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Claudiana
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 4 - 28 gennaio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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M&rdsta a Ugo Castaldi
dìANNAMAFFEI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
I POVERI
«Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese: perciò io ti do
questo comandamento e ti dico:
apri generosamente la tua mano al
fratello povero e bisognoso»
Deuteronomio 15,11
Le prime settimane del 2000 a
Roma sono state segnate dalla
morte di sette persone «senza fissa
dimora» mentre, negli stessi giorni,
le procure di Tirana e di Lecce aprivano inchieste sul naufragio di un
«gommone della disperazione», scoperto solo dopo due settimane dall’accaduto. Il solito tamtam mediatico ha amplificato le notizie e così la
grande festa è stata guastata per
qualche giorno. I fatti di cronaca ricordano quotidianamente che la povertà non è una categoria economica, misurabile con dei criteri fissati
di anno in anno, in base al costo
della vita. La povertà è una tragedia,
sia nel senso comune della parola,
sia nel senso classico del termine.
Nel teatro greco la tragicità di una
situazione era sempre frutto di circostanze sfavorevoli e dell’errore
umano; oggi la tragicità di una vita
distrutta rischia di diventare un luogo comune, liquidato con uno sdolcinato «Poveretto, poveretta!».
La prima parte del capitolo 15
(vv. 1-18) del Deuteronomio
parla della povertà, anzi, parla delle
circostanze sfavorevoli e degli errori che possono stravolgere la vita di
una persona al punto tale da ridurla
in schiavitù. Il testo biblico non usa
però né la trama né lo stile di una
tragedia greca. Le regole di comportamento sono chiare e concrete.
Tutto il discorso è costruito sul
principio dell’anno sabbatico, «T
anno di remissione» (Deut, 15, 1).
L’Anno Santo della Chiesa cattolica, impropriamente chiamato
«Grande Giubileo», ha attirato l’attenzione sul capitolo 25 del Levitico, che è una particolare estensione
del principio sabbatico. Dal punto
di vista esegetico, la redazione del
Levitino risale probabilmente alla
fine dell’esilio babilonese, mentre il
Deuteronomio avrebbe una provenienza decisamente più antica. Al
di là delle discussioni storico-critiche, è tuttavia chiaro che i due testi
concordano sullo stesso punto: l’anno di remissione rappresenta la volontà ineluttabile del Signore e la
sua ciclicità deve garantire un equilibrio per tutti, ricchi e poveri.
L> ANNO 2000 ha unito il principio sabbatico e giubilare all’anniversario della nascita di Gesù. Tale fusione, o meglio confusione, ha
fatto scattare però un meccanismo
pericoloso, quello di concentrare in
un tempo molto breve, un anno appunto, la reazione dei più alla tragicità dell’esistenza di tante persone.
La ciclicità settennale dell’anno di
remissione nel pensiero ebraico e il
fatto della remissione definitiva del
peccato operata da Dio in Cristo Gesù, indirizzano invece la nostra esistenza verso una continuità. Noi cristiani non professiamo più la tragicità, come base dell’esistenza umana, ma annunciamo la libertà. È la
libertà delle persone strappate dal
potere del fatum e rimesse sotto il
potere amorevole del Padre misericordioso. Solo che la libertà cristiana non esclude la responsabilità per
la sorte altrui. Non si tratta soltanto
di annunciare un me.ssaggio di liberazione. contano soprattutto i fatti.
L’anno di remissione, vissuto qui e
ora, non finisce mai e la «banale»,
quotidiana tragicità della povertà
può essere affrontata solo a partire
dall’amore senza riserve verso un
essere umano amato da Dio e redento nella morte di Cristo.
Pawel Gafewski
IKOSOVOH^^H HI^^EDITORIALE
Prosegue l'opera di aiuto della Feci «Tangentopoli» in Germania
di ANNEMARIE OUPRÉ di THOMAS ELSER
ECODELLET/AI
«Porta santa»: Paolo Ricca spiega le ragioni dell'assenza degli evangelici italiani
Il nostro impegno ecumenico
Declinare un invito è sempre poco simpatico, ma qualche volta può essere utile
per cercare di chiarire i rapporti. Malgrado i progressi, l'unità è ancora lontana
PAOLO RICCA
IL protestantesimo italiano non ha
partecipato al rito dell’apertura della quarta e ultima «porta santa» del
«grande Giubileo del Duemila», avvenuta il 18 gennaio nel corso di'una solenne cerimonia nella basilica romana
di San Paolo fuori le Mura, alla presenza e con l’attiva partecipazione di una
folta rappresentanza ecumenica di 22
chiese. Tra gli altri erano presenti il
primate della Comunione anglicana arcivescovo Carey, una larga rappresentanza ortodossa, il presidente della Federazione luterana mondiale vescovo
Krause, il Consiglio mondiale metodista e"il Consiglio ecumenico delle chiese. Assenti invece l’Alleanza riformata
mondiale (di cui fa parte, fin dalla sua
fondazione il secolo scorso, la Chiesa
valdese), la Federazione battista mondiale (alla quale appartengono i battisti
Verso le Intese
Con i buddisti
e i «Testimoni»
Finalmente, il 21 gennaio, sono stati approvati dal Consiglio dei ministri
i testi delle Intese siglati dall’apposita
Commissione di Palazzo Chigi con
l’Unione buddista italiana e con la
Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova. Mentre sulla prima Intesa non ci sono state obiezioni, sulla
seconda si sono espresse forti perplessità da parte di cinque ministri
cattolici: tre del Ppi. Sergio Mattarella
(Difesa), Rosy Dindi (Sanità), Patrizia
Toia (Politiche comunitarie), a cui si
sono aggiunti l’udierrino Agazio Loiero (Rapporti con il Parlamento) e il
ministro degli Esteri Lamberto Dini.
Dopo questa prima approvazione le
Intese, con due di quelle che vengono
considerate per l’Italia «nuove religioni», dovranno tornare al Consiglio dei
ministri sotto forma di disegno di legge e, se approvate, passare all’esame
dei due rami del Parlamento.
italiani), la Chiesa avventista e la grande famiglia pentecostale.
Gli organi di stampa e i telegiornali
hanno notato e insistentemente segnalato l’assenza del protestantesimo italiano, in qualche caso deplorandolo
apertamente come un comportamento
non ecumenico. Ci sembra quindi opportuno spiegare le ragioni della nostra assenza. La ragione formale è presto detta; i protestanti italiani non
c’erano perché non erano stati invitati. Infatti, l’invito a partecipare a cerimonie del genere, per quanto concerne il mondo protestante, non viene rivolto alle singole chiese (sono troppo
numerose) ma, comprensibilmente, alle federazioni o alleanze confessionali
mondiali. Ma anche se fossero state
invitate direttamente, le chiese evangeliche italiane avrebbero presumibilmente declinato l’invito. Perché? Essenzialmente per tre motivi.
Votazioni in Senato
La procreazione
assistita divide
Da martedì prossimo, alla Commissione sanità del Senato, iniziano le
votazioni sugli emendamenti alla legge sulla procreazione medicalmente
assistita, tema sul quale si è espressa
la Commissione bioetica della Tavola
(vedi Riforma del 15 ottobre scorso).
La presentazione della legge in aula
non è prevista prima di metà febbraio,
ma i nove articoli del testo approvato
dalla Camera nel maggio scorso continuano a dividere fortemente maggioranza e opposizione e a creare nuove
alleanze trasversali. Del testo trasmesso dalla Camera fanno discutere soprattutto il no alla fecondazione eterologa (cioè con il seme di un donatore
esterno alla coppia), il sì alla fecondazione omologa (cioè con il seme del
marito) estesa alle coppie di fatto stabili purché eterosessuali, la limitazione della fecondazione a massimo tre
embrioni per ogni donna.
Il rito dell’apertura della «porta santa» è, oggi, uno dei momenti liturgici
più significativi dell’Anno Santo cattolico romano, che non viene celebrato
da alcuna altra chiesa cristiana tranne
che da quella di Roma. Il papa, questa
volta, ha voluto associare altre chiese
a questo rito tipicamente cattolico. La
porta che il metropolita ortodosso
Athanasios e l’arcivescovo Carey hanno aperto insieme a Giovanni Paolo II
è la porta che da oltre 5 secoli viene
aperta quando si apre l’Anno Santo e
chiusa quando l’Anno Santo finisce.
Al Tgl delle ore 20 del 18 gennaio il
giornalista ha detto che la porta aperta
a San Paolo è «la porta dell’ecumenismo». A noi non pare che la presenza
di molte chiese basti a trasformare un
rito confessionale in un evento ecumenico. Quella porta (piaccia o dispiac
Segue a pag. 10
Alle valli valdesi
I Comuni
e l'urbanistica
Le recenti disposizioni regionali in
materia di regolamento edilizio obbligano i Comuni a confrontarsi con la loro realta urbanistica. In particolare in
vai Pelllce e in vai Chisone e Germanasca pare stiano venendo alla luce questioni più o meno sopite che riguardano i piani regolatori intercomunali.
Nelle valli Chisone e Germanasca, dove esiste un piano regolatore intercomunale che raccoglie 14 Comuni, la
spinta sembra andare verso un’ulteriore integrazione con voci insistenti che
parlano di una prossima adesione al
piano anche di Usseaux e Pragelato. In
vai Pellice invece, dove esiste quello
che è stato forse il primo piano regolatore intercomunale del Piemonte, la situazione pare essere caratterizzata
dall’emergere qua e là dalla volontà di
approntare dei piani edilizi autonomi.
A pag. II
di MARCO ROSTAN
Hi L'OPINIONE
LA MORTE DI
BETTINO CRAXI
Nel 1976, quando i quarantenni del
Psi presero il potere all’Hotel Midas,
lavoravo nell’area milanese ma non sapevo chi fosse Bettino Craxi. Mi rivolsi
perciò a una socialista di Cinisello per
avere un’opinione: ne ebbi un giudizio
molto duro, non tanto sull’uomo,
quanto sulla linea politica che avrebbe
seguito come segretario del partito.
Questo giudizio mi accompagnò per
anni, anche quando i grandi opinionisti facevano a gara nel lodare la strategia di quest’uomo, che poteva ridimensionare il Partito comunista e finalmente scalzare i democristiani da
quel potere a cui erano abbarbicati da
trent’anni. Effettivamente, in un primo tempo la tattica di Craxi parve avere successo; quattro anni di presidenza
del Consiglio (1983-87), grosse decisioni strategiche come gli euromissili, la
vittoria sulla «scala mobile», un nuovo
e non banale rapporto con le chiese
(con lui, nell’84 firmammo un’Intesa
che giaceva da sei anni) sembrarono
consacrare questo successo. Ma alla fine l’«operazione Craxi» fallì. Quali sono le ragioni di questo fallimento? La
spregiudicatezza morale, troppo esibita in un paese umbratile e curiale co
me l’Italia? Non mi pare, devo anzi dire che mi disturba il fatto che tra i
grandi responsabili dello sfascio d’Ita
Ha il solo Craxi abbia dovuto pagare
per i propri errori, e sia stato additato
al pubblico ludibrio come una sorta di
capro espiatorio; salvo a diventare, da
morto, il simbolo d’una grande autoassoluzione nazionale.
In realtà l’«operazione Craxi» è falli
ta per due motivi, uno di fondo e uno
di metodo. Motivo di fondo: Craxi, oltre a essere un grande ammiratore di
Garibaldi, era sinceramente legato alla
tradizione socialista (suo padre era
stato uomo della Resistenza), ma riteneva che questa tradizione si potesse
conciliare con un impetuoso sviluppo
degli affari, sviluppo che in tutto il
mondo è stato sempre accompagnato
da un certo spirito corsaro (si pensi ai
robber barons, i baroni ladroni del
primo capitalismo americano).
Per quanto riguarda il metodo politico, Craxi non apprezzava molto la vecchia organizzazione ereditata dalla Se
conda Internazionale: il lavoro capillare, la cura di mantenere un vasto insediamento sociale (le cooperative, i circoli di base, ecc.): per lui, e per i suoi,
queste erano cose vecchie, superate
dall’impetuoso sviluppo del «nuovo»: e
il nuovo erano i mass media, soprattutto la televisione, che crea un rapporto
diretto tra la persona del leader e i privati cittadini. Queste due caratteristiche di Craxi (disponibilità verso il moderno «spirito corsaro» e scommessa
sui mass media) spiegano perché egli
sia stato tanto amico di Silvio Berlusconi: in quella prospettiva, infatti, io sviluppo può riassorbire tutti gli errori,
far perdonare tutti i peccati.
E invece, i suoi peccati non sono stati
perdonati, e la figura di Craxi ha finito
per assumere una dimensione tragica:
un po’ come successe a Francesco Crispi, anche lui ammiratore di Garibaldi,
anche lui vittima delle proprie tentazioni autoritarie, anche lui precursore
inconsapevole di una grave crisi della
democrazia. Di questa crisi, oggi noi
siamo proprio nel bel mezzo: e mentre
rispettiamo la tragedia personale e partecipiamo al dolore della famiglia, non
possiamo fare altro che impegnarci a
battere strade assai diverse.
Giorgio Bouchard
2
RIFORMA
venerdì 28 GENNAIO 20Qn
'
«"Perciò, ricordatevi
che un tempo voi,
stranieri di nascita,
chiamati incirconcisi
da quelli che si dicono
circoncisi, perché tali
sono nella carne per
mano d’uomo, voi, dico,
"ricordatevi che in quel
tempo eravate senza
Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele
ed estranei ai patti
della promessa,
senza speranza
e senza Dio nel mondo.
"Ma ora, in Cristo Gesù,
voi che allora eravate
lontani siete stati
avvicinati mediante
il sangue di Cristo.
"Lui, infatti, è la nostra
pace; lui che dei due
popoli ne ha fatto uno
solo e ha abbattuto il
muro di separazione
abolendo nel suo corpo
terreno la causa
dell’inimicizia,
"la legge fatta
di comandamenti
in forma di precetti.
per creare tn se stesso,
dei due, un solo uomo
nuovo facendo la pace;
"e per riconciliarli tutti
e due con Dio in un
corpo unico mediante
la sua croce, sulla quale
fece morire la loro
inimicizia. "Con la sua
venuta ha annunziato
la pace a voi che eravate
lontani e la pace a quelli
che erano vicini;
"perchéper mezzo
di lui gli uni egli altri
abbiamo accesso al
Padre in un medesimo
Spirito. "Così dunque
non siete più né
stranieri né ospiti;
ma siete concittadini
dei santi e membri
della famiglia di Dio.
^Siete stati edificati
sul fondamento degli
apostoli e dei profeti,
essendo Cristo Gesù
stesso la pietra
angolare, ^'sulla quale
l’edificio intero, ben
collegato insieme,
si va innalzando
per essere un tempio
santo nel Signore.
"In lui voi pure entrate
a far parte dell’edificio
che ha da servire come
dimora a Dio per mezzo
dello Spirito»
(Efesini 2,11-22}
CITTADINI DEL POPOLO DI DIO
Nell'opera di Gesù Cristo, il muro di separazione tra ¡popoli è stato abbattuto
una volta per tutte. La chiesa vive nel proseguire il cammino della fratellanza
GIOVANNI ANFANI
I nostri giorni sono spesso caratterizzati da una immagine
forte e inconfondibile quale è la
presenza nelle nostre città di
persone che fino a pochi anni fa
consideravamo «lontane», sia
per la loro appartenenza etnica e
sia per la loro lingua. Si tratta di
persone provenienti dal Sud e
dall’Est del mondo, da paesi
lontani conosciuti solo attraverso i romanzi o le foto delle agenzie di viaggio. Li chiamiamo extracomunitari quale termine tecnico ma poco umano, poco rispettoso della dignità di tante
persone fuggite dalla fame e dalla guerra. 1 loro nomi, che raccontano una storia viva, difficilmente riusciamo a pronunciare
eppure sono nomi e storia di fratelli e di sorelle. L’immagine è
colorata non solo per la presenza contemporanea di tante etnie,
ma anche per l’incontro di culture e di fedi religiose cosi molteplici da rendere noi e la nostra
storia, vissuta sino a ieri con un
solo colore, più ricca di conoscenza e di senso del vivere.
Ma questa immagine è stata
costruita nel tempo attraverso
le paure, i conflitti, le emarginazioni e le violenze. Nelle nostre
grandi città, da Torino a Milano,
da Bologna a Napoli, da Trieste
a Palermo, siamo sconvolti da
avvenimenti preoccupanti perché questa immagine, tanto
complessa chiamata «questione
immigrazione», viene coniugata
con la questione criminalità e la
questione sicurezza della vita
civile. E ancora, gli eventi nel
continente africano oppure gli
eventi nell’Albania e nella Serbia, stanno ad indicare che non
possiamo essere solo spettatori
di avvenimenti tanto tragici in
quanto sono coinvolte le vite di
persone e di popoli. Una umanità stanca e sfinita come pecore che non hanno pastore, per
ricordare una immagine biblica.
Non è certo una «questione»
semplice da comprendere, e i
nodi attorcigliati da interessi
economico-politici, non si snodano con facilità.
Noi cercheremo di ascoltare
la Parola di Dio, avendo nella
nostra mente e nel nostro cuore
proprio questa immagine della
città tanto colorata e tanto coinvolta nel dramma di questa
umanità ferita e stanca. Iniziamo a riflettere sulla parola biblica con questo pensiero perché il cuore del nostro testo
parla di un muro che viene abbattuto per consentire ai «lontani» di diventare dei «vicini», e
ci parla di una «pacificazione»
per l’opera di Gesù Cristo.
bene di salvezza e di speranza.
Ma ora, dichiara l’autore biblico, nell’opera di Gesù Cristo, i
«lontani» sono diventati i «vicini» ! non per ragioni economiche o per accadimenti storici,
quanto per la volontà di Dio affinché sulla terra possa vivere
una umanità nuova nell’amore.
Sono questi «lontani» anche loro «in Cristo», posti nella comunione della fede e della vita
nuova. Qui si vuole fare memoria di questa novità, di questo
evento affinché sia possibile
compiere passi importanti per
una nuova speranza e per un
nuovo futuro.
Riconciliazione nella pace
Il muro di separazione
Venite
Venite,
figli del mio popolo;
vi tengo la porta aperta.
Non rimanete fuori.
Non c’è bisogno di biglietto d’invito
né di vestito da cerimonia,
è richiesto soltanto l’amore.
Entrate dunque!
Ognuno di voi ha il suo posto riservato.
Altri, prima di voi,
sono già venuti nel corso dei secoli,
in luride file di fedeltà,
e ho fatto loro conoscere
il mio patto e la mia bontà,
e abbiamo assaporato la reciproca presenza.
Entrate,
anche se non siete proprio in ordine!
Venite così come siete:
con la sporcizia delle vostre giornate
e i vostri soli offuscati.
Non spegnete le vostre angosce.
Io sono colui
che prende la sua parte del vostro fardello;
che si infila sotto i vostri drammi,
che si brucia al fuoco della vostra rivolta.
J. Debruyne
(da In attesa del mattino, della Cevaa)
Essere «in Cristo»
Eia prima formula che incontriamo. Sta a indicare una
precisa appartenenza, per il battesimo, alla comunità cristiana.
Qui si è esposti all’azione dello
Spirito Santo per vivere nella
speranza della vita eterna guidati e sostenuti, consolati e rallegrati dalla sola grazia di Dio.
Al tempo del Nuovo Testamento questa «appartenenza» sembrava riservata solo al popolo
della promessa dell’antico Israele con la esclusione di tutti
gli altri popoli. Questi, i pagani,
non potevano pretendere la
«cittadinanza» di popolo di Dio
essendo posti fuori dal patto
della promessa, senza speranza
e senza Dio. Erano i «lontani»!
Anche nella comunità primitiva dei cristiani si sentiva la
necessità di costruire luoghi
privilegiati, di alzare muri per
proteggere se stessi e i doni della grazia di Dio da coloro che
erano destinati alla lontananza
da ogni speranza di pace e di
vita. Porre lontano da sé qualcuno, porre fuori da sé un nome e una storia voleva dire proteggere il bene posseduto quale
Eia seconda formula che incontriamo. Il «muro» è sempre una immagine negativa e nel
nostro testo vuole ricordare che
vi era dell’odio tra i popoli e le
nazioni. Uno scritto antico, per
illustrare i rapporti tra giudei e
pagani, diceva che «verso tutti
quelli che non sono dei loro mostrano un’odiosa inimicizia».
Tale muro non poteva essere superato con atteggiamenti, diremmo noi oggi, di buona volontà.
Come tutti i muri aveva due facce: tutti i popoli avevano contribuito a costruirlo e a consolidarlo per renderlo forte, non superabile. Più della concordia era
l’odio quello che regolava le relazioni tra gli uni e gli altri! Il
muro era alimentato anche dal
desiderio di consolidare la propria identità di fede e di cultura
attraverso la separazione perché
si è forti, bravi e giusti solo colpendo l’altro come un debole,
un cattivo e un ingiusto. Un muro utile perché protettivo tanto
da poter facilmente declinare responsabilità verso un’umanità
sofferente e abbandonata.
Ora nell’opera di Gesù Cristo
questo muro è stato abbattuto
una volta per tutte rendendo il
terreno non più fertile per far
crescere un secondo o un terzo
muro al posto del precedente. Il
«sangue», la croce di Gesù, ha
abbattuto tale odio che divideva
i popoli e le nazioni. Questo è
accaduto non per l’impegno di
alcuni capaci personaggi pieni
di buona volontà, ma solo per
l’opera del Signore. Quasi non
ci si vuole credere. Un tempo
tutto ciò era impossibile, eppure è avvenuto. Le muraglie sono
cadute e noi possiamo vedere
uno spazio di libertà per costruire relazioni fondate sull’amore e non più sull’odio.
La riconciliazione nella pace
è infine la terza formula e
anche il tema forte del messaggio della Bibbia. La caratteristica
di questa «pacificazione» è costituita da un fatto semplice
quanto complesso: il diritto di
«cittadinanza»! Questo vuol dire
non essere né stranieri e nemici,
né ospiti rispettati, quanto concittadini e membri della famiglia
di Dio. Nasce lo spazio per una
nuova categoria di persone; la
fratellanza nella diversità e nella
lontananza. La pace avviene in
Cristo là dove si supera il concetto di semplice accoglienza o
la tolleranza. Non è più possibile accogliere lo straniero come
un diverso da legare a una cultura e a una legge nostra; come
non è pili possibile ricevere altre persone come ospiti limitando la loro dimora tra n»i per un
tempo breve. Occorre ora, «in
Cristo», riconoscere all’altro
l’appartenenza alla stessa famiglia. Potrà sembrare scandaloso,
utopico, illusorio, pazzesco: eppure dare dignità di fratello e di
sorella ai lontani diviene la
strada piena di luce perché è
«in Cristo», non nelle nostre logiche. Vi è così nella pratica dei
nostri giorni, un unico legame
tra i popoli e le nazioni determinato dall’amore e dalla speranza che sono in Gesù Cristo.
E un legame forte perché è amore frutto dell’essere, i vicini e i
lontani, «in Cristo».
Possiamo accogliere questo
messaggio soprattutto perché ci
permette di proseguire il nostro
essere chiesa che testimonia e
che vive la pace di Gesù Cristo.
La chiesa non esiste perché riesce a concedere ai molti di venire accolti nel suo seno, ma
tutti possono essere riconosciuti come membri della stessa famiglia in quanto «in Cristo» vi
è pace e vi è governo dello Spirito. La chiesa vive nel proseguire il cammino della fratellanza arricchendo il mondo del
nuovo sale e della nuova luce
che sono nell’amore di Cristo.
La chiesa vive solamente perché testimonia l’opera del proprio Signore il quale abbatte le
muraglie e riconcilia i popoli.
Ascoltiamo questo annuncio:
«Gesù è venuto ad annunziare
il messaggio della pace: pace a
voi che eravate lontani e pace a
quelli che erano vicini».
Note
omiletiche
(ultima di una serie
di quattro meditazioni)
La lettera agli Efesini puj
essere facilmente divisa ip
due parti: con i capp. 1.3
troviamo il solenne tema
ecclesiologico, e con i capp
4-6 vengono presentati vari
argomenti esortativi. Diffj.
cilmente l'apostolo Paolo è
riconducibile quale autore
di questo scritto, pur se sono presenti temi tratti dal
bagaglio epistolare dell'apostolo. La Lettera è scritta
(come afferma Corsani) alla
fine del 70 d.C., e ha come
tema forte la chiesa quale
nuova creazione e costituita
dall'unione di giudei e pagani, avente come fondamento gli apostoli.
Se il grande fatto che sta
alla base della chiesa è la
fede tra i pagani, al di fuori
di questo non c'è storia, ma
caos. E se la storia è vista
come disordine, solo nella
chiesa si ha un evento carico di senso: la salvezza dei
pagani. Questa lettera è
stata definita il documento
teologicamente più importante della eredità di Paolo,
ma è anche vero che la centralità della chiesa può
aprire le porte a forme di
potere e di gerarchia per
garantire continuità alla vita della comunità cristiana
(Rostagno).
Proprio nel cap. 2 incontriamo il grande tema teologico della chiesa. Lo leggiamo nella consapevolezza di
vivere la nostra realtà di
chiesa in un tempo nel quale l'incontro con altri popoli
(la questione immigrazione)
pone domande e pone responsabilità ai credenti.
Tre argomenti devono essere sottolineati: il primo è
«essere in Cristo» quale
consapevolezza di avere una
nuova identità per la grazia
donata da Dio e quale certezza di avere vicinanza con
Dio a differenza degli altri,
incirconcisi, i senza Dio, i
«lontani». Ma «in Cristo»
questa separazione dei popoli è stata annullata e tramite Cristo i lontani sono
diventati vicini. Lontani-vicini vuole indicare un cambiamento profondo di relazione tra popoli tanto diversi, tra popoli che hanno
costruito la propria storia
operando la reclusione degli
altri. Vi è così il secondo argomento rappresentato dalla immagine del «muro»:
elemento di separazione costruito non solo da un popolo per difendersi da altri
popoli, ma muro fatto con il
contributo di tutti i popoli i
quali preferiscono separarsi,
dividersi invece di porsi in
una relazione di pace e di
fratellanza. Ma Gesù ha distrutto tale «muro». Esso
cade non per la buona volontà degli uomini, quanto
per l'opera del Signore crocifisso. Senza più il «muro»
ed essendo oramai tutti «in
Cristo» vi è il terzo tema
quale riconciliazione, cioè
costruzione di una nuova
convivenza caratterizzata
dal «diritto di cittadinanza». Si è cittadini e non più
stranieri e nemici, si è cittadini e non ospiti privilegiati. Il diritto di cittadinanza costruisce una relazione di una nuova «famiglia» nella quale è possibile
riconoscere l'altro come fratello e come sorella.
In questo messaggio noi
tutti possiamo trovare la via
della predicazione del Vangelo quale potenza di vita
nuova e di accoglienza dettata dall'amore.
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Capo su
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Per
approfondire
- B. Corsani, Introduzione al N.T. voi. 2, Claudiana,
1991.
- S. Rostagno, Epistoio
agli Efesini, Diakonia, 1970.
- R. Penna, Lettera agli
Efesini, Edb, 1988.
- C. Masson, L'épitre de
saint Paul aux Éphésiens,
Delachaux et Niestlé, 1953.
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3
EROI 28 GENNAIO 2000
PAG. 3 RIFORMA
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Francia; XXX Sinodo delle chiese riformate della regione Centre-Alpes-Rhòne
hiesa in missione: dialogo e formazione
*
lei corso delle giornate si è più volte tornati su uno stesso argomento: «Débat 2000,2000
débats», la grande manifestazióne che coinvolgerà tutte le chiese riformate di Francia
MARCO BELLORA
SANDRA ROSTACNOL
Il dibattito del Sinodo francese si è concentrato sulle
li pastorali superiori ai pa1 disponibili, sul ruolo e i
lorti con la Facoltà di teo, sulle finanze e sul forum
ziOnale «débat 2000, 2000
¡jats». La prima sorpresa,
fchi come noi viveva per la
ima volta l’esperienza di
(presentare la propria chiea un Sinodo regionale della
'(Église réformée de France)
tata di essere accolti in un
[aggio vacanze affittato per
pcasione, e non in uno dei
litri di incontro legati alla
a chiesa, a testimonianza
^completo distacco esisten■a opere diaconali e parrocLe sorprese, intervallate
le analogie alle nostre Con^nze distrettuali (soprattutTjei contenuti), si succede0 via via durante lo svolaento del Sinodo regionale
lutosi a Vogùé, nell’Ardèie, dall’ll al 13 novembre. È
Kessario precisare che un Sijdo regionale è una via di
8ZZ0 tra le nostre Conferenze
strettuali e il nostro Sinodo;
On momento di grande conato (167 votanti, oltre 200 i
ssenti tra consultivi e deliitativi) sia su temi di interessregionale che nazionale,
presenta degli ordini del
imo da votare al termine dei
ipri lavori ma delle «racco.ndazioni» che vengono
■tate al Sinodo nazionale
iai delegati regionali.
Di fronte all’imponente proiezione di carta stampata che
iviene data in pasto abbiamo
uttsussulto, l’impressione è
chasia eccessiva rispetto agli
argomenti trattati e al tempo a
disposizione (3 giorni scarsi),
e la sensazione di grande rigilità nella programmazione
lei tempo è condivisa dal preIcatore (pastore Didier Crou*t) il (piale, in uno dei culti
li apertura delle giornate di
ivoro, ci ricorda che «...in
lezzo a tutta questa confusiouna buona notizia si fa lar
WSt
Francia; paesaggio delia Drôme
go questa mattina per offrirci
un’oasi di calma: Dio ci libera
dalla schiavitù del tempo; ci
libera sostituendo il suo calendario al nostro», riferendosi a un passo del Salmo 127.
Il Sinodo si apre con un lungo messaggio del presidente
del Consiglio regionale, past.
Daniel Jouve, che offre una panoramica sui prossimi lavori e
numerosi spunti di riflessione,
e si insedia sotto la presidenza
del moderatore, past. Patrick
Auhlet, eletto al termine della
scorsa sessione sinodale. Tra i
vari argomenti proposti nel
corso dei lavori sinodali la nostra attenzione è stata attirata
dal dibattito su «15 giorni per
gli altri: chiese senza pastore»
che mette in rilievo le sempre
maggiori difficoltà a coprire
tutti i posti pastorali; negli ultimi anni sono stati frequenti gli
abbinamenti di più chiese con
un solo pastore in comune.
L’obiettivo è diversificare le
forme di conduzione delle parrocchie provocando meccanismi di solidarietà tra chiese.
Concistori e Consigli regionali,
facendo appello (anche per
brevi periodi) a laici e pastori
emeriti oltre che a distaccare
temporaneamente pastori in
servizio in altre parrocchie.
Vivaci e coinvolgenti discussioni hanno animato il
confronto sull’Ipt (Istituto protestante di teologia) rilanciando l’opportunità di mantenere
le due sedi di Parigi e di
Montpellier con i conseguenti
maggiori costi che ne derivano: ogni decisione in merito è
stata rimandata al Sinodo nazionale. Molto sentita anche la
necessità di approfondire e
migliorare la formazione dei
membri di chiesa «laici» attivando corsi a distanza e seminari locali tenuti dai professori della Facoltà di teologia.
Non è certo stata una sorpresa sentir parlare dei problemi
legati alle finanze: dietro alla
brillante esposizione del tesoriere regionale, Jean-Pierre
Chalamet, si scorgono le stesse
difficoltà con le quali ci confrontiamo nelle nostre Confe
renze distrettuali. La grande
differenza riscontrata nel paragone con le nostre assemblee
sta nell’approfondimento e nel
tempo che i membri del Sinodo francese hanno dedicato
all’argomento.
Nel corso delle giornate si è
più volte ritornati su uno stesso argomento: «Débat 2000,
2000 débats», una manifestazione che coinvolgerà tutta la
Chiesa riformata di Francia e
che verrà messa a punto nel
prossimo Sinodo nazionale a
Lione. Si tratta di vari momenti di confronto, di elaborazione, di dibattito, di festa, di arte
e di altro ancora che stanno
coinvolgendo le diverse chiese
con l’intenzione di diventare
maggiormente visibili sul territorio e nella società civile. Il
richiamo a usare tutta la fantasia e tutte le energie disponibili in vista di questo grande
«forum» è stato ripetuto più
volte, nel nome di una chiesa
che ha una missione da compiere verso gli altri prima ancora che verso se stessa.
