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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC.VJ - Nuni. 15
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TORRE PELLICE - 14 Aprile 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
PRESENZA NEL MONDO
e pronunciamenti politici
Il 25, 26 e 27 marzo scorso sono state celebrate
in numerose nazioni le cc Giornate mondiali per
la pace nel Vietnam ». I grandi quotidiani benpensanti le hanno quasi ignorate, gli altri le hanno volentieri strumentalizzate. Importa ricordare
che alVorigine. di tali ’giornate’ sta il Comitato
nazionale americano per la fine della guerra nel
Vietnam, organo che raccoglie la opposizione
americana alla politica di potenza del governo
statunitense, la stessa opposizione che già si era
espressa contro la bomba su Hiroshima e Nagasaki, e che raccoglie uomini dall’università alla
fabbrica. Segnaliamo i due soli casi a nostra conoscenza di dichiarata partecipazione evangelica
italiana a queste giornate; a Pinerolo, un gruppo
misto, con buona partecipazione valdese, ha organizzato una mostra-esposizione fotografica (illustrata pure in una conferenza stampa), offrendo così un ampia documentazione americana, in
vista della raccolta di firme in appoggio alla campagna mondiale; pubblichiamo sotto il volantino
distribuito in tale occasione. A Torino, un gruppo di giovani valdesi e battisti della città e di Rivoli ha partecipato alla manifestazione svoltasi in
Piazza Castello, distribuendo un altro volantino,
che pure riproduciamo. Riportiamo pure il testo
della dichiarazione che il Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, riunito in sessione annua a Ginevra nello scorso febbraio, ha
pubblicato a proposito della crisi vietnamita (vi
è collegata in qualche modo una recente dichiarazione del Consiglio delle Chiese del Cristo negli S.U., per l’accoglimento della Cina popolare
all’ONU, pur senza tacere — e così ci pare sarebbe stato giusto fare pure nei due volantini citati
— la corresponsabilità della politica di potenza
cinese, sia pure corresponsabilità parzialmente secondaria e riflessa, esasperata dall’ostracismo occi
dentale da vent’anni a questa parte).
Si intensificano le prese di posizione di chiese
e gruppi cristiani su questo o quel problema politico, si tratti di politica internazionale, come in
questo caso, si tratti di politica interna, di questioni sindacali, come nel caso recente della occupazione della miniera in Val Cerni armsca e del
messaggio alle chiese della Commissione del I Distretto, o nell’intervento dell’arcivescovo di Lione a favore degli operai licenziati da una fabbrica
chiusa e in un recente documento della commissione episcopale francese: « Riflessioni sulla situazione economica- e sociale attuale » (pubblicheremo prossimamente anche parte di questo documento.
Tutto questo ci pone l’esigenza di affrontare
— o almeno cominciare a farlo — questo problema, che agita e non di rado divide le nostre comunità, spesso in modo non sufficientemente cosciente, critico, fraterno. Il prof. Roberto Jouvenal — parecchi ricorderanno la sua bella prefazione a ’’Fede cristiana e impegno politico” —
pur partendo da un riferimento ai due volantini
’vietnamiti’ sopra menzionati, affronta a fondo la
questione e a nostro avviso ne tocca, il punto nevralgico, dolente e vitale. Saremo lieti di ricevere
ed eventualmente pubblicare interventi di lettori:
ma a questo livello di problematica.
h*. i*- 'l!ì|p|kr« .-«r
La gioventù è in crisi ?
Due generazioni
di fronte ai ioro
Signore
I Pietro 5: 1-7
(Predicazione per la domenica della gioventù preparata da Giorgio
Bouchnrd e Franco Giampiccoli)
T a gioventù è in crisi». Questa ti“■*- pica frase moderna è una comoda interpretazione della crisi che
la società del nostro tempo sta attraversando e che viene accollata ad una
parte soltanto di questa societ.
In realtà tutta la nostra società
sta attraversando una profonda crisi
che investe anche i rapporti tra le
diverse generazioni. Questa crisi si
manifesta in varie contraddizioni.
Da una parte la nostra società afferma dei valori giovanili. L’uomo
che giornalmente abbiamo davanti
come modello nella pubblicità, nei
figurini di moda è un uomo al di
sotto dei 30 anni. La donna tende addirittura ad essere sotto i 20.
In America, in una situazione di
crisi ohe forse — da questo lato — è
più accentuata che da noi, la generazione dei genitori tende ad assumere
i gusti, il linguaggio e gli atteggiamenti della generazione dei figli.
In questa società uno dei peccati
più gravi consiste nell’inveochiare, nel
perdere cioè una percentuale sempre
più alta di vita. A seconda dei mezzi.
Due
manifestini
Di ironie a ciò che rischia di essere Tinizio della terza guerra mondiale, noi giovani
evangelici di Torino, Rivoli, affermiamo la
nostra volontà di lottare per la pace
La pace che cliiediamo non è il risultato
della vittoria degli interessi del più forte;
non è II eoinproinesso delTequilibrio di potenza; non è il comodo rifugiarsi in una
pace interiore che sfugge con buona coscienza
alle projuie rcspon.sabilità; ma è quella pace
che abliiamo imparato a conoscere nel modo
di vivere di Gesù Cristo. E’ una pace fatta
di sacrificio del proprio interesse e del proprio prestigio, fatta di lotta per un continuo
e mai esaurito adeguamento alla giustizia di ,
Dio, falla della sofferenza che sempre accompagna il dono di se stessi per amore dei
prossimo.
Noi riconosciamo con certezza che per que.,
sta pace lotta oggi non TAmerica delT« offensiva della pace », dell’« escalation » verso
la guerra totale, della « difesa del mondo libero », ma « faltra America », TAmerica degli oppressi, dei negri segregati, di coloro che
lottano per la libertà del popolo vietnamita,
che soffrono resistendo alle proprie autorità,
bruciando le cartoline di precetto, manifestando in ogni modo, mettendo in gioco il
proprio benessere, il proprio avvenire, la vita
stessa. Per noi essere facitori di pace, secondo Tinvito di Cristo, significa prendere posizione a fianco di questa America cosi poco
conosciuta e minimizzata, significa non lasciarsi ingannare dalla propaganda di parte
ma riconoscere nel popolo vietnamita il Cristo crocifisso oggi con le bombe al napalm,
significa lottare per questo popolo sapendo
che sulla sua libertà e sulla sua pace si giocano la libertà e la pace del mondo.
Gruppo giovani evangelici
Torino. 26 marzo 1966.
Cristo crocifisso nel Vietnam?
Ai cittadini del Pinerolese :
in lutto il mondo si chiede la cessazione della guerra nel Vietnam,
1° ■ perchè essa infligge sofferenze spaventose e inumane distruzioni al popolo del
Vietnam:
2® - perchè impedisce a questo popolo, che
lotta e soffre da vent’anni, di decidere liberamente del proprio destino, in flagrante contraddizione con quegli accordi di Ginevra
(19.54) che tale diritto sanzionarono;
3" ■ perchè, quali che siano le giustificadoni avanzate, il metodo della forza viene
oggi impiegato come strumento di ingerenza
diretta negli affari di altri popoli, con la minaccia di provocare conflitti di enormi proporzioni - tale metodo va rifiutato, esso
avrebbe conseguenze inimmaginabili.
Noi che qui ci firmiamo, dichiariamo di essere su queste posizioni.
In molti paesi, e anche in America, si
chiede la sospensione della guerra nel Vietnam sulle seguenti basi:
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IN QUARTA PAGINA
Credo che sia necessario che la
Chiesa Valdese prenda coscienza di
una situazione d’equivoco in cui essa
viene a trovarsi sia per il fatto che
una parte dei suoi membri identifica
il nome di Cristo in questa o quella
situazione sociale o politica, sia per il
silenzio sdegnato con cui un’altra parte dei suoi membri rifiuta queste identificazioni contingenti e storiche, sia
per la confusione generale della parte
restante che, sfiduciata e disorientata,
si sente sempre meno attratta dal’Evangelo proprio perchè scambia per
spirito partigiano l’impegno con cui
esso Evangelo è dai primi vissuto.
D’altra parte si deve anche sottolineare il fatto ohe oggi il mondo cattolico, grazie a Teilhard de Chardin,
ed il mondo protestante, grazie a Bultmanii, sembrano convergere verso un
punto « omega » finale che, probabilmente, sarà la loro comune morte. La
morte delle religioni che essi rappresentano. Certo, per ora, cattolicesimo
e protestantesimo percorrono ancora
vie diverse, ma queste vie non sono
più divergenti .e nemmeno più soltanto parallele. La confusione aumenta
in tutti e due i campi man mano che
si avvicina il luogo e l’ora dell’incontro tra la religione naturale del cattolicesimo e ia religione della storia del
protestantesimo. Anche se certi protestanti credono di essere agli antipodi dei cattolici su determinati problemi — specie politici —, di fatto, proprio nel richiedere alla religione l’avvallo delle loro scelte politiche, convergono verso di essi, mentre — paradossalmente — il frutto migliore di
una ispirazione evangelica comune si
realizza meglio là dove meno si tirano in ballo le giustificazioni religiose.
Il che è una riprova che tra Evangelo
e religione c’è una incompatibilità radicale.
Esempio di quanto ho detto si può
avere da due manifestini ohe ho sotto gli occhi. Uno di questi ha un titolo («Cristo crocifisso nel Vietnam»)
che avrebbe mandato in solluchero
Teilhard de Chardin, cosi come manderebbe in brodo di giuggiole Bultmann. Infatti questo titolo fa esistere
Cristo in una situazione storica determinata («il popolo vietnamita crocifisso èd identificato con Cristo»), come correbbe Bultmann, e lo naturaliz¡la come senso della stessa evoluzione
cosmica (la lotta per la pace, il progresso, la giustizia e la libertà sono
lotte «cristiane»), come vorrebbe
Teilhard de Chardin. L’altro manifestino ( dal titolo « Giornate mondiali
per la pace nel Vietnam») è firmato
personalmente da quattordici giovani
che, credo, .siano in parte evangelici
ed in parte cattolici, ancorché non appaia alcuna allusione ai loro credi re
ligiosi. Ebbene devo dire che tutta la
mia adesione e la mia simpatia vanno a questo secondo manifestino, proprio perchè appare solo un manifesto
politico (anche se, nel fondo, è motivato da ispirazione evangelica) mentre devo fare alcune riserve sul primo, su quello, cioè, genericamente fir
tU
Roberto Jouvena!
mato « gruppo giovani evangelici » e
dato a 'Torino il 26 marzo 1966.
Che- la guerra americana nel Vietnam sia una sporca guerra senza giustificazione ideologica o morale, siamo d’accordo ! E’ una guerra condotta
per interesse di volontà di potenza e
contrabbandata come guerra di difesa dei valori occidentali. Di quali valori poi si tratti, quando si parla di
valori occidentali, resta da precisare:
sono forse i valori esaltati in quel film
razzista che è « Africa Addio »? Oppure quelli cosi ben denunziati da Panon nel libro «I dannati della terra»?
In ogni caso si tratta di valori che
rendono bene in Borsa e che fa co
modo difendere proprio per i dollari
che rendono anche se queste rendite,
generalmente, non vanno in tasca degli eredi dei giovani americani che là
si immolano e per i quali ci sentiamo
ripieni di infinita tristezza e di un
profondo senso di colpa. Su tutto ciò
siamo d’accordo. Ma, detto ciò, non
sono affatto d’accordo con l’affermazione dei giovani evangelici torinesi
ohe «bisogna riconoscere nel popolo
vietnamita il Cristo crocifisso».
