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Ann» 6‘. — N“ 9
Il SKIVIE
15 Maggio 1857.
LA BUONA NOVELLA
GIORNEE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella cariià.
Efes. IV. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
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P«r U Stiuen e Fr«acia, kI. . . . » 4 Ì5
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LE ASSOCIAZIONI Si RIGEVOHO
IQ Tirilo ainifiiiìo del GLomale.mle ifl Re, R* U
fielte proTisfi« press« tolti gli llifìiii postali p«r
aezte d Var^ia, che doTranno esser« iamii franco
al Dinuore «ella Buona NoTella « dod altrineatì,
AD’estefo, a» seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, ruo Tronchet, 2; Ginevra, dal sig. £. Beroud libi-aio; Inghilterra per mezzo di franro bolli
ioglesi spediti franco al DireUore della Buoua Novella.
SOMMARIO
La preghiera del Signore, 111. — Celio Sccuniio Curione e la sua famiglia, I. — Adelina G , * o l’eflicacia della grazia di Dio manifestata in
una tenera bambina. — Notizie italiane. — Notizie estere. — Avviso.
L4 PREGHIERA DEL SIGNORE
« Venga il tuo regno » S. Matteo, VI, 10.
III.
>
11 regno di Dio come ordiualore e sommo reggitore dell’opera delie sue mani è di già venuto. « Il Signore regna»;
dice il profeta, « il tuo trono è fermo di tutta eternità: tu sei
ab eterno» (Salmo 93; 1,2). Ei chiama le stelle e compariscono;
il solo conosce il suo tramonto ; gli spiriti rimasti fedeli ubbidiscono al Padre degli spiriti : gli esseri ribelli subiscono
le sue ineluttabili leggi. Venga questo regno, possiam dire:
sia cioè da tutti riconosciuto ch’egli è dura cosa ricalcitrar
al pungolo. « Chi si è mai indurato a lui ed è prosperato? »
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(Job 9, 4). Sia questa preghiera pressante invito ad entrar
nel regno di grazia e d’amore di G. C.; regno vaticinato dai
profeti fin dall’Eden, svolto di secolo in secolo, proclamato
sullo rive del Giordano alle moltitudini maravigliate, solennemente fondato in sul Moriia quando il Cristo fattosi per
noi servo e vittima, compiva le parole d’isaia (Is. 43, 22).
« Voi tutti i termini della terra guardate a me e siate salvati»;
e quelle altre del salm. 2,6, 8. — « Io ho consacrato il mio re
sopra Sion, monte della mia santità dicendo: Chiodimi ed io
ti darò per eredità le genti, ed i confini della terra per tua
possessione ». Gesli è dunque re. Ed egli stesso ci dimostra
la natura del suo regno , quando, principe di pace , entra
umile e mamuelo in Gerusalemme sopra un puledro d’asina;
e quando in faccia a Pilato, pronuncia queste memorande
parole; « Io sono re, sono nato per questo, e venuto nel mondo
per render testimonianza alla verità, chiunque è della verità
viene a me ». — Le delizie di tal regno d’amore ce le rivela
quando esclama con penetrante voce : « Venite a me voi tutti
che siete travagliati e lassi e troverete riposo alle anime
vostre». — Ma questo regno di benedizione, di pace, che dovrebbe trovar tutti i cuori pronti ad accoglierlo, tutte le lingue ad acclamarlo , incontrò in ogni tempo i pili tremendi
ostacoli. Egli vien dai suoi, ma i suoi non credono in lui.
Il regno del peccato, le lusinghe del mondo nemico di Dio,
le empie alterazioni alla sua legge d’amore, gli oltraggi fattigli dai proprii servi, che al manto della sua specchiata
santità sostituiscono i lordi cenci di arbitraria devozione e
al potere irresistibile della verità i miseri puntelli dell’umana
politica sono , fra altri, gli ostacoli che ritardano il regno
dell’eterno e del suo unto.
