzazione ideila vita
cristiana : culto sì, pietà interiore
sì, organizzQzioitB e probl&mi concreti quotidiani no^ mondi separati i
2i un forse inavvertito 'clericalismo
di tutili i ’responsabili*, spesso soli
alle prese con le necessità dello, comunità e quindi istintivamente portati a senitìrsi i soli responsabili e
(t stancarsi di richiamare e di educare i fratelli le sorelle ad una
compartecipazione di tutti; 3) Le
debolezze della ’democrazia’: anche
nel mondo l’appello ad una coscienza democratica e lungi dal suscitare universali entusiasmi ; del
resto nella Chiesa Vappello ad assumersi. tutti, le proprie responsabilità cristiane va oltre l’appello
ad una sana democraticità: non si
tratta tanto delVimpegno di un cittadino di diritto quanto piuttosto
dell*impegno di gratitudine e di
servizio di un uomo che ha trovato dinanzi a Dio e iu mezzo ai fratelli la coscienza della sua vera umanità: peccatore perdonato e ’inviato a testimoniare e servire, in ogni
modo. 4) Infine si deve anche riconoscere che talvolta le Assemblee
sono decisamente noiose, per i temi
trattati, soprattutto per il modo con
cui stono condotte o con cui i temi
all’ordine del giorno Sono trattati;
sanno di sagrestia, insomma o. peg^ ,
gio, di politica ecclesiastica. Questi
possono essere alcuni dei motivi, Í
intrecciati fra loro. ■
Servi inutili
Un lettore, da Frauenfeld:
Trovandomi in Italia nei giorni
di sabato, domenica e lunedi di
Penteco-ste ho sentito c-ontinue 'trasmissioni radio sulle sofferenze e
ragonia del Pa.pa.
C’è da rironoiicere che questo
pontefice, da poco iseomipanso, ha
ro-tto il ghiaccio delPintolleranza e
delle scomuniche, e grazie al Signore iper quanto ha fatto, con l’au.
gurio che la curia romana e il nuovo pontefice facciano ancora di più
su questa via. Ma quello «he non
approvo è come la folla, incosciente di ciò che fa, idolatri Tuomo.
Cigni cristiano, sia papa, pastore
o laico, per buono che sia deve
sempre ricordare — per non insuperbire — le parole del Siignor Gesù; « Quando avete fatto tutto ciò
che vi è stato comandato, dite: Siamo servi inuitili », e nessuno può
mai giudicare fino a che punto l’uomo più buono del mondo abbia fatto ’tulio quello che gli è stato comandalo’.
Domenico Di Toro
Siamo d’accordo, a condizione
che si consideri che la responsabilità dell’orgia radiofonica e giornalistica non può essere attribuita a
Giovanni XXIII.
Abbiamo ricevuto
Per il piccolo profugo ustionato:
Fausta Rivoira (Torre Pe'jliee) Lire LODO; N. N. (Torre Pellice)
L. 1.090; « una vecchia pensionata
con dieci -uipoiti » (Torino) L. 1.000;
I. G. (Milano) L. 10.000; N. N.
( Mouguelfo-i L. 3.000; Li-setta e
Lionello Gay (Torino) L. 20.000;
N. N. riconoscente (Pinerolo) Lire lO.OCO.
Sosteneteci
con le vostre offerte !
4
pag. 4
24 — 14
yiuìno 1953
PRALl
ta annua.
La Sig.rn Lidia Grill (dando Lidio) mentre
partecipa ad una ’’Giornata delle Madri”
ad Agape.
— Domenica 19 maggio, mentre il Pastone presiedeva l’Assemblea di Chiesa a
Rodoretto, la comunità celebrava il culto
ad Agape assieme alle sorelle convenute da
diverse parroeehie per la ormai tradizionale Giornata delle Madri. Il Moderatore ha
presieduto il culto del mattino e narrato
nel pomeriggio diverse esperienze del suo
recente viaggio negli Stati Uniti. La nostra
V dando Lidio » che tutti gli anni contribuisce al successo della giornata con un canto
o una poesia Ila voluto quest’anno aggiungere anche un messaggio personale accennando al grave problema dei matrimoni misti e sottolineando la grande responsabilità
che ricade sulle madri per l’educazione delle loro figlinole afiBnchè non cadano nel
funesto errore di contrarre un matrimonio
che risulti a detrimento della loro fede. E’
da sperare che l’appello di una anziana madre abbia più efficacia di quelli, fin’ora
inascoltati, dei pastori.