Il giudizio da darsi sulla guerra americana nel Vietnam è un giudizio
politico e solo in sede politica vale il
più ©d il meno « giusto ». Infatti, politicamente, vedo più ingiustizia nella
guerra americana che nella guerra del
Vietcong e mi sento di dire che l’intervento della SE ATO (cioè dell'America) laggiù è paragonabile agli interventi della Santa Alleanza (cioè dell’Austria) nel nostro Risorgimento,
cosi come mi sento di dire che la
lotta dei Viet è paragonabile a quelli
che erano i nostri moti carbonari, ai
moti mazziniani ed alla spedizione dei
Mille aiutata dal governo « nordista »
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IN QUARTA PAGINA
ijnello che gli evangelici italiani hanno dato
.Assolvo il gradito incarico datomi dal
Dr. Charles W. Apbuthnot, Vice Direttore
della Divisione Inter-*Chnrch Aid del Consiglio ecumenico delle Chiese, di esprimere
alle Chiese evangeliche italiane Tapprezzamento del Consiglio per il « generoso contributo » da esse dato alla raccolta di offerte a favore delia Campagna contro la
fame in India.
Il Dr. Arbuthinot, con sua lettera del 22
marzo, ringraziando per i 10.000 dollari
già ricevuti e per l’ulteriore somma preannunciata, fornisce alle nostre Chiese una
dettagliata relazione sull’uso che il Consiglio ©cnmenico sta facendo delle somme che
va ricevendo in risposta alTaippello lanciato per raccogliere, allo scopo, 3 milioni di
dollari. Anche il bollettino di informazione
e stampa del Consiglio ecumenico ha comunicato con risalto quanto le Chiese
evangeliche italiane hanno fatto in questa
occasione.
Posso infine informare che a seguito delTappello tempestivamente lanciato dal Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche
d’Italia, sono pervenute, a tutt’oggi le seguenti offerte complessive;
fame in ind
Valdesi L. 7.158.115
Metodiste )) 2.192.265
Rattiste » 1.752.880
Luterana » 480.000
Apostoliche )) 200.000
Totale L. 11.785.260
Di tale somma L. 1.000.600 venne versata, a nome delle Chiose evangeliche alia
RAI-TV e dollari 10.000 sono già stai i inviati al Consiglio ecumenico delie Chiese
al quale verrà inviata nei prossimi giorni
la restante somma raccolta.
E’ da notare ohe molte comunità e Chiese evangeliche hanno versato le loro offerte direttamente alla RAI-TV o ad altri
oiganismi autorizzati a raccogliere fondi a
favore della Campagna contro la fame in
India, per cui si può ritenere che l’evangelismo italiano abbia offerto, per questo
fine, circa 15 milioni di lire, dando prova
ancora una volta di viva sensibilità verso
gli angosciosi problemi che assillano parte
deirunianità. E ne rendiamo grazie a Dio.
Il Presidente del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche
d’Italia: Pastore Mario Sballi
dalla tintura dei capelli ai più attrezzati istituti di estetica femminile e
maschile, lo sforzo di tanta gente è
teso a coprire l’invecchiamento.
D’altra parte le persone che sono
biologicamente giovani sono le vittime, gli ingranaggi minori di questa
società.
Portano per lunghi anni il peso del
lavoro meno qualificato senza i^rtar
ne minimamente la responsabilità.
La gran maggioranza dei soldati
americani che combattono oggi nel
Vietnam non ha ancora mai avuto
ia possibilità di pronunciarsi. Sono
ventenni che non hanno mai votato.
Anche nella Chiesa. Due anni fa si
tenne in Danimarca una conferenza
europea delle Chiese sul tema «Vivere insieme come generazioni e continenti ». Bello. Ma pur essendo presenti rappresentanti di generazioni diverse — anche se in misura ineguale — la conferenza fu determinata
con tranquilla disinvoltura da una
sola generazione.
Queste contraddizioni stanno alla
base di tanti fenomeni di rivolta così
diffusi nella generazione più giovane.
I giovani si sentono invidiati, studiati,
esaltati e d'altra parte sono frustrati
e sfruttati. Si ribellano in mille modi.
Salvo poi rientrare nei ranghi e passare dalla parte di quelli che improvvisamente sì rendono conto che « la
gioventù è in crisi», perchè nel quadro di questa società 1 più ribelli di
oggi sono i più conformisti di domani.
TI testo che abbiamo letto a prima
vista non sembra fornirci molte
indicazioni. Certo è un testo che nel
quadro di indicazioni etiche ri^ardantli i rapirorti individuali e privati
e ì rapporti comimitari, dà anche
qualche indicazione riguardante i rapporti tra le generazioni. Ma è un testo che rispecchia una situazione completamente diversa dalla nostra. Il poco che sappiamo è che nelle comunità
primitive ai giovani erano affidate
mansioni esecutive (ofr. i giovani che
portano via i cadaveri di Anania e Saffira). Quanto al resto, questo testo
— come altri di Paolo — riflette semplicemente la struttura della società
del tempo: voi anziani esercitate scrupolosamente la responsabilità totale
che avete nei confronti della comunità; e voi giovani siate soggetti agli
anziani.
Ma la prospettiva di questo testo
cambia totalmente se ci rendiamo
conto che Pietro non intende consacrare questo schema in modo autorevole e definitivo, ma in questo schema puntualizza: «E tutti rivestitevi
di umiltà gli uni verso gli altri... Umiliatevi dunque sotto la iwtente mano
di Dio».
Con questa esortazione Pietro pone
sullo stesso piano le diverse generazioni, anziani e giovani. Nessuna di
queste due categorie gode quindi di
privilegi nella Chiesa o ha un valore
preminente o un’autorità intrinseca.
Gli uni e gli altri sono — per usare
il linguaggio di Pietro — pietre viventi ugualmente confrontate con la pietra angolare che è li fondamento dell’edificio della comunità. Nella comunità dei credenti essere fondati su
Gesù Cristo significa proprio rinunciare a fondarsi su se stessi, sulle proprie qualifiiche, sulle proprie benemerenze, sugli attributi della propria
età. siano essi di esperienza matura
o di slancio giovanile. Essere fondati
su Gesù Cristo significa sapersi umiliare.
^he cosa significa umiltà per i
^ giovani?
Significa vedere nella generazione
precedente dei testimoni. Ùomini senza i quali l’Evangelo non sarebbe giunto fino a loro, perchè la fede viene
dall’udire e non da una illuminazione
improvvisa al di fuori della storia.
Uomini peccatori, imperfetti, infedeli
anche, ohe proprio in questa loro carne peccatrice e debole hanno portato
il segno della potenza del perdono e
della grazia.
Sono stati testimoni di Cristo nella
misura in cui hanno riconosciuta e
confessata la loro debolezza e i loro errori, non nella misura in cui li hanno
nascosti o negati con sforzo eroico.
Per la nuova generazione umiltà
vuol dire saper riconoscere proprio
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IN QUARTA PAGINA
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pag. 2
N. 15 — 14 aorile 1966
Stare in piedi
Efesini 6: 13
Resistere nel giorno malvagio... restare in piedi. In questi due
verbi è compendiata tutta la nostra vita cristiana e il nostro combattimento contro le potenze del male.
Brutti giorni hanno vissuto i nostri genitori e ne vivranno i nostri figli, cambia col cambiare delle situazioni la difficoltà e la bruttezza (la malvagità, come dice la nostra Riveduta), ma l’urto rimane
lo stesso. La miseria non ci fa più paura, ma fa paura l’immoralità
disordinata del vivere moderno; la nostra vita familiare non è più segnata da quelle tragiche ecatombi di neonati o bambini che conoscevano le nostre nonne, ma l’irrequietezza, l’agitazione oscura molte
nostre giornate, la malattia, la sofferenza, la morte sono sempre per
chi le affronta una esperienza inedita e malvagia.
Sono giornate del diavolo, delle insidie, in cui si dubita di se
stessi, degli altri, della vita (non diciamo di Dio, perchè chi dubita
di Dio tradisce la sua incredulità; Giobbe non dubitava di Dio, lo
interrogava e si ribellava, il cbe è cosa diversa).
In quel combattimento contro la tentazione e il dubbio resiste
solo chi ha tutta l’armatura di Dio, chi è disarmato viene travolto.
Onestamente si deve però riconoscere che gli sconfitti nella prova
sono pochi, meno di quanto si potrebbe pensare. Ci si fa coraggio, si
trova la forza necessaria giorno per giorno e le nostre risorse interiori sono maggiori di quanto pensiamo.
Anche nella vita cristiana accade lo stesso: nelle grandi persecuzioni, nei sacrifici che impegnano tutta la vita, nelle tentazioni gravi
si trova la forza per fare il proprio dovere. Il difficile viene dopo, rimanere in piedi dopo aver combattuto, quando l’attacco è finito, la
tentazione si è allontanata, la persecuzione è superata, questo è fede.
Sta in piedi solo chi ha tutta l’armatura di Dio, ma è interiormente vigile. Resistere, impegnarsi, sacrificarsi è un aspetto del combattimento cristiano, l’aspetto esteriore; fondamentale è però l’altro
aspetto: il non cadere dopo la prova, il non distrarsi nelle giornate
banali, il non addormentarsi nella quiete, il non ritirarsi nella tranquillità, ma essere dove bisogna essere.
La fede non è intesa dall’apostolo come un sostegno, un aiuto
nella prova (è anche quello, s’intende), una vitamina a buon mercato per i momenti di malessere; la fede è una solidità dell’esistenza
tutta. Non è un sovrappiù di forza o di spirito che si aggiunge alla
vita cotidiana, una aggiunta di qualcosa, è il fondamento della vita,
è un modo di concepire tutta l’esistenza. Il credente non è un uomo
come tutti con qualcosa in più, è un uomo con qualcosa di diverso;
sa perchè vive. Giorgio Tourn
GLI EMIGRATI - 2
Quanti sono e dove sono
Un capitolo dolente di geografia urna»
na - L’emigrante, un uonrìo in crisi che
cerca un aiuto veramente disinteressato
In un precedente articolo abbiamo
cercato di dimostrare che l’emigrazione è uno degli aspetti della povertà dei nostro tempo, e, di conseguenza, che la Chiesa cristiana ha
una tipica responsabilità nei suoi riguardi.
Ora ci si può domandare se remigrazione italiana costituisca anche
una responsabilità specifica delle
Chiese evangeliche italiane, ovvero se
considerando il fatto che gli emigrati
sono in maggioranza cattolici e risiedono in Paesi stranieri, possiamo
dire che essi ci interessano soltanto
teoricamente e marginalmente.
Per rispondere a questa domanda
occorre intanto dare qualche precisazione sulla entità e distribuzione
della nostra emigrazione airestero.
Una emigrazione italiana, sotto una
forma o un'altra, è sempre esistita;
ma limitandoci al periodo successivo
alla unità italiana, possiamo precisare che, nel decennio 1870-80, la media degli espatri superava di poco
le lOO mila persone all’anno; dal
1880 in poi raggravarsi della crisi agricola e della concorrenza industriale, oltre al rapido aumento della popolazione, portano a un sensibile sviluppo della emigrazione, che raggiunge già le 300 mila unità annue tra il
1895 e il 1900. Nei primi anni del secolo ia media annua degli espatrii
.supera per la prima volta il mezzo
milione, e nel 1913 si registra la punta irì'assima con 872 mila emigrati;
poi la guerra mondiale ne fa scendere il numero, che però risale subito
dopo con una media di 263 mila unità tra il 1921 e il 1925. In seguito le
peggiorate condizioni del mercato del
lavoro all’esLero e il massiccio intervento del fascismo fanno scendere la
iiiiiiiiMiiiiiiiiiiimimiiiii
mMH I PROCESSI DI MILANO
Quando le idee diventano “portatili,,
a qualcuno viene il (virtuoso) prurito
Non sono i processi del LombardoVeneto contro i carbonari del 1818,
ma quasi! Sono i processi contro i
giovani studenti dei Licei « Parini »
e « Carducci » rei di avere i primi
pubblicato sul loro giornaletto di
scuola («La Zanzara») una intervista sul tema « (Uosa pensano le ragazze d’oggi » ed i secondi rei di avere
distribuito manifestini a favore della obbiezione di coscienza, a favore
della uscita dell’Italia dalla NATO e
a favore della abolizione delle Forze
Armate per destinare gli ingenti
fondi stanziati per gli armamenti ad
opere di pubblica utilità.
