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Anno 117 - N. 38
18 settembre 1981 - L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
NEL DRAMMA IRLANDESE
0 punii
iti risia
« Lei è protestante, vero? » « Sì,
valdese ».
Questa domanda-risposta fa
parte di un’intervista pubblicata su « Repubblica » deH’ll settembre, dopo la nomina di Valdo Spini a vice-segretario del
PSI insieme a Claudio Martelli.
« Insomma un calvinista — ha
proseguito l’intervistatore — con
tutto il rigore, per non dire le
angolosità, dei calvinisti ». « Il
discorso è più complesso, l’eresia di Valdo è precedente Calvino », ha precisato Spini stando,
almeno a giudicare dal testo
dell’intervista, un po’ sulla difensiva. Ma poi ha prosegruito: «insomma, sì, sono xm calvinista di
formazione ». Invitato quindi a
definirsi, pur controvoglia («Detesto definirmi »), ha detto di
considerarsi « una persona seria,
di temperamento riservato e che
ama studiare », precisando il
campo dei suoi studi, la storia
deU’economia.
Fin qui la parte « personale »
deU’intervista a Spini che non
può non rallegrare i suoi fratelli in fede dentro e fuori del PSI.
Il fatto che, volendo toccare un
tasto personale in una intervista ad un uomo politico che assume una posizione di responsabilità in un partito, non si sia
portati a lare una domanda sulla sua passione sportiva o sulla
sua competenza filatelica, sul
suo gusto musicale o sulla sua
galanteria, ma lo si interroghi
sulla sua confessione religiosa, è
certo conseguenza di un atteggiamento chiaro di quella persona: un considerare le conseguenze che la fede comporta
nella propria vita come appartenenti al campo del « personale »
ma non a quello del « privato »,
incidenti cioè sulla fisionomia
complessiva della propria persona e non su una interiorità che
risulterebbe sconosciuta a chi lo
avvicini.
Quello che è meno rallegrante — anche se vi siamo abituati
e la cosa non ci tocca più di
tanto — è il modo con cui questa particolarità è presentata.
Tutta l’intervista è articolata su
una serie di domande che mirano a far uscire allo scoperto l’intervistato per mezzo di punzecchiature. La sua nomina non è
una cattura della sinistra per
un unanimismo a tutti i costi?
Si sente alla pari con l’altro vice
segretario? La sua carriera non
è stata molto rapida? Tra queste
domande insinuanti, l’accenno al
rigore e alle angolosità del calvinismo assume una chiara connotazione critica, per lo meno
come una possibile riserva, insieme ad altre, sulla sua nomina.
Certo ognuno è libero di avere
il_ concetto che vuole del calvinismo (compreso quello piutto
sto rozzo che dimostra di avere
10 stesso intervistatore in un articolo sullo stesso giornale due
giorni dopo, quando a proposito
della crescente passione per il
gioco d’azzardo afferma: « Sempre più popolare è il vecchio
motto della restaurazione e del
calvinism o : arricchitevi » ) ; ma
mi sembra indicativo di un costume radicato nel nostro paese
11 guardare con sospetto, bollando con l’etichetta di « calvini
smo » l’atteggiamento di rigore e
di angolosità che si può avere
anche nella vita politica. Si ha
un bel dire, ma quello che nel
nostro paese continua a non far
problema è la normalità: manica larga e arrotondamenti.
Franco Giampiccoli
Darsi la morte, dare la vita
Se i cristiani non veidono nel sacrificio (dei giovani irlanciesi un tentativo (di fecJeltà alla loro causa, sappiano almeno tacere e non aggiungere parole pie e vuote alle lacrime delle vittime
Su un problema angoscioso per molti, l’Irlanda, abbiamo
letto in agosto sulla rivista cattolica « Témoignage chrétien »
questo articolo deriso di tensione, di amarezza e di partecipazione che proponiamo all’attenzione dei nostri lettori. Nel
frattempo un decimo irlandese è morto in seguito allo sciopero della fame.
Thomas Me Eiwee è morto il
9 agosto. Il suo nome si aggiunge a quello degli otto uomini
morti in seguito al loro sciopero della fame che pur non volevano morire. E tuttavia essi hanno scelto la morte. Durante il loro digiuno e la loro lenta agonia
sapevano verso quale destino li
portava la loro determinazione.
La morte non li ha colti di sorpresa: seppur non Thanno voluta, non hanno trovato che il suo
freddo abbraccio, tra le grigie
mura della prigione di Maze, per
scuotere l’inflessibile Mrs Thatcher. Senza successo.
Già decresce, nell’opinione pubblica, l’attenzione. Quando Hobby Sands, il primo, morì il 5 maggio scorso, l’emozione era al suo
punto culminante. Molti immaginavano che l’Inghilterra, culla
della democrazia, non avrebbe
lasciato morire un uomo che lottava in definitiva per il diritto e
la dignità umana. Dopo che l’illusione svanì, sorsero le domande. A cosa servono questi scioperi della fame? E ben presto la
riprovazione si è insinuata dietro agli interrogativi; queste
morti sono inutili. Una donna
ha influito pesantemente sul ve
nir meno del sostegno pubblico
in generale e dei cristiani in particolare: Madre Teresa di Calcutta. Trovandosi in Irlanda del
Nord verso la metà di luglio, la
religiosa, premio Nobel della pace, ha creduto di dover esprimere la sua ostilità allo sciopero
della fame che considera come
« un atto di violenza ». « Nulla
di ciò che distrugge la vita può
essere un bene, affermava Madre
Teresa, non abbiamo alcun diritto di distruggere questo meraviglioso dono di Dio che è la vita ». Il sottinteso era chiaro: gli
scioperi della fame sono atti suicidi. E quando fu interrogata
sulla natura politica di questi
scioperi, la celebre religiosa rifiutò di rispondere, limitandosi a
concludere; « Prego perché prendano coscienza del loro dovere
verso Dio e verso le loro famiglie ».
L’impegno
dei resistente
Nulla permette di sospettare
condotte suicide nell’atteggiamento dei prigionieri di Long Kesh.
Adelfia, congresso EGEI
Paolo Naso, nuovo segretario nazionale della FGEI, interviene
nel Congresso. Vedi nostro servizio a pag. 5.
Il loro gesto appartiene ad un
altro ordine di atteggiamenti che
si avvicina all’impegno del resistente e del soldato. Ora, sappiamo che i militanti delTIRA lottano precisamente perché sia loro riconosciuto lo statuto di prigionieri politici e perché siano
dunque implicitamente trattati
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Uostacolo del peccato
Atti 10: 34-43
Se esaminiamo questo brano
della Scrittura ci rendiamo conto che si tratta di una vera e
propria predicazione, però ci rendiamo altrettanto conto che con
le stesse parole non sarebbe facile usarla per il nostro tempo.
Questa predicazione termina col
versetto 43 che contiene, mi pare, l’essenza del Vangelo cioè il
perdono dei peccati. Ma a questo punto ci troviamo proprio di
fronte a un ostacolo quasi insormontabile: l’ostacolo è rappresentato dalla parola peccato. Infatti, se questa parola ci appare
perfettamente nonnaie inserita
nel nostro contesto ecclesiastico,
proviamo a usarla con altrettanta disinvoltura dialogando per
esempio con colleghi, con amici,
con atei, con agnostici. In verità
noi non possiamo usare questa
parola, forse non perché ci manca il coraggio, ma perché .sentiamo chiaramente che non saremmo capiti, che saremmo anzi
guardali in modo strano.
Secoli fa si poteva usare anche
nella conversazione "laica" questa parola. Oggi no, perché le
.scienze umane, la filosofia, la sociologia, la psicologia, hanno analizzato e disgregato il concetto
stesso di questo termine^ ^er cui
ci troviamo nelle condizioni di
non poter dire alle persone alle
quali vorremmo portare il messaggio che esse debbono essere
liberate da una cosa di cui non
avvertono neppure l’e.sistenza e
di cui di conseguenza non sento
no il peso. Come possiamo dire:
è necessario che tu ti liberi dal
tuo peccato, che tu cerchi la salvezza quando non si ammette e
non si sa neppure di dover essere
liberati da quel peccato?
Questo determina una situazione paradossale: sembra impossibile che ci troviamo in queste
condizioni in un momento in cui
in realtà il peccato è talmente
presente nella nostra società a
tutti i livelli. Viene da pensare
effettivamente a don Ferrante
del Manz.oni che negava l’esistenza della peste su basi scientifiche; nello stesso modo viene negato nel nostro tempo il peccato.
Mi pare che questo problema sia
grosso e che meriterebbe una riflessione approfondila nelle nostre chiese e nelle nostre comunità. Per parte mia, mi limiterò
ad alcune brevi con.rideraz.ioni.
Ho detto che le scienze umane
hanno disgregato il concetto di
peccato e lo hanno fatto inoltre
con la notoria pre.sunz.ione superficiale che esiste in questi ambiti
come in tanti altri del vivere
umano. Penso però che come credenti non dobbiamo far l’errore
a nostra volta di liquidare semplicisticamente tutto quello che
queste scienze ci hanno detto.
Queste scienze ci hanno spiegato
— prendiamo per esempio la psicologia o la sociologia — che i
comportamenti delle persone sono determinate dalle situazioni
da loro vissute, da quello che sta
loro a monte, dall’infanzia che i
singoli hanno avuto, e comportamenti anche di intere colletti
vità sono condizionati dalle situazioni ambientali, sociologiche,
storiche, ecc. Non faremo l’errore e non avremo la presunzione
di dire che tutte queste analisi
sono sbagliate e che non servono
a nulla e che ci basta di dire
« l’Evangelo ti salva, devi pentirti», perché l’Evangelo non è un
insieme di formule magiche, ma
deve andare a cercare le persone
dove sono. Ci serviremo quindi
degli strunienti che queste scienze umane ci hanno fornito, ma
non per negare quel fatto, bensì
per partire da quello che esse ci
hanno insegnato e portare il
messaggio con più pertinenza e
con più chiarezza.
Se ci accosteremo a dei ragazzi che hanno avuto un’infanzia
difficile, che hanno avuto delle
esperienze gravi, le scienze umane ci aiuteranno a tener conto di
questi fatti e di queste analisi per
Un approccio diverso a queste
persone. E’ solo un esempio ma
è valido non solo per le condizioni dei .singoli ma anche di collettività e di comunità.
Similmente noi non rinnegheremo l’affermazione, ritornata
parecchio in questi ultimi anni,
che i sistemi corrotti generano
confusione anche nei singoli.
Questo rimane vero senz’altro.
Dovremo però tener presente che
i singoli se non hanno avuto
quello che noi chiamiamo il ravvedimento a loro volta possono
vanificare anche un sistema giu
Mirella Bein Argentieri
(continua a pag. 8)
come soldati. Agli occhi del governo di Londra questa esigenza
è inammissibile. Questo non toglie nulla alla coscienza che i
combattenti irlandesi hanno di
loro stessi e, di conseguenza, al
giudizio morale che si può formulare sui loro atti. Nessuno,
fosse pure Madre Teresa, ha il
diritto di svalutare tale coscienza al livello di un gesto disperato.
In sé, lo sciopero della fame è
un « atto di violenza ». Esso procede in modo simile all’atto del
soldato che sale al fronte. Senza
« volere » la morte, egli sa che
ha molte probabilità di darla o di
riceverla. La scelta non è tra il
morire o non morire. La scelta
è tra combattere o ripiegare. Gli
scioperanti di Maze hanno scelto
il combattimento, con la sola arma di cui dispongono; la loro
vita. Spagliati, disarmati, imprigionati e per sovrappiù assimilati ai detenuti comuni il loro margine di rnanovra è ridotto al minimo, dunque all’essenziale: rischiare la vita o subire l’ingiustizia.
Danno la loro vita
Dello sciopero della fame il
« padre » dei nonviolenti, Gandhi, aveva fatto la sua arma prediletta. Egli aveva troppa intelligenza politica per non riconoscere i rischi di questo atto così
fragile. Restava nondimeno convinto che nelle tensioni estreme
tra due parti avverse, il sacrifìcio personale di una vita che si
dà fino alla morte senza provocare la morte altrui è seme di una
giusta vittoria. 11 Mahatma Gandhi è Caduto il 30 gennaio 1948
sotto i proiettili di un assassino.
Ma l’India era libera. Lo stesso
per Martin Luther King, assassinato vent’anni più tardi. Aveva
conciuistato per i Neri d’America
dei diritti irreversibili.
I nove scioperanti di Long
Kesh non sono morti per nulla,
e ancor meno in una sorta di sfida a Dio. « Bestemmiano Dio »:
questa accusa è già stata pronunciata dai « testimoni » al processo di un certo Gesù, che Pilato e la cricca dei religiosi hanno appeso al patibolo duemila
.Albert Longchamp
(continua a pag. 8)
2
18 settembre 1981
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
"C'è molto lavoro,
c'è bisogno di voi"
Opera Pentecostale tra gli emigrati in RFT
Italiani a Stoccarda
Questo è una specie di appello. Sì, è un appello a venire in
Facoltà per studiare teologia e
ser\'ire, domani, come pastori o
evangelizzatori o in qualche altro ministero. E' un appello rivolto in particolare ai giovani
che hanno terminato le scuole secondarie superiori, e si stanno
chiedendo quali studi intraprendere, o forse hanno già deciso o
quantomeno sono orientati verso altri studi. Noi proponiamo
loro: « Venite in Facoltà. Forse
ci avevate pensato, forse no. Forse avete subito scartato l'ipotesi
pensando: Non sono adatto (nessuno si è mai sentito adatto, neppure il profeta Isaia). Forse i vostri genitori vi hanno dissuaso
dicendo: Lascia stare! Tanti anni di studio per poi guadagnare
così poco. 0 invece vi hanno incorag^ato, ma voi, comunque,
non vi siete sentiti. Tutto questo
è noi-male, non c’è da stupirsene.
Eppure vi diciamo: venite in Facoltà ».
Solo Dio chiama
Certo, un appello come questo
può lasciare perplessi. Chi lo fa
si chiede: C’è qualcuno che gli
darà credito e lo ascolterà? Chi
lo riceve si chiede: Ma è proprio
rivolto a me? Non solo, ma ci si
può chiedere se sia giusto rivolgere un appello di questo genere.
Soltanto Dio, in fondo, ha il diritto di « chiamare », di rivolgere appelli così impegnativi. Come può un uomo pretendere di
coinvolgere altri in un ministero,
cioè nel semdzio di Dio e del
prossimo? Non si rischia, in questo modo, di volersi sostituire a
Dio? Una « chiamata » può venire solo da Lui. Questo è vero. Ma
è anche vero che le chiamate di
Dio passano sovente attraverso
gli appelli degli uomini.
.Anche nella Bibbia è così: nella visione che Paolo ebbe circa
la tappa successiva di un suo
viaggio missionario, non gli apparve un angelo, il Signore stesso, ma « un uomo macedone »
che lo pregava dicendo: « Passa
in Macedonia, e soccorrici» (Atti 16: 9). Paolo non ebbe dubbi:
non era un uomo che lo chiama
Iscrizioni alla
Facoltà Valdese
di Teologia
Le domande per l’iscrizione alla Facoltà Valdese
di Teologia vanno redatte
su un modulo-questionario
fornito dalla Facoltà stessa. Esso può essere richiesto alla segreteria, via P.
Cossa 42, 00193 Roma, oppure, durante l’estate, alla
Casa Valdese, Via Beckwith 2, 10066 Torre Penice (To).
La Facoltà offre un corso triennale di cultura teologica protestante e un corso di cinque anni (di cui
uno all’estero) per il conseguimento della licenza
teologica. Per il corso di
licenza la frequenza è obbligatoria. La licenza può
esser finalizzata al pastorato o no.
La tassa d’iscrizione è
unica : lire 20.000. La quota
di studio è di lire 48.000
annue per la licenza e di
lire 15.000 annue per il diploma del corso triennale.
Per il versamento servirsi
del conto corrente postale
n. 24717001 intestato a Facoltà Valdese di Teologia Segreteria.
La Facoltà gestisce un
convitto per studenti (camere a due letti con pensione).
Borse di studio. Gli studenti che si preparano al
pastorato possono richiedere un aiuto finanziario
per il convitto e le tasse di
studio.
