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ECO
DELLE muí VALDESI
S p6t t»
biblioteca valdese
torre pellice
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno X( V - Nura 38 ABBONAMENTI l t'co: L. 2.000 per l’interno ( Spedizione in abbonamento postale - II Gruppo
Una copia Lire 40 / L. 2.800 per resterò Cambio di indirizzo Lù""* SO
K )KKE PELLICE — 24 Settembre 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Perenne tensione ire ** presenza ,, e ** separazione
9 9
LA CHIESA NEL MONDO
Il probU’iiia della presenza della Chiesa
nel iiiumlü e della sua politieizzazione è
stato particolarmente vivo, nel corso di
quest'anno, in parecchie comunità, anche
sulla nostra stampa, e si è riflesso sia nel
rapporto della Tavola al Sinodo sia in quello della Commissione d’esame (riproduciamo in terza pagina le parti di tali rapporti
concenrcnti questo problema), sia nel dibattito sinodale, sebbene questo non sia stato
esauriente, nè particolarmente vigoroso e
chiare; torse perchè il problema è presente si nelle nostre comunità, è avvertito talvolta i'! modo acuto, ma non ha ancora
avuto ima vera maturazione teologica, in
un incontro pacalo e fraterno di fronte alla
Parola. Gli eredi di una predicazione essenzialnienie individualista, ovvero tesa a potenziare l’azione sociale della Chiesa attraverso sin- opere, e quei giovani che stanno
cercando -iii vie diverse la risposta al loro
de.sidcri., d’impegno umano, .spesso non si
intendono, parlano linguaggi diversi, sembrano vivere in atmosfere reciprocamente
quasi ioipcnetrabili. L’eredità lasciata dalla
chiesa delle generazioni passate porta certo
una gni-,c responsahilità in questo dissidio;
da par!, toro i giovani lianno saputo impostare eoo chiarezza, su rette basi il loro
iniuegic- cristiano V
Da un òrto il dibattilo sinodale — ,singolarinen!. breve c poeo nutrito su un tema
che 111 ve re era fondamentale — ha aft'rontalo ini inietto delia nostra presenza nel
mondo: quello dell’annuncio di Cristo, dclVevaiinA’hzzazione propriamente detta. Pur
consiilcr.nuhi che questa è stata presente altenzionc della comunità nel quadro degli
studi jìi-cii;iralor| al Congresso evangelico,
SI è i.miciilalo che non sia stalo esaminato
e ihscic. n ¡0 studio del prof. Valdo Vinay,
« Voca..- .INC c senso della diaspora protestante n: Italia » (le comunità ne sono tuttavia tornite, e l’opuscolo ha rappresentato
per la (.Saudiana la tiratura del lutto eccezionale di copie 4,400, quasi totalmente esitate; fi'niio posta nelle sacrestie?). Si è poi
rilevalo i he la « presenza » attraverso opere
sociali -ostemite dalla chiesa è lungi dall’avere .-uiirilo il proprio significato: esse,
nella loro inultiformità, sono al tempo stesso pohooiii che mettono le nostre comunità
in rapporto con la realtà esterna, e porle
aperte, mezzi di comunicazione con questo
mondo oí quale abbiamo vocazione di annunciare FEvangelo di Cristo Redentore e
Signore ilciruonio intero. Sicché l’impegno
politico c sociale del cristiano, anche al di
fuori del quadro ecclesiastico, non può costituire un’antite,si con le iniziative e le
àtivilà .sociali sostenute dalla chiesa in quanto tale. 11 campo è grande.
Ma la discussione, com’era logico, si è
puntualizzata soprattutto sul termine « politicizzazioni' n. (Qualcuno lo ha considerato
essenzialmente equivalente a « conformismo 1) ai mondo, con la sua idolatria burocratica e organizzaztrice, il suo indefinito
moltiplicarsi dell’« apiiparato » a scapito dell’impegno personale. Questo rischio è certo
presente, ma il problema sul tappeto è diverso, più ampio e più preciso al tempo
stesso: il problema della colorazione politica della chiesa. Riferisco qui il succo di
alcuni degli interventi — come dicevo, parecchio slegati facendo seguire alcune
considerazioni personali. E’ stato detto che
questa presenza è certo difficile, che pone
continuamente di fronte a delle scelte; ma
che non può essere elusa: non si risolve
affatto il problema chiudendoci pietisticamente nella nostra vita interiore o ecclesiastica. Si è notato che bisogna essere pronti a pagare di persona, che solo questo dà
contenuto a un impegno che rischia altrimenti di restare nel vago e n®l teorico,
senza alcuna forza nè autorità; e questo,
anche a costo di « sporcarsi le mani » (ma
che cosa vuol dire, in concreto?). Qualcuno ha deplorato che si biasimassero in
■ qualche modo i giovani o comunque coloro
che si impegnano; sono così pochi! bisognerebbe ammirarli, magari discutendo la
posizione assunta, non metterli sotto accusa. Qualcuno, che richiamava alla concretezza dell’impegno, ricordava che non abbiamo bisogno di andare ad attingere all’esterno ideologie ijrogressiste e rivoluzionarie: il messaggio biblico, preso sul serio
fino in fondo e seguito coerentemente et
porterebbe molto più avanti della più avanzata punta politica. Un altro ha affermato
che, in mezzo all’affrDntarsi di diverse ideologie politiche, jl vero nemico contro cui il
cristiano deve lottare sono i discorsi astratti,
le grandi affermazioni ma.ssimalistiche delle
ideologie, che appunto tendono a fare dell'ideolugiii Iin idolo segreto anziché uno stru.
mento di valutazione e di azione, sempre
sottoposto ad Un criterio diverso e più allo,
ili è ricordalo Tari. 147 dei RR.OO. che
vieta espressamente di usare pulpiti e locali di (Illesa per prese di posizione eie
possano essere definite propaganda di partito. Un altro ancora ha ricordalo che se
una parte della chiesa pensa di dover richiamare l’altra, per lo più giovane, a
stare in guardia da coiitormismi, il riciiamo può certo essere pre.so sul serio,^ ma a
condizione che sia ben chiaro che i compromessi della chiesa sono stati in passalo
La Chiesa deve saper dare una nuova e diversa evidenza ai problemi della societàf secando a criterio che le è proprio! I^EVANGELO
ben maggiori di quelli di oggi; e che oggi
il compilo partió:larmi.nte urgente per noi
è quello di annunciare il Regno d¡ Dio al
mondo operaio, nel quale come chiesa, an*
nunciatrice deH’Evangelo, siamo stati tìno*
ra assen:i, nel senso che non abbiamo mai,
sin qui, preso in considerazione il mondo
operaio, 1’« universo industriale » in quanto tale, nel suo insieme e con le caratteristiche. Qualcuno, di fronte alle critiche
mosse airatteggiam^mto passato della chiesa, ha anche ammonito a non giudicare
con superficialità, e a render grazie perchè
oggi, malgrado le ombre della nostra vita
nazionale, noi possiamo fare pubblicamente
questo discorso in piena libertà; di fronte
a uno Stato che si avvia ad essere, o già è
denionlz/iilo .la h)lla e rimpegno richiidono ben altra forza e altri rischi che non
in empi « normnli .. quali sono quelli In
cui viviamo.
A gin«id (li comnicnlft, e per invitare a
una medi azione e a un dibattito clic dovranno a lungo approfondire, fra noi, prest'iifj «lui alcune riflessioni, partendo <lai
due testi riportati a pag. 3.
Non mi pare dubbio che il problema sollevalo dalla Tavola sia reale e abbastanza
marcalo, specie in certe comunità e in
cerd settori della nostra Chiesa. Vi sono
conlrasti, fra noi, e contrasti che eccedono
la normale diversificazione d’opinione,
giungendo a toccare una questione dì fondo; il disagio esistente fra noi rivela un
problema aperto, irrisolto, anche doloroso.
D’altro canto, mi pare pertinente il rilievo mosso dalla C. d’e., che rifiuta di
distinguere fra partecipazione individuale e
comunitaria della chiesa alla vita politica:
singoli cristiani t comunità devono ugualmente sentire la loro vocazione politica;
sìa gli unì che le altre devono con la stessa
chiarezza impostare in modo caratteristico
questa loro partecipazione, a rischio di
mancare alla loro vocazione. V’era qui,
forse, un elemento non chiarito a sufficienza nel rapporto della Tavola.
Rimangono validi, di questo, il ricliiamo
a non lasciarci « condizionare nella nostra
libertà cristiana da compromessi e da schemi d’ordine politico e sociale », e l’avvertimento che a talvolta la presenta cristiana
nel mondo esige una separazione dal mondo ». Quest* ultimo lato, sottolineato in
modo così esclusivo da essere eretico (anche percliè mosso da altri presupposti) in
epoche ipassate, da una predicazione cristiana essenzialmente individualistica e interioristica, va oggi riacquistando un carattere
profetico che noii dev'essere in alcun modo
trascuralo: non per spingerci ad arroccarci
in una pretesa vita « spirituale » di appartali, ma per ricordarci che il Regno di Dio
e il mondo dell’uomo si sono toccati in
Cristo soltanto e che di questo siamo testimoni.
Significa invece, secondo me, semplificare
arbitrariamente il problema, svalutare ingiustificalainente Is realtà socio-economìco
politica. e soprattutto spiritualizzare erratamente l’Evangelo, raffermare — come fa
ancora la Tavola nel suo rapporto — che
«runiià ideila Chiesa può essere nies*a
in gioco per moii\ì di fedeltà airEvangelo,
non per molivi di ."scelta politica ». 0 piuttosto. quest’affermazione è valida a condizione che si riconosca che certe scelte politiche, in una data situazione, esprimono,
prima che un’opzione politica, una fedeltà
aH’Evangelo; penso, citando un caso certo
parlìoolarmente chiaro (almeno oggi), alla
scelta politica della a chiesa confessante »,
che ha indubbiamente messo in gioco la
unità della cliiesa (in tutte le chiese! per
motivi politici, che avevano però alla radice più profondi molivi teologici, evengelicì: mi rendo conto che si tratta qui dj un
caso limite, cioè di una scelta di fronte a
una pulitila il cui carattere «demoniaco»
andava risaltando sempre più evidente. Se
invece non sì riconosce che, in una data
situazione, il contrasto politico fra cristiani
può giungere ad esprimere il coniraslo fra
una fede in Cristo chiara c coerente e una
fcflc pervertita o loniunque debole e poco
illuminata, iiuella proposizione non mi pare
accettabile. La storia mi sembra dare molle
riprove: se leologic.uinente rifiutiamo, come
un grave errore d'ottica. la valutazione stori,
ca che interpreta i movimenti spirituali come
componenti secondarie o conseguenze di un
più profondo, deterniinislico movimento
sociale, economico e polìtico, risulta d’altro lato cliiaro che iiiolte volte, in passalo
e tìno a oggi, la prote&ta, la scelta radicale ITI campo teologico lia pure avuto conseguenze altreiianio radicali in campo politico: è stata una vera e propria scelta politica. -em])rc più chiara via via che sì cliiarìva la radice teologica (dal valdo-hussiii
smu. ad es.. fino alla « democrazia » olande.-e). più incer a e confusa quando invece
sì deternnnava un'involuzione teologica (essenzialmente quella pietista), nuovamente
più lucida e ferma dove si affermava il
rinnovamento biblico c teologico contemporaneo. matrice di ogni chiesa « confessante ».
Come certo ad ogni membro del Sinodo,
e a molti membri delle nostre comunità,
mi pare sommamente augurabile che il problema emerso in Smodo sìa approfondito e
che il dibattito appena avviato, abbastanza
(■'Jiifusamentc, sia proseguilo. Con serietà,
senza impazienza, :n reciproco rispetto, m
una comune ricerca. Ci affacciamo appena,
coscientemente, -ì questa questione; aluieno
come chiesa, abbiamo sempre temuto di
aft’ron.arla, rimandando ciascuno alla projiria coscienza personale, ma non possiamo
eluderla più a lungo, ?i tratta di un elemento fondamentale della nostra predicazione e delle nostra testimonianza. Solo se
avremo saputo, forti delTEvangelo, prendere coscienza della vera realtà politica
odierna, con tutti i suoi miti, potremo
procedere a quella demitizzazione politica
che ba avuto parte cospicua nella predicazione profetica e in quella apostolica, che
è stala vis.suta in modo radicale e definitivo
dal nostro Signore Gesù Cristo, e che è
stala ricordata e proclamata da quanti, nella storia secolare della Chiesa, hanno saputo maggiormente approssimarsi, nella loro ubbidienza, a ciò che il Signore vuole
da noi : nel mondo ma non del mondo.