Questa volta vogliamo solo parlare
del processo agli studenti del Liceo
« Carducci », conclusosi con la piena
assoluzione dal verdetto della Corte
d’Assise davanti alla quale erano stati tradotti dopo essere stati rinchiusi in carcere con delinquenti comuni
Onore quindi all aMagistratura. che
non è stata austro - ungarica, ma
illuminata dalla Costituzione che il
nostro popolo si è dato liberamente.
Purtroppo altrettanto non si può dire
per il rappresentante della Pubblica
Accusa, il quale, in questo processo,
ha fatto delle strabilianti dichiarazioni che ci permettiamo brevemente
di sottolineare.
A parte il fatto che, nella sua requisitoria, il P. M. aveva chiesto due
anni di carcere per questi giovani
disfattisti, sobillatori dell’ordine pubblico ed incitatori di militari alla diserzione, sta di fatto che egli ha affermato : 1 ) « rispetto la libertà di opinione... purché si tratti solo di libertà di pensiero e non di libertà di
parola» (I). 2) «sull’obbiezione di
coscienza non avrei nulla da dire se
la richiesta della legge riconoscitiva
fosse stata fatta su ima rivista qualificata e non su dei manifestini volanti » (!?); 3) « l’obbiezione di coscienza è rispettabile se ispirata da
motivi religiosi soltanto...» (I?) e non
quindi da motivi ideologici.
Queste affermazioni sono interessanti perchè rivelano una strana nozione della libertà, del tutto interiore, improduttiva di effetti e soprattutto di comportamento consequenziale.
Si può benissimo pensare quel che si
vuole, ma si deve dire di pensare come
vuole il conformismo corrente, sia
esso la Chiesa, il Governo o... la
NATO. In .secondo luogo c’è la profonda convinzione che la cultura è
un fatto privato, tecnico, che interessa pochissimi individui di mente aristocratica, au dessus de la mêlée, senza agganci con la realtà: la cultura
che si nutre di riviste. Si scriva pure
sulle riviste, quelle non sono perico
lose, tanto nessuno le legge e soprat
tutto lasciano il tempo che trovano
Il Pubblico Ministero dimostra qui
veramente il suo spirito austro-ungarico ed ottocentesco conservatore,
perchè dimostra di sapere che quando le idee diventano «portatili» (come Voltaire insegna con il suo Dictionnaire portati!) provocano le rivoluzioni. La rivoluzione francese fu far
verità proprio dai volantini, manifesti, pamphlets e opuscoli degli Illuministi che, per essere brevi, incisivi,
di facile trasmissibilità, diffusero « les
lumières » in tutta la Francia e prepararono l’opinione pubblica per cui,
per esempio fu possibile far riabilitare la memoria del povero Cales,
vittima pevera e sconosciuta (ma diventata oggi un simbolo) della intolleranza religiosa.
Infine è notevole nel nostro austriacante rappresentante della Pubblica
Accusa la finezza dialettica del « distinguo» tra religione... e tutto il resto Qui non è più solo austriacante;
è addirittura papalino! Se l’obbiezione di coscienza è motivata dalla religione, allora e tanto più ora che il
Concilio Vaticano II sembra si sia
orientato nel senso di riconoscerne la
validità, e pertanto ci si è affrettati
ad assolvere — et pour cause! — don
Milani!), è prudenzialmente... insindacabile! Ma se, puta caso, il mio
pacifismo è dettato da motivi filosofici, politici, ideologici oppure semplicemente dall’interesse a non vedere
scoppiare una terza guerra mondiale,
allora è non solo sindacabile ma deve
essere punito. Di religione, cioè di
verità, ce n’è una sola: ergo tutte le
altre credenze seno false ed il falso
si PUÒ solo pensare ma non si può
dire, soprattutto quando tra il dire ed
il fare non c’è di mezzo il mare. Ed il
mare molte volte può essere tolto
proprio da coloro che non fanno distinzione tra il pensare ed il dire, tra
il dire ed il fare, da coloro — ad esempio — che intendono incarnare la Parola in un comportamento coerente,
come i nostri giovani tentano di fare
con i manifestini a oro del Vietnam.
Questi manifestini sono « portatili »,
quindi pericolosi. Se il loro contenuto
fosse stato pubblicato su di una rivista come « Protestantesimo », transeat! tanto le riviste — si sa — non
le legge nessuno, ma sono insidiosamente divulgabili, facilmente leggibili e qui sta la loro perniciosità.
Qualche cosa del genere avviene a
livello ecumenico: fin tanto che tra
cattolici e protestanti si parla tra teologi o preti e pastori o su riviste. ,
allora va bene, ma quel che è importante è che della verità fondamentale
del Cattolicesimo, della essenza della
Chiesa, della salvezza non si parli in
modo «portatile», non si coinvolga il
popolo ad essere illuminato, a dire la
sua. L’uscita della Cattolicità dalla
NATO vaticana è una questione di
cui si può pensare quel che si vuole,
ma non si può dire, oppure se ne può
dire solo su riviste specializzate e non
farne una questione « portatile ». Non
c’è che da augurarci che i P. M. d’Italia leggano le riviste ed abbiano imparato ohe, ora, dopo il Vaticano II
anche il protestantesimo è una religione; così, i manifestini dei nostri
giovani unionisti saranno... insindacabili e non li trascineranno in giudizio davanti a qualche Corte d’Assise. Roberto Jouvenal
iiiiMiiMiiiiiiiiiiiiiiimiimiiin
LE CHIESE NEGLI USA CHIEDONO
La Cina popolare all'ONU
ST.-LOUIS (soepi) — Negli Stati Uniti, il
Consiglio nazionale delle Chiese, con 90 voti
favorevoli 3 contrari c un’astensione, ha approvato una dichiarazione in favore deirammissione della Repubblica popolare cinese al.
rO.N.LL 11 Consiglio si è pronunciato contro
« l’atteggiamenin aggressivo di questo paese
nei confronti di alcuni dei suoi vicini e deplorato la sua opi>osiiione alla coesistenza pa.
eifica con il mondo non comunista »: ha però
suggerito che gli USA seguano una nuova
politica favorevole airammissione della Cina
popolare all ONU, pur lenendo conto « della
sicurezza c dello statuto politico di Formosa ».
Inoltre il Consiglio ha incaricato le chiese,
inemhri di cogliere tutte le possihilit.à di isti,
tuire contatti con le Chiese di Cina c ha
chiesto alle autorità americane di prendere
le misure necessarie a facilitare i viaggi fra
i due paesi, la vendila di derrate alimentari
e di altri prodotti non strategici alla Cina —
come fanno il Canada e la Gran Bretagna —
e a tra.scinare la Cina a negoziati sul disarmo
e a avviare una collaborazione sul piano tee.
nico.
Nel corso di questa recente sessioni il Con.
sigilo ha inoltre:
— approvato la costituzione di un comitato consultivo per la pace, che agirà in accor.
do con il CEC e gli organismi, sia cattolicoromani che ebrei, preoccupati della situazione internazionale;
— reclamalo un irrigidimento della politica governativa, del mondo degli affari e
degli ambienti .-eligiosi, nei confronti dell’Africa del Sud (questa dichiarazione, votata
con 94 voti eonli'o 4. contiene una deplorazione contro la dichiarazione unilaterale di
111 dipendenza rhodesiana);
-- invitato tutti i fedeli delle chicse-mem.
bri a o.sservare un giorno di digiuno, preghiera e offerta per le vittime della fame in
India.
media a circa 80 mila unità annue
e la seconda guerra mondiale determina un blocco quasi totale del movimento. Subito dopo la guerra, l’emigrazione riprende: 225 mila nersone all’anno in media tra il 1946 e ii
1950, 273 mila tra il 1951 e il 1955, 319
mila tra il 1955 e il 1960, tra 393 mila
e 374 mila persone all’anno nel periedo tra il 1960 e il 1963. Nel 1964
l’emigrazione diminuisce con un totale di 277 mila unità, per risalire nel
1965 a 312 mila. In complesso circa
25 milioni di persone sono emigrate
dall’Italia in poco più di un secolo.
Ma occorre anche notare che dalla seconda guerra mondiale in poi è
cambiata la destinazione di questa
emigrazione. In un primissimo tempo gli emigrati, soprattutto siciliani,
si dirigevano verso i Paesi del Mediterraneo, ma ben presto le due Americhe assorbirono fino all’80 per cento
del totale della educazione; negli anni più recenti la emigrazione verso
gli Stati Uniti e il Canada, che un
tempo costituiva la norma, ha invece
lasciato il posto a quella verso il Venezuela, l’Australia e il Brasile, e,
depe la firma del trattato di Roma, a
quella verso i Paesi dell’Europa occidentale- Nel 1965 l’emigrazione oltremare è scesa al di sotto delle 40
mila unità, cioè circa a un ottavo del
totale, ed è per la maggior parte costituta di familiari che raggiungono
parenti già emigrati all’estero. Questo diverso orientamento della emigrazione ha prodotto delle conseguenze sensibili. L’emigrazione oltremare avveniva in condizioni di miseria e disordine decisamente peggiori delle attuali, ma Femigrato trovava nei nuovi Paesi una società in
pieno sviluppo formativo, nella quale
poteva inserirsi e inserire le sue tradizioni e ccinunità di origine. Di qui
la formazione della varie « little Italy » che riproducono all’estero le abitudini e strutture dei villaggi di origine degli emigrati. D’altra parte la
distanza e le difficoltà delle comunicazioni rendevano diffìcile il ritorno
in patria, per cui l’emigrante finiva
coH’installarsi nel microcosmo regionale che aveva ricostituito aH’estero,
e ritornava in Italia soltanto, e non
sempre, all’età della nensione, opnure per cercarvi moglie, oppure in caso di completo fallimento (rimpatrii
consolari). Ciononostante anzi appunto per questo, le relazioni con il
Paese di origine restavano intense;
è noto che molte Chiese evangeliche
meridionali sono nate e sono tuttora
sostenute finanziariamente dagli emigrati, come, d’altra narte, accade
per altre Chiese e istituzioni.
Ben diversa è la situazione dell’emigrato in Europa. Egli pjroviene
sempre da un ambiente relativamente poco sviluppato, ma trova una società industriale mederna già completamente organizzata, neila quale
non può più inserirsi, se non marginalmente. D’altra parte la relativa vicinanza e le facilitazioni di viaggio
gli permettono di rientrare spesso
nel Paese di origine ; anzi l’emigrazione stagionale e quella rotatoria
(che cioè si sposta continuamente da
uno all’altro Paese estero) aumentano
di anno in anno. In questa situazione i legami con l’ambiente straniero
sono più limitati e quelli con la società di origine sono decisamente più
intensi; moltissimi emigrati ritengono che non valga la pena di imparare ia lingua del Paese estero, quando la loro presenza in quel Paese è
solo provvisoria; d’altra parte essi
non ritornano soltanto, come accadeva una volta, dopo conseguito successo economico, ma, ’nei loro frequenti periodi passati nel Paese natale, vi portano anche la espressione
di tutte le difficoltà e le inquietudini
cui sono sottoptosti.
