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Anno 113 - N. 25
24 giugno 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
valdese
10Ô66 TOHRE PEIL ICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PRESA DI POSIZIONE DEL C.E.C. SULL'ENERGIA NUCLEARE
II vaso dì Pandora
Da un vaso incautamente aperto e che non può più essere richiuso
— racconta il mito greco — si sono sparsi sulla terra beni ma anche
mali e miserie senza fine. E’ciò che accade per l’energia nucleare?
Intercedere oggi
In occasione della Conferenza internazionale sull’energia
nucleare ed il suo ciclo di combustibile tenutasi in Austria, a
Salisburgo, dal 2 al 13 maggio scorsi, il Consiglio ecumenico
delle Chiese ha potuto far sentire il suo parere tramite una relazione preparata da un gruppo consulente sull’energia, facente capo al dipartimento ’’Chiesa e società”. Si tratta di una relazione preparata da un’organizzazione "non specializzata”, ma
presentata per valutare le opzioni e le implicazioni sociali delle scelte energetiche. Il documento comprende 14 cartelle dattiloscritte e ne diamo qui appresso un ampio sunto, riservandoci di tornare in argomento con altri interventi, data l’ecceZtonale importanza della questione, che ha degli evidenti risvolti sociali e ’’politici” oltre che tecnici.
È dal 1973, anno che segna la
rapida crescita dei costi e della
richiesta di energia, che un intenso dibattito si è via via sviluppato allo scopo di risvegliare la coscienza della gente sui rischi sociali, politici e tecnici inevitabilmente associati alla crescente velocità di produzione di energia
atomica. Il C.E.C. è favorevole
alla più ampia discussione possibile e dà atto alla Organizzazione
Internazionale per l’energia atomica (lAEA) di aver accolto alla
Conferenza anche chi pone delle
riserve all’accettazione dell’energia elettronucleare.
Alcuni problemi specifici sono
stati nascosti per troppo tempo:
1 industria nucleare non può permettersi di porre semplicemente
in evidenza un alto tasso“ di sicurezza per giustificare la sua azione ¡mesente ed i suoi piani futuri. Occorre affrontare questo delicato problema in un modo assai più approfondito: un insieme
concorde di voci informate e
competenti denuncia alla pubblica opinione che non si può adottare una economia energetica basata sul plutonio senza procedere ad un esame più fondamentale, e realmente rivolto ai rischi
in cui si può incorrere.
In questo frangente, le organizzazioni non governative, come
appunto il C.E.C., hanno la respon.sabilità di studiare con cura
il problema e di situarlo in un
contesto sociale e morale.
L’atteggiamento generale del
C.E.C. si può definire nel modo
seguente:
— L’energia nucleare, dal momento stesso in cui offre l’occasione di rispondere in larga misura ai bisogni energetici mondiali, implica dei rischi di carattere eccezionale.
— Le conseguenze di una larga espansione di produzione di
tale energia sono ancora relativamente mal conosciute e necessitano di valutazioni più approfondite.
—r Occcorre dare a tutte le nazioni una nuova coscienza dei rischi e delle incertezze dell'energia nucleare, oltre che delle sue
possibilità, ed inoltre la responsabilità collettiva della sorveglianza e dell’applicazione delle
misure di sicurezza dovrebbe essere affidata all’IAEA, piuttosto
che ai singoli governi.
Ne consegue che occorre mettere un nuovo accento sulla com
ponente etica allo scopo di far
considerare agli uomini come
1 approvvigionamento di risorse
energetiche sia un elemento essenziale della lotta in vista di
una società più giusta ed ecologicamente responsabile.
tecnologia nucleare hanno lasciato largo posto al clima di incertezza che caratterizza oggi la situazione deH’energia nucleare in
molti paesi. Sarebbe troppo ingenuo proporre semplicemente
di abbandonare la tecnologia nucleare, ma è altrettanto evidente
che bisogna rispondere a coloro
che temono un elevato grado di
dipendenza dall’energia nucleare.
Come conseguenza primaria si
impone una definizione dei rischi
e delle incertezze.
I rischi si possono dividere in
tre categorie:
(.continua a pag. 8)
In un vecchio commentario ho
letto che un predicatore dell’inizio di questo secolo predicando
su questa antica preghiera di intercessione poco prima dello
scoppio della 1“ guerra mondiale,
vi vedeva rispecchiato il quadro
ideale di un mondo felice. E invece... sappiamo cosa ha significato per il nostro mondo più di
mezzo secolo di guerre, violenze
e distruzioni.
Se quindi oggi riprendiamo in
mano questa preghiera lo possiamo fare solo prendendo coscienza dei gravi problemi che travagliano gli uomini e impegnandoci a rimuovere le cause delle attuali lacerazioni esistenti nel
mondo. Senza questa azione la
nostra preghiera non sarebbe
vera.
« I nostri figliuoli nella loro
giovinezza siano come piante novelle che crescono, e le nostre
figliuole come colonne scolpite
” ' ^Ujß.TIVGRUPPE HCfíR GEGEN U
GB R ÌNJTJfìTiyE HTÑ
fischi nucleari
Le grandi speranze che hanno
accompagnato la nascita della
« ...bisogna rispondere a coloro che temono un elevato grado di dipendenza dall’energia nucleare » — pastori evangelici manifestano
contro l’installazione di una centrale nucleare in Germania.
________ LA LEGGE SULL’ABORTO BLOCCATA IN SENATO
Politica batte coscienza
Erano cessate negli ultimi tempi le grandi manifestazioni ed
azioni di massa in favore dell’aborto: sembrava ormai una battaglia conclusa, una realtà acquisita. Le linee di principio sembravano accettate dalla maggioranza del paese, e l’azione ormai
era rivolta alla realizzazione pratica del problema, con la creazione di consultori e centri di
Non senza freno
Il Consiglio sinodale della Chiesa riformata evangelica del cantone di Neuchâtel ha preso posizione sul problema dell’energia e
della sua ripartizione nel mondo
fra paesi ricchi e paesi sottosviluppati.
« Dal punto di vista teologico
e secondo la fede cristiana — afferma il Consiglio — l’uomo gestisce quanto Dio gli affida. Se
egli da una parte non deve essere in balìa delle forze della natura, dall’altra egli non è libero
di sfruttarle senza freno. Quando
esse vengano a mancare, egli non
può ricorrere a tecniche ancora
mal dominate, come è appunto
il caso dell’energia nucleare, senza preoccuparsi delle loro conseguenze per le generazioni future.
Si pone anche un problema morale nei confronti dell’enorme divario fra l’emisfero settentrionale e quello meridionale: il ricorso all’energia nucleare accentua
ancor più questo divario ».
Circa la tendenza a lasciare agli scienziati le responsabilità del
nostro avvenire, a causa della
complessità dei problemi, il Consiglio sinodale afferma: « La società deve esigere dagli scienziati e dai tecnici che essi enuncino
chiaramente le varie ipotesi del
lavoro che essi svolgono o che
viene loro imposto ».
Dopo aver invitato a proseguire in queste riflessioni, il Consiglio sinodale ricorda il programma in materia già additato dal
Consiglio ecumenico delle Chiese
— Economizzare l’energia a
tutti i livelli;
— trasformare l’energia economizzata in danaro;
— utilizzare il danaro così ottenuto per la costruzione nel
Terzo mondo di centrali produttrici di energia alternativa in una
forma adatta alle condizioni locali. {S.P.P.).
intervento, ma anche di prevenzione e di educazione sessuale.
Il voto inaspettatamente negativo del Senato non cancella
né il problema né la realtà dell’aborto. Anzi, proprio questa
votazione, oltre ad inasprire le
parti e aggravare le tensioni,
trasforma il problema dell’aborto da problema « sociale - della
donna » in un vero « problema
politico ». Ovvero : risulta evidente da questa votazione che i
fattori politici hanno prevalso
su fattori di coscienza, di moralità e di preoccupazione sociale:
ancora una volta i problemi della donna non sono stati presi sul
serio nella loro drammatica urgenza. La donna, con il problema
dell’aborto, è « servita » a giochi
politici di equilibri e compromessi — o forse di ulteriori irrigidimenti — in questo momento particolarmente difficile e delicato per gli accordi fra i partiti nel nostro paese.
In attesa del nuovo « iter »
della legge sull’aborto, ripresentata alla Camera, le forze « laiche » — e, auspichiamo, non soltanto « laiche » — avranno modo di « chiarire » ulteriormente
le proprie posizioni. Speriamo
che i chiarimenti avvengano su
due fronti distinti: che i problemi politici di ordine generale
non continuino a coinvolgere e
soffocare il problema specifico
dell’aborto, che è e rimane un
problema serio di ordine sociale
ed umano.
Anche noi avremo modo di
confrontarci su questo proble
ma. Si pone infatti la domanda:
i Protestanti sono abortisti?
Difficile rispondere. Non abbiamo, per ora, pronunciamenti
sinodali o documenti ufficiali.
Gli interventi, a carattere personale, non trovano tutti consenzienti in una stessa linea.
L’aborto è uno degli argomenti in cui maggiormente si esprime la tensione e la contraddizione del nostro tempo: infatti la
nostra risposta può essere data
nello stesso tempo con un « sì »
ed un « no ».
È un « no » all’aborto facile, a
una liberalizzazione assoluta, al
pensiero che l’aborto rappresenti la «soluzione» ai problemi
della donna. È « no » pensando
che in ogni caso l’interruzione
della gravidanza è un atto negativo, di morte, nei confronti
del nascituro e segno di fallimento, di una «sconfitta» per la donna. È « no » in vista della prevenzione e di una seria e vera educazione sessuale.
Ma, di fronte alla realtà degli
aborti clandestini e dei pericoli
ad essi connessi, alla triste realtà
di gravidanze non desiderate, di
situazioni familiari, psicologiche
e sociali disagiate e difficili, la
risposta non può essere che un
« sì », molto chiaro. Un « sì »
per l’aborto «libero, gratuito, assistito », come dice Sergio Rostagno nel suo libretto « Il diritto di non nascere » ( Claudiana,
Attualità n. 75). Un «si» che
Lietta Pascal
(continua a pag. 2)
Salmo 144: 12-15
nella struttura di un palazzo ».
In un tempo in cui è facile constatare intorno a noi una gioventù spesso abbandonata a se stessa, in situazioni molto precarie
senza prospettive per il domani e
quindi senza alcuna speranza,
pregare per i nostri figliuoli e per
le nostre figliuole significa, senza
rinvii, lavorare sodo alla costruzione di una società più umana,
in cui l’accento è posto sul bene
comune e non sul successo e sul
tornaconto personali. Del resto
esistono molti segni di questo
mondo nuovo. Molti, proprio fra
i giovani, scelgono di anteporre
alla ricerca del proprio benessere
personale la ricerca del bene comune degli uomini: sono giovani
sani, intelligenti ed attivi, piante
con buone radici e buoni germogli, vere colonne di una nuova società, da realizzdrsi nella giustizia e nell’amore, nel superamento delle varie nazionalità, nel rispetto di ogni popolo, néll’abbattimento delle divisioni, delle gerarchie, dei privilegi: un popolo
nuovo fatto di tutti i popoli del
mondo.
« I nostri granai siano pièni e
forniscano ogni specie di beni, le
nostre greggi moltiplichino a migliaia e a diecine di migliaia nelle nostre campagne; le nostre
giovenche siano feconde ».
Nel linguaggio proprio alla società agricola del tempo, il salmo
prospetta una produzione abbondante: c’è carne per tutti e grano sufficiente. In un tempo in cui
si parla continuamente di crisi
economica, di cui i lavoratori sono invitati a pagare il prezzo per
il consolidamento del potere di
coloro che glielo fanno pagare, in
un momento in cui il lavoro non
c'è per tutti e quando c'è non è
rispettato, né protetto, nè amato,
e non produce pane quotidiano
per tutti, pregare per la prosperità significa adoperarsi al più
presto alla rimozione di tutto, ciò,
perché tutto ciò cessi, prima che
sia troppo tardi, prima che tutto
ciò distrugga la nostra vita e la
vita dell'intera umanità.
« E non vi sia né breccia, né
fuga, né grido nelle nostre piazze ».
Il terzo aspetto di questo nuovo mondo, a cui la preghiera ci
richiama, è la pace e la concordia sul piano nazionale ed internazionale, sempre sognate e mai
realizzate. Direttamente o indirettamente abbiamo assistito a
immense distruzioni, a brecce, a
fughe ed a gridi nelle piazze delle città, e nelle varie contrade devastaste di questo nostro mondo.
La violenza istituzionalizzata di
molti gruppi al potere, l'incapacità a saper governare per il bene
di tutti, la volontà di far tacere
le voci dissenzienti e critiche, la
volontà di mantenere in vita non
uno ma mille concordati clientelari, non sono soltanto una lista attuale di misteri buffi, ma
sono delle realtà serie, sono violenze che provocano altre violenze.
Per questo nuovo mondo possiamo e dobbiamo pregare, ma
non possiamo dimenticare che la
nostra preghiera dovrà essere
sempre accompagnata dalla partecipazione attiva alla lotta, spesso disperata, di tutti i miseri
che attendono di essere liberati.
In questa lotta di liberazione,
spesso preceduti da quelli che
troppo facilmente le chiese relegano tra i negatori di Dio, i credenti devono sapere che, in Gesù
Cristo, Dio si è messo al fianco
di coloro che hanno fame contro
coloro che affamano il mondo;
al fianco dei poveri contro coloEnnio Del Priore
(dalla predicazione tenuta alla
Conferenza del II Distretto)
(continua a pag. 8)
2
24 giugno 1977
CONFERENZE DISTRETTUALI: 2° DISTRETTO
L’integrazione avanza
La Commissione Esecutiva invitata ad assumere l’autorità prevista
dal Patto di Integrazione - Non mancano opposizioni
SUSA
Se consideriamo che distretti
e circuiti sono le prime strutture integrate che le nostre Chiese
si sono date, direi che il momento più significativo della Conferenza è stato il culto della domenica 5 giugno.
E non solo per il messaggio
che il pastore valdese Del Priore
ha dato in un tempio metodista,
o per i canti della corale valdometodista che a Milano funziona da tempo, ma soprattutto
per la partecipazione di un gruppo di diciassette catecumeni delle due Chiese i quali, dopo aver
condotto in comune la loro preparazione, hanno voluto ripetere
davanti càia Comunità metodista
la dichiarazione di Fede e l’impegno di Testimonianza che avevano presentato la domenica di
Pentecoste alla Comunità valdese; con ciò riaffermando il valore di una integrazione in essere
che si sta concretamente sviluppando sul piano operativo delle
due Comunità. Del resto tutte le
discussioni svoltesi durante la
Conferenza hanno dimostrato come, prima i Circuiti e poi il Distretto, hanno ben compreso il
senso, ai fini della integrazione,
del loro lavoro. Occorre riconoscere che non sono ancora ben
chiare le funzioni reciproche dei
vari organi integrati e no, ma è
parso avere un senso il fatto che
da più parti la CED è stata invitata a superare certe sue timidezze e ad impostare programmi da presentare alla Tavola (e
al CPM) ai quali dovrebbe spettare solo la strategia delle risorse di cui dispone per la realizzazione dei programmi stessi.
