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Anno 122 - n. 30
25 luglio 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Grappo 1 bis/70
In caso di mancato recapito riap^iire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UN BILANCIO DEL DIFFICILE RAPPORTO TRA BASE E VERTICI, TRA CENTRO E PERIFERIA
Punti
di vista
Uno studente del Terzo Mondo che per anni ha usufruito
dell’aiuto di una delle nostre
chiese per i suoi studi raggiunge il diploma ed è pronto ormai
a tornare a casa. Ma la madre
gli fa sapere che per la fame e
l’oppressione che c’è nel suo
paese sarebbe più utile a sé e
alla famiglia restando dov’è, cercando un lavoro e mandando a
casa qualche aiuto. E lui resta.
Come reagiamo di fronte a
un caso di questo genere? Probahilmente in modo negativo.
Da anni ormai abbiamo preso
coscienza del problema dell’immigrato dal Terzo Mondo; chiamandolo biblicamente « lo straniero che è entro le tue porte »
abbiamo riconosciuto come parte integrante della nostra vocazione l’impegno per la sua accoglienza e integrazione. Ma per
la maggioranza degli immigrati
con cui siamo venuti in contatto, gli studenti, abbiamo inquadrato questo aspetto della nastra vocazione in uno schema di
questo genere: si tratta di aiutare chi temporaneamente è qui
per prepararsi e tornerà quindi
a càsa per lavorare, oltre che
per sé, per il progresso del suo
paese. Se quindi i il soggiorno
dello straniero che studia entro
le nostre porte da temporaneo
si fa stabile, abbiamo probabilmente l’impressione che lo straniero non stia alle regole del
gioco non solo nei nostri confronti, ma anche e soprattutto
nei confronti del suo paese.
Ma è realistico e giusto lo
schema a cui ci riferiamo? Lo
sarebbe se fosse davvero libera
e possibile una scelta individuale tra stare e tornare. In realtà
questa scelta in moltissimi casi
non esiste e ciò che rende irreversibile — almeno per il momento — il busso migratorio
dai paesi del Terzo Mondo è
quel complesso di contraddizioni e squilibri economici e politici che il Primo Mondo ha
esportato nel Terzo dove si è
impiantato in forme ingigantite
ed esasperate. Davvero possiamo pretendere che uno straniero torni col suo diploma in un
paese il cui regime dittatoriaie
persegue l’arricchimento di una
chiusa élite anziché lo sviluppo
di un popolo, in ciò aiutato e
condizionato dall’appoggío culturale, economico, politico e militare del nostro o di qualche
altro paese occidentale?
Intanto, a monte di queste
preoccupazioni, una saracinesca
rischia di abbassarsi con una
tragica semplificazione del problema: il disegno di legge del
governo circa « nuove norme
sull’ingresso ed il soggiorno degli stranieri », formulato emotivamente (ma non troppo) sulla
scia di Fiumicino e dell’Achille
Lauro, intende arrestare il flusso migratorio affidandone il controllo ad una incontrollabile discrezionalità dell’autorità amministrativa. L sua approvazione
vanificherebbe la legge sul collocamento ed il trattamento dei
lavoratori immigrati già passata
alla Camera.
Sul terreno dei nostri meccanismi culturali e su quello dell’azione politica c’è ancora molta strada da fare per la solidarietà con i nostri fratelli del
Terzo Mondo. F. Gìampìccoli
Le punizioni esempiari di Roma
Se è fallita l'operazione di punizione esemplare dei teologi della liberazione non è detto che
fallisca quella dell’esperienza dei cristiani cattolici che partecipano alla rivoluzione sandinista
Negli ultimi due anni il nostro giornale ha seguito da vicino gli sviluppi della polemica
da parte del Vaticano, in particolare del « difensore dell’ortodossia della fede » card. J. Ratzinger, nei confronti dei teologi e della teologia della liberazione latinoamericana. Oltre ad
alcuni temjjoranei e limitati provvedimenti amministrativi
(silenzio per un anno al teologo
Leonardo Boff per es.), segno
evidente di una certa debolezza
del « centro » vaticano nei confronti della sua « periferia », sono stati pubblicati da parte della Congregazione per la dottrina della fede due documenti,
chiamati con un certo ottimismo « istruzioni », per cercare
di depurare, ridurre e inglobare
la sempre più diffusa e vigorosa
riflessione teologica che si sta
svolgendo tra i cristiani latinoamericani.
L’autogoal
del cardinale
Oggi, a poco più di tre mesi
dalla pubblicazione del secondo
documento (presentato sul numero del 18 aprile del nostro
giornale), è tempo di bilanci, e
ci sembra di poter affermare
che, almeno nei tempi brevi, il
cardinale ha segnato un clamoroso autogoal. Prima di tutto
perché ha fatto di una disputa
teologica interna una materia di
grandé interesse per i mezzi di
comunicazione di massa e quindi per ropinione pubblica. Leonardo e Clodovis Boff, in un loro recentissimo libro (Come fare teologia della liberazione, Assisi 1986) affermano che l’interessamento vaticano ha fatto
« esplodere la sua [della TdL]
problematica sul piano della
chiesa universale » (p. 128) e che
oggi la teologia della liberazione « è oggetto di discussione
nelle università, nei sindacati e
in altre istituzioni culturali e
politiche. E’ argomento di conversazione nelle famiglie, nei
bar, all’angolo delle strade, al
punto di ricordarci le discussioni teologiche della chiesa antica, in cui il pop)olo in massa si
sentiva appassionatamente coinvolto» (p. 131).
Per parte loro i documenti non
sono riusciti a mettere sotto ac
cusa i teologi, a staccarli dai
loro più diretti responsabili nella gerarchia, a indebolire le
esperienze di base e la crescente
volontà di autonomia da Roma
della parte più consistente e accreditata sul piano internazionale dell’episcopato latinoamericano.
Una frontiera
dì retroguardia
I documenti, inoltre, hanno
ricevuto più critiche che approvazioni (l’ultima autorevole reazione critica viene dai gesuiti di
E1 Salvador, Adista n. 16847 del
23-25 giugno u.s.), oppure sono
stati utilizzati come meritavano: rivoltati contro le intenzioni dei loro estensori. Ne è un
efficace esempio la risposta dei
due fratqlli Boff, Leonardo e
Clodovis, alla seconda istruzione
, (pubblicata da Adista n. 16796
del 12-14 giugno u.s.). I due Boff
ritengono che il maggior significato storico del documento sia
il riconoscimento e l’assunzione
da parte di Roma della problematica della liberazione (citano
Il CORINZI 4: 5
Completa dedizione al Signore
« Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo^ Gesù quale
Sigpiore. e quanto a noi ci dichiariamo vostri servitori per amore
di Gesù ».
La comunità cristiana primitiva considerava la proclamazione della signoria di Gesù Cristo
il cuore del messaggio neotestamentario. Confessare la fede in
Gesù Cristo, significava riconoscerne la sua sovranità esclusiva: « Abbiate in voi gli stessi
sentimenti che sono stati in Cristo Gesù — afferma un antico inno cristologico, usato probabilmente nelle prime comunità cristiane come testo liturgico battesimale — il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso,
prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; apparso esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo
ha sovranamente innalzato e gli
ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel
nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e
sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre »
{FU. 2: 5-11).
Al centro della predicazione
cristiana vi è dunque la persona e l’opera di nostro Signore
Gesù Cristo. L’apostolo Paolo è
pienamente consapevole di essere stato anch’egli chiamato ad
annunciare agli uomini la misericordia di Dio. Il suo compito non
è quello di presentare se stesso:
la sua preparazione teologica,
l’eccellenza delle rivelazioni ricevute, le sue esperienze missionarie, la sua autorità apostolica,
non costituiscono l’oggetto della sua predicazione. Infatti il
compito dei predicatori è quello
di collaborare, secondo il dono
ricevuto dal Signore, alla difusione della parola di Dio (/ Cor.
3: 5-9). Il messaggio paolino si
riallaccia dunque alla più antica
comunità cristiana palestinese
nella proclamazione del contenuto del messaggio evangelico.
Il discorso di Pietro alla Pentecoste, probabile testo omiletico circolante nelle comunità giudaiche, termina con un chiaro
riferimento alla signoria di Gesù Cristo: « Sappia dunque con
certezza tutta la casa d’Israele
che Dio ha costituito Signore e
Cristo quel Gesù che voi avete
crocifìsso » {Atti 2: 36).
Ma qual è la situazione odierna? « Le chiese — mi diceva con
amarezza un amico che possiamo definire un cristiano senza
chiesa — hanno sostituito le loro comprensioni del cristianesimo al fresco messaggio evangelico ». Le chiese, nel corso dei
secoli, secondo l’analisi di molti, il mio amico è solo uno dei
tanti, avrebbero cercato di sal
vaguardare le loro immagini, a
discapito del messaggio evangelico, contestatore di tutti i poteri, ecclesiastico incluso. La
Chiesa cattolica, sulle orme di
Agostino che, per primo nella
storia del pensiero teologico considerò la chiesa corpo mistico di
Cristo, ha finito per identificarsi completamente con Gesù Cristo.
In realtà, è la progressiva istituzionalizzazione che ha portato
la Chiesa romana ad identificarsi completamente con il Signore
confessato. La Costituzione dogmatica sulla Chiesa, approvata
dal Concilio Vaticano II, riafferma l’identità sostanziale tra il
Cristo e la Chiesa: « Chi ascolta
i vescovi, ascolta Cristo, chi li
disprezza, disprezza Cristo e Colui che ha mandato Cristo » {Lumen Gentium § 20).
E le Chiese evangeliche? La
parola di Dio, ron la tradizione,
non la voce delia Chiesa, rimane
unica fonte normativa. Sembrerebbe dunque riconosciuta la signoria di Gesù Cristo, nella vita
comunitaria e nella consapevolezza di una testimonianza evangelica adeguata all'oggetto della
sua confessione. Mr è proprio
così? Il mio amico, forse con un
po’ di esagerazione, rilevava il
carattere etico del nostro evangelismo: una etica individualista, ispirata a generici principi
evangelici, sarebbe, ad esempio,
alla base della testimonianza
Eugenio Stretti
(continua a pag. S)
il punto 2 del documento), e ricordano che il papa stesso, ^ ai
vescovi brasiliani il 9 aprile ’86,
ha dichiarato che « la Teologia
della liberazione è non solo opportuna ma utile e necessaria.
Essa deve costituire una nuova
tappa della riflessione teologica ». Con i suoi documenti e
con gli interventi del papa, sempre per i due fratelli Boff, Roma stabilisce una frontiera di
retroguardia: « il consenso fondamentale minimo che la chiesa
può esigere da ogni cristiaiio
oggi. Con essi, la chiesa traccia
una frontiera di retroguardia nel
grande cammino nel quale è impegnato tutto il popolo di Dio.
Sarebbe stato fuori misura e ingenuo sperare che Roma facesse
da avanguardia in una riflessione che comincia appena ad iniziare il suo cammino. (...) Se ci
è permesso usare un paragone
tratto dalla nostra cultura calcistica, diremo che con questo
documento Roma ’garaatise^ la
difesa’ della Teologia della liberazione (e si tratta in verità di
una difesa 'serrata', contro la
quale oggi è difiìoile fare goal).
Ora i teologi possono tranquillamente ’avanzare alTattacco’ e
fare qualche goal contro le forze dell’oppressione fino alla vittoria finale, 'se Dio vuole’ — come dice il nostro popolo » (pp.
11-12).
In ogni caso, sembra evidente
che la teologia della liberazione
esce rafforzata e maturata da
questa prova di forza, e con essa, ovviamente, oltre ai teologi
cattolici, anche la gerarchia che
l’appoggia e le esperienze di base cattoliche. Non solo, anche
per i protestanti latinoamericani si tratta di una vittoria perché così si rafforza Tesperienza
di dialogo e di lavoro comune
confermando anche una linea di
tendenza aU’interno delle chiese
evangeliche — quella dell’apertura ai problemi specifici del
continente e all’impegno ecumenico interdencminazionale e interconfessionale — che non appare per nulla scontata visto
l’impegno sempre più massiccio
di organizzazioni religiose « evangeliche » che spingono in direzione opposta.