— In quegli stessi giorni è stato a Frali
il Professore H. H. Wolf, direttore dell’l
stituto Ecumenico di Bossey. Ricevuto a
Pinerolo dal pastore dì Frali il Prof. Wolf
si è interessato alla vita della nostra comunità ed ha lungamente ammirato il nuovo
Tempio. Egli ha quindi trascorso un paio
di giorni ad Agape per conoscere a fondo
quell’opera.
— Nel pomeriggio del giorno dell’Ascensione si è svolto il tradizionale « bazer »
con un buon risultato. Il Pastore e la Signora Comba, assentatisi per recare alla
Chiesa di Villar Perosa un messaggio di solidarietà da parte del Concistoro in occasione deirinaugurazione di quella cappella, sono giunti di ritorno a Frali giusto in
tempo per constatare che il « bazar » si era
svolto nel migliore dei modi per l’opera
zelante ed efficace di parecchie socie della
Unione delle Madri.
— La Conferenza distrettuale è stata convocata quest’anno a Frali il giovedì 13 giugno (giorno festivo); il culto di apertura
avrà luogo nel Tempio alle ore 8,30.
— Domenica 2 giugno, durante il culto
di Pentecoste ha ricevuto la sua prima Comunione la giovane Jacqueline Clerc, svizzera temporaneamente residente ad Agape,
a cui la sua chiesa ha concesso di ricevere
l’istruzione religiosa ad Agape. Auguriamo
a questa sorella in fede una vita di serena
e fedele testimonianza.
— Tra gli atti liturgici celebrati nelle ultime settimane va ricordato il battesimo di
Franco Peyrot di Gino ed Irene Ghigo (Ghi
gc); di Sergio Grill di Oreste e Livia Richard fPomieri); e di Gustavo Andrea Alabiso di Rocco e Ines Long (Agape).
Il P giugno si sono uniti in matrimonio
Amato lìarus e Nella Pascal, ambedue di
Ghigo, dove pure stabiliranno la propria
residenza.
II. 31 maggio sono stali sepolti nel cimitero di Villa di Frali j resti mortali di
Augusto Palma, deceduto il giorno precedente, all’età di 57 anni, in conseguenza
di un’infezione tetanica. L’atto funebre all’Ospedale di Pinerolo è stato presieduto
dal Pastore Achille Deodato, e vi hanno assistito il Past. Arnaldo Genre ed il Fasi,
di Frali il quale poi sulla piazza di Villa
ha annunziato l’Evangelo della risurrezione alla vedova ed ai parenti e numerosi
amici dell’estinto, ai quali rinnoviamo da
queste colonne l’espressione di cristiana
condoglianza.
Voglia il Signore che non solo i momenti salienti, lieti o tristi, ma ogni istante
della nostra vita quotidiana siano Ulnminati dalla certezza del perdono, della Gra
zia, della vocazione al servizio!
— Come sempre il mese di maggio offre
una certa varietà di attività ecclesiastiche:
domenica 5 un gruppo di una quarantina
di persone ha preso parte alla gita organizzata dall’Unione delle Madri per visitare
la comunità di Snsa. La fraterna, cordialissima accoglienza del Pastore e della Signora Goisson e dei membri di chiesa di
Susa sarà ricordata a lungo e con riconoscenza dai pralini, diversi dei quali hanno
ritrovato nella cbieaa sorella parenti ed
amici. La sosta ai laghi di Avigliana aU’andata, la visita alle rovine romane di Susa
ed il ritorno dal Sestriere hanno reso molto interessante l’escursione.
