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Anno 124 - n. 17
29 aprile 1988
L. 800
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CHIESE E STATO
Il programma e le idee fortemente razzisti li conoscevamo.
Ora si tratta di prendere atto
delle cifre, e quelle ottenute dal
Fronte nazionale al primo turno delle presidenziali francesi
(quasi il 15%, quasi un francese su sei) sono inquietanti.
Il 15% è troppo, anche per chi
prevedeva che, soprattutto in un
monienito di crisi della poUtica, e
dopo ima campagna elettorale
alquanto povera e priva di contenuti « forti », i neofascisti di
Le Pen avrebbero aumentato
quei consensi che in questi ultimi anni avevano colto da varie
parti: tra i reduci dell’Indocina
e dell’Algeria, tra i piccoli commercianti, a Marsiglia, ma anche tra gli insoddisfatti e gli
esclusi: voti di operai e di disoccupati. Voti di chi, emarginato da questa società e non convinto dai governi della sinistra
e del centro, non crede più nelle
possibilità di un PCF in inesorabile calo.
Ma il 15% è davvero troppo:
alle politiche di due anni fa il
partito di Le Pen era rimasto
sotto il 10%. Ora questo salto rischia di essere soprattutto qua-,
litativo più che quantitativo: in
Francia (ha già detto U leader
dell’estrema destra) il governo,
il presidente, la politica tutta non
potranno più evitare di fare i
conti quotidianamente con il
Fronte nazionale, che ha perso
domenica la caratteristica dell’estremismo.
E più di tutti, adesso, i conti
ce li dovrà fare Jacques Chirac:
per battere il presidente uscente
Mitterrand al secondo turno dovrà poter contare anche su una
parte dei voti neofascisti. Sarà
accettabile per lui? E sarà accettabile per l’altra forza che dovrebbe « passargli » i voti, l’UDF
di Barre, Giscard, ma anche di
Simone Veil e di altri esponenti
che fecero la resistenza?
E, altra domanda inquietante,
dovendo Chirac chiedere voti
all’estrema destra, che cosa gli
verrà chiesto in cambio? Una
qualche forma di partecipazione
alla futura maggioranza di governo? C’è da rabbrividire.
Una tutela incostituzionale
Dopo l'entrata In vigore del nuovo Concordato continuano nelle preture ditalia i proce^
bestemmie » contro la religione dello stato - Attesa una pronuncia della Corte Costituzionale
Bettino
Craxi e il
cardinale
Casaroli,
firmatari del
Concordato
nel quale si
afferma che il
cattolicesimo
non e piu
religione
dello Stato.
Il 20 aprile — secondo la notizia apparsa su « La Stampa » —■
la Corte costituzionale si è riunita (e si prevede entro maggio
la pubblicazione della sentenza)
per esaminare la questione di
’egittimità costituzionale dell’art.
T24, primo comma, del Codice
penale, che prevede il reato contravvenzionale di bestemmia, così configurato: « Chiunque pubblicamente bestemmia con invettive o parole oltraggiose contro
la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato è punito con l'ammenda... ».
Alcuni Pretori, dopo l’entrata
in vigore della legge n. 121/1985
che ha reso esecutivi l’Accordo
18.2.1984 tra l'Italia e la S. Sede
e il relativo Protocollo addizionale, hanno ritenuto di dover sospendere i procedimenti concernenti imputati di bestemmia in
vestendo della questione la Corte costituzionale; altri magistrati, invece, hanno prosciolto con
formula ampia gli imputati di tali
reati, dal momento che il punto
1 del Protocollo addizionale detta: « Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica
come sola religione dello Stato
italiano ».
Quest'ultima soluzione appare,
ad avviso di chi scrive, ia più
corretta, dal momento che in
presenza di tale proposizione non
è più possibile sul terreno giuridico (altro è quello del costume, come esempi di ogni giorno
dimostrano!) sostenere che la religione cattolica è religione dello Stato ed in quanto tale destinataria di una tutela penale privilegiata. Ed il testo dell'art. 724
fa riferimento a « Divinità, Sim
boli, Persone venerati nella religione dello Stato ».
Quel che desta perplessità è
che — stando alla notizia riportata — la Cassazione abbia statuito che la bestemmia continui
ad essere reato anche successivamente alla legge n. 121/1985
« perché offende il comune sentimento religioso; la religione cattolica, pur non essendo più la
religione dello Stato, resta tuttavia il culto rnaggiormente praticato in Italia ».
Se così è ci si trova di fronte
ad una lettura, sotto il profilo
interpretativo, scorretta dell'art.
724, in quanto si sostituisce al
principio giuridico (non solo politico, attesa la sua inserzione
nel sistema normativo dello Stato) della religione dello Stato,
il solo espresso nel testo, il principio sociologico del culto maggiormente praticato in Italia e
del comune sentimento religioso, categoria di beni penalmente
prMetta dai delitti di cui al titolo IV del libro II del Codice
penale (comprendente tra altri
il delitto di vilipendio della religione dello Stato) in riferimento alla quale non sono mancate
le critiche, e non da oggi.
Ma l’art. 724 non rientra tra
tali delitti, è invece ima contravvenzione tra quelle « concernenti la polizia amministrativa sociale » ed è annoverata tra le
contravvenzioni del sottogruppo
della « polizia dei costumi »: si
trova, l’art. 724, stipato tra un
art. 723, esercizio abusivo di un
giuoco non d’azzardo, ed un art.
725, commercio di scritti, disegni o altri oggetti contrari alla
SEGNI DEL NUOVO MONDO
Il Fronte nazionale, facendo
leva sui sentimenti di paura, di
xenofobia, ma soprattutto sull’ignoranza, che è aUa base di molte espressioni di razzismo, ha
ottenuto un risultato dì prestìgio diistinguendosi sull’unico
grande tema oggetto dì campagna elettorale: fi rapporto con
i lavoratori immigrati e la riforma delle leggi sulla cittadinanza.
Pochi hanno verificato la fondatezza degli slogan lepenisti: gli
arabi non si stanno apprestando ad invadere la Francia; il problema è cbe ora non servono
più come manodopera sottopagata e precaria se non per quei
lavori che comunque gli europei
rifiutano; la delinquenza, altro
ritornello ricorrente, è in realtà
in calo da tre anni.
La parentela
secondo la vocazione
« Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre e la moglie e i fratelli e le sorelle e persino la sua propria vita, non può
essere mio discepolo » (Luca 14: 26).
L’affermazione del Fronte è
ora un contenitore aperto a pericolose iniziative politiche: alle
forze democratiche tocca il compito di non riempirlo, di non
legittimare un’ideologia di sfruttamento, di pregiudizio, di sopraffazione e di esclusione del
diverso.
Alberto Corsani
Siamo davanti a una delle parole più drastiche pronunciate
da Gesù. Si ha la netta impressione che non sia stata presa in
seria considerazione e meditata
a fondo. Una delle manifestazioni più impressionanti degli effetti dirompenti di questa parola nel quadro della sua vita è
il fatto che i suoi familiari stessi lo ritengono un anormale: « I
suoi parenti vennero per impadronirsi di lui, perché dicevano:
E’ fuori di sé» (Me. 3/21). La
famiglia di Gesù ormai è costituita da quelli che hanno teso
l’orecchio alla ' sua parola e ascoltato il suo appello alla missione evangelica, non più dalla
sua normale parentela.
Parentela significa derivazione
da un ceppo comune. Secondo
il linguaggio del Nuovo Testamento può dunque variare «secondo la carne » o « secondo lo
Spirito ». Nelle parole di Gesù
si profila la necessità del sorgere di una nuova parentela, in
parallelismo o piuttosto, nel caso di conflitto o comunque di
non comunanza nella fede, in
contrasto con quella, naturale.
La maggior parte delle famiglie così dette cristiane vive il
suo rapporto familiare all’interno della famiglia e nell’ambito
della propria parentela, considerando il rapporto con la comunità dei credenti come un rapporto di ordine cerio elevato e
spirituale, sostenuto da una convinzione interiore, ma un po’ al
di là del reale quotidiano, sul
piano dell’ideale che sconfina tal
volta nell’irreale. Ci si può domandare quanti dei credenti hanno preso realmente sul serio queste parole di Gesù così fuori dell'ordinario, che sono contenute
nell’Evangelo di Luca. Sono parole assolutamente rivoluzionarie che sconvolgono i rapporti
umani millenari. Si delinea in
queste parole la necessità evangelica della formazione di due
ordini familiari. Da una parte
c’è la famiglia, la parentela naturale che implica l’affetto, la
convivenza, la solidarietà reciproca. Dall’altra c’è la famiglia,
la parentela « escatologica », cioè
che riguarda il rapporto nuovo,
ultimo, creato dalla vocazione di
Gesù e che può far saltare dalla
radice i vecchi rapporti normali. Siamo disposti a riflettere seriamente su quello che comporta la comparsa di questi due ordini familiari?
pubblica decenza, in una buona
compagnia con gli atti contrari
alla pubblica decenza (art. 726)
ed al maltrattamento di animali
(art. 727)1
Una collocazione invero poco
decorosa, che dimostra a quanto si possa giungere volendo ap;
prestare tutela penale a valori
attinenti alla fede. Verc^imilmente la Cassazione si è rifatta alla
sentenza n. 79/1958 della Corte
costituzionale che si era pronunciata per la legittimità costituzionale del reato di bestemmia,
osservando essere la religione
cattolica « qualificata come religione dello Stato », « professata
dalla quasi totalità dei cittadini »
e come tale « meritevole di particolare tutela penale per la maggiore ampiezza e intensità delle
reazioni sociali naturalmente suscitate dalle offese ad essa dirette ».
La Corte riteneva immutata la
situazione oon l’avvento della Costituzione, concludendo; « Rimangono per conseguenza immutate
tutte le ragioni per le quali, nell’art. 724, come in altre norme
del codice penale, il legislatore
ha provveduto a una speciale tutela dei simboli e delle persone
della religione cattolica ». In tale motivazione il riferimento alla religione della maggioranza
non opera da solo, ma è collegato
a quello della religione di Stato,
qualificata per tale in quanto
professata dalla quasi totalità
dei cittadini.
Caduto il principio della religione dello Stato, venuta meno
la necessità di rinvenire una ragione giustificatrice della jjermanenza di tale principio ndl’ordinamento, non pare proprio possibile sostenere che la bestemmia, nella formulazione dell’art.
724, sia ancora reato.
Sono passati 30 anni da quella sentenza della Corte costituzionale e molte cose sono cambiate, e non sembra proprio sia
il caso di strapparsi i capelli se
verrà a cadere un’altra delle norme del fascistissimo codice Rocco, approvato con R.D. 19 ottobre 1930 n. 1398 a firma Vittorio
Emanuele III e Benito Mussolini.
Aldo Ribet
Vittorio Subilla
IN QUESTO
NUMERO
In ricordo di Vittorio Subilla,
pag. 5
Sopravv,ìvere fino alla pace (la
situazione in Libano, Palestina, Israele), pag. 7
Vita deUe chiese, pi^;g. 8-9
Valli valdesi, pagg. 10-11
Un triumvirato di musicisti
protestanti, pag. 12
2
commenti e dibattiti
29 aprile 1988
VALDESI PER
TRADIZIONE O
PER VOCAZIONE?
Ho letto con interesse sia l’articolo
di Alberto Taccia (n. deiri1.3.'88) sia
la lettera di Gustavo Malan (n. del 1“
aprile ’88), e ritengo la diatriba così
sorta degna di ulteriori chiarimenti.
Con Malan ne parlai a suo tempo a
Torre Pellice. in particolare l’estate
scorsa in occasione dell’inaugurazione
della Mostra commemorativa dell’interdizione della fede evangelica in Val
Chisone nel 1685: rievocando il tragico dilemma della scelta « fra patria e
fede » in cui quelle popolazioni si vennero a trovare di fronte alle ingiunzioni franco-sabaude di abiurare, pena
l’esilio, mi domandavo se, oggi come oggi, uno può chiamarsi « valdese » senza più riferirsi a quel complesso di vicende storiche attraverso
cui da Valdesio di Lione si giunse all’istituzione ecclesiastica che ne ha
ereditato il nome, ed aggiungevo: « Se
non fosse esistito quel Valdesio, oggi
gli abitanti delle valli note come vaidesi sarebbero semplicemente dei
”chisonesi” o "germanaschesi” o
"pellicesi” eoe. » (cfr. - Novel Temp »,
n. 31, ott. 1987, pp, 60-61: Patria e
fede).
Ora vedo che Gustavo Malan ci ritorna su, ponendo addirittura in dubbio che il nome « valdese » possa derivare unicamente da Valdesio. Certo,
ognuno è libero di opinare quel che
vuole, ma in sede storica le ipotesi
diventano tesi solo se confortate da
nuovi documenti o da una nuova lettura di quelli già noti... Malan sa perfettamente che l’ipotesi da lui risuscitata è vecchia di secoli, risalertdo essa ad una vecchia tradizione apologetica esistente già presso i Valdesi
d’Austria nella seconda metà del Trecento e ripresa in epoca moderna dai
nostri storici, dal Gilles al Muston, finché venne definitivamente demolita or
son quasi cent’anni dal nostro Emilio
Comba. Chi ne volesse sapere di più,
può andare a consultare l’ultimo fascicolo del « Bollettino della Società di
Studi Valdesi » (n. 161 di luglio 1987) e
sorbirsi l’indagine del sottoscritto su
Muston e Charvaz, una memorabile polemica sulle origini valdesi.
Giovanni Gönnet, Roma
NON DIMENTICARE
LA PALESTINA
Caro Direttore,
la mia speranza è che questa lettera quando arriverà sia inutile, perciò
ne ho da tempo continuamente rimandata la scrittura. E' Infatti da alcuni
mesi che ogni settimana cerco invano
sul giornale un articolo di informazione
o di commento su quanto sta avvenendo in Palestina. Può darsi che qualche cosa mi sia sfuggito, ma si deve
essere trattato certo di poco. Eppure
ricordo bene, e spero che come me ci
sia qualcun altro a ricordare, il campo invernale di Agape su Israele '67.
Cerano stati allora nel protestantesimo
Italiano una tempestività di Intervento
e un equilibrio di riflessione che furono utili a molti, nella difficile definizione di Israele come stato, dell’ebraismo come religione e come diaspora
e nella considerazione dei pericoli dell'antisemitismo.
A che è dovuta questa Indolenza in
una situazione che si è fatta, vent'anni dopo, assai più drammatica, assai
più difficile per una coerente definizione di che cosa sia veramente il razzismo e di come lo si possa efficacemente combattere? Confrontato con
il ricorrente, giustamente ricorrente,
Interesse del giornale per la questione
sudafricana, il silenzio sulla Palestina
rischia di apparire vera e propria reticenza.
Una precisazione terminologica sarebbe almeno dovuta, perché attiene
più strettamente all'arnbito, per così
dire, religioso, del troppo ricco verbiege diffusosi da ogni parte sulla persecuzione nazista degli Ebrei. Una precisazione che altri hanno già fatto
(penso ad esempio all'esemplare libro
di Pierre Vidal-Naquet, • GII Ebrei, la
memoria e II presente », apparso in
italiano tre anni fa) e che mi limito
quindi a ricordare. Il termine olocausto, divenuto di oso così corrente, non
è metafora innocua. Olocausto, si sa,
era una forma di sacrificio di particola
re solennità, nel quale la vittima era
interamente bruciata, dedicata quindi
interamente alla divinità. Un sacrificio
dunque, una pratica propiziatrice, con
la quale si offriva per aver qualcosa in
cambio. Tutte le metafore costruite su
termini sacrificali mantengono questa
essenziale connotaziorre di scambio.
Ma di che cosa costituisce il prezzo
l’uccisione di sei milioni di Ebrei nei
lager nazisti?
Non ho mai voluto pensare che alcuno di noi, che abbiamo avuto parenti uccisi in un lager, abbia acquistato
con questo dei diritti di rivalsa di qualsiasi tipo, né che alcun diritto abbia
acquistato l’ebraismo nel suo insieme. No, l'uccisione degli Ebrei non è
stata qualche cosa di sacro, non è
stata un olocausto, ma soltanto uno
sterminio, un feroce sterminio.
Qualsiasi sia l’opinione, o molto più
probabilmente le opinioni, dei protestanti italiani sull’attuale situazione
dello stato d’Israele, dei suoi rapporti
con la diaspora ebraica, soprattutto con
le comunità italiane, quali che siano i
rapporti locali e nazionali tra le chiese e queste comunità, non credo ohe
il silenzio stampa sia una buona linea.
Parlarne è necessario oggi come vent’anni fa, sia per chi vent'anni fa ne
aveva già parlato, sia soprattutto per
chi vent'anni fa non c’era ancora ed
è coetaneo della maggior parte dei
morti in Palestina degli ultimi quattro
mesi. Più tempo passa e più si dovrà
dar conto, oltre che della propria posizione, anche del proprio reticente
silenzio.
Grazie e cordiali saluti.
Diego Lanza, Milano
DUE PESI E
DUE MISURE?
Riguardo alla questione « palestinese » e al modo di presentare la collegata questione d’Israele, ci pare profondamente scorretto il sistema di usare 2 pesi e 2 misure che viene adottato
da un po’ di tempo a questa parte dai
mezzi d’informazione a cui voi sembrate accodarvi con scarso senso critico.
E’ estremamente riduttivo infatti presentare costantemente la posizione dei
Palestinesi come oggetto di violenza
e sopraffazione, senza tener conto che
rO.L.P. è un movimento politico militarmente organizzato, che non solo
ha rifiutato nel passato molte occasioni di mediazione, ma che si presenta
tuttora al tavolo delle trattative con
altrettanta rigidità e fanatismo del cosiddetti avversari (ammesso che alle
trattative vogliano veramente arrivare).
Ci sembrerebbe molto più interessante che fosse data ai lettori una
maggiore Informazione storica circa II
problema ebraico e tutta la sua complessità.
Riprendendo una frase di una vostra collaboratrice « Questa volta il
vostro populismo terzomondista fa proprio acqua... », possiamo dire come,
anche dal nostro punto di vista, l'esigenza prioritaria sia quella di avere
maggiori punti di riferimento suH’argomento medio-orientale, piuttosto che
prese di posizione date da schieramenti precostituitl.
Crediamo che la funzione più importante di un giornale sia proprio quella
di offrire materiale d’informazione adatto a suggerire differenti chiavi di
lettura, senza fermarsi a una parzialità di chiara impronta ideologica.
(Purtroppo è una caratteristica comune a buona parte della sinistrai).