Possibili tentazioni
Nel prossimo futuro, perciò,
assisteremo ad un approfondimento delle tematiche snecifìche della teologia della liberazione che partono dall’articolazione tra ciò che è più decisivo
(la conversione a Dio) e ciò che
è più urgente (la liberazione dalla miseria), tenendo anche in
maggior considerazione le possibili tentazioni a cui questa i.eoiogia è esposta e che così vengono riassunte dai fratelli Boff
nel libro già citato: « Noncuranza delle radici mistiche da
cui germoglia ogni vero impegno per la liberazione, soprav
Eugenio Bernardini
{continua a pag. 4)
2
2 vita delle chiese
25 luglio 1986
LA STORIA DEL TEMPIO VALDESE DI FIRENZE
Holy Trinity Church ieri e oggi
Il tempio di vìa Micheli è ad un tempo croce e delizia della
chiesa valdese di Firenze. Delizia perché si tratta di^ un edificio monumentale e prezioso, comprato ima ventina d’anni fa dagli anglicani, ben diverso dalla spartana semplicità della maggior parte
delle nostre chiese; croce perché comporta oneri finanziari insostenibili per le esigenze di manutenzione e restauro.
La chiesa valdese di Firenze si è recentemente riunita in assemblea per decidere sul futuro dello stabile, approvando im ordine
del giorno che « dà mandato al Concistoro dì esplorare le possibilità di affittare via Micheli sia all'Università che ad altri Enti con
un contratto quinquennale o decennale, fermo restando che saranno a carico dell’affittuario le spese di restauro, uso e manutenzione». , , , . , ,
Sulla storia della Holy Trinity Church — il vecchio nome del
tempio di via Micheli — pubblichiamo l’articolo di Carlo Gay che
segue.
Il XIX secolo è segnato, fra
l’altro, dalla venuta di numerosi
stranieri in Italia. Per motivi
commerciali, turistici, sanitari,
questi uomini giungono dall’Inghilterra, dall’America, dalla
Germania, dalla Svizzera. In Toscana Timmigrazione è costituita principalmente da inglesi,
tanto che « turista » e « inglese »
diventano sinonimi. E’ famosa
la frase del vetturaio al padrone d’albergo: « Sono arrivati
due inglesi: uno russo e l’altro
americano ».
Non è quindi un fatto strano
se la Toscana conta fra i suoi
monumenti un numero notevole
di edifici dedicati al culto. Sui
Lungarni, il nome « Chiesa Scozzese » è l’xmico ricordo di un palazzo che fu, per decenni, la sede della Chiesa Presbiteriana e
della Chiesa Riformata (oggi venduto ad una Galleria d’Arte). A
Livorno, la Chiesa Anglicana dedicò alla Misericordia un grande
tempio, lungo la Via degli Elisi
(oggi Verdi) con l’impegno di
tenere in ordine il grande cimitero inglese (impegno spesso disatteso).
Sempre a Livorno, la Chiesa
Valdese ha sede nelTedificio costruito per il culto presbiteriano. Sede per anni del rev. Stewart, divenne centro di diffusione della Bibbia per tutta la Toscana. Le varie correnti dell’evangelismo scozzese appoggiarono la Chiesa Valdese, con la
costituzione della Facoltà di Teologia nel palazzo Salviati in Firenze, e le Chiese Libere, specialmente tramite il pastore Douglas, con il dono della Chiesa
Evangelica di Via de’ Benci alla
comunità libera del pastore Bartolomeo Gualtieri. Figli e nipoti
di questo pastore vissero la loro testimonianza nel Canada,
nella Chiesa Metodista prima e
nella Chiesa Unita del Canada
poi.
Non fu dunque casuale la
nascita di un collegamento fra
la Chiesa Anglicana e la Chiesa Valdese, quando la partenza
di tanti inglesi daH’Italia e da
Firenze mutò la loro consistenza munerica ed economica, fi
Comitato della Chiesa d’Inghilterra, rappresentato dal vescovo di Gibilterra e dai fiduciari
del Comitato locale, nonché dall’Arcidiacono Bailey e dal rev.
Church, e, la Tavola Valdese,
giunsero alla conclusione di una
compravendita a favore della
Chiesa Valdese (settembre 1967),
la quale potè riunire in un solo
locale di culto le due comunità
fino allora situate in via de’ Serragli e Via Manzoni. Il clima
dell’accordo fu determinato dalla fiducia che la scelta di Via
Micheli, punto centrale della città, potesse dare nuovo vigore
alle nostre chiese.
Un ’’punto centrale”
Molti erano stati gli sforzi per
trovare un « punto centrale » per
la testimonianza evangelica in
Firenze: si era anche trovato in
Piazza della Signoria un locale,
che fu poi rivenduto per le molte difficoltà dì ristrutturazione.
Altri due elementi pesarono nella decisione di acquistare il locale di culto degli anglicani:
a) la Chiesa Valdese non si sentiva estranea alle tradizioni anglosassoni di una comunità che
aveva per decenni rappresentato una parte importante del patrimonio cristiano in Firenze:
b) la vicinanza a Piazza S. Marco, con la risonanza della voce
di Gerolamo Savonarola, con
l’ammonimento, mai sp>ento anche fra noi: « Io ti avviso, o
Roma; io ti avviso, o Italia, che
ninno ti può salvare se non Cristo! ».
Così la Holy Trinity Church
divenne la Chiesa Valdese di Firenze: il nome di Santa Trinità
si tradusse banalmente nel nome di Chiesa Evangelica di via
Micheli o Via Lamarmora, secondo il modesto frasario ecclesiastico delle Chiese Riformate.
Due libri
La « storia » della Holy Trinity Church è contenuta in due libri: « The history of the English
Church in Florence » di Catherine
Darmeli Tassinari (Barbera - Firenze 1905) e « Holy Trinity
Church - Florence 1905 to 1945 »
di W. F. Copinger.
Vi è narrata la vicenda di una
comunità che cerca per anni la
propria sede. I tentativi di affittare locali degni del culto naufragano uno dopo l’altro. La ri
cerca si fissa, per un certo numero di anni, sul tentativo di
acquistare la Chiesa di S. Pancrazio, disponibile in seguito alle leggi che secolarizzarono varie chiese e conventi. La ricerca
continua finché si prospetta la
possibilità dell’area di via del
Maglio, oggi via Lamarmora. Dal
1843 al 1902 il terreno viene occupato da un piccolo locale ed
infine dalla presente costruzione. Il progetto dell’attuale chiesa risale aH’architetto G. F. Bodley, che viene varie volte a Firenze fino all’approvazione dei
preventivi. Le fonti finanziarie
sono costituite da liberi doni dei
membri di chiesa, dai proventi
di numerosi bazar delle varie associazioni, particolarmente attive nei tempi dell’arrivo dei turisti primaverili. Il tempio è fatto nello stile gotico inglese decorativo.
Esternamente la pietra di generale impiego è la pietra serena proveniente dalle cave di Fiesole, ma gli archi delle finestre
su via Lamarmora sono in pietra forte, tratta da Monte Ripaldi, fuori di Porta Romana. li
portico di via Micheli è interamente in pietra, con gli stemmi di Canterbury e York. La torre è abbastanza alta da far sì
che se ne noti la « solitudine »
perché né vette né campanili si
notano nelle vicinanze immediate. Le statue rappresentano
Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto daii’Atto n. 97 deila
sessione sinodale europea 198S è convocato per
domenica 24 agosto 1986
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà Inizio alle ore 15.30 nel tempio
di Torre Pellice. e sarà presieduto dal prof. Bruno Gorsani.
Il Moderatore deUa Tavola Valdese
past. Giorgio Bouchard
S. Stefano, S. Giovanni Battista,
S. Giorgio, S. Albano, S. Andrea,
S. Patrizio, S. Agostino e S. Davide.
Le misure deU’intemo sono:
m. 93 di lunghezza e 10 di larghezza. L’altezza è di m. 40.
Il pulpito, di ^gio marmo
pratese, riporta in rilievo un
gruppo di angeli che cantano e
suonano strumenti musicali, ispirati all’altare di Donatello nella
chiesa di S. Antonio da Padova.
Notevoli le finestre della cappella, ispirate al motivo della
annunciazione e della risurrezione (la Maddalena e il Cristo).
La chiesa, oltre ad un giardino con cipressi peraltro non risparmiati dal maltempo, è dotata di una sacrestia e di una biblioteca ricca di libri antichi.
Il tempio porta i segni di un
anglicanesimo di frontiera fra
una chiesa fortemente marcata
da una visione mediòevale e un
evangelismo che sorge con nuovo vigore nella Firenze del secolo scorso. Ma una cosa è certa:
lo stile gotico inglese decorativo
trova nella Holy Trinity ()hurch
un esempio unico in Firenze.
Architetti e artisti ne prendono
sempre più chiara coscienza.
Ogni tentativo di servirsi del
suolo per scopi speculativi ha
ceduto di fronte al riconoscimento che l’edificio è un unicum da
non manomettere.
Carlo Gay
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Convitto e pace
SAN GERMANO CHISONE
— Il 29/6 l’assemblea di chiesa
si è riunita per udire i nostri
tre delegati alla Conferenza Distrettuale parlarci degli argomenti di maggiore rilievo dibattuti in quella sede. I partecipanti hanno ascoltato attentamente
l’esposizione di Rossella Sappè
che si è soffermata sull’argomento « Pace », esposizione che
si pensa sia servita di vero stimolo per un ripensamento sull’argomento a giudicare dall’interesse con cui è stata seguita.
L’assemblea ha deciso di inserire nel proprio bilancio la voce « Pace » sebbene alcuni abbiano manifestato il loro proposito di studiare più a fondo
l’argomento prima di pronunciarsi.
Franco Pornerone ha quindi
reso edotti i presenti sul problema spinoso del convitto di
Pomaretto; anche tale questione è stata sentita dai sangermanesi che hanno appoggiato
aH’iHianimità la proposta di inviare un o.d.g. al presidente dell’U.S.S.L. 42 per chiedere un ripensamento sulla decisione di
fare interrompere il servizio reso dalla comunità alloggio per
minori di Pomaretto. Tale o.d.g.
vuole essere pure un incoraggiamento alla direttrice del convitto, alla quale Andrea Garrone,
come membro del comitato del
convitto e quindi quale attento
conoscitore dell’opera della sorella Anita Tron, ha rivolto un
pensiero di gratitudine per la
dedizione con cui porta avanti
il suo non facile compito.
, Ancora poche parole sul Dipartimento Diaconale Distrettuale da parte di Franca Beux e
poi l’assemblea ha avuto termine lasciando un’impressione abbastanza soddisfacente.
• Ancora un lutto nella nostra comunità: ha terminato la
sua esistenza terrena il fratello
Ernesto Rìbet, deceduto all’ospedale di Pomaretto dopo un
periodo relativamente breve di
malattia. Alla vedova ed ai figli
vada ancora l’espressione di
simpatia della comunità.
Costine alla brace
VILLAR PELLICE — Domenica 10 agosto avrà luogo la
« Giornata Pro Miramonti » nel
giardino della Casa stessa. Il
provento di questa giornata sarà devoluto all’ampliamento della Casa, i cui lavori hanno avuto inizio in questi giorni. Un
banco di vendita dei prodotti
della camnagna sarà allestito fin
dal mattino in Piazza Jervis ; nel
giardino ci saranno i banchi dei
dolci, degli oggetti vari, un servizio di buffet, la pesca, la lotteria, i cui numeri vincenti saranno estratti a metà pomeriggio.
Si potrà pure consumare sul
posto il pranzo a base di costine alla brace, salsicce, insalate
varie... che potranno anche essere acquistate e portate a casa.
Tutti sono cordialmente invitati a questo incontro.
• Domenica 6 c. m. è stato
battezzato Andrea Davit di Paolo e di Lauretta Chauvie. A questo piccolo e alla sua famiglia
gli auguri e l’intercessione di
tutta la comunità.
Domenica 27 luglio
□ GIORNATA DEL
RIFUGIO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore
11 col messaggio del moderatore si
apre la giornata del Rifugio Carlo Alberto che novant’anni dopo la sua
inaugurazione, accoglie gli ospiti e le
loro famiglie, amici e sostenitori per
un'altra inaugurazione, quella della
nuova casa.
Il programma della giornata prevede
un buffet freddo ed una conversazione
col past. Taccia sui 90 anni di vita de!
Rifugio ed un bazar.
□ BAZAR
MASSELLO — Alle ore 11 col culto
inizia una giornata comunitaria che ha
10 scopo di sensibilizzare i partecipanti all’obiettivo della ristrutturazione
delle Scuole Beckwith.
Venerdì 15 agosto_______
□ FESTA DEL XV AGOSTO
ANGROGNA — Al Bagnóou si tiene
11 tradizionale incontro del XV agosto.
Il programma, dopo il culto alle ore
10 (predicazione del moderatore Giorgio Bouchard) prevede l'inaugurazione
della « ca d'Ia pais » e nel pomeriggio comunicazioni di ospiti, il recital
della corale e del gruppo Teatro Angrogna e di un groppo giovanile di Esslingen.
