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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 47
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TORRE PELLICE — 26 novembre 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P, 2-17557
Servite Cristo ii Signore,,
Colosses! 3s 25
Unità
e mistica dell’unità
Nelle prossime settimane riprenderemo lo studio del progetto di unione
valdese-metodista e, speriamo, del progetto di federazione evangelica, e,
prima del prossimo Sinodo, dovremo giungere a delle decisioni precise
su questi due problemi.
E’ dunque necessario che noi ritorniamo anccira una volta sul tema dell’unità e sul suo fondamento biblico,
perchè dal modo con cui realizzeremo Questa unità dipenderà non solo
la sua efficienzia,. ma altresì, il significato della presenza delle nostre
Chiese.
E’ chiaro infatti che se i 21 mila
Valdesi diverranno 24 mila, unendosi
ai metodisti, o se faremo insieme ad
altri le cose che ora facciamo da soli,
tutto ciò sarà molto utile e anche,
più che utile, logico.
Ma è altresì chiaro che. se noi per
realizzare questi scopi ci lasceremo
trascinare da quel falso concetto di
unità che il cattolicesimo ha largamente diffuso nel mondo contemiporaneo, se ned e i nostri fratelli di altre
denominazicni, per collaborare insieme, perderemo di vista l’essenza e la
la base della nostra fede comune, ciò
costituirà un avvenimento gravissimo non solo per noi, ma anche per
un’Italia che vedrebbe spegnersi una
fiaccola d’Evangelo. E’ per evitare que
sto errore', che a.bbiamo posto il nostro discorso sulla unità sotto il segno delle parole che l’Apostolo Paolo
rivolge ai servitori, e per mezzo loro
a tutti i cred,enti, « servite a Cristo
il Signore ».
Servire a Cristo il Signore è infatti
il segno di ogni nostra unità, poiché
servire è lo scopo comune di ogni
Chiesa Cristiana, e servire è, innanzi
tutti, un servire a Cristo, come al solo Signore, cioè essere disponibili perchè Egli si serva di noi. Una unità
determinata dal « servire a Orisito il
Signore- » è una unità, che ha dunque Cristo come solo fondamento e
che si esprime concreta,mente nel
servizio a cui Egli ci chiama.
Ora Cristo, se è il Signore, può essere servito ma non poiasediuto ; è invece Lui che ci possiede, se e quando
vuole. E ciò significa che l’unità noi
non la possiamo possedere e neppure
acquistare, come se fosse un bene no^
stro, un bene raggiungibile da noi.
Ma, al tempo stesso, quella unità
che è Cristo ci viene, fin da ora, data
di volta in volta, come una grazia
del Signore, che dà se stesso per noi.
Ccis'i, fin da ora, è possibile che io
sia, di volta in volta, perfettamente
unito a una persona a,pparteneirte ad
altra organizzazioine ecclesiastica, e
per la stessa ragione, perfettamente
disunito nei riguardi di una persona
che siede con me nello stesso Sinodo
0 che appartiene alla mia stessa organizzazione ecclesiastica. Io_ non
posso che ricevere ora l’unità cori
umile riconoscenza, se e quando mi
viòne data, al di fuori di o-gni romanticismo, e di Cigni illusione, come
un dono più grande di ogni mia capacità e volontà.
D’altra parte, lo stesso Signore ha
promesso, e noi, credendo in Lui, cre^
diamo nelle sue promesse, che tutti
1 credenti saranno stabilmente e visibilmente in Lui, cioè uniti tra loro
e a Lui, alla fine dei tempi.
Vi è dunque una unità attuale, spirituale e discontinua, data e non posseduta, che riceviamo di volta in volta, soli e riuniti, per grazia attraverso la fede; e vi è una unità visibile
e totale e continua, ancora una volta data per grazia attraverso la fede, che però appartiene non a questo tempo di prove e di peccato, ma
al tempo finale, al giorno del Signore.
Il pericolo di frónte al quale noi
ci troviamo, la tentazione nella quale è già caduta la Chiesa cattolica,
è quello di confondere questi due
tempi e voler fare noi, secondo i nostri criteri, ciò che solo il Signore ha
già fatto e fa e farà, secondo una
logica e una volontà del tutto diverse dalla nostra. Il pericolo è quello
di considerare ota l’unità visibile come una caratteristica necessaria della Chiesa, per cui tanto più una
Chiesa è unità, materialmente e organizzativamente, tanto più sarebbe
Chiesa.
Il pericolo è quello di considerare
quella forma di unità visibile che sono le Assemblee delle Chiese locali
0 i loro Sinodi come i’espressione necessaria della unità spirituale e qumdi come i luoghi nei quali necessariamente si manifesta lo Sparito del Signore e, a partire dai quali si può
sempre parlare a Suo nome, dimenticando che il Signore è presente dove i due o i tre seno riuniti nel Suo
nome, ma che essere riuniti nel Suo
nome non è un diritto, neppure per
i Cristiani, ma è una grazia che viene loro di volta in volta concessa,
cesi come la presenza del Signore
viene ooincessa ai singoli credenti.
Il oericolo è quello di dimenticare
che siamo, anche e proprio nell’unità, degli strumenti e non dei padroni.
Il pericolo è, insomma, duplice:
quello di confondere, in modo tipicamente cattolico, i tempi della azione
di Dio, e quello di confondere, ancora una volta in modo tipicamente
cattolicci, gli strumenti con il loro Signore, trasformando l’opera di Dio
nelle nostre opere e complicando il
nostro operare, con il crederci non
servi, ma padrcni, non coloro che ricevono con umiltà, ma coloro che
stabilisccno con sicurezza, secondo i
loro piani.
Ora mi pare che questa ultima considerazione ncn solo vada ricordata
per ristabilire la realtà, ma anche
che essa possa semplificare di gran
lunga il problema di fronte al quale ci troviamo.
Se infatti, in questo quadro di servizio, ci rendiamo conto che la Chiesa metodista e quella valdese sono
ora due strumenti eguali, che servono allo stesso scopo nello stesso modo, sarebbe irreale e insensato continuare a considerarli come strumenti
diversi ; si tratta allora soltanto di
cercare come questi strumenti eguali
servano come uno strumento unico.
Se invece noi ci accorgiamo che
quelle o altre Chiese, pur servendo
allo stesso Signore ed essendo quindi,
quando Lui vuole, già unite in Lui,
lavorano ora allo stesso scopo in modi diversi, perchè ora esiste nella
Chiesa di Dio una pluralità di ministeri o di servizi, sarebbe altrettanto
irreale e insensato pretendere che
questi strumenti diversi .siano eguali
e si dovrà invece cercare come questa diversità possa meglio servire ai
suo scopo comune.
Perchè noi diciamo di si, come già
abbiamo detto tre anni or sono, a
quelle forme di unione nelle quali degli strumenti attuino un loro migliore servizio, e insieme, uniti o federati, chiedano a Dio il dono della unità spirituale, che solo Lui può d?re
e l’avvento del Suo Regno nel quale
soltanto l’unità visibile corrisponderà a quella spirituale. E con uguale
fermezza diremmo di no a quelle
unioni nelle quali, sotto una forma o
queiraltra, tali strumenti dovessero
cercare di sostituirsi al loro Signore,
in una qualche « mistica tensione verso l’unità », o in un qualche « primo
passo verso l’unione visibile (e cattolica) di tutti i credenti», ovvero in
una qualche « pienezza ecclesiale »
espressa da Sinodi e Assemblee. Il
nostro no sarebbe allora un no ad
una evoluzione mistica e nello stesso tempo materialistica delle nostre
Chiese, ad una evoluzione, che in nome di uno spirito posseduto, identifichi gli strumenti con Colui che se
ne può servire; il nostro no sarebbe
allora un no all’antico peccato di
Adamo, che consiste nel sostituirsi
al Signore, anziché servirlo.
E non si pensi che questa sia una
artificiosa e sottile distinzione, fatta
per amor di disputa teologica, o peg,gio, per mal celate desiderio di insabbiamento di una questione che
avrebbe dovuto essere risolta da
tempo.
E’ in realtà un cercare di « riconoscere gli spiriti », di individuare le
reali alternative di fronte alle quali
siamo posti, come già abbiamo fatto,
una possibilità di decisione comune e
sollecita ed evitando quelle divisioni e lacerazioni che provocherebbe,
a buon diritto, un mettere in causa
la nostra fede nel servizio a Cristo,
il Signore. Cosicché dalla scelta che
farà ogni singolo membro della Chiesa Valdese come delle altre Chiese
evangeliche, dipenderà se queste Chiese serviranno meglio il loro Signore
o se invece cesseranno rii fatto di
esistere come Chiese di Dio. e diventeranno delle succursali inutili di
quella cattolica.
Non è davvero troppo presto perchè noi ci rendiamo conto di essere
.giunti a questa svolta decisiva e perchè noi preghiamo Iddio in umiltà
e carità di guidarci nella Sua via.
Pierluigi Jalla
Dopo il voto anti-Cina all’ONU
Sulla politica
USA in Asia
Cinque eminenti cristiani giapponesi hanno
Irascorso tre settimane negli Stati Uniti per
studiare la possibilità di mettere fine alla
guerra dej Vietnam: essi, nel loro rapporto,
sottolineano raccoglienti molto cordiale ri*
servata loro, ma -- scrivono — d punto di
vista americano sugli affari asiatici differisce totalmente dal nostr.j.
« Il muro che ci sej ara è spesso Siamo
stati delusi dall atteggiamento anticomunista
troppo semplicista degli americani, dalla loro opposizione alia Cina popolare. Siamo pure
stali delusi dal modo con cui disconoscono
ratinale situazione nel Vietnam, diìlla loro
mancanza di comprensione per i problemi
asiatici e. infine, dal senso esagerato che
hanno della loro responsabilità nel campo
della politica internazionale, nonché dalla
loro implicita approvazione della politica di
potenza ».
Questa missione di studio era finanziata dai
Consiglio cristiano giapponese per la pace
nel Vietnam, organizzazione interdenominazionale. {soepi)
Braccio di ferro
in Rhodesia
Le Chies? tra le tensioni deWAfrica australe
Nelle altre pagine
Bilancio del Concilio: raggiornamento liture^ico.
Skr n cristiano e il denaro.
-A- L’inte,i;razione valdese - metodista.
In tutto il mondo si segue la vicenda del
« braccio di ferro » rhodesiano, che sì è impersonato nelle ligure, veramente cmblematii.he, di Jan Smith e di Humphrey Gibb, il
primo ministro ribelle (e destituito) e il governatore inglese segregato nella sua residenza di Sali.sbury, ma che pure continua per
malti, anche nella Rhodesia. a impersonare
runica legalità.
-Abbiamo già accennato a interventi crirtiani: nel frattempo, la serie si è allungata.
L*arci\escovo anglicano di Salisbury, nel cor.
•:-o di un culto nella cattedrale della capitale,
ha coraggiosamente deplorato la decisione go.
vernativa: cc ...esiste un diritto cristiano, e forse un dovere cristiano di disubbidire a uno
Stato che agisca contro la volontà di Dio », e
ha aggiunto che il prezzo di tale atteggiamento doveva essere accettato, qualunque fosse, da
coloro che fadottavano per fedeltà a Dio. Egli
ha riecheggiato così, nel vivo di una situazione rischiosa, le parole del primate anglicano, l'arcivescovo dì Canterbury Michael
Ramsey.
La presa di posizione di questi, da noi riferita due settimane fa, ha avuto un'eco larghissima, è stata ampiamente commentata dalla
stampa quotidiana britannica, per lo più favorevolmente, e poiché alcuni — politici con.
servatoi-i gli uni. pacifisti altri — avevano
protestato per motivi diversi, contro recclesiastìco che avrebbe istigato alla violenza
in un'intervista televisiva è stato chiesto al
dr. Rainsey di precisare la sua posizione, specie dopo la dichiarazione unilaterile d’indipendenza da parte dei razzisti rhod«siani. Egli
ha precisato che il suo intervento — il quale del resto ribadiva quello delFesecutivo del
Consiglio britannico delle Chiese, 'n una dichiarazione votata a forte maggioranza — vo.
leva esprimere Fappoggio al premier Wilson
nel suo serio sforzo di pacificazione, appoggio che dovrebbe essergli confermate anche
nel caso che Tevolversi della situazione coinvolgesse 1 uso della forza; alla richiesta su
che cosa ìntendeise per a forza », l’arcivescovo ha precisato che pensava alla possibilità
che il governo britannico dovesse prendere
in mano il governo della Rhodesia trovandosi forse costretto a ricorrere alla forza per
difendere la sua autorità. « Non si tratta di
invasione di paesi stranieri, sj tratta della
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
La MissionG continua
[.’anno scorso dicevamo: non ci sono più
missV’i^i = i nostri fratelli africani
ci dicono: l’opera è appena iniziata!
Nel numero del 13 novembre 1964,
1’« Eoo-Luce » Dubblicava un resoconto
dell’Assemblea Generale della Società Mis.sionaria di Parigi. Citando il
rapporto del Direttcre nastore Ch.
Bonzen, l’articolo diceva: «non rimane ormai più alcun campo missionario Siamo dunque c<rmai giunti al termine di quel periodo di attività missionaria di cui non si potrebbe sottolineare abbastanza il significato e il
valore ».
Dodici mesi dopo, è dato mandato
al Comitato Direttivo della Società
delle Missioni di studiare e, se possibile, iniziare un « nuovo campo mis.sio^
nano », e questo problema è stato al
centro dei dibattiti dell’Assemblea che
si è riunita a Parigi dal 6 all’8 novembre : assemblea che il suo presidente,
il pastore Marc Boegner, ha definito
« storica ».
Come al solito l’assemblea era costituita dalle delegazioni delle varie chiese della Francia e della Svizzera, che
sostengono la Società delle Missioni
di Parigi. Per la prima volta un delegato della Commissione Missionaria
del 1" Distretto della Chiesa Valdese
vi ha partecipato con voce deliberativa. Hanno nure partecipato ai lavori
due rappresentanti delle Missioni olandese e tedesca che oollaborano con
Parigi. Ma quello che ha dato un carattere nuovo a questa assemblea, è
stato la presenza dei rappresentanti
ufficiali delle 9 chiese fondate dalla
Società delle Missioni, ai quali, in via
eccezionale, fu conferita, aH’unanimità dei votanti, la voce deliberativa.
Negli anni scorsi numerosi rappresentanti di quelle chiese avevano assistito alle sedute deH’Assemblea quali
ospiti graditi, e i loro messaggi_erano
stati ascoltati con interesse, quali voci autorevoli delle loro chiese diventate aute-nome, e a molti riguardi ormai
sganciate dalla Società madre. Il modo della loro presenza quest’anno, invece, era totalmente nuovo, e il suo
significato apparirà chiaramente in
questo resoconto.
AH’inizio dei lavori fu naturalmente evocato, tanto dal Presidente che
dal Direttore il dramma che è avvenuto in agosto nel Camerún, dove un
giovane insegnante svizzero e la moglie di un missionario sono stati uccisi da banditi assoldati da un professore africano, geloso del bianco, che
egli credeva erroneamente essere stato mandato per sostituirlo alla direzione della scuola. Il pastore Bonzon,
sottolineando il fatto che l’au'iore di
questo delitto era un membro della
chiesa del Camerún, affermò con viva
emozione, che questo tragico avvenimento non ci può dividere da quella
chiesa, e che anzi noi ci sentiam.o più
uniti che mai a lei, perchè abbiamo
pianto insieme. Ed ha proseguito:
bisogna infatti resistere a una doppia
tentazione ; non bisogna generalizza^
re e credere che tutti i cristiani del
Camerún hanno gli stessi sentimenti
che gli assassini ; ma non bisogna
neppure troppo individualizzare quei
sentimenti ai soli assassini. In questo
memento particolare è necessaria più
che mai una grande prudenza da parte delle autorità ecclesiastiche nell’assegnare le responsabilità, tenendo conto dell’estrema suscettibilità di molti
africani. E’ più che mai necessario
che il missionario europeo accetti di
servire, e lasci altri dirigere, anche
se questo può essere alle volte estremamente diffìcile.
Il resto del rapporto del Direttore
era oonsaorato al piano per una azione apostolica comune, di cui parleremo più ampiamente, e terminava co
Il past. J. Kotto, presidente della Chiesa
evangelica del Camerún, ideatore della ".4ction Apostolique Commune”.
me aveva cominciato riferendosi alla
parola dell’apostolo Pietro : « affinchè
la prova della vostra fede, risulti a
vostra lode, gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo ». La nostra fede è provata, sì, dalla sofferenza, da
tragedia come quella del Camerún,
ma è provata pure dalle nuove possibilità di testimonianza aperte dal progetto per una azione missicnaria comune, che esigono da noi obbedienza e consacrazione; ma ecco pure la
promessa della gloria e dell’onore nel
giorno della rivelazione di Gesù Cristo.
Per capire la decisione della Assemblea Generale di Parigi di creare un
nuovo campo di missione, è necessario
fare un po’ di storia.
