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Anno 124 - n. 41
28 ottobre 1988
L. 800
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a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle \alli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
LA SECONDA BATTAGLiA Di ALGERi
Prima una, poi due, poi tre:
ora, mentre scrivo queste righe,
sono quattro e forse aumenteranno ancora. Si tratta di alcune centrali nucleari militari americsjie (in totale sono 15) adibite alla produzione di materiale per le bombe e per i missili, improvvisamente, chiuse a
causa di una serie di incidenti
e disiunzioni che hanno provocato gravissime fughe radioattive.
Certa stampa ha parlato di
« nuove Cernobil », ricordando
il drammatico incidente capitato alia centrale sovietica il 26
aprile 1986. Ma in questo caso la
questione diventa ancora più grave perché, oltre al fatto in sé,
entrano in ballo altri fattori che
bollano i responsabili come persone indegne ed incivili.
Già si era notato, in occasione
deirincidente di Cernobil (è di
questi giorni la notizia che forse questa città dovrà sparire dalla faccia della terra), un certo
ritardo e successivamente una
reticenza nei fornire le notizie,
ma in questo caso il comportamento dei responsabili va oltre
ogni limite e si è trasformato
in un deliberato attentato contro la salute e la vita di un eler
vatissimo numero di persone.
Per decine di anni infatti queste centrali hanno scaricato i loro mortali gas radioattivi nell’aria, nelle acque, nei pozzi, sulle
colture, sui centri abitati, mentre i gerenti (si tratta di aziende
private che lavorano per il Pentagono ) sapevano perfettamente ciò che accadeva, e per di più
— come denuncia la non sospetta « Stampa » — avendo dalla
loro l’autorizzazione del governo federale.
Le prime conseguenze, ora denunciate, sono state terribili:
un numero imprecisato di vittime, bimbi nati morti, aborti, deformazioni, malattie della crescita, alta mortalità per tumori.
Senza calcolare le conseguenze
che si protrarranno nel tempo
(ad Hiroshima si muore ancora
oggi per la Bomba).
Ogni commento appare veramente superfluo: si sa già che
tutti si difenderanno, tutti avranno « validi motivi » ed inoltre accamperanno ragioni di segretezza e di sicurezza nazionale
essendovi di mezzo i militari.
Bella « sicurezza » davvero, che
consente in tempo di pace (?)
l’assassinio in massa e la rovina — paragonabile addirittura
ad una sorta di tortura — di persone ignare, per di più nel nome di una tecnologia e di un
progresso tutti da verificare e
da discutere.. Basti pensare, che
uno dei massimi responsabili, il
ministero dell’Ener^ — pur
ammettendo di non aver ovviato
alle fughe radioattive — ha sottovalutato con incredibile leggerezza la loro pericolosità, attribuendo l’alta incidenza di
morti e di malattie ai pesticidi
Cd ai fertilizzanti chimici.
C’è da augurarsi vivamente
che i prossimi incontri ecumenici incentrati sulla salv^uardia
del Creato denuncino più fermamente che mai, oltre a queste,
tecnologie, infide, anche gli inaccettabili comportamenti a cui
queste tecnologie inducono.
Roberto Peyrot
Per la sharia e il cous-cous
La lunga strada della decolonizzazione - La minaccia continua del debito internazionale L’esplosione demografica e le rivendicazioni economiche - Il ritorno del pensiero islamico
Oltre trent’anni fa, dal gennaio
al giugno ’57, la rivolta popolare
esplodeva nelle strade dì Algeri.
« L’Islam è la mia religione, l’arabo la mia lingua, l’Algeria la mia
patria », gridavano gli insorti che
conducevano una sorta di guerriglia urbana contro la colonizzazione francese. Quella battaglia
è stata condotta all'insegna della
libertà. E’ stata forse relemento
determinante nel processo di decolonizzazione deH'Algeria: poco
tempo dopo Guy Mollet, primo
ministro francese, era costretto
ad abbandonare e dalla crisi istituzionale della III Repubblica, la
Francia usciva con una nuova
Costituzione, una nuova Repubblica e con un nuovo leader, il
gen. Charles De Gaulle. La strada
era ancora lunga e marcata da
molto sangue dal terrorismo delrOas, da odiose censure della
Repubblica francese (i critici interni venivano imprigionati, i libri sulla lotta algerina dovevano
essere pubblicati in Italia), dalla
repressione contro il Fin che era
violenta e che non disdegnava la
tortura, e anche da gesti coraggiosi come quello di 121 intellettuali francesi, tra cui alcuni protestanti, che invitava — nel 1961 —
i soldati a disertare; ma alla fine,
il 5 luglio 1962, l’Algeria proclamava la sua indipendenza.
Sono stati 25 anni di grandi
speranze, ma anche di tensioni
tra le differenti componenti della
società algerina. I vincitori della rivoluzione algerina (la classe
media che, per emergere, aveva
bisogno di opporsi alla dominazione francese), per evitare rotture interne, si erano detti socialisti, avevano lanciato la proposta
dell’« autogestione » ed avevano
elaborato una Carta costituzionale in cui tutti potessero identificarsi (1976).
Dal punto di vista economico
le cose non sono però andate bene. La caduta del prezzo del petrolio, accompagnata parallela;
mente dalla caduta del tasso di
cambio del dollaro, non ha permesso lo sviluppo economico necessario al paese, che ha un incremento demografico altissimo.
Oggi il 60% dei proventi delle
esportazioni di petrolio (che rappresentano il 90% delle esportazioni totali deH’Algeria) servono
solo per pagare le rate del debito intemazionale. L’Algeria ha
solo 3.700.000 occupati su una
popolazione di 24 milioni di abitanti. Ogni anno entrano nel mercato del lavoro .150.000 giovani,
ma c’è lavoro solo per 50.000 (un
terzo!). Ogni anno l’Algeria cresce di 900.000 abitanti.
Le campagne si spopolano e
oggi la metà degli algerini vive
sulla costa e in quattro grandi
città: Algeri, Orano, Costantina,
Aimaba. In queste città che stan
Algeri: una veduta della « casbah ».
no letteralmente esplodendo si
vive anche in 9-10 persone per
stanza. Nelle città si «fa la catena » (la coda) per acquistare i
prodotti di base dell’alimentazione. La penuria fa nascere il mercato nero e accresce le diseguaglianze.
Col nuovo presidente Chadli
(1979), che è autore di riforme in
senso liberista, la situazione non
è migliorata e il disagio sociale
FEDE, AMORE, OPERE
Rompere le barriere
« ... in Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore alcuno; quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore» (Calati 5: 6).
La fede unisce o divide? Credo
che la nostra risposta propenda
per la seconda alternativa. La
storia delle chiese è per lo più
storia di divisione, di distinzione: di qua la vera fede, di là l’eresia, l’errore; di qua la retta confessione dell’Evangelo, di là la
confusione, e avanti di questo
passo. Anche la storia di chiese
di minoranza, come quelle evangeliche in Italia, è storia di divisione e distinzione; né avrebbe
potuto essere diversamente, pena la perdita del nostro specifico. Abbiamo sempre avuto, grazie a Dio, una buona consapevolezza della nostra identità confessionale e quindi, in un certo
senso, di quella che è la nostra
vocazione. A livello individuale,
poi, siamo consapevoli (e guai
se non lo fossimo) che è necessario distinguersi dagli altri nel
comportamento e nelle idee. Una
cosa è il mondo, la mentalità
corrente, un’altra la chiesa, i credenti, che hanno « la mente di
Cristo» (I Cor. 2: 16).
Per questo le parole dell’apostolo ai Calati ci stupiscono e
mettono 'in questione un nostro
modo di vedere le cose. Paolo si
dichiara infatti nettamente contrario alle divisioni di tipo religioso e ai simboli coi quali la
diversità/identità viene espressa.
Non altrimenti, mi pare, va letta la parola relativa alla circoncisione: il segno per eccellenza
dell'appartenenza a Dio, della elezione e della distinzione. L’umanità di allora era divisa tra
« circoncisi »e « incirconcisi »,
oggi diremmo tra credenti e non
credenti, cristiani ed atei. Ma, oltre a distinzioni di ordine religioso, se ne trovano molte altre
(bianchi e neri, oppressi e oppressori, malati e sani...) ben radicate, quasi impossibili da superare, tanto che potremmo dire che la divisione è il dato costante della nostra umanità, la
concretezza della storia che viviamo, mentre l’unione, l’unità è il
dato eccezionale, molto raro, che
sta quasi oltre la nostra storia.
In questo complesso contesto
s’inserisce la fede non come elemento di ulteriore (e definitiva)
distinzione, ma come elemento
di incondizionata apertura. Essa
è operante per mezzo dell’amo
re, non dunque mediante simboli che tendono a distinguere e dividere, e neppure per comportamenti eccezionali che diversificano, anche se ritengo che tutte
queste cose siano importanti e
in un certo senso necessarie, perché viviamo in una storia, con
le sue caratteristiche, identità,
varietà, proposte, sogni, sconfitte, delusioni... La fede, secondo
Paolo, non ci porta a delimitare
spazi, a ritagliare pezzi di vita e
di mondo, ma a rompere le barriere e superare i confini, non a
escludere, ma caso mai ad includere. Se ciò che la anima, e più
che questo, le dà forza, energia,
è l’amore, l’agàpe, è chiaro che
essa è movimento verso l’altro,
apertura nei confronti del prossimo; anzi, capacità di farsi prossimo del ferito sul bordo della
strada.
Ma non si rischia così di finire in una generica filantropia nei
confronti di tutti? Non credo.
L’amore è qualcosa di diverso,
non un sentimento generico che
appiattisce ogni cosa e sfuma i
contorni, ma decisione, scelta,
passione: ha motivazioni radicate, obiettivi chiari. Ci fa vivere
ed agire, dà significato e rilevanza ai nostri gesti. E’ la risposta
all’amore di Dio.
Luciano Deodato
di gran parte della popolazione
è cresciuto.
Si è arrivati così alla « seconda
battaglia » di Algeri, al fatto che
polizia e esercito abbiano sparato, ci siano stati 5(X) morti e —
di nuovo — le torture nelle prigioni di Algeri. Ma questa volta
erano algerini che hanno sparato, ucciso, torturato altri algerini.
Le semplici ragioni economiche
non servono i>erò a spiegare interamente la rivolta dei ragazzi
(sì, anche qui erano ragazzi giovanissimi a scendere in piazza e
a lanciare le pietre). L’economia
è stata la molla, ma è la mancanza di prospettive che getta
le giovani generazioni nella disperazione; l’emigrEizione è ormai bloccata in tutti i paesi d’Europa.
In questo contesto la speranza di un avvenire, per il 60% della popolazione algerina che ha
meno di 30 anni, ha preso la forma di un ritorno al passato, alla
religione islamica, alla legge islamica, alla sharia. Dovendosi confrontare con il partito unico, col
Fin, che si dichiara « laico », la
religione è diventata una speranza, un momento di mobilitazione. Attenzione: l'Islam algerino
non ha alcuno dei contenuti delrislamismo di Khomeini, è solo
una profonda esigenza di armonia e giustizia, che la sharia dovrebbe assicurare.
Il Fin, ormai saldamente in
mano ai militari e ai tecnocrati,
ha fallito proprio sul terreno laico, della costruzione della democrazia nel paese, e ciò ha comportato una crisi di credibilità e
di autorità. Col referendum annunciato si andrà verso nuove riforme politiche in grado di contrastare l’esigenza della sharia
e la crescita del fondamentalismo
islamico?
Ma la rivolta in Algeria è anche contro i nostri paesi, potenze
industriali. L'Algeria, ma anche
il Marocco, la Tunisia, l’Egitto
sono l’aivamposto del Terzo Mondo nel Mediterraneo. La nostra
egemonia in camiro economico e
tecnologico è messa in questione,
alle nostre porte. Non possiamo
più far finta di non vedere.
Giorgio Gardlol
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commenti e dibattiti
28 ottobre 1988
A colloquio con i lettori
L’ORA DI RELIGIONE
E FESTA DELL’UNITA’
Caro Direttore,
desidero fare una precisazione alla
chiusa del bell’articolo dell'aniico e
collega in giornalismo Paolo Fiorio, che
qui voglio ringraziare, « I valdesi spiegati al popolo comunista », comparso
sul numero del 30 settembre, con il
resoconto della presentazione del libro
di Giorgio iBouchard ,« I valdesi e
l'Italia » alla Festa provinciale dell’Unità di Torino.
Poiché era compito mio, in quanto
moderatrice, sollecitare le domande e
condurre il dibattito, non ho ritenuto di dover portare il discorso —
pur accennandolo — sulla questione
Intese-Concordato'ora di religione, poiché: 1) era stato preannunciato un dibattito specifico sul tema di lì a due
o tre sere, avvenuto poi con grande
partecipazione di pubblico e la presenza di un rappresentante del Comitato per la laicità della scuola, della Comunità israelitica, degli insegnanti
cattolici, della segreteria torinese del
Pei nella persona di Maria Grazia Sestero e della Chiesa valdese di Torino nella persona del pastore Eugenio Rivoir; 2) è mia convinzione che,
per quanto la questione ora di religione sia di fondamentale importanza
e di grande attualità, le tematiche del
rapporto minoranze religiose-stato-società italiana, nel nesso forze politichecultura-democrazia, siano molto più
ampie e ancora tutte « da scoprire »
per li cittadino medio, anche progressista: a ciò il libro di Giorgio Bouchard si presta egregiamente, perché percorre, dai punto di vista dei
protestanti e in quei nessi, 300 anni di storia italiana; 3) credo perciò
sia buona norma politica tenere aperto ii ventaglio dei temi, che poi sono alla base di una battaglia specifica come quella dell’ora di religione
— su cui è necessario continuare a
misurarsi — e le danno respiro culturale e ideale, evitando anzi l’identificazione delle problematiche e dell’apporto di un gruppo con un unico argomento, per quanto fondamentale; 4)
su questa linea di ampiezza, varietà e
ricchezza mi pare ci siamo sempre
mossi anche nel lavoro giornalistico
del nostro settimanale, a cui mi onoro di collaborare.
Con i migliori saluti.
Piera Egidi, Torino
I VALDESI
E LA REPUBBLICA
Scrive Giorgio Bouchard nel suo intervento ne "Il glorioso rimpatrio dei
valdesi": « A differenza dei valdostani, i valdesi non chiedono un’autonomia amministrativa per le valli... i
valdesi puntano piuttosto su una rep>ubblica decentrata, democratica, abbastanza forte da controllare I trust tipo Fiat
o forse da nazionalizzarli come in Inghilterra; ben pochi votano monarchia
Il 2 giugno 1946, una maggioranza dà
il suo voto al partito d’AzIone (erede
di G.L.) ».
Per quanto riguarda i sette comuni
della vai Pellice (Luserna S. G., Rorà,
Lusernetta, Angrogna, Torre Pellice,
Villar Pellice e Bobbio Pellice), la monarchia il 2 giugno 1946 Ottenne globalmente 4.425 voti, pari al 47,42% e
la repubblica 4.905 voti, pari al 52,58
per cento. Il voto fu così distribuito: Luserna S. G., Rorà e Lusernetta, allora
riuniti sotto un unico comune, fecero registrare il 48,52% per la monarchia.
Ad Angrogna, Villar P. e Bobbio P„
la monarchia ottenne rispettivamente il
40,9%, il 46,8% e il 62,13%. A Torre Pellice il voto monarchico fu pari
al 43,8%.
Se si considera che a Villar Pellice e a Bobbio Pellice la popolazione valdese era pari allo
87% e aM’82%, sarà facile constatare che almeno per quanto concerne
la vai Pellice non furono certo « ben
pochi » coloro che votarono a favore
della continuità istituzionale. Il dato risulta assai più clamoroso se confrontato con il risultato referendario regionale, dove il 57,1% votò a favore
della repubblica.
Scrive più avanti il pastore Bouchard:
« Gli operai delle valli il 18 aprile
1948 votarono Fronte Popolare ».
Ancora una volta e In particolar modo per i comuni della vai Pellice, i
dati elettorali dimostrano il contrario. Il voto del 18 aprile 1948 confermò in vai Pellice, così come nel resto
d’Italia, il crollo del Fronte Popolare.
In valle raggiunse il 13,46%, mentre
il 2 giugno 1946 Poi e Psi, presentatisi divisi, avevano raccolto l’11,5% e
il 18,39%. Più contenuta fu la crescita della De, che passò dal 23,16%
del 2 giugno al 27,94%. Il risultato
clamoroso fu conseguito dal nuovo partito socialdemocratico guidato da Giuseppe Saragat.
In alcuni centri toccò punte che mai
più nessun partito riuscirà ad ottenere.
A Bobbio P. il 76,85%, a Rorà il
64,36%, a Villar P. ii 63,44%, ad Angrogna il 43,18%, a Torre P. il 36,84
per cento e a Luserna S. G. il 34,42
per cento. Una scelta politica ben precisa che confermò, così come era accaduto il 2 giugno 1946, la forza e il
prestigio di un leader come Mario
Alberto Rollier, candidato alla Camera
dei Deputati per il Psdi.
Alle elezioni politiche del 1953 l’assenza di Rollier e il contesto politico
nazionale ridimensioneranno il partito
socialdemocratico che si assesterà intorno al 6,07%.
Questo valzer di dati, sebbene risulti di poco piacevole lettura rispetto
al passionale contributo di Giorgio
Bouchard, mi è parso utile farlo, perché molto spesso divulgazione storica
e ricerca si confondono.
La lettura dei dati sopra citati può
costituire un piccolo contributo ad
un’analisi accurata ed attenta di un
determinato periodo storico della valle,
che al di là delle facili semplificazioni,
era articolato e assai complesso, sia
per le specificità della zona, sia per
il contesto storico in cui si sviluppò
la lotta politica in quegli anni.
Enzo Tumminello, Torre Pellice
LE DOMANDE
DEI BAMBINI
Leggendo « Come ci paria Dio? »,
di Gino Conte, sul numero del 14 ottobre nella pagina • Prospettive bibliche.
AN’ascoito della Parola con i nostri
ragazzi », a frotte mi sono tornate in
mente domande iiluminanti suiia ricerca di Dio, che mi furono rivolte da
preadolescenti maschi e femminucce
di altri tempi. Ne citerò solo due;
• Si possono toccare la luna e il sole?
Chi li ha messi lassù? ». Rammento le
mie risposte; « Non si potranno mai
toccare la luna, le stelle o il sole,
che è una stella fissa, anche se sono
stati creati da Dio per tutti gli uomini. Creati, non fatti, non avendo Egli
avuto bisogno di strumenti come noi
uomini. Con i soli atti della Sua volontà, Dio ci diede ii giorno, la notte
e il cielo, dove pianeti e astri che
stanno sopra le acque, ruotano incessantemente e finché Lui vorrà, mentre
nelle acque, sotto il cielo, nuotano i
pesci che vi trovano casa, cibo e diletto. Dio incanalò le acque in modo
che apparisse l’asciutto, che Egli chiamò terra e coperse di erbe, fiori, piante e animali ».
■ Perché gli animali hanno quattro
"gambe"? ».
» Ci sono i quadrupedi che hanno
quattro piedi e i bipedi che ne hanno
due come gii uomini e gli uccelli ».
• Mai-ali », mi chiese una bambina,
« vuol dire che quei quadrupedi non
avranno mai le ali? ».
La domanda mi indusse a rispondere
che tutti i nomi dovevano essere derivati dalle particolari caratteristiche
inerenti a uomini, animali e cose. Tenervdo conto della loro età, si può
sempre trovare la risposta adeguata alla loro capacità di recepire, seguendo il filo biblico. Per esempi'O;
• Scimmie, delfini e altri animali
non dispongono d’un’intelligenza paragonabile a quella deH’uomo. Dio volle che noi dominassimo sul creato,
animali compresi, e per questo Egli
ci creò a Sua somiglianza ».
La mente del bambino è plastica e
può essere colpita da una risposta
capace di guidare la sua intera esistenza.