Grazie e distinti saluti.
Canmen Bonino, Elena Tron,
Luserna S. Giovanni
D'accordo con Lanza sul termine
Olocausto. Non credo però che abbiamo trascurato la Palestina, e ancora meno che (Abiamo avuto una visione di
parte: questa, anzi, l'abbiamo denunciata (v. n. 13, del 1/4). E' populismo
denunciare le morti, specie quando colpiscono i civili? (a.c.)
THE WALDENSES
Caro Direttore,
per sapere se un libro esaurito sarà ristampato e quando, c’è un metodo praticissimo e sicuro: telefonare alla Casa editrice. Nel caso della Claudiana di Torino il numero è 011/
68.98.04. E’ sempre motivo di stupore
constatare che ben pochi lo fanno e
preferiscono scrivere lettere al settimanale o raccogliere le voci più disinformate.
L’edizione inglese-americana del libro di G. Tourn (The Waldenses) è
nata da una coedizione con la Waldensian Aid Society di New York. Questa Società, diretta dal dinamico pastore Frank Gibson, sta lavorando attivamente alla nuova edizione, ma non
si tratta di impresa breve né facile. Bisogna infatti:
a) incorporare le numerose varianti apportate dall’autore nella sua
seconda edizione italiana (1981);
b) migliorare la traduzione sotto
il profilo linguistico:
c) inserire un aggiornamento e
un'appendice sulla storia delle chiese
valdesi sudamericane e sull’integrazione con la Chiesa metodista in Italia.
Questi aggiornamenti e appendici
sono stati da tempo affidati a specialisti e il lavoro procede attivamente. Da
questa parte dell’oceano non possiamo far altro che attendere con fiducia
l’esito di questo impegno, pronti a
dare tutta la nostra collaborazione
tecnica.
Carlo Papini, Torino
DISSENSO
Caro Direttore,
ti scrivo per commentare alcuni articoli che ho letto su questo settimanale. Cominciamo con l’integrazione
razziale. Mi chiedo se, attualmente, l'integrazione razziale non sia una forma di razzismo. La cultura dominante è quella della razza bianca. Integrazione significa, per le razze non
bianche, accettare questa cultura senza poterne scegliere un’altra. E non
bisogna dimenticare che è questa
cultura che sta distruggendo il popolo
rosso, dopo che gli ha tolto la sua
identità.
Uguaglianza non significa arrivare
tutti allo stesso livello. Uguaglianza
significa avere le stesse basi di partenza e le stesse possibilità.
Sud Africa, lo non accetto la vostra
difesa dei terroristi del Congresso Nazionale Africano sostenuti da uno stato, l’Unione Sovietica, che vuole mettere le mani su un paese di importanza strategica, sia militare (per la
sua posizione geografica), sia economica (per le sue materie prime).
Spagna, lo non accetto la vostra
difesa dei terroristi dell’ETA. Prendiamo l’episodio della bomba (o era una
autobomba?) contro il camion della
Guardia Civil (e anche se era un
pullman, non ha importanza). Quando
colpiscono semplici agenti che eseguono gli ordini (invece di colpire chi
dà gli ordini), e in mezzo alla strada,
dove possono colpire passanti innocenti.
Per ora ho finito. I miei saluti.
Michele Schiavino, Torino
Personalia
Abbiamo appreso che nel mese scorso, presso l’Università di Firenze, Valdo Ricca, figlio del prof. Marco, ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia col massimo dei voti e la lode. A
lui e ai suol familiari i nostri più sentiti rallegramenti.
• Vivi rallegramenti a Lem e Cesare Milaneschi per la nascita della loro primogenita Sara.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOIVIENICA 1” MAGGIO
RAI 2 - ore 23 circa
1968: ANNO DI GRAZIA
O DI PECCATO?
In questo numero dodici testimoni e protagonisti della
contestazione nelle chiese si
interrogano sul significato di
quegli anni e sulle prospettive delle chiese evangeliche a
vent’anni da quei fatti.
RUBRICHE RELIGIOSE NON CATTOLICHE
Lettera alla RAI
Una collocazione oraria ancora penalizzante La discriminazione anche in altre trasmissioni
Apprendo che tra qualche giorno codesta Commissione si incontrerà ufficialmente con una
rappresentanza della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia e — credo — anche con una
identica delle Comunità Israelitiche in Italia per concordare in
forma decente e — speriamo —
definitiva la collocazione oraria
delle due rubriche religiose non
cattoliche: Protestantesimo e Sorgente di vita.
Come cittadino italiano titolare di tutti i diritti e doveri che
tale status comporta, credo mio
dovere inviare la presente come
richiamo a codesta Commissione ed anche come rimprovero
per il trattamento di emarginazione s inora riservato alle due
rubriche religiose sopracitate.
Inoltre mi urge far presente
che tale emarginazione diventa
discriminazione quando si tratta di rubriche come II caso, Linea rovente. Speciale TGl, Mixer e Mixer cultura (unica eccezione è stata la rubrica tenuta
da Sergio Zavoli che invitò ed
intervistò evangelici sulla questione del sacerdozio alle donne oppure no); sempre il « teologo di
turno » è soltanto il cattolico
romano. Ci si dimentica — a
proposito o a sproposito — che
in Italia esistono altre confessioni religiose cristiane, e non, aventi i medesimi diritti e la medesima dignità della confessione
cattolica romana. Confessioni religiose viventi a norma di Carta
Costituzionale e di Intese con
lo Stato Italiano, con regolari
leggi votate dai due rami del Parlamento della Repubblica Italiana.
Chiedo quindi, in base ai miei
diritti costituzionali di cittadino
italiano, che codesta Commissione, oltre a sanare con decoro la
questione delle due rubriche religiose in questione, si faccia dovere di richiamare i responsabili
delle varie rubriche culturali affinché nelle loro ricerche di verità religiose o di comportamenti etici-religiosi abbiano la lungimiranza, sinora mancata tanto da
far pensare ad una discriminante, di ricercare anche oltre i
confini della propria confessione
religiosa (o della confessione religiosa che è maggiormente seguita dagli italiani), in conformità alle vigenti leggi dello Stato
Italiano.
Con osservanza.
Giovanni Luigi Giudici
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n. 16/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino II 20 aprile,
e a quelli decentrati delle valli valdesi il 21 aprile '88.
Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Anziani, Maria Luisa Barberis, Bruno Belllon, Dino GardIOl, Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Lucilla Peyrot, Teofilo Pons, Paolo Ribet. Eugenio Rivoir, Bruno Rostagno,
Erika Tomassone.
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29 aprile 1988
commenti e dibattiti
ASSASSINIO RUFFILLI
Terrorismo?
No, criminalità politica
Che significato dare aH’assassinio del senatore
democristiano Ruffllli, ad opera delle Brigate Rosse PCC? E perché questa ripresa del terrorismo
alla vigilia della costituzione di un nuovo governo? Si tratta degli ultimi colpi di coda di un movimento politicamente sconfitto, culturalmente emarginato, oppure è il segnale inquietante di una ripresa del terrorismo? Ed ancora, si può pensare di
sconfiggere il terrorismo, una volta per tutte, o
dobbiamo abituarci all’idea di convivere con esso,
come con un fenomeno endemico?
Molti sono gli interrogativi, ai quali mi pare
assai arduo dare una risposta. Così come molte sono le questioni aperte circa le modalità dell’assassinio ; perché è avvenuto a Forlì e non a Roma?
Perché il lungo viaggio del pulmino, col rischio
di incappare in una pattuglia della stradale? Perché il ritardo nell’emettere il comunicato?
E’ tutto molto poco chiaro, ivi compresa anche
la scelta della vittima.
Forse un giorno questi interrogativi si scioglieranno; o forse non si scioglieranno mai, come
mai sono stati sciolti fino in fondo quelli relativi aH’assassinio dell’on. Moro; per non parlare di
quelli delle innumerevoli stragi che, da Piazza
Fontana in poi, hanno tragicamente punteggiato
la nostra storia recente.
Non credo alla storia del « grande vecchio »
che tira le fila di tutto quanto di tragico è avvenuto in questi anni; ma può anche darsi che un
giorno lo si scopra. Non voglio chiudere alcuna
ipotesi. Credo anche poco ai collegamenti internazionali tra il terrorismo nostrano e quello straniero. Contatti ce ne sono, a sentire i rapporti degli investigatori; ma non credo esista xm piano
mondiale, condotto da terroristi, per destabilizzare il mondo, o certe aree particolari.
Per quanto appaia assurdo e gratuito, il messaggio delle BR pubblicato dopo l’assassinio va
preso sul serio, quando dice che in Ruffilli s’è
voluto colpire il cuore di questo stato. Trovo
in questo la stessa logica (e non può essere diversamente, trattandosi di logica criminale di
chi si vuole sostituire allo stato) che si ritrova in
un altro ambiente: quello della mafia. Quando
non si può o non si vuole colpire il bersaglio che
sta più in alto, si colpisce comunque ad un livello più basso. Era dunque un attentato, in un primo tempo pensato contro De Mita, e poi orientato
contro Ruffllli? O un avvertimento al nuovo governo De Mita?
Propenderei per questa seconda ipotesi. Se
questo dovesse essere vero, allora ci troveremmo
di fronte ad un fenomeno endemico, volto ad impedire, fin dal suo primo apparire, qualsiasi cosa
che possa indicare una linea nuova, per il rinnovamento della vita politica della nostra nazione. A questo punto perdonismo, amnistia e cose
del genere non contano più. Importa mantenere
e difendere la democrazia e il sogno per qualcosa
di nuovo.
Luciano Deodato
PROTESTANTESIMO IN TV
Vent’anni separano la morte di Martin Luther King dai
più recenti avvenimenti del
Sud Africa razzista (ricordiamo solo l'assassinio, a Parigi,
di Dulcie September), ma era
spontaneo, vedendo la trasmissione del n aprile, accostare le immagini di due servizi: le manifestazioni guidate dal pastore battista, leader
dei neri d’America, e le rivolte contro il regime segregazionista sudafricano.
E, a fare da contrappunto
te in piazza: uomini, donne,
vecchi, bambini che protestano, e che vengono puntualmente bastonati. E tutti loro
avevano addosso una maschera inamovibile, che sono destinati a tenersi per sempre.
Non quella del travestimento,
non quella del gioco, ma quella che i teorizzatori dell’apartheid, bestemmiando la stessa Bibbia, hanno imposto loro.
Il servizio televisivo era costruito su vari piani: una « co
Boicottiamo
Vapartheid
COMITATO TORINESE PER LA LAICITÀ’ DELLA SCUOLA
No al crocifisso in classe
Il diritto ad un sistema di istruzione laico e democratico - Solidarietà con la prof. Montagnana - Ignorate la legge 449 e altre intese
Il Comitato Torinese per la Laicità
della Scuola, preso In esame II caso
della professoressa Maria Vittoria Montagnana Migliano dell'Istituto Tecnico
Industriale Statale di Cuneo, rileva:
1) Il problema della presenza del
crocifisso 0 di altri simboli religiosi
nei locali scolastici, così come — in
genere — il frequente ricorso in orario di lezione ad atti o manifestazioni
di culto, costituisce un preoccupante
e persistente aspetto del permanere
della discriminazione religiosa all'Interno della scuola pubblica italiana.
2) Il fatto che, in risposta ad esplicito quesito. Il ministro della Pubblica
Istruzione abbia ritenuto di dover rispondere — con nota n, 8391 del 16
febbraio 1988 — che » stante l'assenza
di una normativa incontrovertibile in
materia, si è ritenuto opportuno richiedere il parere del Consiglio di Stato
sulla questione » suona per un verso
come curioso tentativo di dilazione e
di scarico di responsabilità e dimostra
per altro verso ostentata ignoranza di
quanto discende dalla stessa normativa
concordataria ed è previsto dalla Legge 449/1984, onde evitare nella scuola
" effetti comunque discriminanti ■■ per
gli alunni, ed implicitamente per le
loro famiglie e per i docenti ed O'peratori scolastici: principio del resto ribadito dai testi delle Intese successivamente intercorse tra la Repubblica
italiana e — rispettivamente — l'Unione
italiana delle Chiese Cristiane Avventiate del 7" Giorno, le « Assemblee di
Dio in Italia », l'Unione delle Comunità
Israelitiche Italiane.
3) Appare inoltre sintomatico che
il ministro della Pubblica Istruzione,
così sollecito a ricorrere al supremo
organo della giustizia amministrativa
in tale circostanza, non sia stato in
altre occasioni di portata ben più generale altrettanto scrupoloso: così, ad
esempio, il ministro ha spregiudicatamente ignorato le sentenze del TARLazio e anche il significato della solo
parziale sospensiva del Consiglio di
Stato relativa ad esse, per quanto attiene ai « carattere meramente facoltativo ed aggiuntivo » deil'insegnamento della religione cattolica e di ciò
che ne consegue.
professoressa Montagnana, segnala con
forza all’opinione pubblica la difficile
situazione di tutti coloro che — docenti, genitori, studenti — stanno cercando di affermare il diritto ad un sistema di istruzione iaico e democratico e, di fronte al nuovo Governo,
chiede ai ministro della Pubblica Istruzione di garantire il rispetto dei principi costituzionali e delie leggi dello
Stato all'Interno della scuola, anche
negli aspetti più semplici ed elementari quali possono essere gli arredi
delle aule o i modi di comportamento.
alle immagini di repertorio,
erano in un caso le parole di
un sermone, nell’altro l’espressione di un’iniziativa « di base ».
Se il regime conta sulla
stanchezza dell’opinione pubblica nel seguire e nel contrastare una repressione che
ultimamente si è spinta anche ad arrestare esponenti delle chiese, sono necessarie e
significative forme di mobilitazione, e al tempo stesso di
sensibilizzazione, come quella dell’animazione teatrale di
fronte ad una banca nella periferia romana di Centocelle.
Il Consiglio ecumenico delle
chiese ha da tempo denunciato gli investimenti di molte
aziende di credito in Sud Africa, ritirando i conti correnti
da quelle coinvolte in questo
«finanziamento all’apartheid»;
anche l’Italia, i cui governi
non hanno finora brillato per
le iniziative contro Pretoria,
è coinvolta con otto delle sue
principali banche, ed ecco un
mini-spettacolo di marionette
per illustrare, in mezzo alla
strada, la situazione di sofferenza e di oppressione del popolo nero; un Pulcinella (il
più noto dei « personaggi in
maschera » delle nostre tradizioni popolari) interpella un
ministro degli esteri, e gli riferisce di aver visto tanta gen
lonna » musicate, lo scambio
di battute tra le marionette,
le immagini crude, vere, di
scontri con la polizia in Sud
Africa, il volantinaggio davanti ad una delle banche in questione. E la gente sembra rispondere: c’è chi decide di
ritirare il proprio conto corrente o libretto di risparmio,
per trasferirli in altri istituti.
Gli evangelici, la cui voce
era riportata dal pastore Saverio Guarna, sono rappresentati nel Coordinamento nazionale per la lotta contro l’apartheid: e nel corso della
stessa trasmissione abbiamo
udito che questo impegno era
stato richiesto, vent’anni fa,
dal pastore King (« Io spero
che le chiese svolgeranno una
parte significativa nella disfatta della segregazione »). L’impegno continua, giorno per
giorno.
Hanno completato la trasmissione una risposta di Paolo Spanu alla lettera di uno
spettatore in merito alla questione del battesimo, ed un’intervista con Letizia Tomassone sull’apertura del « decennio di solidarietà delle chiese con le donne »: si tratta di
una sfida, « dieci anni per
cambiare una struttura di oppressione ».
Alberto Corsani
4) infine, si può ancora sottolineare la varietà di comportamenti dell'autorità scolastica nei confronti della
presenza del crocifisso nelle scuole.
Infatti:
IL PUNTO SULLE NOSTRE INIZIATIVE
nessuna delle scuole costruite negli anni recenti ne è, di regola, attualmente provvista;
è trascurata l'indicazione di taie
arredo nella circolare ministeriale
concernente le » forniture dirette di
arredamento scolastico » alle scuole
deM'obbllgo per l'anno 1988, in attuazione delle Leggi 1.6.1942 n. 675
e 17.2.1968 n. 106, ma in deroga alia
passate disposizioni;
■ io stesso Istituto di Cuneo, in cui
si è verificato il caso in esame, ne
risulta privo in numerosi locali.
Fondo di solidarietà
Il Comitato Torinese per ia Laicità
della Scuola, nel ribadire pertanto la
propria solidarietà nei confronti delia
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop, tipografica subaipina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLICE
Nel pubblicare qui sotto l’elenco mensile delle offerte pervenuteci, ricordiamo ai lettori che
attualmente le iniziative del Fondo sono due.
La prima, segnalata dalla
CE'VAA, riguarda il Centro agricolo del Bagam (Camerún), creato dalla locale Chiesa evangelica per frenare l’esodo rurale e
per lavorare la terra in modo
più razionale, all’insegna dell’autosufflcienza alimentare. Al momento abbiamo in cassa L. 3 milioni e mezzo ca. e non appena
raggiungeremo la cifra di 5 milioni la invieremo. ,
La seconda concerne il terribile problema della carestia per
siccità in Etiopia. E’ la terza
volta, in questi ultimi 15 anni,
che questo flagello si abbatte su
quella regione: ne sono particolarmente colpiti l’Eritrea, il Tigra! ed il Wollo. Purtroppo, in
questi ultimi tempi è peggiorata
la situazione anche dal pimto
di vista logistico, in modO' particolare a causa della perdurante guerriglia (dura ormai
da 26 anni!), da quando cioè
l’Etiopia si è annessa « manu
militari » l’Eritrea. Il governo del
generale Menghistu ha recente
mente deciso di far sgombrare,
« per la loro sicurezza » (come
egli ha detto), le Organizzazioni
non governative che operano in
Eritrea ed in Tigrai per i soccorsi alle popolazioni, e fra esse anche quella della Federazione luterana mondiale, a cui si
pensava di inviare a suo tempo il frutto della raccolta in
corso. Speriamo quanto prima di
poter avere, e dare, notizie più
precise e migliori. Intanto invitiamo a voler collaborare generosamente a queste iniziative
inviando i vostri doni al conto
corr. postale n. 11234101 intestato a La Luce - Fondo di solidarietà, via Pio V, 15 - 10125 Torino, indicando la causale del versamento (Etiopia opp. Bagam).
In mancanza di indicazioni,
provvederemo noi stessi a ripartire le cifre.