Era capo della Chiesa siriana (ortodossa) MarThoma di Malabar
India, omaggio commosso al metropolita Alexander
Oltre 100.000 |)orsone di
tóle le confessioni cristiane
ksnno assistito, il 13 gennaio,
lifui'.erali del metropolita
ibxander Mar Tboma, che fn
ipo della Chiesa siriana Mar
bma di Malabar (ortodossa)
»oltre un quarto di secolo. I
barali si sono svolti nella
Cedrale San Tommaso di Tiballa, nello stato del Kerala,
*de di questa chiesa che conÌI900.000 membri. Secondo le
Morità ecclesiastiche, circa
IHO.OOO persone hanno atteso
•in pazienza per rendere o■iggio al «Valia» (Grande)
Wropolita, deceduto l’il
•nnaio all'età di 87 anni.
.Capo supremo della Chiesa
tóana dal 1976. il metropolibera andato in pensione
bl'ottobre scorso ed era distato il primo metropolita
•Valla» della chiesa, che si
Js separata dalla Chiesa ortowssa siriana di Malankara
1836. «Il gran numero di
irsone venute ai funerali
tostra la ricchezza dell’ereche ci ha lasciato il mebpolita», ha dichiarato il
btropolita Mar Chrysostam,
b successore. Alexander «si
^Occupava non solo della
^te, ma dei malati, dei po*fi e delle persone sole di
•Ite le chiese». Chrysostam
^sottolineato che il metro9lita Alexander aveva lan^0 grandi progetti sociali.
.Così un intero villaggio del? stato di Maharashtra, nel^''fist dell'India, venne adot'to dal Chiesa Mar Thoma
“Po essere stato distrutto dal
Remoto del 1994 che fece
10.000 vittime. «Il “Valia”
metropolita non è morto, perché egli continua a vivere nei
nostri cuori», ha dichiarato P.
K. Narayana Panicker, segretario generale dell’organizzazione umanitaria Nair, una delle
maggiori organizzazioni indù
di Kerala, facendo notare che
il metropolita era «uno degli
amici più stretti degli indù».
Per Baselios Mar Thoma
Mathews II, catholicos della
Chiesa ortodossa siriana di
Malankara (2,5 milioni di
membri) il metropolita A
lexander era «un buon capo e
una persona legata alTecumenismo». Mathews, che ha pronunciato il sermone funebre,
ha dichiarato che il metropolita non solo aveva «migliorato» i rapporti con la Chiesa ortodossa di Malankara, ma aveva svolto una parte decisiva
nella promozione dell’unità
della Chiesa.
Jeanne Becher, del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
parlando a nome del segretario
generale Konrad Kaiser, ha
sottolineato che «il contributo
alla vita spirituale della Chiesa e la preoccupazione del metropolita Alexander per gli
emarginati e i poveri, senza distinzione di caste e di comunità, rimarranno un esempio
da seguire».
In molti hanno ricordato
il ruolo del metropolita nella
creazione, nel 1978, di un
Consiglio comprendente la
Chiesa dell’India del Nord, la
Chiesa dell’India del Sud, e la
Chiesa Mar Thoma, e il suo interesse continuo per la riuscita
di questo progetto. (eni)
Molto attive in Africa e Asia, secondo un rapporto del Cec
L'impegno delle chiese in campo sanitario
Un importante rapporto
pubblicato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
mostra che le chiese hanno
un ruolo cruciale nel provvedere alla cura della salute in
molti paesi africani e asiatici.
Il rapporto conferma che l'attenzione per il benessere fisico continua ad essere parte
integrante della missione cristiana. Sono evidenti gli sforzi del pionierismo nella cura
della salute fatta dalle chiese
in tutto il mondo.
Il rapporto, intitolato «Capacità della chiesa di mantenere ospedali nei paesi in via
di sviluppo; una ricerca dei
principi del successo», mette
in evidenza i modi in cui le
chiese sono attive nella cura
della salute al di fuori dalle
maggiori istituzioni sanitarie.
In molti paesi l'attenzione alla salute sta affrontando una
crisi a motivo della continua
pressione delle spese, aggravata dalle gravi conseguenze
provocate dall’epidemia di
Hiv-Aids. Le chiese hanno un
ruolo vitale nella cooperazione con i governi per garantire
le cure per i lunghi degenti. In
Kenia le organizzazioni religiose gestiscono il 34% degli
ospedali, mentre in Zambia
oltre il 50% degli ospedali appartiene alla chiesa. Il rapporto include un’analisi particolareggiata di 43 ospedali in 11
paesi, concludendo che in
molti di questi paesi le chiese
danno di gran lunga il più significativo contributo volontario per la cura della salute.
Apertura della «porta santa» di S. Paolo
I riformati: perché non
abbiamo partecipato
Secondo il Servizio stampa
avventista (Apd), la vasta attività medica e sanitaria della
Chiesa avventista del 7“ giorno testimonia l’importanza
della salute come aspetto del
messaggio evangelico e della
vita cristiana, e la sua concreta preoccupazione per la salute e la guarigione. La Chiesa
avventista gesti.sce oggi più di
500 ospedali, case di cura, dispensari e cliniche nel mondo, con oltre 75.500 impiegati, Nel 1997, le visite ambulatoriali a pazienti esterni, hanno raggiunto il numero di
10,1 milioni. La prima istituzione sanitaria avventista, la
clinica Battle Creek, appunto
nella città di Battle Creek, nel
Michigan (Usa), fu fondata
nel 1866. (apd)
L’Alleanza riformata mondiale (Arm), organismo creato
nel 1875 che collega 173 chiese protestanti di tradizione
calvinista in 86 Paesi del mondo, con 70 milioni di fedeli, è
fra le realtà cristiane che non
hanno aderito all’invito vaticano a partecipare alla cerimonia ecumenica per l’apertura
della «porta santa» della basilica di San Paolo fuori le Mura, svoltasi a Roma il 18 gennaio scorso. L’agenzia Nev ha
chiesto al pastore valdese Salvatore Ricciardi, già membro
del Comitato esecutivo dell’
Arm e, fino a marzo 1999, rappresentante della stessa Arm
nella Commissione ecumenica
del Comitato centrale per il
Grande Giubileo del 2000, di
illustrare le ragioni della mancata partecipazione riformata a
questo evento.
Tali ragioni vanno comprese
nel quadro più ampio delle riserve protestanti sull’istituzione cattolica dell’Anno Santo, e
in particolare delle indulgenze
ad esso connesse; «L’Alleanza
riformata mondiale - ha dichiarato Ricciardi - aveva accettato con gioia l’invito rivolto ad essa, come ad altre famiglie confessionali, di inviare
un delegato fraterno a partecipare ai lavori del Comitato
centrale per il Grande Giubileo. Ho partecipato regolarmente agli incontri fino a
quando, nel marzo 1999, il segretario generale dell’Arm,
prof. Milan Opocenskij, ha comunicato al cardinale Cassidy
la sofferta decisione di ritirare
la delegazione, pur esprimendo riconoscenza per aver potuto partecipare a un tratto del
cammino». Il ritiro del rappresentante riformato era stato così motivato dal segretario dell’Arm; «Siamo stati rattristati
dalla Bolla di indizione del
Giubileo, che riprende il controverso concetto delle indulgenze. Ci domandiamo come
sia possibile che la Chiesa cattolica romana continui a dare
rilevanza a un termine che
rende difficile il cammino».
«Evidentemente - ha proseguito il pastore Ricciardi - non
si intendeva chiedere alla
Chiesa cattolica di pensare in
maniera diversa da come essa
desidera pensare, ma tacere il
nostro fermo dissenso avrebbe
potuto essere interpretato come
un consenso tacito, o un’accettazione malgrado tutto, mentre
non ci sono né Luna né l’altro». «Né si può caricare - ha
concluso Ricciardi - di eccessivo significato il gesto simbolico di apertura di porte sante
che, se significano quello che
si sostiene, non andrebbero
mai richiuse. Il tempo e il luogo della salvezza, della remissione della colpa e della pena,
stanno solo in Gesù Cristo, e
nessuno può farsene gestore».
D’altra parte, con una dichiarazione resa nota al mattino del 18 gennaio, il presidente dell’Opera per le chiese
evangeliche metodiste in Italia
(Opcemi), pastore Valdo Benecchi, ha precisato che «in
coerenza con le posizioni assunte dal Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste, le chiese
metodiste italiane non sono
presenti all’apertura delle porte sante né partecipano ad incontri ecumenici che in qualche modo possano essere associati al Giubileo-Anno Santo
della chiesa cattolica romana».
«La stampa - ha proseguito
Benecchi - ha riportato in cronaca impropriamente la presenza di metodisti all’apertura
della porta santa nella basilica
di San Paolo, in quanto si è
trattato solo della rappresentanza di un organismo internazionale che ha il compito di
coordinare i rapporti tra le varie chiese metodiste nazionali,
ma non di rappresentarle. Si
tratta di un organismo nel quale il confronto di opinioni diverse e il dissenso sono momenti di arricchimento.
L’assenza delle chiese metodiste italiane non comporta in
alcun modo la cessazione del
dialogo ecumenico, ma è un
segno che l’ecumenismo, che
fa parte della nostra vocazione
di credenti, si può vivere solo
sul terreno della fedeltà alla
Parola di Dio così come è testimoniata nella Scrittura», (nev)
DAL MONDO CRISTIANO I
- Consiglio ecumenico delle chiese
È morta Ruth Sovik, ex segretaria
generale aggiunta del Cec
GINEVRA — Ruth Sovik, ex segretaria generale del Cec dal
1985 al 1991, è deceduta il 12 gennaio scorso all’età di 71 anni. Membro della Chiesa evangelica luterana d’America, Ruth
Sovik entrò al Cec nel 1965, come assistente di redazione
deir«International Review of Mission», rivista della commissione «missione ed evangelizzazione» del Cec, di cui diventò
direttrice aggiunta nel 1978. Nel 1980 lasciò il Cec per assumere l’incarico di segretaria generale aggiunta dell’Alleanza
mondiale delle Unioni cristiane femminili (Ucf), di cui diventò segretaria generale nel 1983. Nel 1985, il Comitato centrale del Cec, riunito a Buenos Aires, in Argentina, la nominò
come uno dei tre segretari generali aggiunti dell’organizzazione di Ginevra. In tale veste, Ruth Sovik presiedette l'unità
«Giustizia e servizio», una delle tre unità della precedente
struttura del Cec, e diede un impulso determinante alla realizzazione del programma «Giustizia, pace e salvaguardia del
creato». Per tutta la sua vita, Ruth Sovik manifestò un grande
impegno a favore del movimento ecumenico. (cec)
I Gran Bretagna
Erezione di una statua di John Wesley
per i 300 anni dalla nascita
EPWORT — John Wesley nacque a Epwort, Licolnshire, nel
1703. Nel 2003 si festeggeranno i 300 anni dalla nascita. La città
di Epworth ha aperto una pubblica sottoscrizione per l’erezione
di una statua di Wesley per onorarne la memoria. L’iniziativa è
di uno degli assessori, che vorrebbe raccogliere qualcosa come
25.000 sterline. Vari gruppi laici hanno già aderito e la raccolta
prosegue. La comunità metodista locale, tuttavia, si dissocia. Il
pastore ha detto che buona parte dei metodisti di Epworth è seriamente convinta che questo denaro potrebbe essere speso meglio. Ma l'assessore ha prontamente risposto che la tradizione
wesleyana è parte importante del bagaglio culturale della nazione e una statua che ne commemori la nascita potrà essere di
ispirazione per la popolazione locale e per i molti visitatori.
L’artista prescelto è una donna. Sue Reeves; ha in preparazione
diversi bozzetti che saranno esposti al pubblico perché esprima
il proprio favore. L’artista, poi, accoglierà critiche e consensi
nella fattura finale dell’opera. (fcr da Methodist Recorder)
m mmetHtrice
claudiana
via Princ. Tomaso, 1 - Torino
tei. 011 -6689804 fax 6504394
http://www.arpnet.it/~
valdese/claudian.htm
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 28 GENNAIO 2000
VENER
Il «Sole-24 ore» ha pubblicato un supplemento sui rapporti tra fede e ragione
La religione nel terzo millennio
Dalle «prove» medievali sull'esistenza di Dio ai filosofi dell'epoca moderna, i lettori vengono
condotti, attraverso un viaggio affascinante, in un confronto corretto e pluridisciplinare
EUGENIO STREHI
. T A fede religiosa non è
\\ J_i 1 - . • „ .
luna fede cieca. Ogni
conclusione raggiunta prima
che essa impegni il credente
deve essere difendibile razionalmente: farsi beffa di questo
requisito significa farsi beffe
della facoltà razionale che il
credente deve riconoscere come dataci da Dio». Le considerazioni del filosofo analitico Michael Dummett, professore emerito di Logica a
Oxford, introducono un accurato inserto de II Sole-24 ore
uscito lo scorso 22 dicembre.
«Duemila» - tale è il nome
dell’inserto - si propone di
presentare un bilancio del
rapporto tra fede e ragione al
termine del millennio: la professionalità giornalistica si coniuga con la molteplicità dei
saperi, una operazione comune nel mondo francofono, mitteleuropeo e anglofono, ma
merce rara nei media nostrani.
Sfogliando l’inserto ci si rende conto della ricchezza dei
singoli contributi.
Armando Torno si sofferma
sui commenti alle Ipotesi
sull’esistenza di Dio sviluppati
nel millennio: da Anseimo
d’Aosta («noi crediamo che
Dio sia qualcosa di cui non si
può pensare nulla di maggiore») a Immanuel Kant, che affermò che Dio non si può dimostrare né negare con le facoltà della ragione speculativa.
René Girard, uno dei massimi
studiosi viventi in materia di
religioni, affronta il valore unico della tradizione giudeo-cristiana in materia di sacrificio.
Istituendo un parallelismo tra
il mito romano di Romolo e
Remo e la storia di Caino e
Abele, Girard rileva che l’insegnamento biblico, e non il mito, scredita la violenza che è
all’origine delle culture umane: «Nessun mito ha mai posto
agli omicidi trionfanti la domanda che il Dio della Bibbia
fece a Caino: che cosa hai fatto
di tuo fratello?». In questa ottica di difesa delle vittime della
violenza cieca delle folle, lo
studioso colloca il sacrificio
unico di Gesù, che affronta in
obbedienza al Padre la croce,
sconfiggendo la violenza e im
viando alla resurrezione il
«Paracleto» (difensore delle
vittime) che ha reso e rende
possibile la testimonianza
evangelica nel mondo.
Alle tematiche della giustizia sono dedicati i contributi
di Sebastiano Maffettone, ordinario di Filosofia politica
all’Università Luiss di Roma,
e del noto biblista Gianfranco
Ravasi. Maffettone ci offre un
denso saggio di filosofia del
diritto che muove da una condivisibile impostazione sociale del diritto mutuata dal celebre A Theory of Justice di
John Rawls (1971): «La giusti
zia - scrive Rawls - è la prima
virtù delle istituzioni sociali,
così come la verità lo è dei sistemi di pensiero. Una teoria,
per quanto semplice ed elegante, deve essere abbandonata o modificata se non è vera».
Questa chiara affermazione
cozza contro un diritto positivo che è alla base della poca
socialità del diritto nostrano,
a confronto con altre scuole di
pensiero. Un’interessante carrellata sul tema «Bibbia e diritto» ci viene offerta da Ravasi, che osserva: «La consapevolezza dell’errore giudiziario
diventa con il cristianesimo,
rispetto ad alcune civiltà giuridiche e sacrali, segno di cautela nel giudizio e di tutela
per l’imputato». La non sacralità del diritto non preclude il
fatto che la redenzione e il
perdono offerti nelle Scritture
ebraiche e nel Nuovo Testamento esigono la non confusione tra «ciò che è bene e ciò
che è male» (Isaia 5, 20; Amos
5, 22-24).
Completano l’inserto altri
articoli e un’intervista al noto
studioso di religioni orientali
Elémire Zolla. Al termine di
questo itinerario avvincente
tra fede e razionalità scientifica vi è l’indicazione di siti Internet alcuni dei quali noti.
Anglicanesimo, chiese evangeliche federate, chiese avventiate, metodiste e valdesi, accanto a quelli di altre religioni e
importanti istituzioni scientifiche di ricerca. Nella bibliografia, purtroppo, un solo autore protestante italiano, Renzo Bertalot. Ci rallegriamo per
la menzione del suo bel libro
Religione e diritto. Una lettura
protestante (Pazzini, 1996);
siamo dispiaciuti per la mancanza di altri autori e autrici
protestanti. Gratitudine va
dunque ai redattori del Sole24 Ore per l’ottimo prodotto.
Il posto della Bibbia nella storia della cultura occidentale
Le varie dimensioni del tempo coesistono nella fede
In un quadro così stimolante
quale quello dell’inserto del
Sole-24 ore non potevano
mancare i riferimenti tra il
«Grande Codice» (la Bibbia) e
la Kultur (civiltà) protestante.
Siamo grati a Giovanni Filoramo, storico del cristianesimo e
noto autore di volumi di storia
delle religioni, per il suo bel
saggio sul tempo in una prospettiva cristiana. «Per noi che
crediamo nella fisica, la divisione tra passato, presente e
futuro ha solo il valore di una
ostinata illusione». La celebre
affermazione di Einstein cozza
con la concezione cristiana del
tempo che, come osserva Filoramo, è lineare e progressiva,
ha un inizio e tende a un fine,
a un compimento, a una irripetibile tensione tra il «già» e
il «non ancora». A questa aporia si può cercare di rispondere solamente ribadendo l’autonomia epistemologica dei diversi saperi in confronto e in
dialogo tra loro.
Per la Bibbia l’esistenza umana nella sua intima comprensione si colloca tra due
tempi; il kairòs, il tempo unico
di Dio, nel quale siamo inseriti
per grazia mediante la fede
(Marco 1, 15) e il krònos, spazio di testimonianza individua
'^adìò
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
Versomenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
le vissuta nella storia. Questa
visione del tempo ci consente
di affermare che «il senso del
mondo e della storia non è
consegnato nel presente o nel
passato, ma nell’attesa di un
futuro che lo disvelerà, dal momento che soltanto nell’éschaton la storia, oltrepassando
il proprio limite, diverrà visibile-à se stessa». Non è dunque
un caso che il Dio della Bibbia
si autopresenti sempre al presente; «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore, Iddio che è,
che era e che viene, l’Onnipotente» (Apocalisse 1, 8),
La fede evangelica è dunque
ancorata a un testo biblico che
coniuga il tempo unico e definitivo di Dio in Cristo Gesù
con una molteplicità di tempi
cronologici dei testimoni della
fede. E nelle due conquiste
che hanno maggiormente contraddistinto il millennio, l’invenzione della stampa e la rivoluzione scientifica, Filoramo individua il nesso Bibbiaconfessione di fede. In questo
contesto giunge un riconoscimento al popolo protestante
che ha saputo unire amore e
pietà evangelica con il progresso scientifico. La menzione esplicita dell’importanza
della Diodati per il nostro popolo evangelico giunge opportuna nel più vasto quadro delle traduzioni protestanti del
testo biblico. Filoramo osserva
che le riflessioni di Newton
sulla fisica si intrecciano con
la stesura del suo commento
all’Apocalisse, e qui ci sovviene il bel saggio di filosofia della storia, in chiave protestante,
di Mario Miegge lì sogno del
re di Babilonia (Feltrinelli),
che purtroppo non vediamo
segnalato nella bibliografia.
In ogni caso l’avere sottolineato il rapporto tra il «Grande Codice» e il pensiero scien
tifico ci ricorda l’apporto delle
istituzioni accademiche influenzate dal pensiero calvinista alla moderna concezione
scientifica del mondo. Senza
Oxford, Cambridge, Yale non
si può ipotizzare nessuna storia credibile della scienza. La
moderna medicina, per fare un
solo esempio, deve la sua scoperta fondamentale, il funzionamento del sistema cardiocircolatorio (1628) a un pio evangelico e medico, William Harvey, forse più importante di
Ippocrate e Galeno, fe.s.j
, Un libro di Rodolfo Venditti
L'obiezione di coscienza
al servizio militare
ALBERTO CORSAMI
1 pacifisti e gli obiettori (e gli
enti che, anche nelle nostre
chiese, hanno accolto e accolgono questi ultimi) sono riconoscenti a Rodolfo Venditti,
magistrato di Cassazione ora
emerito, per la sua azione pluridecennale volta a costruire
l’«impalcatura giuridica» delle
motivazioni e delle ragioni
della coscienza. Fra i pochi in
Italia a coprire una cattedra di
Diritto e procedura penale militare (nell'Università di Torino), il giudice Venditti ha sulla stessa tematica incontrato
centinaia e centinaia di classi
scolastiche, offrendo ai ragazzi
la forza delle motivazioni e
dei convincimenti che possono spingere a una scelta come
il rifiuto del servizio militare
armato.
L’esplicazione teorica e storica di questa dottrina era finora contenuta nella due edizioni di un suo libro. L’obiezione di coscienza al servizio
militare*, che ora giunge a una
terza edizione comprensiva
degli aggiornamenti relativi alla nuova legge (la 230/98, che
sostituisce la vecchia 772/72)
approvata in materia. Punto
qualificante di questa nuova
normativa è, come più volte ricordato anche da Riforma, il
riconoscimento dell’obiezione
di coscienza come diritto soggettivo, il che mette fine al
«vaglio delle coscienze» che la
commissione governativa aveva il diritto di interporre alla
domanda del giovane aspirante al servizio civile. Vengono
chiariti lo status dell’obiettore,
la sua tutela giudiziaria, le innovazioni nelle procedure burocratiche. Nella prima parte
del libro, che ripercorre la vicenda storica dell’idea di obiezione di coscienza, vengono
citate le spinte nonviolente di
matrice cristiana, anche e soprattutto in area non cattolica,
in movimenti addirittura preriformati risalenti all’XI secolo, fra cui quello valdese. Un
motivo in più per considerare
il libro come strumento essenziale della formazione dei più
giovani e di chi li deve avviare
a una scelta consapevolmente
conseguente alla propria fede.
(*) Rodolfo Venditti: L’obiezione di coscienza al servizio
militare. Milano, Giuffrè, 1999,
pp. VIII-203, £ 28.000.
Il bello
della Bibbia
Ha preso l’avvio con il numero 1 del 2000 una nuova rubrica
di Famiglia cristiana. Il biblista Gianfranco Ravasi cura settimanalmente delle note denominate «Il bello della Bibbia», in
cui si affrontano i testi delle Scritture in riferimento al loro contenuto e valore artistico e
letterario. Il primo appuntamento sulla rivista
dei paolini è stato dedicato, preliminarmente,
al concetto di bello nella lingua ebraica (l’aggettivo tòb significa anche soave, affascinante,
utile) e un riferimento successivo è stato per il
pittore Marc Chagall, per il quale la Bibbia era
«l’alfabeto colorato della speranza».
Politica
Conflitti
nel mondo
È uscito il numero 9 della rivista trimestrale diretta da Goffredo Fofi (ed. Minimum Fax, pp. 255, £ 18.000) e dedicata
principalmente, nelle sue varie sezioni, ai temi dell’educazione, della crescita civile, del confronto fra culture e a saggi critici su letteratura, cinema, teatro. Fanno spicco, in questo numero, gli articoli dedicati ad alcune zone di conflitto o di
evoluzione politica: Timor Est (R. Novelli), il
Sud Africa, stretto fra problemi della cittadinanza e diritti umani (F. Barchiesi). Si parla
anche di Mezzogiorno, con riferimenti a Pasolini, Carlo Levi e Ignazio Silone.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale radio della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
niEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa
e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 6 febbraio, ore
23,50 circa, andrà in onda: «I volti di Giordano Bruno»; «Terza
di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì 7 febbraio alle
ore 24 e lunedì 14 febbraio alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Giubileo come remissione
DAVIDE ROSSO
SOCIETÀ post-moderna
vuol dire tante cose. Vuol
dire pluralità, multiculturalità, immagini ridondanti, linguaggi che si incontrano e si
scontrano, globalizzazione.
Ma quella in cui viviamo è anche e soprattutto una società
in cui prevale ancora la logica
del potere economico: del forte sul debole, dei paesi ricchi
sui paesi poveri. Ed è proprio
su questi problemi che le chiese devono fermarsi a riflettere
tenendo alta la tensione su
questi temi, come ha ricordato
Daniele Garrone, professore
alla Facoltà di teologia di Roma, in un intervento nel corso
dell’ultima puntata di Protestantesimo andata in onda domenica 23 gennaio (la seconda
replica sarà trasmessa lunedì
31 gennaio su Rai 2). La puntata di Protestantesimo partiva
dal Giubileo romano e in particolare daH’apertura della
porta santa di San Paolo hiori
le Mura. All’evento non ha
partecipato la maggior parte
delle chiese protestanti italiane e l’assenza non era causale
«perché Anno Santo, apertura
di porte sante, indulgenze dice all’inizio della trasmissione Maria Sbaffi Girardet
della Commissione rapporti
ecumenici delle chiese valdesi
e metodiste - sono tutte cose
che fanno pensare alla Riforma del XVI secolo. Per la
Chiesa cattolica questa apertura è il simbolo della funzione
mediatrice della chiesa, ma
per noi la funzione della chiesa non è di mediare ma di servire». Questa situazione, come
è stato ricordato nel corso del
la puntata, ha creato disagio
alla vigilia della Settimana di
preghiera per l’unità dei cri
stiani. Ma come si è detto tan
te volte giubileo è anche re
missione, e giustizia sociale
La riflessione su questoo pun
to, come sembrava suggerire il
secondo servizio presentato
nel corso della trasmissione
intitolato «Date a Cesare quel
che è di Cesare» è oggi anche
riflessione sul sistema economico e sull'azione che si compiono in questo ambito. Enti
come la Banca etica, il commercio equo e solidale, sono
alcune delle esperienze di uso
dei soldi per gli svantaggiati,
per le fasce deboli dell’economia. Finanziare progetti in
paesi del Terzo Mondo come
fa la Banca etica ma anche le
chiese, proporre un tipo di
commercio che mettendo d’accordo produttori e acquirenti
non sia basato sullo sfruttamento del lavoro altrui come
fanno le associazioni di commercio equosolidale sono un
modo per garantire lo svilup'
po e anche la giustizia sociale.
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VENERDÌ 28 GENNAIO 2000
PAG. 5 RIFORMA
Intervista a Ugo Gastaldi, storico deirAnabattismo e appassionato evangelico
I compiti dei cristiani nel nostro tempo
Con i suoi 89 anni ho attraversato quasi per intero il secolo che si chiude. Dallo conversione a
0ma nel 1955, olla collaborazione allo rivista «Libero Evangelo». La ricerca sugli anabattisti
ANNA MAFFEI
§ BEIAMO incontrato Ugo
^ Gastaldi nella sua casa di
lano dove vive con la moglie Lidia. Persona mite, serela e un po’ schiva, grande stujjoso della Riforma radicale (è
fra l’altro autore dei due volumi della Claudiana sulla Storia dell’Anabattismo), collabolatore dai suoi inizi del Centro
culturale protestante di Milano, ha compiuto recentemente
89 anni. Abbiamo raccolto in
questa pagina i tratti salienti
della densa e appassionata
conversazione avuta con lui,
che ha ripercorso alcune esperienze del secolo appena trascorso ma anche tracciato riflessioni e compiti per i cristiani di oggi.
«La mia conversione è avvenuta nel 1935. Frequentavo
l’Università di Roma e lì ho
avuto la fortuna di conoscere
Baolo Bosio che mi è stato prezioso perché si rendeva disponibile per incontrare gli studenti. Gli si potevano esporre
tutti i dubbi che poteva avere
un giovane ateo come me, con
una militanza anticlericale alle spalle...».
- Chi era Paolo Bosio?
«Paolo Bosio era un pastore
valdese che predicava a Roma
nella chiesa di piazza Cavour.
La prima volta ci sono entrato
per caso. Era una domenica
pomeriggio. C’erano anche
ebrei, e altri tipi come me. La
conversione è poi maturata
più lentamente. Provenivo da
una grave malattia, avevo avuto una pleurite multipla. Qualcuno in quell’occasione aveva
anche chiesto a mia madre che
chiamasse il prete per darmi i
conforti religiosi, ma mia madie si era rifiutata, rispettando
il mio ateismo. In questo l'ho
ammirata. Mi sono convertito
leggendo la Bibbia, e accompagnando questa lettura con testi
di Sant’Agostino e di altri
classici della storia del pensiero religioso. Vivendo a Senigallia frequentavo la Chiesa
dei Fratelli ma ne sono rimasto sempre un po’ ai margini.
A Livorno frequentavo invece
la Chiesa valdese, Il mio principio è sempre stato questo:
frequentare la chiesa locale là
dove è possibile. Altrimenti a
casa mia si faceva una piccola
comunità».
- Quali esperienze hanno
caratterizzato la sua militanza
evangelica?
«In primo luogo l’esperienza
del “Libero Evangelo’’ durata
dal 1946 al 1951. Era una pubblicazione. diretta a Milano
dal professore Aurelio Mauri
Paolini. “Libero Evangelo” raccoglieva un po’ tutti quelli che
si sentivano liberi. Vi scrivevano persone che erano dentro
alla chiesa dei fratelli, ma anche pastori come Giacomo
Spanu e Silvio Pons. La rivista
aveva abbracciato certe cause,
come la nonviolenza, l’obiezione di coscienza, la comuI nità. A volte compare il nome
di Giovanni Pioli, che era stato
un vescovo cattolico che poi
inori in un ospedale solo, quasi in miseria. C'erano anche albi preti spretati. Il quadro dei
Collaboratori era molto vario».
~E poi?
«Questa prima esperienza
importante mi ha condotto
sll’esperienza di Casa Cares
che c’è ancora come Centro ini^ntri e appartiene oggi a tutto
il protestantesimo italiano.
Nacque a Regello come casa di
®Coglienza per ragazzi proveblsnti in maggioranza dal Melidione. Non voleva essere una
Comunità, ma di fatto la doraejbw si teneva il culto lì e c’era
libertà d'interviuito. Lì ho visiti funzionare un ti])o di co®unità un po' arieggiante a
Quella quacchera. Un’adunan^ quacchera può e.ssere anche
interamente silenziosa. A Casa
i«res invece la Parola è sfata
sempre molto importante. Anbhe in quel luogo ho pensato
pubblicare qualcosa. Era
una rivistina fatta lì in casa
con una macchina da scrivere
e ciclostile in cui comparivano
scritti notevoli. A volte traduzioni di cose inedite in Italia.
Abbiamo pubblicato per la prima volta in italiano varie poesie di Bonhoeffer, scritti di
Martin Luther King, e anche
qualche autore pietista. Allora
da noi dire “pietista” era quasi
considerata un’ingiuria».
- Che cosa si rifiutava allora
del pietismo?
«Si era critici di un eccessivo intimismo, ma fu un peccato rifiutarlo solo per i suoi
abusi. L’accento andava sulla
fede vissuta personalmente e
nella comunità e non solamente come adesione a un credo. Il
pietismo ha avuto questo grande merito: non basta recitare il
credo, il cristianesimo va vissuto, la fede deve essere autentica, deve essere alimentata
dalla parola, dalla meditazione. Trattando i movimenti del
risveglio mi sono reso conto di
quanto forte fosse stata l’eredità del pietismo. Sono stati i
Fratelli moravi che hanno scaldato un po’ queste vecchie
chiese specialmente poi in Inghilterra e in America. In Inghilterra e Germania c’era una
rinascita degli studi sul pietismo. In questo bollettino se ne
parlava anche in modo elementare alla portata di tutti».
- Da dove nasce il suo lavoro di ricerca sugli anabattisti?
