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Ei’QliotQca Valissò
(Torini)
TOnnS'PELLIC3
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per lè quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo...
Anno LXXXVII - Num. 1
Una copia L. 30
ABBONAMENTI
1 1000 per rintemoEco: L. | Eco e La Luce: L. ISOO per Tintemo ! Spedii, abb. pollale II Grappo I TORRE PELLICE 4 Gennaio
/ L. 1500 per Testerò j L. 2000 per Tenero j Cambio d’indirizio Lire 40.— | Ammin. Claudiana Torre PcUice - C.C J. 1-17557
Alba di un nuovo anno
Da pochi giorni abbiamo staccato
l'ultimo foglio del calendario e ci siamo affacciati ad un nuovo anno di
vita.
Non si può dire che il 1956 sia stato un anno di pace, anche se la nostra patria non è stata impegnata
in combattimenti, limitandosi a subire in modo più o meno forte i contraccolpi di avvenimenti che si sono
svolti sul piano assai più vasto dell’Europa e del mondo.
S’era cominciato con un senso di
distensione creato da una politica dì
convivenza relativamente pacifica tra
i due blocchi russo e americano, le
cui intenzioni, volere o no, hanno notevoli ripercussioni sulla vita interna di molti paesi. La formula della
« guerra fredda » sembrava ormai superata nel linguaggio diplomatico. Il
cosidetto « spirito di Ginevra », i frequenti contatti dei Capi del mondo
sovietico con altri Capi di governo,
un i indubbia evoluzione nel comunismo sovietico ed internazionale, sembravano favorire il processo di distensione auspicato da molti.
In reaità, il ffioco non era stato del
tutto spento. L’evoluzione sociale e
Taffrancamento dei popoli di colore
tanto nel Medio Oriente quanto nel
l’Africa Settentrionale creavano di
volta in volta situazioni di grave tensione e di lotta sanguinosa. In Alge
ria soprattutto, i combattimenti hanno continuato per mesi e mesi tra i
nazionaiisti e le truppe francesi. Trattandosi di un conflitto localizzato e
circoscritto nei confini di un popolo
di colore, l’opinione pubblica non se
n’é molto interessata, salvo in Francia dove il sangue dei francesi ed il
di naro della nazione erano direttamente in gioco. Ma non si può, alia
lunga, rimanere estranei a questi conflitti, indifferenti di fronte alla gravità di un problema i cui motivi ed
i cui effetti oltrepassano i confini dell'Algeria e coinvolgono la responsabilità di altri paesi, soprattutto di paesi che si dicono cristiani.
Poi, improvvisamente, per quanto
preparata da molto tempo è scoppiata la crisi di novembre che ha messo
in luce altri profondi e pericolosi motivi di contrasto. I nomi di Nasser, di
Eden, di Moilet, di Gomuika, di Radar, di Kruscev ed altri ancora sono
stati ripetutamente stampati sui giornali di tutto ii mondo ed è sembrato,
ad un certo momento, che le loro persone dovessero venire coinvolte in un
conflitto assai più vasto e tremendamente più grave di quello che ha colpito per pochi giorni l’Egitto e per
un periodo di tempo più lungo la nazione ungherese.
Nuovo sangue è stato sparso negli
ultimi due mesi del 1956, Non si può
provare orrore dinanzi al sangue degli ungheresi o dei francesi e rimanere indifferenti, peggio ancora sicuri
della nostra buona coscienza dinanzi
al sangue degli algerini, degli egiziani, dei ciprioti o degli israeliani. Si
tratta sempre di sangue umano, versato a causa di conflitti umani_ che
non si posson-j facilmente giustificare ricorrendo alle grandi, abusate parole di libertà, di diritto, di giustizia ;
perchè oggi, purtroppo, nel retroscena dei conflitti, accanto a legittime
rivendicazioni esistono potenti interessi economici e finanziari che si
cerca, in ogni modo, di difendere e,
se possibile, di allargare.
Si vous voulez déjouer le premier tour du diable et son secorui
tour du même coup, si vous tenez sérieusement à l'attraper, jt
vais vous dire où vous le trouverez le plus sûrement : dans le fauteuil où vous êtes assis!
Denis fie Rougemont
Santa Cena, prima di essere alloggiati in varie famiglie della comunità.
Il « leader » indiano Nehru è stato ricevuto da Eisenhower e tenta di compiere un’azione mediatrice tra i due
grandi blòcchi. Le organizzazioni della Croce Rossa stanno distribuendo a
Budapest, già da alcune settimane,
grandi quantità di viveri, di carbone,
di indumenti e di medicinali. E, dicono i giornali, nella capitale ungherese le chiese sono state affollate la
notte di Natale; anzi, la radio avreb
be anche trasmesso musiche religiose
natalizie.
La situazione politica internazionale, tuttavia, rimane turbata da non
poche difficoltà e da continui sospetti. Dopo l’intervallo del Natale e di
Capodanno, ci si addentrerà di nuovo neile spinose vie dei giudizi, dei
tentativi e dei contatti, in cerca di
nuove prospettive di pace.
Sarà un lavoro lungo e tutt’altro
che facile. Ci vorrà pazienza, buona
volontà, coraggio nel riconoscere le
proprie colpe. E da parte dei governanti cristiani ci vorrà anche l’animo del credente, illuminato dafia preghiera. E Dio voglia che nell’anno
1957 i popoli possano conoscere un
tempo di riavricinamento, di solidarietà e di pace.
Le Chiese cristiane, anziché lasciarsi trasportare da facili giudizi, dettati da interessi politici più che religiosi, hanno il dovere di intercedere in
preghiera davanti a Dio per i popoli
della terra, affinchè siano preservati
dalle loro follie e temano veramente
TEtemo.
Uno dei gravi pexicoli del nostro
tempi è che il cristiano, a causa degli eventi di cui è testimone, perda
di vista la sollecitudDie del suo ^nno
vamento interiore in Cristo e dimen
tichi che v’è, in realtà, nella tribolazione del mondo, la promessa della
pace di Cristo : sicura, profonda, consolatrice.
Ma un altro pericolo minaccia le
chiese: quello della ipocrisia religiosa che, nel nome di Dio, le affianca
ad una particolare visione politica, le
identifica con una particolare dottrina economica e sociale.
Nell’ora che volge, i cristiani e le
Chiese non possono fare altro che essere solidali con il mondo per attuare
nelle concrete e talvxdta sconcertanti realtà del mondo la politica del
Regno di Dio.
Invece di agitarsi e di giudicare dall’alto di unà falsa sicurezza, chiedano
a Dio di poter compiere in terra la
Sua volontà: in utàltà di spirito e
con cristiana perseveranza.
Ermanno Rostan
Le chant dans la nuit
On rapporte qu’un oiseleur avait coutume, lorsqu’il voulait faire
chanter un oiseau, de recouvrir sa cage d’un voile obscur.
— Ne chanterait-il pas mieux, lui dit un visiteur, si les rayons du
soleil pénétraient dans sa cage'^
— Non, répondit le connaisseur. Si la lumière du jour inonde sa cage,
l’oiseau est distrait, il n’écoute pas les mélodies que je lui siffle, et ainsi
il ne varie pas son répertoire. Meus lorsque je recouvre sa cage d’un voile
noir, il se recueille, écoute les .mélodies que je désire lui enseigner et cherche à les reproduire.
- Pourquoi, disons-nous parfois. Dieu nous fait-Il passer par l épreuve? Pourquoi ce chagrin, cette déception, cette souffrance? Pourquoi ce
deuil déchirant? Notre Père celeste qui connut toutes choses sait que
dans la prospérité, notre âme se dissipe et quelquefois s abaisse. Pour
réveiller notre conscience et faire vibrer en nous des sentiments plus purs
et plus élevés. Il doit parfois étendre sur notre vie le voile noir de l’épreuve et de l’affliction.
(L’Appel du Maître).
Aspetti soeialî della religione
Lo scopo precipuo della religione
consiste nel ricongiungere coscientemente gli uomini a Dio, mediante il
vincolo dello spirito. Ma questa aspirazione naturale della coscienza umana non può essere pienamente appagata se gli uomini che si dicono religiosi persistono a rimanere divisi ed
ostili gli uni verso gli altri.