L. 80.000: Unioni Femminili ValdeseMetodista e Battista, Genova.
L. 65.000: Chiesa Valdese, Reggio
Calabria.
L. 50.000: Lidia Buttazzoni.
L. 30.000: Olga Albano Vollaro.
L. 20.000: Primo Violo.
L. 12.000: Antonio Tetta.
Totale L. 924.000; Totale precedente
L. 6.181.539; In cassa L. 7.115.539.
Offerte pervenute in marzo 1988
L. 212.000: Chiesa Evang. Battista,
Bussoleno.
L. 150.000: Chiesa Evang. Valdese
Metodista, Ge-Sampierdarena.
L. 105.000: Chiesa Evang. Valdese
Metodista, GeSestri.
L. 100.000: Mirella e Ernesto Bein;
Maria Vay.
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• TORRE PELLICE • Piazza della libertà, 7 ■ Telef.
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i
4
fede e cultura
29 aprile 1988
UN’IMPORTANTE MONOGRAFIA
LA NOSTRA FEDE
Erasmo,
pacifista cristiano
Uno dei pochi intellettuali che nel ’500 si batterono contro l’ideologia della guerra - Una ferma denuncia: ma a scuola chi la studia?
Dio
Protagonista decisivo della storia degli uomini
Dopo la recensione del libro
di Silvana Seidel Menchi « Erasmo in Italia, 1520-1580» (pubblicata sul n. del 1° aprile scorso), viene offerta l’occasione di
proseguire il discorso su questo
grande e complesso personaggio a seguito della recentissima uscita di un libro che illustra il suo impegno per la pace
L’autore, professore emerito
della Scuola Normale Superiore
di Pisa e direttore della rivista
« Rinascimento », nella prima
parte del volume — tracciando
un profilo di Erasmo — sottolinea che egli in pratica è stato
uno dei pochissimi intellettuali
e credenti della sua epoca (così ricca di cruenti confiitti alimentati da nazionalismi idìmastici e religiosi) a battersi contro la guerra, considerata come
una delle più atroci e stupide
follie del mondo, nonché come
il massimo delitto della cristianità.
Proprio al suo rientro dal soggiorno in Italia, inizierà nel 1509
la stesura dell’Elogio della pazzia, nel quale ribadisce alcrmi dei
temi già esposti nei suoi scritti
precedenti. Ma è soprattutto negli Adagi, nell’Educazione del
principe cristiano, nel Lamento della pace, nei Colloqui ed altre opere ancora che la problematica della guerra e della pace acquista tutta la sua pregnanza: la seconda parte del libro ospita appimto alcuni di quei
testi, nonché una cronologia della vita e delle opere di Erasmo.
L’autore di questa raccolta
non esita a de&iire « evangelico » il cristianesimo di Erasmo:
un cristianesimo che si rifà alle
origini, ed inteso anche come
fede nell’umana fratellanza.
Nel suo Enchiridion miUtis
christiani lo stesso Erasmo vuol
tradurre questa prima parola del
titolo non come « manuale » ma
come « pugnale »: l’arma cioè
del soldato cristiano, arma puramente spirituale per sconfìggere i compromessi, le falsità, le
ingiustizie, il venire a patti col
mondo, contro quella « turpe
complicità » contro la quale Cristo, « autore della vera pace », è
venuto a suscitare la guerra.
Impietosa la denimcia della
feroce politica bellica del pontefice Giulio II (constatata anche di persona durante il suo
viaggio italiano) nel suo « Giulio
escluso dai cieli ». Il papa chiede a san Pietro di poter entrare nel regno celeste, al che egli
riceve un netto rifiuto a causa
delle sue colpe, delle sue crudeltà, della sua politica di conquista: « Se il diavolo, principe
del male, vorrà un vicario, chi
sceglierà se non un pari tuo? ».
Una denuncia particolarmente
coraggiosa quando si ricordi che
Erasmo aveva pronunciato i voti di monaco agostiniano nel 1488
e che venne successivamente ordinato prete nel 1492. Ricordiamo anche che nel 1535, un anno prima della morte, rifiutò il
cappello cardinalizio.
Ma lo scritto più importante
sulla pace è l’«adagio» 3001: «Dolce è la guerra a chi non l’ha provata ». Immaginiamo — dice ad
un certo punto Erasmo — che
« uno degli abitanti delle città lunari » (un extraterrestre, diremmo noi) giunto sulla Terra,
dopo essersi fatto spiegare chi
sono i suoi abitanti e dopo aver
« appreso tutta la vita di Cristo
NOVITÀ’
Claudiana editrice
Il sommario
della Santa Scrittura
e l'ordinario dei cristiani
a cura di C. Bianco, introd. di J. Trapman
pp. 208 -I- 8 tavole f. t., L. 16.500 (Testi Riforma 16)
IL LIBRO PIU’ BRUCIATO DALL’INQUISIZIONE
IN ITALIA
Il testo che ha permesso agli italiani del 1530 di conoscere il pensiero di Erasmo e di Lutero e le sue applicazioni pratiche. Un « manuale » di etica evangelica che si rivolge ai « negoziatori » (lavoratori).
GIOVANNI LUZZI
Fatti degli Apostoli
Commentario esegetico-pratico del Nuovo Testamento
pp. 269, L. 20.000
Della serie di commentari Stewart/Bosio/Luzzi sono già
usciti L’Evangelo secondo Giovanni, L’Evangelo secondo Luca,
L’Evangelo secondo Matteo e Marco.
¿i
FONDATA NEI 1855
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
Kl 68.»8 04 . C C I A. n. 274 482 . C C Poi! 20780102
codice fiscale 00601 90001?
con i suoi precetti », voglia rendersi conto tii tutto ciò che ha
sentito: « Dopo aver guardato
tutti gli altri animali vivere a
modo, ognuno nella propria specie, nel rispetto delle leggi di natura, e a niente tendere se non a
quello che natura detta, e solo un
animale trafficare, far mercati,
litigare e combattere, non credi
che identificherà l’uomo di cui
ha sentito parlare in qualsiasi
altro animale piuttosto che nell’uomo reale? ».
Un altro aspetto ’’profetico”
della denuncia di Erasmo è dato daH’allarme lanciato sulla crescente potenza delle armi con
l’invenzione delle bocche da fuoco: « Chi ha inventato i cannoni?
Non, forse, i cristiani? E perché
la cosa sia anche più infame, li
chiamano col nome degli Apostoli, e vi incidono sopra immagini sacre». Che mai direbbe
egli oggi di fronte ai nostri armamenti, di fronte alle bombe
chimiche e batteriologiche, di
fronte al terrore nucleare?
Il messaggio dell’inascoltato
e sovente avversato olandese
giunge oggi a noi in tutta la
sua drammaticità, in tutta la sua
attualità. Magari lo si leggesse
nelle scuole (ed anche altrove)
al posto di tanti altri testi « eroici »!
Roberto Peyrot
' Eugenio GARIN, Erasmo, ed. Cultura della Pace, 1988, pp. 167, L. 15.000.
La Bibbia ci presenta Dio in
maniera assai diversa rispetto a
quella che è la concezione dei
filosofi.
Questi infatti, sia che lo affermino sia che lo neghino, tendono sempre ad una astrazione concettuale, che può essere frutto
di una riflessione razionale oppure di una intuizione.
La Bibbia, invece, non tenta
mai di definire Dio, assume che
egli sia fuori della dimensione
deirintelletto umano, non è in
grado di rivelarci né il mistero
della sua essenza, né le ragioni
delle sue azioni.
Dio stesso dà di sé un’immagine quanto mai indefinibile: « Io
sono colui che sono » (Esodo 3:
14).
Nonostante questo mistero,
questa indefinibilità, Dio è presente in ogni pagina della Bibbia come protagonista decisivo
della storia degli uomini.
Quindi Dio è inaccessibile, nascosto, inconoscibile all’uomo se
non nei termini in cui egli si rivela.
Dio richiede all’uomo un impegno attivo di ricerca e una partecipazione che coinvolga tutto
il suo essere; solo a questa condizione egli è disposto a rivelarsi: « Voi mi cercherete... e io mi
lascerò trovare da voi » (Geremia
29: 13-14). « L’Eterno è con voi
quando voi siete con lui; se lo
cercate, egli si farà trovare da
voi; ma se lo abbandonate, egli
vi abbandonerà» (II Cronache
15: 2).
Dio agisce e si rivela attraverso individui e popoli (non solo
Israele, il « popolo eletto », ma
anche altri, che concorrono all’esecuzione dei suoi disegni); la
PER STUDIARE IL FRANCESE
“C” comme
civilisation
E’ da poco in libreria, a cura
di Giovanna Calvetti e Francesca Carpo, « ”C” camme Civilisaiion », un libro di francese
scritto tutto in francese, per studenti e lettori interessati alla
Francia. La novità è che il volume può essere inteso sia come
libro di testo per studenti medi,
sia come utile guida turistica per
chi desideri comprendere la
Francia nei suoi differenti aspetti.
Vi troviamo, infatti, cinque ripartizioni, segnate con una corrispondente striscia colorata. La
prima comprende gli avvenimenti in flash della storia « au fil
des jours », dall’età della pietra
a Mitterrand, con schemi sull’organizzazione politica, le istituzioni, le « sigle » della vita politica,
dal sindacato agli organismi internazionali. La seconda tratta
le grandi tappe deireconomia
francese, esemplificate da diagrammi colorati, flussi e zone
economiche, mondo della finanza. La terza sezione presenta invece gli autori più famosi della
letteratura francese attraverso i
secoli, con relativa scelta di testi, dalle « chansons de geste » ai
contemporanei, dando un’ampia
panoramica sull’evoluzione della
lingua e dello stile francese. Il
quarto settore si occupa dell’aspetto geografico, regione per regione, indicandovi le città principali e le particolarità da non
perdersi in caso di visita. L'ultima parte, infine, è dedicata alla
gastronomia e, oltre alle ricette
finali, consigliamo la lettura di
p. 241 : « Voyage autour d’une
tasse de thè », la storia cioè di
una bevanda il cui uso ha attraversato le frontiere!
L’interesse per il libro può essere riportato a tre motivi.
In primo luogo, come dice il
titolo, si parla di « civilisation »,
un’ottica globale di vedere un
paese, dalla geografia alla storia, dall’economia all’attualità.
Potremmo definirlo una rassegna sulla vita quotidiana, dal
classico al giornalistico che, per
quanto è possibile, parte dal
punto di vista, dalle domande
e dalle curiosità di un cittadino
comune francese o straniero.
In secondo luogo il libro ha
un approccio linguistico diversificato, ogni tema è « parlato »
con il suo linguaggio e questo
è utile per chi voglia familiarizzare con termini relativi, ad esempio, all’economia (vedi p. 42,
le leggi sull’occupazione giovanile e le sigle TUC, SCOP, GRL...
che lasciamo scoprire al lettore!).
Da ultimo, il testo è multiuso
e coloro che abitano, come nelle valli valdesi, in zona bilingue
potrebbero prenderlo in considerazione sia se si insegna, sia se
si impara, per aggiornare il proprio francese.
Bruna Peyrot
G. CALVETTI Civilisation,
pp. 255.
F. CARPO. « C » comme
Il Capitello, Torino, 1987,
Bibbia è la registrazione di queste azioni e manifestazioni.
Dio parla e manifesta la propria volontà nella storia attraverso azioni concrete. La sua
Parola crea ordinamenti stabili
e mantiene in vita l’uomo, dandogli una speranza; tale Parola
si esprime attraverso la voce dei
Profeti e prende forma scritta
nella Bibbia. « Parola » per eccellenza è Gesù, il Cristo.
La Parola a volte può essere
anche minacciosa; però assai più
angoscioso per l’uomo è il silenzio di Dio: « Ecco, vengono i
giorni, dice il Signore, l’Eterno,
che io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete d’udire le parole dell’Etemo » (Amos
8: 11).
Secondo la Bibbia, Dio è unico, eterno, glorioso, sovrano, assolutamente incondizionato nelle
sue scelte.
E’ anche « santo », cioè separato dal mondo, nel senso che
appartiene esclusivamente a se
stesso, non può essere confuso
con nulla di quanto ha creato,
neppure con l’uomo; nulla e nessuno può essere paragonato a
lui.
Nonostante ciò, Dio ha scelto
di avvicinarsi agli uomini, riconciliandosi con essi per mezzo di
Gesù il Cristo, che poi è ancora
Dio, una delle sue manifestazioni
personali, la sua rappresentanza
sulla terra. « ...il Cristo, che è
sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno » (Romani 9: 5);
« Nel principio era la Parola, e
la Parola era con Dio, e la Parola era Dio » (Giovanni 1: 1).
CJesù il Cristo è l’unica possibilità che l’uomo ha di conoscere Dio: « Chi ha veduto me, ha
veduto il Padre » (Giovanni 14:
9); « Io e il Padre siamo uno »
(Giovanni 10: 30).
Una delle più belle e significative definizioni è quella deila I
Epistola di Giovanni (4: 16):
« Dio è amore ».
Il fulcro di tutto il messaggio biblico è proprio Vamore di
Dio per l’umanità: « Dio ha tanto amato il mondo che gli ha
dato il suo unigenito Figliolo,
affinché chiunque crede in lui
non perisca, ma abbia vita eterna » (Giovanni 3: 16).
Nell’Antico Testamento Dio opera attraverso i singoli uomini
e i popoli; nel Nuovo invece agisce direttamente sia come « Padre », sia attraverso il « Figlio »
venuto sulla terra, sia attraverso
lo « Spirito Santo », che illumina i credenti: sono questi i modi attraverso i quali Dio ha deciso di farsi conoscere dagli uomini.
Nonostante la coesistenza di
queste tre persone, la Bibbia sottolinea la unicità di Dio; i cristiani dei primi secoli hanno cercato di esprimere questo fatto
attraverso il dogma della Trinità.
Lo Spirito Santo rappresenta
l’azione, l’iniziativa di Dio sugli
uomini; potrebbe anche essere
definito come « Dio in movimento ».
Mentre nell’Antico Testamento
lo Spirito Santo svolge un’azio
ne episodica e limitata, nel Nuovo esso assume una precisa condizione di « persona » ed è stabilmente operante tra gli uomini, come potenza di vita per ogni
singolo credente, e al tempo stesso come guida invisibile ma sempre presente della Chiesa.
Lo Spirito Santo ha quindi la
funzione di attualizzare e interiorizzare, per gli uomini di ogni tempo, la rivelazione di Dio,
avvenuta in Cristo.
Esso tuttavia non aggiunge nulla a quanto ha fatto Gesù, perché è lo stesso Gesù vivente ritornato (Giovanni 14: 18).
Aurelio Penna
5
29 aprile 1988
speciale ^
IN RICORDO DI VITTORIO SUBILIA
Sono stato mosso da una
gran gelosia per l'Eterno
Il testo della predicazione tenuta da Paolo Ricca, decano della
Facoltà di teologia, in occasione del funerale di Vittorio Subilia
« Io sono stato mosso da
una gran gelosia per l’Eterno ». In questa parola della
Bibbia possiamo scorgere,
come in filigrana, la vocazione, la ragione e passione della vi ta ed anche il testamento
spirituale di Vittorio Subilia.
Così infatti mi sembra che
egli sia vissuto in mezzo a
noi: come un uomo « geloso
di Dio ». La gelosia, voi lo sapete, non è più di moda. Non
lo è più nei rapporti tra l’uomo e la donna, immaginiamoci nei rapporti tra uomo
e Dio: che cos’è dunque questa « gelosia per Dio », così
strana e così rara, che la nostra generazione, vaccinata
contro tutte le passioni, spiritualmente disincantata e
culturalmente pluralista, può
considerare con sospetto e
qualche appi'ensione, perché
la gelosia è un sentimento
possessivo ed esclusivo e, riferita a Dio, può generare —
pensiamo — fanatismo e settarismo? Che cos'è questa
« gelosia per Dio » che abbiamo del tutto disimparato,
credendo forse così di avere
purificato il nostro rapporto
con Dio — ma lo abbiamo
davvero purificato o non
piuttosto annacquato?
Questa gelosia percorre
tutta la Bibbia e accompagna
come un filo rosso la storia
della fede.
Il primo
comandamento
lingua, eppure dicono: Dio
dice » (23: 21).
E’ la gelosia di Gesù quando vide il Tempio di Gerusalemme trasformato in una
casa di mercato: caccia dunque i mercanti e rovescia i
tavoli dei cambiamonete dicendo: « Avete trasformato
la casa del Padre mio in una
spelonca di ladroni ».
E' la stessa gelosia di Gesù
che al giovane ricco che
l'aveva interpellato dicendo:
« Maestro buono, che debbo
fare per ereditare la vita
eterna? », rispose bruscamente dicendo: « Perché mi
chiami buono? Nessuno è
buono tranne uno solo, cioè
Dio » (Marco 10: 18).
La gelosia
per la chiesa
1
La troviamo fin dai tempi
antichi nel corso dell’esperienza religiosa di Israele,
che l’ha scolpita al primo
posto nelle tavole della sua
Legge, nel primo dei dieci
comandamenti: « Io sono
l’Eterno, l’Iddio tuo... Non
avrai altri dii nel mio cospetto »; così come la troviamo
nel corso dell'esperienza religiosa di Gesù, che l’ha
espressa nel primo dei suoi
due comandamenti: « Ama il
Signore Iddio tuo con tutto
il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente
tua. Questo è il grande e il
primo comandamento ».
E' la gelosia di Mosè quando, scendendo dal monte,
trovò il popolo in festa intorno al vitello d’oro, che egli
distrusse seduta stante. E’ la
gelosia per un Dio che non
tollera contraffazioni e manipolazioni.
E' la gelosia di Geremia
quando smascherò i falsi
profeti che facevano dire a
Dio quello che non diceva e
non dicevano quello che Dio
diceva: i falsi profeti « che
fanno parlare la loro propria
E’ la gelosia dell’apostolo
Paolo, il cui spirito, ad Atene, gli s’inacerbiva dentro,
vedendo la città piena di idoli (Atti 17: 16).
E’ la gelosia per Dio che si
trasforma talvolta in gelosia
per la comunità cristiana:
per quella di Corinto, ad
esempio, alla quale scrive:
« Sono geloso di voi di una
gelosia di Dio, perché vi ho
fidanzati ad un unico sposo »
(II Corinzi 11: 2). E’ ancora
la stessa gelosia che trasuda
da tutta la lettera ai Galati,
in cui Paolo non scende a
compromessi con quello che
chiama « l’altro evangelo »,
anche a costo di dispiacere a
molti: « Vado io forse cercando di conciliarmi il favore degli uomini ovvero quello
di Dio? O cerco io di piacere agli uomini? Se cercassi di
piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo »
(1: 10).