Ma tralasciando da questi, cho , ne siam certi, non prevarranno contro al Signore, ricerchiamo ostacoli non meno
tenaci e per noi piti tremendi. Noi proclamiamo Gesù Cristo
nostro legittimo re, ma quanto ò mai debole l’autorità sua
sui nostri cuori, quanto inefflcace il suo infinito amore a
risvegliar in noi amore, lieta e filiale obbedienza ! Ci guarda
con la pupilla degli occhi, e noi ci abbandoniamo alle inq^uietudini del secolo malvagio ; ci sazia dei beni c delle
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ineffabili delizie della sua casa, e ricerchiamo i lusinghevoli
e fallaci piaceri del mondo; ci pone in capo una corona di
santità o di gloria, e la contaminiamo , conculcandola nel
fango delle cupidigie della carne; ci fa re e sacerdoti a Dio
suo padre, e viviamo nella schiavitù obbrobriosa del peccato. 0 divino Salvatore! re di gloria, venga il tuo regno in
noi, imponga silenzio alle malvagie passioni che ci tormentano, sparga in noi gioia, pace per lo Spirito Santo, ondo
francati dalla schiavitù del peccato, accesi di santo ardore
per la tua gloria, ogni nostro desiderio, ogni più cara brama
sia di vedere il tuo regno stabilito in sulla terra, ove dominano l'idolatria e tutte le abbominazioni del peccato. Si avveri la visione del profeta , cho contemplava l'angelo del
Signore volando a traverso il cielo , portando l’Evangeio
eterno a ogni nazione, lingua e popolo ; venga il tuo regno
nella »ostra cara patria a disperdere le tenebre della superstizione e dell’errore, a richiamare i cuori assetati di verità
dallo cisterne screpolato di umano tradizioni, di umani sistemi, alle pure sorgenti del Vangelo. Benedetto sii tu , o
Signore! per averci concesso di contemplare l’aurora di cosi
lieto giorno ; tu ti sei placato verso la tua terra; il deserto
od il luogo arido fioriranno come rosa; rivesti, o Dio! a
tal fine della tua forza e del tuo spirito coloro che a sì
bell’opera si sono accinti. ÌNon vogliano essi saper altroché
Cristo e Cristo crocifisso ; manifestar al mondo colle parole e coi fatti la grazia o la gloria del re di Sion.
B. M.
CELIO SECUNDO CLRIONE
E U SU.A FAMIGLIA
I.
Più volt« ci è occorso parlare di quel valent’uomo che fu
Celio Secundo Curione, uno dei più luminosi astri ch’ebbe
la Riforma in Italia nel secolo xvi ; in cui incerto è se più
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oonveoga lodare la pietà o la dottrina, l’altezza della mente
0 la nobiltà del cuore; apostolo e martire a un tempo della
sublime causa onde fu caldo propugnatore, e per la quale
seppe affrontare coraggiosamente disagi e pericoli d’ogni
genere.
Ci rimaneva però ad esaminare quella pagina della sua
bella storia, che lo considera come padre di famiglia ; pagina non meno interessante che le altre, nè meno feconda
di utili ammae.stramenti. Imperciocché è nelle pareti domestiche, in mezzo a’ proprii figli che si spiegano talora le piìi
care e le più difficili virtù che servono di base all’educazione religiosa al paro che civile e politica degli uomini; sta
nella buona educazione della famiglia il germe e il fondamento dell’educazione d’ogni comunità, d’ogni chiesa e di
tutto il corpo sociale.
E Curione non era soltanto un filosofo e un uomo di lettere distinto, ma eziandio, come quasi tutti i dotti di quel
secolo, un abile pedagogo che assumeva assai di buon grado
l’umile, in apparenza, ma in sè nobile ed utile cura di guidare i primi passi deH’infanzia nel mondo deH’intelligenza,
per iniziarla con metodo e per gradi nella conoscenza del
bene e del bello. Il circolo della famiglia era agli occhi suoi
la prima scuola della giovinezza, ed il padre l’istitutore na^
turale de’ figli che Dio gli ha dato. L’educazione, di cui Celio Secundo intendeva ad effettuare nell’intimilà del focolare
domestico, quell’ideale che aveva sempre vagheggiato, era
stata di buon’ora il soggetto delle sue meditazioni ; ed anche nell’epoca più difficile della sua vita aveva composto su
questo argomento un trattato che dedicò al precettore dei
giovani principi dolla Ca.sa d’Este, al suo diletto ospite di
Ferrara, Peregrino Morato, quando nacque a quest'ultimo
quel piccolo Emilio, la cui malinconica esistenza dovea più
tardi assocciarsi ai destini della celebre Olimpia nella terra
deH’esilio.