Sabato 16 agosto
n INAUGURAZIONE
DELLA NUOVA GUCINA
AGAPE — La nuova cucina sarà inaugurata con una giornata di festeggiamenti. in mattinata: presentazione de!
lavoro compiuto; alle 13: “ collaudo ■
della struttura con un grande pranzo.
Domenica 17 agosto
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Sala Unionista si tiene l'Assemblea del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese che celebra
in questa occasione i suoi 10 anni.
Sabato 23 agosto
□ ESAME DI FEDE
TORRE PELLICE — I membri delle
Chiese vaidesi, metodiste e libere possono assistere all'esame di fede dei
candidati al ministero pastorale Susanne Labsch e Alberto Pool che si tiene
alle ore 9 nell'aula sinodale.
Alle ore 17.30 presso il Tempio del
Ciabas, se l'esame avrà esito positivo, si tengono I sermoni di prova.
Domenica 24 agosto
n SINODO DELLE CHIESE
VALDESI E METODISTE
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30 si
tiene nel Tempio li culto di apertura
del Sinodo 1986 deile Chiese valdesi e
metodiste.
il culto sarà presieduto dal prof.
Bruno Corsani.
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 23 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice col
segqiente o.d.g.:
1) esame di fede dei candidati Susanne Labsch e Alberto Pool;
2) varie.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i
sermoni di prova verranno tenuti nel tempio del Ciabas alle
ore 17.30 dello stésso giorno.
'Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste. Ubere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordiaimente pregati di
assistere àiTesame di fede e di partecipare alla discussione
del sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
past. Giorgio Bouchard
Nota. Il corpo pastorale sarà riunito nella biblioteca della
Casa Valdese fin da venerdì 22 agosto alle ore 16 per l’esame
del progetto di nuovo catechismo.
3
25 luglio 1986
fede e cultura 3
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 11
Due "referendum"
La chiesa di Rimini e diaspora
ha raccolto il parere dei membri
di chiesa attivi per mezzo di
schede che erano accompagnate
da una circolare esplicativa della questione.
Dalle schede rientrate (28 su
70) sono emersi i seguenti risultati. Defiscalizzazione: favorevoli
27, contrari 1; accettazione dello
0,8%: favorevoli 26, contrari 2;
sarebbero inoltre 25 i favorevoli
(tre i contrari) all’estensione dei
benefici dello 0,8% al sostentamento delle opere della chiesa
e dei pastori (si osserva che gli
odg del Sinodo non sono dogmi
irriformabili).
Gli argomenti (dall’una e dall’altra parte) sono i soliti: si tratta di privilegi o no? E’ lo Stato
che dà il suo denaro o il cittadino che destina liberamente una
parte dei suoi contributi?
La minoranza teme anche una
diminuzione della sensibilità contributiva dei membri di chiesa.
Sull'INVIM si è preferito non
pronunciarsi, attendendo gli sviluppi della situazione, e si ritiene che su tutto il problema si
possa rinviare una decisione definitiva dopo una maggiore chiarificazione. Anche la chiesa di Pachino ha scelto il metodo del “referendum”, così come la diaspora di Siracusa. « La risposta della chiesa di iPachino è stata negativa: non si ritiene di dover
promuovere ulteriori Intese per
accedere a questi tre ipotetici benefici », afferma la lettera di accompagnamento inviata alla Tavola, « la risposta della diaspora
di Siracusa è stata invece positiva ». Le risposte diametralmente opposte « sono la fotografia di
due modi di sentirsi chiesa. Il
primo, più radicale, senza compromessi, con un’etica che è costretta ad essere battagliera e fare a pugni con la realtà locale.
Il secondo più morbido, più accondiscendente, costretto a düui
A colloquio con i lettori
PER IL COTTOLENGO
Caro Giampiccoli,
può essere interessante per 1 lettori
sapere che ie due meditazioni a mia
firma pubblicate sui due ultimi numeri deil’Eco-Luce sono apparse in un
iibro pubbiicato quest'anno in occasione del secondo centenario della nascita del Canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della .« Piccola Casa delia Divina Provvidenza »
che a Torino e in tutto il Piemonte
ha assunto, in 154 anni, uno sviluppo
enorme come struttura di accoglienza,
di assistenza e di cura per migliaia
di emarginati e ammalati, con 120 filiaii, centinaia di istituti (ospedali, ricoveri, asili, laboratori, ecc.) impiegando circa 4.000 suore.
Non ho ritenuto di sottrarmi alla richiesta di redigere i due testi che,
accanto a decine di altri di autori diversi, illustrano una serie di vecchie
fotografie, scoperte in un archivio,
che presentano gli aspetti più impressionanti e anche più esaltanti dell'opera cottolenghiana al principio del
secolo.
La storia dell'inizio di tale opera
è molto simile a quella della maggior
parte delle opere di questo tipo (comprese le nostre); l’incontro fortuito con
una situazione drammatica di bisogno
(neila fattispecie si tratta per ii Cottolengo di una certa Anna Maria Gönnet
— sic — di Chanelle, vicino a Lione,
in viaggio da Milano per tornare al suo
paese, con marito, 5 figli di cui il
maggiore ha 7 anni, incinta e gravemente ammalata, respinta da tutti gli ospedali, il 2 settembre 1827) e la pronta
risposta spontanea e generosa, con
coinvolgimento immediato di alcuni
collaboratori e ricerca di una sistemazione edilizia. L'opera del Cottolengo
ha gli aspetti positivi e negativi delle
opere di servizio di questa natura;
non ho voluto né esprimere lodi, né
formulare critiche. Mi è sembrato,
secondo il nostro stile, di lasciar parlare il Vangelo attraverso due testi
significativi di richiamo e di grazia,
per tutti coloro che operano nel nome di Cristo.
Alberto Taccia, Torino
SOLDI E NAJA
Spett, « La Luce »,
ho seguito con particolare interesse
i servizi che nelle ultime settimane
sono apparsi sui vari giornali e nei
notiziari televisivi sulla annosa questione della vita (?) di caserma.
E' stato necessario l'aumento dei ca
• Hanno collaborato a questo
numerò: Dino Gardiol, Giorgina Giacone, Roberto Peyrot,
Teofilo Pons.
si di suicidio e delle malattie infettive
e non per fare ricordare ai mass media
che di naja si può anche morire.
Ma — come al solito — quasi nessuno ha parlato di spese militari (e
della loro gestione), le quali, nonostante tendano a salire di anno in anno,
solo in esigua parte finiscono nei capitoli di spesa dedicati alla vita quotidiana dei soldati: mentre da una parte rEseroito italiano ammoderna i propri sistemi d'arma, le reclute sono costrette a vivere in caserme di altri
tempi fra casi di scabbia e di sifilide
(rispettivamente 220 e 95 casi nel 19M)
e con servizi igienici spesso al limite
della decenza.
In un recente « special » del ”TG2
dedicato ai suicidi delle reclute ed all'assurdo fenomeno del » nonnismo »,
un alto ufficiale ha chiesto più soldi
per l’Esercito per migliorare la vita
dei soldati italiani: deve essere questo il risultato di questa mini-campagna di stampa?
La morte di tanti, troppi ventenni
costretti a regalare 12 mesi della loro
vita alla logica militare deve servire per
portare nuovi denari al Ministero della
Difesa che poi probabilmente continuerà ad usarli per dotarsi di nuove e più
micidiali armi?
Oppure da questa campagna di stampa — che mi auguro le poche testate democratiche vogliano amplificare
— deve nascere un'opposizione alla
logica della difesa armata, con una
valorizzazione di massa dell obiezione
di coscienza al servizio militare?
Sono certo che quei giovani che si
sono tolti la vita in caserma^ abbandonati a se stessi fra i pesanti scherzi dei « nonni » e fra tutte le assurdità
dei 12 mesi di leva, se avessero scelto
di svolgere il servizio civile, oggi sarebbero ancora vivi...
Per il Coord. Comitati Pace e
Disarmo Piemontesi
Frediano Dutto
re il radicalismo etico nel quadro di una realtà di infinitesima
dispersione nella città ».
Sulla defiscalizzazione le ipotesi erano tre; 1) la Tavola stipuli
una intesa per ottenerla; 2) la
chiesa rinunci alle detrazioni fiscali; 3) si attendano le decisioni del Parlamento. A Pachino 10
membri accettano la prima ipotesi, 19 la respingono, 3 sono per
attendere e una scheda è bianca
(totale 33). Nella diaspora di Siracusa 5 sono a favore dell’accettazione, nessuno per la rinuncia,
uno per attendere, una scheda è
bianca, una nulla (totale 8).
SulPoito per mille a Pachino
6 sono favorevoli, 26 contrari,
(una nulla). In diaspora 6 a favore, uno contrario, una nulla.
SuiVINVIM risultati analoghi: 7
favorevoli aH’esenzione, 26 contrari in Pachino, 6 favorevoli, 1
contrario e una bianca nella diaspora siracusana.
Una considerazione di ordine
generale; anche se le risposte delle chiese sono a grandi linee leggibili (si capisce dal testo delle
risposte se le chiese sono favorevoli o contrarie o incerte) la
grande varietà nei metodi di raccolta dei pareri, le domande formulate in modi diversi, le votazioni fatte su ipotesi che contengono sfumature non irrilevanti,
tutto questo fa sì ohe una classificazione globale delle risposte
non sia semplice; quasi impossibile dare ragione dei vari « sì,
ma... » e « no, ma... ».
Speriamo di poter pubblicare
al più presto una sintesi, ohe la
Tavola sta predisponendo, con
una serie di dati molto maggiore rispetto a quella che il giornale ha ricevuto.
Sergio Ribet
CAMPO OMOSESSUALI AD AGAPE
Il vissuto del corpo
nel conflitto
tra due repressioni
Il campo sull’omosessualità
di quest’anno (18-22 giugno) ha
proposto ai partecipanti, circa
un’ottantina, l’avvio di una riflessione sul corpo nel vissuto
omosessuale, ma molte delle cose dette hanno prescisso da questo immediato legame con la
condizione omosessuale.
Già dal primo intervento, quello di Lidia IVienapace, del movimento delle donne, sono emersi
elementi per rispondere all’interrogativo intitolante il campo:
« Un corpo... diverso? », sottinteso: quello degli omosessuali,
rispetto a quello della maggioranza eterosessuale. La diversità esistente è quella che esiste
tra i corpi di tutti, per cui ogni
corpo è irriducibile od altro, ha
una sua tale specificità che forse la più vera esperienza dell’assoluto è proprio questa personale e innegabile speciflcità del
singolo corpo. Diversità tra i
corpi delle stesse persone omosessuali quindi, ma anche affinità tra maschi etero- ed omosessuali — ha detto provocatoriamente IVienapace — quando mostrano di conoscere e vivere una
sensibilità sessuale impoverita,
ridotta alla sola efficienza della
prestazione, alla conquista ed alla dimostrazione di essere sempre all’altezza della situazione.
Per tutti costoro si tratta di riuscire a concepire e vivere una
sessualità intesa come fisicità
diffusa e più relazionale, non tesa all’efficienza tecnica. Inoltre
la sessualità ha un carattere e
TRA I LIBRI
Introduzione olla Bibbia
Arnoldo JVIondadori Editore
nella collana « Studio » ha pubblicato 1’« Introduzione alla Bibbia » di Aurelio Penna. Si tratta
di un libro divulgativo, essenziale, ma allo stesso tempo seriamente documentato dal punto di
vista scientifico e ohe, pertanto,
vale la pena di segnalare e di diffondere anche nelle nostre chiese. Uno strumento utile l>er monitori, catechisti, membri di chiesa. Talvolta la Bibbia, anche nei
nostri ambienti, è letta senza
adeguati strumenti culturali e
critici per cui ne scaturisce una
lettura improvvisata, frammentaria o strumentale, spesso difficile e pesante per cui molti,
dopo un certo numero di pagine,
si fermano. Aurelio Penna nel
suo libro fornisce, in un’agile
sintesi, una serie di strumenti
storico-critici per una lettura o
rilettura capace di scoprire
Riconoscere i profughi
roriginalità e l’unicità della Bibbia.
Il libro si apre con un’ampia
introduzione in cui l’autore mette in evidenza l’influsso che la
Bibbia ha esercitato a molteplici
livelli della vita religiosa dei popoli, ma anche nel campo della
vita e della civilizzazione.
A questa introduzione, che
contiene molti spunti originali,
seguono sei capitoli: L’ambiente di formazione dell’Antico
■Testamento; L’ambiente di formazione del Nuovo Testamento; Struttura e composizione della Bibbia; Valutazione e interpretazione della Bibbia. Un capitolo è dedicato ai concetti fondamentali della Bibbia (per es.:
Dio, salvezza, elezione, fede, etica, chiesa. Regno di Dio ecc.).