Poiché dietro ì miti del mondo c’è il gemilo molteplice degli uomini, il loro conscio anelilo o il loro inconscio bisogno di
redenzione; e la chiesa di Gesù Cristo, al
seguilo di lui i)er le vie e per le piazze
del mondo, non ha altra ragion d’essere
che quella di proclamare nel mondo vecchio il mondo nuovo di Dio; la C. de,
ricordava giustamente a questo proposito:
a Chiesa deve saper dare una nuova e
diversa evidenza ai problemi della società,
secondo il criterio che le è proprio,
¡’Evangelo ». Ma sono valutazioni e indicazioni che non s’improvvisano. g- c.
C O M U N I C A T O
La Tavola Valdese, visto l'art. 29 degli Atti del Sinodo 1956 che
rieoncsce la Chiesa di Villar Perosa come Chiesa autonoma, ne proclama
la vacanza.
La designazione del Pastore dovrà farsi a norma degli articoli 14, 15,
16, 17, 18, 25, 26 dei Regolamenti Organici.
La Tavola Valdese, visto l'art. 68 degli Atti del Sinodo 1965 da
cui risulta l'elezione del Pastore Neri Giampiccoli alla carica di Moderatora, proclama la vacanza della Chiesa di Milano.
La designazione del nuovo Pastore dovrà farsi a norma degli articoli 14, 15, 16, 17, 18, 25, 26 dei Regolamenti Organici.
Torre Pellice, 12 Settembre 1965
Il Moderatore della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Protestiamo
Sul « Service oecuménique de presse
et d’information » (soepi) n. 31 del 9
sett. 1965 abbiamo letto questo traflletto, sotto il titolo « Il nuovo moderatore dei Valdesi del Piemonte» (il
che fa subito un pò folcloristico ) ;
Torre Pellice - Il Sinodo della Chiesa evangelica valdese (Italia) ha eletto il suo moderatore, il dr. Neri Giampiccoli, pastore a Milano, e il suo vicemoderatore, il dr. Achille Deodato,
pastore a Pinerolo.
La stampa quotidiana italiana ha
dato ampio spazio ai resoconti delle
sedute. Per ciò che concerne le relazioni con la Chiesa cattolico-romana,
e secondo tali articoli, due correnti si
sarebbero formate in seno alla Chiesa
valdese : una, quella della maggioranza (SOT'o) considererebbe inutile
continuare a dialogare con i cattolici
e che occorre attendere i risultati del
concilio. L’altra corrente, di rninoranza, di cui fa parte il dr. Giampiccoli. è favorevole al proseguimento
del dialogo-.
Se è comprensibile (e pur irritante)
che la stampa quotidiana italiana
prenda talvolta delle cantonate nel
valutare e nel riferire delle cose nostre, è assolutamente inaccettabile che
questo avvenga da parte della stampa
ufliciale del Consiglio ecumenico, che
tra l’altro confessa con un candore
non disarmante dove attinge le informazioni che diffonde poi in tutto il
mondo a nostro riguardo.
Abbiamo già avuto di che dolerci di
questo sistema in occasione del Congresso evangelico italiano, quando il
iSoepi aveva riportato una informazione dell’agenzia « Mondo religioso »,
in cui si citava con rilievo un giudizio
scortese e del tutto gratuito di un osservatore ufficioso cattolico, il p. Jean
de La Croix Bonadio, il quale aveva
definito « indelicato » e indebito immischiarsi nelle faccende altrui il voto
congressuale che richiedeva Tabolizione di ogni discriminazione civile contro gli ¿X preti. Tale informazione era
stata poi ripresa da altri giormvlì protestanti, quasi fosse... U ciou dei lavori del Congresso!
Non sappiamo se in quell’occasione il Consiglio Federale e per parte
nostra la Tavola abbiano protestato.
Ci auguriamo che comunque in quest’occasione la Tavola protesti espressamente presso la direzione del soepi,
e quanto a noi deploriamo questa presentazione così distorta della posizione della nostra Chiesa e dell’ultimo
Sinodo (lo possono valutare non solo
1 membri di esso, ma 1 nostri lettori ai
quali abbiamo ampiamente riferito
circa i dibattiti, anche e soprattutto a
questo riguardo), che non potrà che
confermare in molti sprovveduti o
tendenziosi lettori il pre-giudizio con
cui sentiamo spesso valutato (o svalutato) il nostro atteggiamento protestante italiano : piccoli piantagrane
chiusi in un angusto provincialismo,
fuori del flusso vivo della storia... Eppure abbiamo ben coscienza che alcune delle poche idee teologicamente
chiare e fondatamente aggiornate,
in latto di relazioni con il cattolicesimo, presenti nell’ecumene, sono
venute dalla nostra piccola Chiesa.
CRONACA
DEL
CONCILIO
La quarta ed ultima sessione del
Concilio ( che dovrebbe concludersi
prima di Natale, secondo alcuni T8
dicembre) è iniziata nel segno dell’incertezza. Malgrado l’immutata cornice fastosa e la consueta solennità
del cerimoniale, si avvertiva negli ambienti conciliari un certo imbarazzo,
una perplessità diffusa, che qualcuno
interpreta come sintomo di stanchezza e eli altri — a torto, pare — come
sintomo d’involuzione, e che sembra
piuttosto essere il riflesso, in sede condliare, delle vive preoccupazioni sorte in seguito al manifestarsi di tendenze scismatiche in seno alla « destra » della Chiesa cattolica francese,
seguite, più di recente, da certe prese
di posizione della «sinistra olandese»
sulla eucarestia, che sono state giudicate eversive della dottrina cattolica tradizionale ed hanno provocato
l’intervento personale di Paolo Vi,
addirittura con un’enciclica (la Mysterium Fidei, pubblicata il U settembre, Tantevigilia della riapertura
del Concilio, pure essendo stata sfitta il 3 settembre), il cui stile richiama ouello di papa Pacelli e il cui con
Aperta la quarta (ed ultima) sessione
Cominciò con un lungo e platonico discorso sull amore
tenuto teologico è di schietta marca
controriformistica: giustamente il settimanale laico II Mondo, del 21 sett.
1965, la definisce «un triste preludio
aH’apertura della quarta sessione ».
Per dissipare questo senso di disagio
e per infondere nell’assemblea quel
« coraggio del Concilio » — com’è stato chiamato — che sembra essersi notevolmente affievolito, si attendeva il
discorso d’apertura del pontefice. Invece, Taliocuzione inaugurale di Paolo
VI, che pure si proponeva — secondo
le parole del papa stesso — di « chiarire il senso e di ravvivare lo spirito
di questa ultima sessione », non è riuscita nè a situare questa quarta fase
conciliare nello sviluppo logico del
Vaticano II nè a rilanciare efficacemente quest’ultimo, com’era più che
necessario, se si pensa ai 10 mesi di
pausa intercorsi tra l’inizio della 4>
e la line della 3“ sessione e soprattutto
alle vivacissime polemiche che accompagnarono la tem.pestosa conclusione
di quest’ultima. Purtroppo, anche dopo il discorso di Paolo VI, si resta^ al
punto di prima. In questo senso, l’allocuzione pontificia non può non aver
deluso coloro che dal papa si aspettavano, com’è logico, un discorso programmatico (pur nel rispietto della
libertà di decisione deU’assemblea) e
soprattutto un fermo invito ad attuare soprattutto in questa fase conclusiva in cui si tratta di «venire al
dunque») quel coraggioso «balzo in
avanti», che Giovanni XXIII aveva
indicato come mèta del Vaticano II.
Trattandosi dell’ùltima sessione, questo invito non poteva mancare. Paolo
VI, invece di parlare di « balzo in avanti », di « aggiornamento », di « rinnovamento », ha preferito fare un
lungo e platonico discorso suH’aniore:
discorso in sè nobile e bello, con alcuni accenti schiettamente evangelici e
qualche impennata lirica, ma troppo
genericj c disancorato dalla concreta
ìrroblematica conciliare, che il papa
ha deliberatamente ignorato. Tn.somma: un discorso evasivo.
Parlando con tanta insiste.iza 'li
amore, il papa si è idealmente ricollegato con Taliocuzione inaugurale
del Concilio pronunciata da Giovanni XXIII TU ottobre del 1962, in cui
si affermava tra l’altro che, oggi, la
Chiesa cattolica « preferisce usare la
medicina della misericordia piuttosto
che della severità » e « vuole mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna,
paziente, piena di misericordia e di
bontà, anche verso i figli da lei separati ». Ma è solo sotto questo profilo
che il discorso di Paolo VI può essere
considerato « giovanneo ». Per il resto,
come osserva TAvanti! del 15 settembre, esso appare « singolarmente privo di ampie prospettive » e tale da
« confermare l’impressione di chiusura con cui l’attuale sessione si presenta, almeno dal punto di vista papale ».
E’ pressoché impossibile individuare
i veri motivi che hanno indotto il
papa e sorvolare tranquillamente sui
temi concreti della sessione e a parlare solo dell’amore che « dovrebbe
caratterizzare la conclusione del nostro Sinodo ecumenico ». Forse, questa inconsueta insistenza sull’amore
va fatta risalire a quella che bisogna
considerare come una delle preoccupazioni primarie dell’attuale pontefice • mettere d'accordo i cosidetti « pro
SEGUE
IN SECONDA PAGINA
2
pag. 1
24 îettcjnlire 1963
N. 33
f ïï
Uno Strano linguaggio
militaresco
'OL'
Hans-Ruedi Weber, a suo tempo Segretario eseoutivo del dipartimento dei Laici
del Consiglio Ecumenico delle Ciñese, non
è stato il primo a scoprire quanto nel Nuovo Testamento e specialmente negli scritti
paolinici i termini militari ricorrano con
frequenza. Similmente già altri prima di
lui aveva sottolineato il fatto che questo
linguaggio militare era stato usato nella
Chiesa primitiva. Il merito del Weber è
stato di vedere quanto questa nomenclatura
militare del Nuovo Testamento e della
Chiesa primitiva è significativa per il vasto discorso che si sta sviluppando a proposito di « clero », « laici » e del loro compilo specifico nel combattimento odierno
della Chiesa militante: ne è nata un’opera
assai stimolante che porta il titolo francese
di «L’Eglise militante» (li.
Battezzati per partecipare
al combattimento
della chiesa militante
La terminologia militare viene usata in
larga misura innanzitutto nel quadro del
battesimo.
Il battesimo era. nella Chiesa primitiva,
come appare cliiaramente da antiche liturgia battesimali , un vero e proprio atto di
arruolamento nell’esercito di Cristo, accom.
pagnato da un atto d! rinnegamento di Satana. Una tale posizione ha chiaramente un
fondamento neoteslamentario. Basti pensare
a questi due versetti tra i molti citati dall’A.:
« Ne faites pas de vos membres des armes
d’injustice au service du péché; mais offrez-vous à Dieu comme des vivants revenus de la mort et faites de vos membres des
armes de justice au service de Dieu; car le
péclié ne dominera pas sur vous: vous
n’étes pas sous la loi, mais sous la grâce »
(Rom. 6: 13-11), «Laissons là les oeuvres
de ténèbres et revêtons les armes de la lumière » (Rom. 1.1: 12). Per il credente
tratta di compiere un servizio militare sotto
gli ordini del Cristo imperator (p. 18^
1 Padri della Chiesa hanno parlato a
loro volta molto spesso di questo servizio
reso dai credenti, qualificando diserzione
un’eventuale infedeltà agli ordini di Cristo. Così Clemente Romano, così Policar
l'ËVAMiËLlI ALLA MDIII-TV
DELLA SVIZZERA ITALIANA
Domenica 26 settembre
ore 9,15: Conversazione evangelica alla radio, past. Otto Rauch
Televisione, alla fine delle trasmissioni, circa alle 22 : « La Parola del Signore », past. Guido
Rivoir.
po, così soprattutto Tertulliano che, per
essere figlio di un ufficiale della guarnizione romana di Cartagine, doveva essere
particolarmente portato a capire e ad usare
un linguaggio militare. Per quesl’ullinio i
credenti sono « soldati deH’lddio vivente »
che hanno «pronuncialo (al momento del
battesimo) le parole del giuramento militale ».