Al momento attuale il nostro Ministero degli Affari Esteri ritiene che
risiedane stabilmente all’estero 2,5
milioni di Italiani in Europa, e 4,2 milioni in altre parti del mondo. Si
tratta di poco meno di 7 milioni di
persone, fra le quali non sono però
inclusi gli stagionali ohe abbiamo visto costituire la maggioranza dell’attuale emigrazione, nè coloro che hanno chiesto una nazionalità straniera;
si può dunque dire che circa 8 milioni di Italiani siano direttamente interessati nel fenomeno migratorio,
senza contare un numero circa doppio di familiari. E non abbiamo neppure accennato agli emigrati spagnoli e portoghesi che, anche se meno
numerosi dei nostri, vivono all’estero in condizioni assai simili alle loro.
Da questi pochi dati ri.sultano, mi
pare, alcuni fatti.
In primo luogo, l’emigrazione, e in
particolare quella europea, è un fenomeno di tale ampiezza che, se non
altro a titolo di informazione, non
può più decentemente venire trascurato, come non ne possono venire
ignorate le caratteristiche e le modalità.
In secondo luogo, tale fenomeno
coinvolge direttamente, e direi in modo sempre più unitario, i Paesi di emigrazione e quelli di immigrazione
e quindi le relative Chiese (anche am
messo che l’ambito di azione di una
Chiesa corrisponda a quello nazionale). Quel coordinamento europeo della emigrazione, che rappresenta a
mio parere l’imico modo di ovviare a
una parte dei danni che da essa derivano, viene così imposto dai fatti
Se non dalla preveggenza di Chiese e
governi. Ad esempio, il Comitato europeo per le migrazioni ha da tempo
proposto una responsabilità comune
e organizzata delle Chiese di emigrazione e di quelle di immigrazione nei
riguardi dei Pastori e altre persone
che lavorano aH’estero tra gli emigrati. E’ quindi indubbio che anche
le nostre Chiese, volenti o nolenti,
dovranno occuparsi della questione
in modo più organico dell’attuale.
Anzi mi pare che la struttura attuale della emigrazione sottolinei in
modo particolare la responsabilità
delle Chiese di emigrazione: gli emigrati non sono più quelli che cartono
definitivamente, facendosi vivi scitanto di tanto in tanto con una cartolina o un vaglia, ma ora vanno e
vengono continuamente, portando
nelle Chiese e nell’ambiente che le
circonda tutte le novità acquisite all’estero e anche le conseguenze della
dimenticanza in cui spesso sono stati
lasciati dalle Chiese di origine. E
questa dimenticanza diventa, con il
passare del tempo, sempre più colpevole.
Resta, forse, da chiarire un ultimo dubbio. Questi emigrati in Europa provengono, ad eccezione dei Greci, che sono, anche troppo, seguiti
dalla loro Chiesa, per la quasi totalità, da Paesi cattolici ed è quanto
mai diffìcile stabilire, a causa del,a
assoluta mancanza di informazio ii
alla partenza e all’arrivo, quanti s .ino gli Evangelici fra di loro.
Possiamo arrischiare, tenendo conto di tutti i dati a nostra disposizione, e di tutte le espressioni delì’Eva.ngelismo italiano, la cifra di 15 mi a
Culto radio
ore 7,30
Domenica 17 Aprile
Pastore MARIO SBAFFI
Roma
Domenica 24 Aprile
Pastore FRANCESCO BARBA
Bolzano
Evangelici italiani in Europa, cifi’a
che, per le dimensioni delle nost e
Chiese, è già cospicua. Ma tutti i Pastori italiani all’estero sanno et'e
buona parte del loro lavoro si svotre
anche tra gli emigrati di origine c<‘ttolica. E vorrei subito chiarire ci.e
ncn si tratta in questo caso di prjselitismo (anche se sul significato c ito ora a questo termine vi sia da .iiscutere), ma di venire incontro a'ie
necessità spirituali e materiali di
quelli che si rivolgono a loro in cer a
di aiuto.
E’ un fatto che l’emigrante non colo spesso respinge globalmente e
strutture ecclesiastiche e politiche del
Paese di provenienza, responsabili,
per lui, della emigrazione, ma ha anche la legittima curiosità di conosce:e
queste Chiese evangeliche, che inco:ttra per la prima volta e che supp.jne diverse dalla sua.
Ma, soprattutto, è un fatto che l’>
migrante è un uomo che cerca aiuto
nella sua crisi e che cerca un aiui o
finalmente disinteressato; poiché ncn
sempre lo trova nella sua Chiesa, è
Icgico che egli si rivolga ad altre
Chiese. E mi pare, per tutte le ragioni che abbiamo esposte la volta scorsa, che sarebbe un tradimento dell’Evangelo negargli questo aiuto o limitarlo, sotto pretesti confessionali,
alle sole necessità materiali. L’emigrato è un essere umano totalmente
in crisi, egualmente totale deve essere l’aiuto offerto, un aiuto che non è
propaganda, ma la mano del fratello
tesa al fratello nel nome di Cristo.
Tanto mi riesce estranea la potente
organizzazione cattolica, quanto ritengo il cattolico povero, il cattolico
emigrante che cerca il mio aiuto, essere veramente il mio prossimo, nel
senso più evangelico del termine.
Per cui vorrei ripetere a quei molti
evangelici ohe ancora pensano che
gli emigrati non li riguardino direttamente, che invece davanti a loro
sta un immenso campo di missione
propriamente evangelica, un campo
che attende (ma per quanto tempo
ancora?) che molti operai vi entrino
a lavorare.
Alcuni già vi lavorano in modi diversi e nei prossimi articoli parleremo dunque di cosa le Chiese Evangeliche già fanno e di cosa ancora potrebbero fare.
Pierluigi .Talla
Il Professor Mario Miegge
consegue la libera doceoza
Il Prof. Mario Miegge ha conseguito la libera docenza in filosofia presso
l’Università di Roma. Ci rallegriamo
profondamente con lui per questo riconoscimento, che sappiamo ampio
e caldo, e gli facciamo i più cordiali
auguri per la sua attività di educatore e di studioso.
3
14 aprile 1966 — N. 15
pag. 3
Tempo rii Pasqua e rii confermazioni aile Vaili Valriesi
VILLAR PELLICE
Il 25 marzo abbiamo accompagnato al
campo dcirultimo riposo terreno la spoglia
mortale di Geymonat Giovanni ,di anni 63,
dei Fontana. Da molti mesi la malattia e
la sofferenza erano diventate le sue compagne inseparabili ; egli aveva accettato l’una
e l’altra con serenità e con quella forza
d’animo che dà la fede. La grande folla di
conoscenti ed amici che ha preso parte al
euo accompagnamento funebre ha testimoniato dell’affetto e della stima di cui era
circondato questo nostro fratello e del cordoglio che lascia la sua scomparsa. Alla
vedova, alla figlia ed a tutti i familiari rinnoviamo l’espressione della nostra più fraterna simpatia.
Quattro giorni dopo abbiamo deposto nel
cimitero di Torre Pellicc la spoglia mortale di Charbonnier Stefano, anni 78, deU’lnverso-Buffa. Egli viveva tutto solo e non
aveva più alcun parente, ma era da alcuni
mesi ospite dell’Asilo dei Vecchi della
Chiesa di S. Giovanni, dove egli aveva trovato una famiglia. Affaticato e vecchio, egli
sospirava alla tranquillità ed alla pace che
gli sono state date ora dal Signore.
11 S. Battesimo è stato amministrato alle
due piccole bianbe; Laura, di Luigi e Maria Cordin, di Uccioire, e Bettina Giovanna
Gisella, di Alberto e Gisella Lazier, del
Castagneto. 11 Signore le accompagni con le
sue benedizioni e con la sua grazia, insieme ai loro genitori, ai loro padrini e madrine.
Diamo il più cordiale benvenuto al piccolo Alberto, venuto .ad allietare il focolare di Luciano e Elena Long, del Teynaud.
Abbiamo ricevuto ultimamente due gradite visite. Anzitutto, accompagnati dal
Pastore A. Genre e gentile Signora, sono
venuti i membri della Corale di S. Secondo. Ersi, trasformati in bravissimi artisti,
ci hanno offerto una bella serata presentando sulle scene la commedia brillante:
(( I morti non pagano tasse ».
La sera di mercoledì 6 aprile abbiamo invece avuto il piacere ri accogliere il Dottor E. Gardiol e il Prof. A. Armand Hugon. Essi ci hanno parlato dell’origine, delle finalità e delle necessità del Collegio Valdese e della Scuola Latina. Hanno illustrato
il loro dire con la presentazione di un ottimo film descrivente la vita di questi nostri Istituti.
Ringraziamo vivamente questi .am’ci per
la loro molto gradita visita e per quanto
essi hanno fatto per noi.
Degli ottimi messaggi ci sono stati portati dai Pastori Sigg. A. Sonelli, A Genre
e R. Jahier e dai Missionari Sigg. G. Subilia e Ti. CoVsson. Essi ci hanno parlato
rispetti^.! o.ente la sera del 16 febbraio al
Pilonn 1 canto al « falò », al raduno mensile 9 ' inde deiriuverso e del Teynaud
e in una riunione al Centro.
Siamo loro molto grati e diciamo loro
ancora il nostro grazie molto vivo.
Ricordiamo ai giovani che Tultimo raduno giovanile del corrente anno ecclesiastico è fissato ]ier sabato 16 aprile alle 21,
alla Miramonli. .Avremo con noi i giovani
deirUnione di S. Secondo ai quali diamo
fin d’ora il itiù cordiale benvenuto.
Domenica 3 aprile, nel corso del nostro
culto, h.nntio confermato il voto espresso al
loro hatlesinm i seguenti giovani: Bouisaa
Hughelte. Buui.ssa .Nicolette, Chauvie Renata, Fraudie Adriana, Gönnet Luciana,
Janavel Rosett.i. Montanari Ivette, Rivoira
iiiiniiiiimitimiiiiiiii
Liliana^ Barolin Adiel, Barolin Arturo,
Berlon Ugo, Cougn EU, Davit Paolo, Garnier Paolo, Geymonat NorJ>erto, Giovenale Lionello, Vigna Giovanni. Il Signore ohe
Il Ila chiamali, U accompagni con le sue
benedizioni e li aiuti a camminare fedelmente nelle sue vie.
Il nostro « bazar » annuale avrà luogo domenica 15 e lunedì 16 maggio, nella sala
della gioventù. Ringraziamo fin d’ora
quanti ci onoreranno della loro visita e si
ricorderanno di noi coi loro doni.
La setiimana <santa è ormai pas>sata, ma
rimangono di essa dei ricordi vivi e benedetti. Ringraziamo il Signore di tutte le
gioie e di tutte le benedizioni conce^iseci.
Tanto la domenica delle Palme che la domenica di Pasqua il nostro leimp'o si è letteralmente gremito di fedeli accorsi ad
ascoltare il lieto messaggio di Pasqua ed
andie a circondare il bel grutppo dei nostri Catecumeni Confermandi, Alla Santa
Cena, celebrata due volte, hanno preso parte moltissimi fedeli. Abbiamo anche avuto
la gioia di salutare, e di avere con noi in
occasione dei nostri culti, parecchi villaresi
lontani e diversi amici venuti a trascorrere
qua la lieta ricorrenza di Pasqua.