Possano i nostri figli perdonarci di
avere loro detto che nessuna creatu
(1) Dal punto di vista ebraico sarebbe del tutto accettabile credere che
Dio creò l’universo attraverso un processo di evoluzione non avvenuto che
con la sua attiva volontà (vedi: A dictionary of jewish - Christian dialogue,
1984, by Stimulus Foundation - New
York).
LA PERDITA DEL
SENSO VERTICALE
Caro direttore.
sul n. 35 Roberto Peyrot ha detto
il suo dissenso dall’allarme che fino
àlla fine V. Subilla ha espresso nei
confronti dell’orizzontalismo (interesse
per l’uomo, sociale o ecclesiastico)
oggi prevalente nel Consiglio ecumenico e nelle chiese. Subilla non ha bisogno di difesa, ma qualcosa vorrei
dire.
La sua critica — sofferta — riguardava la perdita del senso verticale, del
senso di Dio. Non ha mai criticato
l’apertura al sociale e al politico, ma
il disinteresse — che percepiva a mio
parere con profonda e inquieta lucidità — per Dio, per la questione di
Dio. Vedeva pullulare le Marte individuali e collettive, impegnate in ciò che
chiunque, volenteroso e umano, può
fare, e farsi evanescenti le Marie tese — non solo per sé, ma anche per
altri — alla buona parte duratura. Dio,
oggi, se interessa, è in funzione nostra: dell’ecologia, dei femminismo,
dei migranti, del Terzo Mondo — o
della chiesa, interessa per l’apporto
che può dare alle cose nostre, che
sono le sole veramente importanti,
interessanti, appassionanti.
Non disattento né indifferente a tutte queste cose, mi pare che Subilia
senza clamori e con fraternità ha continuato a dirci, fino aila fine, che siamo noi in funzione di Dio; al suo servizio nel mondo, fra gli uomini, nel
modo più laico: ma perché avvertano,
come testimonianza, offerta, invito, il
riferimento inconfondibile a lui, il Signore.
Non l’ha detto al modo della TEV ad
esempio, è chiaro; anche nella pietà
personale ed ecclesiastica si può nascondere l’orlzzontalismo, la centralità deH’uomo (proprio come nel CEC si
affiancano e ben convivono un orizzontalismo sociopolitico e un orizzontaIrsmo pesantemente ecclesiastico). Con
rigore teologico ha testimoniato la prevalenza assoluta del primo comandamento; il secondo, ad esso vitalmente
collegato, perde ogni valore cristiano,
ogni portata di testimonianza all’unum
necessarium, se non vive, appunto,
del primo.
Una delle (poche) cose che mi ha
colpito, trelTultimo sinodo e che continua a lavorare in me, è un intervento di Alfredo Berlendis: non ricordo le parole esatte, ma ci ha detto,
con tristezza, che le nostre chiese
non sentono e non vivono la questione,
di Dio. E sta qui il segreto della nostra sterilità, Solo Dio fa vivere e
feconda. Ma lo cerchiamo? Parliamo
di lui? Ci battiamo con lui?
Gino Conte, Genova
VECCHIE E NUOVE INIZIATIVE
ra umana avrebbe mai toccato la
luna.
Essi leggeranno la nuova cosmologia del fisico Stephen Hawking che già
oggi parla di un’epoca « quantistica »
in cui l’universo era miliardi di miliardi di volte più piccolo di un nucleo
atomico, cose che non potevamo spiegare seguendo la Bibbia, la quale non
è un manuale scientifico, ma che non
esclude la teoria deH’evoluzione (1).
CIÒ che importa è insegnare a figli
e nipoti che Dio ci ama e che noi dobbiamo amarlo nel nostro prossimo,
lontani dalla turpe idiozia di considerarci superiori per le nostre verità, presunte assolute, che non di rado ci
hanno autorizzato a crederci «diversi»,
immemori che anche « gli altri » sono
stati creati a immagine di Dio.
■Insegniamo con l’esempio ai nostri
piccoli a dialogare non solo con ebrei e cattolici, ma con quanti incontreranno sul loro cammino.
Se ameremo il nostro prossimo io
capiremo e, fiduciosi negli ammaestramenti deli’Evangelo, opereremo per
quella « comprensione » universale tra
gli uomini finalmente liberi, sempre
sotto lo sguardo di Dio.
Lucia Gallo Scroppo, Torre Pellice
Fondo
di solidarietà
Nel poco spazio clie ci lascia
il folto elenco qui sotto pubblicato, comunichiamo anzitutto
che — chiusa la relativa sottoscrizione — provvediamo ad inviare la somma di 6 milioni
500 mila L. contro la carestia in
Eritrea tramite la missione svedese della Chiesa Luterana: speriamo quanto prima di poter dare ai lettori notizie aggiornate
sulla situazione.
Altri tre milioni vengono inviati « per Alessandro ». Il piccino, che era stato dimesso, è
ora purtroppo nuovamente in
osservazione presso l’ospedale
belga che gli ha effettuato il
trapianto del fegato, dato che
la sua situazione esige ulteriori e
frequenti controlli. La sottoscrizione, dati gli alti costi, continua.
Ricordiamo pei le altre iniziative, già segnalate: il laboratorio
di cucito a Managua, in Nicaragua, a favore di donne ivi rifugiate, e il Centro agro-socio-sanitario finalizzato alla formazione di cooperative autonome in
Zambia, progettato dalla CE'VAA.
Quanto prima forniremo ulteriori dettagli su queste iniziative; nel frattempo attendiamo i
vostri doni che vanno inviati al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce, Fondo di
solidarietà, via Pio V n. 15, Torino. Preghiamo di indicare possibilmente la destinazione (IVIanagua, Zambia, Alessandro). In
mancanza di indicazioni, provvederemo noi stessi a ripartire le
offerte.
PERVENUTE IN SETTEMBRE 1988
L. 1.500.000: Fernanda e Tullio VInay.
L. 50.000; Stefano Costa.
In memoria di Elisa Coì'sson Giam
plccoli:
L. 200.000: Ida, Mario, Annalisa C'o'i'sson.
L. 50.000; Renato Co'isson e fam.;
D.J.
L. 30.000: Olga Grill.
L. 25.000; N.N.; Buffa Elvino; Buffa
Gaydou Nelly; Catterina Piston; Margherita Saru e Lina Bonnet; Lalla e Gino
Conte.
Totale L. 2.030,000; Totale precedente
L. 6.748.209; In cassa L. 8.778.209.
OFFERTE PERVENUTE PER ALESSANDRO
L. 500.000: Chiesa Valdese di Torre
Pellice.
L. 250.000: Chiesa Valdese di Pisa.
L. 100.000: Ferruccio Bounous; Hayde D’Àbramo; N.N., Torre Pellice.
L. 90.000: Casa per Anziani « La Residenza », Malnate.
L. 70.000; Wanda e Lea Bonnet.
L. 60.000: Antonio Tetta.
L. 50.000: Andreina Radicioni; Daniela Scrivanti; Fam. Marconi; Maria Dattilo; Gabriella Forma; A. e C. Vetta;
Florence e Aldo Sbaffi; Ferruccio
Griot; Sergio Montalban'o.
L. 40.000: N. N., Roma.
L. 30.000: Nydia Long Marey.
L. 25.000: Cesare Mandrillo.
L. 20.000: Francesco Cacciapuoti.
L. 15.000: Edvige Palmieri.
L. 10.000: Chiesa Battista, via Pas
salacqua, Torino; llde Soteiffer.
L. 5.000: N. N., San Remo.
Totale L. 1.875.000; Totale precedente L. 8.778.209; In cassa L. 10.653.209;
Dedotte L. 6.500.000 contro la care
stia in Eritrea e L. 3.000.000 per Alessandro (2° invio) restano L. 1.153.209.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direnore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglla, Rosanna Ciappa Nltti, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Florio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana VIglielmo
Segreteria: Angelo Actis
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FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Conto Corrente Postale 11234101 Intestato a La Luce ■ fondo di solidarietà
- Via Pio V, 15 - 10125 Torino
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EDITORE; A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione; Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rivolra (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 40/’88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 19 ottobre, e a quelli decentrati delle valli valdesi il 20 ottobre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Luigi Marchetti,
Paola Montalbano, Bruna Peyrot, Eugenio Rivoir, Bruno Rostagno, Aldo
Rutigliano, Letizia Tomassone, Liliana VIglielmo.
i
3
28 ottobre 1988
diaconia
6 NOVEMBRE: INAUGURAZIONE
COMMISSIONE DIACONIA
L’ospedale di Pomaretto
si rinnova
Un’opera iniziata nel 1827 - L’attuale organizzazione nei tre settori
di servizio - Il ruolo della condivislone con tutta la popolazione
Chi è costretto a rivolgersi all’assistenza ospedaliera — pochi
sono i fortunati che possono farne a meno — avrà notato che da
qualche tempo presso l’Ospedale
valdese di Pomaretto un cantiere è sempre aperto. Viene quindi da chiedersi il perché di tanto fervore di iniziative.
Le Chiese valdesi, che da oltre
un secolo e mezzo praticano l’assistenza ospedaliera, in seguito
all’entrata in vigore della legge
sulla riforma sanitaria del 1968,
la numero 132, hanno dovuto fare una scelta: la rinuncia di fronte alle mutate situazioni, oppure rinserimento dei loro istituti
ospedalieri nel piano sanitario
nazionale. Dopo non poche discussioni, nel corso delle quali
venne anche scartata l’ipotesi di
operare in regime di casa di cura privata, si è percorsa la via
del servizio reso alle condizioni
della sanità istituzionale pubblica, in regime di convenzionamento.
Le ristrutturazioni in atto ne
sono una conseguenza immediata: il cammino nercorso è stato
travagliato; ci limitiamo a ricordare come si è giunti alle attuali realizzazioni.
Molta strada è stata percorsa
dal 1827, anno in cui il primo
Ospedale valdese in Pomaretto,
con nove letti, iniziava il suo lungo e benefico cammino. L’attuale edificio centrale venne edificato nel 1839 e così, superando le
inevitabili difficoltà, servì alle esigenze della popolazione fino al
1968,
In quell’anno fu compiuto un
primo, decisivo passo sulla strada della modernizzazione con
redificazione dell’ala ovest.
Ospedale Valdese
di Torre Pellice
BANDO DI
CONCORSO
PUBBLICO
n. 4 posti di
INFERMIERE
PROFESSIONALE
Scadenza:
ore 12 del 28.11.1988
Ospedale Valdese
di Pomaretto
BANDO DI
CONCORSO
PUBBLICO
n. 4 posti di
INFERMIERE
PROFESSIONALE
Scadenza:
ore 12 del 28.11.1988
Informazioni:
CIOV - tei. 0121-91536
Da quella data ad oggi, l’attività ospedaliera ha continuato a
svilupparsi, articolandosi in nuovi servizi neU’osservanza di sempre più severe prescrizioni legislative, restando al passo con
l’aggiornamento tecnologico dei
mezzi di diagnosi, cura e riabilitazione per far fronte ai pressanti nroblemi della salute in concomitanza con l’avanzamento della vita media, rinquinamento ambientale, la persistente presenza
di piaghe sociali quali l’alcoolismo.
L’attività ospedaliera è organizzata schematicamente in tre
settori:
— reparto di degenza per malati acuti, con 75 letti;
— reparto di degenza diurna;
— servizi ambulatoriali dedicati ad attività specialistiche.
La pianta organica teorica consta di 108 unità di personale, senza tener conto di quello addetto
ai servizi amministrativi in comune con l’Ospedale valdese di
Torre Pellice.
Essa ha beneficiato recentemente di un nuovo ampliamento, autorizzato dalla Regione Piemonte.
Prestano servizio, inoltre, un
certo numero di consulenti specialisti che assicurano la copertura di una interessante area di
patologie.
Collaborano infine con l’ospedale volontari ed obiettori di coscienza.
Veniamo ora a trattare l'argomento delle ristrutturazioni edilizie. L’ampliamento portato a
termine nell’anno 1968 è stato finanziato mediante le entrate dirette dell’ente.
Il secondo ampliamento, principalmente la costruzione di parte dell’ala est e la ristrutturazione di parte dei piani di degenza
dell’edificio originario, conclusosi da poche settimane, è stato fi
DOMENICA 6 NOVEMBRE 1988
GIORNATA DELL’OSPEDALE VALDESE
DI POMARETTO
PROGRAMMA
ore 10,00: culto nel Tempio valdese di Pomaretto con
la partecipazione del Presidente della CIOV
past. Alberto Taccia;
ore 11,00; visita guidata ai nuovi locali dell’ospedale;
ore 15,00: presso il Cinema Edelweiss, in via Carlo Alberto, convegno con vari interventi:
— saluto ai presenti e brevi messaggi;
— il malato in ospedale: momento di incontro tra assistenza e ricerca (prof. Valerio Gai);
— la tutela della dimensione umana dei
malati e dei morenti (past. Vito Gardiol).
Al termine i presenti sono invitati ad un momento di
incontro, durante il quale verrà servito il thè, a cura
della Comunità valdese di Pomaretto.
In contemporanea alcuni artisti locali esporranno loro
quadri, in vendita a favore dell’ospedale.
Il Comitato di gestione
Dopo il
Sinodo
nanziato per circa la metà mediante somme donate attraverso
gli anni da singoli, dalle comunità valdesi e dalla Associazione
Amici deirOspedale valdese di
Pomaretto, per l’altra metà da
disponibilità di bilancio.
Per quanto concerne il futuro,
è doveroso informare che è in
fase di avanzato studio il progetto di un ulteriore ampliamento di notevole importanza, la cui
realizzazione potrà dare una risposta adeguata per risolvere
l’attuale congestionamento della
struttura e ner dotare l’ospedale di nuovi servizi sia sanitari,
sia generali.
Tuttavia questo studio non è
ancora stato presentato all’USSL
per la sua approvazione ed è nostra speranza poterlo fare prossimamente. Per il suo finanziamento verrà richiesto Tintèrvento della Regione Piemonte, in accordo con quanto previsto dal
protocollo d’intesa tra la Regione Piemonte e la Tavola Valdese
per quanto riguarda le strutture
ospedaliere.
Il compito che ci sta di fronte
è molto importante; per sottolinearne rimportanza e poter offrire un’occasione di ripensamento e di condivisione del nostro
operato con la popolazione locale ed i responsabili della zona,
è stata indetta la « Giornata dell’Ospedale valdese di Pomaretto » per il giorno 6 novembre ’88,
secondo il programma pubblicato.
Ringraziamo fin d’ora i pittori
Renato Bruera, Michelangelo
Cambursano, Giovanni Carena,
Enzo Gastaldi, Ter e Grindatto,
Adri Mazzetti, Lorenzo Prato,
Guy Rivoir, Sergio Saccomandi,
Gennaro Salvi, Ettore Serafino,
che hanno aderito alla nostra iniziativa durante la quale esporranno alcune loro opere.
Bruno Prelato
Già si è largamente scritto su
questo argomento. Ci basti qui
sottolineare come i temi legati
alla vita degli istituti e delle
opere della chiesa, che fino a
non molti anni fa erano quasi
del tutto estranei all’attenzione
del nostro Sinodo, relegati come erano al momento della discussione stilla relazione della
CIOV, costituiscono ora un elemento sempre più importante di
dibattito e di riflessione. Correttamente questo Inserimento
non è avvenuto dando semplicemente più spazio alle tematiche
diaconali, ma ponendole in immediato confronto con i problemi della predicazione, della testimonianza e della evangelizzazione, nell’ottica del servizio globale della chiesa che ha ricevuto
l’unica vocazione di annunciare
l’Evangelo e che vi adempie in
modi e con strumenti diversi.
La diaconia, come servizio
della chiesa nel mondo e per il
mondo, è senza dubbio un modo
concreto attraverso cui tale annuncio viene trasmesso. La capacità di un’opera diaconale
di esprimere un servizio necessario alla collettività e, nello
stesso tempo, coerente con la testimonianza evangelica, diventa
il principale elemento di valutazione per giudicare la validità
della presa in carico dell’opera
stessa da parte della chiesa. La
questione finanziaria, per quanto importante essa sia (e ben se
ne è reso conto il Sinodo!) non
può essere che subordinata a
questa valutazione principale.
Questo principio non deve
certo essere im incoraggiamento
a una politica imprevidente di
crescita indiscriminata (l’esortazione di Luca 14: 28 non deve essere dimenticata), ma deve impedire che le preoccupazioni economiche rischino di bloccare
ogni nuova iniziativa.
Una diaconia
in cammino
La situazione della nostra diaconia è tutt’altro che statica. Il
Sinodo quest’anno ha registrato
la chiusura di un’opera (la comunità alloggio del Convitto di Pomaretto non più ritenuta necessaria per il servizio nella zona)
e l’apertura di un nuovo servizio
(la Casa valdese di via Farnese
a Roma). Inoltre alcuni istituti,
di cui è stata confermata la validità, sono in fase di ristrutturazione e ampliamento, mentre in
parecchi campi si stanno promuovendo e ricercando nuove
forme di servizio.
La chiesa deve operare con realismo e capacità di usare i suoi
strumenti di servizio secondo le
necessità effettive.
Finanziamenti
Con una decisione approvata
di stretta misura, il Sinodo non
ha autorizzato la Tavola ad « addivenire, in queste momento, a
una trattativa con lo Stato »
sulla questione delT8%o. Fermo
restando che questo tipo di finanziamento non sarebbe stato in
ogni caso devoluto alla cassa
culto e che beneficiarie ne sarebbero state le opere diaconali,
chi ne avrebbe usufruito? Le
opere già esistenti o soltanto
quelle poste al servizio del pubblico, oppure solo le iniziative
di tipo nuovo o ancora sarebbe
stato trasferito nelle zone de
presse del Terzo Mondo? Evidentemente sarebbe rimasto aperto
un grosso problema e le ipotesi
risolutive tutte da discutere.
Alle opere diaconali rimangono comunque aperte due fonti
di finanziamento:
— attraverso convenzioni bilaterali con enti pubblici nelTambito delle cui competenze la
nostra opera si svolge e norme di diritto comune in cui
le nostre attività possono essere ricomprese;
— attraverso la libera e generosa contribuzione dei credenti che, in futuro, si auspica possa rientrare nel famoso 3%, se tutti adotteranno
con coerenza questa indicazTone minima.
Per il momento rendiamo attenti tutti i membri di chiesa ai
problemi difficili di diverse opere che hanno più che mai bisogno della solidarietà e della generosità di tutti per adempiere
il loro servizio.
Contatti esterni
Ai fini di un approfondimento sempre maggiore delle tematiche relative al rispetto della
dimensione umana degli ammalati, anziani e disataili (cura spirituale, attenzione per i loro problemi esistenziali di vita, di sofferenza e di morte) che nelle
nostre opere deve diventare elemento qualificante accanto alla
indiscussa professionalità neH’intervento assistenziale, sociale e
terapeutico, si sviluppano i contatti con quanto nelle chiese all’estero già si opera in questo
campo. Il pastore Vito Gardiol
ha partecipato, in Francia, all’incontro dei pastori cappellani sul
tema « Alzati e cammina » il cui
resoconto è stato pubblicato su
questo giornale; in settembre
una piccola équipe formata da
un pastore, un medico e una infermiera ha partecipato ad un
congresso intemazionale a Ginevra sempre sul tema generale
del modo di assistere e di seguire da un punto di vista sanitario, morale e spirituale i malati a rischio o decisamente terminali: porre il problema sul piano interdisciplinare ci pare un
notevole passo avanti nella rifiessione su queste tematiche; in
ottobre il presidente della CIOV
è stato presente a Bordeaux all’incontro dell’associazione medico-sociale protestante di Francia,
sul tema « Accompagnamento del
malato ».
I fmtti di questa riflessione
saranno portati tra di noi e partecipati a beneficio di tutte le nostre opere che affrontano ogni
giorno questi problemi.
