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ECO
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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
I ^ . Num. 44 I abbonamenti I 1-SOO per l’inlerne I « Beo Beo Preienso EeoBAefiee ■ | Spedi», abb. poetale ■ I Groppo
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TORRE PELLICE — 9 Novembre 1962
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17S57
Anniversario della Riferma Una giornata iniji^nativa
p la Uoniunità di Torino
Può sembrare strano che nel giorno
anniversario della Riforma meditiamo su un versetto che pare contraddire proprio il caposaldo di quella
Riforma: la' salvezza per fede e non
per opere.
Senonchè il significato della fede e
delle opere e. di conseguenza, il significato per noi, oggi, di questi insegnamenti evangelici apparentemente contradditori, e quindi, in definitiva, la
validità attuale della Riforma, devono
venire compresi nel loro quadro storico e teologiico.
Quando, or sono più di 400 anni, è
scoppiata la rivolta della Riforma, la
fede neU’Eterno Iddio, annunciata dai
Profeti, incarnata da Cristo, era stata
trasformata, per la maggior parte dei
crisilani, in religione.
Da una parte il disinteresse e l’ignoranza del popolo, daU’altra la volontà
di dominio e l’isolamento della classe
sacerdotale avevano sostituito alla fiducia nella presenza di un Dio, Signore e Padre, un sistema che S. Ignazio di Antiochia aveva chiamato medicina di immortalità, una serie di
mezzi, diremmo noi. per andare in
Paradiso, per assicurarsi dunque, in
più o in sostituzione della proprietà
sulla terra, il possesso di una vita eterna. Non si credeva in Dio perchè esiste e in quanto è Dio, ma si cercava il
modo migliore di accattivarsi le simpatie di un potente, sostanzialmente
simile agli uomini, per trarne un vantaggio personale: e, di conseguenza, la
Bibbia, che dice ciò che Dio ha fatto
senza esserne richiesto, aveva una importanza secondaria, di fronte ai consigli e agli ordini di persone, autonominatesi mediatori di Dio; come tra
i farisei dei tempi di Cristo la fede era
divenuta precetti di uomini.
in questa situazione la riscoperta
luterana della grazia di Dio, che produce la fede, come fatto determinante
delia vita della Chiesa e del mondo,
è .stata la riscoperta della affermazione fondamentale sia deirAntico che
del Nuovo Testamento, quella secondo cui l’opera deirinvisibile Signore
è la espressione di una volontà che
precede e condiziona ogni oipera umana, come una realtà dalla quale non
si può prescindere.
E, aippunto per questo, gli scrittori
biblici, da Ezechiele a Paolo e a Giacomo, e sulle loro traccie i Riformatori, da Lutero a P. M. Vermigli,
affermano che se questa fede è vera,
se la presenza di Dio è dunque realmente percepita, ossa non può non divenire una nuova vita, cioè non concretizzarsi in opere e fatti della esistenza quotidiana. Le opere senza la
fede o prima di essa sono la iperversione dell’annuncio di Cristo e dei
Profeti, un tentativo umano, fallito in
partenza, di conquistare e possedere
la volontà sovrana di Dio; ma la fede
.senza le opere è morta, è, come dice
giustamente la critica moderna, puro
discorso cui non corrisponde alcuna
realtà di fatto.
E la fede proòlamata dai Riformatori non è stata infatti sola affermazione teorica: essa ha creato, al suo
teiTupo, come è noto, una civiltà nuova, con conseguenze vastissime in tutti i rami della attività umana. Senonohè. con il passare degli anni, gli uomini hanno dimenticato l’origine della
rivoluzione che. al tempo della Riforma, aveva trasformato il mondo, e
hanno creduto di poter limitare questa rivoluzione alle sue conseguenze,
cioè alla creazione e alle vicende di
un particolare sistema sociale e, peggio, alla conservazione delle sue strutture e dei suoi privilegi, anche dopo
l’inizio della decadenza storica di quel
sistema. Per cui il sola grafia, affermazione della presenza e della signoria di Dio, con tutta la potenza creativa che a questa affermazione è inerente, si è andato trasformando in una
infattif come II corpo sema, lo
spirito ò morto, cosi anche la
fatle sema le opere è mortSt,,
Giacomo 2 t 26
forma di culto spesso priva di riflessi
vitali nel mondo attuale, e l’Èva ngelo
annunziato ai poveri nel temipo della
Riforma è divenuto una Chiesa talvolta limitata a una piccola parte di
una sola classe sociale.
Si è dimenticato cioè il vero senso
delTannuncio della Riforma : che noi
siamo salvati per grazia mediante la
fede, ma che la fede senza le opere è
morta; si è dimenticato che queste
oipere sono la incarnazione e dimostrazione della fede nel particolare
temipo in cui vive ciascuna generazione e quindi non possono venire identificate con un sistema o una concezione politica o sociale, sia essa borghese 0 marxista, ma cambiano radicalmente e sempre di nuovo tutte le
prospettive umane, sostituendo all’egoismo, ehe è alla base di ogni sociologia, di ogni religione, di ogni sistema politico, la rivelazione della presenza di un Altro, che supera e rompe
l’istinto del possesso che gli uomini
hanno in comune con gli animali.
Se noi identiitìchiamo l’era della Riforma con i fasti e la decadenza della
società borghese, possiamo anche affermare che questa era è terminata o
in declino; senonchè, cosi facendo,
noi commettiamo un errore storico e
teologico, confondendo la causa permanente con reffetto temporaneo. La
Riforma ha anche reagito, giustamente. alle distorsioni religiose dell’epoca
in cui è sorta, ma il suo vero significato non sta in questo effetto legato a
circostanze storiche bensì nel richiamo alla azione del Signore della Chiesa, che guida gli uomini alla conoscenza della Sua verità, nei tempi e
con i mezzi che ritiene, di volta in
volta, più opportuni.
Come tale, l’era della Riforma non
è finita; anzi ha oggi una nuova e
insospettata attualità, non solo di
di fronte alla errata identificazionè
della Riforma stessa con una determinata olasTO sociale e con le sue vicende storiche.
11 significato attuale della Riforma
è ancora una volta, nelle circostanze
particolari del mondo moderno, l’annunoio di Paolo, di Giacomo, di Agostino, di Lutero, profeti e araldi de!TEtemo: credere in Dio, cioè sa-pere
per la Sua grazia che precede ogni
Oipera umana, che E^i esiste ed è il
Signore, ed oiperare di conseguenza,
ognuno, nel luogo e con le responsabilità che gli. sono state assegnate. Dire dunque ai borghesi isolati e chiusi
nelle loro tradizioni e nei loro interessi che la presenza di Dio significa
presenza dei fratelli in un servizio
collettivo iit cui nessuno, vive per sè,
ma ciascuno per il bene comune; dire
a quelli che credono nei miti religiosi
o politici che le loro rivoluzioni sono
cose limitate e parziali, come limitata
e parziale è la loro conoscenza della
realtà, di fronte al totale rovesciamento di valori, che la presenza di Dio
deve determinare nel mondo; vivere
come sale della terra, che non ha valore f)er sè stesso, ma per 1 opera che
compie; dimostrare al ' mondo una
Chiesa, che non sia una qualunque associazione, ma il popolo che annuncia
e attua praticamente una vita' nuova;
mostrare che la proprietà privata è superata, non dalla proprietà dello Stato, ma dalla ;proprietà di Dio che affida temporaneamente agli wmini la
gestione di beni per il servizio di tutti;
in breve credere e vi'vere realmente in
presenza dell’Eterno Signore. Queste
sono le opere della fede, le opere che
dimostrano ohe la fede ^ oggi viva e
vera, cóme al tempo della Riforma.
Dopo più di 400 anni l’era della Riforma non è terminata, se e in quanto
è capita come azione dell’Iddio vivente, come riforma di questa Chiesa e
della Chiesa universale, e del mondo
di oggi; ogni carne, 'ogni civiltà, ogni
sistema sociale è conte l’erba del campo, che la mattina fiorisce e la sera
si secca, ma la parola del Nostro Dio,
manifestata da Cristo, riscoperta, per
la Sua grazia, dai Riformatori, dura in
eterno; è l’Evangelo, la buona, valida,
rivoluzionaria novità che annunciamo
concretamente al mondo di oggi, come i Riformatori la hanno concretamente aipplicata nel loro mondo, come
coloro che verranno la annunceranno,
ancora valida, ancora nuova, nelle
condizioni del mondo in cui vivranno,
fino al giorno in cui ogni essere vedrà
il Signore e saprà che noi siamo il Suo
popolo, ed Egli il nostro Dio. Amen.
Sprniune proniimiitto il 4-11-1962, anniversano della Riforrna, dal Pastore Pierluigi Jalla, nel Tempio di Corso Oddone
a Torino.
11 C.E.C.
t
e la crisi cubana
Appoggiandosi sulle dichiarazioni formulate dalle Assemblee déì Consiglio ecumenico delle Chiese, i (’aktitaii e i dirigenti
del C.E.C. hanno espresso a varie riprese
la loro preoccupazione e il loro riiu:rescimenlo quando certi governi hanno avviato
uailateralmente un'azione militare contro altri governi. I dirigenti del C.E.C. si sentono dunque tenuti ad esprimere le loro gravi preoccupazioni e il loro rincrescimento
a proi>osito delTazione che il governo degli S. a. d’America ha giudicato necessario
intraprendere, e sperano ardentemente di
vedere tutti i governi in causa dar prova
della massima saggezza per evitare ogni aggravarsi della tensione internazionale.
F. C. Fry, E. Payne,
W. A Visser ’t Hooft
New York, 23 ottobre 1962.
Avere un tempio bello e grande, su di
una grande arteria eiltadina, è non solo un
grande privilegio, ma un impegno di responsabilità. Osi è per la comunità valdese di Torino, specie nel suo settore di Corse Vittorio, liltimamente quel tempio, sebbene avesse subito restauri non molto teml>o la, mostrava all’esterno come all’interno i segni del tempo; le sue linee armoniose erano un po’ offuscale dal velo oscuro che ralmosfera urbana, specie d’invernc, stende durevolmente su ogni cosa. Furono cosi intrapresi, alcuni mesi fa, impor.eiKi lavori di restauro; nel frattempo —
almeno nei mesi estivi — la comunità si
riuniva per il culto nella «ala attigua.
L'opera è ora compiuta, sotto la direzione deiriug. V. Ravazzini e del Geom. Gönnet, seguita con passione dal Past. Ayassot;
le olTerte per coprire le spese di questi lavori sono già giunte in parte, ma certo il
Beikwiib e il Malati, poco più di un secolo fa, trovarono più rapidamente i fonti: per ultimare l’intera costruzione di quanto ora la numerosa comunità non sappia
trovare quelli necessari ai restauri realizzali...
Domenica 28 ottobre il tempio di C. Ville rio era particolarmente stipalo, come nelle gratuli occasioni; e grande occasione era
infatti quella della riapertura al culto, presieduto dal Past. Ayassot. Partecipava pure
tilt certo numero di fratelli di comunità vicine. ineiiibri dei Consigli di Chiesa valdesi del Piemonte, i quali nel pomeriggio
avevano a Torino un loro Convegno regionale; tioneltè la Corale Valdese di Torre
Pellice (in eostume, la parte femminilei.
che Ita t antalo Ire cori nel corso del culto,
diretta dal M" F". Corsani, il quale ha pure
guidalo il catilo comunitario all’organo.