E’ la gelosia per Dio che è
sempre di nuovo ricomparsa
nella storia della chiesa. Pensiamo a Lutero, ad esempio,
che quando fu invitato a essere più conciliante per ritrovare il favore dell’imperatore
Carlo V scrisse in una lettera: « Preferisco cadere con
Cristo, piuttosto che stare in
piedi con l’imperatore ». O
ancora nel nostro secolo siamo stati testimoni della gelosia per Dio del Sinodo di
Barmen della Chiesa Confessante, secondo cui chi confessava il Dio dei cristiano-tedeschi rinnegava il Dio di Gesù
Cristo e viceversa.
Ecco quel che è questa
« gelosia per Dio »: è un particolare risvolto della fede
che ama senza possedere, che.
confessa senza accaparrare,
che serve Dio senza servirsi
di Dio, che lo annuncia senza
amministrarlo. La gelosia
per Dio è esclusiva ma non è
possessiva, è intransigente
ma non è intollerante. E qui
vediamo la differenza tra la
gelosia come sentimento
umano e la gelosia come manifestazione o espressione
della fede. Un uomo geloso
di una donna — ad esempio — la vuole tutta per sé,
tenerla nelle sue mani, è un
vero e proprio sequestro affettivo. La gelosia umana è
una prigione per chi ne è oggetto. Tutto all’opposto è la
gelosia per Dio di cui parla
la Bibbia. Chi nella Bibbia e
secondo la Bibbia è geloso di
Dio, è geloso della libertà di
Dio, della sua incomparabile
libertà, della sua sovranità,
della sua santità, del suo mistero. Chi è geloso di Dio secondo la Bibbia, lo è non per
sequestrarlo, ma per dissequestrarlo, non è per mettergli (per così dire) le mani addosso ma per togliergli le
mani di dosso, non per imprigionarlo nei nostri sistemi, nelle nostre chiese, nelle
nostre culture, ma al contrario per annunciare e confessare che egli sta oltre le nostre teologie, le nostre chiese, le nostre culture. « Dio infatti non abita in templi fatti
da mano d'uomo » (Atti 7:
48): né in quelli del nostro
pensiero filosofico o teologico, né in quelli delle nostre
istituzioni, religiose o laiche.
Diventare geloso di Dio secondo la Bibbia significa
dunque diventare geloso della libertà di Dio.
Geloso del
mistero di Dio
Ecco: Vittorio Subilia, che
è stato in mezzo a noi come
uno « mosso da una gran gelosia per l’Eterno », ci ha insegnato ad amare la libertà
di Dio, ad adorare il suo nome tre volte santo, a rispettare — cioè a non profanare — il suo mistero insondabile.
Gli uomini o le donne « gelosi di Dio » sono rari. Ma
non c’è bisogno che ce ne
siano tanti purché, quando
Dio ce li manda, la loro testimonianza venga raccolta. Io
non so se nella nostra vita
abbiamo mai avvertito, non
dico una grande, ma almeno
una piccola gelosia di Dio.
Forse non siamo andati al
di là di un interesse cordiale
ma misurato, oppure di un
amore onesto ma tiepido.
Forse dobbiamo, ancora o di
nuovo, imparare Labe della
gelosia per Dio. Ma questo
non lo possiamo imparare
neppure da Vittorio Subilia.
Questo lo possiamo imparare
— come lui lo ha imparato
— solo da Dio stesso.
Paolo Ricca
UNA TESTIMONIANZA
Un fratello
Ma « geloso di Dio » secondo la Bibbia vuol dire che
hai imparato o stai imparando la differenza tra Dio e gli
idoli e cominci a saper distinguere tra Dio e i suoi surrogati, tra Dio e le sue imitazioni. Diventi geloso del nome tre volte santo di Dio.
Ma « geloso di Dio » significa anche che hai cominciato
o stai cominciando a diventare esigente quando si tratta della conoscenza e dell’incontro con Dio. Cioè non ti
accontenti più di un Dio addomesticato, «normalizzato»
dalle istituzioni o anche dalle teologie, « rappresentato »
dai suoi ministri, amministrato dai suoi rappresentanti, distribuito sovente a buon
mercato sul sempre fiorente
mercato della religione. Non
ci stai più, non ti basta più.
Diventi geloso del mistero di
Dio.
Avevo appena terminato di
scorrere l’ultimo quaderno di
Protestantesimo, ammirando ancora una volta la tagliente lucidità del suo Direttore, quando
ho appreso che la sua voce, così viva sino all'ultimo istante nel
suo impegno di testimonianza, di
fedeltà e di coerenza, si è spenta
per sempre.
Adoro il disegno dell’Onnipotente e prego con tutto il cuore
che l'anima benedetta dell’amico carissimo sia accolta nel seno misericordioso di Dio; ma
ciò nulla toglie al dolore p>er la
sua dipartita. Né l’attenua la consapevolezza della sua incombente minaccia per la conoscenza
che avevo delle sue gravissime
condizioni. Così vera, così profonda, così autenticamente cristiana era la nostra amicizia.
Da quando, quasi casualmente,
rincontrai per la prima volta sul
finire del lontano 1950 nella Libreria di cultura religiosa alla
nostra ultima telefonata prepasquale, stringemmo un rapporto
che il tempo non solo non ha
mai scalfito, ma ha anzi progressivamente irrobustito intessendolo di reciproca stima, di sincerità e d’essenzialità sullo sfondo
d’una sintonia teologica non adusa a cambiar le carte in tavola per edulcorare il dissenso tra
il protestante e il cattolico, ma
pronta a nutrirsi, paradossalmente dello stesso dissenso per incrementare la comunanza degli
interessi, l’integrarsi dei criteri,
l’incrociarsi dei giudizi.
Ho sempre giudicato gratifi
cante per me questo rapporto e
sono sempre stato orgoglioso, oltre che fraternamente grato, che
egli, protestante tutto d'un pezzo, avesse in me, cattolico tutto
d’un pezzo, non semplicemente
l’interlocutore dell’altra sponda,
ma uno dei suoi amici più cari.'
Me l’ha attestato e confermato
innumerevoli volte in quasi quarant’anni di consuetudine spirituale e di comunione teologica.
Per parte mia, dinanzi alle sue
spoglie, desidero rinnovargli una
volta ancora il mio grazie, unitamente aH’assicurazione che tanta stima e tanta amicizia furono
sempre, e per sempre resteranno, pienamente corrisposte.
Ho presente un suo scritto di
qualche anno fa, riguardante il
problema della morte. Lo ricordo bene, perché in quell’anno,
1980, contribuì con altri scritti
a confermarmi nella valutazione
cristiana della morte, mentre il
mio cuore sanguinava per la perdita della mia mamma adorata
(Il Signore dei morti e dei viventi, « Prot. » XXXV/1/1980/J-12).
Lo scritto aveva un unico intento: quello di riportare su base
neotestamentaria l’enigma della
morte ad un’espressione di fede
nel Dio che non abbandona mai
i suoi figli, vivi o defunti. Il suo
insegnamento mi aiuta cosi a collocare anche luì, come mia mamma e quanti mi han preceduto
in questa suprema testimonianza di fede, nella comunione plenaria con Cristo, ora e nel compimento finale.
Branero Gherardini
6
6 prospettive bibliche
29 aprile 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Lutero ci introduce
ai Soiterio - z
Seconda
prefazione
al Salterio
1528
Molti santi padri hanno lodato ed
amato il Salterio straordinariamente più degli altri libri della Scrittura.
In effetti l’opera loda a sufficienza
l’artefice, tuttavia vogliamo mostrare anche qui la nostra lode e riconoscenza.
Negli anni passati si sono diffuse
tantissime leggende dei santi e passionali \ libri di esempi e storie, e
con essi riempito il mondo, in modo
che, frattanto, il Salterio stava nascosto e in talè oscurità che non si
comprendeva bene neppure un salmo, mentre invece esso spandeva di
sé un elevato, eccellente profumo, tale che i cuori pii ricevevano forza e
devozione anche dalle parole ignote,
ed avevano caro il libretto.
10 ritengo che non sia giunto sulla
terra, né possa giungervi, un libro di
esempi o di leggende di santi migliore del Salterio. E se si dovesse scegliere, mettere insieme e redigere nel
miglior modo le cose più belle da
tutti i libri di esempi, di leggende, di
storie, ne dovrebbe risultare proprio
il nostro Salterio. Infatti in esso non
troviamo solo quel che hanno fatto
uno o due santi, ma quello che il
capo di tutti i santi ha fatto, ed ancora tutti i santi fanno: come essi si
pongono nei confronti di Dio, degli
amici e dei nemici, come si comportano e si conformano nel pericolo e
nel dolore; oltre a ciò, in esso v’è
ogni sorta di divina, salutare dottrina e comandamento.
Lfna piccola Bibbia
11 Salterio dovrebbe essere a tutti
caro ed amato solo p>er il fatto che
promette chiaramente la morte e resurrezione di Cristo, e prefigura il
suo regno come la condizione e l’essenza dell’intera cristianità, in modo
tale che a ragione potrebbe chiamarsi una piccola Bibbia, in cui è presente nella maniera più breve e più bella
tutto quello che sta nell’intera Bibbia, fatto e pronto come un elegante enchiridion, o manuale. Perciò mi
sembra che lo Spirito santo stesso
si sia preso l’incarico ed abbia composto una breve Bibbia e un libro
di esempi dell’intera cristianità o di
tutti i santi; in modo tale che chi
non potesse leggere l’intera Bibbia,
avesse qui quasi una completa stimma, redatta in un libriccino.
Ma, oltre questo, il Salterio è di
nobile natura e virtù, giacché gli
altri libri strepitano molto sulle opere dei santi, ma dicono davvero poco delle loro parole. Il Salterio è un
modello perfetto, che sparge buono
e dolce odore quando lo si legge,
perché racconta non solo le opere dei
Proseguiamo nella pubblicazione di testi di Martin Lutero che illuminino la nostra lettura del Salterio. Dopo la « Prima prefazione al Salterio» (1524) e la «Postilla al Salterio» (1525), ecco ora la «Seconda
prefazione al Salterio» (1528). Ricordiamo che questi testi, con molti
altri, sono stati pubblicati in versione italiana con il titolo Prefazioni alla Bibbia dall’Editrice Marietti (Genova 1987), che cortesemente ci consente di riprodurre in zumpia sintesi. Lutero ci invita a ritrovarci vividamente, nel mondo dei Salmi, fra gli uomini in tutta la loro concretezza, nella
comunità di fede, in presenza del Signore : « queste parole sono dette di
fronte a Dio e con Dio », « è il libretto di tutti i santi », « ti insegna a parlare come hanno fatto tutti i santi, nella gioia, nel timore, nella speranza, nella tristezza ».
a cura di GINO CONTE
santi, ma anche le loro parole, come
essi hanno parlato con Dio e pregato, ed ancora parlano e pregano. Cosicché gli altri libri di leggende e di
esempi, se li si paragona al Salterio,
ci presentano dei santi quasi del tutto muti, mentre il Salterio ci raffigura dei veri santi, valenti e vivi. Infatti
un muto, nei confronti di uno che
parla, è da considerare quasi un
mezzo morto. E nessuna opera più
potente e nobile c’è neU’uomo che il
parlare, giacché con esso, principalmente, l’uomo si differenzia dalle bestie, più che con la figura od altre attività. Anche un pezzo di legno, infatti, può avere la figura umana grazie all’arte dello scultore, ed un animale può vedere, udire, odorare, cantare, camminare, stare in piedi, mangiare, bere, digiunare, patire la sete,
la fame, il gelo e ogni dura condizione, proprio come un uomo. ^
I ’’santi”
parlano
a cuore aperto...
Inoltre il Salterio fa ancora di più,
perché non ci offre solo i comuni,
semplici discorsi dei santi, ma i più
perfetti, quelli che essi hanno fatto
con grande serietà, nelle circostanze
più importanti, con Dio stesso. Perciò esso ci presenta non solo le loro
parole riguardo alle loro opere, ma
anche il loro cuore e il tesoro al
fondo dell’anima loro, in modo che
possiamo penetrare nel fondamento
e nella fonte delle loro opere e parole, e sapere quali pensieri hanno
avuto nel cuore in ogni sorta di situazioni, pericolo e necessità. E questo non fanno e non possono fare
le leggende o gli esempi, che si limitano ad esaltare le opere o i prodigi
dei santi. Così non posso sapere come sta il suo cuore, anche se di uno
vedo ed odo eccellenti opere. E come
preferirei di molto udire un santo,
piuttosto che vedere le sue opere,
così preferirei di molto vedere il suo
cuore e il tesoro della sua anima,
piuttosto che udire la sua parola.
Questo ce lo dà il Salterio, nel modo
più ricco, sì che possiamo sapere
com’era il cuore dei santi e come le
loro parole hanno risuonato verso
Dio e verso tutti gli altri.
Il cuore dell’uomo è come una barca in un mare infuriato, sospinta dai
venti tempestosi provenienti dalle
quattro parti del mondo. Da una parte lo spinge il timore e la preoccupa
zione degli accidenti futuri, dall’altra
lo porta il dolore e la tristezza del male presente. Qui spira la speranza e la
presunzione della felicità futura, là
soffia la sicurezza e il piacere dei beni presenti. Questi venti tempestosi
insegnano a parlare onestamente, ad
aprire il cuore e versarne fuori il fondo. Infatti, chi si trova nel timore e
nella necessità parla della disgrazia
in modo del tutto diverso da chi si
trova nella gioia. E chi si trova nella
gioia parla e canta di essa in modo
del tutto diverso da chi versa nel timore. Come si dice, non viene dal
cuore se un uomo triste ride o uno
felice piange, perché il fondo del suo
cuore non è aperto ed egli non è
franco.
Ma cosa è dunque la massima parte del Salterio se non questo parlare
onestamente in tali venti di tempesta? Dove si trovano parole più belle sulla gioia, se non nei salmi di
lode o di ringraziamento? Là tu vedi
nel cuore di tutti i santi come in bei
giardini gioiosi, anzi, come in cielo,
dove cordiali, piacevoli, splendidi
fiori spuntano da tutti i nobili e felici pensieri verso Dio e la sua bontà.
Per contro, dove trovi parole di tristezza più profonde, lamentevoli e
pietose, se non nei salmi di lamentazione? Di nuovo tu vedi nel cuore di
tutti i santi come nella morte, anzi,
nell’inferno. Come è scuro e tenebroso là, per ogni sguardo turbato dalla
collera di Dio! Anche, dove parlano
del timore o della speranza, essi usano parole superiori alla capacità figurativa di qualsiasi pittore, o di qualsiasi Cicerone od oratore.
...di fronte a Dio e con Dio
E, come si è detto, la cosa migliore è che queste parole sono dette di
fronte a Dio e con Dio; il che fa sì
che esse abbiano doppiamente serietà e vita. Infatti, quando si parla di
queste cose con gli uomini, le parole
non vengono tanto potentemente dal
cuore, non bruciano, vivono e penetrano tanto. Da ciò deriva anche il
fatto che il Salterio è il libretto di
tutti i santi, ed ognuno, in qualunque
situazione si trovi, vi ritrova salmi e
parole che si adattano alla sua situazione, e gli sono cosi conformi come
se fossero stati posti lì unicamente a
causa sua, cosicché egli stesso non
potrebbe farne, né trovarne, né desiderarne di migliori. Ciò ha anche
questo effetto: se a uno piacciono
quelle parole ed esse gli si adattano,
questi può essere certo di stare nella
comunione dei santi, e che a loro è
andata come sta andando a lui, giacché essi tutti cantano insieme a lui
un solo canto; specialmente se egli
può parlare rivolto a Dio come loro
hanno fatto, il che deve accadere
nella fede. Infatti, ad un uomo empio questi salmi non piacciono affatto.
Infine, nel Salterio c’è la sicurezza
ed una ben munita scorta per seguire senza pericolo l’esempio di tutti i
santi. Infatti gli altri libri di leggende e di esempi dei santi muti presentano delle opere che non si possono imitare. Anzi, essi mostrano
molte opere pericolose ad imitarsi, e
che, comunemente, causano sette e
scismi, separando e strappando dalia
comunità dei santi. Ma il Salterio ti
cautela dagli scismi e ti mantiene
nella comunità dei santi, perché ti
insegna ad avere lo stesso animo e a
parlare, come hanno fatto tutti i santi, nella gioia, nel timore, nella speranza, nella tristezza.
Vivida immagine
del popolo di Dio
Insomma, se vuoi vedere dipinta
con vividi colori e forma la santa
chiesa cristiana, contenuta in un piccolo quadro, poni di fronte a te il
Salterio, ed hai uno specchio puro,
chiaro e bello, che ti mostrerà cos’è
la cristianità. Anzi, li dentro troverai
anche te stesso ed il vero Gnothi
seauton ^ insieme a Dio stesso e a
tutte le creature.
Perciò proponiamoci anche noi di
ringraziare Dio per tali indicibili beni, e prendiamoli con zelo e serietà,
utilizzandoli a lode ed onore di Dio,
per non meritarci qualcosa di peggio
con la nostra ingratitudine. Infatti
prima, al tempo della tenebra, che
tesoro sarebbe stato considerato, chi
avesse potuto rettamente comprendere un salmo e leggerlo o ascoltarlo
in comprensibile tedesco; e tuttavia
non lo hanno avuto. Ma ora sono
beati gli occhi che vedono quello che
noi vediamo, e beati gli orecchi che
ascoltano quello che noi ascoltiamo.
Mi preoccupo, però — e, purtroppo,
lo vediamo già — che a noi non succeda come agli ebrei nel deserto,
quando dissero della manna: « La
nostra anima è nauseata da questo
cibo così leggero » (Num. 21: 5). E
dobbiamo anche sapere che accanto
sta scritto come sono stati tormentati e sono morti, perché non avvenga così anche a noi. Ci aiuti il Padre
di ogni grazia e misericordia, tramite
Gesù Cristo nostro Signore. Al quale
sia lode e grazie, onore e gloria per
questo Salterio tedesco e per tutti i
suoi innumerevoli, indicibili benefici
in eterno. Amen, amen!
Martin Lutero
‘ Raccolte medievali di leggende di santi, di storie della passione di Cristo e dei
dolori di Maria.
2 « Conosci te stesso », il noto precetto
dell’Apollo delfico.