Alberto Taccia
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4
fede e cultura
28 ottobre 1988
CONCLUSA A TORI NO LA KERMESSE SUL DEMONIO
CONVEGNO A TORRE PELLICE
I mille volti del diavolo “Essere YWCA oggi”
Dalla filosofia alla teologia, alla letteratura e alla psichiatria: un
itinerario ormai secolare attraverso le varie interpretazioni del male
Il megaconvegno di Torino sul
diavolo, durato cinque giorni con
settanta relazioni, è finito. L’ultima parola l'ha detta una tavola
rotonda di psichiatri che ha svelato gli asp>etti demonologici della
malattia psichica. « Il simbolo
del diavolo — ha detto Ramelli,
deirUniversità di Ferrara — è
stato fortemente impresso nel
subconscio dalla cultura cattolica. La chiesa non dovrebbe rafforzare il senso del maligno. Siamo passati tutti dal catechismo
e daU'ora di religione a scuola e
definiamo il male che è nel nostro profondo con il linguaggio
religioso che abbiamo imparato
da piccoli ». La massa sterminata
di dati, emersa da questa austera
iniziativa culturale sul diavolo,
verrà presto organizzata in un
grosso volume della Bompiani.
Tra gli appimti del convegno
ritrovo i dati interessanti di ima
inchiesta sociologica di Ezio
Marra, deU’Università di Torino:
« Il 46% degli italiani crede nel
diavolo, il 38% ne ha paura, il
31% lo personalizza e T80% lo ritiene comimque simbolo del male. Pochissimi, forse lo 0,8%, ritengono ohe il diavolo sia una
donna... ». Questi dati spiegano in
tutto o in parte il successo di
una iniziativa culturale che ha
realmente interessato il pubblico torinese e che gli organizzatori avrebbero voluto ancor più
in grande stile.
Tornando al nostro diavolo, abbiamo scoperto quale posto onorevole egli avesse nell’antica cultura greca. Agiva sempre al plurale; c’erano i « daimones » buoni e quelli cattivi che mediavano
tra gli dei dell’Olimpo e gli
uomini. Mentre nella Grecia antica il divino è graduato dal buono al cattivo in un'infinita gamma di posizioni, la concezione cristiana al contrario propone un
divino «compatto» (monoteismo)
e il male sorge a livello delle
creature umane a seguito di un
uso perverso della libera volontà, come il « voler essere uguali a
Dio ».
Più complessa la questione nel
giudaismo, oggi arricchita dai
nuovi reperti degli scavi di Qumràn, in Israele, dove è stato rinvenuto il « Rotolo dei salmi apocrifi » che contiene salmi contro
i demoni, probabilmente impiegati negli esorcismi. Un dato sorprendente — segnalato da Paolo
Sacchi, delT'Università di Torino — riguarda il mito del diavolo nel libro dei Giubilei (fine del
II sec. a. C.). Dopo il diluvio
universale le anime dei « nefilim »
(gli spiriti maligni) vagano per
tentare gli uomini e Dio decide di
rinchiuderle sottoterra. Ma improvvisamente — racconta il mito — si presenta a Dio un certo
Mastema, capo degli spiriti maligni, che dice al Creatore: « Signore e Creatore, lascia qualcuno
di loro (i nefilim) innanzi a me e
facciano quel che io dirò loro,
perché, se di loro non mi resta
nessuno, io non p>osso applicare la potenza della mia volontà
nei figli dell’uomo ». Così Dio decide di rinchiudere i nove decimi
dei « nefilim » e lascia un decimo
agli ordini del personaggio di cui
Mastema è solo messaggero: Satana. Egli sarà a capo di un vero
e proprio regno del male, concesso da Dio. Nasce così il rap>porto tra Dio e il male. Si pensi per esempio ai dialoghi tra
Satana e Dio nel libro di Giobbe. E si potrebbero fare altri
esempi. (Quello che è certo è che
non si sa nulla deH’origine del
nome Satana, della sua essenza,
della sua storia. Nella figura di
Satana — dice Grassi — c’è anche l'intuizione del male come
forza Organizzata. Il diavolo del
giudaismo è una forza che l’uomo
m
.'S“'
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La
demonizzazione
degli eretici
della cultura
chiericale
del Medio Evo
era funzionale
al processo
di
consolidamento
dell'egemonia
cattolico
romana.
avverte al tempio stesso come a
lui esterna ed a lui interiore. Il
diavolo spiega che il male c’è ed
è sempre fuori posto.
Nell’ambito del Nuovo Testamento il gesuita parigino Xavier
Léon-Dufour, presentando il tema
del demoniaco negli Evangeli, ha
sollevato un interrogativo interessante: « Quando Gesù parla
dei demoni, ne afferma l’esistenza o si tratta solo di un presupposto culturale per poter dire
che la sua attività taumaturgica
si^ificava simbolicamente il
trionfo del Regno di Dio sul male diffuso nel mondo? ». Monsignor Piero Rossano, della Pontificia Università Lateranense, ha
esaminato il problema del diavolo negli scritti paolinici: « Le
forze del male — afferma Rossano — conservano un potere sul
mondo e sulla storia contrastando Tespansione dell’Evangelo.
Tuttavia il cristiano non ha da
temere. Con la preghiera, la fede
e Tagire ispirato al Vangelo può
riportare vittoria contro gli attacchi del genio del male, sicuro
che Dio lo rende partecii>e della
vittoria messianica ». Interessanti anche le osservazioni sul diavolo nel « De civitate Dei » di
Agostino (il quale condannava
ogni s{>ecie di magia, denunciando coloro che la praticavano come gente asservita ai falsi riti
dei demoni) e nella teologia di
San Tommaso, secondo cui la
tentazione diabolica trova il suo
limite sia nella libera volontà
dell’uomo, se giustamente usata,
che nel disegno provvidenziale di
Dio. Sul diavolo nel Medio Evo,
Giovanni Grado Merlo, dell’Università di Milano, ha commentato
l’opera di Cesario di Heisterbach,
« Dialogus miraculorum », che
raccoglie, tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, molti luoghi comuni sul demonio della
cultura chiericale. « Membra Diaboli » sono gli eretici che minacciano la compattezza della chiesa romana e da qui nasce la strategia di repressione da parte del
potere costituito contro i ’’diversi”.
« Nei processi di consolidamento dell’egemonia cattolicoromana — nota Grado Merlo —
l’istituzione ecclesiastica e la cultura chiericale necessitano del
diavolo con i suoi demoni in
quanto "opposto negativo” giustificante la coercizione all’ortodossia ». Cominciano, insomma,
ad accendersi i roghi in tutta
Europa.
Alle soglie dell’era moderna
Paolo Ricca, della Facoltà Valdese, ci ha intrattenuto sul diavolo in Lutero. Dal leggendario
calamaio scagliato contro Satana (di cui rimane la macchia sul
muro nello studio del grande riformatore alla Wartburg) sino ai
frequentissimi richiami negli
scritti religiosi, pare indubbio che
Lutero sia il teologo che più di
tutti abbia parlato del diavolo.
Per Lutero — dice Ricca — il diavolo non è un mito ma un dato
delTesperienza esistenziale. Una
esperienza, quella di Lutero, di
lotta incessante contro il potere
culturale (vedi Erasmo), quello
religioso (il papa), quello politico
(l’imperatore Carlo V), quello
popolare (la rivolta dei contadini), quello militare (i turchi alle
porte dell’Occidente); per afferrare il diavolo luterano occorre
approfondire la categoria del potere. Se il diavolo ha molte armi,
Dio — commenta Ricca — ne ha
una sola: la Sua Parola. Al grande incantatore di menti, al grande ingannatore anche delle persone intelligenti e colte, allo spirito
intelligente che sa parlare a Gesù tentandolo con le parole del
sacro testo si contrappone la volontà di Dio, non appariscente,
non spettacolare ma che invita
con chiarezza a percorrere la
stessa via di Cristo. « Mentre
Ricca illustrava il pensiero di Lutero, io mi ero guardato intorno
e avevo notato — mi dice il pastore Carlo Gay che ha seguito
parte dei convegni sul diavolo —
che evangelici, in queU’affollato
salone, eravamo tutt’al più quattro o cinque. E avvertivo quel
commento come il nostro commento, la nostra opzione e la nostra testimonianza alla teologia
della croce contro i trionfalismi
rampanti di oggi ». In effetti nella
grande « kermesse » sul mondo
demoniaco l’intervento riformato di Ricca ha permesso che il
convegno potesse avere un ampio
confronto interconfessionale. Dalla teologia alla filosofia, la storia
infinita del demonio ha attraversato anche il pianeta della letteratura; il diavolo nell’incubo di
Ivan Karamazov di Dostoevskij o
il Satana di Milton nel « Paradiso
perduto » e il diavolo malinconico, un po’ depresso, incerto, perdente del Faust di G^the.
Questo convegno ha espropriato il terziario esoterico dei maghi e delle fattucchiere del loro
diavolo di cui vivono quotidianamente tra tradizionali ampolle,
unguenti, bamboline con spilloni
e tarocchi, incassando ”in nero”
valanghe di quattrini esentasse.
E’ il sommerso dell’esoterismo
anche se i veri esorcisti, quelli
’’professionali” nominati dalla
Curia, dicono che l’autentica possessione del demonio è molto rara; più o meno una ogni cinquemila casi osservati.
In conclusione, dopo questa
”Tac” storico-scientifica, il diavolo risulta ridimensionato, ridotto insomma ad un povero diavolo che prospera soprattutto
nell’ignoranza e nell’assenza di
valori.
Giuseppe Platone
Il 15 e 16 ottobre si è tenuto
a Torre Pellice, con la partecipazione di una quarantina di socie, un convegno nazionale dell’YWCA -UCDG sul tema « Essere YWCA oggi ». In vista del congresso che avrà luogo l’anno
prossimo, l’associazione ha sentito il bisogno di « fare il punto ».
Si è così avuta — attraverso
le cinque relazioni previste e la
successiva discussione — una esauriente panoramica delle sue
attività e l’occasione di riflettere sul significato di questa presenza nel nostro paese, certamente modesta ma indicativa. Le relazioni riguardavano il « progetto migranti » di Roma, i tre
« foyers » (Torre Pellice, Torino
e Roma), la rivista dell’associazione (dal nome non casuale di
« Impegno »), la partecipazione
alle consulte, i contatti con il
comitato mondiale.
Le difficoltà non mancano certamente e tra esse il problema
del reclutamento di nuove forze
e le questioni di ordine finanzia
rio. Va tuttavia tenuta sempre
presente l’importanza del fatto
che l’YWCA-UCDG è parte di
una organizzazione mondiale che
collega ben 82 paesi. Questo le
permette una visione d’insieme
della condizione femminile (e
non solo di quella) e uno scambio di esperienze attraverso incontri a livello internazionale anche in funzione del coordinamento delle azioni da intraprendere.
Il fatto inoltre di essere nel
contempo laica e di ispirazione
cristiana offre all’associazione
delle « chances » di dialogo, di
accoglienza e di intervento nella
realtà che negli ambiti ecclesiastici non sarebbero pensabili. Deve essere quindi impegno di chi
già vi opera cercare che queste possibilità siano valorizzate
al meglio, mentre si auspica che
altre donne manifestino interesse alle opportunità offerte da
questo particolare ambito di lavoro.
Mirella Argentieri Bein
CASA CARES: 11-16 NOVEMBRE
^C0N\^
Corso
per operatori
nei servizi
e nella diaconia
Il corso di formazione del 1988, seguendo uno schema
già collaudato negli anni precedenti, propone tre linee di ricerca e di studio: storia, studio biblico e attualità.
Ciascuno degli argomenti avrà una introduzione a due
voci e, per favorire la più ampia partecipazione, molto spazio
sarà dedicato alla discussione ed al lavoro di gruppo.
In modo particolare quest’anno il corso propone lo studio di possibili metodi di organizzazione del lavoro all’interno delle nostre opere diaconali mettendo in rilievo la specificità dei diversi contesti organizzativi, i ruoli di direzione e
di coordinamento, il coinvolgimento e la partecipazione ai
programmi ed aH’organizzazione del servizio, i criteri di valutazione.
La partecipazione è aperta a tutti coloro che desiderano
approfondire la tematica del servizio e della sua collocazione
nell’ambito della diaconia della Chiesa. Il corso è impostato
in rnodo tale da permettere anche solo una partecipazione
parziale per seguire uno o due degli argomenti proposti.
Il programma (potranno esservi alcune variazioni di orario) è il seguente:
VENERDÌ' 11 NOVEMBRE
Arrivo dei partecipanti, cena e sistemazione.
SABATO 12 NOVEMBRE
ore 9; ing. Gianni Rostan e prof. Nedo Baracanì:
Introduzione generale al tema •• organizzazione •>; criteri del lavoro di gruppo.
ore 15: I ruoli; status e caratteristiche professionali; esempi ed analogie
con strutture politiche e industria privata. Lavoro a gruppi.
DOMENICA 13 NOVEMBRE
ore 9 ; ing. Gianni Rostan e prof. Nedo Baracani:
La misura della propria struttura; la valutazione; messa a punto
problemi.
ore 15; Discussione; lavoro a gruppi; rapporto dei gruppi; formulazioni
finali.
LUNEDI’ 14 NOVEMBRE
ore 9; past. Claudio Pasquet:
Introduzione all'epistola di Paolo ai Calati,
pomeriggio: libero con visita, facoltativa, ad alcune pievi romaniche del
Valdarno e cena presso una cooperativa agricola giovanile,
MARTEDÌ’ 15 NOVEMBRE
ore 9: prof. Susanna Peyronel Rambaldi:
La Controriforma in Italia, aspetti e conseguenze,
ore 15: past. Yann Redalié e past. Claudio Pasquet;
Lo studio dell'epistola di Paolo ai Calati.
MERCOLEDÌ' 16 NOVEMBRE
ore 9: prof. Giorgio Vola:
L’Inghilterra del '600, gli aspetti salienti di una rivoluzione politica ed evangelica,
pomeriggio: partenza dopo il pranzo.
SI PREVEDE di inviare agli iscritti alcune schede introduttive sugli argomenti in programma.
LE ISCRIZIONI VANNO INDIRIZZATE A: Casa Cares «I Graffi»
REGGELLO (Firenze) - tei. 055/8652001.
50066
5
28 ottobre 1988
glorioso rimpatrio
PERCORSO
DEL
GLORIOSO RIMPATRIO (1689)
LA PROPOSTA DEL RIGRAP
Per chi ha
buone gambe
I VALDESI da Prangins (Svizzera) a Sibaud (Piemonte)
ipSpSSSSBB-.--—~
lÜ^ 1689 1989
R.I.G.R.A.P.
Ripercorrere 11 Qlorioso Rimpatrio A Piedi
Un viaggio commemorativo-storico-turistico - Un percorso programmato tenendo conto di diverse esigenze - Affrettarsi per le iscrizioni
Tra le molte manifestazioni organizzate nel corso del 1989 per
celebrare la ricorrenza del 300“
anniversario del Glorioso Rimpatrio, occupa un posto rilevante il viaggio commemorativo-storico-turistico, organizzato con
meticolosa cura dal comitato
RIGRAP (Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio a piedi) con il patrocinio della Società di Studi
Valdesi e del CAI-UGET Val
. Penice.
Il comitato, dopo alcime riunioni « a tavolino » ed una prima ricognizione delPintero percorso, ha definito l’itinerario
della traversata e ne ha fissato il
calendario prendendo, contemporaneamente, i primi contatti con
enti e privati per la definizione
dei problemi logistici; pernottamenti, materiali, approvvigionamenti, ecc.
L’intero percorso, lungo più
di 250 chilometri, è stato diviso
in 16 tappe, comprensive del trasferimento in pullman dalle Valli a Prangins (via traforo del
Monte Bianco^Ginevra), l’attraversamento del Lago Lemano, i
tragitti in treno ed in autobus
intesi ' ad evitare i tratti, non
percorribili a piedi, tra Marigner e Sallanches e tra Bourg
St. Maurice e Val d’Isère.
Visite ed incontri
con la popolazione
La partenza è fissata per mercoledì 2 agosto 1989 e l’arrivo a
Bobbio (Sibaud) è previsto per
giovedì 17 agosto. Limgo l’itinerario sono previste visite a significativi luoghi storici e musei,
incontri con le autorità e la popolazione dei paesi attraversati.
La giornata di martedì 15 agosto sarà una giornata di riposo
per i partecipanti alla storica traversata che prenderanno parte
al tradizionale incontro della
Balziglia. Venerdì 18 agosto, nella
tarda mattinata, la colonna scenderà da Bobbio a Torre Pellice,
dove avrà termine il viaggio
commemorativo e la comitiva si
scioglierà.
Le varie tappe sono state definite dopo attento esame dell’intero percorso, tenendo conto
non solo del tempo di percorrenza, ma anche delle possibilità di
pernottamento in località accessibili agli automezzi dell’assistenza logistica, che appoggeranno la marcia dei camminatori
trasportando tende, cucine, servizi, nonché una parte dell’equipaggiamento personale dei partecipanti ( non più di 20 chilogrammi).
Ne risultano tappe che richiedono da un minimo di 3/4 ore
di marcia ad un massimo di 7/8.
L’itinerario si sviluppa sia su
strade carrozzabili (per buona
parte asfaltate!), sia su sentieri
di montagna, con possibilità di
forti escursioni termiche.
La struttura
della comitiva
I partecipanti (il cui numero
è limitato, per evidenti motivi
logistici) viaggeranno divisi in
gruppi di 20, guidati ciascuno da
un accompagnatore, esperto di
montagna e di escursioni di
gruppo. L’intera colonna sarà
condotta da una guida alpina e
da un capo-colorma, che avranno
la responsabilità della marcia,
delle decisioni relative alla sicurezza dei partecipanti, nonché
di quelle iniziative di coordinamento indispensabili al buon
andamento del viaggio.
Trattandosi di una marcia commemorativa — e non di una
competizione sportiva — tutti
possono partecipare a questa
entusiasmante impresa, intesa a
ricordare degnamente il 300” anniversario del Glorioso Rimpatrio, e non sono richieste particolari doti atletiche.
Si richiede ovviamente ai partecipanti di presentarsi in buone
condizioni fisiche e dotati di buon
allenamento a compiere lunghe
marce, sia su carrozzabile, sia su
percorsi di montagna, con un
buon carico di effetti personali.
RIMPATRIO « FAMILIARE »
A piedi e con l’auto
Le informazioni che desidero
dare sono rivolte a coloro che sono intenzionati a ripercorrere,
tutto o in parte, in forma mista
(in auto e a piedi) il percorso del
« Glorioso Rimpatrio ». L’itinerario attraversa i 2 dipartimenti
francesi della Savoia (74 e 73) e
si conclude in vai di Susa a Salbertrand; il periodo suggerito va
da fine giugno al 15 settembre
con l’avvertenza che è saggio prenotare con un certo anticipo,
con conferma il giorno prima,
il camping, l’hôtel e il rifugio alpino; nel periodo cruciale 15/715/8 il cartello « complet » compare di frequente; qualche possibilità in più c’è nei piccoli alberghi. Le tariffe sono contenute e
più convenienti di quelle praticate in Italia. Lo stimolo è venuto
dalla lettura del libro « giallo »
di Albert de Lange, supporto prezioso per la preparazione del
viaggio e fonte quotidiana di riferimento e di consultazione. Come già riferito correttamente da
Elsa Rostan, la nostra carovana
era composta di 3 roulottes medio/piccole ospitanti 10 persone
(4-t-3-f-3); altre 3 persone seguivano con auto propria, con appoggio ai campi base (pasti e picnic)
e pernottamento in alberghi vicini. iPer la scelta dei percorsi
ci siamo avvalsi delle carte consigliate, dopo attenta lettura delle parti II e III del già citato libro di de Lange.
I campi base scelti, in ordine
di pernottamento, sono stati i seguenti: Sallanches, alt. 554,
« Camping Mont Blanc » per 4
notti; Séez, alt. 904, « Camping
Le Reclus » per 2 notti; Lanslevillard, alt. 1.479, «Camping Municipal » per 2 notti.