Sèmpre nello stesso spirito
sembra giusto sottolineare che
una prima “opera” (la Casa Evangelica di San Marzano) è stata assunta dal Distretto, da cui
ormai direttamente dipende. Si
tratta di un’opera che è riuscita
nei lunghi anni della sua vita a
mantenere una valida attività,
realizzando bilanci sempre in
pareggio quando non attivi, e
conservando una sua sostanziale
caratteristica che identificherei
nella responsabile partecipazione di tutti gli interessati ad una
sana efficienza operativa. L'efficientismo fine a se stesso può
forse essere condannabile, ma la
efficienza di un’opera attiva, tra
tante opere passive, sembra possa essere ancora ritenuta un
pregio. È un primo passo, questo, su di una strada non facile,
quella di "curare e sovraintendere allo andamento amministrativo ed allo sviluppo organizzativo... degli istituti del distretto”
in una zona in cui vi sono una
ventina di "opere", alcune di
grandi dimensioni, non tutte economicamente sane, alcune in
vera crisi, e molte in situazioni
giuridiche che limitano in partenza le possibilità di intervento
del Distretto. Ma è una strada
che bisognerà progressivamente
percorrere se al Distretto si vuol
dare la sostanza e l’autorità che
il progetto di Integrazione prevede.
Un particolare, non insignificante, vai la pena di rilevare. In
una Comunità si è andata affermando una opposizione alla linea
che i vari organismi delle Chiese
si stanno dando, opposizione così netta che alcuni membri della
Comunità depositano in banca i
loro abituali contributi, per girarli probabilmente a chi di ragione
quando la situazione sarà considerata più accettabile. Ogni Chiesa ha i suoi Lefebvre e l’episodio
non va sopravvalutato: si potreb
be dare a quei fratelli il consiglio
di destinare tutte le loro offerte
ai Fondi Pensioni che assicurano
la sopravvivenza di, chi operava
nella Chiesa quando la linea era
accettata; ma bisogna anche che
facciamo un poco di autocritica.
Forse il problema è stato mal
presentato a questi fratelli quando si è parlato di Fede e Politica. Che è oltretutto un modo errato di porre il problema, in
quanto ogni uomo ed ogni comunità di Fede sono, volere o no,
nella politica. Ed anche quando
pretendessero di astenersene non
fanno che vivere e risolvere il
problema politico (e cioè del come regolare la convivenza fra
gli uomini) o negando la necessità di mutamenti su tale piano
(atteggiamento politico conservatore) o lasciando ad altri di
occuparsene (atteggiamento politico passivo). Dovremmo cominciare a parlare di Fede e Testimonianza, ossia della necessità che uomini e Comunità di Fede hanno di testimoniare tale
loro Fede nel mondo in cui vivono, portando in tale testimonianza l’eco viva della Fede che vogliono vivere. Ma questo è : un
problema che non riguarda solo
il secondo Distretto e di cui occorrerà parlare ancora in altre
sedi.
La scuola domenicale ha terminato la sua attività con la gita di domenica 29 maggio ad Angrogna. Ai bambini si sono aggiunti anche genitori ed amici
che hanno trascorso insieme
una bella giornata comunitaria.
La mattina il gruppo ha partecipato al culto a S. Lorenzo.
Quindi, dopo l’agape fraterna e
un primo pomeriggio ricreativo,
ha partecipato al « bazar » della
chiesa locale.
È stata una giornata che non
dimenticheremo, anche perché
era la prima in cui è apparso il
sole, dopo tanta pioggia e nubifragi.
TRIESTE
Organizzata a livello ecumenico, giovedì, 26 maggio, nella sala maggiore dell’Istituto Germanico di Cultura, ha avuto luogo
la presentazione del Nuovo Testamento (traduzione interconfessionale in linguaggio corrente) che è stata accolta con favore nell’ambiente cittadino.
Dopo una parte introduttiva
del pastore valdese, il prof. Carlo Buzzetti, membro dell’équipe
che ha curato la traduzione, ha
illustrato i criteri che hanno
orientato il lavoro ed ha spiegato i problemi del Unguaggio
e della traduzione. Il prof. Buz
zetti ha anche insistito sul fatto
che quel lavoro non vuole soppiantare le varie versioni già in
uso nelle chiese, ma deve diventare un aiuto al lettore italiano
onde la Bibbia non sia più un
libro per pochi iniziati. Sarà anche utile strumento di lavoro
per gli incontri a livello ecumenico.
È seguito un interessante dibattito in cui si è cercato di
chiarire alcuni punti che avevano destato qualche perplessità
fra gli uditori.
SESTRI PONENTE
Gita alle Valli. - Un bel numero di fratelli e sorelle ha preso parte assieme ai sampierdarenesi alla gita effettuata a Torre Penice domenica 15 u. s. sotto la guida del signor Barbiani,
genovese di nascita, si è preso
parte al culto, con successiva
visita al museo e agape alla foresteria, accolti dai signori Deodato e dai signori Buffa in un
simpatico clima di famiglia; nel
pomeriggio sempre col signor
Barbiani si è visitato il « coulège » a Pradeltorno e successivamente la casa per anziani a
San Giovanni, guidati dalla signora Barbiani.
A quanti si sono adoprati per
la nostra visita il nostro grazie
riconoscente.
Le principali delibere
STRATEGIA
PASTORALE
H La Conferenza, dopo aver a lungo dibattuto la relazione della CED,
per quanto si riferisce al lavoro pastorale nel distretto ed al numero e
alla dislocazione dei pastori disponibili ;
preso atto della diminuita presenza di pastori nel distretto, che deriva dalla attuale situazione generate
del corpo pastorale e non certo da
una strategia della Tavola e del Comitato Permanente,
invita le chiese a considerare le
seguenti iniziative :
ABORTO
(segue da pag. 1)
assume il valore di « necessità
storica », senza diventare un facile ed egoistico « diritto ad uccidere ».
Un « sì » che giustamente, in
piena coscienza e responsabilità,
va pronunciato dalla donna: ma
che deve coinvolgere nella stessa
corresponsabilità e coscienza anche il partner maschile. Infatti si
parla molto dell’aborto come di
un « diritto della donna » ; ma
non è un «diritto»: è una tragica necessità che coinvolge
« sempre », che lo voglia accettare o no, anche l’uomo. Per questo
l’aborto è un problema della
coppia.
È auspicabile che dal problema dell’aborto — che dovrà restare ancorato al suo carattere
di ambigua « necessità » legata
a questo momento storico di
trapasso — si passi gradatamente, ma immediatamente, alla presa di coscienza di una sessualità
più responsabile e matura: una
realtà che coinvolge, appunto,
di nuovo la coppia.
Il discorso sull’ interruzione
della gravidanza infatti presuppone sempre un discorso non
fatto, ma da farsi, sulla prevenzione, sulla contraccezione, sull’educazione a una sessualità libera
e matura.
La legge sull’aborto non vuol
essere un invito ad abortire : «chi
lotta per la libertà intende lottare contro e non per l’aborto» — scrive Sergio Rostagno —.
« È diffìcile diventare abortisti
a cuor leggero. La libertà dell’interruzione volontaria della gravidanza è un’ovvia conquista,
ma non è la soluzione di ogni
problema e in fondo è pur sempre più una necessità che una
libertà. Solo che — proprio in
quanto necessità — deve trovare
una pratica via d’uscita. L’espressione « aborto libero » ha un
senso in quanto chiede una legge civile che affronti un determinato problema sociale; ma
non può cambiare la natura delle cose, non può far passare per
libero un gesto che è dettato da
pura necessità ».
Il « Sì » alla legge sull’aborto
rimane perciò un « sì » necessario ed ambiguo.
Ciò che caratterizza la posizione evangelica riguardo a questo particolare problema — secondo Sergio Rostagno — è
« dare speranza all’umanità, come solida prospettiva per il futuro, nonostante le contraddizioni ». In questa prospettiva va
superata la tradizionale frattura
fra eros è agape, cioè l’amore
« carnale » e l’amore di tipo spirituale : « ... eros stava al piano
di sotto, l’agape al piano di sopra; l’uno era umano, l’altro
diventava opera della grazia divina. Ma una relazione di questo
tipo non è biblica, è un prodotto
di tendenze che si son fatte strada nella teologia e nella morale
della chiesa che ha tenuto a battesimo la società in cui viviamo. I rapporti tra eros ed agape
vanno visti in modo profondamente diverso. Tra di loro non
solo non c’è contraddizione, ma
si tratta di aspetti diversi di un
unico rapporto di affetto e di
amore »...
Questa prospettiva è volta proprio a realizzare quella maturità
« totale » che potrà rendere la
coppia veramente « libera ».
a ) preparazione dei credenti ai
vari ministeri attraverso seminari,
collettivi teologici, comunità di lavoro, per un loro maggiore e migliore
impiego nelle chiese locali ;
b) organizzazione di un lavoro
di incontri delle diaspore, come è
stato già positivamente sperimentato in varie chiese del distretto ;
c ) non essere chiese fini a se
stesse, ma cogliere le occasioni di
testimonianza che oggi si presentano, specie nelle grandi città e quindi
coordinare iniziative e impegni di
lavoro a tal fine.
La Conferenza
riconosce che la situazione è particolarmente critica nelle grandi città di Torino e Milano e pertanto:
raccomanda airattenzione della
Tavola e del Comitato Permanente,
l'ordine del giorno deH'asssemblea
del IV circuito sulle « carenze che si
prospettano nel lavoro pastorale per
l'anno 77-78 » e ne condivide le
esigenze ;
osserva che il VI circuito è particolarmente in difficoltà in questo momento e raccomanda una maggiore
mobilità dei pastori all'Interno del
circuito, attraverso il coordinamento
del lavoro pastorale nelle chiese viciniori.
Ricorda infine, che il criterio delle assegnazioni pastorali secondo lo
schema campanile-pastore, deve essere definitivamente superato attraverso la continua rivalutazione dell'impegno di servizio dei gruppi e
dei singoli credenti e la valorizzazione dello strumento del circuito
per una testimonianza coordinata
nella regione.
Questo atto rappresenta la
conclusione di una discussione
che ha occupato più della metà
dei lavori della Conferenza. Tre
diverse posizioni si sono confrontate nel quadro della lamentata
scarsezza di pastori:
• la CED ha dimostrato particolare sensibilità al problema
dei due centri maggiori (Torino
e Milano) che hanno visto nell’ultimo anno una sensibile riduzione ne] numero di pastori
disponibili, mentre j problemi
diventano sempre più complessi,
con il rischio da un Iato di una
progressiva disgregazione di Comunità pesanti e dall’altro della
rinuncia ad attività di testimonianza ed evangelizzazione che
nelle grandi città sono più evidenti e realizzabili.
• il 9° Circuito, in analoga crisi
di pastori, ha sottolineato le
particolari caratteristiche dell’ambiente di emigrazione in cui
opera con la necessità di assicurare una assistenza che va oltre
l’ambito confessionale e com
porta impegni di lavoro che solo persone a pieno tempo possono affrontare.
• le Comunità medie e minori
hanno prospettato la necessità
di difendere posizioni non facili
(il caso ^i Rimini sembra esemplare) che si tenterà di risolvere
ricorrendo alla « mobilitazione »
di tutte le vocazioni alTinterno
delle Comunità; con la conseguente necessità di tempi durante i quali l’opera di un pastore
sembra indispensabile.
La discussione è stata vivace
e spesso appassionata, e non sarà mai abbastanza ringraziato il
seggio (past. Becchino e sig.ra
Fischli-Dreher) per averla ben
guidata e contenuta; da essa è
apparsa comunque la necessità
di tre diversi livelli di « strategia »: quello dei circuiti cui
spetta mobilitare tutte le forze
ed utilizzare al meglio i pastori
che dovrebbero essere a disposizione del Circuito e non delle
singole Comunità locali; quello
del Distretto cui spetta formulare programmi concreti da presentare a Tavola e CPM per sopperire alle esigenze operative; ed
infine quello degli organi centrali cui spetta Tutilizzo delle
forze disponibili in una visione
completa del problema.
Da rilevare, in questo quadro,
nella relazione delT8° Circuito
la segnalazione di un pastore
circa il molto tempo libero che
gli lascia la cura della Comunità che gli è stata affidata, con
impegno del Circuito ad utilizzarlo; ed in quella del 7“ Circuito
il rincrescimento del Consiglio
perché ad un pastore che ha in
carico due Comunità vengono
affidati altri impegni che provocano assenze anche prolungate di
cui il Circuito è informato solo
a posteriori.
Questo atto, per la sua importanza, si raccomanda all’attenzione del Sinodo e della Conferenza metodista, in quanto sembra investire problemi fondamentali per la vita delle Comunità.
QUESTIONE
GIOVANILE
contenute nei documenti sopra ci
lati ;
decide di affidare a due gruppi
di lavoro nel IV e VI circuito (Torino e Milano) lo sviluppo di un'azione concreta su queste linee e
propone ai consìgli dì circuito di
costituire questi gruppi, in accordo
con la EGEI.
Dà mandato alla CED: 1 ) di ricercare una o più persone disponibili a condurre un lavoro di coordinamento, di contatti e di analisi nel
senso indicato dalla relazione CED,
dal documento FGEI-Lombardia e dal
dibattito ; 2 ) di prendere i contatti
opportuni con la Tavola e Comitato
Permanente, ai fine di inserire in
organico la persona o le persone che
si riterranno necessarie ;
invita i circuiti a precisare l'organico pastorale necessario, nel proprio circuito, anche in riferimento
alla questione giovanile, affinché
Tavola e Comitato Permanente, di
fronte alla carenza pastorale presente, possano comunque equilibrare le
necessarie «-ecorMmie » pastorali in
modo equo.
Anche questo atto della Conferenza è il risultato di una discussione molto ampia, in cui è
parso vedere l’inizio di un confronto critico fra la linea attuale della EGEI e quella sviluppata dalla precedente gestione. La
CED, e con lei la Conferenza, ha
ritenuto valida la proposta di
un rilancio dell’attività giovanile
appoggiata ad una collaborazione con la EGEI, che si propone
esplicitamente come luogo disponibile per una possibile aggregazione giovanile, anche superando le affermazioni sociopolitiche inserite nella sua relazione. È doveroso dar atto ai numerosi giovani intervenuti della
serietà della loro preparazione e
della accentuazione data al momento biblico e teologico dei loro studi.
Il servizio dalla Conferenza del
II Distretto è stato curato da
Niso De Michelis.
Hanno collaborato: Ivana Costabel, Dino Gardiol, Raimondo Geme, Bruno Castagno,
Aldo Rutigliano, Paolo Rihel,
Favo Burat, Liliana Viglielmo.
B La Conferenza, preso atto della
particolare urgenza di un intervento
nei confronti della gioventù,
impegna i deputati a riportare
neiie comunità i documenti della
Conferenza ( relazione CED e documento FGEI-Lombard a ), per approfondire e verificare a livelio locale
le considerazioni di ordine generaie
La Casa Evangelica in
S. Marzano Olivete (Asti)
è aperta dal 1/7 al 31/8.
Per informazioni rivolgersi al Direttore Chiara
Aldo, Via Plana 105 - 15100
Alessandria - Tel. 0131/
55.995.
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24 giugno 1977
5 - DIBATTITO SU FEDE E POLITICA E RAPPRESENTATIVITÀ’ DEGLI ORGANI COLLEGIALI
La chiesa di Milano ha affidato a due gruppi di
studio Quartierali lo studio del teyna proposto,
avendo già discusso il tema generale di « fede e
politica» in Consiglio e Assemblea di chiesa. I
due gruppi di studio — di cui pubblichiamo quasi
integralmente le risposte — hanno impostato l'esame dell atto sinodale sulla base delle « domande
indicative » che avevamo formulato all’inizio dell indagine e che quindi riportiamo insieme al testo dell'atto sinodale.
1) Cosa vuol dire concretamente «libertà per
la Chiesa di lavorare a prò degli uomini per la loro
salvezza e per la soluzione dei problemi della loro
società »?
2) Cosa vuol dire in pratica che « ognuno deve
sentire la Chiesa come la sua propria casa » e quali
sono le condizioni indispensabili perché ciò avvenga?
3) Cosa vuol dire concretamente « tener conto »
delle realtà espresse dall'atto 25? Quali concrete interpretazioni alternative possono essere date di
questo atto soprattutto per ciò che concerne il problema della rappresentatività?