«Nasce dal mio interesse per
la vita comunitaria e poi dalla
mia insofferenza per le forme
troppo ecclesiastiche. Vivo un
disagio per ogni forma esteriore come quelle a cui ero obbligato quando ero ragazzino. Gli
anabattisti avevano pessima
fama, specialmente attraverso
i ricordi che ci hanno lasciato
tanto Lutero che Zwingli. Ma
quando ci si avvicina a loro, si
vede che tipo di pietà avevano. Il loro torto era che erano
impazienti, però avevano capito che la chiesa è fatta prima
di tutto da credenti confessanti. E questo non era accettato
dai grandi riformatori i quali
erano preoccupati della città e
del loro popolo. Io dico che
avevano ragione i radicali, ma
aveva ragione anche Lutero
che ha avuto il grande merito
di aver costretto i principi a
scolarizzare la gente, perché
leggesse la Bibbia. Lui diceva:
lasciate che comincino dalla
Parola».
- Alla luce della sua lunga
militanza evangelica com'è
cambiato in tanti anni l’atteggiamento rispetto alla fede
evangelica?
La moltiplicazione dei pani e dei pesci in un dipinto del professor
Ugo Gastaldi
«Siamo nella postmodernità
e non sappiamo dove andiamo, perché la postmodernità è
pura e semplice transizione.
Sappiamo che cosa non va.
Per esempio il concetto che
avevamo della scienza non è
più quello di 60 anni fa in cui
la scienza era la più pericolosa
concorrente della fede. Oggi
uno scienziato consapevole
non è più un ateo. Sjiesso si
definisce agnostico. E già diverso. Perché si è capito che la
scienza è sempre confutabile
nelle sue affermazioni. Noi oggi accettiamo questa confessione di umiltà da parte dello
scienziato serio perché il mistero è aumentato».
- La postmodernità è aver
capito questo. Ed ecco il senso
della precarietà di ogni appartenenza, di ogni esistenza e
anche di ogni identità. Oggi
questo desiderio di appartenenza, di identità, rivaluta la
comunità...
«Rivaluta la comunità ma
nello stesso tempo c’è un discorso sull’io. Il cristianesimo
è questo messaggio: muori se
vuoi risorgere. Deve morire
quell’ego malato di egoisticità, e trovare un altro io in
un’altra dimensione. Quel famoso essere in Cristo di Paolo
che oggi noi dovremmo sforzarci di capire e di vivere senza cadere nella trappola del
misticismo».
- Se si ha consapevolezza
che il mistero è aumentato,
questo dovrebbe favorire una
maggiore apertura alla fede...
«Già, ma spesso la si cerca
altrove, nel new age o nel buddismo. Cercano un surrogato
del cristianesimo».
- Perché?
«Molti evidentemente vedono nel nostro cristianesimo
una tradizione non più accettabile, un discorso che non
regge più. Il nostro compito è
questo, ripensare all’evento
della venuta di Gesù Cristo.
Festeggiamo i duemila anni
dall’evento, ma siamo entrati
veramente nel senso dell’evento che segna una svolta nel nostro rapporto con Dio, che ci fa
superare la nostra mortalità,
non solo, ma anche la nostra
storicità?».
Gastaldi: abbiamo bisogno che il Signore ci insegni a pregare
La fede cristiana nella vita quotidiana
Sulla spiritualità...
La parola nell’ambito protestante è abbastanza recente, una volta non si usava. E purtroppo
è stata usata applicandola ai cattolici, ai buddisti, e anche ai mistici, con un significato esclusivo, limitato. Non c’è ragione: spiritualità è tutto quello che costituisce traduzione della fede
in termini di vita. Sia sul piano individuale che
sul piano comunitario. Per quanto ci riesce un
po’ difficile sul piano comunitario. A volte nel
culto comunitario come partecipazione attiva
della chiesa ci è rimasta solo la preghiera spontanea, quando c’è. A volte non si fa perché ne è
stato fatto abuso. Noi dovremmo avvertire i nostri confratelli e dir loro: «Guardate che la preghiera non è un bel discorso fatto a noi stessi!».
Sulla preghiera...
Io sono convinto che noi dobbiamo nella preghiera acconsentire. Non dire a Dio quello che
Dio sa, non chiedere a Dio quello che Dio ci
vuol dare ma dire: «Ecco sono aperto, che venga
il tuo Spirito Santo». Allora tutto cambia. La
preghiera non deve essere una domanda, deve
essere: «Sì Signore, dammi questo che tu vuoi
darmi, ne ho bisogno». Se no la preghiera diventa problematica.
Sul Padre Nostro...
Gesù ci ha dato come modello la preghiera
del Padre Nostro. Quando voi pregate, pregate
così. Pregate in questo modo. Mettete nell’ordine di importanza le richieste. La prima è questa:
Padre Nostro che sei nei cieli, che il tuo nome
sia santificato. Come si traduce oggi? Che il tuo
nome sia conosciuto. Che il tuo Regno venga,^
cioè: non cominciare subito con il tuo proble-*
ma. Ecco le cose importanti da chiedere! Fino
aH'ultima riga in cui Gesù ci ricorda: Tuo è il
regno! Tuo! Una tentazione è di considerare il
regno come qualche cosa che noi stiamo costruendo. È la tentazione peggiore. C’è proprio
bisogno che sia lui a insegnarci a pregare!
Sulla disciplina...
Io sono proprio convinto che il protestante è
protestante perché alla mattina, se non anche
alla sera, ha la sua mezz’ora, magari anche un
quarto d’ora, in cui leggersi un brano della Bibbia con una breve meditazione. Mia moglie ed
io la facciamo insieme tutte le mattine. Da anni
siamo abbonati al Cenacolo. E una pubblicazione che ha i suoi difetti, alle volte ci sono delle
ingenuità, però la testimonianza della casalinga,
dell’operaio o anche del pastore, viva, perché
viene dalla vita, aiuta. Io sono assertore convinto di una disciplina. Non mi piace il cristiano
che dice: io prego quando mi sento. E quella
volta che non ti senti?
Suirecumenismo...
Non che io sia un fanatico dell’ecumenismo
ma ne vedo l’importanza. Uno dei temi che ho
trattato in un incontro qualche tempo fa è stato
quello della carità verso i deboli nella fede. Lutero fece un famoso sermone quando trovò che
in sua assenza avevano abolito la messa senza
neanche avvertirlo. Non ha nessuna importanza
la messa, dice lui, quello che conta è la parola.
Forse oggi siamo in grado di capire quel Lutero
lì che fino ad adesso era giudicato conservatore.
In quell’occasione si rimise l’abito da monaco
dismesso già da qualche tempo e disse loro: Voi
potete anche insegnarmi in fatto di dottrina, ma
io vi dico: non dovete avere fretta. Che importanza ha la messa? È la parola di Dio che conta.
Predicate la Parola e una volta che l’hanno
ascoltata vedrete che maturano, si rinvigoriscono, per adesso sono deboli nella fede, bisogna
aver pazienza, lo confesso che 15-20 anni fa non
avrei sopportato cose di quel genere, però adesso sono attuali, perché se vogliamo fare un po’
di ecumenismo dobbiamo avere questa pazienza. La messa non ci va, il giubileo non ci va,
però la Parola fa pulizia. Dobbiamo aver pazienza. Se dopo papa Wojtila va su Martini...
Il prof. Gastaldi nel suo studio
Un articolo pubblicato nel 1950
Le forze che spingono
la nostra epoca
Il testo che segue è un breve
brano dell’editoriale del primo
numero del 1950 della rivista
«Libero Evangelo» a firma di Libertario, uno pseudonimo di
Ugo Gastaldi.
Siamo nel 1950, a metà di
questo secolo XX che non è
soltanto il secolo in cui viviamo, ma un secolo fin anche
troppo caratterizzato dalla storia dell’umanità. Forse è solo la
nostra vanità a farci presumere
che esso debba segnare una
svolta nel destino dell’uomo
sulla terra: lasciamo quindi stare se da questa metà di secolo
si possa o no intrawedere, sia
pur approssimativamente, quale piega stia prendendo l’intero
corso delle cose umane. Ma
cercare di prospettarsi quali
probabimente saranno i caratteri del restante secolo è cosa
possibile ed è cosa soprattutto
utile, dal momento che dovremo viverci e operarvi.!...)
Quali sono le forze sotto la
cui spinta sta camminando la
nostra epoca? Non v’è dubbio
che siano fondamentalmente
due: una irresistibile pressione
sociale mirante all’instaurazione di un nuovo ordine economico e giuridico, e un formidabile sviluppo delle conquiste scientifiche alcune delle
quali, come la dissociazione
atomica, destinate ad aprire
un orizzonte illimitato all’impiego delle macchine. Quali
aspetti potrà verosimilmente
assumere la vita umana quando queste due forze troveranno una piena e indisturbata
applicazione? (...)
1) una vita più intensamente
sociale, che assorbirà in misura
crescente il pensiero e l’attività
dell’individuo negli interessi
della società organizzata. (...)
2) una influenza sempre
più profonda della tecnicizzazione sulla mentalità comune dell’uomo e dello spirito
scientifico sulla cultura in generale. (...)
Su questa visione di un futuro molto probabile noi vediamo ergersi le opposte suggestioni dei pessimisti e degli
ottimisti del nostro tempo. (...)
Non saranno probabilmente
le mutate condizioni sociali,
tecniche e culturali a rendere
migliore o peggiore, più felice
o infelice, il mondo dei prossimi decenni o dei secoli venturi. Saranno ancora le condizioni spirituali a decidere. Ma
questo, del resto non si può
dire di ogni epoca? Per quanto
si consideri, non v’è nessuna
ragione plausibile di ritenere
che il progresso economico,
sociale, scientifico avrà un valore determinante, positivo o
negativo, sulle condizioni spirituali degli uomini nel futuro.
Dove andiamo quindi? Semplicemente verso un’altra epoca che avrà la sua anima, il
suo volto, i suoi problemi come qualsiasi altra epoca. Essa
sarà la nostra, indipendentemente dagli anni che ci restano da vivere, nella misura in
cui l’avremo preparata, nella
misura in cui saremo vicini
all’umanità che cammina,
comprendendola e facendoci
comprendere.
IIj l^IBERO
E VAaíCJErO
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 28 GENNAIO 2000 :
Pubblicati i testi di un seminario delNrrsae di Bari su un tema di grande attualità
Laicità e religioni nella scuola del 2000
Esiste una fondatezza della domanda di cultura religiosa anche in una scuola pluralista e
laica? Quali ipotesi di soluzione? Con quali vantaggi e rischi? Come preparare i docenti?
NICOLA PANTALEO
Esiste una fondatezza della domanda di cultura religiosa anche in una scuola laica e pluralista? Quali vantaggi,
nell’attuale riordino dei curricoli, apporterebbe alla cultura
degli alunni l’introduzione del
religioso? Quali rischi? Quali
ipotesi di soluzione? Quali piste sembrerebbero praticabili
per un mutamento di quadri
di riferimento culturale e politico? Quali itinerari per preparare i docenti? Queste e altre
domande, poste in un articolo
di Rocca del 1° luglio 1998, si
sono inseguite nel seminario
sulla presenza della cultura religiosa nei nuovi curricoli scolastici, organizsato nel maggio
del 1998 a Bari dall’Irrsae di
Puglia e curato da Anna Portoghese, che ha anche «coprodotto» il volume che ne riproduce i testi sotto il titolo Laicità e religioni nella scuola del
2000 (Progedit, Bari: e-mail:
progedit@teseo.it), cui ha contribuito l’evangelico prof. Ermanno Genre.
I partecipanti al seminario e
gli autori dei testi provengono
da esperienze culturali varie e
da diverse tradizioni religiose
e agnostiche, tutte però intensamente e coralmente partecipi della preoccupazione che i
fenomeni religiosi non vengano né ignorati né assolutizzati
nella formazione scolastica e
questo conferisce al libro
un’autorevolezza e una pregnanza non comuni in pubbliC£izioni analoghe. La presentazione ufficiale a più voci si è
svolta nel novembre scorso
nella solenne cornice dell’Aula magna dell’Università di
Bari e il dibattito che l’ha accompagnata ha messo in luce
alcune accentuazioni e qualche divergenza di cui si darà
qui sommariamente conto.
La presidente dell’Irrsae, la
pedagogista Franca Pinto, da
tempo promotrice di una riflessione sull’adozione di curricoli interculturali, ha tracciato il lavoro preparatorio del
Convegno informando che
ben 160 scuole della regione
avevano sperimentato una
proposta di curricolo interreligioso, in alcuni casi apportandovi interessanti interventi
correttivi. Illustrando i contenuti del volume, ne ha segnalato due esigenze presenti in
quasi tutti gli interventi: 1) la
dimensione della conoscenza
religiosa è fondamentale nella
formazione umana; 2) tale conoscenza non può essere confessionale, essendo la confessionalità una caratteristica
delle comunità di fede. Se è
poi vero che non ci sono ricette o soluzioni certe per ogni
situazione è anche vero che è
difficile immaginare proposte
diverse dalle seguenti quattro,
in vari modi adombrate dagli
autori:
a) storia delle religioni;
b] cultura religiosa;
c) presenza multireligiosa;
d) trasversalità nelle discipline.
Una quinta indicazione,
raccomandata soprattutto dall’Associazione Biblia, prevede
la lettura dei grandi codici
delle religioni rivelate. Il relatore islamista ha sottolineato
l’opportunità di rispettare la
libertà di pensiero dell’alunno, evitando che il docente
presenti una versione dogmatica e talora velata da pregiudizi antistorici delle varie fedi: una cautela che si rende
necessaria di fronte al pullulare dei fondamentalismi e
non solo di quello islamico,
come ha aggiunto con una
punta polemica.
Un'interessante puntualizzazione sulla impropria identificazione tra cultura europea
e cultura cristiana, e cattolica
nella fattispecie, è venuta dal
relatore di appartenenza ebraica, che ha peraltro sostenuto
la tesi che a insegnare un’ipotetica cultura religiosa acon- I
fessionale debba preferibilmente essere un credente. Una
tesi singolare perché, come chi
scrive gli ha obiettato, sarebbe
come pretendere che a insegnare geografia sia un viaggiatore o filosofia un filosofo o la
lingua straniera necessariamente un parlante nativo.
Un’altra considerazione che
ha suscitato un dibattito acceso ha riguardato la legittimità
dei simboli religiosi nei luoghi
pubblici. Alla studiosa cattolica che ha sostenuto l’opportunità di rimuovere i crocefissi
dalle aule scolastiche in quanto portatori di equivoci in una
società che si connota sempre
più come non più interamente
cattolica si è opposto da qualcuno che tale «furia iconocla
sta» finirebbe con il cancellare
la memoria storica della società italiana e non è valso a
far cambiare opinione l’osservazione di una storica del cristianesimo napoletana che il
crocifisso è un’adozione tardiva, in quanto il cristianesimo
per lungo tempo ha fatto riferimento soltanto alla croce.
Ma per tornare al tema centrale dell’incontro, e sostanzialmente al cuore del volume,
la ricerca cioè di una strada
nuova per introdurre una forma non confessionale di studio del fatto religioso, la chiarificazione offerta dall’analisi
di uno degli studiosi di parte
cattolica più qualificati, il pedagogista Norberto Galli, mi
pare di grande interesse, pur
se portata a titolo personale e
non come espressione ufficiale
degli ambienti vaticani. Essa si
muove su questi cardini:
1) L’insegnamento scolastico della religione per tutti gli
alunni deve essere obbligatorio e ciò per varie ragioni: per
motivi personali {il possibile
senso della vita), culturali (la
pregnanza del fatto religioso
in molti aspetti delle civiltà
umane), relazionali (il dialogo
e il rispetto delle idee altrui
contro il rischio dell’intolleranza e dei conflitti religiosi).
L’assenza di un tale insegnamento determinerebbe un’accentuazione dell’analfabetismo religioso che oggi interessa il 20% dei circa 100 milioni
di alunni europei.
2) Tale insegnamento deve
essere rigorosamente aconfessionale, mirante dunque non a
formare praticanti ma a fornire informazione religiosa, rispettoso delle posizioni dei
credenti e dei non credenti,
conforme al canoni della laicità dello stato moderno e
pluralistico, espressione dello
statuto critico-formativo connaturato alla scuola pubblica,
affidato a specialisti universitari e avvalentesi della consulenza delle chiese.
Una posizione chiara e alquanto perentoria, come qualcuno ha notato ritenendo che
l’affermazione di un obbligo
assoluto potrebbe prestarsi
all’accusa di autoritMismo.
Si è riunito il (direttivo (dell'Associazione «31 ottobre»
Interventi a livello locale e nazionale
GRAZIELLA CANDOLFO CENSI
IL Comitato direttivo dell’associazione «31 ottobre» si è
riunito a Roma presso la sede
della Federazione delle chiese
evangeliche il 19 dicembre
scorso per mettere in moto la
macchina associativa. Ecco alcune decisioni prese riguardanti l’organizzazione, le modalità di reclutamento, i programmi e le linee di lavoro.
Luciana Campennì è stata
nominata segretaria e come ufficio utilizzerà per ora un piccolo spazio presso la Federazione che mette a disposizione
anche il suo sito Internet.
Franco Grassi è stato eletto
cassiere: aprirà a Napoli, insieme alla presidente, un conto
corrente a nome dell’associazione e sbrigherà tutte le procedure amministrative. La
quota associativa fissata per
quest’anno sarà di 20.000 lire.
A ogni associato oltre al modulo da compilare e la ricevuta di
pagamento sarà consegnata copia dello statuto e anche una
copia della meditazione biblica fatta da Giorgio Girardet il
31 ottobre ’99 all’apertura del
convegno nazionale.
Ai direttivi delle chiese (Tavola valdese, Opcemi, Ucebi,
Chiesa luterana. Esercito della
Salvezza, Assemblea di Dio,
Unione delle chiese cristiane
avventiste del 7“ giorno, Fdei,
Egei) verrà inviata una lettera
informativa con la richiesta di
diventare soci collettivi pagando una quota annua di 50.000
lire. I rappresentanti territoriali contatteranno i pastori di
tutte le comunità per avere gli
indirizzi degli insegnanti evangelici ai quali presentare
l’associazione e inviare la
scheda di adesione. La presidente invierà alle associazioni
laiche (Cidi, Mce, Fniem,
Aimc, Uciim, Scuola e Costituzione, Sindacato nazionale
scuola Cgil...) una lettera di
presentazione e di informazioni sulla nostra associazione.
11 comitato si propone di organizzare ogni anno un convegno tematico (il primo si terrà
probabilmente nel dicembre
2000); di emettere due volte
l’anno (marzo- ottobre) un bollettino informativo per i soci;
di proseguire su Riforma la gestione della pagina mensile
dedicata alla scuola con articoli e informazioni. La prima
assemblea dei soci è fissata
per il 2 dicembre 2000.
11 Comitato ha infine individuato quattro possibili ambiti
di intervento e di tematiche da
sviluppare sia a livello locale
sia nazionale: 1) formazione e
aggiornamento degli insegnanti; 2) monitoraggio e vigilanza
all'attuale situazione dell’Irc;
3) produzione e verifica di testi scientifici di carattere religioso; 4) dibattito sulla laicità.
1) Formazione e aggiornamento degli insegnanti: particolare attenzione andrebbe rivolta al problema della formazione dei futuri insegnanti partendo da un’analisi dei curricula storico-religiosi nelle università statali, nell’ottica di
promuovere un corretto approccio allo studio del fatto religioso secondo una linea non
confessionale, ma scientifica e
culturale. Per gli insegnanti in
servizio, in una prospettiva interculturale e interreligiosa, si
dovrebbero promuovere corsi
di aggiornamento sullo studio
Nev Abbonamenti
notizie evangeliche bollettino settimonole e-mail: L. 30.000
agenzia stampa bollettino mensile
della federazione SU carta: L. 45.000
delle Chiese obbon. cumulativo
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in Italia Versamenti sul c.c.p. 82441007 intestato a: nev-notiiie evangeliche
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delle religioni. La scarsa sensibilità infatti di gran parte dei
docenti sui fatti religiosi come
dati costitutivi della storia e
della civiltà umana, riproduce
nei discenti analogo disinteresse, ignoranza e disattenzione.
2) Monitoraggio e vigilanza
dell’attuale situazione dell’Irc:
andrebbe sollecitata la massima sorveglianza da parte di genitori, studenti e insegnanti
perché vengano rispettati e fatti valere i propri diritti costituzionali in materia di libertà religiosa (il diritto di non avvalersi, la possibilità di scegliere
tra le opzioni previste, controllare che le attività alternative
abbiano un taglio veramente
formativo...). Particolare attenzione andrebbe rivolta alla situazione della scuola materna
e alla questione dell’Irc per la
determinazione del credito
scolastico (bonus) in vista
dell’esame di maturità.
3) Produzione e verifica di
testi scientifici di carattere religioso: si potrebbero diffondere o produrre testi su temi di
storia e cultura religiosa e denunciare le notevoli storture e
inesattezze in pubblicazioni
che affrontano temi religiosi
(libri di testo, articoli giornalistici...).
4) Dibattito sulla laicità: si
dovrebbe seguire il dibattito
sui temi giuridico-istituzionali della laicità, del rapporto
tra stato e confessioni religiose, del finanziamento dello
stato alle scuole private e della formazione di una coscienza laica, in un paese dove si
ha unicamente esperienza
dell’alternativa tra laicismo e
clericalismo.
Appena pronto il materiale
necessario si apriranno le
iscrizioni. Invitiamo pertanto
tutte le persone operanti nella
scuola, genitori, studenti, fratelli di chiesa che condividono gli obiettivi dell’associazione «31 ottobre» non solo ad
assdciarsi, ma a farsi a loro
volta promotori, a prendere
parte attiva alle problematiche
scolastiche, documentandosi,
segnalando casi particolari.
Più rappresentativa, forte e attiva sarà l’associazione, più incisiva potrà essere la sua voce
nel nostro paese.
Un nuovo libro edito (Jalla Clauidiana
Comenio, teologo e
pedagogista del suo tempo
FRANCO CALVETTI
Giovanni Amos Komenski appare agli occhi, o
meglio alla mente, di chi come
me ha intrapreso da adolescente studi di storia della pedagogia un nome oltremodo
gradito, una boccata d’ossigeno, un’ancora di salvezza. Dopo il lungo e curiale discettare
di Agostino, Bonaventura,
Tommaso d’Aquino, dopo tanto parlare pedante della Patristica e della Scolastica, affrontare lo studio di Comenio significa accorgersi che tira
un’aria nuova, moderna. Peccato che ai giovani venga passato quasi sotto silenzio il fatto che la voce pedagogica più
alta e più avanzata rispetto ai
suoi tempi sia un protestante,
un pastor ecclesiae sì, ma
dell’unione dei Fratelli Boemi,
la chiesa evangelica boema
che si ricollegava alla tradizione hussita. Persino il serio Lamanna, su cui la mia generazione ha studiato filosofia e
pedagogia, lo segnala come sacerdote della comunità protestante generando con quell’improprio appellativo non
poche confusioni.
Bene ha fatto dunque la
Claudiana a pubblicare l’agile
libretto che presenta il pedagogo anche come teologo protestante*, anche se la teologia,
come ricorda Emidio Campi
nella sua ampia e colta introduzione, non è trattata come
elaborazione di «una disamina, per esempio, della dottrina della predestinazione o dei
sacramenti o dell'ispirazione
della Scrittura». Anche se, come ricorda sempre il prefatore, negli ultimi 130 anni i materiali su cui lavorare sono abbondantissimi, non sono evidenti le idee teologiche a cui
Comenio sottende, e mentre
manda alle stampe i suoi capolavori quali la lanua linguarum reserata e la Didáctica magna, tra il 1630 e il
1640, e poi l'Orbis rerum pictus (1658) nemmeno sono evidenti.
Eppure Comenio tenne a
precisare che scrisse le opere
per i giovani non già come
esperto di pedagogia ma come
teologo. Tracce del suo percorso teologico ci vengono offerte
tramite i due agili testi messi a
punto dalle due studiose Annalisa Cosentino e Alena Wildovà Tosi, che rispettivamente
ci presentano Lettera al cielo (1659) e Testamento della
madre morente, unità dei Fratelli. Leggendo per intero i due
titoli si ha immediatamente
conoscenza del contenuto che
a Comenio preme dire, con deduzioni e controdeduzione
nell’una, sotto forma di lettera
di commiato, e raccomandazioni nell’altra. Nelle Lettere
al cielo gli scriventi sono uomini poveri che inviano a Cristo Signore accuse e lagnanze
dei loro mali chiedendo ragione della decisione della loro
causa: «Viene da chiedersi se
anche in questo sia presente la
tua volontà», «...e non ci hai
creato a tua immagine? Noi intanto moriamo di fame».
Segue la risposta del Signore sia alla supplica («Voi lascerete qui la vostra povertà,
quelli la loro ricchezza») sia ai
ricchi per tenerli informati di
quanto sopra: «Converrebbe
infatti avere compassione di
colui che trascurai di dotare di
possedimenti e donare ciò che
a voi è stato dato con maggiore
generosità». E la volta dei ricchi a rispondere a Dio cercando una ragione «alle voci stridule di quei miserabili e buoni
a nulla»; per loro «non si fa
mai abbastanza per siffatti
naufraghi». Si tratta di un epistolario drammatico, tutto in
crescendo, quasi un copione
teatrale sulla disuguaglianza,
l’ingiustizia, l’imperscrutabilità delle vie divine. Sono pagine da leggere tutte d'un fiato
a più voci, cariche di pathos,
di accuse e controaccuse in
cui è respinto il concetto platonico-agostiniano che «in interiore homine habitat veritas». L’occhio deH'anima deve
aprirsi e purificarsi perché
possa guardare fuori di sé. Un
primo accenno a quella interrelazione fra le parti che sarà
il dialogo con l'altro, che ancora oggi si stenta a capire e a
fare proprio.
Non teso al dialogo ma al
rammarico è quanto espresso
attorno al letto della morente
Unità dei Fratelli, per cui il ricordo «Vi ho allevati con allegrezza» si fa subito dolore
(«sono vedova e abbandonata»)
e invito («chiedete misericordia al Signore»). È ricorrente
anche la vena patriottica: «0
miei figli della nazione polacca», il pensiero aH’origine, per
cui non si può dimenticare «te,
madre nostra, da cui proveniamo, chiesa romana». Ma non
c’è disperazione, né nel tono
né nelle ultime battute della
madre esangue: «Lascia l'anelito verso la concordia e la riconciliazione e l’unione nella
fede e nell’amore per l’unità».
Anche di questo secondo testo
consiglio una lettura corale
espressiva, con tutti i rimandi
dell’ieri e dell’oggi.
Quale l'impressione di prima lettura? Che Comenio sa
parlare di teologia mettendo a
frutto quella sua rarissima dote di capacità, di competenza,
intuizione, fantasia e sensibilità di educatore. Una lettura
da consigliare vivamente ai
gruppi di studio che si formano aH’interno delle nostre comunità, agli studenti delle superiori, agli insegnanti che da
Comenio (e da Bacone) hanno
imparato quel poco che sanno
per liberare la mente dagli
«idoli» che la ingombrano e la
deformano.
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Annalisa Cosentino e Alena VVijdovà Tosi. Introduzione di Emidio Capi. Torino. Claudiana.
1999, pp. 108, £ 14.000.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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L'opera del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche
Le mille difficoltà quotidiane del Kosovo
Nonostante il freddo polare dell'inverno balcanico, vanno avanti i progetti internazionali
di aiuto e solidarietà anche grazie all'impegno dimoiti giovani volontari evangelici italiani
Dal diario di Annamarie
upré riportiamo alcune note
alla sua visita in Kosovo avvenuta dal 13 al 18 gennaio.
«Arrivo all’aeroporto di
Ikopye dove c’è ad aspettarmi
icola Rochat. Insieme a me
^’è Marco Prette, un volontaì^io che è già stato in Kosovo
er il Srm e che mi farà da
,ida.
Fa un freddo polare e c’è
pianta neve, per fortuna le stra^j,^e sono pulite. Ci avvicinia■¡mo alla frontiera. Dovunque
¿^ono riconoscibili i mezzi
-^;^essi a disposizione dal con’ iingente francese della Forza
di pace in Kosovo (Kfor), fuoristrada e tir dell’Onu e delle
Ong umanitarie. Dopo circa
45 minuti di procedure, superiamo la frontiera. Lo scenario
non cambia, in più scorgiamo
le prime case bruciate.
Finalmente arriviamo a Pristina dove c’è un appartamento per noi. È gelido e buio. Nicola accende le candele. Non
c’è neanche l’acqua. Esco per
incontrare i rappresentanti
del Consorzio italiano di solidarietà (Ics), nostro partner
nelle attività in Kosovo. Al
mio ritorno nell’appartamento
c’è la luce, l’acqua e le stufette elettriche funzionano. Purteoppo queste comodità durano mezz’ora, quanto basta
perché Nicola possa fare una
doccia dopo cinque giorni
daH’ultima.
Al mattino di venerdì, con
uno dei nostri due fuoristrada
(affittati) andiamo a Mitrovica, città divisa in due dal fiume Ibar. Ci dirigiamo verso i
quattro villaggi facenti parte
di un’enclave albanese in area
completamente serba. Percorriamo una mulattiera in salita,
ripida, c’è neve, qua e là incontriamo lastre di ghiaccio di
circa dieci centimetri e profonde buche. In questi villaggi
siamo presenti solo noi e l’Ics.
Abbiamo rifatto circa 50 case;
cioè abbiamo fornito il materiale e la consulenza tecnica
agli antichi proprietari di case
in quelle zone. Per ogni casa è
stato rifatto il tetto, è stata risistemata una stanza con finestre, porte, il pavimento, rintonaco, e una stufa a legna.
Giunti all’ultimo villaggio, costituito da cinque case appartenenti a cinque fratelli con il
padre (circa 32 persone), siamo stati invitati a prendere un
tè. Ci togliamo gli scarponi e
ci sediamo sui divani (dei materassi) posti intorno a tre pareti. Pian piano la stanza si
riempie di uomini, donne (poche), e qualche bambino che
cerca di sbirciare. Dopo un
po’ ci è stato servito il tè con
dei dolci.
Con l’aiuto di un traduttore
comincia la nostra conversazione. Il capofamiglia ringrazia la Fcei. Ad un tratto mi accorgo che molti di loro sanno
il tedesco e così il nostro dialogo diventa più intenso: vogliono sapere chi siamo e perché siamo venuti in Kosovo.
SCHEDA
Per un'azione comune
Si è concluso il 31 dicembre 1999 il progetto «Azione comune», iniziato a novembre, a cui ha preso parte il Srm coinvolgendo cinque strutture appartenenti a comunità locali
delle chiese evangeliche in Italia: un appartamento a Rapolla
(Pz), due casette del «Villaggio evangelico XXIII novembre» a
Monteforte Irpino (Av), il centro comunitario del «Centro
evangelico battista» a Rocca di Papa (Roma), due casette di
«Ecumene» a Velletri (Roma) e il centro comunitario della
«Casa della pace» a San Marzano Olivete (At). 11 totale degli
ospiti assistiti è stato di 92 persone (22 famiglie) tutte kosovare di etnia albanese, rom e serba.
Nel progetto sono state coinvolte altre due strutture del
Srm: lo sportello di ascolto di Bari (Srm/Ics) e lo sportello di
ascolto di Roma, ciascuno dei quali si è avvalso del lavoro di
due operatori.
Nei centri sono state organizzate attività trasversali: corsi
di italiano, attività ricreative per i bambini e, dove è stato
possibile (San Marzano, Rapolla e Monteforte Irpino), si è
cercato di mettere le famiglie nella condizione di gestire autonomamente parte delle attività, come la preparazione dei
pasti. Inoltre tutti i centri si sono attivati, non sempre senza
difficoltà, nello stabilire contatti con amministrazioni locali,
strutture pubbliche di assistenza sociale, strutture medico-sanitarie, organizzazioni locali di volontariato sociale, comunità locali, scuole e potenziali datori di lavoro.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
il liberatore
sia^ (Ma'(o S
La «Settimana della libertà», promossa dalla Fcei in collaborazione con l'Unione awentista, è dedicata quest'anno al tema «Gesù, il liberatore»: una riflessione cristologica a partire dalla domanda di Gesù: «...chi dite che io sia» (Marco 8,
29). Questi i materiali della Settimana:
- L'opuscolo «Gesù, il liberatore», 120 pagine con
contributi di Filippo Alma, Eugenio Bernardini, Dora Bognandi, Alberto Corsani, Vittorio Fontani, Fulvio Ferrario, Filippo
Gentiioni, Carlo Giliberti, Hanz Gutierrez, Giuseppe Platone,
Paolo Ricca, Sergio Rostagno, Brunetto Salvarani, Letizia Tomassone, Gianni Vattimo; costo 10.000 lire a copia più
spese postali.