Chi dice di amare il Padre celeste,
che « fa sorgere il suo sole sui buoni
e sui malvagi », non può al tempo
stesso disprezzare o magari odiare il
suo fratello umano che è l’oggetto
dell’amore divino. Come Dio non può
odiare se stesso nelle proprie creature, così l’uomo che dice di amare Dio
non può odiare quella parte di vita
divina che ha preso forma e corpo nel
suo prossimo, chiunque egli sia.
La lezione
del buon Samaritano
Malgrado le ansie, i timori, le sofferenze di molti in queste ultime settimane, il mondo ha .celebrato il Natale in pace. Una pace non molto si
cura, è vero, illuminata tuttavia da
una certa schiarita sull’orizzonte internazionale. Le truppe anglo-francesi hanno lasciato l’Egitto, diecine di
migliaia di profughi ungheresi sono
stati ospitati in altri paesi. Nella
chiesa protestante di Nancy in Francia, 85 ungheresi sono stati accolti
fraternamente durante un culto di
Questa grande verità, che costituisce il fondamento del genuino Evangelo del Regno di Dio, determina e
lumeggia tutti gli aspetti sociali della
vita religiosa. Purtroppo la maggior
parte dei cristiani benpensanti cercano di eludere praticamente questa
istanza della retta religione che credono di professare. E molti cedono alla
tentazione di imitare'il fariseo orante
nel santuario : « O Dio, ti ringrazio
ch’io non sono come gli altri uomini »!
10 e Dio... il prossimo è un’altra cosa.
Quando il piccolo « io », a ragione od
a torto, si ritiene al sicuro nei suoi
rapporti con la divina giustizia, il mondo umano non interessa più il pio ripetitore di formule religiose, se non
per stabilire un confronto lusinghiero
fra la propria pietà e la prevaricazione del « resto degli uomini ». Pensare
alla propria salvezza personale diventa allora un buon affare individuale,
in cui l’egoismo spirituale si esalta e
si affina per giudicare, condannare, disprezzare e ferire a morte gl infedeli
ed i malvagi, senza neppure domandarsi perchè sono diventati scettici ed
increduli, mondani e materialisti, poveri e disprezzati, violenti e rapaci,
paranoici o pazzi criminali.
Purtroppo, assai sj»sso, la religione
tradizionale, fatta di vuote credenze
più che di fede sincera ed intelligente,
di amore pronto al sacrificio, genera
11 pietismo rugiadoso o l’ipocrisia farisaica che si appaga di una falsa po
lizza contro gli eventuali incendi dell’aldilà. E’ quello che Gesù voleva dimostrare al dottqr legge che, per
metterlo alla prova, gli domandava:
« Maestro, che dovrò fare per ottenere la vita eterna? »... Amare Dio con
tutte le forze e le facoltà del cuore, dell’anima e della mente, e il prossimo
come se stesso... Sì, tutto questo, da
buon conoscitore della legge e della
tradizione, egli lo sapeva. Ma, come
per giustificarsi, lo scriba pone al Maestro il quesito allora tanto dibattuto
negli ambienti teologici : « E chi è il
uno prossimo? » La risposta, che la
sua mente di erudito non gli aveva saputo trovare, il suo cuore avrebbe potuto sicuramente suggerirla, se il suo
amore per Dio fosse stato puro. Eppure un modesto Samaritano, ignorante
ed eretico, gliela darà chiara e commovente col suo comportamento spontaneo. semplice e caritatevole, verso
uno sconosciuto caduto vittima dei
predoni, lungo una strada solitaria.
Egli dovrà ammettere tacitamente che
l’eretico, senza vantarsene, ha preceduto nel regno dei cieli il sacerdote ed
il levita, quei dignitosi rappresentanti
del giudaismo legale, per il quale i doveri sociali non avevano che poca importanza.
Nel pensiero del divin Maestro, la
salvezza personale si risolve in una
vana ipocrisia per colui che vive infagottato nel suo orgoglio spirituale,
senza curarsi del prossimo, salvo a
giudicarlo aspramente per i suoi difetti e,le sue cattive azioni. La religione che si preoccupa principalmente di
procurare per i suoi adepti dei falsi
passaporti per il cielo, non ha più nulla a che fare con l’ideale cristico del
Regno di Dio, espresso nell’invocazione: « Venga il tuo Regno... ».
gno di Dio. com'era creduto, applicato e vissuto nel secolo apostolico.
Queste assemblee di « fratelli in
Cristo » erano pure il crogiuolo dello
Spirito, in cui le anime si purificavano
e si fortificavano per il compimento
cotidiano dei loro doveri sociali. L’antica legge reale che dice; « Ama il tuo
prossimo come te stesso », non era ancora diventata con l’uso un semplice
recitativo liturgico, ma si tradúcela
praticamente nella vita in una solidarietà morale santificata nel sacrificio,
secondo la norma dettata dal Maestro: « Le cose che volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a
loro ». E la primitiva comunità di Gérusalemme ne aveva fatto l’esperienza
— buona nell’intenzione, ma forse
troppo ingenuamente applicata — organizzando la comunità dei beni. E la
gente intorno esclamava ammirata :
« Guardate come si amano »!
fatti che nutrono la curiosità morbosa
o rimescolano il fango putrefatto della corruzione, della miseria, della rapina, della truffa, del delitto orrendo;
ma non ci domandiamo fino a qual
punto noi siamo personalmente responsabili di questo disorientamento
morale, di queste ingiustizie sociali,
di questo marasma economico, di queste violenze, di questa guerra che serpeggia nel corpo dell’umanità, lacerandolo ed allontanandolo da quella
unità di vita, da quella collaborazione
fraterna che potrebbe preludere ad
una nuova forma di civiltà.
La nosira
responsabilità
Iflllaccblmento
del cristianesimo
Il carattere sociale
della Chiesa
Il primo aspetto sociale della religione si è sempre manifestato, in modi diversi, nel bisogno dei credenti di
una stessa fede di riunirsi per adorare
e pregare la Divinità comunque concepita. Nella tradizione cristiana, la
parola « chiesa », derivata da una voce
greca che significa « assemblea », vuole appunto esprimere il carattere eminentemente sociale del movimento religioso che scaturì dal Vangelo del Re
Qggi, il mondo che guarda le diverse organizzazioni ecclesiastiche sorte
dal movimento di vita cristiana del
primo secolo, non potrebbe più esclamare: Guardate come si amano quelli che si dicono cristiani! Perchè le ire
teologiche e gli allettamenti delle mondane ambizioni hanno fatalmente diviso quello che Paolo chiamava « il
corpo di Cristo », pregiudicando l’influenza sociale che la chiesa poteva
esercitare sulla vita dei popoli per
creare le avanguardie spirituali del regno della verità, della giustizia, dell’amore e della pace nel seno dell’umanità agitata.
E noi tutti siamo colpevoli, per la
nostra parte, di questo infiacchimento
del cristianesimo, che ritarda l’avvento di quel Regno divino nelle strutture sociali e politiche delle nazioni che
si vantano di possedere una civiltà ed
una cultura variamente permeate di
valori etici, maturati in un clima cristiano. Spesso ci lamentiamo dei mali
che tormentano gli uomini del nostro
tempo, e volentieri ne ricerchiamo i
motivi e le cause fuori della nostra vita, che pur tanto si svolge secondo gli
impulsi interiori di un malcelato egoismo. Ed aprendo il giornale del mattino. ci meravigliamo e ci scandalizziamo del numero impressionante dei
I grandi apostoli della verità, della
giustizia e della libertà hanno ben compreso che la condizione prima e necessaria per salire i gradini della scala
dei valori spirituali è la fratemizzazione delle anime, fratemizzazione
che non può essere ottenuta mediante
la recitazione di un credo nè solo attraverso l’insegnamento orale e scritto
di una dottrina religiosa, ma attraverso una azione individuale e collettiva
volta ad eliminare le cause morali e
materiali che ne fu'ecludono l’efficacia
sugli spiriti e le coscienze. Noi siamo
dunque responsabili dello stato del
mondo perchè, come i proiettili a razzo, i nostri pensieri e le nostre azioni,
buoni o cattivi, esercitano un’azione a
distanza attraverso le persone che formano il nostro particolare ambiente
sociale.