L’ultimo capitolo mette il lettore
in diretto contatto con la Bibbia
attraverso alcuni testi significativi di cui l’autore offre una pista
di lettura. Aurelio Penna è membro della chiesa metodista di Milano e per anni è stato collaboratore del nostro periodico.
Valdo Benecchi
« Esprimiamo la nostra preoccupazione per il fatto che Temanazione di norme sull’ingresso
e soggiorno degli stranieri in
Italia preceda la soluzione da
parte del nostro Parlamento e
del nostro Governo dell’annoso
problema del riconoscimento e
accoglienza dei rifugiati politici
e dei richiedenti asilo, senza alcuna limitazione geografica quanto ai paesi di provenienza ». Così si esprime, fra l’altro, un documento approvato dal Servizio
Migranti della FCEI a seguito
del disegno di legge del ministro
degli Interni Scalfaro, a pro
posito degli immigrati in Italia
dai paesi del Terzo Mondo.
Le migliaia di persone che
vengono in Italia per sfuggire a
governi autoritari e dispotici,
infatti, se venisse approvata la
proposta di Scalfaro, rischiereb;
bero di vedersi rimandate nei
paesi di origine, spesso a rischio
della loro stessa vita. Per questo la FCEI chiede che lo « status » di profugo politico, oggi
dalla legge italiana limitato a
quanti espatriano dai paesi dell’Est, venga riconosciuto « senza
alcuna limitazione geografica ».
Aurelio Penna: Introduzione alla
Bibbia. Arnoldo Mondadori Editore,
L. 16.000.
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 28 LUGLIO 1986
ore 23 circa - Rai 2
QUANDO LA FEDE PARLA
La teologia africana
Un itinerario di ricerca nell’Africa centrale per scoprire
come la fede cristiana può
essere ricostruita sui fondamenti della cultura africana.
ventuale, non necessitato, non
rigidamente prevedibile, per cui
sembra quasi un impoverimento della propria ricchezza di relazionalità rivendicare in modo
definitivo, a sé e agli altri, la
propria omo- od eterosessualità e non tener conto che circostanze future potrebbeio offrirci
esperienze impreviste ma arricchenti e sensate.
Ha provocato vivaci reazioni
l’intervento di Giampaolo Silvestri, delTARCI-GAY. che ha sostenuto la necessità di appropriarsi di una sessualità vissuta
nell’autonomia dal sentimento,
tacciando di falso moralismo e
di autorepressione chi non vive
anche questa dimensione della
sessualità. Ma è diffìcile per molti omosessuali, anche non credenti, accettare tale concezione,
quando ima sessualità autonoma dal sentimento, da c'oinvolgimenti affettivi, non è difficile
da realizzare nella nostra società, mentre è più difficile creare e
vivere rapporti d’amore, vista la
diffusione ancora maggioritaria
di concezioni negative e repressive delTomosessualità.
Molto apprezzata, proprio perché proveniente da un teologo
cattolico, Giannino Piana, — e
la maggioranza dei partecipanti
era anche quest’anno cattolica —
l’affermazione che una riflessione su un’etica del corpo deve
essere condotta a partire dall’antropologia, cioè da conoscenze e
osservazione dell’uomo concreto;
altrimenti, qualcuno ha aggiunto,
si apre la strada alla costruzione di un’etica sessuale dogmatica, priva di storicità, quasi
sacralizzata, qual è quella del
cattolicesimo ufficiale, repressiva non solo nei confronti delTomosessualità ma anche verso
la libertà di scelta di ogni cattolico.
Il silenzio degli evangeli su
una possibile vita sessuale tff
Gesù è stato argomento di vivace discussione. Per taluni rappresenta un problema, perché in
fondo apre sempre la via ad una
svalutazione della sessualità nei
confronti della castità; per altri
questo problema non si pone,
non si può avere la certezza dell’assenza di quell’aspetto della
vita di Gesù solo perché gli evangeli — che del resto non sono e non vanno presi per biografie di Gesù — non ne parlano.
Comunque — ha ricordato Luca
Negro nella sua animazione biblica — la corporeità ha un suo
ruolo, un suo spessore nei rapporti di Gesù con il suo prossimo, intesa come insieme di
gesti e di modi di contatto fìsico
che hanno spesso toni gettivi
ed emotivi. Il corpo di Gesù,
nella gioia dei momenti comunitari e negli affetti così come
nella sofferenza della croce, ha
vissuto pienamente la sua umanità.
Un’osservazione di G. Piana
può essere ripresa per concludere; il vissuto del corpo si presenta oggi spesso caratterizzato dal conflitto tra dinamiche
repressive, ancorate in svalutazioni di antica memoria del fisico rispetto al mentale/spirituale, e i condizionamenti tipici
della nostra età consumistica ad
assolutizzare/mitizzare il ruolo
del corpo; all'ora nella ricerca
di equilibrio tra queste tendenze,
la diversità tra eterosessuali ed
omosessuali passa in secondo
campo rispetto a questa comune
ricerca di dimensioni sempre più
spontanee, libere da pregiudizi
e condizionamenti nel vivere la
propria corporeità e capacità di
relazione con gli altri.
IVlario Baldo
4
4
leiüsmo
25 luglio 1986
SI RIUNISCE A NAIROBI, KENYA, PAL 23 AL 29 LUGI.IO PutliziOnÎ
esemplari
Il Consiglio mondiale metodista
La 15" Conferenza mondiale metodista — apprendiamo dall’Agenzia di stampa « nev » della Federazione — si svolgerà a Nairobi {Kenya) dal 23
al 29 luglio. Tema della conferenza: « Cristo Gesù,
il sì~ài Dio per il mondo ». La conferenza mondiale si svolge ogni cinque anni e vi partecipano
i delegati delle 64 chie.se che hanno le loro radici
nella tradizione metodista, incluse quelle che si
sono unite ad altre chiese cristiane. Per l Italia
parteciperà una delegazione guidata dal presiden
te dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste
in Italia (OPCEMI), il past. Sergio Aquilante.
La conferenza è convocata dal Consiglio mondiale metodista e discuterà i problemi relativi ai
compiti delle chiese metodiste e ai loro rapporti
con le altre confessioni cristiane (riformati, luterani, cattolici). I metodisti, sparsi in tutto il mondo contano circa venti milioni di membri adMln
e una popolazione di 50 milioni di persone. Pubblichiamo qui di seguito la scheda “nev” sul Consiglio mondiale metodista.
Il Consiglio mondiale metodista è una associazione d.i chiese che hanno-le loro ra^ci nella tradizione del Metodismo, il
movimento di risveglio religioso nato nel seno della Chiesa anglicana dall’aziane del predicatore inglese John Wesley (17031791) che si è diffuso in Inghilterra’e nel Nord America, staccandosi successivamente dalla
Chiesa anglicana e costituendosi
in chiese indipendenti.
Con una popolazione totale di
50 milioni di aderenti e 21 mmcni di membri adulti, i meto^sti
sono oggi una delle inaggiori denominazioni mondiali. In Italia
i metodisti sono presenti dal
1859 come opera missionaria
promossa dall’Inghilterra, mentre nel 1872 hanno iniziato la
loro opera i metodisti americani (detti « episcopali » perché
chiamano vescovi i loro sovrintendenti eletti). I due rami del
metodismo italiano si sono fusi
nel 1946 per formare la Chiesa
evangelica metodista d’Italia, che
ha una popolazione di circa seimila persone. Dal 1979 la Chiesa
metodista è unita in un patto di
integrazione con la Chiesa valdese, pur mantenendo una presenza’ autonoma nell’ambito dei rapporti ecumenici.
Il Consìglio
Il Consiglio mondiale metodista (CMM) ha origine dalla Conferenza ecumenica metodista che
sì riunì per la prima volta a
Londra nel 1881; successivamente queste conferenze mondiali si
riimirono ogni dieci anni, salvo
nei periodi di guerra. Alla conferen?a del 1951 il nome venne
mutato in Consiglio mondiale
metodista e si decise che le assemblee avrebbero avuto luogo
ogni cinque anni. L’ultima assemblea ha avuto luogo a Hono
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Claudio Pasquet e Susanne Labsch
Brasila: diritti
umani e scomunica
(soepi) — L’arcivescovo di Teresina in Brasile, Fenelon Camera, vuole scomunicare il governatore di MaranhaO, il capo
della polizia ed alcuni dirigenti
dell’Unione Democratica Rurale
a causa delle loro violazioni dei
diritti umani. Camera ha citato
un rapporto che prova la loro
responsabilità in omicidi di piccoli contadini per appropriarsi
della loro terra.
Cile: cattolicesimo
e raids di polizia
(soepi) — L’arcivescovo di
Santiago, il Cardinale Fresno, ha
rivolto un appello al governo
perché smetta i raids contro la
popolazione nei quartieri della
capitale.
« Questi raids sono un attacco
contro la dignità del popolo e
violano i diritti umani, aumentano il terrore e l’insicurezza nel
popolo, soprattutto nei bambini ». ha dichiarato il cardinale.
Cile: Pinochet e le
sette fondamentaliste
(epd) — Il dittatore cileno Pinochet sembra avere simpatia
per le sette fondamentaliste e
conservatrici che si stanno diffondendo in America Centrale e
Meridionale. Ha dichiarato che
« esistono altri tetti spirituali
che non quello della chiesa cattolica ».
Auspica evidentemente che la
sua dittatura sia sostenuta da
parte delle sette più di quel che
non avvenga da parte della chiesa cattolica i cui rappresentanti
denunciano più apertamente i
suoi eccessi politici e militari.
Messico: denunciata
l’ideologia delle sette
(soepi) — La Conferenza episcopale messicana si è pronunciata per la prima volta sul problema delle sette fondamentaliste che stanno aumentando notevolmente la loro attività in
America Centrale. « Le sette sono
un prodotto dell’imperialismo
nordamericano » è stato affermato.
I fondamentalisti avevano inviato 8000 missionari nei luoghi
dove si disputava il campionato del mondo di calcio, col compito di convincere ciascuno almeno due persone al giorno.
« Le sette sono il veicolo di
una cultura estranea che porta
alla rassegnazione, alla passività, alla non ribellione e all’accettazione di ogni sfruttamento »
denuncia la Conferenza episcopale.
I missionari provenienti dagli
USA predicano che gli Stati Uniti sono eletti da Dio per dirigere tutti i popoli del mondo.
America latina
e metodismo
lulu (Hawaii) nel 1981; la prossima avrà luogo a Nairobi (Kenya) dal 23 al 29 luglio 1986.
Se all’inizio l’organizzazione
mondiale metodista contava solo
metodisti inglesi e americani,
con l’opera missionaria si è allargata successivamente all’Asia,
all’Africa, all’America Latina e al
Pacifico, e oggi vi sono rappresentate 63 chiese metodiste sparse in novanta paesi. Lo scopo del
CMM è quello di rafforzare la
fraternità fra le chiese al di sopra delle barriere di razza, di
nazionalità, di colore e di lingua,
indicando le priorità di azione
delle chiese, promuovendo l’uso
efficace delle risorse metodiste
nella missione cristiana nel mondo incoraggiando l’evangelizzazione, la cura dei giovani, l’assistenza alle chiese perseguitate e
a quelle minoritarie, stimolando
la ricerca di forme contestuali
di culto e di liturgia.
Il CMM non ha una autorità
Le donne e la Chiesa
Riformata di Francia
(soepi) — Durante il Sinodo
della Chiesa Riformata della
Francia (ERF) un gruppo di venti donne ha presentato- una mozione affinché il Consiglio Nazionale della chiesa costituisca un
gruppo di lavoro dedicato alla
situazione e alla rappresentanza
delle donne nella chiesa.
Questo gruppo deve occuparsi della questione di come e perché le donne siano sottorappresentate negli organi ecclesiastici.
La protesta delle donne ha
avuto un’eco nell’elezione di una
donna, la 37enne avv. Nelly Seleron di Grenoble come presidente del Sinodo dell’ERF che si
terrà a Nîmes nel 1987.
Predicatore prega per
la morte d’un giudice
(epd) — Il predicatore di una
setta fondamentalista in California ha pregato pubblicamente per la morte del giudice nazionale William Brennan, che ha
sostenuto la legge per la legalizzazione dell’aborto volontario 13
anni fa. Il predicatore, im certo
Hymes, ha spiegato che la morte
del giudice permetterebbe a Ronald Reagan di nominare al suo
posto un altro giudice che potrebbe aiutare ad abolire l’aborto.
giuridica sulle chiese membro,
ma si pone al loro -servizio e la
validità della sua azione dipende
dal grado di accettazione da parte delle singole chiese. Essendo
una delle grandi famiglie confessionali, il CMM affianca il lavoro
del Consiglio ecumenico deUe
chiese, promuovendo l’unità della testimonianza e del servizio
dei metodisti e offrendo consulenza e collaborazione tra i metodisti e altre comunioni cristiane mondiali.