Non v’è stala liturgia particolare, che la
predicazione delTEvangelo basta a riempire e solennizzare un cullo; il Past. Ayassol ha predicalo sul testo: « ...ma la Parola di Dio non è incatenata » (2 Tim. 2: 9):
ricordande nella storia della Chiesa, dai
tempi apostolici ad oggi, gli esempi di questa sovrana libertà della Parola di Dio, ha
d’altra parte ammonito notando come non
stiano s")ltanto forze esterne e apertamente
ostili, che cercano di incatenare la Parola
di Dio, ma la suadente forza del Maligno
in noi, nel no.slro egoi.smo, nella nostra te
pida indifferenza, nel nostro peccato, nel
nostro orgoglio.
Il tempio è veramente bello, più bello
che ntai, solenne e jmr luminoso; all’esterno svetta una serie di pini argentei, che
accompagnano e sottolineano ‘l’armoniosa
spinta verso l’alto dei contrafforti e delle
guglie, c mettono una nota fresca e viva
nel grigiore di pietra e cemento. La comunità torinese ha ora per la «ua predicazione
e la sua testimonianza uno strumento ancor
più dignitoso ed efficace. Ogni dono è an
che un compito, per tutti.
Come si accennava, nel pomeriggio della
stessa domenica si è tenuto a Torino un
convegno di membri dei Consigli di Chiesa delle nostre comunità pimnontesi (Valli
escluse), parallelo a quello tenutosi la do
menica precedente a Genova, per la sezione ligure nel li distretto. La partecipazione non è stata... plebiscitaria. Peccato. E
tuttavia questi contatti sono assai importanti, specie ma non unicamente per le piccole comunità isolate; e l’incontro è stale
pioficuo. 11 distretto (o semi-distretto) piemontese mostra in modo esemplare la situazione che va accentuandosi ovunque,
nella nostra Chiesa: la situazione di chiese
in sofferenza peroliè troppo piccole e isolate (e ulteriormente in diminuzione) alcune, e troppo grandi le altre, tali da diventare un agglomerato di comunità alibastanza nettamente distinte. Non -sono stali
proposti rimedi sensazionali — sebbene si
sia espressa anche qui l’esigenza, ventilala
più di una volta, di una migliore distribuzione delle forze pastorali e laiche attivo
sullo scacchiere generale della nostra Chiesa — ma -poiché uno dei mali per noi più
gravi è l’isolameuto reciproco, si è deciso
di accentuare i contatti fra sezioni di comunità, a Torino, e soprattutto fra queste
e le comunità del resto del [Piemonte;
scambi di pulpito, visite, incontri, oltre
alle visite di chiesa della Commissione distrettuale. S’intende che questo movimento
si esaurirà in agitazione, se non lo si riempirà di un effettivo contenuto di ricercata
comunione e di attività in comune, nello
studio, nell’evangelizzazione, eoe. Ci si è
soffermati per un certo tempo sulle po-ssihililà di diffusione della nostra -stampa,
in seno alle nostre comunità e fuori: non
(continua in 1“ pag.)
iiiiumiimniumuimm’iM
tiimiiiimimiiiiiuiimiuiiiiM
ESPERIENZA DELLA STORIA
I Valdesi e ì Concili
E’ noto che il movimento valdese
ai suoi primissimi inizi, non aveva
nessuna intenzione di rivolta verso la
chiesa costituita, e Valdo voleva esse
re un cristiano integrale, obbediente
a! magistero della gerarchia ecclesiastica. Nulla da'stupirsi quindi se, nei
primi mesi del 1179, il nostro eresiarca, accompagnato da qualcuno dei
suoi prendesse la strada di Roma per
ottenere il riconoscimento del suo ordine mendicante. Il pauperismo era
abbastanza in voga, e non sarebbe stato difficile avere il « placet » della su
prema autorità della Chiesa, cioè dei
Concilio.
Si apriva infatti in marzo, a Roma,
il Concilio Lateranense III, ecumenico, e a qual tempo, come del resto per
altri tre secoli, il Concilio era considerato superiore al Papa : fu soltanto nel
’400 che l’autorità del Pontefice riuscì a imporsi sopra quella dei padri
conciliari, in una serie di vicende che
non è qui il luogo di ricordare. Era
pontefice Alessandro III, proclamato
tale dopo una indecorosa lotta per la
tiara, a cui le vicende politiche, cui
s’era intromessa la Chiesa, avevano
trascinato papa e antipapa.
Erano comunque convenuti a Roma
291 vescovi, la maggior parte italiani,
e tra gli altri canoni del Concilio,
quello col numero 27 era destinato alla lotta contro gli eretici.
Sulle 00061106 romajie di Valdo e dei
suoi, abbiamo due fonti, una delle
quali peraltro non sembra affermare
la presenza a Roma dell’eretico lion^
se; gli storici propendono comunque
a credere che egli vi fosse venuto. Líi
accoglienza riservata a Valdo dal Ponteñee Alessandro III fu cordiale :
« Valdesium amplectatus est Papa »
e cioè il Papa abbracciò Valdo : certo
un abbraccio convenzionale, ma che
significava comunque che Alessandro
III acco-glieva di buon grado i pellegrini che chiedevano di poter vivere
poveramente, dopo aver soccorso i miseri, e in santa castità.
Ma saltò poi fuori la... burocrazia
teologica. Il vescovo inglese Map, che
ci narra questo particolare, ci presenta i Valdesi come « uomini semplici
illetterati, e presentarono al Papa dei
libri della Bibbia tradotti in lingua
Gallica». La loro apparenza non convinceva e bisognava interrogare questi « fissati » che pretendevano di insegnare agli altri la religione, quando
forse non la conoscevano neppure loro.
— « Credete voi in Dio padre? ».
« Certamente vi crediamo ».
— « Credete voi in Cristo? ». « Certamente ».
— « Credete voi nello Spirito Santo? ». « Senza dubbio ».
— « E credete voi nella madre dei
Cristo? ». « Certamente », risposero ancora i Valdesi. Ma a questo punto una
grossa risata accolse la loro risposta,
essi avevano facilmente incappiato in
una delle sottigliezze teologiche del
tempro, care alla scolastica, p>er cui
non si crede alla madre del Cristo, ma
alla madre di Gesù.
E il vescovo Map pxaragonava la loro ignoranza a quella del giovane Fetonte, il quale aveva voluto guidare
il Cairo del sole senza neppure conoscere i nomi dei cavalli.
Non sappiamo molto di più della
presenza dei Valdesi in Laterano; il
fatto certo è che essi avevano pxrrtato
con sè quelle pxrrzioni di Bibbia che
Val-do aveva fatto tradurre in volgare,
e che essi desideravano spiegare e predicare alla gente. Questo non fu loro
permesso, prerchè non si devono buttare « margaritas ante prorcos », le per
le ai piorci, diceva il Map. La Chiesa
non concedeva a dei laici, e per di
più considerati ignoranti, la libera lettura e spiegazione del Vangelo, salvo
dietro richiesta delle autorità ecclesiastiche.
Qualche anno dopx) un altro mendicante, Francesco d’Assisi, giungeva
a Roma p>er far riconoscere da Innocenzo III il suo paupterismo: ed egli
accettava senza discutere l’autorità
della Chiesa. Cosi Valdo fu dichiarato eretico, e Francesco divenne santo, ed anche il patrono d’Italia!
Ciò ohe li divise fu soltanto la libera lettura della Parola: essa fu lì, fin
dal principio, o separare e caratterizzare la protesta di Valdo, a delineare
chiaramente la sua px>sizione e a farne un anticipatore della Riforma. E
il Gran Libro certamente ancora oggi
è uno dei motivi di discussione p>er il
modo diverso con cui viene interpretato.
Qualche anno dop>o, nel 1184, il Concilio di Verona, non ecumenico, pronunciava la prima condanna ufficiale
del movimento valdese, con l’obbligo
del giudizio da parte del braccio secolare; e nel 1215, il Concilio Lateranense IV, ecumenico, ribadiva più ampiamente le dispiosìzioni precedenti, promettendo anche a coloro che si fossero accinti « ad haereticorum exterminium » le stesse indulgenze dei Crociati in Terra Santa!
A questo punto non c’è che da rallegrarsi che dopx> tanti secoli sia subentrato l’appellativo di «fratelli separati»: e anche da domandarsi se,
dati i precedenti e il tempw occorso
p>er cambiar tattica, gli attuali «embrassons-nous » non siano un p»’ troppo prematuri!
Augusto Armand Hugon
2
pag.
N. 44 — 9 novendire 1962
Cronaca del Concilio
IN MARGINE AL VATICANO II
Inconvenienti
Al Concilio si parla e si parla liberamente, a parte il limite (salutare! ) dei 10 minuti per ogni intervento, trascorsi i quali il Presidente, se
il ”padre’ sta ancora parlando, lo
interrompe con un ’’Satis, frater!”
(Basta, fratello!). Al Concilio, dunque si parla liberamente, ma manca
una discussione vera e propria. Infatti, i ’’padri” che intendono prender la parola su un certo argomento,
si devono iscrivere almeno un giorno
prinui e consegnare il testo scritto del
loro intervento. Quando viene il loro turno, essi sono vincolati al testo
precedentemente depositato, non già
a quanto si sta dicendo in aula. Gli
interventi non si susseguono quindi
secondo l’ordine logico della discussione ma secondo l’ordine cronologico in cui sono avvenute le iscrizioni.
Il dibattito manca di organicità,
ogni intervento è un episodio a sè,
senza rapporto diretto con quanto è
stato detto prima e con quanto verrà
detto dopo. E’ fatale, quitìdi, che si
abbiano molte ripetizioni e che un
buon numero di interventi non spostino di una virgola lo stato della discussione. E succede raramente che
un ’’padre” rinunci a parlare per il
fatto che quanto aveva in animo di
dire è già stato espresso da altri. Come .succede anche ai nostri sinodi.
l’interessato, in casi del genere, prende ugualmente la parola, almeno per
dire che non ha nulla da dire perchè quel che voleva dire è già stato
detto.
"lls soni tous bons„
Spellmann è già intervenuto due
volte nei dibattiti conciliari. Abbiamo saputo che nei suoi due interven
ti l’arcivescovo di Neiv York ha
espresso punti di vista di assoluto,
intransigente immobilismo e di avversione sistematica, quasi rabbiosa,
ad ogni, anche timida riforma, che
comunque non intaccherebbe mini
mámente l’integrità della dottrina
cattolica. La cosa non stupisce nessuno; già si sapeva chi è Spellmann.