Al dire di Curione e del .suo amico, il più nobile privilegio d'un padre istruito nelle lettere, gli è quello di comunicare questo tesoro a’ suoi figli ed iniziarli in pari tempi»
alla vita del corpo od 3 (Quella dello spirilo. E uessun’altra
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occupazione, iienimeno quelle che il mondo reputa lodevoli
e sante, deve distoglierli da questo sacro dovere. « Non si
potrebbe, diceva egli, condannare abbastanza la deplorabile usanza che regna fra molti padri di famiglia de’ nostri
giorni, cho diconsi cristiani, i quali dandosi a vani pellegrinaggi, abbandonano lo loro case percorrendo le più lontane regioni. Alcuni recansi a Gerusalemme, altri a Compostella, altri ancora a Loreto o a Roma, lasciando a casa le
mogli, i figli, senza protettore e senza guida, o ciò che è
peggio, trascinandoli seco loro fra mille pericoli che minacciano talvolta la loro innocenza e la loro vita. 0 pietà indegna di questo nome! Non sarebbe meglio, per tali oziosi
pellegrini, rimanersene in casa, per istruirvi i loro figli, secondo il comandamento evangelico, nella conoscenza di Dio
e delle sacre lettere?» Di questo dovere, pur troppo sconosciuto dalla comune degli uomini, Curione dimostra l’importanza ed i pregi; e rispondendo alle domande che gli son
dirette da Peregrino Morato, traccia a rapide e maestrevoli pennellale il piano della doppia educazione, religiosa e letteraria che il grande umanista del secolo, Giovanni Sturm,
mandava già ad eiTetlo nelle scuole di Strasburgo.
Nudrito degli esempii della pietà domestica , abituato di
buon’ora agli esercizi che fortificano il corpo, ed a quelli
che adornano lo spirito, il fanciullo deve, per quanto sia possibile, avvicinare gli uomini di lettere, e vivere in famigliarità coi vecchi, la cui influenza imprimerà nel suo spirito
nobili inclinazioni. Inoltre Curione, nel suo entusiasmo pei
capi d’opera deU’antichità, ne propone lo studio anche 'ai
fanciulli e ponendo a calcolo i belli esempi che gli presentava la corte di Ferrara, chiama pure le fanciulle a far parte
di sì prezioso retaggio, che ingentilisce il cuore, abbellisce la vita e va discosta colla pratica delle virtù domestiche. Filare, cucire, ricamare, vegliare alle cose domestiche, ecco le cure principali della donna , che ci viene
proposta a modello da Salomone, la cui lampada non si spegno la notte e le cui mani preparano al marito le vestimenta
di lino e di porpora. Ma non per questo, dice il nostro aurore, debbesi interdire alla ,donna lo studio delle lettere in
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CUI talvolta mostrasi superiore agli uoiniiii. E ia prova di
ciò egli cita l'esempio d’Atina d’Este, figlia del duca di Ferrara, che parlando latinamente, spiegando i paradossi di
Cicerone e rispondendo alle domande che le venivano indirizzate, dava pruove di spirito, d’intelligenza e dottrina
uguale allo più dotte vergini dell’antichità. E la miglior
parte di questa gloria, è da Curione attribuita ad una donna
di regale origine e di mente superiore , la nobile duchessa
Renata, ed all’illustre contessa dePons, Anna dePartheney,
i cui consigli fecero fiorire le lettere in mezzo a quell’augusta famiglia. Egli infine cita al suo amico la giovane
Olimpia che spinta da immenso amore per la stessa gloria , percorreva in modo splendidissimo la carriera delle
lettere.
Le conclusioni di Celio Secundo non differiscono in ciò
da quelle di varii fra i piìi distinti suoi contemporanei, Celio Caleagnini, Bartolomeo Riccio e Sadoleto. Ed anche il
cardinale Vivòs raccomandava s’insegnasse alle donne il
greco ed il latino, volendo ond’elleno facessero lettura di
Platone, Cicerone, Seneca e de’santi Padri.
Tali erano i principii pedagogici che seguiva Celio Secundo nell’educare la sua bella e numerosa famiglia, della
quale terremo discorso nel numero seguente.
(Contimia)
ADELINA
0
L’KFFIGACIA DELLA GRAZIA DI DIO
MANIFESTATA IN UNA TENERA BAMBINA
Racconto del tutto autentico
« 11 Signore l’avea data; il Signore
l'ha tolta: sia il nonae del Signore
benedetto » Giobbe, I, 21.
« La fanciulla non è morta, ma dorme » Marco, V, 39.
I.
La cara bambina, di cui stiamo per dare alcuni brevi cenni,
ma verissimi, era nata a V.-P.... nelle Valli Valdesi, il 26
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febbraio 1849, ed ivi si aiidormenlò nel Signore il 12 di
gennaio 1855. Sebbene brevissima la sua esistenza fu di
grande edificazione come ai suoi, cosi a parecchi aliri che la
conobbero. Ella ha vissulo pel suo Salvatore e di lui. Fin
dail’elà di due anni la voce amorosa del celeste Amico le si
era falla sentire al cuore, ed ella vi avea risposto nel modo
più commovente. Una sera che, seduta accanlo alla di lei
culla, la mamma le parlava della nascila del Salvatore e dell’eccidio dei bambini di Betleem: « lo non voglio, esclamò
ad un tratto la fanciulla luUa commossa, che si uccida il bambino Gesù ; io l’amo tanto, e vorrei andarmene seco lui nel
cielo ». E nel profferir quest’uUime parole, il suo visino s’illuminò di tanta gioia che ne rimasero i genitori assai colpiti,
e di comune accordo benedirono al Signore che aveva di già
cominciato l’opera sua nel cuore della loro cara bambina.