- Un manifesto a colori, cm 50 x 70, con una illustrazione di Alessandro Spanu, il motto della Settimana e due versetti biblici (Marco 8, 29 e Luca 4, 18); costo 2.000 lire a
copia più spese postali (per ordini di almeno 10 copie:
1.000 lire cadano).
- Un calendarietto tascabile plastificato che riproduce,
in piccolo, il manifesto (1 copia gratis per ogni opuscolo ordinato).
Per ordinare i materiali inviare un fax oppure telefonare a:
SETTIMANA DELLA LIBERTÀ
fax 06-4827901 oppure 06-4828728
telefono 06-4820503 oppure 06-4825120
Racconto che gli evangelici in
Italia sono una minoranza e
che per secoli sono stati perseguitati, proprio come loro.
Ora che siamo liberi e pienamente rispettati, sentiamo il
dovere di sostenere loro insieme alle tante vittime di guerra. Nei loro occhi leggo grande
interesse. La conversazione,
poi, si sposta sul comune Dio:
tutti, ma proprio tutti, dobbiamo essere riconoscenti e grati
a lui. Con questa esortazione
il capofamiglia conclude il
nostro incontro.
Ritorno a Pristina, dove un
pomeriggio mi vedo con Edita
Tahiri, responsabile degli Affari esteri di Rugova, ministro
degli Esteri.
Fa tanto freddo, siamo sotto
lo zero. A turno in città usufruiamo di una mezz’oretta di
elettricità. Mi addormento imbacuccata nei miei due maglioni, nel sacco a pelo e nelle
coperte che ho a disposizione.
Sabato mattina ho avuto un
incontro con l’«Action of
churches together», organismo umanitario del Consiglio
ecumenico delle chiese. Dopodiché abbiamo fatto un sopralluogo nei due villaggi vicino a Pristina dove altri 30
tetti sono in costruzione. Verso sera arriviamo a un gruppo
di quattro case. In una di queste veniamo accolti. In una
stanza, ancora molto provvisoria, ci accomodiamo su materassi e coperte della Croce
Rossa. Il dialogo diventa appassionato su temi come la
violenza, la vendetta, la fraternità, il perdono, e sulla certezza che Dio è uguale per tutti.
È ora di andar via. Ci allontaniamo portando con noi una
serie di pensieri.
Domenica mattina, dopo
aver ordinato parte della documentazione, faccio un giro
per Pristina. Qua e là scorgiamo le rovine prodotte dalle
bombe e molte case bruciate
dai serbi e dall’esercito del
rUck. Visitiamo poi l’appartamento dell’Ics, dove da mesi
un gruppo di italiani combatte
con le mille difficoltà quotidiane. Pranziamo insieme.
Lunedì preparo il mio bagaglio. Poi facciamo visita a un
grande campo Rom, dove il
Srm sta contribuendo a una
serie di attività scolastiche e
ricreative. Anche qui riceviamo l’invito a prendere un tè
con i capifamiglia con i quali
abbiamo un dibattito su cristianesimo e Islam. Mi chiedono di portare da parte loro
un messaggio al Consiglio
ecumenico delle chiese.
Martedì parto per ritornare
in Italia. Sono molto impressionata dal lavoro che hanno
svolto i nostri giovani, quasi
tutti tra i 25 e i 32 anni e alla
loro prima esperienza lavorativa. Un’enorme responsabilità;
organizzare il lavoro altrui,
procurare il materiale, gestire
grosse somme di danaro, tutto
ciò in condizioni di vita durissime. Mi sono chiesta qual è lo
specifico del nostro intervento. In primo luogo siamo intervenuti in «nicchie» dimenticate. In secondo luogo abbiamo
potuto evitare che in cinque
villaggi circa 160 famiglie non
abbiano abbandonato le campagne, almeno per il momento. Infine in qualche situazione abbiamo potuto avviare un
dialogo per elaborare e riflettere sulla sofferenza.
Un’altra nota va detta sul
disastro ecologico a causa
dell’inquinamento che sta avvenendo in quelle zone. La
neve intorno a Pristina è nera
a causa della centrale elettrica
a carbone senza alcun filtro.
L’aria è irrespirabile anche nei
paesini intorno. Il rumore tipico in questi giorni è stato
quello di centinaia e centinaia
di generatori che inquinano.
Senza dimenticare gli innumerevoli fuoristrada, tir e camion diesel che percorrono
l’intera zona».
Precisazione
I progetti in Kosovo del Srm della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia sono finanziati dai fondi affidati da privati al Governo italiano tramite la Missione Arcobaleno. Però
non bisogna confondere questi finanziamenti con la parte dei
programmi Arcobaleno gestiti direttamente dal Governo.
I fondi privati sono stati affidati dal Governo a un garante
indipendente. Marco Vitale, che ne ha seguito personalmente, secondo precisi criteri, la distribuzione alle organizzazioni che ne facevano richiesta. A ogni progetto è affiancato un
tutor che ne segue l’evoluzione in maniera costante, mentre
tutta la parte relativa alla revisioni dei conti e dei soldi spesi
è affidata a una società di monitoraggio indipendente che costantemente richiede documentazioni precise e dettagliate alle quali sono affiancate missioni di verifica degli stessi.
Santa Severa, 3-5 marzo
Dal 3 al 5 marzo 2000 presso il Villaggio della Gioventù a
Santa Severa, il Servizio rifugiati e migranti della Fcei organizza un convegno per valutare le esperienze fatte negli ultimi
mesi nell’area dei Balcani ed elaborare proposte per affrontare
situazioni di emergenza che potrebbero presentarsi in futuro.
La partecipazione di tutte le persone coinvolte in queste
esperienze è, dunque, fondamentale. Il programma dettagliato
e informazioni più precise .saranno comunicate al più presto.
Tutto ricomincia dopo la guerra
Assistenza medica in Kosovo
1 progetti Srm in Kosovo
Emergenze, educazione
sostegno psico-sociale
Il Srm è attualmente coinvolto in Kosovo nella realizzazione di
due progetti sostenuti dai fondi privati della missione Arcobaleno.
Progetto di assistenza materiale di emergenza, assistenza
educativa e sostegno psico-sociale alle famiglie del Kosovo,
vittime della guerra nei Balcani
Tale intervento si è incentrato in tre zone.
GIovovc a circa 30 km da Pristina
In collaborazione con il Programma alimentare mondiale (Pam),
l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di sopperire alle necessità alimentari delle popolazioni in difficoltà, e con l’organizzazione inglese Azione contro la fame (Aah), responsabile per l’area
intorno a Pristina, il Srm ha effettuato una distribuzione di circa
45 tonnellate di cibo a gruppi vulnerabili della popolazione. La
distribuzione copre un’ampia area particolarmente in difficoltà vista la mancanza di organizzazioni internazionali che nel periodo
invernale intervengono con aiuti di tipo alimentare. Il cibo fino ad
ora acquistato è stato distribuito alle famiglie più bisognose tramite la locale società «Madre Teresa», anch’essa partner del Pam.
Hanno beneficiato della distribuzione circa 4.000 persone.
Il campo temporaneo peri rifugiati interni Rom
e Ashkalija di Plemetin
Il campo ospita circa 850 rifugiati dalle municipalità di Fushe
Kosove e Obiliq, nei dintorni della capitale. La gestione del campo è affidata al Consorzio italiano di solidarietà (Ics) e all’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). Il Srm
già interviene nel campo Rom e Ashkalija con la realizzazione di
attività di tipo culturale, ricreativo e scolastico.
Viste le difficoltà ambientali e climatiche, nell’ambito del progetto di aiuto alimentare, il Srm ha deciso di intervenire anche
con la fornitura e distribuzione di cibo fresco, per sopperire alle
difficoltà incontrate dalla popolazione residente in seguito alla
riduzione dei finanziamenti per il paniere alimentare forniti
dall'Acnur per i mesi invernali.
Parte nord della città di Mitrovica
IL Srm continua la collaborazione con la Croce Rossa jugoslava
nell’aiuto ai kosovari di origine serba costretti ad abbandonare le
proprie case nel corso della guerra e rifugiatisi nella parte nord
della città di Mitrovica. In quest’area la Croce Rossa fornisce beni
di prima necessità a quasi 4.000 persone distribuite in un’area
particolarmente disagiata perché la maggior parte degli aiuti internazionali è concentrata in territorio a prevalenza albanese di
difficile accesso ai rifugiati di etnia serba.
Progetto di riabilitazione edilizia e adeguamento delle case
per l'inverno nei villaggi dell'enclave albanese di Mitrovica e
nei villaggi dell'area di Pristina
L’intervento del Srm, in entrambe le aree, è mirato a fornire a
un certo numero di famiglie i mezzi e i materiali necessari per la
ricostruzione del tetto delle case e la riabilitazione di alcune
stanze. In accordo con i villaggi, il Srm sta seguendo una politica
di «ospitalità familiare» secondo la quale, dove è possibile, ogni
famiglia proprietaria ospiterà fino alla primavera del 2000 almeno una seconda famiglia. Per ogni nucleo ospitato viene riabilitata una stanza. Il totale dei beneficiari del progetto è attualmente
di 146 famiglie corrispondenti a 869 persone.
Pristina
Secondo l’iniziale progetto l’intervento doveva essere mirato al
villaggio di Miradie i Ulét. Una volta sul posto, in accordo con
l’Acnur, si è pensato di coprirne anche un altro, nella fattispecie
Dardhishte, con il quale il Srm aveva già instaurato rapporti nel
corso del precedente progetto di aiuti alimentari. Con il contributo tecnico di tre architetti e di un esperto muratore sono state fatte verifiche tecniche in tutte le case delle famiglie coinvolte nel
progetto. Una volta definite le necessità, il Srm si è attivato per
l’acquisto dei materiali necessari per la riabilitazione. Gli acquisti sono avvenuti prevalentemente sul posto e in altri paesi dei
Balcani tra cui Macedonia, Montenegro e Bosnia. Grazie a un’attenta ricerca di collaborazioni con altre organizzazioni e organismi internazionali il Srm ha ottenuto l appoggio dell’Agenzia per
lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti (Usaid), ente governativo statunitense che ha fornito gratuitamente parte del legname necessario per la riabilitazione dei tetti.
Mitrovica
In quest'area sono quattro i villaggi coperti dal progetto: Gu.shave, Vidimiric, Vinarc i Ulet e Vinarc i Eperm.
La riabilitazione dei tetti avviene velocemente e il materiale
viene immediatamente utilizzato dai beneficiari dei vari villaggi
appena è consegnato al magazzino, situato nel centro di Gushave.
A Vidimiric la quasi totalità del materiale è stata consegnata,
mentre a Gushave e nei due Vinarc ne è stata completata oltre la
metà. Alcuni ritardi nella consegna della prima parte del legname
ha influito sulla data di inizio dei lavori. Ad essi si sono aggiunte
le avverse condizioni metereologiche (pioggia e neve) che rendono difficile la consegna e distribuzione dei materiali. Grazie alla
collaborazione dei mezzi messi a disposizione dal contingente
francese della Forza di pace in Kosovo (Kfor), entro la fine di gennaio è prevista la consegna di tutti i materiali. Inoltre su indicazione deH’Acnur e in collaborazione con la società «Madre Teresa» finora sono state distribuite nella municipalità di Fushe Kosove, a pochi chilometri dalla capitale, circa 200 stufe a doppia
funzione (riscaldamento e cucina), complete di accessori.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 28 GENNAIO 2000 0ERI
Conferenza di Paolo Ricca nella chiesa metodista di Padova ' • ^ '
Il cristianesimo nel 2000
Umiltà e sobrietà si impongono nei confronti delle altre religioni
che attualmente sono in fase di maggior espansione nel mondo
PAOLA FERRARO CRISTOFERI
IL 13 gennaio la Chiesa metodista di Padova ha avuto il
piacere di ospitare per una
conferenza il pastore e teologo
valdese della Facoltà di Roma,
professore Paolo Ricca, sul tema «Cristianesimo nel terzo
millennio». La presenza di
tanti rappresentati e membri di
chiese e gruppi di varie denominazione della città ne ha fatto un incontro veramente vivace, stimolante ed ecumenico.
La chiesa era stipata come forse non l’avevamo mai vista, e
siamo grati al Signore d’aver
guidato tante persone ad ascoltare una conferenza che è stata
anche una testimonianza di fede del fratello Ricca.
Egli ha^notato che, nonostante tutti gli sforzi missionari, il cristianesimo risulta in
decrescita rispetto alle altre religioni per vari motivi. Intanto
per ragioni demografiche, essendo esso diffuso nell’Occidente dove il tasso di natalità
è inferiore che negli altri continenti. Poi perché è sempre
più una religione secolarizzata
e meno una forza interiore dei
singoli, quindi esprime una
debole capacità di propagarsi.
L’Islam, per esempio, è in
espansione per vari motivi:
primo, ritiene di essere il vero
compimento storico delle religione monoteistiche fra cui in
primo luogo c’è l’ebraismo.
che converge nel cristianesimo, per compiersi nell’Islam.
Secondo: ha una notevole carica antisecolaristica, che lo rende ben definito e forte, ed è
molto più semplice del cristianesimo: Allah è Dio e Maometto il suo Profeta, questo è
il nucleo centrale della fede.
Mentre quando viene presentato il cristianesimo bisogna
spiegare la doppia natura
umana e divina di Gesù, il
concetto di Trinità, la transustanziazione per i cattolici
ecc., e questo lo rende meno
accettabile.
Dunque dobbiamo avere un
atteggiamento di «umiltà e sobrietà» nel confrontarci con le
altri religioni, prendendo coscienza di questa realtà. Dobbiamo, altresì, concentrarci
sull’essenzialità del cristianesimo, in questo confronto con
gli «altri» che le nuove situazioni storico-sociale ci imporranno. Dobbiamo sapere esattamente cosa significa per noi
il Gesù di Nazaret. Ed ecco
che Ricca testimonia il suo
personale concetto di fede che
consiste in cinque punti essenziali:
1) Il perdono: Cristo è il Salvatore, la sua morte ci riscatta
del peccato, se noi accettiamo
per fede questo fatto noi siamo
«nati di nuovo» e la nostra vita avrà una «conversione» nei
fatti e nelle parole.
2) La libertà: in Cristo trovo
libertà di pensiero, di parole e
amore.
3) La preghiera: in Cristo
trovo la forza della preghiera,
ossia il rapporto diretto di me
figlio con Dio Padre.
4) L’inclusività: in Cristo
scopro l’inclusività, l’accoglienza dell’altro, l’accoglienza che non pone barriere o linee di demarcazione. E questo
è l’ecumenismo, che si traduce
in dialogo, possibilità di incontro anche con chi la pensa
diversamente da me.
5) La condivisione: in Cristo
scopro la condivisione: non
posso accettare un mondo di
ricchi e di poveri. Finora, dice
Ricca, nella società e anche
nelle nostre chiese ha prevalso il concetto di beneficenza,
ma è un concetto che va superato. Bisogna agire per una
più corretta redistribuzione
delle ricchezze.
Questo è il messaggio veramente evangelico ma anche
ecumenico che Ricca ci ha
proposto e che credo abbia dato gioia e ispirazione alla maggiore parte dei presente nella
chiesa. Se noi convergiamo in
Gesù Cristo non potremmo
che essere ripieni di Spirito e
di forza per aprirci agli altri,
per non temere un confronto
che sia dialogo, amore e accoglienza. Questo è l’ecumenismo verso i quali le chiese del
terzo millennio dovranno tendere: l’unità nella diversità.
Da sinistra Paoio Ricca, Paoia Cristoferi (presidente dei Consigiio di chiesa di Padova), ii pastore
Richard Grocott e Gabrieiia Gioreiio (presidente del Consiglio di chiesa di Vicenza)
Un'iniziativa delle chiese avveniste italiane
Il Giubileo e le risposte di Dio
C’è ancora qualcosa da dire
sul Giubileo che non sia stato
già detto? O forse è stato detto
il superfluo ed è stato trascurato l’essenziale? Può la Bibbia, autrice dell’istituzione del
giubileo, riservarci sorprese?
Come scoprirle? E che cosa
pensa il mondo protestante
dell’Anno Santo? Da Roma,
via satellite per tutto il mondo, verrà diffuso un programma di nove incontri, per tre
week-end di seguito, dal 4 al
20 febbraio per iniziativa
dell’Unione italiana delle
chiese cristiane avventiate del
settimo giorno: si tratterà di
una serie di riflessioni esposte
in maniera dinamica e giovanile con musica, canti e servizi televisivi, dalle 19, 15 alle
20,30 nel tempio valdese di
piazza Cavour.
Tra il 4 e il 6 febbraio i temi
saranno: «Il pellegrinaggio di
Dio per incontrare l’uomo. La
risposta di Dio ai troppi pellegrinaggi della storia»; «"Avrai
una nuova casa”. La risposta di
Regala
un abbonamento a
Dio alla sofferenza del pianeta
terra»; «...e tutti vissero felici e
contenti. La risposta di Dio alle
ingiustizie della storia».
Per i giorni 11-13 febbraio si
tratterà di altri argomenti; «Il
richiamo alla genialità del giubileo biblico. La risposta di
Dio al fatalismo e alla rassegnazione»; «Tutto quello che
non ti hanno fatto sapere sul
Giubileo. La risposta di Dio alle distorsioni della verità»;
«Un pellegrino di nome Gesù.
La risposta di Dio allo smarrimento dell’umanità».
L’ultimo fine settimana sarà
invece dedicato a questi temi
specifici; «Tu ci puoi riuscire.
La risposta di Dio ai limiti che
ognuno di noi pone a se stesso»; «Fai di tutto perché anche ’Taltro” ci riesca. La risposta di Dio allo sfruttamento del più debole»; «Finalmente a casa! La risposta di
Dio alle ansie dell’uomo del
terzo millennio».
Per i vescovi cattolici Usa è un «testinnone della fede»
Come ricordare Martin Luther King?
Come la stampa italiana ha
ampiamente riportato, i vescovi cattolici americani hanno
proposto l’inclusione del leader dei diritti civili e pastore
battista Martin Luther King
nella lista dei «testimoni della
fede del secolo XX» che verranno commemorati a Roma il
7 maggio nel corso di una celebrazione ecumenica al Colosseo, promossa dal Vaticano
neH’ambito delle celebrazioni
giubilari del 2000. Poiché alcuni organi di stampa hanno
riportato la notizia con alcune
imprecisioni, è bene ricordare
che tale commemorazione va
distinta dalla memoria dei
«martiri», essendo quest’ultimo un termine tecnico riservato ai credenti cattolici, e
che la menzione di King e di
altri eventuali cristiani evangelici nella celebrazione del 7
maggio non ha nulla a che vedere con una loro possibile futura beatificazione o santificazione, anche se la lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente (1994) sottolinea che
nell’anno giubilare la memoria dei martiri «non potrà non
avere anche un respiro e una
eloquenza ecumenica» perché
«l’ecumenismo dei santi, dei
martiri, è forse il più convincente» (n. 37).
Commentando la notizia il
presidente dell’Unione battista
italiana. Renato Maiocchi, ricorda che «la categorizzazione
cattolica di santi e martiri ci è
estranea e non la riteniamo
conforme alle Scritture; tuttavia l’eventuale inclusione di
Martin Luther King fra coloro
che hanno reso testimonianza
a Cristo sino allo spargimento
del sangue potrebbe rappresentare una novità positiva; il riconoscimento implicito che la
pienezza della fede cristiana si
manifesta anche al di fuori dei
confini della Chiesa cattolica,
là dove lo Spirito soffia». «Nella sua lettera apostolica Tertio
Millennio Adveniente - ricorda
Maiocchi - Giovanni Paolo II
afferma infatti che i martiri sono coloro che “hanno vissuto
pienamente nella verità di Cri
Per godersi i privilegi della terza età
“Ma madre si è ripresa
la sua libertà
Quando mia madre mi ha detto che si
annoiava a vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.^
Lei cercava un posto dove stare con persone
della sua ètà, io le ho trovato una bella villa confortevole con
un parco facilmente raggiungibile dalla città.^
Lei voleva mantenere la sua indipenden^
e le sue abitudini e io ho provveduto ad assicurarle insieme,^
anche un servizio qualificato e un'assistenza continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci vediamo. ^
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CRONACHE CHIESE
VILLASECCA — I nostri mesi autunno-invernali sono stati segnati da alcuni atti liturgici. È stato battezzato Matteo Guglielmet di Dario e Valentina Ghigo. Ancora auguri fraterni.
Ci rallegriamo anche per la nascita di Alice Peyronel, di Mauro e Raffaella Aghemo e di Jacopo Bertetto, di Valter e Monica Laggiard, le cui famiglie ci sono fraternamente legate.
• Vivissimi auguri anche a Ferruccio Menusan e Daniela Castagno. che si sono sposati il 18 dicembre. Auguri ugualmente sentiti a Aldo Clot e Clodina Balma, che hanno festeggiato
quarant’anni di matrimonio.
• Il 10 gennaio abbiamo dato l’ultimo saluto al nonno-bis di
Alice, Herbert Clot Varizia, della Moliera, deceduto a Pomaretto all’età di 84 anni. Lo ricordiamo con affetto e con riconoscenza per il modo con cui sapeva far parte della sua lunga esperienza e della sua saggezza. Il giorno successivo abbiamo accompagnato al cimitero di Perrero Maria Gastaud
Cardio! dei Trossieri, deceduta a Pinerolo all’età di 69 anni.
Lascia un grosso vuoto nella riunione quartierale dei Trossieri e mancherà molto anche la sua collaborazione alla preparazione del bazar. Rinnoviamo alle famiglie la nostra simpatia nell’attesa del compimento delle promesse del Signore.
PRAROSTINO — Il 2 gennaio, durante il culto di Capodanno la
comunità ha partecipato alla benedizione del matrimonio di
Miriam Avondet e Andrea Vinti per festeggiare così la nuova
coppia.
• E stato celebrato il battesimo della piccola Federica, di Eric
e Enrica Genre.
• Il 20 gennaio si è svolto il funerale di Rosalia Forneron. ex
maestra, deceduta a 95 anni alla Casa delle diaconesse. Alla
famiglia va la cristiana simpatia della comunità.
PRAMOLLO — Domenica 26 dicembre abbiamo trascorso un
piacevolissimo pomeriggio in compagnia dei bambini e ragazzi della scuola domenicale e del catechismo che ci hanno
presentato la recita «Gesù è vivente» di Milena Beux. Li ringraziamo di cuore, insieme alle monitrici e a Gianni che ha
accompagnato i canti con la chitarra, per l’impegno e la serietà dimostrati.
• Domenica 16 gennaio abbiamo avuto il piacere di conoscere e di ascoltare il messaggio del candidato al pastorato Stefano Mercurio che, per uno scambio di pulpiti, è venuto da
Rorà a predicare a Pramollo. Lo ringraziamo e ci auguriamo
di averlo ancora fra noi in futuro.
La Casa balneare valdese
di Borgio Verezzi (Savona)
ricerca personale di sala
e di piano per il periodo estivo
Le persone interessate devono presentare domanda .scritta
alla direzione della Casa in corso Italia 110, 17022 Pietra
Ligure (Sv) - tei. 019-611907, fax 019-610191.
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sto” (n. 37). Al di là delle buone intenzioni dei vescovi americani, però, vi è il rischio reale
di una sorta di “annessione” o
di “esproprio” di King, soprattutto a livello dei mass media.
Ci auguriamo quindi che, se il
Vaticano accetterà la proposta
dei vescovi, l’inconfondibile
caratterizzazione protestante e
battista di Martin Luther King
non venga intenzionalmente
tenuta in ombra, come è accaduto purtroppo altre volte e in
altri casi». (nevj
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L'ospitalità della Chiesa awentista di Conegliano Veneto
Una diaspora multiculturale
Per il culto domenicale, i valdesi della zona si riuniscono insieme
a fratelli e sorelle africani di origine presbiteriana e metodista
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UN culto di gioia e di ringraziamento al Signore è
stalo quello di domenica 16
«ennaio a Conegliano al quale
|o partecipato con mio marito, assieme a sorelle e fratelli
•¿aensi e italiani. Grazie alla
Qiiesa awentista, che ha mesjo a-disposizione per la domeaica i propri confortevoli locali, dallo scorso autunno è
po^ibile programmare il culto domenicale per questi nostri fratelli africani, che sono
presbiteriani e metodisti. A
essi si aggiungono i valdesi
della diaspora che trovano in
Conegliano la facilitazione di
lina sede più vicina rispetto a
Vanezia-Mestre.
Al culto hanno partecipato
diverse famiglie con numerosi
liambini per i quali quindicinabnente è attiva una scuola
domenicale che vede pure la
presenza di bambini italiani.
Durante il culto stesso sono
stati letti i passi biblici in italiano e in inglese, così pure
gli inni, alcuni del nostro Innario, altri da uno metodista
inglese. La pastora Laura Leone, con parole profonde ma
semplici adatte all’uditorio
che è a livelli diversi a conoscenza dell’italiano, ha preso
inconsiderazione per la predicazione il racconto di Matteo sulla visita dei magi a Betlemme. La pastora ha messo
Foto di gruppo al culto natalizio del 26 dicembre
in evidenza come degli stranieri, lontani dalle promesse
riservate a Israele, hanno saputo intravedere in un piccolo
bambino la pienezza dei tempi
e la realizzazione della promessa di Dio per l’arrivo del
Messia. Dopo le preghiere
spontanee e la cena del Signore, è stata significativa la raccolta delle offerte per cui il cestino viene lasciato sul tavolo
della Santa Cena: sorelle e fratelli andavano a depositare la
loro offerta cantando e battendo le mani, evidenziando così
il ringraziamento e la ricono
scenza al Signore per i suoi
doni. Certo seguire il gruppo
di Conegliano è un impegno in
più per la pastora, il Consiglio
di chiesa, i predicatori locali e
per il circuito che si è impegnato a dare il proprio contributo. Dobbiamo però ringraziare il Signore di questa opportunità di testimonianza che
ci viene offerta perché queste
sorelle e fratelli africani desiderano fare il cammino di fede
con noi e non di chiudersi nel
loro gruppo etnico come fanno
altri stranieri che trovano
ospitalità nelle nostre chiese.
11 ruolo del Centro «Casa nnia Emilio Nitti» in città
La socialità per far crescere Napoli
SALVATORE CORTINI
JN una affollatissima sala
giunta del Comune di Napoli il sindaco Bassolino e l’assessore alle politiche sociali
hanno presentato il welfare comunale. Un piano proiettato fiao al 2002 con una spesa in
più di 25 miliardi rispetto ai 79
già previsti dall’attuale bilancio, per giovani, disabili, anziani, immigrati e minori a rischio.
Si è calcolato un’utenza di
118.000 cittadini a cui saranno
erogati i servizi, questa è la Napoli che vuole offrire pari dignità a tutti i suoi cittadini.
«Affermiamo un principio di
^uità - ha spiegato l’assessore
Fortuna Incostante - ma
anche nuove regole, per un atto
di cittadinanza che fa della socialità un elemento fondamentale della crescita civile della
città, senza dimenticare quanto
sia importante l’eliminazione
del disagio sociale nella partita
che va combattuta per la sicurezza e contro le devianze».
Ritengo che questo piano abbia idee e obiettivi concreti,
mette in rete i servizi già esistenti e quelli da programmare,
dispone la collaborazione dei
gruppi di solidarietà, dei volontari, delle cooperative e delle società già specializzate che
operano in questi campi. Siamo a un passaggio storico importante per la città di Napoli,
si passa da una pura assistenza
a un piano regolatore dei servi
zi e degli interventi sociali. Il
Centro sociale «Casa mia E.
Nitti» (opera della Chiesa metodista) di Ponticelli, quartiere
alla periferia della città, è una
piccala antenna in questo welfare municipale e partecipa a
due progetti per i minori a rischio: «Ragazzi in città 2000»
e «Laboratori di educativa territoriale».
In questi progetti investiremo le nostre strutture, volontari e operatori per l’accoglienza
e le varie attività programmate:
sostegno scolastico, ludoteca,
laboratorio musicale e sport.
Intendiamo creare degli spazi
di aggregazione e di socializzazione, percorsi di formazione e
orientamento, di educazione e
tutela ambientale.
Chiese
Mottolä
Campagna
di adozioni
a distanza
PINA DE CRESCENZO
VIRGINIA MARIANI
Amore e speranza: questo
è il motto che da un anno
accompagna il rilancio della
adozione a distanza partita nel
1988 che, attraverso il primo
piccolo contributo personale
di mille lire, dalle 600.000 lire
iniziali ormai è giunto a un totale di 1 milione 200.000 lire
annuali.
Il motto è riportato su un
piccolo adesivo raffigurante
una bambina che, attaccato su
un calendario evangelico dato
in omaggio, ricorda alle sorelle
e ai fratelli della comunità battista di Mottola il loro impegno. Al progetto ha aderito anche la scuola domenicale che
già da diversi anni partecipa
attivamente alla colletta annuale per la Missione battista
in Sud Africa e in Sud America. E alla Missione battista il 5
dicembre è stato dedicato il
culto curato dal gruppo delle
donne e dal gruppo dei giovani della comunità, culto che ha
visto nella prima parte protagonisti i bambini e le bambine.
La meditazione è stata incentrata sul tema della nostra
condizione di credenti: certamente in quanto tali siamo
privilegiati poiché, chiamati
dal Signore, facciamo parte
della sua famiglia. Capita alle
volte, però, di sentirci scoraggiati e di voler abbandonare
tutto. Immaginiamo una famiglia che è riunita intorno a un
tavolo per giocare e immaginiamo che uno dei giocatori
decida improvvisamente di
fermarsi perché frustrato dall’insuccesso del gioco: si è
messo al sicuro, ma si è anche
privato della possibilità di
vincere, e soprattutto si è rifiutato di agire. Quei giocatori
possiamo essere noi, il gioco
la nostra vita di credenti e il
non voler più giocare vuol dire non avere il coraggio di proclamare la buona novella e di
testimoniare la nostra fede attraverso l’azione concreta del
dare e del darsi.
Come comunità e grande famiglia dobbiamo costantemente ricordare (e ricordarci a vicenda nei momenti difficili)
che siamo chiamati a fare la
volontà del Signore servendo
il nostro prossimo e che non
possiamo fare nulla di veramente positivo se non mettiamo al centro della nostra vita
la Bibbia e la preghiera.
PAG. 9 RIFORMA
IL 2 gennaio è mancato Giorgio Brunello, da moltissimi
®oni simpatizzante della ChieM evangelica metodista di Vileza. Giorgio era un caro amiM per tutta la comunità, sempre presente al culto e a tutte
le manifestazioni promosse
'Iella chiesa, validissimo aiuto
eolio sbrigare le pratiche buro^tiche e nella manutenzione
'lei anostri locali. Era alla rieerca della verità, che dichia'eve di non avere ancora trova( le anche se conosceva bene la
“Ibbia e ne metteva in pratica
I Ili insegnamenti; forse era un
• hádente senza saperlo.
‘ Giorgio non ha mai respinto
1 "ùa mano in cerca d’aiuto e
eon si è risparmiato nell’aiuta' ^ 1 bisognosi e i diseredati.
I ^8 impegnato nel sociale fuoI J della chiesa. Era un uomo
Pel Carattere esuberante, che
dempiva i locali con la sua voI* squillante.
11 funerale presieduto dai
^ori Richard Grocott e Gian
"tana Grimaldi si è svolto nelScappella ecumenica dell’
llspedale civile di Vicenza.
Una scomparsa triste per la Chiesa metodista di Udine
L'amore di Ennio Ambrosini per la chiesa
ANDREAS KÖHN
A UDINE è mancato il 3
gennaio il fratello Ennio
Ambrosini (v. Riforma n. 3). Il
locale di culto della Chiesa
evangelica metodista di piazzale D’Annunzio non ha potuto ospitare tutti i parenti (arrivati anche dalla Germania) e i
tanti amici, tra i quali tanti
cattolici, che assieme alla comunità si sono stretti attorno
alla moglie Pina, ai figli Cesare
e Enrico e al fratello Alfeo.