Più preoccupante, invece, è il fatto
che egli, in America, non è solo, anzi, l’episcopato nord-americano, prese nel suo insieme, segue fedelmente
le ’’linea Spellmann” ed occupa posizioni rigidamente conservatrici
Questo si spiega forse col fatto che
l America cattolica è ancora, .sul pia
no teologico, notevolmente arretrata
rispetto all’Europa cattolica. La .sterilità teologica si traduce sempre e
fatalmente in immobilismo dogmati
co. Gli atteggiamenti di intransigente, chiusura verso ogni rinnovamento
sembrano, all’apparenza, atti di forza, ma in realtà sono iiulici di debolezza. Dall’America non è giunto, finora, gran che di buono al Concilio.
Tanto più gradita ci è quindi giunta la conferma, da parte di un autorevole personaggio molto vicino al
Concilio, che Vepiscopato francese è
davvero come lo .si pensa di solito, e
cioè un episcopato d’avanguardia,
percorso da fermenti evangelici molto vivi e promettenti. ”Ils sont tous
bons” ci ha detto dei vescovi francesi ”sans exceptions”.
Concorrenza
”...per la prima volta tudla storia,
diciamo pure momlana, dei ricevimenti di Palazzo, les toilettes delle
signore sono passate in second’ ordine rispetto alla magnificenza dei
manti, e i gioielli più favolosi .sono
impalliditi di fronte ai .sacri anelli,
ai pettorali fulgenti di gemme, alle
croci bizantine, armene, copte, e
Veleganza di certi copricapi cardinalizi e vescovili ha .sidiissato di gran
lunga quella dei più deliziosi cappelli delle sigtwre presenti”. (Così
Flora Antonioni .su II Messaggero, di
Roma, del 31 ottobre, nel pezzo di
cronaca sul ricevimento offerto da
Segni ai ’’’pa/lri” conciliari).
11 telegramma
Il telegramma inviato dai membri
del Coiuilio al pontefice in occasione del quarto anniversario della .sua
elevazione alla ’’cattedra di S. Pietro” rappresenta, per il suo contenuto, una stoìuitura rispetto a quanto il Concilio ha finora espresso dal
suo seno e rispetto all’atmosfera che.
La libertà religiosa
sembra vegliarvi. Si può presumere
che il testo del telegramma sia stato
redatto da uomini della curia. Vi .si
nota infatti la qualifica di ’’Vicario
di Cristo” applicata al papa, qualifica di cui il papa stesso fa un uso —
Ci; sembra — molto ridotto, e che finora non si era udita in Concilio, per
quanto sappiamo. Vi si dice inoltre
che i vescovi sono riuniti intorno al
trono papale che è ”il trono della
verità”. Un’espressione di questo genere corrisponde certo allo stile teologicamente insontrollato de L’Osservatore Romano, ma non corrisponde affatto, ad esempio, allo stile misuratamente evangelico del
Messaggio dei Padri Conciliari a
tutti gli uomini” del 20 ottobre scorso. Fino a prova contraria il ’’trono
della verità” non è il trono papale
ma il trono di Dio. Quindi bisogna
fare attenzione a come si parla. Anche perchè secondo l’Apostolo Paolo, quando verrà uno che ”si porrà
a sedere nel tempio di Dio” (si può
anche dire: sul trono di Dio, 2 Tessalonicesi 2, 4), .saremo giunti al colmo dell’ apostasia.
Nel complesso
Dopo tre settimane di lavori, si
può dire che, nel complesso, il Con
cilio si sta muovendo lungo le direttrici indicate dal pontefice nel suo
discorso inaugurale. Le tendenze più
aperte, più sensibili e più vive dell’episcopato si son fatte sentire coraggiosamente e han dato il tono a
questo primo ’’round” di attività
conciliare. Gli elementi curiali si son
difesi, ma appunto si troxmno in posizione di difesa (non di ritirata),
comunque non sembrano essere stati,
finora, i protagonisti del Concilio,
non dominano la situazione, la fronteggiano. Risulta inoltre confermato
che il Vaticano II ha preoccupazioni
di carattere pastorale, non dogmatico. I problemi sono bensì posti sul
terreno dogmatico, ma sono discussi
qua.si esclusivamente sul terreno della teologia pratica. Così, per la liturgia, la dottrina tradizionale che la
descrive come ’’opera divina e umalut ’ resta tale e quale e significa che
l'uomo collabora alla sua salvezza.
Innovazioni ci saranno solo sul terreno della prassi ecclesiastica. Varrà
la pena di chiedersi, forse più in là,
perchè i dibattiti conciliari sono cosi nettamente orientati verso la praca, l’attività ’’pastorale”. E’ proprio
.solo perchè il papa desidera che sia
Paolo Ricca
Il periodo eoneiJiare sembra diffondere
Uin’atmosfera di serena comprensione e fraternità. Vi sono tuttavU elementi ebe non
devono esser laedoti in omlira: perohè Ja
comprensione sia vera, perchè la fraternità
non sia retorica, bisogna guardare in faccia anche i lati negativi, con la ferma
volontà di riparare. Non è quindi per malignità o per desiderio di contraddizione,
ma proprio perché il desiderio d’nnità sia
qualcosa di solido e di efficace, che citiamo alcuni nudi dati.
In SPAONA, anzitutto. « L’Etoile du
Matin », periodico franco-elvetico dedicato al proiteetanitesimo spagnolo, nel suo
numero del settembre 1962, segnala questi
casi conoscinti di violazione della libertà
Silvania: tre ragazzi protestanti espulsi
dalla ^ola pubblica; l’espulsione è stata
comunicata dal p. G. Eistrada, curato della
parrocchia e presidente dell’autorità s<-olastica,^ e da J. Castnllo, ispettore superiore dell’insegnamento per il distretto. I tre
fratelli Varela in questione avevano già
sofferto di altre spiacevoli misure discri minatorie, perchè non si associavano a
manifestazioni mariane. Nelle scuole pubblidie di Silvania gli insegnanti di reli.
gi^e danno un’immagine ridicola della
Riforma e deUa cristianità che ne è scaturita. 11 sullodato padre Estrada fa cantare un inno di tre strofe particolarmente
offensivo per i proitestanti.
MelUla: multai di 250 pesetas a dieci battisti che celebravano un culto.
Valencia: multa di l.OOO pesetas al proprietario di una casa in cui era stato celebrato un culto.
El Grao: riiìuto dell’autorizzazione a celebrare un culto.
Alicante: rifiuto ai protestanti deU’autorizzazione ad utilizzare 'il tempio appena costiruito.
Melillo: 3 anni di prigione ad un soldato protestante che non si è iniginocchiato durante la messa obbligatoria.
S. Lmtrencio de l’Escorial: 12 mesi ad
un altro soldato per la medesima ragione,
eco. ecc.
COSI.''
In COLOMBIA pure nuove manifestazioni d’intolleranza religiosa, contro cui
hanno protestato le autorità della Federazione evangcEca colombiana, intervenendo in merito presso il presidente del paese, Alberto Lleras Camargo ;
Uno dei temi all’ordine del giorno del
Concilio è la libertà religiosa. Ci auguriamo che rassemblea vaticana non si limili
a recriminazioni sulla cosiddetta « chiesa
del silenzioi » (la raippresentanza orientale
è però tutt’altro die limitata; e abbiamo
ad es. soitt’oochio un fascicolo dell’ADP ____■
bollettino di un’aigenzia-atampa della Germania orientale — in cui è largamente riferito, in più pagine, e con molti cliché,
sulla vita cattolica in Polonia, pellegrinaggi numerosi, ecc.), ma affrontino sinceramente il problema di quelle Chiese —
e anche di quei movimenti di fede c di
incredulità — che mohi cattolici vorrebbero ridurre al silenzio; con la forza della
violenza, non con quella della discussione
e della ricerca della verità. Non è, il nostro, un auspicio retorico ed astioso, ma
profondamente sincero : vogliamo avere
quella fiducia che il card. Bea diiedeva
agli « osservatori »; ma terremo gli oedvi
aiperli, poiché si tratta di questioni essenziali.
iimiiiniiiiiimiiimtiiiium
IIIliiiiimumiiimiiiMiiiiiliiiiiiumilili un
.iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiiiiii
niimiiiumiiiiiii
Questo Concilio è destinalo aUinsuccesso ?
E Stato convocato troppo presto o troppo tardi ?
Diamo qui la ..seconda jmrte dell’articolo del tmdogo cattolico-romano prof,
doitt. Hans Kiing, docente all’università
di Tübingen, consigliere teologico del
reisfoi’io di Rotlenburg, pubblicato sul
settimanale di Zürich ’’DIE WELTWOCHE”, in data 5 Ottobre u. s.
Camblamentii
di clima
Nel rimainienle non si è per nulla rimasti al mero Programma. Anzi ci si è messi in cammino. Da qualunque parte della
Chiesa Caittolica ci giungano notizie, Olauda 0 Spagna, Nord o Sud Amierica, Asia o
Africa, è cosa notoria. Con tutte le cose
negative die sempre saranno da constatare, sono pur sempre evidenli i segni di
uno scoppio provocati dalla indizione
del Concilio. Se ne prende atto anclte a
Roma. Questa è una nuova conferma per
la lesi : il Coucilio non arriva troppo presto.
Ulliimamente si venne a sapere da fonte
competente che Giovanni XXIII, in una
conversazione a qua'ltr’oodii, initerrogato
su die cosa egli intendesse con il Concilio, avrebbe aperto la finestra e detto : « Questo, aria pura entro la Chiesa ».
Effettivamente con rinlimazione del Concilio aria pura è entrata nella Chiesa. Dovuiniqiue pnìima noni si osava noppure parlaras oggi si parla con una libeirtà dhe quasi
Effettivamente con rindizione del Conspaventa i Cattolici. Discussioni, critiche,
nuove proipoiste e iniziative sui più diversi campi, nel culto e nella liturgia, teologia e cura paiSlorale: tutti segni d’una nuova visione. Prima del 25 Gennaio 1959 era
imco consigliabile scrivere libri con concrete proposte sulla « eodesia catholka
sen^er reformanda ». Soltanto dopo l’indizione del Concilio, e le informazioni
die ne seguirono, si risvegliò la
consapevolezza che non si poteva più lasciare andare come prima, che il nostro
tempo ridiiede dalla Chiesa sforzi speciali, straordinari. Certo l’indizione del
Concilio presuppone nu potente sviluppo
entro la Chiesa, speciailmente, presuppone
Initio quello che dal ponrificato di Leone
XllI silenziosamente v'era cresciuto. Ma
con la indizione del Concilio questo movimenlio rinnovatore è in oerto modo diyenuito ufficiale, come podii Cattolici s!
i mina g i n a v a n o.
Questo vale in modo speciale per il niovimento ecumenico entro la Chiesa Cattolica. Prima dell’indizione del Concilio
10 sfotrzo per la riunione dei fratelli separati entro la Chiesa Caittoliea era una occasione per specialisti teologici o dileltan.