Ecco il nostro percorso:
1° giorno: trasferimento a Sallanches, via traforo del Monte
Bianco.
2” giorno: da Nernier-Yvoire,
in auto, abbiamo ripercorso la
prima tappa del rimpatrio e parte della 2“: qualche piccola diffi
coltà per segnaletica incerta su
strade secondarie comunali.
3" giorno: a piedi, da N.D. de
la Gorge al Col du Bonhomme
(ore 3.30-t-3) scaglionati in 3 sottogruppi; ripercorsa parte della
3” e 4” tappa; consigliamo un po’
di allenamento e partenza di
buon mattino ...non noi!
4” giorno: in auto, da Combloux. Megère, Hauteluce al Col
du Joly, ultimo tratto di strada
stretta ma riasfaltata fino al colle; visuali ampie sul percorso
della 3” tappa (deviazione turistica a Beaufort e Albertville).
5“ giorno: trasferimento a
Séez; nel pomeriggio in auto a
les Chapieux su strada molto
stretta e affollatissima; ripercorsa la parte finale della 4® tappa.
6° giorno: in auto a Val d’Isère, Tignes, un sottogruppo al Col
de l’Iséran; ripercorsa la 5® tappa e parte della 6“.
7" giorno: trasferimento a
Lanslevillard; nel pomeriggio in
auto al Col de la Madeleine e a
Bonneval Sur Are; ripercorsa la
parte finale della 6“ tappa.
giorno: in auto al Col de
Moncenis, poi a piedi al Col du
Petit Mont Cenis e al Col Clapier (ore 3.30-1-2.30); ripercorsa
buona parte della 7® tappa.
9° giorno: rientro via traforo
del Fréjus con sosta a Exilles
(Forte); in auto a Salbertrand;
visuali su parte dell’S® tappa, esplorazione ponte, rievocazione finale; rientro a Pinerolo via Susa.
I km. percorsi con le roulottes
sono stati 700, in auto 570 circa;
le ore di marcia 12.30, passeggiate escluse. Il costo lire 150.000
per persona (trafori, carburante,
camping, viveri); coloro che hanno pernottato in alberghi (in genere **) hanno speso 20/30.000 lire per notte; possibilità di mezza
pensione ovunque a buon prezzo.
Due i fattori di successo: tempo
splendido e soprattutto la coesione del gruppo. Consiglio una
minima preparazione « storica »
e un accurato studio preventivo
delle carte geografiche stradali,
automobilistiche e pedestri. Sono
a disposizione per informazioni
più dettagliate.
Costante Costantino
Si richiede inoltre una compartecipazione alle spese ed uno
spiccato spirito di adattamento
alla vita di gruppo (che comporta qualche disagio e piccoli
sacrifici, ma che ha una forte
valenza socializzante) con pernottamento in tende comuni, carenza di servizi, pasti consumati
gomito a gomito, necessità di
adeguare la propria marcia al
ritmo medio dei compagm di
viaggio, rispetto delle decisioni
comuni e delle indicazioni dei responsabili, rinuncia a soddisfare
qualche interesse personale a
vantaggio dell’armonia che deve
regnare nel gruppo.
Per motivi di assicurazione e
soprattutto di soccorso alpino, si
richiede che tutti i partecipanti
siano iscritti al Club Alpino Italiano (o a Lm Club analogo ; CAP,
CAS, ecc.). Ogni partecipante
dovrà conoscere, almeno a livello elementare, una delle lingue
ufficiali (italiano, francese...) ed
essere in possesso di documenti
(non scaduti) utili all’espatrio.
L’equipaggiamento dovrà essere adeguato all’impegno della
traversata: quindi abbigliamento adatto sia alle zone calde, sia
al clima di montagna (si può
anche incappare in qualche nevicata!), buoni indumenti contro
la pioggia (non dimenticare un
ombrello!), sacco a pelo e materassino per la notte.
Delle tende, del materiale comune e degli automezzi al seguito si farà invece carico l’organizzazione che si occuperà anche
dell’acquisto dei viveri, preparazione e distribuzione dei pasti
caldi di sera e mattina e di
quelli « al sacco », da consumarsi durante la marcia.
Valutare le proprie
possibilità
Infine, ma non ultima, una
raccomandazione; chi è interessato a partecipare a questa manifestazione, valuti con estrema
obiettività le proprie possibilità
escursionistiche ed i propri limiti, sulla base del programma
e delle caratteristiche dell’itinerario, al fine di non essere di peso all’intera comitiva.
I partecipanti viaggeranno con
uno zaino «leggero», pieno cioè
solo di quelle poche cose indispensabili durante la camminata,
le tappe sono state ben graduate,
ma si tratta pur sempre di una
marcia impegnativa, tanto più
che gli organizzatori contano di
« portare » al traguardo finale di
Bobbio tutti i partecipanti!
A questo punto non ci rimane
che segnalare ai lettori che le
iscrizioni sono aperte e che il
numero dei posti a disposizione
è limitato, per cui chi è interessato alla iniziativa si affretti a
richiedere al comitato RIGRAP
la scheda di adesione, che dovrà essere compilata in ogni sua
parte e restituita nel più breve
tempo possibile.
Naturalmente il comitato promotore rimane a disposizione di
chiunque necessiti di ulteriori informazioni relative al percorso,
alle tappe, ai costi, ai problemi
organizzativi. A tal fine gli interessati scrivano direttamente al
RIGRAP, via Vivaldi n. 12 - 10062
Luserna S. Giovanni, oppure telefonino ai numeri 0121/901362
(Erica Malan) 0121/59240 (Mauro Pons).
6
6 prospettive bibliche
28 ottobre 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
RUTH, LA MOABITA
Naomi disse a Ruth: « Ecco, la tua cognata
se nè tornata al suo popolo e ai suoi dèi;
ritornatene anche tu, come la tua cognata! ».
Ma Ruth rispose: « Non insistere perch’io ti
lasci, e me ne torni lungi da te; perché
dove andrai tu, andrò anch’io;
e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo
sarà il mio popolo, e il tuo Dio
sarà il mio Dio; dove morrai tu, morrò anch’io,
e quivi sarò sepolta... »
(Ruth 1: 15-17)
Siamo intorno all’anno 238 a.C. La
comunità ebraica in Palestina sta celebrando il terzo centenario del « glorioso rimpatrio » da Babilonia in Palestina. Israele si è reinsediato nel
paese, ma i risultati di questo insediamento non sono così brillanti.
Ad un certo punto i rappresentanti dell'antica scuola deuteronomistica e quelli della federazione giovanile si accordano finalmente su un punto: il vero problema sono i matrimoni misti. Siamo di fronte a un
processo di ricananeizzazione della
nostra gioventù. Non c’è più la vecchia etica di un tempo, e i nostri giovani stanno sposando delle donne cananee, che educheranno i nostri figli:
stiamo per essere riassorbiti. E a
questo punto nel mondo ebraico (ora
cesso di scherzare, ma non tanto) si
profila una misura molto pesante.
Torniamo alla tradizione, basta coi
matrimoni misti: gli ebrei che hanno sposato ima donna pagana la caccino via e pK)i si sposino con un’ebrea: nella purezza del nostro sangue c’è la speranza di resistere al logoramento della storia.
Come in un romanzo
storico...
A questo punto qualcuno risponde a questa misura miope e spietata
scrivendo un romanzo storico, sulla
base di qualche ricordo della casa di
Davide e della città di Bethlehem. Una
famiglia ebraica aveva dovuto emigrare, per la fame, nel paese di Moab.
I giovani si erano sposati con donne
moabite. Una di queste donne supera la morte del marito, torna con la
suocera a Bethlehem di Giudea e, per
vivere, va a spigolare. Su questo suo
spigolare fiorisce una bellissima storia d’amore. Alla fine Ruth entra in
questa famiglia, dalla quale nasce
Davide e, come voi sapete, per noi,
qualcuno di ben più alto. Questo testo può parlare oggi a noi nella nostra situazione su tre punti che rias
La predicazione proposta in questa pagina è stata tenuta nel corso
di uno dei culti mattutini durante Tultima sessione del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste; da qui le allusioni e gli accenni al Sinodo,
ai SUOI lavori, alle tematiche in discussione. Non abbiamo voluto eliminarh, ritenendo valida e comunque suggestiva questa immediatezza di
attuahzzazione del testo biblico (red.).
La comunità, tornata dall’esilio babilonese, si trova pesantemente a fare i conti con la storia. E quando il
Sinodo ebraico si riunisce, c'è sicuramente un dibattito tra i sessantenni, rappresentanti della scuola deuteronomistica, e i rappresentanti della Federazione Giovanile Ebraica che
è nata da poco tempo, ma che comunque ha idee molto chiare. Il dialogo, come sempre, è molto difficile.
sumerò con queste parole: tragedia,
marginalità, iniziativa.
Anzitutto tragedia. Il libro di Ruth,
bello, poetico, femminile, si colloca
con naturalezza nella tragedia. Il padre dei due giovani è morto nell’emigrazione. Possiamo immaginare che
avesse 50 anni, 45. I suoi due figli
si sposano, il matrimonio dura dieci
anni e poi i due giovani muoiono.
E Naomi la madre, credente, sente
questo con grande durezza. Dice:
« L’afflizione mia è più amara della
vostra, perché la mano dell’Eterno
si è stesa contro di me ».
La dimensione tragica
deila nostra vita
Noi non usciremo mai dall’impasse nella quale ci troviamo se non
mettiamo ben in chiaro che la nostra
vita si situa in ima dimensione tragica. La cultura di oggi cerca di emarginare la tragedia. Non c’è. Ma
chi di noi non ha la tragedia insediata al centro della sua vita? Che sia
la malattia, la disoccupazione, la
morte di una persona cara, o da parte dei nostri figli il rifiuto delle cose
a noi più care, la tragedia è installata al centro della nostra vita. Per chi
di noi si trova alla fine dell’esistenza, questa tragedia è la morte, con la quale impariamo a fare i
conti in una società che la rimuove
senza pietà verso l'uomo reale. Il libro di Ruth, poetico, simpatico, polemico sa che la vicenda umana, la
storia della chiesa, si muovono nella
tragedia. E quando Gesù è morto, ha
saputo in questo suo prolungare la
incarnazione, assumere la tragedia umana in tutta quanta la sua pienezza. Il Sinodo è una festa (oltre che
una partita di boxe) e la festa si sa,
dicono gli antropologi, sospende il
tempo. Molto bene, ne abbiamo bisogno. Ma finito il Sinodo torniamo
tutti nella tragedia nostra e altrui.
E questo è un primo punto, al di
fuori del quale non c’è amore cristiano, non ha senso parlare del Cristo.
Secondo, marginalità. Quando
Ruth, la Moabita, decide di scegliere Israele, dice alla suocera: « Il tuo
popolo sarà il mio popolo, il tuo Dio
sarà il mio Dio ». Va a Bethlehem e
si trova per un tempo confinata in
un ruolo marginale. Per un tempo
lei e Naomi, già colpita nella morte
del marito e dei due figli, sono in un
ruolo marginale e devono andare a
spigolare. La marginalità! Giustamente i pastori venerdì, su iniziativa
della Tavola, hanno parlato di un
certo peggioramento economico della condizione pastorale, in confronto alla media della gente. Ma c’è anche un altro fatto ed è che una parte
significativa della umanità di oggi
(2/3 del mondo, 1/3 dell’Italia, 1/3
delle nostre chiese) vive in una situazione di marginalità economica.
Il mondo, la menzogna, ci dicono che
la marginalità è provvisoria. No, la
condizione di marginalità c’è e dura:
ma può essere assunta perché la
marginalità è un momento di verità.
Naomi e Ruth che vanno a spigolare alla mercé del padrone del campo
e dei suoi servitori hanno più verità del ricco Boaz che ha ereditato
una situazione di privilegio. Anche
nel nostro secolo nessuno ha prodotto nulla se non era marginale come
Ruth, la Moabita. Ruth assume la
sua marginalità. Ciò significa, nell’Italia di oggi, puntare sul « terzo debole ». Puntare su Matera, Caltanissetta
e non su Milano; sulle Valli spopolate e non su Torino centro.
La tradizione e la
scoperta della fede
E infine iniziativa. Metà del libro
è una bella storia d’amore. Con una
spregiudicatezza notevole Ruth fa
una corte, devo dire piuttosto esplicita, a Boaz che da uomo giusto,
e peraltro maturo, la sposa. Perché
questo libro descrive in modo così
poetico la spregiudicatezza di Ruth?
Secondo me c’è una spiegazione:
questa donna pagana entra in Israele, ma non si adegua, non viene assorbita: Ruth arriva con armi e bagagli. Ha scoperto la fede, questo
conta: la tradizione ebraica conta di
meno.
Sorelle e fratelli, la nostra scelta
è questa: o morire o cambiare; le
nostre chiese non sono in grado di
riprodursi, come una specie animale. L’unica speranza è che nelle nostre chiese entri Ruth la Moabita;
entrino persone profondamente diverse da noi. Questo è il grande dilemma della nostra chiesa. Se la nostra chiesa vuol vivere, dobbiamo accettare che tra dieci o venti anni i
discorsi, l’ambiente, il tipo di uomo,
di donna che ci sarà qui in quest’aula siano totalmente diversi da oggi:
l’unica continuità sarà la grazia di
Dio: dovrebbe bastare.
L’esperienza storica e
la sua interpretazione
Questa è la difficoltà, perché come
tutti coloro che hanno avuto una
grande esperienza storica lottiamo
per interpretarla, diamo interpretazioni opposte, ma siamo fondati sopra la nostra tradizione. Ma Ruth la
Moabita che ci legge sui giornali, che
ci fraintende, che ci fa le domande
più impossibili, Ruth la Moabita è
disposta ad entrare nella nostra casa,
se noi l’accettiamo così com’è. Boaz
ha saputo vedere prima la persona
e poi il linguaggio. Chi entra da noi,
è stato detto, ha delle difficoltà di
linguaggio straordinarie. Riusciamo
a vedere anzitutto le persone, e di
conseguenza ad accettarne il linguaggio? La sfida che il libro di Ruth lanciava agli ebrei del tempo era: non
abbiate paura. Ruth alla fine è entrata nella famiglia di Davide. Come
voi sapete, l’Evangelo secondo Matteo inserisce Ruth nella genealogia
del Cristo: Ruth ha intuito la dimensione messianica meglio di Boaz.
Cioè chi viene da fuori ci capisce
meglio di quanto noi non possiamo
capirci.
Concludendo, in questo movimento dall’aia alla casa, dallo spigolare
al partecipare, dalla marginalità alla comunità, si disegna su ogni vicenda di fede un orizzonte messianico. Ruth è nella genealogia del Cristo, prima di lui. Noi siamo nella famiglia di Cristo dopo di lui. Voglia
il Signore che sullo sfondo della nostra vicenda (che siamo Boaz, Ruth,
Naomi o qualcun altro) si disegni
quell’orizzonte messianico che non
era assente da questo libro e che noi
possiamo discernere mediante la fede.
Giorgio Bouchard
7
28 ottobre 1988
ecumenismo
CATTOLICI, ORTODOSSI, PROTESTANTI E ANGLICANI A ERFURT
DIO E IL FUTURO DEL MONDO
Dal 28 settembre al 2 ottobre si è
svolto a Erfurt (DDR) il IV incontro tra la
Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e
il Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee (CCEE). I precedenti incontri si
erano tenuti a Chantilly (1978), Logumkloster (1981), Riva del Garda (1984).
La KEIC, fondata nel 1959 a Nyborg
(Danimarca), in risposta alla guerra fredda, riunisce oggi 118 chiese ortodosse, luterane, riformate, anglicane, hattiste, libere,
metodiste, vecchio-cattoliche di tutta Euro
pa (ad eccezione dell’Albania). La CCEE, ^
nata nel 1967, all’indomani del Concilio, a
Noordwijkerhout (Olanda), raggruppa le
conferenze episcopali cattoliche di tutta
Europa (tranne l’Albania).
L’incontro di Erfurt si è svolto con un
occhio verso Basilea, l’importante appuntamento della prossima Pentecoste, quando
tutte le chiese cristiane europee saranno insieme per discutere sulla giustizia, la pace,
la salvaguardia del creato.
« ...insieme riconosciamo e confessiamo che ognuno di noi e
ciascuna delle nostre chiese —
ha detto il card. Martini, presidente del CCEE, nel suo discorso introduttivo — attende la venuta del Regno di Dio come un
dono sempre gratuito ed immeritato, capace di trasformare il
nostro continente e il mondo intero. (...) dobbiamo convertirci
ed incontrarci come fratelli e sorelle in modo da poter percepire
dove il nostro agire comune è più
urgente... ».
Queste parole esprimono bene
lo spirito pastorale e di ricerca
che ha permeato i lavori dell’incontro svoltosi nella Augustinerkirche di Erfurt, la chiesa annessa ai monastero in cui, dal 1505 al
1511, il giovane Martin Lutero
maturò la sua prima esperienza
spirituale.
Il regno di Dio
e !a nostra storia
Il tema, « Venga il tuo Regno »,
è stato introdotto dal prof. Bruno Forte, del Seminario cattolico di Napoli, il quale, partendo
dalle parole di Lutero nel Piccolo Catechismo, ha notato che l’avvento del Regno, prima di essere oggetto di riflessione, è oggetto d’invocazione, perché è pura
grazia, dono di Dio. Per quanto
riguarda le chiese europee, si
tratta di « aiutare — egli ha detto — i cristiani d’Europa nella
riflessione e nell'impegno finalizzati a coniugare l'attesa del Regno che viene con la concretezza dei problemi presenti ». Forte
ha sintetizzato in sei nuclei essenziali la tematica del Regno:
teologico, antropologico, cosmologico, ecclesiologico, etico ed escatologico. Riguardo a questi due
ultimi punti. Forte ha detto che
bisogna operare per il superamento della separazione tra l’Est
e l’Ovest deH’Éuropa, e del profondo divario tra il Nord e il
Sud del mondo, perché possano
essere realizzate giustizia e pace
per ogni uomo, per tutto l’uomo
e per tutti i popoli.
Hanno fatto seguito tre brevi
contributi su aspetti specifici del
tema.
Il prof. D. Popescu, dell’Istituto teologico universitario di Buearest, si è soffermato sul tema:
« Cosa significa l’attesa del Regno per l’evangelizzazione in Europa ».
Egli ha esordito facendo rilevare che tale attesa, espressa nella preghiera da secoli ripetuta
più volte ogni giorno, ha purtroppo mutato il proprio significato
nel tempo. « L’esperienza del Regno, assolutamente centrale nella chiesa antica, è stata in seguito rimpiazzata dalla dottrina delle "cose ultime”, dell’ ’’altro mondo”, centrata quasi esclusivamente sulla salvezza dell’anima individuale. Ne è risultata una esplosione di pietà cristiana. Da una
parte vi sono stati coloro che,
per amore della salvezza della
propria anima, non solo hanno
rifiutato il mondo, ma lo hanno
persino ignorato. All’opposto altri, per amore del mondo, hanno
iniziato ad ignorare e persino a
rifiutare 1’ ’’altro mondo”. La crisi cristiana consiste nel fatto che
il Regno di Dio, in quanto valore al di sopra di ogni altro valore, oggetto di fede, di speranza
e di amore contenuto nella preghiera ’’venga il tuo Regno”, è
divenuto non pertinente per gli
stessi cristiani ». Quindi Popescu
ha schizzato il tipo e le caratteristiche di quanti oggi, immersi
in un mondo che rischia di disumanizzare l’uomo, si rifugiano
nel santuario della propria anima in una spiritualità mistica o
esoterica, dimenticando che Cristo non è venuto per portare una
nuova religione spiritualista, ma
per redimere e trasfigurare il
creato di Dio liberandolo dalla
corruzione. E’ la materia di questo mondo, una volta liberata e
redenta, che costituirà la materia del Regno. Quanto a coloro
che ignorano 1’« altro mondo » e
vivono uno stretto secolarismo,
Popescu ha ricordato che è necessario accettare la dimensione
del mondo senza condannarlo a
priori, perché il cristiano è « un
uomo donato agli altri », che condivide appieno l’esistenza comune vivendola però nella prospettiva dell’Evangelo per « essere un
cristiano nella pienezza della sua
vita ».