Erano presenti anche rappresentanti delle comunità metodiste, valdesi e battiste di Gorizia, Pordenone e Trieste, che
hanno dato a questo servizio
funebre un carattere di pubblica testimonianza evangelica.
Ennio era nato nel 1924 a
Bajona (provincia di Vigo,
Spagna). Cresciuto a Trani
(Bari), dove il padre aveva fondato la comunità evangelica di
Barletta, Ennio aveva vissuto
il periodo della seconda guerra mondiale a Bologna. Dopo
il liceo aveva cominciato un
lavoro d’ufficio, per lavorare
poi insieme al fratello Alfeo
come impiegato di una ditta
commerciale. La comunità metodista di Bologna, e in particolare la filodrammatica del
gruppo giovanile, era diventata per anni un punto di riferimento per lui. Trasferitosi nel
1969 a Udine, dove fonderà
con suo fratello una società di
articoli per drogheria, aveva
sposato nel 1971 Giuseppina
Gandolfo. Nel 1972 era nato il
primo figlio, Cesare. Ennio seguirà, insieme al pastore Tara
e all’ing. Umberto Bertin, i lavori che porteranno nel 1973
alla costruzione del locale di
culto che a tutt’oggi ospita la
chiesa metodista di Udine. Nel
1976, dopo il terremoto del
Friuli, i fratelli Ambrosini
ospitano una ventina di parenti e amici in un proprio tendone. Nel 1979 nasce il secondo
figlio, Enrico.
Gli ultimi anni della sua vita Ennio li aveva trascorsi quasi completamente a casa. Già
colpito gravemente da un ictus
era presente lo stesso assiduamente ai culti domenicali,
sempre accompagnato da Pina.
Non si lamentava più di tanto
della propria situazione e alla
nostra domanda: «come stai?»
rispondeva: «Non c’è male,
grazie». Per lui che da anni era
costretto a rimanere a casa, a
letto o in poltrona, non c’era il
male che lo accompagnava.
Gli pesava invece il fatto di
AGENDA
OMEGNA — Alle ore 21, all’Auditorium del Forum, si tiene
un dibattito sul tema «Dalla parte dei minori?», con il magistrato Marco Bouchard, Nadia Gallarotti (presidente della Consulta socioassistenziale di Cusio), e la pastora Anne Zeli.
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele, la corale evangelica di Torino e il coro «Edelweiss»
del Cai di Torino presentano una serata corale di solidarietà
con l’Associazione per la conoscenza della talassemia.
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, nella sala degli specchi di Villa Ghirlanda, a cura del Centro culturale «Jacopo
Lombardini», si tiene un dibattito sul tema: «Giubileo e Anno
Santo tra pervasi vi tà e dis-informazione» con il pastore Salvatore Ricciardi e Vittorio Bellavite, coordinatore del movimento
«Noi siamo chiesa» a Milano.
AVELLINO — Alle ore 17,30, nel salone del Palazzo vescovile
(piazza Libertà), la rivista «Il ponte» e il Villapio evangelico
organizzano un dibattito sul tema: «Le comunicazioni sociali
per il dialogo ecumenico, per la promozione della giustizia e
della pace» con relazioni di Valdo Bertalot, Massimo Milone e
del prof. Ugo Leone, e interventi di mons. Antonio Forte, vescovo di Avellino, del past. Antonio Squitieri e della past. Teodora Tosatti. Moderatore Giovanni Sarubbi.
29 gennaio
BERGAMO — Alle 17,30, al Centro culturale protestante, per il
ciclo dedicato a «L’apostolo Paolo e le linee ispiratrici dell’etica», il past. Salvatore Ricciardi parla su «Il tempo è abbreviato
(...) la figura di questo mondo passa (I Corinzi 7, 29-31)».
BOLOGNA — Alle ore 17,30, nella chiesa metodista (via Venezian 3) il Centro culturale protestante «A. Gavazzi» organizza un concerto di musiche sacre di H. Schütz.
MILANO — Alle ore 17, alla libreria Claudiana (v. Sforza
12/a), per il ciclo di incontri sulla spiritualità della Riforma
protestante, il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «Gratitudine e servizio: la spiritualità della Ginevra di Calvino».
2 febbraio
SAVONA — Alle ore 17, in corso Mazzini 25/3, per il ciclo
«Incontri con il protestantesimo» organizzati a cura della
Chiesa metodista e dell’Unitrè, la past. Susi De Angelis parla
sul tema: «“Mi sarete testimoni...” (Atti 1, 8)».
3 febbraio
UDINE — Alle ore 20, nella sala S. Paolino d’Aquileia, si tiene
una conferenza del prof. Paolo Ricca sul tema: «Cristo e il tempo», a cura della Commissione diocesana per l’ecumenismo e
della locale Chiesa metodista.
GENOVA — Alle ore 17,30, alla biblioteca della Società di letture scientifiche (Palazzo Ducale, piazza De Ferrari, piano ammezzato), per il ciclo del Sae su «Fede, religioni e cultura».
Paolo Naso, direttore di Confronti, parla sul tema: «La ricerca
religiosa nella globalizzazione delle culture».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, per il ciclo di incontri su
«“Chi dite voi che io sia?”. Gesù il liberatore», la past. Daniela
Di Carlo parla sul tema: «Cristo liberatore delle donne».
4 febbraio ^
TORINO — Alle ore 18, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11/h), la prof. Ninfa Bosco parla sul tema: «Dire l’indicibile,
vedere l’invisibile. La spiritualità della chiesa ortodossa russa». Presiede l’incontro Piera Egidi.
5-6 febbraio
ROMA — Il Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi organizza, a partire dalle ore 10 del sabato, il II Seminario di formazione per animatori evangelistici alla chiesa battista di Centocelle (via delle Spighe 6). Info: Enzo Polverino, tei. 081-5912452.
Sfebbralo
MESTRE — A partire dalle ore 10, nella chiesa valdese-metodista (v. Cavallotti 8), a cura della Federazione delle chiese
evangeliche del Nord-Est e del 7" circuito, si tiene un incontro
sul tema: «Riflessioni sull’omosessualità partendo dalla Bibbia», relatore il past. Giorgio Girardet.
7 febbraio
non poter più camminare da
solo. «Se Gesù passasse qui
per casa mia - diceva - potrei
sicuramente riprendere a camminare». C’è stata tuttavia
un’altra persona sempre al suo
fianco, per dargli sicurezza
giorno e notte e aiutarlo a
mangiare. Così Ennio ha potuto fare, a casa sua, l’esperienza
che nella nostra vita c’è qualcuno al nostro fianco che non
ci lascia mai. Abbiamo nella
nostra vita qualcuno che ci fa
riposare in verdeggianti pascoli; proprio nei giorni bui e tristi della nostra vita c’è qualcuno che ci è vicino e ci guida
lungo le acque calme. Il testo
del Salmo 23 verrà inciso sulla
sua lapide.
Grazie, Ennio, per tutto quello
che ci hai dato, e arrivederci.
Per la
pubblicità
su
MILANO — Alle ore 18, in piazza S. Fedele 4, per il ciclo del
Sae su «Una Bibbia molte letture», il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «I riformatori e la Bibbia».
8 febbraio
BOLOGNA — Alle ore 20,45, alla chiesa metodista, per il ciclo
di studi biblici interconfessionali, il past. Giovanni Anziani
parla sul tema: «Proverbi, gli “opposti”, gli avversari».
9febbr^ ^ ^ ^
TORINO — Alle ore 21, alla libreria Manzoni Centro (via XX
Settembre 20), il giornalista e scrittore Bruno Gambarotta e la
past. Giovanna Pons presentano il romanzo di Piera Egidi
«Vent’anni appena. Diario di una generazione onnipotente»,
ed. Leone & Griffa, distribuzione Claudiana.
tei. 011-655278, fax 011-657542
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale.....................L. 45.000
sostenitore....................90.000
estero.........................60.000
«3 copie al prezzo di 2».......90.000
cumulativo GE/Confronti........90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica - via P. Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
10
PAG. 10 RIFORMA
«TANGENTOPOLI»
IN GERMANIA
THOMAS ELSER
È dal novembre scorso che la
realtà supera ogni fantasia. Tutto
era cominciato quasi in sordina;
l’ex cassiere della Cdu (Democrazia cristiana tedesca), LeislerKiep, non sapeva spiegare alla polizia finanziaria che fine avesse
fatto un milione di marchi, sospettavano che l’avesse intascato
lui, senza pagare le tasse. Ci sono
due piste principali in questo mare di scandali: la contabilità nazionale della Cdu che rivela doni di
provenienza ignota, e le finanze
del partito della regione dell’Assia,
anch’esse irregolari.
In Assia almeno la situazione
sembra più chiara: all’inizio degli
Anni 80, dopo la |||||||||||||||||^^
entrata in vigore
della nuova legge lil C6riTIQnÍQ lo ÇQfitG
sul finanziamen
to dei partiti (rielaborata dopo lo
scandalo Flick!)
sono stati trasferiti
dei fondi, inizialmente 8 milioni di
é Stupita e un po'
spaventato. Sono
messe in questione
bero far pensare a uno scandalo
europeo: nel 1992, la Società petrolchimica francese Elf-Aquitaine, allora nazionalizzata, avrebbe
pagato tangenti per l’acquisto di
un’industria petrolchimica dell’ex
Germania Est. I francesi indagano
già da tempo su 85 milioni di marchi, versati da Elf-Aquitaine e spariti nel sistema bancario svizzero.
Allo stesso tempo ci sono 30 milioni di marchi sul conto della Cdu di
cui si ignora la provenienza. L’affare era a livello dei capi; Mitterrand e Kohl..., il socialista e il conservatore... è possibile? Tempi interessanti in Germania, in queste
settimane. Si aprono gli occhi dallo stupore: da noi
in Germania? Sì,
in Germania... e
comincia lo spavento. Cercando i
colpevoli, indagando su chi ha
fatto che cosa, dietro a tutto questo
c’è un grande pro
marchi, che si so- iQQQjjfQ g demOCrOZiO Vagonista: Helmut
no almeno rad- Kohl, presidente
doppiati in Svizze “
ra. Quando c’era bisogno, soprattutto per le campagne elettorali, la
Cdu dell’Assia (è la versione ufficiale) riceveva deUe eredità. Dettaglio di grande perfìdia: l’ex cassiere
dell’Assia, il principe Sayn-Wittgenstein, ha sostenuto che erano
eredità provenienti da famiglie
ebree emigrate durante il nazismo.
Coinvolta nella faccenda anche
Manfred Kanther, ministro dell’Interno nel governo Kohl, trovato colpevole di aver trasferito i
fondi all’estero e l’unica personalità di spicco ad avere finora dato
le dimissioni dal Bundestag. Anche qui un dettaglio piccante;
Kanther è conosciuto come politico «legge e ordine» che aveva
combattuto contro la criminalità
organizzata e il riciclaggio del denaro sporco.
Gli ingredienti dello scandalo a
livello nazionale sono tali e tanti
da far mancare il fiato. Di giorno
in giorno si alternano notizie di
soldi in più e in meno, di provenienza oscura e di destinazione
sconosciuta. Chi riesce a tenere i
conti? Fondi neri, fondi in contanti, conti in Svizzera, conti in Liechtenstein, industriali e trafficanti
d’armi, uomini d’affari, funzionari
della Cdu che non sanno nulla e
poi Schäuble, attuale presidente
della Cdu, che poco prima di Natale ha dovuto confessare di avere
portato alla cassiera una valigia
contenente 100.000 marchi in contanti! E non basta ancora; il direttore amministrativo del partito si è
suicidato per motivi poco chiari. E
poi gli ultimi sviluppi che potreb
del partito per 25
anni e, prima dello scandalo, presidente onorario, cancelliere della
Germania per 16 anni e ora membro del Bundestag, figura già quasi
storica della riunificazione tedesca. Da quanto si apprende ora, ha
guidato il partito da grande patriarca. Il «sistema Kohl», lo chiamano i suoi amici, scusandosi così
di non essere mai intervenuti in
questa prassi del «faccio da me».
Kohl raccoglieva i fondi e li distribuiva alle sedi regionali, locali, a
funzionari del partito, da grande
padrone, e tutti erano contenti,
nessuno faceva domande.
Kohl ora non parla. Sostiene
che a tutti i suoi donatori ha dato
la sua parola d’onore di non fare
mai il loro nome. La Cdu gli ha
chiesto di parlare, gli hanno chiesto di sospendere la presidenza
onoraria, e come reazione si è dimesso da questa funzione. Pare
che sia pronto ad assumere tutte
le conseguenze, a rovinarsi tutta la
reputazione per questa unica cosa
che lui chiama «essere un uomo
d’onore». Possibile che questi donatori non siano mai esistiti?
Continua lo spavento: se c’è chi
dice che la sua parola d’onore
conta più della legge in vigore nella nostra democrazia, allora vuol
dire che siamo vicini a una anarchia etica. Infatti i valori politici
vengono già rimessi in discussione. Si racconta dell’incontro fra
due signore a un congresso democristiano; una dice: «Ora qui siamo in una situazione italiana»;
l’altra, abbronzatissima: «Sì, ma
l’Italia è un paese bellissimo!».
I
Rifqpma
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La testala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 3 del 21 gennaio 2000 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19 gennaio 2000.
1998
AMociato alia
Uniona alampa
pafkxHca Italiana
Commenti
VENERDÌ 28 GENNAIO 2C
Ruini vuole solo aggiornare le posizioni tradizionali
Cattolicesimo e società italiana
Per il cardinale lo stato italiano non esiste, esiste invece la società
Italiana che deve esere retta dai valori dello Chiesa cattolica romana
GIORGIO TOURN
Concordo con le osservazioni di Giorgio Bouchard
sul n. 1/2000 del giornale in
merito alle dichiarazioni del
card. Ruini e alla loro portata
nella situazione politica italiana; dissento invece dalle valutazioni presenti, non tanto nel
suo articolo, quanto in altri
commenti apparsi sulla stampa
in merito alla novità di queste
posizioni curiali. Eccessivamente incalzati dall’attualità
abbiamo la tendenza a leggere
la storia al presente anziché il
presente alla luce della storia e
così il macigno della De, che ci
siamo trovato per cinquant’anni sulla strada, ci ha condotti e
pensare che il partito confessionale fosse l’unica forma di
presenza del cattolicesimo nella società moderna.
Il cardinale Ruini non esclude certo l’ipotesi di ricreare
una forza politica cattolica in
Italia, come hanno ben messo
in luce i nostri più attenti politologi, ma apre un altro tavolo
del gioco vaticano: avere sempre un carta di riserva. Di qui
la sorpresa di parecchi «laici»,
che tale non dovrebbe essere
perché ci muoviamo nella più
pura tradizione curial-gesuitica. Qual è infatti l’ipotesi che
soggiace alla nuova proposta?
La società italiana (la societas
Christiana, per usare la lingua
vaticana, la sola che dice in
modo pertinente il pensiero) è
retta dai valori della chiesa:
dato che questi non si possono
più imporre, servendosi delle
forze politiche che governavano (ieri il partito, ieri l’altro il
sovrano, in tempi antichi l’imperatore), li si propone utilizzando le forme moderne della
democrazia: i media e le lobbies. Tutto qui, si tratta di una
posizione progressista come è
stato il Concilio di Trento o
come il Vaticano II che ha approvato le posizioni di sempre.
Qual è però la visione culturale del cardinale che soggiace
alla, sua proposta? In Italia, come tutto il mondo, esiste una
società, insieme di individui e
di organismi collettivi che variamente si combinano e si aggregano, non esiste uno stato.
Non perché non ci sia ancora
ma perché, dal punto di vista
del cardinale, non ci può essere. Esistono solo forze politiche
che gestiscono o dovrebbero
gestire cristianamente il bene
comune, e di conseguenza esistono dei governi, cioè individui e gruppi preposti a mantenere l’ordine della società, ma
nulla di più. E la società ideale
è un’immensa piazza su cui si
affacciano lacattedrale, il broletto o il palazzo del signore, e
le botteghe, in cui la «gente»
vive come «popolo».
Ma questo non è lo stato,
l’organismo costruito dalla libertà dal potere e dalla volontà
dei cittadini che esprimono nel
loro libero associarsi i propri
diritti e, se vogliamo usare il
termine che piace a molti, i
propri valori. Il discorso sui
valori è equivoco e confuso in
Italia, non perché i valori siano
realtà equivoche e ci sia da
pronunciarsi pro o contro, ma
perché non hanno collocazione, non hanno come quadro di
riferimento lo stato. Oltre Te
Il nostro impegno ecumenico
eia a chi c’era e a chi non c’era)
era la porta dell’Anno Santo e
quindi anche, lo si dica o no, la
porta delle indulgenze. Proprio
per questo non intendiamo
aprirla. Rispettiamo riti e cerimonie delle altre chiese cristiane (anche quando non le condividiamo), e rispettiamo i sentimenti religiosi e le intenzioni
che le accompagnano. Ma non
riteniamo che aprire con il papa la «porta santa» del giubileo
cattolico possa essere considerata un test rivelatore della serietà del nostro impegno ecumenico. Sarebbe come dire che
siamo poco ecumenici perché
non recitiamo il rosario o non
invochiamo la Madonna.
L'impressione creata dalla
cerimonia è stata di un’unità
(quasi) raggiunta o quanto meno vicina. Purtroppo però la
realtà è alquanto diversa. Malgrado gli indubbi progressi
compiuti, l’unità è ancora lontana. Che questo papa (come
del resto i suoi predecessori) la
desideri intensamente è un fatto evidente e senza dubbio lodevole. Ma oltre a desiderarla
occorre favorirla. Come? Muovendosi verso il riconoscimento reciproco delle chiese nel
quadro di una diversità ricon
ciliata. Ma fino a oggi Roma
(come del resto Costantinopoli)
rifiuta di riconoscere il protestantesimo come una forma legittima di cristianesimo. Il papa invoca l’unità ma continua
a non riconoscere i nostri ministeri come ministeri cristiani a
pieno titolo, né la nostra Cena
come cena del Signore, né le
nostre chiese come chiese di
Gesù Cristo. C’è dunque molto
cammino da fare. La stessa firma della Dichiarazione congiunta sulla giustificazione per
grazia mediante la fede non ha
finora modificato in nulla i
rapporti tra luterani e cattolici:
si sono tolte le scomuniche di
ieri, ma luterani e cattolici continuano a vivere come scomunicati. Tra loro non è autorizzata neppure l'ospitalità eucaristica. L’assenza dell’Alleanza
riformata mondiale (e implicitamente dei valdesi) a San Paolo fuori le Mura ha questo significato: documentare in qualche modo che l’unità non c’è e
che non è bene anticipare liturgicamente situazioni soltanto
auspicate ma allo stesso tempo
ostacolate e contraddette.
C’è infine la questione del
papato. Durante la cerimonia il
papa sembra da un lato essersi
vere non esiste lo stato né sul
piano teorico né su quello storico, quella monarchia assoluta
di diritto divino non è uno stato (malgrado la sua targa Scv) è
una potestas in sacris et saecularibus, un potere esercitato
nelle cose sacre e secolari.
Questo è il primo elemento che
caratterizza la proposta Ruini.
Il secondo, altrettanto grave
per uno stato moderno anche
se implicito, è questo: nell’assenza dello stato come quadro
di riferimento, all’interno del
quale si dovrebbe collocare anche la chiesa, questa finisce
per assumere la funzione di
quadro referenziale, cornice
normativa della società, tanto
più efficace quanto meno appariscente e molto più duttile
delle strutture statali. La chiesa
quadro, aH’interno della quale
si colloca la società italiana in
cui le «forze cattoliche» possono esplicitare tutta la loro carica ideale: l’Opus Dei costruire
una società devota e integra
(gravemente offensivo sarebbe
porre in dubbio l’integrità personale, la spiritualità la dedizione dei suoi membri), la Caritas gestire l’operosità caritativa dell’uomo di buona volontà
e sant’Egidio impostare soluzioni politiche e diplomatiche
cristiane. Per questo né il cardinale Ruini né il cardinale
Martini (ricordiamo una sua
lucidissima intervista su Repubblica di tempo fa) possono
accettare serenamente l’illuminismo, se non matrice dello
stato moderno, sua premessa.
Beatificando Pio IX il papa di
Roma non smentisce l’ipotesi
di Ruini, la conferma.
messo sullo stesso piano degli
altri «capi» di chiese, associandone due al gesto simbolico dell’apertura della porta.
Dall’altro egli mantiene inalterate le sue prerogative e le sue
pretese di primato, anche se
per l’occasione non le ha, ovviamente, fatte valere. La dottrina del Vaticano II è comunque chiara al riguardo: la comunione con il papa può solo
essere una «comunione gerarchica». Anche qui, dunque,
sembra necessario un chiarimento. Se il papa accetta di
mettersi sullo stesso piano di
altri «capi» di chiese e quindi
rinuncia, de facto, a esercitare
il primato, occorre dirlo. Se invece vale sempre il principio
della «comunione gerarchica»,
è dannoso creare l’illusione
che non valga più. In attesa di
questo chiarimento, che non è
ancora stato dato, cerchiamo
di evitare, per parte nostra, atteggiamenti che potrebbero essere intesi, o fraintesi, come riconoscimento implicito o esplicito del primato papale.
Declinare un invito è sempre poco simpatico ma qualche volta può essere utile non
per interrompere i rapporti ma
per cercare di chiarirli.
lÄfÄilÄI
UN ascoltatore del Trentino ci invia una copia di
un suo libro: «Chi è l’uomo
della Sindone?» con una breve lettera di accompagnamento. La lettera dice, tra l’altro:
«...se leggete il libro troverete
l’evidenza che tutti i credenti
in Cristo sono sostanzialmente uguali (...)
Voglio dire che ogni credente è cattolico perché Cristo è il Salvatore di tutti gli
uomini di buona volontà». Vi
leggo solo una frase dalfultimo capitolo del libro, che si
intitola: «Messaggio di Gesù
agli uomini del Duemila»:
«Gesù non ci abbandona; egli
è il buon pastore che non abbandona le sue pecore (...);
egli anche oggi viene incontro
a noi con un suo messaggio
EUGENIO RIVOIR
(• •). Questo messaggio è il
lenzuolo dove è stato avvolto
dopo la sua morte, chiamato
comunemente la Sacra Sindone». Avete sentito bene: il
messaggio è il lenzuolo. Sul
retro della copertina del libro
si parla del testo come di un
libro dove «si trova praticata
la teologia della liberazione
ancor prima che detta dottrina fosse stata concepita come
tale».
Questo libro, scritto probabilmente con molta passione
e sicuramente in buona fede,
mi dà l’occasione di evidenziare quanto siamo diversi.
L’ascoltatore aveva scritto: «È
evidente che in Cristo i cre
SUI GIORNALI ^
d «il .3» XI. ,1,, 0
Scuole e religioni
Il numero del 15 dicembre
del settimanale riporta Ij
traduzione di un articolo del
quotidiano inglese «The
Guardian», scritto da Anthony Gryiling, professore di
filosofia a Londra. Si tratta
di una riflessione che muove
dalle rivendicazioni delle
comunità religiose in mati
ria di scuola. «La discriniinazione contro chiunque si legge - sulla base della
razza, delle convinzioni, degli orientamenti sessuali è
sbagliata, e a ogni individuo
deve essere permesso di credere (...) qualunque cosa egli
voglia, purché non faccia del
male agli altri (...). Ma questi
principi di fondamentale
importanza si applicano solo
agli individui, non ai gruppi
(...). Pensare in termini di
gruppo - prosegue l’articolo
- è esattamente il difetto del
razzista e dello snob: egli discrimina un altro per via del
gruppo a cui pensa che l’altro appartenga, finendo così
col negargli i suoi diritti come individuo (...) Supponiamo che un gruppo si formi
attorno alla credenza che saranno gli Ufo a salvare l’umanità. Saranno per questo
protetti, e forse avranno dei
fondi statali per una scuola
in cui i bambini verranno
cresciuti con un’incrollabile
fede negli Ufo? Non è possibile tracciare una linea certa
tra religioni “serie” e superstizioni infondate. Per questa ragione, ciò a cui le persone decidono in privato di
credere non può diventare
lo strumento per ottenere
della considerazione extra,
quando queste persone si associano ad altre». Per questi
motivi, conclude Gryiling,
«le scuole religiose (...) devono essere un affare finanziario privato, e il permettere loro di passare nel settore
assistito è un errore».
LEnGARO
Roma nei Tremila
Interrogativi dello scrittore
e accademico Jean d’Ormesson sul prossimo millennio
(22 dicembre): «Fra mille anni, nell'anno 3000, quale
spettacolo aspetterà il visitatore che si aggirerà a sua volta fra le rovine della Città
eterna? In quale universo
egli vivrà? Quale sguardo
potrà portare sui mille anni
trascorsi? La religione di Cristo regnerà ancora su una
parte del pianeta? Il papalh,
che festeggia quest’anno (...)
il proprio giubileo romano e
il duemillesimo anniversario
dell’esaltazione di san Pietro. padre della Chiesa cattolica, apostolica e romana,
sarà sopravvissuto ai mille
nuovi anni? La vecchia Europa continuerà a occupare
nel mondo il posto che tiene
oggi?». E più avanti: «Alla
soglia dell’anno 2000 la Città
eterna è il più bel posto al
mondo per sognare dell'avvenire più ancora che del
passato». Anzi, «A Roma,
più ancora che da altre parti,
la bellezza del passato ci dà
delle gioie senza fine».
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ogni tipo per aiutarci a capir®
che la Sindone è importante;!
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rultimo libro di Giorgio Bert
Come foto sbiadite
«Sono veramente innamorato di questo romanzo»: non ha usato mezzi termini Bruno Gambarotta, intervenuto sabato 22 gennaio alla biblioteca valdese di Torre Pellice per la presentazione
di Come foto sbiadite, il libro di Giorgio Bert pubblicato dall’editrice Claudiana nella collana del Centro culturale valdese. Fra
una battuta e un riferimento letterario, il simpatico scrittore e
giornalista ha condotto il numeroso e attento pubblico in un
«viaggio per epifanie», muovendosi dalle sensazioni e dai ricordi
evocatigli dallo stile dell’autore e dalle vite delle due protagoniste, Sophie e Clotilde: due donne immerse nella storia mondiale,
dalla Germania nazista alle lotte operaie francesi. Denominatori
comuni delle vicende «la vita quotidiana modellata sulla parola
di Dio» e una fede messa alla prova e sempre aperta al confronto.
Dietro il ristorante «Americano»
Fiamme a Bibiana
È stata una vera giornata di fuoco quella di sabato 22 gennaio
per gli abitanti di Bibiana. Fin dalle 5 del mattino alte fiamme sono state segnalate in una casa nella centrale via Cavour, proprio
dietro il ristorante «Americano». L’edificio, su tre piani, è di proprietà di un insegnante, Pier Giorgio Dana Borga, che nel corso degli anni aveva accumulato nella propria abitazione moltissimi libri e giornali. E proprio la carta potrebbe aver costituito facile esca
per un incendio forse dovuto a corto circuito. I vigili del fuoco
hanno lavorato per oltre 12 ore per impedire che le fiamme si propagassero alle abitazioni vicine; il tetto della casa è comunque stato completamente distrutto, ma gravi danni si riscontrano in tutta
la struttura. Grave anche un pompiere, Roberto Caffaratti, caduto
dal tetto riportando diverse frattùre, e feriti altri quattro.
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Fondato nel 18481
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Sono entrate in vigore nuove disposizioni regionali in materia di regolamenti edilizi
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Comuni e gestione del territorio
Nel futuro i problemi dovranno essere affrontati in larga parte a livello intercomunale. Numerosi
dubbi espressi già da tempo da parte degli ambientalisiti sul Piano regolatore della vai Pellice
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Le recenti disposizioni
regionali in materia di
lepolamento edilizio obbligano in qualche modo i
Comuni a confrontarsi
wn la realtà urbanistica e
territoriale della loro zona. In particolare in vai
Pellice e in vai Chisone e
Geimanasca pare stiano
venendo alla luce questioni più o meno sopite
che riguardano i piani regolatori intercomunali da
un lato e gli uffici d’area
daB’altro. Nelle valli Chis6he e Germanasca, dove
esiste un piano regolatore
intercomunale che risale
alTinizio degli Anni Ottanta e che raccoglie 14
’ Comuni suddivisi in 4 subaree definite bassa valle,
media valle, centro valle;
infine in vai Germanasca:
‘voci, per altro molto insii Stenti, parlano di un prosIsimo rientro nel sodalizio
,|di Usseaux e Pragelato
'nel territorio interessato
dal piano.
La spinta quindi sembra
andare verso un'ulteriore
integrazione testimoniata
anche dal buon funzionamento dell’ufficio di piano che si occupa in maniera sovracomunale di
gestione del territorio, di
ambiente e urbanistica. «1
tecnici deH’iifficio - dicono in Comunità - hanno
incontri periodici con i
nolleghi dei Comuni. Questo crea sicuramente una
continuità di intenti che
Imita al piano intercomunale si rivela utile nella
gestione di temi comuni
come per esempio i proMemi idrogeologici del
territorio». In vai Pellice
invece dove, ricorda qualcuno, esiste quello'che è
stato forse il primo piano
regolatore intercomunale
tiel Piemonte la situazione pare essere caratterizzata dall’emergere qua e
1“ della volontà di approntare dei piani edilizi
Sutonomi. Il Comune di
Una zona di ampliamento urbanistico a Luserna San Giovanni
Bricherasio ha già percorso questa strada e ora anche Luserna, il Comune
più grande della valle, pare intenzionata a percorrere la stessa via. Ma in
realtà come stanno le cose? «Già da quando è nato
- dicono gli ambientalisti
- il piano della vai Pellice
non era un buon piano.
Sono mancate, fin dall’inizio, le indagini approfondite anche dal punto di vista della progettualità».
Le varie varianti che via
via sono state apportate
dai singoli Comuni sono
viste da qualcuno spesso
come il frutto di una concezione esclusiva del territorio totalmente svincolata dal concetto di unitarietà previsto nel piano
«con il risultato - dicono
ancora gli ambientalisti —
di avere un piano intercomunale solo più a livello
di procedure». «È sicuramente un piano vecchio dice l’assessore all’Urba
nistica della Comunità
montana, Giorgio Odetto e ogni Comune ha il diritto di apportare modifiche
inerenti al proprio territorio. Comunque riguardo
alla posizione dei diversi
Comuni ma anche all’unitarietà degli intenti e della
definizione dell’asse di
valle (altro progetto intercomunale che questa volta
riguarda però la viabilità)
discuterà la conferenza
dei sindaci della vai Pellice che è convocata per il 2
febbraio, data in cui molti
dubbi dovrebbero essere
chiariti».
Altro aspetto che i sin- é
daci potrebbero affrontare
nel corso della loro riunione è l’ormai annosa
questione dell’istituzione
dell’ufficio di piano della
Comunità montana sentito
«sicuramente come necessità ma per cui occorrono
persone e soprattutto risorse», come sottolinea
Odetto. Le ultime norme
introdotte dalla Regione
in materia’urbanistica possono dare ai Comuni forti
possibilità di cambiamento in materia edilizia. «Per
esempio - dicono aH'ufficio di piano della Comunità montana valli Chisone e Germanasca - si potranno accrescere fino al
6% le aree artigianali con
procedure velocizzate.
L’iter di una variante potrà essere non superiore
all’anno». Occorrerà però
trovare una maggiore unitarietà di intenti, una visione di insieme di qualità
che permetta una sviluppo organico delle Valli.