Presso a poco verso quel tempo il suo babbo la fece pregare a
prò della mamma che si giaceva in letto ammalata; appena
terminata la preghiera, corse la bambina dalla genitrice:
« Cara mammina , esclamò, tu sei guarita; io ho pregato d.
— Un altro giorno dovette il babbo castigarla per una disubbidienza; e facendole quindi domandare perdono a Dio, la
fanciulla aggiunse da se stessa, terminando la sua orazione;
Il E di’ ancora al mio babbo che non mi frusti più t>.
La cagionevole sua salute influiva sul di lei carattere e ia
rendeva spesso melanconica e di malumore. Èssa se ne doleva
e diceva : * lo non sono abbastanza buona ; io non amo abbastanza il mio buon Gesù ».
Circa sui tre anni fece una grave malattia. Il padre chiedendole se avesse avuto caro di morire: «Oh! si, diss'ella,
avrei molto caro di andarmene con Gesù n.
1 trastulli non le andavano mollo a genio; il suo desiderio
era piuttosto di rendersi utile. Più di una volta, quando l’induceva la mamma a baloccarsi colla sua bambola; « Ma rifletlì,
cara mamma, rispondeva, che in ciò facendo non li do
aiuto». Non avea che tre anni quando un mallino, stando
ancora nella sua culla, udi il fratellino che piangea. Subito,
senza dir nulla, salta abbasso, corre da lui, e gli porge, per
consolarlo, un bicchier pien di latte.
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Anche prima di saper leggere, la Bibbia era il libro cui
dava la preferenza su lutti gli altri, chiedendo spesso alla
mamma di leggergliene degli squarci. A quattro anni fu in
grado di leggere da per se stessa la Parola del suo Salvatore,
ed il suo cuore la divorava. Amava molto la domenica. Sul
qual proposito la sua madre le disse un giorno: « Gli è perchè vai vestila in quel di meglio del solito ». — « Oh! no,
mamma, rispose la bambina, egli è perchè in quel giorno voi
leggete e ragionate ancora piii cose di Gesù ;e che fale il culto
domestico la mattina quando sono alzata, invece che negli
altri giorni io fale la sera quando io dormo».
Un giorno, essendosi trovata presente al culto di famiglia,
le toccò di leggere queste parole di S. Paolo: 11, Tessalon.,
Ili, 10. Chi non vuol lavorare, nè anche mangi. L’indomani, come
si sentiva poca voglia di lavorare, la mamma le disse: i Che
leggesti ieri nella Bibbia, bambina mia? » — Subito essa rispose: «Ah! egli è vero, ho mangiato ed ora non lavoro.
Voglio dire a Gesù che mi faccia lavorare mollo ». — Quando
scorgeva la mamma occupata a risarcire le vestimenla sue
e dei fratelli: « lo vedo bene, mammina mia, che li affatichi
per me e peri miei fratelli; ma abbi pazienza, presto sarò
grande, ed allora, coll’aiuto di Dio, io farò lutto e ti dirò:
Assolulamente intendo che ti riposi ».
Quando la mamma, dopo qualche castigo, se la toglieva
sulle ginocchia, essa non teneva broncio, anzi le diceva: « Cara
mamma, io ti voglio tanto bene! » — « Eppure t’ho castigata ».
— Oh ! sì, ma mi castighi per farmi diventar buona, lo so; e
vedi, mammina, io preferisco essere castigata che non di andare col demonio ».
Essa credeva ciò che la Bibbia dichiara di ogni peccato piccolo 0 grande che il suo salario è la morte. Talvolta quando
la si metteva in letto, invece di addormentarsi, si facea a ripassare nella sua mente qualche fallo commesso in giornata,
e allora piangea dirottamente, il suo babbo le si accostava per
consolarla. « Cosa hai da piangere, cara bambinai' » — « lo
piango, rispondeva ella, perchè sono stata cattiva, e perchè
Gesù non mi vorrà più ». E cosi dicendo singhiozzava. 11 padre
la conforfava citandole passi come questi: « Beati coloro che
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piangono perchè saranno consolati » Matt., V, 4-; « Il sangoe
(li Gesti Cristo ci purga da ogni peccato >; quindi la facea pregare, e la gioia della salvezza rientrava in quel cuore credente.