7
29 aprile 1988
obiettivo aperto
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LIBANESI, PALESTINESI, ISRAELIANI
Da cinque mesi è in corso la rivolta nelle terre occupate da Israele:
quando si potrà fondatamente sperare in un futuro di pace?
Dall’ inizio dell’attuale crisi,
cioè dal 1975, si possono distinguere in Libano due periodi: il
primo, quello presidenziale (197682), durante il quale si è assistito
alla distruzione deH’infrastruttura politica e al rafforzamento del
potere dei miliziani cristiani (conservatori); poi un secondo periodo (1982-88), che dura tuttora, caratterizzato dalla distruzione dell’infrastruttura economica, dall’indebolimento dei miliziani cristiani e dal consolidamento del
la pwtenza militare sciita.
Sia l’invasione siriana in Libano (1976), sia quella dello stato
d’Israele non hanno modificato
fondamentalmente il carattere
del contenzioso libanese circa la
spartizione del potere. I cristiani
continuano a litigare per mantenere la presidenza e l’autonomia
relativa di cui godono neH’amministrazione delle questioni riguardanti la loro comunità. I musulmani continuano a manovrare
per ottenere una loro fetta di potere e per avvicinare il Libano
alla Siria, allontanandolo nel contempo da Israele.
Un sogno
di supremazìa
Alcuni settori della comunità
cristiana nutrono anche sogni che
sperano di vedere un giorno realizzati: una frazione delle « Forze libanesi » si augura che il suo
capo, M. Jaja, sia eletto presidente. Un suo successo elettorale
(che però è poco probabile) rafforzerebbe la supremazia dei cristiani. Seguendo la stessa logica,
se gli estremisti sciiti raggiungessero il loro fine, la « repubblica
musulmana » garantirebbe un
monopolio politico.
Ciò che conferma i cristiani
nel loro desiderio di mantenere
una supremazia politica, è la pau
Sopravvivere fino
aila pace
Pubbiichiamo questo contributo di Chassan
Rubeiz, ripreso da « Le Christianisme au XX”“’
siècie », n. 160/1988.
L’autore riveste attuaimente la carica di
segretario per il Medio Oriente della Commissione delle Chiese per l’assistenza e il servizio,
ed è membro della Commissione del Consiglio
Ecumenico delle Chiese per l’assistenza ai rifugiati.
I riflettori di questi ultimi mesi sono stati
puntati sulla questione palestinese: la rivolta
disarmata dei palestinesi nelle zone occupate,
la dura e barbara repressione dei governo israeliano, l’assassinio da questi ordito contro Abu
Jihad a Tunisi violando, contro ogni diritto
internazionale, la sovranità nazionale della Tunisia e la conseguente condanna dell’ONU, hanno ovviamente catalizzato l’opinione.pubblica.
Da più parti si levano voci che reclamano
la convocazione di una conferenza di pace per
il Medio Oriente. Ci auguriamo che questo appello sia raccolto al più presto. Ma non ci nascondiamo anche la gravità e la difficoltà della
situazione complessiva, per cui il giorno della
pace non è forse così imminente come vorremmo.
Il problema palestinese s’inserisce in un
quadro geografico, politico, storico e culturale
molto ampio. Ne fa parte anche il Libano, con
la sua storia travagliatissima di questi ultimi
anni.
Nei prossimi mesi anche il Libano (oltre
Israele) sarà chiamato alle urne, per eleggere
un nuovo presidente. A cosa prelude la calma
apparente che regna in questo momento?
E se il Libano s’infiamma di nuovo, cosa
potrà succedere nella zona?
Nessuno è profeta, né indovino. L’analisi
di Chassan Rubeiz può aiutarci a capire meglio
i termini della questione.
ra del futuro. La paura cioè di diventare una minoranza marginale di fronte aH’espansione demografica musulmana. Ciò che conferma i fanatici musulmani nel
loro desiderio di supremazia, è
la consapevolezza della superiorità numerica e la fede nel sistema « del miglio » (è un’organizzazione di etnie, funzionante all’epoca dell’impero ottomano: il
non-musulmano paga un tributo
e gode nello stato islamico degli
stessi diritti e delle medesime libertà riconosciute ai musulmani), mentre i cristiani sono cittadini di seconda categoria. Il libanese medio rimane fermamente attaccato all’idea di un Libano pluralista, anche se in tutto il
corso di questi ultimi anni, la
sua mentalità è stata impregnata
di settarismo.
Quando verrà
la "realtà nuova"
Un giorno, in un prossimo futuro, i libanesi si troveranno, senza alcun dubbio, a dover affrontare una realtà nuova. Questo periodo di « coma politico » non
può prolungarsi oltre certi limiti.
Ma la nuova realtà potrà assumere diversi aspetti.
Potrà essere un accordo negoziato (segreto) siro-americano sul
Libano, che condurrà ad elezioni
presidenziali normali è pacifiche.
Potrà essere un cambiamento
di potere rapido e radicale, provocato da una azione militare
decisiva, che condurrà all’insediamento di un governo formato da
una giunta militare.
Potrà essere la riedizione della
spirale di cieca violenza del miliziani, i quali esprimeranno così
le loro rivendicazioni per una società nuova. A questa farà seguito un intervento « protettivo » al
piano regionale (da parte della
Siria?).
0 forse sarà un attacco israeliano della violenza di quello dell’82, che si porrà l’obiettivo di realizzare una nuova ripartizione del
potere.
D’altronde, proprio l’invasione
deH’82 ha forse insegnato ad
Israele che non è possibile giungere ad una soluzione grazie alla
forza. E la Siria, dal canto suo,
ha capito che la propria influenza in Libano deve rimanere limitata."
Se il Libano è spezzettato in
molte entità territoriali, corre il
rischio di trasformarsi in molte
Gaza, dominate da agitazioni e
violenze. E’ quindi prudente lasciar corso al processo di disintegrazione del Libano?
Ma il problema di questo stato
ha anche una dimensione interna: i suoi dirigenti politici devono dar prova di maggiore flessibilità, se vogliono sopravvivere.
C’è un enorme bisogno di un nuovo presidente, credibile, capace
di sperare e di governare il paese elevandosi al di sopra dei settarismi.
La nuova fase
della contestazione
La nuova ondata di rivolta
scoppiata nel dicembre scorso a
Gaza e nelle comunità arabe amministrate da Israele, e tuttora
in corso, è l’inizio di un processo
di contestazione dello statu quo,
destinato a durare e ad incidere
profondamente.
1 giornali hanno manifestato
un vivo interesse per quanto sta
accadendo e nelle loro cronache
non nascondono la loro simpatia
per la causa dei palestinesi. Questi ultimi non sono più descritti
nei panni dei « terroristi », ma in
quelli dei « combattenti che resistono aH’occupazione ».
Questo cambiamento di clima
e la crescente sensibilizzazione
che avviene negli ambienti della
diplomazia internazionale nei
confronti della causa palestinese
sono molto significativi e meritano un’analisi. In questo momento l’opinione pubblica mondiale reagisce con simpatia alle
rivendicazioni dei palestinesi che
reclamano giustizia e trasmette
questo triplice messaggio di sostegno:
1) La rivolta palestinese nei
territori occupati è il risultato
dell’oppressione israeliana, e non
è stata suscitata dall’esterno, dalrOLP (Qrganizzazione per la liberazione della Palestina);
2) Le manifestazioni pubbliche e le altre forme di resistenza
nonviolenta all’occupazione sono
molto più efficaci delle azioni individuali violente contro obiettivi civili;
3) L’azione organizzata è il
prodotto della volontà di un’intera comunità. E’ proprio in questa
azione collettiva, condotta nelle
zone amministrate da Israele,
che si manifesta in modo concreto rautodeterminazione dei palestinesi.
Una condanna per
la repressione
L’opinione pubblica mondiale
ha reagito in modo critico ai sistemi adottati da Israele contro
la sollevazione popolare. Attraverso i mass media vengono suggerite tre linee di riflessione: anzitutto la violenza a lungo termine si rivela ima ben misera strategia, quando si ha a che fare
con le rivendicazioni di una nazione, come quella palestinese,
che vive sotto un regime di occupazione. In secondo luogo, reprimendo con durezza la rivolta
popolare si accresce la combattività della popolazione dei terrL
tori occupati e, inversamente, si
allontanano sempre di più le possibilità di pace. Non è quindi possibile eludere il problema di
fondo di tutta la situazione, _ e
cioè la questione dell’occupazione di quei territori. In terzo luogo la crescita demografica dei (palestinesi, il fanatismo che si diffonde sempre più nella regione
e l’accettazione positiva, da parte delle regioni arabe, di una soluzione pacifica, rendono il momento attuale maggiormente favorevole ad una soluzione di pace.
La psicologia dei fatti fa vedere
che la questione palestinese riesce ad essere compresa_ molto
meglio quando i palestinesi si
presentano come una popolazione
militarmente debole, ma moralmente forte. Il gesto della pietra
lanciata è un simbolo della vittoria di fronte ai coloni.
Pressione
internazionale
E’ poco probabile che Israele
ceda di fronte alla pressione internazionale e decida di collaborare alla convocazione di una
conferenza per la pace. Questa
politica del rifiuto, attualmente
perseguita dal governo israeliano. trova la sua giustificazione
nell’ atteggiamento dell’ opinione
pubblica in Israele e nelle pressioni esercitate dagli Stati Uniti
(a livello di opinione e di governo).
La rivolta dei palestinesi ha
più effetto suU’opinione americana (cittadini e stato) che sulla
popolazione israeliana. L’opinione pubblica israeliana risponde
alla rabbia con la rabbia.
Israeliani e palestinesi, gli uni
e gli altri, si battono per sopravvivere, ma hanno fatto ricorso a
strategie differenti per difendersi
contro il pericolo che li sovrasta.
E’ la paura, prima di tutto, all’origine del problema delle due
nazioni. Gli israeliani si trovano
dalla parte dei forti, e utilizzano
la forza per far fronte alla minaccia della resistenza palestinese. I palestinesi hanno recentemente imparato nella sofferenza
che la resistenza passiva è efficace. La chiave della resistenza
è l’organizzazione, non la violenza fisica. Per colpire l’opinione
pubblica israeliana, i palestinesi
dei territori occupati debbono ricorrere più fortemente alla disobbedienza civile e ad altre forme nonviolente di contestazione
contro ^occupazione israeliana.
Aiutare chi
crede nella pace
Una parte non trascurabile della società israeliana crede alla
pace e alla coesistenza con i palestinesi in quanto nazione. Bisogna dar modo al popolo israeliano di ripensare le sue priorità
e di interrogarsi sul suo avvenire
nella regione. Le statistiche demografiche spingono al senso
della misura. Gli israeliani sanno
bene che nella fascia d’età sotto i
cinque anni c’è un ugual numero
di bambini arabi e israeliani. Tra
quindici o vent’anni le due nazioni, in Israele e nei territori occupati, avranno una popolazione di
ugual numero. La strategia più
efficace, per i palestinesi, consiste nel restare nella loro terra a
qualunque costo, e nel fare colleU
tivamente pressione sugli ebrei
per spingerli a scoprire il modo
migliore di stabilire la pace.
Per tornare a quel che dicevamo all’inizio, l’anno 1988 porterà
un nuovo filo di sp)ertinza nella
lotta del Medio Qriente per la
giustizia e la Dace? I popoli del
Libano, della Palestina e di Israele vogliono la pace, ma la politica
messa in atto finora è un gioco
di potere, una falsa risposta al
pericolo che minaccia, una maniera di pensare e di agire che
nasce dalla paura.
Ghassan Rubeiz
(da « Le Christianisme avi
siècie », Irad. a cura di Susy
Deodato e Monica Tron).
8
g vita delle chiese
29 aprile 1988
VASTO
CORRISPONDENZE
C’è un tempo giusto
per il battesimo?
La vita dei credenti come un « catechismo di lungo corso » - Una richiesta dei giovani ha fatto sbloccare una situazione assai vecchia
Il giorno di Pasqua, durante
un culto preparato interamente
dai catecumeni, sono stati battezzati 5 giovani (Giuseppina Caruso, Calvino e Stella Cilli, Daniele Rusi e Maurizio Santulli) e altri 3 hanno confermato il battesimo ricevuto da bambini (Giovanni Caruso, Loredana e Rossella Rusi).
Il nuovo locale di Vasto era
gremito e si rivela piacevolmente troppo piccolo in queste occasioni, ed anche per i convegni
che sono sempre più numerosi;
la comunità di Vasto e San Salvo attende infatti ancora il suo
vero locale, che dovrà esser costruito a San Salvo. Si spera fra
non molto tempo di iniziare i lavori!
I catecumeni sono tutti di famiglia evangelica, alcuni provengono dall’entroterra (Carunchio),
4 sono già sposati. I lettori non
vedranno probabilmente alcuna
novità in questa notizia: non si
fanno confermazioni e battesimi
in quasi tutte le nostre chiese?
Per noi invece è stato il punto
di arrivo di una lunga trattativa
che dura da più di 10 anni: la
maggior parte dei catecumeni
(ormai più che trentenne) contestava apertamente l’utilità e il
senso di una cerimonia ufficiale,
giacché alcuni erano già visibilmente impegnati nella vita della
chiesa, altri erano comunque conosciuti come evangelici nella città dove risiedono. In effetti si deve riconoscere che al tempo « giusto » per loro di fare il battesimo, non c’era quasi una comunità alla quale aderire, al di fuori
degli stessi genitori, dai quali come al solito si preferisce prender
le distanze. Così si trattava e si è
Maria secondo Luca
Vasto: confermazioni e battesimi nella giornata di Pasqua.
trattato tuttora di dare al battesimo quasi il senso di un atto di
fondazione della comunità: c’è
mai un temjx) « giusto » di fare
il battesimo?
Una lettera del settembre 1986,
concertata fra il pastore e gli
« anziani » e inviata a un numero ben maggiore di catecumeni
adulti, aveva avviato il dibattito
su questo tema e creato l’occasione per un catechismo « di lungo
corso », di cui non era dato conoscere la fine: ma cos’altro è la
vita di un credente se non un
« catechismo di lungo corso »?
Solo la richiesta « innocente »
di alcuni ventenni è arrivata a
sbloccare la situazione e improvvisamente la decisione rinviata
per lunghi anni è apparsa facile
e chiara.
Il culto è stato lungo, ma bello: i catecumeni avevano anche
preparato la Cena del Signore e
ciascuno degli 8 ha avuto spazio
per far sentire la sua voce alla
com'imità, la quale ha circondato
d’affetto e di comprensibile emozione i giovani, in questa esperienza che resterà indimenticabile. Un rappresentante anziano
della comunità, Nicola Oliva, ha
letto delle esortazioni che però si
sentivano rivolte innanzitutto a
noi stessi prima che ai giovani:
« Voi siete il sale della terra; ora,
se il sale diviene insipido, con che
lo si salerà? ».
Gianna Sciclone
ECUMENE: ASSEMBLEA DEI PREDICATORI LOCALI
Le necessità della preparazione
La responsabilità di far conoscere la Parola - L'ascolto del sermone
e la predicazione di « Dio creatore », temi affrontati da due studi
Ancora una volta, e con maggiore forza, la necessità di prepararsi è stata ribadita durante
l’Assemblea annuale dei predicatori locali, che ha avuto luogo
a Ecumene il 16-17 aprile.
I predicatori non possono essere degli improvvisatori, debbono invece essere dei p>ortatori responsabili della Parola che è
stata loro affidata, perché sia conosciuta e sia molla per capovolgere la situazione di questo
mondo in cui altre parole hanno
cancellato la sp>eranza e spaventato. Fondamentale nella predicazione è far parlare il testo biblico, lasciare alla Parola tutta
la sua originalità, la sua capacità di inquietare sanamente, di
stimolare e ricreare.
Predicare vuole allora dire saper leggere il testo nella sua profondità senza lasciarsi incantare
da un versetto o una parola che
solleticano l’emozione e fanno
perdere di vista il messaggio centrale.
Predicare sì, dunque, ma con
il supporto di una buona preparazione biblica, teologica e storica. E preparazione e aggioma
mento sono quindi lo scopo principale dell’Assemblea, purtroppo
troppK) poco frequentata dagli
iscritti al ruolo dei predicatori.
I soliti fedeli ed entusiasti hanno potuto nuovamente confrontare le loro esperienze, ma soprattutto arricchirsi con il contributo degli esperti, invitati ogni
anno i>er un denso lavoro di aggiornamento. Quest’anno Giorgio
Girardet e Paolo Ricca hanno
concentrato la loro esposizione
sulla « predicazione » con due
studi assai diversi: « Ascoltare
un sermone » e « Predicazione
cristiana del Dio creatore ».
Non è facile sintetizzare il lavoro fatto con l’ascolto di tre
sermoni radiofonici alla luce di
alcuni interrogativi sul tipo e 'lo
scopo di queste predicazioni, sul
loro linguaggio, sul posto che la
Bibbia ha in essi, sulla loro capacità di stimolare la vita quotidiana. Dalla discussione e dalle
conclusioni del prof. Girardet è
emerso che la predicazione deve
creare e ricreare la comunità e
non limitarsi ad una pura conservazione di essa. Ci deve essere il tentativo di evidenziare l’incoerenza della nostra vita di cre
PONTICEULI — NeH’amtaito
del programma di dibattiti pubblici su tematiche bibliche che
la chiesa metodista ha preparato per quest’anno, mercoledì 13
aprile si è svolto nella sala di
culto un importante incontro sul
tema: « Maria nell’Evangelo secondo Luca: una lettura cattolica e una lettura protestante ».
Numeroso il pubblico, a maggioranza cattolico, e il parroco
della chiesa S. Maria delle Grazie di Ponticelli, don Vincenzo
Vollero, ha introdotto il tema
con la presentazione della figura
di Maria nel primo capitolo di
Luca. E’ stata sottolineata la vocazione di Maria « favorita dalla
grazia », e l’importanza di questa figura biblica come anello
di congiunzione tra Dio e il
mondo.
Commentando in particolare il
testo della annunciazione, don
Vollero vi ha visto l’attualizzazione di alcuni brani profetici,
come Sofonia 3: 14-17, mentre la
lettura del « Magnificat » è stata fatta sul parallelo di 1° Samuele 2: 1-10, cioè il canto di
Anna. La conclusione di questa
lettura cattolica di Maria è stata questa: Maria ci viene presentata come la regina di fronte
a Dio, lei che è serva e povera;
Maria è l’immagine viva della
incarnazione di Dio.