MILANO
GRUPPO DI STUDIO DEL LORENTEGGIO
La chiesa non è una casa
ma un popolo in cammino
Il Sinodo prende atto della petizione che lamenta uno stato di sofferenza
e di incomprensione a causa deM'impegno socio-politico che si verifica nel
l'ambito della chiesa e dopo approfondita e aperta discussione :
afferma che la Parola di Dio non toglie la Chiesa dal mondo, ma le offre la libertà di lavorare a pro degli uomini per la loro salvezza e per la
soluzione dei problemi della loro società;
sottolinea che ognuno deve sentire la Chiesa come la sua propria casa,
nella quale il prossimo è riconosciuto come fratello anche nel confronto delle
convinzioni politiche ;
chiede agli organi collegiali preposti alle varie attività di tener conto
di tali realtà ;
ed esorta i credenti a fare argomento di meditazione e preghiera la necessità che la Chiesa continuamente rinnovi la vocazione missionaria, che fu
dei padri, nella unità della medesima fede per la potenza dello Spirito Santo.
Dà mandato alla Tavola e ai deputati valdesi alla prossima assemblea dì
Bari di farsi portavoce di queste esigenze in seno alla FCEI.
(Art. 25/SI/76)
In merito ai tre quesiti posti
dal giornale « La Luce » le risposte emerse dal gruppo sono
state abbastanza omogenee, anche se con accentuazioni diverse.
1 Quanto al 1" quesito « Liber^ tà della Chiesa di lavorare a
prò degli uomini per la loro
salvezza e per la soluzione dei
problemi della loro società » i
fratelli del gruppo del Lorenteggio hanno concluso che è logico
ed inevitabile che le crisi, le
tensioni, le diverse valutazioni
dei singoli problemi, si vivano
anche nella Chiesa ed è, anzi,
bene che emergano, anche se
con disagio e spesso con sofferenza da parte di tutti, giacché
tutti ci riconosciamo in Cristo
ed apparteniamo ad una Chiesa
riforrnata la cui prerogativa sta
proprio nella ricerca comunitaria del « come operare » alla luce dell’insegnamento di Cristo e
non in una dottrina imposta dall'alto. In una chiesa « riformata » infatti il dissenso, le divergenze, dovrebbero essere affrontate con maturità di fede e con
una personale formazione alla
valutazione critica di ogni situazione emergente e - all’ascolto
attento di ogni istanza che muovo .da reale. sofferenza o dei singolo o della società.
Il concetto di «scomunica»
non ci appartiene.
La Chiesa predichi a tutti, non
escluda nessuno « ...perché non
vi è nessun giusto, neppure
uno! » ma sappia distinguere i
nemici dell’uomo e collaborj con
tutti i mezzi che sia resa giustizia « all’orfano, alla vedova, al
viandante ferito ». E questa scelta di carità, che può diventare
lerreno di scelte politiche, storiche, contingenti, è l’unica politica che la chiesa deve cominciare a fare.
Ci preme sottolineare un commento che riferendosi al linguaggio tanto confuso e oscuro dell’Atto sinodale da determinare
l’inchiesta del giornale « La Luce », conclude in tono un po’
provocatorio; « Alla faccia di
una Chiesa che parla al popolo
col linguaggio del popolo! ».
Scolpisce e rende perplessi
^ Taffermazione che « o^uno deve sentire la Chiesa
come la sua propria casa », perché, se è vero che la casa è il
luogo nel quale « il prossimo viene riconosciuto come fratello »,
essa è anche di fatto il luogo
degli egoismi privati. La casa è
il rifugio dalle intemperie, dagli imprevisti della vita, dagli altri. Per questo una chiesa come
« casa » rappresenta più una
tentazione che una meta da raggiungere. È umana questa ricerca della sicurezza, ma crediamo
non sia nella linea indicata da
Cristo. Nel Vangelo si dice che
« il Figlio deirUomo non ha dove posare il capo » e Pietro viene criticato quando, alla trasffgurazione, propone di restare
sul monte e costruire tre tende
per Gesù, Mosé, Elia. Il fatto è
che ogni certezza che vada al
di là della promessa di Cristo
rappresenta una vera e grave
tentazione: può essere quella individuale della superbia, cui si
arriva attraverso l’autocompiacimento; può essere, se si tratta
di istituzione, la tentazione di
considerarsi i migliori (travisando il concetto di « eletti »). Da
qui all’intolleranza il passo è
breve. La storia della Chiesa cattolica è estremamente significativa da questo punto di vista. Il
pericolo, però, esiste per qualsiasi chiesa, che presuma o pretenda di essere vera interprete
del messaggio di Cristo. Quando
questo avviene, non si esce più
dalla « casa propria » per andare vèrso gli altri;' Là Chiesà,' così, non va più verso Fùomo ma
chiede all’uomo che vada da lei;
non è più al servizio degli altri
ma chiede di essere servita. Si
arriva alla tentazione successiva,
che è quella del «potere».
Per concludere, la Chiesà è l'assemblea dei credenti, di coloro
cui preme il discorso di Cristo.
È il punto d’incontro dei cristiani, non è la casa di Dio; su questo la predicazione è stata spesso molto equivoca. La dimora
di Dio in terra è nella sofferenza
degli uomini; ecco perché i credenti devono essere un « popolo
in cammino alla ricerca ed al
servizio degli altri ».
3 Intendiamo il « dover tener conto da parte degli
* organi collegiali di questa
realtà » il fatto che questi debbano prendere in considerazione
l’inevitabile coesistere all’interno
della comunità di diverse convinzioni politiche ed ideologiche
e, quindi, di differenti modi di
impegno e diverse posizioni rispetto ai fatti della realtà sociale. Tenuto conto di ciò, tali organi dovrebbero promuovere uno
Siamo uomini
(...) Un interrogativo che sorge spontaneo riguarda il significato in cui viene inteso il termine « chiesa ». Troppo spesso definito in senso astratto, come se fosse un « consesso di
angeli » e non una comunità formata da uomini con tutti i
loro difetti, le loro ansie e le loro problematiche. Conseguentemente parlare di « chiesa » in un’ottica di bunker in cui l’abito
delle contraddizioni venga gettato alle ortiche, oppure dove le
briciole della politica scompaiano con il semplice scuotere della tovaglia esteriore, rappresenta un’utopia. Se dunque facciamo realmente buon uso del dono della sincerità, resta inevitabile un confronto sulle idee differenti che circolano nell’ambito delle nostre comunità. (...)
L’affermazione sinodale « la Parola di Dio non toglie la
chiesa dal mondo, ma le dà libertà di lavorare... » discende direttamente dal messaggio di Gesù Cristo, prova d’amore rivolta all’umanità intera, senza distinzione di razza, cultura, condizione sociale, intelligenza o fede religiosa. L’appartenenza a
una chiesa non toglie agli uomini la libertà d’agire in un ambito politico-sociale, come d’altra parte la libertà di operare
per la salvezza del prossimo non scaturisce dall’appartenere
alla chiesa: entrambe le posizioni contrasterebbero con il messaggio evangelico (...).
(da una sintesi di vari interventi del gruppo Lorenteggio
curata da Marco Rossi).
scambio fra queste svariate tendenze, indirizzandole verso obiettivi reali e raggiungibili, cioè
dando ad esse una valida concretizzazione.
Non riteniamo corretta l’interpretazione della rappresentatività degli organi collegiali rispetto alle diverse posizioni.
Mentre pensiamo che la rappresentatività può essere ele
mento di divisione, affermiamo,
però, che la maggioranza non
deve né umiliare, né ignorare la
minoranza.
Ci preme, per concludere, di
sottolineare che, pur riconoscendo l’utilità di organi collegiali
proprio per lo sviluppo organico
del lavoro della Chiesa, bisogna
concretamente privilegiare l’assemblea dei credenti, comunque
siano e comunque la pensino ri
spetto agli organi eletti. La vita
della Chiesa va vissuta in modo
assembleare o comunitario (che
poi è la stessa cosa) perché
questo è il modello di chiesa
che Gesù ci ha lasciato.
E se privilegiamo, magari per
perfezionarla, la sua gestione da
parte di organismi eletti, siamo
contro lo spirito di Cristo,
per il Gruppo del Lorenteggio
Jolanda De Bernardi
GRUPPO DI STUDIO MONFORTE
La salvezza non esonera
dairimpegno sociale
1 Occorre anzitutto precisare
j che parlare di salvezza e di
soluzione dei problemi sociali non significa porre un’alternativa: come se parlare di salvezza volesse dire preoccuparsi soltanto dell’anima individuale, sottraendola attraverso l’esperienza della conversione al inondo e
alle sùe tentazióni; è d’altro lato
èonìe se pàrlàte Taf'soluzione' dei
pfObletni della società Volesse dire ridurre l’Evangelo ad una teoria e ad una prassi di'riformismo
o di rivoluzione sociale.
, Salvezza vuol dirè liberazione
dal peccato e dal giudizio, nella
prospettiva di Regno di Dio; soluzione dei problemi sociali vuol
dire liberazione dall’ingiustizia e
daH’oppressione, come segno e
preannunzio del Regno di Dio.
Concretamente questo significa che la predicazione dell’Evangelo tende, a liberare l’uomo da
ogni servitù, in primo luogo dalla « religione », se questa è intesa
come un sistema oppressivo e come moralismo formale, per guadagnarsi il paradiso. L’Evangelo
è annunzio di grazia e per Fazione dello Spirito Santo crea la fede e l’ubbidienza riconoscente.
Questo però non avviene soltanto nell'intimo della coscienza, ma
è un fatto inserito nella storia
quotidiana del credente, là dove
egli è chiamato a vivere il suo
servizio in mezzo agli altri.
Da qui nasce l’impegno vocazionale « per la soluzione dei problemi della società ». Si tratta
della ricerca della giustizia nei
rapporti tra gli uomini, in ogni
situazione: cioè di un problema
politico; un impegno che concerne il singolo credente ma anche
la chiesa corde tale. Ciò non significa che la chiesa debba organizzare la società, ma che essa
deve operare d,elle scelte coerenti, per testinioniare ; hEvangelo
del Regno in gesti concreti. Oggi
questo significa, inevitabilmente,
pronunciare un giudizio sulla società contemporanea n.el nostro
attivi nella lotta per la giustizia
e per la pace.
2 E’-espressione « sentire la
I - chiesa come la propria casa » ci sembra del tutto
inadatta. La chiesa è chiesa di
Gesù Cristo e non proprietà in
qualsiasi modo dèi suoi membri.
Nel Nuovo Testamento la chiesa
è rappresentata talvolta con l’immagine della casa, ma si tratta
sempre della casa di Dio o di
Cristo.
Sentire la chiesa come la « propria » casa suggerisce invece
l’idea di separazione, di privatizzazione, di appartenenza ad un
clan, a una tribù, che trova nelle
origini storiche o nella consuetudine dell’incontro il motivo della sua aggregazione.
La chiesa dovrebbe essere invece una congregazione di ere,
denti che sappiano esprimere
tra loro la comunione fraterna e
siano alla ricerca del modo più
giusto di rispondere ad una vocazione comune, rendendo una testimonianza coerente nel contesto storico. Anche se esiste il momento di « edificazione» della
chiesa, la sua ragion d’essere è
sempre rivolta verso l’esterno,
nella soggezione all’unico Signo
re e nell’espletamento del compito missionario.
3L’ unico criterio possibile
^ nel conferimento di incarichi nella chiesa è la ricerca
dei doni, in vista del servizio da
compiere. La dosatura di tendenze e correnti, nell’ÌlluiSiOne;di stabilire sapienti equilibri, ìiòn nuò
produrre buòni frùtti, péfché si
ha COSÌ più fiducia nella Saggezza
degli uomini che nella guidà dello Spirito Santo.
Termina con questo numero la
serie di articoli suU’atto sinodale 25/SI/1976 che hanno riportato le impressioni, i commenti e
le prese di posizione di alcune
comunità. I precedenti artìcoli
sono comparsi sui num. 19/13.5.77
(Napoli Vomero); 20/20.5.77 (Pomaretto);- 21127.5.77 (Roma IV
novembre) e 23/10.6.77 (San Secondo).
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L’America
protestante
di Carter
Nella rubrica « Protestantesimo » in onda domenica 26 giugno, alle ore
22,45, colloquio con il mo- xderatore Aldo Sbaffl di ri- *;
torno dal suo viaggio in J
America. x
♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦4<+4t4t4'4!4'*>k4t*4<4t
NEL 670° ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO
Fra Dolcino ricordato a Biella
Per iniziativa del « Centro Studi Dolciniani » che ha sede presso la Chiesa Valdese di Biella, si è tenuta al palazzo
Cisterna di Biella-Piazzo, sotto gli auspici del Comune, una
conferenza dibattito sul tema : « L’esperienza di fra Dolcino nel quadro dell’internazionalismo evangelico del XIII e
XIV secolo », relatore Domenico Maselli, ben noto docente
di storia del Cristianesimo e di storia medioevale all’Università di Firenze. Al pubblico che gremiva la sala, il prof.
Maselli ha illustrato le profonde e coerenti motivazioni
evangeliche del movimento dolciniano nella matrice cristiana millenarista impegnato a riportare la chiesa alla sua originale purezza ed a realizzare, su questa terra, una nuova
società di giusti e di eguali. Il relatore si è quindi associalo al Dupré-Theseider, per cui Dolcino fu « espressione modesta ma sincera dell’anelito che attraversa il suo tempo ver
una più radicale e conseguente attuazione del messaggio
evangelico » in un clima reso quanto mai più vivo dall’attesa di nuovi tempi. Nel dibattito che ne è seguito è
emerso come sia stato del tutto naturale che il « Gesù socialista » abbia avuto, nella seconda metà del secolo scorso.
nel Biellese, Dolcino come apostolo; il prof. T. Burat, ha
concluso il dibattito sottolineando che, difendendosi dalla
crociata bandita contro di loro, i Dolciniani poterono contare sull’adesione dei montanari locali in lotta, come i « tuchin » del Canavese, per la sopravvivenza della civiltà alpina e come proprio in quel 1307, nell’altro versante delle
Alpi, Guglielmo Teli era simbolo dell’indomito spirito di
libertà dei montanari.
Domenica 26 giugno, alle ore 10,30. sul monte Massaro (Trivero Biellese) dove i socialisti avevano eretto nel
1907 un grande obelisco per « rivendicare » Dolcino, abbattuto dai fascisti con la dinamite nel 1927, ci sarà una festa
popolare con omaggio al cippo fiorito sui ruderi dell’antico
monumento : una croce solare antropomorfa, con il versetto
scritto in lingua piemontese : « Adess chi cita l’ha nen la
spa ch’a venda so mantel e ch'a na cata un-a » (Luca, XXII, 36).
T. B.
4
4
24 giugno 1977
UN INEDITO DI KARL BARTH
Chiese aperte ai patti
Un discorso teologico comune da parte di chiese confessanti diverse: una prospettiva che per
le chiese riformate non fa problema - Un documento che non potè essere pubblicato
Una apposita commissione sta
sistematicamente vagliando le
carte lasciate dal famoso teologo riformato Karl Barth (1886:
1968) in vista della loro pubblicazione. È stato così ritrovato
uno scritto del 1934, che i curatori hanno voluto portare a conoscenza del pubblico interéssato prima dell’edizione definitiva,
pubblicandolo sul numero di novembre-dicembre 1976 della rivista tedesca « Evangelische
Theologie ».