Una tale oscillazione tra « questo mondo » e 1’« altro mondo »
è conseguenza — secondo il prof.
Popescu, ortodosso — di una teologia cristiana divenuta razionalista, che ha parlato « su » Dio,
piuttosto che « con » Dio, trasformando riddio della vita e delTamore in un Dio relegato nell’altro mondo ad insormontabile
distanza. Così « il pensiero su Dio
ha interrotto la relazione diretta
con Dio ». Sono state dimenticate la Pentecoste e la gioia del
Regno, essenziali per la missione
evangelizzatrice della chiesa. In
conclusione — e non possiamo
non ricordare la problematica
del nostro ultimo dibattito sinodale — egli ha affermato: « L’evangelizzazione del mondo inizia
dalla evangelizzazione di noi stessi, cioè dal rinnovamento spirituale dei cristiani, fondato (...)
suH’incontro personale con Dio,
suireaperienza dell'amore, della
pace e della gioia del Regno. (...)
Non possiamo evangelizzare il
mondo comportandoci come degli uomini d’affari ».
Chiesa rotonda
o chiesa quadrata?
Il secondo contributo di Jeane
Mayland, presidente del Forum
europeo delle donne cristiane,
sul tema: « Il significato della
attesa del Regno per la vita e la
struttura delle nostre chiese », è
stato svolto nell’ottica della riconsiderazione del ruolo della
donna nella chiesa. Dopo un excursus storico dal giudaismo, agli
Esseni, al Nuovo Testamento e
fino al BEM, la risposta al tema
è stata: « La chiesa deve essere
strutturata in modo diverso da
quello in cui è compresa e concepita la vita della chiesa oggi
(...). La vita, il ministero e l’istituzione della chiesa dovranno essere cantbiati in modo radicale ».
Le strutture decisionali e i mini
steri, divenuti monopolio maschile, hanno strutturato la chiesa
come una comunità non inclusiva. bensì esclusiva, in cui le donne o sono marginalizzate e confinate ai ranghi inferiori, o sono
tollerate, purché si comportino
ad imitazione del modello maschile. Un’ampia panoramica di
esemni, tratti dalle varie nazioni,
ha illustrato con dati, cifre e aneddoti la realtà europea del fenomeno denunziato il cui superamento, secondo la suggestiva
immagine usata dalla signora
Mayland, è possibile a patto che
le chiese da triangolari, cioè a
piramide con al vertice un uomo,
o rettangolari con un tavolo sopraelevato, divengano rotonde. In
una chiesa ’’rotonda” le responsabilità sono condivise e non possedute e l’autorità è fondata sul
servizio.
In sede di gruppo di studio,
il metropolita della Transilvania,
Antonio, durante la discussione
circa la eventualità dell’ordinazione delle donne al ministero
nella chiesa, ebbe a dire di « sentirsi profeta » nel prevedere che
« tra qualche anno gli ortodossi
usciranno dal Consiglio Ecumenico » se si giungerà a ciò. Infatti secondo la teologia ortodossa, egli ha detto, questo equivarrebbe a modificare tutto quanto
di maschile c’è nella Bibbia ed
a sconfessare ciò che è rivelato
in essa, quindi anche la gerarchia a livello umano.
Microdiaconia
o macrodiaconia?
Il terzo contributo offerto ai
presenti in sessione plenaria è
stato del prof. Papaderos, delrAccademia ortodossa di Creta.
Tema: « Il significato della venuta del Regno di Dio per il servizio
della chiesa in favore dell’umanità».
« Come possiamo continuare a
confortarci ed a nasconderci dietro l’alibi della microdiaconia,
anche se essa è valida e necessaria? Come possiamo ubbidire oggi all’appello di Dio per la giustizia, se non osando prendere il
cammino della macrodiaconia e
della macrogiustizia e seguendolo fino in fondo? ».
Il prof. Papaderos si è chiesto
se per caso, nella nostra inerzia
spirituale, non abbiamo perduto
la dinamica del Regno di Dio
oer trasformarlo e imprigionarlo in una delle nostre località
ecclesiastiche statiche, in cui « la
Parola di Dio è ancora proclamata e i sacramenti sono ancora amministrati », ma la cui testimonianza non è più compresa.
Siamo coscienti che il primo
bisogno deH’Europa di oggi non
è tanto il pane, in risposta alla
povertà ed alla miseria materiale, quanto la « Parola della verità » in risposta alla povertà spirituale. La Parola di quella verità che sarà pienamente manifestata con la venuta del Regno.
« Bez Troftsy niet nadazdi na
perestrofky» (Senza Trinità non
v’è speranza per la perestrojka).
Non vi può essere ristrutturazione di questo mondo senza l’Evangelo.
Giovanni Scuderi
DAL MESSAGGIO FINALE
Per la giustizia
e la pace
«Venga il tuo regno!». Questa è stata la nostra preghiera
e l’orientamento della nostra riflessione nell’incontro di Erfurt (DDR) dal 28 settembre al 2 ottobre 1988.
Come rappresentanti delle chiese cristiane d’Europa ci rivolgiamo a tutti voi, che vivete sul nostro continente, che condividiate o no la nostra fede. Non vogliamo infatti conservare
per noi soli le ricchezze di fede e di speranza che abbiamo
trovato qui e che ci spingono, ancora più che nel passato, a
lavorare per la giustizia e la pace in Europa e nel mondo.
Facendo seguito ai nostri tre precedenti incontri ecumenici europei, siamo venuti ad Erfurt per conoscerci meglio
e confessare insieme l’unico Signore della nostra vita e pregare insieme per la venuta definitiva del suo regno in mezzo
a noi, perché, ne siamo certi, Dio è il futuro del mondo.
Abbiamo unito la meditazione e lo studio, la riflessione
e la preghiera, nel rispetto delle nostre diverse tradizioni cristiane. Noi tutti crediamo, al di là delle nostre differenze,
che il regno non viene da noi, ma da Gesù Cristo che ci
chiama a collaborare per l’avvento di questo regno di Dio.
Per questo la nostra comune preghiera s’esprime in queste
parole del Padre nostro: « Venga il tuo regno! ».
Pronunciamo questa preghiera consapevoli della nostra fragilità e della fragilità dell’Europa, dove milioni di persone
non sono in grado di comprendere cosa significhi appartenere a una comunità di fede; questa Europa, nella quale i segni di resistenza al regno di Dio non mancano, perché il
peccato si manifesta nella dimensione personale e in quella
sociale. Con tristezza vediamo ineguaglianze sociali, disoccupati, senzatetto, giovani senza prospettive per il futuro, immigrati, rifugiati, razzismo dilagante e praticato.
Vediamo il peccato anche nelle violazioni dei diritti umani e della libertà, nelle nefaste conseguenze della ristrutturazione economica che si effettua senza tener in conto i fattori umani, nel persistere degli armamenti e della minaccia nucleare. Lo individuiamo infine nelle nostre chiese, nei compromessi, nella indifferenza, nelle divisioni. Tutto questo costituisce un ostacolo alla credibilità dell’Evangelo che annunciamo.
Tuttavia la speranza è più forte. Le forze del male non
sono assolute nel mondo. Dio non ci abbandona.
Vediamo effetti del regno nell’impegno sempre più crescente in favore della dignità della persona umana, dei diritti di tutti e nel rispetto della creazione; lo vediamo nella
maggiore partecipazione degli uomini e delle donne nei processi decisionali della società e delle chiese, nel crescente avvicinamento tra l’Est e l’Ovest che risponde alle aspirazioni
dei popoli al disarmo ed alla pace, e infine in una coscienza
piu sensibile delle responsabilità dei popoli del Nord nei confronti di quelli del Sud.
Lo Spirito Santo ci fa discernere ancora altri segni del
regno, questo incontro ecumenico per l’incoraggiamento che
può dare a tutti i cristiani, la comune preghiera e l’esperienza della grazia di Dio che ci spinge verso la riconciliazione
e ad una testimonianza comune nel servizio per il prossimo.
A cosa starno dunque invitati?
Tutti noi europei a proseguire gli sforzi di comprensione
reciproca e di unita in tutto il nostro continente; a lavorare
per il bene dell umanità in Europa e nel resto del mondo;
ad aprirci alle nuove generazioni che sono il nostro prossimo
raÌ ^TìF°’ t azioni concertate per una migliore qua
lità della vita; ad impegnarci, senza reticenze, a favore della
giustizia e della pace. E’ prevista dal 15 al 21 maggio '89 una
grande assise ecumenica cristiana, a Basilea.
Ma la speranza di noi cristiani va ancora oltre. Fondata sullamore e la grazia del Dio vivente, non è limitata a
CIÒ che gli uomini possono compiere. Né la vita, né la morte,
é le poten^, né alcun’altra creatura possono separarci dalUmore di Dio in Gesù Cristo, nostro Signore (cfr Rom 8:
In questa prospettiva vogliamo sottometterci ancora di più
all Evangelo nel concreto della esistenza. Diciamo la parolaa convertirci Possmmo anche promuovere una partecipazione responsabile alla vita delle nostre chiese. Possiamo dar
ZrLtrfluo Dobhilm^ maggiore, che non si limiti a dare
del rFFZn opporci ad ogni ostacolo sulla via
del regno, quali il disprezzo nei confronti di altre confessioni
il settarismo, la passività, la sottomissione a dei sistemi poli
tici e culturali che paralizzano la vita delle comùS PnÒ
temZ°Zu-T- tra i cristiani saranno ad un
tempo ubbidienza alla volontà del Signore e superamento degli ostacoli per la venuta del suo regno.
testimonianza dei cristiani della Repubblica Democratica Tedesca che ci hanno accolti cordialmen\l’ guanto volevamo esprimere, prima di ripartire per
tum i Z^sdaZ'Z ^ ^^^^‘^mo chiamano
TP4 A uPT impegnarsi maggiormente per l’Evangelo
La fedeltà di Dio va oltre le infedeltà degli uomini. Per Questo VI invitiamo a dire con gioia e con coraggio «Venia U
tuo regno», ricordandovi la parola di Gesù: « Non temere
anca 12-%f ^ « So »
8
8 vita delle chiese
28 ottobre 1988
CASA CARES: INCONTRO TRA ’’FRATELLI” E VALDESI
Conoscere, camminare,
crescere con Dio
Una riflessione sui diversi modi di vivere la fede - La mente e il cuore - Un’esperienza fatta e vissuta anche con onestà e trasparenza
Il Comitato promotore iniziative evangeliche ha organizzato un
incontro a Casa Cares - Reggello (PI) - invitando una cinquantina di « fratelli » e valdesi in
questa splendida villa collocata
in una cornice incantevole.
Siamo stati accolti da Paul e
Antonietta — i direttori del centro — con un « saper fare » oltremodo piacevole.
Tra il 29 settembre e il 2 ottobre ci è stato proposto il tema:
« Conoscere, camminare, crescere con Dio — il senso della pietà
cristiana» (Salmo 27: 8).
Nei primi momenti era evidente che ci si muoveva in quell’ambiente con circospezione e molti
di noi erano prevenuti.
Però volevamo anche cercare
; di capire, esaminare, riflettere
|sui modi di vivere la fede dell’alhro e su come l’uno e l’altro vi(viamó le nostre relazioni con il
’ Signore.
' Le meditazioni della Scrittura
che, alla mattina, aprivano i lavori, hanno dato il tono all’andamento delle giornate, caratterizzate dalla disponibilità e, mi
permetto di aggiimgere, dall’umiltà.
Le relazioni presentate, con la
perizia che riconosciamo ai fratelli Cicchese, Bostagno e Maselli, sono state i cardini del convegno (anche se alcune cose dette, per me, erano un po’ difficili).
L’insegnamento che ci è stato
impartito ha spazzato via ogni
possibile velleità: « fratelli » e
valdesi, ci siamo trovati ridimensionati di fronte al messaggio della Parola di Dio.
Peccato che il tempo a nostra
disposizione sia stato troppo poco per poter « scalare la montagna» di argomenti che ci sono
stati proposti dagli oratori.
Non esiterei a dire che in questo convegno sulla pietà cristiana, la mente e il cuore hanno
avuto la loro parte.
Forse qualctmo potrebbe obiettare : « Al Cares hanno fatto dell’ecumenismo facile, manca la
chiarezza sui principi di fede
ecc.». Si rassicuri! Nessimo dei
partecipanti era così ingenuo e
sprovveduto da non rendersi
conto che lo scopo dell’incontro
non era quello di dire : « Chiudiamo gli occhi e vogliamoci bene I ».
Siamo tutti consapevoli di aver
sorvolato su certe problematiche
di fondo. Penso che nessuno dei
convenuti avesse in mente di risolvere i grossi problemi teologici e neanche di fare dei compro
Casa Cares (Reggello): un momento dei lavori nell’ambito del proficuo incontro tra « fratelli » e valdesi.
Ecco, abbiamo fatto il primo
passo di una lunga marcia...
Personalmente sono convinto
che, flntanto che non siano caduti i pregiudizi, fintanto che
non ci fidiamo dell’altro, non ci
potrà essere chiarezza né per noi
né per gli altri: «Ho imparato
a fidarmi di voi ». Finalmente!
(I Corinzi 13).
Quando le cose stanno così, ci
si può incontrare, guardarsi negli
occhi e iniziare un discorso di
chiarimento che potrà condurre
oltre.
Si potrebbe benissimo parlare
di questo convegno con toni
trionfalistici e vi sarebbero anche alcune buone ragioni per farlo: molti dei partecipanti erano
felici di questa esperienza, ci
sono stati rispetto, comprensione, voglia di conoscere, autocritica, e abbiamo imparato molto.
Ma desideriamo essere realisti
e, quali cristiani, siamo anche
consapevoli che la vita del credente non è fatta solo di « esperienze » e non intendiamo lasciarci sopraffare da quello che
abbiamo « sentito » o « sperimentato ».
La vita cristiana è manifestazione della Grazia, è l’esigenza
della Parola rivelata, è fedeltà ^la Parola ed è qui che, tutti insieme, «fratelli » e valdesi, siamo chiamati a fare passi avanti
(Ebrei 12: 14).
Giuseppe Barbanotti
DESIGNAZIONI PASTORALI
Segno di maturità
spirituale
messi!
C’è stata invece la volontà di
spezzare certe resistenze nascoste e di fare il tentativo di parlarci, Bibbia alla mano.
Al di là di ogni considerazione
di ordine teologico o ecclesiologico, per molti di noi questo convegno è stato un momento che
difficilmente dimenticheremo : abbiamo tentato di mettere in comune gioie e sofferenze che incontriEuno sul percorso della nostra vita cristiana.
Nel fare questo, ho avuto 1 impressione che l’onestà e la trasparenza abbiano caratterizzato
sia gli studi, sia le conversazioni.
Questo clima è stato un deterrente tale che in breve ha fatto
«saltare» molti pregiudizi: infatti, verso la fine del convegno,
in un clima im pochinò euforico,
l’uno e l’altro confessavano:
« All’inizio ero prevenuto ecc. ».
Citerò ad esempio quello che
un fratello ha detto pubblicamente alla conclusione del convegno: «Ho imparato a fidarmi
di voi! Ora so che posso fidarmi
di voi ».
Se la prima delle assemblee
relative alla provvista pastorale
era informativa, la seconda ha
avuto carattere decisionale.
Alcune resistenze non hanno
impedito la manifestazione di
correnti e orientamenti diversificati.
Si rivendica, da parte di molti, il desiderio che la designazione pastorale avvenga in un quadro in cui non manchi la scelta
reale di autentici « candidati ».
Alcuni giovani sono più propensi di altri meno giovani a considerare la proposta della Tavola
come occasione di partecipazione ad un progetto che va oltre
i confini della parrocchia ed avvertono come un dato positivo la
rinuncia a favore di altre comunità, come fatto eccezionale.
Altri consentono sulla scelta
del pastore proposto dalla Tavola e dichiarano che il loro sarà
un voto per quel pastore.
Alla fine nasce il compromesso: Tassemblea accetta a grande maggioranza il progetto della
Tavola valdese, ma esprime contemporaneamente rammarico per
le inquietudini manifestatesi tra
fratelli o gruppi di fratelli per
i modi e i tempi con i quali
l’operazione è stata compiuta.
In margine a questa importante assemblea di chiesa si posso
INCONTRO PRI-TAVOLA VALDESE
L’ora è facoltativa
ROMA — Il segretario del FRI
on. Giorgio La Malfa ha incontrato il 19 ottobre il moderatore della Tavola valdese past.
Franco Giampiccoli. Nel corso
delTincontro è stata esaminata
la situazione della scuola a seguito della sentenza del Consiglio
di Stato in materia di insegnamento della religione cattolica.
Si è pienamente convenuto che
nel quadro dei principi generali
dell’ordinamento giuridico italiano, di quanto statuito nel
Concordato (art. 9 della legge
121/85) e nella legge 449/84 (Intesa tra lo Stato e le Chiese rap
presentate dalla Tavola valdese)
la frequenza dell’insegnamento
della religione cattolica debba
essere facoltativa. Essa quindi
non può in nessun caso comportare per coloro che non si avvalgono l’obbligo di frequenza di
eventuali attività alternative collettive o individuali che possano essere offerte e non imposte
dallo Stato, né escludere per gli
stessi la possibilità di assentarsi dalla scuola. Di conseguenza
ogni normativa futura non potrà
contraddire questo principio generale.
CORRISPONDENZE
Campo di lavoro
ROMA (Piazza Cavour) — L’Assemblea di chiesa del 25 settembre scorso ha respinto la proposta della Tavola valdese per la
sistemazione del campo di lavoro nel 1990. Presa visione del
materiale informativo con cui
veniva presentata, per iscritto,
la proposta (prolungare la
permanenza a Roma del past.
Franco Sommani fino alla sua
emeritazione — cioè fino al 1”
ottobre 1990 — e trasferimento
del past. Luciano Deodato a Roma dal 1” ottobre del 1990), l’Assemblea con 42 voti favorevoli, 8
contrari e 4 astenuti ha approvato la seguente mozione:
« L’Assemblea della chiesa di
piazza Cavour, riunita il 25.9.’88,
presa in esame la proposta della Tavola relativa alla sistemazione del campo di lavoro, pur
consapevole dell’esigenza di una
visione globale della sistemazione delle nostre chiese nella definizione delle sedi pastorali, tuttavia opta per la procedura normale prevista per le chiese autonome, impegnandosi ad usare
l’autonomia in modo solidale con
le altre comunità e con l’Opera
tutta ».
L’Assemblea ha accolto però
la prima parte della proposta
della Tavola, di prolungare cioè
di un anno la permanenza del
past. Franco Sommani a Roma.
vorno svolgendo per molti anni il proprio servizio verso la
Tavola e la chiesa locale con
quella scrupolosità, correttezza
e puntualità che caratterizzavano la sua figura di ex ufficiale
dei carabinieri, ma anche con
amore. Egli amava quei locali
di cui portava la responsabilità
per la cura e la manutenzione.
Essi erano per lui segni eloquenti di testimonianza e di presenza
evangelica, strumenti preziosi
per l’annunzio della salvezza in
Cristo. Gino Simcni era anche
una « pietra vivente » della comunità, umile ed affettuoso con
tutti, pronto a parlare della
sua fede (si era convertito nel
1969) e a narrare fatti e particolari della storia evangelica locale vissuti in prima persona o
appresi dalla consultazione dei
documenti d’archivio. Ora non
è più tra noi e lascia un ricordo
benedetto ed un esempio di consacrazione al Signore che ci incoraggia e ci sfida.