Lavori in corso a Pinerolo
Forse in estate
aprirà la piscina
Potrebbe aprire i battenti al pubblico nella prossima estate la piscina di Pinerolo, dopo 10 anni dall’inizio lavori. Giovedì 20
gennaio è cominciata la
posa della copertura portante in legno che verrà
poi rivestita con lastre di
rame che andranno a formare il tetto dell’impianto. «La previsione - dice
Giulio Blanc, assessore ai
Lavori pubblici del Comune - è di giungere al termine dei lavori entro la
tarda primavera. Poi andranno effettuati i necessari collaudi e si dovrà
giungere all’assegnazione
della gestione. Le opere
murarie sono in pratica
terminate e si stanno iniziando gli intonaci. Per la
realizzazione degli impianti ci troviamo al cinquanta per cento dei lavori». La piscina disporrà di
due vasche una da 25 metri e una più piccola per i
bambini e va a inserirsi
nel complesso sportivo
che gradualmente sta nascendo in zona San Lazzaro. Rimane da risolvere il
problema della gestione
dell’impianto che va a
sommarsi a quello della
gestione del palaghiaccio.
altro tassello di quell’area
sportiva che ormai si avvicina alla sua completa
realizzazione con l’apertura, che avverrà prossimamente, del campo di
calcetto, realizzato a fianco del palazzetto e costato
120 milioni. Fra le ipotesi
che si avanzano vi è quella di una gestione congiunta dei diversi impianti (palaghiaccio e piscina
inclusi) da parte di più
società sportive riunite in
consorzio. A quest’idea si
aggiungono anche ipotesi
di gestioni separate da affidarsi a società differenti.
«Per ora non abbiamo ancora interpellato nessuno
- dice Giampiero Clement, attuale assessore allo Sport di Pinerolo - ma
abbiamo già comunque
avuto alcuni contatti con
società che si sono fatte
avanti dimostrando la loro disponibilità alla gestione degli impianti. È
nostra intenzione comunque fare partecipi delle
nostre decisioni il Consiglio comunale perché essendo gli impianti patrimonio comune è doveroso
cercare il più largo consenso possibile intorno a
decisioni a esso relative».
CONTRAPPUNTO'
GUARDARE
SENZA TOCCARE?
GIORGIO TOURN
È accaduto quest’estate;
una domenica mattina Robert Morel, il referente per
il museo di Rorà, riceve la
visita del parroco salito in
paese per la messa. «Vengo
a darle la chiave del museo»
gli dice; Robert, già un po’
duro d’orecchio, fraintende: «Vuole la chiave? Vado a
prenderla»; «No - ribatte il
parroco - glie- *■■■■
la do io!». «Come fa ad averla?». «Uno che
è venuto a confessarsi, visitando un giorno il museo ha
visto la vecchia
chiave, di quelle di una volta,
nella toppa e
non ha resistito alla tentazione di prenderla, poi si è pentito e la restituisce». E così si è ritrovata la chiave che non si sapeva dove fosse finita.
«Non dovevate lasciarla
nella toppa», dirà il saccente di turno; forse è vero
ma quella è la porta di sicurezza e come si farebbe a
usarla in caso di bisogno,
anche se non è il museo
egizio e in pochi metri
quadri uno rischia poco,
per legge si deve sempre
poter aprire e di conseguenza la chiave ci deve essere, e in una vecchia porta
la soluzione è quella della
toppa. Invece bisognerà risolvere il problema, non
solo della chiave ma di tutto il complesso dei musei,
delle mostre, di tutta la
merce culturale che si offre sul mercato perché è
evidente che stando le cose
come sono bisognerà organizzare la commercializzazione con criteri moderni.
Eravamo abituati sin
qui, in tutti i nostri ambiti,
a visite gestibili, molto limitate, di persone tranquille, attente, che il più
delle volte ritrovavano le
cose di un tempo, quelle
che avevano usato e perciò
le rispettavano perché erano cariche di ricordi, di nostalgie, di valori; oggi la situazione è radicalmente
cambiata. In tutti gli ambienti, pubblici e privati, si
parla di turismo di massa,
anche se dolce, di ecomusei
sempre aperti, di sviluppo
economico e come si sa per
fare sviluppo ci vuole movimento perché oggi tutto,
la gente, i soldi, la roba deve girare per rendere. Nel
movimento (non così facile
da fare) succede di tutto, e
alla «gente» (brutta espressione anche oggi molto usata) non interessa tanto scoprire, guardare, vedere (o
solo a pochi) ma girare; co—me alle fiere.
Fino a pochi
/ rìostn musei
devono
rapportarsi
al turismo
di massa
anni a Torre
Pellice ce ne
era solo più
una, magrolina come una
piantina rimasta senz’
acqua, oggi
spuntano come funghi e
““J“““'*'*' non ci si gira.
Questo significa che nei
luoghi offerti alla vi-sita occorre non solo ritirare la
chiave ma mettere tutto
sotto chiave, e tutto dietro
vetro a prova di proiettile:
girare senza toccare. Ma la
scienza museale odierna dice il contrario: il visitatore,
specie scolastico, deve interagire con tutti i sensi: vedere, sentire, e soprattutto
toccare, maneggiare; altroché togliere la chiave, ne
dovremo fare altre.
L’idea che il museo diventi un luogo di sperimentazione è bella e piace
anche a noi, ma bisognerà
ripensare tutto: la roba da
vedere è sotto chiave, si vede ma non si tocca, poi si
tirano fuori pezzi da far vedere e con cui giocare, fabbricati apposta naturalmente perché dopo un mese sono rotti, e poi insegnare ai giovani (perché sarà il
loro mestiere) a cosa serviva quella roba, perché non
l’hanno mai vista.
A meno (sarebbe da fantacomica) di passare tutto
quello che c’è da vedere:
fiori, stambecchi, contadini
con falce, camini con paiolo, su Cd, da visionare in un
grande salone; magari ac
compagnando la giornata
con menu tipici. Chissà che
non si faccia prima, tutto
giri di più e si evitino le
tentazioni. Lo dico scherzando, ma il problema è
più serio di quanto appare
e per impostarlo bene occorrerà lavorare con esperienza, sensibilità, cultura.
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
REDAZIONE DI PINEROLO
La nostra redazione di Pinerolo (via dei Mille
tei. 0121-371238; fax 0121-323831; e-mail
edipro@tpellice.it) è aperta al pubblico il lunedì
(ore 9-13), giovedì (15-19), venerdì 9,30-12,30.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Va tu A^ldesi
Venerdì 28 gennaio 2000
ITALGAS: BOLLETTE ESAGERATE — Sta accadendo a moltissimi cittadini della vai Pellice utenti
Italgas; la bolletta in distribuzione in questi giorni
risulta «gonfiata» sulla base di consumi presunti,
di alcune centinaia di metri cubi di gas. Le bollette
sono così più alte, rispetto al dovuto, di diverse
decine o anche centineda di migliaia lire. Il numero
verde risulta ovviamente intasato viste le proteste
e le richieste di spiegazioni degli utenti; fra l’altro
il contatore è quasi sempre collocato in modo da
poter facilmente verificare l’esatto consumo da
parte dei tecnici preposti, e allora? Se provassimo
a fare delle stime circa l’anticipo chiesto dall’Italgas alla valle saremmo sicuramente nell’ordine di
diverse decine di milioni.
INCENDIO ALL’EX STAMPERIA — Una colonna di
fumo biancastro alta una ventina di metri; «un fumo acre entrava in casa», raccontano i vicini. In
realtà si è trattato del classico «molto fumo e poco
arrosto». Lunedì 24, intorno a mezzogiorno, quattro
squadre di pompieri sono accorsi all’ex Stamperia
di Torre Pellice per un incendio appiccato casualmente a un vecchio tubo pieno di segatura. Le scintille sprigionate da un flessibile utilizzato in una officina al piano terreno hanno trovato facile esca nella segatura; nel giro di pochi minuti le fiamme sono
state completamente domate.
INCONTRO SULLA CALLIGRAFIA — La calligrafia,
come traccia lasciata dall’uomo nel corso della storia, come viaggio attraverso le espressioni della
scrittura, sarà il tema di cui si occuperà Piero De
Macchi, nella conferenza che si svolgerà venerdì 28
gennaio, alle 20,45, alla civica biblioteca di Torre
Pellice. L'incontro sarà anche l'occasione per introdurre il corso sull’arte della scrittura e le attività
che si svolgeranno nei laboratori di divertimento
calligrafico, che cominceranno a febbraio e termineranno a maggio, tutti i lunedì dalle 20,45 alle 22,45.
Il tutto è stato promosso dall’associazione culturale
«Libera officina», che da alcuni mesi propone nel
Pinerolese i suoi corsi e i suoi laboratori sull’arte,
presso la sua sede a Torre Pellice, in via Angrogna
20. Chi volesse saperne di più può rivolgersi ai numeri telefonici 0121-932530 o 0121-91162.
CHIUDE LO SPORTELLO ENEL DI PINEROLO — Dal
1° febbraio cesserà il servizio di riscossione delle
bollette presso lo sportello dell’Enel di Pinerolo.
Tutte le fatture potranno essere pagate senza spese
aggiuntive fino al 31 luglio 2000 agli sportelli della
Banca Regionale Europea a Pinerolo, Bibiana e Bricherasio, della Banca Popolare di Novara e della
Banca Sella di Pinerolo. «Con questi cambiamenti informano dall’Enel - aumentano le sedi dove effettuare il pagamento e quindi la qualità del servizio».
Finisce un’epoca e, dal 1“ agosto, aumenteranno
probabilmente i costi di pagamento.
TUTELA AMBIENTALE AL WWF — Il Wwf di Pinerolo organizza per venerdì 28 gennaio alle 21, nella
sede di via Brignone 1, una serata didattica sul tema
«Incendi boschivi». Interverrà il dott. Jacomuzzio,
dirigente del Corpo forestale dello stato. Il Wwf di
Pinerolo risponde al n. 0121-377007.
DIMINUISCE L’INFLUENZA NEL PINEROLESE —
Diminuiscono i casi di influenza nel Pinerolose. C’è
una riduzione deH’80% degli arrivi al Pronto soccorso delTAgnelli di Pinerolo; passata l’emergenza,
restano le complicanze gravi, che riempiono ancora
il reparto di Medicina generale. Il primario Giovanni Mathieu sostiene che la situazione andrà sempre
più migliorando nei prossimi giorni.
L’oreficeria
Tesi & Delmastro
di via Trieste 24, omverà un periodo di chiusura a parthe
dai 23 ^naio causa tra^erimento immediato. Scurando^
con la gentBe cUentela per i &agi arrecati, dà appuntamento
a tutti nel mese di marzo per l’apertura del nuovo negozio fai
via Savoia 12^4. Per tdtolori inf<Hmazioni telefonare al no*
mero 0121-397550 Cf^mre aDo 6339*7101925.
■ L'accesso alle piste agro-silvo-pastorali di Bobbio
Il traffico difficile è da regolare
MASSIMO CNJNE
LUSERNA: LA PRO LOCO SI SPOSTA IN STAZIONE
— Era un passaggio atteso da tempo. L’ufficio della
Pro Loco di Luserna San Giovanni nel corso della
scorsa settimana è stato spostato in accoglienti locali alTinterno della stazione Fs (foto) dove già da un
paio di anni si trova un servizio bar grazie alla collaborazione fra Comune e Fs. Siccome la Pro Loco
da tempo vende i biglietti ferroviari c’è da augurarsi
che il nuovo ufficio offra alla cittadinanza un orario
il più ampio possibile.
ANGROGNA NON VUOLE I CERVI — Stupore e unanime contrarietà ha espresso l’ultimo Consiglio comunale di Angrogna in merito alla ventilata introduzione dei cervi sul proprio territorio. La giunta
predisporrà una risposta agli organi competenti. È
stato votato un odg di adesione alla campagna per
la cancellazione dei debiti, approvato l’esercizio
provvisorio. La richiesta della minoranza di entrare
a far parte della Giunta è stata giudicata, dal gruppo
di maggioranza, ingiustificata e non rispondente alla volontà degli elettori. Il Consiglio ha preso atto
con soddisfazione della pubblicazione della guida
sulla Val d’Angrogna, resa possibile dal sostegno
della Caffarel e dalla Fondazione Crt di Torino.
UN’ANNOSA questione che ciclicamente
ritorna quella delle piste e
delle strade di montagna,
in particolare per quanto
riguarda il Comune di
Bobbio Pellice. Nuovamente si torna a discutere
dell’accesso a questi spazi
e della conseguente fruibilità. Nella seduta di
martedì 18 gennaio, il sindaco Aldo Ch£U'bonnier ha
presentato una proposta
di regolamento: «È soltanto una bozza - sottolinea
il primo cittadino di Bobbio dovremo discuterne
nella prossima seduta».
Il problema di regolare
il traffico, in particolare
sulla Villanova-Pra-Barant e nella Comba Carbonieri, è un tema da affrontare con la massima urgenza, considerando la
quantità di auto in transito soprattutto nel periodo
estivo. «Ogni strada ha le
sue caratteristiche specifiche - sottolinea il sindaco
il regolamento ha un
carattere generale, sarà la
giunta a definirlo nei particolari». I veicoli, salvo
le eccezioni riportate dal
regolamento, dovranno
essere dotati di una certificazione rilasciata dai
Comune; ci saranno fasce
orarie da rispettare, senso
unico alternato in determinate ore del giorno e limitazione del numero di
auto. «Vogliamo più attenzione per l’accesso alla
conca del Pra - assicura
Charbonnier tutto questo per evitare gli episodi
spiacevoli degli anni passati». In particolare il sindaco torna sui clienti, o
presunti tali, dell’agriturismo del Pra: «Penso a un
biglietto rilasciato a Villanova oppure a una comunicazione al Comune da
parte dello stesso gestore
dell’agriturismo». La minoranza è critica: «La boz
za contiene delle imprecisioni già rilevate da alcuni consiglieri della stessa
maggioranza - dice Davide Baridon -; se deve esserci un regolamento, deve valere per tutta la Comunità montana».
Un altro punto all’ordine del giorno era la discussione sul regolamento
edilizio proposto dalla
Regione. «Le modifiche
apportate al testo approvato - spiega il sindaco sono legate alle particolarità locali». Sarà compito
della nuova commissione
edilizia vagliare queste indicazioni. «Nell’approvazione di questo testo giacente in Regione da più di
vent’anni - rileva Baridon
- è prevalso un criterio di
fretta senza motivo: ad
esempio la modifica che
limita l’altezza degli alberi negli abitati a quattro
metri di altezza per paura
del vento è totalmente discutibile».
Nella «Storia» Einaudi
Valdesi a Torino
DAVIDE DALMAS
// UESTO lavoro
“ V^mette in discussione tutti i luoghi comuni accumulati su Torino».
È il giudizio, positivo,
dello storico Giovanni De
Luna sulla Storia di Torino di Einaudi, giunta al
nono volume, dedicato alla seconda metà del Novecento, che è stato presentato venerdì 21 gennaio a
Torre Pellice.
E l’occasione per riflettere sull’identità profonda
di una città, che si è radicalmente trasformata nel
corso degli anni centrali
del secolo. In questo grande mutamento, è ancora
possibile un’interpretazione unitaria? Secondo De
Luna sì, e va ricercata nella dimensione del conflitto, inteso non come difficoltà o crisi, ma come dimensione. ottimale per lo
sviluppo della città, che
rompe i compartimenti
stagni, mescola le espe.
rierize e le culture, scardina l’altra tendenza subal.
pina, quella alla stabilità.
Queste e altre stimolar),
ti proposte di discussioiie
non sono state purtroppo
riprese nel corso della serata, così che la presentazione particolareggiata di
un saggio del volume
quello dedicato ai valdesi, di Giorgio Bouchard, è
risultata piuttosto una cosa a sé, senza un confron.
to con le altre parti del libro e con la sua impostazione generale. Così, nonostante l’autore abbia
sottolineato, come costante della presenza valdese
a Torino, il rapporto privilegiato con il mondo
laico. In seconda parte
della serata si è risolta,
più che in una discussione, in un elenco di personaggi e momenti significativi della storia, non solo valdese ma protestante,
del Novecento torinese.
Torre Pellice: parla il presidente
Pro Loco: disertata
l'Assemblea annuale
MASSIMO GNONE
CI sono amarezza e delusione nelle parole
di Renato Pizzeu-di, presidente della Pro Loco di
Torre Pellice. L’assemblea per il rinnovo del
Consiglio è fissata per lunedì 31 gennaio al municipio, ma la riunione della scorsa settimana è stata
un fallimento: «Abbiamo
un centinaio di soci e soprattutto 5.000 abitanti
nel nostro Comune, eppure le persone presenti non
superavano la decina».
Un’occasione giusta per
discutere delle prospettive è stata completamente
disertata.
«La Pro Loco - denuncia Pizzardi, presidente
dal 1994 - ha perso identità perché totalmente assente nell’organizzazione
di iniziative sul territorio». In effetti il budget risulta quasi totalmente assorbito nella gestione
dell’ufficio turistico, senza quindi poter realizzare
altre manifestazioni. «C’è
un disinteresse diffuso da
parte degli operatori turistici e delle associazioni»: un vero paradosso
per Torre Pellice con i
suoi 36.000 pernottamenti l’anno e le oltre 50 associazioni presenti. «L’
esistenza di tutte queste
associazioni - continua
Renato Pizzardi - non è
un segno positivo: io ci
vedo egocentrismo e individualismo».
Intervista al pastore Cabrerà che lascia le Valli
Al di qua e al di là dell'Oceano
FEDERICA TOURN
Miguel Angel Cabrerà, la moglie Lili e la
figlia Leticia Ayelèn sono
di nuovo nella loro casa
di Fray Bentos, in Uruguay, dopo aver passato
due anni nella comunità
di Pomaretto in seguito a
uno scambio con il pastore Sergio Ribet.
Pochi giorni prima della
partenza, il pastore Cabrerà mi ha raccontato della
sua esperienza qui in Italia, del calore con cui è
stato accolto, delle differenze e dei tratti in comune fra le nostre chiese e
quelle delle Rio de la Piata. «Da noi le differenze
fra le comunità dipendono
soprattutto dalle tappe migratorie - spiega il pastore
Cabrerà - l’Uruguay rappresenta in un certo senso
la “voce storica”, tradizionalista, dei valdesi del Rio
de la Piata, mentre i vaidesi dell’Argentina sono
in genere più aperti alla
partecipazione, più disponibili ad accettare i cambiamenti».
- Che impressione ha
avuto invece delle chiese
delle Valli?
«Mi sembrano un po’
bloccate. La chiesa qui
più che altro “resiste” al
cattolicesimo; si dovrebbe
riscoprire il senso di movimento missionario dei
primi valdesi. Bisognerebbe riscoprire la diversità
dei ministeri, senza sovraccaricare di ruoli e
compiti la figura del pastore, e poi mettere mano
a una liturgia che mi pare
arretrata. Un esempio? La
difficoltà a introdurre la
preghiera spontanea: se
molti membri di chiesa
sono dispostissimi ad aiutarti per qualsiasi lavoro,
si aspettano però che la
preghiera e la predicazione siano competenza dei
pastori o dei laici incaricati. Inoltre avete un innario inspiegabilmente intoccabile!».
- E invece a livello di
predicazione?
«La lettura che facciamo della Bibbia è molto
tecnica, profonda da un
punto di vista esegetico
ma debole dal punto di
vista di comunicazione
del messaggio. Allora
dobbiamo chiederci come
collegare quello che abbiamo studiato con la
realtà che viviamo tutti i
giorni. Di fatto manca un
rapporto fra la teologia accademica e la pratica pastorale.
Alla «Paola»
Il mondo
delle
miniere
Laboratori didattici uniti a visite guidate all’ex
miniera di talco Paola in
vai Germanasca. È il nuovo progetto di attività che
il museo Scopriminiera
ha presentato sabato 22
gennaio nel corso di un
incontro che si è tenuto a
palazzo Bricherasio a Torino. L’iniziativa, che è riservata ai bambini delle
scuole dell’obbligo e che
partirà il prossimo aprile,
prevede l'attivazione di
una serie di programmi
indirizzati ai bambini
dell’ultimo anno delle
scuole materne e a tutti
quelli delle scuole elementari. I programmi, che
in maniera graduale permetteranno alle scolaresche oltre che di scoprire
il «mondo» miniera, anche di conoscere e approfondire la storia e la
vita dell’attività estrattiva
in vai Germanasca, prevedono che i gruppi siano
accompagnati nella loro
visita da un operatore didattico che coordinerà
tutta l’attività servendosi
anche di libretti didattici
che verranno distribuiti ai
bambini. L’intera visita
poi sarà preceduta da attività di laboratorio mirata.
Un percorso in miniera
quindi che diventa anche
un percorso didattico per
aiutare i bambini.
Una rassegna al cinema Trento
Danni ambientali
prodotti dalle guerre
POSTA
ALBERTO CORSANI
INIZIATO giovedì 27
gennaio con una serie
di videodocumentari sulle conseguenze ambientali della guerre, il programma selezionato dal
cinema Trento di Torre
Pellice dal Festival torinese «Cinemambiente»
propone per venerdì 28
una serata interamente
dedicata a 'Vittorio De Seta. Nella prima giornata i
film, proposti in mattinata agli allievi di elementari e medie, hanno toccato
la cosiddetta «Sindrome
del Golfo» (un complesso
di malattie che ha colpito
diversi soldati statunitensi e inglesi in seguito alla
guerra del 1991 con l’Iraq
di Saddàm Hussein), e in
maniera più diffusa gli
esiti dell’ultimo conflitto
balcanico. I mondi dell’
agricoltura e dell’industria sono visti quasi come organismi viventi (per
esempio il complesso industriale di Pancevo in
Jugoslavia), ridotti all’
agonia dai bombardamenti, ma essi stessi minaccia
per l’altro mondo, quello
dei campi infestati dalla
diossina (probabilmente
peraltro quelle fabbriche
erano già ampiamente inquinanti prima dei bombardamenti).
Vittorio De Seta viene
invece proposto per la sua
serie di documentari de
dicati alla Sicilia e realizzati tra il 1954 e il 1955.
Della terra isolana l'autore
mostra tradizioni e mestieri dalla pesca al pesce
spada alla Pasqua alla solfatara considerati forse in
via di sparizione (ma lo
scrittore Vincenzo Consolo, nel suo ultimo e bellissimo libro di saggi uscito
in autunno con il titolo Di
qua dal faro, ne ha evocato ancora il fascino e la
storia). Sono suggestioni
che credevamo dimenticate, anche per il linguaggio. La serata sarà conclusa da un incontro con
Gaetano Capizzi e Stefano
Susca, curatori di «Cinemambiente», e il critico
Gianni Volpi, autore di un
libro su De Seta. Nella
mattinata agli allievi delle
scuole verranno dedicati
altri film della rassegna
torinese.
HOCKEY
A RADIO BECKWITH
La radio, in concomitanza con la seconda
fase del campionato,
presenta un approfondimento sui temi della settimana con ospiti in studio e telefonate in diretta nel nuovo programma «Over time», il giovedì, a partire dal 27
gennaio, ore 21-22.
I volontari
e il mutuo
auto-aiuto
Gentile direttore,
poco più di un mese fa
si è tenuto un incontro
tra diverse realtà del volontariato locale per discutere insieme dell'esperienza dei gruppi di
auto-mutuo aiuto; è stato
un incontro importante,
estremamente partecipato, dove diverse realtà si
sono raccontate, hanno
condiviso le esperienze,
le sofferenze, la voglia di
fare e di non farsi sopraffare dalla disperazione, a
partire dalle esperienze
personali e collettive.
L’esperienza di messa
in comune di problemi
legati ai tumori al seno,
all’alcolismo, alla sieropositività, all’obesità,
all’handicap, alla sofferenza mentale costituisce
a nostro avviso una risorsa incredibile. I gruppi di
auto-mutuo aiuto costituiscono una risposta
concreta, sempre più diffusa, alla crisi dello stato
sociale, una risposta che
rovescia l’immagine del
soggetto bisognoso di cura appiattito nella diagnosi e rinchiuso nel sintomo e rivalorizza e rafforza le competenze dei
soggetti in difficoltà.
Questo permette loro la
condivisione e la descrizione dei problemi, aumentando le opportunità
di scelte, ampliando le
reti informali di sostegno
e solidarietà. Questo processo, e le esperienze finora fatte anche a livello
locale lo confermano, riesce in molti casi a produrre senso di identità,
protagonismo dei singoli
in una dimensione sociale di gruppo.
L’auto-mutuo aiuto in
pratica indica una prospettiva diversa di approccio alla propria condizione, con gli obbiettivi
dichiarati di
- introdurre un modo
di stare insieme prendendosi carico attivamente
dei problemi comuni;
- favorire l'emergere di
nuove capacità e nuove
competenze proprie ad
ognuno.
E una sfida forte anche
per la società; se le persone riescono a costituire
una rete di aiuto reciproco possono dar vita a una
comunità competente e
in grado di offrire sostegno ai propri membri.
Stiamo lavorando in
questa direzione; le prime
proposte operative sono
quelle della costituzione
di un centro di documentazione sull'auto-mutuo
aiuto, dell’elaborazione di
un progetto di formazione
e di messa in rete delle
realtà già operanti, della
costruzione sulla base dei
bisogni che emergeranno
dai nuovi gruppi dell’auto-mutuo aiuto.
Per ottenere ulteriori
informazioni, ci si può rivolgere il lunedì dalle
17,30 alle 19 all’Arci
Nuova Associazione, via
San Giuseppe 8, Pinerolo. Tel. 0121-322529. E
mail: pinerolo.arci@tin.it.
Il presidente Arci
Nuova Associazione
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Venerdì 28 gennaio 2000
Delle Vai.i.ii moESi
PAG- 13 RIFORMA
Luserna San Giovanni
Il servizio civile
scuola di cittadinanza
MASSIMO CNONE
UNA bottiglia stappata
per le grandi occasioni, o più semplicemente
nn sorriso. Forse queste
sono state le reazioni di
jnolti ragazzi alla notizia
.della fine della leva obbligatoria. Basta con la naia,
le lunghe file nelle sale
grigie del distretto militare, il rinvio negli ultimi
giorni di dicembre. Ma attenzione: «La sospensione
della leva non significa
l'abolizione, anche perché
si andrebbe contro l’art.
52 della Costituzione», ci
¡nette in guardia Roberto
Minervino, segretario najjionale della Lega obiettori di coscienza (Loc), injervenuto al dibattito di
venerdì sera a Luserna
San Giovanni organizzato
da Comune e dall’Associazione pace vai Pellice. E
poi «la disposizione è valida finché ci saranno volontari»; la leva rimane
uno spazio aperto, così come l’obiezione di coscienza, ormai un’opportunità
presa in considerazione
da 100.000 giovani l’anno.
Possono tirare il fiato i
numerosi enti e le associazioni che, anche nel Pinerolese, impiegano gli
.'obiettori e che nell’ipotesi
di tramonto della coscrizione obbligatoria hanno
visto la fine del lavoro a
poche spese e di un contributo indispensabile alle
proprie attività.
«L’identità dell’obiettore di coscienza - rilevano
dalla Loc - va sempre più
perdendosi: un tempo si
conoscevano la storia e
l’importanza del pensiero
nonviolento». Molta strada è stata comunque fatta
dall’approvazione della
I^ge 772 nell’ormai lontano 1972, una norma poi
abrogata dalla legge 230
del 1998. Per il futuro si
delineano due possibilità.
«La prima opzione - spiega Minervino - prevede
un servizio civile che potremmo definire “credito
formativo”, in cui predomina la crescita educativa
e culturale del ragazzo; la
seconda prevede una crescita legata al lavoro, ma
così si rischia un esercito
di lavoratori atipici». Occorre una formazione specifica, soprattutto per i responsabili del servizio civile, una formazione che
costa e che lo stato non ha
i fondi per pagare: «È necessario un protagonismo
dei soggetti, obiettori che
acquistino consapevolezza ed enti che considerino
l’opportunità di creare uri
coordinamento per la formazione e la gestione del
servizio civile». Un peccato constatare che all’incontro di venerdì sera pochi fossero i responsabili
intervenuti e nessuno dalle opere valdesi. «Il servizio civile - dice ancora
Fausto Angelini, segretario provinciale della Loc può essere una “scuola di
cittadinanza” quando altri
spazi sembrano in crisi».
Alia Vaccera un nuovo spazio di accoglienza
Nasce un rifugio multifunzionale
PIERVALDOROSTAN
Fra qualche mese la
vai d’Angrogna avrà
una struttura ricettiva in
più: sta sorgendo a cinque
minuti dal colle della
■Vaccera, nel luogo dove
c’era un tempo l’albergo
Benech, su iniziativa dell’associazione «La jumarre» che due anni fa ha
colto l’occasione dei finanziamenti europei per
presentare il suo progetto;
una casa dove trascorre
delle vacanze, in un ambiente unico, su un balcone naturale che si affaccia
sulla pianura. Da 12 anni
gestore del rifugio Vaccela insieme alla moglie
Paola, Vincenzo Piccione
è il presidente de «La jumarre» e la persona che
più direttamente segue
l’evolversi del progetto. I
lavori sono a buon punto
(la scorsa settimana è stato ultimato il tetto) e già
si intravedono le stanze,
gli spazi comuni, ampie
balconate utilizzabili dai
gruppi di ospiti, un montascale, i servizi. Sono
state realizzate opere volte a evitare la dispersione
del calore ma la scelta del
risparmio energetico si
concretizzerà anche attraverso l’installazione di
pannelli solari per la produzione di acqua calda.
Saranno una cinquantina
i posti letto, con un investimento che, chiavi in
mano, non sarà lontano
dal miliardo; una parte,
circa 340 milioni, arrivano dall’Unione europea
tramite Regione e Comunità montana, per il resto
saranno i soci dell’associazione a farsi carico dei
costi «La struttura nasce
suH’architettura della “Ca
d’ia pais”, tutta pietra e
legno - spiega Piccione -,
e sarà utilizzabile dalle
famiglie che vorranno trascorrere un periodo nel
verde partecipando anche
ad attività che come accompagnatori naturalistici offriremo, dalle passeggiate alla scoperta delle
specie botaniche o alla
palestra di arrampicata,
per non parlare del “sentiero dei partigiani” con
l’ecomuseo della Barma
che sorgeranno a pochi
minuti di qui».
C’è un aspetto della pro
Angrogna: i lavori alla nuova struttura ricettiva alla Vaccera
posta che mostra tutta la
sua valenza sociale; l’intenzione di rendere fruibile non solo la casa ma anche gli spazi circostanti da
persone portatrici di handicap: «Effettivamente è
così - ammette Piccione -;
intendiamo lavorare e proporre attività soprattutto
per i disabili motori e per i
non vedenti. Abbiamo già
diverse idee in testa, compresi dei percorsi nella natura, con tabelle e ambienti diversi utilizzabili grazie
a carrozzine a cingoli adatte al territorio. Sono già
stati presi contatti con le
associazioni che lavorano
sull’handicap e abbiamo
rilevato come esistano pochissimi spazi di svago o
divertimento per chi ha un
problema di movimento,
anche solo temporaneo, legato a un incidente».
L’idea di realizzare questa struttura è nata fra operatori turistici non della
valle eppure da molti anni
impegnati su questo territorio, al rifugio Vaccera in
particolare. «Il rifugio continuerà la sua attività che
resta comunque stagionale
e con dei limiti di spazio riprende Vincenzo Piccione -; nella nuova struttura
si potranno ospitare gruppi, per svago ma anche per
studio, e ci saranno gli
spazi necessari per poterlo
fare». La speranza dei promotori è quella di riuscire
a chiudere i lavori entro
l’estate, in modo da poter
già accogliere ospiti nel
2000; senza dimenticare la
dimensione occupazionale
che dovrebbe avere indubbie ricadute positive: «DL
rettamente lavoreranno tre
o quattro persone ma, conclude Piccione - avremo modo di offrire opportunità di lavoro a im gran
numero di persone nell’indotto: penso a guide e accompagnatori che saranno
impegnati in modo più
continuativo, agli educatori ambientali, ai luoghi
storici e ai musei, ma anche ai produttori agricoli e
artigiani della zona».
iPn Si pretenide che l'insegnamento cattolico nelle strutture pubbliche sia l'etica di tutti
Nella scuola italiana non esiste l'ora di religione
MARCO ROSTAN
Non esiste la religione, ci sono soltanto le religioni, al
plurale. Come non esiste la Chiesa italiana, ma soltanto le chiese,
cattolica, avventista, valdese e
via dicendo. Sembra talmente
ovvio, eppure occorre continuate a ripeterlo di fronte alla disinformazione e alla falsificazione dei giornali e della televisione. Quanto poi alla scuola italiana, non esiste nei suoi attuali
programmi un’ora di religione,
Come invece sono indotti a credere ogni anno alunni e genitori,
nel momento delle iscrizioni. Gli
iccordi fra la Repubblica italiana
a la Chiesa cattolica prevedono
infatti soltanto la presenza dell’insegnamento religioso cattolico, affinché chi vuole se ne avvalga. Dispiace che anche il nuovo vescovo di Pinerolo, in una
tacente lettera agli studenti e alle
famiglie, alimenti (volutamente?)
questa confusione e parli di
Un’ora di religione che dovrebbe
essere scelta con convinzione da
tutti, perché non richiede alcuna
adesione confessionale.