Voglia il Signore benedire per la Comunità nel suo insieme e per ognuno singolarmente queste giornate di festa che ci è
stato concesso di vivere e soprattutto il
grande messaggio di Pasqua ohe ancora una
volta di è stato portato da parte Sua.
Un vivo ringraziamento ed un plauso
giunga ai volontari che — prima della settimana santa ^— hanno provveduto ad una
pulizia a fondo del tempio e delle sue
immediate adiacenze. Oltre ad un lodevolissimo lavoro essi ei hanno dato un esempio di come si possa servire praticamente
la Chiesa.
SAN SECONDO
— Al culto della domenica di Pasqua,
nel teiupio gremito al massimo della sua
eapacilà, lianno celebrato la loro prima
comunione nove catecumeni, che avevano
fatto 1-! loro Conferm.azione la domenica
delle Palme.
Eccone i nomi : Bésson Floriana, Besson
Franca, Pustre Delia, Pons Giuseppina,
Pons Laura, Fornerone Gino, Gardiol Gianni, Godino Paolo e Romano Renato.
L’Unione Giovanile e l’Unione Femminile hanno ricevuto i nuovi membri di
chiesa e offerto loro un piccolo ricordo
dopo aver rivolto ad ognuno parole di benvenuto e di augurio.
Possano questi giovani essere dei membri fedeli ed impegnati al servizio del loro
Signore e Salvatore Gesù Cristo che li ha
chiamati alla conoscenza del suo Evangelo.
Ognuno si ricordi sempre della parola di
Gesù « Tu seguitami ».
— La Corale cui va la nostra sincera riconoscenza ha norl.ato il suo prezioso contribiTlo ai culti delle Palme e di Pasqua,
Mentre ringraziamo il Signore per le abbondanti benedizioni che ha sparso sulla
nostra Comunità durante i culti della Settimana Santa, Gli domandiamo di aiutare
ognuno di noi a mantenere Timpegno che
Gli abbiamo rinnovato.
— Ringraziamo la Filodrammatica di Pinerolo che la sera delle Palme è venuta a
rappresentarci il lavoro teatrale dal titolo
« Verso la vita ».
— Il 1» aprile, nella sua casa alla Lombarda è deceduto Gardiol Oscar di anni 65.
Colpito da un’ine.sorabile malattia da oltre trent’anni egli ha sofferto non solo fisicamente ma soprattutto moralmente nel
trovarsi nell’lr.ipossiljilità di muoverBi e di
agire. Alla vedova inviamo il nostro pensiero di fraterna solidarietà cristiana.
POMARETTO
PERSONALIA
Presse l’Unxversità^ di Torino^ si è
laureato, con il massimo dei voti e la
lode, il Sig. Giovanni Lageard. Al
neo dottore, che si avvia alla professione forense, i più vivi rallegramenti
e auguri.
Presso l’Università di Milano si è
brillantemente laureata in giurisprudenza la Sig.na Ivetta Fuhrmapn, discutendo una tesi su « Il matrimonio
’’mixtae religionis” ». Alla neo-dotto^
ressa esprimiamo cordiali felicitazioni
e auguri per la sua futura attività.
In occasione del cullo di Venerdii Santo
sono stati confermati sette catecumeni di
quarto anno. Essi sono: Ornella CapipeUaro (Verona), Paolo Garrou (Malzat), Adele
Gerire (Ghigo), Amato Genre (Malzat), Dino Peiror (Ghigo), Iris Peyrot (Ghigo),
Gino Propoggia (Agape). Essi hanno partecipato alla S. Cena in occasione del culto
di Pasqua che ha visto non solo il tempio
al massimo della sua capienza ma anche
una notevole partecipazione alla S. Cena:
membri della Comunità, parenti venuti a
Prali per Pasqua, amici di Prali e due
gruppi ospiti di Agape provenienti dalla
Francia e dalla Germania. La sera del giovedì è pure stato celebrato un culto pasquale per i fratelli impegnati nei servizi
turistici. In tutte queste occasioni la Corale ha dato un apprezzato contributo.
L’AssemWea di Cbieea «i-è riunita il 24
ed il 27 marzo seguendo un nuovo metodo
per permettere a quanti sono impegnati la
domenica di partecipare a questa attività.
Essa si è riunita in occasione del culto del
giovedì e di quello domenicale per la discussione della liturgia e la elezione del
Concistoro; naturalmente le schede di votazione sono state esaminate solo dopo la
seduta domenicale. Dopo un esperimento di
tre mesi è stato approvato a grande maggioranza l’inserimento di un canto di lode e
la lettura di una confessione di fede nella
liturgia di confessione. Qualche penplessilà
vi è stata per quest’u’.tima e l’Assemblea ha
chiesto al Concistoro di cercare delle espressioni di fede adatte al nostro tempo per
inserire accanto a quelle tradizionali affinchè la confessione di fede non rischi di
divenire fatto storico ma espressione di
vita. Il Concistoro è stato rinnovato nella
sua totalità. Salutiamo con riconoscenza
l’anziano Ernesto Peyrot di Orgere che lascia Tincarko dopo 21 anni di sei-vizio nella Comunità; esiprimiamo le nostre congratulazioni per gli anziani rieletti e salutiamo con gioia fraterna i nuovi membri del
Concistoro rallegrandoci che i quartieri di
Malzat e di Pomieri-Gtordano siano nuovamente rappresentati dopo numerosi anni di
assenza e crediamo che questo sia un segno
di maturità e di impegno da non sottovalutare. U Concistoro rimane cosi composto:
Pomieri-Giordano: Oreste Grill; Orgere:
Dal 29 giugno il Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice
(Torino) accoglie ragazzi dai 7
ai 15 anni per le VACANZE o le
RIPETIZIONI. Snort - passeggiato - piscina coperta - ambiente familiare - rette modeste tutto compreso. - Telefonare al
n. 91.230 o scrivere. Sono aperte
anche le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
— Recentemente il missionario Guy Subilia ha tenuto due conferenze al Clot e a Pomaretto: ci ha ricordato l’opera difficile che
egli compie nel Sud Africa, il problema tremendo del razzismo sud africano. Lo ringraziamo per il vivo interesse suscitato fra noi.
— Ricordiamo il servizio funebre della signorina Paschetto, deceduta all’ospedale di
Pinerolo dove era solita passare l’inverno; la
ricordiamo con gioia ed esprimiamo ai parenti la nostra viva simpatia; il servizio è
stato presieduto dal Pastore di Pinerolo
Achille Deodato.
— Ringraziamo la filodrammatica di Praroslino guidata dal Pastore Ayassol per il
messaggio datoci a mezzo della recita : Arriva Don Gonzalo.
— Inviamo seppure in ritardo un caldo
augurio al nostro fratello Tron Roberto e
alla sua sposa di Prali, in occasione del loro
matrimonio celebratosi a Prali. Che il Signore benedica questo focolare che s’è costi
Attilio Peyrot; Malzat: Edoardo Grill;
Ghigo: Emanuele B;md e Renaldo Ghigo;
Agape: Ciro Di Gennaro; Indirittl: Filippo
Berger; Villa; Alberto Richard e Silvio
Garrou. Il nuovo Concistoro sarà insediato
in occasione del ulto di domenica 24
Aprile.
La filodrammatica di Prali ha recitato con
»uccesso lusinglìiero il « Quando arriva
DonGonzalo » di \ - Calvino la sera del 13
Marzo e la filodraiiiinatica di Pomaretto è
stata nostra ospite per ben due volte con
« Pi’ofondc sono le radici » e « Mamma ».
Per la sera del 1" Maggio è attesa la « filo »
di S. Secondo. A sntti gli attori il nostro
vivo plauso.
Un amico tedesco, il sig. Fiirniss hi offerto alla nostra C imunità due armonium
per venire incontro alle nostre difficoltà in
materia. Ci è stato qaà possibile mettere
Tarmoniuni di Prali nel tenupio dove ci
renderà un buon servizio, anche se scarsamente potente in proporzione alla cubatura del locale e di adoperare gli strumenti
avuti in regalo nella sala delle attività per
i culti invernali, la corale e le altre attività.
Ai fratelli che si sono cosi impegnati per
noi giunga il nostro ringraziamento sincero.
Il 3 Aprile la nostra comunità è stata
a'lìetata dalla naiScita di Claudio Gr’ll. figlio
di Bruno e di C'aretta Barus (Pomieri).
Che il Signore benedica questo bimbo e la
sua famialia.
tuito alla sua presenza.
— La domenica delle Palme abbiamo ricevuto i catecumeni seguenti: Balma Ebe,
Long Marisa, Marchetti Anna, Maurino Fiorella, Previati Rita, Refourn Evelina e Tron
Alida; Balma Luciano, Barrai Armando, Di
Gregorio Luciano, Galliano Guido, Grill Pierino, Marchetti Giovanni, Peyrot Ezio, Ribet
Renato e Travers Marco. Bosco Elia ha preferito aspettare ancora in vista d’una decisione più meditata. Ci avviamo forse verso
confermazioni meno tradizionali e più serie.
Ce lo auguriamo; intanto il gruppo dei ricevuti ha accettato di frequentare un quinto
anno volontario per lo studio di problemi vari
soprattutto di ispirazione biblica. Il Signore
benedica questi ragazzi e dia loro la gioia
del servizio e dell’amore per la loro chiesa.
Alla famiglia Tron il nostro pensiero di soli,
darietà per non aver potuto rallegrarsi per
la confermazione di Riccardo, mancato aUa
vigilia della confermazione.
’E DE
Al nostro culto serale del venerdì santo
una numerosa assemblea ha seguito con raccoglimento la lettura del racconto della passione e della morte del Signore. Numerosi
pure i partecipanti alla Santa Cena.
— Sabato 9 aprile abbiamo invocato la
benedizione di Dio sugli sposi Artas Guido
(Podio superiore) e Pontet Susanna (Podio
inferiore). A questi sposi che si stabiliscono
al Podio superiore, la Chiesa tutta porge i
suoi auguri affettuosi di ogni bene domandando al Signore di accompagnarli e benedirli sempre.
— Nel corso del nostro culto di Pasqua
il messaggio glorioso della resurrezione del
Signore è stato rivolto ad una assemblea com.
patta che gremiva il nostro tempio. Abbiamo
notato con piacere che in questa occasione
si sono uniti a noi numerosi Bobbiesi ed
amici residenti fuori Bobbio. I catecumeni
neo-confermati si sono avvicinati per primi
alla Santa Cena alla quale ha partecipato la
gran massa dei presenti. Il Signore incida
Egli stesso con la potenza del suo Spirito nei
nostri cuori il messaggio deU’Evangelc di Pasqua e ci conceda di vivere ogni nostra gior
nata nella luce della sua resurrezione.
— Il giorno di Pasqua abbiamo accompagnato aUa sua ultima dimora terrena la spoglia mortale della nostra sorella Mondon Costanza fu Davide deceduta la sera di venerdì
8 aprile presso la famiglia Pontet, in Via
Molino, dove da anni risiedeva, alla età di
anni 81. Menomata nelle sue facoltà psichiche, la nostra sorella se ne è andata silenziosamente cosi come era vissuta; ella sapeva ancora rallegrarsi di quelle cose piccole e
semplici che noi purtroppo oggi siamo portati a non considerare ed a trascurare e sapeva essere contenta dello stato in cui si trovava. Ella è stata tra noi un segno additante il Regno che viene e nel quale non vi sarà
più nè malattia, nè dolore, nè pianto. Voglia Iddio che noi prestiamo attenzione a
questi segni ch’Egli ci dà nella sua grazia e
che ci comportiamo di conseguenza nei loro
riguardi.