Nel numero dell’« Eco-Luce » del 29
gennaio 1965 ebbimo l’occasione di riferire sull’appellc rivolto all’Assemblea Generale del novembre 1964 dal
pastore J. Kotto. Egli proponeva che
la Società Missionaria allargasse la
sua base in modo da includere le gio
vani chiese, per una azione missionaria comune al di là dei limiti attuali
della sua azione. Il Comitato Direh
tivo, incarioa.icedflUfAssemblea di esaminare tutto il problema, consultò
innanzi tutto le altre giovani chiese,
m Africa, a Madagascar e nel Pacifico Le loro risposte essendo state
tutte positive, alcuni membri del Comitato si incontrarono alla fine di ottobre a Donala (Camerún) con i loro rappresentanti per uno studio preliminare del problema, che fu poi
prosegmto a Parigi alla vigilia della
Assemblea, in una riunione comprendente 1 rappresentanti delle principah chiese francesi e svizzere, e quelli delle giovani chiese.
Mentre queste consultazioni erano
in corso, vi fu pure nei Camerún nel
pu^o 1965, una riunione indetta’ dalla Orgamzzazione delle Chiese Africane, per esaminare il rapporto di
una commissione che era stata incaricata di studiare la situazione delle
chiese protestanti nell’Africa Occidentale e Equatoriale (dal Sahara al
Congo) Nel quadro dell’Assemblea
Generale, uno dei membri di detta
commissione, fi pastore James LawSion (un africano del Dahomey) ha
esposto alcuni dei risultati dell’inchiegrande riunione pubblica.
Egli ha presentato una serie di cifre
Il cui valore è relativo, come lo sono
tutti 1 dati statistici, ma che nerò
danno delle indicazioni interessanti.
La popolazione delle regioni visitate
e di Ilo nnhoni, di cui 36 sono mustomani, 4 protestanti, 5 cattolici, e
OS animisti. La proporzione dei cristiani evangelici varia enormemente
^condo i paesi. In due soltanto (il
Camerún e il Ghana) supera il 20°ó
In qua^si tutti gli altri naesi è al di
OTtto del 10%, in alcuni è dello 0%
Ovunque le chiese evangeliche se.gr. alano un lieve aumento annuo; dobbiamo però tener conto dell’aumento demografico della Dopolazione che sa
rp>be secondo la commissióne d’inchiesta, di 31.000 individui alla ssttimana, e si dividerebbe come segue:
musulmani 2,000 protestanti,
4.000 cattolici e 10.000 animisti La
commissione è giunta alla conclusione che, se l’aumento degli evangelici
continuerà al ritmo attuale, ci vorranno 3.500 anni per evangelizzare tutti
1 pagani.
Riflettendo sui dati contenuti nella detta relazione, non soltanto sulle
cifre, ma su tutti i fattori relativi alla situazione in cui si t rovano le chiese evangeliche dell’Africa Equatoriale
e Occidentale, i rappresentanti delle
giovani chiese sono giunti alle seguenti conclusioni, che sono state brevemerite esposte dal pastore Lawson
a Parigi, e più ampiamente nella ;< International Review of Mission» del1 ottobre 1965 :
1) Lo sforzo missionario, molto
intenso in certe regioni, è ridotto al
minimo in altre. Una migliore ripartizione delle forze a disposizione sì
impone.
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
2
pag. 2
N. 47 — 26 novembre 1965
Braccio di ferro in Rhodesia
Suor Susanna Pont
con la siluazlone Sud Africana
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
responsabilità del nostro paese e del nostro
governo in. ciò che concerne Tordine e il
progresso in certi territori ».
Prima della dichiarazione unilaterale, la
Conferenza luterana panafricana, riunita ad
Addis Abeba, aveva inviato a lan Smith que.
sto telegramma : « I rappresentanti delle Chiese luterane di 12 nazioni africane, riuniti in
conferenza panafricana a Addis Abeba, domandano a Lei e al suo governo di rispettare
il principio cristiano che accorda la dignità
umana e la libertà a tutti i figli di Dio, qualunque sia la lovo razza. Insistiamo perchè
sia evitata ogni decisione che possa condurre
a un conflitto razziale. La Conferenza prega
per la pace in Rhodesia ».
Al momento della dichiarazione unilaterale d'indipendenza, il past. Visser't Hooft, segretario generale del Consiglio ecumenico
delle Chiese, ha fatto alla stampa questo
commento : « Nel momento in cui è importante fare dj tutto per facilitare la collaborazione fra le razze, aggravare le loro mutue
relazioni dimostra grande irresponsabilità; la
decisione del governo rhodesiano costituisce
dunque un atto grave c sbagliato, che non
possiamo non deplorare profondamente. Ci
rallegriamo del fatto che numerosi dirigenti
ecclestiastici, in particolare in Rhodesia, abbiano fermamente messo in guardia contro
questa politica pericolosa ».
Si sa che all’assemblea generale deli'ONU
molti paesi, africani e non, hanno deplorato
che le reazioni del governo britannico alla
ribellione « governativa » rhodesiana si siano
per ora limitate a sanzioni economiche, e in
vari paesi africani si sono avute manifestazioni antibritanniche. Anche Fulvio Rocco,
« Gioventù Evangelica » (nov. ’óT»), critica
l'atteggiamento di Wilson, avvicinando la situazione che si va creando in Rhodesia ad
altri ascessi degli ultimi anni, dai Congo a
Cuba al Vietnam, e conclude: « La Rhodesia
rischia di diventare il simbolo del fallimento
delle socialdemocrazie come formule politiche e di governo, come partiti, come costume e, anche, il simbolo dell'atteggiamento
vistosamente contradditorio delle chiese cristiane sulla scottante materia della discriminazione razziale ». A me pare un po' presto
azzardare questi giudizi sull’atteggiamento
wilsoniano : la situazione rhodesiana attuale
ha lontane radici, e se la responsabilità britannica, nei decenni passati, è indubbia non
è giusto farla ricadere su chi ora porta la
grave responsabilità di governare e che, fino
a più fondato avviso, sì è impegnato seriamente per la riconciliazione fra le razze e
per facilitare la ricerca di un accordo; forse,
da vecchio pragmatico, lo preoccupa relativamente che i governi afric.ani indipendenti
protestino (come stupirsene?) o che gli studenti manifestino a Nairobi e a Dar-es-Salaam: quel che gli imporla è chi. nel giro
di qualche mese, avrà partita vinta sul piano
politico e economico, tanto più che rdl’interno stesso della Rhodesia i 200.000 bianchi
sembrano essere tutt’altro che un blocco di
razzisti stretti fanaticamente attorno a lan
Smith.
Quest’ultimo elemento deve anzi aver giocato non poco, anche se non lo si è molto sol.
tolineato. E ne abbiamo una riprova se consi.
deriamo la situazione sudafricana. E’ evidente
che il gruppo Smith ha osato sfidare la Gran
Bretagna, perchè si sentiva almeno i fianchi
e le spalle coperti: i fianchi dairAfrica portoghese, Angola e Mozambico (le recenti
« elezioni » nel Portogallo hanno monotamen.
te riconfermato la lista unica salazariana), le
spalle dairUnione sudafricana; e fuUavia, il
governo di Pretoria non ha ancora riconosciuto quello « ribelle » di Salisbury : come spiegarlo, se non pensando alle considerevoli opposizioni interne che il governo Verwoerd incontra nella sua politica é'apartheid^ che è
lungi dall’essere approvala da tutti i cittadini (anche bianchi) della Repubblica sudafricana? E anche se parte di quelle Chiese han.
no spesso dato prova dj una sconcertante e
colpevole cecità, siamo anche lieti di sapere
che è forte fra j cristiani sudafricani l’oppoPizione a\Vapartheid. Citiamo alcuni esempi
nei due sensi.
E’ vero, la Chiesa riformata olandese della
Provincia del Capo ha eletto moderatore il
past. Gericke e vicemoderatore il past. Treur.
nich, due noti sostenitori della tRscrimiiia
zione razziale: quest’ultimo è direttore del
l'organo ufficiale della Chiesa, « Die Kerkbo
de », mentre il primo ha recentemente soste
nulo di fronte alla Corte internazionale di
Giustizia dell’Aia dj non vedere nulla di anli.
cristiano nella politica di apartheid. Eppure
questa stessa Chiesa, nel corso del suo recente Sinodo, ha approvato un rapporto che
esprime una profonda inquietudine nei confronti dei lavoratori africani strappati al loro ambiente per fornire la mano d'opera alle
industrie, alle miniere, ecc. della Repubblica:
e sottolinea le funeste conseguenze di questo
sistema, per i lavoratori come per 'le donne
c i bambini rimasti nei villaggi : si tratta di
« un cancro che corrompe la vita degli Africani e minaccia fatalmente l’esistenza sociale e spirituale di tutti gli abitanti del paese ».
Il Sinodo ha chiesto
con insistenza al go
zionali fanno pensare che la politica dell'attuale governo « sarà ancora applicata per degli anni ». Sebbene (erti cristiani pensino che
la Chiesa dovrebbe tdottare le vedute del governo, « questa sarà forse un giorno l’ultima
piazzaforte in cui la nozione cristiana dell'in.
tesa fra le razze sarà salvaguardata nell'Africa del Sud ».
Sempre a Johannesburg, quattro pastori
della Chiesa riformata olandese e quattro laici della facoltà di teologia delEUniversità sudafricana hanno deplorato, in una lettera
aperta, che troppi Afrikanders considerino la
Chiesa come «una potente organizzazione del
loro popolo » e non come la Chiesa di Dio,
e ne deducano che essa debba sostenere le
opinion) politiche degli Afrikanders e non
fare nulla per contrariare il governo sudafricano. Molti pastori — aggiungono ì firmatari che mettono in discussione la politica
governativa e la discriminazione razziale nella Chiesa, sono « condannati come liberali »
(in senso teologico, n.d.r.),
Spigolando nella stampa sudafricana :
— sulla rivista « Inspan » il prof. Albert
Geyser, direttore del dipartimento teologico
deirUuiversità di Witwatersrand e leader dei
pastori che si raccolgono neH’Istituto cristiano, attivamente antisegregazionista, ha affermalo a proposito degli avversari della posizio.
ne assunta da lui e dai suoi colleghi che
« questi calunniatori, propagandisti professionali. che usano m nome del cristianesimo di
ogni mezzo per ipnotizzare le masse e insudiciare le persone », commettono, moralmente,
dei veri « assassini».
— .su « Die Transvaler », quotidiano afrikander governativo, si minaccia la Chiesa di
scisma perchè la Groote Kerk di Città del
Capo (la Chiesa-madre delle Chiese riformate
olandesi sudafricane) ha voluto celebrare un
cullo multirazziale per preparare la campagna d'evangelizzazione interdenominazionale
dell evangelista inglese Hutchings; ma su
K Die Oosterling » altro quotidiano afrikander,
di Port Elisabeth, si approva nettamente que.
sto culto, che manifesta streltamente i legami
di questa Chiesa con le chiese non bianche
a cui la sua predicazione ha dato origine.
— sul <f Christian Record », di Pietermaritzburg (Natal), riferendo i lavori di una
Settimana biblica organizzata dal Consiglio
delle chiese cittadine, si afferma che uno degli oratori, il dr. Beyers Naude, direttore del
suddetto Estiluto cristiano plurirazziale del
Sud Africa, ha « illuminato, con la Parola di
Dio, gli spiriti e i cuori dei suoi uditori, met.
tendo in risalto tanti aspetti drammatici della vita sudafricana (...) e ha saputo togliere
il velo che offuscava l’intendimento » di
molti.
Infine, il pastore americano negro Martin
Luther King ha accettato l’invito a tenere
una conferenza a Durban, rivoltogli daH’Unione nazionale degli studenti sudafricani, la
VALDESI E METODISTI
DECISIONI E rinvìi
più numerosa organizzazione plurirazziale
della Repubblica (19.500 membri).
Se ho citato tutti questi esempi, è perchè
trovo profondamente rallegrante che, malgra.
do l'accerchiamento e l'isolamento spirituale
del Sud-Africa, ribadito dall'interno e dall’esterno, molti — in particolare m nome
della fraternità in Cristo —• lottino sul fronte
interno, su uno schieramento che si fa cosi
largo che il governo non potrà indefinitamente ignorarlo. Anche se — come già abbiamo accennato in passato — la situazione
sudafricana non è esattamente .simile a quella rhodesiana, piuttosto che auspicare l’intervento di marines britannici o di caschi blu
deirONU, mi auguro che la illegale situazione rhodesiana sia fatta saltare dall'interno;
e presto, prima che la ZANU (Zimbabwe ^
African National Union) di Ndabaningi Silbóle e la ZAPU (Zimbabwe African People’s
Union) di Joshua Nkomo — i due leaders
africani nazionalisti attualmente internati in
campi di segregazione, lontano dalla capitale — si scatenino in una lotta di liberazione che rinnovi il terrore dei Mau Mau, annientando ogni possibilità di coesistenza plurirazziale e avvelenando l'anima di questa
generazione africana con l’odio e il rancore
di un nazionalismo fanatico e di un razzismo
di ritorno. E’ possibile che i leaders razzisti
rhodesiani non abbiano letto il romanzo di
Robert Ruark ^ « Qualcosa che vale » (o visto il film che ne è stato tratto)? o la sua
opera seguente, ancora più sconvolgente,
« Uhuru»?
Per questo, malgrado i molti errori, le
colpe, le miopie cristiane, spero e confido che
l’Evangelo costituisca, per coloro che vi hanno creduto, un vincolo più forte di ogni distinzione di razza, di ogni contrasto; non un
vincolo tendente a perpetuare una s.'tuazione
iniqua, però. Del resto, come ha detto Martin
Luther King riferendosi alia situazione degli
americani negri, vi sono ovunque nel mondo
uomini che non sono più disposti ad attendere : non spetta evidentemente a coloro che
già hanno ottenuto, deplorare tale impazienza.
G. C.
^ Zimhabwv' è il nome che gli africani di
questa regione danno al loro paese, rifiutando
il nome Rhodesia, che le fu dato dagli inglesi
in omaggio aircsploratore e colonizzatore
Cecil Rhodes.
“ Enlrambi questi romanzi, il primo dei
quali ha avuto un enorme successo, sono edi.
ti in Italia da Bompiani.
PRO VALLI
Offerte per la Gianavella: G.A.L.P. Luseriia San Giovanni L. 1.000.
La « Pro Valli » ringrazia.
il 5 novembre scorso si spegneva
alla Casa delle Diaconesse Suor Giovanna Peni.
Suor Giovanna nacque a Torre
Pellice il 25 gennaio 1886 in circostanze assai drammatiche; infatti al
mattino dello stesso giorno era deceduto suo padre. Suor Giovanna
conobbe cosi le difficoltà della vita
fin dalla sua giovinezza.
Un tempo per lei particolarmente
felice sembra essere stato quello trascorso all’Orfanotrofio di Torre Pellice, ove essa fece la sua istruzione
religiosa e dove ricevette una profonda impostazione evangelica della
vita. Questo seme gettato nel tempo
della sua adolescenza doveva portare il suo frutto qualche anno più
tardi, quando la giovane Gjpvanna
Pent chiese di entrare nella Cas.i
Italiana delle Diaconesse (così si
chiamava allora). Era ranno 1910.
Dopo il noviziato, passato in parte anche nella Casa delle Diaconesse
di Saint Loii[) (Svizzera), inlzic) la
sua attività di diaconessa che fu caratterizzato da frequenti interruzioni dovute alla sua salute cagionevole.
Dalla sua corrispondenza traspare
ransia sempre rinnovata di j)oter
compiere un lavoro continuato, come era dato alle sue comp.agne di
servizio. I suoi periodi di malattia
erano vissuti nella viva speranza di
riprendere al più presto il lavoro,
nell inleres.se vivo jier tutto quello
verno di affrontare a fondo il proidema. Ha
pure approvato un altro rapporto sul problema
dei matrimoni fra individui di razze diverse: questi matrimoni, vietati dalle leggi sndafrieane « non possono essere considerati un
peccalo: la Bibbia non contiene alcun comandamento che li condanni »; non esiste alcuna
razza assolutamente pura e le differenze naturali. biologiche non .sono sufficienti a proscrivere in se tali matrimoni, anche se non si
possono trascurare « i problemi penosi che
nascono da una mescolanza delle razze ».
Il vescovo anglicano di Johannesburg. E
Strandling, ha dichiaralo ai memori del Sinodo plurirazziale della città che la Chiesa
potrebbe essere lultima linea di difesa contro I aparl/ieid, nell'Africa del Sud. Lo sbriciolarsi di ogni seria resistenza contro la discriminazione razziale, all'interno ridia Repubblica, e l'inefficacia delle proteste interna
Nctti sono Oggidìi infrequenti i oasi
di valdesi e di metodisti che, per ragioni di residenza o di periodica dimora, hanno vissuto per qualche tempo nell’ambito, e direi anche neU’atmosfera spirituale, di una comunità
locale dellaltra denominazione. Anch’io ho fatta nel tempo questa non
infelice esperienza. Ebbene dalle informazioni ohe ho potuto raccogliere
e per quanto mi consta di persona ad
esempio per Bologna, La Spezia, Parma, Roma, Salerno, Temi, Trieste,
ristilta che nel loro modo di e.ssere,
nello svolgimento della loro vita religiosa, nel condurre le proprie attivitàecclesiastiche, mal costum,e di vita spirituale e nella formazione delle nersone, le Chiese metodiste sono assai
simili a quelle valdesi; e non solo a
quelle del cosiddetto campo di evangelizzazione, ma financo a talune almeno di quelle delle Valli Infatti le
differenze che si ha modo U nscon
trare non sono dissimili ad esertinio
sul piano cultuale, che costituisce il
centro di vita delle nostre assemblee
di credenti, da quelle ohe si possono
rilevare osservando le nostre stesse
comunità locali valdesi dove, a seconda delle consuetudini formatesi localmente, si canta e si crega o in
piedi o seduti, si ammirttsrra più o
meno frequentemente la Santa Cena
(v’è chi la celebra tutte le domeniche
e chi solo quattro volte l’anno), si
colletta alla porta di uscita o si fa
dell’offerta un atto di culto; e dove
tra le varianti liturgiche si nota persino un nostro particolare « rito ambrosiano » ohe del resto si inquadra
perfettamente neirambitc dell’unità
delle nostre Chiese stabilita nel Sinodo.