— Adelina portava un grande affetto ai poveri. Un giorno
la mamma, per provarla, le propose di dare la propria minestra ad una povera donna che chiedeva l’elemosina: « Si, si,
mamma, esclamò tutta gioconda, dà pure la mia minestra
a quella donna ; a me darai del pane, e ciò mi basterà ».
Si sarebbe spogliata per far piacere di quanto affezionava.
Tuttavia fatta avvertila di usar prudenza a tal riguardo, pssa
avea contratta l’abitudine di non dar più nulla prima di averne
ottenuta licenza dai genitori.
A motivo delle frequenti sue indisposizioni, erano obbligali i suoi genitori di astringerla ad un certo regime. Ma essa
vi si sottometteva senza difficoltà di sorta. Quando le si doveano
ministrare rimedi, non avvenne mai che resistesse ad un argomento come questo: « Cara bambina, il Signore Gesù
vuole che tu ubbidisca ai tuoi genitori ».
Spesso amava di pregare sola nella sua camera dopo aver
dello alla donna di servizio: « Non lasciate per ora entrare
Teofiio » (suo fratello). E quando la mamma tornava a casa
dopo un’assenza alquanto prolungata: « Cara mamma, le diceva, buttandosele al collo, ho pregato tanto perchè il Signor
lìesù li facesse tornare ».
La madre di Adelina la facea studiare nella Genesi, ma da
se stessa andava cercare negli Evangeli passi che le parlassero del suo Salvatore, e segnatamente i seguenti: « lo vi annunzio una grande allegrezza, che tutto il popolo avrà; cioè
che oggi nella città di David vi è nato un Salvatore, che è
Cristo, il Signore » Luca, 11, 10, 11; la storia del bambino
Gesù rimasto in Gerusalemme, e specialmente queste parole :
* Non sapevate voi che mi conviene attendere alle cose del
Padre mio! (Luca, 11, 49); Maria stando ai piedi di Gesù per
udirlo (Luca, X, 30). « Ed io pure, diceva ella, voglio essere
bene attenta alla voce del mio Salvatore.
[(aggiunto che ebbe il quinto anno, si facea ognor più vivo
il suo desiderio di andare dal « suo Amico che è nei cieli >
come essa diceva. « Ma non sei contenta, cara mia, le diceva
10
un giorno la madre, di rimanertene col tuo balbo e con me ? »
— « Oh ! pensa un po’, rispose ella ; sicuro che son contenta ;
ma lo sai bene che amo Gesù più ancora che non ami voi due.
Non gradisci di sentirlo? Non mi hai detto spesse volle che conviene amarla più di voi. lo t’assicuro, cara mammina, che se
Egli mi prendesse questa notte, l’avrei tanto, tanto caro; domani io canterei dei cantici con Lui ». 11 comporre, a modo
suo, tali cantici era cosa che sommamente affezionava; e spesso
accostatasi al padre; « Vuoi Iu, babbo mio, diceva ella, che li
canti un cantico di Dio? s Spesso ancora addormentava il
fratellino cantandogli con soave voce le lodi del Signore.
I suoi discorsi coi fratelli erano per lo più diretti alle cose
celesti: ecco dei dialoghi che s’intavolavano tra di loro su tali
argomenti un esempio che basterà per dare un’idea degli
altri.
Presenlavasi spesso alla porta della casa un accattone idiota.
11 fratellino era spavenlalo dagli urli selvatici di questo disgraziato. Un mattino egli disse alla madre: «Non è vero,
mamma, che il N. N. non andrà nel cielo; egli è troppo cattivo, mi ha fatto tarilo paura». — Adelina che era presente,
rispose immantinente: « Gesù è morto anche per lui, ed io
spero che verrà anche lui in paradiso». — «Maio avrei paura
di trovarmegli assieme lassù », riprese il fratello. — La madre
si accingeva a rispondere, quando Adelina disse: « Non temere, Teofilo, quando sarai nel cielo, l’idiota non sarà più
quale egli è adesso. Il di lui corpo sarà deposlo nella terra ;i
vermi lo roderanno; ma Gesù lo risusciterà, ed allora, si
che sarà bello! Egli non urlerà più, ma canterà cantici come
questo: « Gesù mio Salvatore, io t’amo con tulio il cuore; tu
mi prenderai teco nelle tue braccia ». Questo cantico di sua
composizione, essa cantava soventi volte.
Un giorno domandava ad una sua zia: « Cara zia, ami
tu Gesù? » — « Non quanto vorrei, rispose questa; e tu Adelina? » — « lo sì, l’amo ». — Quella stessa zia essendo stanca
di portarla un giorno che tornavano da una passeggiata, un
tale per nome D. T., che trovavasi far strada con esse loro,
si profferse di portarla alcun poco. Adelina vi si rifiutava, non
conoscendo quell’uomo. Ma appena le ebbe detto la zia che
11
- in • ■
anche D. T. amava il Siijnor Gesù, che subilo gli porse le
braccia per andare da lui.