II Maestro diceva un giorno alle
turbe stupefatte che l’ascoltavano, dopo la guarigione di un indemoniato:
« Chi non raccoglie con me, disperde ». Raccogliere col Cristo vuol dire
ubbidire, senza falsi calcoli di interesse o di ambizione, alla divina legge
d’amore, che sola può compiere ogni
giustizia, riportando le disperse membra dell’umanità a quell’unità vitale ed
a quella armonia di opere che realizzano un aspetto del Regno di Dio sulla terra. « Car c’est bien à lui - dice il
poeta romanziere C. F. Ramuz - le
grand Jardin de Vunité, que nous aspirons, et sans le savoir, mais continuellement, de toutes nos forces: et il n’y
a pas de pleinitude dans la vie, là où
il n’y a pas d’unité ».
G. Francesco Pbyronel,
2
2 —
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l^’ECO DELU; YäUÄ VALDESI
4
J- V V
J -fìf ha credwo bene di sloggiarmi in
sulla malattia
Pensiamo innanzi tatto che la malattia sia un invito alla umiliazione.
Colui che si credeva forte, invulnerabile, eccolo ad un tratto incapace di
guadagnarsi il pane. Colui che voleva .mttomettere còse e persone al suo
interesse, eccolo altrettanto lamentevole e sprovvisto di Giobbe. Colui
che diceva; ” Appartengo a Dio,
credo in Lui, dunque la mia vita dev’essere felice ” eccolo a conoscere
quella sofferenza permanente di non
essere più come gli altri.
Sì, il malato è messo di forza dall’altro lato della barriera, con i deboli, gli inutili, gU infelici.E, in ciò,
è oggetto di una grazia particolare
poiché, vedete, meglio vai essere con
gli umiliati che con gli orgogliosi.
Perchè, allora, cerco sempre di ignorare queste cose e di riprendere il,
mio posto precedente dal quale Dio
modo eoM evidente?
• La malattia è ancora Un invito alla iìducia piena ed intiera. Ciò sembra paradossale, incredibile finche
dura la malattia; ma venga la liberazione ed allora ci si accorge che
tutto aveva un senso e che valeva
la pena di dire a Dio; ” Ho fiducia,
fai di me quello che vorrai ”. La
guarigione può venire, ma non si
esce dalie mani di Dio.
Quante cose ancora mi ha imparato questa lunga ed insistente malattia! A godere dei piccoli ’’nulla”
della vita come dei beni preziosi e
lari... quell’angolo di paesaggio avrei potuto non mai coru^cerlo...
quella conversazione sufficiente per
illuminare una giornata... quell’attimo di riposo senza dolore, più prezioso per me che una giornata di
benessere per gli altri.
La malattia mi ha insegnato la
solidarietà, mi ha insegnato ancora
che la gioia immensa e la sofferenza smisurata possono coincidere.......
una ex malata.
Helle Valli de! Pinerolese
Memorie di santi e' convertiti
Id questo articolo il prof. Augusto A. Hugou risponde ad uoa serie di articoli pubblicati da “L’Eco dei Ehisone,, in ijuesli uhioii mesi
La Parola della vita
« Santificatevi, poiché domani l’Eterno farà delle
meraviglie in mezzo a voi». (Giosuè 3: 5)
In questo principio d’anno nuovo nessuno sfugge al senso di aspettativa ansiosa di quel che sarà domani.
Quando la parola del nostro testo fu rivolta ai figlioli d’Israele, essi
pure erano in apprensione per il domani.
Stavano per entrare per una via per la quale non erano ancora mai
passati; dovevano affrontare le asperità di un cammino ignoto; dove
. vano risolvere un grave problema economico in quanto la provvidenziale manna che li aveva nutriti nel deserto non sarebbe più stata elargita; sapevano che dei nemici agguerriti avrebbero loro contrastato il
passo con estremo accanimento; conoscevano inoltre per esperienza la
debolezza della loro fede.
Giosuè non aveva molti clementi per fare delle previsioni ottimistiche, però aveva una grande fiducia nella promessa e nella potenza
Dio, ed era certo che una sola cosa fosse veramente necessaria ed
. indispensabile in quel momento, e cioè la consacrazione totale ed assoluta dei suoi uomini a Dio.
Di qui il suo ordine: «Santificatevi, poiché domani l’Eterno farà
delle meraviglie in mezzo a voi ».
Dinanzi alle nostre sollecitudini e perplessità per il domani, possiamo paragonare questa parola antica a quella che Gesù pronunciò più
tardi,; « Cercate prima il Re^o e la giustizia di Dio e tutte quéste cose
vi saranno sopraggiunte» (Matteo 6: 33).
Non è del cammino che ci sta dinanzi che dobbiamo preoccuparci,
nè delle circostanze che ci turbano e ci tengono in ansietà e trepidazione, poiché Dio può appianare il cammino e mutare le circostanze.
La nostra preoccupazione deve essere piuttosto circa il modo col quale
.procediamo ed affrontiamo ogni cosa.
Giosuè diceva; «Santificatevi!...» cioè consacratevi al Signore.
Gesù diceva : « Cercate prima il Regno e la giustizia di Dio I »
In fondo è la stessa cosa: si tratta cioè deH’orientamento della nostra vita. O vivere ripiegati su noi stessi e sui nostri interessi e sentirsi
perciò dipendenti unicamente dalle circostanze, o vivere in comunione
col Signore ed operare per Lui e in vista del Suo Regno e sentire cosi
che nella nostra debolezza si inserisce la Sua azione potente e miseri‘ cordiosa.
. i2
I tempi che attraversiamo sono duri e difficili, eppure noi siamo
fermamente convinti che « domani l’Eterno farebbe delle meraviglie in
mezzo a noi » se noi tutti volessimo impegnarci veramente e più com. pletamente per Lui, se volessimo consacrare il tempo che ci resta, non
a sprecare le nostre energie per cose vane, ma per rendere la nostra
testimonianza all’Evangelo di Gesù Cristo, il solo Signore della no,^tra
.vita e di tutto quello che per mezzo di Lui abbiamo.
In fondo il numero delle persone veramente impegnate nelle nostre Comunità è assai esiguo, eppure abbiamo veduto l’opera della nostra Chiesa assumere proporzioni più vaste, nuove Chiese sono state
costruite, altre sono in progettazione, nuovi gruppi continuano a formarsi -per l’opera dello Spirito Santo nei cuori, e non possiamo fare
a meno di pensare a quello che si manifesterebbe se l’impegno fosse,
come dovrebbe essere, di un maggior numero.
Quale meraviglioso operare dell’Eterno vedremmo nella nostra Na
zione nella quale tanto bisogno v’è della testimonianza dell’Evangelo !
E quale meraviglioso operare deirEterno vedremmo pure nella nostra
vita individuale, liberata finalmente dalle sollecitudini ansiose quanto
vane!
L’alba di questo nuovo anno ci trovi tutti pronti a consacrarci a
Lui con serenità e con gioia e con la ferma e fiduciosa aspettazione del
Sùo meraviglioso operare iri niezzo a circostanze che possono apparirci
avverse, ma delle quali Egli è sempre il dominatore. a. d.
Con questo titolo si è iniziata da
qualche tempo sxfft’Eco del Chisone
una serie di articoli, contenenti profili di Santi più o meno famosi, che
in qualche modo hanno avuto attinenza con la storia del Pinerolese, e
fatti o lettere di convertiti al cattolicesimo, anche questi più o meno
famosi, e sempre nella Diocesi di Pinerolo.
Lasceremo le biografie dei Santi
alle cure dell’Eco del Chisone (se
questa nostra epoca non conta molti santi, di rievocazioni però sono piene le stampe italiane: basta
dare un’occhiata agli elenchi delle
pubblicazioni italiane per rendersene copto), e ci ocÌBUperemo per un
momento dei « convertiti », in quanto essi, naturalmente, sono Valdesi,
ed è bene chiarire alcuni aspetti e
alcune cose che l’articolista dell’Eco
ha lasciato volontariamente o involontariamente nella penna, e su cui
è'bene che anche i nostri lettori siano informati.