— La sera di Pasqua le nostre Unioni
Giovanili hanno recitato davanti ad un pubblico molto numeroso che gremiva la nostra
sala la commedia drammatica in 4 atti di
Erkmann- Chatrian : « I Rantzau », cui è seguito un grazioso scherzo comico. Gli attori
e le attrici, di cui alcuni alle loro prime armi, si erano preparati con difficoltà non lievi; ma hanno saputo interpretare egregiamente la commedia stessa e numerosi e nutriti applausi li hanno ricompensati per la
loro fatica. Ci auguriamo che il messaggio
cosi vivo che la commedia dà sia stato compreso da noi tutti e che ne facciamo tesoro
nei rapporti e negli interessi che ci legano
al nostro prossimo.
— Vivi rallegramenti ed auguri al piccolo
Marco venuto, il 5 aprile scorso, ad aUietare la famiglia di Charbonnier Alberto ed
Elena dell’Abses. Il Signore benedica il neonato e tutti i suoi cari.
— Domenica 17 aprile, dalle ore 14,30
avrà luogo, nei soliti locali, il nostro Bazar
di beneficenza al quale tutti, parrocchiani ed
amici, sono cordialmente invitati.
INCONTRO I E II DISTRETTO
FORESTERIA TORRE PELLICE
domenica 17 aprile
Studieremo insieme i primi due capitoli dello studio del Prof. V. Vinay
su « La Comunità cristiana e la trar
smlssione della sua fede ».
Il programma della giornata sarà il
seguente :
Ore 10,30: Culto nel Tempio di Torre Pellice (Centro). Ore 12,30: Pranzo
in comune alla Foresteria. Ore 14,30:
Studio sulla prima catechesi e sulla
Scuola Domenicale. Ore 17 : Tè. Commiato.
Per le iscrizioni al pranzo, prenotarsi presso la signora Deodato, Pinerolo,
via dei Mille 1, tei. 2009.
Giovani avventisti svizzeri
visitano le Gialli
La scorsa settimana, sessantasette giovani
avventisti della Svizzera romanda e del Canton Ticino, ammirati della storia gloriosa
della Chiesa Valdese, sono venuti in pellegrinaggio alle Valli durante la setiimana di
Pasqua.
Giunti venerdì sera a Torre Pellice, essi
hanno visitato il Museo Valdese con la guida
del prof. Pons ed hanno quindi preso alloggio nella vicina Foresterìa. L’indomani mattina, sabato, essi si sono recati al Ciabas, nell’antico tempio valdese, ove hanno celebrato
il loro culto insieme ai membri della Chiesa
• avventista locale.
Nel pomeriggio essi hanno visitato i centri storici principali della valle di Angrogna :
Pra del Torno, la Ghieisa d’ia Tana e Cianforan. Non sono state dimenticate nè Balsiglia, nè Sibaud, le due località che ricordano
in modo particolare gli eventi del Rimpatrio.
Due delle tre serate trascorse a Torre Pellice sono state consacrate alla storia valdese,
con due conferenze, tenute dal prof. Armand
Hugon e dal candidato Bruno Bellion.
Il numeroso ed affiatato gruppo di visitatori hanno apprezato l’ospitalità valdese; essi
ringraziano di cuore tutti coloro che li hanno accolti ed intrattenuti durante il loro bre.
ve giro alle Valli Valdesi.
Il cronista
FESTA
Alta Val
DI CANTO
Germanasca
La festa di canto delle Corali e delle Scuole Domenicali dell’Alta Val
Germanasca avrà luogo la domenica
24 aprile alle ore 14,30 nel Tempio di
Massello.
I LETTORI CI SCRIVONO
S’ode a destra
uno squillo
di protesta...
Un lettore, da Roma:
Signor Direttore,
sono profondamente rattristato nel
dover constatare che il nostro settimanale va in una direzione che non
approvo.
Non ritengo possibile presentare ai
membri delle nostre chiese ed ai lettori tutti un giornale che si presenta
cosi male orientato politicamente e teo
logicamente. La confusione delle idee
è scambiata per originalità, le tesi del
sinistrismo per ispirazione cristiana,
un ottuso antìeciimenìsmo e anticattolicesimo per la difesa della verità.
Un articolo recente se la prende con
Topera di civilizzazione in Africa e in
India, un altro con la visita dell’Arc.
Ramsey al Papa. Sono solo due esempi.
Io considero questo comportarsi da
compagni di strada del ComuniSmo,
un mìsero e tardivo tentativo di adeguarsi alla moda che passa.
Non parliamo poi del fazioso anticatloliccsimo, cosi poco originale c
cosi poco edificante, un vero peccato
di superbia, perchè dietro non c’è una
teologia precisa e non si ha il corag
gio di confessarla perchè non sarebbe
neppure condivisa da tutta la Chiesa
Valdese.
Quel che un giornale cristiano dovrebbe esprimere è Tumiltà e l’amore. Umiltà nel confessare la debolezza e il peccato. Amore nel fraterno
incontro con tutti i credenti.
Il Dio del Cristianesimo è lo stesso
Dio di Israele. Prima di distrarci e
disorientare i fratelli guardando qua
e là, pensiamo al « nostro campo »
oggi come sempre in gran pericolo e
adoperiamoci a fare del Bene bine et
nunc. Dr. Giovanni Fusacchia
Diacono Chiesa Valdese
Roma • Piazza Cavour
N. B. - In segno di protesta contro
rorientamento de « La Luce d, è mia
intenzione chiedere la sospensione del.
rinvio del giornale, ritenendo inutile
una lettura ottima a farmi riflettere
sulla debolezza degli uomini meglio
intenzionati, ma cosi poco adatta a
farmeli amare.
...da sinistra
risponde uno squillo
Un lettore, da Pomaretto:
Caro direttore.
ho letto con stupore l’articolo da te
felicemente stilato siiirinfelice visita
di Sua Grazia dr. Ramsey in Vaticano; forse l’arcivescovo inglese avrebbe
dovuto leggere, prima della partenza,
quanto il rettore del Collegio inglese
in Roma e Paolo VI si dissero in occasione della visita di quest’ultimo,
qualche tempo fa. La vocazione degli
studenti del collegio consiste nel prepararsi in vista della loro missione in
Inghilterra per la salvezza delle anime e per la conversione di molti fratelli che sono separati dalla Santa Sede; consiste pure nel pregare continuamente perchè il Signore affretti il
giorno in cui finalmente ^’Inghilterra
potrà essere nuovamente chiamata « la
dote di Maria ». Il Papa rispose al
rettore : « La Chiesa cattolica in Inghilterra costituisce uno dei punti
strategici della vita della chiesa » e
proseguendo il suo dire, formulò Taugurio che l’azione dei Cattolici inglesi
potesse raggiungere lo scopo più lieto e cioè di « poter salutare una volta
ancora l’Inghilterra, quale dote di
Maria ».
Per ouanto si riferisce alla presenza in Vaticano di fratelli responsabili
valdesi in occasione della visita del
dr. Ramsey, c’è da rimanere sgomenti, soprattutto quando si ricorda il
eomporlamento del primate inglese
davanti a tombe, sarcofagi, altari, arche e cappelle. Che scopo ha avuto la
visita dei nostri dietro il portone di
bronzo? Forse noi siamo ancora dei
fratelli troppo deboli e loro sono forti?
allora non vorremmo che, senza volerlo e in perfetta buona fede, fossero
motivo di confusione per le nostre comunità non ancora mature! Ben venga il dialogo, lo studio della Bibbia in
comune, soprattutto tra fratelli e sorelle laici in un clima di ricerca per
conoscere meglio il Cristo e Lui soltanto. Ma non si deve dimenticare
quanto il cardinale Bea, Talfiere delPecumenismo cattolico ebbe a dichiarare nella rivista « Civiltà Cattolica »
in riferimento al Concilio : « Il Concilio non ha ritrattato alcuna definizione dogmatica degli altri Concili e
non ne ha attenuato alcuna; questa
delusione è stata utile per chi aveva
sperato il contrario... ».
Con i fratelli Valdesi c’erano pure
i Metodisti, Battisti e TEsercito della
Salvezza : ringraziado il Signore non
c’erano i nostri fratelli Pentecostali,
nè delegati di altre denominazioni
evangel.che italiane come i « Fratelli », gli <c Avventisti » ecc. La loro assenza è stata un’autentica presenza
ed una viva testimonianza per Cristo
e la Sua Chiesa. L’incontro coi Cattolici da parte di questi fratelli avviene
soprattutto alla base, col popolo che
muore senza Cristo; essi aprono sale
di evangelizzazione, cercano di rivivere gioiosamente lo Spirito della prima
chiesa Cristiana e de! Valdismo medioevale, animati da un vivo zelo mis.
sionario senza attardarsi troppo negli
incontri col clero, con conferenze o
culti in comune, ma ricercando piuttosto « le pecore perdute della casa
d’Israele ».
Al congresso romano degli evangelici uno dei nostri Pastori aveva pronunciato un « guai ai fratelli che condizionano l’Unità », riferendosi ai nostri cari fratelli Pentecostali, Avventisti e Fratelli. Ma se questa unità
deve raggiungersi sacrificando la Veri,
tà, la chiarezza fra noi e nel confronti della chiesa di Roma, allora confesso che è meglio che la Unità ne
soffra anziché la Verità.
Cordialmente Gustavo Bouchard
Superamento
senza ravvedimento
Un lettore, da Mirandola:
In data 22-3-‘66 in Bologna il domenicano Rcv. Jerome Hamer ha tenuto una conferenza in cui ha trattato
« Libertà religiosa c Parola di Dio ».
Fra l'altro, l'oratore ha riconosciuto che, come Cristo, verità fatta Carne, si è proposto agli uomini senza
imporsi, così la fede non nasce dalla
costrizione bensì dalla persuasione,
che tiene conto pienamente delle esi
genze della libertà delPuomo; che la
Bibbia ha implicito il principio del
rispetto della libertà religiosa; che
Cristo stesso ha rinunciato a tutti i
suoi poteri per riconciliare il mondo
con Dio, ed ha rispettato così anche la
libertà dei suoi avversari; che Gesù
stesso non castiga, ma riserva il castigo a Dio nel giorno futuro, come dice
Egli stesso nella parabola della zizzania. e che i suoi metodi evangelici, la
sua pazienza sono legge per i cristiani.
Quindi l’oratore ha riconosciuto che
« oggi noi ci rendiamo conio che, per
il passalo, non sempre abbiamo seguito le norme di Cristo, contravvenendo,
al riguardo, allo spirito del Vangelo ».
Indi è passato subito a giustificare
cosi : « con ciò non vogliamo condannare il passato, ma orientare l’avvenire tramite il sorgere di risonanze evangeliche in ciascuno ». (Da « L'Avvenire d'Italia » 23-3-‘66).
D’accordo su lutto, tranne che con
la mancata disposizione a voler condannare il passato: ciò contrasta con
i buoni concetti e i buoni propositi
precedentemente espressi.
Io sono eonvinto, invece, che il credente che accetta Cristo e vuole rinnovarsi dal passato, deve seppellire il
vecchio uomo per rinascere a nuova
vita, perciò deve abbandonare il passato. anzi condannarlo.