Pngono è dunque il « civile », chiunque
non è arruolato nei ranghi dell’esercilo di
Cristo in contrapposizione a chi fa invece
parte della « militia Christi ».
Ma, vi domanderete, in che senso tutto
ciò può portare qualcosa di nuovo nel quadro del problema del laicato ecc.? Intanto
ha qualcosa da dirci per metterci in guardia contro i misfatti compiuti dall’uso e
dall’ahuso di questa menlalilà e terminologia militaresca in seno alla Chiesa stessa.
Generali
e soldati semplici?
In seno dell’esercito cristiano non ci sono
gradi ma vocazioni diverse, contrariamente a quanto avviene per i vari eserciti nazionali e sopranazionali pesantemente gerarchizzali. Purtroppo questo non è sempre stato visto chiaramente. Tant’è vero
che già Clemente Romano faceva dei discorsi come questo: «Così, fratelli, mettiamoci in cam,paglia con un ardore totale,
sotto il suo (di Cristo) comando irreprensibile. Osserviamo la disciplina, la disponibilità, la sottomissione con le quali coloro che servono sotto nostri capi d’armata
compiono gli ordini ricevuti. Non tutti
sono generali, colonnelli, capitani, luogotenenti ecc-, ma ognuno al suo rango ubbidisce agli ordini del generale in capo e
degli altri generali ». Il Weber noia giustamente: «Invece di illustrare il messaggio
biblico, l’immagine militare comincia ad
aggiungere qualcosa che ne modifica il
contenuto originale. Tutta una gerarcliia di
generali, colonnelli, capitani ecc. viene a
frapporsi tra il Cristo imperator e i semplici soldati. Tra i soldati di Cristo vi è
da questo momento un piccolo gruppo
clic dà dagli ordini e una grande massa
che deve obbedire (...) senza dubbio tulli
i cristiani sono soldati; ma è precisamente
per questo che devono obbedire ai loro
capi, i presbiteri! L’apostolo Paolo non
avrebbe certamente usato questo linguaggio, malgrado tulio quello che Ila dello
dell’aulorilà, dell’obbedienza e delle diverse missioni da compiere nella Chiesa
militante » (p. 22). Abbiamo qui il punto
0' uno dei punti di partenza di quel malefico processo elle Ila portalo ad isolare in
due sfere d’attività distinte e sovrapposte
« clero » e « laici ». Un processo che ha
grandemente indebolito la chiesa e senza
il quale, oggi, non avremmo bisogno di
riscoprire laboriosamente delle verità che
dovrebbero essere ovvie per noi.
(1) HANS-RUEDI WEBER; L’Eglise
militante - Collection Oecuménique
N. 3 - Labor et Pides, Genève, 1964,
p. 152 L. 1.700.
Professionisti
e dilettanti?
Un altro errore è «tato quello di interpretare versetti come quello di II Timoteo 2: 4 « Dans le niétier dest armes, personne ne s’encombre des aft'aires de la vie
civile, s’il veut donner soli^aclion à qui
l’a engagé », in senso errato cioè in senso
ascetico. L’idea si è così formata a poco a
poco che gli asceti, i monaci, le monaclie.
i sacerdoti, quanti insomma si ritirano in
qualche modo dalla vita del mondo,
combattono per la folla dei credenti ordinari. L’A. sottolinea; «Attraverso i secoli
queste parole (del versetto) dominano il
sacerdos cattolico e la vita monastica (...)
un largo fossato si apriva tra i veri cristiani (gli asceti) c i rappresentanti dei
cristiani ordinari considerati come immaturi (i laici), dall’altro. In se stesso, questo sviluppo dì una dillerenziazione aH’iiiterno della Chiesa militante è conforme
alla volontà di Dio » (p. 23), ma questo
non implica una svalutazione del ministero
dei laici. Eppure la Chiesa, incamminatasi
per questa strada, è divenuta una fortezza
di civili semi-arruolati, provvista di uno
stato maggiore di ufficiali di carriera e di
alcune formazioni di mercenari, invece di
essere la militia Christi (p. 24).
Ma indicare errori, debolezze, lacune della Chiesa è veramente utile solo se si possono indicare i rimedi o i mezzi per ricostruire ciò che S] demolisce. E’ ciò che
il Weber fa nel resto della sua opera.
Non temiamo
di pronunziare la parola
"conversione..
Incorporoti
Il laico convertito deve ora essere incorporalo concretamente, divenir parte integrante delle truppe di Dio. Cosa questa che
era sottolineata nelle già citate antiche cerimonie hattesimali dalla partecipazione immediata dei hattezzati alla Santa Cena. Lo
scandalo è che oggi slamo scandalosamente
divisi di fronte alla Mensa del Signore.
Così come siamo troppo spesso in disaccordo quando c’è da prendere una decisione. Che si tratti deH’educazione della gioventù, dell’org inizzazione razionale del lavare, dei piani di aiuto ai paesi sottosviluppati. della vita collettiva, sul piano nazionale o su quello della coesistenza delle
razze, delle classi e delle nazioni, la nostra divisione interna è certo di estrema
gravità ed il Weher si domanda se ciò non
sia il segno de! fatto clic . siaiiic ancora
schiavi dei principati e delle potenze del
nostro tempo, marionette Ira le mani delle
forze della propaganda e dei pregiudizi
sociali, e che dei criteri pagani si sono sottilmen'.e imposti al nostro giudizio. In questo caso siamo ancora dei laici inconvertiti
che hanno niello camniino da fare per distruggere i loro criteri pagani e per crescere nel cammino di Cristo, (p. 30i. A
volte, tuttavia, a decisioni diverse non corrisponderà necessariamente un’infedeltà nei
confron:i del Signore. Si può anche trattare di una risposta fedele a vocazioni diverse in una situazione specifica e in funzione di doni particolari: infatti «obbediamo ad un Signore vivente, non ad un codice immutahile di pretesi principi cristiani » (p. 30).
Ci pare d’altra parte elle, detto questo,
non si possa far a meno di dire altrettanto
chiaramente che, per quanto ogni divisione
sia orribile nella Chiesa, per quanto nessuna decisione di nessuna Chiesa sia assolutamente e eternamente secondo verità, vi
sono casi in cui la Chiesa e... le Chiese
devono sapere affrontare la divisione di
fronte ad una data decisione. Talvolta, alla
luce dell’Evangelo, vi è un solo atteggiamento possibile, non due.
Consacrati
1 primi battezzati venivano, subilo dopo,
unii d’olio, cerne segno di una vera e
propria consacrazione. Il battesimo era,
cioè, « la consasrazione fondamentale di
ogni cristiano, l’atto che gl| conferisce la
missione di partecipare al combattimento
della fede ». Con questo atto « la Chiesa
prega lo Spirito di scendere sui battezzali
per trasformarli (...) da civili ¡n soldati e
di consacrarli al servizio di Cristo, nel suo
ccmbatlimento, nelle sue sofferenze e nella
sua vittoria » (pp. 31-32). 11 laico non può
insomma essere definito m modo negativo
come chi non e teologo, non è impegnato
a pieno tempo in un servizio cristiano o,
peggio, non è consacrato. 11 laico è totalmente impegnato e ha autorità in teologia
attraverso la sua « conoscenza della persona
e delle opere di Dio » acquisita col « desiderio di ubbidire alla Sua volontà nelle
circo.slanze concrete della vita di tutti i
giorni » (p. 33). Si tratta dunque di spendere « almeno altrettanti soldi e forze » per
procurare ai laici la formazione teologica
che 1 pastori hanno nel loro campo (e bisogna elle i laici vogliano procnrarsela).
Non si oppongono
pastori e laici
Già, clic ne è dei pastn.-i? Essi sono.
I erto., stinnlici soldati, come lutti gli altri.
Tuttavia h, uro ricevuto una cnnsacrazione
sne'ia'e per particolari riissioni. Infatti la
Chiesa « ha bisogno di soldati messi a parte
per un’opera di pionieri, per i servizi di
trasmissione tra ¡1 comandante in capo e
Tarmata in campo tra i diversi corpi d’armata. Altri sono dislaicati per l’addestramento o Tispeziom delle truppe (...). E
ncn dimentichiamo Tumile e importante
servizio di sussistenza (...) che prepara il
nutrimento per i combattenti » (pp. 34-35).
Dunque pastori e laici distinti ma non
conlrapposti nè sovrapposti. Ed è bene che
questo sia detto mentre tanti, per promuovere il laicato ritengono di dovere minare
la solidità del pastorale o lo fanno inconsapevolmente.
Giovanni Conte
Quelles pierres!
(Marc 13: 1)
L'aiLiniration des apôtres devant les murailles du Tempie, c’est
un peu celle que provoque en toi la puissance de tel ou tel de tes
semblables, ou son intellifieuce, ou sa vigueur morale: « quel homme! 1) murmures-tu.
Il suffit que cet homme te touche d’un peu près pour que tu te
sentes lioiiflé de sa gloire, — comme tout Juif qui se respecte l’était
de celle de son Temple —; et si par hasard c’est de toi qu’oi: dit;
« quel homme! » il te semble que tu as atteint la cime du bonheur
terrestre, tant l’estime des hommes est un subtil breuvage.
Ton Maître coupe court à ces sortes d’extases. « Ces grandes
constructions! — dit-II —- il n’en restera pas pierre sur pierre ».
Tandis que Ses disciples admirent les murailles, Son esprit pénètre dans le Temple: Il jiense aux pontifes sournois qui y trônent;
Il se rappelle les marchands d’animaux et les changeurs d’argent
qu il a chassés à coups de corde; à travers la belle apparence II reconnaît l’absence de Dieu et prédit la ruine imminente.
fout comme II juge l’édifice, le Maître aussi pénètre et juge
! homme. « Vous êtes le temple de Dieu », disait l’apôtre; par là il
entendait le sanctuaire, non les murs hypocrites. A tes semblables il
t’est toujours facile de donner le change: l’intérêt, l’orgueil et le mensonge peuvent régner en toi — comme dans le Temple les marchands
et les prêtres — et ta façade rester ferme. On dira toujours: « quelles
pierres! quel homme! quelle foi! ».
Ion Maître, Lui, ne sera pas trompé. Au cœur du Temple, au
centre de ton âme. Son clair regard jiénètrera. Et s’il voit ta mort
spirituelle qui se prépare, Il t’en avertira.
(« Avec le Maître »)
Philippe Vernier
III iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiu
II movimento dei laici può diventare, se
consideralo in modo separalo dalla vita di
tutta la Chiesa, un gruppo che fa pressione
sulla Chiesa o che, peggio, trasformano la
Chiesa in un gruppo die fa pressione .sulla
società, tendendo a dominare il mondo. E
a ben guardare il movimenlo laico della
nostra Chiesa ha talvolta questa caratleri.stica di gruppo di pressione (senza die sia
sempre chiaro per cosa fa pressione). Come
evitare questo pericolo? Riconoscendo die
la conversione è essenziale per tutti nella
Chiesa. Una conversione intesa, naturalmente, in un sen.so ben preciso ed evangelico: «1 verbi clic descrivono la salvezza e l’atto di convertire operati da Dio
richiamano al comiiattinipiito tra Cristo e
le potenze delle tenebre. E’ fondandosi su
questo combattimento continuo nel quale
la villoría decisiva e già stata ottenuta che
Dio ci chiama alla conversione; non siate
più schiavi, marionette, collaboratori dei
principati e delle potenze ma (...) divenite
collaboratori e soldati della Chiesa militante (...), è Tuorao totale, con tutto dò
die lo lega alla società, die è mobilitato »
(in questo senso va inteso il versetto di
Il Timoteo 2: 3-1, di mi si è già parlato).