Il past. Giovanni Anziani, presentando la pubblicazione della
Claudiana «Gli evangelici e Maria », si è soffermato su due testi lucani: Luca 1: 28 (Maria favorita dalla grazia) e Luca 1:
48 (Maria sempre beata). Ricordando che la « grazia » è il dono
di Dio e- non una caratteristica
umana mentre il « beata » è segno del dono di Dio e non posizione di potere, il past. Anziani ha sottolineato come in questi testi viene messo in risalto
l’intervento di Dio più che la
collaborazione di Maria. La persona di Maria non è alla base di
una dottrina e neppure fondamento di una rivelazione particolare. Ella si pone in « bassezza » per poter esaltare solo la
« altezza » del suo Signore. Il
suo intervento si è concluso
presentando le incoerenze tra
certe manifestazioni mariane
nelle chiese napoletane e le testimonianze bibliche riguardo a
Maria.
Nutrito il dibattito guidato dal
fratello Luciano Cirica. In generale possiamo dire che tale
incontro, uno dei pochi di questo genere nel nostro quartiere
di Ponticelli, è stato positivo e
ha gettato le premesse per ulteriori momenti di confronto biblico coi fratelli cattolici.
denti e di portare una parola che
esca dalla contraddizione in cui
viviamo.
Ma creare è opera de'l Signore
che ci chiama a cooperare, se sapremo porci in fedele ascolto
della sua Parola, se avremo chiaro che predicare il Dio creatore
presuppone il Dio liberatore, come ha detto il prof. Ricca. L’evangelo del Dio creatore è: ripristinare la vita, vuol dire umanizzarla, darle un senso. E’ questa
la nostra predicazione? Siamo
preparati a sufficienza per non
tradire il messaggio dell’evangelo?
Forse alcune persone possono
scoraggiarsi davanti a ciò, ma
a quanti sentono questa vocazione diciamo « coraggio! », non occorre far tutto subito. L’Unione
predicatori locali, la Commissione ipermanente studi, i circuiti
e le comunità sono pronti a sostenere e consigliare, a aprire
corsi. E’ confortante constatare
che un buon numero di candida^
ti è all’opera e l’entusiasmo di
chi lavora da parecchi anni non
diminuisce!
Elena Vigliano
di grande semplicità) è terminato anch’esso con la santa cena. Molto diverso infine il culto
della domenica di Pasqua, curato in tutti i dettagli da un gruppo di donne (liturgia, predicazione, santa cena) nei quattro luoghi di culto della chiesa valdese. L’inizio della riflessione proposta dall’ultimo Sinodo (nel
quadro del « decennio di solidarietà delle chiese con le donne »
del programma del consiglio ecumenico delle chiese) non poteva avvenire in modo migliore:
una predicazione che ci parla
del Risorto, colui che viene e
che manda coloro che ha incontrato; un mondo nuovo comincia, possiamo metterci al lavoro.
• In questo periodo ci hanno
lasciati Nicolò Capostagno, Carmelina Napolitano in Napolitano, Carmen Tosetti vedova G,iomarelli. Tette Zanardi, Ada Biagini in Tosino, Enzo Purpura.
Una parte della nostra vita se ne
va. Cerchiamo insieme le forme
per esprimere la nostra solidarietà a coloro che sono rimasti.
PIOSSASCO — Venerdì sera, 29 aprile, presso la saletta della chiesa valdese, alle ore 21, tavola rotonda sul
tema « Maria, nostra sorella ». Presentano il tema; M. Polastro, C. Collo.
F. Barbero, E. Tomassone. Tutti sono invitati a partecipare,
TORINO — Il comitato italiano della
Missione evangelica contro la lebbra
organizza per giovedì 12 maggio, alle
ore 21, una conferenza con diapositive
del dott. G. Riedel sul tema - La lebbra nel mondo e le sue implicazioni ».
L'incontro avrà luogo nella .'.ala convegni dell'Istituto bancario S, Paolo di
via Lugaro 15.
Collaborazione
TORINO — Il programma che
la chiesa valdese di Torino ha
preparato poco prima di Pasqua
ha voluto coinvolgere altre chiese cristiane cittadine. Martedì
29 marzo, nella chiesa valdese
di Corso Oddone, la collaborazione di un nutrito gruppo di
lettori (evangelici e cattolici),
della corale valdese e battista
diretta dal maestro Gatti, e dell’organista Paolo Calzi, dell’Esercito della Salvezza, ha permesso
una presentazione — per molti
aspetti nuova e coinvolgente —
di quella che è stata chiarhata la
« passione secondo Marco ». A
sentire il parere di molti, un
esperimento riuscito, da riprendere certamente l’anno prossimo. Giovedì 31 marzo, nel salone di Ifia Pio V 15, un’agape comunitaria culminata con una liturgia di santa cena coordinata
dal pastore Massimo Romeo della chiesa battista, ha permesso
un momento di ricerca alternativa di vita comunitaria. Venerdì
1° aprile, nella chiesa battista di
via Passalacqua, un culto per
le chiese evangeliche torinesi (in
cui si è inserita una notevole
predicazione di Luciano Deodato, estremamente stimolante ma
La Chiesa Valdese di Milano
cerca, per il marzo 1989, coniugi di mezza età ai quali affidare le seguenti mansioni:
— al marito:
tutte le incombenze relative
ai servizi del culto; sorveglianza, pulizia e manutenzione della chiesa e dei locali
annessi; conduzione delle caldaie per riscaldamento stabile e chiesa (occorre patentino di legge). Lavoro a pieno
tempo;
— alla moglie:
portineria dello stabile con
abitazioni ed uffici. Lavoro a
metà tempo (6 ore ogni mattina).
Si offrono inquadramento
e compensi a norma di legge.
E’ disponibile alloggio di servizio di mq. 41,80, assegnato
alla portineria, ma ovviamente usufruibile da entrambi.
Per ulteriori informazioni e
chiarimenti, gli interessati
sono pregati di rivolgersi per
iscritto, al più presto, al
Concistoro della Chiesa Val
dese di Milano, via della SI
gnora 6, cap 20122, acoluden
do referenze e informazioni
documentate circa eventuali
incarichi precedentemente
svolti.
Si precisa infine che verranno prese in considerazione le domande che giungeranno entro il prossimo 31 agosto. Le risposte ai candidati
saranno inviate entro il 31 ottobre.
9
29 aprile 1988
vita delle chiese
UN INCONTRO COL PROF. MASELLI
Per l’unificazione dei
protestantesimo itaiiano
Rivendicare l’essere evangelico senza connotazioni specifiche per
« non abbandonare la comune radunanza » - Dal medioevo ad oggi
Neirambito deH’incontro del
prof. Domenico Maselli a Terre Penice con la chiesa valdese e
le varie comunità evangeliche
presenti nella zona, si colloca la
sua conversazione serale avente
per titolo « Quali prospettive per
ima uniflcazione dell’evangelismo italiano? ».
L’oratore ha anzitutto presentato se stesso come « un evangelico » tout court, senza conno^
tazioni specifiche, chiarendo nel
contempo che non intende con
questo considerarsi un isolato,
in quanto al contrario egli annette fondamentale importanza alTindicazione di « non abbandonare la comune radunanza». Egli
è infatti pastore della chiesa valdese di Lucca e di quella di Velia (delle chiese cristiane libere),
oltre ad aver condotto fra l’altro
per quattro anni degli studi biblici nella nota comunità di base
deirisolotto. All’attento pubblico egli ha illustrato il variegato mondo deH’evangelismo italiano, evidenziandone anzitutto
le diverse origini.
Ne ha indicato una prima matrice nella prodigiosa fioritura
dei movimenti risalenti al medioevo, fra cui ovviamente facciamo
maggior riferimento ai poveri di
Lione.
La grande scossa operata dalla
Riforma non ha mancato di avere anche in Italia importanti riflessi (si pensi ad es. che ben
cinquanta riformati lucchesi si
spostano a Ginevra, che troviamo centinaia di adepti in Lombardia e in Veneto, oltre aH’adesione dei valdesi, ecc.). Purtroppo, le persecuzioni ed il mancato avvicinamento degli intellettuali umanisti alla gente comune sensibile alle nuove istanze di fede impedirono il radicarsi in Italia dei princìpi riformati.
Una terza matrice, nel periodo
in cui i valdesi sono rinchiusi nel
ghetto, la riscontriamo nelle comunità di stranieri protestanti
disseminate nei vari staterelli italiani (dalla Toscana, al Veneto,
al Regno di Napoli e persino
nella Roma dei papi).
Arrivando al secolo scorso, oltre allo slancio evangelistico
messo in atto dai valdesi grazie alla emancipazione, fiorisce
l’attività delle chiese cristiane
libere, più tardi denominate dei
« fratelli ». (Pensiamo alle forti
personalità del Guicciardini e del
Rossetti).
Un ultimo apporto alla nascita
di comunità evangeliche è infine dato, nel nostro secolo, dal
ritorno degli emigrati che nell’esilio americano si sono convertiti. Si diffonde cosi ben presto e
massicciamente il movimento
pentecostale.
Senza addentrarci nei particolari (e scusandomi per l’inevitabile semplificazione e riduzione
del discorso), giungiamo alla situazione attuale in cui formalmente esiste unità solo attorno
al Consiglio federale delle Chiese evangeliche italiane.
Esistono pure i metodisti ed i
battisti, e ciò conduce ad un
ulteriore impulso per l’evangelismo italiano ad opera delle missioni straniere, che aiutano finanziariamente e vogliono essere
presenti alla « caduta del papato ».
Analogamente, fin dalla fine
dell’800 si costituisce in Italia
un « corpo » dell’Esercito della
Salvezza.
Il Maselli, fautore appassionato di un ricongiungimento su ben
più vaste basi, individua la principale causa delle incomprensioni nelle reciproche accuse di carenza degli uni sul piano evangelistico e degli altri su quello
teologico. Egli vede però come
significativo il fatto che nei rispettivi ambiti stiano sorgendo
gruppi di riflessione, anche al di
fuori delle facoltà di teologia.
Per finire l’oratore ha messo
in evidenza come l’uniflcazione,
che appare così lontana e di difficile realizzazione, è stata attuata ad esempio nella chiesa di Lucca ed avviene senza traumi nelle
chiese sorte dall’emigrazione italiana all’estero. La serata sì è
chiusa con la preghiera in un
clima di fraternità.
Mirella Argentieri Bein
TORRE RELUCE
Gli evangelici e la Bibbia
Abbiamo avuto il grande piacere di avere a Torre Pellice il
prof. Domenico Maselli, invitato
a fermarsi tra noi, per due giorni, dalla locale Commissione per
l’evangelizzazione.
Nel primo incontro, il pomeriggio di sabato 16 aprile, egli ha
presentato una appassionata parola sul tema « Gli evangelici di
fronte alla Bibbia ». Si poteva
facilmente prevedere (come ha
detto anche la moderatrice signora Mirella Bein nella sua presentazione dell’oratore) che il tema
prescelto avrebbe messo in risalto un contrasto di posizioni tra
gli evangelici che leggono la Bibbia accettandone una critica storica e quelli che si fermano invece al suo senso letterale, in maniera acritica. Ma la parola del
prof. Maselli è stata sufficientemente convincente per tutti, tanto è stata trasparente la sua fedeltà al messaggio di Gesù Cristo
quale lo troviamo nella Scrittura.
Premessa per la lettura della
Bibbia — egli ci ha detto — è
di chiedersi: qual è il fondamento della nostra fede? Solo
Cristo Gesù, nostro Signore. Non
è la Scrittura, né la chiesa, né altra cosa. « Nel principio Iddio »
(così inizia la Bibbia), con la sua
potenza e la sua gloria; viene poi
la dimostrazione del sue amore
attraverso Gesù Cristo, che è
condanna e giustificazione, giustizia e grazia. Solo allora il terzo
fondamento della nostra fede sarà il « sola Scriptura » luterano; è
nella Scrittura che potremo ritrovare le due prime certezze,
quella della gloria di Dio e quella
del suo amore attraverso la sua
giustizia e la sua grazia.
Allora soltanto la critica storica potrà essere utile per liberarci
da quei condizionamenti nati nel
corso di 2000 anni di lettura biblica più o meno consapevolmente fondamentalista. Se vogliamo
comprendere a fondo quanto rivoluzionario sia il messaggio cristiano, nelle parole di Gesù o in
quelle di Paolo, è indispensabile
conoscere quali erano le consuetudini, le norme sociali, giuridiche, etiche che regolavano la vita dei loro tempi; comprenderemo meglio la potenza dell’amore
per la trasformazione dei rapporti umani, nella famiglia, tra mo
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Col pastore lontano
ANGROGNA — L’assemblea
di chiesa ha preso atto della relazione annua presentata dal
Concistoro nella quale si evidenzia che «l’assenza del pastore
Platone ha rappresentato, in particolare per le persone impegnate, una occasione di ricerca e di
maturazione. Fin dallo scorso
giugno le attività hanno potuto
avere uno svolgimento regolare,
grazie all’apprezzato lavoro di
Stephan Mùlich prima e di Franco Taglierò poi.
Ad essi ed a tutti i predicatori
e pastori che hanno contribuito
alla vita della chiesa, il Concistoro esprime il suo ringraziamento.
La comunità non ha avuto
sbandamenti, cadute nella frequenza ai culti, i gruppi di attività, primo fra tutti l’unione
femminile, ed i comitati hanno
dato prova di sapersi autogestire per portare avanti il lavoro
con impegno e regolarità ».
Ed infine uno sguardo al futuro: « Il prossimo anno ecclesiastico vedrà la chiesa valdese
nel suo complesso impegnata
nell’organizzazione delle manifestazioni del Rimpatrio; anche
la chiesa di Angrogna avrà il
suo daffare e dovrà riprendere
il progetto di riutilizzare le
scuole di quartiere, nella consapevolezza che più che di celebrazioni di un passato più o
meno ¡glorioso, e della realizzazione di musei, c’è bisogno di
costruire una comunità viva dove si dia testimonianza della fede nel Signore e della solidarietà col prossimo ».
Deputazioni
FRALI — L’assemblea di chiesa del 17 aprile ha eletto quali
deputati alla Conferenza Distrettuale: Valdo Genre e Elda Grill
(supplenti: Guido Rostan e
Edoardo Grill); e per il Sinodo: Silvio Artus (supplente: Dario Richard).
• Domenica 1° maggio il culto sarà alle ore 10 nel tempio.
Alle ore 14.30: bazar. Tutti sono invitati a partecipare.
glie e marito, tra padre e figli, tra
padrone e schiavo.
Ed ecco un altro elemento essenziale per la lettura della Bibbia: « Ogni scrittura ispirata da
Dio è utile ad insegnare, ad intendere, a correggere, ad educare
alla giustizia, affinché l’uomo di
Dio sia compiuto, completamente fornito per ogni opera buona ».
Il prof. Maselli ha infine sottolineato che come nella preghiera
dobbiamo trovarci disposti ad accettare quello che ci appare come
risposta alla nostra preghiera, così nella lettura della Scrittura
dobbiamo ugualmente metterci
in atteggiamento di preghiera
perché, attraverso la Scrittura^
Dio pwpssa parlarci e trovarci
pronti ad accettare quello che
egli ci chiede.
Al termine della riunione ci siamo rallegrati di poter di nuovo,
la sera stessa e l’indomani, nel
culto domenicale, ascoltare la parola dotta e al tempo stesso così
calda e convincente del prof. Maselli, che vogliamo ancora rin.graziare.
Battesimo
VILLAR PELLICE — Domenica 24 aprile è stato amministrato
il battesimo a Davide Paschetto,
di Roberto e Claudia Cordin; il
Signore accompagni con la sua
grazia questo bambino ed aiuti i
suoi genitori a mantenere le promesse fatte.
• L’Assemblea di chiesa è convocata per domenica 8 maggio,
dopo il culto, che per l’occasione
avrà inizio alle ore 10,15. In programma: presentazione della relazione morale-finanziaria ; elezione deputati alla Conferenza
Distrettuale ed al Sinodo; problema finanziario; eventuali varie.
• Domenica 15 maggio dalle ore
14,45 e lunedì 16 maggio: bazar
allestito dall’Unione femminile,
la quale confida nella collaborazione delle famiglie della chiesa
con doni per : pesca, lotteria, dolci, ecc. Aspettiamo anche molti
acquirenti.
Daniele Rochat BdZSr
In un mare di verde, in un'oasi di pace
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RESTAURANT
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Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
Impiantì sportivi
TORRE PELLICE — Malgrado il tempo non buono, un grup
po di giovani ha provveduto ad
alcuni lavori di pulitura dell’area
dell’ex convitto di via Beckwith
che ospitò gli impianti sportivi e
che proprio sulla spinta dei gruppi giovanili dovrebbe essere risistemata nei prossimi mesi.
• Si è invece svolta nel sole e
nello spirito di fratellanza la visita che la corale ed alcuni membri della comunità hanno effettuato in occasione dello scorso
fine settimana, in Svizzera, alla
comunità di Froideville. Una serata canora, a cui sono mtervenuti anche altri grup^pi dì canto
ed alcime famiglie originarie delle valli, la partecipazione al
culto ed un successivo breve concerto sono stati i momenti più
significativi di queste giornate.
Incontro in Svìzzera
LUSERNA S. GIOVANNI —
Nel prossimo fine settimana alcuni membri di chiesa di Luserna e Torre saranno in visita ai
fratelli di Morges (Svizzera), per
rinnovare un legame di fraternità stabilito negli anni scorsi. Parteciperà anche il Coretto di Torre che offrirà un concerto.
• Domenica 1° maggio, alle ore
18, nella cappella dei Jalla, si
terrà un culto per coloro che non
possono frequentare negli orari
del mattino.
Assemblea di chiesa
VILLAR PEROSA — Tutti sono invitati a partecipare al bazar organizzato dalTUnione Femminile; domenica 1° maggio, aile
ore 14.30, al Convitto.
• L’Assemblea di chiesa avrà
luogo nel tempio domenica 15
maggio, alle ore 10. Verrà discussa la relazione annua.
• Due sorelle, che ricordiamo
molto presenti nella vita della
chiesa, ci hanno lasciati : Ilda
Soidier ved. Ruffino e Nelda Richiardone in Grosso. Alle famiglie che soffrono la separazione,
ricordiamo la forza che viene
dalla comunione con il Signore
risorto.
Auguri!
POMARETTO — Domenica
24 aprile è stata presentata al
battesimo Elisa Garia, di Faustino e Daniela Giaiero. A lei, ed a
Enrico Rostagno e Loretta Serre
per la nascita di Damien, vanno
gli auguri di tutta la comunità.