11 idealisti. Ma dopo l’indizione del
Concilio la riunione non è più TalTare di
una avanguardia tollerata o derisa, contra,
stala o ammirata. E qui anche un Cristiano fuori della Chiesa Caittolica può oisservare die una direzione centrale deHa chiesa intera ha vantaggi molto palpabili in
quanilo il primo pastore della Chiesa Cattoilica si è espresso per la riunione dei
Cristiani separati e decisamente ha mostrato questa via per il fuituro; ora la riunione è divenuta da se stessa la cosa dei
laici, dei vescovi, teologi e laici che all'in.
fuori dd'la loro casa non avevano tempo
per essa. Quel che in altre Comunità cristiane sovente non aveva potuto essere raggiunto forse neppure attraverso anni di
diseuBsioni e conferenze, qui fu raggiunto nel più breve tempo possibile; il sollevamento deirintera chiesa sul compilo
centrale del nostro tempo. Durante decen
ui alila Gbiesa è stato rimproverato il suo
assenteismo dal movimento' ecumenico e
ciò aveva provocato sdegno. Dg;gi avviene
die molti osservatori anche evangelici stabiliscono che in molti cqmpi la disposizione per la coimx>ren8Ìone ecumenica e la
volontà ddl’eauinieni'snio è più grande fra
i Cattolici die non fra i Protestanti. Andie in Spagna e nel sud America si profila molto diiaramenle almeno il principio d’un cambiamento di dima. Ed anche
nelle nostre contrade a stento possono difendersi tutti gli specialisti contro la ridiiesta di proposte, prediche, articoli ecu.
menici. Oggi ai ricerca teoloigia ecumenica, oggi si richiede teologia ecumenicaI teologi vengono spinti a sostiituire la
teologia sedentaria con una teologia marciante: una teologia d’iim movimento convergentle,in cui la Verità viene illiuminata
dall’amore comprensivo, invece d’una teologia dell’assedio contrapposto, in cui l’amore viene giocato con la pretesa Verità.
Una teologia insomma che prepara la riunione.
Con questo cambiamento di dima, ehi
potrebbe ancora, in tutta la Chiesa Cattolica, affermare die il Concilio arriva troppo presto?
Il segretariato
ecumenico
Ohe il Concilio non viene troppo presto lo dimostra in maniera speciale un
fatto che divenne iimssiihile soltanto in
connessione con l’indizione del Concilio: la creazione d’Un segretariato romano
per la promozione ddl’unità dei Cristiani.
11 problema della scissione della Chiesa
Ocddentale sorse all’iinoirca nello stesso
tempo della missione cristiana nel nuovo
continente. Già nel 1622 era aiiiparso chiaro in Roma quanto importante fosse la
coordinazione e il rafforzamento delle diverse intraiprese missionarie. Perciò fu
fondato .il ministero della missione, la
( ongregazione « De propaganda fide » (« et
extirpandis haereticis », allora... N.d.r.).
Soltanto .350 anni più lardi, in connessione col 2» Concilio Vaticano, è stato fondato il segretariato ecumenico romano per
il coordinamento e la promozione degli
sforzi verso l’unilà. Da lungo tempo teologi cattolico-romani hanno richiesto un
tale istituto. Soltando l’indizione del Concilio riti reso possibile.
Anche questo segretariato non viene
troppo presto. In hreviissimo tempo esso
ha dimostralo di che cosa è icaipace. Attraverso questo segretariato divennero possibili i primi contatiti della Curia romana
con il segretariato del Consiglio Mondiale
delle Chiese a Ginevra. L’anno scorso per
iincarico del segretariato cinque osservatori cattolici ufficiatenenle presero parte alla
riunione plenaria del Consiglio Mondiale
delle Chiese a Nuova Delhi. Reciprocamente e sempre igirazie agli sforzi del segretariato sino alla seduta della Commissione Centrale del Concilio, prenderanno
parte al 2» Concilio Vaticano osservatori
del Consiglio Mondiale delle Chiose, deEa
Chiesa Ortodossa, dell’Alleanza mondiale
delle chiese luterane e riformate, della
Chiesa anglicana, dei Metodisti, eoe. C’erano già stale visite a Roma del capo della chiesa anglicana, dell’arcivcBcovo di
Canterbury, e di pareochi uomini di chiese americane. C’erano già staile anche visite da parte del Segrelariato in Ginevra,
a Coistanltinopoli, presso d diversi Patriarcati orientali, in Inghilteirra, ete. Va da sè
che qui non si trattava attraverso queste
prese di contatto d’una preparazione a
trattative ver.so runione. Ma non lasciamoci illudere dalle denominazioni protocollari, percliè non si trattava soltanto di visite di mera cortesia. Queste visite non
hamo' nulla da fare con la cortesia, ma
piuttosto con il principio d’una nuova età
delle relazioni tra la Chiesa Cattolica e le
altre da essa separaite. Con esse si esprime
che non si è più inclinati a vivere gli uni
accanto agli altri, a ignorarsi reciprocamente, a sospettarsii. Con esse si esprime
che si vuoile vivere da Cristiani gli nni con
gli altri, che ci si vuole parlare, in bri'vc
che non si vuole più vivere ognuno per sè,
in uno sfflenddido isolamenlo. Qua.nlo atiiva sia divenuta Roma lo dimoisira l’operalo del presidentie del Segretariato, Cardinaie Bea, il quale nonoislante i suoi 89 anni visitò molte città mondiali ed anche
pareoeliiie città in Isvizzera, non soillanlo
per parlare di riunione, ma speoialmenle
per prendere contatto coin dirigenti di chiese é teologi cattolici e non cattolici e potersi cosi orientare sulla siitiiazione eciimepica dei diversi paesi.
Motivi
pejr sperare
iiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiitiiiiiKiiiiimiimfiiiiiimiiihiiiiiiiii
Le Chiese protestanti svizzere
e il problema
dei lavoratori stranieri
(spp) — 11 12 e il 13 oittobre si è tenuta
a Berna una sessione di studio salila re«iponsabilità delle Chiese proiteslanli delta
Svizzera verso i lavoratori stranieri. Numerosi pastori e laici, fra cui i direttori dei
cen tri pro-testanti, i cappella ni dell’aiutostrada e dei cantieri del VaMese e vari pastori strauieri residenti in ' Svizzera hanno
preso parte a questa sessione.
I rapporti e le discussioni vertevano soprattutto sui problemi relativi all’aecoglienza dei nuovi arrivaiti, sui problemi dipendenti dalla presenza o dall’assenza del.
le famiglie dei lavoratori e sulle relazioni
di questi con la popolazione.
Nel rapporto finale adottato dall’aissemblea si rileva l’urgenza, l’iimpoiritanza e le
diffìcollà che derivano dalla presenza in
Svizzera di circa 800.000 lavoratori stranieri, e la responsabilità che incombe verso
di loro alile Chiese e ai loro membri. Il
documento, che chiede in particolare alla
Federazione di invitare le Chiese ad esaminare questir problemi in tutta la loro
estensione, le chiama pure a testimoniare
e a servire in questa nuova situazione.
Tale rapporto chiede pure che Svizzeri
e stranieri in Svizzera possano essere largamente informaiti circa i rispettivi modi
di vivere e di pensare. Chiede pure la creazione dei servizi sociali necessari' come pure quella, da parte della Federazione delle
Chiese protestanti, di un uffteio centrale
die possa servire in particolare da centro
d’informaziione per gli organi responsabili,
contrihuiTe a coordinare le misure prese
nelle Chiese e in o®ni questione offrirsi
come interlocutore protestante nelle relazioni coni le autorità, le istanze cattoliche,
i sindacati, le organizzazioni dei proprietari e le organizzazioni eventaalinente formate da lavoratori stranieri.
Infine il rapporto invita il Consiglio della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera ad occuparsi pure deit’aspetto
confessionale del problema, in particolare
dell’aumento dei matrimoni misti che ne
deriva.
^¡o. Il Coiucilio non arriva troppo presto.
Quand’anche dovesse naufragare, non verrebbe troppo presto. V’è posto per l’estremo; pessimismo come per l’estremo otlimirsmq. Quel che .con la convocazione del
Concilio entro la Chiesa Cattolica e niella
Cristianità è spuntato, non può tornare indietro. Troppe forze del bene sono state
risvegliale. Troppo profonde radici hanno
messo gli odiern i sforzi per un rinno vaménto. Troppo forte considerazione ha irò.
vaio il programma del Papa presso i laici
e gli ecdesiaistici. Quand’anche il Vaticano
U dovesse naufragare, questo naufragio sarebbe una Invocazione per il Vaticano IHQuand’ancihe la prima sessione del Vaticano II dovesse naufragare, questo naufragio
isaèebbe uno sprone per la seconda. Le sessioni possono naufragare, i concili possono naufragare; la Chiesa, per la promessa
e la grazia del suo Signore, nonostante
cgni naufragio di tutte le sue iniziative
non può naufragare.
Quello òhe il 2® concilio Valioaino può
attendere da lutti i Cristiani entro e fuori
la Chiesa Caittolica è simpatia. II Vaticano II non vuol essere soltanto una occasione interna della chiesa, ma inveeie un
inconlro della Chiesa Cattolica con mire
ecumeniche, con inlerizioni sugli altri, su
tutta la Gristianilà. Quasi 100 anni fa i
vescovi dell’intera chiesa cattoliioa mondiale si riunirono in concilio. La Chiesa cattolica non conosce sino ad oggi alcun incontro della sua direzione superiore che
sia i>eriodieo come forse la riunione delle
Nazioni Unite. Soillanto pochissimi vescovi,
di quei che si incontrano, si conoscono
Fun railtro. Il loro lavoro in comune, spe.
('¡almente in questo enorme numero unico
nella storia della Chiesa, non è stato ancora messo alla prova. 11 Concilio dovrà
esercitarsi non soltanto dal lato leonicoorganico, ma anche dal lato della mentalità e della maniera di pensare. Se la prima sessione del Vaticano II, che probabilmente si protrarrà sino a dicembre, non
segnerà alcun avvenimento sensazionale, il
che è verosimile, non vi sarà alcuna ragione di panico. Quel ohe il concilio Vaticano li può attendersi da tutti i Cristiani
entro e fuori la Chiesa Cattolica è preghiera: i Cattolici hanno pregato per la riuscita dell’ineomro del ConsigUo Mondiale
delle Chiese in Delhi. Essi sanno che il loro Concilio può contare sulla preghiera di
tutti i fratelli cristiani, siano essi evangelici, ortodoissi o an^ieani, tutti.
* * *
Quale la conclusione finale? — chiederà
qualcuno. Oignuno può trame la conclusione finale. Qui non possiamo che ripetere:
« Ora dunque queste tre cose durano : Fe:le. Speranza, Carità; ma la più grande di
esse è la Carità ». o. y.
3
9 oovefflbbre 1962 — N. 44
pag. 3
Il miracolo e l’abisso
Scrivo questo articolo dalla più bella terra d’Italia, la Maremma. Mi sono lasciato alle spalle il mare Tirreno
azzurrissimo al largo, verde cupo negli anfratti della scogliera rossa che
la macchia lambisce fino al limite
stremo e sono salito verso uno dei
tanti paesi, antichi castelli dei feudi
toscani. Di quassù la vista non ha limiti, sembra che tutto il mondo si
stenda nella pianura per terminare oltre l’ultkna boscaglia sul mare, là dove approdarono popoli scomparsi e si
si spensero meravigliose civiltà. Ma
in questo paese la vita si è fermata.