Si traila dunque di n un soldato in servizio attivo, totalmente disponibile per Gesù
Cristo », non già di un uomo che è stalo
chiamato « ad una vita in un altro
mondo » (p. 2.6).
ANNUNCIATO AL CONCILIO UN SINODO EPISCOPALE
Una “collegialità,, molto particolare
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
grossisti » con i cosidetti « conservatori ». Si può pensare che all’inizio di
una sessione durante la quale, dati
gli argomenti da discutere, potrebbero ripeter.si scontri violenti tra le due
correnti delTepiscopato cattolico, e
che comunque, essendo l’ultima, è destinata a fornire alTopinione pubblica mondiale l’immagine conclusiva e
duratura delTintero Concilio, il pontefice abbia ritenuto opportuno richiamare l’assemblea alTesigenza delTamore, onde si plachino i contrasti
di parte e si compongano armonicamente dissidi e tensione, in modo che
i lavori conciliari germinino il più presto possibile alTÙnisono e la chiesa
cattolica possa una volta di più proporre all’ammirazione del mondo il
suo ;< mirabile spettacolo di unità ».
L’unico tema di rilievo del discorso
inaugurale di Paolo VI è stato l’annuncio della istituzione di un « Sino
Società di Studi
Vaidesi
Le giornate storiche, — Si è svolto a Torre il 20-21 agosto il VII Convegno di studi
su eresia e riforma in Italia, promosso ed
organizzato dalla Società di Studi Valdesi.
Nonostante alcune assenze, rincontro è stato
caratterizzato dal solito interesse, anche da
parte del buon pubblico presente. Si sono
cosi avute le comunicazioni dei proff. Baimas (Sulla fortuna del Flaminio in Francia). Firpo (Nuovi documenti .sulTeretico
Pucci), Coscia (Giansenisti e Giacobini a
Genova). Rigola (Protestanti e democratici
in Liguria), Ronco (Teodorico P. Rossetti),
Diipré-Theseider (Dante e l’eresia), Cegna
(Teologia del Valdismo nel 400). Vinay (La
S. Cena valdese in una scultura del duomo
di Naumburg), Gönnet (Un inedito di Bucero sui Valdesi nel 1534). Esse sono state
oggetto di scambio di idee e di discussioni
veramente interessanti.
Ben seguita dal numeroso pubblico ed apprezzata per la sua limpidità la conferenza
pubblica del prof. Dupré la sera di venerdì
20. sul tema : Dante e l'eresia, che ci ha lasciati con alcuni interrogativi circa il disintere.ssc che Dante manifesta nelle sue opere
per le grandi eresie del suo tempo.
do episcopale » che, come avverte puntualmente L’Osservatore Romano del
15 settembre, « dà forma e contenuto
apostolico-giuridici al voto del Concilio sulla collegialità ». Questo nuovo
organismo, che era stato preannunciato dal papa il 21 sett. 1963 in un
discorso alla Curia romana e nuovamente il 29 sett. 1963 nel discorso di
apertura della 2» sessione conciliare e
che inoltre è previsto nello schema di
decreto sui « Doveri pastorali dei Vescovi » (ancora da approvare), è per
ora il primo e unico risultato tangibile del Concilio sul piano delle istituzioni. Come si configura questo organismo? Con un Motu proprio (dal titolo: Apostolica solUcitudo) emanato
il 15 settembre e letto in Aula, alla
presenza del Pontefice dal Segretario
del Concilio Mons. Pelici, Paolo VI ha
fissato d’autorità (senza neppure consultare in merito l’assemblea conciliare) la natura, la composizione, il
funzionamento e le finalità del « Sinodo episcopale ». Le sue caratteristiche principali sono le seguenti; 1)
è un organo di consultazione, privo di
poteri deliberanti (a meno che non li
riceva, di volta in volta, dal papa) e
convocato saltuariamente dal pontefice « quando ciò sembrerà a lui opportuno » ; la sua istituzione non è
però provvisoria, ha carattere di perpetuità; 2) è sottoposto all’autorità
diretta ed immediata del papa, il quale dovrà convocarlo, ratificare (o meno) l’elezione dei suoi membri, stabilire le questioni da discutere e l’ordine dei lavori, presiederlo; inoltre sia
il segretario permanente del « Sinodo » sia il segretario di ogni singola
assemblea sono nominati dal papa;
infine il papa può aumentare il numero dei membri del « Sinodo » fino
a un 15“/o di quelli eletti; 3) i membri
del « Sinodo » sono eletti, per la maggior parte, dalle Conferenze episcopali nazionali, alcuni Arcivescovi e i
Cardinali Prefetti delle Congregazioni Romane (cioè i più influenti cardinali della Curia romana ) ; i membri
eletti dalle Conferenze episcopali devono essere approvati dal papa.
(L’Unità, del 15-IV-65). Il « Sinodo -piscopale », così com’e strutturato, e la
migliore riprova del fatto che una vera
collegialità, nella Chiesa cattolica di
oggi, è teologicamente e quindi ’iraticamente impossibile.
Il numero de.gli Osservatori e Oi-viiti
è ancora aumentato: sono in Tutto
un centinaio (alla 1» sessione ermo
una quarantina). Rispetto alla sessione precedente, quattro nuove Chiese
od Organismi sono rappresentati : la
Chiese ortodossa bulgara, la Chi esa
Unita di Cristo del Giappone, la Federazione Protestante di Francia e il
Consiglio delle Chiese di Australia.
Qualche Osservatore (tra cusi i due
monaci di Taizè) ha preso parte, nel
pomeriggio del 14 sett., alla processione penitenziale e propiziatrice, guadata dal papa, che ha portato le et siddette « reliquie della Croce » dalla basilica di Santa Croce in Gerusa;emme, dove sono custodite, alla basTica
di S. Giovanni in Laterano.
Seduta annuale. — Essa ha avuto luogo
la ,s.?ra di domenica 22, alla presenza di un
follo pubblico. Dopo la relazione morale e
finanziaria, prende la parola il doli. Osvaldo
Coisson. trattando di un argomento insolito:
Reperti preistorici in Val Pellice. Egli pre.senla soprattutto i ritrovamenti di molti
« fori a coppella » di origine preistorica : a
forma di cono, praticali nelle rocce probabilmente con un sistema a rotazione, essi
suscitano l’interesse degli studiosi e non
hanno ancora avuto una chiara spiegazione.
In Val Pellice sono molto numerosi, in una
zona che va dai 500 ai 1500 m., salvo qualche eccezione ed a volte sono uniti ad altre
incisioni rupestri di vario genere, formando
i cosidetti altari. La conferenza fu seguita
con interesse e diede poi occasione ad alcuni
presenti, in specie il prof. Silvio Pons, di
intervenire con altri elementi.
La seconda parte della seduta fu dedicata
ad alcuni aspetti amministrativi; pubblicazioni, necessità di aumento del numero dei
soci, sistemazione del museo folkloristico
valdese in locali idonei.
Il seggio (proff. Armand Hugon. Pascal,
Pons, Costabcl, sig. Vola) fu confermato per
acclamazione.
UN TIMIDO TENTATIVO
DI DECENTRAMENTO
DI POTERI
Non è difficile accorgersi che questo
« sinodo episcopale », che il papa ha
definito « una bella e promettente
novità » e che costituisce un timido
tentativo di decentramento di poteri
(attraverso la valorizzazione delle
Conferenze episcopali, cui si riconosce
il diritto di eleggere la maggior parte
dei membri del « Sinodo ») appare in
realtà, almeno sulla carta, come una
ben modesta realizzazione del principio della oollegialità. Certo, le cose
■possono evolversi e il papa potrà, se
lo vuole, conferire una notevole importanza a questo organismo, di cui
per ora risaltano soprattutto i limiti:
« Sinodo » non ha carattere permadenente (e la sua convocazione dipende unicamente dal papa), non ha potere deliberante, è totalmente sottomesso alla volontà del papa e, a
quanto sembra potersi desumere dagli accenni fatti in proposito da Paolo VI, è subordinato anche alla Curia
romana, nei cui confronti il « Sinodo »
dovrebbe svolgere una semplice funzione ausiliaria. Com’era prevedibile,
tanto più dopo la Nota esplicativa
fatta aggiungere dal papa al cap.3 del
De Ecclesia in cui si afferma il principio della colle^alità, Paolo VI ha
dato di quest’ultima una interpretazione alquanto restrittiva, « s-vuotandola il più possibile dal di dentro »
DUE LIBERTA’ DIVERSE
QUANTO
IL GIORNO E LA NOTTE
I lavori della IV sessione sono iniziati col dibattito sulla schema di decreto sulla libertà religiosa. Lo schema, ci si dice, è buono, anche se indubbiamente tra la concezione cattolica della libertà, qu;ale è espressa
nello schema conciliare, e la concezione evangelica della libertà, quale risulta da un testo come « La libertà
del cristiano » di Lutero, c’è la stessa
differenza che tra il giorno e la notte.
liO schema, oltre a una dichiarazione introduttiva e una conclusione, si
compone di due parti, che si intitolano rispettivamente : 1 ) la dottrina della libertà religiosa basata sulla ragione; 2) la dottrina della libertà religiosa alla luce della Rivelazione. La disposizione della materia, come si vede, è quella tipica cattolica, che antepone la teologia naturale (ragione)
alla rivelazione biblica (fede).
Le battute iniziali del dibattito seno
state alquanto vivaci, anche se non
hanno offerto elementi nuovi rispetto
alla discussione sullo stesso tema svob
tasi nel corso della 3» sessione : stessi
argomenti e identica contrapposizione frontale tra « progressisti » fautori della libertà religiosa e « conservatori » che vogliono negarla. Per i prF
mi si può citare il card. Cushing, di
Boston (USA) che ha detto fra l'altro : (I La libertà viene dalla grazia e
dal diritto naturale; il diritto alla
libertà religiosa fa parte della vocazione dell’uomo alla libertà del Vangelo. E’ necessario pertanto predicare
il Vangelo della libertà perchè, negato il diritto alla libertà religiosa, possono venire negati altri diritti civili
pure fondamentali. Non si tema il
Vangelo della libertà! ». La voce dei
« conservatori » s’è fatta udire attraverso i vari Ruffini, Siri, De Arriba y
Castro (Spagna), il quale ultimo, in
particolare, ha avanzato tesi ispirate
al più vieto oltrazismo, come
questa: «Va affermato chiaramente
un principio basilare : solo la Chiesa
__o_ j_1—_ <-I — 41 s-34viI-Ez-\ /NI
cattolica ha il dovere e il diritto di
predicare il Vangelo, e perciò il proselitismo dei non cattolici fra i cattolici è illecito e dev’essere impedito
non soltanto dalla Chiesa ma dalla
stessa Autorità civile, in quanto lo
esige il bene comune ». Il cardinale
spagnolo vuol dire che, ad esempio,
noi "evangelici italiani dovremmo essere considerati, in parole povere, come dei fuori-legge. Salute!