— L’Assemblea di Chiesa si è celebrata
il 12 maggio con la partecipazione, invero
piuttosto scarsa, di 36 elettori. Approvata
la Relazione annua sono stati eletti Ì rappresentanti della Chiesa di Frali alla prossima Conferenza distrettuale: Bruno Genre
e Aldo Richard, deputati, Alberto Ghigo
supplente; ed al Sinodo , Silvio Garrou deputato e Filippo Berger supplente. L’Assemblea ha approvato inoltre a scrutinio
segreto una proposta che incarica il Concistoro di condurre l’anno prossimo una campagna .tendente al raddoppio della Collet
Alcune famiglie della nostra Chiesa
sono state recentemente colpite dal lutto.
In sette giorni, abbiamo dovuto prendere
ben quattro volte la. via del ciìmitero.
Il 27 magigio vi abbiamo accompagnato
le e|>oglie mortali di Godino Cesare, di
anni 64 (Ciabot Bas), deceduto improvvisamente a seguito di una caduta alla Giacul inera.
Il 28 u. s. sono stati resi gli onori funebri a Gordon Ernesto, di anni 69 (Baruè), deceduto all’Ospedale Agnelli di Finerolo, dopo lunghe sofferenze.
Il 3*1 maiggio è sta.to celebrato il servizio
funebre di Godino Livia in Romano, di
anni 49 (^Brusiti) deceduta all’Ospedale Civile dopo pochi giorni di malattia. La nostra sorella lascia un figlio di 14 anni. La
sua dipartenza non lascia solo un grande
vuoto ndla sua casa, ma anche nella sua
chiesa, di cui era un membro vìvente ed
attivo. Ricorderemo per lungo tempo la
saia fede luminosa e la sua squisita bontà.
Lunedì è giugno è stata tumulata la salma dellà piccola Bonin Ivana di Sergio e
di Picca Giuseppina (Lombarda), tolta all’affetto dei suoi cari quasi subito dopo
la nascita.
Alle famiglie così duramente colpite nei
loro affetti più cari esprimiamo ancora la
nostra sincera simpatia cristiana, chiedendo al Signore di mandare su di esse il
suo Spirito cousolato.re e di dar loro la
certezza che se, il salario del peccato è la
morte, il dono di LHo è la vita eterna in
Cristo Gedi nostro Signore.
— Domenica 26 maggio è stata celebrata
la festa della Madre e della Famiglia cristiana. Alila fine dei culto tutte le Mamme
presenti hanno riicevulo un piccolo mazzo
di fiori dalla mano riconoscente dei loro
bimbi.
—• Il culto di Pentecoste, seguito dalla
S. Cena, è stato ben frequentato.
: Sabato 8 giugno è stato celebrato il
matrimonio di Ricca Valdo (Brusiti) e di
Gardiol Elsa (Cavoretto). Il Signore sia
l’ospite costante di questo nuovo focolare.
— La gita dei bambini della Scuola Domenicale ha avuto luogo domenica 9 giugno, a Frali. L’incertezza del tempo ci ha
fatto cambiare itinerario che avrebbe dovuto portarci a Rodoretto e a Galmount.
La ipiOiggeredla caduta nel pomeriggio non
ha impedito ai bambini di raccogliere
viole, genzianelle e narcisi. Non ce la
vogliano a male i proiprietari dei prati di
Ghigo e della Gardiola.
Di ritorno a S. Secondo, soddiisfaiLti della bella giornata, grande è stato lo stupore noistro di trovare la caunpatgna coperta
da un insolito manto bianco. Una violentissima grandinata aveva poco prima flagellato e distrutto tutti gli ortaggi, la
frutta e coimipromesso seriamente il rac
coilto dell’uva. Alle famiglie che maggiormente sono state colpite da questo piccolo
« flaigeJlo », vogliamo dire una parola di
incoraggiamento e di isoliidardelà.
La Chiesa ringrazia ci diacono Dino
Gardiol che ha presieduto il culto del 9
corrente.
TORINO
Via Nomagiio
Culto di Pentecoste, Un
gruppo di valdesine. Ai
due lati: due giovani ammessi in Chiesa. Dietro:
il pastore locale con i due
anziani.