E’ quindi su di un fondamento di
vita religiosa comune che si è potuto
impostare il problema deH’integrazione nella nota formula programma cica deill’unione di chiese e di autonomia ecclesiastica, accettata dai Sinodi delle due denominazioni quale
espressicne di un comune sentire informato ad un mede.simo concetto ecclesiologico. Questi concetti sono precisati con assoluta chiarezza e rispondenza di contenuto teologico nel secondo capitolo del Rapporto della
Commissione mista valdese-medotista
che il nostro Sinedo ha inviato alle
Chiese per un adeguato esame. Facciamo ad esiso espresso rinvio perchè
ciascuno possa rendersi conto della
effettiva portata di questo ccmime
fondamento teolo.gico con la sicurezza di valersi di un testo che, per esser stato steso in comune da esponenti qualificati delle due denominazioni, non è suscettibile di equivoco
quanto alla unicità di pensiero e di
intenti delle due parti.
Neirottica di tali premesse possiamo valutare quale incidenza abbia
avuto sino ad osgi il processo di integrazione in atto da tanti anni, nella vita delle nostre comunità.
Dopo aver adottato sin dai 1922 un
innario- comune (unico parto concreto del primo Congresso evangelico del
1920); dopo che nel 1956 la Tavola ed
il Comitato Permanente metodista
avevano deciso di precedere ad un
« lavoiro comupe dello rispettive Commissioni per la liturgia per il Catechismo » e dopo il voto in tal senso
formulato dal Sinedo metodista del
1957, non sembra tuttavia che un tal
lavoro. Se pure è in atto, abbia prodotto un qualche ris-ultato concreto
nel campo della vita reiigios-a delle
nostre Chiese. S-u aue.sto piano della
vita religiosa e cultuale dove raffinità esistente indurrebbe a vedere tante possibilità di lavoro in comune, la
spinta effettiva promossa dal processo di integrazione è stata invero assai scarsa.
Diversamente deve invece dirsi per
quanto riguarda il piano delle attività ecclesiastiche dove le unioni giovanili ,le unioni femminili, talune forme
di assistenza, se non hanno propriamente vita comune, hanno tuttavia
sviluppato frequenti e fattivi contatti,
che in taluni centri hanno assunto caratt-jre periodico continuativo. Certo
tante altre attività potrebbero esser
promesse insieme specie nei centri
maggiori (Firenze, Genova, Milano,
NH,poli, Palermo, Roma, Trieste, Venezia) dove trevansi presenti chiese
delle due denominazioni. Basterebbe
pensare a conferenze, studi biblici e
gruppi del Vangelo, dibattiti su problemi di attualità, diffusione della
stampa e delle pubblicazioni evangeliche, assistenza ai malati ed altri
servizi di diaconia, campagne di evangelizzazione, alla distribuzione decentrata delle scuole dcmenicali, alla cura spirituale delle famiglie di periferia, aU’organizzazione della diaspora
con l’utilizzazione eventuale dei rispettivi predicatori laici, ed a tante altre
forme di attintà per avere un pro
gramma comune che, ad oggi, assai
spesso rimane costretto ad un formato ridotto perchè chiuso nei limiti di
una sola comunità. Quanti problemi
per i quali non è pcss-ibile trovare
soluzione rispondente in seno ad una
sola comunità di una grande città,
attese le suo limitazioni causate da
ragioni di spazio, di ubicazione della
sede, di distanze, di mezzi, di uomini
disponibili, potrebbero essere meglio
impostati, e forse adeigu-atamente risolti su un piano di laverò interco-ncistoriale valdess metoidìst-a! Quanti di
noi nelle grandi città han fatto l’esperienza della gravità del problema logistico che ha assunt-o nella vita moderna aspetti di preoccupante intoppo per varie iniziative locali imponendo risoluzioni decentrate e molteplici
che scio un la-voro integrato tra chiese diversamente dislocate potrebbe risolvere !
Ma anche fuori dai centri maaglori
dove è assicurata una doppia presenza valdese-metodista, la vita, ecclesiastica comune è suscettibile di particolare sviluppo. Basta pensare alle
comunità viciniori dove le visite e gli
incontri sono più facili e poissono rendersi più frequenti rompendo quell’isolamento che pur sussiste per tante nostre comunità dei centri minori; oppure alla partecipazione di rappresentanze delle rispettive chiese deU’una
denominazione alle riunioni di Circuito ed alle Conferenze distrettuali dsira.ltra nell’ambito di una stessa regione, per un mutuo a.pporto di esperienze, di suggerimenti, di iniziative ;
ed ancora agli scambi di pulpito invero non molto frequenti tra pastori
ed evangelisti valdesi e metodisti; o.d
alla organizzazione preventiva e in
comune delle vacanze pastorali e.stive,
per valutare Tanipiezza della collaborazione possibile nel quadro del processo d’integrazione. Basterebbe forse
una spinta indicativa da parte degli
organi ecclesiastici competenti delle
due denominazioni per far tradurre
in atto quanto veniamo esponendo.
Come vien giustamente rilevato nel
Rappo-rte della Commissione mista,
ora airesame delle nostre Chiese, «ii
processo unitario parte dalla considerazione della situazione ecclesiologica
primaria, che è quello locale» (pagina 9). Questa, pur non esaurendo il
contenuto e la portata della realtà ecclesiastica cristiana che si incorpora
neiruniversalità e tende all’unione del
clte avveniva nella piccola famiglia
ilella diaconia, nella prontezza a rallegr.arsi per ogni buona notizia e
nella preghiera di intercessione. Nel
ineilesinio tempo v’era in Suor Giovanna uno spirito di accettazione
del cammino difficile della malattìa
e della sofferenza, alla quale però
non dava mai troppo peso e troppa
importanza.
Il suo lavoro si svolse negli ospedali di Milano, Torino e Pomaretto,
negli Asili per vecchi di S. Giovanni
e S. Germano, al Rifugio, alTAsiln
infantile di Pomaretto, nella assistenza a malati privati nelle Comunità di Torre Pellice e S. Giovanni.
La sua vivacità di spirito, anche
in momenti di grande prostrazione
fisica, e le sue pronte riprese dopo
giorni di infermità ci hanno spesso
stupiti, in questi ultimi anni, ma
non erano che il segno di quella che
era stata sempre la sua natura: fragile nel corpo e forte nello spirito.
Siamo riconoscenti al Signore per
il dono che ci ha dato in Suor Giovanna Pent.
Nella meditazione, tenuta dtir.tntc
il funerale, è risuonata la domanda
angosciosa rivolta alla Chiesa : « (ìht
andrà per noi »? Perchè se è bello
ed entusiasmante servire il Signore
in nuove ed utili forme di servizio,
rimane pur vivo ed inalienabile Tappe! lo alla umile e costante diaconia verso i vecchi, i malati, gli incurabili, i bambini, in una jtarola
verso tutti quei deboli di cui il mondo non ha nè tempo nè voglia di
occuparsi. Cna diaconiii se si vuole
senza apparenza, di cui si jiarla e
si scrive poco (forse troppo poco),
tita che, ite siamo certi, il Signore
aspetta da noi.
/■’. ,S.
PERSONAL! A
Anna Bertolè si è brillantemente
laureata presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Univerità di Torino.
Ci rallegriamo vivamente con lei, con
più cordiali auguri per la sua atticità professionale.
Uintegrazione al
delle Comunità
livello
locali
le chiese locali in un solo corpo, esprime nella sua pienezza l’essere della
Chiesa, come è stato posto in risalto
anche in un apposito ordine de) giorno approvato seaiza riserve nel recente Congresso evangelico.
Sul piano della vita organizzata delle chiese locali vi sono varie questioni
che in tema di integrazione non sono
state ancora neppure sfiorate, ma ohe
possono destare un certo interesse e
necessitare di una conveniente messa
a punto. Tra l’altro, la posizione delle
perso.ne esercenti un ministero, diverso da quello pastcìraiie, riconos.ciuto in
seno ad una chiesa quando si trasferiscono presso una comunità dell’altra
denominazione; come ad esempio
quella di anziani e diaconi valdesi che
vanno a risiedere in un luogo servito
solo dalla Chiesa metodista, o quella
dei predicatoiri laici metodisti iscritti
riell’apposito ruolo sinodale, trasferitisi in località dove v’è scio la Chiesa
valdese. Come forse non è tanto noto
la composizione dei Consigli di chiesa valdesi e metodisti è abbastanza
divers,a; quelli valdesi sono costituiti
in base a vocazione riconosciuta a ministeri prestabiliti; quelli metodisti
sulla base delTesercizio di determinate
funzioni in seno alla comunità, in
parte per vocazioni m,inisteriali determinate ed in parte anche per elezicne. In manicanza di qualsiasi indicazione al riguardo da parte delle Commissioni ed organi che hanno esaminato i problemi delTintegrazione, la
prassi ecclesiastica, sotto la spinta
della migliore comprensione delTessensa stessa deilTintegrazione, si va
orientando, nei pochi casi di cui abbiamo avuto notizia, verso un processo integrativo ispirato al criterio di
inserire a disposizione nei rispettivi
Consigli di chiesa od a titolo consultivo, le capacità mini.steriali ed i doni
che esponenti deU’una chiesa possono
offrire all’altra in caso di trasferimento, in quanto siano avallati da un orevio riconoscimento ufficiale. Io ravviso che in effetti questa è la linea che
per il momento occorre seguire.
V’è poi un altro punto neH’organizzazione delle chies..e locali su cui è
opportuno ritc.rnare ed è quello della posizione che in esse viene ad assumere il conduttore spirituale della
stessa quando alla sua cura viene
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
3
26 novembre 1965 — N. 47
pag. 3
IL CRISTIANO E IL DENARO soUdarietà
Alla fine dell’estate si è tenuta, all’Istituto ecumenico di Bossey, una « Consultazione » su
« Il cristiano e il denaro ». Aldo Long, delegato valdese, vi ha partecipato, e ci ha già dato (n. 43) un
primo resoconto di questi lavori. Pubblichiamo oggi
i documenti conclusivi redatti dalle quattro sezioni
di studio, nelle quali era articolata la Consultazione,
convinti che possono offrire ai lettori spunti di meditazione, e offrire anche alle nostre comunità temi di
studio da approfondire e discutere. Il nostro corrispondente, che ci ha fornito questi documenti, ci promette un terze articolo con particolare riguardo ai
problemi che si pongono in quest’ambito, alle nostre
chiese in Italia.
^ ) Una maniera coerente
di guadagnare e di spendere
Il lavoro umano è espressione, nell’uomo, dell’immagine del creatore.
Tuttavia, il peccato ha oscurato nelTuemo il senso della sua associazione
con Dio, introducendo il desiderio del
possesso e dello sfruttamento egoistico delle risorse umane e naturali. La
redenzione delTuomo restaura que.sta
associazione con Dio e dà al lavoro
umano un senso creativo per cui, anche la « routine » può diventare n .servizio » e la « proprietà » può essere
sostituita dalla « amministrazione ».
In tal modo, l'obiettivo essenziale
del lavoro non consiste più nelTammassare ricchezze, ma nelTadempimento crcatcre che umanizza l’uomo
e glorifica Dio. La meta finale è una
realizzazione dinamica fra Dio e la
umanità, sia nel la.voro che nel riposo
(tempo libero).
La società retribuisce il lavoro non
solo in base a criteri economici ma
anche a quello di valori determinati dal contesto culturale, ivi compresi
i bisogni della società e delTindividuo.
ha Chiesa ha la responsabilità permanente di esercitare il suo giudizio su
tali criteri i quali incidono sulla mo^
dalità della remunerazione e della
spesa.
L’« amministrazione » cristiana esige una organizzazione diede spese e
dei bilanci secondo una ripartizione
delle risorse tra :
1. - I doni per la missione della
Chiesa e per i bisogni degli « altri ».
Essi costituiscono la nostra risposta
alTamore di Dio e un atto di servizio
quali veri .amministratori. Nel dare ad
altri, dobbiamo farlo in modo da rispettare ia loro dignità.
2. - I bisogni legittimi della persona e della famiglia.
3. - Il risparmio e gl’investimenti.
(La Scrittura ammonisce il cristiano
a non porre la sua fiducia nelle ricchezze materiali, ma gli raccomanda
di farne un uso accorto. Non esiste
necessariamente inccmpatibilità fra
il risparmio e gl’investimenti da un
lato e un atteggiamento cristiano verso i! denaro (ialTaltro).
La manifestazione della fede mediante una testimonianza « economica » pone in evidenza valori e priorità
cristiane, quali Tevitare ogni spreco,
non spendere per orgoglio o p>er compiacenza verso se stessi. Per quanto
concerne le spese, il risparmio e gl’inverùimenti, le decispni di ogni cristiano devono essere prese tenendo conto dei bisogni degli « altri », sotto la
guida dell’amore e della giustizia.
L’utilizzazione responsabile della facoltà di spendere deve richiamarsi
a.U’esame delle conseguenze che possono derivarne ; per esempio, per l’economia locale o per quella di altri Paesi La facoltà di spendere può altresì
essere utilizzata come protesta contro
l’ingiustizia sociale ; per esempio, non
comprando prodotti da imprese che
pratichino la discriminazione razziale nelTassunzione della manodopera.
I cristiani sono costantemente impegnati in « dilemmi » concernenti il
loro proprio lavoro, i proprii guadagni e le proprie spese. E’ dunque necessario che la Chiesa dia urgentemente dei suggerimenti in questi settori. Ciò potrà accadere nelle migliori
condizioni grazie a scambi di esperienze e ad una ricerca delle soluzioni
idenee fatta da gruppi costituiti sia
da laici che da specialisti in teologia
e nelle varie discipline che si riferiscono a questi problemi.
Una critica cristiana deiie
attuaii strutture economiche
Prenies.se Teologiche :
1. - L’universo intero è creazione
di Dio,
2. - L’uomo è un collaboratore
(«steward»: gestore, amministratore) di Dio per ì’adempimento dei Suoi
disegni nel mondo.
3. - Lo scopo essenziale di una direzione economica legittima consiste
nel « servizio » in seno alla comunità.
4. - Nessun sistema economico t
perfettamente conforme alla volontà
di Dio, in quanto tutti i sistemi economici sono concepiti dagli uomini e
racchiudono quindi in se stessi elementi di varie indolatrie.
5. - Tutti i cristiani partecipano
ai sistemi economici e debbono sforzarsi per renderli più conformi alla
rpustizia di Dio, ccxnosciuta dagli uomini media,nte l’esperienza economica, il pensiero razionale, e la fede in
Gesù Cristo.
Criteri per una critica cristiana dei
sistemi economici:
La Bibbia ci mostra l’uomo come
« persona in una comunità ». Ogni
sistema econemico deve aiutare la
persona a compiere il suo destine di
figlio di Dio e di membro di una
comunità. Fra i criteri che permetsono di valutare un sistema economico, bisogna includere i seguenti :
a) Provvede esso ai bisogni iondamentali per la vita fìsica, culturale e sociale?
b) Aiuta lo sviluppo delle capaci
tà potenziali degli uomini?
c) Assicura progressi ragionevoli
della produzione, in quantità e qualità?
d) Assicura sempre più una giusta distribuzione dei redditi nella nazione e nel mondo intero?
e) Implica esso, nelTuso del potere, la coscienza della responsabilità
rispetto al « bene comime »?
f) Assicura agli uomini una partecipazione soddisfacente alla vita
delle comunità?
Alcuni gravi difetti delle strutture
economiche attuali:
1. - Il « consumo forzoso », che
proviene dal desiderio di uguagliare
il prossimo, o dalla eccessiva pressione della pubblicità, è un abuso dei
deni di Dio, ,
2. - Il divario fra le Nazioni ricche e quelle povere aumenta e, negli
incontri eocnomici, i piatti della bilancia pendono fortemente in senso
favorevole alle nazioni « che posseg
gono». Questo squilibrio è dovuto in
parte alla mancanza di im vero dialogo fra le persone nelle negoziazioni
economiche.
3. - La povertà è la condiziono
fonidamentale per due terzi della po
polazione mondiale.
Qualche segno di progresso nelle
strutture economiche attuali.
1. - Le conferenze ecumeniche del
1937, 1948 e 1954 hanno fornito eccellenti direttive. Le loro dichiarazioni
sono tuttora valide.
2. - La nazioni più progredite accettano certi cbiettivi in vista di un
aiuto alle nazioni in via di sviluppo.
3. - Le nazioni si occupano mag
giormente del problema della po\erià
nel loro interno.
4. - Le scienze sociali forniscono
alTeconomia dati sempre più nume
rosi.