Infatti, a leggere l’Eco, si direbbe che in lauto la storia valdese sia
stata una serie ininterrotta di conversioni, centinaia o addirittura migliaia alla volta, operate da ferventi missionari nei diversi secoli; tanto che rimane da domandarsi come
mai ci siano anepra al mondo dei
Valdesi, dopo con imponenti adesioni al cattolicesimo; e inoltre le
lettere di alcuni di quei convertiti
sono così piene di ¡profonda fede cattolica che ci si pittò legittimamente
domandare quali siano l’origine e la
causa di tanto entusiasmo.
Vediamo allora-di chiarire.
ConversioRi forzate
Il « cohibe inlrare » ' cioè « costringili ad entrare », per tanti secoli “praticato dalla Chiesa attraverso il braccio secolare, in una interpretazione del tutto particolare del
noto passo del Vangelo, si è esercitato come tutti sanno con particolare pressione sulla Chiesa Valdese:
le continue persecuzioni e vessazioni di cinque o seicento anni non sono ignote a nessuno, e lo dimostrano i lunghi elenchi di migliaia di
vìttime, dei roghi o della spada o
«Ielle carceri, che oggi pesano sulla
coscienza di molti e che tante volte,
ma invano, si vorrebbero negare.
IVJa accanto alle vittime delle crudeli persecuzioni c’erano, in occasione di ogni persecuzione, quelli
che per salvare la vita e sotto la minaccia di morte si lasciavano andare all’abiura: così nel 1655 in occasione delle Pasque Piemontesi, tutti quei Valdesi che non erano stali
uccisi o imprigionati o che non erano scampati in Francia, si « convertirono » molto rapidamente per non
mórire di fame o di ferro; e cosi nel
1686, dopo aver perso migliaia del
loro congiunti nei combattimenti o
nelle 14 carceri del Piemonte ove giacevano a languire, circa un migliaio
di essi si decisero all’abiura e furono confinati .nel Vercellese. Senoncliè, è quasi inutile avvertirlo, tali
'« conversioni » erano un semplice
sotterfugio, una cosa del tutto provvisoria, e a più riprese fu avvertita
la necessità di non prestar loro alcuna fiducia. Infatti sia nel 1655 che
nel 1686, di tutti i « convertiti »' non
rimase traccia alcuna! Tutti erano
ridiventati Valdesi; anzi, cattolici
non lo erano mai stati, se non di nome.
Su tali « conversioni » non molto
gloriose invero, l’Eco del Chisone
non «i è finora soffermato, e « pour
cause »: vediamone allora alcune altre.
Conversioni rubate
Così possono e.ssere legittimamente definite le conversioni dei minorenni, che fino al 1848 furono operate con gesuitica raffinatezza alle
Valli: che, parlando di minorenni,
noi pensiamo all’età per lo meno
della ragione. Ma non così l’art. 15
delle patenti di grazia del 18 agosto
1655, che stabilivano che i maschi
a 12 anni e le femmine a 10 anni,
se Valdesi, .potevano legittimamente convertirsi al Cattolicesimo, nè a
■\ rebbero potuto i loro genitori in
alcun modo reclamare.
Non v’è chi non veda la ignobile bassezza di simile misura in
vigore, ripeto, fino al 1848, e in base alla quale si possono documentare (e gli archivi hanno materiale
abbondante in proposito) una serie
continua di rapimenti veri e proprii
di b,ainbini valdesi, adescati dai preti locali, o addirittura rubati alla famiglia con un pretesto qualsiasi, e
poi portati all’infame ospizio dei
Catecumeni di Pinerolo, continuazione dell’albergo di Virtù di Torino : infame, perchè ad esso potevano ben battere i genitori desolati a
reclamare le loro creature, perchè
la legge era dalla parte dell’oppressore. Sicché ancora nel 1838, il prefetto di Pinerolo, supplicato dai parenti di far restituire una bimba di
11 anni rapita e portata all’Ospizio,
rispondeva molto burocraticamente
c( che essendo ella di 11 anni, vi era
legittimamente e non si poteva far
luogo alla domanda ». Salvo poi ancora a prendersi gioco dello strazio
dei padri e delle madri, ed obbligarli a pagare anche la pensione dei figli rapiti, come successe al geometra Enrico Amaud di Torre Pellice,
il quale fu costretto a pagare una
retta di 300 lire all’anno per la figlia
condotta all’ospizio dei Catecumeni.
Ed è perciò che leggendo nell’Eco
del Chisone che Margherita Pastre
« fin dalla più tenera età concepì il
desiderio di diventare cattolica » (n.
dell’8 sett. u. s.), ci domandiamo
con stupore ed orrore che cosa voglia significare, quel « fin dalla più
tenera età »: o l’articolista è ancora
fermo nel tempo e nello spirito a
duecento anni fa, o è cosi persuaso
della bontà della sua causa da non
accorgersi di dire delle cose assai
controproducenti !
E’ logico che dall’ambiente dei
Catecumeni, educati a disonorare
l’oii solo la religione in cui ancora
non erano stati educati e i loro genitori con altrettanta calcolata e fredda ispirazione, i fanciulli valdesi,
giunti all’età della ragione e pieni
di belle proines.se, scrissero anche ai
loro cari quelle lettere che ora l’Eco
del Chisone va sbandierando come
( sempi di fede, di carità e di sentite conversione; senza neppure voler
j.-ensare olle esse siano state dettate
ai ragazzi, esse sono semplicemente
ripugnanti quando si pensa al modo
con cui furono ottenute, come ripugnante era lo scopo per cui es«e erano scritte.
Conversioni comperate
Fin dai tempi della seconda Madama Reale (1678) e anche prima si
ebbe ricorso ai sonanti scudi e alrallettamento dei beni terreni per
sottrarre i Valdesi alla loro fede: e
parecchi purtroppo furono vittime
o della miseria e dei debiti in cui
si trovavano o dell’ingordigia di de
naro, vendendo l’anima e carican
dosi la coscienza di amari rimorsi
In quel tempo infatti alle fanciulle
valdesi che si convertissero era assi
curata la cosidetta dote di Madama
Reale, consistente generalmente in
duecento scudi, e di cui beneficiarono alcune ragazze della Val Pelli
ee, come quelle della Val Germanasca potevano godere del cosidetto
Monte Domenicale di Ferrerò.
Così, sempre in quegli ami, il go
vernatore delle Valli Badai, residentse a Luserna, scriveva lettere pressanti, chiedendo denaro e denaro,
perchè con quello si poteva, secon,do lui, « (imperar le conversioni ».
Di simile sistema fu vittima anche
i! disgraziato pastore valdese Matteo
Danna, autóre poi di alcuni trattati
apologetici suFa Chiesa Cattolica, e
su cui pure s’è fermata l’attenzione
del giornale pinerolese. Sul pastore
Danna e suRa sua debolezza bisogna
però ricordare quanto scriveva un
anonimo al Ntmzio di Torino: « Sta
per farsi un acquisto importantiss'mo nella persona d’uno dei principali ministri delle Valli che ha ricevuto qualche raggiò di luce, ma^ come l’interesse humano gli opptimc,
lo spirito che non può aprir intieramente gli occhi alla vera cognitione
se non viene indennizzato per le perdite del corpo, per il che ci vale almeno uno stabile di cinquanta dop
pie di reddito, che sarà posto a santa usura poiché trarrà seco molto. Il
liberar i cattolici dalle taglie é una
delle prime conditioni della conversione... » (Nelle Valli per legge sovrana e fino ai tempi moderni, i cattolici furono sempre esentati di un
terzo di tutte le imposte nei confronti dei Valdesi) «... n’é ridotta
n questo sol punto la difficoltà, nella preteiitione d’un reddito certo di
cinquanta doppie annue, ch’importa una somma notabile. E di simil
sorta di persone se n’ha notitia ve
ne siano alcune altre, che coltivano
qualche buon pensiero di venire (dla nostra fede, e (he richiedono •'
medesimi mezzi ».