Incontri
Un’assennblea a Torre Pellice consente di riflettere sulla nostra ’’macchina ecclesiastica”
La gioia per
due nascite
no fare alcune considerazioni:
1) le nostre comunità non sono insensibili alle loro vicende,
alle vicende dei loro pastori, alla ricerca di persona adatta o
inadatta in ambienti diversi.
Si dà forse troppa importanza
al pastorato, ma si è attenti a
non fare come « se tutti i gatti
fossero grigi »;
2) non si accettano i « clan »,
che pure esistono a motivo delle
esperienze differenti di cultura,
orientamenti psicologici, sociologici, ecc...;
3) vi è la ricerca di un predicatore efficiente, ma gli si richiede una preparazione non solo biblica, ma comunitaria.
La comunità sa che la questione pastorale è una questione nella quale è coinvolta: res tua agitur!
Non si tratta quindi di una
rappresentanza formale, ma si
tratta di avvertire che « quel tale » è il mio pastore, anche se
non è nulla nei confronti del
« mio pastore » del Salmo 23;
4) si discuteranno in un’altra
assemblea le correnti congregazionalista, presbiteriana, e le poche punte episcopali.
Questa decisione è segno di
una maturità spirituale che non
va sprecata. „
Carlo Gay
Si,\MPIERDARENA — La co
munità è stata allietata dalla
nascita di due bimbi durante
Tanno: Gabriele, di Rosalena e
Giancarlo, e Giacomo, di Miriam
e Ivan, iresti bambini sono affidati al Signore perché li faccia
crescere nella sua grazia.
TORINO — Venerdì 4 novembre,
alle ore 20.45, nella Sala valdese di
via Pio V, 15 (I p.) si terrà un dibattito sul tema: Di che diavolo parliamo?
Il male e I suoi simboli. Intervengono;
Giovanni Franzoni, teologo, autore del
libro «Il diavolo, mio fratello», e la
giornalista Lidia Menapace.
• E’ mancata una delle sorelle
più anziane della nostra comunità: Maria Tina Zaffanti, originaria di Riesi. Arrivata a Genova
con la famiglia nell’ondata ^
emigrazione che ha portato in
questa città tante persone di Riesi, era ben conosciuta per la
testimonianza evangelica di cui
sapeva intessere la sua vita quotidiana. Pur nel dolore della separazione, vogliamo ringraziare
il Signore per i doni che distribuisce fra tutti i credenti piccoli e grandi.
TORINO — Sabato 12 novembre,
alle ore 15, presso la Sala valdese di
via Pio V, 15 (I p.) avrà luogo un convegno sul tema: Non uccidere: un princìpio etico per l’era atomica. Sono
previste relazioni di Luigi Bonanate,
ordinario di relazioni internazionali
(. Il diritto di uccidere »); Rodolfo Venditti, pres. di sezione presso ia Corte
d'Appello di Torino (« il diritto di non
uccidere »1; Giannino Piana, docente di
teologia morale (« Al di là del non
uccidere”»).
Ricordo
LIVORNO — Lunedì 10 ottobre la comunità si è riunita nel
tempio per ascoltare la predicazione della resurrezione e dare
l’ultimo saluto al fratello Gino
Simoni, spentesi all’età di 82
anni dopo un lungo periodo di
sofferenza vissuta nella vigile
attesa della chiamata del Signore e nella pienezza della fede che
lo ha sorretto sino all’ultimo momento. Gino Simoni è stato amministratore degli stabili di Li
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 30 O’TTOBRE
RAI 2 - ore 23 circa
« HO VISTO
LA TERRA PROMESSA »
Il sogno di
Martin Luther King
20 anni dopo
A 20 anni dalla morte di
Martin Luther King la rubrica Protestantesimo dedica un
numero speciale, con delle
interviste in esclusiva dagli
USA, a personaggi che le hanno visto lottare e ne continuano il cammino.
M
9
28 ottobre 1988
vita delle chiese
SOCIETÀ’ BIBLICA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Cambio della guardia Alia scoperta di isaia
Un notevole incremento nella diffusione in Italia - Le traduzioni nelle lingue più diverse - Prossima una nuova versione TILC
Dopo più di venti anni il pastore Renzo Bertalot lascia la direzione della Società Biblica Italiana, e nell’incontro che abbiamo avuto con lui ci ha illustrato
i recenti obiettivi sia in campo
internazionale che nel nostro paese. « Fermi restando gli scopi
prioritari che la Società si prefìgge nel lavoro di traduzione e
stampa della Bibbia, bisogna registrare — ha affermato Bertalot — un considerevole incremento della sua diffusione anche nel
nostro paese: 25.000 Bibbie dell’edizione "Riveduta” nell’anno
trascorso, a cui si aggiungono altrettanti Nuovi Testamenti e diverse migliaia di Bibbie Diodati ».
Sono pure aumentati i fondi
devoluti ai paesi dell'Est e del
Terzo Mondo, ed a questo proposito il pastore Bertalot ci informa che in URSS è stato autorizzato l'invio di 100.000 Bibbie per
le Chiese battiste e di 15.000 nella traduzione di Lutero per i luterani ed i mennoniti di origine
tedesca. Altre 100.000 Bibbie saranno inviate per gli ortodossi
dcirUcraina e 150.000 in Georgia.
In Cina è giunta alla Fondazione .\lleanza — costituita da libere offerte con le quali è stato
possibile costruire un impianto
tipografico-editoriale per la pubblicazione di S. ■ Scritture nelle
lingue della Cina — Tordinazione
di 600.000 copie della Bibbia tradizionale e di 200.000 del Nuovo
Testamento sempliffcato. Inoltre
in Kenya è stata pubblicata la
prima Bibbia completa in lingua
maasai, che dopo 17 anni di lavoro ha risposto alla richiesta
espressa dalle chiese nate tra i
.Maasai del Kenya e della Tanzania. A causa dell’alta percentuale di analfabetismo, la Bibbia
in maasai è stata registrata su
cassette per una maggiore diffusione.
Nel tornare alla situazione italiana, il pastore Bertalot ci comunica che uno dei prossimi impegni della Società Biblica sarà
la seconda edizione della TILC
che, come è noto, è stata accolta con vivo apprezzamento ed
allo stesso tempo con talune forti riserve. Proprio tenendo conto
delle osservazioni fatte e dei contributi che saranno aggiunti sarà
possibile una nuova edizione del
la traduzione interconfessionale
in lingua corrente.
Altre sono le novità a cura della Società Biblica in Italia: materiale didattico per le scuole domenicali, una grammatica ed un
dizionario greco del Nuovo Testamento, mentre è allo studio
anche un dizionario ebraico per
l’Antico Testamento.
Lo scopo principale della Società Biblica è quello della diffusione della Bibbia presso coloro
che non l’hanno mai letta o non
la leggono più: a questo proposito il pastore Bertalot ritiene
che una attività di volontariato
vada incoraggiata all’interno del
le nostre ohiese; occorre cioè trovare persone disposte alla diffusione delle Bibbie negli ambienti di lavoro: un’occasione, oltretutto, per una propria testimonianza.
Mentre auguriamo al successore dott. Valdo Bertalot un lavoro profìcuo nella nuova responsabilità, ringraziamo il pastore
Renzo Bertalot per il servizio
prestato in onesti anni presso la
Società Biblica, di cui è stato
eletto « presidente onorario a vita », e per il suo contributo alla
liffusione di quella Scriptura su
cui la chiesa deve poggiare.
Franco Chiarini
COPPIE INTERCONFESSIONALI
Domande alle chiese
Dal 1985 esiste ed opera a Torino un gruppo di coppie interconfessionali che si riunisce periodicamente, con la partecipazione di sacerdoti cattolici e di
pastori valdesi, per discutere anche sul piano pratico la problematica religiosa connessa a un
matrimonio interconfessionale:
celebrazione del matrimonio stesso, battesimo in forma ecumenica dei figli, catechesi ecumenica,
intercomunione, pastorale per le
famiglie di origine biconfessionale.
Il gruppo recentemente ha inviato una lettera alla chiesa cattolica e alla chiesa valdese di Torino non solo per sottolineare la
vitale importanza che i suddetti
problemi rivestono per le coppie
interconfessionali di credenti, ma
anche per chiedere alle chiese
stesse di farsi carico di tali problemi e di trovarne — in uno
spirito veramente evangelico —
un’adeguata risoluzione.
Le coppie interconfessionali
chiedono di essere considerate
come una realtà vivente dell’ecumenismo: ognuna di esse, infatti, realizza l’unità cristiana senza che nessuno dei componenti
debba rinunciare alla propria
identità confessionale, alle proprie peculiarità, ai propri carismi, alla propria fede. Per assecondare e garantire alle coppie
interconfessionali un modo di vivere ecumenico è necessaria la
partecipazione attiva delle rispettive chiese, le quali devono superare le attuali posizioni di chiusura e di disinteresse nei confronti di tali coppie (attuando
una forma di discriminazione a
loro danno) e devono sentirsi impegnate ad agevolare — e non a
ostacolare — il cammino ecumenico di queste coppie di credenti.
NeH’attesa che la chiesa cattolica e la chiesa valdese diano una
risposta alla lettera e alle richieste del gruppo di coppie interconfessionali, quest’ultimo intende far conoscere a tutti la propria esistenza e invitare quanti
fossero interessati (soprattutto
coppie interconfessionali in formazione o già formate) a prendere parte all’attività del gruppo
stesso.
I recapiti del gruppo sono:
gruppo coppie interconfessionali:
c/o padre Renato Rosso, via Santa ’Teresa 5, 10121 Torino; c/o
pastore Eugenio Rivoir, via Pio
V 15, 10125 Torino. E. R.
COMITATO CENTENARIO
Lo stemma
Il Comitato per il Centenario
rende noto che il vincitore del
concorso per lo stemma commemorativo del Rimpatrio è Umberto Stagnato, designer già noto negli ambienti evangelici per
la sua collaborazione grafica all’Editrice Claudiana e per i suoi
fumetti storici, frutto di una paziente ricerca dei particolari espressivi di personaggi e ambienti del passato valdese. Essendo
stato l’unico candidato presentatosi, egli è diventato l’interlocutore del nostre Comitato ed
insieme abbiamo « costruito » il
disegno che raffigura una fila di
uomini che attraversa un ponte, e in alto una data: 1689-1989.
Non è un disegno tradizionale,
basato sulle classiche figure del
Rimpatrio che siamo abituati a
vedere su libri e cartoline. Più
che illustrare Tavvenimento, ne
tenta l’interpretazione attraverso
un simbolo: il ponte.
Già segno di apertura verso il
diverso e di volontà di collegare
spazi sempre più vasti intorno a
sé, tipico delle società di ogni
tempo, per noi rappresenta il
passaggio ideale dall’Europa all’Italia degli esuli valdesi. Pur
non risultando una lettura corretta sul piano storico, in quanto l’Italia come unità politica
e sociale non era un’ipotesi ancora formulata, è idealmente
legittimo vedere negli uomini
della Rentrée una «delegazione » di quell’Europa moderna,
necessario preludio delTItalia rf
sorgimentale. Queste riflessioni
non valgono solo per il passato.
Il ponte, infatti, è un simbolo
altrettanto importante per il
presente, per testimoniare l’apertura della nostra storia alla riflessione e ells- valutazione di
quanti riconoscono in essa l’esperienza di fede e la vicenda collettiva di un popolo partecipe
dello scontro politico che mosse
l’Europa del XVII secolo.
Notizie
Il lavoro del « Comitato Centenario » continua su vari fronti
e nel prossimo notiziario daremo
informazioni aggiornate sul calendario definitivo degli appuntamenti del 1989. Per ora anticipiamo soltanto che il 19-20-21
agosto la Società di Studi Vaidesi, in accordo con il «Comitato
Centenario » e Tomonimo comitato svizzero, organizzerà un incontro con le comunità evangeliche svizzere che, fra l’altro, prevederà la visita alla Mostra sulla « Glorieuse Rentrée ».
Altra scadenza importante sarà il 10 settembre, giornata di
chiusura delle manifestazioni
centenarie che coinciderà con la
festa delle corali a Sibaud. Sempre le corali stanno curando la
registrazione di una cassetta con
canti ed inni sul Rimpatrio, in
circolazione a partire dal marzo
prossimo.
• Per chi fosse ancora interessato alla medaglia-ricordo del
Rimpatrio, le prenotazioni continuano presso la Società di Studi Valdesi (tei. 0121/932179).
B. P.
Quattro chiese delle valli (Pinerolo, Prarostino, San Germano e Villar Perosa) hanno organizzato una serie di studi biblici nelle rispettive parrocchie
per esaminare l’opera di uno dei
più grandi profeti dell’Antico
Testamento.
Questo ciclo affronterà i primi
39 capitoli del libro ed è legato
ad un secondo ciclo (capitoli 4055) che le chiese vogliono organizzare il prossimo anno.
« Il messaggio di Isaia — scrivono le chiese in un volantino
di presentazione deU’iniziativa —
è essenzialmente un messaggio
di critica e di giudizio... Ma dalla denuncia si stacca una nota
di speranza, che è innanzitutto
un invito a mettere in Dio tutta
la propria fiducia: ”Se non avete
fede, non potrete sussistere” ».
I temi degli 8 incontri (che
formeranno anche l’oggetto di
predicazioni domenicali) sono i
seguenti:
1) L’abbandono della via giusta;
2) L’illusione della vita;
3) La vigna senza frutto;
4) Contare sull’azione di Dio;
5) Dio e i popoli;
6) Pace nell’umanità e nel creato;
7) L’attesa della salvezza;
8) Dio libera.
Per informazioni sugli orari e
sull’iniziativa occorre rivolgersi
ai pastori delle chiese organizzatrici.
Bazar
PRAROSTINO — Al termine
della stagione agricola, la chiesa
di Prarostino desidera anche quest’anno esprimere la sua riconoscenza a Dio con un culto di ringraziamento e organizza un bazar per il 30 ottobre. I banchi
per l’esposizione e la vendita dei
vari prodotti locali saranno preparati nel tempio di San Bartolomeo, tmico locale disponibile
sino alla definitiva sistemazione
del presbiterio; nel pomeriggio si
potrà visitare questo stabile dove il nuovo alloggio del pastore
e gli altri spazi per le varie attività stanno per essere completati.
Si ringraziano tutti coloro che
vorranno offrire i loro prodotti
portandoli al presbiterio sabato
pomeriggio 29 ottobre, e che contribuiranno alla buona riuscita
di questa giornata.
• La comunità esprime la sua
solidarietà cristiana alla famiglia
di Franco Rostagno, deceduto a
Prarostino lo scorso 15 ottobre.
Culto della Riforma
con Cadier
ANGROGNA — Domenica 30
avremo con noi il pastore Gérard
Cadier con il quale celebreremo,
in un culto tutto in francese, la
domenica della Riforma, nel tempio del Capoluogo alle 10.30.
• Venerdì 21 si sono svolti i
funerali di Alessio Carlo Rivoira,
deceduto improvvisamente a 67
anni al « Cumin », sopra Buonanotte. Ai familiari rinnoviamo la
nostra solidarietà in Cristo.
Provvista pastorale
VILLAR PEROSA — L’assemblea del 9 ottobre, presente il numero legale degli elettori, ha approvato a grande maggioranza la
decisione di non valersi del diritto di designazione del nuovo pastore, ma di rimettersi alla 'Tavola con l’intesa che questa nominerà il pastore Giovanna Pons,
secondo la proposta che era stata precedentemente presentata
all’assemblea.
• L’assemblea ha poi ascoltato
la relazione sui lavori del Sinodo
fatta da Marilisa Bessone.
• Nel tempio, a lato del pulpito, è stata collocata una nuova
vetrata che, pur rispettando il
motivo architettonico della vecchia, migliora sensibilmente la
luminosità e l’isolamento termico. Un ringraziamento a tutti i
volontari che hanno aiutato nei
lavori di installazione.
• Il culto del 23 ottobre è stato tenuto da Ileana Lanfranco
(predicazione) e Marilisa Bessone
liturgia). Le ringraziamo per il
loro contributo.
• Domenica 6 novembre avrà
luogo al convitto un culto per le
famiglie, a cui sono invitati tutti
i ragazzi della scuola domenicale,
i catecumeni e i genitori.
A partire da tale domenica tutti i culti avranno luogo al convitto.
Solidarietà
VILLASECCA — Nella comunione di fede nella resurrezione
dei credenti in Cristo, la nostra
comunità rinnova la propria simpatia cristiana ai familiari di
Catterina Ferro ved. Ferrerò.
Battesimo
POMARETTO — Domenica 23
ottobre è stato presentato al battesimo Stefano Rostan, di Giorgio e Giorgina Tron. La comimità si è riunita con gioia intorno
al piccolo Stefano e ai suoi genitori.
• Sabato 22 ottobre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Isidoro Bertin, deceduto
presso l’ospedale di Pinerolo all’età di 62 anni. Ai familiari va
la simpatia cristiana della comunità.
• Sabato 29 ottobre è indetta
per le ore 20.30, presso il teatro,
l’assemblea di chiesa. All’ordine
del giorno la relazione sul Sinodo, varie ed eventuali.
• Il concistoro è convocato per
sabato 5 novembre, alle ore 20.30,
presso TEicolo grando.
• Domenica 30 ottobre, giornata della Riforma, i culti si terranno con Santa Cena sia a Pomaretto sia all’Inverso Clot.
Domenica 30 ottobre
□ ASSEMBLEA AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — La aettima assemblea degli amici dell'ospedale valdese di Torre si riunisce, alle ore 15,
presso la casa unionista.
Domenica 6 novembre
n GIORNATA
DELL’OSPEDALE
VALDESE
POMARETTO — Con il culto presso
il tempio valdese ha Inizio la giornata
delTospedale; fanno seguito una visita guidata ai nuovi locaii dell’ospedale e, nel pomeriggio, presso il cinema Edelweiss, un convegno con vari interventi.
Sabato 19 novembre
n CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA
TORRE PELLICE — Presso la foresteria ha luogo un corso di animazione biblica sul tema: « I credenti
di fronte al problema della violenza
nella famiglia ». L'incontro prosegue
domenica 20 novembre.
Per informazioni rivolgersi a Wanda
Rutigliano, 10060 Riclaretto; telefono
(0121) 808817.
10
10 valli valdesi
28 ottobre 1988
In breve
Si inaugurano
le tribune
PINEROLO — Finalmente, dopo tre anni di lavori (ohe secondo il capitolato d’appalto avrebbero dovuto durare 120 giorni)
la squadra del Pinerolo calcio potrà nuovamente giocare le partite sul campo « L. Barbieri ». I lavori, il cui costo iniziale era di
800 milioni, sono costati oltre 2
miliardi (che saranno 3 calcolando gli interessi dei mutui), grazie ad una serie incredibile di
lacime progettuali. La Commissione provinciale di vigilanza ha
però dato il suo visto solo per
partite da giocare di giorno. Per
le notturne si dovrà aspettare ancora che i controlli sugli impianti di illuminazione diano esito positivo.
I posti in tribuna sono 1.260,
il costo: due milioni e mezzo circa ogni seggiolino!
A scuola a
pieno tempo
PINEROLO — Finalmente superati gli intoppi che impedivano ad una bambina handicappata di frequentare a tempo pieno
la scuola materna; sono arrivati
insegnante e personale d’appoggio. Un mese dopo l’inizio della
scuola, però.
Ippoterapia
PINEROLO — Si è tenuta presso un centro sociale cittadino
una riunione per il lancio di un
servizio di ippoterapia per i ragazzi handicappati. La Scuola militare di veterinaria metterà a disposizione un certo numero di
cavalli e di istruttori e l’USSL 44,
mediante una convenzione con la
cooperativa Quadrifoglio, fornirà
il servizio di assistenza.
Per decollare, il servizio attende ora il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche.
Cassaintegrati
Indesit
NONE — 1.700 lavoratori, cassaintegrati da 6 anni, non ricevono più il sussidio da 5 mesi. Motivo: la fine del periodo di cassa
integrazione previsto dalla legge.
Inoltre la loro fabbrica, la Indesit, ha cambiato padrone (gruppo Merloni).