Di fronte a questi periodici appelli, capisco bene che per molte delle nostre famiglie tutto satebbe più semplice se anche le
uhiese valdesi avessero chiesto
m avere il loro insegnamento rengioso nella scuola, a spese dello
*tato. Questa del resto è la positdone di molte chiese protestanti
In Europa, anche se in alcuni
paesi, più opportunamente, nelt ora stabilita, gli alunni escono
da scuola e si recano, per l’inseSuamento religioso, presso le ri•pettive chiese. Come chiese
Uvangeliche in Italia abbiamo
però scelto diversamente, perché
riteniamo che l’educazione religiosa sia di specifica competenza
delle famiglie e delle chiese.
La scuola, che è di tutti e per
tutti, mal sopporta al suo interno
un insegnamento confessionale
fatto da docenti che per poter essere nominati devono avere il
gradimento, di un’autorità ecclesiastica. Un insegnante bravissimo ma divorziato, ad esempio,
non avrà l’incarico. La nostra impostazione, tra l’altro, è l’unica
sensata in un contesto sempre
più multireligioso: diversamente
potrebbe succedere che, per una
sola ora di lezione, si debbano
pagare vari docenti di diverse
confessioni religiose per assicurare lo stesso trattamento a tutti
gli alunni. Da parte cattolica si
sostiene, e anche il vescovo riprende questo argomento, che i
contenuti dell’ora di religione
cattolica non richiedono alcuna
adesione confessionale, che l’approccio è scientifico e che in definitiva si parla dei supremi valori della vita, una cosa dunque
che riguarda tutti.
Non c’è dubbio che in molti
casi l’insegnamento religioso cattolico è svolto da persone valide
e in modo apprezzato; il suo carattere confessionale, tuttavia
non dipende tanto dai contenuti
ma dal fatto che questo insegnamento, pur organicamente inserito nell’orario regolare, non è gestito dalla scuola, i suoi testi sono gli unici che non hanno bisogno dell’approvazione da parte
del collegio dei docenti, i suoi
insegnanti hanno una libertà di
insegnamento vigilata. Se infatti
è estremamente importante che
nella scuola si parli di libertà, di
giustizia, di solidarietà, di etica,
perché questo discorso deve es
sere appannaggio di una confessione religiosa? Non è forse questa una parte essenziale del progetto educativo della scuola cui
concorrono tutte le materie e tutti gli insegnanti? Perché mai ci
dovrebbe essere una materia a
statuto speciale, con dei docenti
a statuto speciale?
Certamente ci sono dei testi biblici, come sostiene il vescovo,
che valgono tanto o di più dell’Eneide o dell’Odissea, e che
meritano di essere studiati a
scuola; ma soprattutto, aggiungo
io, c’è nella scuola italiana una
grande ignoranza religiosa e sulle religioni, una impreparazione
culturale a comprendere i profondi legami tra fatti religiosi e
vicende sociali, culturali e politiche nella storia dell’umanità. Come evangelici ci stiamo battendo, e stiamo gli unici a farlo in
questo paese clericale, perché
questa grave carenza venga in
parte colmata. Proprio perché
vogliamo che la scuola sia laica e
plurale, riteniamo che nei suoi
programmi, nelle materie esistenti o in modi da progettare, si
debba dare rilievo ai fatti religiosi, ai testi, alla storia delle religioni, alla realtà religiosa nel
mondo di oggi. Si dovrà perciò
operare nella formazione universitaria dei docenti affinché questa dimensione religiosa possa
essere adeguatamente sviluppata
nel programma complessivo di
ogni scuola, per tutti gli alunni,
da parte di insegnanti assunti,
come gli altri, unicamente in base alle proprie capacità e non dipendenti da alcuna confessione
religiosa. Soltanto in questa prospettiva si può trovare una soluzione valida ad un problema che,
in Italia, ci divide profondamen
te con la Chiesa cattolica, soltanto lavorando in questa direzione
la scuola può essere di tutti, laica, pluralista e nel medesimo
tempo, le fedi, i fatti religiosi potranno essere affrontati in modo
culturalmente e storicamente serio, senza che una confessione
religiosa maggioritaria sia percepita come quella che è depositaria dell’etica e dell’educazione
morale dei giovani e altre, di minoranza, siano confinate nel privato o più semplicemente ignorate. A parole, molti in Italia sono d’accordo su questa impostazione che tra l’altro è l’unica degna di una scuola europea, e tra
questi molti cattolici e anche dei
vescovi. Non ci nascondiamo le
difficoltà nel tradurre le intenzioni in fatti: è un cammino lungo, pieno di ostacoli, ed è preoccupante che nella complessa
riforma scolastica che il Parlamento sta discutendo non ci sia
alcun cenno a questi problemi.
È una strada ostacolata dal
grande macigno del Concordato
e dell’attuale ora di insegnamento religioso cattolico: il macigno
va spostato, se non può essere
tolto. Non ci si illuda su possibili «gestioni ecumeniche» dell’attuale ora di religione cattolica:
sarebbero solo pasticci. È da parte cattolica che deve venire una
rinuncia al proprio insegnamento confessionale, perché nella
scuola si possano affrontare con
serietà e libertà i grandi interrogativi etici, si possano conoscere
meglio le religioni e il senso delle varie fedi che l’umanità esprime. Vogliamo sperare che anche
il vescovo di Pinerolo sia sensibile a questa necessaria trasformazione e lavori nella sua chiesa
per favorirla.
NELLE CHIESE VALDESI
1® CIRCUITO — Venerdì 28 gennaio, alle 20,30 a Luserna
San Giovanni, incontro teologico introdotto dal past.
Fulvio Ferrarlo sul tema «Conciliarità della chiesa. Quale
modello? Quale unità dei cristiani?».
3° CIRCUITO — La prossima assemblea di circuito si terrà
venerdì 28 gennaio, alle 20,30, a Chiotti, con un intervento di Alida Long, che parlerà della Ciov; inoltre avverrà l'elezione del Consiglio di circuito.
INCONTRO ECUMENICO — Al Centro anziani di Porosa Argentina, giovedì 3 febbraio, alle 20,30, incontro ecumenico di preghiera per l'unità dei cristiani.
ANGROIjNA — Giovedì 27 gennaio, alle 16,30, culto
all'ospedale di Torre Pellice, a cura della comunità di Angrogna. Giovedì 3 febbraio, nella scuola grande, alle 21,
il pastore Donato Mazzarella parlerà su «Protestanti e
cattolici a confronto». Riunioni quartierali: martedì 1°
febbraio al Serre, martedì 8 al Martel. Domenica 6 febbraio, assemblea di chiesa nella sala unionista, alle 10,
su consuntivo 1999, relazione sulla ristrutturazione della
Sala unionista, elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
BOBBIO PELLICE — Culto animato'dai giovani domenica
30 gennaio. Incontro dell'Unione femminile domenica 30
gennaio. Martedì 1° febbraio, alle 20, riunione quartierale al Podio. Domenica 6 febbraio assemblea di chiesa con
approvazione consuntivo 1999 e preventivo 2000.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali, venerdì 4
febbraio, agli Airali, martedì 8 febbraio alla Catterà, giovedì 10 a Fondo San Giovanni; inizio ore 20,30.
MASSELLO — Domenica 30 gennaio culto.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 1° febbraio, riunione quartierale alla Baissa, alle 14,30; mercoledì 2, alle 14, riunione quartierale alle Grangette.
POMARETTO — Domenica 30 gennaio, assemblea di chiesa
sulla relazione finanziaria. Mercoledì 2 febbraio, alle 20,
riunione quartierale ai Pons, venerdì 4 febbraio, alle 15,
riunione quartierale all'Inverso Clot.
PRAMOLLO — Riunione quartierale, giovedì 27 gennaio,
alle 20, ai Pellenchi.
RORÀ — Continuano gli incontri alle Fucine sulla figura di
Gesù, giovedì 27 il tema sarà: «Il Gesù di Pier Paolo Pasolini», con film. Venerdì 28, ore 20.,45, gruppo teatro alla
sala Morel. Domenica 30 al tempio, alle ore 10, culto di
fine mese con la scuola domenicale e il precatechismo dal
tema: contro una malattia di nome lebbra, la solidarietà.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 28 gennaio
agli Appiotti, martedì 1° febbraio all'Inverso, venerdì 4
febbraio alla Ravadera. Domenica 30 gennaio la scuola
domenicale di Torre Pellice incontrerà quella di Prarostino
a Prarostino, i bambini e le bambini che intendono partecipare alla giornata possono mettersi in contatto con i
monitori. Martedì 1” febbraio, alle 15, alla Casa unionista,
su organizzazione della Società delle missioni-Cevaa, il
pastore Franco Taglierò presenterà le decisioni prese dal
Consiglio della Cevaa e, con la proiezione di diapositive,
parlerà della situazione in Nuova Caledonia. Domenica 6
febbraio, alle 10, assemblea di chiesa, con elezione dei
deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo, su relazione finanziaria e preventivo, elezione dei revisori.
VILLAR PELLICE — Domenica 30 gennaio, alle 10, assem
blea di chiesa per definire l'impegno finanziarlo della
chiesa. Lunedi 7 febbraio riunione quartierale alla Piantà.
VILLAR PEROSA — Martedì 1° febbraio, riunione di famiglia e quartiere a Dubbione.
VILLASECCA — Domenica 30 gennaio, assemblea finanziaria.
Un concerto a Torre Pellice
Steve Lacy, maestro
del sax soprano
Sabato 29 gennaio, alle
21,15, al teatro del Forte
di Torre Pellice, ritorna la
stagione concertistica invernale organizzata dalla
associazione musicale Divertimento. Ospite della
serata Steve Lacy, sassofono soprano.
Parlare brevemente di
Steve Lacy è praticamente
impossibile. Sarebbe forse
sufficiente elencare le sue
numerosissime collaborazioni con musicisti, poeti,
pittori, danzatori per capire di quale levatura e di
che tipo di coltissimo
musicista si sta parlando.
Citiamo solo alcuni nomi:
Cecil Taylor, Gii Evans,
Thelonius Monk, Roswell
Rudd, Carla Bley, Gato
Barbieri, Don Cherry, Antony Braxton, Giorgio Gaslini, Enrico Rava, il poeta Brion Gysin e tantissimi altri artisti.
Lacy ha sempre sostenuto che «una vera ricerca
artistica non può, non deve essere limitata ad un
solo aspetto della musica:
ricercare significa esplorare spazi che possono significare un accrescimento
della conoscenza. Io imparo ogni giorno qualcosa,
da ogni musicista che
ascolto o con cui suono,
imparo da tutto ciò che mi
circonda. Tutti coloro che
sono interessati a creare
mi interessano, da Cootie
Williams a Lao Tsè o Ezra
Pound; la ricerca è solo
una questione di appetito
costante per cose nuove».
In questo suo percorso
musicale di continua ricerca, Steve Lacy ha suonato in situazioni le più
svariate e in contesti spesso diversi, percorrendo
dalle origini fino ai più
oscuri recessi la storia della musica improvvisata;
dalle sue eccellenti riletture dell’universo compositivo di Duke Ellington, a
quelle di Thelonius Monk,
dalle collaborazioni con la
Jazz Gomposers Orchestra
a quella di Carla Bley, dalla Globe Unity Orchestra
di Alex von Schlippenbach all’area colta del gruppo di Musica elettronica
viva di Frederic Rzewski,
Alvin Curran e molti altri
sperimentatori.
Steve Lacy è uno dei pochissimi sassofonisti ad
essersi dedicato esclusivamente al sassofono soprano di cui ha esplorato,
sfruttato e ritrovato le possibilità sonore più nascoste: dall’acuto più sostenuto al grave più corposo,
creando una sonorità unica e particolarissima e facendone il maggiore esponente del sax soprano nel
jazz contemporaneo.
SOS ALCOLISMO
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249
Si retf Ror» per lo spazio coooomo
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^ldesi
Venerdì 28 gennaio 2000
GLI SPORT
HOCKEY GHIACCIO
La Valpe chiude la prima fase vincendo; ottiene
il risultato pieno in due
trasferte consecutive (e
già questo è un record
nelle varie presenze in serie A) e si accinge alla seconda fase con tranquillità e buone prospettive.
Vincendo a Como e a Vipiteno (sempre senza gli
infortunati Olivo e Dorigatti) i valligiani salgono
all’S'^ posto, con 42 punti
di cui 14 (1/3) ereditati
per la seconda fase. A
contendere l’accesso ai
play off al Valpellice saranno Alleghe (18 punti),
Renon (10), Appiano (7) e
Val Venosta (3). E sarà un
inizio «morbido»; il 25
gennaio, prima giornata, i
valligiani avranno il riposo, il 29 gennaio, in casa,
il Val Venosta; seguiranno
due trasferte impegnative,
la prima il l'^ febbraio ad
Appiano, la seconda il 3
febbraio ad Alleghe. Ci
sarà poi una pausa per gli
impegni della nazionale e
successivamente: ValpeRenon (15 febbraio), Val
Venosta-Valpe (22), Valpe-Appiano (26), ValpeAlleghe (29), Renon-Valpe
(2 marzo). La formula del
campionato prevede tre
gironi (A, B e C), il primo
tra le prime cinque, sicure
dell’accesso ai play off, il
secondo e il terzo, con le
altre dieci. Le vincenti del
secondo e terzo girone si
aggiudicheranno l’accesso
ai play off direttamente;
l’8° posto dell’ultima fase
verrà fuori da un confronto diretto fra le seconde
classificate dei gironi B e
C da disputarsi il 4 marzo.
Intanto, come classica «ciliegina», potrebbe arrivare
a fine gennaio un rinforzo
di peso: il terzino Pierangelo Cibien, campione
d’Italia col Merano ma attualmente in Messico per
lavoro, ha firmato per il
Valpellice. La sua presenza a Torre Pellice sarebbe
davvero un bel colpo.
Como-Valpellice 1-3
Gran serata per Ralph
Marziale che sigla le tre reti vincenti. L’inizio è folgorante: due reti per la
Valpe e altre cinque occasioni sfuggite di un soffio,
poi esce il Como e la Valpe arretra, troppo. Prima
dello scadere arriva il gol
di Sultanovic e il secondo
tempo è pura sofferenza.
Nel terzo tempo i valligiani si riaffacciano nell’area
comasca ma realizzano la
terza rete a 6” dal termine,
quando il Como aveva tolto il portiere nella speranza di ottenere, con l’uomo
in più, almeno il pareggio.
30^ giornata
Bolzano-Fassa 5-1; Brunico-Como 6-4; Val Venbsta-Alleghe 2-4; AsiagoAppiano 18-0; AuronzoRenon 9-2; Varese-Zoldo
1- 6; Vipiteno-Valpellice
2- 3. Riposa Merano.
Classifica finale prima
fase
Asiago 80, Merano 67,
Fassa 65, Bolzano 64, Vipiteno 59, Alleghe 56,
Brunice 53, Valpellice 42,
Como 38, Renon 31, Auronzo 26, Appiano 23, Varese 11, Val Venosta 9,
Zoldo 6.
TENNIS TAVOLO
Vipiteno-Valpellice 2-3
L’ultima giornata della
prima fase porta la vittoria più inattesa. Se il Brunice batte il Como l’8° posto è comunque sicuro ma
il Valpellice è in serata e
chiude il primo tempo in
vantaggio (reti di Marziale, quarto marcatore del
campionato con 31 centri,
e Cintori, la seconda addirittura in inferiorità numerica). Il vantaggio di
una rete (gli altoatesini
hanno segnato con Gschliesser) resterà tale fino
alla fine: nel secondo
tempo il Valpellice trova
la rete a 4” dalla sirena e
nel terzo il Vipiteno segna solo una volta. Ultima giornata col «botto»
dunque; a questo punto
l’appuntamento è per sabato 29 col Val Venosta.
Finita l’influenza il
Valpellice torna a vincere;
in Cl i valligiani guidati
da Gay e Rosso espugnano
il campo del San Francesco Novara vincendo per
5-2. In C2 il Valpellice
vince per 5-4 a Rivoli, con
3 punti del solito Migliore
e uno di Ghiri e Piras,
mentre in DI la squadra
«A» ha vinto 5-1 sul Rinasca (due punti di Girardon e Picchi, uno di Ghirardotti) e la squadra «B»
ha perso a Torino con la
capolista Telecom con un
solo punto di Rossetti.
APPUNTAMENTI
VOLLEY
29^ giornata
Fassa-Vipiteno 1-4; Merano-Zoldo 11-5; ComoValpellice 1-3; AllegheBrunico 5-2; Renon-Bolzano 2-4; Asiago-Val Venosta 10-0; Appiano-Auronzo 12-4. Riposa Varese.
Ancora un bel successo
per il Body Cisco che in
B2 maschile ha superato
per 3-0 il Bellusco e sale a
18 punti, perde ancora il
Cerutti in B2 femminile,
0-3 a Valenza. Nel campionato allieve il 3S Luserna ha battute le cugine
del 3S Pinerolo per 3-1;
fra gli allievi il Kappa Torino ha superato il 3S Pinerolo per 3-0, e fra le juniores il 3S Luserna ha
battuto il Piscina per 3-0.
27 gennaio, giovedì
PINEROLO: Al cinerha
Italia, per cineforum, «Soldi sporchi», alle 20,45.
TORRE PELLICE: Alla
biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, alle
15,30, conferenza su «L’
origine dello zen» con la
dott.ssa Bruna Gallino.
TORRE PELLICE: Alle
21 è convocato il Consiglio comunale; fra gli argomenti in discussione
interventi edilizi in zona
Tagliaretto e Comitato
olimpico di Torino 2006.
BRICHERASIO: Alle
20,45, al Centro culturale,
per l’Unitrè, incontro su
«Dal mondo antico alla
moderna impiantologia».
28 gennaio, venerdì
PINEROLO: Nella sede
del Wwf, presso museo di
Scienze naturali, alle 21,
serata didattica su «La tutela ambientale e le norme
che la disciplinano».
TORRE PELLICE: Alle
21 si riunisce il Cpnsiglio
della Comunità montana
vai Pellice; in esame, tra
l’altro, l’adesione al Comitato olimpico di Torino
2006 e le comunicazioni
del presidente circa il Piano di sviluppo.
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle
21, concerto «The classics
for jazz», con Alessandro
Molinaro, flauto, Gian
Paolo Lopresti, chitarra,
Girogio Spriano, pianoforte, Roberto Bevilacqua,
contrabbasso, Gianfabio
Capello, batteria.
29 gennaio, sabato
CUMIANA: Alle 21,15,
nella sala «F. Carena», va
in scena «Gioanin Martoglio el re del petrolio», replica il 30. Lire 12.000.
Per la pubblicità su queste pagine
tei. 0121-323422 - fax 0121- 323831
POMARETTO: Alle ore
20.45, nel tempio valdese,
concerto dell’Unione musicale di Inverso Rinasca;
ingresso libero, offerte in
favore della ristrutturazione del teatro.
PINEROLO: Al teatro
Incontro, alle 21,15, il Laboratorio teatro Settimo
Beppe Rosso, presenta
«Camminanti», ingresso lire 15.000, ridotto 12.000.
30 gennaio, domenica
PINEROLO: Al teatro
Incontro, alle 16, la compagnia «Arrivano dal Mare!» presenta «Racconti intorno al fuoco», storie narrate con attori, pupazzi,
oggetti. Ingresso prezzo
unico lire 6.000.
31 gennaio, lunedi
TORRE PELLICE: Al
Ciao, via Volta, inizia un
corso di organetto per
principianti ed esperti, tenuto da Gigi Sapone, del
gruppo «Les Arbossellas».
febbraio, martedì
TORRE PELLICE: Nell’atrio del Centro culturale «10 anni di mostre a
Massello», aperta fino al
31 marzo.
3 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
ore 15,30, alla biblioteca
della Casa valdese, per
l’Unitrè, concerto con
Sandro Tognatti, clarinetto, Paola Michielin, clarinetto, Giorgio Sogno, pianoforte, con musiche di
Krommer e Mendelssohn.
4 febbraio, venerdì
PINEROLO: Alle 17, al
Salone dei cavalieri, incontro su «Le politiche attive per il lavoro; i nuovi
istituti e il loro funzionamento», con Giancarlo
Tappato.
5 febbraio, sabato
LUSERNETTA: Nella
sala polivalente, alle
20.45, l’associazione Kalendamia propone una serata di danze eccitane.
SERVIZI
VALU
CHISONE - GERMANICA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 30 GENNAIO
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
VALPELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233 I
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 30 GENNAIO
Bricherasio: Ferraris - via V.
Emanuele 83/4, tei. 59774
CINEMA
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 28
alle 21, Un uomo per bene; sabato 29, ore 21 Happy, Texasdomenica 30, ore 15 e 17, ^
martedì 1° febbraio, ore 19 j
21, Fantozzi 2000, la clonazione; domenica ore 19, 21,
lunedì e giovedì, ore 21, La figlia del generale.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 27 e venerdì 28,
ore 21,15, Festival internazionale di Cinemambiente; sabato
29, ore 20,15 e 22,10, domenica 30, ore 16, 18, 20,15 e
22,10, lunedì 31, ore 21,15
Tarzan (cart. animati).
PINEROLO — 11 cinema
Hollywood propone Se scappi
ti sposo, con orario 20 e
22,30; il cinema Ritz ha in
programma Al di là della vita,
di Martin Scorsese.
I programmi della settimana
Radio Beckwith
FM 91.200- 96.550
Continua a rinnovarsi la programmazione di Radio Beckwith Evangelica con una confermata attenzione all’informazione, alla salute e alla cultura. Dopo il primo appuntamento di lunedì con
Franca Coìsson, presidente della Ciov, sarà ospite
negli studi di Luserna San Giovanni il responsabile del sistema informativo degli ospedali valdesi,
Dario Padrone: la trasmissione è prevista per il 31
gennaio in diretta alle 16,30 e in replica il mercoledì successivo alle 9. Lunedì 7 febbraio ci sarà
Gianfranco Bleynat, che aggiornerà gli ascoltatori
sui lavori in corso all’ospedale di Torre Pellice.
Sempre a proposito di salute, continua la collaborazione con l’Asl 10: venerdì 18 alle 16,30 ci sarà
Ugo Malcangi, primario di nefrologia a Pinerolo,
che parlerà su «Diagnosi precoce e prevenzione
dell’ipertensione»; replica il lunedì alle 9.
L’appuntamento con l’editoria locale e Alzani di
Pinerolo è per il venerdì alle 17,15 in diretta e il
sabato alle 10,15; il 28 gennaio ci sarà Liliana Rasetti. Da segnalare un gradito di ritorno: Sergio Pasetto e la sua rassegna stampa settimanale Fra le
righe. Il programma va in onda in diretta ogni lunedì alle 10,15 e in replica alle 15. Sono intanto
iniziati anche i nuovi programmi musicali per i
giovani, in diretta nelle sere di lunedì, mercoledì e
venerdì a partire dalle ore 21.
Informazione pubblicitaria —
Il presidente dell’Acea, Erminio Ribet, riflette sui prossimi sforzi che l’azienda consortile dovrà compiere
Un investimento pensando ai futuro
Sopraelevare la discarica costerà ventuno miliardi - Tre anni difficili, poi la ripresa - Un impegno per evitare guai
Quando, nell’ottobre scorso, Erminio
Ribet assunse la carica di presidente
del Consorzio Acea forse non immaginava di imbarcarsi per un viaggio in
un mare così denso di insidie. E bastato poco, però, per capire la portata
della sfida che attende l’azienda nei
prossimi anni: il mercato. E non solo.
Un quadro che adesso il presidente
Ribet ha deciso di illustrare per filo e
per segno agli amministratori dei Comuni pinerolesi consorziati.
Ribet le chiama «comunicazioni territoriali» e spiega: «Fin dall’inizio ho
deciso che la mia presidenza sarebbe
stata caratterizzata da una forte collaborazione con i Comuni consorziati;
questi incontri servono a chiarire la
portata dei problemi che sono di grande spessore». Abbiamo chiesto a Ribet e al direttore dell’azienda Francesco Carcioffo di illustrarci di cosa si
tratta.
Che cosa sta spiegando in queste riunioni?
«Sto portando all’attenzione degli amministratori soprattutto due temi fondamentali: la futura trasformazione
del Consorzio in società per azioni e
la necessità di reperire denaro fresco
per superare l’emergenza rifiuti».
Cominciamo dalia Spa, che potrebbe significare l’apertura ai
privati; non tutti la vedono di
buon occhio...
«Al di là dell’opinione di ciascuno, c’è
il fatto che presto verrà approvata una
nuova legge che riorganizza la gestione dei servizi di gas, acqua e rifiuti,
imponendo la trasformazione dei consorzi pubblici in società di capitali».
Che cosa cambierà in concreto?
«Con la nuova legge i Comuni saranno obbligati ad aggiudicare questi servizi per appalto e non in modo diretto
come succede adesso, appalti riservati alle società: da qui la necessità di
adeguarsi se non si vuole morire».
È possibile che l’Acea perda il
controllo dei servizi finora erogati?
«Certo, potrebbe arrivare chiunque, ci
sono multinazionali come la francese
“Lyonnaise des eaux", potenti e molto
ricche, pronte a entrare nel nostro
mercato: in Italia siamo molto in ritardo
su questo fronte, anche perché finora
le aziende come l’Acea hanno pensato
Le tariffe rifiuti dell'Acea
a confronto con quelle di altre realtà
Acea Pinerolo
CCSR - Casale M.to
Castagna - Possano
CSR - Ciriè
AMIA! - Torino
CCAA - Acqui Terme
CIDIU - Collegno
TO Sud - Carignano
CSR - Novara
AMIA - Avenza
CCS ■ Chieri
AM IT ■ Iucca
CRTS alessandrino
CSRA-Asti
AAdCA - Legnano
CRIA - Est Milanese Piim
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100
150
200
250
300
350
400
a pareggiare i bilanci e non a potenziarsi per entrare in nuove aree».
La legge, se approvata, prevede
tempi brevi, per la trasformazione in Spa, addirittura il dicembre
2000 e poi via agli appalti.
«È vero - precisa il direttore Carcioffo
- ma è previsto un periodo di transizione e proroghe, come sempre in
questi casi: passeranno ancora cinque 0 sei anni ma intanto bisogna
prepararsi».
Come?
«Abbiamo dato un incarico all’Università di Pinerolo per uno studio in merito - riprende Ribet - lo stiamo affinando, poi lo presenteremo. Il controllo dell’azienda comunque rimarrebbe
pubblico».
I liberisti che stanno nelle amministrazioni dicono: vendiamo, il
Comune incassa soldi freschi e
con il privato guadagniamo in efficienza...
«Il discorso non è così semplice e
comprensibile. Avere un’azienda pinerolese che si occupa dei servizi, soprattutto di rifiuti, significa avere il
controllo sulla qualità, produrre ricchezza sul territorio, impedire di finire
in mano a società senza scrupoli; comunque questo si vedrà, al momento
abbiamo il dovere di prepararci e superare certe emergenze immediate».
Quali emergenze?
«Come molti sapranno la discarica si
sta esaurendo e l’Acea ha deciso di
puntare su un nuovo sistema di riciclaggio che ci permetterà di evitare
una nuova discarica, che sono tra l’altro ormai antieconomiche e inquinanti,
o in mancanza di un inceneritore, di
portare i rifiuti altrove con costi spaventosi: per superare questo momento di congiuntura ci servono finanziamenti freschi, altrimenti il bilancio già
da quest’anno sarà in rosso, con un
deficit di cinque miliardi».
Ma non era già previsto un piano
finanziario con aumenti annui
delle tariffe del 10%?
«È vero, ma fu il frutto di una mediazione. L’allora presidente Santiano in
realtà aveva proposto aumenti più alti,
ma qualcuno si oppose a questo, dobbiamo aggiungere che le nuove norme
hanno portato il costo per il sopraelevamento della discarica del Torrione,
necessario in attesa dell’entrata in funzione del nuovo impianto finlandese,
da dieci a ventuno miliardi. A conti fatti
l’intera operazione richiederà circa 61
miliardi: i conti precedenti ne coprivano, in varie forme, circa cinquanta, ne
servono ancora almeno una decina
néll’arco di tre anni».
Come pensate di trovarli?
«Ci sono due diverse soluzioni, la più
dolorosa è l’aumento delle tariffe, altrimenti un aumento di capitale ma poi i
Comuni dovrebbero comunque operare su altre leve fiscali per reperire il denaro, oppure trovare finanziamenti, cosa per cui mi sto adoperando, si potrebbero anche combinare le 3 cose».
Perché non far entrare I privati
fin da subito?
«I privati entrano se hanno un utile interviene Carcioffo - e comunque non
sarebbe una cosa lunga, in questo
momento i Comuni non possono pensare a incassare ma a investire».
Ma cosa ci guadagniamo a potenziare il Consorzio se poi ci saranno gli appalti?
«Quando l’impianto finlandese sarà in
funzione avremo grossi risparmi e
una posizione di forza sul mercato, altrimenti saremo costretti a portare altrove i rifiuti a prezzi spaventosi. Il
problema è superare questi tre anni di
congiuntura in cui si devono sostenere discarica e impianto».
Sembra di capire che si avrà un
rilevante aumento?
«Non c'è ancora nulla di deciso - riprende Ribet - voglio però che la
gente sappia che, dati alla mano, le
attuali tariffe applicate dall'Acea sono
tra le più basse in assoluto».
Come l'hanno presa finora i sindaci Incontrati?
«Siamo stati in vai Pellice, vai Chisone, a Pinerolo e nella pianura, tutti
hanno dimostrato di comprendere il
problema e si sono detti disponibili a
intervenire. Auspico che, alla fine, tutte le amministrazioni si dimostrino
unite, bisogna far comprendere ai cittadini che stiamo investendo per evitare guai peggiori in futuro».
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Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
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POSTAI
I Sulla «Carta
ecumenica»
Gentile direttore, approfitto
¿i queste colonne per esprimeje il mio senso di disagio nei
(j)nfronti della politica ecume0Ìca dei nostri esecutivi, non
tanto per il merito quanto per
il metodo di lavoro. Mi riferisco in particolare alla vicenda
iella «Carta ecumenica» propósta alle chiese europee dalla
^ e dalle Conferenze episcopali nel luglio 1999. Il documento è apparso su Riforma
jel 26 novembre e solo oggi
0orma del 14 gennaio), a distanza di quasi due mesi, veaiamo a sapere dalla Tavola
che i commenti delle chiese
devono pervenire alla Commissione per le relazioni ecumenidie entro il 30 aprile. Nel fratpo la Fcei ha già deciso di
organizzare, d’intesa con le
chiese interessate (cattolici e
ortodossi), un convegno nazioile sui temi della Carta stessa.
Le nostre piccole comunità
à stentano a riunirsi una volta la settimana per leggere e
studiare la Bibbia insieme; abbiamo ogni anno ima serie di
documenti sinodali sempre
più impegnativi da esaminare
e discutere; e adesso ecco l’enaesima dichiarazione di intenti a cui dare il nostro assenso.
Ebbene, se si ritiene che l'ecumenismo sia semplicemente
an treno (più o meno comodo)
su cui, una volta saliti, biso^ accomodarsi e attendere la
propria destinazione, allora
siamo sulla buona strada. Ogni
chiesa continuerà a fare ciò
che ritiene giusto, come in occasione della Settimana per
l’unità di quest’anno, e i documenti ufficiali resteranno un
pezzo di carta. Se invece l’ecumenismo non è per niente una
via scontata o naturale, se
l’Anno Santo non è un incidente di percorso e il cattolicesimo si trasforma per restare
sostanzialmente lo stesso (cometatui Vittorio Subilia già in
occasione del Concilio Vaticano il), allora come evangelici
dobbiamo mettere un poco di
ordine nelle nostre coscienze e
nei nostri strumenti di lavoro.