Uno degli ullimi giorni che si recò a scuola, uscendo,
disse ad una sua compagna: « Vuoi tu venire al cielo?»
— « lo non so, rispose la fanciulla, ciò che Iu intenda dire ».
— « Oli! egli è, riprese Adelina, perchè nel cielo ho il nào
miglior amico, Gesù ».
Alcuni giorni prima che morisse, il padre, afflino di vedei In
ammalata, quantunque non lo fosse ancora gravemente, la
domandò: « Figlia mia, non avresti tu paura di morire? » —
s Oh! no ». — « E perchè? » — « Perchè Gesù è morto per
i miei peccati». Il giorno che si ammalò, pregò la mamma
che le leggesse nella Bibbia. « Ove vuoi tu che ti legga?» —
« Leggi quando il bambino Gesù fu smarrito in Gerusalemme ».
— Quando fu terminala la lettura: « Tutte queste parole,
diss’ella, le tengo qui nel mio cuore ». 11 male s’era fatto più
grave; si era manifestala ua’angina, per cui venne dal medico
ordinata un’operazione di mignatte. La mamma la prevenne
che queste bestioline pungono come vespe; ma che avrebbe
potuto questa operazione guarirla, coH’aiulo di Dio. « Pensa,
soggiuns’ella, al Signore Gesù, a cui furono inchiodatile mani
e i piedi, ed egli ti darà forza persopportare i tuoi dolori ». La
bambina stelle deltutto tranquilla, e per due volte offerse,
senza profferir lamento, il suo collo per l’operazione, talché
il medico egli slesso ne rimase meravigliato.
Essa aveva in proprio alcuni soldi. «Tu li darai, disse alla
mamma, a quegli uomini che vanno parlare di Gesù a coloro
che non lo conoscono ancora ». — Occorre appena il dire che
la sua volontà fu fedelmente eseguita.
Dodici ore prima di spirare, fu liberata dall’angina cotennosa che minacciava di soffocarla. « Sia di buon cuore, le
disse sua madre, il Signore pare che li voglia guarita ; rimarrai
ancora con noi ». Adelina non si rallegrò, anzi rimase piutloslo seria nel sentirsi dire tali cose; ma scorso qualche tempo
tornò a sorridere spesso, alzando le mani ed il suo dolce
sguardo al cielo. D’allora in poi le sue carezze ai genitori si
fecero più tenere ancoraché pel passato, stringendo nelle sue
manine il viso or dell’uno or deU’allro, con un affelto straor-
12
diñarlo, « Nel cielo non si muore più », diss’ella (ulto ad un
tratto alla madre. « No, figlia mia, riprese questa, presso il
Salvatore non v’ha che gioia e felicità». — Adelina sorrise.
« Perchè sorridi? » le disse sua madre. Un altro sorriso fu
l’unica risposta. 1 suoi genitori sono persuasi che nascondeva
loro la sua partenza che sentiva vicina, per non affliggerli, e
specialmente la mamma a cui portava un affetto singolare.
Due 0 tre ore prima di partirsene per sempre, essa ripetè due
volle: < Addio, mammina ! Addio, mammina! » ma con voce
ed aria così allegra, che pareva uno che si accinga a partire
per delle nozze; e non venne neanco in mente alla madre che
quell’addio fosse l’estremo.
La morte colse questa cara bambina in mezzo al sonno.
L’unico sintomo che si ebbe del suo avvicinarsi fu il sudore
freddo che le cosperse le guancie. Del rimanente, una volta
liberala dall’angina, era rimasta del tulio tranquilla. Il dottore stimava egli pure che fosse fuori pericolo. E non si
sarebbe mai sospettato così vicino il termine, quando si
addormentò, sorridendo, nelle braccia di quel Salvatore che
aveva tanto amato. Quel sorriso non la lasciò neanco morta;
e perfmo nel giorno della sepoltura l’abbelliva ancora.
Possa questo semplice racconto essere di eccitamento ai
genitori che lo leggeranno, di addurre per tempo i loro bambini al buon Pastore Gesù Cristo, non trascurando a pro di
essi nè la disciplina che è secondo il Signore, nè la preghiera.
Questi sono i mezzi adoprati dal padre e dalla madre di Adelina, 6 che il Signore nella sua grazia si è compiaciuto di benedire. E prima o poi, Egli li benedirà sempre a prò di tutti
quanti li metteranno in opera. Lasciate i piccoli fanciulli venire
a me e non li divietate: perciocché di tali è il regno di Dio.