Di qui le manifestazioni a Roma, a Torino davanti alla Regione e alla Prefettura.
Per ora hanno ottenuto solo
promesse di interessamento alla
sorte di queste famiglie, metà
delle quali « monoreddito », derivante cioè dal solo sussidio della cassa integrazione.
Quale strada
per Sestriere?
PINEROLO
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Città inquinata?
I numeri e le persone
La domanda è rimbalzata più
volte in Consiglio comunale, poi
nelle iniziative della Lega Ambiente e dell’Arci: Pinerolo è una
città inqmnata?
Le analisi del problema che sono venute dagli enti preposti al
controllo dell’inquinamento sono
state episodiche, legate a singoli
aspetti di inquinamenti presunti,
ma non c’è ancora ima risposta
chiara agli interrogativi.
Se ne è discusso in una assemblea pubblica promossa dal Comitato di quartiere di San Lazzaro, venerdì 21 ottobre, presenti
alcuni consiglieri comunali, provinciali, amministratori della
Acea e tecnici della USSL 44.
Da anni gli abitanti del quartiere si lamentano dell’inquinamento da rumore nei pressi di
due fabbriche (la Coreos e la fonderia Beloit). Per la prima volta,
i tecnici della USSL hanno ammesso che vi è la possibilità di
un inquinamento da rumore, « di
pochi decibel superiore alla normativa », per gli abitanti delle zone adiacenti alle fabbriche. Tutto
a posto invece, nei limiti fissati
dalla legge, per quanto riguarda le emissioni di inquinanti l’aria e l’acqua.
Per i numerosi abitanti intervenuti nel dibattito nero la situazione soggettiva che essi vivono è caratterizzata da una continua molestia, ohe « sarà anche
dentro la norma, ma provate a
vivere nel rumore continuo! C’è
da diventare pazzi ».
«Non possiamo aprire le finestre — dicono alcune signore —;
ci sono il fumo e la puzza che
entrano dappertutto ».
« Secondo i dati in nostro possesso — dice Valerio Vecchiè della commissione ambiente del PCI
— il depuratore delle acque non
funziona. I lavori di adeguamento vanno a rilento ».
« Bisogna far attenzione alle
nuove fabbriche che verranno costruite nel quartiere — dice Alessandro Buffa, amministratore dell’Acca per il PCI —, saranno in
vicinanza delle case. E’ stato un
errore urbanistico ».
« Bisogna mettere rilevatori
delle emissioni inquinanti che agiscano in continuo — dice Giorgio Gardiol, consigliere provinciale di DP —: solo così si potranno
controllare adeguatamente i possibili inquinamenti ».
« I lavoratori della Corcos e
della Beloit — dicono Remo Long
e Rocco Jacovino dei due consigli di fabbrica — hanno lottato
per ottenere migliori condizioni
ambientali, maynonostante gli investimenti già effettuati dalle ditte la situazione non è ancora ottimale ».
C’è una opinione diffusa: la lotta contro gli inquinamenti non
deve contrapporre chi lavora nelle fabbriche a chi abita fuori nel
quartiere. La qualità del vivere
deve accompagnare anche la qualità del lavorare.
!Per tutti c’è la risposta dei tecnici: « Facciamo quello Che le leggi ci dicono di fare. Non sempre
i limiti previsti dalla legge sono
adeguati, ma, attenzione, in altri
paesi europei si sta peggio! ».
« E’ però possibile fare qualcosa da subito — dice Beppe Gamba della Lega Ambiente —, ci sono leggi che vanno rispettate. La
nostra associazione ha legali a
disposizione per esigere il rispetto delle leggi. Occorre, per San
Lazzaro, iniziare l’elaborazione di
un progetto di bonifica ambientale, che sia poi recepito nei regolamenti di igiene del Comune
e nel nuovo piano regolatore che
è in corso di elaborazione da parte del Comune ».
L’assemblea termina senza una
risposta alla domanda principale: « Pinerolo è inquinata? ». Certamente poco rispetto a altre città, ma le fonti di possibili inquinamenti ci sono tutte.
Occorre perciò sviluppare le azioni di controllo e di prevenzione e soprattutto dare informazioni sullo stato dell’ambiente a
lavoratori e cittadini. Questo è
però un compito di USSL, Provincia e Comune. L’assenza del
Sindaco e del Presidente della
USSL 44 non consente, per ora,
di dare una risposta positiva alle richieste di trasparenza dei
cittadini. L. O.
Dopo la pausa estiva, l’approvazione dei consuntivi ha occupato una buona parte della seduta del Consiglio della Comunità Montana valli Chisone e Germanasca che ha avuto luogo venerdì 21 ottobre.
Il più consistente è, come sempre, il rendiconto finanziario delle funzioni sanitarie dell’USSL,
che sufiera i 14 miliardi di entrate; quasi 800 milioni sono stati spesi per la parte socio-assistenziale. Oltre le aride cifre,
troppo aride, secondo alcuni consiglieri, il dott. Paolo Laurenti
ha illustrato una relazione particolareggiata sull’andamento delle attività nell’anno 1987. La nota più evidente è il progressivo
invecchiamento della popolazione e la conseguente necessità di
decentrare molti servizi per ridurre al minimo gli spostamenti di persone con difficoltà di movimenti. La spesa farmaceutica
non è quindi diminuita, mentre
è aumentata la richiesta di prestazioni particolari. In diversi casi si può notare un aumento di
prestazioni (esempio: fornitura
di siringhe ai diabetici) corrispondente all’informazione ricevuta.
Accanto alle cure destinate alle persone anziane, si fa però
strada l’attenzione da dedicare ai
tossicodipendenti, 11 riconosciuti, molti di più nella realtà. Questo tragico fenomeno, che sembrava lontanissimo dal nostro
ambiente, pone seri interrogativi sulla prevenzione, i provvedimenti da adottare, ma anche sulla denuncia e la condanna dei
trafficanti.
Ancora nei riguardi degli anziani, il Consiglio si è espresso
a favore della proposta di convenzionarsi con il Centro aperto
per anziani di Perosa Argentina
per 7 posti per autosufficienti,
dietro versamento di una retta
mensile di 750.000 lire.
Ancora un conto consuntivo,
questa volta della Comunità Montana, con entrate per due miliardi. All’approvazione del conto si
è accompagnata l’ormai consueta discussione sull’apertura della
piscina di valle che, secondo alcuni, è ormai prossima e secondo altri, più pessimisti, è ancora in forse.
Altre delibere hanno riguardato l’approvazione dei corsi di parlata locale, gli interventi nel campo della valorizzazione dei boschi, soprattutto per rispondere
alle richieste di miglioramento
delle strade montane, i provvedimenti per il fondo di solidarietà tra allevatori riguardante il
risanamento bovino. L. V.
GRUPPO TEATRO ANGROGNA
La macivérica
Sulla « Macivérica », lo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna
(GTA) che sta rapidamente arrivando alla trentesima replica, è
già stato scritto un gran bene sui
giornali locali. In effetti si tratta, a detta di chi conosce bene
il GTA, del suo miglior spettacolo, vuoi per la varietà delle situazioni rappresentate, vuoi per le
suggestioni evocate ed anche per
B Lettere all’Eco delle Valli
IL CAI PRECISA
’TORINO — Assenti i deputati
piemontesi, impegnati a Roma
nella riunione del Parlamento
(voto palese!), non ha avuto gli
esiti previsti la riunione convocata dalla Provincia per discutere il problema del collegamento
Torino-Sestriere, passando per la
Val Chisone.
La Provincia ha presentato il
suo progetto di autostrada (costo 120 miliardi) e di variante da
Pinerolo a Perosa della statale
23 (strada dell’Inverso) dal costo
di 30 miliardi ed ha fatto una
proposta relativa ad alcune aree
a parcheggio da costruire a Villaretto, Roure, Pragelato. L’Anas
ha parlato della necessità di costruire paravalanghe alla « coupure » di Fenestrelle (costo 8 miliardi); i pochi sindaci presenti
hanno chiesto spiegazioni, e l'assessore regionale Maccari ha
chiesto l’abbattimento dei platani lungo la statale 23 da Pinerolo a Torino. Una riunione informativa dunque, senza decisioni
operative.
Sulla questione riguardante la valorizzazione della Conca del Pra in generale e sul collegamento stradale da
Villanova, il Consiglio Direttivo del
CAI-UGET Val Pellice interverrà solo
dopo aver conosciuto i risultati del
sondaggio recentemente avviato tra i
soci mediante apposito questionario.
Il provocatorio e stimolante intervento pubblicato sui giornali locali e
inviatoci per conoscenza, ci costringe
però, per dovere di chiarezza nei confronti della pubblica opinione, a dare
alcune precisazioni,
La Commissione T.A.M. (tutela ambiente montano) è stata ufficialmente
istituita dal l'assemblea dei soci e i
componenti la stessa sono stati nominati dal Consiglio Direttivo con il
compito specifico di occuparsi dei problemi relativi aM'ambiente sia in forma
autonoma, sia in collegamento con le
altre Associazioni ambientaliste operanti in zona.
A pieno diritto quindi tale Commissione è abilitata ad esprimere
proprie opinioni anche pubblicamente,
pur mantenendo uno stretto contatto
con il Consiglio Direttivo.
Il sarcasmo che emerge costante in
tutta la lettera raggiunge però l’assurdo
quando si accusano il CAI ed il TAM di
non essere intervenuti alla riunione tenutasi il 5.10.88 e avente come oggetto la discussione per la realizzazione
e la gestione del Giardino Alpino del
Barant, riunione a cui eravamo stati
invitati telefonicamente solo due ore
prima che la stessa avesse inizio.
quando ormai per noi era impossibile
disdire i precedenti impegni.
Si tranquillizzi comunque la giunta
di Bobbio Pellice, l'impegno e l'interesse per la realizzazione del Giardino
restano prioritari e lo abbiamo ribadito nella riunione del 18.10.'88.
Sul problema relativo alla questione
« frane », non intendiamo replicare o
intervenire in quanto è proprio il
TAM, di cui fanno parte geologi e studiosi deH’ambiente nominati espressamente, ad occuparsene tecnicamente
con la massima fiducia del Consiglio
Direttivo.
L'ultima parte delle lettera, che tratta l'argomento relativo aH’ampliamento del Rifugio Grano«», ci tocca
invece direttamente in quanto è il Consiglio Direttivo in primis che ha dovuto trattare con il Comune di Bobbio Pellice e più in particolare con
il suo sindaco, incontri e dialoghi
sempre piuttosto vivaci e difficili ma
quasi sempre inconcludenti.
E dopo quest'ultima pubblica presa
di posizione controfirmata (almeno
pare) dai membri di giunta solo
sulla copia inviata all'Eco del Chisone e non su quella al CAI-UGET,
quasi a voler testimoniare che esistono interlocutori di serie A e interlocutori di serie B, ci sorgono spontanei
alcuni dubbi sulla correttezza di almeno una parte deH’Amministrazione
comunale di Bobbio Pellice.
Come può un’amministrazione pronunciarsi solo a distanza di 6 mesi
su una richiesta di concessione edilizia, dopo che nel frattempo ha acquisito i pareri favorevoli ai sensi del
la legge n. 431/85 e n. 27/81 e della
Commissione TAM regionale?
Come può un sindaco esprimere dei
giudizi altamente denigratori fin più
occasioni il progetto è stato definito
un « capanon 'die tematiche ») non
solo nei confronti dei progettista ma
anche di tutti coloro che hanno approvato tale progetto (e quindi, per
assurdo, anche contro se stesso, quando in veste di assessore di Comunità
Montana ha approvato per tre-quattro
volte il progetto), a cominciare da tutti i soci del CAI che in quell'assemblea particolarmente affollata approvavano all'unanimità l'ampliamento del
Rifugio Granerò, frutto di un lungo lavoro di studio dell'apposita Commissione?
Come possono ora un sindaco e un
assessore proporre un collegamento
tra lo sblocco di tale situazione (e
questo è stato prospettato durante l’ultimo incontro tenutosi presso il Municipio di Bobbio Pellice) e la valutazione del progetto della strada tra Villanova e il Pra?
Il CAI-UGET Val Pellice ritiene immotivata e causa di confusione l’instaurazione di un rapporto fra la soluzione di due problematiche così diverse, desiderando altresì precisare
che saranno i soci e l'assemblea, nel
pieno della loro autonomia, a dare le
indicazioni entro cui il Direttivo dovrà muoversi per quanto riguarda l'eventuale costruzione della strada.
Con cordialità.
Il Consiglio Direttivo
(seguono 9 firme)
l’analisi autocritica di un « mondo che si è seduto tutto un po’ ».
I precedenti spettacoli del GTA,
da « Caro padre, la guerra è ingiusta » (1974) sino a «Ninna
nanna della guerra» (1984) passando per il « Martin Lutero » del
1983, erano sostanzialmente tematici; affrontavano il militarismo, o il problema dell’assistenza e degli enti inutili, oppure la
subalternità delle classi popolari. Con la « Macivérica » (parola
dialettale angrognina che indica
un problema di difficile soluzione) siamo tutti rappresentati,
con le speranze e i fallimenti del
quotidiano. Dopo un’ora e mezzo di spettacolo coinvolgente e
suggestivo arriva quindi un importante messaggio finale. E’
anello di Gramsci; se vuoi uscire dal fosso in cui sei caduto devi farlo con le tue forze. Lutero
avrebbe detto: da solo non ce
la fai, per uscire hai bisogno dell’aiuto di Dio. 11 credente vede,
in quella scena finale del fosso,
riaffiorare il tema fede-'politica.
Altri troveranno nella parabola
gramsciana un invito ad uscire
dal riflusso e dall’indifferentismo.
Il trucco della « Macivérica »
sta nel fatto che ognuno trova
qualcosa che gli piace o lo interroga. Segno indubbio di un’esperienza teatrale che — nascendo
agli inizi degli anni settanta sul
terreno delle filodrammatiche
valdesi — ha raggiunto una sua
indipendenza di pensiero (il gruppo scrive i testi e le musiche)
e di affermata professionalità.
L’ultimo spettacolo in ordine
di tempo, quello di sabato 22 sera ad Angrogna, è stato dedicato
alla famiglia Rovara in occasione della recente scomparsa di Enzo che, tra l’altro, aveva dato un
prezioso contributo alla realizzazione dello spettacolo.
E’ stato un intenso momento di
solidarietà, non solo di divertimento o di evasione.
I prossimi spettacoli, in zona,
si terranno il 5 novembre a R<>
rà, il 19 ad Inverso Pinasca e u
10 dicembre a Bobbio Pellice.
G- P-
11
28 ottobre 1988
valli valdesi 11
TEMOIN
ÉCHO DES VALLÉES VAUDOISES
Paraissant chaque Vendredi
j Vnut iHê itrêi Ifiniu'm. AcTis 1, 8. Suivant la venti aree ta chariti. im. i
Proviamo a rileggere,
e ripensare,
quello che scrivevamo..
Cento anni fa
Anziani ”a termine”
Il Sinodo appena trascorso ha
messo in rilievo quella che è ormai stata definita, in gergo, la
« questione Bobbio ». Se ne è parlato molto, prò e contro, senza
raggiungere alcuna soluzione per
un caso, purtroppo non unico,
che ha portato del malessere e
del torbido in una delle nostre
parrocchie; crediamo sia giunta
l’ora di rimediare a questo stato
di cose in modo drastico, anche
se questo significa modificare la
Costituzione della Chiesa là dove stabilisce (art. 41) che le funzioni dell’anziano sono a vita.
E' necessario sottolineare, intanto, un controsenso: infatti lo
stesso Sinodo del 1855 che consacrava questo dubbio principio
stabiliva, nel progetto d’organamento per le missioni, quello dell’incarico a termine approvato
poi nel ’75. Ci sono dunque due
<' modus vivendi » aH’interno dell’organizzazione della Chiesa? E
la conservazione del primo è forse più giustificabile che l’adozione del secondo?
Mon dimentichiamo che la carica di anziano è molto più delicata proprio alTinterno della
parrocchia e più ancora nel cerchio ri;;tretto del quartiere; lì ci
sono le relazioni di parentela e
gli interessi personali, lì possono
influire antichi rancori e nascere
nuovi litigi, lì un minimo disaccordo può diventare un conflitto
di famiglie anziché un dibattito
ecclesiastico.
Supponiamo invece che, come
avviene nelle chiese della diaspora, un anziano non possa per regolamento essere in carica per
più di tre o cinque anni: vedremo allora sparire tutti questi inconvenienti, senza alcun pregiudizio per la sua persona e per la
sua carica. E’ chiaro che sarebbe
rieleggibile, e la sua rielezione
non sarebbe altro che la conferma della fiducia e della stima
che gode da parte dei suoi amministrati. E il sapere, per contro, ohe l’anziano potrà essere
sostituito eviterebbe l’esasperarsi di situazioni di disaccordo. Infine questa soluzione permetterebbe anche all’anziano, per cui
l’impegno fosse divenuto troppo
oneroso, di rinunciare alla carica
al termine del mandato, senza
dover ricorrere a dimissioni più
o meno motivate, imbarazzanti e
mortificanti.
Scuola di teologia
Il 2 ottobre è stato inaugurato il nuovo anno scolastico alla presenza dei membri del Consiglio, di alcuni pastori e di tutti gli studenti. Il dott. Geymonat,
dopo aver brevemente tracciato
a cura di Stello Armand-Hugon
la storia del Glorioso Rimpatrio,
ha parlato del dovere che compete alla chiesa valdese di servire Dio evangelizzando l’Italia, e
di servire, poi, il re come buoni
cittadini.
Per questo, come diceva Gianavello, bisogna che nulla sia più
fermo che la nostra fede. Se i
progressi deU’opera religiosa sono lenti si può comunque dire,
come Galileo: « Eppur si muove! ». Al fine di essere più utile
al progresso dell’evangelizzazione
la nostra scuola si è trasferita
al centro d’Italia, a Firenze, e da
Firenze diciamo quello che Vittorio Emanuele ha detto a Roma: « Ci siamo e ci resteremo! ».
Centenario
del Rimpatrio
Comunicato ufiiciale
della Tavola Valdese
Fratelli valdesi di ogni paese,
a seguito della circolare del 30
gennaio u.s., volta ad evidenziare i punti principali relativi alle
solenni celebrazioni del secondo
centenario del Glorioso Rimpatrio dei nostri padri alle Valli,
comunichiamo alcune modifiche
sopravvenute.
Nel giugno scorso un decreto
reale veniva a facilitare il passaggio degli alunni del ginnasio
alle scuole tecniche e normali;
con questo si è giunti alla persuasione che, potenziando adeguatamente il Collegio inferiore,
potremo evitare di istituire la
prevista Scuola Superiore. Per
potenziare il Ginnasio bisognerà
essere più esigenti negli esami di
ammissione e aumentare il numero dei professori; questo è necessario per portare a buon fine
le trattative in corso con il Governo, in vista di ottenere il pareggiamento. Inoltre l’ultimo Sinodo, pur senza distogliere l’attenzione dalla costruzione della
Casa Valdese, ha approvato la decisione dell’amministrazione secondo la quale le sottoscrizioni
relative all’istruzione secondaria
siano riservate al Collegio. Chi
ha fatto oflferte prima di conoscere queste modifiche dovrà essere informato ed esprimere il
proprio consenso.
D’altra parte, i valdesi residenti in Svizzera hanno espresso il
desiderio che venga eretto un
modesto ricordo sulla spiaggia di
Prangins, dove i nostri padri si
sono imbarcati la notte del 16-17
agosto 1689; abbiamo preso l’imnesmo di soddisfare questo legittimo desiderio.