Il frammentò di Barth consiste di 13 pagine fitte scritte a
mano. Il titolo, dello stesso
Barth, è il seguente; « La dichiarazione teologica del Sinodo confessante di Barmen, spiegata da
Karl Barth ». 'L’operetta avrebbe
dovuto contenere, secondo le intenzioni dell’autore, un commento della nota dichiarazione
resa dal sinodo di Barmen nel
maggio 1934. Barth si mise a
scriverla non molti mesi dopo,
per destinarla alla già famosa
e assai battagliera serie di opuscoli « Theologische Existenz
heute » (Esistenza teologica oggi). Senonché gli altri titoli deh
la serie firmati da Barth (usciti
tra il 1933 ed il 1934 a pochissimo tempo di distanza gli un( dagli altri) erano stati tutti sequestrati dalla polizia politica bavarese presso la casa editrice
Kaiser di Monaco. Disperato l’editore scriveva a Barth che provvisoriamente sarebbe stato meglio non scrivere più su argomenti che avessero in qualche
rnodo a che vedere con la politica, limitandosi a contributi di
carattere strettamente teologico.
Era esattamente il contrario di
quanto Barth intendeva fare.
Per questa ragione, forse,
Barth interruppe la redazione
del suo commento a Barmen do
po la tredicesima pagina. Comunicava infatti all’editore signor
Lempp che non si poteva continuare la serie di Esistenza. Teologica oggi con articoli di pura
teologia sganciata dal momento
storico; sarebbe stato come trasformare uno squadrone di cosacchi in un gruppo di pompieri
di villaggio!
Nelle tredici pagine ora rese
note il discorso di Barth non
concerne ancora direttamente le
famose sei tesi di Barmen (poi
commentate nell’opera maggiore, la Dogmatica), ma affronta
invece il problema della legittirnità del sinodo. L’autorità del
Sinodo è prima di tutto di ordine spirituale, e non solo formale.
La forza teologica della Dichiarazione è il fondamento della
sua legittimità, in quanto essa
costituisce un fatto ' spirituale
che s’impone come tale o non si
impone affatto. Stabilito poi che
anche sulla base della legittimità giuridica il sinodo era in regola, Barth viene al problema
forse più spinoso; sapere cioè se
il sinodo potesse pronunciarsi in
nome dei Luterani, dei Riformati e degli Uniti (appartenenti alla chiesa dell’Unione detta dellé antiche provincie prussiane).
Molte pagine di questo scritto
inedito si presterebbero a qualche considerazione. Abbiamo preferito scegliere un brano verso ■
la fine, che può interessare vaidesi e metodisti ora impegnati
nell’integrazione. È significativo
che per Barth le chiese riformate sono per natura chiese aperte
ai patti, ai legami con altre
chiese.
Anche se il discorso è evidentemente lontano da quello dell’integrazione, esso ci pare ugualmente significativo.
Sergio Rostagno
Nelle prime due parti della Dichiarazione [di Barmen] era già
stata toccata la questione relativa al modo in cui luterani, riformati ed uniti avrebbero potuto giungere a pronunciarsi insieme in
questa Dichiarazione teologica. V’è dunque ancora una particolare
risposta da dare su questo punto. La questione è importante, perché in base ad essa si decide se il sinodo di Barmen potesse legittimamente parlare come sinodo confessante in nome delle chiese
confessanti e quindi anche in nome della Chiesa Evangelica Tedesca. In che senso e in base a qual diritto è possibile un discorso
teologico comune da parte di diverse chiese confessanti? Un tal discorso è palesemente permesso solo nel caso che sia necessario.
Però esso deve avvenire solo nella misura in cui sia ritenuto accettabile.
Occorre fare una premessa; la domanda in questione era bruciante a Barmen solo per le chiese o parti di chiese puramente luterane. Le chiese Unite, in primo luogo la antico-prussiana, non
posseggono una propria confessione di fede di terzo tipo, ma sono
chiese nelle quali la confessione luterana e quella riformata vigono
o una accanto all’altra o insieme, quale comune fondamento delle
liturgie, catechismi o discipline ecclesiastiche « evangeliche » vigenti. In queste chiese Unite vi sono già stati pronunciamenti teologici comuni di Luterani e Riformati; si pensi alla confessione di
fede di K. I. Nitzsch, fatta propria dal sinodo generale prussiano
del 1846 o anche al preambolo della disciplina ecclesiastica anticoprussiana del 1922. Ai numerosi Uniti presenti al sinodo [di Barmen] la possibilità di una dichiarazione teologica di tal fatta doveva quindi apparire senz’altro sensata e legittima.
Nello stesso senso non poteva sussistere nessuna seria difficoltà per le chiese o parti di chiese puramente riformate. La loro
confessione in Germania è il catechismo di Heidelberg. Ma le chiese riformate non hanno mai attribuito alle loro confessioni un significato così definitivo ed esclusivo da ritener poi anche necessario
di mettersi d’accordo per riconoscere in una sola delle varie confessioni la confessione riformata (come avviene della confessione
augustana per i luterani), oppure da ritenersi impedite nel raggiungere un accordo fraterno e amichevole anche in questioni dottrinali putacaso anche con chiese evangeliche di altra confessione
(in Germania appunto con chiese della confessione augustana)
nella misura in cui ciò era possibile anche per la controparte. Le
chiese riformate — a differenza di quelle Unite — sono autenticamente chiese basate su una confessione. Ma, come le Unite, sono
per natura chiese teologicamente e fondamentalmente suscettibili
di alleanza con altre. E perciò a Barmen anche un buon riformato
non avrebbe potuto fondamentalmente scandalizzarsi per la possibilità di una parola teologica pronunciata insieme con i luterani. (...).
ECHI DAL MONDO CRISTIANO
La testimonianza suscita repressione
Giappone: chiusa
una Facoltà di teologia
Un appello sottoscritto da più
di 4.000 pastori, professori di
seminari teologici e membri di
chiesa non è valso a far recedere dalla decisione di chiudere la
facoltà di teologia dell’Università Aoyama Gakuin (Giappone)
il rettore della università stessa.
Tale decisione era stata presa
il 30 marzo scorso perché la
maggior parte dei docenti della
facoltà di teologia avevano rifiutato di appoggiare il rettore nella sua linea « dura » nei disordi
ASPETTARE
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Il fatto che aspettiamo qualcosa mostra che in qualche
modo già la possediamo. Aspettare anticipa ciò che non è ancora reale. Se aspettiamo con speranza e sapienza, in noi
agisce già il potere di ciò che aspettiamo. Chi aspetta con un
senso di supremo abbandono non è lontano da ciò che aspetta. Chi aspetta con assoluta serietà è già afferrato da ciò che
aspetta. Chi aspetta con pazienza ha già ricevuto il potere di
ciò che aspetta. Chi aspetta appassionatamente è già un potere attivo egli stesso, il maggiore potere di trasformazione
nella vita personale e storica. Noi siamo più forti quando
aspettiamo che quando possediamo. Quando possediamo Dio,
Lo riduciamo a quella piccola cosa che sapevamo e capivamo di Lui; e di quella facciamo un idolo. Soltanto nell'idolatria si può credere di possedere Dio. C’è molto di questa idolatria fra i cristiani.
Ma se sappiamo di non conosCerLo e aspettiamo che Si
faccia conoscere da noi, allora sappiamo veramente qualcosa
di Lui, allora siamo afferrati e conosciuti e posseduti da Lui.
È allora che nella nostra incredulità siamo credenti, e che siamo accettati da Lui nonostante la nostra separazione.
Non dimentichiamo, però, che l’attesa è una tensione terribile. Essa impedisce che ci si accontenti di non avere nulla,
che si mostri indifferenza o cinico disprezzo per quelli che
hanno qualcosa, che ci si abbandoni al dubbio e alla disperazione. Non facciamo del nostro orgoglio di non possedere
nulla un nuovo possesso. Questa è una delle grandi tentazioni del nostro tempo, perché sono rimaste poche cose che
possiamo rivendicare come nostre. E alla stessa tentazione
cediamo, quando, nel nostro tentativo di possedere Dio, ci
gloriamo di non possederLo. La risposta divina a questo tentativo è il vuoto assoluto. L’attesa non è disperazione. E accettare di non avere, nel potere di ciò che già abbiamo.
Il nostro tempo è tempo di attesa; attendere è il suo destino. E ogni tempo è tempo di attesa, attesa che ci compenetri l’eternità. Il tempo va avanti. Tutto il tempo, nella storia e nella vita personale, è aspettazione. Il tempo è attesa,
attesa non di un altro tempo, ma dell’eternità.
Paul Tillich
ni studenteschi della fine degli
anni ’60. I docenti della facoltà
hanno dichiarato che faceva parte della loro responsabilità cercare di rispondere ai problemi
sollevati dagli studenti. Il loro
atteggiamento è stato invece inteso come aperto appoggio al disordine e alla violenza.
La formazione teologica a Aoyama Gakuin risale alla prima
missione metodista in Giappone,
nel 1876. Dal 1949 la facoltà è
uno dei sette centri di formazione teologica della Chiesa Unita di Cristo in Giappone.
(SOEPI)
Sud Africa: sequestrato
un giornale negro
Le notizie che giungono dal
Sud Africa continuano a destare viva preoccupazione per il clima di terrore che si protrae ormai da tempo, con punte estreme di violenza aperta o più subdolamente nascosta.
Giunge ora notizia che il governo di Pretoria ha vietato la
stampa e confiscato le copie già
spedite del secondo numero di
un settimanale ecumenico destinato alla popolazione di colore e
intitolato « La Voce » (The Voice). La motivazione per questo
sequestro è la seguente; il giornale è dannoso alle relazioni tra
gli abitanti della repubblica e
reca pregiudizio alla sicurezza
dello stato, al benessere generale e alla pace ed all’ordine pubblico.
Il direttore del settimanale,
Revelation Ntoula, ha interposto
appello contro la decisione del
governo e si attendono i risultati di questa sua iniziativa.
Nell’editoriale del primo numero, uscito il 27 aprile scorso,
il giornale chiedeva al governo
del Sud Africa di non condurre
il paese in una strada senza uscita come ha fatto il governo rhodesiano di Jan Smith.
Citando le recenti guerre di
liberazione in Angola e Mozambico, osservando che la rapidità
degli avvenimenti e della diffusione delle notizie impedisce
spesso di potersi rendere conto
degli avvenimenti e di darne una
valutazione meditata, asseriva ;
« Alla luce di questi fatti crediamo che la Chiesa in quanto corpo di Cristo abbia un compito
difficile da assolvere nel momento in cui l’avvenire del Sud Africa appare ogni giorno più deprimente ».
Significativo il commento che
il presidente del Consiglio delle
Chiese del Sud Africa, pastore
John Thorne, aveva fatto al momento del lancio del nuovo giornale. Egli aveva espresso l’augurio che presto fosse possibile
un giornale ecumenico che sapesse superare non solo le divisioni religiose, ma anche le barriere razziali. The Voice si rivolgeva solamente alla gente di
colore e la sua creazione era stata ritenuta necessaria, perché i
giornali esistenti non tengono
conto del punto di vista e dell’apporto culturale della popolazione negra.
Anche un progetto di cooperazione di cui è responsabile
l’Entraide protestante suisse ha
avuto le sue difficoltà col governo sudafricano. Due responsabili sono stati allontanati dal paese. Uno di essi, la dottoressa
Mamphela Ramphele, è stata
espulsa dopo un lungo periodo
di detenzione per aver rifiutato
di stendere un certificato di morte di un combattente per la uguaglianza dei diritti dei negri morto in carcere in cui avrebbe dovuto indicare come causa di
morte quella che veniva suggerita dalle autorità, anziché dichiarare che la morte era dovuta alle violenze subite in carcere.
(SOEPI)
Due
convegni
regionali
FDEI
La FDEI, Federazione delle
Donne Evangeliche Italiane, ha
un anno di vita. Essa infatti fu
riconosciuta in forma ufficiale,
con proprio statuto, nel maggio
1976. Scopo della Federazione
non è quello di sopprimere o superare altri gruppi denominazionali, ma di cercare un’organizzazione unitaria, con lo scambio dj esperienze, testimonianze
ed aiuto reciproco.
Ci giungono in redazione le relazioni di due convegni regionali della FDEI; quello piemontese che ha avuto luogo a Pinerolo il 17 aprile e quello della
Campania, tenutosi a Napoli, il
22 maggio (corrispondenze di
Luisa Rossi e Yvelise Rocchi Lanoir).
Il gruppo piemontese mette in
risalto il pericolo che la FDEI
diventi una sovrastruttura del
lavoro femminile già esistente.
Ne vede le possibilità di azione
in due direzioni; attività con i
vari gruppi femminili da una
parte, contatti all’esterno con
associazioni laiche dall’altra.
A Pinerolo viene discusso e
proposto un inserimento della
FDEI nell’azione socio-politica;
consultori femminili, consultori
familiari, consulte regionali, comunali, ecc., lavoro fra i prigionieri politici, ecc.
Gli stessi problemi sono stati
affrontati in concreto, durante
l’annata, anche dal gruppo campano della FDEI che, dopo aver
studiato la strutturazione di consultori femminili laici, aconfessionali, a livello quartierale, ha
inoltrato la proposta alla Regione, e la legge è stata approvata
in aprile. Sono consultori di capitale importanza per indirizzare e consigliare le donne nei loro intimi problemi.
Sia il gruppo campano che
quello piemontese si sono occupati inoltre jn modo diretto degli Ospedali Psichiatrici, non solo visitando i malati, ma studiando in particolare il problema della ristrutturazione dei luoghi di cura e dell’assistenza psichiatrica, della riabilitazione dei
malati di mente e del loro reinserimento nel tessuto sociale.
Sono stati esaminati anche documenti di denuncia al trattamento disumano dei malati di
mente, ed esperienze positive di
liberalizzazione.
I gruppi hanno affrontato pure da vicino il problema dei consultori quartierali e degli ambulatori di zona.
Sia in Piemonte che in Campania questo lavoro per gli Ospedali Psichiatrici e l’assistenza in
genere a questo tipo di malati
è svolto con forte coscienza sociale e cristiana. Un bell’esempio di testimonianza incarnata
nel tessuto sociale delle nostre
città.
“La scuola
domenicale,,
Un’analisi su « Evangelo e borghesia » di Filippo Gentiioni; come la caduta del potere temporale dei papi
dopo la breccia dì Porta Pia veniva
presentata ai bambini delle scuole domenicali alla fine dell’ottocento (a cura
di Valdo Benecchi); una drammatizzazione (per adulti) sul problema del
peccato di Eugenio Rivoìr — sono questi i principali argomenti trattati nel
numero di luglio della rivista « La
Scuola domenicale », uscito in questi
giorni.
Il grosso fascicolo contiene, oltre le
recensioni, anche un’introduzione biblica sulla Risurrezione (a cura di G.
Girardet-D. Tomasetto), le note di
(lattiche sulla « sequenza » « Gesù vive » e tutte le spiegazioni sull’uso del
materiale per grandi, medi e pìccoli. È
accompagnato anche da un (c supplemento » di cento pagine con le note
bibliche sulla Risurrezione, che potranno accompagnare le attività delle
scuole domenicali e dei catechismi fino alla fine del febbraio ’78.
La rivista, oltre ad essere ricevuta
in aiibonamento (c.c.p. 18 26858. Como. Comitato Scuole domenicali. Lire
3.500 quattro numeri), può essere acquistala presso le librerie evangeliche
di Milano, Torino e Torre Pellice.