Paolo Ricca
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24 selleml>re iOóiì
X. 30
pag. 3
[chi sinodali: "presenza’' o "polilicìnazione" della Chiesa
Dal Rapporto
della Tavola
al Sinodo
Questa « presenza della Chiesa nel
mondo » è una necessità, ma dev’essere chiaramente qualificata. Nessuno
di noi mette in dubbio resistenza di
un rapporto fra la fede evangelica e
il motrdó- esterno ; questo rapporto la
Chiesa Valdese lo ha sentito e lo ha
anche esteriorizzato in varie forme di
servizio. Oggi la « presenza della Chiesa nel mondo » è vista da molti in un
contesto politico, come im impegno
nella vita sociale e politica del nostro
tempo. La partecipazione dei singoli
credenti alla vita politica è un fatto
ovvio che non intendiamo discutere,
La « politicizzazione » della Chiesa, invece, è un fatto assai diverso, su cui
facciamo le nostre più ampie riserve
La Chiesa Valdese sappia essere vigi
lente oggi e non accetti d’esser politi
cizzata, tanto nel messaggio che an
nuncia quanto nelle linee fondamen
tali della sua missione evangelistica
L’insistenza sulla realtà politica, in
modo speciale nei centri giovanili della
nostra Chiesa, nella stampa periodica,
in certi casi anche nella predicazione, solleva non poche questioni di
fondo e di ordine pratico. La Chiesa
è chiamata ad annunciare l’Evangelo
a tutti gli uomini, indipendentemente
dal loro orientamento politico. Il
mesi . ggio che la Chiesa annuncia,
pur non ignorando l’evidenza dei probleno che agitano gli uomini e le nazioni, dev’essere fedele alla Parola di
Dio rivelata. Occorre oggi, come in
ogni tempo, non farci condizionare
nello nostra libertà cristiana da comproitiCKsi e da schemi d’ordine politico e sociale. La « presenza della
Chiesa nel mondo» non si attua uni
camente in campo pwlitico; ad ogni
modo, anche in quel campo particolare, valutazioni e giudizi debbono
essere sottoposti al controllo della
Parola di Dio. Come diceva Gesù: «Lo
Spirito della verità che procede dal
Padre testimonierà di me; e anche
voi mi renderete testimonianza, perchè siete stati meco fin dal principio »
(Giov. 15: 27).
Talvolta la « presenza cristiana »
nel mondo esige una « separazione »
dal mondo. Non dobbiamo neppure
dimenticare questa verità, quando si
parla di aperture e di inserimenti nella viva realtà del nostro tempo. L’ubbidienza della fede nella vita di ogni
giorno assume forme diverse; ad ogni
modo essa non può che ignorare le
parole di Gesù Cristo nella preghiera sacerdotale : « Io non ti prego che
tu li tolga dal mondo, ma che tu li
preservi dal maligno. Essi non sono
del mondo, come io non sono del
mondo ».
L’unità della Chiesa può esser messa in gioco per motivi di fedeltà all’Evangelo, non per motivi di scelta
politica. Quanto alla nostra testimo
nianza cristiana, anche nel dialogo
con esponenti di partiti politici, essa
ncn dev’essere indebolita da facili conformismi agli schemi del nostro tempo o semplicemente dai nostri colpevoli silenzi.
Il problema della nostra presenza
nel mondo, come anche quello della
evangelizzazione, dev’essere riconsiderato alla luce della fede in Cristo e
dell’ubbidienza alla Sua Parola. Il sapore di una vita fondata « in Cristo »
non tarderà a manifestarsi nel mondo. Una vocazione cristiana, chiaramente percepita, non tarderà a tradursi in ubbidienza, in servizio e in
confessione di fede in ogni settore e
con un unico scopo, anche se perseguito in forme diverse, secondo la
varietà dei doni ricevuti dalla grazia
divina.
Per questa ragione il « Tu seguimi »
di Gesù Cristo rimane la parola determinante per noi e per le nostre comunità, nelle sempre mutevoli situazioni
politiche e sociali.
DAL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE D’ESAME
Politicizzazione o
[nel mondo ma non
politicità
del mondo)
11 Rapporto della Tavola indica aH‘attenzione dei Sinodo, quale problema di viva attualità per la nostra Chiesa, quella della
presenza della Chiesa nel mondo. Non possiamo fare a meno, a questo punto, di riferir,
ci a quanto detto dalla C. d'e. del Sinodo precedente e a quanto deciso dal Sin)do stesso;
cioè al problema deWevangelizzazione e in
particolare all accurato studio che. su invito
della C. d'e.. il prof. Valdo Vinay aveva presentato al Sinodo 1965.
Questo studio, pubblicato e diffuso nelle co.
munita, avrebbe dovuto essere studiato e meditalo nel corso di quest’anno ecclesiastico.
Pubblichiamo questi
due documenti presentati in Sinodo ;
sulla discussion ? sinodale, vedere Particole in prima pag.
Ci risulta ohe pochissime comunità lo hanno
potuto esaminare, avendo il lavoro preparato,
rio del Congresso di Roma assorbito il tempo
e le energie liisporiibili. Ci sembra comunque difficile prescìndere da quello studio
parlando della pre.ienza della Chiesa nel
mondo. « E' necessario — diceva la C. d'e.
1964 - che la Chiesa abbia rinnovata co
scienza della sua ragion d'essere, che non può
i.‘.ssere altro die l'annunzio dell'Evangelo della grazia a chi non lo conosce e a chi, avendone una conoscenza distorta, è privato dalla
[lienezza deH'Evaiigelo stesso ».
E’ ben vero che i documenti preparatori al
Congresso Evangelico hanno, indirettamente
o in varie forme, riproposto alle chiese tutto
il problema deirevarigelizzazione. ma è assolu.
tamente necessario che le comunità dedichino
tutta la loro attività e il loro impegno allo
studio serio e approfondito di questa questione nei prossimi mesi. Non ci dilungheremo
quindi si'gli aspetti positivi e di ricerca di
forme e dì mezzi d'evangelizzazione.
Vorremmo invece richiamare l'attenzione
dei Sinodo, invitandolo a un'ampia ed esauriente discussione, su quello che la Tavola nel
suo Rapporto chiama « la politicizzazione della Chiesa ». Anzitutto desidereremmo che
questo termine di « politicizzazione » fosse
maggiormente precisato. Sembra alla Comm.
che per « politicizzazione » debba intendersi il
fatto che la Chiesa assume posizioni e strutture. moventi e punti di vista della « polis »,
cioè del mondo e della società in mezzo a cui
vive. Può avvenire infatti che la Chiesa, anziché esercitare un ministero profetico nei
riguardi del mondo annunciandogli la volontà del Signore nei fatti concreti della sua vita
e della sua storia, non sappia più ascoltare la
sua voce e discernere i segni dei tempi e
venga così a trovarsi a rimorchio del mondo,
assumendone le caratteristiche e la mentalità.
Possiamo fare un esempio: come nel passato
la Chiesa ha assunto il criterio storiografico
dell’illuminismo per interpretare la propria
storia e quello del mondo, così potrebbe oggi
assumere il criterio storiografico del materialismo storico. In questo caso essa si lascerebbe politicizzare, cioè rinuncerebbe al
criterio storiografico proprio della Bibbia,
clip vede la storia come una successione di
interventi di Dio. in un piano da Lui lìberamente predisposto, per accettare un criterio
di giudizio che è proprio della « polLs ». Jacques ElluI, nel suo libro « Fausse présence
è una vita così ballai
Ih lliamo di parlare prossimamente, in
mod*: III diffuso, del lavoro che si svolge
press-. sa nostra Facoltà di teologia; per il
monu'u'.) ri limitiamo a riferire circa i lavori
sino(u;:i al riguardo.
Oia ;-mna della seduta, ormai tradiziona:e,
del iiiovetli mattina, nella quale sì prende in
esaiiH i operalo del Consìglio della Facoltà,
era \'' ;iito (o tornato) sul tappeto il problema
doleni • dui numero estremamente esiguo di
giova; : che si preparano al ministero pastorale: ; quest'anno accademico, su 14 studenti
interii regolari, cinque soltanto erano valdesi pa’iani (2 valdesi sudamericani, 2 melodisi i I liaUista. 4 stranieri di varie confessioni L \ tutt'oggi. la medesima penuria pare
proiila: ' per d futuro almeno immediato. Si
e una discussione sul modo di
render.;- d pm nota, presente, aperta possibile. il maggior numero di giovani la via del
pastoraso pur restando ben chiaro a tutti che
chi ri\o!iic la vocazione è il Signore soltanto.
Si e in-^istilo affinchè oltre alle borse di studio per coloro che già sono studenti in teoio.
già. se ne istituissero, magari con Timpegno
alterna In o di restituzione (come avviene per
le lxtr>e ATCE). per futuri studenti in teologia: qualcuno ha persino parlato di « presalario » agli studenti le cui famiglie versasano in maggiori difficoltà (una volta ancora, il pasl. Silvio Long ha ricordato come
in vari <‘ampi ì fratelli sudamericani ci precedono: là. infatti, da anni sono stale istituite borse di studio per studenti di scuole
secondarie che si dispongono a seguire la via
del pastorato); si tratta indubbiamente di
rischi, ma sono rischi ehe varrebbe la pena
di correre. Viene infine votato il seguente
o.d.g.. abbastanza impreciso:
il Sinodo milita la Tavola a dare esecuzione aU'art. 12 degli Atti del Sinodo 1964, istituendo borse di studio a favore di futuri studenti in teologia.
Tuliavia. per quanto questo problema possa essere importante, non ci si può illudere
di trovare studenti in teologìa per il semplice
fatto che si istituiscono delle borse. E’ la
chiesa tutta che dev’essere coinvolta, dalla
predicazione alla catechesi, dalle attività giovanili airatteggìamenlo vocazionale delle famiglie. dei genitori. E* stato mosso un appunto alla F.U.V.. di non aver dato attuazione durante ranno scorso, allinvito rivoltolo dal Sinodo 1964 affinchè collaborasse
nel presentare ai giovani l’esigenza, la validità. la bellezza del ministero pastorale; e tale
invito è stato riconfermato:
Il Sinodo rinnova al Comitato ?^azionale
della F.U.V. Vincarico di dedicare, durante
il prossimo anno, la sua attenzione e cura ad
un opera di ricerca e di appoggio delle vocazioni pastorali in seno alla nostra gioventù.
Tuliavia. come si diceva tutta la chiesa è
chiamata in causa:
Culto radio
ore 7.40
Domenica 26 Settembre
Pastore LIBERANTE MATTA
Domenica 3 Ottobre
Pastore ERNESTO AYASSOT
I pastori sono pochi (anche se qualcuno li accusa
di fare il bello e il cattivo tempo): una responsabilità delle comunità e delle famiglie - Una seria
preparazione teologia per un chiaro scopo pastorale - Udienza ecumenica della Facoltà di Teologia
Il Sinodo pone il problema della scarsità
di vocazioni pastorali davanti alla coscienza
di tutte le Chiese, invitandole a pregare il
Signore della messe affinchè mandi molti
operai nella sua ìiiesse.
Per ciò ohe riguarda specificamente l'altivdtà del Consiglio e la vita della Facoltà, sono
stati notali e discussi ì punti seguenti :
Studenti. Il rapporto del Consìglio diceva
al riguardo: « Gli studenti in linea di massima dimostrano una coscienza seria e decìsa
dei problemi posti dalla loro vocazione in
quest'epoca di forti pressioni sociologiche e
di trasformazione delle strutture e del linguaggio. Naturalmente la loro condizione di
uomini viventi alla frontiera fra due civiltà li
può influenzare nel senso di condanne unilaterali dei valori vecchi e di esaltazioni non
critiche dei valori nuovi, così da esporli al
rischio dì certi squilibri del messaggio e degli
interessi analoghi anche se opposti agli squilibri di cui sono state vittime le gì nerazìonì
che li hanno preceduti. Ma la consapevolezza
della necessaria continuità deH’Evaiigelo nel
mutamento delle forme c della sensibilità,
della sua autorità liberatrice dai conformismi ideologici e etici, appare chiar. e presenle rei più maturi ». La C. d'e. rilevava,
negativamente, manifestazioni qual: la partecipazione « ufficiale » di studenti in teologia ¡.Ila marcia della pace organizzala in
giugno da elementi di prevalente colorazione
dì sinistra: il past. Carlo Gay. eh-' vi aveva
partecipato, ha sostenuto che invece la nostra partecipazione era stata evangelicamente qualificata.
A proposito della preparazione degli studenti. la C. d'e. rilevava: «è fatta in vista
del pastorato, non già del conseguimento di
un litoio accademico del quale molti di essi
non saprebbero cosa fare. Anche se nessuno
di noi pone in discussione la necessità di una
seria preparazione teologica, tuttavia vediamo
questa preparazione soprattutto in funzione
della formazione di uomini adatti al ministero pastorale e non già di « laureati » in
teologia. Per questo motivo riteniamo che i
professori (...) dovrebbero considerare gli
studenti più dal punto di vista di una ricerca
e di una maturazione della loro vocazione pa.
storale. che non come studenti universitari
impegnati nello studio di determinate discipline in vista del conseguimento dì un titolo
accademico. Temiamo che in mancanza di
questa prospettiva i quattri anni passati in
Facoltà si riducano a quattro anni di studi
severi che non «^mpre sfociano in un pastorato aperto ai contatti umani e al vivo senso
della fraternità vissuta oltre che predicata.