Vi abitavano un tempo più di duecento famiglie ora gli abitanti si contano sulle dita. A una a una le porte
delle case grigie hanno chiuso i battenti; uomini e dorme se ne sono andati, sono discesi nella pianura, alcuni si sono dispersi per le campagne,
altri, più numerosi, hanno tentato la
grande avventura : Milano, Torino,
Genova. L’eco del miracolo economico è arrivato un giorno, se n’è parlato, giù in pianura, se ne sono viste le
immagini sugli schermi televisivi, si è
letto sui rotocalchi. Nessuno ha avuto più voglia di continuare una vita
dura, al bosco o alla carbonaia, dietro alle pecore o ai buoi, quando alla
domenica non c’era che da sedersi sul
muricciolo a guardare l’orizzonte o
sulle panche deH’osteria. Al di là di
quella pianura il mondo non finiva,
anzi incominciava.
Società improvvisate costruivano
spiagge per i miliardari respingendo
a monte cinghiali e daini, le pinete secolari immerse nel silenzio profumato
facevano posto a ville e alberghi lussuosi. lungo le strade non correvano
più i cavalli bradi ristretti a pochi pascoli ma pullulavano ostelli e locali
alla moda tra rombare di fuori serie.
11 miracolo era lì, a portata di mano,
lo annunciava un cartello, vicino al
mare che portava scritto magiche parole reclamizzanti lotti di terreno per
rincremento turistico; Zona X, un
Paradiso che si può comperare: "Ecco '
che cosa accadeva nel mondo, si poteva comperare anche il paradiso. Ci
volevano i miliardi, d’accordo, ma
una motocicletta,' un televisore, e
qualche altro diversivo potevano essere procurati anche da un operaio, di
Milano o di Torino. Era giusto, la
vita lassù era anacronistica, non poteva nè doveva durare. Ma non è per
questo che ho scritto la mia (pagina
stasera.
Ho attraversato il paese muto, spettrale nel tramonto che ardeva sui vetri opachi e sui muri coperti d’erba
e gli zoccoli del mio cavallo, sul selciato, sembrava battessero sotto gli
archi di un cimitero. Nella piazza deserta un vecchio mi ha salutato. Davanti a queU’uomo, unica cosa viva,
in quel momento, sono sceso di sella;
ero davanti alla chiesa del paese. Anche il prete è fuggito iperchè nella canonica entrava la pioggia e la piccola
chiesa va lentamente in rovina. « Non
prega più nessuno », mi ha detto il
vecchio indicandomi la ¡povera chiesa
abbandonata, ed è scomparso nell’antro buio di una casupola annerita.
Questo è il miracolo economico.
Per questo è stato ^possibile non pregare più. Delle conquiste, delle mete
raggiunte si è fatto uno strumento di
emancipazione negativa. E’ sembrato
che Dio tenesse ancorati a sistemi di
vita indegni di un popolo civile, alle
tradizioni del conservatorismo che
impedisse di gustare il paradiso promesso del miracolo tanto decantato.
Ora non si prega più. Che cosa c’entra Dio con la motocicletta, con l’utilitaria, il video, la radio portatile?
Anche il prete è scappato. Giù in pianura le chiese pullulano in ogni villaggio costruito di fresco, ma non si prega più.
In altri tempi, nel paese abbandonato avevano fatto credere ai buoni
contadini, ai pastori, ai carbonai, che
Dio fosse qualche cosa di vagamente
associato al ¡padrone delle terre, al
governo avaro e dimentico, e che per
ogni bestemmia mandasse sulla terra, iper immediata punizione, una malattia nel bestiame o un’annata scarsa. Ora c’è la paga fissa, lo stipendio,
e il libretto per la pensione. Non si
prega più.
Ho parlato di Dio con la gente incontrata nel mio vagabondare, mi
guardavano e mi ascoltavano; dicevano di sì, ohe credevano in Dio, ma
vedevo che non capivano perchè Gli
attribuissi tanta importanza, con tutte le cose importanti, nuove e belle
che ci sono nel mondo. Alcuni, quelli
che non sono nelle grandi città, vanno
ancora nella chiesa, ogni tanto. Ma
pregare non pregano ¡più. Prima, lassù, pregavano per la paura, ora la
paura è finita. Dio è ¡passato, le chiese
fresche, bianche, comode, non sono
per Lui, sono per il governo, per la
fattoria, ¡per l’Ente Agricolo di bonifica. Mi sono chiesto da quanto tempo
tanti uomini non pregano ¡più; forse
non hanno mai pregato, come figli al
Padre, forse il buon vecchio che additava la povera chiesa abbandonata
non sapeva che essa era vuota da tanti. tanti anni, vuota di Fede.
Marco
Bisogna aver fiducia
nei cristiani cinesi
Le Chiese dell*Occidente non devono
mai ritirare la loro fiducia verso i cristiani della Cina popolare, nè dubitare della
sincerità del loro impegno per Cristo. Uha
dichiarato alla Conferenza di Northfield
per la Missione cristiana mondiale, a East
ÌSorthfield (VSA), il pastore metodista
T. K. Jones, di New York.
Parlamlo de **La missione cristiana ai
confini dell*Asia di Sud-Est** — tema di
studio per il 1962-63 della missione oltremare delle Chiese americane — il post.
Jones lui detto che, con una popolazione
che nel 1980 si aiwicinerà al miliardo, la
Cina può essere considerata come la chiave delVavvenire del mondo.
**Non rimangono in Cina che dei cristiani totalmente consacrati a Cristo. E* il
risultato di dodici anni di umiliazioni, di
persecuzioni, di isolamento e di arruolamento nel regime comunista, l *parassiti*
del cristianesimo sono spariti. Essere cristiani oggi in Cina non rappresenta affatto
un vantaggio, anzi comporta molti svantaggi e anche seri rischi. E* davvero miracoloso che h Chiese siano viventi, in Cina, e ancora più miracoloso che riprendano ad accrescersi lentamente, dopo aver
declinato per oltre dodici anni**.
La Conferenza di Northfield dipende dal
Con
dici
iglio americano delle Chiese e da undenominazioni. (soepi)
.iiiiiMiiiiiiiiiimii
// 33^ Staio africano
L'UGANOA
Il 9 ottobre è nato il 33“ Stato indipendente africano: l’Uganda Membro del
Commonwealth britannico, la regina Elisabetta è era regina am'he deU’Uganda. Si
tratta di una federazione, al cuore della
quale è il Buganda, un antico piccolo regno
dotato d'uno spiccato senso d’indipendenaa.
La penetrazione europea nel paese era
iniziata poco più di un secolo fa, nel 1860.
« Due spedizioni scrive U. Rosa su La
foce dell'Africa (16-10-1962) — furono effettuaU; quasi contemporaneamente da
esploratori britannici per scoprire le sorgenti del Nilo: Luna, guidata da Speke e
Grant, penetrò nel paese dal sud; Taltradiretta da S- Baker, entrò dal nord. Gli
esploratori trovarono che nell’est e nel
nord del territorio l’organizzazione sociale
era fondata su piccoli villaggi e clan; a sud
e nell’ovest, invece, esistevano numerosi
reami ereditari, dotati di un parlamento
embrionale. In quell’^toca il più grande
dj questi reami, il Buganda, era diventato
il più importante. Quando, nel 1862, Speke
e Graiit arrivarono alla corte del re Mutesa, sovrano del Buganda, si resero conto
di esser stati preceduti di una dozzina d’anni da commercianti arabi e swaliili, dediti
al commercio degli schiavi (...). Henry
QUATTROCENTO ANNI FA, GIORNO DOPO GIORNO
11 massacro dì Wassy
1. Le forze in presenza
Confusione e precarietà caratterizzano la vita dello stato francese agli
inizi del 1562. Tre principali motivi di
inquietudine. Anzitutto la pericolosa
debolezza della monarchia : da quando, nel luglio 1559, è scomparso Enrico II (banalmente perito a seguito di
un incidente di torneo), manca un
uomo forte a reggere il timone dello
stato; il regno di Francesco li è stato
effimero e, dal dicembre 1560, la corona è passata ad un fanciullo appena
dodicenne, Carlo IX. Per lui, si sforza di governare la madre, Caterina
de’ Medici.
Ma governare è difficile, le ambizioni dei nobili si sono risvegliate, i grandi signori cercano di imporre il loro
ccntrollo alle regina, Caterina ha l’impressione di dover lottare per la sopravvivenza della monarchia, e dei
suoi~nufnèfbsi figlioli, tutti iri'giova'-'
nissima età. Il conflitto religioso, infine, interviene ad invelenire ancor
più la situazione: una parte della nobiltà ha abbracciato la causa della Riforma, la contesa per il controllo dello sta-o assume, con il suo sottinteso
confessionale, portata universale, provoca ripercussioni che scuotono l’intero paese e si allargano al di là delle
frontiere.
Agli occhi di Caterina, il pericolo
maggiore è rappresentato dai Guisa,
onnipotenti a corte fin dai tempi di
Enrico II. Il capK» della famiglia, Fran
oesco di Guisa, il famoso condottiero,
ha stretto alleanza (6 aprile 1561) con
il Conestabile Anne de Montmorency
e con Jacques d’Albon, Maresciallo di
St. André: questi signori ostentano
un cattolicesimo intransigente, si ispirano alle direttive ultramontane e
guardano con riverenza verso l’Elscuriale e al suo possente signore, Filippo II. Quando i triumviri ebbero atti
rato a sè anche Antonio di Borbone,
re di Navarra, primo principe del san
gue e collaboratore naturale di Caterina nelle funzioni della reggenza, fino
a quel momento capK> del partito protestante, il pericolo parve alla regina
tropi» grande; ed apertamente essa
SI rivalse verso i protestanti. Per qualche tempx), la corte di Francia non
sdegna di assumere atteggiamenti riformati ; la regina e i suoi figli, se assistono ancora alla messa, frequentano ostensibilmente il culto celebrato
entro le mura del Louvre da pastori
ai seguito dei signori ugonotti (il principe di Condé, l’Ammiraglio Coligny ) ;
Caterina scrive al pap>a lettere inquietanti, in cui reclama l’abolizione del
culto dei santi e l’introduzione del
francese, in sostituzione del latino,
come lingua liturgica. Fatto più grave ancora, la regina organizza un incontro tra teologi cattolici e i rap>presentanti delle chiese riformate (accanto a Théodore de Bèze, l’italiano
Pier Martire Vermigli), inaugurato a
Poissy il 9 settembre 1561, nel corso
del quale si cerca un compromesso
dottrinale, in particolare sulla questione della Cena. In cambio, Cateri
na ottiene i’ap>px>ggio dei protestanti
contro i grandi signori cattolici, che
vorrebbero imporre la loro tutela allo
stato ; grazie alla solidarietà di Condé,
Caterina può tener loro testa nel corso della riunione degli Stati Generali
a Pon tolse (agosto 1561).