5. - I cristiani considerano sempre più la giustizia economica come
una delle responsibilità fondamentali della scienza morale cristiana. Le
Nazioni sviluppate e quelle in via di
sviluppo lavorano per coordinare le
loro attività economiche in vista del
bene comune.
Strutture e finanze
della Chiesa
I due scandali.
1. - A motivo dell’alta vocazione
che abbiamo ricevuto di essere
« amministratori » dell’ universo di
Dio, costituisce uno scandalo il fa<tto
che nelle attuali strutture della Chiesa molto denaro venga sprecato:
a) per il mantenimento di isti
tuzioni che non possono più servire
per la vita e la missione della >
b) a causa della divisione delle
chiese ;
c) a motivo della proliferazicxie
delTamministrazione (servizi amministrativi).
2. - E’ altresì uno scandalo che
nelle società prospere, i (ioni dei
membri di Chiesa non àanq affatto
proporzionati ai redditi di cui dispon
ti di bilancio e monetari comprendenti una provvista — nei bilanci —
di fondi non impegnati e perciò disponibili per nuove eventualità, col ridurre l’ammontare di altre spese previste e lo scoprire redditi supplementari. Questo modo di procedere ha la
sua importanza in quanto assumere
dei rischi per le spese e gl’investimenti di risorse, è caratteristica primordiale nel servizio per il Signore.
2. - Il rimedio al secondo 'scandalo comprende un dolo in tre tempi :
a) Poiché sappiamo che l’economia cristiana abbraccia la vita intera ivi compresi i beni materiali posseduti, un programma efficace di istruzione sulla gestione della Chiesa dovrebbe conseguentemente costituire la
motivazione fondamentale per indurre la gente a « dare » : la disciplina
del dono sacrificale fa parte delle qualità del cristiano e non è affatto la
risposta ad un obbligo e neppure semplicemente una scelta deliberata.
b) Fra le strutture finanziarie,
si deve trovare la possibilità di una
risposta appropriata: per esempio,
per le comunità agriccile la. « messa
a parte » di terreni il cui raccolto sarebbe venduto a prò della Chiesa (il
gono. La mancanza di denaro liquido
fa s. che il loro problema primordiale sia di raggiungere un reddito sufficiente.
I rimedi.
1. - I due rimedi al primo scandalo sono i seguenti:
a) L’esame costante delle attuali strutture della Chiesa da parte
di esperti, comp»etenti nelle varie discipline appropriate (per es. la teologia, la sociologia, l’amministrazione).
Essi debbono provenire dall’esterno
delle strutture esaminate, ma devono
avere simpatia e ^mprensione dal
mistero e della missione della Chiesa ;
, b) La possibilità di rispondere
a nuove esigenze dello Spirito Santo
dev’essere assicurata con procedimen
campo appartenente a Dio); in altri
settori, la visita oirganizzata a tutti i
membri di chiesa per raccogliere i loro impegni contributivi (Every Member Canwass).
c ) Rientra nelTamministrazione delie finanze della Chiesa fare una
relazione completa a coloro che sono
responsabili, sulla maniera con la
quale essa è amministrata, salvo
quando tale divulgazione nuocesse al
progetto stesso: tale relazione indù
de naturalmente successi od insuccessi.
Domande che si pongono.
Nella discussione abbiamo csservato che il contesto economico nel qua
le le strutture della Chiesa operaio
attualmente è motivo variabile, andando da un’economia agricola nrimìtiva senza denaro fino alle struttu
re finanziarie moderne più complesse. Nessun principio applicabile alla
generalità dei casi ha potuto essere
enucleato nella discussione, ma varie
domande ne sono scaturite. Per esempio, allorquando il lavoro missionario
implica necessariamente dei problemi
di cambio ed il « mercato nero » rende
cinque volte dd più del mercato ufficiale, che cosa si deve fare?
j) Il dono cristiano
[la decima e oltre]
Noi affermiamo :
1. - Che vivere cristianamente esige Tobbedienza al Signore per l’acquisizione e il modo di disporre di tutte
le ricchezze e che il « dono cristiano »
— parte integrale di tale economia —
è l’esercizio per eccellenza del dono
di generosità che permette di offrire'
le proprie risorse per l’adempimento
dei disegni di Dio : esso implica uno
spirito di obbedienza, di amore e di
riconoscenza verso Dio e la preoccupazione della sua Chiesa e dei suoi
Tigli ovunque nel mondo.
2. - Che il dono del cristiano, per
sostenere gli obiettivi cristiani, è costituito dalla porzione dei suoi guadagni che egli ha consacrato alla Chiesa.
Dare la « decima » costituisce un metodo commendevole e una disciplina
spirituale, ma l’entità del dono cristiano deve essere determinata sotto
la direzione dello Spirito Santo e può
andare molto oltre la decima.
3. - Che, considerando come il divario esistente fra le regioni prospere
del mondo e quelle povere si accentua sempre più; che, peraltro, tale
divario è incompatibile con gTinsegnamenti del Cristo ed uno scandalo per
Cigni servitore ccscienzioso delTEvangelo, ogni Cristiano porta conseguentemente la re.sponsabilità ineluttabile
di un’appropriata azione sociale, nonché di essere l’avvocato per una giusta legislazione e per un impegno
particolare
4. - Che il dono cristiano, nel suo
migliore significato, è un’offerta ohe,
una volta fatta, non è più sotto il controllo del donatore. Esso consente la
prcsecuzione dell’opera del Signore e
l’allargamento delle Sue compa.ssio
ni; incoraggia la fede e permette di
assumere più larghe responsabilità;
infine, in relazione alle chiese-sorelle,
esso provvede ai bisogni reali che esse
hanno riconosciuto e di cui debbono
aver cura.
5. - Che, siccome il dono cristiano
non é necessariamente connesso con
lu confessione della signoria di Cristo,
le Chiese perseguono con umiltà e
rinnovata visione il compito delTistruzione su ciò ohe é Teconomia della
Chiesa, mediante Tinsegnamento biblico, con « seminari », nel seno dell?
congregazioni e, infine, servendosi di
tecniche moderne presentando il privilegio e la gioia del dono consacrato.
Sopra ogni altra cosa, mentre riconosciamo che in tutte le chiese e fra
tutti i popoli vi sono uomini il cui
dono é il riflesso dell’amore per il
prossimo mostrato dal Cristo, noi affermiamo che tutti hanno il dovere
del Tobbedienza alTappello eterno di
Colui « che s’é fatto povero, da ricco
qual’era » e che sa « che saremo sempre abbastanza ricchi per essere generosi » e « che possiamo dare ancora
e tempre quel che Dio ci ha dato ».
Culto radio
ore 7.40
Domenica 28 novembre
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
Domenica 5 dicembre
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
con
Don Milani
QUINTO ELENCO
Firme raccolte da evangelici genovesi:
.4ntonio Ramirez, impiegalo, Genova; Massimo Romeo, pastore ballista, Genova Sanipierilarena; Mirella Cainagna, impiegata,
Genova; Ernesto Corsani. disegnatore.
Genova; Giuseppe Gainbaro, operaio. Genova; Lueiana Gengiieei, eoinmessa, Genova; Maria Vittoria Revelii, studente-;sa,
Genova.
I n gruppo di evangelici di Bari: Nieols
Pantaleo, insegnante; Rosario Bagiieri, pastore evangelico; Tommaso Gelao. rappreMmanie coram.; Gae'ano Cas<-ione. l'er;o
viere; Leonardo Curri, ferroviere; Cesaría
l'ierno, casalinga; Attilio Mazzoni; luisa
Mazzoni; Raffaele Civiello. pensionato;
Giuseppe 1/es.serri, ferroviere; Franeesco
Buzzello, meccanieo; Margherita De Robert is; Giuseppe Maslroserio. impiegalo:
Isaia Saliani, pastore evangelico; Saviii"
Vigilante, autista; Paolo Darmstaedter,
pensionato; Vito Roinaniello, studente:
Maria Romanieilo, studentessa: Giuseppe
C.asliglicne, pastore ev.ngelico: Irene De
Robertis: Eugenio De Reberlis; b. ¡ranea Gastiglione Pantaleo, professoressa.
tri gruppo di Bardighera: Raffaello
Monti, professore; Giancarlo Lova. impiegalo; Giovanni Movlara, Alessan[!ri;t ; Maria Giordano; Anna Ro'lando; Ernesto .Navone; A. Monti; G. B. Jbon; Maria Fatue;
Pier Paolo Camini; Giacomo Cacc.imi, negoziante; ... Campo; ... Gaross'j: Paolo
Guglielmi; ,Nucci Anfossi; .\melia Gianno la; Giuseppina Galliano Giannonlta:
... Mallone: Stefano Merlo; Cesure Farolti.
impresario; Roberto Forti, .sludenle. Boiz.mo; Maria Scinto; Silvio Martini; li'.d(lerinut, infermiera, Venliniiglia ; Rosa
Zeppa; Teresa Sisto.
Firme raccolte a Torino da un membro
della Comunità di Àgape: Ugo Toniassone.
operaio, Menna di Susa; Giuseppe Vulpi,
artigiano, Torino; Laura Volpi Tomassone, casalinga, Meaiia di Susa; Ruggero Fiiintli. perito induslriale, Torino; Gui io
Randellino, cperaio, Torino; Enrico Bucini, operaio, Torino.
Firme raccolte daU'Vnione Giovanile
hall isla di I.emini: Giacomo Pistone, pastore battista; Salvatore Arcidiacono, agriciallorc; Alfiio Caponetlo, bracciante aglicolo; Ippolito Cirino, invalido civile; Adele Caponelto, casalinga; INnnzIatina Formila, casalinga; Sebastiano D’Anna, bracciante agricolo; Angela Formica, casalinga:
Ijidia Grasso, casalinga; Francesco Formila, .studente; Alfio Consoli, autista; Laura
Mari, sludentessa ; Nicola Lascialo, neltui
bino; Tiudaro Longo, barccianle agricolo;
Enza iVanfitò, sarta; Sebastiano Grasso,
operaio; Gaetana Tornello, casalinga; Carmelo Tagliaverga, netturbino ; Filadelfo
Cantarella, pensionato; Giuseppe Arcidia cono, coltivatore diretto; Salvatore Nanfilò,
brtHcianle agricolo; Salvatore Ciìfò, pittore; Cirino Malpasso, bracciante agricolo;
Filadelfo .Arcidiacono, commerciante; Francesca Vinci, venditore ambulante, Carientini; Giuseppe Castro, bracciante agricolo,
Carlentini.
Firme raccolte su iniziativa delFUnione
Giovanile valdese di Torino: Sergio Gandclfo, studente; Mariella Gay. studentessa:
Nanni Corongi, studente; Maria Piera Paglianì, insegnante; Anna Mussa Ivaldi, sludentessa; Roberto Giacone, studente; Paola Pellerei, studentessa; Giovanni Prelato,
suidenle; Ada Malati, impiegala; Wanda
Costantino; Speranza Puy; Paolina Bciijour Alberto Recchia; Franea Reccliia;
Sergio Ribei. studente; Alice Gaydou, impiegala; Lilia Travers, slndenlessa ; Erica
Pons, fisica ; Adriano Coisson, studente:
Ma.ssimo del Sette, orchestrale. (segue)
LUMEN GEMTIUMÊ?
Qual’è la luce del mondo: la Chiesa o Cristo? - Uno spostamento di fede, nel cattolicesimo: credo la Chiesa o nella Chiesa?
Sull'ultimo fascicolo {n. 5. seti.-riti. 1965)
chi a Materialdienst des Konfessionskundliclien Inslitiits » di Bensheim. rarlicolo di
fondo è costituito da una valutazione della
Constitutio dogmatica De Ecclesia f<( Lumen
gentium? »)^ scritta da K. G. Steck. Ci pare
che valga la pena riprodurne la conclusione
L(* aiTermazioni, ma pure le ìntenzion
della Constitutio sono cosi molteplici, co;
liifiìcili da ricondurre a un común denonii
natore, che Tosservatore esterno — come ri
sulta dalKeco che essa ha suscitato — è in
difìicoltà nel pervenire a un giudizio uni
fario suH'essenziale. Per di più Tacceso in
leresse ecumenico tende a sviare 1‘attenzione
da ciò che è essenziale. Gli eventuali rapporti
di Roma con Todierno protestantesimo non
sono Tunica cosa che ha da interessarci nel
Concilio e nella Constitutio. Indubbiamente
questo c certo: di fronte alla novi'à che appare in campo cattolico, la cui dinamica non
potrà essere neutralizzata neppure da successive restrizioni, abbiamo tutte le ragioni dì
concepire v impostare in modo nuo»o la controversia protestante-cattolica. Se la Riforma
ha avuto un senso, proprio ora esso dovrebbe venire alla luce. Nessuno dovrebbe contestare che oggi il campo romano, nelle espres.
sioni verbali e nei fatti, si è avvicinato alTEvangelo come mai finora. In che cosa, allora, può consìstere Tinlerrogativo della Riforma al Cattolicesimo romano? In questo: nel
punto interrogativo che abbiamo posto sulle
parole iniziali della Constitutio, (he nc costituiscono in qualche modo il mello. Nessuno di noi contesta che Gesù Cristo e il suo
Evangelo sia la luce del mondo. Controverso
è invece il modo con cui i discepoli, i cristiani possono convenientemente adempiere
il loro compito c la loro missione di essere
la luce del mondo (Matt. 5: 14). Non vi è
discussione neppure sul fatto che nelTcsplicazione di tale compito hanno pari importanza teorìa e prassi, dogma e ethos, dottrina c
vita. Abbiamo visto che i due lati .-ono strettamente connessi nella Constitutio. c non era
altrimenti per la Riforma nè dovrebbe esserlo nel protestantesimo odierno. Il contrasto
comincia quando consideriamo la vìa del ret.
to discepolato; il che significa, oggi come
E’ uscito il
CALENDARIO CRISTIANO
19 6 6
Edito dalla Casa Editrice Battista. Oltre
ad un passo biblico per ogni giorno, per ogni
mese vi è una riproduzione a colori (formato
grande) di uno dei disegni con simboli cristiani del prof. Paolo Paschetlo. — L. 500.
anche presso la Claudiana.
allora: dove e quando si afferma qualcosa sulla funzione della cristianità stessa, della Chiesa. Mentre la Constitutio parla della Chiesa
come del ridessi) di Cristo, come segno di
salvezza nel mondo, la Riforma parla di una
Chiesa nascosta e oscura. Solo se poniamo
questa lesi fondamentale della Riforma in
:apporto critico con il concetto che TOrbis
catholicus attuale lia di se. abbiamo la pos
sibilila dì toccare il punto essenziale. Allora
anche gli altri punii controversi si risveglii.no dal loro assopimento storico e perdono
la loro grossolanità secolarizzala. 11 punto decisivo. in questa sede, può essere solo delincato con uììii formula sintetica. ?Nella Conslitutio è scritto; «ut signuni Christì super
faciem Ecclesiae clarius effulgeat » (affinchè
il segno di Cristo splenda più fulgente sul
volto della Chiesa). Dal XVI sec. risuona
questa voce, dimessa ma nettamente avverlihile: « Regnum Christi prorsus sino facìe in
spiriti! consistit » (il Regno dì Cristo lui la
sua concreta esistenza in modo totale ed
c.’^cliisixo nello spirito, senza appar.^nza).
« Bisogna die egli cresca, e che io diminuisca )).
Ci è parso giusto segnalare questa valutazione, tanto più che Paolo Ricca ci ha giustamente ricordato che il 'De Ecclesìa' è il
frutto più autentico e la chiave interpretativa del Vaticano li e del Cattolicesimo in
stato di aggiornamento. Ricordiamo ancora
che fin dalla scorsa primavera una valutazione anche più rigorosa e tesa a individuare
il punto essenziale del confronto e del contrasto è stata data da uno degli osservatori
riformati, il prof. V. Subilia: «L'ecclesiologìa del Concilio Vaticano » {p. 60, L. 500);
richiedere alla Claudiana, Via Principe Tommaso 1. Torino, ovvero alla Libreria di Cultura Religiosa, Piazza Cavour 32. Roma.
4
pag. 4
N. 47 — 26 novembre 1965
Inaugurazione '"della cappella^ rinnovata
a Porosa Argentina
Di fronte a una fabbrica chiusa
Venerdì, cinque novembre si lavorava ancora alacremente nel cantiere
della cappella: muratori, idraulici,
elettricisti, falegnami ecc., facevano
a gara per terminare l’opera che si
doveva inaugurare la domenica 7 novembre ; la delegazione di Berlino
composta dal dr. Wallmann e Erich
Krause è rimasta piuttosto dubbiosa sul miracolo che si stava compiendo anche al diffuso chiarore della lanterna. Il sabato notte alle 11
ultima visita con gli amici germanici : il volto della cappella era già infiorato mentre aH’interno resisteva
ancora al lavoro im gruppo di persone guidato dalla famiglia di Giaiero
Ernesto, che nel pomeriggio con volenterose sorelle di chiesa avevano rimesso in ordine lo stabile; nella notte Attilio Pons e famiglia non ancora immemori dell’antica esperienza
artigianale portavano a termine il tavolo della Santa Cena (ed erano già
suonate le sei al campanile di Perosa).