PERRERO - MANIGL
VILLASECCA
Il 27 aprile è deceduto, aU’ospedale di
Fomaretto dov’era stato ricoverato da pochi gio'mi, il nostro venerato fratello sig.
Pietro Pons di Plancia all’età di anni 88.
Ai suoi figli ed alle loro famiglie le nostre sentite condoglianze.
— Domenica 26 maggio, l’assemblea di
chiesa, co.nvocata per l’elezione dei membri del ooncistoro, ha riconfermatOi gli anziani e diaconi che avevano terminato il
loro mandato: sig. Alberto Ferrerò (Barbencia), anziano dei quartiere di Ferrerò,
sig. Edmo'udo Pascal (Ribetti), anziano
del quartiere del Forenigo, sAg.. Attilio
Poet (Grangette), anziano del qnartieire di
Faetto, sig. Alberto Pons (Bessè), anziano del quartiere di Mantiglia ed i sigg.
Roberto Masse! ed Augusto Pascal diaconi. Il Signore benedica il servizio che i
nostri fratelli continueranno a compiere
nella comunità nel suo nome.
— Il nostro culto domenicale del 26
maggio nel tempio di Ferrerò' è stato presieduto dal pastore sig. Giovanni Bertinatti che rinigraziamo ancora per il messaggio ohe ci ha portato.
— Martedì 28 maggio abbiamo aocòmpagnato alla sua ulitima dimora terrena, al
cimitero di San Martino, la spoglia ¿ortale della nostra sorella sig.na Lidia Luigia Poet, serenamente deceduta a Traverse
all’età di 86 anni. Alle nipoti che l’hanno
circondata di filiale affetto ed ai parenti
lutti la nostra sincera simpatia.
— Sabato 1® giugno è stato celeibrato nel
tempio di Ferrerò il matrimonio di Carlo
Peyrond di Ricla^etto e Marisa Tosetti
di Traverse. Agli sposi rinnoviamo i nostri migliori auguri.
[li;
Tutte le Signore della Unione delle Madri delie Fucine e del Centro sono gentìlmerate convocate al Presbiterio per domenica 23 giugno ore 14,30 per importanti
decisioni.
VILLAR PEROSA
L’eco della dedicazione
La comunità di Villar Perosa ricorda
con riconoscenza il giorno della dedicazione del suo tempio, la folla di fratelli e
di amici giunti da -tante località vicine e
lontane per partecipare al culto, al trattenimento pomeridiano, alle collette, al Bazar ed alle preghiere a Dio. Ringrazia il
Moderatore, i Pastori Beri e Bouchard e
l’aw. Serafino per i loro messaggi. Ringrazia la valente corale di S- Germano diretta dalla sig.ra Delia Bert per i bei canti con' i quali ha a'rriochito il programma
pomeridiano e ringrazia ! trombettieri vaidesi di Villar Pellice, Pomaretto e Villar
Perosa, diretti a turno dai giovani Gioele
Gamier e Luciano Ribet. i quali in divisa,
camicia bianca con pantaloni o gonna neri, hanno bellamente accompagnato i canti delTassemblea.
avere una veste ufficiale perchè la chiesa
non è ancora proclamata^ autonoma-, ma
verranno certamente aocolli con gioia dalla Conferenza e ammessi con voce consultiva. Sono' eletti i fratelli Ghambon Aldo
e Costantino Dino.
Echi del Bazar; — Il comitato del Bazar rende noto che i seguenti premi sono
ancora da coneeignare:
50 - Grill Pierino - Pomaretto - servizio
bicchieri.
97 - scatola Kismi.
77 - Silvia - soprammobile.
3 - Arturo Long - servizio caffè.
67 - scopa per lavare.
60 ■ Arca - Ivrea - notes.
BIELLA-IVREA
La vigilia della dedicazione aveva avuto
luogo una agape del Concistoro provvisorio alla quale aveva partecipato il Moderatore. Il pranzo, offerto a tutti al Ristorante Riv dall’anziano Costantino Dino
era poi stato seguito da una breve seduta
nella quale, a volo d’uccello, erano siati
considerati i vari problemi della comunità. Squisite le portate, ottimo lo spirito,
tanto gradita la presenza del Moderatore,
cordiali i discorsi pronunziati al levar
delle mense.