La nipwte di Cosimo de’ Medici agisce per opportunismo: il protestantesimo francese, malgrado le persecuzioni, si è in questi anni grandemente
rinforzato, e sembra prossimo al suo
definitivo trionfo. L’adesione della nobiltà alle nuove idee è stata massiccia (e ha arrecato al movimento l’appoggio sostanziale di una forza militare organizzata, capace in ogni momento di passare all’azione); ma an
Quattrocento anni fa, giorno dopo giorno, iniziavano in Francia le
guerre di religione. Si tratta di fatti ben lontani da noi e, salvo poche,
clamorose, ecceziom (la notte di S. Bartolomeo, l’editto di Nantes), ben
dimenticati. Ma si tratta altresì di eventi di portata e risonanza universale, la cui eco si prolungò nel tempo, per confluire come eredità inconscia e pur pregnante nel patrimonio di idealità protestanti che ci sono
state trasmesse, e che anche noi abbiamo assorbito, perchè in esse siamo
stati formati. Che lo vogliamo o no, la nostra presa di coscienza del
mondo cattolico è condizionata da questa eredità, spesso inconsapevole:
come ìa nostra visione della vita è impercettibilmente permeata di un
elemento eroico (si pensi al nome stesso di "protestanti”, al concetto di
"protesta") che viene in linea diretta da un passato di lotte e di martirio.
Celebrare un simile centenario significa dunque, in una certa misura,
riscoprire alcune delle motivazioni più autentiche della nostra protesta:
ed ha, o dovrebbe avere, un implicito valore chiarificatore. Come sempre, quando si ristabilisce una prospettiva storica, nella convinzione che
la storia non condizioni, ma spieghi il presente e contenga perciò, implìcite, le premesse''detl’d\>venire.
Per questo abbiamo pensato di consacrare un certo numero di articoli per ricordare ai nostri lettori alcuni eventi tra i più significativi di
quel tempo tormentato. E’ una pagina di storia dura e austera, alla quale
non ci si accosta senza un intimo scoramento: ma nessuno ha quanto
noi il dovere di meditarla. E forse, il momento non è mal scelto, per
riproporla ai protestanti italiani
che lo slancio proselitistico, alla base
della piramide sociale, non accenna
a diminuire: nell’agosto del 1561, Condé può assicurare Caterina delTappoggio di oltre 2.000 comunità rifor
mate, sparse in tutto il paese. La tentazione politica, dunque, si fa quotidianamente più forte, tra protestanti
che hanno meditato l’esempio svizzero (la Riforma ha tronfato a seguito
dell’azione decisa di piccoli gruppi di
attivisti, che hanno forzato la mano
alle municipalità esitanti, trascinando al loro seguito, a cose fatte, le masse popolari): onde il diffondersi dell’abitudine di circolare armati, solo
in parte giustificata da necessità di
difesa, l’imposizione, sempre più frequente, della coabitazione delle due
confessioni nei locali di culto tradizionali: in una pmrola, la tentazione,
denunciata anche dai pastori, di
« planter l’Evangille par force d’armes
et par violence ».
2. L'editto di gennaio
Dal 1560, Caterina de’ Medici può
contare sulla collaborazione di un
grande ministro, Michel de L’Hôpital.
Le finalità del cancelliere sono meno
scopertamente machiavelliche, più illuminate: fatto rarissimo nel secolo,
l’uomo era tollerante, e, al di là dei
trionfo di un partito, sognava lo sta
bilirsi di una autentica pace religio
sa, in Francia, fondata sul rispetto
reciproco. Ma la pace religiosa, in que
sto mo.mento, ha un preciso significato politico: passa attraverso l’abbassamento dei Guisa e del partito cattolico, e l’innalzamento di Condé e dei
protestanti. L’Hôpital sarà quindi un
prezioso collaboratore p>er Caterina :
al suo fianco durante il colloquio di
Poissy, ispiratore dell’editto del luglio
1561, che, pur conservando il divieto
delle riunioni protestanti, attenuava
considerevolmente le piene e costituiva un primo avvio alla tolleranza, ha
legato il suo nome al famoso editto
di gennaio.
L’azione repressiva contro i protestanti era stata codificata fin dai tempi di Francesco I con l’editto di Cha
teaubriant (27 giugno 1551). Il divieto
d’ propaganda e di riimione, in pubblico o in privato, era rinforzato con
la min.accia di morte, della confisca
dei beni, dell’allontanamento da alcuni uffici pubblici. L’editto di Ecouen
(2 giugno 1559), promulgato da Enri
co II alla vigilia della sua morte, prevedeva un considerevole inasprimento della procedura: ma era rimasta
lettera morta, a causa della scomparsa del re, e del progressivo rafforzaniento del partito protestante. Per la
prima volta, l’editto di Romorantin
(maggio 1560), ispirato dal L’Hôpital,
aveva tacitamente autorizzato ie riunioni in luogo chiuso, pur mantenendo il divieto per le prediche in pubblico: misura insufficente, tuttavia,
per un movimento che reclamava in
tutto il paese Tap)ertura di templi e
che, in molti luoghi, li aveva materialmente creati o occupati. L’editto
del luglio 1561, infine, confermando
la competenza dei giudici ecclesiastici per i processi di eresia (già sottratta ai magistrati ordinari con l’editto
di Romorantin) introduceva per la
prima volta una sostanziale riduzione delle piene (la morte era sostituita
con il bando).
L’editto del 17 gennaio 1562, quindi,
lungi daU’innovare profondamente in
questa materia, corona un movimento di liberalizzazione in corso da alcuni anni: che solo in parte riflette
un disegno pwlitico della regina, e sostanzialmente denuncia il progressivo
rafforzamento del protestantesimo in
Francia. Concedendo la libertà di riunione al di fuori della cinta delle mura e, aU’interno delle mura, solo nelle dimore signorili, accordando ai protestanti il diritto di tenere dei sinodi,
d; organizzare i loro concistori, e, soprattutto, riconoscendo ufficialmente
i pastori, che uscivano in tal modo
dalla clandestinità, a patto di prestare giuramento alle autorità, l’editto
di gennaio sanava una situazione illogica e insostenibile.
Negli ambienti protestanti, p)er altro, l’editto autorizzò tutte le speran
ze. Già l’anno precedente, uno dei capi del partito aveva espresso la sua
fiducia di vedere la Francia converti
ta al protestantesimo « devant que
Tan fut révolu». Nessuno dubita che
U trionfo finale sia imminente; ed anche per questo molti sono disposti ad
affrettarne leggermente i tempi, usando di un po’ di rudezza, dop» tanta
pazienza. La fase « politica » nella
quale è decisamente entrato il protestantesimo francese porta a sottovalutare la reazione cattolica, prevedìbile e inevitabile. Enea Balmas
(continua al prossimo numero)
Stanley, vUitando TUganda nel 1875, aveva
segnalato che la regione apriva nuovi oirizzonti aU’attività dei missionari; con il consenso di re Mutesa missionari proteelanli
e cattolici si stabilirono nel paese, dove già
da tempo predicatori musulmani facevano
opera di proselitismo. Le rivalità religiose
e le lotte di fazione degenerarono in guerre
civili, rivoluzioni e persecuzioni religiose ».
Se non vi è aspro cotale nel contiguo Kenya il problema del rapporto bianchi-indigeni, è invece vivo quello del mosaico di
comunità etniche non sempre facilmente aruicniazbUi. La maggioranza della jiopola
zione è pagana, ma abbastanza forti sono,
nell’ordine, le comunità cattolica, protestante e musulmana. Mentre la Chiesa roniana affretta dovunque la costituzione di
un clero e della gerarchia indigeni (è caratleiistico che al Concilio Vaticano II i problemi delle « giovani diocesi », della missione, della liturgia africana siano in rilievo), le giovani Chiese protestanti si affacciano all’autonomia e assumono la loro pie
na responsabilità.
Responsabilità talvolta pesante, poiché
di fronte agli accesi nazionalismi che spesso si sviluppano, quasi fatalmente, le Chiese africane (come quelle asiatiche, ma qui
si tratta spesso di nazioni coumn<ine già
più mature) hanno il difficile compito di
demistificare i miti nazionalistici e di esser
strumenti di riconciliazione; e talvolta "hanno da condursi in modo tale che possono
essere apparentemente tacciate di inimieizia
e tradimento del proprio paese.
Un esempio al riguardo particolarmente
eloquente e doloroso è dato dal Ghana.
Qualche tempo fa abbiamo informato i nostri lettori delle difficoltà sorte in quel paese del grande arco guineano: il ¡presidente
Kwame Nkrumah — uno dei leaders della
giovane Africa — aveva espulso il vescovo
anglicano di Accra, Roseveare, e rifiutato
il visto di ingresso all’arcivescovo anglicano del distretto. Tali provvedimenti erano
stali presi in ritorsione dell’atteggiamento
del vescovo Roseveare, che, sostenuto dalki
sua chiesa, aveva aperlaJnente criticato l’atteggiamento governativo nella formazione
della gioventù e definita empia la costituzione dei Ghana Young Pioneers, un’organizzazione giovanile assai simile, inututis
mutandis, all’ex gioventù del Littorio, o a
ciò che sono, altrove, altre organizzazioni
giovanili politico-statali.
A qualcuno sarà forse sembrato indebito
Tintervento della Chiesa anglicana in una
questione interna dello Stato, e che, sebbene assai riservato, sia stato fuori luogo
pure Tintervento del Comitato centrale del
C.E.C., che nella sua sessione dello scorso
agosto appoggio quella chiesa — su ricliiesta anche di rappresentanti africani — e
rivolse al Ghana un appello alla riconciliazione. Pensiamo che valga quindi la pena
di riprodurre il ’credo’ che viene inculcato
ai giovani ghanesi — e quanti ’credo’ del
genere s insegnano
? ___
grottesca e triste pa
rodia del credo cristiano :
Credo in Kwame Nkrumah, la forte Guida del Ghana, fondatore delle scuole elementari e superiori ghanesi;
e nel dinamico Partito Popolare del Congresso, sua eccezionale creatura, nostra salvezza, che fu concepito dall’ispirazione dei
tempi, generato dalle masse, patì sotto gli
ordinamenti avversi, perseguitato, percosco, sfinito; ma il terzo mese si risollevò
dalla sua debolezza, dischiuse le ali e spiccò il volo verso il sole; ripieno di nuova
dedizione al suo fine, e più dinamico di
prima, si unì alla Guida senza paura, al
Liberatore in prigione, da dove verrà a
proclamare la verità, a liberarci e a porre
Due fasce nero-giallo-rosse, al centro la gru
dalla cresta: la bandiera delTUganda.
lutti coloro che soffrono o hanno .sofferto,
al posto che loro spetta.
Credo alla santa ispirazione dei tempi,
alla santa crociata di liberazione, all’idea
della saggezza, al superamento dell’imperialismo, al ristabilimento del nostro diritto e ad una vita eterna. Amen.
Non era evidentemente possibile tacere
di fronte a queste forme idolatriche — e
non si dovrebbe tacere, d’altra parie, anello
quando esse non si dichiarano con questa
^‘oncertante sincerità. Ma la denuncia dell’empietà di questa caricatura della fede
non può iiiai andar disgiunta dall’umile
confusione di fronte alla possibilità che tali caricature sorgano; di fronte al fatto che
il nome unico di Cristo, la santità deUa
sua opera liberatrice, la ricchezza infinita
della speranza cristiana sono stati annunciati, al popolo pagano, da una Chiesa che
faceva troppo corpo con una società, con
una ’civiltà’ capaci di suscitare la reazione
di un tale messianismo pagano, che si ripete sotto forme diverse in molti paesi della più primitiva e più ’religiosa’ Africa ne-
4
pa*.