Come .si vede, si trattava proprio
di contratti in piena regola, e crediamo che le parole di cui sopra valgano almeno quanto tutte le lettere dei
convertiti e le apologie del pastore
Danna. TI quale s’ebbe una pensione annua di 200 scudi d’oro (ma la
potè godere due anni soltanto, perchè la morte gixmse presto) e la sua
moglie Caterina Bourcet, ebbe molti
regali da Madama Reale: i figli invece vennero messi al Collegio dei
nobili di Torino, con 2000 scudi di
rendita; « et beaucoup d’autres choses qu’il seroit trop long de raconier » dicono le « Listes des Nouveniix Convertis ».
^ ^ ^
Non sappiamo se queste cose sia
no note, all’articolista già citato e ai
lettori del suo giornale : in caso pe
rò si volessero chiarimenti maggiori
siamo .sempre a disposizione... Im
maginiamo che essi non diano mag
gior frutto di uno degli ultimi boi
lettini della Società di Studi Valde
si, che fu inviato a quel giornale per
recensione: in esso si leggeva la narrazione delle Pasque Piemontesi per
mano del loro .stesso autore, marche.se di Pianezza, e si poteva notare
che la sua versione dei fatti non era
tanto concorde con quella dell’Eco
del Chisone. Pensiamo che la lettura sia stata .senza frutto, poiché ancora recentemente il giornale, parlando di quei fatti, non aveva cambiato opinione. « Errare humanum
est »... con quel che segue!
IN DIFESA DELLA VERITÀ' EVANGELICA
I Protestanti in Italia sono una minoranza. Per la conoscenza delle ragioni della loro fede e per la discussione religiosa si procurino i
seguenti volumetti:
Gon Orlato o con il Vaticano
di A. ALESSIO.....................L. 80
I Protostantli spiegazioni e difeso
di E. COMBA.......................L. 60
La famiglia di Gesù
di U. GIAMPIC(X)LI................L. 60
Plstro a Roma
di G. MIEGGE......................L. 70
Ma II Vangelo non dice cosi
di R. NISBET......................L; 200
Edizioni Claudiana - Torre Pellice
3
LTCX) DEIXE VALU VALDESI
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SINODI VALDESI
e Scuola Latina
ms. '
Il tempio dì S. Secondo
Le fotografie del progetto del tfempio di San Secondo di Pinerolo.^apparse nel numero di Natale dell’« Eco
delle Valli Valdesi», avranno suscitato impressioni e pareri diversi. La
qual cosa era da prevedersi, poiché
in fatto di gusto artistico e di apprezzamenti in merito ad un edificio
di culto, la varietà dei giudizi è ampia ed inevitabile. Essa, d’altra parte,
si è manifestata anche in seno alla
Commissione che ha giudicato e scelto il progetto.
Pensiamo che sia utile ed interessante pubblicare un estratto della
relazione, redatta dagli architetti
vincitori del concorso, ed allegata al
progetto del tempio. Essa aiuterà for^
se a comprendere da quali criteri essi
siano stati mossi nel progettare lin
tempio Valdese per il centro di San
Secondo. Si tenga comunque presente il fatto che il progetto pubblicato
non è quello definitivo. Alcune modifiche erano già state proposte dalla
Commissione e gli architetti se ne
stanno interessando. In mancanza di
alcuni « clichés » che riproducessero
l’edificio come dovrà essere, abbiamo
resi noti quelli che avevamo ed oggi
ancora pubblichiamo una veduta generale del luogo di culto, facendo perù le seguenti osservazioni: la parte
inferiore della facciata sarà tutta in
pietra di Luserna, la parte superiore
in mattone senza la striscia bianca,
l’edificio laterale a destra di chi guarda non è compreso per ora nella co;;
struzione, l’abside deve considerarsi
più ristretto, la scala d’accesso potrà
anche essere spostata più indietro,
all’incrocio delle tre strade provenienti dal centro di S. Secondo, dalla
Lombarda e da Bricherasio. Sul davanti potranno anche essere costruite delle colonne così da costituire un
portico.
Il nostro augurio è che il tempio
sorga bello, sobrio, lineare, adatto all’ambiente; e, come già lo abbiamo
detto, che in esso ci sia veramente la
chiesa, comunità di credenti, di fratelli e di fedeli, nel nome di Cristo.
Stralcio della relazione
allegata al pregatto
Premesso che la liturgia ordinariamente seguita nelle chiese valdesi è quella — detta di Ginevra •— propria di tutte le comunità riformate,
si può affermare che non esiste attualmente alcuna rigida traduzione
architetturale di tale liturgia, e che
ci si è sempre fin qui limitati a ricavare entro quelle forme che pare
vano volta a volta più degne a seconda del gusto personale e contemporaneo, un ambiente che risponde 3se alle necessità funzionali del culto...
Infatti molte chiese alle Valli sono
state fatte, restaurate o rifatte nella
metà deH’800, e perciò hanno un preciso riferimento al gusto imperante
di allora e cioè al « neoclassico ». A
dire il vero un neoclassico molto
semplice, rifuggente le complicate
decorazioni ed i capricci degli archi
tetti. Di solito restaurando le vecchie
chiese, ci si limitò a scandire le fse
date ed i pilastri con delle paraste,
ed a mascherare la struttura lignea
dotando il fronte di un neoclassico
timpano.
Quindi volendo rintracciare nei
templi valdesi alcuni elementi costanti da assumere come fondamenti del
lo spirito valdese, la ricerca non sarà
facile ed occorrerà, se vogliamo arrivare a qualche risultato concreto, limitarsi a cercare i più antichi (e più
puri) edifici delle Valli. Ma, se si conduce l’analisi sul piano formale, a ben
poco approderemo salvo al rilevamen
to di un vago (cattivo) gusto neoclassico. Eppure certi locali soddisfano le
esigenze dei fedeli e dei ministri di
culto. Per vedere le ragioni di questj
occorre analizzare non la forma, ma
la proporzione, le dimensioni e la scala umana, lo spazio interno di questi
templi.
Se procediamo in questa analisi
spaziale, metodo che è al centro della
critica architettonica contemporanea,
cioè partiamo dal NEGATiVO, dal
vuoto dell’ambiente anziché dalle pa
reti che lo determinano, ci accorgiamo dell’esistenza di alcune costanti
tipicamente valdesi, che differenziano
i templi delle valli da ogni altra chiesa italiana.
Prendiamo il CIABAS, che riassu
me in sè più spiccatamente tali costanti, che si ritrovano anche nei
templi di Praly, Massello, Coppieri,
ecc.
La spazio del Ciabas non è uno spazio a dominante verticale (gotico, mistico). In quest’ultimo le sensazioni
che. predominano sono la grande altezza ed il grande allungamento delle
navate; nel Ciabas invece la dominante è la sensazione di raccoglimento dovuta alla larghezza e all’aoDassamento della navata. Non si ha 1 impressione della chiesa gotica (casa
dell uomo, misticamente rivolta veiso
Dio), bensì quella di una casa di uomini, con Dio disceso in mezzo a loro,
cioè una sensazione dello stesso carattere dello stile proto-romanico (SS.
Apostoli a Firenze), in cui la profonaa religiosità non era di natura mistica ma dichiaratamente umana. Cniese semplicissime in cui lo « stile » non
è dato da una somma di elementi decorativi, ma precisamente dal senso
spaziale generale.
Il Ciabas accentua ancora maggiormente questo senso « romanico » allargando la proporzione trasversale
del tempio. Per cui la comunità non e
più spettatrice di una cerimonia che
si svolge in uno spazio ben delimitato, ma congloba in sè lo spazio sacro
e quello comunitario, in un tutto indivisibile.
E' la chiesa-aula, la chiesa-casa.
D’altra parte è la forma più semplice,
la meno costosa, più facilmente riscaldabile; forma che si avvicina al
quadrato, con una altezza inferiore
alle dimensioni in pianta, nata da
semplici esigenze funzionali e non da
gusto o volontà esterna.
Evidentemente non si conosce un
architetto del Ciabas, come non si conoscono gli autori di tante e tante
chiese romaniche. Evidentemente noi
costruttori d’oggigiorno non possiamo
ripetere pedissequamente le forme del
Ciabas : sarebbe un altro sbaglio equivalente a quello di imitare le cattedrali gotiche. Dovremmo invece in
forme moderne cercare di tradurre lo
spirito di questo spazio interno tipico
delle valli valdesi.