• Sabato 30 aprile, alle 20.30
presso la sala del teatro, è convocata l’assemblea di chiesa. All’ordine del giorno: relazione annua e impegno finanziario 1989.
Sabato 30 aprile
n FORMAZIONE
MUSICALE
PRAROSTINO — Domenica 1“
maggio, a partire dalle ore 14.30,
si terrà il bazar organizzato dall’Unione femminile. Tutti sono
invitati a partecipare.
VILLAfl PELLICE — Organizzato dall'assemblea delle corali, ha luogo un
corso di formazione per direttori di
corale con la ipartecipazlone del maestro Sebastian Korn; Inizio alle ore 15
di sabato 30, chiusura alle ore 17 di
domenica.
Iscrizioni presso II Castagneto (Gisela Lazier, tei. 0121/930779).
FERRERÒ — Domenica 1°
maggio, a partire dalle 14.30, si
svolgerà il bazar organizzato dall’Unione femminile.
Domenica 8 maggio
□ FESTA DI CANTO
DELLE CORALI
IVflEA — L’anrwale festa di canto
delle corali si svolgerà presso II cinema « Sirio », Piazza Freguglia, secondo
questo programma; ore 10.30; culto;
ore 14; prove; ore 15.30; canti.
Partecipano le corali delle Valli, ivrea, Torino, Genova.
L.
10
10
valli valdesi
29 aprile 1988
BOBBIO PELLICE
Il turismo nel futuro della valle?
Ufficialmente nulla di nuovo in merito al progetto « ovovia » - Intanto si propongono nuove
iniziative per coinvolgere ed incrementare il turismo - Lo Stato penalizza i piccoli comuni
La relazione previsionale e programmatica recentemente approvata dal Consiglio comunale di
Bobbio Pellice tende ad evidenziare le linee di intervento più
urgenti su cui Tamministrazione
intende muoversi nei prossimi
anni, sia per risolvere alcuni nodi (collegamenti con gli alpeggi,
fognature, acquedotti, risistemazione dei boschi e loro più razionale sfruttamento) sia per impostare i possibili settori di sviluppo economico del Comune.
L’introduzione al documento
programmatico è per altro segnata da grande preoccupazione
in quanto « il legislatore, tanto
nazionale che regionale, non ha
saputo finora disporre un progetto complessivo e preventivo di
salvaguardia e valorizzazione della montagna ». Non solo,, ma la
relazione rimarca anche che lo
Stato « non sa far altro che profondere enormi risorse per "sanare” ferite "insanabili”, che avrebbero potuto in buona parte
essere evitate con l’impiego programmato di risorse di gran
lunga più modeste ». E ancora:
« Nel nome di una tutela dell’ambiente e di una difesa idrogeologica della montagna, i vari legislatori continuano con sempre
maggior frequenza a produrre
norme su norme, che si accavallano e si annullano a vicenda, di
fatto impongono solo vincoli e
lacci, tra cui è ormai estremamente difficoltoso districarsi ».
Ancora, si denuncia come i pochi servizi attualmente a disposizione dei piccoli comuni vengano continuamente minacciati
di taglio (vedi scuola materna)
o mai più ripresi (come il rifiuto di riaprire la Stazione Forestale di Bobbio in un’area avente dei boschi tra i più estesi dell’intera nazione). Ma a parte queste « amare » considerazioni, nel
documento si evidenziano comunque molte cose da fare per
consentire condizioni di vita migliori a quanti oggi risiedono a
Bobbio e vi lavorano.
Un comune
di montagna
Ed è ovvio che si tratta in
maggioranza di problemi legati
alla montagna.
Anche per il 1988, visti i lusinghieri successi ottenuti con l’intervento di migliorie boschive in
località Crucilo, si prevede opportuno continuare la collaborazione con i’I.P.L.A. (Istituto piante da legno) sia per proseguire
il lavoro nel Crucilo, sia per intervenire con le necessarie cure
colturali e migliorie boschive lungo la pista forestale di Garin.
Saranno altresì previsti lavori di miglioramento tendenti a:
trasformare in fustaia i cedui di
faggio, riordinare i boschi di recente trasformazione, costruire
muretti di consolidamento dei
pendii e delle piste, ripulire le
fustaie di larici.
Il Comune di Bobbio Pellice
intende cooperare con l’amministrazione della Comunità Montana volta a predisporre un piano
di assestamento forestale per
tutti i boschi comunali della valle e che verrà avviato nel 1988.
In stretto collegamento con
questi lavori si prevede dunque
di proseguire nell’apertura di piste forestali, ma anche su fronti
paralleli, di migliorare ovunque
possibile le condizioni di stalle e
abitazioni per gli alpigiani (in
questo senso viene segnalata l’in
stallazione di piccole centraline
elettriche ad uso locale).
Ma se molti sforzi sono indirizzati verso l’agricoltura ed il
territorio risulta evidente, dalla
relazione, che le possibilità di
sviluppo per i prossimi anni sono individuate nel turismo.
La storia del progetto di collegamento con la Francia mediante trasporto su fune (ovovia) non è accantonata ma pare
assai meno certa di im anno fa,
quando sembrava una realizzazione quasi prossima e fondamentale.
A leggere la relazione su questo punto sembra di essere esattamente alla situazione di allora in quanto « si devono ancora
valutEire: valenza economica in
termini di valorizzazione delle attività esistenti (agricoltura, industria, artigianato e commercio) e
di occupazione, impatto ambientale, oneri a carico delle pubbliche amministrazioni e ricaduta
degli effetti positivi e negativi di
un’idea che prevederebbe opere
di una certa complessità ».
Il progetto, se e quando verrà
ufficialmente presentato e stando a quanto ci ha dichiarato il
sindaco Charbonnier, « potrebbe
parlare italiano e non francese »;
di fatto il settembre '87, data entro cui doveva essere presentato
il progetto, è lontano. Più interessanti, e forse realizzabili, sono
invece le proposte rivolte al turismo contenute nella relazione
da poco approvata: si tratta di
tentativi di dare risposte alle domande che i turisti pongono.
Fra le risposte individuate ne
segnaliamo solo un paio, per motivi di spazio.
Un campeggio nella
Conca del Pra
Da anni escursionisti di diversa estrazione raggiungono la conca del Pra e bivaccano in modo
disordinato creando intralcio all’attività agricola e notevoli problemi di carattere ambientale.
Si impone quindi la delimitazione di un’area idonea, garantendo i servizi fondamentali. L’area prescelta è ubicata nella zona del Pian della Genziana: tale
area, improduttiva da un punto
di vista agricolo, sorge fra i due
alpeggi ed è ricca di acque sorgive.
Le opere da realizzare sono:
delimitazione e recinzione, costruzione sepizi igienici, concimaia
per i rifiuti organici, allacciamento al costruendo acquedotto
di zona. Gli altri servizi (ricezione, ristoro, custodia) saranno ga
rantiti dai due alpeggi.
11 costo deiropera è previsto
in 40 milioni.
A questo propwDsito sarà importante verificare che la pista di
accesso alla conca, il cui progetto è già redatto e per la quale
manca l’autorizzazione, sia riservata come previsto alla monticazione.
Un giardino botanico
al Barant
La proposta consiste nel realizzare nell’area individuata, in
collaborazione con il CAI, un
centro di interesse botanico dove, accanto alle oltre 200 specie
di piante presenti, ne siano poste e classificate altre comunque
tipiche della zona. La caserma,
attualmente abbandonata, dovrebbe essere acquistata dal Comune, ristrutturata ed adibita a
centro divulgativo e ricettivo.
Si tratta di casi scelti a esempio di quanto intende costruire
il Comune nei prossimi anni, di
possibilità di sviluppo economico
e, si spera, anche a misura d’uomo.
Piervaldo Rostan
RADIO BECKWITH
TORRE PELLICE RiprendoRO
Per il centro culturale
Il consiglio comunale riaffida alla cooperativa
’’Tarta volante” la gestione del cinema Trento
Due temi in particolare hanno
focalizzato l’attenzione del consiglio comunale del 22 aprile u.s.:
l’edilizia abitativa convenzionata
per la costruzione di 18 nuovi
alloggi, e l’affidamento della gestione del centro culturale polivalente cinema Trento.
Sul primo argomento il consiglio ha ratificato la convenzione
con la quale il comune concede
all’impresa F.lli Navone, incaricata dalla Regione, un terreno
di proprietà comunale nella zona San Ciò, sul quale verranno
costruiti 3 nuovi immobili in edilizia convenzionata, rispettivamente di 4, 6, 8 alloggi di superficie utile variante fra i 96, 70 e
45 mq. Si prevede che entro il
mese di maggio dovrebbero essere espletate tutte le pratiche
e di poter cosi avere le costruzioni ultimate entro 18 mesi dall’inizio dei lavori.
Sul secondo argomento, l’incarico della gestione del centro culturale polivalente è stato riaffidato alla cooperativa « La Tarta volante » che lo gestisce attualmente. E’ stato infatti valutato come interessante il progetto redatto in una ottantina di
pagine nel quale vengono esaminate le possibilità di utilizzo della struttura « cinema Trento »
ed i servizi che a partire da essa possono essere fomiti. Anzitutto, l’utilizzo come cinema,
con la messa in calendario, oltre
alla normale programmazione,
di alcune serie di film su tematiche prefissate, o per autori; in
secondo luogo, mettendo la sala
a disposizione per convegni, dibattiti e manifestazioni patrocinate dal comune o dalla Comunità Montana, per un totale di
20 giornate annue, con Tutilizzo
delle apparecchiature per audiovisivi di cui la sala è già stata
dotata.
La cooperativa, partendo dal
concetto di valorizzazione del territorio e di conoscenza delle sue
risorse, ha poi fatto una serie
di proposte per il coinvolgimento dei giovani: istituzione di laboratori di ricerca e dibattito,
visite guidate con programmi appropriati di animazione anche estiva.
Il consiglio ha accettato alcune di queste proposte ed ha richiesto ancora l’appoggio della
cooperativa per la realizzazione
sia della rassegna dell’artigianato (manifestazione biennale), sia
della rassegna culturale che quest’anno verterà sul tema dei migranti.
Il consiglio ha ancora deliberato di fare eseguire una prima
serie di lavori nella caserma dei
vigili del fuoco (ex mattatoio).
Verranno rifatti alcune pavimentazioni, gli infissi ed i servizi
igienici, mentre sono in previsione per il prossimo anno grossi
lavori di ristrutturazione, sempre
nello stesso stabile.
In apertura del consiglio comunale, al sindaco di Torre 'Pellice è stata conferita la tessera
« ad honorem » dell’Associazione Nazionale ex Internati.
Essa è stata consegnata al sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, dall’avv. Cotta Morandini, membro del Consiglio
dell’Associazione.
Motivo del riconoscimento: la
grande sensibilità e partecipazione dimostrate dal sindaco sui
temi dibattuti dall’Associazione
durante il convegno svoltosi a
Torre Pellice l’autunno scorso.
A. L.
le
trasmissioni
Con tutta probabilità, a partire da lunedì 2 maggio prossimo
riprenderanno le normali trasmissioni di Radio Beckwith; le
operazioni di trasloco sono ormai a buon punto, gli studi di
registrazione e trasmissione rinnovati e lo spazio a disposizione d'eU’emittente decisamente
più adatto alle esigenze che questa attività presenta. Chi fosse
interessato a conoscere da vicino il lavoro che viene svolto, potrà visitare i locali che ospitano
remittente, in via Repubblica 6 a
Torre Pellice, a partire dai primi giorni di maggio.
Per un semaforo
Sono quasi 2.000 le firme raccolte in questi giorni fra la popolazione lusernese tendenti a
chiedere l’installazione di un impianto semaforico all’altezza del
ponte di Bibiana, sulla provinciale; ciò in conseguenza del numero sempre più elevato di incidenti stradali verificatisi nella
zona. Vale la pena di ricordare
che da alcune settimane, praticamente lungo tutto il corso
della provinciale, è stato apposto
il limite di velocità di 50 km.
orari.
Informazioni
turistiche
La Pro Loco di Luserna S. Giovanni sta lavorando per pubblicare un opuscolo che presenti le
caratteristiche del Comune, da
offrire in particolare all’attenzicne dei turisti. Verranno presentati i tratti salienti per una informazione sugli argomenti di
tipo storico-culturale, accanto
a notizie sulla composizione produttiva e sociale del paese.
Ricordato il
XXV aprile
In occasione della ricorrenza
del XXV aprile, in tutti i Comuni delle valli si sono svolte manifestazioni per ricordare l’impegno dei molti partigiani locali
caduti per difendere la libertà.
A Torre Pellice una manifestazione particolarmente sigTxificativa ha visto l’unificazione in un
unico ossario dei resti di tutti i
combattenti caduti nella Resi
stenza. La costruzione di un ossario, voluta insieme da ANPI ed
amministrazione comunale, è stata un’occasione in più per riflettere su quegli avvenimenti
attraverso il ricordo di chi ha
vissuto direttamente tali vicende.
Proposta dì legge
federalista
PINEROLO — Il Comune ha
deciso di accogliere la richiesta
del Movimento federalista europeo sostenendo la proposta di
legge di iniziativa popolare che
vorrebbe indire per il prossimo
anno, cioè in concomitanza con
le elezioni europee, un referendum per la costituzione dell’Unione Europea. Le firme possono
essere apposte in presenza del
segretario comunale tutti i giorni, dal lunedì al venerdì.
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11
valli valdesi 11
29 aprile 1988
PINEROLO: DIBATTITO SULLA VIOLENZA SESSUALE
Processo per stupro
La paura nei confronti degli assalitori falsa le cifre sui casi realmente subiti dalle donne - Un testo innovatore elaborato dal Senato
PRAROSTINO
Nel 1987 sono state denunciate
per stupro 1.405 persone, per atti di libidine altre 1.053. Guida
questa triste classifica il Nord
Italia (537 denunce), seguito dal
Sud (504) e dal Centro (355).
Le regioni più colpite sono il
Lazio, la Lombardia, la Campania; le città: Roma, Torino, Milano.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg, infatti « troppe donne
hanno ancora paura di denunciare i loro assalitori » e si può
dire che i casi di violenza sessuale « sono almeno 6, 7 volte
tanti »; così l’on. Bianca Guidetti Serra, avvocato di parte civile
in molti processi per violenza
sessuale, ha introdotto la questione relativa alla proposta di
legge da molti anni all’esame del
parlamento.
Infatti nel marzo del 1980,
300 mila firme di cittadini presentavano all’esame del parlamento una legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale. Da allora sono passate tre legislature e niente è successo. I
reati di violenza sessuale — nella loro generalità — continuano
ad essere reati contro la morale
e non contro la persona.
Qualche passo in avanti lo si è
fatto in questo inizio di legislatura, che vede molte donne in
parlamento, — ha ricordato la
Guidetti Serra — e adesso il Senato ha elaborato un testo con
molte novità: riconoscimento del
diritto delle associazioni femminili di costituirsi parte civile nei
processi per stupro, procedibilità d’ufficio per i delitti di violenza sessuale, processi a porte a
perte, giudizio per direttissima.
Proprio l’esame di im processo (si era proiettato il fùm del
processo per stupro celebratosi
recentemente a Roma) è stato alla base della discussione dei partecipanti all’incontro, promosso
da DP, dall’Arci-donna e dal circolo « il fìlorosso ».
Partendo da questa esperienza
ci si è chiesti, ad esempio, se la
procedibilità d’ufficio tuteli veramente la donna o non la obblighi a subire (in un ambiente
culturale ostile) processi non voluti. Su questo i pareri si sono
divisi.
Ci si è chiesti, inoltre, se proprio la cultura della donna, portata più ad educare che a puni
re esemplarmente, possa rivendicare pene particolarmente severe, sapendo' che nel nostro paese, proprio per la struttura del
sistema, il carcere non rieduca.
Interrogativi rimasti senza risposta univoca, su un problema
che tutti però vogliono veder risolto: una legge contro la violenza sessuale che tuteli chi la
subisce.
Le donne hanno il diritto di
vivere senza correre il pericolo
di venire aggredite per strada,
dal collega di ufficio, dal compagno di scuola, dal padre o dai
fratelli in casa. Una legge può
essere poca cosa, ma è già qualcosa verso un mondo senza violenza. G. G.
SAN SECONDO
Il comune denuncia
l’ex segretario
Ratificate alcune delibere - Scoperti altri
ammanchi nella gestione contabile: 200 milioni
La prima parte del consiglio
comunale di S. Secondo svoltosi
lunedì 18 aprile scorso è stata
interamente dedicata alla ratifica
di alcune delibere di giunta.
UN AIUTO
PER IL PROSSIMO
L'Associazione volontari ospedalieri
[A.V.O.) rivolge a tutte le persone di
buona volontà un pressante appello
affinché un più completo servizio possa essere prestato sia all’Ospedale di
Torre Pellice. sia presso gli Istituti
per anziani.
Sono aperte quindi le iscrizioni e i
futuri volontari o volontarie non 'hanno che da presentarsi al Centro d'incontro (Portici del Municipio) il venerdì. dalle 17 alle 18.30 circa, per
avere un colloquio e le delucidazioni
necessarie.
Tutte le persone desiderose di soccorrere il fratello nella prova possono
far parte di questo volontariato, indipendentemente dalla loro matrice religiosa e politica.
Quali doti speciali si richiedono?
Occorre credere che ii bene comune e l'am'ore per il prossimo sono i
gradini essenziaii per una società migiiore e che è necessario iavorare per
questo.
Occorre avere una profonda consapevolezza del valore della gratuità di
un servizio, specfe oggi in cui tutto è
basato più sull'avere che sul dare.
Possedere il coraggio di andare con
tro corrente in un mondo che vive
sotto il segno dell'egoismo.
Occorre capire che è un impegno
molto serio. Non si va in ospedale
quando si vuole, per riempire un tempo
fattosi improvvisamente libero, ma per
mettere questo tempo al servizio di
persone in stato di bisogno.
Il volontario non sostituisce né deve
sostituire il personale in servizio, ma
ha uno spazio speciale che in genere
l’ammalato ospedalizzato non ha: avere
una persona vicina che sostituisca i parenti che per ragioni di lavoro o per
necessità familiari non possono essergli sempre accanto: una persona calma,
serena, senza fretta che sappia ascoltarlo e provvedere a quelle piccole
necessità che si presentano.
Il volontario, durante un primo colloquio, esprime le sue possibilità di
servizio. Non si chiedono prestazioni
che superino le due ore o due ore e
mezzo.