N. 44
9 novembre 196J '1
UN INNO PER NATALE
•' p r ^ ^ ^ 1 p CON VI-VO E SANTO 9IU 61-LO LE - a- IM- HEM-SA tu-ce vi-vi - B* L'O- 3- IN auAi m-FO-610 mi-$e-ro, con ^ ,1 i J« 1 S 1, r ^ u- p V14-MO 1 NO-STRI SCV-KA TER'RAll R4 VI- A“ ,1 V ^ l r, CAN-TI- Cll -L4/-MKNA; fTO- tJ 1 - TA,
L*in-mo cf-ue- T'fto- VA »NOtW Mg •Ul - NO fko stia- ue RI - SSI “ A 1 r 5 r -i -MESSO IN-WAN-Il 1 EMPIE IL GRAN Si - MA GI VE- Me - J- J j> te - co-til LEN-2I- o,' Ha - 01- ul J -J-»
1--^ ^ f ?
4) Il nostro omaggio fervido
di zelo e gratitudine
dégnati accettare,
o Redentore amabile !
Per sempre dimorare
con Te vogliamo e vivere ;
d'un amore eterno
arda il nostro cuor.
( Pubblicalo u cura flellu Commissione Valdese
per il Canto Sacro)
Questo cantico è stato stampato in formalo adatto per poterlo ritagliare e incollare neirinnario al capitolo: LA VENUTA DI CRISTO, i privati e le Corali che desiderano
avere quest’ultimo pei Natale possono richiedere il quantitativo di copie loro cccorrenti alla Libreria Editrice Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino, al prezzo di L. 1.1
la copia.
Ricordiamo pure che tale inno è fra quelli incisi dalla
Corale Valdese di Torre Pellice su disco Radio Risveglio
I.IIL che può essere richiesto come gli altri della serie, anille alla Claudiana, al prezzo unitario di L. LODO (+ L. 10Ü
l.G.E.L
PERRERO > MANIGLIA
vii
I lettori
ci scrivono
Cremona, 29 ottobre 1962
Signor Direttore,
attraverso le colonne del settimanale vorrei richiamare l’attenzione
dei Conisilio Federale delle Chiese
Evaiigelioliie d’Italia, perchè faccia
perveniire un messaggio ai partecipaMi cattolici ed acattolici del Concilio Eìouimeindco Vaticano li, per
ohiedere maggiore libertà per le chiese evangeliche di Colombia, di Spagna e delle altre nazioni dove avvengono in pieno secolo XX ancora
ponseouzioni religiose. Una conferma da parte della chiesa cattolica,
per .un impegno a far sì, che persecuzioni del genere non accadano
più, sarebbe la miglior prova di un
iniaio di collaborazione delle Chiese
Crietiane.
Un appello del genere, portato
di fronte all’opinione pubblicai italiana e mondiale non dovrebbe restare inascoltato data ^importanza
della sede a cui viene riililesto, e
perchè Cardinali e Vescovi colombiani e spagnoli sarebbero direttamente chiamati in causa per una assicurazione della non violenza.
Inoltre per le Oiieae Italiane, doviobbe easere un impegno morale
di far conoscere quanto sopra il più
poaaibile, perchè tutti i fratelli in
elisilo ti|o'tìino finalmente quella
consprensione, quella pace neUa sicurezza e nella libertà di professare la loro fede impunemente, senza
intteiferenize arbitrarie da parte del
clero e dei fedeli cattolici.
Augurandomi che la mia umile
proposta sia presa in considerazione dal Consilio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, ringrazio; e
saluti cordiali in Cristo Gesù.
A ihos Mandelli
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
MILANO
Lunedi 29 ottobre nel Tempio di Maniglia alla presenza di numerosi parenti ed
amici, è stato celebrato il funerale di Giuliano Novizio, di anni 32, deceduto all’ospedale civile di Pinerolo ov’era stato
ricoverato in seguito a disgrazia occorsagli durante una partita di caccia sui monti
di Maniglia. Ai genitori così dolorosamente provati dalla dipartita del loro unico
figlio e ai parenti tutti rinnoviamo l’espressione della nostra profonda simpatia.
— Nel mese di ottobre abbiamo celebralo il matrimonio di Coslabello Ferniccio e
Sanmartina Mari-ella, alla presenza di un
folto gruppo di amici e parenti degli sposi.
Il Signore sia rospile invisibile del focolare che Egli Ila benedetto nel suo grande
amore.
— Domenica 11 c. m. avremo la visita
delle sorelle di cliiesa di Ferrerò ; rincontro avverrà al teatro alle 14,30. Fin d’ona
diamo loro un caldo benvenute. Aspettiamo tutte le sorelle di cliiesa di Pomare'.lo
e dell’Inverso Pinasca per tale circostanza.
— La Scuola Materna di Pomarétto, olire all’orario normale cifre la possibililà di
accogliere i bambini dai 3 ai 6 anni delle
famiglie degli operai, dalle 7 del mattino
alle 18,45.
Domenica 11 corr. alle 10,30 avrà luogo
un culto di S. Cena al Clot Inverso.
E’ slata celebrata la festa della Riferma,
insieme alle altre Chiese evangeliche della
città; il Past. E. Ayassot ha tenuto il 31
ottobre, nella Sala Valdese, una conferenza
sa « La Riforma e il mondo laico ». Domenica 4 novembre lia avuto luogo il cullo
commemorativo della Riforma.
Come ovunque, il Vailicano II è all'ordine del giorno. E’ necessaria un’opera di
chiarificazione, e desiderìaiuo compierla
in due modi. Verso di noi, innarazitnitilo :
vogliamo conoscere meglio .ohe cosa siano
i Concili e che cosa sia o possa essere il
Vaticano II; sarà questo l’argomento di
una serie di rìunioini dì cultura religiosa.
Ma sentiamo anche il dovere di dire al
mondo ohe ci circoinda che cosa sia veramenile il Protestantesimo. Abbiamo quindi invítalo alcune petisonalilà del mondo
protestante a itenere nel noi&lro Salone una
serie di conferenze, a cui vojrreiinnio che
ogni membro di Chiesa aecompagnasse un
amico caUolico-romano. In sere ameora
da stabilire, ma fra I’8 e il 18 novenxbrc
avremo Ire conferenze: parleranno il Past.
Luigi Santini su « Lo' sviiluippo storico del
Protestainitesimo », il Past. Jacques Marchand su « Il Protestanteisimo Rifomiato », il Past. Glenm Williams su « Il Protestantesimo e rEoumenismo ». Conoiseiamo tutti il Past. Santini, storico noto anche negli ambienti italiani di cultura; il
Past. Marchand di Marsiglia è uno dei di.
rigenti del Proteslantesimo francese e
membro del Comitato centrale dell’Alleanza presbiteriana mondiale; il past.
Williams, che abbiamo già iidito in altra
occasione, è unoi dei segretari del Consiglio ecumenico delle Chiese.
Le aitlività sono iniziate. La Scuola domenicale inizia alle ore 10, con un poco di
esercizio di canto, a cui segue un breve
cultO' per i bimbi; quindi essi si dividono
in otto gruppi. La Corale, sotto la guida
del Dr. Franco Gay, sembra conoscere
qiuesit’anno un promettente incremenilo di
membri e d’impegno. La Lega femminile
ha ripreso la sua attività, ed è impegnata
nella preparazione del bazar che si terrà
il 2 dicembre; si parla pure di riunioni
serali, per raggiungere coloro che non
possono partecipare alle riunioni pomeridiane; si programmano studi, soprattutto
hiihliici ; la prossima riunione sarà il 29
ottobrei.
Ultimamente è stata battezzata Robería
Cavagrìaro; si si>no uniti in matrimonio
Samuele Truglio e Maria Rosa Ariani; ci
hanno lasciati Pietro Lantaret, Bice Cammisto. Elsa Schwonder, Giovanni Franco
Orioni. Rinnoviamo agii uni e agli altri
respressione della nostra solidarietà fraterna nella gioia e nel dolore.
TRIESTE
I
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
Domenica 4 novembre è stala lelebrata la
festa della Riforma. La sera nella sala di
Via Torrebianca, si è svolta un'agipe fraterna; quindi il past. Mnsacebia ha tenuto
una ( onversazione su « l.a Rifcrnia e ¡’unità della Clii.-.sa », con proiezioni.
Sabato lo novembre alle 20,15, neUa salateatro di Vi:i Torrebianca la filodrammatica
della comunità evangelica lergeslina darà
«La torre sul pollaio», di Vittorio Calvino.
I culti hanno ripreso ad essere l'elebrati
nella basilica di S. Silv©.stT3, dopo il periodo nel corso del quale sono stati tenuti
in comune con la locale Chiesa metodista.
Si è ripetuta la simpatica esperienza dell’anno scorso, di avere riunioni ben frequentate proprio nel f-eriodo tradizionalmente di ’magra’. Vi è chi pensa che bisognerebbe continuare tutto i’anuo, non essendoci una vera ragione per cui elvetici e
valdesi si riuniscono alla stessa ora e a poche centinaia di metri dai melodisti, per
adorare lo stesso Dio con la stessa liturgi.i
e le stesse letture bibliche.
In questo tetnpo « ecumenico », l’opuscolo del Past. Girardel: «Il Protestantesimo
e l’nnilà della Chiesa », invialo a tutte le
famiglie, ha aiutato molti a chiarire le proprie idee. 11 Pastore locale aggiunge: «Se
moLi ne invieranno l’importo in segno di
lina giornata impegnativa
[ter la Comnnità di Torino
[continua da pag. 1)
solo dei nostri periodici, ma anche delle
nostre pubblicazioni. In alcune chiese si
avviano « depositi », rilanciando con speranza un tentativo che in passato non è
stato, invero, brillante. Ma forse oggi l’interesse generale per il libro è più desto.
Al renìro di questo convegno si è svolto,
ancora nel tempio di Corso Vittorio, il
cullo pomeridiano, nel corso del quale il
Past. Giorgio Bouchard ha parlato sul tema : « L’era protestante ». Tracciando una
parabola di largo respiro, ha dato, degli
ultimi 459 anni, uno dì quei quadri storici
10 cui è maestro e in cui ha verificato, sulla base di esempi numerosi e calzanti, la
tesi di Paul TiUieb, che definiva l’epoca
fra il 1517 (95 tesi dì Lutero) e il 1917 (rivoluzione .d’ottobre) l’era protestante, appunto : un’epoca in cui il nerbo della civiltà occidentale, anche nei suoi elementi
gradualmente più laicizzati, rem un’impronta protestante incontestabile. Tale era,
ne! convulsi ultimi decenni, séjhbra revoluta. Ma il Protestantesimo ha in sè ste.sso
la forza di una perenne Riforma: la Parola
di Dio, che lo ha costituito. L’oggi lancia
al Prolestaiilesìiu:) la sfida non di adattarsi
latticamente alla realtà odierna (Roma, nel
suo insieme, cerca di farlo), ma di annunciare oggi l’Evangelo; non importa se siamo ancora alla ricerca, la sfida vai la pena
d- esser sollevata, ed è la nostra ragion
d’essere chiesa, testimone di Cristo Signore. Quanto al timore che una « civiltà »
Iramonlì, non è timore che dovrebbe toccare chi ha ascoltato il severo e robusto
Evangelo: « Ogni carne è come l’erba e
tutta la .stia grazia come il fiore del campo;
l’erba si secca e il fiore cade, ma la Parola del nostro Dìo dura in eterno ».