La cappella ha più di un secolo di
vita: è menzionata come scuola
Beckwith nel 1851 e vi insegna in
quel tempo Stefano Grill con uno
stipendio di 60 franchi all’anno mentre negli anni successivi il salario si
riduce a trenta franchi; si succedono
come insegnanti: Ribet Jean Pierre,
Rostan Giacomo, Pons Antonio, Meynier Enrico, Clapier Giacomo, Ghigou Filippo, Grill Pietro, Ribet G.
Giacomo', Rostan Maddalena, Pascal
Enrico, Lea Beux, Rostan Luigi, Lageard Sylvie; poi inizia il lungo insegnamento di Balme Giovanni Antonio nel 1884 e lo termina nel 1922 con
un minisitero scolastico di 48 anni di
cui 38 passati a Porosa; ancora due
anni di vita scolastica con Grill Antonietta e Bonnet Enrichetta e nel 1926
il registro tace; con la legge Danao
Credaro le scuole di quartiere sono liquidate praticamente nel 1911 con una
perdita cospicua del nostro patrimonio culturale soprattutto dei quartieri alpestri : lo stato aveva « ridimensionato » le cose ! Nel 1875 la scuoletta è ampliata dal Pastore Pietro
Lantaret e nel 1923 la Direzione del
Cotonifìcio chiede l’allargamento della strada fronteggiante la cappella
per una lunghezza di nove metri e tre
di larghezza e con una contropartita
al fianco della cappella. Un elenco
monotono di nomi vi ho fatto, ma
ohe esprimono quel servizio prezioso
che ha reso un contributo notevole
alla chiesa nel passato.
La cappella offriva in questi anni
un aspetto poco decoroso perchè in
condizioni deplorevoli airestemo e
aH’intemo; le vicente deH’attuale ampliamento sono state lunghe e non
sempre liete; dapprima si prospettava una ripulitura della facciata, la
apertura d’una vetrina per una testimonianza nostra sulle strada provinciale e poi i normali servizi al due
piani con un progetto del geometra
Gino Rostan. Mentre si lanciavano
i primi appelli s’interessava all’opera
di restauri l’allora Moderatore Ermanno Rostan antico alurmo della
scuola con la prop)osta d’un ampliamento; purtropìpo mancavano i fondi
per un progetto simile: ed ecco giungere a Pomaretto im pellegrino germanico, Erich Krause: se n’è venuto
in mezzo a noi p>er una settimana, ha
visitato i nostri istituti, ha voluto
prendere parte a tutte le attività della chiesa e cantare coi coralisti poi
è ritornato come tanti altri turisti al
suo paese; ma dop>o qualche tempo
ha inizio una corrisp)ondenza nutrita tra Herr Erich Krause e noi; la
La vetrina della cappella
Gustav Adolf Werk si interessa all’opera e nel giorno della confermazione un forte grupp» di catecumeni
decide di offrire per la cappella un
dono come segno di riconoscenza a
Dio; quale esempio ci hanno dato!
Anziché buttar i soldi per adorare il
« dio catecumeno » con pranzi, ricevimenti, doni, come si sta facendo già
in molte famiglie da noi, purtroppo,
essi hanno preferito fare un sacrifìcio enorme ohe ha fruttato una cifra cospicua. Spero che da questo
esempio i catecumeni valdesi ne traggano ispirazione per una confermazione ohe esprima il sacrifìcio per Colui che s’è dato per noi.
Con la notizia dell'aiuto dei catecumeni il pensiero deirampliamento si
concretava con un progetto deU’architetto Enrico Vay al quale ci eravamo rivolti. La comunità ne prendeva
visione e successivamente, dopo lunghe discussioni con comitati, commissioni, si dava l’avvio ai lavori con la
fiducia di poter raccogliere altri fondi
per il completamento dell’opera. La
Tavola ci faceva pervenire a mezzo
del Moderatore Rostan un contributo, mentre in parrocchia si lanciavano altri appelli ; un gruppo fedele rispondeva con entusiasmo all’invito ed
era per noi di vivo incoraggiamento a
piroseguire. Alcuni fratelli erano pronti ad anticipare dei fondi senza interesse per non creare debiti aH’infuori
della comunità; questo gesto ci ha
commossi. Sul finire dei lavori e poco
prima dell’inaugurazione il dr. Jungbluth di Kassel, presidente della Gustav Adolf Werk, venuto al Sinodo di
quest'anno s’informava presso il Pastore Carlo Gay della situazione della
cappella ; successivamente ritornato
in Germania interessava la sua chiesa del distretto di Kurhessen-'Waldeck
la quale rispondeva immediatamente
all’appello con im dono generoso,
frutto di amore profondo per la nostra chiesa. Con questa somma si ooteva guardare al futuro con serenità
dopo mesi di comprensibile ansia.
Il giorno deirinaugurazione abbiamo udito al esulto del mattino al temr
pio i messaggi vibranti e intonati alla
circostanza del membro della Tavola
dr. Pier Luigi Jallà, del dr. Hans Wallmann, presidente cii vari comitati germànici e delegato della Gustav Adolf
Werk e del dr. Erich Krause; un piccolo dono è stato latto ai nostri amici germanici di Berlino, preparato da
Giovanna Calvetti ; anche la corale
ha cantato l’inno « consacrazione »
del nostro caro Pastore Virgilio Sommani. Nel pomeriggio alle 14,30 l’inaugurazione : dentro e fuori la cappella
c’era gente specialmente della comunità di San Germano-, c’erano ex alunni della Scuoletta del maestro Balma ;
ho intravisto le mani alzate d’un signor Richaud, sorelle Tron, sig. Gay,
Rostan del Manzini, Rostan Nelly,
eoe. La Bibbia è stata letta da Daniele Rostan e la poesia della poetessa Ada Melile, recentemente scomparsa, « La Bibbia di Olivetano » è stata
recitata da Tron Anita. Tra un canto
e l'altro della corale si sono uditi i
messaggi dei nostri amici germanici,
del membro della Tavola, un telegramma del dr. Jungbluth, del Moderatore Giampiccoli; Sergio Rostagno,
membro della Commissione distrettuale rivolgeva il messaggio augurale
da parte delle comunità delle Valli,
alcuni pensieri efficaci dell’architetto
Vay ohe ha seguito con vera passione
i lavori ed ha condotto a termine il
progetto da lui stilato, sorprendendo
tutti per il modo con cui ha i. otuto
adattare rampliamento alla vecchia
casetta. Con lui ringraziamo il geometra Rostan Gino che ha seguito le
vicende della cappella sin dal principio senza risparmio di tempo in collaborazione con rarohitetto ; ringraziamo i muratori Balmas e Bleynat
e tutti quelli che vi hanno posto
mano.
Inviamo un pensiero augurale al
Pastore Ermanno Rostan per la sua
salute molto provata in questi tempi
II, giorno dell’inaugurazione, il vecchio edificio rimesso completamente a
nuovo, avvivato dalle Kvaldesine». Fratelli e sorelle di molte comunità si sono
riuniti, grati ai fratelli tedeschi che a
hanno aiutato a riattare questo strumento di testimonianza.
e lo ringraziamo per quanto egli ha
fatto per la sua antica scuoletta; con
lui rmgraziamo il Pastore Carlo Gay
per il suo interessamento. Ringraziamo la signora Tron Ruth per il servizio reso alla visita alle Valli della
delegazione berlinese. Un pensiero riconoscente a quanti della comunità,
membri eh commissione o meno hanno dato il loro contributo di tempo,
di denaro per la realizzazione dell’opera.
Sulla cappella c’era una scritta illuminata nei giorni di festa da un faro :
ama il Signore Iddio tuo ed ama il
tuo prossimo come te stesso. Di fronte una fabbrica chiusa e gli operai che
attendono di lavorare per mantenere
la famiglia per non dover partire pellegrini per il mondo come i milioni di
emigranti italiani ; che il comandamento scritto sia meditato perchè
l’amore per il prossimo frutto delramere di Dio sia veramente totale
e faccia scc-mparire la piaga delle diffeienze sociali, delle ingiustizie umane. Nella vetrina, la Bibbia e i libri di
interesse religioso perchè siano di
guida, ispirazione al viandante che
passa. Soprattutto la diaspora nero
sina è invitata in forma più solenne
a non abbandonare « le comuni radunanze », a ricevere nella cappella una
parola che edifica, che apre il cuore
ai prcblemi degli altri e ci aiuta a li
berarci del nostro egoismo. Come diceva un oratore al mattino: il cemento, le pietre, i mattoni non bastano:
occorre la fede ardente della comunità dei credenti perchè quella cappella esprima un messaggio di vita, di
azione, di consacrazione al Signore.
Per questo ringraziamo il Signore per
la mano te.sa nella realizzazione di
quest’ opera e ripetiamo le parole
scritte nelle pergamene : « anima
mia benedici TEterno e non dimenticare alcuno dei suoi benefici », inviando ^un pensiero di profonda riconoscenza alla Gustav Adolf Werk, ai
catecumeni di Berlino, al dr. Jungbluth ed alla sua chiesa del distretto
di Kumessen-Waldeck ed in modo
par ticolare a Erich Krause per l’opera
compiuta, al dr. Wallmann per l’interesse che egli porta alla nostra Chiesa valdese. o. d.
L^inÉegrazione a UveUo
delle Comunità locali
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
preposto un pastore dell’altra denominazione. Nel Messaggio comune inviato nell’aprile 1959 alle Chiese dal
Moderatore Rostan e dal Presidente
Sbaffi, leggiamo che un tale servizio
pastorale recipiroco « non può implicare una disparità per questi pastori
nei confronti dei loro colleghi, nè la
sottrazione a coloro dell’esercizio di
talune funzioni proprie del ministero
pastorale », e che pertanto detti pastori « potranno intervenire con pienezza di diritti alle ■ assemblee- coìlegtali rappresentative delle Chiese ... ed
esercitare tutti quei diritti e quei doveri che sono contemplati nelle discipline dell’altra chiesa». L’integrazione
in atto corfi.pcrta quindi, tra l’altro,
che un pastore metodista in servizio
in una Chiesa valdese ne sia il titolare, ne presieda il Consiglio di Chiesa (R.O. a. 37) e quindi l’assemblea
amministrativa (R.O. 24) oltre che
quelle cultuali, rappresentandola, uni
tamente ai deputati eletti, alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo. E
così rispettivamente per un pastore
valdese che curi una Chiesa metodista, superandosi quelle difficoltà di
sciplinari che preesistevano alla costituzione della Chiesa metodista di
Italia in Conferenza autonoma.
Pino ad ora sul piano delle coujunità locali non si è fatto molto, le
stesse infoirmiazioni su quanto ';d organi centrali andavano di.scutendo e
precisando tra loro han fatto difetto; ma ora che lo studio del Rapporto della Commissione mista è dinnanzi alle nostre Chiese, è venuto il momento di chiarirsi le idee e di vedere
la vita ecclesiastica non più polarizzata in una sola direzione, ma di valutare ogni oroblema inquadrandolo
nelle possibilità deU’integrazione. Questa potrà condursi avanti solo m ragione della comprensione che riceverà
in sede locale. Infatti nulla nella Chiesa può esser fatto per colpi d’autorità.
Giorgio Peyrot
I LETYORI CI SCRIVONO
1/ Gesù storico
fra ragione
e fede
Una lettrice, da Verona:
Egregio Signore,
come può un redattore di un giornale accettare il consiglio di una vecchia signora : a Si ricreda, si addolcisca »? Anzi, questa frase gli servirà
per aver facilmente partita vinta.
Io mi rappresento le Chiese come
grandi oasi nel deserto della vita. Bea.
li coloro che appartengono ad una di
queste. Sono e si sentono al sicuro
come le 99 pecore della parabola.
E gli altri, i viandanti che se ne
vanno sotto al sole ardente e non entrano mai in una Chiesa?
((Perchè non entrano!?» potrebbe
chiedermi Lei. Per tante ragioni ma
soprattutto perchè non hanno necessità religiose oppure non possono credere ai dogmi.
Ogni oasi è coltivata in modo diverso; ogni Chiesa si appoggia o sui
dogmi antichi riconosciuti ed aÌFermali dai Concili Ecumenici , dalla
Tradizione ecclesiastica, dai Santi Padri, oppure sui dogmi accettati dai Ri.
formatori.
Uno fra i dogmi più creduti nella
Chiesa Cristiana primitiva fu quello
del vicino, deirimminente ritorno di
Cristo. Oggi quasi nessuno ci pensa
più. Partendo da questo esempio si
potrebbe arrivare alla conclusione che
i dogmi servirono come sostegno per
la diffusione del Cristianesimo, furono accettati ma poi anche respinti o
messi nelToblio. Un giorno le Chiese
potrebbero rinunciare a tutto salvo alla parola consolante di Gesù. Il (( Padre Nostro » basterebbe. Questa sarebbe la carità cristiana, rinunciare non
alle nostre ricchezze materiali come
Pietro Valdo e S. Francesco d’Assisi
ma alle nostre ricchezze ideali che
risultano dure e diffìcili per chi non
è capace di credere. E non si perderebbe nulla. L’Evangelico potrebbe
continuare a pensare come vollero Lutero e Calvino. Il Cattolico e il Greco
Ortodosso come gli antichi Padri delle
rispettive Chiese.
Ci sarebbe del sole anche per i non
credenti, un sole dolce, tranquillo che
darebbe a tutti la sicurezza di essere
fratelli, di aver un Padre, un aiuto
nelle avversità, un Amico sicuro.
Rispettosi saluti da E.F.C.
Cara Signora,
quanto Lei, non posso rinunziare
alla parola di Gesù; a nulla della sua
parola, delVEvangelo. NelVambito di
una chiesa che voglia essere realmente il corpo di Cristo, la comunione di
coloro che credono in Lui, i dogmi
non hanno naturalmente un valore ultimo, non possono identificarsi con
l Evangelo o, peggio, sovrapporvisi:
sono delle formulazioni provvisorie, rivedibili, del messaggio evangelico; ma
questa revisione, questa ^riforma' continua ha una norma: VEvangelo; non
può obbedire ad altro criterio, nè essere determinata dallo spirito del secolo. L Evangelo, solo VEvangelo, tutto VEvangelo. L'esempio che Lei adduce, quello del finora mancato ritorno di Cristo (il fatto che ''quasi
nessuno oggi ci pensa più" b tutValtro che una prova negativa: è forse
vero solo quello che comprendiamo o
siamo disposti ad accettare? del resto.
Cesò stesso aveva detto "Quando il
higliof dell uomo tornerà, troverà la
fede? \ e avvertito che il suo giorno
verrà improvviso e impreveduto "come un ladro nella notte"), mostra invece che Lei fa una cernita nella parola di Gesù, accetta quello che Le
piace, lascia cadere quel che non Le
conviene o non La convince. Questo
non è prendere sul serio la parola e
la persona di Gesù Cristo: Lei pensa
che io legga VEvangelo con i paraocchi di una secolare dogmatica cresciuta come una spessa e spuria incrostazione; mi permetta di dirLe che Lei
lo legge attraverso Vottica deformante dei razionalismo spiritualistico. Il
Gesù la cui parola — debitamente
espurgata — Lei ascolta, è uno dei
molti ’ maestri" dell'umanità, non il
Cristo biblico. Redentore e Signore:
e a questo, non ai dogmi, che Lei non
crede. E' per questo che a me il 'Padre nostro' non basterebbe: senza tutta In concreta, storica rivelazione di
Dio in Cristo, ricevuta e meditata nella fede, sarebbe una vuota forma senza anima. Per chi è convinto che solo
in Cristo la vita è redenta, pensa che
possa essere manifestazione di carità
svuotare di ogni vero contenuto ciò
che non è nostra ricchezza ideale, ma
dono ricevuto dal Padre? A me non
basta il solicello che Lei vagheggia;
credo in Colui che nella sua vita concreta e insostituibile è la luce del mondo, la lucente stella mattutina che annuncia il mondo nuovo.
Cordialmente. g. c.
Ecumenismo
a Veneziam.m
Un lettore, da Venezia:
Egregio Direttore,
come Lei ricorderà, airultimo Sinodo Valdese, la discussione sull’apertura ecumenica fu varia e complessa,
ma il Sinodo non disapprovò la forma
attuale di ecumenismo così come è
impostato da alcuni pastori e laici
della Chiesa Valdese. Si limitò, il Sinodo. ad approvare i due seguenti
o.d.g.: Art. 20: « Il Sinodo invita la
Tavola ad istituire un servizio dì informazioni e di analisi sul cattolicesimo romano. II Sinodo chiede che
questo servizio informi periodicamente le Chiese valdesi sui problemi di
particolare interesse ». Art. 21 : « Il
Sinodo raccomanda alla Tavola di seguire con particolare attenzione ì contatti e i rapporti di pastori o laici valdesi con esponenti del cattolicesimo
romano, richiedendo agli interessati la
documentazione relativa e riferendone
al prossimo Sinodo ».
II redattore delVEco-Luce. pastore
Gino Conte, presente al Sinodo, s’impegnò di dare notizie sul nostro giornale di quanto avvenisse nel mondo
cattolico c protestante in fatto di ecumenismo.
Ma questo non autorizza il redattore a stroncare con le sue postille articoli o (( lettere al Direttore », quando
questi e quelle non collimano con le
sue idee.
Nessuno olihliga il pastore Gino
Conte ad essere aperto al dialogo con
i Cattolici, ma il giornale Eco-Luce
non è il suo giornale. Egli deve seguire le direttive del Sinodo, anche
.se (jueste non vanno d’accordo con le
iue idee.