Pentecoste. — Giorno di festa per la
comunità villarese. A fianco della Sacra
Mensa fan bella mostra di sè otto trombe
nuovissime portale in dono dalla Germania alla nuova comunità dal M.o Emilio
Slober, capo delle Fanfare Evangeliche
del Baden e dal suo figliuolo. Il culto di
Pentecoste insieme con la celebrazione del
dono dello Spirito Santo, verte sulla lode
di Dio che dello Spirito è l’opera fondamentale.
Nel corso del culto vien dato il benvenuto ai sei catecumeni di quarto anno telò ammessi alla Chiesa nel tempio di San
Germano Chisone nel quale hanno ultimato la loro istruzione catechetica.
Vien quindi celebrata per la prima volta nel tempio nuovo la Santa Cena e l’Assemblea vi partecipa in modo totale. Anche qui son presenti, attorno al M.o Stöber, i trombettieri di Villar Pellice, Villar Perosa e Pomaretto.
Domenica 9 giugno. — E’ convocata la
assemblea di chiesa per udire la lettura
della Relazione .Annua e per eleggere i
suoi delegati aiBa Conferenza Distrettuale.
Essi, naturalmente, non potranno ancora
A Biella sabato 18 maggio si è avuto il
secondo incontro dell’anno fra i giovani
di Biella e quelli di Ivrea: la conferenza
di Giorgio Rochat (« Quel che c’è di vivo
nella storia valdese ») ha fissato raltenzione di tutti per la modernità nella presentazione dei problemi che sorgono dalla
nostra lunga storia passala.
Al culto di Pentecoste, in cui si è celebrala la S- Cena, è stata confermata una
calecumena.
A Ivrea il 1° maggio sono venuti in gita
e in visita alla nostra Unione una quarantina di giovani di Pinerolo: una simpatica discussione al mattino (« Il significato di un gruppo giovanile evangelico in
una media città industriale ») a cui hanno
partecipato anche i giovani di Biella, una
escursione piuttosto difficoltosa a Croceserra e un placido tramonto in riva al La.
go S. Michele hanno reso viva e bella la
giornata.
Sempre a Ivrea abbiamo avuto la visita
gradita della comunità di S. Secondo, che
domenica 12 maggio ha partecipato compatta al nostro culto; e un forte gruppo
di ragazzi delle Scuole domenicali di Torino, in gita (li « chiusura ».
Al culto di Pentecoste, a Ivrea, abbiamo avuto la gioia di associare alla comunione della nostra chiesa alcuni adulti che
da tempo hanno deciso di fame parte;
dopo il culto la comunità ha festeggiato
il loro ingresso con un pranzo comunitario (ed è stata forse l’ultima manifestazione ecclesiastica tenuta nella sala di Via
Beriinatti); al pranzo ha fatto poi seguito
nna breve assemblea di chiesa per la discussione del rapporto annuo e la nomina
dei delegati.
A fine giugno riprenderanno, Dio volendo, i culti a Piedicavallo.
Come è lunga tradizione per la nostra Comunità, il Bazar annuo ha avuto
luogo, anche quest’anno, l’ultima domenica di Magigio. Il complesso lavoro di
preparazione si è svolto durante l’intera
^ttimana cominciando con la raccolta dei
doni e delle offerte nei tfuartieri organizzato dai Membri de] Concistoro con la collaborazione di diversi giovani; agli uni
^ agli altri il nostro ringraziamento.
Esprimiamo ipure la nostra riconoscenza
alla famiglia Maissel Francesco -che, nonostante le difficoltà di quest’anno, ha pienamente coUaborato per la preparazione dei
dolci. Come sempre un fedele grupipo di
collaboratori e collaboratrici ha curato la
preparazione ed il buon andamento dei
vari settori in cui si articola il nostro Bazar. Anche ad essi giunga il plauso e un
rinigraziamento isentiti. L’esito è stato ottimo: Pincasso, superiore a quello degli
anni precedenti, sarà devoluto per le riparazioni del tempio dei Chiotti.