Roma, 30 giugno 1981.
La Segreteria
va (anche se era un uomo che gli
parlava in sogno), ma Dio. Perciò, cercò « subito di partire per
la Macedonia » (Atti 16: 10). La
chiamata di Dio era passata attraverso l’appello di un uomo.
Perché in Facoltà?
Ma perché chiamare in Facoltà? Non ci sono tanti altri luoghi
e modi di prepararsi a un servizio cristiano? Sì, grazie a Dio ce
ne sono, ma c’è anche la Facoltà.
L’invito a venire in Facoltà è l’invito — in prospettiva — a impegnare la propria vita al servizio
dell’Evangelo, come pastori e
teologi. C’è bisogno di uomini e
donne teologicamente ben preparati per il servizio dell’Evangelo,
nel nostro paese e altrove. C’è bisogno di queste persone — bisogno di voi — perché c’è bisogno
di Evangelo. In tempi anche recenti molti pensavano (anche
senza dirlo) che l’Evangelo fosse
un lusso per alcuni privilegiati
(o « fissati »). Oggi ci si rende
sempre meglio conto che l’Evangelo è necessario, come lo sono
il sole e il pane quotidiano. Non
è un caso che nel Padre Nostro
la domanda del pane sia subito
seguita da quella del perdono.
Senza perdono, senza Evangelo,
la vita («il pane») si avvelena,
diventa disumana e il mondo diventa belluino. C’è bisogno di
Evangelo come una persona intossicata ha bisogno di ossigeno.
Per trasmettere, diffondere, servire, comunicare in tanti modi
diversi l’Evangelo, la buona notizia di Gesù Cristo, c’è anche bisogno di pastori, ev'angelizzatori,
teologi. Ecco la ragione dell’ap
________GENOVA
Ancora
difficoltà
per l’ora
di religione
Ritengo opportuno segnalare quanto è
accaduto alla mia figliola in occasione dell'esame d’idoneità alla seconda
classe della Scuola Magistrale Statale sostenuto tra l'8 e il 16 giugno
presso l'Istituto Magistrale Statale
« Piero Gobetti ” di Genova-Sampierdarena.
In tutta la carriera scolastica di
mia figlia fin qui, ho sempre dichiarato di volere che essa fosse esonerata dalle lezioni di religione.
Anche in occasione di questo esame ho quindi presentato la dichiarazione di esonero ma la Preside — dopo essersi consultata con II sacerdote cattolico (sic!) — ha rifiutato l’esonero poiché nella Scuola Magistrale la religione costituisce materia di
esame, dimostrando purtroppo di ignorare anche l'esistenza di questo elementare diritto di esonero, garantito
perfino dalle leggi del regime fascista.
Sul diritto all'esonero dalla religione
nelle Scuole Magistrali esiste inoltre,
per chi se ne vuol ricordare, una Circolare Ministeriale del 12 novembre
1966 Prot. n. 6295.
Altre irregolarità di carattere prettamente scolastico mi hanno poi costretto ad inoltrare ricorso al Provveditore agli Studi di Genova.
In tale occasione, ho inviato al Provveditore fotocopia di una pubblicazione contenente la suddetta circolare
ministeriale con un commento giuridico del Prof. Giorgio Peyrot, in un
estratto dalla rivista « Il Diritto ecclesiastico • Anno LXXVIII n. 1-2 gennaio-giugno 1967, che lo stesso Prof.
Peyrot mi ha fatto cortesemente pervenire.
Mi auguro vivamente che questa segnalazione serva ad impedire il ripetersi di incresciosi casi analoghi anche
perché sono convinto che di Presidi
male informati non sia questo il solo...
Lorenzo Conterno,
pello a venire in Facoltà. Chiunque sia stato evangelizzato nella
sua vita, conosce il valore unico
e insostituibile dell’Evangelo.
In Italia
C’è poi un altro discorso da
fare, o meglio c’è da fare lo stesso discorso da un altro punto di
vista: quello specifico dell’Italia
e del nostro ruolo di chiese evangeliche (o protestanti o riformate
che dir si voglia). Questo ruolo
ci impone oggi compiti molto
grandi e, in parte, nuovi. Tutti
sanno che come protestanti siamo stati nel nostro paese per
lunghi secoli rifiutati e combattuti con ogni mezzo. Nel 1848 diventammo « tollerati », poi « ammessi » ( 1929), in seguito « liberi
ma disuguali» (1948), infine —
da pochi anni — accettati in generale come partner cristiani di
un dialogo, di un confronto, talvolta di una ricerca comune. Se
ieri eravamo in larga misura
ignorati o tenuti a distanza, oggi
siamo interpellati e invitati a
parlare. Le richieste aumentano
e le occasioni si moltiplicano.
Molte porte, un tempo chiuse, si
sono aperte. Per far fronte a un
lavoro più vasto, occorrono più
forze disponibili. Se diciamo « venite in Facoltà » è perché nel vostro paese c’è sempre più da fare
sul piano dell’opera pastorale e
teologica evangelica il cui raggio
di azione si è allargato e che
quindi ha bisogno di più persone
che vi lavorino. Potete essere una
di queste.
Bonhoeffer ha scritto una volta
che « un numero elevato di studenti in teologia è sempre un fenomeno ambiguo ». Aveva ragione. Ma un numero troppo esiguo
di studenti in teologia è un fenomeno inquietante, perché è un
segno di sterilità. Questo appello
è rivolto ai singoli ma, insieme
a loro, anche alle chiese affinché
ciascuna si chieda se la varietà
dei ministeri e il numero di ministri da essa espressi siano proporzionati alla sua consistenza e
alle promesse di Dio per ogni comunità. Una chiesa viva, infatti,
è un vivaio di ministeri e una
Fucina di vocazioni.
Paolo Ricca
Una giornata indimenticabile
per molti emigrati lavoratori italiani in Germania federale è stata quella del 27 giugno nella città
di Stoccarda. Grazie al past. Mirella Abate Leibbrand si è ottenuto il tempio luterano della
Stifftskirche che ha accolto circa 300 italiani, tutti lavoratori,
uomini e donne, con una forte
presenza soprattutto di giovani.
La riunione pomeridiana concludeva una energica attività evangelistica che si era svolta la mattina nel cuore della città.
Nella riunione sono intervenuti con messaggi l’evangelista Paolo Mele, i fratelli Carmelo Catalano, che svolge un particolare
lavoro in mezzo alla gioventù
della zona e Domenico Abate in
visita da Torre Pellice. In seguito, il fratello Giuseppe Farinato,
venuto per l’occasione da Lucer
na, ha presentato il film « La
croce e il pugnale » tratto dal
best-seller di David Milkerson.
Non sono mancati canti di inni
religiosi, accompagnati da una
orchestrina, diffusione di porzioni di evangeli, copie della « luce »
e vendita dei « 'Valdesi » di G.
Tourn.
L’opera delle missioni evangeliche pentecostali C.C.I.N.E. è
ben sviluppata nel Sud della
RFT con circa 30 centri e locali
di culto. A Stoccarda, poche settimane prima erano stati confermati nella fede e battezzati sette
nuovi fratelli di origine cattolica.
Si tratta quindi di un’opera rallegrante che si svolge in modo
volontario per far conoscere Cristo e la sua salvezza per ogni
creatura.
P. M.
S. MARZANO OLIVETO
i fraterni
La vita tranquilla della comunità viene sovente trasformata dalle agapi fraterne che stanno ormai diventando una consuetudine per tutti noi, in occasione delle visite di membri di
altre comunità evangeliche.
Così la comunione fraterna
non è venuta meno in occasione della visita dell’unione femminile di Pomaretto e della comunità di Prarostino, anche se
la pioggia ha abbondantemente
fatto sentire la sua presenza. In
occasione della venuta dei fratelli e delle sorelle di Prarostino,
Taffìuenza superiore alle previsioni dalle chiese vicine e dei
cattolici di Canelli ha portato a
più di cento le presenze, per cui
i nostri settantaquattro posti a
tavola si sono dovuti dilatare su
per le scale mandando in crisi
la cuoca e l’organizzazione. Ma
è stata una giornata meravigliosa
per tutti anche se, a causa della
confusione, non è stato possibile partecipare alla Cena del Signore alla fine del pasto fraterno.
All’inizio del mese di luglio la
Casa di vacanze ha riaperto le
porte e la comunità ha accolto
con affetto i fratelli e le sorelle
che il Signore ci manda ogni
anno per pregare e cantare insieme le sue lodi.
Sabato 25 luglio abbiamo avuto la gioia di raccoglierci intorno
ai due giovani Enzo e Bruna
che hanno chiesto al Signore di
voler benedire la loro unione
partecipando con numerosi amici al culto durante il quale il pastore Foligno di Torino ha toccato il cuore di molti di noi, con
la predicazione della Parola. È
stato lo stesso pastore ad unire
i due sposi in matrimonio e tutta la comunità gli è grata per
il servizio che egli ci ha reso in
questa occasione.
Infine il 23 agosto è stata una
altra giornata benedetta. Una
cinquantina di persone, evangelici di varie denominazioni e alcuni cattolici hanno partecipato
al culto e all’àgape della comunità di Pomaretto e visitato
l’Asilo di S. Germano, visita che
ha colpito in maniera inaspettata tutti noi. In seguito, dopo
l’accoglienza festosa della comunità di Prarostino che ha improvvisato uno straordinario
’thè’ delle cinque, il gruppo stanco dalla lunga giornata ha ritrovato una fraternità nuova e, pensiamo, una migliore comprensione della vita dei credenti.
I DIRITTI DEI MALATI E DEI MORENTI
Un tema sacrificato
Il testo che pubblichiamo qui sotto non è un documento sinodale: si tratta invece di una proposta di documento non discussa e
non approvata dal Sinodo, che però è presentata all’attenzione delle chiese.
Il Sinodo, rammaricandosi di non aver potuto per ragioni di tempo discutere
in maniera approfondita la relazione della Commissione di Studio sui « Diritti
dei Malati e dei Morenti », e riconoscendo la validità delle conclusioni raggiunte,
ringrazia la commissione per il lavoro svolto, ne raccoimanda le conclusioni
all'attenzione delle chiese, sia per la loro riflessione, sia per la loro eventuale
partecipazione alle iniziative di sensibilizzazione e di intervento che vanno sorgendo in questo campo.
Il Sinodo,
richiamandosi alla delibera
presa con SI/70/1979, in riferimento alla materia di cui alla
Racc. 779 (1976) e la Ris. 613
(1979) dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa
esaminati con attenzione i problemi connessi con la condizione di malattia, alla luce dei principi evangelici di solidarietà
umana e di amor fraterno
individuando la necessità di
perseguire attraverso la stampa
e tutti i possibili mezzi democratici di informazione e di
orientamento dell’opinione pubblica, e in unione con associazioni e gruppi sensibili a tali
esigenze, i seguenti obiettivi:
1 ) Che in armonia con la
Costituzione della Repubblica
Italiana, e con la Legge 833 (di
cui sollecita l’applicazione), le
cure mediche o chirurgiche siano
accessibili a tutti i cittadini
nella stessa misura, e con uguale possibilità di scelta, indipen
dentemente da differenze di condizioni economiche o di rango
sociale, e che il trattamento nei
luoghi di cura non sia influenzato dall’appartenenza a partiti politici, chiese, razze, diversi
da quelli della maggioranza dei
cittadini;
2) Che vengano rispettati i
diritti del malato, già riconosciuti dalla legislazione italiana,
ad avere informazione precisa e
a partecipare alla decisione sulla
scelta del metodo di cura da
adottare
auspicando che sia assicurata
possibilità di un’assistenza psicoterapica ai malati e ai morenti da parte del personale ospedaliero e che a questo fine
gli operatori sanitari ricevano
adeguata preparazione, e che sia
riconosciuto dalla legge il diritto a richiedere la sospensione
di trattamenti rivolti solo a prolungare la sopravvivenza, da
parte di soggetti senza speranza di guarigione, in presenza di
dolore o altre condizioni fisiche
o psichiche che ne rendano resistenza intollerabile e ne alterino profondamente la vita di relazione
considera urgente un cambiamento di mentalità nella categoria degli operatori sanitari, e
in particolare dei medici, operanti nel settore pubblico, perché
la persona malata possa avere
un trattamento adeguato al suo
stato, senza paternalismo né distacco, quasi possa essere in essa misconosciuto il carattere di
persona, per farne un puro oggetto di studio, o peggio, di sperimentazione, e a tal fine richiama gli operatori sanitari appartenenti alle chiese, e quelli dipendenti dalle opere evangeliche, a
considerarsi ogni giorno dei portatori di un servizio fraterno, rispondendo nel loro settore specifico alla vocazione evangelica
che è per tutti (Me. 10: 43-45).
invita le chiese e la Facoltà di
teologia ad approfondire la riflessione sulla sofferenza e sulla morte, e a farne oggetto di
catechesi verso i giovani e i
membri delle nostre comunità,
al fine di porre i credenti in
grado di considerare con chiarezza evangelica tali evenienze, per
affrontarle con fede quando ne
è il momento, per avere un rapporto fraterno di testimonianza efficace con coloro che ne sono colpiti e per assumere impegni conseguenti nella società
civile.
3
18 settembre 1981
XIX SESSIONE DEL S.A.E.
Lo Spirito Santo,
pegno e primizia dei Regno
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Momenti sinodaii
Passo Mendola, 25 luglio - 2
agosto: diciannovesima sessione
del S.A.E., Segretariato Attività
Ecumeniche. Il tema, « Lo Spirito Santo, pegno e primizia del
Regno », viene illustrato da diversi punti di vista da relatori
cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei, studiato nelle meditazioni bibliche, e poi analizzato nei
dodici gruppi di studio (fra essi,
« Lo Spirito messianico nel dialogo ebraico-cristiano »; «Lo Spirito interpreta le Scritture »;
« Spirito di libertà e movimenti
di liberazione oggi ») a cui partecipano tutti. Ogni giorno il Culto, o la Messa, o la liturgia ortodossa, o una liturgia comune; il
venerdì sera cena di inizio del
sabato del gruppo ebreo; testimonianze e colloqui la sera.
Ma che cos’è il S.A.E.? Lo chiediamo alla sua fondatrice e presidente, la professoressa Maria
Vingiani di Roma.
— E’ un movimento interconfessionale di laici che si occupa
del dialogo fra cristiani.
Un problema di cui si parla
spesso è quello dell’intercomunione; qual è in proposito l’atteggiamento del S.A.E.?
— Come associazione interconfessionale ci spingiamo avanti
sul cammino di una crescente reciprocità. Sul problema dell’eucaristia la reciprocità di accoglienza non è matura, ciò per conferma di parte cattolica ed evangelica, e perciò non la pratichiamo. Ciò non impedisce che qualche corsista si avvicini indifferentemente all'eucaristia cattolica e protestante.
Perché ci vengono?
Come si è visto, gli otto giorni
del corso sono abbastanza intensi; tuttavia si trova il tempo per
altre riunioni: regionali, degli
evangelici, di preti e pastori (che
sono soci aderenti, non effettivi:
il S.A.E. vuole mantenersi strettamente laico), dei giovani. I giovani infatti sono sempre numerosi alle sessioni del S.A.E.; anche quest’anno, cinquantacinque
circa. Perché ci vengono? Lo domandiamo a quattro di essi, che
nonostante la giovane età frequentano da vari anni.
Alcide Fasiolo, 21 anni, ortodosso, Udine: — Perché lo ritengo un valido movimento interconfessionale capace di proporre
un ecumenismo buono e un movimento che può essere condiviso da tutti i cristiani. Lo ritengo
valido perché è capace di proporre uno stile di vita ecumenica
anche a livello di gruppi.
Debora Spini, 17 anni, metodista, Firenze: — Per una che è
protestante in Italia è necessario
Un incontro con l'ecumenismo,
perché ti trovi a dover rendere
conto del tuo protestantesimo, e
questo deve diventare un incontro, non uno scontro. Al S.A.E.
si trova una ricchezza di esperienze; trovo una varietà generale, un livello di studi alto, uno
studio teologico che mi sembra
estremamente valido ma non fuori dal mondo; nei gruppi si trovano molte esperienze. Al S.A.E.
inoltre non c'è ghettizzazione dei
giovani.