Missione della chiesa
(soepi) — Rappresentanti delle Chiese metodiste di tutta l’America Latina si sono riuniti a
Città del Messico per analizzare
la situazione di questo- continente: la crisi economica, l’emarginazione degli indios, il razzismo negli USA ed il problema
delle sette fra i problemi discussi. I partecipanti hanno sostenuto che la differenza fra le
chiese protestanti e le sette è
« storica » perché le sette interpretano la Bibbia senza riguardo
al contesto sociale, politico e storico e « senza analisi della situazione nella quale l’Evangelo deve
essere predicato ».
Campionato di calcio
a Città del Vaticano
(Relazioni Religiose) — La
squadra delle Poste Vaticane è
il campione di calcio dello StatoCittà del Vaticano per l’anno in
corso. Al campionato hanno partecipato in tutto dieci squadre
calcistiche. Per ragioni tecniche,
scrive l’Agenzia Relazioni Religiose. al campionato di quest’anno
non ha partecipato la squadra
delle Guardie Svizzere. Al secondo posto si è piazzata la squadra dell’autoparco. I vincitori
sono stati premiati con una coppa d’argento e con una benedizione di monsignor Marcinkus.
Proclamazione deH’Evangelo e
testimonianza nella società sono
visti come elementi inseparabili -della missione della chiesa. Un
Comitato per gli affari sociali e
internazionali si occupa dei problemi più scottanti nella varietà
delle situazioni in cui le chiese
metodiste si trovano a operare:
divisione dell’umanità tra una
maggioranza povera e una minoranza ricca; ricerca di un nuovo e più giusto ordine economico internazionale, lotta per i diritti umani e contro la corsa agli
armamenti, eliminazione delle discriminazioni di razza e di sesso.
Negli ultimi vent’anni si sono
sviluppati i dialoghi con le altre
confessioni cristiane mondiali
(luterani e riformati) e si sono
avviati i primi passi nel dialogo
con gli ortodossi. Il dialogo con
la Federazione luterana mondiale è iniziato nel 1977 e ha dato
luogo- a un rapporto finale su
« La Chiesa comunità di grazia ».
Il dialogo con l’Alleanza riformata mondiale, avviato nel 1985,
si propone di rimuovere i malintesi che derivano dalla dottrina sulla predestinazione e la libera grazia, la diversa sottolineatura della dottrina della chiesa, il battesimo e la conversione, il patto, il rapporto chiesastato e la perfezione cristiana;
un rapporto preliminare indica
una serie di raccomandazioni al
CMM in vista di una futura consultazione nel 1987. Per quanto
riguarda la Chiesa cattolica romana, i dialoghi bilaterali sono
iniziati nel 1967. Una Commissione mista cattolico-metodista
ha affrontato di recente il problema della natura della chiesa,
considerando che raccordo su
questo punto è essenziale in vista di una piena comunione nella fede, nella missione e nella
vita sacramentale. Nel 1983 la
riunione della Commissione che
ha avuto luogo a Milano ha prodotto un documento dal titolo
« Verso una dichiarazione sulla
Chiesa » che non è stato ancora
formalmente adottato dalla
Commissione e non pretende di
impegnare le autorità del CMM e
della Chiesa cattolica, ma è stato inviato ai teologi delle due
confessioni e alle commissioni
miste stabilite in vari paesi perché studino il documento e inviino le loro critiche e i loro suggerimenti.
Affiliata al CMM è la Federazione mondiale delle donne metodiste, che conta circa sei milioni di membri, e si propone io
sviluppo della comprensione internazionale, non solo tra le
donne ma anche tra le chiese
metodiste nel mondo.
Esiste un Consiglio europeo
dei giovani metodisti, nato agli
inizi degli anni Settanta, con
l’intento di riunire giovani e leaders dei gruppi giovanili delle
chiese metodiste d’Europa, per
confrontarsi su tematiche come
fede e politica, chiesa e società, lavoro sociale. Partecipa al
Consiglio anche una delegazione italiana.
Gli uffici principali del CR^
sono presso il World Methodist
Building, Lake Junaluska. nel
North Carolina (USA). Vi è un
ufficio del CMM anche presso il
centro del Consiglio ecumenico
delle chiese a Ginevra.
(segue da pag. 1)
valutando razione politica. (...)
Inflazione dell’aspetto politico
delle questioni che riguardano
l’opnressione e la liberazione, a
scapito di altre dimensioni più
gratuite, più profondamente umane ed evangeliche. (...) Subordinazione del discorso della fede al discorso della società (...)
specialmente per l’esegesi e la
liturgia. (...) Assolutizzazione della Teologia della liberazione, trascurando la validità di altre
teologie. (...) Accentuazione eccessiva delle rotture più che
delle continuità. (...) Negligenza
nell’approfondire il dialogo con
altre chiese cristiane o con le
teologie contemporanee o, ancor più, con gli insegnamenti
dottrinali e sociali del Magistero pontificio e locale. (...) Scarsa attenzione dei teologi della liberazione a farsi comprendere
dalle varie istanze ecclesiali »
(pp. 99-100).
Un altro obiettivo:
il Nicaragua
Oltre a ciò, c'è anche da aspettarsi che Tattenzione vaticana
si concentrerà ora su un altro
obiettivo: l’esperienza nicara
guense. Se è fallita l’operazione
di punizione esemplare dei teorici delle! liberazione, non è detto che fallisca l’operazione di
punizione esemplare dell’esperienza dei cristiani che partecipano alla più democratica, pluralista e adogmatica rivoluzione del nostro secolo. Qui è il
papa in persona che conduce 1 operazione che ha avuto upa
ta quando ha scelto l’arcivesCo
vo di Managua, Obando y Bravo, per la nomina cardinalizia.
Tunica delTAmerica Centrale. Obando ha visto così sancito da
Roma il suo ruolo di •'ntasonista politico delTesperienza sandinista, agendo sempre più apertamente e provocatoriamente
contro il governo e contro la
stragrande maggioranza dei cattolici, dei preti e dei religiosi
del suo paese e costringendo al
silenzio anche qualche vescovo
nicaraguense che, si dice, preferirebbe una linea più diplomatica, E’ di questi giorni, infine,
la notizia dell’espulsione del portavoce della curia arcivescovile
di Managua, Bismark Carballo,
e del vescovo -Pablo Antonio Vega, vicepresidente della Conferenza episcopale nicaraguense,
tristemente famoso per la sua
difesa dei « contras » con 1 affermazione: « C’è un’aggressione
militare, ma c’è anche un'aggressione ideologica, e ovviamente, è peggio uccidere l’anima che
uccidere il corpo» (Amanecer,
Managua, n, 36-37, p, 36), E anche: « L’uomo senza anima non
vale nulla, e senza il corpo vive » (Nuevo Diario, Managua, 13
marzo ’86), Queste espulsioni
hanno ulteriormente surriscaldato il clima tra Vaticano e ^
verno nicaraguense, rendendo
ancora più grave la situazione
del paese centroamericano dopo
l’ulteriore concessione di aiuti
del governo Usa agli antisandinisti che non faranno altro che
prolungare una guerra di usura iniziata più di quattro anni fa.
Ma anche col Nicaragua non
sarà facile spuntarla per il Vaticano, La Chtesa cattolica è divisa, sia alla base che ai vertici,
sia al centro che alla periferia,
e la posizione più diffusa è quella espressa recentemente dal
provinciale dei domenicani svizzeri, Victor Hofstetten « I sandinisti fanno degli errori, i ’contras’ sono dei criminali » (Betlemme, Lugano, giugno ’86,
p. 31).
Eugenio Bernardini
5
25 luglio 1986
obiettivo aperto 5
AIUTARE CHI LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA, L’IDENTITÀ’ E LA GIUSTIZIA
Profughi: nuovi compiti per le chiese
Il problema dei profughi — uno dei drammi
del nostro tempo — ha certamente uno spazio
nelle nostre chiese ed anche su questo settimanale.
Olire ad aiuti concreti, vi sono state e vi sono
diverse prese di posizione delle nostre Assemblee
anche nei confronti della classe politica italiana.
Corn’è infatti noto, la nostra nazione, pur facendo parte dei Paesi firmatari della Convenzione
del 1951, relativa alla condizione del profugo, ha
espresso una "riserva geografica” secondo cui solo
cittadini europei possono beneficiare di questo riconoscimento. Solo eccezionalmente alcuni profuahi afghani — ed in precedenza altri profughi
cileni ed indocinesi — hanno potuto ottenere det
to riconoscimento in base ad una deroga alla legge vigente. Indubbiamente però le chiese possono fare di più, in questo campo, ed in vari modi.
Gli ultimi numeri di varie pubblicazioni ecumeniche e umanitarie danno un rinnovato ed ampio
spazio a questo drammatico problema che va
sempre più aggravandosi, anche se si pensa che
la demarcazione fra profughi ed emigrati clandestini in tanti casi si riduce o addirittura si annulla. Da Soepi mensuel, da Réfugiés (Cec) e da Terre Nouvelle diamo una sintesi sui suoi aspetti più
attuali e sulle sue implicazioni ecumeniche. Per
quanto riguarda in modo particolare quest'ultimo
aspetto, rimandiamo ai punti programmatici definiti nel Colloquio di Zurigo, qui sotto riportati.
Chi sono i profughi?
Si dà il nome di profughi, di
spostati, di espulsi, di esiliati alle
■l iitime, sempre più numerose, di
strutture sociali, economiche
e politiche ingiuste. Essi lottano
'^er sopravvivere, per conservare
la propria identità, alla ricerca
di giustizia, di pace e di umana dignità. Per questi motivi essi
hanno diritto a tutta l'attenzione delle Chiese. Il concetto di rir .igiato è un concetto biblico ben
vmosciuto e oggetto della profonda preoccupazione delle Chie
Negli ultimi vent’anni, vi è stata al riguardo una evoluzione
drammatica. Negli anni '60 i profughi erano essenzialmente localizzati in Africa, ma dal 1975 in
poi il problema si è esteso dappertutto, prima in Vietnam, poi
751 Afghanistan, in America Latina ed in Etiopia.
Il Consiglio ecumenico delle
C Illese (CEC) lavora in più di sessanta paesi e con diverse organizzazioni ih tre campi; informazione (presa di coscienza), aiuto e
protezione a favore di chi chiede
a'ilo; lavoro per potenziare le
possibilità di reinstallazione; aiuti allo sviluppo a lungo termine.
Con queste finalità il CEC esorta vivamente le Chiese-membro
ad intensificare i loro sforzi allo
scopo di: cercare di comprendere
meglio le complesse realtà sociali, economiche e politiche che sono all’origine del ihovimento dei
profughi; incoraggiare la riflessione biblica e teologica ponendo
l'accento sulla responsabilità pastorale; cooperare coi governi
per far rispettare i diritti fondamentali della persona umana;
prendere appropriate misure a livello politico e socio-economico
per cercare di eliminare le cause
prime dei movimenti dei profughi; sostenere e lanciare dei programmi destinati ad aiutare i
gruppi di profughi più vulnerabili, quali le donne, i bambini e le
persone handicappate; incoraggiare il dialogo coi profughi di
tutte le religioni che vivono nelle
comunità cristiane.
Le cause
La guerra, l’oppressione e le
spoliazioni obbligano milioni di
uomini, di donne e di bambini ad
Verso una strategia
ecumenica
A Zurigo, fra il 27 aprile e il
2 maggio scorsi, si è tenuta la
prima riunione ecumenica mondiale della cristianità sul problema dei profughi. Essa ha visto riuniti — avendo come ospiti l’EPER e la CARITAS — un
centinaio di partecipanti cattolici, protestanti, ortodossi ed
anglicani, provenienti da oltre
30 paesi.
Innanzitutto si può sottolineare il fatto che, avendo la
componente cattolica partecipato a tutte le tappe di questo
Colloquio, dalla sua preparazione alla stesura del rapporto finale, gli ha dato un carattere
ecumenico assai più ampio dei
precedenti incontri, dove la sua
rappresentanza era sempre stata assai più ristretta. In secondo luogo, la presenza di numerosi rappresentanti di paesi di
provenienza dei profughi e di
quelli dove essi cercano frequentemente asilo ha conferito
al Colloquio ecumenico un carattere molto più largo ed universale. In terzo luogo, questo
incontro si è differenziato da
quelli che lo avevano preceduto
per il senso di urgenza che vi è
stato espresso, per la convinzione generale che le Chiese devono non solo far conoscere la loro volontà di cooperare, ma anche di prendere le misure necessarie per tradurre questa volontà in atti concreti.