La costruzione della Casa Valdese avanza rapidamente, e tra
poco sarà terminato il tetto. La
prossima primavera saranno terminati la scuola della 'Balziglia e
In Torre Pellice (località Serverà)
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composta da 7 vani, cortile, terreno
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il monumento di Sibaud. Questo
per dire, fratelli e sorelle, che
non c’è tempo da perdere per
completare le sottoscrizioni in
corso, e avviarle subito là dove
ancora non sono iniziate. Per la
loro diversa natura i monumenti
che i valdesi oggi innalzeranno
dovranno intanto, davanti ai nostri fratelli in fede e davanti eà
nostri compatrioti, davanti alle
generazioni presenti e davanti a
quelle future, essere testimonianza che non vogliamo essere ingrati delle liberazioni meravigliose del passato, liberazioni di cui
sono simbolo i due nomi di Prangins e Balziglia.
Inoltre dimostreranno che, malgrado la loro dispersione in diversi paesi i valdesi, come i loro
padri raccolti a Sibaud, vogliono
restare uniti nel loro attaccamento all’Evangelo e nel loro amore
per la patria che Dio ha loro restituito. La Casa Valdese che riunirà, con l’archivio, con il museo,
con la biblioteca storica, i ricordi del passato e fornirà un salone per l’assemblea superiore della chiesa, sarà om simbolo visibile dell’unione della famiglia
valdese.
Come crediamo che Dio ha riportato i valdesi nelle loro valli
perché voleva servirsene, quali
strumenti, per spandere la luce
evangelica, così le nostre sottoscrizioni assicureranno la marcia
e lo svilunno del Collegio, testimonieranno la nostra volontà di
adempire, nella nostra patria e
ovunque, il compito ohe, ci è stato assegnato.
Mercato
Abbiamo appreso con gioia che
il Consiglio comunale di Torre
si è pronunciato per l’abolizione
del mercato settimanale che si
teneva finora la domenica, nelle
vie e nelle piazze pubbliche. Benché il tutto non sia che spostato
presso i magazzini militari, la
causa delTosservanza del giorno
del riposo può registrare questa
delibera, quasi unanime, come im
progresso e una mezza vittoria.
Diaconesse
Un decreto di S.M. Umberto I
riconosce in Italia la personalità giuridica e civile delle diaconesse di Kaiserswerth (Prussia)
e autorizza la sorella Niemann,
direttrice del loro istituto di Firenze, ad accettare la proprietà
dell’immobile ove quell’istituto
ha sede.
Colonia Vaidense
Un liceo evangelico, senza particolare colore ecclesiastico, è
stato aperto a titolo di prova a
Colonia Vaidense, nei locali messi a disposizione da B. Griot. I
pastori Daniel Armand-Hugon,
valdese, e Wood, metodista, danno lezione coadiuvati dallo stesso sig. Griot. Il numero degli
alunni iscritti al primo anno ha
superato l’aspettativa essendo arrivato a 35, la maggior parte figli di coloni valdesi.
* * *
« Quando osservo il mio uditorio alla domenica— diceva un
pastore — e vedo l’eleganza delle ’’toilettes”, mi dico: ma dove
sono i poveri? Ma quando dopo
il culto vedo l’importo della colletta, mi dico: ma dove sono i
ricchi? ».
Saint Germain, octobre 1888.
TORRE PELLICE
Radio
Beckwith
compie 4 anni
Radio Beckwith compie quattro anni: si era infatti nel novembre 1984 quando le prime
trasmissioni presero timidamente il via.
Per festeggiare adeguatamente
questa ricorrenza, la redazione
ha deciso, sia pure in via sperimentale, di iniziare i programmi
quotidiani, a partire da lunedì
31 ottobre, alle 8 del mattino:
verrà dimque mutato l’intero
palinsesto settimanale e saranno
introdotti nuovi programmi. Si
tratta per tutti i collaboratori di
im grosso sforzo inteso a rispondere alle molte esigenze e richieste presentate rispetto alla fascia mattutina.
Proprio in questi giorni è stato nel frattempo comunicato il
numero di conto corrente postale aperto per consentire agli
ascoltatori ed afflici di versare le
loro offerte; ecco l’intestazione
completa: Associazione culturale
Francesco Lo Bue - Radio Beckwith, n. 25246109.
Manifestazioni
SAN GERMANO — La sezione dell'AVIS organizza per domenica 30 ottobre alle ore 9.30 presso il cippo
commemorativo una riunione di tutti i
soci in ricordo dei soci defunti.
Incontri
PINEROLO — Organizzata dal Circolo « il filorosso » e dal gruppo donne di DP si terrà presso il Centro sociale di via tequio, venerdì 4 novembre
alle ore 21, una serata (con diapositive) sulla situazione nei territori occupati in israele. intervengono Antonella Genovese e Carla Ortona del
Gruppo donne per la pace in Palestina.
Autunno in vai d’Angrognà"
ANOROGNA — Le ottime giornate
dello scorso fine settimana non hanno certo chiuso l'attuale edizione dell'Autunno in vai d’Angrogna. Ricordiamo i prossimi appuntamenti: sabato 29
ottobre, alle ore 20.45, nel tempio
valdese del Serre il Coro alpino di
Chieri presenterà un suo concerto;
mercoledì 2 novembre, alle ore 20.45,
nel tempio valdese del Serre avrà luogo un incontro-dibattito con lo scrittore Nuto Revelll sul tema ,« Leopoli ed
altre storie ».
Cinema
Riunioni
« Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi
in questo: che mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto
per noi »
(Romani 5: 8))
E’ improvvisamente mancata
Catterina Ferro ved. Ferrerò
di anni 87
Ne danno il doloroso annuncio i nipoti, i pronipoti e parenti tutti.
Chiotti di Ferrerò, 18 ottobre 1988.
« Soltanto in Dio trovo riposo,
da lui viene la mia salvezza »
(Salmo 62)
Il Signore ha richiamato a sé
Zelia Jalla ved. Pons
Lo anmmciano i figli Marina, Gianni con Paulette, Davide e Valeria,
Erica con Giorgio, il fratello Hermanno, cognate, cognati e parenti tutti.
Torino, 22 ottobre 1988.
RINGRAZIAMENTO
Con profonda commozione i familiari di
Franco Rostagno
intendono ringraziare tutti coloro che
hanno voluto partecipare al loro grande dolore. Un particolare ringraziamento al pastore Klaus Langeneck per
il toccante sermone.
Prarostino, 24 ottobre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(2 Tim. 4: 7)
E’ mancata aU’affetto dei suoi cari
Ida Pons Balme
Profondamente addolorati lo annunciano di marito Teofilo, i figli Franco,
Liliana con Bruno, le sorelle Giulietta
e Elsa, la cognata Ester, i nipoti Roberto con Marisa, Renato con Daniela,
il cognato Enrico, cugini e parenti tutti.
La famiglia ringrazia quanti hanno
preso parte al loro dolore e dhi è stato
vicino aUa loro cara con la presenza e
l’affetto durante la lunga malattìa. In
modo particolare ringrazia i medici ed
U personale dell’Ospedale valdese di
Torre PeRice, la dott. Paola Grand e
la signora Maddalena Riboldazzi per le
amorevoli cure prestate.
Torre Pellice, 28 ottobre 1988.
AVVISI ECONOMICI
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GARAGE soppalco affittasi Torre
Pellice, Via Falchi, 3 - Tel. 793437
Pinerolo.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
propone, per il secondo appuntamento della rassegna di film d’autore, la
visione dì • Vorrei che tu fossi qui »
di David Leland (fresco ed originale
racconto della vita di provincia negli
anni '50 in Inghilterra. In uno stile
brillante che fonde la commedia al
dramma sociale, una storia con al centro Lynda, una esuberante ragazzina di
16 anni, che sconvolge le tranquille
e ipocrite abitudini del bigotto paesino
in cui vive)., Venerdì 28 ottobre, ore
21.15.
TORRE PELLICE — Il consiglio della
Comunità Montana Val Pellice è convocato in seduta pubblica per le ore
21 di venerdì 28 ottobre, presso la
sede di Corso LombardinI 2 per discutere, tra l’altro, del programma triennale di intervento con fondi CEE (si
proporrà qui la strada per il Pra) e
dell'orto botanico al colle Barant.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: pres'
so Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 82351.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 OTTOBRE 1988
Fenestrelle: EARMAOIA GRIPPO •
Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 933039 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 OTTOBRE 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
1
28 ottobre 1988
AGAPE
Lontano è vicino
Le dure condizioni dei terzomondiali in Europa: migrazioni dettate
dalla necessità e senza progettualità - Alcune testimonianze dirette
E’ possibile costruire rapporti
paritari e di rispetto fra « nuovi
immigrati » e popolazioni dei paesi industrializzati? Questa domanda riassume i nodi del complesso fenomeno affrontato dal
campo « Europa-Terzo Mondo»,
tenutosi ad Agape dal 21 al 28
agosto scorso: il campo, dal titolo « Lontano è vicino », è stato
seguito da una cinquantina di
persone che hanno indirizzato un
messaggio al governo e al Presidente del Consiglio e un appello
alle chiese, che pubblichiamo.
Le motivazioni del fenomeno
migratorio sono state chiarite da
Teresa Isenburg, che ha anche
fatto rilevare come un dato
drammatico di questa ampia «ondata » sia la difficoltà di vedere
nella migrazione una qualche
« progettualità »: se nei primi decenni del secolo si vedeva ancora nei viaggi transoceanici un
segno di vitalità e di speranza,
oggi le migrazioni avvengono in
società che rafforzano le diseguaglianze sociali, e quindi marginalizzano gli immigrati.
Integrazione e
conservazione
Un punto di vista sociologico
è venuto invece da Mohammed
Mazouz, marocchino, che ha presentato vm’inchiesta sulla condizione dèi suoi connazionali in
Francia: ne risulta che il processo di integrazione in una cultura
diversa comporta tensioni che si
riflettono soprattutto sulle famiglie, sui giovani e sulle donne.
Da un lato la tendenza dell’immigrato è quella di preservare il più
possibile gli aspetti fondamentali
della cultura d’origine (dalla religione, ai costumi, all'alimentazione): dall’altro si pimta anche
ad un adattamento, che coincide
con il rifiutare le condizioni di
partenza e con l’auspicare per i
figli una migliore scolarizzazione.
Da questa situazione di incertezza possono derivare traumi
anche gravi. Enrico Rosini, psichiatra a Roma, ha presentato
un quadro drammatico della sofferenza psichica che l’immigrazione può produrre, sofferenza
che a volte sfugge agli stessi metodi di studio che derivano da
una cultura medica europea.
Spesso poi non esiste possibilità
di intervento su quei fenomeni
(mancanza di un’abitazione decente, basso livello di istruzione,
vagabondaggio da una città all’altra) che portano il soggetto all’emarginazione.
E’ stato invece il confronto con
alcuni psichiatri africani che ha
permesso di interpretare sintomi
specifici di popolazioni presenti
in Italia: è risultato fondamentale anche il poter avvicinare i
soggetti più emarginati a gruppi
di loro connazionali.
Rifugiati:
i non graditi
L’immagine
dell’emigrante
con la valigia,
tante volte associata
alla condizione
degli italiani all’estero,
è ora ricorrente
nelle stazioni
ferroviarie.
(sulla condizione delle donne nel
Sudan dilacerato dalla guerra civile) hanno spinto i campisti a
riflettere con attenzione sulle
condizioni degli immigrati al momento della partenza dalla loro
terra d’origine, e l’esperienza di
« Città amica », avviata a Torino
da gruppi di credenti fra cui anche la chiesa valdese, presentata
da suor Licia Curzi, ha fatto intrawedere la necessità di operare in vista di una società disposta a rendersi « multiculturale ».
Gli episodi ormai frequenti di
reazione razzista alla presenza, ritenuta « perturbante », degli immigrati dai paesi del terzo mondo sono stati giudicati come segni pericolosi di una involuzione
etica e politica. Si tratta allora
di riprendere una pratica liberatrice che sappia spazzar via i fantasmi dello straniero, che « toglie
il posto di lavoro ai nostri figli »,
« minaccia le nostre donne »,
« può essere un terrorista », o anche « può portare l’AIDS ».
Quanto potranno contribuire i
credenti a quest’opera che in fondo mira a riconoscerci frateUi
( « Ricordati che fosti straniero... ») dei forestieri che bussano
alle nostre porte?
La « Carta di Groningen » aveva fissato le linee di un intervento a livello europeo e, alla fine
del campo, il messaggio per le
chiese evangeliche in Italia si è
accompagnato a quello rivolto al
governo; vi si chiede l’abolizione
della riserva geografica al diritto d’asilo, la cancellazione dei
crediti dell’Italia verso i paesi
in via di sviluppo, la creazione
di struttiue d’accoglienza, il voto amministrativo per gli stranieri residenti in Italia, e la promozione di una campagna educativa presso pubblica amministrazione, forze di pubblica sicurezza e autorità consolari affinché cessi « qualsiasi tipo di comportamento discriminatorio » nei
confronti degli stranieri.
Marianna Hinteimüller Ribet
Il campo ha poi seguito alcune
testimonianze « vive » e significative. Jean-Marie Tshotsha ha esposto il problema dei rifugiati:
per la maggior parte di essi ITtalia (che tuttora riconosce come
tali solo quelli provenienti dai
paesi dell’Est europeo) è un paese di transito, dai caratteri di
precarietà se non di vera e propria ostilità.
Le parole di Jamal M. Dotai,
del popolo Dromo (Como d’Africa) e di Joahna Ajok Cikueth
APPELLO ALLE CHIESE
Essere solidali
Noi partecipanti all'Incontro internazionale « Europa - Terzo Mondo - Lontano è vicino: aspetti e
problemi dell’Europa multirazziale »,
tenutosi dal 21 al 28 agosto 1988
in Agape (Prali, TO) rivoigiamo un
appello a tutte le chiese cristiane
In Italia.
In base alle testimonianze dirette ed alle Informazioni raccolte
sulla situazione delle migrazioni
per motivi economici e politici vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per il crescente divario
nel mondo tra ricchi e poveri e
l'aumento del razzismo nel nostro
paese.
Chiediamo a voi tutti di essere
vigilanti nei confronti di fenomeni
di intolleranza e discriminazione
razziale nella vita quotidiana e al
livello delle istituzioni.
Chiediamo inoltre di essere solidali con gli immigrati mettendo a
disposizione per le loro Iniziative
i locaii deile vostre comunità, mezzi finanziari ed il vostro impegno
personale: di promuovere l’educazione contro il razzismo e per la
comprensione dei popoli e delle
culture e religioni diverse.
Richiamiamo l'attenzione sui ca
si di emergenza in cui persone
rischiano l'espulsione e persino ia
vita. Chiediamo di dare loro rifugio nei vostri locali facendo così una azione nonviolenta di disubbidienza civile ma di vera obbedienza a Dio.
Chiediamo un vostro autorevole
intervento nei confronti del governo e delle istituzioni pubbliche per
il rispetto dei diritti umani e la
piena applicazione della legge 943/
1983.
Ricordiamo il gravissimo problema del debito estero dei paesi del
Terzo Mondo e chiediamo di prendere posizione a favore della sua
cancellazione sìa in occasione della
prossima riunione del Fondo Monetario Internazionale di Berlino
che successivamente.
Chiediamo inoltre di sostenere
tutte le iniziative nonvìolente messe in atto dalle popolazioni nei
paesi del Terzo Mondo per ottenere giustizia.
La possibilità di una futura convivenza pacifica dipende anche
da iniziative ifi questo tipo.
partecipanti al campo
Europa-Terzo Mondo
AMNESTY INTERNATIONAL
Prigionieri
del mese
Il Notiziario di A.I. di agostosettembre presenta i casi di sei
prigionieri per motivi di O'pinione. Sottoponiamo qui all’attenzione dei lettori quattro di questi casi.
Soh Sung ■ SUD COREA
43: amai, studente universitario al momento dell’arresto nel
1971. Nato in Giappone, ma di
naziO'nalità coreana. Egli era stato arrestato con il fratello, pure studente universitario, con
l’accusa di ’’attività antistato”,
in particolare di spionaggio per
la Corea del Nord. Egli, durante
il processo, aveva respinto questa
accusa e aveva dichiarato che
gli era stata estorta con la tortura una falsa confessione. Era
stato pure, un periodo di tempo,
in ospedale per la cura delle
ustioni che si era procurato con
un tentativo di suicidio per sottrarsi alTinsopportabile dolore
fisico e psichico che gli era stato
inflitto durante un interrogatorio. Amnesty ritiene che i due
fratelli siano stati arrestati a
causa del loro interesse per la
riuniflcazione delle due Coree.
Si prega di inviare cortesi appelli (in italiano o inglese) per
il rilascio di Soh Sung a:
President Roh Taewoo
President
of thè Republic of Korea
The blue House
Sejong-no/Chongnogu
Seoul - Repubblica di Corea
figli, bibliotecaria all’Università
del nord nel Transvaal. E’ stata
arrestata il 28 ottobre 1986 in
base alla legge sullo stato di emergenza. Precedentemente era
stata già arrestata a più riprese.
La notte del 10 aprile ’86 una
bomba era stata lanciata nella
sua casa e l’aveva ferita gravemente. Essa era molto impegnata nella difesa dei diritti civili
e politici. Era la segretaria per il
nord del Transvaal del Fronte
Democratico Unito, ima coalizione nazionale di coloro che si oppongono aH’apartheid. Era membro del Comitato di sostegno ai
detenuti politici. Inoltre era
membro dell’Esecutivo Nazionale del Comitato di crisi sul problema dell’istruzione, sorto contro la discriminazione subita dai
bambini di colore nelle scuole.
Le attività di tutti questi gruppi sono state vietate dal governo il 24 febbraio ’88.
Per chiedere il suo immediato
e incondizionato rilascio, si può
scrivere, sempre in termini coitesi (in italiano o inglese) a:
President P. W. Botha
State President’s office
Private Bag X 213
Pretoria 0001 - Sud Africa
Us’ama, Numair e
Mazin ’Ashur al-’Askari - SIRIA
Tre fratelli, studenti aU’Ùniversità di Aleppo al momento delTarresto: Usama, 28 anni, studente di ingegneria, arrestato nell’82, Numair, studente di medicina, e Mazin, studente di architettura, arrestati con altri 17 giovani nelT83. Sono ancora in carcere senza accusa né processo;
alcuni di loro sono stati torturati. Essi sono stati sospettati
di essere membri del PCA (Partito per l’azione comunista) che
in Siria è illegale. Due membri
del PCA sono morti per i maltrattamenti subiti in carcere tra
la fine dell’87 e il principio delT88. NelT82 c’era stata un’ondata
di arresti ed era stata presa anche Lina, 22 anni, sorella dei tre
studenti, la quale ora è detenuta nel quartiere generale dei servizi segreti militari di Aleppo.
Si chieda in modi cortesi (in
italiano o inglese) il rilascio dei
4 fratelli ’Ashur al-’Askari a:
H.E. President Hafez al-Assad
Presidential Palace - Damascus
Repubblica Araba di Siria
Thiswilandi Rejoice Mabudafhasi ■ SUD APRICA
50 anni, vedova con quattro
Vjenceslav Cizek
JUGOSLAVIA
59 anni, insegnante e scrittore,
prigioniero d’opinione. E’ stato
liberato il 30 luglio in seguito
alla grazia. Era stato condannato a 13 anni di carcere per ’’attività antigovernativa”.
Amnesty International aveva
ripetutamente rivolto appelli alle autorità jugoslave per il suo
rilascio.
A cura del Gruppo
Italia 90 Val Pellice di A. I.
AMERICA LATINA
Il patto andino
Bolivia, Perù, Colombia e Venezuela fanno parte del Patto
d’integrazione andina, sottoscritto quasi vent’anni fa per operare
in vista di un comune sviluppo
economico. L’accordo, a cui aderì anche il Cile, poi ritiratosi, prevedeva di organizzare in forma
comune l’industrializzazione, dare impulso ad agricoltura e allevamento, regolamentare le tariffe
doganali verso i paesi terzi. L’obiettivo dell’integrazione politica
non è andato al di là della dichiarazione d’intenti anche a causa dei nazionalismi che, specie
in periodo di crisi, incombono su
nazioni già storicamente depresse.
Pensiamo subito
a rinnovare
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