Al leriiiine di questo cullo pomeridiano,
11 Past. R. Sarcomani, della comunità ballisla di Via Passalacqua, ha recato il saluto
fraterno e l’augurio di tulli gli evangelici
(orinesi, per i quali il tempio di C. Vittorio è tin po’ il simbolo più rappresentativo della presenza evangelica nella città.
Una bella giornata, per la lomunità valdese di Torino e per quanti si sono a lei
uniti in quest’occasione. Un pensiero di
viva gratitudine a quanti hanno contribuito a renderla tale. Al Signore la lode e la
gloria per la sua Parola che ci costituisce
I liÌBhSa, popolo suo; che ci nutre e corrobora la nostra fede; e ricordiamo la parola del Beckwith, per mezzo del quale
questo tempio ci fu dato: «O sarete missionari 0 non sarete nulla- ». rep.
Personalia
La Signorina Elena Fuhrmann si è
laureata in « lingue e letterature straniere » presso l’Università « Bocconi »
di Milano con il massimo dei voti.
Alla neo-dottoressa i nostri più vivi
rallegramenti.
Vita* evangelica
Inaugurazione dell’anno seolastiro
1I)62-I)3 della Scuola Evangelica
di “Cappella Vecchia,, ■ Sapoli
apprezzamento, il Pastore iliiarirà le proprie idee in fatto di finanze » (e la Editrice
Claudiana pure. N.dir.).
Durante un’imponente assemblea generale di ben sette signore, l’Unione femminile Ila deciso di preparare un bazar per il
1" dicembre; essa si raduna ogni mercoledì
pomeriggio per prepararlo. 11 12 dicembre
avrà luogo un incontro femminile ecumenico con tè e proiezioni sul tenui: « Com’è
nata la Bibbia ».
Lunedi 12 novembre si terrà una riunione dji preghiera interdenominazionale.
Si sono sposiili il doti. Benvenuto Sabini
0 la sig.iia Ida Zonta.
11 Signere ha richiamalo a sè, negli iillinii mesi: Sofia Barlirach; Giorgina Creiiiesi
Benussi; Edwin Stuparich; Angelo Jegg;
Roberto Lutz; Giovanni Francesclie'ti; la
baronessa Cecilia Rititmeyer Collioud, fon
ilulrire deirAsilo per i ciechi di Barcola.
« Il Signore ha dato, il Signore ha tolto.
Sia henedello il nome del Signore ».
Il 3 OiMobre nel salone della Scuola
Evangelica di CaippeUa Vecchia nel palazzo Valdese in via dei Cimbri 8, ai è
svolta la cerimonia di apertiiiira del nuovo
a-mro sco'laatiea. 11 Presidente del iComitato della Seu.òla, Sig. Micdiele Andreozzi,
ha rivolto alle famiglie intervenute ed agli
alnnini mi cordiale salulo. Dopo aver annnn®iato con rammarico Fassenza dei Pastore Davide Cielo dovuta a seri motivi
di famiglia, il Sig. Andreozzi, in un breve discorso-, ha fatto risaltare che alla
Iwise della scuola vi è l’in-segnamento dei
principi oilsliani secojido la Pacolla di
Dio. Ha poi iliiufiilralo il muovo o-rdinaniento sco-la-stico-, am^icando die in avvenire la scuola posisa assolvere ai su-oi Impegni come sempre; lia ra-oco-mamdaito alle
madri di ee-gnire costantemente lo sviluppo fisico e intolleiluale dei loro fiigli e di
collahorare con l’opera della scuola aflincliè questo sviluppo avvenga nelle migliori cond-izio-ni e per tm ma-gigiore ren-dimenloi. Ino-ll-re, ha aissicurato il funzionamento della refezione scolastica e del servizio auto-niohiliislico. Il Presidente ha
presenlato il co-rpo insegnante con le sue
nuove maestre in so-slituzio-ne di quelle
«scenti ed ha ìnfi-ne espresso- loro ed agli
alunni ra-ugurio perchè l’-a-nno scolasticu
sia iniziato e svolto con en-luisiaismo e buona volo-nlà.
La cerimonia si è quindi con-olusa con
la preghiera reoitala da un ahi-nno di IV“
dasse e con un inno cantato daill’intera
scolaresca, nien-lre scattavano alcune fotografie.
Dalla Comunità
di via del Cimbri
Coi primi di o-Uobre tiuite le a-ltivilà
detll-a Ghieisa lia-nno -ripreso in pieno ; al
culto dell-a -domenica 7 ottobre è sl-al-a celebrata la S. Cena.
In precedenza il Consiglio di Chiesa e
l’Aissemblea nelle loro d-ue sed-ule d-d 18
e 30 settembre avevano rii^etitivaimenie
eia-borato e approvato il proigramma delle
a-Dtdvilà per il 1962-63 Si erano pure occupati della questione del ma-ncato accoglimento ddla nostra doma-nda di autonomia, esprimendo il rincrescimento che,
per anotivi die la nostra Comunità non
riconosce -del tutto giusti, l’aulonomia -ci
sia sta-ta ne-g-a-ta, almeno p-er quest’anno,
e si sono dichiarati pronti a fare ogni sfor.
zo per sanare la orisi interna due ha travagliata la nostra Comunità, in uno spirilo di carità .cristiana, secondo il -desiderio deMa Tavola Va-ldese e del Sinodo.
La Scuodia Doimenicale e la Scuola Biblica hanno ripreso i loro -corsi con un
buo-n numero di alunni ; aii-cbe quest’anno
è assicurato il servizio di prelevamento
dei ragazzi media-nte -un piccolo pullman,
Amelie i corsi di Catechismo e l’Unione
Giovanile hanno ripreso la loro a-ttività.
Il nuovo Seggio dell’U. G. è cosi composto: Eraldo Pagano, presidente; Vittoria
Li-ragria, vice presidente; Anna Rusi, cassiera; M. Anilonietia Cielo, segretaria. Auguriamo buon lavoro ai nostri cari giovani.
L U-n-ione Femmiinile, ohe si riunisce
settimanalmentie sotto la guida della solerte tno-glie dèi Pastore, è in questo momento a-ttivamente impegnata' all-a prepa-razione d-el Bazar ohe si terrà, Dio volendo, nel
mese di novembre.
Da queste colonne desideriamo inviare
ancora un caldo ri-ngraziamenlo al Pastore
Roberto Nis-bel, per l’opera da lui svolta
nella -nostra Comunità duranile l’assenza
del nostro Pastore.
Battesimo. — Il 16 settembre è stato ballezza-to il piccolo Roberto Neunibert, pri-,
ino-genito della nostra sorella Rosa Maria
Del Giudice. 11 Signore lo benedi-ca tun la
sua famigilia.
Funerali. — Nel corso del mese di o*llohre sono decedute tre sorelle in fede
l>er le quali, aniclte se non appartenenti
alla nostra Co-munità, il Pastore Valdese
è stato chiama-lo a celebrare il rito funebre. Esse sono: Maria Acliard, ved. Pfisler, di a-nni 86, deceduta a Sorrento ;
Margherita Terzi, di anni 89; Beatrice
Gniber, -nata Meuricoffre, dd anni 79. Alle
fami-glie la nostra simpatia cristiana.
Il 19 ottobre, dopo soli tre giorni di
grave malattia, è deceduto il piccolo Da
niele Fiorio, d-i a-nni 2 e 8 mesi, terzo-genito dei noist-ri fratelli Alberto e Argentina Fio rio.
Anche il piccolo Rosario Maida, di mesi 4, è stalo tolto aU’affelto dei genitori
in pochissimi giorni. Il padre del hi-mbo,
dottor Eugenio Maida, pur no-ii professando la nostra fede, è un sincero amico degli evangelici per 1 quali presta volontàriamente la sua opera in imo dei nostri
Ambulatori tnedici.
Per questi genitori, co-sì duram-emte colpiti dalla iH'ova, invo-di-iamo le toii.solazioni divine e quel confo-rto die solo la
fede nel nostro Pad-re Celeste può dare.
F. F.
Scuola Latina
di Pomarétto
Doni ricevuti fino al 30-10-1962 dalla direzione che, riconoscente, ringrazia.
Pro campana: Elena Geymonat (Torino)
1.000; Vera, Franca, Nella Meynier (S.
Germano Cliisone) 10.000; Barai Franco
(Perrero) 2.000; Cesarina Rostan a ricordo
compleanno Paolo Rostan 4.000; CriU
Franco (Prali) 3.000; 1 nipoti: Arturo, Elvira, Ida, Giulietta, Elsa in memoria della
zia .Alina Ballila 6.000.
JNel centenario dell’opera
Un invito
alle ex ‘‘ferrettine,,
Il 18 novembre a Firenze sarà ricordato il centesimo anniversario della
fondazione dellTstituto Evangelico
Femminile Italiano, il nostro « G. Ferretti ».
Al mattino presiederà il culto il Moderatore past. E. Rostan, nel pomeriggio ci ritroveremo in via Manzoni,
e vi sarà quindi possibilità di visitare
i locali che attualmente ospitano l’Opera, in via Silvio Pellico 2.
Sono attese rappresentanze delle
Chiese madrine (Milano, Bergamo,
Como), non mancheranno persone che
hanno lavorato o sono state ospitate
al Ferretti; da queste colonne rivolgiamo un caldo invito a tutte le exferrettine: cercate di venire fra noi
per quel giorno, unitevi in un sentimento di affetto solidale a coloro che
grati al Signore si raccolgono attorno
al vecchio, caro « Ferretti ».
I familiari di
Angiolina Pattini
fornerone
esprimono la loro commossa gratitudine a quanti hanno manifestato la
propria simpatia cristiana p>er l’improvvisa dipartenza della loro cara.
Ihnerolo, 27 ottobre 1962
La famiglia Barale, commossa per
le testimonianze di simpatia ricevute
in occasione della dipartita di
Barale Domenico
ringrazia quanti hanno preso parte al
suo dolore in questa luttuosa circostanza.
Chiotti di Riclaretto, 1-11-1962.
I genitori ed i parenti tutti di
Giuliano Novizio
commossi e riconoscenti ringraziano
di cuore quanti in qualsiasi modo
hanno voluto dar loro prova di simpatia nel loro immenso dolore-. Un
ringraziamento particolare rivolgono
agli amici di Sanremo.
« Vegliate, state fermi nella
fede» (1 Cor. 16: 13)
Maniglia - Sanremo 30 ottobre 1962.