Dopo intense giornate in cui
i partecipanti, oltre ad assistere alle sedute plenarie, si sono
divisi in gruppi di studio e di
lavoro è stato presentato un
documento finale, successivamente modificato e poi adottato dal Colloquio. Si tratta di sei
raccomandazioni, rivolte alle
Chiese ed alle Istituzioni a loro collegate che mirano in modo particolare a;
1. Creare una rete mondiale
di informazione destinata a diffondere rapidamente la documentazione, le analisi fatte dalle Chiese, le iniziative che vengono proposte per soccorrere
determinate ondate di profughi,
nonché i fattori all’origine di
questi movimenti.
2. Finanziare degli studi sulle cause profonde delle migrazioni dei profughi, che raccomandino alle Chiese di prendere un certo numero di iniziative.
3. Organizzare degli interventi congiunti a favore dei profughi presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
profughi ed altre Organizzazioni internazionali, come il Consiglio d’Europa.
4. Stabilire in ogni paese dei
punti di contatto allo scopo di
realizzare una rete di contatti in
grado di intervenire prontamente nei casi d’urgenza.
5. Istituire un comitato od
un organo permanente che rappresenti la rete mondiale e venga incaricato di dar seguito alle misure ed alle iniziative raccomandate alle Chiese, di seguirle, di consolidarle e di facilitarne la messa in opera.
6. Rinforzare la rete di Chiese già in funzione a livello regionale e costituirne altre nelle
regioni dove non esistono.
abbandonare le loro case. Questo
accumulo di incubi si trasforma
in un disastro di un’ampiezza
olanetaria senza precedenti. Concentrazioni semipermanenti di
profughi si stanno sempre più
sviluppando in diverse parti del
mondo. Nel loro complesso, essi
sono valutati a circa 15 milioni,
di cui 5/6 milioni solamente in
Africa, 5 milioni in Asia (particolarmente in Pakistan), 1 milione
e mezzo in Medio Oriente, un altro milione e mezzo circa in Centro America, senza tener conto
delle numerose persone spostate
airinterno dei propri paesi sconvolti da guerre e disordini.
Australia, Canada, Stati Uniti,
Europa occidentale e Nuova Zelanda sono i principali paesi di
accoglimento dei profughi. Ma
sono i paesi del Terzo Mondo che
sopportano la parte più larga del
fardello dei profughi e che pagano un prezzo molto alto in termini di instabilità interna e di'ritardo nei loro piani di sviluppo.
Un fenomeno
permanente
Il fenomeno dei profughi tende
a diventare un fenomeno permanente di cui il mondo del 2000
dovrà tener conto. In effetti, la
popolazione del Terzo Mondo è
raddoppiata in 25 anni: questo significa che un numero crescente
di persone è destinato a trasformarsi in profugo da quella regione. Anche le previsioni più prudenti indicano il virtuale inaridimento di vaste zone rurali, che
in precedenza potevano assorbire un gran numero di profughi.
La crescente penuria di prodotti
di base indispensabili alla sopravvivenza è sovente all’origine
di disordini locali e le disuguaglianze fra ricchi e poveri contribuiscono al drammatico accrescimento del numero del profughi.
Il miglioramento dei mezzi di
trasporto, che facilita i grossi
spostamenti di profughi, è a sua
volta fonte di informazione per
i mass-media che ne riferiscono
ampiamente. Si accelera così in
modo irreversibile il carattere
pluralista del mondo con tutte
le sue accresciute tensioni nei
campi razziale, etnico, sociale ed
economico. Troppo sovente, si
vedono solamente i lati negativi
di questo fenomeno, trascurando
i numerosi vantaggi che il pluralismo può apportare.
La reazione tradizionale al movimento dei profughi è stata
quella dell’aiuto umanitario: una
necessità vitale ma insufficiente.
La contropartita indispensabile
ai soccorsi d’urgenza è l’aiuto a
più lungo termine, la volontà di
comprendere perché queste persone sono diventate dei profughi,
cercando di prendere quei provvedimenti correttivi che mirino
alla soluzione delle cause di queste situazioni. E cosi, l’aiuto ai
profughi deve assumere simultaneamente due aspetti, uno diretto e pratico e l’altro indiretto e
preventivo. Solo il secondo apre
la possibilità di diminuire potenzialmente la popolazione mondiale dei profughi, perché il suo sco
Donne e bimbi:
maggioranza dimenticata
La gente sa,
0 ha letto da
qualche parte,
che le donne e
1 bambini costituiscono la grande maggioranza
dei circa 15
milioni di profughi sparsi nel
mondo. Il Decennio delle Nazioni Unite per
la donna ha avuto tra l’altro
il merito di cominciare tid alzare il velo su
questo fatto la
cui sottovalutazione, anormale e scandalosa,
pregiudica l'insieme della comunità dei profughi. Sono le
donne che allevano i bambini e mantengono i legami familiari, tanto più quando i
mariti sono assenti. Se le donne
sono di gran lunga le più numerose nei campi delia Somalia, del
Pakistan o dell’Honduras è perché
gli uomini combattono o sono morti, o hanno lasciato la famiglia aila ricerca di un luogo migliore,
dal quale, assai sovente, non ritornano più.
Le donne sono innanzitutto vittime della violenza fisica; quante
di loro, durante la fuga, nei campi di raccolta o in alloggiamenti
precari sono violentate dai soldati, dai pirati o dalle guardiel Per
esempio, alla frontiera di Gibuti,
numerose candidate all’asilo devono subire la violenza dei poliziotti
in cambio del diritto di passaggio.
Ma vi è anche la violenza psicologica. Nei campi palestinesi, dove
cresce la terza generazione dei
bimbi rifugiati, nei campi di transito deila Thailandia dove vegetano migliaia di famiglie in attesa
di un visto, è la stessa angoscia
che attanaglia, vi ripetono le donne. Occorre aiutarle proprio in
quanto donne, affinché esse stesse definiscano i loro bisogni e le
loro priorità, affinché esse non rimangano solo un « problema » ma
diventino una parte integrante della sua « soluzione ».
po è quello di creare quelle condizioni che consentiranno alla
gente di restare dov’è.
Quali soluzioni?
La cristianità costituisce un
evidente peso morale ed è profondamente radicata in ogni paese. La sua dimensione internazionale fa sì che le Chiese siano
chiamate ad avere un ruolo innovatore di primo piano. Da parecchi anni, esse moltiplicano i
loro sforzi per aiutare i profughi.
I loro sforzi sono sovente stati
di esempio e sono serviti come
modello per delle attività più importanti, sovvenzionate dalle autorità sia a livello locale che nazionale. Occorre ora potenziare
questi modelli con misure autenticamente internazionali.
I problemi sono doppiamente
complessi, in quanto riguardano
sia i paesi d’origine dei profughi,
e sia i paesi che li accolgono.
Di conseguenza, qualsiasi programma cristiano di aiuti ai profughi deve essere caratterizzato
dalla conoscenza — da una parte — della violazione di certi diritti fondamentali dell’uomo che
causano l’esodo, e — dall’altra —
dalla difesa dei diritti dei profughi nel paese ospitante. Occorre
inoltre vigilare affinché il paese
ricevente benefici anche della
creazione di nuove strutture
create per i profughi, e che essi
a loro volta non diventino dei
privilegiati. Integrare le diverse
autoctonìe nella pianificazione
consente di utilizzare positivamente la presenza dei profughi e
la disponibilità degli aiuti internazionali.
Nei paesi d’origine, occorre incoraggiare il trasferimento dei
profughi urbani nelle zone rurali
vicine, per diminuire la pressione sulle grandi città oppure trasferirli in piccole località dei dintorni, dove le loro possibilità di
integrazione siano migliori. Quando i profughi possono mettersi
per proprio conto, alla testa dì
un piccolo commercio, di una
azienda o di un laboratorio artigianale, essi a loro volta offrono del lavoro ad altri profughi e
partecipano così allo sviluppo
economico del paese.
Nel paese ospitante, il ruolo
delle Chiese è molto importante.
Per quanto riguarda l’Europa,
non dimentichiamo che Roma ed
Atene costituiscono due immense piattaforme di smistamento
dei profughi che affluiscono da
tutto il mondo. Le Chiese hanno
ovunque un nuovo ruolo diaconale da assumere. Uno dei loro
compiti è anche quello di chiedere ai loro governi di rispettare
le convenzioni che essi hanno firmato. Dall’altro canto, è anche
loro compito stimolare ed informare le parrocchie sulla responsabilità dei cristiani, favorendo
gli sforzi per una reciproca comprensione.
L’Europa non è riuscita a risolvere il problema dei profughi
dei paesi dell’Est, che ha semplicemente inviato in Canada, negli
Stati Uniti ed in Australia. E i
paesi del Terzo Mondo, poveri
ed in preda a numerose e gravi difficoltà, come po.ssono risolvere questi problemi? In questa
situazione, che richiede una consapevole responsabilità nei confronti dello straniero, è anche in
gioco il buon volere e la credibilità dei cristiani.
Pagina a cura di
Roberto Peyrot
6
cronaca delleVallí
25 luglio 1985
TORRE RELUCE
RELIGIONE
A SCUOLA
Riapre il Cinema Trento Lettera
Potere
personale
di
E’ opportuno che sia la magistratura a giudicare dei conflitti
politici interni ad un Consiglio
Comunale? E’ quanto può succedere a Pinerolo dove alcuni esponenti della maggioranza hanno
deciso di querelare altri esponenti della maggioranza per tutelare la loro onorabilità.
Le affermazioni, poco meditate, del vicesindaco circa l’esistenza in Consiglio di un “superpartito" e di “trafficanti della politica" e di un assessore che ha chiamato “generali” due personaggi
di maggioranza ed uno dell’opposizione, dovranno con tutta probabilità essere esaminate dai giudici del tribunale per verificare
se esistono o meno gli estremi
della diffamazione.
E’ il punto culminante di una
polemica che contrappone ormai
da più di un anno esponenti della maggioranza che volevano
svolgere nella amministrazione
ruoli assai diversi da quello di
consigliere.
Non mi interessa qui esaminare se esista davvero il superpartito e se abbiano ragione gli accusati o gli accusatori. La questione è più semplice: se “i trafficanti” della politica, come sono
stati definiti, hanno trafficato in
modo illecito è dovere di chi conosce i fatti denunciarli all’autorità giudiziaria perché li accerti
e giudichi i responsabili.
Se no, meglio avrebbe fatto
chi ha pronunciato le frasi a tacere, ed in ogni caso sarebbe più
opportuno non speculare su queste frasi per ottenere una vittoria in tribunale mentre si è stati sconfìtti in Consiglio Comunale: sarebbe una vittoria di Pirro.
Certo è che episodi come questo sembrano fatti apposta per
allontanare la gente dalla disponibilità a partecipare alla gestione della vita collettiva. Essi
dimostrano in modo molto evidente come la lotta politica sia,
anche in una realtà piccola come
quella di una città di 37 mila abitanti, una lotta per il potere personale. Nonostante le grandi parole che, a volte, vengono spese per giustificare questo o
quel provvedimento, è il potere
personale che sembra guidare la
azione di molti (non di tutti) nei
consigli comunali e fuori di essi.
Non che la voglia di emergere, il
potere, siano cose in sé da respingere. Senza di essi, anzi,
molte cose fatte a beneficio di
molti, non sarebbero neppure
state prese in considerazione.
Ma il gusto del potere è — se
mi si passa il paragone — come
il peccato per il credente, va tenuto sempre presente come fatto
da evitare. Il credente prega:
non indurmi in tentazione. Così
il politico, l’amministratore, dovrebbe riflettere, anche se non
credente, sul potere che gli è
stato conferito dall’elettorato.
Non si tratta di un potere per
se stesso, e per quanto piacevole
possa essere esercitarlo, occorre
aver la consapevolezza che esso
è stato conferito in vista di cose
da fare, di iniziative di prendere,
di una politica da realizzare. Per
“la politica” ci si può anche scontrare nelle istituzioni, ma nella
chiarezza e nella franchezza delle posizioni rispettive. Se invece
la lotta è semplicemente per il
potere personale, allora diventa
imboscata, aggressione, maldicenza. E tutto resta come prima.
Giorgio Gardiol
Il cinema « Trento », acquistato circa due anni or sono dal Comune per adibirlo a sala polivalente, dopo quasi due anni di
chiusura riaprirà i battenti venerdì 25 luglio.