Andrea Lattes, 18 anni, ebreo,
Roma: — Perché vengo? 1) non
voglio escludere la bellezza del
posto; 2) l’ambiente è buono;
ci sono buoni rapporti sociali;
3) per i rapporti culturali.
Michele Bonetti, 21 anni, cattolico, Brescia: — Vengo per ottenere una carica, per imparare,
per ottenere un conforto e portare questa esperienza nella realtà in cui vivo; non solo con il
protestante, con ¡’ortodosso, ma
prima di lutto con il cattolico,
ooii chi mi è vicino.
Prima volta
Ogni anno i partecipanti aumentano. Quest’anno gli iscritti
hanno toccato i 400 (55 sono i
protestanti - 17 pastori; 6 gli
ebrei; 6 gli ortodossi). Poniamo
una domanda ad alcuni che hanno frequentato la sessione per
la prima volta.
Che cosa hai trovato al S.A.E.?
Prof. Manuela Paggi, ebrea, Firenze: — Un clima molto buono.
Una tensione molto umana. Una
ricerca profonda. Ho trovato una
ampia risposta. Ci ho trovato
quello che ho portato; intendo
dire che non ho buttato via quello che ho portato, ho dato e ho
ricevuto in cambio. Però non sono riuscita a capire per niente i
giovani.
S., 16 anni, cattolica, Palermo:
— Sono venuta con mia mamma
perché lei ha insistito, e l’inizio
è stato traumatico; lo trovavo
noioso. Adesso va meglio e trovo
interessante questa esperienza.
Ho anche cambiato gruppo di
studio; quello dove ero prima era
troppo difficile.
Teresa Piatti, cattolica, Bergamo: — E’ bene entrarci dentro
almeno una volta, perché spesso
si vedono le cose come se fosse
impossibile unirsi, invece qua c’è
la vera amicizia umana. Obbligherei tutti i pastori (cattolici e
protestanti) delle chiese a provare questa unione, perché certe
volte diamo la colpa allo Spirito
Santo se non ci uniamo, mentre
invece è colpa nostra.
Prof. Aldo Paggi, ebreo, Firenze: — L’ambiente e l’organizzazione egregia, e grande possibilità di scambi produttivi che hanno consentito un accrescimento
individuale notevole, e poi la possibilità di un buon lavoro per
l’intervallo di tempo che intercorre fra una sessione e l’altra.
Pastore Sergio Ribet, valdese,
Torino: — E’ uno dei molti luoghi dove si può praticare l’ecumenismo in Italia. C’è un ottimo
livello di preparazione, e anche
una grossa possibilità di essere
se stessi; questo è il lato positivo. Questo è però anche un limite perché l’accettazione di tutte
le posizioni impedisce o rallenta
un approfondimento sui contenuti, perché è più difficile interrogarsi su ciò che è giusto o non
giusto.
Ecumenismo
qualificato
Certo — richiamandoci a quest’ultimo intervento — il S.A.E.
non è l’unico luogo in cui fare
dell’ecumenismo; del resto, se
l’ecumenismo è più un modo di
essere che un’attività, non si fa
dell’ecumenismo, ma si è ecumenici, e si può essere tali in qualsiasi luogo. I corsi del S.A.E., però, sono fra i « luoghi ecumenici » più qualificati dove studiare
insieme; per la garanzia di serietà teologica data dalla presenza
di studiosi (per parte evangelica, fra gli altri, sono presenti
ogni anno professori della nostra
Facoltà di Teologia); per il clima che è veramente fraterno, e
che non lo è solo nei momenti di
unità ma anche quando si prende atto delle differenze che permangono; per l’ambiente molto
variato come età (circa da 15 a
80), come formazione e esperienze di provenienza (si va dal laico
impegnato alla suora tradizionale, dal parroco di comunità « nuove » al vescovo, allo studente, per
parte cattolica; e per parte protestante, dalle chiese storiche —
battiste, metodiste, valdesi — alla chiesa di Cristo, dalla discussa
esperienza di Taizé agli apostolici, alla chiesa evangelica carismatica; inoltre la realtà ancora
poco conosciuta della chiesa ortodossa, e la presenza degli
ebrei, con i quali i rapporti ecumenici sono abbastanza agli inizi); e per la possibilità di tutti,
anche dei meno preparati, di
partecipare effettivamente, nell’ambito dei gruppi di studio ma
anche nelle liturgie; non solo,
perciò, corsi di studio o di informazione, ma veramente, come
dice il programma, di formazione
ecumenica.
Roberta Colonna Romano
Tutta la stampa si è largamente occupata, anche quest’anno, del Sinodo Valdo-Metodista,
della riunione pubblica sul terremoto che lo ha seguito e del
festival celebrativo del nostro periodico che ne ha concluso i lavori. Possiamo dire che, come
già avvenuto da qualche anno,
anche per il 1981 i lavori del Sinodo sono stati seguiti con simpatia e con migliorata comprensione dei nostri problemi e delle
nostre attività. L’impegno' sulla
« questione morale », l’approvazione definitiva delle Intese (la
cui ratifica sembra ora più prossima, dopo l’impegno preso da
Spadolini con il suo messaggio
al Sinodo), il ricordo dell’attività svolta, e l’impegno per il
futuro, relativo al terremoto, il
fatto che la presidenza del Sinodo è stata tenuta da due laici, un
uomo e una donna, la consacrazione di tre pastori, di cui uno
donna, la tavola rotonda finale
ben caratterizzata dalla presenza di cattolici impegnati come
Baget Bozzo e Zagrebelsky: tutti
i momenti significativi del Sinodo sono stati riferiti e favorevolmente commentati. Da rilevare anche l’auspicio (Avvenire
del 29 luglio) che ci si occupi
al più presto dei rapporti con i
cattolici, e l’annuncio del rinvio
alle Chiese del documento sui
« diritti dei malati e dei morenti », che nella interpretazione
della Stampa deH’8 agosto introduce la problematica della eutanasia.
# :5e #
La scomparsa di Mario Sbafiì
ha suscitato ampi echi in molta
stampa. Possiamo ricordare, tra
gli altri il Resto del Carlino, la
Stampa, l’Unità, l’Avvenire, Paese Sera. Da tutti è stata messa
in rilievo non solo l’opera svolta
da Mario Sbaffi alTinterno del
protestantesimo italiano, ma la
sua intensa e sofferta attività ecumenica, nonché la partecipazione caratterizzante a quella
fortunata rubrica radiofonica che
è stata « Ascolta, si fa sera ».
DA OGNI PARTE DEL MONDO A HONOLULU PER IL CENTENARIO
3.000 metodisti a congresso
In merito alla Conferenza mondiale metodista che avevamo preannunciata in luglio, l’agenzia di stampa del Consiglio
Ecumenico, SOEPI, del 6 agosto pubblica una corrispondenza
di Robert Lear, incaricalo delle comunicazioni presso la Chiesa metodista a Evanston (USA).
Honolulu — John Wesley non si
sarebbe certo riconosciuto nella
scenografia ma si sarebbe sentito a casa sua vedendo un’assemblea così piena di calore e di sollecitudine per la fede e l’avvenire dei popoli del mondo intero
in quest’angolo del Pacifico dove
più di 3000 dei suoi discendenti
spirituali sono convenuti da ogni
parte della terra dal 21 al 28 luglio in occasione della 14* Conferenza metodista mondiale, la
prima in 100 anni a svolgersi nel
quadro di culture diverse e di
FCEI
Borsa
di studio
Ricordiamo che, come annunciato dal nostro giornale lo scorso luglio, la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia inizia un’azione promozionale per
sviluppare l’uso dei mezzi di
comunicazione di massa nell’ambito dell’opera delle chiese, offrendo una borsa di studio a chi voglia acquisire esperienza in questo campo. La borsa prevede
un soggiorno di sei mesi a Roma ed un programma di formazione teorico-pratica.
Per ulteriori informazioni e
domanda rivolgersi al Servizio
stampa radio e televisione della
FCEI, via Firenze 38, 00184 Roma, entro il 30 settembre 1981 accludendo il proprio curriculum
personale e indicando l’eventuale
conoscenza di lingue straniere.
una natura lussureggiante. La
Conferenza si è soffermata soprattutto sull’ampiezza del movimento wesleyano e sulla portata
della sua opera.
Al termine della Conferenza i
delegati di circa 65 paesi hanno
preso insieme con entusiasmo la
decisione di proseguire nel programma di evangelizzazione lanciato nel 1971, si sono dichiarati
solidali con i poveri, gli affamati
e gli oppressi, hanno pressantemente invitato i 65 organismi
membri del Consiglio metodista
mondiale (WMC) a impegnarsi
pienamente nel progetto intrapreso nel campo della televisione, li hanno esortati a proseguire il dialogo con i cattolici romani e i luterani e hanno nominato i responsabili per i prossimi 5 anni.
In una serie di delibere, che si
sono livelate senza precedenti
per una tale riunione, sia per il
loro numero che per il loro tenore, i partecipanti hanno condannato il Sud Africa e il suo governo minoritario bianco per la
politica di separazione razziale,
sostenuto l’indipendenza della
Namibia, denunciato l'attività
americana nel Salvador, fatto un
bilancio delle attività e del potenziale militare delle superpotenze nel Medio Oriente e invitato le chiese-membro a vigilare
affinché donne ed uomini siano
trattati .su un piede di parità.
Leticia Ramos Shahani, vicesegretaria nresso le Nazioni Unite a Vienna e membro della Chiesa unita delle Filippine ha fatto
osservare che il sottosviluppo
che colpisce tante persone nel
Terzo mondo è una minaccia
per la pace ben più grave della
corsa agli armamenti e questa
osservazione è stata ripresa più
volte da diversi oratori.
Per segnare la fine della Conferenza i 3000 metodisti hanno
fatto per le vie di Waikiki una
marcia di un km e mezzo e organizzato un raduno all’aperto,
avvenimenti inconsueti per questo « Eldorado del piacere ».
Il premio della pace del WMC
è stato conferito al dirigente della Chiesa del Sud Africa Abel
Hendricks e al predicatore itinerante londinese Donald Soper.
Inoltre William Cannon, vescovo
americano della Chiesa metodista unita, è stato eletto presidente del WMC, succedendo così al
responsabile metodista britannico Kenneth Greet.
Robert Lear
Di ecumenismo si è molto parlato sulla stampa specializzata
in occasione del consueto convegno del S.A.E. alla Mendola.
Hanno attivamente partecipato
ai lavori di quest’anno il past.
Piero Bensi con una relazione
su « La vita secondo lo Spirito »;
il prof. Paolo Ricca che ha parlato della « carità vertice dei carismi »; il past. Renzo Bertalot
sulla « Annunciazione a Maria ».
Del Convegno luterano-cattolico di Rocca di Papa su « La volontà di Dio » ha scritto Città
Nuova di agosto. Che nel numero di luglio era tornata sull’opera ecumenica sviluppata in
Inghilterra dei « focolarini » cattolici in unione con gli anglicani.
Nello stesso filone sta la commemorazione del card. Bea fatta
da L. Fumo sulla Stampa del 17
luglio; ed una notizia del Giornale Nuovo del 12 luglio, secondo la quale cinquanta preti cattolici delle Filippine hanno rifiutato di celebrare pubblicamente la Messa, per protestare contro l’espulsione dal paese del pastore protestante Shelette, accusato di « attività sovversive ».
Mentre diverse caratteristiche
ha la manifestazione ecumenica
di cui dà notizia la Stampa del 7
agosto. A Villaretto Chisone si
sono ritrovati i cultori dell’occitano per assistere, tra l’altro,
ad una messa, con sermone del
past. Micol, celebrata appunto
in lingua occitana.
E infine su l’Avvenire del 19
luglio un articolo del teologo
svizzero Max Thuriau di Taizè,
che raffronta la concezione riformata e quella controriformata della Eucarestia, cercando
di superarne dialetticamente le
differenze, ma dimenticando però
di parlare della limitazione delle
due specie (pane e vino) al sacerdote nella prassi cattolica.
* sk sk
La Repubblica del 2 settembre
dà notizie delle conclusioni raggiunte dal Congresso F.G.E.I. di
Adelfia (Ragusa), che invitano al
disarmo « anche unilaterale ».
* # 5jt
Jesus di agosto scrive di Emanuele Grassi, valdese convertitosi
all’ortodossia e rifugiatosi in uno
dei celebri monasteri del monte
Athos.
* * *
La Rocca di agosto commenta il Convegno di omosessuali
svoltosi ad Agape, definita come « Centro Ecumenico ».
* * *
Il Corriere del 1° luglio dà spazio nella cronaca milanese ad
una simpatica presentazione dell’attività svolta in Milano dall’Esercito della Salvezza.
I|8 sk sK
La Chiesa Anglicana ha approvato un progetto che, oltre alla
reciproca ammissione alla Eucarestia, riconosce battesimo, confermazione e ordinazione per la
Chiesa di Cristo, la Metodista,
la Chiesa di Moravia e la Chiesa Riformata Unita. Ne dà notizia Popoli e Missioni di luglio.
Affascinato dal Coro padovano, Heinrich Pan, musicista protestante tedesco, ha composto
una « Cantata su Sant’Antonio ».
Così informa La Difesa del Popolo del 5 luglio.
Niso De Michelis
LA CEVAA DA NOTIZIA DI UN ATTENTATO
Un bimbo assassinato
L’ufficio della CEvAA di Parigi ci comunica, mentre andiamo
in macchina, un telegramma
giunto dalla Chiesa Evangelica
del Lesotho di cui pubblichiamo
il testo:
Vice-Presidente Chiesa Evangelica del Lesotho Ben Musilo
et famiglia furiosamente e brutalmente assaliti a raffiche di
mitra da assalitore sconosciuto mezzanotte 4 settembre stop
nipotino di 3 anni ucciso stop
sospettasi sequestro stop sorte
di Musilo e motivo aggressione
ancora sconosciuti stop preghiamovi dare massima pubblicità
all’accaduto stop segue lettera.
Firmato: Chiesa Evangelica di
Maseru (Lesotho).
Il fratello Ben Masilo è un
laico della chiesa Evangelica del
Lesotho già duramente provato
per il suo coraggioso atteggiamento in favore della libertà
umana e di coscienza nel suo
Paese. Alcuni mesi or sono è
stato lungamente imprigionato
senza una accusa precisa per sospetti aiuti al fronte armato di
liberazione. Tali sospetti non
hanno potuto essere provati per
cui il fratello Masilo è stato rimesso in libertà non prima di
aver dovuto leggere alla radio
una dichiarazione favorevole ai
suoi oppressori. Ben Masilo è il
rappresentante della sua chiesa
nella CEvAA ed ha partecipato
alle sedute del Consiglio ad Ecumene il mese di giugno.
Franco Davite
4
18 settembre 1981
TRA LE EDIZIONI DELLA CLAUDIANA
TORINO; SETTEMBRE MUSICA
La scelta della sotto-cultura 4 cantate di Bach
La maggior parte degli osservatori e deH’opinione pubblica è
abituata, specie dopo il Concilio
Vaticano II, a prestare attenzione ad ogni segno proveniente dal
mondo cattolico, che di questo
indichi aperture « liberali », sia
a livello ecumenico, sia a livello
di mondo laico e, in generale, di
cultura. Talché emerge, in questi ultimi anni, Timmagine di un
cattolicesimo profondamente rinnovato rispetto al passato, ampiamente disponibile e incamminato sulla strada di una serie di
importanti revisioni, anche se
questo processo evolutivo deve
registrare di tanto in tanto una
battuta d’arresto o addirittura
un passo indietro.
Che le cose stiano così nel
complesso è abbastanza vero e
sarebbe certamente ingiusto non
apyprezzare i grossi sforzi di rinnovamento della Chiesa di Roma. anche se sarebbe ingenuo
aspettarsi, allo stato dei fatti,
ulteriori significativi spostamenti in avanti.
Per avere un quadro sufficientemente realistico della situazione attuale non è sufficiente tuttavia fermarsi a queste espressioni più positive, ma occorre
spingere l'analisi anche in altre
direzioni, per individuare differenti aspetti della Chiesa catto
lica e cogliere quanto gran parte
di essa — soprattutto a livello
popolare — sia saldamente ancorata ad un passato che affonda le proprie radici in una dimensione completamente anacronistica e tagliata fuori da quelle
che sono state le vicende vissute
dal mondo negli ultimi secoli. In
questa ottica si è posto Arnaldo
Mesti, docente di Sociologia alla
Università di Firenze e direttore
della rivista « Idoc Internazionale », il quale ha dato alle stampe
i risultati di un’interessantissima
ricerca sulla stampa devozionale
italiana (1).