Ci rendiamo conto che non è con una decisione sinodale che la situazione può essere
mutata e sappiamo che i docenti della Facoltà
sono coscienti di questa loro responsabilità,
tuttavia queste indicazioni possono confortarli a seguire con gioia e con impegno questa linea ». Nel dibattito il decano, prof. \ .
Subilia. ora il decanato passa al prof. V.
ghì era ben presente il perìcolo di un tecnicismo deirinsegnamento teologico, che nella
preparazione degli studenti faccia perdere di
vista la funzione pastorale.
Corsi teologici collaterali. Mentre ci si è
rallegrati perchè il Consiglio ha predisposto,
per la prossima primavera, un primo corso
di aggiornamento teologico per pastori, e perchè ha si udiate la regolamentazione dì un
corso di studi teologici per laici (limitato a
un biennio, dato che lesperienza da dimostralo che molto diffìcilmente un laico, impegnato nella sua attività, può condurre a
termine 1 impegnativo corso quadriennale
completo), non ^i è ancora giunti ad alcuna
soluzione circa i corsi di riqualificazione e di
preparazione per anziani evangeMsti : ei si tro\a (li fronte a difficoltà di ordine pedagogico
(a causa del livello di preparazione assai diverso che per lo più questi candidati presentano, squilibrio che probabilmente si accrescerà ancora considerando la preparazione
media con cui in futuro si uscirà dalla scuola
media iinificata), a grave carenza di tempo da
parte dei docenti sempre più impegnati in
niolle direzioni, e infine al fatto che il ministero stesso degli anziani-evangelisti non è
ancora affatto stato chiarito nè definito nella
sua particolarità. Quanto alla prima difficoltà. 1 evcngelisla O, Lupi, che ha seguito
corsi particolari a Strasburgo, ha nclato che
VI insegnavano i maggiori nomi della scienza
teologica locale: quanto alla seconda, forse i
docenti ordinari potranno essere un poco sol.
levati dai loro impegni qualora, come diremo,
saranno maggiormente impegnati a collaborare con loro un certo numero di lettori
e assistenti : resta tuttavia il fatto che la caratteristica del ministero deU'evangclista non
è precisata, e sarebbe questa la tappa preliminare.
Collabaruzione. Come si diceva, e proprio
perchè sempre più molteplici diventano gli
impegni dei docenti, si è insistito affinchè il
loro insegnamento sia affiancato da quello di
pastori e laici particolarmente qualificati, in
veste di incaricati, lettori e assistenti. Già da
molti anni la Facoltà gode della collaborazione preziosa di incaricati: il prof. G. Gonnet per la storia valdese, il prof. G. Peyrot
per il diritto ecclesiastico (Io assiste ora il
dr. Sergio Bianconi), il prof. W. Deichmann
per 1 archeologia cristiana, la sig.a M. Fiirst
uìle per la musica sacra, e daH’anno scorso
il prof. M. Miegge per la storia della filosofia; ci si metterà più decisamente su questa
strada: sono stati votati questi o.d.g. (il primo per acclamazione):
Il Sinodo, preso atto della proposta del
Consiglio della Facoltà Valdese di Teologia,
nomina Professore incaricato di Storia Valdese il Prof. Amedeo Molnar della Facoltà
Teologica Comenius di Praga.
Il Sinodo invita il Consìglio della Facoltà
a dare applicazione aWArt. 10 del regolamento della Facoltà, nominando degli assi
fondanientali. affinchè questi possano essere
sostituiti in caso di assenza o di impedimento.
Quanto a quesl'ullima decisione, è già in
via di attuazione, in quanto nel mese dì novembre il past. Giorgio Tourn è stato incaricato dì un seminario sulla dottrina dello
Spirito Santo secondo Calvino. Si prevede pure con piacere un corso del pastore metodista A. Keighley sui fondamenti teologici del.
l’impegnD sociale della Chiesa.
Udienza ecumenica. In questo periodo
conciliare, in seguito alla presenza a Roma
di tante personalità evangeliche deU’ecumene, nonché al fatto che il prof. V Subilia
è stato ed è osservatore delegato H.eirAlleanza Riformata Mondiale presso il Valicano II
e il prof. \. Vinay corrispondente accreditato per alcuni periodici protestanti tedeschi.
[ attenzione che la nostra Facoltà è andata
conquistandosi si è ulteriormente accentuata,
grazie pure alle pubblicazioni dei docenti
citati, che stanno avendo un'eco notevole anche all estero. Ce ne rallegriamo assai e tanto
maggiormente i nostri « dottori » sentono,
ne siamo certi, la responsabilità che hanno,
non solo nella nostra piccola Chiesa, ma a
nome suo nell'ecumene.
Apertura evangelica. Il Consiglio stesso ha
presentalo, nella linea indicata dal Congresso evangelico, quest'o.d.g. che potrebbe
essere la prima prudente tappa di una lenta
e meditala trasformazione della Facoltà in
senso inlerdeiiominazionale :
Il Sinodo riconosce che le Chiese Evangeliche che si servono ufficialmente della Fa
colta Valdese per la preparazione dei loro Pa
stori hanno diritto di nominare, secondo
propri ordinamenti, riconfermando annual
mente, un membro del Consiglio della Fa
colta Valdese di Teologia, che avrà voce consultiva.
Riconoscenza. E' stata espressa la viva gratitudinc : al past. Carlo Gay, che ha concluso
un settennio di valida collaborazione come
membro del Consiglio: all'ing. G. Gìrardet.
che per limiti d età cessa dalle sue funzioni
di amministratore dello stabile, ma che continuerà a dare la sua apprezzatissima collaborazione come presidente del sodalizio degli « Amici della Facoltà » (che ha raccolto
quest'anno la somma di L. 1.220.350); e a
tutti i decenti nonché ai membri del Consiglio, con il vivo rallegramento per i] livello
dell attività del nostro centro teologico e per.
che, particolarmente in questo periodo conciliare che indirettamente iia attirato Fattenzione su di esso, così numerosi sono stati gli
apprezzamenti e i riconoscimenti di cui la no.
stra Facoltà è stata l'oggetto:
Il Sinedo approva Voperato del Consiglio
della Facoltà di Teologia, ringrazia i docenti
e i membri del Consiglio per l'impegno
con cui svolgono la toro opera, si rallegra con
i professori per le manifestazioni di apprezzc<menlo e di considerazione nei riguardi della
nostra Facoltà da parie del mondo ecumenico.
Vinav. ha assicuralo che a luì come ai colle, stenti volontari ai Professori titolari di Corsi
E’ possibile che cosi pochi giovani avverta,
no quanto possa essere appassionante la via
del pastorato? Forse troppo spesso sì sono
fatti compunti discorsi sulla vocazione, magari sul sacrificio... Eppure, sì tratta semplicemente di una bellissima vita, nella quale
non si finisce mai di realizzare quanto il termine « dono » sia lietamente appropriato.
au monde moderne », e elenca tutta una serie
di questi esempi nei quali è evidente che non
è più la Chiesa a porre con spirito profetico
i problemi al mondo e a costringerlo a prendere |K»sizione di fronte ad essi, ma è il
mondo che pone dei problemi alla Chiesa,
tentando di provocare da parte di questa pre.
se di posizione e giudizi in armonie con i
suoi schemi e i suoi interessi.
Se è questa la a politicizzazione » cui allude la Tavola nel suo Rapporto, e se questa
(c politicizzazione » costituisce veramente un
problema per tutta la nostra Chiesa, allora è
bene che il Sinodo sia dettagliatamente informato e ue discuta. Se invece, come ci sembra
il caso, si tratta di qualche posizione personale non sufficientemente chiarita c di affermazioni unilaterali e comunque imprudenti formulate in occasione di convegni o
di campi giovanili, ovvero sulla stampa periodica della nostra Chiesa, spetta alla Tavola di esercitare al riguardo una vigilanza
seguita e un’opera di richiamo fraterno, senza generalizzare o drammatizzare la questione.
Tuttavia, daU’esame di vari documenti e
in particolare dallo stesso Rapporto della Ta.
vola, si ha Timpressione che il giudizio di
questa si riferisca anche ad altro. (...) Notiamo che (nel Rapp. Tavola) si contrappone
la partecipazione alla vita politica dei singoli credenti, aUa politicizzazione della Chiesa. Poiché non possiamo ammettere che la
Tavola approvi una politicizzazione dei singoli credenti nel senso sopra descritto (perchè in questo caso il singolo credente non
sarebbe un fedele testimone di Cristo!) dobbiamo pensare che le « ampie riserve » formu.
late dada Tavola non riguardino tanto la
« politicizzazione » della Chiesa quanto la sua
partecipazione alla vita politica, cioè la sua
presenza come testimone di Cristo e del suo
Regno nel tempo presente e la predicazione
del Regno di Dio alla società che più non
conosce questo messaggio.
Siamo pienamente coscienti che questo tipo di predicazione non è nè facile nè comodo;
ma la Chiesa non è chiamata a cercare nè
la via facile nè quella della tranquillità. La
predicazione politica della Chiesa, appunto
perchè vuole essere rivolta a tutti gli uomini,
indipendentemente dal loro orientamento politico, è esposta a lutti ì rischi deUa incompre*asione e del rifiuto sdegnoso e scandalizzalo, ma non per questo la Chiesa può rinun.
ciarvi, sapendo di essere giudicata solo dal
suo Signore.
Siamo d’accordo con la Tavola che la
Chiesa. neH'annunciare il suo messaggio, non
deve ignorare « Tevidenza dei problemi che
agitano gli ucmini e le nazioni », ma vorremmo precisare che la Chiesa deve saper
dare una nuova e diversa evidenza ai problemi deUa società, secondo il criterio che le
è proprio, queHo cieirEvangelo. Così, ad esem.
pio, mentre per il mondo i problemi dì mag.
gione evidenza sono queUi della conquista,
del predominio, dell'equilibrio delle forze, la
Chiesa deve proclamare ohe i problemi più
importanti sono quelli della riconciliazione,
della solidarietà, del servizio.
La sua predicazione sarà aUora fortemente
politica, ma non politicizzata, nel senso che
indicherà una via nuova e vera alla <c polis »
degli uomini, anziché incoraggiarli ct seguire
la foro propria via.
Questa via nuova e vera è 1 Evangelo, nies.
saggio vigoroso e decisivo che ha nuHa a che
vedere con le pie frasi di un patois ecclesiastico, che è almeno altrettanto infedele quan.
to quella parola politicizzata di cui si è
detto sopra. Per questo riteniamo che dovreb.
be partire da questo Sinodo un serio invito
alle chiese a meditare profondamente e a
riscoprire questo messaggio, e a esserne testimoni, con la parola e con l'esempio, di
ironie a tutti gli uomini.
RICHIEDETE
ALLA CLAUDIANA
Il nuovo fascicolo di saggio
LITURGIA
SI coitiunics (he è stato stampato,
a cura della Commissione liturgica
della Chiesa Valdese, un nuovo volume di liturgia per il culto pubblico.
Si tratta ancora di un « saggio », sottoposto alle chiese perchè lo valutino,
in vista di un’approvazione sinodale
definitiva. Metà del volume raccoglie
1 precedenti «fascicoli di saggio», con
raggiunta di nuovi formulari liturgici, e di numerose preghiere di confessione, adorazione e intercessione.
Richieste alla Claudiana: L. 1.800 la
copia.
V. SUBILIA - La ecclesiologia del
Concilio Vaticano II, pag. 44 L. 500
(esira.to dalla Rivista «Protestantesimo»).
L na analisi approfondita eppur accessibile a tutti del Decreto conciliare « De
Eri lc.sia » e dei nuovi sviluppi della ecclesiologia cattolica. Uno studio che bisogna conoscere per poter valutare la
« svolta » conciliare.
R. BERTALOT - Componenti del dialogo ecumenico, pag. 16 L. ICO.
4
pag*
24 settembre 1965 — N. 38
I LETTORI
Ci scrivono...