S. Luca, XVIIl, 16.
Notizie Italiane
Torino. — Condanna del Campanone. — Il 12 il tribunale
provinciale condannò il gerente del Campanone a 200 lire di
13
toulla, al risavcimenlo dei daani e delle spese, per rifluto d in
serzione d'una lettera che, provocato, il pastore valdese Amedeo Bert aveva scritto a quel giornale a proposito delle cose
avvenute a Chieri, or fa qualche mese. Avvocato del Campanone era il sig. Boggio. Dicesi che il suo cliente si sia appellato di detta sentenza.
Valli Valdesi. — Sinodo valdese.— Il Sinodoannuale della
Chiesa Valdese aprirà le sue sedute, piacendo a Dio, martedì
venturo 19 del corrente mese.
— Morte del sig. Amedeo Monastier — Una perdita assai
grave ha fatto nei primi giorni di questo mese, non che una
famiglia rispettabile, la Chiesa valdese tutt’intiera, nella persona del sig. Amedeo Monastier, pastore di Massello, mancato quasi subitamente ai vivi durante una visita che faceva
ai suoi cari, all’età ancor verdissima di 25 anni, e dopo un
anno e mezzo circa di un ministerio che, nelle due parocchie
ove era stato esercitato , lascia di se le più care e le più onorate rimembranze. Ai suoi funerali intervenivano non meno
di 2,000 persone, le quali tutte ad esortare con forza singolare
concorsero, non che il pastore di Torre sig. Malan con eloquente e cristiana allocuzione, il defunto egli stesso, a mezzo
della lettura che fece il sig. Malan di parecchi brani dell'ultimo sermone, non del tutto compiuto, che si era accinto
(sforzo inutile!) a predicare la domenica che prededette quella
in cui venne inumato, su questo testo : « Perciò avendo intorno a noi un cotanto nuvolo di testimoni, deposto ogni fascio. ed il peccato che è atto a darci impaccio, corriamo anche noi con perseveranza il pallio propostaci » Ebrei XII, 1.
Possano questi supremi accenti di una voce che parsa destinata a rintuonare per più anni ancora nei nostri tempii, aver
trovato la via di molti cuori, e le solenni impressioni che destò
in quanti l'udirono l’infausto annunzio di quella morte sortire
a prò' di tutti, e specialmente a prò’ della famiglia e dei compagni d'opera del giovane e compianto defunto, quei salutevoli effetti ai quali certamente volle far concorrere Iddio una
cosi grave sciagura.
CiAMBERÌ. — Decisione riguardante ai registri dello stato
civile pei non cattolici — In occasione del rifiuto fatto da uu
parroco savoino di registrare sul libro delle nascite il bambino d'uu avvocalo di Albert-Ville, che il padre dichiarò uo:i
14
— ISO —
volere che fosse battezzato, la Corte d’Appello di Ciamberì
accolse, nel rapporto d’uno dei suoi membri, come del tutto
fondata e da mandarsi ad eseguire, la richiesta fattale in proposito daH'avTOcato fiscale generale, e conchiudendo nel seguendo modo :
«Considerando che, secondo le disposizioni del Regolamento approvato dalle Lettere Patenti del 20 di giugno 1837,
relativamente ai registri di nascita e di battesimo , i parrochi
debbono tenere 1" Un doppio registro stampato , nel quale
sono scritti gli atti che accertano nello stesso tempo la nascita
e l’amministrazione del battesimo ; 5“ Un registro separato e
non istampato, nel quale sono consegnate le morti dei neonati defunti senza battesimo; quelle dei cattolici che non possono godere della sepoltura ecclesiastica, e delle persone non
cattoliche, come pure la nascita dei bambini appartenenti a
famiglie non cattoliche; che nel primo di questi registri non
debbono essere consegnati che gli atti di nascita dei neonati
battezzati secondo le forme approvate dalla Chiesa cattolica;
che le nascite dei bambini cui il battesimo non fu amministrato secondo le dette forme, non possono essere inscritte
che nel registro separato non istampato, prescritto dagli articoli 26 e 27 del detto regolamento; che la redazione sopra un
foglio volante dell’atto di nascita di un bambino non battezzato non è punto in armonia con le prescrizioni del regolamento sovraddetto ; che nella specie l’atto stato compilato
il 19 di novembre non pare sia stato sottoscritto dal padre del
bambino e dai testimoni.
« Che perciò occorre far rettificare il detto atto, affinchè la
nascita del bambino sia regolarmente accertata,
« Veduti gli articoli 52 e 53 del detto regolaménto.