Italo Jazeolla
4
pag. 4
N. 15 — 14 aprile 196S
Sut conftMo Due
generazioni
^ t C t U U Ut i t U fronte al loro Signore
Noi, membri del Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, in sessione a Ginevra, esprìmiamo la nostra profonda preoccupazione riguardo alla tragedia del
Vietnam, ansia che è condivisa da molte
Chiese-membri e Consigli affiliati in tutto il
mondo. Sappiamo che gli uomini aspirano
ardentemente alla pace, non solo nell’Asia
sud-orientale ma in tutto il mondo. In ciò
siamo solidali con tutta l’umanità. In quanto rappresentanti di Chiese cristiane abbiamo una ragione ancor più profonda per parlare e agire in favore della pace. Abbiamo
la convinzione di dover cercare la pace a
causa dell’Evangelo annunciato dal nostro
Signore. Rappresentanti di una comunità
mondiale di cristiani, ci ricordiamo che i facitori di pace sono chiamati figli di Dio. Preghiamo per la pace.
Ci uniamo a tutti gli uomini di buona volontà, per ricordare le sofferenze di un popolo che ha già sofferto sin troppo, dello
storno a fini di distruzione di risorse destinate a fini di costruzione, del pericolo che
il conflitto si estenda in guerra mondiale; e
per riconoscere che non esiste un organismo
internazionale regolato dal diritto nè un’intesa sufficiente a creare tale organismo. Tutte queste dolorose realtà rafforzano l’imperativo cristiano. Inoltre, nell’epoca cosmica e
nucleare, il desiderio di giustizia deve tener
conto del rischio di un conflitto che volge
alla catastrofe. Non potremmo tuttavia dimenticare che la pace è il frutto della giustizia e che non è durevole e sopportabile se
non nella misura in cui è costruita sulla
giustizia e sulla libertà, a II frutto della giustizia è seminato nella pace da coloro che ricercano la pace ».
In queste circostanze, tacere sarebbe incoscienza. Parliamo nel quadro dì una comunità cristiana che di anno in anno approfondisce il suo carattere universale. Ma scopo delle nostre parole non è pronunciare un
giudizio su ciò che ha portato a questa triste
situazione, poiché vi siamo inestricabilmente
implicati. Si tratta piuttosto, per noi, di intendere la situazione in piena obiettività,
cosi come si presenta attualmente, e di affrontare decisamente i fatti per fare ciò che
è in nostro potere per aiutare l’umanità a
dirigersi sulla via del buon senso e della
saggezza intemazionale.
I membri della Commissione deile Chiese
per gli affari internazionali (CCAi) ci hanno informati sull’azione che avevano intrapreso, nel gennaio 1965. Numerosi consigli
nazionali si sono espressi, hanno scambiato i
loro punti di vista e presentato delle propote ai loro governi. Prendiamo atto in un
modo speciale della costante attenzione con
cui il Consiglio nazionale delle Chiese di
Cristo negli USA ha seguito il conflitto
vietnamita, mettendo in questione in modo
sempre più deciso la saggezza e detvirminate
linee d’azione del governo americano, e indicando vie nuove.
La consultazione di Bangkok, al principio
del dicembre 1965, ha rivelato un largo ventaglio di posizioni cristiane. Delegati della
Conferenza cristiana dell’Asia orientale e del
Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo
negli USA hanno discusso le loro divergenze e, giunti a una migliore comprensione reciproca, hanno preso coscienza di punti in
comune. Durante i dodici ultimi mesi membri della CCAI hanno avuto conversazioni
con alcuni dei governi direttamente implicati
e con le Nazioni Unite, per comunicare loro
i pareri delle commissioni nazionali, degli
uffici regionali o degli organi del CEC. Hanno insistito presso altri governi, in ispecie
quelli della regione, affinchè offrano i loro
buoni uffici per condurre le parti in guerra
ad avviare negoziati. Negli ultimi mesi il
papa Paolo VI ha pubblicato appelli alla pace in termini assai vicini a quelli pronunciati lo scorso anno dal CEC. Si sta cercando in qual modo il Vaticano e il CEC potranno collaborare e agire congiuntamente.
II primo obiettivo è dunque la cessazione
dei combattimenti, se si vuole effettivamente
avviare discussioni e negoziati. Non è compito facile e siamo coscienti degli ostacoli
profondamente radicati che sinora hanno reso impossibile il riunirsi attorno a un ta
volo di conferenza. La cosa è tanto più urgente in quanto una vittoria dopo lunghi
anni di lotta comporterebbe per le due parti a
fronte una serie di problemi spinosi : da un
lato, per gli Stati Uniti e i loro alleati, nelrodio razziale e in altri risentimenti contro
gli USA e l’Occidente in generale; dall’altro,
per i vietnamiti, quando si renderanno conto
deU’annientamento del loro popolo e delle
loro risorse, che sarebbe il prezzo inevitabile
di una tale guerra.
Agli occhi dei responsabili della Conferenza cristiana dell’Asia orientale (CCAO), la
migliore possibilità d’accordo si trova, in un
modo 0 nelTaltro, nelle conclusioni della
conferenza delle 14 potenze riunita a Ginevra nel 1954. Questa possibilità era stata
espressa sin dal marzo 1965, assieme ad altre possibilità quali : un ricorso all’ONU, riconoscendo l’inconveniente dell’assenza della
Repubblica popolare cinese; una risposta alle
iniziative del segretario generale delle N.U.;
Dichiarazione dei
Comitato centrale
del C.E.C. (Ginevra)
Il Comitato centrale del CEC^
in riunione plenaria nella sede del
CEC a Ginevra, nello „corso febbraio. Fra i vari documenti che
ha pubblicato, ha avuto particolare eco quello sul Vietnam, che è
stato ultimamente approvato dal
Smodo della Chiesa evangelica in
Germania, mentre a Washington i
500 delegati della Conferenza interreligiosa per la pace chiedevano
(inutilmente) a Johnson un generale cessate il fuoco a partire dal
Venerdì santo. (Foto Taylor)
l’uso della rappresentanza ad hoc da parte
delle grandi potenze, in questo caso l’URSS
e il Regno Unito, co-presidenti della Conferenza di Ginevra. Il Comitato centrale ha
fornito tutti gli incoraggiamenti possibili secondo tali direttive.
Dobbiamo senza stancarci tentare di giun
gere a un regolamento pacifico. Dobbiamo
pure tener conto della tragedia umana che
si svolge nel Vietnam via via che continuano i combattimenti.
In vista di alleviare le sofferenze umane
e di creare un clima più propizio ai negoziati, proponiamo le seguenti misure, che secondo noi dovrebbero essere applicate appena
possibile :
1. - gli Stati Uniti e il Vietnam
del sud cessino di bombardare il Vietnam del nord, e questo cessi le sue infiltrazioni militari nel Vietnam del
sud;
2. - gli Stati Uniti annunciano ora
ohe s’imipegnano a ritirare progressivamente le loro truppe secondo le modalità stabilite da ima commissione
per la pace sotto l’egida intemazionale considerate adeguate da im’autorità intemazionale;
3. - tutte le parti riconoscano la
necessità di far posto, nei negoziati,
sia al Vietnam, del sud sia al Fronte
nazionale di liberazione (Vietcong)
secondo proporzioni da determinarsi.
e favoriscano i negoziati fra il governo del Vietnam del sud e il Pronte
nazionale di liberazione, nella speranza di trovare un’autorità che possa negoziare e rappresentare tutto il
Vietnam del sud;
4. - il Vietnam del Nord e del Sud
siano disiasti a ricevere e a formulare
proposte di pace;
5. - tutte le parti offrano la massima sicurezza alla popolazione civile,
impegnandosi ad alleviare le sofferenze causate dalla guerra;
6. - tutte le parti in causa riconoscano ohe l’evolversi degli avvenimenti nel Vietnam è un elemento della rivoluzione sociale e ohe, liberati da
ogni intervento straniero, il Vietnam
del Nord e del Sud sarebbero in grado di decidere della propria sorte considerando le domande di pace e di sicurezza formulate nell’Asia sudorientale ;
j. - tutte le parti in causa riconoscano quindi la necessità di vasti programmi di sviluppo;
8. - per ridurre l’attuale tensione
intemazionale gli Stati Uniti rivedano e modifichino la loro politica tendente a « isolare » il comunismo, e i
paesi comimisti che sostengono certi
paesi nella loro « guerra rivoluzionaria » rivedano e modifichino anch’essi
la loro politica;
9. - si facciano tutti gli sforzi possibili per inserire i 700 milioni di Cinesi nella comunità delle nazioni, mediante il governo al potere, la Repubblica popolare cinese, aflìncihè essi
possano assumere la loro parte di responsabilità e avere una legittima occasione di contribuire allo stabilimento della pace e della sicurezza non solo nel sud-est asiatico ma in tutto il
mondo ;
10. - ci si metta rapidamente d’accordo per proclamare un nuovo « cessate il fuoco» di durata sufficiente a
permettere ima distensione e a tentare negoziati, mentre un’Unità, rafforzata della Commissione intemazionale di controllo (India, Canada e Polonia) veglierebbe a fare osservare il
« cessate il fuoco ».
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
questo. Vuol dire rinunciare a confrontare spietatamente le parole e le
intenzioni degli anziani con i loro risultati pratici. Questo è il « giudicare-» che è vietato dal Signore. Ma ricercare invece nella vita dei maggiori
quali sono stati i momenti di reale testimonianza, i momenti di grazia in
cui la forza di Dio è intervenuta nella loro debolezza. E riconoscere quei
momenti di grazia come punti di riferimento per l’azione e l'impegno
presente e futuro.
« Umiliatevi sotto la potente mano
di Dio », dice Pietro. Non davanti ai
fulgidi esempi delle generazioni prececfenti la nuova generazione è chiamata ad umiliarsi: ma davanti alla
mano di Dio. Nè altrimenti desiderano i veri testimoni, i quali odiano attirare rattenzione su di loro, ma vogliono attirare l’attenzione solo sull’opera potente del Signore.
Dove la nuova generazione impara questa umiltà sotto la potente mano del Signore, dove riconosce perciò la propria debolezza alla luce della
debolezza di ohi l’ha preceduta, là
cessa il freddo confronto, il giudizio
ostile e nasce l’amore umile per i deboli testimoni della potenza del Signore, per quelli più lontani come
per quelli più vicini, quelli che si sono
conosciuti, visti, ascoltati, seguiti.
E che cosa significa umiltà ner gli
anziani?
Significa essenzialmente riconoscere che anche la nuova generazione ha
ima sua vocazione specifica, diversa
da quella di chi ITia preceduta. Umiliarsi significa ammettere che la nuova generazione possa annunciare a
sua volta l’Evangelo non soltanto come un’eco che rimanda lo stesso suono impersonalmente, il suono familiare della predicazione della generazione precedente, il suono una voce
nuova, inusitata, dal suono sconosciuto, talvolta sconvolgente, preoccupante, perfino irritante.
Anche qui, la generazione di coloro
che sono più avanti negli anni non è
chiamata a umiliarsi di fronte ad una
iiiiiiimmiiiiiimuiiiiuiiiuiiiiiuniiMiiiiMiiiiiMiliiiiHiiiiKMii
iiiiiimiiiiuiimniimiiimuiiDiitiiiMmiiiiiiiiMiiiiimiiimiuiiiiiiniiiiiiiimiNiiiiiiiiiiiii
iiii<Hi(iMiiii nini iimimiii nini I
iiniiiiiiimimimiiiuiiniuiiiiiHiiiiimmimninumiiuuuiniinn
inimiiniinliiHiiniiiiiiinMiunnimiuimniiminiiinimimiuiii
Cristo crocifisso nel Vietnam?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
di Cavour. Quel che contesto è che ci
sia più peccato nella guerra americana che nella guerra dei Viet. Se la
frase « Cristo crocifisso nel Vietnam »
significa condanna della guerra americana in nome dell’Evanplo, allora
devo dire ohe la frase mi ricorda stranamente la condanna che si voleva
infliggere agli Ebrei per il reato di
Deicidio !