Mi auguro che in avvenire sia veramente la palestra per sentire le varie correnti ecumeniche, ma palestra
libera, senza richiami tali da dover
rimanere nell’unico binario voluto dal
pastore Gino Conte.
Cordialmente Arturo Rogo
i/’Eco-Luce E' una libera palestra, e
proprio il fratello Arturo Bogo può
darmene atto; la linea che — lasciando la più ampia libertà d'intervento —
il nostro settimanale segue è senz'altro la linea della maggioranza della
nostra Chiesa; non credo di essere andati) contro lo spirito del Sinodo, almeno nella sua maggioranza, nè la
Tavola Valdese ha creduto opportuno
richiamarmi dalla linea seguita, anche se il Moderatore mi ha raccomandalo dì badare a che le note e postille
redazioìiaìi non diano l’impressione di
limitare la libertà d'espressione e d’intervento. E infine, mi si lasci dire
che sono un po' stufo di esser presentato come una specie di Ottaviani protestante in 16”, chiuso a ogni sensibilità e capacità di dialogo: proprio
nella settimana 'calda', mentre ferveva fra noi la polemica sui "Valori durevoli della Riforma", nel giro di sei
giorni per ben due volte ho dialogato,
a lungo, con cattolici: in una riunione dell Unione giovanile, di Torino,
presentando e discutendo il "De Ecclesia". con la partecipazione simpatica e aperta di alcuni giovani di Azione Caitolica; e in una riunione 'non
ufficiale' di amici cattolici e protestanti. a cui ero stato invitato, e in
cui ho potuto pacatamente esporre
le ragioni che mi muovevano. Nell'un
caso come nell'altro, mi sono sentito
più compreso (non approvato!), e direi rispettato, da parecchi cattolici
che da alcuni di coloro che pure dovrebbero essermi più vicini nella fede.
Cordialmente Gino Conte
maaG
a Terracina
Un lettore, da Roma:
Signor direttore,
il 1” novembre, con alcuni credenti
evangelici, siamo andati nel cimitero
di rerracìna per distribuire foglietti e
opuscoli evangelici. E’ intervenuto il
parroco, che ci ha detto che non era
permesso fare propaganda nel cimitero, (( uscite dal cimitero, là potete
fare la vostra propaganda ». Abbiamo
risposto : (( Lei non può e non deve
ostacolare la diffusione della Parola
di Dio; noi dobbiamo obbedire solo al
comandamento di Cristo : quello di
predicare il suo Evangelo in tutto il
mondo. Se Lei fosse veramente un
servo di Dio, collaborerebbe con noi ».
Il parroco allora ha risposto : « Qui
nel cimitero si può parlare solo del
Vangelo della nostra chiesa ». Abbiamo risposto : (( L’Evangelo non è della vostra chiesa e neppure nostro, è
di Gesù Cristo ». Allora ha chiesto
l’intervento dei carabinieri, giunti che
la discussione era finita. Desidero sapere Se è possibile, secondo la Costituzione, a noi evangelici diffondere la
stampa evangelica nel cimitero cattolico-romano? il parroco aveva il diritto di impedirci la pubblica e aperta
distribuzione nel cimitero? Le sarei
grato di una risposta, perchè il caso
potrebbe ripetersi... Grazie!
Auguri di benedizioni celesti, e fra.
terni saluti.
Luigi Braccia
Salvo raris.sinie eccezioni, i cimiteri
sono civili, e non cattolico-romani, sono quindi di tutti i cittadini, esattamente allo stesso modo. La Costituzione garantisce d'altro lato e tutti il
pieno diritto di diffondere in tutti i
modi il proprio pensiero e le proprie
credenze. Da un punto di vista civile,
unico limile potrebbe essere quello di
comportarsi in modo importuno nei
confronti del prossimo: come cristiani. è poi ovvio che non si può. in particolare di fronte al dolore, fare
"¡'articolo'' aU'Evangelo: molto dipende. proprio sul piano della fedeltà
evangelica e evangelistica, dal modo
con cui ci si presenta, e dal livello
della .stampa evangelica che si diffonde. Ho per altro piena fiducia nella
azione Sua e dei fratelli che erano
con Lei: e non ho bisogno di dire che
concordo pienamente sull’imperativo
di annunciare VEvangelo della vita
eterna in Cristo, e, anche davanti a un
parroco intemperante o ai tutori dellordine (che del resto non di rado
comprendono le nostre ragioni, quando
sono pacatamente presentate), di essere "pronti sempre a rispondere a
vostra difesa a chiunque vi domanda
ragione della speranza che è in voi,
ma con dolcezza e rispeUo'’.
Non regalate
pistole
Una lettrice, da Sanremo:
Signor Direttore,
Ho letto con interesse l’articolo del
giovane Gianni Long. L’appoggio com.
pletamente. Dico però anche che non
bisogna andare a frugare nel passato
quel che fece il Governo italiano (Biasimo anch’io le guerre d’invasione).
Dobbiamo incominciare noi madri
ad educar i figli e inculcar loro. sì.
amore per la Patria nel senso che bisogna difenderla, e difenderla solo in
caso di aggressione, come fa la Svizzera. Bisogna inculcare nei figli il
rispetto per le persone di ogni ceto, il
rispetto delle cose altrui, ai bimbi
regalar cose per lo sport ma mai fucili e pistole.
In Isvizzera è dì cattivo gusto regalar di queste cose, anche se giocattoli, ma sempre simbolo di guerra.
Più tardi possono esercitarsi al tiro
a segno o alla scherma come sport.
Un’altra ragione, che, secondo me,
jirovoca la mentalità bellica è che il
popolo italiano o meglio il sìngolo individuo crede di aver diritto di assimilare un popolo perchè parla la sua
lingua. Per esempio; non è del tutto
sotterrala 1 idea che il Ticino, la cui
popolazione ]>arla l’italiano, dovrebbe
andare all ltalja. come dissero durante il fascismo.
Libertà di coscienza (di buona coscienza), libertà di popoli, volontà di
capirsi, lavorar'per la pace, quella dcv essere »a nostra divìsa, non importa
se siamo cattolici, protestanti o di
un’allra religione.
Queste idee inculcate in gioventù
aiuteranno I uomo di domani a giudicare giustamente. L’idea anti-bellica
deve dunque esser propagata in seno
alla famiglia. L. P., una madre
Abbiamo
ricevuto
Per l anziano isolato della diaspora :
a riconoscente » (S. Germano Chisone)
L. .5.000; Maria Bessone (Torino)
L. 1.000.
Per il Collegio Valdese: F. Penninglon de Jongh (Roma) L. 10.000,
in memoria di Marcello Bounous.
Ringraziamo c trasmettiamo.
5
26 novembre 1965 — N. 47
Tbilancio del concilio^
pag. 5
L'aggiornamento liturgico
Il Vaticano II è stato un concilio
di aggiornamento. Certo, questa definizione coglie Mio le linee generali
dell’opera conciliare e converrà verificarla e precisarla di volta in volta
sulla base dei testi. L’aggiornamento
non è un fenomeno uniforme, che
si possa facilmente ricondurre a un
minimo denominatore comune. E’ al
contrario un fenomeno multiforme e
polivalente, cui concorrono varie forze e istanze, di diversa origine e ispirazione, che non è neppure agevole
isolare. Si resta facilmente disorientati e perplessi : da un lato 'è indubbiamente affiorata nel cattolicesimo
conciliare tutta ima problematica nuova, viva, stimolante, che
si alimenta in larga misura sia dello
studio della Bibbia sia del dialogo
interconfessionale e del confronto con
i problemi dell’ora presente; d’altro
lato si deve constatare l’incapacità,
si direbbe cronica del pensiero cattolico di operare delle scelte decisive e
definitive in senso evangelico, di dare
veramente all’Evangelo Ì’ultima parola: la logica dell’istituzione ecclesiastica romana, con i suoi dogmi e le sue
strutture, finisce sempre per prevalere. L’istinto di conservazione è certo il grande peccato di tutte le Chiese
cristiane e di ogni singolo credente;
ma nella Chiesa di Roma questo istinto è stato ormai elevato al rango di
virtù e, quel che è peggio, di virtù
teologica.
Bisogna aggiungere che il programma di aggiornamento, pur essendo
stato attuato su vasta scala cos’i da
includere l’intera tematica cO'nciliare, non è stato sempre condotto con
uguale energia e coerenza nè sulla
base di un criterio teolcigloo preciso e
costante. In alcuni testi l’aggiornamento è appena avviato, in altri è
già copipiuto ; in qualche caso è tep
logicamente motivato, in altri la
parte teologica manca o è molto sommaria o addirittura conclude, a mo’
d’appendice, il ragionamento anziché
fondarlo. Talvolta appare determinante rinfluenza del pensiero biblico
e anche, indirettamente, della teologia protestante ; altre velie il riferimento alle Sacre Scritture è più formale che sostanziale, di tipo fondamentalista, e consiste più in una collezione di versetti che in una com
Un istinto di conservazione eretto a virtù teologica • ¡I sacerdozio universale dei credenti in chiave cattolica • Ora come prima, sull altare non
sul pulpito avviene il fatto decisivo e centrale per la fede cattolica • Malgrado un orientamento formalmente più biblico, restiamo pur sempre agli
antipodi delta concezione biblica della Chiesa, dei ministeri e del culto
prensione in profondità del messaggio biblico. In alcmii decumenti i fermenti biblici che vi sono contenuti
godono per così, dire di una certa autonomia per cui potranno avere maggiore incidenza .sul cattolicesimo futuro; in altri essi sono già rigorosamente inquadrati nel sistema dogmatico e istituzionale cattolico, che li
ha assorbiti senza subire sensibili
variazicni. Il quadro insomma non è
affatto semplice.
In generale si può dire che, sul piano della dottrina, l’agggiornamento
comporta sia « un certo spostamento
di accenti e di interessi » ^ dovuto
anche alla riscoperta e rivalorizzazione, da parte della teologìa cattolica,
di pensieri, orientamenti e temi tipicamente biblici, sia il superamento
di alcune posizioni tradizionali che
l’evoluzione storica prima apcora che
teologica e la sensibilità diciamo pure corrente rendevano ormai insostenibile.
L’esempio meglio riuscito e più probante di aggiornamento attuato dal
Vaticano II è costituito, a nostro avviso, dalla Costituzione della Liturgia (De Sacra Liturgia), promulgata
da Paolo VI il 4 dicembre 1963 nel
corso della .sessione pubblica che concluse la 2» sessione del Concilio. Questo documento, che è stato il meno
contestato e controverso di tutti quelli presentati in Concilio (ovviamente
perchè non solleva grossi problemi di
natura dottrinale e si muove entro i
limiti delia più limpida ortodossia
cattolica), è anche secondo noi il miglior testo deU’intero Vaticano II. In
che cosa consiste l’aggiornamento liturgico elaborato e votato dal Concilio?
Il De Liturgia si propone di attuare «un’accurata riforma generale della Liturgia» (art. 21), conservando
da un late- « la sana tradizione » e
aprendo dall’altro « la via ad un legiL
timo progresso» (art. 23). Scopo di
questa riforma è « di far crescere ogni
giorno di più la vita cristiana tra i
fedeli; di meglio adattare alle esigenze del no!5tro tempo quelle istituzicni che sono soggette a mutamenti;
di favorire ciò ohe può contribuire
airunicne di tutti i credenti in Cristo ; di rinvigorire ciò che giova ^ a
chiamare tutti nel seno della Chiesa» (art. 1). Si tratta — giova precisarlo — di una riforma dall’alto, i cui
modi e tempi di attuazione competono « unicamente all’autorità della
Chiesa, la quale risiede nella Sede
Apostolica e, norma dei diritto, nel
Vescovo » o anche, entro limiti deter
minati, alle Conferenze (^iscopali
nazionali (art. 22). E’ tassativamente
vietata qualsiasi riforma liturgica dovuta all’iniziativa del popolo del^ fe^
deli e del sacerdote. Le grandi linee
della riforma conciliare della Liturgia cattolica sono le seguenti:
In primo lucigo, a piarziale rettifica
di certe posizioni cattoliche che vedono nella Chiesa il soggetto deH’azione
liturgica, la Costituzione conciliare
presenta la liturgia soprattutto eome
opera di Cristo e solo subordinata
in secondo luogo la Còstituzione conciliare sottolinea ripetutamente, quasi ad ogni pagina — come « un
ritornello », è stato detto — il carattere comunitario di tutti gli atti di
culto. Finora questi erano soprattutto azioni del sacerdote, cui il popolo
assisteva più come spettatore che come attore. Il testo dichiara invece
che « le azioni liturgiche non sono
azioni private ma celebrazioni della
Chiesa... Perciò tali azioni appartengono aiU’intero Corpo della Chiesa, lo
manifestano e lo implicano » (art. 26).
A questa partecipazione il popolo
« ha diritto e dovere in forza del Battesimo » essendo esso « una stirpe
eletta, un reai sacerdozio, una gente
santa, un popolo che Dio s’è acquistato » (art. 14). Nella liturgia, « il popolo risponde a Dio con canti e preghiere, dopo aver udito la sua viva
Parola» (art. 33) e nella celebrazione euca.ristica non è solo il sacerdote
che offre l’ostia ma anche il popolo
Poflre «insieme con lui» (art. 48).
Perciò, soprattutto per la celebrazione della messa « è da preferirsi, per
Quanto è possibile, una celebrazione
comunitaria alla celebrazione individuale e quasi privata» (art. 27).
Paolo VI, nella sua recente encicli
ca Mysterium Fidei, ha dato un’interpretazione restrittiva e conservatrice
di questa affermazione della Costituzione che tendeva ovviamente a scoraggiare la celebrazione delle messe
private. Il pensiero fondamentale che
soggiace a questa restaurazione del
carattere comunitario della liturgia è
ohe non solo il sacerdote ma anche il
popolo è ministro di Dio. La messa
e le altre funzioni religiose erano finora atti e.ssenzialmente clericali. Il
sacerdote li compiva praticamente da
solo; il popolo vi assisteva più o meno
passivamente e la sua partecipaziorie
era del tutto marginale. Nella costituzione conciliare, la natura clericale della massa e delle altre azioni H
turgiche non è certo negata o soppressa; ma viene equilibrata rial riconoscimento che anche il popolo, e
non più solo il clero, partecipa in virtù del battesimo, al sacerdozio di Cristo. Viene insomma affermato, sia
pure in im contesto teologico diverso
da quello della Riforma, il sacerdozio
universale dei credenti.
Per favorire e agevolare una maggior partecipazione del popolo alla
liturgia, la Costituzione conciliare
adotta due misure. La prima consiste nella semplificazione dei riti, che
devono d’ora in poi «splendere per
nobile semplicità» (art. 34), pur conservandone fedelmente la sostanza; e
le realtà spirituali da ossi significate
saranno « espresse più chiaramente »,
in modo che « il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso »
(art. 21 e 62). Si può scorgere in queste frasi la tendenza ad attenuare il
carattere misterico delle azioni liturgiche. Certo, si tratta sempre di « misteri della salvezza » (art. 103: si cerca però di rendere Più comprensibili
e accessibili al popolo i riti ohe convergono e culminano in quei misteri.
Mentre fino ad ora tutto, nel culto
cattolico, era in qualche modo mistero, compresa la lingua, ora solo il sacramento vero e proprio conserva un
carattere misterico. Il che rappresenta senza dubbio un progresso. E’ però
il caso di ricordare, a questo proposito, che il Nuovo Testamento non
adopera mai la pa-rola « mistero » in
senso liturgico-sacerdotale, come fa
la teologia cattolica e anche la Costituzic;ie conciliare : il messaggio cristiano, col suo annuncio di salvezza
e i segni che l’accompagnano, è rivelazicne, non mistero.
La seconda misura adottata dal
Concilio per facilitare la partecipazione del popolo alla liturgia è l’introduzione delle lingue moderne, al costo del latinorum, nelle parti didattiche ( lettura della Bibbia, predicazione, esortazioni) e nellè parti corali (responsori, inni, litanie) della messa (art. 36, 53, 54), nonché nella amministrazione dei sacramenti (art.
63). Il latino viene invece conservato
nelle parti più propriamente sacerdotali dei riti sacri (ad esempio nella
formula di consacrazione degli « eie
menti » deH’eucaristia), come nella
recitazione del breviario da parte del
clero (art. 101), tranne alcune ecce
zioni. Risulta cosi ribadito il carattere sacrale e sacerdotale della lingua
latina. Il sacerdote, che è diverso dal
« semplice laico » non Solo per grado
o per funzione ma per natura, ha
anche, in quanto tale, una lingua diversa da quella del laico. Il latino resta come diaframma tra il mondo
divino e il mondo profano, che solo il
sacerdote può superare. Quanto tutto
ciò sia arbitrario, ingiustificato e
inammissibile in base all’Evangelo è
superfluo dimostrare.