* ♦ *
San Secondo non è un paese con
caratteristiche dominanti come certi
paesi più montani. Essendo al limile
della montagna con la pianura il suo
carattere architettonico è multiforme,
con costruzioni in mattoni a vista, in
pietra a vista e intonacate.
Quindi per la struttura portante del
tempio, ci si trova di fronte a du3
possibili soluzioni ambientali:
LA COSTRUZIONE PREVALENTEMENTE IN PIETRA, come indice della montagna che discende
e si arresta; simbolo concreto
della solidità Valdese che raggiunge il paese. __
LA COSTRUZIONE IN MATTONI,
ambientata e armonizzata con i
circostanti edifici, che riassume
in sè e di cui porta l’espressione
in direzione del diverso ambiente
montano.
Abbiamo rifiutato la soluzione prevalentemente con superfici intonaca
te poiché crediamo nell’espressione
sincera dei materiali da cui direttamente discende una notevole economia di manutenzione.
Per le stwtture di copertura occorre osservare come San Secondo sia
un paese le cui costruzioni hanno coperture prevalentemente lignee. La
caratteristica dominante del paese è
la grande -tettoia della piazza, con
una bellissima capriata in legno.
Abbiamo quindi adottato una struttura lignea che, oltre ai vantai ambientali, ci si presenta idonea a co
prire il nostro tempio proprio per
Quelle caratteritiche riassunte nel
Ciabas, che vorremmo mantenere come .sensazione interna.
Vogliamo infine accennare ad un
altro elemento speciale che riteniamo funzionale ed espressivo, almeno
in un edificio parrocchiale e paesano,
e cioè il campanile, presente infatti
in quasi tutti i templi delle Valli.
Esso viene a costituire un legame
fra la comunità sparsa ed il suo Ivo
go di raccolta, e formalmente completa l’edificio con un richiamo dal
ralto.
Per queste ragioni invece di realizzarlo con un corpo di fabbrica di
staccato o aggiunto (fra l’altro costo
so), si pensa che debba essere piuttosto lo stesso corpo del tempio a
formare in certa sua parte tale elemento, concludendosi in esso, e
proiettandosi per esso all’estemo.
II.
Intanto nel 1735, in Olanda si era
costituito quel benemerito « Comitato vallone » che sarà, per più di un
secolo una vera provvidenza per le
nostre Valli, specialmente nel campo
della istruzione. Tale comitato, nella
sua prima seduta del 9 sett. 1735, deliberava infatti alla unanimità che le
somme messe a sua disposizione da
quei generosi nostri correligionari dovevano essere devolute, preferibilmente ad ogni altro scopo, « à l’entretien
des régents et des maîtres d’école dans
les Vallées ».
In pratica la liberalità olandese si
esplicherà in tanti altri modi e per tanti altri scopi: ma il primo e più impellente rimarrà, fin dall’origine, quello della istruzione.
Nel 1736 viene ribadita dal nuovo
Sinodo la deliberazione di due anni
prima : il maestro di scuola dovrà tornare alla Torre quando avrà finito i
suoi tre anni nella vai Perosa ed avrà
un alloggio conveniente, a spese delle
Valli. Ma nel Sinodo del 1739, non si
sa perchè, l’assemblea decide a grande maggioranza di sospendere fino a
nuovo ordine il « Régent général »
dalle sue funzioni.
E’ anche probabile che tale carena
di maestri si sia protratta per tutto il
decennio successivo (periodo della
guerra di successione d’Austria): poiché nel Sinodo del 1750 l’assemblea
sinodale, « sentant la nécessité absolue
d’avoir un régent d’Ecole latine, a
chargé MM. de la Table d’en chercher un ».
E si dovette trovare senza indugio
il maestro, perchè una deliberazione
del Sinodo del 1752 concede nuovamente per tre anni, con inizio dal 1"
aprile 1753, alle valli di Perosa e di
S. Martino il maestro della Scuola latina, che doveva aver compiuto il suo
triennio in quella di Luserna. E’ probabile anche che il maestro in questione fosse Pietro Goanta il quale,
nel Sinodo di S. Germano del novembre 1757, dà le sue dimissioni da maestro della Scuola latina, che vengono
accettate.
Dieci anni dopo, nel 1767, una importante decisione è presa dal Comitato vallone, per prevenire la mancanza di pastori alle Valli: decide cioè
di stabilire alle Valli un rettore per insegnarvi « les humanités » e di fonda
Per la nostra^ biblioteca
Nelle edizioni delie Case svizzere vi consigliamo di scegliere queste
opere di recente pubblicazione:
W. CORSWANT: DICTIONNAIRE D’ARCHEOLOGIE BIBLIQUE Editions Delachaux et Niestlè - Neuchâtel - fr. sv. 2030.
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religioso che oggi è conosciuto sotto il nome di « Esercito della salvezza ».
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re pertanto una Scuola latina sotto la
sorveglianza del Comitato stesso. Le
conseguenze di tale decisione si fecero subito sentire: Tanno successivo
infatti, deliberazioni molto importanti
vennero prese nel campo scolastico dal
Sinodo di quell’anno, che si occupò
esaurientemente, sia delle scuole elementari, in un lungo art. comprendente 7 commi, sia della Scuola generale
o latina (art. 3). Siccome quest’ultima
era stata interrotta (non sappiamo da
quanto tempo), l’assemblea la vuole
assolutamente ristabilire ed incarica
gli ufficiali della Tavola a scegliere
con molta oculatezza il maestro: tenendo gran conto sia delle sue qualità
morali che delle sue capacità tecniche,
ma aggiungendo che il suo stipendio
non deve eccedere le 300 lire.
La Scuola dovrà essere aperta per
10 mesi e vi sarà insegnata la lingua
latina e i princìpi della greca. Per esservi ammessi gli alunni dovranno
avere compiuti i 10 anni, saper leggere perfettamente e scrivere almeno in
maniera leggibile.
Si accederà alla scuola mediante un
esame di ammissione, dal quale risultino le capacità fisiche ed intellettuali
dell’alunno, le quali siano una garanzia per Tawenire.
Onde evitare qualsivoglia sosi^tto
di parzialità, i candidati provenienti
dalla valle di Luserna dovranno essere esaminati da pastori delle altre due
valli, mentre quelli provenienti da
queste due valli saranno esaminati da
pastori della vai Luserna.
Per maggiore garanzia d’imparzialità, non potranno procedere a detti
esami di ammissione, nè intervenirvi,
persone che siano parenti fra di loro,
come a dire padre e figlio, suocero e
genero, zio e nipote, fratelli e cugini
germani, cognati e padrini.
Per quanto poi si riferisce ai giorni
in cui dovrà essere impartito l’insegnamento dal Maestro generale, le ore
di lezioni giornaliere, gli autori che
egli dovrà far leggere e spiegare quando gli alunni avranno fatto la grammatica ed alle altre disposizioni di
tale natura, esse sono lasciate alla discrezione degli ufficiali della Tavola
in via provvisoria: al prossimo Sinodo essi dovraimo presentare una relazione su quanto essi avranno deciso
di fare su questi diversi punti.
La Tavola si occupò dell’argomento e nel Sinodo del 1770 venne mearicato il pastore Brez di reggere la Scuola latina e di portarsi, all’inizio del
1771 a Pomaretto e di rimanervi per
tre anni, dopo i quali, la scuola fu trasferita in vai Luserna, a Santa Margherita, per gli anni 1774-75-76.
n Sinodo del 1777 decise di trasferirla per il triennio ’78-80 a Pomaretto, senza pregiudizio per la valle di
S. Martino, alla quale spetterebbe, ma
che non potè accoglierla per mancanza di locali adatti.
Nello stesso Sinodo però l’assemblea ritorna sull’argomento e decide
di affidare la Scuola latina, per 6 anni
consecutivi e nella sua propria abitazione, al pastore Davide Combe che
era rimasto senza chiesa, dato che i
suoi parrocchiani avevano rinnovato
in modo energico le lamentele di tutta
la chiesa della Torre. Sì che il Sinodo
era stato costretto a dichiarare vacante quella Chiesa ed aveva così dovuto
dare una occupazione al sig. Combe.