Questo tipo di stampa, prodotta da santuari, orfanotrofi, opere
pie ecc. offre una assai significativa testimonianza dell’esistenza e dei permanere, all’interno
della società italiana, di uno
strato spesso e opaco di sub-cultura, in grado di condizionare
pesantemente una massa assai
rilevante di cittadini, che trovano in essa la risposta a bisogni
largamente diffusi.
Si tratta di bisogni basati essenzialmente su quella che è stata definita una « cultura del privato », dove ogni asp>etto della
moderna società civile (a livello
storico, politico, organizzativo)
viene respinto e messo al bando,
a favore di un’ideologia « tradi
zionale » e di un modello di esistenza immobile, regressivo, fossilizzato intorno ad esigenze di
riassicurazione individuale, che
escludono totalmente il collettivo.
Il libro è basato su un’approfondita ricerca sull’origine e la
morfologia della stampa devozionale ed è fornito di un’ampia appendice, che tra l’altro analizza
il fenomeno religioso in Italia,
prendendo in considerazione le
varie tipologie (ufficiale, tradizionalista, rituale, magico-sacrale,
mistica, riformatrice, rivoluzionaria, critica, ecc.).
Una considerazione che inevitabilmente si è portati a fare
leggendo queste pagine; l’esistenza e il rigoglioso prosperare di
questo tipo di sub-cultura, alTinterno di una struttura così rigidamente autoritaria e repressiva
com’è quella della Chiesa cattolica, non è certamente casuale o
subita, ma corrisponde ad una
precisa scelta della gerarchia,
che vi trova lo strumento più valido f>er mantenere l’egemonia
su quegli strati popolari culturalmente meno provveduti, che
ancora riesce a controllare senza
problemi. Aurelio Penna
(1) Una cultura del privato, Claudiana, Torino, 1980, L. 7.300.
Domenica 6 settembre un folto pubblico, tra cui molti evangelici di Torino e una trentina
di persone scese in autobus da
Torre Pellice, hanno assistito al
concerto della Friendrichsdorfer
Kantorei e della Marburger Kammerorchester diretti da Valdo
Abate. Il concerto si inseriva nell’ambito di Settembre Musica,
iniziativa assai riuscita del Comune di Torino, il quale propone ormai da 4 anni, tra fine agosto e settembre, due concerti gratuiti al giorno di musica da camera, sinfonica, sacra.
L’orchestra e il coro tedeschi
diretti dal maestro Abate hanno
proposto quattro cantate di Johann Sebastian Bach, offrendo
diversi esempi di questo genere
musicale. La prima « Ein feste
Burg ist unser Gott » (Una salda
rocca è il nostro Signore, Bwv 80)
e la seconda « Der Friede sei mit
dir » (La pace sia con te, Bwv
158) composte per la liturgia,
Tuna per la terza domenica di
Quaresima, l’altra per il martedì di Pasqua, deH’anno ecclesiastico luterano, testimoniano l’opera di fervido compositore di
Bach per le ricorrenze sacre.
Le due cantate presentano un
organico diverso; la prima per
soli, coro e orchestra, la seconda
per un insieme molto più ridotto; basso e soprano (tre voci del
coro) con un semplice ma effica
ce accompagnamento di un oboe,
un violino e del continuo (clavicembalo, viola da gamba, contrabbasso).
La cantata « Weichet nur, betrübte Schatten » (Dileguatevi,
malinconiche ombre, BWV 202) è
un esempio di cantata profana,
destinata a celebrare un avvenimento della vita quotidiana (qui
un matrimonio).
L’ultima cantata del concerto
« Wir danken dir, Gott, wir danken dir » (Ti rendiamo, Signore,
ti rendiamo grazie, BWV 29), ha
riproposto i solisti, Torchestra, il
coro nel loro complesso.
Calorosi applausi e una richiesta di « bis » soddisfatta hanno
testimoniato il gradimento e lo
apprezzamento per la buona esecuzione del numerosissimo pubblico presente. Paolo Gay
Protestantesimo
in TV
Lunedì 21 settembre
ore 23.15 - Il Rete
(dopo TG notte)
IL NUOVO TESTAMENTO
Seconda puntata di questo
ciclo di introduzione alla
Bibbia dedicata al Nuovo
Testamento.
Consulenza di Bruno Corsani.
Le reazioni alla lettera di Rita Gay che pubblichiamo qui di seguito — di
un fratello, un battista e un pentecostale — mettono in evidenza Verrore che abbiamo fatto nel non chiederle di precisare meglio il suo pensiero. Infatti Vimprecisione sui destinatari ha fatto sì che tutta Vattenzione si concentrasse sul cattolicesimo vecchio stampo e sul fondamentalismo che da riferimenti marginali
— per quanto criticabili — sono diventati bersaglio principale, ben al di là, mi
pare, delle intenzioni della lettera. Senza voler rispondere prendendo il posto di
Rita Gay — che certo vorrà esplicitare il suo pensiero — vorrei precisare alcune
cose.'
Ho inteso la lettera come rivolta all’interno delVambito valdese-metodista,
principalmente di critica in casa propria e piu che altrui. Riconosco tuttavia che
questa comprensione non emergeva evidente dalla lettera e che avrei dovuto invitare ad una maggior chiarezza.
Non riconosco invece Vopportunità di commentare le lettere con cui la redazione non sia d’accordo, né condivido Vopinione che la rubrica delle lettere al
giornale ne esprima la linea. <r A colloquio con i lettori » esprùne la linea del
giornale solo nella misura in cui rispecchia il desiderio di essere aperta a voci
diverse, spesso dissenzienti, anche nei confronti del giornale stesso. E la linea che
seguiamo da anni in questa rubrìca consiste nel rispondere solo là dove come
singoli o come redazione siamo chiamati in causa, lasciando ai lettori di valutare
gli interventi e di colloquiare, se lo ritengono opportuno, tra di loro.
(f- g.)
SUFFICIENZA
Caro Direttore.
spero che, nonostante l'invito rivolto
al giornale da Rita Gay, questa lettera che invio in qualità di abbonato al
. settimanale delle chiese valdesi e
metodiste . possa essere ospitata, anche se ho il torto di non avere « nulla
di valdese né di metodista ».
Rita Gay sostiene, in polemica con
interlocutori che non conosco, ma che
evidentemente - non hanno nulla di vai
dese né di metodista », che « queste
persone si troverebbero meglio in qualche parrocchia cattolica di vecchio
stampo 0 in qualche cenacolo fondamentalista », e consiglia di « dire a questa brava gente che mandi le sue lettere a qualche bollettino parrocchiale, non a un foglio che intende comunicare Cristo agli uomini ». Afferma
inoltre che, per la sua esperienza, la
chiesa valdese-metodista le è apparsa » la più fedele aH'Evangelo, quella
per cui vale la pena maggiormente
di impegnarsi, quella che è più attenta ai pericoli della superstizione, del
ritualismo, del moralismo che rende
schiavi anziché liberi in Cristo, quella
che è più lontana da ogni forma di
culto della personalità e da trionfalismi. È la chiesa del rischio, e tale
deve rimanere... ».
Ci sarebbero molte cose da dire, soprattutto sulla . chiesa del rischio ».
ma vorrei soltanto sapere, dopo aver
letto un simile elenco di virtù, che
cosa intenda Rita Gay per trionfalismo,
e chiederle se non potrebbe essere
che proprio una cosi esplicita enumerazione dei pregi della chiesa valdesemetodista nasconda qualche dubbio in
proposito.
Comunque sia, mi rallegro sinceramente di quanto di buono Dio opera
tra i valdesi-metodisti e mi auguro che
quest'opera continui. Fatti di storia
ed esperienze personali mi spingono
però a dire, francamente e fraternamente. che molti valdesi farebbero bene a guarire dal loro radicato sentimento di sufficienza e, in qualche caso. di disprezzo. Senza entrare nel
merito di quanto questo atteggiamento sia giustificato (sul piano cristiano,
comunque, non lo è mai), certamente
non giova alla comprensione di uomini
e situazioni e, soprattutto, non serve a
'■ comunicare Cristo agli uomini ». Tra
i quali uomini si trovano anche i frequentatori di parrocchie cattoliche di
vecchio stampo.
Molti fraterni saluti.
Marcello Cicchese. Parma
9 CONSIDERAZIONI
Dopo aver letto su questo periodico
(7 agosto 1981) nello spazio dedicato
alle lettere dei lettori quella di Rita
Gay, mi sono dato ad una serie di considerazioni e riflessioni che propongo
qui di seguito.
1) Redazionalmente. con maggior
senso di opportunità e realtà, personalmente avrei titolato la lettera altrimenti: n Razzismo ecclesiastico ».
2) Dato il tenore dello scritto in
questione ovvero la tesi di fondo che
sottende ad esso (ghettizziamo il
valdo-metodismo ed emarginiamo le
altre Chiese e credenti senza-Chresa),
mi sarei aspettato una seppur breve
postilla del direttore, essendo con ciò
messa in discussione una tendenza
fondamentale del giornale cui egli è
preposto. È discorso giornalistico comune; e. in questa sede, più che necessario trattandosi di una pubblicazione cristiana. Se il motivo è tipografico, bastava rimandare ad altro numero un paio di lettere (anche perché
il problema sollevato da quella in questione è estremamente grosso e grave). Anche questa è prassi giornalistica consolidata. Il silenzio è sempre
complice, mal rispetto dell'obiettività.
E poi, quella delle lettere al giornale,
è una rubrica»chiave per qualsiasi testata: anche perché ne esprime la
linea (mai si è obbligati a pubblicare
tutte le lettere). Lo sanno tutti. Però
— anche se ormai inopportunamente
— può darsi che tale risposta segua
in un secondo momento. In caso contrario, fin da ora prego di considerare
come non più rinnovabile il mio abbonamento al giornale. Ma pure —
senza ovviamente pretendere indietro il
costo per tale servizio — di non inviarmi più copia di esso.
3) Non si può giudicare chi non
è valdo-metodista in termini negativi e
moralistici (■■ brava gente ») ; perciò pure sommari, spregiativi, offensivi.
4) Devo constatare (ma lo pensavo già da tempo, per quanto attiene
in modo specifico il valdismo) ohe nel
nostro Paese, accanto all'equazione -cristiano = cattolico », ne esiste un’altra:
- protestante = valdo-metodista ». Per
cui, oltre che di - a-cattolici », si può
ora parlare anche di « a-valdometodisti ». A questo punto, allora, il governo-Scelba si rivelò semplicemente coerente rispetto alla parte politica che
rappresentava ed alla ideologia religiosa
che l’informava.
5) Si può essere ■ parrocchia »
senza essere cattolici. E poi, quanto
ai « cenacoii fondamentalisti », anche
le Chiese storiche — si tratta di un
dato obiettivo — presentano nel proprio seno una crosta fondamentalistica
molto spessa (e rispettabile, nonostante tutto) e, credo, tutt'aitro che eliminabile. Di fondamentalismo in senso
troppo manicheo, perciò, direi non si
possa ormai più parlare.
6) Le affermazioni — lo dice la moderna linguistica, ma pure 1'epistola
di Giacomo — sono fatti. E gli atti nonverbafi dovrebbero essere traduzioni
coerenti, naturaii fino ali'estremo delle
parole cui rimandano e da cui scaturiscono. Per cui, per attenerci al contesto nostro proprio, bisognerebbe
prendere — se d'accordo — alcuni provvedimenti. Per esempio: abolire la Federazione; denunciare i documenti
BMV; ogni testata evangelica dovrebbe restringere coliaborazioni ed abbonamenti (anche perché chi paga, indipendentemente dalle fedi, ha diritto
di esprimersi) al proprio ambito denominazionale; indire riunioni ecclesiastiche su inviti scritti ecc. ecc.
7) Definire una Chiesa » la più fedele all'evangelo » equivale a considerare le altre come meno fedeli. Ma in
tal caso l’evangelo scade a principi,
inoltre: chi non è valdo-metodista viene riveiato automaticamente « superstizioso, ritualista, moralista, trionfaiista e dedito ad ogni forma di culto
della personalità » (personaimente,
sempre meglio di quello delle tradizioni illustri). Se però si tratta di un evangelo valdo-metodista — cioè di » razza » —, allora il discorso è altro. Per
quanto mi concerne mi pronuncio a
favore di quello di Cristo: almeno in
quanto non è quello valdo-metodista
quale traspare dalla lettera in questione, Del " Gott mit uns » ho già sentito
parlare in un passato non lontano, e
non bene. Si trattò comunque, mi risulta, di una tragica farsa.
8) I valdesi patirono quello che
sappiamo. Devo allora pensare, a questo punto, che si manchi di memoria
storica. È comunque un fatto di cultura, e non già di letture.
9. La lettera della Gay è espressione di un vivo senso e culto (idolatrico) per la tradizione (ciò che Paolo
di Tarso chiamava « vanto ») da un lato: e di assoluta mancanza di coscienza teologica, dall'altro. Ma non meno.
pure, negazione teorica delTevangelizzazione e del libero fluire delle idee
(oltre i propri steccati). Fino ad ora,
inoltre, ero fermamente convinto che
la » Chiesa del rischio » fosse altro
dalla tribù. Mi sono sbagliato. Ho anche
imparato un'altra cosa: che i bollettini
parrocchiali non comunicano Cristo
agli uomini. Ma « La Luce », sì. È però — se le cose stanno come proprio
non penso — un Cristo che non mi
piace e di cui posso anche tarmi
beffe.
Sergio Ronchi, Milano
RISCHIO DEGLI ALTRI
Egregio Direttore,
ho letto con stupore e, le confesso,
con una certa amarezza, su » La Luce »
del 7/8 U.S., la lettera della sig.a Rita Gay dal titolo » Chiesa del Rischio ».
Esclusa, logicamente, la pretesa di
negare a chicchessia il diritto di esprimersi 0 di contestare fa linea del giornale, trovo di pessimo gusto il fatto
che, nell’evidente proposito di esaltare
la sua chiesa, la sig.a Rita Gay abbia
dovuto e potuto umiliare e ingiuriare
due chiese o movimenti evangelici colpevoli soltanto di avere una propria
fisionomia o di non aderire totalmente
alle sue convinzioni e tradizioni, o
forse di averla ospitata; perché non
mi risulta che tramite « La Luce » ('abbiano mai disturbata.
Oppure bisogna concludere, seguendo sempre la logica della sig.a Rita
Gay, che i Valdesi-Metodisti hanno sempre ragione e gli altri evangelici (non
parlo di Testimoni di Geova, cattolici
di base o altri, che tali non sono né desiderano essere) sempre torto? Perché,
IERI (cioè nel 1965) quando i primi
decisero per « l'apertura » o il » dialogo » ad ogni costo con il cattolicesimo romano e i Pentecostali e i Fratelli
erano contrari (e forse anche per questo non entrarono nella F.C.E.I.) avevano torto. OGGI, che di « apertura » non
si parla più e le speranze di « dialogo »
ed « ecumenismo » (almeno di vertice) sembrano spente o naufragate,
hanno torto lo stesso. Questo, evidentemente, fa parte del rischio degii aitrii...
Voglio sperare che, malgrado tutto,
non siano molti a credere che « l’Altra
Chiesa in Italia... » (ved. libro omonimo, ediz. Claudiana 1976) sia rappresentata e costituita soltanto dai ValdoMetodisti, perché il fatto che la sig.a
Rita Gay la pensi in questo modo non
è rilevante, né credo basti il suo giudizio 0 desiderio a trasferire due movimenti di chiara matrice protestante
in aree estranee alla comune professione di fede evangelica. Ciò che ha importanza, invece, secondo me, è il pensiero della chiesa Valdo-Metodista, perché una persuasione o un atteggiamento diversi da quello degli Autori
del libro sopra citato (nonostante gli
insuperabili limiti di carattere oggettivo e soggettivo dello stesso) non farebbero altro che alimentare un cer
to complesso di superiorità di cui,
purtroppo, la lettera in oggetto non è
che una delle più palesi e sincere
espressioni, favorendo una mentalità
da compromesso storico, con enorme
danno per i'evangelismo italiano.