Sino al 1983 il cinema Trento
era gestito da una società privata, poi, con la crisi di questi ultimi anni, che aveva determinato un sempre più scarso afflusso
di pubblico nelle sale cinemàtografiche, anche a Torre Pellice si
era prospettata la chiusura definitiva della sala, che era ormai
rimasta Tunica struttura presente sul territorio dell’intera Val
Pellice.
L’Amministrazione comunale,
consapevole del disagio che
avrebbe creato la chiusura di
questo locale e, soprattutto, intrawedendo la possibilità di trasformare la struttura in centro
culturale polivalente, adatto, oltre che per proiezioni cinematografiche, anche per Teseouzione
di concerti, presentazione di spettacoli teatrali (che non richiedano particolari strutture sceniche), conferenze, dibattiti, decise
di acquisire la struttura stessa.
Al momento dell’acquisto, dopo il sopraluogo effettuato da
un tecnico competente, si constatò che dovevano essere eseguiti
lavori di rifacimento delTimpianto elettrico, di sostituzione del
rivestimento alle pareti, di adeguamento deirimpianto di riscaldamento, onde poter ottenere, alla luce della normativa vigente,
l’agibilità prescritta per i locali
di pubblico spettacolo. Veniva
quindi presentato ed approvato
un progetto per T adeguamento
del locale alle norme di sicurezza, che comportava una spesa di
230.000.000, in parte finanziata con
fondi propri del Comune, in parte con il concorso di altri enti
quali Regione, Provincia e Comunità Montana e per la restante
parte, concernente la trasformazione della sala in centro polivalente, mediante la stipula di
un mutuo con la Cassa depositi e
prestiti.
Sono quindi trascorsi due anni
fra l’approvazione del progetto e
il termine dei lavori, non già per
carenze da parte del Comune né
da parte della Ditta che aveva
preso in appalto i lavori, ma per
le formalità burocratiche che, come ente pubblico, il Comune ha
dovuto espletare.
Finalmente siamo giunti al ter
mine dei lavori, la Commissione provinciale di vigilanza sui
locali di pubblico spettacolo ha
espresso parere favorevole e ha
dato il benestare sulTagibilità
della struttura.
Venerdì 25 luglio vi sarà l’apertura della sala cinematografica
che TAmministrazione comunale
ha dato in gestione alla cooperativa « La tarta volante ». Inizialmente funzionerà come cinema
ma questa vuol essere una struttura aperta alle esigenze delTorganizzazione del tempo libero e
a disposizione delle forze sociali
o delle istituzioni della Valle. Per
questo sono previsti ancora alami interventi per adeguarla a
centro polivalente, come Tinstallazione di un palco che possa
permettere l’esecuzione di spettacoli oppure lo svolgimento di
conferenze, dibattiti, ecc.; l’ammodernamento delle attrezzature atte alla ricezione delle nuove
tecnologie cinematografiche. Si
auspica per questo la collaborazione di ogni forza del territorio
per formulare proposte e per offrire un servizio vicino alle esigenze di tutti.
Per ciò che riguarda la parte
cinematografica si vuole offrire
un’occasione di incontro tra le
persone neU’ambito di una programmazione di largo respiro,
per soddisfare il più possibile le
esigenze della popolazione, rispettando però l’impegno di proporre messaggi positivi. Quindi,
se i films proiettati sono di un
buon livello, il cinema può proporsi pure come valida alternativa al messaggio televisivo.
L’apertura di questa sala rientra pure nelTambito delle proposte p>er mantenere e incentivare
il turismo in Valle che risulta
essere un’importante componente delle risorse economiche del
territorio.
Negli intendimenti del Comune e della cooperativa incaricata
del servizio si prospetta pure
una stretta collaborazione con la
scuola, per la quale si delinea
la possibilità di inserire questo
tipo di attività nelTambito dei
programmi scolastici. In tale ambito, infatti, come in altri, Timmagine cinematografica può nroporsi come veicolo che può contribuire alla formazione e crescita culturale dell’individuo.
Venerdì 25 luglio, dunque, la
popolazione potrà prendere visione dei locali completamente rin
novati e verificare il funzionamento delle attrezzature messe a
punto in questo lungo periodo
di sospensione forzata delle attività.
Dopo un breve discorso inaugurale del Sindaco ed eventuali
altri interventi delle Autorità intervenute sarà proiettato il film
« Il gioiello del Nilo » (di
Douglas). L’ingresso sarà libero
e l’invito a partecipare è rivolto
a tutti.
NelTambito della programmazione, per le successive settimane, sono previsti per tutti i sabati, alle ore 16, dei films per bambini; tutti i giovedì alle ore 21, i
films della rassegna « Pace e diritti umani ».
Maño Sibille
Mostra d'arte
Dal 26 luglio al 27 settembre
si apre a Torre Pellice, quest’anno presso i locali delTHótel Gilly. corso Lombardini 2, la 36"
edizione della Mostra di Arte
Contemporanea.
Nata nel 1949 la mostra ha
svolto una funzione culturale
importante per la valle, anche
se nei primi anni non è stata
adeguatamente valorizzata.
Quest’anno la mostra sarà dedicata alla Civica Galleria di
Arte Contemporanea. Una galleria sorta poco a poco a Torre
Pellice grazie alle donazioni di
artisti che erano venuti in contatto con la città e la valle anche per via della mostra.
La galleria, che dovrebbe diventare, nell’intenzione delTAmministrazione comunale e della
Comunità Montana, una « galleria di arte moderna di valle»,
ospita alcune centinaia di opere
dei principali artisti italiani e
stranieri ed in specie torinesi
delle varie scuole e movimenti
dell’arte contemporanea.
Come sempre, anche quest’anno curatore della mostra è Filippo Scroppo.
TORRE PELLICE
Attività della Croce Rossa
Nel corso della seduta ordinaria dei Volontari del Soccorso Croce Rossa Italiana di Torre
Pellice delT8.7.86, è stato fatto
un bilancio dell’attività svolta
nel corso del primo semestre di
quest’anno.
Il centralino (num. tei. 91996)
ha ricevuto in 180 giorni 550
chiamate: 517 per servizi ordinari, di urgenza, di trasporto
Ospedale o Istituti di ricovero
locali, 22 per servizi alle varie e
diverse manifestazioni sportive,
mentre 11 (pari al 2% del complessivo) sono risultate chiamate nulle e/o fasulle.
I chilometri percorsi nel complesso sono risultati pari a
26.142, mentre i litri di carburante utilizzati sono stati 3340.
Come è noto il parco macchine è ora ridotto a 2 ambulanze:
i volontari del soccorso C.R.I.
di Torre Pellice, per il loro servizio, non percepiscono alcuna
retribuzione e non si dividono
le mance che talvolta ricevono.
una preside
al Ministro
Tra le prime reazioni della scuola
dopo la ’’scelta” delle famiglie circa
l’insegnamento della religione cattolica
nella scuola, pubblichiamo questa lettera al Ministro della Pubblica Istruzione della Preside della Scuola media
di Torre, che mette in rilievo alcune
difficoltà dovute alla necessità di rispettare il Concordato e l’Intesa colla
Tavola Valdese.
La sottoscritta, Liliana Rasetti, preside della S.M.S. « Leonardo da Vinci »
di Torre Pellice (Torino),
— considerata la situazione del paese in cui opera, certamente anomala rispetto al quadro nazionale;
— considerati i dati conclusivi sulla decisione di studenti e genitori di
avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento delia reiigione cattolica: Si’ 40,
NO 158, Nessuna opzione 68, Totale
266, % dei Si’ 15,03 di cui: 19 Si’ per
le classi prime; 12 per le seconde; 9
per le terze;
— sottolineati gli artt. 8 e 9 dell'Intesa tra Stato Italiano e Tavola
Valdese e relative proposte di modificazioni;
— considerate altresì le richieste
di molti genitori, conseguenti a quanto
sopra, di collocare l’insegnamento della religione cattolica alla prima o all’ultima ora di iezione; di rendere I insegnamento non obbligatorio, in modo
da non discriminare in alcun modo gli
allievi;
chiede
1) se può abbinare gii allievi a livello di classi paraliele (1 ora per le
classi prime; 1 ora per ie classi seconde; 1 ora per le classi terze) per
l’insegnamento delia reiigione cattolica;
2) su quali insegnanti potrà contare
per le attività culturali e formative
per gli studenti che non si avvalgono;
3) se e come può andare incontro
alie esigenze espresse da molti genitori
(in ossequio alle leggi che regolano
il rapporto tra stato italiano e cittadini valdo-metodisti) : coliocazione oraria alla prima e ultima ora; insegnamento alternativo non obbligatorio.
La Preside prof. Liliana Rasetti
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Luserna San Giovanni
DOMENICA 27 LUGLIO 1986
GIORNATA INAUGURALE DELLA SEDE
RISTRUTTURATA
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
• ore 11,00 - Messaggio del past.
Giorgio Bouchard, Moderatore della
Tavola Valdese ;
• ere 12,30 - Partecipazione ad un
buffet freddo a disposizione di tutti
i visitatori ;
ore 14,30 - 1 90 anni di vita
del RIFUGIO ( pastore Alberto Taccia ) e messaggi di saluto e di adesione.
Visita alTopera e Bazar a favore
del Rifugio.
Le mance e le offerte vanno a
costituire un fondo destinato all’acquisto di un nuovo mezzo.
Per questo è stato aperto un
libretto di risparmio presso la
Cassa di Risparmio di Torino
Dipendenza di Torre Pellice: su
questo libretto è attualmente
versata una cifra complessiva di
L. 3.686.500 ottenuta appunto attraverso le offerte e le mance.
Con queste poche righe si
vuole ricordare che solo grazie
all’aiuto e alla comprensione della popolazione la C.R.I. di Torre
Pellice può continuare a svolgere con efficacia e serietà la
sua attività.
Pertanto coloro che volessero
« aiutare » la C.R.I. di Torre
Pellice con offerte in denaro,
possono farlo, dietro contestuale rilascio di ricevuta, attraverso il personale in servizio o l’ufficio C.R.I. sito nella ex caserma Ribet in P.zza Gianavello,
aperto il mercoledì dalle 15 alle
17.30 ed il venerdì dalle 10 alle 12.
etnie
Scienza politica e cultura dei popoli minoritari n 11 ■
Porro: La “Petite Patrie” - Nicoli: Valdesi in Germania - Colombo:
“Speak white!” - Merelli: I veri Italiani - Cozzi-Ceschia: Le
possedute di Verzegnis - Giovanditto: Le diaspore silenziose Stocchi: I re pastori deila Montagna Nera - Veneri: Quale frontiera?
-'Foschi: Phuket, l’isola “collina” - Columbu: I “veri sardisti” Bosca: La donna e la magia nelle Langhe - Buratti: Il Partito dei
Contadini - Formigaro: Repubblica federale d’Italia? - Paini: “State
entrando nella terra dei Nevaio!” - Beggiato: Italiano; un altra
lingua - Rognoni: “Com Tè talt al nostar mond” - lacovissi:
Friulano: che tare? - Goria: “L’Evangeli secound Matteo”
La rivista è distribuita in abbonamento: 5 numeri L. 30.000 ■ Europa
L. 35.000 - Paesi extraeuropei (p.aerea) L. 70.000 - Arretrati
1983/84,'85 L 36,000 ■ Versamenti sui CCP 14162200 intestato a
Miro Mereiii. Viale Bligny 22, 20136 Milano - Tel. 02/8375525 Questo numero L, 6,000 - In contrassegno L. 10.000 - ETNIE è in
vendita nelle seguenti librerie: Milano: Feltrinelli, Via Manzoni 12 e
Via S. Tecla 5 - Roma: Feltrinelli, Via V.E, Orlando 84/86 - Bologna,
ppUnneHi Piazza Raveqnana 1 - Bnlzano' Athesia. 1 aiihpn 41
7
25 luglio 1986
cronaca delle Valli 7
\
SULL’AMNISTIA
A fronte delle notizie circolate riguardo al progetto di amnistia ed indulto
in discussione, CGIL-CISL-UIL del Piemonte esprimono preoccupazione circa due punti in particolare: da un
lato sembrerebbero esclusi dall'amnistia i lavoratori coinvolti in reati derivanti da manifestazioni sindacali, dall’altro sarebbero invece interessati dall'amnistia i reati da infortuni sul lavoro.
Pertanto CGIL-CISL-UIL ritengono
che, in relazione a questi due punti,
vengano adottate ie direzioni del precedente provvedimento di amnistia
DPR 18 dicembre 1981 n. 744.