5
24 giugno 1977
UNA VALUTAZIONE DELL’ASSEMBLEA DI SANTA SEVERA
Una
nella
zeppa
porta
che
si chiude
Di fronte alla grande « madre chiesa » di Roma, che dispiega tutta la sua esperienza di recupero, Cristiani per il socialismo e Comunità di base possono svolgere un ruolo importante per tenere aperte le contraddizioni del Cattolicesimo
Nel gennaio scorso si era tenuto a Roma il 3° Convegno Nazionale dei Cristiani
per il socialismo (CpS), che aveva segnato la ripresa sia di un dibattito all’interno di questo movimento non soltanto
sulla ’questione cattolica’ ma anche sulle
possibilità di alternativa che il movimento poteva rappresentare in particolare su
due versanti : l ) rispetto alla chiesa istituzionale, per contrastare, insieme alle
Comunità di base (CdB), il tentativo costante ma oggi particolarmente evidente
di ’ricompattamento’ del mondo cattolico; 2) nei confronti dei partiti della sinistra, come stimolo critico al loro modo
di affrontare le questioni religiose, il rapporto chiesa-stato, il pluralismo, ecc. Anche la stampa e i partiti avevano dato rilievo all’avvenimento (che pareva un po’
una risposta al Convegno della Cei) e soprattutto alla linea di impegno dei Cps
emersa sulla questione del concordato ;
quella di adoperarsi concretamente contro la bozza di revisione presentata da
Andreotti nella prospettiva più generale
di superare ogni forma di regime concordatario. Contemporaneamente, nel convegno di Roma, si era sentita con forza
la voce delle donne e anche dei giovani,
i quali chiedevano al movimento un impegno più complessivo non solo sulle
questioni ’politiche’ e ’religiose’ ma sul
piano del cosiddetto ’personale’ e del rapporto fra liberazione soggettiva e impegno politico, proponendo per i Cps delle
iniziative più concrete anche a livello nazionale (ad esempio nella scuola) e locale.
Sulla base di queste indicazioni si è
svolto il lavoro del Comitato nazionale e
dei gruppi locali nei mesi scorsi e si è
tenuta, a S. Severa il 28-29 maggio, l’assemblea nazionale del movimento, che alcuni quotidiani (ad esempio la Repubblica del 1.6) hanno commentato in modo
molto superficiale, con l’evidente intenzione di sottolineare la spaccatura (o forse anche la fine) di Cristiani per il socialismo, sulla base delle dimissioni di alcuni membri dal Comitato Nazionale e
dell’adesione al referendum abrogativo
del concordato.
Vediamo di chiarire un po’ meglio come stanno le cose, per individuare alcuni problemi non certo di poco conto che
il movimento si porta dentro, ma anche
le sue possibilità positive.
Nella grave
situazione attuale,
il rischio di
vaiutazioni errate
e ia tentazione di
forzature partitiche
Innanzi tutto l’assemblea ha registrato
la diflìcoltà del momento politico attuale
e una notevole crisi di partecipazione a
livello locale. È esperienza diretta di chi
si è impegnato sulla questione del concordato, ad esempio, che difficilmente i
dibattiti hanno coinvolto quelli che non
erano già prima d’accordo. È altrettanto
evidente che, in concomitanza con la ’crisi di militanza’ che sembra essere subentrata dopo il 20 giugno (pensiamo al crollo della nuova sinistra e al distacco fra
tutte le organizzazioni giovanili di partito con il movimento che si è espresso
nell’università, con i disoccupati, con le
donne), vi è una decisa ripresa di controllo e di aggregazione da parte della
chiesa cattolica e della De, che passa non
solo attraverso Comunione e liberazione,
ma attraverso le Adi, la Cisl (il ’sinistrissimo’ Camiti che va dal papa e da Zaccagnini per vincere il congresso con le
tessere De) e soprattutto attraverso le
parrocchie con le loro iniziative culturali, sportive, ecc. a livello di quartiere. In
’difesa della vita’ si riempiono gli stadi e
di fronte ai ’bisogni esistenziali’ che emergono con forza in seguito alle delusioni
politiche (in verità un po’ troppo facili),
la grande ’madre chiesa’ di Roma dispiega tutta la sua esperienza di recupero.
Il primo grosso problema che si pone
dunque ai Cps è quello di riuscire a rispondere in una situazione come questa.
Bisogna dire che in proposito vi è stata
una certa incapacità di previsione: tutti
ricordano come, dopo il referendum del
divorzio, dopo il 15 giugno, erano stati
proprio i compagni cattolici a dare per
liquidato il mondo cattolico e il regime
De. Noi eravamo un po’ meno ottimisti,
e comunque sicuri che il voto a sinistra
di molti cattolici non rappresentava certo l’indicazione più sicura per trarre simili conseguenze. Adesso, dopo il 20 giugno, succede un po’ il contrario: presi
alla sprovvista dal ricupero della chiesa
e della De, si finisce per vedere solo quello e per attribuirne le colpe esclusivamente al compromesso storico e al governo
delle astensioni : dunque a ritenere necessaria una linea politica dei Cps che,
appunto, si precisi maggiormente nel senso di alternativa a quella del Pei. Questo
è stato uno degli orientamenti maggioritari dell’assemblea di S. Severa, che è
forse all’origine delle dimissioni.
È infatti abbastanza chiaro che, in un
movimento come Cps dove il dato unificante è l’impegno a lavorare sui vari
aspetti della questione cattolica accettando il pluralismo delle appartenenze politiche nella sinistra, ogni forzatura partitica ha dei contraccolpi. Ad esempio la
adesione alla raccolta di firme per il referendum abrogativo del concordato è,
di fatto, una forzatura inutile : perché tanto tutti i Cps che erano d’accordo hanno
già firmato e quelli che non sono d’accordo non firmeranno certo perché c’è
stata quella mozione. Quindi il risultato
politico è semplicemente quello di far
identificare maggiormente Cps con l’iniziativa radicale che, nella sinistra, è stata appoggiata solo da Lotta Continua.
La pluralità delle
proposte non può
far dimenticare
ia necessità
della concretezza
Come si vede, sotto questi fatti, vi è
il grosso problema di come intendere il
movimento, di che cosa fare, dei settori
a cui rivolgersi.
Da un lato si sente l’esigenza di iniziative che si rivolgano verso l’area più moderata dei cattolici, verso la base delle
parrocchie e dell’associazionismo cattolico (gli scouts, ad esempio) e che affrontino molti temi oggi maggiormente presenti nelle comunità di base. Dall’altro
quella che Cps sia un luogo di aggregazione e anche di risposte più complessive
Un momento dell’assemblea
costitutiva, Bologna 1973: la
serata di solidarietà con il
Viet Nam.
per i militanti della sinistra che, in molti casi, hanno perso un riferimento istituzionale con la chiesa, che sono al di
fuori delle stesse comunità di base, ma
che si pongono il problema della fede,
soprattutto nella prospettiva di una liberazione soggettiva, di rapporti interpersonali più autentici, e ancora: chi vede la
opportunità di gruppi Cps presenti nella
scuola, nei quartieri, per un lavoro di
massa autonomo; chi invece sottolinea la
necessità di un impegno soprattutto sul
terreno culturale e ritiene necessario muoversi insieme ad altri, dai partiti agli
schieramenti progressisti del mondo cattolico., pur senza rinimciare ad un contributo originale.
Personalmente ritengo che, in ogni caso, si debba andare ad un approfondimento dei contenuti, e soprattutto sul
versante dell’analisi della chiesa, della religione, della cultura cattolica, senza rinunciare a concretizzare anche delle alternative circa il modo di vivere la fede
e la comunità cristiana in Italia. Vedrei
dunque favorevolmente una maggiore integrazione fra i Cps e le CdB, le quali
per altro vivono anch’esse un momento
cruciale. A Santa Severa, soprattutto con
il lavoro delle commissioni, si è iniziato
questo approfondimento, che va però organizzato e proseguito, battendo im brutto vizio della sinistra, trapiantatosi anche
in Cps, che è quello di fare sempre dei
lunghissimi dibattiti politici e ideologici
complessivi e di concretizzare pochissimo, sia nei contenuti che nelle responsabilità che i singoli o i gruppi si devono
assumere, se si vuole che ciò che si dice
vada avanti. Oggi gli slogans sul ’vivere
la fede nella lotta di classe’ o sul ’nuovo
modo di essere chiesa’ sono diventate
parole vuote: non servono a contrastare
nel mondo cattolico Comunione e liberazione, né a rispondere positivamente ai
rnilitanti. La stessa superficialità con cui
sì è voluto volgere il messaggio evangelico sempre e soltanto nel senso della
lotta di liberazione, degli oppressi, fa sì
che oggi non si sappia cosa dire a chi
chiede ragione e contenuto della fede
cristiana sui problemi che tutti viviamo.
Una cosa però è chiara: per fare questo non servono tanto i convegni nazionali ma bisogna che il movimento diventi
un reale momento di coordinamento di
gruppi che non fanno del rapporto fedepolitica una questione di diverse idee —
o diversi valori — nelle loro teste, ma lo
Chi sono i CpS
Cristiani per il socialismo è un
movimento di cristiani impegnati
politicamente nella sinistra, che deriva il suo nome dal tema del 1®
Convegno nazionale {Bologna 1973),
occasione nella quale componenti
nrolto diverse del mondo cattolico
(sinistra Cisl, sinistra Adi, riviste,
comunità di base, "Tnovembre”, ecc.)
si ritrovarono per affermare la ’’legittimità di un impegno a sinistra”
da parte dei cattolici (cioè per rompere l’unità dei cattolici intorno alla De). 11 tema del convegno traeva
a sua volta origine dall’analogo movimento di cristiani in America Latina. Da Bologna molte cose sono
cambiate, e il movimento le ha registrate in occasione degli altri due
convegni nazionali (Napoli 1974, Roma 1977) delle due assemblee di delegati (Rimini 1976, Santa Severa
1977) e di numerosi seminari (religiosità popolare, cristiani nella sinistra, aborto). Mentre inizialmente la
struttura portante del movimento
erano le ’’componenti” originarie,
vi è stato poi un progressivo disimneano soprattutto di Adi e Cisl, rifluite verso la De e la gerarchia; la
situazione successiva al 20 giugno
ha anche accresciuto le divergenze
politiche in uno schieramento che
comprende dal Psi a Lotta Continua; infine si è espressa una ’’base”
nuova, di giovani e di donne, che
non hanno alcuna esperienza di associazionismo cattolico alle spalle,
e che non hanno da disfarsi di un
passato democristiano, ma che intendono Cps come l’equivalente, sul
piano del rapporto fede-politioa, di
altri movimenti autonomi dai partiti e complessivi (tipo appunto i
movimenti femministi, quello dei
soldati). La struttura di Cps è la seguente: gruppi locali, coordinamenti o segretarie regionali, assemblea
nazionale (fatta dai delegati eletti
regionalmente) che elegge un Comitato nazionale (composto attualmente di 57 membri, di cui 36 proposti
direttamente dalle regioni e 21 dall’assemblea nazionale). Il Cn a sua
volta elegge una segreteria. Vi sono
poi una serie di commissioni di lavoro e vi è infine il rapporto con il
Coordinamento europeo dei Cps. A
questo livello si è svolta mesi fa in
Olanda un seminario sulle De europee e su come contrastarle.
praticano sul serio, perché lo verificano
collettivamente, con altri credenti in una
chiesa, in una comunità e con altri militanti nel partito, nel sindacato, nel comitato. Diversamente fede e politica perdóno ogni storicità e, -in . tal caso, Cps potrebbe rischiare di essere semplicemente
una risposta ’di sinistra’ ai bisogni religiosi di alcuni compagni.
Strutture pesanti
non favoriscono
l’agilità operativa
In questa prospettiva sarebbe stato a
mio avviso utile rivedere anche completamente il Comitato Nazionale, fino a
ieri pieno di nomi rappresentativi ma
poco operativi e perciò troppo numeroso,
trasformandolo in un organismo relativamente agile, strutturato per commissioni
di lavoro, con gente capace di dare contributi effettivi e soprattutto di tradurli
sul piano operativo. L’assemblea di S. Severa invece, su questo piano, ha mostrato
a mio avviso ancora una certa immaturità, finendo per accettare un grosso comitato sulla base di un documento politico anziché su di un preciso mandato
che, pure, poteva scaturire dai settori di
lavoro individuali. Dei quali alcimi sono
assai importanti: dal problema generale
del rapporto fra impegno politico e ’personale’ (quindi tutta la questione dell’etica), al tema della famiglia, dei consultori (e ora di nuovo dell’ataorto), ad
una presenza nella scuola non solo sull’ora di religione ma su molti altri aspetti della cultura cattolica, al rapporto con
le comunità di base e con le associazioni
cattoliche, ad un’inchiesta più precisa
delle realtà ecclesiali locali, dell’intreccio
chiesa-potere, ad un coordinamento efficace dei giornali e degli altri strumenti
di base.
Cristiani per il socialismo non è nato
per durare in eterno e, del resto, nel nome si porta dietro un’ambiguità di fondo
che è stata accettata nella consapevolezza di una battaglia da fare: e se si vuol
far qualcosa non si può restare puri come le idee. D’altra parte, in questo momento di nuovo arroccamento del mondo
cattolico, CpS può svolgere, insieme alle
CdB, un ruolo importante per tenere
aperte le contraddizioni, per indicare una
alternativa. A condizione che sappia accettare i suoi limiti e sappia andare a
fondo nelle cose che può fare.
La nostra
responsabilità
di evangelici
Credo che in questa prospettiva un contributo importante potrebbe venire anche dai protestanti. Finora invece, a parte alcuni gruppi della Pgei, non sembra
essere questo il caso. Pure il confronto
con il cattolicesimo, l’ecumenismo di base, la critica della cultura cattolica, il riferimento alla Riforma, la centralità della lettura biblica, sono questioni di cui
pi parla spesso nelle nostre assemblee
ecclesiastiche: non sarebbe ora che queste cose, invece di ripetercele fra noi, le
mettessimo alla prova e le offrissimo come contributo agli altri? Chi ci ha provato ha visto che la realtà è più complicata, ma anche più ricca, di un bel sermone o di una edificante assemblea di
’risveglio’.
Marco Rostan
6
24 giugno 1977
cronaca delle valli
INVERSO RINASCA Comunità Montana Valli Chisone-Germanasca
Continua l’isolamento
per alcune borgate
Il comune è tagliato in due parti per il cedimento della provinciale a
Vivian - Le borgate sottostanti costrette a scendere a S. Germano e
risalire fino a Perosa per raggiungere la sede comunale
Si è parlato anche
dell'alluvione!
L’alluvione del 19 e 20 maggio
non ha risparmiato Inverso rinasca. I danni sono gravi e ingenti. A differenza di altri paesi
però, a Inverso rinasca i danni
sono visibili e abbastanza circoscritti: sono state colpite per lo
più le onere viarie. Infatti è franata in due punti la strada provinciale che collega rerosa a S.
Germano. Il cedimento più disastroso è tra le borgate Fleccia e
Vivian, in località detta « Bruassa »: tutta la sede stradale è
sprofondata nel Chisone per una
lunghezza di un’ottantina di metri. L’altro cedimento della sede
stradale è tra il ponte che collega rinasca, rimasto indenne, e
Fleccia: una quarantina di metri
d’asfalto sono scesi nel torrente,
dopo che l’acQua aveva eroso le
fondamenta del muraglione di
arginatura su cui poggiava la sede stradale.
Grave per queste interruzioni
il disagio alla popolazione. Da
Fleccia l'unica strada percorribile era verso Ferosa, dai Vivian
e dalle altre borgate vicine runica strada agibile è tuttora attraverso S. Germano: il disagio è
forte attualmente soprattutto
per la frana della Bruassa, per
cui chi fa il fieno a monte di
Fleccia è costretto a riporlo passando con i trattori per l'abitato
di S. Germano, quadruplicando
il percorso.
La strada invece tra Fleccia e
il ponte di rinasca è stata riapeiv
ta dopo _pochi giorni al trafficgleggero : su una sola corsia ¡idi-2¡
metri e 20. Il disagio è stato forte anche per il Comune durante
il periodo scolastico: a causa
delle interruzioni, il pulmino del
trasporto alunni era costretto a
percorrere circa 100 km. giornalieri.