Ringraziandola deH’ospitalità, la saluto fraternamente.
C. Monetti, Firenze
ANCORA
SULL’ABORTO
Caro Direttore,
permetti che per una volta cerchi di
rispondere anch'io a due lettori che
hanno scritto a te sull’Eco del 3 luglio scorso? Lo so che è passato
molto tempo e ormai la gente è stufa
di sentir parlare di aborto e di referendum, ma ci sono alcune cose che
mi sembrano importanti.
Alla signora Stocchetti di Genova
vorrei dire: capisco la sua sofferenza,
odio anch'io l'aborto e so come possiamo essere spinti a non voler figli
da un egoismo che saremo poi i primi a
scontare in mille modi. Eppure sono,
trionfante no, ma contenta del risultato del referendum per una ragione
semplicissima; mi piace rispettare le
leggi del mio paese; invece quando la
donna che abortiva finiva in prigione,
io ho disubbidito alla legge e non mi
sono sentita in coscienza di denunciare alcuni casi di aborto. Perciò preferisco questa legge, anche se molti
l'hanno votata non per amore, ma per
egoismo.
Al signor Ardito di Pisa che dice di
aver messo su un archivio per documentare lo sfacelo del protestantesimo
italiano vorrei chiedere timidamente:
in questi ultimi venti-trent’anni, con intorno a noi tante persone da amare,
aiutare, portare a conoscere la gioia e
la riconoscenza per l’amore di Dio,
con la voglia di lavorare perché il Suo
regno venga, che gusto c'è a tenere
in ordine anno dopo anno il registro dei
peccati altrui?
Magna Linota
PAOLO PASCHETTO
Caro Direttore,
Nel leggere sulla « Luce » del 7 agosto u.s. l’articolo » Omaggio a Paolo
Paschetto » di J.J. Peyronel ho riscontrato una inesattezza che mi permetto
di rettificare. Paolo Paschetto non era
valdese, come erroneamente affermato dall'articolista, ma battista.
Certo la famiglia è di antico ceppo
valdese, ma il padre del pittore, Enrico, così come il fratello Lodovico
furono due pastori battisti. Paolo stesso
fu per lunghi anni diacono e poi anziano della chiesa battista di via del
Teatro Valle in Roma.
Colgo l'occasione per rilevare che
già alcuni anni orsono la Luce » era
incorsa in una svista simile quando
parlando dello scrittore Piero Jahier
scriveva che era figlio di un pastore
valdese, mentre è noto che Pier Enrico
Jahier, padre dello scrittore, fu pastore
battista per oltre vent'anni a Napoli,
Genova, Torino, Susa e Firenze.
Cordiali saluti.
Emanuele Paschetto, Torino
5
18 settembre 1981
ADELFIA, 26-31 AGOSTO 1981: VI CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
"Fiducia nei Signore e pratica delia
giustizia per una pienezza di vita”
Oltre 180 giovani hanno affrontato l’impegnativo tema del Congresso in uno spirito di fraternità e partecipazione. Un maggiore impegno organizzativo e per la riforma della chiesa e la
necessità di una battaglia politica a difesa del
la pace e contro gli armamenti sono le caratteristiche del Congresso che si è svolto significativamente al Sud. La questione meridionale è
infatti considerata dai giovani come un « banco
di prova » per la trasformazione del paese e per
la predicazione dell’Evangelo. Ribadito l’impegno nella lettura biblica e per vivere la vocazione e la fede in Cristo in un impegno soggettivo
e personale nella trasformazione della società.
La caratteristica più rilevante
del VI congresso Fgei è un cambio generazionale. Col congresso
di Adelfìa è finito il tempo in cui
i dibattiti e le mozioni finali vedevano protagonisti gli uomini e
le donne che avevano fondato la
Fgei. Gli interventi e le mozioni
stilate in questo congresso sono
opera di giovani che -— come dice la controrelazione — « non
hanno visto la nascita della Fgei
e non ne hanno dibattuto il progetto dall’inizio ».
Della famosa « linea » della
Fgei, della « predicazione al proletariato », che tanto avevano fatto discutere alle nostre chiese
nel passato poco si è discusso al
congresso e quando lo si è fatto,
non si è tentato di attualizzarne
il significato per gli anni ottanta,
ma semplicemente si è voluto ribadirne la "validità".
La stessa ‘‘politica’’ non è stata oggetto di analisi approfondite: è mancato ogni riferimento
alla situazione internazionale, riguardo alla politica italiana gli
unici fatti politici rilevanti citati
sono stati la campagna a difesa
della legge sull’aborto, le questioni aperte dal terremoto, le
garanzie democratiche.
L’impressione è che la politica
rimanga riferimento teorico per
molti, ma non sia una pratica di
impegno. Diverso invece è il discorso dell’impegno della Fgei all’interno del protestantesimo italiano, le cui problematiche sono
state analizzate con precisione e
all’interno delle quali la Fgei si
sente pienamente collocata.
« Più gruppi e più Bibbia », secondo uno slogan della controrelaz.ione, sembra essere la nuova
linea emergente della Fgei che
non si considera movimento “d’avanguardia" ma “movimento di
massa” e che quindi si pone il
problema del rapporto col maggior numero di gruppi possibili,
del dosaggio denominaz,ionale
(così nel consiglio nazionale è
entralo un battista in più), dell’ecumenismo interno (apertura
agli evangelici non federati e seminario di studio sulle differenze
tra valdesi metodisti e battisti),
della riforma della chiesa (analisi del catechismo, della formazione teologica, predicazione).
Si tratta cioè in pratica di una
rivalutazione di temi che certamente erano presenti all’epoca
della costituzione della Fgei e che
poi erano stati accantonati per
« approfondire la linea »: si pensi
ad esempio alla questione denominazionale, ma che evidentemente non sono stati risolti.
Accanto a questo un riferimento esterno la Fgei attuale lo trova non tanto nelle tematiche di
impegno per i gruppi (pace, lavoro non alienante e per tutti)
quanto piuttosto in un modo di
affrontare i problemi e di discutere, che è quello del movimento
delle donne.
Così la tematica del linguaggio, della soggettività, della necessità di costruire rapporti di
fraternità e solidarietà, della non
violenza hanno caratterizzato
molte delle discussioni e forse
possono costituire l’apporto originale che la Fgei può dare all’intero protestantesimo italiano. La
stessa battaglia politica che c’è
stata nel congresso e che ha portalo all’esclusione di un membro
(rieleggibile) dal consiglio è stata fatta in un clima di franchezza e di fraternità, esente da ogni
corridoio, che dovrebbe essere
presa ad esempio anche in altri
ambiti ecclesiastici.
Ma quello che costituisce la vera continuità della Fgei degli anni 70 con quella degli anni ’80 è
l’amore per la lettura biblica:
ciascuna generazione con le sue
specificità, la Bibbia è stata e rimane il centro della riflessione
di fede. I contributi forniti dalla
Fgei in questi anni in questo campo sono importanti. E questo
'ton è poco.
Giorgio Gardlol
Una lunga relazione del consiglio nazionale che affrontava i temi della politica, del rapporto
con le chiese, e la realtà della
Fgei ed una controrelazione (a
cura di Bruna Peyrot e Monica
Becchino) che poneva molti interrogativi sulla natura dei gruppi Fgei, sul « senso » della proposta Fgei oggi e che faceva alcune
proposte di impegno per i gruppi, sono stati i due documenti base attorno ai quali hanno ruotato
tutte le discussioni del congresso.
Politica
La relazione del consiglio notava come sia pure in un periodo di « riflusso » il rapporto con
la politica e quindi un impegno
« di solidarietà con gli oppressi
e gli sfruttati per la trasformazione di questa società, che continua ad essere capitalista e divisa in classi » è proprio della
Fgei. Impegno che si traduce in
una assunzione della questione
meridionale come « banco di prova » per la trasformazione del
paese (per questo significativa
mente il congresso si è tenuto al
sud), nell'esperienza di lotta politica vissuta da tutti i gruppi a difesa della legge sull’aborto, e nella lotta per le garanzie democratiche dei cittadini.
La controrelazione invece si
chiedeva quale dev’essere il senso della « militanza per la Fgei »
e proponeva alcuni temi di impegno politico comune (pace, un
lavoro diverso e per tutti, rapporto uomo donna, ecologia, definizione di vita e morte).
Rapporto
col protestantesimo
Il consiglio Fgei riconosceva
che l’attuale leadership del protestantesimo italiano ha un progetto di « dinamizzazione e compattamento » delle chiese attorno ad iniziative importanti quali
l’evangelizzazione, l’aiuto ai terremotati, la questione delle Intese, e l’informazione, e raccomandava al congresso di confrontarsi con questi progetti.
Questa tematica è stata larga
L’assemblea pubblica sulla questione meridionale a Vittoria.
mente discussa e il congresso si
è impegnato con le due mozioni
sul catechismo e sulla predicazione (che verranno pubblicate
sul prossimo numero dell’EcoLuce) ad essere presente nelle
varie iniziative delle Chiese. Inoltre seguendo le linee della controrelazione il congresso ha affermato la necessità di sviluppare maggiormente l’ecumenismo
interno tra i protestanti italiani
anche attraverso a miglioramenti di tipo organizzativo per raccogliere il maggior numero possibile di giovani evangelici nella
FGEI.
La FGEI
Gli anni prossimi vedranno la
FGEI organizzata attorno ad alcune iniziative comuni (vedi qui
sotto la mozione sulla « identità
della FGEI ») e attorno a progetti di lavoro in Lombardia, in Puglia, in Sicilia e attorno ad un
rilancio della attività di formazione nei centri giovanili sia quelli di interesse internazionale (Aq;ape) che nazionale (Ecumene,
S. Severa, Adelfìa) che regionale
(Bethel, 'Tramonti, San Fedele,
ecc.).
Identità della FGEI
Il VI Congresso Fgei ritiene
la mozione conclusiva del Congresso precedente sul senso della Federazione valida e attuale,
e impegna i gruppi aderenti a
darne più efficace attuazione.
Riaffermiamo che la predicazione dell’Evangelo non è astratta e disincarnata, ma è riferita
e incide direttamente sulla realtà e sui problemi del nostro tempo. Per questo abbiamo voluto
sottolineare la necessità di una
lotta e di una pratica della giustizia non intesa soltanto come
etica individuale, ma anche come impegno collettivo per la costruzione di una società in cui
uomini e donne possano realizzare una pienezza di vita. Ci poniamo perciò in continuità con
la riflessione sul rapporto fede
e politica, caratteristica della
FGEI fin dall’inizio, che non si
vuole rinchiudere sotto etichette
o discriminanti ideologiche ma
che si vuole esprimere in attività
e programmi di lavoro concreti,
mettendo così l’accento sui contenuti del nostro impegno storico e della nostra fede.
Riaffermiamo, quindi, l’importanza di un rapporto con il massimo numero possibile di giovani evangelici, valorizzando quegli aspetti positivi ed attuali dell’elaborazione e dell’esperienza
fin qui realizzate dai gruppi Fgei.
Una connotazione nuova e positiva del rapporto tra i nostri
gruppi e la politica è data, pur
in una situazione di calo dell’impegno personale in partiti, sindacati, e altri organismi, dall’aumento delle iniziative promosse
dalla Fgei in quanto tale, da sola o insieme ad altre forze, su
temi il più rilevante dei quali finora è stato quello della campagna per i referendum sulla
legge 194. Crediamo che si debba proseguire nel tentativo di individuare nuovi spazi per la nostra predicazione, in particolare
sui seguenti temi:
1 ) impegno per la paee e la
democrazia (...);
2) lotta per la piena occupazione e per un lavoro non allenante (...);
3) impegno a capire e a trasformare i rapporti tra uomini
e donne (...);
4) lotta per un diverso rap
Le mozioni approvate
porto dell’uomo con l’ambiente (...);
5) lotta al concordato e all’ora di religione, appoggiando
contemporaneamente l’attuazione dello strumento giuridico delle Intese (...);
6) confronto sul significato
della vita e della morte, e di conseguenza il diritto di vita e di
morte (...);
7) confronto sul problema del
volontariato (...);
8) difesa dell’obiezione di coscienza al servizio militare e impegno per il miglioramento della
legge sul servizio civile (...).
Prendiamo atto dei passi avanti compiuti verso l’unità del protestantesimo italiano, e impegniamo i gruppi perché la Fgei, per
quanto le è dato, abbia parte attiva nel favorire il confronto tra
le denominazioni riaffermando la
tensione unitaria dell’evangelismo italiano. In particolare riteniamo urgente l’apertura di un
dibattito sulle sedi della formazione teologica dei laici e dei pastori che avviene in modo prioritario nella Facoltà valdese di
Roma e nel seminario battista di
Rùschlikon (Svizzera). Riteniamo altres’, urgente l’avvio di un
confronto tra i gruppi Fgei e le
chiese sullo stato dei rapporti
tra le denominazioni, se possibile attraverso l’organizzazione di
un campo studi che metta a confronto le diverse storie, ecclesiologie, e impostazioni teologiche
nella comune ricerca di una predicazione efficace e fedele alla
Parola.
Richiediamo perciò che i gruppi, le segreterie regionali e il
Consiglio si impegnino:
a) nel proseguimento della
costruzione di rapporti intensi
tra i giovani battisti, metodisti
e valdesi, attraverso visite più
frequenti e l’organizzazione di
campi (anche itineranti, come il
giro precongressuale in Sicilia),
che siano contemporaneamente
occasione di aggregazione, formazione e dibattito su problemi
di largo e generale interesse;
b) nell’organizzare convegni
allargati a giovani non aderenti
alla Federazione.
E’ stato notato, infine, come
molte difficoltà a comunicare il
lavoro della Fgei siano imputabili al linguaggio. (...)
Invitiamo pertanto i gruppi ed
il Consiglio a prestare un’attenzione particolare a queste problematiche in vista di un loro
effettivo superamento.
Impegno per la pace
Il VI Congresso Fgei
nella consapevolezza della vocazione rivolta da Cristo agli
uomini, di essere « costruttori
di pace» (Matteo 5: 9)
invita il Consiglio Fgei e tutti
i gruppi aderenti a porsi l’obiettivo della pace e del disarmo
con la massima urgenza e serietà, ponendosi al lavoro insieme
a tutte le organizzazioni che da
tempo sono impegnate per raggiungere queste finalità.
Riafferma il suo impegno a
costruire una società dove la
pratica della giustizia sia il cardine dei rapporti umani e dove
siano banditi l’ordine ed il terrore che vengono dalle armi.
Invita tutti i membri Fgei ad
impegnarsi in queste linee:
— dire la verità: nelle chiese e
fuori di esse affinché tutti i
credenti in Italia diventino
soggetto di controinformazione sul riarmo. Non mancano infatti materiali informativi in proposito che debbono essere diffusi tra la gente spesso tenuta all’oscuro
di tutto dall’informazione ufficiale;
— dare speranza, senza paura
del confronto tra forze spropositate, sicuri che in questa
lotta non siamo soli, essendo
le promesse di vita del Signore reali. Infatti possiamo
dire con piena fiducia: « il Signore è il mio aiuto, non temere. Che mi potrà fare l’uomo? » (Ebr. 13: 6).
La FGEI in cifre
Nel corso del congresso
sono state fornite le cifre
della attuale consistenza
della Fgei:
Gruppi aderenti n. 40,
così, suddivisi: gruppi battisti 9, gruppi metodisti 6,
gruppi valdesi 13, gruppi
battisti-valdesi 4, gruppi
metodisti-valdesi 6, gruppi
fratelli-valdesi 1, gruppi
battisti - metodisti - valdesi - fratelli 1.
La suddivisione per aree
geografiche dei gruppi è la
seguente : Piemonte 6,
Lombardia 5, Triveneto 2,
Liguria-Toscana 6, Centro
Italia 7, Campania-Molise
6, Calabria 3, Sicilia 5.
Rispetto al numero degli
aderenti la Fgei è composta da 470 persone (203
femmine e 267 maschi) di
cui 398 aderenti ad un
gruppo organizzato, 42 aderenti alla struttura regionale ma non facenti parte
di un gruppo e 21 simpatizzanti.