Uno strano
silenzio
Ci ha sommamente stupito di non
ricevere lettere sul problema della liturgia — sia in generale, sia relativamente alla bozza dì nuova liturgia
proposta dalla Commissione liturgica
— affrontato tre settimane fa sulle
nostre colonne dal prof. Valdo Vìnay
e dal doti. Claudio Tron. con impo
stazione assai diversa. Eppure, sappia
mo che in molte comunità il proble
ma è stato discusso o lo è i.ttualmen
te. In questo numero i lettori tro
vano un ampio capitolo de! "Bilan
do del Concilio" tracciato dal past
Paolo Ricca, sulVaggiornamento litur
gico vaticano: se vi è stato dato tanto
risalto, la cosa è dovuta al fatto che,
una volta di più, la meditazione interna che il cattolicesimo sta vivendo,
circa la propria dottrina e la propria
vita, può suscitare di riflesso in noi
una parallela meditazione, ovviamente secondo le linee di pensiero e di
fede che ci sono proprie. A raffronto
con ciò che è. non è. vuole essere il
culto cattolico oggi, potrà risultare
più nitidamente ciò che è. non è, e
vuole essere, oggi, il nostro culto protestante. red.
mente come opera della Chiesa. Il testo insiste sulla presenza attiva, operante del Signore: è Lui che offre se
stesso nella celebrazione dell’eucarestia; è Lui che battezza quando avviene un battesimo; è Lui che parla
quando nella Chiesa si legge la S.
Scrittura» (art. 7). Questo non significa che il Signore sia — come dovrebbe essere — l’unico autore della
liturgia, che quest’ultima sia solo opera sua e che la Chiesa appaia come
l’oggetto del misericordioso agire del
Signore nel culto. Piuttosto Cristo e
la Chiesa sono entrambi soggetti all’azione liturgica. Ma a Cristo vien
data la precedenza, è Lui il soggetto
principale. Ogni celebrazione liturgica è « opera di Cristo e del Corpo, che
è la Chiesa» (art. 7). Il Signore non è
ridotto a oggetto sacramentale (« Gesù sacramentato»!) manipolato dalla
Chiesa. Anche se i rappcrti tra razione di Cristo e l’azione della Chiesa
nella liturgia non sono ben chiariti,
è un fatto che l’accento cade sulla
presenza e suiropera del Signore. La
liturgia è concepita più come opera
sua che come rito sacro amministrato dalla Chiesa, anche se il testo non
insiste per nulla sul fatto che la presenza e Topera del Signore nella Chiesa sono sempre e solo un atto della
sua grazia e non le si può mai dare
per scontate.
In terzo luogo, la riforma conciliare della liturgia consiste nel grande
rilievo dato alla Sacra Scrittura, specialmente nella celebrazione della
messa. Pincr-a il culto cattolico aveva
un carattere prevalentemente se non
esclusivamente sacramentale. Tutte
verteva nel rinnovamento dei sacrificio della croce per mezzo delTeucaristia e l’attenzione dei fedeli era tutta concentrata sulTaltare. Questa accentuazione unilaterale della natura
sacramentale della messa viene ora
corretta. « Massima è l’importanza
della Sacra Scrittura nella celebrazione liturgica. Da essa infatti si attingono le letture da spiegare poi nell’omelia e i Salmi da cantare ; del suo
afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere, le orazioni e i canti liturgici; da essa infine prendono
significato le azioni e i gesti liturgici» (art. 24). La F*arola non è più un
elemento accessorio del culto; ne costituisce una parte integrante. « Nella liturgia infatti Dio parla al suo
popolo e Cristo annunzia ancora il
suo Vangelo» (art. 33). La messa è
così costituita da due parti: Parola e
Sacramento, che « sono congiunte tra
di loro così, strettamente da. formare
un solo atto di culto» (artt. 56 e 35),
integrandosi a vicenda. Ai fedeli non
si deve quindi offrire solo la « mensa
eucaristica » ma anche la « mensa
della Parola di Dio» (art. 51) e questa dev’essere varia e abbondante.
Perciò « vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia» (art. 51),
« non si ometta, se non per gravi motivi, l’omelia (cioè la predicazione)
nelle Messe domenicali e dei giorni
festivi» (art. 52) e la predicazione
stessa, che è « parte dell’azione liturgica... attinga anzitutto alle fonti della Sacra Scrittura e della Liturgia »
e consista essenzialmente nell’« annunzio delle mirabili opere di Dio
nella storia della salvezza» (art. 35):
non dovrà dunque più consistere, come avveniva finora, nel racconto oiù
o meno romanzato delle vite dei santi o in uno squallido moralismo legalistico o, peggio, in concioni di propaganda democristiana. Non solo la
predicazione, ma anche i « testi destinati al canto sacro... siano presi
di preferenza della Sacra Scrittura e
dalle fonti liturgiche» (art. 121). Infine, la Costituzione conciliare approva ed inccraggia, s.peoialmente nelle
zone ove scarseggiano i sacerdoti,
l’istituzione di « celebrazioni delia
Parola di Dio », cioè di culti senza sa
cerdote e senza messa, presieduti da
un diacono o da un laico, a ciò delegati dal vescovo, e comprendenti lettura e spiegazione della Bibbia, inni
e preghiere: più o meno come un culto evangelico, senza Santa Cena.
Ci troviamo dunque in presenza di
una rallegrante rivalutazione della
Bibbia nella vita religiosa e cultuale
cattoilica, che si vuole ricondurre, almeno in parte, alle sue naturali sorgenti evangeliche. La Costituzione liturgica dà un impulso decisivo e un
appoggio incondizionato a questo « ritorno alla Bibbia » da parte dei dopolo cattolico. Questo però non autorizza, a nostro avviso, a parlare di
« importanza centrale data alla S
Scrittura nella liturgia » cattolica,
come è stato fatto Il centro della
messa resta l’eucarestia : « tutta la
vita liturgica si impernia sul Sacrifìcio (eucaristico) e suoi Sacramenti»
(art. 6), non sulla Parola di Dio. La
salvezza è bensì annunciata con la
predicazione del Vangelo, ma viene
dispensata per mezzo del sacrificio
deli’altare e degli altri sacraménti:
« Topera della nostra Ptedenzione si
attua specialmente nel divino Sacrificio dell’Eucaristia» (art. 2). La Parola precede e accompagna il Sacramento; ma è il Sacramento, non la Parola, che comunica la salvezza. Sull’altare, non sul pulpito, avviene il
fatto decisivo e centrale per la fede
cattolica.
4 - Un culto centrato sui grandi fatti della storia e della salvezza
Un quarto e ultimo principio della riforma liturgica consiste nel centrare la liturgia sui grandi fatti della
storia della salvezza. Questo avviene
in primo luogo mettendo in rapporto
la liturgia della Chiesa con « quella
celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la
quale tendiamo come pellegrini »
(artt. 8 e 2), cioè situando il culto in
una prospettiva escatologica ; e in secondo luogo restituendo alla domenica il suo valore di « festa primordiale », alla quale non dev’essere più
anteposta aloun’altra solennità (a
meno che sia di grandissima importanza), « perchè la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto Tanno
liturgico» (art. 106). Inoltre le «feste del Signore» (cioè Natale, Venerdì
Santo, Pasqua. l’Ascensione, Pentecoiite) devono avere «il giusto posto
sopra le feste dei Santi» (art. 108):
si cerca cosi di ridimensionare il culto dei Santi, di cui per altro non si
contesta la validità e legittimità.
Anche a Maria e alla sua venerazione
la Costituzione conciliare riserva un
solo accenno (art. 103), appunto nel
quadro della storia della salvezza.
Questa è dunque, a grandi linee, la
riforma liturgica decisa dal Concilio.
Più che in qualsiasi altro testo conciliare, si può constatare nella Costituzione liturgica cerne il pensiero e
lo spirito cattolici, pur continuando
a muoversi nel quadro delTortodossia
romana, possono, entro questo quadro, rinnovarsi attingendo dalle Sacre Scritture nuova linfa per la vita
della. Chiesa. Naturalmente, anche sul
De Liturgia, ci sono molte riserve
critiche che bisognerebbe fare da un
punto di vista biblico e protestante.
In particolare resta per noi inaccettabile la nozione cattolica di eucaristia, concepita ancora come perpetuazione del sacrificio della Croce
(art. 47). C’è pei un’affermazione che
lascia davvero sconcertati : « Il Vescovo dev’essere considerato come grande sacerdote del suo gregge: da lui
deriva e dipende in certo modo la
vita dei suoi fedeli» (art. 41). Come
sarebbe a dire? Che cos’è questo vesccivo che tutto a un tratto salta fuori come un deus ex machina? Che
cosa nasconde quell’« in certo modo »?
In quale mode? Il « grande sacerdote » del popolo non è forse Cristo, come afferma in lungo e in largo la Lettera agli Ebrei? Forse che il vescovo è
la personificazione di Cristo, quasi un
piccolo papa per la sua diocesi? E che
cosa significa l’affermazione successiva secondo cui « c'è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione... di tutto il popolo... alla
medesima Eucaristia, alla medesima
preghiera e al medesimo altare cui
presiede il Vescovo» (art. 41)? Proprio come se quando c’è il Vescovo
Cristo è più presente, e quando non
c’è lo è meno? Tutto ciò è per noi non
solo inaccettabile ma inconcepibile
Siamo qui agii antipodi della concezione biblica della Chiesa, dei ministeri e del culto.
Ma a parte queste note critiche, che
non vanno taciute, la riforma liturgica contiene, come s’è indicato, molti aspetti positivi. Ci vorranno senza
dubbio molti anni, forse una o due
generazioni, prima che le nuove disposizioni conciliari in materia liturgica siano tradotte in pratica. L’importante è comunque che il programma di riforma deciso dal Concilio
venga veramente e integralmente attuato. La vita reli^osa e cultuale dei
cattolici non potrà trarne che benefici.
Paolo Ricca
' V. ViNAV. lì Concaio Vaticano II in
una visuale protestante italiana, ed. Claudiana, Torino 1964, n. 19.
^ V. ViNAY, op. cit., n. 13.
La Bibbia nel mondo, oggi
La Bibbia intera esiste in 236 lingue direttamente accessibili a oltre il 90", della popolazione mondiale. Sì aggiungono 289 lingue in cui è stato tradotto soltanto il Nuovo
Testamento, completato talvolta da una traduzione dei Salmi o di altri libri isolati del1 Antico Testamento: queste lingue concernono circa il 5 delia popolazione mondiale.
Infine, circa il 3 degli abitanti del globo
— appartenenti a tribù o a gruppi linguistici poeo numerosi ma parlanti oltre 700
lingue e dialetti scambievolmente inintelligibili — non possono ancora procurarsi se
non libri isolati della S. Scrittura nella propria lingua.
Il resto della popolazione, circa il 2"u,
rappresenta gruppi umani limitati, la cui
lingua non è stata ancora graficamente trascritta e in cui Tanalfabetismo è totale, (spp)
* Il governo del Ghana ha ordinato .500
mila Bibbie alla Società biblica britannica:
circa la metà in inglese, l'altra metà in dia
letti glianeesi. Il governo ha intenzione di
distribuirle nelle scuole.
Il governo colombiano ha rifiutato alla
Mis.sione Mootly l'autorizzazione d'importare
25.000 libri religiosi: queste opere sono bloc.
cate in dogana a Bogotà dal gennaio scorso.
* Si è costituito a Canberra (Australia)
un gruppo di pastori australiani, per diflondere dichiarazioni ecclesiastiche ostili alla
politica americana nel Vietnam, sostenuta dal
governo australiano, e per lottare in favore
di una pace negoziata.
* La Chiesa metodista del Brasile ha deciso di creare un ordine laico di diaconi e
di diaconesse a pieno tempo nonché il ministero di evangelista laico. Tale chiesa conta
810 comunità, 54.293 membri e raggiunge
circa 150.000 persone.
6
pag. 6
N. 47 — 26 novembre 1965
La Missione
continua...
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
2) Tre grosse popolazioni animiste sono rimaste al di fuori deH’azi<>
ne missionaria delle chiese evangeliche : i MOSSI dell’Alto Volta, che contano 1.750.000 anime, i FON del Dahomey con 900.0000 anime, e i KONO
del Sierra Leone.
3) Per far fronte a questa situazione è assolutamente necessario raggruppare le forze evangeliche, uscendo dallo stretto regionalismo che ha
ispirato fin’ ora l’azione apostolica
delle giovani chiese.
4) E’ necessario costituire delle
équipes composte di individui provenienti da varie nazioni africane, e
dalle chiese di altri continenti (Europa, America, Asia, Oceania), la cui
méta non dovrebbe essere la creazione di nuove denominazioni, ma la ricerca di nuovi elementi da aggiungere alle chiese già esistenti nelle regioni evangelizzate o vicine ad esse.
Nella prospettiva di questa situar
zione l’Assemblea Generale ha deciso aH’unanimità di affidare immediatamente al Comitato Direttivo della
Società delle Missioni lo studio e la
attuazione della costituzione di una
équipe inter-razziale e inter-denc minazionale, per intraprendere un’opera
di evangelizzazione nel Dahomey presso le tribù dei Fon.
LO S;LPE¥E che...
Un rabbino e sociologo ebreo degli Stati Uniti, Albert Gordon, ha svolto una
inchiesta scientifica sui matrimoni misti. Ha concluso che un matrimonio misto ha
tre volte più probabilità di fallire che un matrimonio tra perso’ie della stessa fede.
Ecco infatti la proporzione di divorzi che egli ha stabilito :
divorziano
se i due coniugi sono cattolici 4,4*^/,
se i due coniugi sono ebrei 5.2 .
se i due coniugi sono protestanti 6 ,,
se un coniuge è cattolico e l’altro protestante 14,1 °o
se ambedue non hanno religione 1T,9%
Il suo studio ha anche dato altri interessanti risultati : nei matrimoni misti
in cui sia il coniuge protestante che quello cattolico conservano la loro religione.
Teducazione dei figli si è religiosamente orientata secondo le seguenti proporzioni :
figli educati cattolicamente
figli educati evangelicamente
figli educati senza religione
45%
50%
5%
Quest’anno la media della frequenza al culto da parte dell’intera popolazione
protestante degli Stati Uniti (comprese le masse degli indifferenti) è stata del 38%,
(a titolo di confronto diremo che nella chiesa valdese è di circa il 30%).
I laureati vanno in chiesa più dei diplomati e i diplomati più delle persone
senza tìtoli di studio. Le donne ci vanno più degli uomini ed i negri più dei bianchi
4: ^ ^
Nel parlamento americano ci sono: 404 protestanti; 108 cattolici; 17 ebrei;
6 senza-chiesa.
(Dati raccolti da G. B.)
BARI
Presenza evangelica
nell'ambiente cittadino
Non parleremo delle varie attività di Ghie.
Sa che. riprese con ì primi del mese di ottobre, si sono gradatamente sviluppate in modo
promettente. Accenniamo invece a due fatti
che sottolineano la nostra volontà di un maggiore impegno evangelistico nelle linee già
indicate Tanno passato, cioè volontà di « pre.
senza » evangelica nell’ambiente cittadino
mediante conferenze, partecipazione a dibattiti nei vari circoli culturali della città etc.
Nella settimana dal 24 al 31 ottobre abbiamo avuta una esposizione del libro e della
stampa evangelica alla porta del tempio, annunziata da apposito manifesto. La felice
posizione della nostra Chiesa, in una delle
più frequentate vie del centro, ci aveva incoraggiati a questo tentativo. Il risultato è
stato positivo, non tanto per il numero dei
libri venduti, quanto per la massa del materiale distribuito (n. 600 copie dell’opuscolo
« Chi sono i Valdesi);, altri opuscoli, porzioni
e copie del N. T., giornali etc.), dei contatti
che si sono stabiliti, delle domande cui abbiamo dovuto rispondere, delle persone che
comunque si -ono interessate anche semplicemente sfogliando le nostre pubblicazioni ed
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Questa decisione è stata presa dopo
una lunga ed esauriente discussione,
che verteva unicamente sulle modalità dell’esecuzione, perchè la decisione
di principio per una « azione apostotica comune » era già stata presa l’anno scorso.
Si è discusso per stabilire dove dovrà esercitarsi questa azione; alcuni
hanno insistito appassionatamente
perchè si pensi finalmente alle masse maomettane dell’Africa, considerate fin’ora impermeabili al Vangelo,
ma presso le quali è pcssibile una testimonianza cristiana. Altri hanno
insistito sul fatto che vi sono delle
masse pagane anche nei paesi cosidetti cristiani, e che una azione apostolica comune dovrebbe esercitarsi
anche fra queste masse; a loro è stato risposto che una missione presso i
Fon, non esclude la formazione di
équipes temporanee per degli sforzi
evangelistici su tale e tale punto del
continente europeo o di un altro continente.
Nella discussione è apparso evidente che, nella prospettiva di quest’azione missionaria comune, le relazioni
tutt’ora esistenti fra le società missionaria e le chiese in Europa e negli
altri continenti, saranno alquanto modificate. Tutta la struttura della Società delle missioni dovrà essere esaminata in vista delle modificazioni
ohe potranno essere necessarie. Per
questo ci vorranno imo o due anni.
Frattanto Fassemblea generale ha
raccomandato che i rappresentanti
delle giovani chiese vengano associati
subito -ai lavcri del Comitato Direttivo, particolarmente nella elaborazione di una missione nel Dahomey, e
nella misura consentita dalle distanze geografiche.
A parecchie riprese si è parlato della urgenza di una simile azione, adducendo le seguenti ragioni. E’ bene
cominciare subito, per dare alle giovani chiese una chiara visione delle
loro responsabilità missionarie, non
soltanto neH’area in cui si esercita
attualmente la loro influenza, ma per
l’insieme del continente. E’ urgente
perchè altrimenti queste piccole minoranze evangeliche essendosi ripiegate su sè stesse, saranno presto sommerse dalla massa pagana in rapido
progresso demografico. Ed è urgente
l’aiuto delle chiese europee, purché
sia dato in uno spirito fraterno di
collaborazione, non come una elemosina data da un ricco ad un povero.