Altri danni sono alle colture e
ai prati erosi dal Chisone, valutabili probabilmente intorno ai
10 milioni, e agli impianti di illuminazione pubblica per la caduta di alcuni pali della luce;
inoltre alcuni cedimenti dei muretti di sostegno di strade a mezza costa (una in particolare sulla strada di Combavilla).
Ma il grosso problema, portato alla discussione dall’alluvione
del mese scorso, è il Chisone: il
problema del controllo delle acque è di primaria importanza per
evitare il ripetersi di simili disastri. Due ordini di problemi principalmente: da una parte sarebbe probabilmente necessario ricostituire il letto naturale del
fiume per evitare le diramazioni
e le isole che causano un allargamento innaturale, dall’ altra
Fesperienza di questi giorni dovrebbe insegnare che, come facevano negli anni passati, bisognerebbe tagliare la vegetazione
che cresce sulle rive, per evitare
che la corrente, portando via
tronchi e arbusti, li accumuli in
certi posti formando delle dighe
che ne deviano il corso.
Ma tutti gli ordini di problemi
riguardanti il Chisone sono di
competenza del magistrato del
ro (competente da Ferosa in
giù): speriamo che i provvedimenti siano presi secondo l’ottica della pubblica utilità piuttosto che per interessi privati.
In ogni caso andranno affrontati i lavori di arginatura: il Chisone ha assunto, durante la piena, un andamento a zig- zag, erodendo o ricoprendo di detriti le
rive alternativamente a destra e
a sinistra (si spiegano in questo
modo le erosioni della strada provinciale, la perdita di svariate
giornate di terra lungo le rive, e
i danni agli impianti sportivi e
di ritrovo della Fro-Loco, completamente ricoperti da uno strato di mezzo metro di sabbia del
Chisone). Fer i lavori di arginatura è possibile, e ce lo auguriamo
vivamente, che venga occupata
manodopera giovanile, dando
un’occupazione ai giovani della
vallata in cerca di lavoro. I lavori prevedono il rifacimento di
Fleccia: il ponte
che collega la provinciale dell'Inverso
con Pinasca ha resistito ma la violenza
delle acque ha fatto
franare la strada.
di quasi tutti gli argini in territorio comunale, con gettate di
cemento in parte, e con gabbioni
di rete e pietre.
Diverso il, discorso per quanto
riguarda, i lavori di ripristino
della sede stradale alla « Bruassa » e a Fleccia, che richiedono
ditte specializzate e che devono
essere appaltati dalla Frovincia.
Si pensa comunque (la cifra non
è sicurissima) che il costo possa
aggirarsi intorno ai 560 milioni.
Il costo previsto per rarginatura
del Chisone è intorno ai 250 milioni.
Ci auguriamo che venga risolto al più presto il problema della viabilità sulla Frovinciale, vista che è l’ultima strada della
Frovincia che sia ancora preclusa al traffico, con grave disàgio
per gli abitanti.
Paolo Corsani
Ancora aria di tempesta al primo Consiglio della Comunità
Montana che ha avuto luogo dopo il nubifragio di maggio; avrebbe dovuto fare il punto sulla
situazione delle due valli e fornire indicazioni sulle iniziative da
assumere, si è risolto invece in
una polemica continua su tutti
gli argomenti all’ordine del giorno. Contrario il gruppo comunista all’abbonamento indiscriminato di tutte le scuole al giornalino « patoisant » “La valaddo”
(ma avevano raccolto .il motivato
dissenso di parecchi insegnanti);
contrari i democristiani al contributo di un milione e 700 mila
lire destinato al gruppo sportivo
di Forte per l’organizzazione delle Olimpiadi per ragazzi che avranno luogo ai orimi di luglio.
Questi ultimi, inoltre, hanno criticato anche il progetto di ampliamento degli uffici della Comunità e l’acquisto delle relative attrezzature.
Tra una disputa e l’altra il tempo è passato e proprio in coda
alla seduta si è parlato dei danni deH’alluvione, di quello che si
è fatto e di quello che rimane da
fare.
Drammatica quanto quella della vai Germanasca è la situazione di Inverso Finasca, le cui
borgate sono prive di collegamento stradale a causa dell’allargamento del Chisone e in più si
trovano allineate lungo il canale della centrale RIV che non
sembra più tanto sicuro.
In tutti gli interventi è stato
chiesto che non si eseguissero lavori programmati .dall’alto, senza prima consultare la popolazione locale che conosce il territorio nel quale vive ineglio dei tecnici venuti da lontano. Un àttimo
di sconcerto ha ànchè colto i
DC presenti quando, si sono resi
conto che’ .il solo iparlamentarè
che” aveva, .richiesto una précisa
PO M A R ETTO
A quando un ufficio postale?
L’amministrazione comunale
ha indetto la scorsa settimana
una serie di consultazioni con la
popolazione su temi fortemente
sentiti: esame dei problemi sorti in seguito aH’alluvione, apertura di un ufficio postale, servizi
sociali domiciliari e di appoggio
alla scuola a tempo pieno. Vivaci
le assemblee e mediamente ben
frequentate, segno che qqesto
metodo di lavoro apre degli spiragli alla partecipazione della
gente per la soluzione dei problemi.
C’è da augurarsi che si proceda in futuro a più frequenti consultazioni di base, ritenendo il
ritmo attuale di una all’anno
troppo esiguo. Si spera che per
questo anche il lavoro delle commissioni possa portare ad analisi
più anorofondite della realtà, affinché il dibattito sia concreto e
non rimanga ad affermazioni di
principii.
E il caso della richiesta di aper
tura dell’ufiicio postale a Fomaretto, problema già sollevato nel
1964 e non ancora risolto. Ovvi i
motivi della richiesta che ha oarecchio seguito tra la popolazione (si eviterebbe di andare a far
la coda per le pensioni a Ferosa);
più complesse le motivazioni contrarie: costo di allestimento a
totale carico del comune come
pure le spese di funzionamento:
in un’ottica di ricomposizione dj
servizi e della riunificazione di
entità territoriali a partire dai
comuni, la scelta dovrebbe essere quella di richiedere dei servizi adeguati e funzionanti e non
quella di moltiplicarli lasciandone invariato il livello di efficienza.
Alternative sono pure le indicazioni di aprire dei conti correnti bancari cui i pensionati
possano ricorrere quando lo desiderano e non più a date prefissate. Comunque l’indicazione prevalsa è stata di richiederne u
Pro olluvionoti
Offerte ricevute, a tutto il 19 giugno 1977, dalla commissione finanziaria,
per il fondo di solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle Valli;
A. Archetti Maestri, Acqui Terme
L. Archetti Maestri, Acqui Terme
Fiori Margherita, Torino
Elisa e Roberto Coisson, Torre Fellice
Gli amici del Consolato di Danimarca in Milano, in memoria
del doti. Alex Rye Clausen
Chiesa Valdese di Lucca
Manetta Monnet, Rifugio Re Carlo Alberto
N. N., Genève 6
Union des Vaudois du Fiemont, Genève
Scuole Domenicali di Rorà
C.G.C., Torre Fellice
Comunità di Agrigento
Alda Cougn, Torre Fellice
RIV-SKF
L. 25.000
» 25.000
» 50.000
» 30.000
» 750.000
» 50.000
» 1.500
» 41.796
)) 200.000
» 23.500
» 100.000
)) 16.000
» 10.000
» 200.000
TOTALE FRIMO ELENCO L. 1.522.796
Si ricorda che le offerte vanno versate sul conto corrente postale n. 2/25167,
intestato a Commissione Distrettuale delle Valli Valdesi - 10066 Torre Pellice.
gualmente .l’apertura e in tal senso l’Amministrazione provvederà ad avviare le pratiche.
Altro problema evidenziato,
quello della difesa del territorio
sotto tutti gli aspetti, da quello
ecologico a quello del mantenimento e vigilanza sui torrenti e
canalizzazioni. La discussione ha
posto In evidenza quanto sia importante una maggior conoscenza di questi temi da parte della
popolazione tutta. A tal fine è
stata richiesta la costituzione di
una commissione comunale che
si interessi di questo in collegamento con le iniziative della Comunità Montana e dei comuni
viciniori.
Ultimo argomento di rilievo,
la verifica a sei mesi deH’inizio
della rispondenza dei servizi domiciliari (infermieristico e di visite) presso la popolazione. L’Amministrazione ha anche proposto
di richiedere per il servizio infermieristico il pagamento di
piccole quote proporzionali al
reddito percepito per far fronte
alle aumentate spese. Su questi
argomenti la discussione prose
guirà nell’ambito della commissione servizi sociali. La verifica
è stata positiva ed è interessante rilevare il reale inserimento
di questi servizi tra la ponolazione.
Adriano Longo
Comunità Montana
Val Pellice
Sezione Servizi Sociali
COMUNICATO
Unitamente ai comuni di Bricherasio, Lusernetta, Luserna S.
Giovanni e Torre Fellice vengono
organizzati per l’estate 1977 dei
soggiorni di vacanza diurni nei
Comuni suddetti.
Fer iscrizioni non ancora effettuate o informazioni rivolgersi
alla Comunità Montana o ai Comuni entro il ,27/6/’77.
documentazione sui danni subiti
(dopo averli verificati dì persona) non era il democristiano
Coppo (unico senatore eletto nel
Collegio di Finerolo) ma Tullio
Vinay. La discussione è stata
tuttavia, nel suo insieme, inconcludente.
Le Comunità Montane hanno
in queste situazioni di emergenza dei compiti importanti che ne
giustificano senz’altro 1’esistenza
ed è auspicabile che abbiano anche nei periodi normali il potere
di organizzare e difendere la vita
dei montanari; la dialettica politica non dovrebbe però concludersi in sterili baruffe che alimentano sempre più nei cittadini la sfiducia verso le istituzioni
democratiche e il desiderio di
non impegnarsi più in nessuna
direzione. L. V.
SAN SECONDO
Non tutto
è chiaro
La richiesta del consigliere
Vicino di discutere in una riunione del Consiglio Comunale la
politica urbanistica dell’amministrazione è stata accolta. Il cons.
Vicino aveva detto che voleva
dei chiarimenti altrimenti si sarebbe rivolto alla Magistratura
perché secondo lui il modo di
procedere del Sindaco nel rilasciare licenze edilizie era contro
la legge (vedi Eco-Luce n. 14).
Nelle spiegazioni il Sindaco è
stato molto generico. Secondo
lui si sono attenuti alle disposizioni della legge- ponte • del 6-8-’67
ni 765 -dimenticando* naturalmente di-dire--chp* tùie' legge obbligava i Comuni sprovvisti a dotarsi di un piano urbanistico entro sei mesi dalla sua entrata in
vigore. Inoltre prevedeva di Concedere licenze solo nel caso in
cui vi fossero state le opere di
urbanizzazione primaria. A questo proposito il Sindaco esaltava le-opere grandiose-:- x< siamo
i più avanzati in fatto di strade
asfaltate » diceva, la rete idrica
non c’è ancora ma quando ci sarà avremo acqua per tutti, la
rete fognature non esiste ma il
progetto è in studio, se la Regione interviene si potranno anche fare per una parte del paese; il metano non è arrivato a
S. Secondo ma la colpa è della
Società. Due scuole nuove in
poco più di dieci anni (entrambe inadeguate), una in studio alla fraz. Airali; una. scuola media ancora da costruire ma inizieranno presto i lavori (i soldi
ci sono). Impianti sportivi: se
la Regione pagherà si faranno.
Ri guardo alle lottizzazioni che
la legge vieta, il Sindaco nega
che siano state concesse licenze
per lottizzare, ma siccome delle
lottizzazioni esistono allora cita
un noto urbanista che aveva detto che la legge non era chiara.
Non è chiaro neanche per il cons.
Vicino e per il pubblico presente. Non basta dire che le opere
di urbanizzazione non ci sono
ma ci saranno; non basta dire
che siamo al primo posto in fatto di strade, perché se andiamo
a vedere il danno provocato per
le nuove costruzioni nelle stradine vicinali e interpoderali, ai
canali di irrigazione rovinati, ai
ponti rotti, all’inquinamento, ai
campi calpestati e sporcati, le
strade asfaltate servono per andare a vedere un primato di
sporcizia, di caos edilizio di cattivo gusto e di agricoltura rovinata.
Il primo intervento dei consiglieri è stato quello del segretario della DC locale che ha letto
una mozione di fiducia al sindaco vedendo dietro al consigliere
Vicino « oscuri giochi politici »...
Ci si aspettava qualche intervento un po’ critico da parte degli
indipendenti invece le perplessità sono venute da due consiglieri democristiani al punto che
non si capiva se erano più democristiani gli indipendenti o
più indipendenti i democristiani.
Mauro Gardiol
7
f
24 giugno 1977
CRONACA DELLE VALLI
ECHI DELLA CONFERENZA - 2 Corso aiiimatori C.A.I.
La circolare del
integrata nell’Eco delle Valli
Una decisione chiara nelle sue linee di fondo ma che lascia aperti alcuni problemi: spedizione, costo, organizzazione
Decisione
affrettata?
Si è svolto ad Agape il 4-5 giugno
Tra i numerosi fogli dati in
mano ai membri della Conferenza, l’ultimo di color arancione
conteneva un’analisi e delle proposte alternative per un migliore uso della circolare unificata
del Distretto distribuita gratuitamente 3-4 volte l’anno a
tutte le famiglie. Il problema
era stato sollevato più volte negli incontri pastorali e in primavera il pastore Renato Coisson
aveva fatto una precisa analisi
dell’utilizzo del cosiddetto « boilettone », evidenziandone i limiti, i difetti (numerosi) ed anche
i punti positivi (altrettanto numerosi) rispetto ai numerosi fogli che un tempo ogni pastore distribuiva varie volte l’anno.
Il tempo estremamente scarso
avuto in Conferenza per un dibattito approfondito sul problema dell’informazione nelle nostre
comunità — e in questo contesto
l’uso specifico della Circolare alle chiese del distretto — non ha
permesso un’analisi dettagliata
della questione. La decisione che
la Conferenza ha assunto è invece stata chiara nelle linee di fondo, pur lasciando aperti numerosi problemi di ordine organizzativo e tecnico.
Numerose le voci (soprattutto
il prof. Armand Hugon) che hanno affermato l’insufficienza della
Circolare per dare un minimo
di informazione alle famiglie
delle valli (problema sollevato
dall’assemblea di chiesa di Rorà) e l’assoluta necessità di
puntare suH’informazione dell’Eco-Luce che dovrebbe arrivare in ogni famiglia. Non si deve
abituare le comunità —è stato
detto — a vivere nella disinformazione e ricevere gratuitamente qualche volta l’anno una circolare che è essenzialmente liturgica. L’Eco-Luce deve farsi
carico anche delle notizie giunte sin qui via Circolare.
L’o.d.g. della Conferenza parla
quindi di « incorporamento »
della Circolare nell’Efco delle valli. Che cosa significa? Ogni famiglia che sin qui riceveva la
Circolare riceverà dal prossimo
autunno l’Eco-Luce con un supplemento di 4 pagine dello stesso
formato contenente le notizie
delle comunità del distretto. Il
costo sarà evidentemente superiore rispetto alla Circolare. Ma
in questo caso risparmio significherebbe continuare sulla via
della disinformazione ; e la Conferenza ha bocciato questa alternativa. e. gi
PR ALI
Predicazioni estive
• Durante l’estate il pastore
terrà una serie di predicazioni
che avranno come motivo centrale l’annuncio della vittoria di
Cristo sui poteri terreni, ecco i
testi delle predicazioni ;
19 giugno - Genesi 4: 17-26. La
legge della vendetta (la preistoria del potere).
26 giugno - Genesi 47: 11-26. Giuseppe e gli interessi del Faraone (la storia del potere).
3 luglio - Esodo 18: 13-27. Mosè
non può governare da solo
(l’umanizzazione del potere).