La suddivisione degli
aderenti per condizione
professionale è la seguente: studenti 222, insegnanti 40, impiegati 56, operai
38, artigiani 6, commercianti 4, contadini 5, assistenti
sociali e lavoratori ospedalieri 7, casalinghe 10, pastori evangelici 22, disoccupati 7. Non hanno indicato la professione 36.
6
18 settembre 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
BORA’
Un nuovo Sotto il fuoco dei mortai
inizio
In America, mi racconta un
amico che vi ha a lungo soggiornato, al momento di entrare come membri in una chiesa evangelica ti fanno compilare una
scheda in cui riveli, per così dire, le tue capacità, i tuoi doni.
Dichiari insomma, oltre alla tua
fede, le cose che sai fare insieme
alla tua eventuale disponibilità
a partecipare alla vita di certi
settori della chiesa. Sono cose
che non ci appartengono, dirà
qualcuno. Fuori dalla nostra mentalità latina, più fantasiosa (ma
anche più caotica). Può darsi.
Tuttavia, siccome abbiamo sempre da irnparare, non mi sembra
quello d oltreoceano un metodo
sbagliato soprattutto in tempi
come questi in cui, bene o male,
la nostra vita ecclesiastica tende
ad uscire dai confini strettamente parrocchiali per abbracciare
realtà più grandi. L’abbiamo visto sia con l'esperienza di Pentecoste ’80 a Perrero e sia, più recentemente, a Torre Pellice con
T? * dell’Eco delle Valli
Valdesi »; iniziative che hanno
richiesto un forte impegno da
parte di molti e che sono state
condotte a livello di Circuito.
Gli stessi pastori non lavorano
più, come una volta, soltanto per
la loro parrocchia ma sono chiamati ad esercitare il loro ministero serripr e di più nell’ambito
del Circuito con maggiori « scambi di pulpito » e più frequenti incontri a livello zonale. Ma nonostante questo dato positivo, da
cui difficilmente si tornerà indietro, molto rimane ancora da fare nel campo della suddivisione
delle responsabilità nella vita
quotidiana della chiesa. In parole povere ci si rende facilmente conto che a portare avanti le
esigenze della vita ecclesiastica
si è, più o meno, sempre gli stessi. Nella chiesa del sacerdozio
universale dei credenti, dell’assemblea che democraticamente
discute e, di fronte alla Parola,
derfide, si è insinuato lo spirito
della delega e di una certa passività diffusa che contrasta singolarmente con l’attivismo di pochi. C’è il rischio di finire con
I accettare questa situazione senza avere più il coraggio di metterla in questione, anche e soprattutto da un punto di vista
biblico.
L’inizio di un nuovo anno ecclesiastico, tfie-ntre stantìo per
partire i primi convegni monitori e i Concistori o i Consigli
di Circuito definiscono il calendario delle attività, è il momento buono — mi pare — per avviare una prima riflessione sulla
nostra partecipazione alla vita
della chiesa. Evitando i soliti lamenti è necessario riscoprire il
senso stesso dell’essere chiesa
(^ggf nella diversità dei doni che
hanno in Cristo il loro punto di
riferimento.
Sono soprattutto le iniziative a
livello di Circuito che evidenziano necessità organizzative che
implicano una larga partecipazione, differenziata, in cui ognuno può dare e ricevere. Spesso
non si partecipa nerché la chiesa
non sa richiedere precise responsabilità ai singoli credenti e si
vive nella passiva attesa che qualcuno richiami la nostra presenza. Ma la nostra vocazione non
è l’attesa che rischia di trasformarsi in indifferenza. E’ necessario, piuttosto, che ciascuno entri nel vivo della vita delle chiese assumendosi le proprie responsabilità se è vero che abbiamo qualcosa da dire e da fare.
G. Platone
a Telepinerolo
ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Nonostante le richieste delia popolazione l’esercito continua nelle
esercitazioni e nei tiri — Un esercito che vuole essere democratico deve ascoltare i pareri della popolazione e degli enti locali
I lettori dell'Eco-Luce sanno
che cos’è il « Codialp », il Comitato di difesa degli alpeggi che
si è costituito per contrastare i
danni che ogni anno, dal dopoguerra, vengono procurati agli
alpeggi e alla popolazione dalle
esercitazioni militari nel poligono di tiro del Friuland, che interessa le zone di Bagnolo, Rorà,
Bobbio Pellice e Villar Pellice.
Quest'anno vi era, tra le famiglie direttamente interessate, un
maggiore collegamento che per il
passato, frutto delle campagne
di sensibilizzazione che nel corso
di questi ultimi tempi s’erano
sviluppate.
Gli alpigiani avrebbero voluto
non una semplice comunicazione
burocratica, sull’inizio dei tiri,
bensì poter discutere con i responsabili militari dei disagi,
della situazione reale di chi deve, nella notte, mungere le mucche, nutrire i vitelli, sloggiare
gli alpeggi, per lasciare libera la
zona entro le prime ore del mattino, per di più con degli indennizzi irrisori.
C’erano perciò stati degli incontri, tra le famiglie stesse,
con le guardie ecologiche, nel
« Codialp ». Facciamo un po’ di
cronistoria.
Vana attesa
Quindici giorni prima dell’inizio dei tiri viene affisso il manifesto che li annuncia, e viene dato il primo avviso di sgombero
alla popolazione.
II 3 settembre, a Torre Pellice,
v’è la riunione delle guardie ecologiche, presenti i sindaci dei comuni interessati, un rappresentante della regione, e un buon numero di partecipanti. Vari i punti all’ordine del giorno, ma, per
quel che ci riguarda, alcune notizie interessanti: il comando
rnilltare prevede una consultazione dopo i tiri, nelle ultime settimane di settembre. Il rappresentante della resone Piemonte
dà un quadro aggiornato ed esauriente delle disposizioni di legge
vigenti, alcune in attesa di applicazione.
Questo primo segno di interesse dei comandi militari — non
sappiamo se dovuto alle pressioni popolari, o al clima diverso
che si sta facendo strada nelle
forze armate per quanto riguarda i rapporti con la popolazione
civile, o all’interessamento dei
responsabili dei vari enti locali,
o a tutti questi motivi insieme —
è certo elemento di soddisfazione.
Nella riunione del « Codialp »
tuttavia, che ha luogo il giorno
dopo, sembra si debba insistere
per un sopralluogo dei militari
sulla zona interessata: non solo
al luogo di partenza dei tiri, ma
al luogo ove i proiettili raggiungono gli obiettivi, e soprattutto
agli alpeggi situati poco distante.
Un breve manifesto-promemoria, con le domande che gli alpigiani pongono, viene redatto,
e portato in tutti gli alpeggi, tra
sabato e domenica.
TI lunedì mattina gli alpigia
ni non sgombrano gli alpeggi: attendono che qualche militare responsabile, non un semplice portaparola, venga a vedere, a constatare di persona le condizioni
di vita a cui le esercitazioni costringono gli abitanti della zona.
Questo non avviene: i tiri iniziano ugualmente, intorno alle dieci
di mattina, forse con un alzo leggermente maggiore che nel passato, ma comunque col rischio
che qualche proiettile impazzito
provochi danni alle abitazioni,
al bestiame, agli abitanti. Nessuno paga gli alpigiani perché facciano gli eroi: inizia, anche quest’anno, l’esodo, questa volta anche con la paura, perché si è sotto i tiri, che durano dal 7 all’ll
settembre, prima ad opera del
7” gruppo di artiglieria di campagna « Adria », poi altri gruppi.
Sconfitta?
Cronaca di una sconfitta? Forse no, forse qualcosa si muove,
nonostante tutto. Abbiamo notizia di un incontro tra i sindaci
e i responsabili militari, al Rucas, durante i tiri, anche se non
ne abbiamo ancora potuto apprendere i risultati; s’è consolidata una consapevolezza diversa
dei diritti delle popolazioni di
montagna; c’è soprattutto la speranza di poter avviare costruttivamente dei colloqui con le autorità militari.
Per alcuni l’obiettivo sarebbe
riuscire ad evitare del tutto i
tiri, anche in considerazione dei
danni ecologici che comportano,
per altri bisognerebbe almeno
poter concordare date migliori,
e comunque risarcimenti adeguati, ai singoli e ai comuni.
Nella vicenda, ognuno ha giocato con consapevolezza il suo
ruolo. I sindaci, con un’opera di
mediazione tenace; i carabinieri
di Luserna, che pur esortando i
rappresentanti del « Codialp » ad
un’azione più sociale che « sindacale », hanno avuto ben presente
la situazione degli abitanti del
territorio, che conoscono; il Concistoro di Rorà, che in una seduta convocata d’urgenza ha manifestato la sua solidarietà alla po
polazione, pur mantenendo distinti i piani della testimonianza
e dell'impegno civile; gli ecologi,
che non si sono preoccupati solo
di fiori o farfalle; gli alpigiani,
che hanno saputo organizzarsi’
con pacatezza e serietà; i militari: ma forse, da parte di alcuni
di questi ultimi, v’è stalo, per
così dire, un eccesso di zelo.
E' importante, ora, che le consultazioni continuino: anche se
il parere degli enti locali e della
popolazione è, per legge, unicamente consultivo, è utile che questo parere sia chiaro, esplicito,
ribadito; e c’è da sperare che uri
esercito, che vuole essere democratico, lo sia non nelle apparenze ma nei fatti.
Sergio Ribet
26-27 settembre
Gemellaggio
Torre Pellice
Guardia Piemontese
A modifica di quanto pubblicato nel numero scorso, il comitato
organizzatore comunica che il
programma di sabato 26 setembre è così variato:
ore 15: incontro nel Tempio Valdese con presentazione della
storia di Torre Pellice e successiva visita al Museo Valdese e
alla Galleria di Arte Contemporanea.
ore 20.45: serata corale nel salone « Opera Gioventù » con il
coro Alpino Val Pellice, la Corale ed il Coretto Valdese.
SULLE ORME DEI CAMISARDS
Dalle Valli alle Cevenne
Guidati dal pastore Platone, 34
valdesi delle Valli, delle Comunità di Angrogna, Torre Pellice,
Rorà e San Giovanni si sono recati nelle Cevenne per visitare
quelle località così, ricche di storia, dove ogni collina, ogni grotta, ogni pietra parla della eroica
resistenza camisarda degli inizi
del XVIII secolo. Il piccolo villaggio di Mialet ci ha accolti con
il suo « Foyer Roland », piccola
foresteria a disposizione dei turisti e dei visitatori; ci accoglie
pure la cortesia e la gentilezza
della Signora Maurin, suocera
del nostro pastore Coìsson e che
bene conosce le nostre Valli. Un
gruppo più ridotto di partecipanti è accolto al « Gite la Muse » ad un chilometro da Mialet.
Pur essendo noi valdesi delle
Valli abituati a vivere nelle vicinanze di luoghi storici, ci sentiamo tuttavia un poco intimiditi ;
siamo infatti in quel « Désert »
di cui parla la storia, la cui parola ha significato di luogo isolato, di grotta, di foresta, di luogo adatto a nascondersi; in quel
« Désert » dove i fedeli si riuniscono in segreto, dopo la revoca
dell’Editto di Nantes nel 1685 da
parte del « cattolicissimo » Luigi XIV, per udire la lettura della
Parola di Dio e la predicazione;
siamo in quel « Désert » che ricorda repressione violenta, patiboli, torture, carcere, galere ; un
lungo periodo di testimonianza
palese o nascosta per amore della Bibbia. Questo « Désert » ci
parla di avvenimenti assai simili
ai nostri, durante le persecuzio
TORRE PELLICE
Servizio ambulanza CRI
Questo nostro servizio, durante i mesi estivi, si rivela sempre
più importante per le richieste
che vanno aumentando di anno
in anno.
Pertanto si raccomanda alla
popolazione — in caso di necessità — di chiamare l’ambulanza soltanto attraverso il numero telefonico 91288, che provvederà direttamente ad avvisare l’Autista volontario ed i Barellieri di turno. Si prega di osservare rigorosamente tale norma importante e di non più
chiamare personalmente i vo
lontari del Soccorso CRI, od altri enti o persone.
Siamo lieti di notificare alla
popolazione che parecchie persone malate od infortunate hanno scritto o telefonato elogiando
i nostri Volontari di turno per
il servizio eseguito nel migliore
dei modi. Questo riconoscimento va ad onore dei nostri Volontari Autisti e Barellieri.
D’altra parte si prega sempre
di segnalare i casi in cui si verificassero inconvenienti affinché
si possano evitare in futuro per
il miglioramento di questo servizio di pronto soccorso molto
delicato ed impegnativo e non
sempre facile da eseguire.
Il S/Comitato CRI
Torre Pellice
ni; ci parla della resistenza armata dei camisards capitanati
da Pierre Laporta detto Roland,
da Jean Cavalier e da Abraham
Mazel. L’inizio del XVIII secolo
è tremendo per i nostri fratelli
Ugonotti che dal noto autore protestante Jean Pierre Chabrol sono stati definiti « Les fous de
Dieu ».
Quando il giorno dopo scendiamo verso il mare, una grande
emozione ci invade alla vista della Torre di Costanza a Aigues
Mortes, la città di S. Louis, pensando alla lunga prigionia di donne ugonotte ivi rinchiuse per anni ed anni. E’ la Torre che vide
la prigionia della sorella del predicatore Pierre Durand, morto
martire a Montpellier nel 1732 a
soli 32 anni. In questa torre, di
fronte al mare ed alla pianura.
Marie Durand, a soli 15 anni,
nel 1730, fu rinchiusa e ne fu liberata soltanto dopo 38 anni di
prigionia, nel 1768. Animatrice e
consolatrice delle sue compagne,
diede una magnifica testimonianza di fede e di speranza. Vicino
alla pietra che chiudeva il foro
di comunicazione col corpo di
guardia. Marie Durand incise il
motto « Resister ». Qui, il nostro
gruppo, che era accompagnato
dal .simpatico pastore Charles
Monod, cantò, con viva emozione, il Giuro di Sibaud che, se
può sembrare anacronistico a
Aigues Mortes per il luogo, non
lo è per il suo contenuto e per
il suo significato. L’essere guidati dal pastore Monod ci procurò
anche il vantaggio di potere, senza scendere dal pullman, visitare
« Les Salins du Midi », estesissime saline (20 chilometri fra andata e ritorno) proprio nel momento in cui gli operai, con sistema meccanico moderno ed assai ingegnoso, in tre turni di otto ore ciascuno, durante due mesi all’anno circa, estraggono il sa- lepida quegli immensi bacini che
coprono una superficie di circa
10.000 ettari. Siamo qui in pieno
sole, in una zona pianeggiante
bianca e rossiccia dei grandi bacini pieni di sale : in lontananza
le torri di Aigues Mortes ; di tanto in tanto un volo di aironi si
alza dalle acque al suono del
clacson.
La mattina dopo è il momento del Mas Soubeyran a due chilometri circa da Mialet; qui la
« Société de l’Histoire du Protestantisme Français » ha, a suo
tempo, acquistato la casa dell’eroe camisardo Roland, con gli
edifici vicini, trasformando il
tutto in « Musée du Désert ». Anche la zona circostante è proprietà della « Société ». Ogni prima domenica di settembre vi si
svolge la grande Assemblea, sul
tipo del nostro XV agosto, cui
partecipano migliaia e migliaia
di persone provenienti da ogni
parte della Francia e da molti
altri paesi dell’Estero. Il nostro
gruppo domenica 6 settembre ha
partecipato a questo « Rassemblement ». Il culto è stato presieduto dal pastore J. P. Monsarrat. Presidente del Consiglio
Nazionale della Chiesa Riformata di Francia, il quale ha dato il
suo messaggio su Isaia cap. 32,
vv. 16 e 17 : « Allora l’equità abiterà nel deserto e la giustizia
avrà la .sua dimora nel frutteto.
Il frutto della giustizia sarà la
pace », e ancora su Efesini cap. 6,
V. 13 : « Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché
possiate resistere nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto il dovere vostro, restare in
pie’ ».