L'esempio delle persone che già operano in questo settore dovrebbe spingerne altre a prertdere un impegno
in questo senso.
Il motto della sezione A.V.O. di
Torre Pellice è: • Amare vuol dire:
lo non ti lascio solo ».
Vieni anche tu, amico o amica, a
darci una mano per realizzarlo!
Il Comitato esecutivo A.V.O.
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I 10 anni
della cooperativa
La Cooperativa dei produttori
agricoli di Prarostino e San Secondo ha dieci anni, infatti è
stata costituita il 13 aprile 1978
con 14 soci, di cui 6 di S. Secondo ed 8 di Prarostino.
Con il 1° gennaio '79 iniziò la
raccolta del latte: il quantitativo venduto era di 3 q.li di latte
al giorno; attualmente i 44 soci
conferiscono 10 q.li di latte al
giorno. Dal 1982 a Prarostino esiste xm centro di vendita di prodotti locali che è aperto il sabato e la domenica mattina.
Al momento la cooperativa non
ha quasi utili, perché le spese
sono molte, ma rende comunque
un servizio a coloro che non hanno la possibilità di vendere il
latte in quanto ne producono piccole quantità o sono lontani dal
centro abitato.
Una gestione prudente e corretta F>ermette di andare avanti
e anche di festeggiare con gli
amici questi 10 anni di lavoro.
Oggi .
e domani
Cinema
Successivamente i consiglieri
sono tornati sull’esito del processo all’ex segretario comunale Bagnus, processo che, ricordiamo, si è concluso con la
condanna ad un anno e 10 mesi
di reclusione a causa dì un ammanco, di cui l’imputato si è
detto responsabile, di circa 30
milioni di lire. In seguito all’inchiesta della magistratura, la
giunta aveva incaricato un tecnico professionista di svolgere ulteriori indagini sulla gestione
contabile amministrativa del Comune: se ne evidenzia una scoperta di ulteriori ammanchi per
oltre 200 milioni.
E’ stato per altro ricordato
che una amministrazione comunale non ha tra i suoi compiti
quello di sostituirsi alla magistratura, sono state evidenziate
sia le disfunzioni della giustizia
che la scarsa partecipazione in
passato alla vita del Comune,
sia da parte dei cittadini che degli stessi amministratori: è facile in queste condizioni che accadano fatti incresciosi come la
« sparizione » di centinaia di milioni di lire.
Dopo queste riflessioni il consiglio, con la sola e poco chiaramente motivata astensione di
uno dei due consiglieri di minoranza presenti, ha deciso di appoggiare il sindaco nella presentazione di un esposto denuncia
alla Procura della Repubblica
per irregolarità amministrativocontabili.
Claudio Rlvolra
TORRE PELLICE — Sabato 30 aprile,
con inizio alle ore 21, il cinema Trento proporrà la visione del film « L'ultimo imperatore »; domenica r maggio viene presentato Topo Galileo ».
Associazione per la pace
PINEROLO — Il comitato di Pinerolo ha organizzato per giovedì 28
aprile, alle ore 20.45, presso il centro
sociale di via Lequio, un dibattito su
. Guerra Iran4raq, aspetto internazionale e problema curdo »; interverranno Kawa, iraniano curdo del comitato
Iran-Iraq per la pace, e Beppe Reburdo, coordinatore piemontese dell’associazione per la pace.
______________Concerti_______________
ROURE — Sabato 30 aprile, neH'ambito della rassegna musicale « Cantavalli », alle ore 21, nel centro sociale
in località Talmon, il gruppo La cantarana presenterà canti e danze tradizionali del pinerolese.
PINEROLO — Sabato 7 maggio, alle
ore 21, presso il tempio valdese di
via dei Mille avrà luogo un concerto
del duo Roberto Milani (chitarra) e Anna Èva Jahier (pianoforte) che ©seguiranno musiche di Barrios, Villa Lobos. Giuliani, Carulli, Mosso. Le offerte raccolte saranno devolute a favore
della ristrutturazione dell'asilo dei
vecchi di S. Germano.
Dibattiti
CAVOUR — La CdB di Cavour organizza per venerdì 29 aprile, alle ore
20.45, presso la sala riunioni dell'Impianto polivalente di via Vigone, un
pubblico dibattito sul tema « Il drammatico problema palestinese »; interventi di Abdalla, studente palestinese,
e Caterina Ronco, di ritorno dai territori
occupati di Gaza e Cisgiordania.
TORRE PELLICE — « Agricoltura biologica, sogno o progetto? »: è il tema che verrà discusso nel corso di
un incontro pubblico con Marco Bellion (Assessore aH'agricoltura della
Comunità Montana Val Pellice) che si
svolgerà, per iniziativa del Comitato
ambiente Val Pellice, lunedì 2 maggio,
alle ore 21, presso il Convitto valdese
di Via Angrogna 18 a Torre Pellice.
bobdio PELLICE — L'amministrazione comunale organizza per sabato 7
maggio, alle ore 9, presso la sala valdese di via Sibaud una tavola rotonda
sul tema > L’impatto del cinghiale sulla vita della montagna »; Introdurrà il
sindaco Aldo Charbonnief.
La direzione invita tutti gli amici della cooperativa a dmdere
con i soci alcuni momenti di f&
sta con il pranzo che si terrà il
giorno 8/5/’88 presso il ristorante Lo Scoiattolo di S. Secondo.
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurezza »
(Salmo 4: 8)
I familiari del compianto
Carlo Alberto Monnet
(Charles)
di anni 80
profondamente commossi per la dimostrazione dì affetto e di simpatìa, ringraziano tutti coloro che sono stati loro
vicini in questa triste cmcostanza. Una
parola di particolare gratitudine al pastore Claudio Pasquet, aUa USSL 43,
agli ospiti ed al personale del Foyer di
Angrogna-Serre, al medico Bevacqua
ed ai Sigg. Levy Buffa, Alma e Sand rino Odin.
Angrogna-Serre, 23 aprile 1988.
« La miséricorde de VEternel
est de tout temps et à toujours
sur ceux qui le craignent »
(Psaume 103: 17)
A 93 anni è mancata
Norah May Osborne
vedova 8ibille
Lo annunciano con grande tristezza
i fi'gli Luciano e Andrea con Patrizia,
il nipote Laurent con Florence, i pronipoti Matthieu, Elodìe e T'hibaut.
I funerali hanno avuto luogo mercoledì 27 aprile a Torre PeUice.
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Sanremo, 29 aprile 1988.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
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12
12 storia religiosa
29 aprile 1988
HEINRICH SCHUTZ, JOHANN HERMANN SCHEIN, SAMUEL SCHEIDT
Un triumvirato di musicisti protestanti
Personaggi carichi di lavoro quotidiano, veri e propri operai della chiesa, in un ruolo che vedrà il più importante
esponente, un secolo dopo, in Johann Sebastian Bach - Carriere simili e diverse, che non escludono la musica profana
Nati ad un anno di distanza
(1585, 1586, 1587) tra le tre «S»
della musica tedesca, solo Heinrich Schütz (il cui nome, latinamente, era « Sagittarius ») è stato commemorato tre anni fa come si deve: attraverso convegni,
pubblicazione di libri e dischi,
saggi.
Il « padre della musica tedesca » nonché di quella protestante, vissuto finto al \6Ì2, è nato
im secolo prima di Johann Sebastian Bach e muore un secolo
dopo Claude Goudimel, che fu
vittima della «Saint-Barthélemy».
Al suo attivo conta ima « pleiade » di op>ere prevalentemente vocali e strumentali. Circa un terzo della sua produzione si è perso nel corso della guerra dei
trent’anni (1618-1648), fra incendi e disgrazie. Recentemente però, alcune pagine ritrovate sono
state eseguite in concerto e incise su disco: si tratta del suo
« opus ultimum », il Salmo 119,
il Salmo 120, il Magnificat tedesco e Meine Seele erhebet den
Herren (L’anima mia magnifica
il Signore).
La sua opera comincia ad essere conosciuta meglio anche in
Francia, e la recente creazione,
a Parigi, dell’ensemble vocale
« Sagittarius » vi potrà contribuire; ma altre corali protestanti
inseriscono nel loro rep>ertorio
pagine della « prima delle tre S ».
Fra Rinascimento
e Barocco
Le commemorazioni degli altri due musicisti sono state più
« confidenziali », benché essi, che
furono anche maestri, abbiano
.contribuito tutti alla notorietà
della musica luterana, a cavallo
fra l’ultimo Rinascimento e la
nascita del jjeriodo barocco. Dopo la Riforma e la Controriforma, nella regione tedesca, il primo periodo così chiamato è offuscato daM’intermdnabile guerra; a seconda di dove si piazzava il teatro delle operazioni, le
corti potevano essere o non essere in grado di mantenere « cap>pelle » strumentali e vocali, e un
Hof kapellmeister (maestro di
cappella di corte). La Germania
musicale consolida la propria identità, ma l’influenza dello « stile italiano » si affianca all’estetica protestante, concretizzatasi
nel corale.
Da voce bianca
alle prime opere
Johann Hermann Schein nacque il 20 gennaio 1586 a Griinhain, in Sassonia, dove il padre fu il quarto pastore luterano
in servizio dalla Riforma. Dopo
la morte di quest’ultimo, nel
1593, la vedova si trasferì a Dresda. 11 futuro musicista, che allora aveva 13 anni, entrò alla
cappella di corte come Kantoreiknabe (voce bianca); qui potè seguire i corsi di « musica
theoretica et practica ». Dal 1603
il principe Christian gli accordò
una borsa di studio all’università
di Lipsia, ma lo « studiosus lipsiensis » verrà ammesso, nello
stesso anno, e fino al 1607, alla
scuola di Pforta per pærfezionare la propria cultura umanistica
e musicale. Ritornerà a Lipsia
nel 1608, per studiarvi diritto e
« artes liberales ».
Un anno dopo pubblica la sua
prima opera, V enus-Kr'àntzlein
(La piccola corona di Venere).
A 27 anni è precettore nonché
Hausmusik-Direktor al Castel
lo di Weissenfels, dove diventa
amico di Schütz. Due anni dopo
è maestro di cappella alla corte
del duca Johann - Ernst - il
giovane a Weimar, e, nel 1616,
succede a Sethus Calvisius nell’invidiabile posizione di Kantor
a St.-Thomas (Lipsia). Come più
tardi Bach, dovrà assicurare la
musica liturgica a St.-Thomas e
St.-Nicolas, secondo le scadenze
liturgiche regolari e quelle straordinarie, occuparsi del coro e
degli allievi, facendo anche lezione di materie scientifiche e
musica. Nel 1617 si qualifica come Director music es, nel 1618
come , Director musici chori.
Le sue qualità musicali gli sono
riconosciute; compone molte opere per matrimoni e servizi funebri, forma degli studenti. Nel
novembre 1630 si ammala, e, dietro sua richiesta, Heinrich Schütz,
che ancora lo visitava, scrive p>er
lui un mottetto a sei voci sul testo di I Timoteo 1: 15-17.'
Schein muore il giorno 19, e
i funerali hanno luogo il 21 alla presenza di tutte le autorità
religiose e accademiche. Il sermone è curato dal pastore di
St.-Nicolas, Johann Höpner.
L’eredità luterana e le
nuove tendenze
Come direttore musicale e Kantor lascia un’opera considerevole, debitrice all’eredità luterana
ma al tempo stesso marcata dalle nuove tendenze italiane, benché improntata ad uno stile p>ersonale. Tra i titoli più significativi figurano la raccolta di mottetti Cymbalum Sionium (1615),
nella scia di G. Gabrieli e M.
Praetorius, su testi tedeschi e
latini; il Banchetto musicale
(1617), suite di danze strumentali. E già si impone per la limpidezza della forma, e per il senso dei contrasti e degli effetti
drammatici.
La Seconda pratica è caratterizzata dalla tecnica del concerto vocale per solisti, sulla scia
del corale tedesco, con impiego
del basso continuo e di strumenti « obbligati », utilizzati nella
Opella nova, piccoli concerti « spirituali », come quelli di Schütz;
sono veri e propri sermoni in
musica, con tanto di esegesi biblica, per un organico di esecutori variato (da 3 a 6 voci, con
basso continuo). Nel 1624 la raccolta di 26 madrigali spirituali,
Israelisbrünnlein (La piccola fonte d’Israele), colpisce per l’emergere deH’interiorità e per la traduzione in termini musicali figurati delle immagini e delle idee
del testo. Queste opere sono paragonabili alle Cantiones sacrae
e alla Geistliche Chormusik (musica vocale spirituale) di Schütz,
con riferimento allo stile madrigalistico italiano; e si basano
su estratti dei testi dei salmi,
dell’Apocalisse e su qualche composizione libera.
In ultimo il suo Cantional oder
Gesangbuch der Augspurgischer
Confession (Libro di canti sulla
Confessione di Augusta), apparso a Lipsia nel 1627, riflette la
pratica deW’innologia delle due
principali chiese della città, con
286 corali (di 62 dei quali ha
composto anche il testo e la melodia di base) armonizzati a 4
e 6 voci, « simpliciter », in contrappunto semplice con basso
continuo (con la parte del basso affidata all’organo o al liuto).
Questa raccolta indica la ripartizione dei corali in funzione dell’anno liturgico.
Schein ha all’attivo anche delle opere profane: oltre al Ban
L’organo è ancora,
nel nostro secolo,
uno strumento
che lega la musica
religiosa
a quella profana.
Ghetto, anche la Musica boscareccia (1621-1631), canzoni vicine
allo stile italiano della villanella.
I soggetti si basano sulla mitologia e sulla poesia italiana del
Rinascimento. Si ritrova la « maniera » madrigalesca nella raccolta Dilettanti pastorali del 1624.
J.-H. Schein, amico di Schütz
e di Scheidt, malgrado la vita
breve, ha lasciato una produzi<>
ne religiosa, profana, e innologica importante. Ha il merito di
aver codificato i corali in uso
a Lipsia.
Stile tedesco e
modello olandese
Battezzato il 3 novembre 1587
a Halle, e morto nella stessa città il 24 marzo 1654, proveniente
da una famiglia di musicisti, il
giovane Scheidt ha compiuto gli
studi musicali a Amsterdam nel
1607-1608 sotto la guida di JanPieterszoon Sweelinck, eccellente insegnante calvinista. Nel 1609
rientra a Halle, dove era stato
organista a St.-Maurice, per diventare organista a corte; qui
incontra Michael Praetorius, e,
con lui e Schütz, organizza il
« Concert-Music » alla cattedrale
di Magdeburgo. Nel 1619 è Hofkapellmeister (maestro di cappella) alla corte di Halle (Schütz lo
era a Dresda), e si trova a dirigere un coro eccellente, rinforzato anche dai « Kantorei-Schüler ».
L'anno seguente pubblica le
Cantiones sacrae, e nel 1621 la
raccolta dei Concertos sacri, corrispondenti alla pratica di culto della corte. Nel ’24 escono ad
Amburgo i tre volumi della Tabulatura nova, raccolta di brani per organo o clavicembalo:
variazioni, fantasie, canoni, toccate, salmi, inni. E’ compresa
anche una parafrasi del Kyrie e
del Credo. I primi corrispondono ancora allo stile tedesco per
cembalo, secondo il modello olandese; il terzo è un vero e
proprio « compendio della musica luterana ».
Un carico
di incombenze
La guerra dei trent’anni ha
i suoi effetti. Dopo la dissoluzio
ne della casa reale nel 1625, il
culto « parrocchiale » rimpiazza
quello di corte. Dal 1628 Scheidt,
director musices alla Marien-Kirche, introduce il nuovo stile « Concertante » nella musica liturgica.
Dirige il coro della scuola, cerca
dei testi per i suoi Concerti spirituEili (Geistlich Konzerte), con
strumenti obbligati, a 8 e fino
a 12 voci, con 2, 3 o 4 cori per
« ogni sorta di strumenti ». In
seguito all’occupazione svedese
la 'loro pubblicazione sarà ritardata. In seguito a contrasti con
il rettore (come capiterà anche
a Bach), perderà il posto nel 1630.
Una volta reinsediatasi la corte,
la cappella riprende l’attività a
organico ridotto per assicurare
il culto luterano. Nel 1644 Scheidt
compone le 70 Sinfonie in forma di concerto per ognuna delle sette tonalità. Il Görlitzer Tablaturbuch raggruppa un centinaio di corali armonizzati a quattro voci per organo, eseguiti in
alternanza con il canto dell’assemblea, e esce nel 1650.
La sua opera conoscerà un’ampia diffusione in Sassonia e in
Turingia: si situa nel solco di
J.-P. Sweelinck e della tradizione protestante. Scheidt resta fedele al corale, all’estetica della
Germania del nord; « lancia » la
variazione per organo, composta
con il massimo rigore polifonico; e tuttavia non ignora le tecniche italiane, si inoltra nel nuovo stile del concerto con strumenti obbligati e opposizione di « colori »: arqhi e fiati. Le sue origini luterane si ritrovano nei
concerti spirituali con pre-imitazione, canoni sul cantus firmus.
Lo sviluppo delle varie parti è
molto elaborato e rispetta la tradizione, pur sfruttando le tecniche e le tendenze moderne.
Scheidt ha lavorato soprattutto a Halle. La sua opera vocale
e strumentale illustra il passaggio allo stile concertante praticato anche da Schein e Schütz.
Ancora vicino al maestro Sweelinck, detentore delle antiche norme compositive, occupa un posto a parte in questo trio di musicisti protestanti.
Secondo i biografi di Schütz,
un buon accordo avrebbe regnato tra loro, ma ricerche più recenti hanno dimostrato che non
è stato così: se poi l’opera di
Scheidt appare di mole più ri
dotta rispetto a quella di « Sagittarius », sta di fatto che le
sue ultime composizioni avvicinano, in quanto ad intensità cspressiva, quelle di Schütz.
Musicisti al
servizio della chiesa
Heinrich Schütz, Ho [kapellmeister a Dresda, Johani' Hermann Schein, Kantor e poeta a
St.-Thomas, Lipsia, Saniuef
Scheidt, director musices e organista, appartengono a questa
generazione di musicisti impegnati al servizio della chiesa e
della corte, che — tra tardo Rinascimento tedesco e nascita dei
Barocco — sono riusciti a conciliare l’eredità nordica e la secunda pratica italiana, e a conferire alla musica tedesca d’ispirazione protestante una patente
di nobiltà. Grazie a questo
« triumvirato », la Germania luterana si impose nell’Europa musicale.
Edith Weber
Concerto
di ATTILIO SIBILLE
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TORRE PELLICE
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