Anche nell’ultimo conflitto mondiale la condanna delle nefandezze naziste sgorgava dall’uso della ragione in
nome dei principi umani di dignità,
di libertà e di giustizia e da questo
giudizio si poteva giungere indipendentemente dairavangelo. Si dice che
la chiesa avrebbe dovuto avere il coraggio di condannare recisamente ed
ufficialmente Hitler ed il suo regime:
è vero, la chiesa doveva certamente
farlo, come avrebbe dovuto farlo per
le bombe atomiche sul Giappone. Ma
come doveva farlo? Annunziando il
perdono rii Cristo specialmente rivolto ai massacratori ed ai distruggitori,
ai seviziatori ed ai colpevoli di genocidio e di sterminio sia che questi
agissero nei campi di concentramentc
0 ad Hiroscima ed a Nagasaki. La
chiesa confessante osò farlo: ma, appunto, il suo giudizio di condanna del
nazismo consisteva nella testimonianza di perdono e di pietà, e ciò che diede a questa testimonianza valore di
annunzio del Regno era il fatto che
quella chiesa era -perseguitata ed oppressa, cioè si trovava in un tempo
sospeso : era nella irruzione di Dio nel
tempo e questo tempo non era stato
scelto dagli uomini.
Da im punto di vista teologico la
discriminazione è impossibile : tutti
gli uomini sono ugualmente perduti e
colpevoli davanti a Dio. Il giudizio di
condanna è giudizio umano, politico,
storico ed è tanto più terso e pulito
quanto meno si tira in ballo la religione per rafforzarlo. Dal punto di vista dell’Evangelo, invece, bisogna riconoscere che Dio oramai, dopo la
croce di Cristo, ha un sole giudizio:
la misericordia del perdono. Dal pimto di vista evangelico (e non dal punto di vista storico) non siamo più noi
a giudicare, ma siamo giudicati dal
giudizio di Dio... cioè perdonati per i
nostri giudizi umani nei quali scambiamo la fede dono di Dio per la
buona fede con la quale li formuliamo.
Cristo, se proprio si vuole saperlo e
si vuole dirlo, e crocifisso sia dagli
americani che dai vietnamiti del Nord,
del Sud e del Vietcong. E’ crocifisso
sia dal napalm che dalle frecce avvelenate, sia dal banchiere dì Wall
Street che dal funzionario cinese, infine è crocifisso sia dai nostri benpensanti quietisti valdesi che dai nostri evangelici di sinistra. Cioè, in altre parole, non è crocifisso affatto! Lo
è stato ima volta sola e lo ricordiamo
con tremore e timore in questi giorni
per la millenovecentotrentesima volta.
Il Padre nostro ha crocifisso il Suo Figliuolo sulla croce per il peccato di
tutti gli uomini e per perdonare a tutti gli uomini: per perdonare a coloro
che uccidono ignorando il Suo nome
come a coloro che uccidono nel Suo
nome, per perdonare a coloro che —
come i Viet ed i cinesi — lo criciflggcno senza saperlo e a coloro che
— come i giovani autori del volantino — lo crocifiggono coscientemente
nel luogo e nel tempo che essi scelgono secondo le loro preferenze politiche. Infatti, ricordiamolo bene :
ogni nostro giudizio è solo un essere
confusi davanti a Cristo. Le nostre
identificazioni di Cristo con questo o
quel fatto della storia umana non fondono Cristo ed il tempo, ma confondono Cristo con il tempo e ;nisconosccno la Sua signoria sulla storia. E’
pericolosa questa confusione tra Cristologia e religione che spinge tanti di
noi a dare giudizi religiosi sulle situa
iimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii
Due manifestini
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
V - Cessazione dei bombardamenti americani sul Vietnam del Fiord, cessazione del
fuoco nel Vietnam del Sud, come premessa
ai negoziati;
2° - sospensione degli invii di truppe straniere nel Vietnam del Sud, e in altri paesi
vicini;
.1" - riconoscimento del Fronte tiazionale
di liberazione nel Vietnam del Sud, principale forza combattente, come diretta contropartita nelle trattative e parte in causa nei
negoziati;
4" - riconoscimento esplicito degli accordi
di Ginevra del 1954 come base per la soluzione del problema vietnamita: ritiro delle
forze straniere, indipendenza, riunificazione e
neutralità del Vietnam con mezzi pacifici, ad
opera del popolo vietnamita.
Noi, che qui ci firmiamo, dichiariamo che
anche questa è la nostra posizione.
Pertanto appoggiamo la proposta del comitato nazionale americano per la fine della
guerra nel Vietnam, il quale ha chiesto che
in America e in tutto il mondo si tengano,
nei giorni 25-26-27 marzo, incontri e manifestazioni per la pace nel Vietnam.
Noi siamo per il popolo vietnamita, e per
questa America perchè siamo per la pace, per
la vita, per un futuro più umano e più giusto per tutti.
Firmato :
Aldo Bosio, Claudio Canal, Luisella
Fornero, Giorgio Gardiol, Giovanni
Giolito, Wanda Giordano, Amos Pignatelli, Sergio Rostagno, Enrico
Rostan, Sandro Sarti, Claudio Tron,
Mauro Ughetto, Mirko Vaglio, Eletta V igliano.
gioventù saputa e superba della propria ioTza, e della propria novità, ma
davanti alla potente mano di Dio che
agisce anche nella nuova generazione.
Umiliatevi sotto la potente mano di
Dio: vuol dire per la generazione degli anziani riconoscere la mano di
Dio .che mette in crisi ogni sistema,
ogni posizione che pretenda di essere
definitiva, ogni testimonianza diventata tradizione, ogni evangelo diventato legge.
Dove la generazione degli anziani
impara questa umiltà, dove si lascia
mettere in questione dalla potente
mano del Signore, là cessa la posizione di difesa di fronte alla nuova
generazione, la pretesa di far valere i
propri risultati e nasce la speranza
sincera con cui ogni generazione deve
saper accompagnare quella ohe segue.
Speranza che è fine della paura che i
giovani si sbandino e falliscano; fine
dello scetticismo, cioè della paura
delle delusioni pcssibili; speranza che
è inestimabile aiuto e incoraggiamento vero.
«CZ ettando su di Lui ogni vostra sol
lecitudine perchè Egli ha cura
di voi ». La conclusione dell’esortazione di Pietro non è la scappatoia di
una falsa pietà che idealizzi le cose
e nasconda le difficoltà reali che e.sistono anche nella chiesa. E’ l’invito
ad ascoltare le indicazioni della Parola di Dio in mezzo alle preoccupazioni, alle incomprensioni, alle sollecitudini in cui viviamo, ma con un
atteggiamento di fede in Colui che si
prende cura di noi.
Se così diamo ascolto a questo appello all’umiltà, all’umiliarsi degli uni
e degli altri sotto la potente mano di
Dio, il « gettare su di Lui ogni nostra
sollecitudine perchè Egli ha cura di
noi» diventa la possibilità nuova, il
dono rinnovato della grazia, la vera
forza della comunità dei credenti nel
succedersi delle generazioni.
Direttore resp. ; Gino Conte
Reg. al Trihunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre PeUiee (T.)
avvisi economici
zioni storiche: questa confusione ror
ta ad identificazioni che i cristiani
primitivi mai hanno fatto e che costituì il peccato dei nostri riformatori
quando le fecero (come Calvino con
Serveto e soprattutto Lutero con la
faccenda della guerra dei contadini).
La lotta per il progresso non è più
santa della lotta per il privilegio, la
lotta per la libertà non è meno peccaminosa della lotta per la difesa dell’autoritarismo. E’ il tempo che è peccato Si pecca per il fatto stesse di
vivere. Noi siamo la croce di Cristo e
nessu’no di noi, nemmeno il ooo.ffo
vietnamita può essere identificato con
Cristo : tutta l’umanità è la croce che
Cristo ha portato su di Sè. Ma tutto
ciò sembra che lo si dimentichi...
Stiamo sempre più gravemente storicizzando l’Evangelo, identificandolo
sempre più con i valori umani e politici; facciamo di Cristo sempre più
un modello ed un simbolo di virtù civile e politica (perchè questo secolo è
dominato dal mito politico), come nel
secolo scorso Lo si faceva simbolo di
virtù morali. Senza rendercene ben
conto contribuiamo a gettare le basi
di una religione della storia (di hegeliana memoria) molto simile alla religione naturale cattolica (di tomistica memoria). Il Protestantesimo attraverso la Storia cammina verso la
Natura ed il Cattolicesimo attraverso
il Concilio cammina verso la Storia.
Entrambi sono momenti dialettici della realtà in atto, mediati dal Marxismo, che li supera entrambi. Forse
questo spiega molte cose: l’andare a
braccetto dei pastori e dei preti, il
comune « fremere » dei cattolici e dei
protestanti per il « nuovo spirito »
(storico s’i, ma Santo no) del Concilio,
l’inchino di Sua Grazia Anglicana
nelle Grotte Vaticane alla compiar
oente presenza dei nostri rappresentanti... Per la Chiesa cattolica tutto
ciò è naturale perchè è nel suo sviluppo organico: intende infatti il peccato come il male e la santificazione
come uno sforzo umano, un impegno
nella realizzazione delle virtù civili e
politiche, dato che la religione per lei
non è che rafforzamento della natura
nel suo proprio essere... Per noi, se
confondiamo le virtù civiche e gli
ideali con la salvezza e i vizi e le ingiustizie con il peccato, è la fine del
Protestantesimo. La religione della
storia, che il Protestantesimo ha in
comune con il Marxismo, conduce al
rovesciamento della dialettica dell’Evangelo : anziché far salvare gli uomini da Cristo crede di salvare Cristo
crocifiggendolo nelle « ingiuste » cause
degli uomini e facendolo risorgere nelle « giuste » cause dei cristiani. Per
fortuna però il rapporto tra Cristo e
la Storia non è un rapporto dialettico
mediabile dagli uomini: è una dualità assoluta che sarà tolta solo «irbi
et quando visum est Deo», dove e
quando Dio ha stabilito.
Roberto Jouvenal
CONIUGI evangelici con due figli, lesidei ii
Torino, eercano giovane fissa anche prim,
impiego. Ottimo trattamento. Scrivere: L.'
breria Claudiana, Via Principe Tomnu;
so 1, Torino.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Oscar Gardiol
ringraziano quanti sono stati di aiu o
e di conforto nel loro grande dolor“.
Un ringraziamento particolare al
dottor Raoul Ros-Sebastiano, ed ;,1
Pastore Arnaldo Genre.
S. Secondo di Pinerolo
1« aprile 1966.
RINGRAZI AMENTO
NeH’impcssibilità di ringraziare tutti
personalmente, le famiglie Gardiol e
Costabel, profondamente commosse
tx;r le espressioni di simpatia ed affetto tributate in occasione della dipartita della cara mamma
Elvina Connetto
ved. Gardiol
ringraziano tutti coloro che con fiori,
scritti ed opere, presero viva parte al
loro dolore.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Malati, Rivoiro e Gay
commosse per la dimostrazione di
simpatia e stima avuta per la dipartenza della mamma e suocera
Elisa Gönnet
ved. Pagetto
ringraziano quanti hanno voluto essere di conforto nella triste circostanza. Un grazie particolare al Doti. Ros
e al Pastore Ayassot.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Gisletti-Rostan, ringrazia commossa tutti coloro che con fiori, scritti e partecipazione al funerale,
presero parte al suo cosli grande dolore per la dipartenza della cara
lido
Torre Pellice (Simond)
7 aprile 1966.