10 luglio - I Samuele 13: 2-14.
Saul si serve di Dio (la divinizzazione del potere).
17 luglio - II Samuele 23: 1-7.
Le ultime parole di Davide
(la maturità del potere).
24 luglio - Isaia 3: 1-15. Dei bambini domineranno su di loro
(l’infantilismo del potere).
31 luglio - Marco 10: 35-45. Il
primo sarà servo di tutti (il
superamento del potere).
7 agosto - Luca 7: 1-10. Di’ una
parola, e il mio servo guarirà
(il vero potere).
• La chiusura delle scuole e la
speranza di avere finalmente
qualche giornata di sole hanno
condotto a Frali i primi villeggianti. Il traffico si svolge normalmente anche per i grossi au
COMUNICATO T.E.V.
Mentre speriamo che qualche aderente alla TEV vorrà dare ai lettori
deirEco-Luce quelle delucidazioni che
Roberto Peyrot ha chiesto con la sua
« Lettera aperta », comunichiamo che
è stato pubblicato un opuscolo dal titolo « Sentinella, a che punto è la
notte? », che spiega i motivi che hanno dato origine a questo movimento e
le sue finalità.
Chiunque lo desidera gratuitamente
non ha che da farne richiesta a Testimonianza Evangelica. Valdese - Casella postale ■ 100.66 Torre Pellice.
La TEV
tomezzi che hanno portato il bestiame verso gli alpeggi. I cantonieri della Provincia hanno
asfaltato i tratti di strada danneggiati dai cedimenti e dalla
frana; sistemazione provvisoria
che ha unicamente lo scopo di
evitare infiltrazioni di acqua piovana nei tratti rimasti senza la
protezione dell’asfalto. Rimangono ancora da ricostruire tre
alti muri di sostegno prima che
le piogge autunnali rimettano
nuovamente in pericolo la viabilità.
VILLASECCA___________________
Luigia dot (tanto Luiso) del
Giulberso non è più tra noi: è
passata nella gloria del Padre
di Gesù Cristo, che è la resurrezione e la vita, e Padre nostro.
I funerali hanno avuto luogo
una mattina fredda e piovosa, in
un grave disagio avvertito e vissuto dai pochi presenti. Tutti ricordano tanto Luiso per
la sua solitudine, la sua povertà
e la sua timidezza.
• Numerosa e compatta era la
famiglia che fa capo a Grill Aldo (della Torre) in occasione
del battesimo del suo ennesimo
nipotino Renzo, figlio di Marisa.
Anche se molto discutibile la figura dei padrini ha qui un senso ed uno scopo pienamente giustificabile, anzi necessario. Sapere infatti da parte di Marisa
di aver a suo fianco il proprio
fratello Luigi con sua moglie
Rina costituisce per lei un punto di riferimento e di appoggio
nel non facile e delicato compito di madre e di educatrice.
L’augurio di tutta la comunità è che il Signore benedica il
piccolo Renzo e l^madre ratificando nei cieli ciò che abbiamo
compiuto nel suo nome. E il Signore è fedele alle sue promesse
e le mantiene.
Manifestazioni della Resistenza
Colle del Lys
• Domenica 3 Luglio p. v. avrà
luogo la tradizionale manifestazione antifascista al Colle del Lys.
Vi invitiamo ad essere presenti numerosi affinché ancora una
volta l’antifascismo Torinese dimostri all’intero Paese che i valori della Resistenza sono alla
base del vivere democratico, respingendo uniti ogni tentativo
reazionario di attacco alle istituzioni repubblicane.
Montoso
Domenica 10 luglio a Montoso
si svolgerà una manifestazione
unitaria celebrativa della Resistenza, tra le formazioni partigiano del Piemonte e Valle d’Aosta.
La Conferenza distrettuale ha
deciso di terminare l’esperienza
del ’’Bollettone” che aveva raggruppato i vari bollettini parrocchiali per stabilire un maggior
collegamento fra le comunità,
soprattutto nella realtà migratoria in cui vivono le famiglie delle nostre valli e con lo scopo di
isuperare la visione ristretta dei
confini parrocchiali. Il primo numero del Bollettone ha visto la
luce a Pasqua del 1973, seguito da
altri 14 numeri fino alTultimo di
Pasqua del 1977. L’esigenza di un
bollettino interparrocchiale era
già emersa a partire dal 1969 nel
presbiterio della bassa vai Pellice e nella vai Germanasca, con
la creazione di circolari comuni.
Un ultimo dato: il Bollettone veniva stampato in 6.300 copie.
Ora l’eredità del Bollettone
passa all'Eco delle Valli. Il giornale della nostra chiesa avrà spazio in più da coprire oltre quelli
coperti un tempo dall’Eco, dalla
Luce e da Voce Metodista.
Quello però che stupisce e che
lascia perplessi nella decisione
della Conferenza Distrettuale è
la rapidità con cui tutto ciò è avvenuto.
Del problema del Bollettone se
ne era occupato il colloquio pastorale di aprile: ci si rendeva
già conto che questo strumento non era utilizzato al meglio
delle sue possibilità. Il colloquio
aveva richiesto una relazione per
la Conferenza con tutta una raccolta di-dati e di propioste per
migliorare la Circolare. Ed ecco
che, invece, alla Conferenza qualcuno ha, (a mio avviso un po’ affrettatamente) squalificato il lavoro fatto definendo la relazione
« poco ragionevole » e, molto più
ragionevolmente, è stata proposta una strada del tutto nuova:
non più il Bollettone ma un supplemento nell’ Eco. L’idea non
era corredata da nessun dato, i
dettagli non erano chiari, ma la
proposta è stata accolta e votata
a larghissima maggioranza. Così
improvvisamente il 5 giugno alle
ore 10 del mattino il Bollettone
moriva per lasciare il posto ad
una nuova esperienza che presenta però molte incognite e molti
interrogativi.
Eccone alcuni: Quale ne sarà
il costo? In che modo potrà avvenire questo inserimento nell’Eco? Quali le scadenze? Quale
lo spazio a disposizione di ogni
singola comunità? Questo spazio
(che sarà certamente minore)
sarà sufficiente per tutte le notizie? Se non basterà, ogni chiesa
non dovrà tornare a farsi il suo
foglio parrocchiale? Come saranno ricevuti questi 3 o 4 numeri
all’ anno dai non abbonati all’Eco? Cosa ne capiranno delle
lettere al Direttore (che si riferiscono a cose a loro sconosciute)
o degli articoli o delle problematiche ^ che si seguono in diversi
numeri?
Sarebbe stato meglio esaminare un po’ nel dettaglio questi ed
altri interrogativi che si presenteranno per i quali sarà necessario, trovare una risposta positiva se si vuole che questa nuova
esperienza sia utile soprattutto
pensando a quanti vivono un po’
tropno alla periferia della chiesa
e per i quali spesso il Bollettone
era Túnico legame con la comunità.
Auguro alla CED ed alla Redazione dell’Eco delle Valli di poter assolvere con successo questo, non facile mandato della
Conferenza Distrettuale.
Renato Coisson
ERRATA-CORRIGE
Nello scorso numero siamo incorsi
in un errore nella collocazione delle
didascalie relative alle due fotografie
delTalluvione a Bobbio Pellice. Le dide.scalie vanno scambiate tra di loro.
Ce ne scusiamo con i nostri lettori.
Con la partecipazione di una
quarantina di responsabili delle
Commissioni Alpinismo Giovanile delle Sezioni del Club Alpino Italiano della provincia di
Torino, si è tenuto nei giorni 4-5
giugno ad Agape il primo Corso
per Animatori organizzato dai
responsabili zonali del settore
giovanile.
Hanno risposto positivamente
all’invito degli organizzatori, che
era stato esteso a tutte le Sezioni della provincia, (anche
quelle che non svolgono ancora
attività in campo giovanile) dieci Sezioni.
Il programma di lavoro si è
articolato su tre argomenti principali, mentre una parte del tempo è stata dedicata alla discussione di argomenti generali. Ciascuno degli argomenti è stato
introdotto da delle relazioni tenute rispettivamente dal maestro Genre: Pericoli in montagna; dal dott. Bia: Nozioni di
pronto soccorso; dal magg. Losno : Cartografia e orientamento.
Alla presentazione è seguito
un ampio dibattito cui hanno
partecipato tutti i presenti che
sono anche stati impegnati in
interessanti esercitazioni pratiche. Il successo delTiniziativa, di
cui da tempo era avvertita la necessità, è stato notevole e gli or
PERRERO-MANIGLIA
MASSELF.O
RODORETTO
In queste due ultime settiniane abbiamo salutato la sorella
Pons Maria Emma coniugata
Tron, di anni 77 ed il fratello
Tron Emanuele, di anni 91, ambedue delia comunità di Massello, che hanno terminato la loro
corsa terrena. Alle famiglie, così, duramente còlpite, Tintera comunità ha voluto essere accanto per testimoniare la solidarietà e la speranza nel Cristo risorto.
• Domenica 26 giugno, sempre
a Massello, si terrà il Baaar. Era
previsto per il mese scorso, ma
le ben note vicende che hanno
sconvolto la vallata ci hanno costretto a rimandarlo. Tutti sono
invitati a parteciparvi.
• Diamo qui di seguito il calendario delle riunioni quartierali
estive: 3 luglio a Grangette; 24
luglio a Parant; 31 luglio a Balziglia; 7 agosto a Fontane; ed
infine il 28 agosto a Crosetto e a
Porte.
POMARETTO
Domenica 12 giugno ha avuto
luogo l’assemblea di Chiesa a
suo tempo annunciata per la elezione dei delegati che rappresenteranno la nostra comunità
al Sinodo. Risultano eletti; Marchetti Silvana, Longo Adriano,
Tron Anita di Attilio; supplenti : Balma Elsa, Pons Attilio,
Peyronel Ferruccio.
• Come già annunciato il Pastore sarà assente a partire dal
12 giugno al 12 luglio. Per qualsivoglia necessità, rivolgersi all’anziano Marchetti Luigi (telef.
810.84).
• Mercoledì 15 giugno ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello Ribet Enrico di anni 67 di
Inverso Pinasca, deceduto a San
Germano Chisone presso l’Asilo
dei vecchi dove era da lungo
tempo ricoverato. Alla famiglia
afflitta giunga tutta la nostra
simpatia cristiana.
• Lunedì, 20 giugno si è riunita
la corale di Pomaretto in previsione della gita a Coazze prevista per la 1" domenica di luglio.
• Sono aperte le prenotazioni
per la gita a Fressiniere — rivolgersi all’anziano Marchetti Luigi versando la somma di L. 3.000
all’atto dell’iscrizione.
SAN SECONDO
La Comunità di S. Secondo
esprime solidarietà cristiana e
simpatia fraterna a Jean e Lucien Balmas (Brusiti) per l’improvvisa morte del fratello Aldo,
avvenuta il 30 maggio a Ginevra.
ganizzatori sono stati sollecitati
dai presenti ad organizzare per
il prossimo autunno una nuova
serie di incontri per affrontare
altri argomenti specifici; fiora,
fauna, mineralogia, previsione
del tempo, attività ludica, ecc.
erregi
___________ PRAMOLLO
• Martedì 7 giugno una folla
commossa ha accompagnato all’estremo riposo le spoglie mortali di Elma Long ved. Menusan
(Pellenchi), deceduta improvvisamente all’età di 67 anni presso l’ospedale di Pomaretto, dov’era stata appena ricoverata. La
sua vita fu un crogiuolo di prove, sempre sopportate con l’aiuto del Signore nel quale aveva
posto la sua fiducia.
• Dopo lunghe sofferenze il Signore ha richiamato a sé il fratello Edvlco Jahier (BoSi) di 73
anni, deceduto all’ospedale di
Pomaretto domenica 12 giugno.
È stato una figura lùmihòsa nella nostra chiesa : per più di vent’anni ha ricoperto la carica di
anziatìo nel suo quartiere e siamo riconoscenti a Dio per avérle sostenuto e guidato heliq svolgimento del sub cómpitor ’
Tutta la comùnità -’^rtééipa
al dolore di queste fà^giie M
lutto ed esprime loro itf f)rbp#i’à
fraterna e sincera solidarietà
cristiana neffa certezza'che il'Signore sarà la loro consolàziOiié.
• Sabato 11 giugno sonò stati
uniti in rriatrimpnio Pastoré
Elio TPrarostino) e Spidler’ Lìdia (Case Nuoye Pèilenchi): ' A
questi giovani sposi, che si Stabiliscono a San .Germano, vadano gli auguri più sinceri per
ùna vita felice sotto lo sguardo
del Signore.
• Approfittando di una bella
giornata, domenica 12 si è effettuata la gita dei bambini della Scuola Dornenicale a Lazzafà, dopo che, a causa deU’alluvione, avevano dovuto rinunciare a quella prevista a Pradeltorno.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA con due bambini cerca ragazza. Trattamento familiare. Telefonare (011) 6406059.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Danna e Goss, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano quanti hanno preso parte al
loro dolore per la scomparsa della cara
mamma
Caffaro Natalina ved. Danna
« L’Eterno ha dato, VEterno ha
tolto; benedetto sia il nome
delVEterno » (Giobbe 1: 21 b).
Luserna S. Giovanni, 20 giugno 1977
Gianluca, Maura, Teresa, Ernesto
Mondini e le zie Margherita e Franeesca Borsalino sono vicini ai familiari e parenti tutti per Timprowisa
scomparsa del caro e indimenticabile
amico
Nerio Benazzato
Serre/Como, 20 giugno 1977
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli e i familiari tutti
di
Edvìco Jahier
ringraziano vivamente tutte le gentili
persone che hanno loro dimostrato
simpatia ed affetto in questa dura
prova.
Un particolare ringraziamento al
Dott. De Clementi, al Pastore Arnaldo Genre, ai medici e al personale tutto deirOspedale di Pomaretto.
Pramollo, 12 giugno 1977
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elma Long ved. Menusan
di anni 67
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione, ringraziano di cuore,
tutti coloro che si sono uniti al loro
immenso dolore.
Un grazie particolare al Dott. Bertolino, per le premurose cure, ai Pastori Genre e Micol, ai Medici e personale deirOspedale Valdese di Pomaretto, ai compagni di lavoro di Valdo,
ai vicini di casa.
Pramollo, 11 giugno 1977
8
8
24 giugno 1977
- — „_____A UN ANNO DALLA RIVOLTA DI SOWETO
Segregare per dominare
Il vaso di Pandora
Un anno fa scoppiava la rivolta a Soweto, la città « inventata » ( il suo nome è l’abbreviazione di South Western Township) a 20 Km. da Johannesburg.
Un milione di persone di colore
vivono in questo lager-ghetto,
fatto di baracche dal tetto di laniiera ondulata, privo di elettricità, per metà privo di acqua,
facendo la spola ogni giorno per
lavorare in città.
La rivolta del giugno 76, che
costò la vita a centinaia di africani, soprattutto studenti e anche scolari, trova la sua spiegazione da un lato nella disperazione di una condizione repressa e segregata oltre ogni capacità di sopportazione, dall’altro
nella speranza accesa nella popolazione negra del Sud Africa
dalle notizie relative alla vittoria dei movimenti di liberazione
in Mozambico e in Angola nei
due anni precedenti.
Ma la scintilla che fece esplodere la polveriera — ricorda ima
studentessa di 21 anni, Sikose
Mji, in un’intervista rilasciata
alTONESCO — scaturì, dal progressivo inasprimento della discriminazione attuato nel campo dell’educazione, il terreno a
cui è affidata la coltivazione intensiva dell’apartheid.