Ai fratelli e alle sorelle che
nelle prossime settimane cerdieranno di vagliare il contenuto del documento, mi permetto di richiamare tre affermazioni della «Carta ecumenica per l’Europa»;
1) «Lo scandalo della divisione discredito la nostra testìmonianza... Non vi è alcuna
oitemativa alla riconciliazione
saU’ecumenismo»: va benissino se Timportanza è la nostra
«credibilità»; ma Cesù Cristo
stesso non fu uno scandalo?
Ita l’unità della chiesa e la
sua fedeltà cosa scegliamo?
^ecumenismo è uno sforzo di
riforma della cliiesa, non una
strada senza alternative.
I 2) Si parla volentieri di «comunione ecumenica», «spiritualità ecumenica». «liturgie
soumeniche»: ma cosa si vuo
m FONDO DI IH
SOLIDARIETÀ
Mnto corr post. n. 11234101
intestato a La Luce,
via San Pio 15, 10125 Torino
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NOV.-DICEMBRE 1999
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£2.750
"lcassa il 31-12-1999:
£ 5.282.264
A Lovran erano stati inviati
"t® 1.000.000 nel dicembre
W per un totale complessiIj.^£5.000.000. (fd)
le? Una sorta di super-chiesa
trasversale o un rinnovamento
profondo e strutturale delle diverse comunità di fede?
3) «Ci impegniamo a non invitare le persone a cambiare la
loro appartenenza ecclesiale»:
su questo punto auspico una
riflessione molto attenta, perché sancisce in realtà la politica seguita fino ai nostri giorni
dalla Chiesa anglicana: l’appartenenza confessionale deve rimanere quella della maggioranza, chi nasce in Italia è bene
che resti cattolico. Su questa
base non ci sarebbe una sola
comunità protestante nel nostro paese. Notare che non si
dice «appartenenza religiosa»,
perché il principio della nonconcorrenza cade nei confronti
dei musulmani e degli ebrei.
E infine, dato che nel documento si assume l’impegno «a
garantire che tutte le chiese
dei nostri rispettivi paesi abbiano libero accesso allo spazio pubblico», aspetto con ansia il giorno in cui i fratelli
cattolici rinunceranno al loro
monopolio dell’informazione
(religiosa e non), dell’istruzione (religiosa e non) e dei locali
di culto negli enti pubblici per
dare applicazione a questo nobile proponimento.
L’impressione complessiva,
purtroppo, è che la «Carta ecumenica» sia un’opera di diplomazia ecclesiastica, in cui
ognuno ci mette del suo e lo
interpreta a modo suo, in cui
ciò che conta è «custodire
l’anima deU’Europa», come recita il testo, di fronte alla
espansione della fede islamica.
Davide Giannoni - Brescia
I Diverse
sensibilità
Caro direttore,
Giuseppe Platone [Riforma
del 7 gennaio) ci informa che
la Commissione cultura e società della Fcei, in vista della
Settimana della libertà, ha realizzato un volumetto che raccoglie varie testimonianze in
risposta alla domanda «Chi dite voi che io sia?». Andando
diritto al sodo solleverò brevemente due questioni a partire
dall’elenco degli autori e autrici del volumetto. Vi si trovano
due interventi di donne e dieci di uomini. Dopo quanto detto e letto durante il Decennio
di solidarietà con le donne,
una maggiore presenza di voci
di donne avrebbe mostrato un
passaggio concreto dalle parole ai fatti. Ciò non per una
questione di dosaggi col bilancino, ma perché è importante
dare spazio a quelle sensibilità
che fin qui non hanno avuto
una grande opportunità di farsi ascoltare.
Sempre a proposito di sensibilità, se ho individuato bene
chi scrive, mi sembra che
manchi il contributo di chi ha
parte nelle chiese battiste (eccezion fatta per il contributo
grafico di Alessandro Spanu).
Ancora una volta, non si tratta
di ricerca di dosaggi denominazionali, e non è messa in
questione la bravura di chi
scrive, ma si tratta di ascolto e
condivisione di sensibilità spirituali diverse, perché nate in
contesti diversi. Sulle pagine
di Riforma ci si è rammaricati
più volte del fatto che i grandi
mezzi di comunicazione concedono poco spazio alla sensibilità e alla cultura protestante. Che dire di una iniziativa
nata all’interno della Fcei che
lascia poco spazio alle donne
e non dà voce a una sua componente?
Mi viene anche da mettere
in conto che forse il limite
non sia da ricercare nella
Commissione, ma proprio tra
noi battisti. Forse stiamo attraversando un momento di scarsa fiducia e di poco coordinamento. Comunque stiano le
cose, mi auguro che tutti possiamo cogliere la Settimana
per la libertà come una preziosa occasione per interrogarci su Cristo e di dare voce alla
nostra fede; di dare voce a tutti, perché nel dare voce e nel
fare ascoltare la propria voce
si manifesta la libertà.
Salvatore Rapisarda
Catania
Il presidente dell'Llcebi interviene nel dibattito suH'Assemblea straordinaria
Il problema è in primo luogo spirituale
Bisogna costruire un'ipotesi forte che ricevo un gronde consenso do porte delle chiese
dell'Unione. Resto il problemo delle troppe responsabilità che gravano sul presidente
RENATO MAIOCCHI
1A «prosecuzione del dibattito assem’ Ideare con altri mezzi», resa possibile
da forma dopo l’Assembloa straordinaria a. 1’Ucebi è come sempre una possibilità preziosa, purché si forniscano ai lettori tutti gli elementi necessari a comprendere degli eventi a cui non hanno partecipato di persone P ciò. più che entrare
nel merito vorrei precisare alcuni fatti che
sono stati lasciati in ombra nei vari interventi.
Comincerò dal Piano economico finanziario per il prossimo decennio, di cui si è
scritto che «sarebbe passato se fosse arrivato in tempo alle chiese» (R. Di Passa) e
che «è stato distribuito al momento pur
essendo pronto dal mese di giugno» (S.
Ronchi). Primo, il Piano non sarebbe stato
ma è stato approvato dall’Assemblea a
stragrande maggioranza (Atto 14), con 2
contrari e 5 astenuti. Secondo, a parte la
curiosità insoddisfatta di sapere quali reconditi fini, secondo chi ha diffuso questa
«informazione», avrebbero spinto il Ce a
tenere nascosto il piano per qualche mese,
la cosa è rigorosamente falsa. Il documento è stato elaborato da un gruppo di lavoro
di tre persone (Aldo Casonato, Erica Naselli e il sottoscritto), nominato dal Ce,
che ha lavorato partendo da elaborazioni
precedenti di Bruno Ricca, Dino Giordani
e dello stesso Casonato. Questa commissione si è riunita una prima volta il 22 ottobre, prima del Ce al quale ha riferito sui
suoi orientamenti di massima. Sulla base
delle indicazioni del Comitato si poi è
riunita una seconda volta il giorno 4 novembre per elaborare definitivamente il
piano. Dopodiché, di gran corsa il sottoscritto ha provveduto a curare l’edizione,
i grafici, la fotocopiatura, riuscendo ad
avere i fascicoli pronti il giorno prima
deH’Assemblea. Siamo arrivati, con nostro
vivo disappunto, in grave ritardo, su questo non ci sono dubbi. Ciò accade purtroppo abbastanza spesso ed è una delle
frustrazioni, secondo me, che più fiaccano
i presidenti. Ricordo soltanto, a chi scopre
tutto a un tratto i «veri» problemi dell’Unione, che dei tre funzionari previsti
dal nostro ordinamento gli Uffici ne hanno uno solo e che, pur senza sgranare la
solita litania dell’anno «particolarmente
difficile», il presidente ha avuto anche
qualche problemino di salute.
E veniamo all’istituzione della figura di
segretario generale. Per spiegare il fatto
che l’articolato proposto dal Ce, pur riscuotendo la maggioranza dei consensi,
non ha ottenuto il quorum necessario,
vengono rivolte al Comitato diverse contestazioni. Alcuni sostengono che il Ce lavora con passione e fatica ma non riesce a
guadagnarsi la fiducia delle comunità e
che esiste un vistoso scollamento fra Ce e
chiese. Bene, chi e come misura questo
scollamento? *
Anche qui guardiamo ai fatti, che in
questo caso sono delle cifre. Nell’assemblea del ’96 l’operato del Ce fu approvato
con 76 voti favorevoli, nessun contrario, 6
astenuti. Nel 1998, anno segnato da una
profonda lacerazione nella compagine degli uffici, fu approvato con 82 favorevoli,
1 contrario, 17 astenuti. Come segno di
sfiducia, non c’è male! Rivendico perciò il
diritto di misurare consenso, dissenso e
sfiducia sulla base di ciò che esprimono le
assemblee, col voto palese quando approvano o disapprovano l’operato, nella libertà del voto segreto quando rieleggono o
non rieleggono le persone. Dagli altri circuiti, attraverso i quali si diffondono le
«metastasi dei risentimenti», mi sono
sempre tenuto .lontano. Del resto, non ho
neanche il telefonino...
Altre lettere sembrano invece affermare
che lo scollamento è avvenuto direttamente in assemblea, su questa specifica questione, perché il Ce avrebbe in qualche
modo prevaricato, andando oltre i mandati ricevuti o, addirittura, convocando l’assemblea straordinaria «al solo scopo di
avere un ex presidente in veste di segretario generale con pieni poteri» (S. Ronchi).
Quest’ultimo è un falso materiale oltre che
ideologico: questa assemblea aveva all’ordine del giorno l'articolato relativo alla figura del segretario, non la nomina della
persona. A me sembrerebbe corretto e leale che l’ostilità contro la persona, pienamente legittima, si manifestasse al momento della votazione sul candidato, non
in sede di discussione sulla figura.
Ancora una volta, comunque, la parola
ai fatti, che in questo caso sono degli atti.
La figura del segretario generale èra già
stata istituita nel 1996, a stragrande maggioranza (Atto 45: «L’Assemblea, visto
l’articolato predisposto dal Comitato esecutivo sulla figura del segretario generale,
dichiara di condividerne e approvarne
l’ispirazione e le linee fondamentali; delibera di istituire la figura del segretario generale nell’Ordinamento dell’Ucebi, secondo i dettati fondamentali del suddetto
articolato»). Liberissima, senza dubbio,
l’assemblea del ’99 di cambiare ogni cosa,
ma il minaccioso avvertimento del pastore
Rapisarda secondo cui il Ce, non essendosi fatto interprete fedele delle assemblee
precedenti, sarà inchiodato dalla prossima
assemblea alle sue responsabilità politiche
(ma non è ciò che avviene ogni volta?),
dovrà trovare attuazione testi alla mano,
dimostrando che ci sono differenze sostanziali fra Tarticolato presentato a questa assemblea straordinaria e l’articolato
condiviso dall’Assemblea del ’96. E in più
dovrà tener conto deH’atto 35 dell’assem
blea del 1988 che recita: L’assemblea, «nel
ricevere le proposte di modifica dell’ordinamento relative all’introduzione della figura del segretario generale e sulla base
della discussione che ne è seguita; preso
atto che permangono incertezze circa il
ruolo della nuova figura e i suoi rapporti
con gli altri organi dell’Unione; ritenendo
che al fine di sciogliere tali incertezze sia
necessario incidere più profondamente [la
sottolineatura è mia] nell’attuale assetto e
valutare Fopportunità di conseguenti modifiche anche dello statuto dell’ente patrimoniale» [partim].
Con un mandato di questa ampiezza, mi
sembra veramente difficile andare al di là
del mandato stesso. Il Ce, nel ripresentare
rarticolato, non solo non si è spinto «oltre
le righe», ma ha rinunciato a innovare più
radicalmente, così come lo autorizzava
l’atto appena citato, fino a cambiare lo statuto dell’ente patrimoniale e a ipotizzare
un segretario generale vero e proprio, come esiste in quasi tutte le Unioni battiste
del mondo. Il che, per inciso, non è affatto
obbligatorio: è verissimo, e sottoscrivo,
quando afferma il pastore Scaramuccia, e
cioè che i battisti italiani sono un unicum
e non hanno bisogno di assomigliare agli
altri. Ma è altrettanto vero che, se mai istituissero un segretario generale in senso
proprio, nessuno potrebbe affermare che
stravolgono per questo l’ecclesiologia battista. Oppure qualcuno pensa che ne siamo gli unici veri interpreti?
Adesso, dopo le tensioni e le amarezze,
sgombrato il campo da ogni vero o supposto disegno di «potere», dovrebbe essere
un imperativo per tutti la costruzione di
un’ipotesi forte e consensuale per gli anni
futuri. Che potrebbe anche essere, come
afferma il pastore Scaramuccia, il cambiare poco o niente. Può anche darsi che il
progetto, che insieme a tanti altri ho coltivato in questi anni, di distribuire fra due
organi (entrambi sottoposti al vaglio
delTassemblea) il cumulo di responsabilità che oggi gravano su uno solo; di sceglierli in base ai doni troppo diversi che le
diverse responsabilità presuppongono e di
concentrare il lavoro di uno dei due sulla
gestione degli uffici, sul rinnovamento dei
metodi di governo, delle prassi e delle
procedure obsolete, ecc. non sia poi così
determinante. E infatti nessuno di noi ha
mai sostenuto che questo sia il problema
dell’Unione, mentre abbiamo ripetuto fino
alla nausea che, secondo noi, il problema
di fondo è in primo luogo spirituale. Come può darsi che troveremo d’ora in poi
presidenti in grado di reggere e far fronte a
tutta la gamma delle responsabilità che a
questa figura fanno capo meglio di quanto
siamo riusciti a fare i miei predecessori e
io, nonostante la «passione e fatica» che
qualcuno ha ritenuto di poter riconoscere.
^ Libri
da riscoprire
Sul numero 2 del 14 gennaio di Riforma mi ha particolarmente interessato la bella
pag. 5 «Cultura»; mi permetto
due osservazioni.
La prima, suscitata dall’articolo originale di Franco Campanelli «La tensione mistica
dell’apostolo Paolo», riguarda
il pensiero teologico di Albert
Schweitzer. Niente in contrario alla rivalutazione in atto,
anche in campo teologico, di
quel pensiero. Schweitzer non
è stato solo né anzitutto il medico della giungla, il musicista
e musicologo insigne o il filosofo del «rispetto per la vita»
(sarebbe come giudicare il
pensiero di Bonhoeffer solo alla luce del suo martirio di «resistente»). E anzi augurabile
che possano uscire in versione
italiana le sue opere teologiche principali, dopo che la
Queriniana ha pubblicato la
sua monumentale Storia dell’indagine sulla vita di Gesù.
Tuttavia non tacerei anche valutazioni più problematiche e
critiche: inviterei in particolare come Schweitzer ha presentato la figura, di Gesù, la questione della sua messianità e
della sua passione, e il riserbo
(per usare un eufemismo) nei
confronti della sua resurrezione. Vedere, al riguardo, le pagine particolarmente fitte di
citazioni che Vittorio Subilia
ha dedicato al nostro nel suo
libro uscito postumo II Regno
di Dio. Interpretazibni nel corso dei secoli, Claudiana. Tori
no, 1993, pp. 154-164 (tra parentesi: perché devo essere
sempre io e quasi unicamente
io a citare il servizio di questo
nostro teologo? Archiviato? Rimosso? Scomodo?).
La seconda osservazione riguarda la calda presentazione
che Florence Jones Vinti fa del
nuovo libro di S. W. Ariarajah
Nat without my Neighbour,
«non senza il mio vicino»
adepto di altre «fedi viventi».
Anche qui, sarei d’accordissimo che si pubblicasse una traduzione italiana di quest’opera, che affronta un problema
che ci troviamo e sempre più
ci troveremo di fronte. Tuttavia ripubblicherei anche
un’altra opera dal titolo originale anglofono No other nome
(«Nessun altro nome», citaz.
di Atti 4, 12) del primo e a
mio avviso ineguagliato segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chièse, W. A,
Visser’t Hooft, che la Claudiana aveva opportunamente tradotto e pubblicato, e purtroppo da anni esaurito (e dimenticato?): La fede cristiana dinanzi al sincretismo. La tentazione del «fronte unico delle religioni» (Torino, 1966). Vi si descrivono le ondate successive
del sincretismo antico e moderno, si presentano le posizioni del Nuovo Testamento
di fronte a esso, e la riscoperta
deH’universalismo cristocentrico nel movimento ecumenico. Credo che questo libro resti attuale, e illuminante, accanto al più recente e ampio
L’Evangelo in una società pluralistica di Lesslie Newbigin
(Torino, Claudiana, 1995).
Gino Conte - Firenze
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Venez à moi, vous tous
qui ête fatigués, et je
vous donnerai du repos»
Matt 11,28
I familiari di
Adèle Frache ved. Marauda
riconoscenti, ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Gianni Genre, al diacono Dario Tron, all'amministrazione comunale di Villar Pellice,
al dott. Rovagnan del Servizio di
guardia medica, alla dott. Paola
Grand e al Servizio infermieristico territoriale che l’hanno seguita
con professionalità e gentilezza
durante i lunghi anni di infermità.
Villar Pellice, 19 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e i familiari tutti della cara
Rosalia Forneron
riconoscenti, nell’impossibilità di
farlo singolarmente, ringraziano
quanti in qualsiasi modo hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla direzione e a tutto il personale della Casa valdese delle diaconesse di Torre Pellice, al dott.
Soligo e al pastori Vinti e Kamba,
Prarostino, 26 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ma io mi confido in te
0 Eterno... i miei giorni
sono neila tua mano»
Salmo 31, 14-15
I familiari di
Elena Genre ved. Ribet
esprimono la loro gratitudine a
tutti coloro che hanno preso parte ai loro dolore in questa triste
circostanza. Un grazie particolare alla pastora Daniela Di Carlo e
alla dott.ssa Anita Taraselo.
Forango di Perrero
24 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
I figli, la sorella e i familiari tutti
della cara
Virginia Mourglia
ved. Ricca
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che con scritti, presenza, parole di contorto e fiori
hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale tutto dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice, al medico curante dottor Marinaro, alla
signora Ivana Priotto, ai vicini di
casa, all’Associazione Beata Margherita di Savoia di Luserna e al
past. Pasquet.
Luserna San Giovanni
26 gennaio 2000
Per la pubblicità su
011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 28 GENNAIO 2000
m
Alfonso Portino è stato eletto con il 68% dei voti il 26 dicembre scorso
Guatemala, gli impegni del neopresidente
Nel suo discorso inaugurale, il nuovo presidente ha promesso di individuare gli autori
dell'assassinio del vescovo Cerardi. Nominati ad alti incarichi due suoi stretti collaboratori
Il nuovo presidente del Guatemala, primo presidente eletto regolarmente dopo quasi 40
anni di guerra civile, ha promesso di individuare gli autori
dell’assassinio del vescovo
cattolico romano Juan Gerardi,
difensore dei diritti della persona, ammazzato nel 1998.
Alfonso Portolo, ex militante dell’estrema sinistra presentatosi come candidato di un
partito di destra, ha emnunciato durante il suo discorso inaugurale del 14 gennaio scorso di avere ordinato ai procuratori di portare avanti le indagini, anche all’interno del governo, per trovare gli autori
del delitto. Alfonso Portillo ha
inoltre annunciato che avrebbe
decretato la data dell’assassinio del vescovo, il 26 aprile,
«Giornata nazionale di dignità
per le vittime della violenza»,
in ricordo delle 200.000 persone uccise o «scomparse» durante i 36 anni di guerra civile
conclusasi nel 1996.
Sorprendendo molte persone Alfonso Portillo ha inoltre
nominato due stretti collaboratori del vescovo Gerardi ad alti
incarichi governativi. Edgar
Guttierrez è stato nominato segretario del presidente incaricato delle analisi strategiche.
Finora, Guttierez era direttore
del Progetto «Memoria storica» della Chiesa cattolica romana che aveva raccolto le testimonianze di migliaia di vittime della guerra e nel 1998
aveva pubblicato il rapporto
«Guatemala, mai più», che accusava i militari di essere responsabili di oltre l’80% delle
violenze. Il vescovo Gerardi,
Veduta della capitale del Guatemala
principale autore di quel rapporto, fu ucciso due giorni dopo la sua pubblicazione. Nonostante testimonianze che coinvolgono i militari in quell’assassinio, nessuno di loro è stato sottoposto ad indagine giudiziaria per quel delitto.
Ronalth Ochaeta, che dirigeva l’ufficio dei diritti della
persona dell’arcidiocesi, fondato dal vescovo Gerardi, è
stata nominato capo della
Commissione presidenziale
dei diritti della persona. Altra
sorpresa: la nomina di Otilia
Lux de Coti come ministro
della cultura e degli sport.
Professoressa autoctona, Otilia
Lux faceva parte di una commissione della verità istituita
dall’Onu che nel febbraio scorso aveva pubblicato un rapporto che accusava l’esercito
guatemalteco di genocidio
contro le comunità autoctone.
Quello che stupisce a proposito di queste nomine è che il
partito di Alfonso Portillo
(Fronte repubblicano guatemalteco-Frg] è stato fondato da
Efrain Rios Monti, generale in
pensione che è stato nominato
presidente del Congresso guatemalteco. Rios Monti controlla il partito e voleva presentarsi alíe elezioni presidenziali,
ma il suo ruolo in un colpo di
stato gli ha impedito di farlo,
conformemente alla Costituzione. Rios Monti aveva preso
il potere dopo il colpo di stato
del 1982, e aveva diretto il
paese per 17 mesi prima di essere rovesciato da un altro
gruppo di ufficiali. Il rapporto
cattolico del 1998 e il rapporto
della Commissione dell’Onu
del 1999 hanno ambedue sottolineato che il suo mandato
era stato segnato da massacri
nei villaggi autoctoni e da violazioni generalizzate dei diritti
della persona.
Dimostrando di non essere
il burattino di Rios Monti,
Alfonso Portillo ha dichiarato
nel suo discorso inaugurale
che le raccomandazioni dei
rapporti della Chiesa cattolica
e deirOnu diventeranno impegni per il governo e lo stato.
«È un impegno senza precedenti che, se sarà mantenuto,
significherà che gli ufficiali di
alto rango verranno incarcerati», ha fatto notare Dennis
Smith, un collaboratore della
Chiesa presbiteriana degli Usa
in missione in Guatemala.
Alfonso Portillo, ex professore universitario che dice di
essere un grande ammiratore
di Ernesto Che Guevara, ha ottenuto il 68% dei voti nelle
elezioni presidenziali del 26
dicembre scorso. Nel suo discorso inaugurale, ha inoltre
annunciato di avere trasmesso
al Congresso, controllato dal
Frg, una legislazione che consente di smantellare la guardia
d’élite presidenziale la quale
viene accusata delle scomparse e dei delitti durante la guerra civile. Ha infine dichiarato
che avrebbe preparato riforme
che gli avrebbero permesso di
nominare un civile come ministro della Difesa. (eni)
■ La vicenda del piccolo Elian Gonzales
Il Consiglio delle chiese Usa
appoggia il ritorno a Cuba
In merito alla vicenda di
Elian Gonzales, il bambino cubano di sei anni superstite del
naufragio al largo delle coste
della Florida in cui hanno perso la vita la madre, il patrigno
e altri cubani che avevano lasciato Cuba clandestinamente,
il Consiglio nazionale delle
chiese degli Stati Uniti (Ncc),
la più grande organizzazione
ecumenica del paese, si sta
impegnando affinché il bambino possa tornare a Cuba.
Il pastore metodista Robert
Edgar, nuovo segretario generale del Ncc, ha dichiarato
all’agenzia Eni che il Ncc appoggiava il progetto di far venire una nonna del ragazzo, o
ambedue, a Miami e di rinviarli a Cuba insieme al bambino. «A parer mio, lo scenario ideale sarebbe che le due
nonne fossero sednte su un
divano accanto a Janet Reno
[il ministro della Giustizia] e
che il bambino arrivasse dicendo: “Nonna, nonna, tor
niamo a casa ».
Secondo alcuni conservatori, la situazione del ragazzo è
diventata il simbolo del conflitto tra la democrazia e la
dittatura. Dopo il salvataggio,
Elian è stato accolto da alcuni
membri della sua famiglia che
vivono a Miami e che vorrebbero che egli rimasse negli
Usa. Ma i servizi di immigrazione e di residenza hanno
decretato che il padre di
Elian, Juan Miguel Gonzales,
divorziato dalla madre e che
vive a Cuba, aveva la custodia
legale del bambino e che pertanto il bambino deve essergli
restituito. Janet Reno si è pronunciata a favore di questa
decisione, pur concedendo alla famiglia di Elian in Florida
la possibilità di contestare
questa decisione.
Il 14 gennaio scorso circa
100.000 persone hanno sfilato
nelle strade dell’Avana per
chiedere il ritorno di Elian. Fra
loro c’era la nonna materna di
Elian la quale si è detta pronta
a recarsi in Florida per incontreire il nipotino e tornare con
lui a Cuba. Edgar ha precisato
che le due nonne desiderano il
ritorno di Elian a Cuba. «Non è
una situazione sana per questo
bambino», ha fatto notare Edgar, pastore della chiesa metodista unita ed ex membro del
Congresso. Il 15 gennaio scorso, Robert Edgar è stato ricevuto alla Casa Bianca per altre
questioni ma ha detto che il
presidente Clinton vuole che
il caso sia risolto. Precedentemente Edgar aveva criticato un
suo ex collega del Congresso,
Dan Burton, repubblicano dello stato dell’Indiana, che aveva tentato di fare comparire
Elian davanti a una commissione del Congresso. Per Robert Edgar, «ricorrere a simili
tattiche per impedire a quel
bambino di tornare a casa sua
è indecente. Non è giusto strumentalizzarlo come una pedina in un conflitto politico».
All’inizio del mese la pastora Joan Brown Campbell, ex
segretaria generale del Ncc, e
Oscar Bolioli, responsabile
dell’ufficio «America Latina e
Caraibi» dello stesso Ncc, si
sono recati a Cuba per incontrare il padre e la famiglia di
Elian, su invito del Consiglio
delle chiese di Cuba. Al loro
ritorno, hanno dichiarato che
il padre di Elian agisce in
buona fede e non subisce alcuna pressione da parte del
governo cubano. ' (enij
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Dossier della Federazione luterana mondiale
la vita dopo... il debito?
Il debito internazionale
Da molto tempo le chiese si preoccupano degli effetti insostenibili
dei debiti dei paesi poveri e delle
loro conseguenze sulle popolazioni.
Negli Anni 80, questa crisi avrebbe
potuto essere risolta per i paesi
dell’America Latina. Ma il problema
non è scomparso: esso continua a
impoverire i paesi e le loro popolazioni, e colpisce la struttura della
società. Oggi, l’epicentro della crisi
si situa nell’Africa subsahariana.
Qual è il problema?
Possiamo soltanto abbozzare la situazione critica dei milioni di persone nei paesi più poveri con alcune statistiche:
Mozambico: Solo il 30% della popolazione ha accesso alle cure mediche. L’analfabetismo riguarda il
60% della popolazione adulta. La
mortalità infantile è del 13%. Ma il
20% dei redditi da esportazioni viene utilizzato per il rimborso del debito estero.
Camerún: il 25% della popolazione muore prima dei 40 anni. Solo
metà della popolazione ha accesso
all’acqua potabile. Ma il 20% dei
redditi da esportazioni lascia il paese per rimborsare il debito. Nel
1996, il Camerún ha restituito 2,20
dollari per ogni dollaro ricevuto.
Kenia: metà della popolazione
non ha accesso all’acqua potabile.
La speranza di vita media è di 52
anni. Ci sono 20.000 persone per un
medico. Solo il 2,7% del Pii viene
speso per la salute pubblica. Ma il
20% dei redditi da esportazioni va
per il rimborso del debito.
Tanzania: metà della popolazione
vive con meno di 2 dollari al giorno.
Il 67% dei bambini segue un insegnamento scolastico. L’8% della popolazione è colpito dal paludismo.
Ma il 13% dei redditi da esportazioni è devoluto al rimborso del debito.
Bangladesh: il 10% dei bambini
muore prima dei 5 anni. Meno del
50% della popolazione ha accesso a
strutture sanitarie. Ma oltre il 10%
dei redditi da esportazioni viene de
vità del problema e della necessità
di trovare una soluzione. All’inizio
questo programma lasciava intravedere reali promesse di remissione
del debito. Col tempo ci si è resi
conto che questo programma è troppo restrittivo: richiede troppi criteri
per poterne usufruire; è troppo lento
per portare un reale sollievo; è inefficace per ridurre il debito a un li‘vello sopportabile.
Nell’aprile 1998 accordi con il
Mozambico sono stati elaborati non
secondo le capacità attuali di rimborso, ma secondo il calendario iniziale. Un simile approccio non porta
verso una remissione del debito, ma
potrebbe addirittura incrementare
l’ammontare dei rimborsi.
Una famiglia di sfollati in Angola
(Foto Acnur)
voluto al rimborso del debito. Nel
1996, il Bangladesh ha rimborsato
1,12 dollari per ogni dollaro ricevuto.
Molti paesi sono al limite del fallimento. Essi sono incapaci di rispondere contemporaneamente alla domanda di rimborso del debito e alla
necessità di assicurare una vita decente alle proprie popolazioni (accesso alle cure mediche, all’educazione
e a servizi sociali di base).
Come è successo?
Negli Anni 70, i paesi in via di
sviluppo furono incoraggiati ad accendere prestiti importanti per lo
«sviluppo». Spesso questo denaro
venne speso in modo capriccioso e
non giudizioso da parte di governi
non democratici per progetti di pre
stigio, non produttivi, per il potenziamento dell’apparato militare, oppure si è dileguato nella corruzione.
I prezzi dei prodotti esportati (prodotti agricoli e materiali grezzi) erano elevati e si pensava che questo
sarebbe continuato. Ma i prezzi sono
fortemente calati, riducendo in modo considerevole i redditi di questi
paesi e la loro capacità di rimborsare
il debito contratto.
Tra la fine degli Anni 70 e l’inizio
degli Anni 80 i tassi di interessi sono aumentati, approfondendo il fossato tra le obbligazioni di rimborso e
le loro capacità di rimborso, il che
ha portato molti paesi in via di sviluppo alla bancarotta.
Programmi di aggiustamento, il
cui obiettivo è di ridurre le spese
pubbliche e di promuovere le esportazioni, vennero introdotti dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e
dalla Banca mondiale. Questi programmi di riduzione delle spese
pubbliche hanno colpito soprattutto
le popolazioni più povere. Molte
iniziative che hanno cercato di liberare i paesi da questo giogo sono fallite. Alcuni paesi si trovano addirittura nell’incapacità di coprire gli interessi del proprio debito, il quale di
conseguenza cresce.
Il programma «Hipc» (Heavily indebted poor countries, paesi poveri
fortemente indebitati), introdotto
dal Fmi e dalla Banca mondiale nel
1996, è stato la prima conferma di
una presa di coscienza, da parte delle istituzioni finanziarie, della gra
Quali iniziative
potrebbero essere prese?
1 debiti che gravano su questi paesi potrebbero essere soppressi. Simili iniziative si sono già verificate.
Nel novembre 1998, dopo la devastazione dell’uragano «Mitch». la
Francia ha rimesso il debito dovutole dal Nicaragua e dall’Honduras. Il
governo sudafricano ha rimesso il
debito della Namibia che si era formato durante gli anni dell’apartheid,
quando la Namibia era sotto il controllo del Sud Africa. Negli anni 30
gli Usa hanno rimesso un debito contratto dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dairitalia.
Molti debiti dei paesi poveri possono essere definiti «debiti odiosi»,
contratti cioè da regimi non democratici, per il proprio sviluppo o accaparrati per usi personali. Questo
denaro, spesso proveniente dai petrodollari, costituiva un investimento irresponsabile. Questo è un argomento di peso a favore di una remissione del debito. La responsabilità
spetta sia ai paesi creditori sia ai
paesi debitori, ma sono i più poveri
a subirne le conseguenze. Occorre
trovare vie di uscita per permettere
ai più poveri di usufruire di una remissione del debito. (1-continua)
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(tratto da «Development Education
Forum» n. 8, dicembre 1999, pubblicato in Firn information, dicembre 1999)
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