Durante il culto, il canto di
molti salmi anche da noi conosciuti. Prima del culto il battesimo di una decina di bimbi; dono il sermone la Santa Cena cui
hanno partecipato migliaia e mi.gliaia di persone cantando inni
e salmi. Il nostro gruppo durante il culto non si è sentito alTe.stero; ci è parso di essere in
una grande assemblea valdese,
E. P.
(continua a pag. 7]
7
18 settembre 1981
CRONACA DELLE VALLI
Corso per
animatori biblici
Nuovi metodi di studio biblico
Dal 9 alili ottobre prossimi
avrà luogo alla Foresteria di
Torre Pellice un corso su « nuovi metodi di studio biblico ». Il
corso sarà tenuto da un biblista
di fama internazionale; HansRuedi Weber, direttore della
Commissione Studi Biblici del
Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Il corso è aperto a tutti, specialmente a monitori, animatrici di Unioni femminili, responsabili di gruppi biblici. Si richiede soltanto l’impegno della presenza a tutti gli incontri, che
seguiranno il seguente orario;
— venerdì 9 ottobre; ore 20-23
— sabato 10 e domenica 11 ottobre; ore 15-19 e 20-23.
Lingua; francese, con traduzio
ne simultanea in italiano; italiano nel lavoro di gruppo.
Possibilità di cena e pernottamento in Foresteria; prezzi; cena L. 4.000, pernottamento + colazione L. 6.000.
Iscriversi presso i pastori del
1° Distretto oppure telefonando a Bruno Rostagno, Frali, tei.
(0121) 85.19.
Corso per pastori
Hans-Ruedi Weber terrà un
corso per i pastori e per tutti
gli interessati che si svolgerà
nella Foresteria di Torre Pellice
tutte le mattine dalle ore 8.30
alle 13, dal venerdì 9 ottobre al
mercoledì 14 ottobre, esclusa la
domenica mattina.
I CIRCUITO VAL PELLICE
Convegno monitori
Sabato 26 settembre 1981 - ore 14.30, si svolgerà a Torre Pellice
il Convegno monitori della Val Pellice, a cui tutti sono invitati a
partecipare, in modo particolare coloro che sono alla loro prima
esperienza in questo campo.
PROGRAMMA;
ore 14.30-16.30: Presentazione del programma che la Rivista prevede per quest’anno. Marco cap. 9-12, a cura del pastore Sergio
Ribet; Discussione e domande varie;
ore 16.30: The;
ore 17: Relazione dei ’’campo monitori” - ’’campo precadetti” che si
sono svolti r.d Agape dal 17 al 25 agosto;
Presentazione di un questionario, su vari aspetti della Scuola
Domenicale, che si intende distribuire a tutti i monitori;
ore 18: Canto: proposte varie a cura di Franco Taglierò.
Per chi desidera fermarsi, la serata prevede cena al sacco e
un « fotolinguaggio », gioco di animazione con tema inerente la Scuola Domenicale.
Dalle Valli alle Cevenne
(segue da pag. 6)
nelle nostre Valli, in un gigantesco XV agosto; ci siamo infatti
sentiti veramente fratelli in seno ai fedeli della Chiesa Riformata di Francia. E quando, vicini al nostro pullman, prima dell’incontro pomeridiano, mangiavamo il nostro picnic, molti passanti ci hanno salutati con gioia
dicendo: «Voici les Vaudois du
Piémont ». Il pastore Platone è
stato intervistato dalla televisione francese e in quei pochi minuti a sua disposizione ha potuto dare il suo messaggio di fraternità e di solidarietà con i fratelli riformati francesi per una
trasmissione alla quale purtroppo noi non potremo assistere.
Nel pomeriggio la festa commemorativa ha dato spazio alle allocuzioni molto interessanti del
Prof. Jacques Poujol, del Prof.
Paul Vlallaneix della Facoltà di
Lettere di Clermont-Ferrand e
del pastore di Nîmes Francis
Audonneau.
Il tema del pomeriggio verteva sulla personalità di Jean Cavalier, capo camisardo e di cui
quest’anno si ricorda il tricentenario della sua nascita. Figlio
delle Cevenne, fu con Roland e
Mazel un difensore della fede.
« Fratelli miei » diceva « il nostro
dovere è di esporre la nostra vita al fine di procurarci il libero
esercizio del nostro culto ». Cavalier, in un secondo tempo, accettò le offerte di pace del maresciallo de Villars. Fu molto criticato per questo ed il suo ricordo fu tenuto un poco in sordina
poiché ancora oggi si sa che una
parte dei camisardi lo considerarono a quei tempi un poco come un traditore. Forse Cavalier
cedette, scoraggiato dagli orrori
di una guerra civile. C’è da pensare che la sua condotta evitò
certamente migliaia di morti.
Abbiamo avuto la netta sensazione che gli oratori, per altro
molto chiari ed interessanti nel
loro dire, fossero orientati verso
una nuova dimensione della personalità di Cavalier, approvando inoltre la cessazione delle
ostilità da parte del capo camisardo. Il nostro gruppo ha avuto una imnressione nettamente
positiva di questo grande incontro.
. Il quarto giorno del nostro
viaggio in terra di Francia, sulla via del ritorno, non è mancata
una visita, nel Lubéron, al vecchio Mérindol. Lassù, dove si
scorgono ancora i pilastri « du
vieux temple ancien » Edgardo
Paschetto ha letto la poesia di
Edina Ribet « En souvenir » e
sulla quale il Direttore della Corale di Torre Pellice ha scritto
una musica di felice ispirazione.
La visita ha procurato viva emozione nei partecipanti, ma anche
molta tristezza poiché il paese
che è stato patria dei vecchi vaudois francesi presenta oggi un
panorama quanto mai desolato
poiché un anno e mezzo fa un
incendio, che dalla popolazione
locale è pensato doloso, ha completamente devastato la zona del
Lubéron e del vecchio Mérindol
per cui timi, ginestre e rosmarini stanno risorgendo con grande
fatica. Sia durante il viaggio di
andata che in quello di ritorno,
il pastore Platone, Edgardo Paschetto e Jean Jacques Peyronel
hanno dato continue notizie storiche delle zone visitate. Nel
gruppo, molta amicizia, molto
affiatamento e una forte dose di
buon umore. Ringraziamo, da
queste colonne, il pastore Platone e la signora Morin di Mialet.
Abbiamo goduto di 4 giorni di
sole nel cielo sereno del Midi
della Francia, visitando anche
Nîmes, Avignone e le fontane di
Vaucluse, ma anche 4 giorni di
sole nel nostro cuore, 4 giorni
intensi immersi in un eroico passato che ci appartiene soltanto
come figli di quegli antenati che
sapevano affrontare mille pericoli per ascoltare la Parola di
Dio, mentre noi troppo spesso
non svoltiamo neanche l’angolo
di casa nostra per presenziare al
culto. Quattro giorni in cui abbiamo sperimentato quanto siano esatte le parole a chiusura del
ritornello della Cévénole « Esprit
qui les fit vivre, anime leurs enfants pour qu’ils sachent les suivre... ». E di ciò vogliamo essere
riconoscenti al Signore.
E. P.
SAN SECONDO
Ci rallegriamo con Susanna e
Roberto Vicino (Brusiti) per la
nascita della loro primogenita
Sonia, avvenuta sabato 5 settembre.
• Una consistente collaborazione da parte di molti membri
di chiesa ci ha permesso di realizzare alcuni lavori di notevole
importanza per la manutenzione straordinaria degli stabili.
Si tratta della pulitura e riverniciatura dei 55 mt. di ringhiera
verso via Lombarda e della imbiancatura e nuova sistemazione
della sala delle attività e della
cucina annessa. Un vivo ringraziamento ai numerosi collaboratori.
• Anche il bazar annuo del 30
agosto ha avuto un buon successo grazie alla collaborazione di
adulti e di ragazzi per la sua
preparazione e di una buona affluenza il giorno del bazar stesso. A tutti un « grazie » sincero.
• Martedì 8 settembre è mancato Giovanni Griglio (Prima)
all’età di 64 anni dopo lunghe
sofferenze. Il funerale è stato
presieduto il giorno seguente dal
pastore Arnaldo Genre. Esprimiamo il nostro affetto alla famiglia colpita da questo lutto.
• Alla Signora Liliana Grill
Genre e famiglia formuliamo il
nostro pensiero e la nostra solidarietà fraterna per la morte
del padre Edmondo Grill di Frali.
• Sabato scorso un grave incidente ha colpito Roberto Rivoiro (Miradolo) che è stato ricoverato nel reparto rianimazione
di un ospedale torinese. Condividiamo l’ansia della famiglia
in questi diffìcili momenti.
SAN GERMANO
Domenica 30 agosto, un gruppo di quattro partecipanti al
campo di studio organizzato
dalla CEvAA, hanno partecipato
al culto e ad un pomeriggio comunitario nella nostra Sala. Si
trattava di una studentessa togolese, di un candidato in teologia svizzero, che si prepara a
fare il suo anno all’estero nel
Togo, di un missionario che ha
lavorato in Lesotho, di un responsabile del « Dep. Missionnaire Romand » svizzero. Questi
ospiti hanno avuto l’occasione,
al mattino, di dirci in che modo
si sentono coinvolti in questo
lavoro e in che modo possiamo
noi stessi parteciparvi più direttamente. Durante e dopo l’agape fraterna, alla quale hanno partecipato circa 25 persone, i nostri ospiti hanno ancora potuto scambiare riflessioni ed informazioni con i presenti. Una buona occasione di incontro per la quale ringraziamo anche quanti hanno preparato il pasto.
• Abbiamo avuto la tristezza
di doverci separare dalla sorella Lidia Pontet in Comba, deceduta improvvisamente ai Martinat. Siamo riconoscenti al pastore Marco Ayassot che ha presieduto il funerale e diciamo ai
familiari tutta la nostra sincera simpatia.
• Domenica 20 settembre, incontro monitori di tutta la giornata.
ANGROGNA
VILLASECCA
• Auguri per Manuela Chauvie
e Milvano Monnet che hanno invocato, sabato 12, nel tempio di
Pradeltorno la benedizione del
Signore sul loro matrimonio precedentemente celebrato in sede
civile.
PRAROSTINO
Al culto di domenica 30 agosto la comunità si è raccolta
attorno alla famiglia dell’anziano Marco Avondet dei Prançoi
per il battesimo della figlia Susy,
e se ne rallegra invocando la benedizione del Signore.
Al culto hanno partecipato pure alcuni missionari della CEvAA
che sono poi rimasti con la comunità per il pranzo, preparato
da alcune sorelle, e durante il
pomeriggio hanno parlato della
loro opera nel Laos, Togo, Angola, Camerún, testimoniando della
potenza di Dio e deH’eflfìcacia
della preghiera. E con una preghiera di ringraziamento e di intercessione al Signore ha avuto
termine questo incontro così
ricco e toccante.
Sono rimasti con la comunità
anche i fratelli Brunet di Kehl
in visita alle Valli, ai quali va
un fraterno saluto.
Sabato 1° agosto un gruppo
della comunità di Prarostino si
è recato in gita a Briançon ed
ha poi proseguito per Serre Ponçon.
Da tempo si pensava a questa
gita, quindi la giornata di sabato, non splendida alla partenza,
è stata accolta da tutti con piacere. A Briançon il gruppo si è
sparpagliato; chi ha visitato la
parte antica e più alta della città
con « La porte Pignerol », il forte e la strada caratteristica, chi
invece è andato a far provviste
ai vari negozi più in basso. Di
qui abbiamo proseguito per il
lago di Serre Ponçon ; qualche
difficoltà per la scelta del posto
più adatto per il pranzo al sacco consumato in riva al lago.
Verso le 17 abbiamo preso la
strada del ritorno con ancora
qualche fermata.
Il viaggio di ritorno è stato
allietato da numerosi canti di
lode e ringraziamento al Signore per la bella giornata passata
insieme in gioia e comunione fraterna.
Concerto inaugurale
d’organo
Sabato 19 settembre alle ore
21 nel tempio valdese verrà tenuto un concerto d’organo in occasione dell’inaugurazione del
nuovo strumento restaurato e
ristrutturato dalla ditta Vegezzi
Bossi di Centallo.
Il progettista e organista sac.
Simone Bonansea eseguirà musiche di : G. Frescobaldi, S.
Scheidt, D. Buxtehude, D. Zipoli, M. Corrètte, J. S. Bach, C.
Franck, M. Reger, S. Bonansea.
Tutti sono cordialmente invitati.
Hanno collaborato per questo numero: Giovanni ConteFranco Davite - Luigi Marchetti - Paolo Mele - Edgardo
Paschetto - Ugo Tomassone Cipriano Tourn.
Il Concistoro è convocato per
le ore 8 di domenica 27 settembre.
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23 : I).
I familiari del compianto
Attilio Tron
nella impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con fiori, presenza e scritti, hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare al Dott. Peyrot,
al personale medico e paramedico dell’Ospedale di Pomaretto, e del reparto
di chirurgia dell’Ospedale Civile di
Pinerolo.
Pomaretto, 31 agosto 1981.
« Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo'». (Giov. 16: 33).
La moglie, la figlia, i familiari tutti
del caro compianto
Giovanni Griglio
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto ricevuta nella
triste circostanza, nell’impossibilità di
farlo singolarmente ringraziano quanti
hanno preso parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano i
medici e infermieri tutti del reparto
medicina dell’Ospedale Agnelli, il sig*
Sergio Fornerone, i vicini di casa e
l’Associazione Combattenti e reduci
di S. Secondo.
San Secondo, 14 settembre 1981.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1).
E’ deceduta all’età di 82 anni
Evangelina Ceragno
vedova Tomassone
Lo annunciano i figli : Maria con il
marito Dante Ruffa, Nicola con la moglie Laura Gelso e figlie Erika ed Alessandra, Ugo con la moglie Laura Volpi
e figli Letizia e Marco.
Colosso d’Asti, 10 settembre 1981.
POMARETTO
• Abbiamo ricevuto la visita
della comunità di San Marzano
Oliveto che ha voluto rendere la
visita a suo tempo fatta dall’unione femminile di Pomaretto. La
loro presenza al culto ed un pasto caldo offerto a loro ha rinsaldato i legami con questi fratelli
facendoci rivivere la gioia della
comunione fraterna.
• Domenica 30 agosto abbiamo
avuto al culto alcuni envoyés
della CEvAA. La predicazione è
stata tenuta a due voci dal past.
francese Dahan Richard e dal
diacono Jérome Miniend del Cameroun, entrambi al lavoro nella
comunità di Aulnais sous bois
nella periferia parigina. Un missionario proveniente dal Madagascar ed il prof. Dalmas dell’Uruguay hanno poi portato interessanti informazioni.
Alla polenta organizzata nei
locali della Pro Loco, da alcuni
volonterosi che ringraziamo, hanno poi partecipato tutti gli envoyés che avevano preso parte
ai culti nelle comunità della Val
Germanasca (Frali, Massello,
Ferrerò e Villasecca).
Agli Eiciassie è continuato rincontro con questi fratelli e sorelle intorno al tema del Campo di
Agape « Ricchi-poveri chi libera
chi », con molti interessanti interventi.
Sabato 12 settembre è stato
benedetto il matrimonio di JeanMarc Albert Sigrist di Genève
et Meggen (Lucerne) con Francine Lucie Joliet di Montbovon
(Fribourg).
Che lo Spirito del Signore accompagni questi nuovi sposi per
tutta la loro vita. Gli auguri sinceri della Comunità di Pomaretto accompagnino gli sposi nel
loro ritorno in Svizzera, loro
paese di origine.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo Infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZIANO • Lusema San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l’OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 20 SETTEMBRE
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel.
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Prati,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
SERVIZI FERIALI E FESTIVI
Croce Rossa - Torre Pellice
Telef. 91.288.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pollice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della viglila dai
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi al festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Parosa Argentina - Tei. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DO'MENICA 20 SETTEMBRE
Porosa Argentina
FARMACIA BAGLIANI - Piazza
Marconi, 6 - Tel. 81261.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tal. 22484
Ccoce Verde Porte - Tel. 201454
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
8
8
18 settembre 1981
IL SINODO RIFORMATO OLANDESE SULL’ARMAMENTO ATOMICO
Un "NO” senza condizioni
36 ANNI FA L’INFERNO ATOMICO
; • D generale della Hervormde Kerk (Chiesa riformata)
et Faesi Bassi ha inviato alle chiese, nel novembre 1980, una lettera
pastorale sidla questione nucleare, proponendo un disarmo unilaterale. La lettera viene ora riproposta dalla « Ecumenical Review »
che la pubblica con un commento sul suo numero del luglio 1981.