Transustanziazione
e presenza reaie
Vìi lettore ci scrive fra l'altro, a
proposito della messa, riferendosi a
una lettera coìnfmrsa due settimane
fa e alla risposta redazionale:
...Non ho alcuna intenzione di difendere il sacramentalisrao cattolico.
La transustanziazione è una falsa
dottrina. Cerchiamo però di chiarire
le nostre idee in merito. Quella falsa
dottrina, che Paolo VI ha confermato
con 1 enciclica dei giorni ¿corsi, fu
elaborata nel Medio Evo pei cercare
di definire la presenza reale del Signore, servendosi del modo di ragionare dell epoca. Certo, le conseguenze della transustanziazione (adorazione degli elementi) sono veramente fu.
neste; purtuttavia è innegabile che
quella dottrina, per quanto falsa e pe.
ricolosa, ha mantenuto viva fra i cattolici la fede nella presenza del Signore. Ora, mi scusi se inserisco nel
discorso un caso personale : quando
mi è capitato fra evangelici di discutere della Santa Cena e del suo valore, ho sempre dovuto constatare
che solo un’esigua minoranza dei nostri fratelli crede nella dottrina riformata della presenza spirituale (e
non per questo meno reale) del Signore. Provarsi poi ad affermare che
la S. Cena è un mezzo di grazia; si
è subito accusati di filocattolicesimo,
Be non si disposti a considerare la
S. Cena soltanto come un memoriale.
E non si tratta di posizioni di singoli, se trovano il loro appiglio nel
non mai sufficientemente deprecato
« atto dichiarativo » del 1894. Concludo su questo punto che se Atene
piange Sparla non ride... £. S.
Comprendo benissimo U Suo sforzo
d obiettività; ma non sono solo le
conseguenze della transustanziazione
ad essere funeste, è il fatto stesso: che
Signore è quello la cui presenza è
'posseduta' e 'amministrata' in quel
modo da un clero, dall'uomo? Non
è evidentemente, in alcun modo, il
Cristo, il cui sacrifìcio e staio, espressámente, compiuto una volta per tutte; egli non è presente nella celebrazione del sacrificio dell’altare e dell eucaristia. L inculcata illusione che
lo sia, rende questo rito anche più
anticristiano: credo che dobbiamo a
noi stessi e agli altri la chiara affermazione di questa nostra convinzione.
Per altro, pur essendo forse meno
pessimista di Lei nel considerare
l'estensione dei malanni di casa nostra, riconosco che spesso quella scarsa
formazione teologica, che m tanti
campi dobbiamo constatare con confusione in vari settori della nostra
chiesa, si fa sentire anche a proposito del valore attribuito alla S. Cena.
Ragione di più per cercare, con rigore biblico e teologico, con perseveranza intellettuale di chiarire a noi
stessi e ai fratelli, in una ricerca in
cui riceviamo più di quanto diamo,
quei punti che maggiormente ci paiono bisognosi di approfondimento e di
maturazione. Per questo ha vivamente
apprezzato il richiamo della Sua lettera. G. C.
Controbiezione
Un lettore, da Torino:
Signor Direttore,
si può proficuamente discutere del1 obiezione di coscienza senza capovolgere la storia risorgimentale d’Italia
nè abbattere monumenti finora da
tutti rispettati. Di questo passo finiremo per dover rinnegare persino quei
nostri Antenati, i quali — combattendo — hanno consentito la nostra
sopravvivenza valdese.
la « Lettera » di don Milani ha
un evidente sustrato politico che toglie alquanto valore, se non tutto, alla difesa che l’Autore fa dell’obiezione : considerata, appunto, a senso
unico.
Perciò mi permetta di dichiarare
che io non sottoscrivo.
Cordialmente Emilio Roslagno
Solidarietà
Un lettore della nostra diaspora ci
ha scritto chiedendoci aiuto Per ovvie ragioni evitiamo, in genere, di
dar corso a richieste di tal genere,
che non sono rare. In questo caso,
chiediamo la solidarietà dei lettori. Il
nostro fratello, anziano, afflitto da
seminvalidità e da parecchi mesi in
attesa di una pensione debitamente
richiesta, ci ha scritto nella sua distretta di isolato, senza familiari per
assisterlo. Gli trasmetteremo immediatamente, come un segno di solidarietà fraterna, le offerte che ci perverranno e su cui contiamo fiduciosi, in
attesa che la sua situazione assistenziale sia finalmente definita. red.
Cerchiamo
alcuni esemplari di V. Vinay: Storia della Chiesa, voi. 1°, anche a prezzo rivalutalo. Offerte e condizioni al
giornale.
l’estate a "Villa Olanda"
A Luseroa San Giovanni; un piccolo angolo di paradiso
libri
Il cattolicesimo, oggi
L’estate è passata e Villa Olanda ha veduto
molti ospiti venuti dal Nord e dal Sud e
Centro Italia, nonché amici dell’estero passare alcune settimane di riposo nel silenzio
verde di questo piccolo angolo di paradiso.
I nostri ospiti profughi e quelli italiani
han goduto e godono buona salute; però come può capitare in comunità come questa
dove molti sono in età avanzata, abbiamo
veduto partire per la Patria Celeste la decana signora Josephine van Deack, in età
dì 92 anni, dì origine ungherese, e il signor
Anatoly Pomitkin.^ in età di anni 77 d’orìgine russa.
II servizio religioso nella Cappella Valdese di Villa Olanda per la signora van Deack
è stato presieduto dal pastore Seiffredo
Colucci, essendo la defunta di religione protestante luterana, mentre per il sig. Pomitkin il servizio religioso è stato presieduto
nella Cappella Ortodossa di Villa Olanda, dal
diacono sig. Tomsky Popoff e al cimitero
dal Direttore della Casa di Riposo, pastore
Colucci.
Pian piano li vediamo partire questi ospiti
che amiamo, ed è sempre cosa molto dolorosa accompagnarli al cimitero.
Un altro vuoto si è fatto a Villa Olanda :
il signor Alessandro Zhigin è partito volontariamento per gli Stati Uniti dove spera con
un lavoro sicuro rifarsi la sua vita, essendo
ancora giovane. Villa Olanda, con la sua
partenza ha perduto un ottimo lavoratore,
un collaboratore fedele del Direttore e della
Direttrice, un amico buono e fraterno. Lo
accompagni il Signore nel suo viaggio e nel
suo domani.
Il 9 settembre abbiamo festeggiato la signora Natalia Natascha Panova che compiva
i 90 anni, divenendo cosi la decana degli
ospiti -n Villa Olanda.
Il 14 Settembre è stato giorno di grande
letìzia spirituale per la Comunità Ortodossa.
Questa ha ricevuto la visita del Metropolita
Filarete di New York, Capo della Chiesa rus.
sa occidentale ortodossa in esilio, accompagnato dall’arcivescovo Antonio della Chiesa
Russa Ortodossa di Ginevra e dal primo Dia.
cono della Cattedrale Ortodossa di New York.
Il Metropolita coadiuvato dall'arcivescovo
e dal Diacono ha presieduto una funzione
solenne nella Cappella Ortodossa della Casa
di Riposo M Villa Olanda ».
Il Metropolita aveva conosciuto molti degli ospiti quando egli, in periodo di persecuzioni, era con loro a Harbin.
L arcivescovo Antonio, anche a nome del
Metropolita, ha espresso al Direttore Pastore
Colucci al loro riconoscenza per quanto la
Chiesa Valdese ha fatto e fa per loro confratelli e compatrìotti in esìlio. Essi sanno
che la Chiesa Valdese li seguirà ancora cirocndandoli delle sue attenzioni e cure.
Ora, Villa Olanda, attende altri ospiti e
spera rroii tarderanno troppo a giungere.
Pastore Seiffedo Colucci
Doni ricevuti dalla Direzione di Villa Olanda
dal luglio al settembre 1965 :
D. Baldi, Livorno, L. 1.000; Ed. Pellizzaro, Luserna S. Giov. « in memoria Perini »
3.000; B.E.T., Torino 300; L. Bourgeois,
Luce 1451; Santamaura C. 1.000; Amiche
Svizzere (a mezzo Ed. Pellizzaro) 2.000; Conti G. Rema 5.000; Turri Emmanuele, Verona, 40.000; Dr. Gustavo Comba « in memoria Past. Arnaldo Comba, Torre Pellice,
20.000; D. Giuntini Milano, 5.000; B.E.T.,
Torino, 300; Fichtner Milano, 1.000; Lucie
Bourgeois, Lucens, 1.000; Gerlinde Bohlig,
Verona, 2.000; F. Valeri, Roma, 20.000;
M. Gallian Bauer, Torre Pellice, k in memoria del marito e del cognato 25.000;
E. e F. Suter, Bergamo, « in mem. Raimardo
Meier », 10.000; Ivo Parenti, Livorno, 3.000;
J. van Laan, Utrecht, 10.000; A. Giocoli,
Roma, 5.000.
I doni possono essere inviati servendosi del
C.C.P. 2/41903 intestato a; Direttore Casa
di Riposo « Villa Olanda » Luserna S. Giovanni (To.). Grazie!
VITTORIO SUBILIA - Le problème
du Catholicisme. Les Bergers et les
Mages, Paris 1965, p, 284, L. 2.200.
Si apre la quarta (e ultima?) sessione del
Concilio Vaticano li. Per quanto Tinteresse
generale sia andato vìa via calando un poco,
se ne parlerà indubbiamente parecchio, nelle prossime settimane. Sarà anche una buona occasione per andarsi a leggere, o a rileggere. il saggio che il docente di sistematica della Facoltà Valdese di Teologia ha
dedicato al « Problema del Cattolicesimo »;
un saggio fortunato: pubblicato in italiano
nella collana della Facoltà (Claudiana, 1962,
L. 1.800), è stato successivamente pubblicato
OSPEDALE VALDESE DI TORINO
ULIVETO
Convitto per minori ritardati
psichici - Luserna S. Giovanni
Si porta a conoscenza delle famiglie
Valdesi interessate che il Convitto pei
minori ritardati psichici sarà in grado
di accogliere i convittori ai primi di
Ottobre.
Per l’accettazione i minori — di età
compresa fra i 6 e i 9 anni — dovranno ottenere l’autorizzazione da parte
del Centro psico-medico-sociale della
Provincia di Torino, a seguito di visita medica specialistica. Tale autorizzazione può essere ottenuta sia tramite l’Ospedale Valdese di Torino ■
via Silvio Pellico, 19 - sia direttamente presso la delegazione del Centro
stesso, ogni martedì alle ore 10 presso
l’Ospedaìe Civile di Pinerolo.
iiiiiiiiiiiimitiiiiimiiiimiiiiiiimi
IHH'IllllllMtllmilHHIIimilHIIIKIIIIHIim
-iiiiiKiiimtiiiiiiiiiiiiiiiimiM
Il museo storico di Frali
e della Val Germanasca
12 settembre 1965
Nell’antico tempio valdese di Frali è stato
inaugurato oggi il a Museo storico di Frali
e della Val Germanasca ». Il Museo presenta una sintetica panoramica della storia
della valle, dalle origini preistoriche fino ai
giorni nostri. Mentre della preistoria rimangono solo alcuni graffiti, e inconsistenti seni,
brano le tracce della presenza romana, all’alba del basso medioevo la storia della valle
assume una fisionomia precisa e riconoscibile: ne fanno fede i documenti — a cui
allude una didascalia ^ dai quali risulta che
la valle prese il nome dalla prima chiesa
costruitavi, nel XI secolo, e intitolata a san
Martino. E’ un’epoca di tenaci e costanti
lotte sociali ; le undici (c comunità » della
valle premono per ottenere diritti e autonomie nei confronti della gerarchia nobiliare.
Con 1 inizio del XIII secolo diventa prevalente la presenza in valle del movimento
valdese, che conquisterà la maggioranza
nella comunità di Frali e in diverse altre :
Frali anzi nel 1533 è la sede di uno dei
quattro sinodi riformatori della chiesa valdese.