(continua)
T. G. PoNS.
Cosi diceva il quacchero
William Perni (1682-1775)
Non sono un’opinione o una teoria... nè l’assenso ad articoli di fede
o a proposizioni, la loro accettazione
per quanto espressa in termini pe^
fetti, che fanno di un uomo un vero
credente o un vero cristiano; ma è la
conformità del pensiero e della pratica con la volontà di Dio, in tutta la
santità della condotta, in accordo col
precetti del principio divino della luce e della vita nell’anima quella che
indica che uno è veramente figlio di
Dio.
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
v"-t- l.-.~ Í-
Jki 2 OEIfM A ita\t9B 7
di Preghiera
• Sono ormai centoundici anni consecutivi, senza interruzione, che
cristiani di ogni parte del mondo dedicano la prima settimana di gennaio alla intercessione, dietro jnvito dell’Alleanza Evangelica Mondiale.
Anche per il 1957 l’Alleanza invita i credenti di ogni paese a rinnovare le loro preghiere invocando l’amore di Dio e la sua pace per
l'umanità, secondo il seguente programma di meditazione;
Lunedi, 7 Gennaio
IL CRISTIANO E DIO
Letture Bibliche :
Gìov. 14: 6-13; 17; 1-3; T Giov. 4: 9-19.
Meditazione
La rivelazione suprema di Dio si manifesta nella Persona del Suo
Figliuolo Gesù Cristo, nostro Signore.
Dio mostra l’amor Suo verso di noi in quanto che, mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Il nostro primo dovere è di
amare Dio per sè stesso (Matteo 22: 37, 38), perchè Egli ci ha amati
i: primo (I Giov. 4: 19) e di adorarlo in spirito e verità (Giov. 4: 21-24):
Martedì, 8 Gennaio
IL CRISTIANO E IL SIGNOR GESÙ’ CRISTO
Letture Bibliche :
Luca 9: 18-35; Filippesi 2: 5-11.
Meditazione
Per salvare i peccatori, il Figlio di Dio sopportò la Croce (Colossesi 1: 18). Noi predichiamo Cristo, crocifisso (1 Corinzi 1: 23). I Cristiani sono chiamati non solo a credere in Lui, ma anche a soffrire
per Lui (Filippesi 1: 29).
Mercoledì, 9 Gennaio
IL CRISTIANO E LA CHIESA
Letture Bibliche:
Giovanni 17: 9-26; Efesini 4; 1-16.
Meditazione
La Chiesa è il Corpo di Cristo, il mezzo attraverso il quale Egli si
manifesta al mondo. Ogni credente in Cristo è membro del Suo Corpo,
partecipe delia Sua natura. Ogni giuntura del Corpo è un canale di
rifornimento per il quale tutta la Chiesa cresce.
Il mondo non ha bisogno soltanto della testimonianza personale
dell’individuo, ma anche della testimonianza unita di tutta la Chiesa.
Giovedì, 10 Gennaio
IL CRISTIANO E LA FAMIGLIA
Letture Bibliche:
Marco 10: 6-9; Efesini 5: 22 - 6: 4.
Meditazione
La famiglia è una unità voluta da Dio.
La forza o la debolezza di una nazione dipendono daila sua vita
di famigiia. La famiglia cristiana è quella i cui membri tutti hanno
sottomesso la propria vita a Cristo. Il matrimonio è ordinato da Dio
per essere una comunione di tutta la vita di due Cristiani, poiché non
vi può essere una armonia fondamentale fra un Cristiano ed un noncredente.
Venerdì, 11 Gennaio
IL CRISTIANO E GLI AFFARI
Letture Bibliche :
Atti 18: 1-3; 20: 33-35; Efesini 4; 28; II Tess. 3: 7-12.
Meditazione
Un uomo d’affari cristiano dovrebbe essere conosciuto come un
uomo sincero, leale, onesto.
La pietà con animo contento è un gran guadagno, ma non deve
essere seguita soltanto per il guadagno.
L’amore deve caratterizzare tutti i nostri affari e il Cristiano non
deve partecipare a nessun affare che distrugga il benessere fisico, mentale, morale o spirituale degli altri.
Sabato, 12 Gennaio
IL CRISTIANO E IL MONDO
Letture Bibliche :
Matteo 5: 13-16; 28: 18-20; Romani 13: 1-10.
Meditazione
Il Cristiano è un buon cittadino. Le sue relazioni con le autorità
civili sono sottolineate in Romani 13: 1-7 e in I Pietro 2: 13-17.
I Cristiani sono il sale della terra e la luce del mondo. La chiave
per mantenere buone relazioni coi nostri simili è l’amore vero che sa
dimenticare sè stesso. Tale amore è l’adempimento della legge.
Celebrazioni centenarie .a Villar Pellice
LA CAPPELLA ^EL CIARMIS
Domenica sera 11 novembre, abbiamo celebrato il 4o centenario della
cappella del Ciarmis.
E’ stata una celebrazione molto
semplice, ostacolata dalla serata buia è piovosa, ma colóro che hanno
avuto il. coraggio di spingersi fino al
Ciarmis, ne sono stati ampiamente
ricompensati dalla calda accoglienza delle famiglie del quartiere e da
una simpatica atmosfera di fraternità.
Sul piccolo piazzale ben illuminato,
l’esterno della cappella era decorato
con bandiere tricolori e Tintemo, ringiovanito con una tinta rosa pastello e allietato da fiori e ghirlande con
belle tendine alie finestre, presentava un aspetto veramente suggestivo.
Le famiglie del quartiere erano ac
corse numerose è sui loro volti si
leggeva la gioia per questa celebrazione della loro càppella che ha sfidato i secoli e che considerano un
patrimonio sacro di cui sono fieri.
Sono stati i giovani deli’Unione a
pulirla e ad abbelirla e il Pastore ha
espresso loro la riconoscenza della
Chiesa per questo atto d’amore.
La cerimonia è stata presieduta
con distinzione dal nostro fratello
Paolo Geymet, presidente dell’Unio
ne, il quale ha espresso la sua gioia
e la sua riconoscenza al Signore per
questa celebrazione.
Quindi ha letto il Salmo 103 e dopo la preghiera e il canto di un inno,
ha dato la parola al Pastore il quale,
con un appassionato discorso, ha esortato l’assemblea a mantenersi fedele come lo sono stati i nostri padri
malgrado secoli di persecuzioni.
Dopo il canto di « Forte Rocca »
il vice-presidente dell’Unione Luigi
Fontana, ha fatto un’interessante
rievocazione storica della cappella
di cui diamo a parte alcuni brani
perchè è bene che tutti conoscano le
vicende or liete or tristi di questo
nostro monumento.
Per ultimo ha preso la parola il
rag. Bruno Mathieu presidente dei
concentramenti ii quale ha espresso
le felicitazioni di tutte le Unioni villaresi e ha dato notizia di. un con
vegno per responsabili tenutosi ad
Agape dal quale era appunto di. ritorno. !
Dopo alcune comunicazioni concernenti la gioventù si è conclusa la
prima parte della serata con un a'tro canto e con la preghiera.
Quindi gli unionisti del Ciarmis
hanno pregato i presenti di disporsi
ai tavoli che erano tutt’intomo e
hanno servito loro un eccellente tè
ben guernito e condito con molli
sorrisi e gentiiezze.
Così la serata si è conclusa in una
simpatica atmosfera di famiglia e
tutti sono stati lieti di fraternizzare
insieme.
Noi chiediamo ora al Signore di
vegliare su questa veneranda cappe’la, come lo ha fatto in passato, e di
benedire tutte le attività che in essa
si terrano affinchè sia sempre, veramente, il cuore di questo quartiere,
un cuore vivente dal quale irradino
tanta fede e tanto amore.
VOCE DELLE COMUNITÀ'
Massel
Les activités de Paroisse reprises au
début de l’automne ont suivi régulièrement leurs programmes. Le dimanche 13 Novembre deux membres de
la « Pra del Torno » ont remplacé le
pasteur absent renouvelant les liens
qui nous unissent à l’oeuvre missionnaire. Nous leur adressons nos remerciements sincères pour ce service
fraternel.