Il sistema educativo del Sud
Africa — spiega Sikose Mji, che
è esule dal settembre 76 a causa dei fatti di Soweto — è organizzato in modo da diffondere
e perpetuare la segregazione razziale. Da una parte l’apartheid
deve riprodursi all’intemo della
comunità di colore, per cui esistono 4 livelli diversi di scuole (bantù, di colore, indiani, blàn- chi) ulteriormente suddivise al
loro interno dalle divisióni etnicorlinguistiche tra sotho, xhosa,
^ù. Dall’altra la differenza tra
i bianchi e ì neri è costruita per
Intercedere oggi
(segue da pag. 1)
ro che per non rinunciare ¡al loro^ potere e al loro denaro provocano la loro miseria; al fianco di
coloro che lottano per la pace
contro coloro che per non rinunciare al loro prestigio generano
lutti e distruzioni.
Nel travaglio ,e nella lotta perché il Regno e la giustizia di Dio
trionfino e l’agàpe si stabilisca
fra gli uomini, il nuovo mondo di
Dio già appare: giorno verrà in
cui sarà appieno da Dio manifestato. In quel giorno Dio abiterà
con gli uomini « ed essi saranno
suoi popoli, e Dio stesso sarà
con loro e sarà loro Dio; e asciugherà ogni lacrima dagli occhi
loro e la morte non sarà più.; né
ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore », perché tutte queste cose saranno passate (Apocalisse 21; 3b4). In questa attesa
e in questa lotta, noi possiamo
far nostra la bella preghiera che
conclude il Salmo 144 e ripeterla con piena speranza nel Signore.
niezzo di un’accurata diversità
di programmi educativi tesi a
rendere sempre più difficile l’accesso dei neri agli studi superiori, facenti leva soprattutto
sulla pande varietà di lingua in
cui l’insegnamento primario è
impartito.
È appunto la questione della
lingua che ha fatto da scintilla
per la rivolta di Soweto. All’inizio degli anni ’70 il regime aveva tentato di imporre i vari dialetti come lingue di insegnamento per tutti i livelli dell’educazione nera al fine di togliere ai
non bianchi l’indispensabile strumento di una lingua comune
(ma il movimento di liberazione sudafricano African National
Congress, che a quel tempo aveva ancora un’attività legale nel
paese, aveva ottenuto l’uso dell’inglese nell’insegnamento). Nel
1976 il governo tornò alla carica
decidendo di imporre l’afrikaans
come lingua di insegnamento
per i non bianchi, ciò che avrebbe isolato i neri sudafricani dal
resto del continente, essendo
l’afrikaans — la lingua dei boeri
di origine olandese — una lingua non internazionale.
I disordini di Soweto iniziarono con cortei non autorizzati che
recavano cartelli con scritte come : « al diavolo l’afrikaans ». È
costata centinaia di morti e di
imprigionamenti la revoca del
provvedimento riguardante l’afrikaans, anche se oggi ancora
il voto in questa lingua resta determinante per l’accesso all’università per quei pochi neri che
non vengono fermati dalle innumerevoli 'griglie selettive, che
precedono quest’ultima.
A che punto è il Sud Africa
un anno dopo Soweto? La repressione brutale, che nei momenti di punta può giungere a
sparare sui bambini, in tempo
di normalità continua con una
repressione non meno feroce, indispensabile per mantenere il
potere al regime. Recentemente
— riporta One World, la rivista
del Consiglio ecumenico — set
te membri del Black People’s
Convention, il partito nero sudafricano, sono stati arrestati.
Continua a battersi in mezzo a
difficoltà crescenti il Christian
Instituto of South Africa, l’influente organismo culturale cristiano che lotta contro l’apartheid. Una recente pubblicazione di questo Istituto fornisce la
documentazione delle accuse di
115 prigionieri torturati dalla polizia sudafricana e riporta la
storia di 49 persone morte in seguito ai maltrattamenti subiti in
prigionia. Il rapporto dettaglia
anche i metodi di tortura, tra
cui le scosse elettriche e il calpestare 1 piedi di prigionieri nelle cui scarpe siano stati inseriti
dei sassi.
Cosa si fa per contrastare il
regime inumano del Sud Africa?
È la domanda che ha posto William P. Thompson, membro del
Comitato Centrale del CEC, al
Consiglio di sicurezza dell’ONU
che aveva invitato un rappresentante del CEC a parlare del Sud
Africa dal punto di vista del movimento ecumenico. « Un numero crescente di cristiani — ha
affermato W. p. Thompson che
è anche uno dei segretari della
Assemblea generale della Chiesa
presbiteriana unita degli Stati
Uniti — credono che sia giunto
il momento che la comiuiità internazionale boicotti economicamente il Sud Africa ». Domandando « la fine di ogni vendita
e trasferimento di armi, materiali e tecnologie militari per
mezzo di un embargo nei confronti del Sud Africa », il rappresentante del CEC ha denunciato
il sistema internazionale che sostiène le strutture militari e politiche del Sud Africa attraversò forniture militari e operazioni commerciali delle multinazionali.
Basteranno le parole, l’informazione e le denunce per persuadere le potenze che sostengono il Sud Africa o sarà necessario il triste sacrificio di altre Soweto? F. G.
{segue da pag. 1)
1) di carattere tecnico;
2) di carattere economico;
3) di carattere politico.
Quanto al punto 1) si può ricordare: lo stoccaggio mal eseguito dei detriti altamente radioattivi; incidenti che possono avvenire nei reattori nucleari o nei
luoghi ove si ritratta il combustibile; conseguenze di un molteplice liberarsi di radioattività durante il normale funzionamento
m varie parti del ciclo nucleare,
(n.d.r.: segue una dettagliata descrizione di tutti questi rischi,
che occupa quasi 4 cartelle).
Circa il punto 2) si pensi alla
dipendenza cieca e non augurabile nei confronti della tecnologia e del grado di accentramento
sociale ed economico che essa
implica.
In merito al punto 3), basti ricordare la possibilità di distogliere materiali fìssili a fini criminali e bellici; è questo un punto
che occupa largo posto nel dibattito sugli svantaggi ed inconvenienti dell’energia nucleare.
Energia e nuovo
ordine internazionale
Fin qui, la maggior parte del
dibattito che si sta svolgendo si
riferisce ai paesi industrializzati. Parecchi fattori hanno fino ad ora impedito l’utilizzazione su larga scala di energia elettronucleare nei paesi sottosviluppati.. Tuttavia, a più lungo
termine, alcuni di essi saranno
abbastanza cresciuti per necessitare di questa energia. Ciò significa che occorre fin da ora formare della mano d’opera qualificata. Questi stessi paesi. manifestano un vivo interesse ai relativi problemi tecnici, sociali ed
ecologici: l’esposizione franca ed
onesta di questi problemi dovrebbe poter fornir loro una immagine realistica delTenergia nucleare.
A questa riflessione, di carattere tecnico, deve seguire un’altra analisi, riferentesi agli obiettivi, ai valori ed agli impegni
umani. Qccorre sollevare la questione di sapere se i processi tecnologici servono realmente agli
obiettivi augurati oppure se essi si sviluppano con un proprio
slancio che li separa dai valori
umani. Sarebbe troppo comodo
poter decidere che le società definiscano i loro obiettivi e poi
invitino le tecnologie scientifiche
a realizzarli: di fatto è la tecnologia che influenza gli obiettivi.
Mentre, da un lato essa suggerisce o rende possibili dei risultati
che prima non erano stati previsti, d’altro canto i mezzi tecnici
utilizzati per realizzare certi obiettivi distruggono le possibilità di raggiungerne degli altri, almeno altrettanto importanti. Ogni separazione netta fra tecnologia e valori umani semplifica
eccessivamente la dialettica della
relazione fra la tecnologia e la
società.
Questa è la ragione per cui il
presente lavoro, che parte da un
impegno etico e religioso, ci ha
costretti ad affrontare parecchi
problemi tecnici.
Le decisioni relative ad un problema di quest’importanza sono
troppo impegnative per restare
chiuse neH’àmbito dei fisici e degli ingegneri nucleari: occorre
avere una piena collaborazione
per avere delle risposte ai vari
quesiti.
Già in precedenza il Colloquio
del C.E.C. sull’energia nucleare
(1975), nelTauspicare vivamente
che proseguissero le discussioni
relative agli aspetti tecnici, etici
e religiosi dell’energia nucleare
ha rifiutato di formulare delle
« raccomandazioni categoriche »
prò o contro detta energia. Nel
compilare il presente documento si sottolinea di nuovo la necessità di nuove informazioni, di
nuove ricerche, di nuove discussioni.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Urss: nuova costituzione
Cemilate di Redazione : Bruno
Bellion, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
Sbaffi.
Direttore ! FRANCO GIAMPICCOtI
Dir. responsabile! GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amministrazione: Casa Valdese.
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
.2/33094 intestato a < l'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo 5.000
semestrale 3.000 - estero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 200, arretrata L, 250
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di sotidarieti : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso IMoncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
Hr Ne è stato pubblicato il testo, in tutta la stampa sovietica, sabato 4 u. s. È la quarta costituzione, nei 60 anni di storia
deirURSS (le costituzioni precedenti furono promulgate il 10.7.
1918, il 31.1.’24 e il 5.12.’36). È interessante paragonare quest’ultima costituzione con la precedente del ’36, in alcuni degli articoli più importanti.
Art. 1. « L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è lo
Stato socialista dell'intero popolo, che esprime la volontà e
gl'interessi della classe operaia,
dei contadini e delle persone
colte ( = intellighenzia) di tutte
le nazioni e gruppi etnici del
paese ».
(Testo del '36): « L’URSS è
uno Stato socialista di operai e
di contadini ».
Art. 2. « In URSS, tutto il potere appartiene al popolo. Il popolo esercita il potere di Stato
tramite i soviets e i deputati del
popolo, che costituiscono l'“assemblea politica" dell'URSS. Tutti gli altri organi dello Stato so
no sottoposti al controllo
soviets e sono responsabili
fronte ai soviets ».
(T. del ’36): «La base politica
dell’URSS è costituita dai “soviets di deputati dei lavoratori",
che si sono formati ed affermati
in seguito al rovesciamento del
potere dei grandi feudatari
( = grandi proprietari fondiari )
e dei capitalisti, e in virtù della
conquista della dittatura del proletariato ».
Art. 3. « L’organizzazione e l’attività dello Stato Sovietico sono
regolate dal principio del “centralismo democratico", cioè: tutti gli organi del potere di Stato,
dalla base al vertice, sono eletti
dal popolo, e davanti al popolo
dei
di
devono render conto della propria attività; e le decisioni degli organi superiori sono normative per gli (cioè devono esesre
accettate dagli) organi inferiori.
Il centralismo democratico equilibra la direzione unica, con l’iniziativa e l’attività creatrice locale, con la responsabilità di ogni
organo dello Stato e di ogni funzionario, per le finalità che, sia
all’uno che agli altri, sono singolarmente assegnate ».
(T. del ’36): « Conformemente
agl’interessi dei lavoratori e allo
scopo di sviluppare l’iniziativa
delle masse popolari in materia
di organizzazione e di attività
politica, è assicurato ai cittadini
dell’URSS il diritto di consociarsi in organizzaz oni sociali, cioè:
sindacati professionali, unioni
cooperative^ organizzazioni giovanili, organizzazioni sportive e
di difesa, società culturali, tecniche e scientifiche. Ma i cittadini
più attivi e più coscienti della
classe operaia e delle altre categorie di lavoratori, si uniscono
nel PC ( = Partito Comunista)
dell’URSS, che è l’avanguardia
dei lavoratori, nella loro lotta
per l’affermazione e lo sviluppo
del regime socialista, e che è il
nucleo dirigente di tutte le organizzazioni di lavoratori, sia sociali che di Stato ».
Art. 5. « Le questioni più importanti della vita dello Stato,
sono sottoposte alla discussione
pubblica e al suffragio popolare
( referendum ) ».
Art. 6. « Il PC è la forza che
dirige ed orienta la società sovietica; è l'elemento centrale del
suo sistema politico e di tutte
le organizzazioni di Stato e sociali. Il PC esiste per il popolo
ed è al servizio del popolo. Ispi
randosi alla dottrina marxistaleninista, il PC definisce la prospettiva generale dello sviluppo
della società, gli orientamenti
della politica interna ed estera
dell’URSS, dirige la grande opera creatrice del popolo sovietico;
conferisce un carattere pianificato e scientificamente fondato
alla lotta del popolo sovietico
per la vittoria del comunismo ».
Questi enunciati sono riportati da « Le Monde » del 6 c. Il relativo commento s’inizia ivi con
alcuni giudizi favorevoli. Ma così continua: «•// contrasto è tuttavia grande fra il chiasso che
si è fatto intorno al nuovo testo,
e la modestia delle innovazioni
ivi introdotte. (...) Si dice che il
passaggio dalla dittatura del proletariato allo “Stato di tutto il
popolo” segna un cambiamento
ideologico: ma già da molto tempo i Cinesi accusano i Sovietici
di aver tradito Lenin, in questo
punto come in altri. È una controversia scolastica. Il cambiamento avrebbe qualche importanza se i teorici moscoviti dicessero, come gli euro-comunisti, che un paese può andare al
socialismo senza passare attraverso la dittatura del proletariato. I Russi continuano ad affermare che una tale tappa è ovunque necessaria, ma che da loro
quella dittatura potrebbe degenerare per il fatto che essa ha
già compiuto l’opera sua ».
Il commento così conclude:
« La Costituzione del 'Il impressiona, quanto quella del '36, sia
per l’ampiezza delle sue disposizioni, sia per la minuziosità delle medesime. Ma essa rimane carente di realismo, perché esalta
la democrazia conservando al
partito e alla sua oligarchia il
monopolio del potere ».
Le nostre convinzioni
Nel concludere, non esitiamocomunque ad esprimere qui le
nostre convinzioni su tre punti:
— Non possiamo vivere come
se l’energia nucleare non fosse
stata scoperta. Essa costituisce
uno degli elementi della ’ nostra
età tecnologica, che ci ha portato dei grandi vantaggi, ma anche
dei nuovi pericoli. L’energia nucleare rieissume questo dilemma.
— È necessaria una discussione permanente fra uomini di diverse fedi e ideologie a proposito
del rapporto fra la produzione ed
il consumo sempre crescenti di
energia e la « buona » vita in una
« buona » società. L’energia nucleare non deve essere considerata come un fine a se stesso, ma
come un mezzo per servire la
giustizia sociale e la qualità della
vita. Esiste la tentazione di fare
delTaccrescimento della produzione un mezzo per eludere le esigenze di giustizia sociale. Troppo spesso i ricchi ed i potenti
hanno risposto alle legittime domande dei poveri non colla giustizia, ma con delle promesse, a
volte false, di progresso economico e tecnologico che avrebbe
dovuto essere vantaggioso per
tutti e dannoso per nessuno. Pur
riconoscendo resistenza di bisogni energetici, rifiutiamo di ammettere che l’energia sia una panacea agli attuali mali sociali e
che essa rimpiazzi la giustizia.
Le Chiese ritengono di avere la
responsabilità di prendere posizione per un nuovo stile di vita
insistendo su valori diversi da
quelli del consumo.
— Lo svolgersi della storia umana ci fa conoscere nuove
straordinarie realizzazioni. Ma,
sempre di più, si levano delle voci — sovente anche nello stesso
ambiente scientifico — per chiamare gli uomini a riconoscere
che essi non sono Dio, che il loro potere ha dei limiti, che non
tutti i problemi vengono risgjti
da soluzioni tecnologiche e che
l’umanità deve imparare a vivere colla natura ed a valorizzarne
le risorse. Di conseguenza, una
umanità saggia unirà le proprie
aspirazioni alla moderazione. Infatti, i dilemmi che affrontano i
fisici nucleari potrebbero renderli particolarmente sensibili al valore della prospettiva spirituale
secondo cui, nell’avvenire come
nel passato, noi dobbiamo « por
mano alla nostra salvezza con timore e tremore ».