« Non siamo venuti a mendicare », ha
esclmnato il pastore J. Kotto, « ma
siamo venuti a sollecitare la vostra
collaborazione, per continuare Topera
che è lungi dalTessere terminata. Si
tratta, in fonde, di sapere se quello
che è stato fatto fin’ora, e quello che
si sta facendo, ai soddisfa». Ed un
vecchio missionario commentava ;
« A dire il vero, non si tratta di urgenza, ma di fedeltà alla vocazione
che Dio rivolge alla sua Chiesa, a
tutte le chiese, vecchie e giovani ! ».
Per essere fedele a questa vocazione la Società delle Missioni di Parigi,
che a molti sembrava destinata a diventare un semplice organo oer la
trasmissioni degli aiuti _ delle chiese
europee alle giovani chi2.se, ha uuest’anno deciso di organizzare e, dirigere questa « azione apostolica comune », diretta verso i milioni di esseri
umani che in Africa e altrove, n.spettano ancora il messaggio liberatore
dei Vangelo di Gesù Cristo,
Questo nuovo sviluppo dell’opera
missionaria evangelica non sarà possibile che se anche 'e nostre vecchie
chiese vorranno accogliere c prendere sul serio l’esortazione che i dirigenti delle giovani chiese, riuniti a
Donala, hanno indirizzato ai membri
delle loro comunità : « L’Azione Apostolica Comune non diverrà una realtà, una benedizione, un arricchimento, che nella misura in cui le nostre
chiese si impegneranno totalmente e
daranno il loro contributo senza il
minimo complesso ».
R. Coisson
VILLAR PELLICE
Dopo molti mesi trascorsi in compagnia
della malattia e della sofferenza, ha terminato
la sua corsa terrena Picatto Giorgio, di anni
77, del Centro-Sabbione. Abbiamo accompagnato la sua spoglia mortale al campo dell’ultimo riposo terreno lunedi 15 novembre.
Questo nostro fratello aveva accettato con
grande serenità e con coraggio la sua prova
cd ha accolto, con la tranquillità che dà la
fede, la suprema chiamata.
A tutti i suoi familiari, e particolarmente
alla compagna della sua vita, noi diciamo
ancora tutta la nostra simpatia cristiana, invocando su di loro le consolazioni che vengono dall’Alto.
« Signore, a ohi se ne andremmo noi? Tu
hai parole di vita eterna » (Giov. 6: 69).
Sono giunti ad allietare il loro focolare
domestico: Riccardo, di Davide e Cristina
Re (Teynaud); Ruggero, di Stefano c Fiorella Davit (Centro-Sabbione) e Sandra, di Renato e Angiolina Bertinat (Centro-Sabbione).
Porgiamo ai due piccoli ospiti il nostro
cordiale saluto di benvenuto ed esprimiamo
le nostre felicitazioni più vive ai loro genitori.
CERIG^OLA
CORATO
Tutte le attività di Chiesa sono riprese normalmente, mentre il Centro Sociale ha continuato il suo lavoro anche durante Testate.
Il Doposcuola, chiuso verso la fine di giugno,
riprende in questi giorni con due turni.
L’avvenimento più notevole di questo periodo è stato la costituzione ufficiale dell’Unione Giovanile Valdese. Da quasi due anni ave.
vamo un gruppo giovanile che sì riuniva frequentemente e che aveva svolto un buon lavoro : studi, recite, collaborazione alle varie
attività. Ora, per unanime desiderio dei giovani (una quindicina), si è deciso di dare
vita alla U. G. V. che si riunirà regolarmente
nel pomeriggio della domenica. 11 Seggio si
è messo in contatto con la FUV.
Ricordiamo il culto speciale per la Riforma
domenica 31 ottobre. Anche per quanto riguarda le attività evangelistiche, il Consiglio
vuole assecondare lo sforzo del Pastore anche
quest’anno. Domenica 7 Novembre, di sera,
abbiamo avuta la prima conferenza pubblica
annunziata mediante manifesti e biglietti
d’invito, sul tema : la Bibbia nella Chiesa
Cattolica. Erano presenti numerosi estranei.
Giovedì 4 Novembi*e è deceduta, in età di
anni 87, la sorella Azzariti Amalia vedova Di
Bisce glie. Rinnoviamo le nostre condoglianze
ai parenti, molti dei quasi sono evangelici.
Pietro Abbattista
Riconosciuta alle coltivatrici
la pensione a 62 anni
Si comunica che per effetto delle norme
transitorie della legge 26-10 n. 1047, e della
legge 9-1-63, n. 9, a partire dal prossimo 1°
Gennaio le coltivatrici dirette, mezzadre e
coione assicurate per Tinvalidità c vecchiaia
superstiti e in possesso dei requisiti di legge
potranno ottenere la pensione di vecchiaia
al compimento del 62° anno.
Perciò nel corso del mese dì gennaio 1966
potranno presentare la domanda dì pensione
di vecchiaia tutte le coltivatrici, mezzadre e
coione, nate nclTaiino 1903. Le coltivatrici,
mezzadre e coione nate nel 1904. potranno
presentare domanda di pensione nel corso del
1966. in coincidenza col compimento del 62°
anno di età.
Si ricorda che, in base alle norme transitorie sopra richiamate, per avere diritto alla
pensione di vecchiaia le assicurate dovranno
essere in possesso dei requisiti seguenti :
1) avere compiuto l’età di 62 anni.
2) avere almeno nove anni di contribuzione; si considera raggiunto un anno di
contribuzione per ogni 104 contributi giornalieri versati.
Visita fraterna. — Venerdì 12 novembre
erano in mezzo a noi, graditi ospiti il collega
Enrico Trobia. Segretario della Commissione Distrettuale, e le due signorine svizzere
che hanno deciso di consacrare un anno al
Servizio Sociale come Maestre giardiniere
presso TAsilo Belaiiia dì Orsara di Puglia.
I nostri ospiti s'intrattennero nei Laboratorio fraternizzando con le lavoranti, rendendosi conto di tante cose e soprattutto dello spirito coiminilario operante non solo
quando queste figliuole si affaticano per il
loro lavoro ma anche per tutti gli altri aspetti della vita ecclesiastica.
La visita all’Asilo dette la possibilità dì
uno scambio di esperienze al livello educativo e organizzativo.
Le conversazioni sì protrassero fino all’ora
della partenza doi>o il pasto consumato nei
locali del nostro Ricreatorio.
Nel quadro del collegamento tra le nostre
Opere Sociali Tincontro è stato stimolante.
Rinnovo del Consiglio di Chiesa. ■— Sabato 13 novembre l’Assemblea eleggeva il
nuovo Consiglio di Chiesa nelle persone di:
Magnifico Antonio, Scarano Giandonato, Loconte Ciro e Savina Campanelli, Una diaconessa dunque che rappresenterà i problemi
femminili in seno alla Comunità. L’Anziano
Scarano Francesco è stato eletto per acclamazione Anziano Onorario.
Dipartenza. — Rinnoviamo l’espressione
della nostra simpatia alla famiglia Loconte
che è stata dolorosamente provata per la perdita della sorella Rosa Zungoli.
Questa sorella, come fu rilevato nei funerali svoltisi giovedì 11 novembre prima in
casa poi dì fronte ad un imponente pubblico
raccolto nel nostro Oratorio, è stata amata
da tutti per le sue doti d’intelligenza e di
spirito di servizio. Infatti il Comune la ebbe
come Assessore per molti anni e direttrice
delTU.D.I. di Cerignola.
Anche la nostra Comunità le affidò la direzione del Laboratorio di maglieria e fu
molto amata dalle nostre lavoranti. Il suo
esempio di fedeltà al Signore e la sua memoria siano in benedizione per tutti. g.e.c.
POMARETTO
Venerdì 3 dicembre riunione quartìerale
alla Lausa, ore 20,30.
Venerdì 10 dicembre riunione alla Cappella
di Perosa, ore 20,30 seguita dalla Santa
Cena. Tutti sono cordialmente invitati.
— Recentemente è stato celebrati, il servizio funebre della sorella Tron Giovanna,
della Marutera, deceduta alla tarda età di
93 anni, alla famiglia la nostra simpatia
3) avere fatto parte, come unità attive,
di nuclei familiari coltivatori diretti, mezzadri o colonici per almeno cinque anni in
epoca anteriore al P gennaio 19.S7.
Per il Pincrolese si invitano tutte le persone interessate a rivolgersi agli Uffici di
Zona della Federazione Coltivatori Diretti
(Pincrolo . Vie. Carceri 16, ang. G.so Por])ora1o) oppure presso i suoi recapiti.
Il Segretario di Zona
(Per. Agr. Casalis Ernesto)
COMUNICATO
Il dott. Giancarlo De Eettini rende
nolo alla Spettabile Clientela che le
visite private ambulatorie avranno
luogo in via Roberto D’Azeglio, 8
(presso Tabitazione) dalle ore 14 alle
ere 15 escluso il giovedì.
UN CONCERTO. - Il 27 novembre
prc^isimc, alle ore 20,15, avrà luogo
nella Sala Valdese di San Germano
un concerto di piano e Coro.
Sarà al piano la Professoressa
Ester Cucco, canteranno la Corale
di Milano, gradita ospite di San Germano per il sabato e la domenica
siiccessiva, e, m brevi parti, la Corale
di San Germano e la Corale dei giovanissimi. Cordiale invito a tutti.
Ripresa. L Asilo infantile ha riaperto
le porte il 1° ottobre e accoglie una ventina
di bambini affidati alle vigili cure della Signora Pons; la Signora Jalla e la Signorina
Lbc Bouchard, che, con uno studio acceleralo, hanno acquisilo nello scorso anno, a Torino, il diploma di Maestra direttrice d’Asilo,
effettuano quest'anno un corso obbligatorio di
tirocinio in vari Asili delle Valli.
La Scuola Domenicale ha ripreso l’attività
il 3 ottobre con un Culto per i giovani e si
avvale dell’opera di un buon gruppo dì Monitori e Monitrici, nelle sue due classi.
Il 2 ottobre sono ripresi i corsi di catechismo: oltre le quattro classi normali con
41 allievi, altri 10, impegnali nelle ore normali dal lavoro o dalla Scuola, ricevono delle lezioni straordinarie il venerdì e la domenica. Le lezioni di religione nelle sei Scuole elementari della Parrocchia non hanno ancora potuto venire riprese a causa ai imprevisti ostacoli frapposti dalTlspettoralo scolastico, ma speriamo possano presto iniziare.
La Corale ha ripreso i lavori il 6 ottobre
con la appassionata direzione dei Maestro
Giordano e si prepara per l'incontro con la
Corale dì Milano e per il Natale.
L Liiionc Giovanile ha iniziato le sedute
il 7 ottobre con un nuovo programma; ha
visitato TUnione di Pramollo, si recherà pros.
simamente a Perrero e riceverà TUnione di
Torre Pellice; ha ricevuto la visita delTUnione di Torino, e per l’ultimo dell’anno è prevista una riunione comune con quella di
Villar Pellice.
L Unione Femminile ha ripreso i lavori il
10 ottobre, sta lavorando per la Chiesa ed
ha fatta pervenire a tutte le puerpere un apprezzato pacco dono.
La L ilodram/natica e la Corale dei giovanissimi hanno dato un riuscitissimo spettacolo il 17 ottobre: la Comunità ha molto
apprezzato tulli gli attori ed è grata agli organizzatori per il loro lavoro: peccalo, soltanto. che la serata non sia stal'j ripetuta!
Un giovane della nostra Comunità, Loris
Bounous, ha ricevuto una borsa di si odio del1 AICE; d’altra })arte il Concistoro, per favorire la freqtienz£, agli Istituti Valdesi, si è
assunto il carico del trasporto degli Allievi
da e per Pomarclto. Siamo sempre in attesa
delle borse di studio distrettuali!
Sono continuati i lavori di manutenzione
negli stabili: in particolare è stato rifallo Timpianto di riscaldamento nella Sala e sono
siate ramrnodcrnati glj altri locali di riunione
e ]>reparato un alloggio per il Past. Coisson.
1 vari quartieri stanno riattando e rammodernando tutte le loro Scuole, jhe servono
come centri di riunione. Le riunioni nei
dire; quartieri della Parrocchia avvengono re.
golarmcnte ogni mese e sono particolarmente
ben frequentale.
Un gruppo di volontari ha accettato il sistema della conliihuzione mensile e speriamo
che Tuso diventi generale; aiutando così a
ri.solvere i problemi finanziari locali c della
Tavola.
Dalla fine di ottobre, abbiamo avuto la col.
laborazionc del Pastore Renato Coisson; egli
ha sostituito il Past. Jalla durante la sua assenza per la Tavola c TEmigrazioiie ed ha
portato un opera molto apprezzala da tutti.
Nel corso degli ultimi mesi sono stati celebrati i haltesiini di Ribet Firmino, Souiller
Ombretta, Souiller Moreno. Polliotti Tiziana,
Stallò Loredana, Long Enrica, Bouchard Elio,
Lantelme Marco e Bounous Mauro: sono stali
celebrati i matrimoni di Coucourde Ugo e
Bouchard Ilda, Plavan Franco e Reve] Nella.
Blanc Italo e Vinçon Irene, Balmas Enea e
Clerici Nerina. Comba Silvano e Ribet Marisa, Bianconi Sergio e Di Bucci Gina; sono
stati accompagnati alTesire^no riposo Bleynat
Mary Alice, Balmas Augusto, Souiller Augusto, Balmas Rachele, Travers Geremìa, Reynaud Luigia, Darba Antonietta, Coucourde
Savio e Plavan Giovanni Giacomo.
Il professor Luigi Gavazza, direttore delTIstituto di Agrcnemia, nella
facoltà di agraria delTUniversità di
Bari, è stato nominato dal Comitato
InternaziO'naJe sedente a Parigi, Direttore delTIstituto del Centro ^Internazionale di altri studi agronomici
mediterranei a Bari.
Ci congratuliamo vivamente col Professore e con la sua mamma, attivi
frequentatori dei Culti e delle altre
attività della comunità Valdese di
Bari.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
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il catalogo della Claudiana. Non abbiamo dovuto lamentare nessun caso di intolleranza o
di opposizione. La vetrina murale, istallata
da alcuni mesi, continua a richiamare nume,
rosi passanti che si fermano a leggere i giornali in essa collocati insieme ad altre pubblicazioni.
Sta ora per iniziare, a cura dei rostri giovani, la presentazione della nostra stampa di.
rettamente alle famiglie della Chiesa visitate
a domicilio.
Il 31 di ottobre, giornata consacrata alla
Riforma, abbiamo ricordalo questo avvenimento :mzitulto la mattina, con un cullo di
rievocazione seguito dalla celebrazione della
S. Cena La sera, sempre nel nostro tempio,
vi è stata una conferenza pubblica annunziata alla cittadinanza mediante manifesti,
biglietti d’invito, e comunicazione fatta dai
giornali cittadini che ancora una volta ci
hanno data prova della loro benevolrnza.
II pubblico estraneo era numeroso, e questo ci ha dimostralo che a Bari è possìbile
avere pubblico non evangelico alle nostre con. |
ferenze anche nel Tempio.
Accenniamo ai nostri contatti ecumenici,
dei quali avremo occasione dì riparlare prosit mámente. Cì riferiamo anzitutto a contatti
con ì fratelli ortodossi, che hanno iniziato a
Bari un’attività a carattere sociale e culturale. Dipendono dalla giurisdizione della Chiesa Russa all’estero, e sono alla diretta dipendenza del Vescovo Giovanni, residente a Parigi, II Vicario Generale che si occupa di
questo lavoro, Rev. Salvatore Caiozzo, ci ha
ripetutamente manifestata la sua volontà di
collaborazione nella nostra Chiesa sui problemi delTortodossia in Italia; altri suoi colleghi e collaboratori sono stati presenti a nostre conferenze e riunioni. In occasione della Conferenza Distrettuale del 4 Novembre,
questi nostri amici hanno messo a nostra
disposizione per il pranzo offerto dalla comunità di Bari ai membri della Conferenza, i lo.
ro locali, le loro attrezzature, il loro cuoco.
Esprimiamo la nostra riconoscenza e guardia,
mo con fiducia agli sviluppi futuri di ([iiesta
collaborazione.
rerminando vogliamo riferire sulla riunione pomeridiana di domenica 1 1 tio\ ( mbre.
nel corso della quale abbiajno presentata e
commentata la lettera di Don Milani. Iùi riunione ha avuto carattere ecumenico por la
partecipazione della Chiesa Ballista c dei sacerdoti ortodossi. Alla fine parecchi dei [uuTecijianli hanno apposta la loro firma alla dicliiarazioiie di solidarietà che abbiamo inviala
ad Agape promotrice delTiniziali\a.
Enrico Corsimi
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Romano e Godino, nella impossibilità di farlo personalmente, ringraziano quanti presero parte
al loro grande dolore per la dipartita
del loro caro angioletto
Romano Antonella
Un grazie particolare ai Pastori
Deedato e Genre, Amici a Vicini di
casa.
Pinerolo, 13 Novembre 1S65