Seuls les temps de Noël ont rompu
notre vie ecclésiastique. Le culte a
été célébré dans l’habituelle atmosphère sérieuse, quelque peu distante des
vastes assemblées. La Sainte Cène demeure tristement désaffectée et cette
Table dréssée par l’Amour de Dieu
au coeur de l’Eglise nous paraissait
dégager une solitude triste, étonnée,
reflet de cette autre solitude: de la
crèche, à Bethlehem. Les enfants ont
eu l’après midi la traditionnelle fête
de l’arbre. Préparés par Mad. Micol,
que nous remerçions encore, ils ont
remporté le plus vif succès. Cette année les douceurs qui accompagnent
tout Noël, nous étaient offertes par
un ami généreux de Turin qui a voulu marquer ainsi son attachement à
sa paroisse d’été. A ce don se joignait
celui de Mr. Debely, notre ancien Pasteur. A ces deux amis nous exprimons
notre sincère reconnaissance. La collecte effectuée au terme de la fête a
été consacrée cette année aux enfants
Hongrois hôtes de nos Instituts de
bienfaisance.
Le Consistoire a décidé de faire
parvenir à toutes les familles de la
Paroisse pon abonnées à nos journaux (environ le 40%) quatre numéros de ’«Eco» gratuitement. Nous espérons que cette prise de contact directe avec le journal encourage plu
sieurs à souscrire de nouveaux abonnements.
Dans le courant de l’automne nous
avons eu la tristesse de perdre notre
chère soeur Micol Jeanne à l’âge de
86 ans après une lohgue maladie. Nous
donnons la bienvenue à la famille de
Meytre Ettore et à M.lle Ada Micol,
qui deviennent membres de notre Paroisse quoiqu’ils ne soient pas nouveaux parmi nous, ainsi qu’à la petite Simonetta qui est venue réjouir le
foyer de Gaydou Bruno.
Pinerolo
Domenica 30 dicembre sono stati
celebrati due culti, uno a Pinarolo e
l’altro a San Secondo, quest’ultimo
con celebrazione della Santa Cena,
presieduto dal Past. em. Luigi Marauda.
L’ultima sera dell’anno ha avu:o
luogo un culto liturgico di Santa Cena a Pinerolo. Nel raccoglimento di
quell’ora il Pastore ha anche ricordato i fratelli e le sorelle della comunità deceduti durante l'anno 1956 ed
è stato ascoltato in silenzio all’organo l’inno della speranza cristiana.
Un gruppo di una quarantina di
giovani dell’Unione giovanile di Finerolo si è quindi riunito nella sala
delle attività ed ha atteso l’anno
nuovo. Dopo il canto di alcuni inni e
poche parole del Pastore è stata consumata una cena accuratamente preparata e servita da alcuni volonterosi ai quali vada il nostro ringraziamento. Le ore sono trascorse in buona armonia e ci auguriamo che la
gioventù sappia perseverare nella sua
presenza all’Unione e nelle varie attività della Chiesa, prima fra tutte il
culto doAienicale.
Il culto del 6 gennaio (Epifania) sa
rà presieduto dal Past. em. Luigi Marauda e quello del 13 gennaio dal Past.
Giov. Peyrot di Prarostino, in conco
mitanza con lo scambio di pulpito deciso dalla Commissione Distrettuale
per la campagna in vista della lettura della Bibbia.
Rorà
Ringraziamo di cuore la signora
Bonino Letizia per il suo interessamento a beneficio della Chiesa di Ro
rà presso la Ditta Olivetti, la quale
ci ha inviato un pacco per Natale.
La serata di fine d’anno è trascorsa nella sala delle attività : dapprima
un culto ben frequentato in chiesa e
poi l’agape fraterna organizzata dall’Unione Giovanile e con la partecipazione di gran numero di giovani.
Ringraziamo gli organizzatori per la
felice riuscita e per l’ottimo spirito
che vi ha regnato.
IJItinii arrivi alla Olaudiana
ROLAND DE PURY
Ton Dieu règne
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Le théâtre du Monde
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Ordinazioni alla Libreria Claudiana
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Notizie storiche
Poche sono le notizie, raccolte attraverso
i secoli, riguardanti la nostra cappella, perciò ci limiteremo a quelle che sono a nostra conoscenza.
Nel XVI secolo la popolazione di Villar
aveva come tutte le Valli aderito alla Riforma e poiché Angrogna per prima aveva
dato l’esempio del culto pubblico, i villaresi si servirono della chiesa del luogo, che
era comunale, spogliandola semplicemente
di quanto ricordava il culto romano. Ma
ogni quartiere volle pure avere il proprio
luogo di culto il quale, spesso, serviva anche di scuola. Sorsero così degli edifici a
Subiasco, probabilmente nel 1561 con campanile e campana, al Resse, al disopra dell’attuale scuola, alla Comba, ove si tenne
il Sinodo del 1557, presenti 24 ministri fra
i quali Giaffredo Varaglia. I ruderi di questa cappella servirono poi a costruire la
scuola del Serre nel 1866.
Un altro locale fu costruito, sempre in
quell’epoca, a Pertusel, abitata allora anche d’inverno ed un altro al Ciarmis, sormontato da un piccolo campanile, vicino
ad un orto che i nostri avi dicevano fosse
un cimitero.
Sopravvenute altre persecuzioni, gli abitanti di questo borgo furono spesso obbligati, per sottrarsi alle rappresaglie nemiche, e per leggere e meditare insieme la
parola di Dio. di rifugiarsi in unti "ba m i ’
che alcuni conoscono ancor oggi sotto il
nome di ’’Ghieisassa”.
Dopo il glorioso Rimpatrio, la cappella
fu riaperta al culto, si riparò il piccolo
campanile, ma non si potè più rimettere la
campana che era stala tolta nel 1686 e a
quanto pare inviata al convento di .ingrogna.
Per lunghi anni la cappella fu pure adibita ad uso scolastico e chi scrive fece parte dell’ultima generazione di alunni che
imparò, sui suoi banchi, a fare le prime
aste. Ma, diminuendo la popolazione e di
conseguenza il numero degli scolari, nel
1923, per ordine superiore, ne venne decisa la chiusura. L’ultima insegnante di questa scuola fu Ines Mazzoni.
Nel secolo scorso la nostra frazione diede alla Chiesa Valdese uno fra i più emi
nenti araldi dell’evangelizzazione, il Pastore Prof. Paolo Geymonat.
Passando alla storia più recente diremo
ancora che il 23 die. 1946 venne fondata la
attuale Unione Cristiana per iniziativa di
un gruppo di Reduci e malgrado la sua
breve esistenza questa Unione è oggi ancora il centro di vita del nostro quartiere.
Luigi Fontana.
Hloifìtà telefoniche
La STIPEL informa che a far tempo da lunedì 24 die. u. s .gli abbonati
del distretto telefonico di Pinerolo
(settori di Cavour, Fenestrelie, Porosa Argentina, Pinerolo, Torre Pellice)
potranno chiamare direttamente in
teleselezione, oltre agli abbonati del
distretto di Torino, quelli dei distretti di Alba, Alessandria, Asti, Biella,
Ivrea, Lanzo T., Rivarolo C., Susa,
Vercelli.
Analoga possibilità avranno gli abbonati dei suddetti distretti, in senso
inverso, con Pinerolo.
Il numero indicativo da comporre
prima di quello dell’abbonato desiderato è il seguente
alba 01-73
ALESSANDRIA 01-31
ASTI 0141
BIELLA 0-15
I.ANZO TORINESE 01-23
RIVAROLO CANAVESE 01-24
SUSA 01-22
TORINO 0-11
VERCELLI 016]
Tali conversazioni automatiche in
terurbane daranno iuogo alla registrazione di scatti diversi, a cui corrisponde l’addebito della quota di Lire 9,20.
La STIPEL avverte i suoi abbonati
che nei prossimi giorni potranno ritirare gratuitamente presso l’ufficio telefonico locale il nuovo Elenco Abbonati « 1957 ».
Per il ritiro dovrà essere presentata la bolletta quietanza del primo trimestre 1957 e riconsegnato il volumidell’attuale Elenco 1956, che nell’iiiteresse stesso degli abbonati è opportuno togliere di circolazione.
Retlallore: Ermanno Rostan
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tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
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