Questo periodo di chiusura è anche
periodo di esami per gii alunni dei corsi
di ragione nelle scuole e per i catecumeni. I risultati sono stati in media soddirtacenti e nessuno dovrà riparare ad ottobre. Si sono parlicolarmente distinti: Lidia Davite e Valdo Ferrerò (Chiotti); Bru.
no Peyronel (Trussan); Elio Barus (L!n
sardo); Enrica e Renata F»'---------1 (Pian
Faetto); Va-Ido Genre Ber-t (Bovile). I migliori risultati per il caierliiamo sono
stati ,raggiunti da: Brano Peyronel (I an^), Franco Leger (Il anno), Odetta Poet
(III anno). Silvano Peyronel (IV anno).
La Scuola Domenicale è terminata
ran una riunione di tutte le sezioni ai
Chiotti, dedicata alle Stmole Domenicali
del Madagascar, per cui è stato inviata la
somma di L. 10.000. Ringraziamo i monitori: Sig. Pietro Maissel, Sig.ne Ines Barai
e Piera Gioì ohe hanno curato le sezioni
di Faetto e dei piccoli ai Chiotti.
— A. cura deirinisegnante Marta Baret
è (Stato organizzato a Roccia, la sera del
10' giugno, un inconijro di Mamme a cui
i bambini hanno offerto un simpatico programmino di recite e canti ed un mazzo
di fiori alpini.
Il 19 maggio è stalo amiministralo il
Battesimo a Enrico Rostaing di Guido e
Alma Beve! (Villaseoca Inf.). La famiglia
Enrico Clot (Diacono del Trussan) in occasione della celebrazione delle nozze
d’argento ha pure presntato al Battesimo
il nipotino Marco, il 2 giugno.
— Si sono uniti in matrimonio a Chiotti
Cesare Bertoochio (Albarea) e Elsa Mieol
(Olivieri) il 25 maiggio ed il saibatO’ seguente .nel tempio dì Ferrerò Carlo Peyronel (iPeyroneo) e Marisa Tosetti.
L’8 giugno si sono sposati a Chiotti Livio Peyronel Clrussan) e Reinata Peyronel
(Peyroneo). A tutti que'Sii sposi, -che si
trasferiiscono a Pomaretto e Perosa, giunga 1 augurio sincero della Comunità. Ringraziamo i icollaiboratori Sig. Raimondo
Genre ed il Sig. Gianni Jahier che hanno
-soistituito il pastore, assente per impegni
distrettuali, rispettivamente il giorno delrAscerasione e domenica 9 giugno.
L A'Sisemblea di Chiesa si è rinnil'a il 2
giugno per esaminare la relazione annua
presentata 'dal Couciistoro ed ele.ggere i
(lelegati alla Conferenza Distrettuale ed al
Sinodo: .sono stati inidioati per la Coni.
Disto, le Sig.ne Rachele Roetaiug e Liliana Vi'gliemo, per il Sinodo il Sig. Arturo
Massel e Carlo Griglio (.supplente).
L’Assemblea ha anche deciso di anticipare al mese di luglio la priima raccolta
delle contribuzioni per facilitarne l’invio
regolare e mensile alla Cassa Centrale.
Una piscina coperta e riscaldata (m.
13x6 ),_ un campo da tennis in cui si
può giocare tutto l’anno, un campo da
g’ioco in asfalto per la palla-canestro,
palla-volo e pattini a rotelle, un laghetto per il pattinaggio su ghiaccio,
sono _ queste le nuove instaUazioni
sportive già pronte per l’anno scolastico 1963-64 al
CONVITTO MASCHILE VALDESE
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Le rette, che comprendono l’uso degli impianti sportivi senza supplementi sono accessibili a tutti.
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Sono messe a concorso tre borse di
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ottimo rendimento scolastico.
Si accettano anche per le sole va.canze dal 1° luglio al 31 agosto ragazzi
dagli 8 ai 15 anni (Soggiorno minimo
20 giorni).
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vendo al Convitto Maschile Valdese
■ Torre Pellice ■ (Torino).