La riportiamo nella traduzione diffusa in Italia dal « nev ». I titoli
sono redazionali.
Cristo è la nostra pace; egli ci
ha mostrato la via della pace
percorrendola egli stesso. Nella
comunità cristiana, della quale il
Signore crocifisso e risorto è il
centro, è possibile per noi trovarci e sostenerci l’un l'altro, e
fare in modo che i nostri passi
siano diretti sul sentiero che egli
ha tracciato per noi.
Questa lettera è scritta nella
convinzione che l’attuale corsa
agli armamenti metta alla prova
la nostra obbedienza nella fede.
In un mondo in cui il potere di
distruzione nucleare viene continuamente accresciuto e perfezionato, la chiesa non può rimanere in silenzio. Essa non può accettare una situazione in cui la
pace continui ad essere mantenuta per mezzo di una sempre
maggiore disponibilità di strumenti di distruzione che nel giro
di ore potrebbero sfigurare la
terra e renderla inabitabile per
migiiaia di anni. La chiesa non
può neppure accettare il fatto
che tanto l’est che l’ovest dedichino tanta parte delle loro non
illimitate risorse naturali e tanta capacità tecnica a difendersi
l’uno dall’altro; né che la lotta
contro la povertà e lo sfruttamento nel mondo rimanga sempre un obiettivo secondario.
Nell’ambito del nuovo ed ampio dibattito che si è sviluppato
nella nostra chiesa sulla questione delle armi nucleari, il sinodo
vuole far sentire la sua voce:
sappiamo di non poter parlare
a nome di tutti voi; vogliamo però parlare a voi e quindi con voi.
La lettera descrive poi e denuncia il pericolo della proliferazione nucleare che è visto fra
l’altro come un segno della « crisi della nostra cultura », segnata
dalla « disubbidienza a Dio, mancanza di amore per il prossimo,
tendenza a salvare se stessi a
qualsiasi prezzo, fiducia nel proprio potere ». Un terzo paragrafo ricorda la lettera pastorale
del 1962, sullo stesso argomento:
essa era già un « NO senza condizioni », che però non tutti, allora. hanno compreso.
Fare noi
il primo passo
L’appello del sinodo del 1962
conserva per noi la sua validità
e pertanto lo confermiamo. Nello stesso tempo affermiamo che
la strada che è stata effettivamente presa, quella di un nego
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Liliana Viglielmo,
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FRANCO GiAMPICCOLI
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« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ziato che vada di pari passo con
un ulteriore armamento, ha portato ad una disastrosa proliferazione di armi. Naturalmente continuiamo a sperare che si realizzino progressi verso un disarmo
bilaterale e multilaterale. Ma riteniamo che sia al tempo stesso
necessario promuovere una strategia in cui il negoziato vada di
pari passo con decisioni che si
collochino già chiaramente sulla
strada del disarmo. Dal momento che è risultato impossibile
prenderle su base multilaterale,
non resta che farlo unilateralmente, e senza secondi fini. Non
solo esse dovrebbero indicare la
direzione da seguire, ma fornire
anche la prova che si è pronti a
impegnarvisi personalmente. Riteniamo perciò, come responsabili della nostra propria società,
che la denuclearizzazione dei Paesi Bassi sarebbe una decisione
non ambigua. 'Vi chiediamo di
appoggiarla. Ci rendiamo conto
dei gravi pericoli che si nascondono dietro a una posizione che
si allontana così nettamente da
ciò che ci viene continuamente
presentato come evidente. Si
tratta di una via sconosciuta.
Crediamo tuttavia, che non vi sia
futuro per la scelta attuale di
continuare a costruire armi nucleari sempre più sofisticate.
Non possiamo
distruggere
in nome delia libertà
La libertà religiosa e la libertà di parola sono tra le conquiste essenziali della nostra società, per le quali siamo tutti riconoscenti; d’altra parte non ci
facciamo illusioni su sistemi politici dai quali noi vogliamo rimanere liberi e che temiamo.
Tuttavia, come credenti, affermiamo che è possibile vivere con
Inserto
Pubblicheremo sul prossimo
numero un inserto contenente
il rapporto su ECUMENISMO E
CATTOLICESIMO presentato dalla Commissione per l’ecumenismo al Sinodo '81.
Le copie di questo testo, di cui
il Sinodo '81 ha deliberato l'invio alle chiese come « ulteriore
informazione sulla questione ecumenica », vanno prenotate entro il 20 ottobre p.v.
il Signore, in qualsiasi sistema
politico. In nessun caso la difesa delle nostre libertà può giustificare il fatto che la nostra sicurezza si fondi sulla prospettiva di distruggere tutto quello
che è caro a noi e ai nostri avversari e di compiere un’aggressione sul mondo creato.
Aprire un confronto
a tutti i livelli
Ci rendiamo conto che sarà
molto difficile a tutti noi seguire
realmente la nuova via. Perciò
invitiamo a uh intenso dialogo,
a tutti i livelli, nella nostra chiesa, affinché coloro che fanno propria la nostra scelta e coloro che
la rifiutano, possano rendere conto l’uno all’altro dei loro motivi
più profondi. Inoltre ci. proponiamo, in un prossimo futuro, di
avviare un confronto approfondito con coloro che per il loro
lavoro sono direttamente coinvolti in questa problematica, e
cioè con i politici, i militari, gli
impiegati statali, i lavoratori di
determinate industrie. Dovremo
associarci con tutti coloro che,
essendo direttamente coinvolti,
dovranno utilizzare la loro conoscenza e intelligenza per cercare
una via d’uscita. I nostri politici
si trovano infatti attualmente a
dover affrontare decisioni talmente straordinarie e gravide di
conseguenze, che hanno bisogno
delle preghiere e dell’aiuto di tutti noi, adesso più che mai.
Il nostro « no » alle armi nucleari e la scelta che questo comporta viene presa nella consapevolezza che Dio è misericordioso.
Se egli non dimostra pietà verso
di noi non ci sarà futuro; ma se
preghiamo per la sua misericordia, per ottenere una prospettiva
futura, dobbiamo ammettere che
questo implica l’obbedienza. Esortiamo perciò la chiesa ad
ascoltare la parola del Signore
e realizzare in questo modo una
più profonda comunione l’uno
con l’altro. In questo momento
di grande pericolo per l’intera
umanità, noi guardiamo alla venuta di Colui che dice alla sua
chiesa: « Non temere; io sono il
primo e l’ultimo e il vivente; e
fui morto, ma ecco son vivente
per i secoli dei secoli, e tengo le
chiavi della morte e delI’Ades ».
(Apocalisse, 1: 17-18).
Un appello
da Hiroshima
Al momento in cui scrivo
queste righe sono ancora privo
di notizie dall’Europa. I quotidiani pervengono infatti con alcuni, e talvolta molti giorni di
ritardo e non so quindi quale sia
l’eco che alcune manifestazioni
antinucleari e per la pace, svoltesi in questi giorni in Giappone, hanno avuto nel Vecchio Continente, dove manifestazioni similari sono tuttavia attualmente in corso.
Va ricordato in ogni caso che
il mese di agosto assume per il
Paese del Sol Levante un significato tutto particolare. Non è
infatti solo il mese in cui nel lontano 1945 il Giappone guerriero
posava le proprie armi ai piedi
del vincitore condottiero MacArthur, ma anche quello in cui
per la prima volta nella storia
deH’umanità un popolo sperimentava l’atroce e disumana realtà di un bombardamento atomico.
Il 6 agosto quindi ad Hiroshima ed il 9 a Nagasaki si sono
svolte le consuete, annuali commemorazioni. In nessun’altra
parte del mondo come in Giappone è possibile palpare la realtà atomica e sentirsi riempire di
emozione, fremito ed indignazione. Non solo sono infatti conservati nei musei-memoriali delle
due città resti e documenti delle
conseguenze di quelle due apocalittiche giornate, ma numerosissime sono le persone che vivono
ancora nella propria carne i
tormenti di quella atroce esperienza.
Non dimenticate
Eaccogliamo quindi l’appello
che l’angoscioso, flebile, ma incessante e fermo lamento di
queste due città martoriate lancia costantemente al mondo.
«Non dimenticate le sofferenze
di Nagasaki » ha esclamato Jurgen R. Onken, ex-prigioniero di
guerra olandese a Nagasaki al
momento dell’esplosione della
bomba, presente alla commemorazione del 9 agosto. Non dimenticare, ma anche far conoscere: « La nostra missione —
ha affermato la signora Sakue
Shimohira, che 36 anni fa ha
L’ostacolo del peccato
(segue da pag. 1)
sto per cui non dovremo stancarci di combattere il peccato in
noi e fuori di noi sia nei singoli
che nelle strutture, non sottovalutando l’importanza degli uni
e delle altre.
Darsi la morte, dare la vita
(segue da pag 1)
anni fa, nel luogo detto Teschio,
al di sopra di Gerusalemme. La
più alta purezza di sentimenti
non trova grazia davanti alla vigliaccheria dell’opinione pubblica
e dei poteri quando strisciano
davanti al disordine stabilito. Dopo Gesù, condannato politicamente e « religiosamente », quanti combattenti e resistenti, oggi
eroi della patria o martiri della
fede, o ambedue insieme, come
Giovanna d’Arco, sono coperti di
onore postumo. I prigionieri di
Maze non chiedono tanto. Ma
chiedono che non si mescoli alla
leggera Dio col loro combattimento. Il « Dio con noi » degli
eserciti non si deve trasformare
nel « Dio contro di voi » delle
anime pie. Tutte le appropriazioni di Dio sono delle imposture, e
le buone intenzioni dei loro autori non cambiano in nulla questa realtà.
Non si tratta qui di fare Tapologia dello sciopero della fame.
Ma ritengo, con una lunga tradizione giuridica, che non si giudica equamente un atto umano se
non rispettando il suo aspetto
soggettivo. La Chiesa, che ha
commesso tante violenze morali
e fìsiche per difendere la sua dottrina e i suoi beni, per non parlare dei suoi legami con i militari di tanti paesi del mondo, dovrebbe farsi modesta nella sua
valutazione della scelta degli
scioperanti irlandesi. Oggettivamente quegli uomini si danno la
morte. Soggettivamente danno la
loro vita. La differenza è infinita.
Dare la propria vita è la più alta
fedeltà ad una lotta. La sola prova delTuomo sono i suoi atti, e
quando i suoi atti lo spingono al
dono supremo, l’uomo non ha
più trucchi nel suo gioco, non
ha più possibilità di dimettersi.
Se i cristiani non vedono, nel sacrificio dei giovani irlandesi, un
tentativo di fedeltà alla loro causa, certo nessuno potrà costringerli ad aprire gli occhi. Ma che
almeno sappiano tacere. E non
aggiungere parole pie e vuote alle lacrime delle vittime. La guerra non è mai bella, è ancor peggiore quando quelli che muoiono
.sono privati del loro ultimo diritto: la stima.
A. Longchamp
A questo punto dovrei venire
al problema iniziale cioè cosa
possiamo fare poiché la parola
peccato è diventata una moneta
fuori corso e non la possiamo
usare con le persone al di fuori
del nostro stretto ambito. Non
pretendo certo di avere una soluzione per questo problema;
posso solo intravedere uno spiraglio nelle affermazioni della
Scrittura quando Gesù ci esorta
a essere facitori della Parola. Noi
dobbiamo porci con umiltà, senza presunzione, senza paternalismo, senza pensare di avere le
mani pulite e le carte in regola
per parlare agli altri; penso che
possiamo partire dall'analisi concreta di situazioni di sofferenza,
di ingiustizia, di corruzione, per
esaminare con le persone alle
quali vogliamo parlare in che
modo la Parola di Dio, il ravvedimento e il seguire Cristo, imprimerebbe una svolta in quelle
medesime situazioni. Mi viene in
mente un esempio quasi banale:
rendere attente le persone con
cui .siamo a contatto al cambiamento che comporterebbe in questo nostro paese disastrato l’essere contribuenti e contribuenti
cristiani, veritieri, cioè contribuenti onesti. Ma questo è proprio un tipico esempio di situaz.ione in cui prima di parlare
agli altri dovremmo forse fare
una inflessione al nostro interno:
cosa .significa anche per noi credenti essere contribuenti e essere cristiani. Che il Signore ci dia
la grazia di sapere comunicare
la sua Parola nel mondo d’oggi.
M. Bein Argentieri
perso madre e fratelli — è di
informare il mondo, affinché la
esperienza di quel terribile giorno non abbia a ripetersi ».
Questi appelli non devono restare costretti entro il perimetro
della piazza in cui sono stati pronunziati. Il Sindaco di Nagasaki, Hitoshi Motojima, nel suo appello per la pace si è rivolto significativamente a «'Voi abitanti di Nagasaki, voi abitanti del
Giappone, voi abitanti di tutta
la Terra ». E questo appello va
raccolto da noi tutti che dobbiamo « scolpire nel cuore questo
9 agosto ».
Certo un problema fondamentale si pone, come ha rilevato il
sig. Motojima: « Come trasmettere la crudeltà e la tragedia del
bombardamento atomico? ». Ciò
è il compito principale dell’istruzione, innanzi tutto familiare,
ma anche scolastica. « Una preghiera rivolgiamo a voi educatori, — ha continuato il sindaco
di Nagasaki — Vi esortiamo ad
insegnare con priorità che Tunica via per conservare in vita
Tumanità è la distruzione degli
arsenali nucleari e la limitazione degli armamenti. La pace è
la sola. Tunica eredità che possiamo lasciare ai nostri figli ».
Tale appello è tanto più carico
di significato in Giappone, dove
ogni riferimento alla tragedia di
Hiroshima e Nagasaki rischia
di scomparire dai libri di testo
scolastici.
Questo compito è quindi nostro, di noi tutti indistintamente, educatori, genitori, militanti
politici, vecchi e giovani.
Un particolare invito ai giovani è stato lanciato dal premio
Nobel per la Pace Noel Baker
e dal priore del tempio del Nihon Sanmyoho-dera, Nittatsu
Fujii, i quali, malgrado la loro
avanzata età (ultranovantenni),
hanno voluto essere presenti ad
un incontro con studenti delle
scuole superiori di Nagasaki.
Una mobilitazione imponente
quindi, quella di questi giorni,
una volontà ferma ed incrollabile di far prevalere la ragione,
una vibrante commozione di
fronte alle sofferenze di allora
e di oggi.
Sull’orlo
di un baratro
Una richiesta angosciata ed
impaziente ci viene da queste
due città martoriate, ricostruite
sì più grandi e più belle di prima, ma sofferenti ancora della
tragedia del passato.
Non possiamo dimenticare né
ignorare.
Dobbiamo renderci conto che
Tumanità è sull’orlo di un baratro, sul ciglio della propria
autodistruzione. E ciò essenzialmente per il proprio egoismo,
per il proprio orgoglio, ma soprattutto perché confida esclusivamente nelle proprie forze, nelle proprie possibilità. Per questo
è possibile affermare che oggi
esiste un mondo senza Dio, e
ciò vale sia per l’ateo Breznev,
sia per il credente Reagan. Nulla
li differenzia se non diverse etichette; nel fondo sono entrambi
uomini allontanatisi da Dio.
Ed ecco allora che si evidenzia il ruolo dei credenti, delle
Chiese: annunziare il Salvatore, Colui nel quale solo è la
salvezza e nel quale solo possiamo riporre la nostra fiducia;
predicare il ravvedimento. Accanto agli sforzi compiuti con
altri uomini per mettere al bando le armi atomiche e per limitare gli armamenti, i credenti
devono annunciare Tunica, la
vera Parola di vita.
Tra i tanti problemi che le nostre Chiese e Comunità devono
affrontare, non dimentichiamo e
non trascuriamo quello costituì
to dalla costruzione della pace,
coinvolgente esso stesso a sua
volta quello del rispetto e dell’amore per l’uomo, quell’uomo
per la cui salvezza il Signore
non ha esitato a dare in sacrificio il suo Figlio unigenito, il
Cristo.
Carlo Vicari