Le carte del mu.seo documentano largamente il su,sseguirsi di repressioni, guerriglie, trattative, che hanno fatto di questa
zona uno degli epicentri delle guerre di
religione : ma tra un disastro e l’altro si
svolge la vita quotidiana, costruttiva e tenace delle comunità. C’è la grande Bibbia,
u registro dei battesimi, l’atto con cui il
consiglio della chiesa nomina François Ghigou maestro della « Scuola Grande » e, insieme, lettore della Scrittura durante il culto (con le firme autografe di tutti i contadini componenti il consiglio), il resoconto
della colletta fatta per un sinistrato e anche
della colletta fatta per gli olandesi travolti
da un’inondazione. Siamo nel primo Ottocento, le guerre religiose sono finite, la pacifica convivenza di cattolici e valdesi in una
stessa comunità sta diventando — come è
°ggi — un fatto compiuto.
Terminato il periodo più doloroso della
storia locale, l’umile vicenda quotidiana continua fino ad ora : ne fanno fede l’interno di
una tipica casa contadina, pazientemente ricostruita con tutti i tipici arnesi da cucina, talvolta di rara bellezza; e un ambiente
di miniera, col suo talco, il carrello e la
perforatrice : il lavoro di oggi.
Negli ultimi decenni due fatti nuovi: anzitutto la Resistenza, particolarmente sentita e combattuta in queste zone: leggiamo
« Badolieide » su! giornale partigiano di
queste valli, a II Pioniere »; l’ordine di insurrezione (Aldo dice 26x1); rivediamo le
foto dei fratelli caduti, la pietra del 1683,
tratta dalle macerie delliiicendio di quel18 agosto 1944; il gagliardetto tolto ai militi della « brigata nera Alher Capelli ».
E pochi anni dopo : Agape, il grande centro cristiano di respiro internazionale, sorto
dal movimento giovanile valdese ma aperto
a tutti come segno di riconciliazione e testimonianza : questo pannello del museo non
ha didascalie — è il solo a presentarsi senza
parole — ma unicamente delle immagini fotografiche: infatti Agape non è ancora classificabiie. Sta li sul fianco della montagna,
a pochi minuti dal villaggio: è piena di uomini vivi, che aspettano altri uomini vivi.
Uscendo, si rimane con l’mpressione che
due siano i punti salienti della vita di questa valle : il lavoro degli uomini, e la loro
lotta per la libertà e la dignità di questo
lavoro, lotta che da ultimo si e.sprime nella
Resistenza del ’43-’45; e il movimento val
tlese, arrivato in questa valle come diaspora
di perseguitati, coagulato storicamente ed
attualmente come chiesa dalla fisionomia
precisa, ed oggi nuovamente teso (Agape non
ne è che un segno) a diventare movimento :
cioè aperta comunità di uomini impegnati
nell’azione e nella ricerca.
Che questo Museo storico sia stato aperto
il giorno della « Festa della montagna » a
Frali, che vede riuniti valligiani d’egni fede
religiosa, vuol essere un segno di speranza.
Infatti COSI si legge all’ingresso del museo :
« Questo tempio - eretto nel 1556 - luogo di
culto di generazioni di abitanti di Frali . è
ora dedicato alla comune storia di questa
comunità e della valle - come segno di speranza di un avvenire di pace . e di lavoro
solidale e fecondo ».
Uno ihe ha visto il Museo
il primo giorno
ASCOLTATE
li Messaggio della Bibbia
Camìtici
Sruni Bibuci
Domande e Risposte
Ogni martedì sera ore 20,15 Radio
Lussemburgo metri 49,25 (Kc. 6090)
AVVISO
Il « Servizio Cristiano » di RIESI
avrebbe bisogno di una insegnante per
la Scuola Elementare ed una per la
Scuola Materna. Scrivere al Past. Tullio Vinay - Riesi (Caltanissetta).
POMARETTO
Nel mese di agosto è stato celebrato il ser.
vizio funebre di « Barba Sandre » Costantin
nel tempio di Pomaretto; le spoglie mortali
sono state portate nel cimitero del suo villaggio d’origine; per quanto non della nostra
parrocchia io ricordiamo per la sua opera
compiuta per alcuni decenni a beneficio dell’Asilo di San Germano compiendo un servizio prezioso nel clima della umiltà. Di questi
servizi, di cui molto si parla oggi, ce n’è tan.
to bisogno nelle nostre opere sociali. Alla
famiglia, in particolare alle nipoti suor Dina,
insegnante Germana Costantin e la signora
Gallo il nostro pensiero di viva simpatia
cristiana.
A Mentoulles abbiamo tenuto una riunione pomeridiana nella casa della sorella Elsa
Clapier Leger con la partecipazione d’un
gruppo di fedeli e sorelle di Pomaretto. Il
Signore benedica gli isolati perche possano
ritemprare la loro fede nella comunione con
altri fratelli in fede.
Venerdì 17 settembre nel tempio di Poma,
retto i trombettieri germanici con quelli italiani hanno svolto un interessante programma mentre il Pastore Alberto Taccia rivolgeva un caloroso messaggio ai presenti seguito dal saluto del Pastore Geymet. Ringraziamo questi amici per la loro visita e
per la testimonianza che essi ci danna di
amore per l’opera del Signore.
Ricordiamo il culto alla cappella del Clot
l ultima domenica di Settemble alle ore
10,30. Il culto di inizio delle attività con la
partecipazione della Scuola Domenicale e dei
genitori e fissato per la domenica 3 ottobre
ore 10.
Sabato 25 corr., alle 20,30 avrà luogo una
riunione alla Paiola.
Su The Refonned and Presbyterian World
(seti. *65), la rivista dell Alleanza Riformata
Mondiale, è apparso un articolo di Paolo
Ricca : « Some refleclions on thè De oecumenismo ». Si tratta della versione inglese
di uno studio apparso sul n. 22 (19.6.’65)
del Bollettino del SISE (Servizio d’informazione e Stampa Evangelico, a cura del Consìglio Federale delle Chiese Evangeliche
d’Italia). Vi troviamo una riflessione critica
pacata e rigorosa, sul decreto ’De oecumenismo’ promulgato durante la scorsa sessione
conciliare. Eccone la conclusione : il decreto
è stato definito da qualcuno ’rivoluzionario’,
(( e a confronto di una lunga tradizione d’integrismo cattolico può apparire tale. Di fatto, però, il programma ecumenico proposto
dalla Chiesa cattolico-romana a se stessa e
indirettamente alle altre Chiese cristiane nel
De Oecumenìsmo pare in ultima analisi dominato da un ideale conservatore. A nostro
modo di vedere, il De Oecumenismo è un
eccellente documento a uso interno della
Chiesa cattolico-romana. Esso offre solide
basi psicologiche e teologiche a una partecipazione leale e fruttuosa della Chiesa romana al dialogo ecumenico. Ma sarebbe spiacevole se la concezione della Chiesa e della sua
unità, in esso contenuta, dovesse essere accettata, anche .in forma mcxlificata, dalla
cristianità intera. In alire parole, sarebbe
sommamente ìndesideralnle che questo documento, Magna Charta dell’ecumenismo cattolico-romano, dovesse ora o in futuro divenire la Magna Charta dì tutto l’ecumenismo ».
Su Comunità (giugno - luglio 1965) un
articolo interessante di Licisco Magagnato
su c< La questione ebraica al Concilio Vaticano li »; si tratta in realtà di un vero studio storico-critico della questione, suU’antiseniitismo laico e cristiano, sulla protesta apjiassionata di E. Fleg c J. Isaac, fino alle
odierne « amicizie giudeo-cristiane ». Il problema è visto da uno spirito laico : « Anche
oggi il pensiero laico non può che spingere,
con il suo spirito di tolleranza e con la sua
cultura storicistica, verso soluzioni aperte,
che disincaglino le due parti dalle secche
delle dispute teologiche e le avvicinino in
quello che le affratella, piuttosto che separarle ulteriormente per ciò che le divide (...);
nè deve rinunciare a portare il suo contributo
critico, in ¡lieno rispetto e in piena libertà ».
Indubbiamente; ma è proprio ¡n sede teologica, biblica, che fede cristiana e fede ebraica possono, nella loro inevitabile tensione,
trovare il loro fondamentale punto d’incontro.
in inglese e in siedese (ne è in preparazione
un edizione tedesca e in progetto una in
spagnolo), e presentiamo ora l’edizione francese. curata dalla casa editrice della Chiesa
Kilormala di Francia, uscita a] principio del
I estate.
Ri-spetio alle edizioni preceilentl. troviamo
m questa versione france.se vari ritocchi, invero formali, resi necessari dallo svolgersi
dei lavori concili.iri e ancor più dal procedere delle pubblicazioni relative ai problemi
dibattuti; la bibliografia, già ricchissima, è
stata cosi ancora accresciuta: sola vera « novita » sono però una decina di pagine dedicate al commento del decreto conciliare De
sacra liturgia. Il Subilia trova anche in
questo documento confermata la sua tesi
fondamento circa l'aggiornamento cattolico,
condotto in base alla imozione comulativa della verità», propria del Cattolicesimo per cui
(ilTdeale conservatore va di pari passo con
un accrescimento indefinito di questo tesoro
mediante J acquisto di nuov^e ricchezze »;
motivi evangelici vengono cosi gradualmente innestati nel sistema concettuale ed ecclesiastico romano, trasformandolo indubbiamente. ma non mutandone Fatleggiamento
di fondo di fronte alla Farola di Dio, quindi
di fronte a Dio stesso; anche a proposito del
rinnovamento liturgico, e della stessa importanza ridala alla S. Scrittura, si può diie
che « la vita religiosa dei fedeli è più arricchita dalla Farola, di quanto non ne dipenda ». E pieccato che, per pochi mesi, non
abbia potuto es.sere inserito in quest’edizione
francese, magari in appendice, lo studio che
il Subilia ha nel frattempo pubblicato su
«L’ecclesiologia del Concilio Vaticano 11 »
(u.scito sul n. 2/1965 di « Frotestantesimo »,
e disponibile pure jn fascicolo, presso la
Claudiana e la Libreria di Cultura Religio.sa
di Roma, a L. 500).
II dibattilo sinodale, su cui abbinino riferito nei numeri scorsi, ha dimostrato che
il problema è attuale e sentito dalle comiinità; ha dimostrato pure che dev’e.sscre impostato con serio rigore teologico, e e.he Fonerà
dei nostri « dottori », informativa e foi ;nativa, è vivamente apprezzata, trovando eco
lusinghiera anche all’estero e contrilniendo
a fare apprezzare la nostra funzione prolestante italiana in un concerto ecumenico
talvolta fin troppo « armonico », in suprrlicie. Diamo, qui sotto, l’indicazione di ali une
opere c .studi che ricordiamo e raccoinandiamo.
SuBiI.iA V., Il problema del Cattolire.-imo,
- Claudiana 1962, L. 1.800.
Srniuv V., Cattolicesimo e presenza p ulestante in Italia. - Claudiana 1965, L. ÌOO.
Sebii.ia V., L'ecclesiologia del Concilio Vaticano 11. - (« Frotestantesimo » 2/i9i)5),
L. 500.
Simi.iA V., L’unità della Chiesa secondo il
Nuovo Testamento. - (« Protestantesimo »
3/1964), L. 500.
VlNAY V., Il Concilio Vaticano II in una visuale protestante italiana. . Claudiana l'Ift-l
L. 500.
La rivista « Protestantesimo », negli iiitimi anni, ha pubblicato numerosi articoli,
studi critici e note sul cattolicesimo e i ecumenismo. di G. Miegge, P. Ricca, V. .‘'ubilia e \’. Vinav.
PAUL GAUTHIER - La Chiesa dei
poveri e il Concilio. Vallecchi Firenze 196.5, p. 168, L. 2.000.
COSTANTINO IANNI - Il sangue degli emigranti. Comunità, Milano
1965, p, 350, L. 1.800
GIORGIO SPINI - Storia dell’età moderna. Einaudi, Torino 1965, 3 voli,
indivisibili, p. 1120, L. 3.500.
ANDRE’ AESCHIMANN - Pour qu’on
lise les paraboles. Les Bergers et les
Mages, Paris 1965, p. 128, L. 1.100.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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