« Richiede che piaccia alla Corte d’ordinare, che in rettificazione dell’atto accennato, e dal reverendo parroco d’Albertville, sarà redatto, alla data della compilazione dell’atto, sopra
un registo separato, non istampato, prescritto dagli articoli
26 e 27 del detto regolamento , in conformità a quest’ultimo
articolo, in presenza del padre e dei testimoni, uu atto die
accerti la nascita del figlio del signor........ il quale apporrà la
sua sottoscrizione, come pure i testimoni ».
Roma. — Beatificazioni. — Si stanno preparando in Roma
i preliminari per la beatificazione di quattro capi inquisitori
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dell’ordine di S. Domenico. Questi uomini che fra poco saranno beati e più tardi santi, si distinsero in vita per il loro
zelo nella conversione degli eretici nelle Valli del Piemonte,
dove tre di essi perirono dirigendo gli attacchi contro quei
pacifici abitanti. Mostri di tal natura saranno dunque adorati
sugli altari ?
Notizie Estere
Frìncia. — Morte e sepoltura del signor Isambert. — Il sig
Isambert, consigliere alla Corte di Cassazione, antico deputato
e rappresentante del popolo, è stato da morte immatura rapito, giorni sono, airaffetto della famiglia e dei numerosi
amici. Sulla di lui tomba ed alla presenza d’una gran folla e
di parecchie sommità politiche e giuridiche della capitale
venne reso dal signor Odilon-Barrot l'omaggio più eloquente,
come al carattere onorevole ed alle virtù private, cosi ai servigi pubblici dell'illustre estinto. La cerimonia religiosa ebbe
luogo secondo il rito della Chiesa evangelica, alla quale il
signor Isambert, nato cattolico-romano, si era unito da due o
tra anni a questa parte. Il racconto della di lui conversione,
fatto dal signor pastore Coquerei sulla sua tomba stessa , ha
destato in tutti gli astanti evidente commozione.
— Un Gesuita da guadagnare al lotto. — L’Independance
Belge avea rivelato al pubblico uno stratagemma gesuitico, ma
affatto nuovo, per mezzo del quale i RR. Padri aveano tentato
di procacciarsi il danaro di cui abbisognano tuttora per la
costruzione d'una chiesa in Parigi, cioè una lotteria i di cui
biglietti non si dispensavano che alle signore, e di cui il lotto
unico, ma che valea per cento, ed anche per ihille, era____un
padre gesuita stesso ! L’Univers avendo negato il fatto, Vlndépendancc ha pubblicato la circolare che ne stabilisce la perfetta autenticità, ed è la seguente :
« Signora,
« I mezzi essendoci venuti meno per la costruzione della
chiesa che la Compagnia fa fabbricare in via di Sèvre, noi ab-
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— m —
bmmo creduto di dover ricorrere ad una lotteria. Ma la Compagnia essendo povera e non avendo nulla con cui costituire
una vincita, ho stimato bene, signora, di mettere in lotteria
me stesso. Ogni biglietto è di 100 fr. La signora che mi vincerà mi avrà a sua disposizione per tre giorni, sia per predicare, sia per qualunque siasi altr’opera che mi verrà indicata.
ir Lepevre ».
Gro««so ]>oi»enico gerente
Institutions protestantes de Beaumont-lès-Valence (Dròme).
Ces deux institutions, récemment fondées par M. le pasteur
Bérard, et dirigées sous sa surveillance immédiate, ont pour
but de joindre aux avantages d'une instruction solide , celui
d’une éducation chrétienne.
L’tnsiilut secondaire comprend dans son ensèignement les
études classiques (baccalauréats ès-lettres et ès-sciences) et les
études commerciales et professionnelles. Une classe élémentaire
reçoit les enfants au-dessous de dix ans. Prix: 600 à 650 fr.,
suivant l'âge et le genre d’études. Des bourses, fournies par
la société centrale protestante et par quelques amis de l’évangélisation, sont destinées auxélèves peu fortunés qui se vouent,
avec une vocation marquée, au saint ministère.
L'institut pour les demoiselles comprend dans son enseignement toutes les branches d’études qui composent une éducation soignée, les langues vivantes, les beaux arts et tous les
travaux d’utilité ou d'agrément. Prix 550 à 600 francs. —
Quelques bourses y sont également réservées aux jeunes filles
pieuses et capables qui se vouent à la carrière d'institutrices
et qui ne peuvent subvenir entièrement aux dépenses de leurs
études.
Pour de plus amples détails et pour des prospectus, s’adresser à M. Bérard, pasteur à Beaumont-lès-Valenoe (Drôme).
Toriiio. — SUmporid dcU'Unioiie TipograBco-Ediliii;«.