SUSA-COAZZE
Al Culto della « domenica della mani,
ma » anche gli alunni della Seuola dome,
nicale hanno avuto la parola per cantare e
per riìcitare poesie di circostanza.
Ringraziamo cordialmente il Pastore sig
S. Colucci, Direttore di Villa Olanda, ¿j
avere presieduto il Culto di Pentecoste g
Coazze mentre a quello di Susa tre cale,
eumeni erano ammessi in Chiesa, due con
la « confermazione » : Roselda Biancodoli.
no e Franco Businaro e una con il Batte,
simo: Anna Rostagno, circondati dalla Co.
munita quasi al completo con Fratelli ed
Amici venuti da fuori. Che il Signore he.
nedica quei giovani e li aiuti a mantenere
fedelmente le promesse fatteGU.
CAIVANO
Il 2 giugno la pìccola Comunità di Cai
vano ha vissuto una giornata di festa in oc.
iasione del matrimonio di uno dei «uoi
membri, il fratello Nicola Angelino. £’
stato il primo matrimo'iiio evangelico cele,
hrato in questa cittadina. L’avvenimento ha
attirato una folla di curiosi che non ha
potuto essere contenuta nel nostro locale
di culto.
AUa cerimonia era presente .anche una
numerosa rappresentanza della Chiesa Valdese di Mapoli. Il sindaco di Caivano, prò.
prielario del nostro locale di culto, ha vo.
luto cortesemente fare da testimone allo
speso ed ha inoltre messo a disposizione
l’ampio giardino della sua casa per il ricco
trattenimento offerto agli intervenuti.
Al fratello Angelino ed alla sua sposa
Margherita Cirillo i migliori auguri.
Direttore resp.; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
fin. ‘'iibalpina s.p.a. - Torre Pellice ITol
avvisi economki
IJ Conivit'to Valdese di Torre Pellice
cerca del personale:
1») Urna Siignora o Signorinia ohe si occu.
pi dei bamibini delle eleanentari.
2o) Una Signora o Signorina da impie.
gare in ciUioina. Amibiente sereno e aliiog*
gio confortevole.
Sicrivere al: Convitto Valdese di Torre
Pelliice (Torino).
La famiglia del compianto
Gociino Cesarci
porge un vivo ringraziamento ai Pastori Sigg. Genre e Peyrot ed a tutti
coloro ohe di presenza o con scritti
le furono vicini nella dolosa circostanza.
Prarostino, 25 maggio 1963
Lina, Alice ed Evira Poet, in nome i
anche di tutti i nipoti, della cognata
e dei_ parenti, ringraziano di cuore ,
quanti hanno voluto, in qualsiasi modo, dar loro una testimonianza di simpatia in occasione della dipartita della loro cara
Lidia Luigia Poet
adidormentatasi serenamente nel Signore, il 26 maggio 1963 all’età di 86
anni, a Traverse.
« Apri gli occhi miei ond’io contempli le meraviglie della tua
legge» (Salmo 119: 18)
Traverse di Ferrerò, 29 maggio 1963
La faimiglia della compianta
Codino Livia
in Romono
di anni 49
profondamente commossa per le numerose attestazioni di simpatia ricevute in occasione della dipartenza della sua cara, nelTimpossibilità di farlo personalmente, ringrazia quanti le
furono vicini nelTora del dolore.
San Secondo., 31 maggio 1963
La famiglia del compianto
Albino Fraschia
ringrazia quanti hanno dimostrato la
loro simpatia nell’ora del dolore, per
la dipartita del suo caro, avvenuta a
Johannesburg (Sud Africa), l’il aprile 1963. Un ringraziamento particolare al Pastore sig. Jahier ed ai siggUmberto e Elio Pellegrin per il loro
interessamento.
« Iddio ha dato. Iddio ha tolto;
sia benedetto il nome del Signore »
Lusema S. Giovanni, 31 maggio 1963
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
Malattie
orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l’Ospedale Valdese) tutti i lunedi
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti i venerdì dalle
13,30 alle 15.
a TORINO ( via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.
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