E più precisamente in relazione alia
prima questione, sia concessa amnistia: « per i reati previsti dail’art. 610
del c.p. e dall'art. 1 del d.l. 22 gennaio 1948 n. 66, commessi a causa ed
in occasione di manifestazioni sindacali 0 in conseguenza di situazioni di
gravi disagi dovuti a calamità naturali
p a disfunzione di pubbiici servizi, anche se aggravati dal numero delle persone e dalle circostanze di cui all’art.
61 del c.p., fatta esclusione di quelle
previste dai numeri 1-7 e 10, sempre
che non ricorrano altre aggravanti ».
E’ da notare che a tale provvedimento sono interessate nel solo Piemonte
ben 482 persone coinvolte per reati in
seguito a manifestazioni di grande
contenuto sociale (basti pensare che
ben 192 sono legate alle vicende della Montefibre di Verbania e dell'Alto
Novarese).
Sarebbe assurdo che un provvedimento di amnistia, per il significato
sociale che lo caratterizza, escludesse questi soggetti.
Per quanto riguarda la seconda questione, si richiede che l’amnistia « non
si applichi ai delitti previsti dall’art.
590 del c.p., secondo e terzo comma
lesioni personali colpose, limitatamente ai fatti connessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’igiene
del lavoro, che abbiano determinato
le conseguenze previste dal 1° comma, numero 2, o dal secondo comma
dell’art. 583 del c.p. ».
E’ da notare, a questo proposito,
che l’aumentata sensibilità su questi
problemi aveva già portato alla presa
di posizione di circa 1.000 magistrati
nel giugno 1981 a fronte di propositi
di depenalizzazione di questi reati.
Del resto, la stessa Corte Costituzionale, con sentenza del 22 aprile 1980, n.
59, rispetto ad un ricorso riguardante
l’amnistia del 1978 che escludeva
questi reati, dichiarava infondata la
questione di costituzionalità dell’art. 2
lettera A) decreto presidenziale 4 agesto 1978 n. 413, nella parte in cui
esclude l’applicabilità dell’amnistia ai
reati di lesioni gravi e gravissime connessi con violazione delle norme per
la prevenzione degli infortuni sul lavoro 0 relative all’igiene del lavoro
che abbiano determinato le conseguenze previste dal primo comma, n. 2, o
dal secondo comma dell’art. 583 c.p. in
riferimento all’articolo 3 costituzionale.
CGIL-CISL-UIL Piemonte
LE 150 ORE
Anche quest’anno a Pinerolo si sono svolti i corsi delle ■■ 150 ore »:
otto classi, compresa una sezione
staccata a Torre Pellice, con centosessantotto iscritti, centodiciannove del
quali hanno conseguito a giugno il diploma di scuola media. La cinquantina
che manca all’appello si è purtroppo
persa per strada per problemi vari di
lavoro, di famigiia o di salute. Dopo
tante trattative con il Comune, dall’86
le lezioni si sono finalmente tenute
in una sede appositamente ristrutturata, in via Marre 4 (davanti ai giardini della stazione). E’ stata di nuovo
(nonostante i tanti pregiudizi che, anche in sedi altolocate, continuano a
pesare su questa iniziativa), una esperienza positiva, se molti dei neodiplomati hanno sentito — a esami
finiti — l’interesse e l’orgoglio di
partecipare alla campagna-iscrizioni
per il prossimo anno scolastico.
Alla Festa dell’Unità, svoltasi recentemente a Pinerolo, tutte le sere operai, casalinghe, disoccupati si sono
avvicendati intorno al piccolo stand
delle « 150 ore » allestito da alcuni
insegnanti. Le fatiche e i sacrifici di
un anno, la piccola inquietudine per
l’esame, le occasioni di riprendere dei
libri in mano, di approfondire nuovi argomenti, di esprimersi in pubblico, di
confrontarsi con altre persone fuori
dalla cerchia familiare o di lavoro, la
possibilità di stringere muovi rapporti di solidarietà o di amicizia, la piacevole novità di una gita a Briançon
e a Venezia, tutte queste cose sono state il piccolo ma prezioso risultato
che i corsisti di quest’anno hanno
esposto volentieri, come sa fare solo
chi è passato personalmente per una
esperienza che considera positiva. E
merito in gran parte loro se solo alla Festa dell’Unità si sono potuti contare alla fine una cinquantina di nuovi iscritti, ai quali si aggiungono
quanti hanno consegnato le domande
alla scuola media di Abbadia Alpina o
alle sedi sindacali. Anche per l’86/87
si può così prevedere un’adesione alle « 150 ore » simile a quella degli
anni scorsi.
L’esperienza non riporta solo successi, evidentemente, ma pone anche
interrogativi e problemi che meriterebbero eco maggiore. Tre sono in
particolare le prospettive su cui l’esperienza pinerolese richiede maggiore
impegno in futuro fra quanti operano
nella scuola, nelle Istituzioni, nella
società:
— offrire ulteriori occasioni di studio e di approfondimento per quanti
hanno trovato nelle ^ 150 ore » uno sti
GENTE DI VALLE - 7
Era tanto che non li incontravo. Quasi un’istituzione rorenga quei due fratelli: bella
razza, una vita consumata a
costruire case e soprattutto a
scegliere, cambiare, piazzare
lose sui tetti di ville e campanili, di valle in valle.
Improvvisamente, sulla
—ptazzerra; •urta voce 'e un gran *
sorriso aperto, sotto la più
bella testa canuta che mi è
dato conoscere: il Chitti! Parole rapide e schioccanti come il passeraio che fa compagnia ai Caduti, ricordati nel
lastrone di granito sotto gli
ippocastani. Convenevoli sinceri come si conviene tra vecchi conoscenti che i mediterranei, meno riservati, definirebbero amici. Storie di salute e di famiglie, poi io gli domando di Ciotto, il fratello.
— Bene, bene: sempre là, ai
Verneys, con la sua svizzera
rossa! — e insieme alla notizia e al riferimento inconsueto, altro sorrisone, ammiccante ironico.
Un bicchierino prima di salire ad incontrare la coppia e,
con essa, un altro pezzetto di
storia della valle del Luserna.
Storia coi fiocchi, altro che
le melensaggini da telenovela,
dilaganti ormai come droga,
a zuccherare esistenze vuote,
ridotte a consumare per produrre e produrre per consumare, annegando nell’immondizia.
Ottanta lei, settanta lui:
giunti frusti, ma intatti, ad
un’età in cui sì lievi differenze non assumono più senso di
anagrafe. Nonni più volte, ma
soprattutto di quel Daniele
praticamente allevato da loro
e che consuetudine e affetto
vogliono tuttora Danielino,
anche se ormai artigliere da
montagna in quel di Trento.
Ciotto, classe 1916, una delle classi “sgarrate”: sette anni di naja, più due di concentramento e transumanze da
Apocalisse nella Germania di
Hitler.
Gente di valle, s’erano tuttavia incontrati, nel '36, in
una Roma ubriaca d’impero,
dove la colonnella, vivace, colta e decisa ma non proprio
una Marlène, si era "brincata” il bel Ciotto che, tra un richiamo e l’altro, aveva trovato il tempo di regalarle due
figli, presto traslocati a Torre.
Marta era detta la colonnella perché, dopo il collegio londinese, cui era approdata -dalla natia Friburgo, aveva cumulato dieci anni di milizia,
dall’Argentina all’Uruguay a
Roma, nell’esercito più pacifico del mondo: quello della
-Salvezza,-cantando, leggendo e
commentando la Bibbia, tra
un parto e l’altro al quale era
chiamata, provetta e stimata
levatrice.
Ca strada per arrivarci è
quella, che lui, con l’aiuto di
pochi altri, si era ricavata a
picco e pala sull’orma di un
insalatine, pomodori, taccole,
zucchine, cipolle e agli, con, ai
confini, folti cespugli di rosmarino, salvia ed erba di san
Pietro.
L’estate, divampata improvvisa salendo dal piano con le
foschie, ha portato i primi
funghi, da sempre passione di
Liotto che sa dove incontrare
le « bugliere » in brevi cam-_
minate, riconoscendo i segni
anticipatori in certe macchie
bianche fra muschi, ginestre
e felci, nell’ombra umida di
faggi, olmi e tigli. Sono scoppiate le rose a cespuglio, spalliera, alberello, e i garofanini
La svizzera rossa
antico sentiero. Ora, da una
decina d’anni, allargata da
una pala meccanica della Provincia e poi a, spizzichi e bocconi, secondo i fondi del povero Comune, in parte asfaltata.
Eccoli, coppia statuaria, su
una panchina di pietra, all’om-^
bra della nuova casa. Perché
di case, per sé e per i figli,
Liotto, aiutato da loro e dal
Chitti, ne ha costruite ben
due, comode, moderne, in pietra, calce e cemento armato.
— Avete bel dire voi che il
legno fuori e dentro è più bello, appaga meglio l’occhio e
dà senso di calore! Si vede
che non avete provato un
incendio, noti sapete come
corre, mangia, liquida, distrugge veloce il lavoro di anni. E prima che possa arrivare l’elicottero con i getti d’acqua prelevata giù all'invaso di
Turati, come tre anni fa nel
vallone dei Pisai, si deve
provvedere con i secchi... —.
Brontola e ammicca, ammicca e brontola, poi s’apre anche lui al sorriso di famiglia,
■ ’solare come quello del Chitti,
e, puntando due occhietti da
volpe, conclude: — No?! —•
Dalla strada che, aggirata
la seconda casa, s’inerpica ai
Verneys superiori, verso il paradiso di Riccardo, scende
scosceso un campetto di patate, ora fiori bianchi su verde
intenso e, sotto, si smaga al
sole un orto lussureggiante di
di Garda Lorca, che fan. tavolozza di saluto nel cortile della vecchia casa. A chi si ferma ammirato, lui dice: — Sono la “fìssa” della svizzera
rossa. Il verde mio è là — e
indica l’orto — quello che si
mangia —. Quindi sparisce,
trafficando, verso il suo stanzone-laboratorio, tra cazzuole,
sparavelli, scuri, talocce, martelli e punte e cavi da teleferica: in un angolo la grande
motosega e, a parete, un trionfo di giargiattole da bottega
d’antiquario, come il “comandi”, una corda con anelli e un
cuneo affilato, che serviva a
trascinare i tronchi abbattuti,
quando non c’erano le strade.
All’interno della porta, inchiodata al centro del pannello, una striscia d’alluminio:
bollo per bicicletta, lire 10,
1937 - XV E.F.
— Lo ricordate? Come la
tassa di lusso e scambio per
chi possedeva il bagno! Oggià,
ricchezza mobile e miseria
stabile, i regali del fascismo —.
Un po’ arruffone, lo devi rincorrere dentro e fuori per inserirti nelle sue chiacchiere.
— Come mai, e da chi quel
soprannome a Marta? — Da
me, nei momenti di lite familiare, condimento di ogni vera
convivenza. E’ brava, Marta,
bravissima, ma crucca. Una
crucca svizzera, ma sempre
crucca... —.
Claudicando un poco, s’avvi
cina Marta. Una brutta caduta le aveva procurato, un anno fa, fratture multiple. All’ospedale, tra gesso e ferri
avevano sentenziato: «Se la
caverà, è eccezionale, ma rimarrà immobile. Provvedetela di una sedia a rotelle, appena possibile ». Ed eccola invece qui, ottuagenaria, un poco ondeggiante, ma addirittura senza bastone.
— Bisogna volere: la volontà di vivere è mezza medicina
— sentenzia nel suo buffo italiano.
— Visto? Sa tutto lei e impone le sue logiche a sé e agli
altri — canta Liotto — E’ una
stalinista; dunque una svizzera rossa —.
Lei se la ride.
— Sciocchezze, sempre
sciocchezze! Certo non accetto tutti i compromessi alla
meridionale, ai quali state
abituando il Paese. Io sono
ferma: profondamente credente e decisamente rivoluzionaria. Mammona non cambia,
ha bisogno di schiavi, ma me
non mi avrà, mai... -— e la
quotidiana diatriba riprenderebbe, senza la presenza dell’ospite divertito, che, di botto, si ritrova in mano una tazza di fragoline di bosco, fragranti come l’ospitalità di
quassù, insieme al té che, a
una cert’ora, tutti si apprestano, ripulendosi, a sorbire presso un tavolo imbandito: pausa nella fatica e rito civile, aggregante familiari ed amici.
Andiamo tutti nella grande
cucina-soggiorno. Acquaio, gas,
frigo e cassapanca (delle buone bottiglie di vino), divisi
dal resto mediante una balaustra in perlinato di poco più
d’un metro. Verso la porta-veranda la parte a soggiorno:
un bel pendolo, il grande tavolo in noce e voi sedie e divano a guardare il camino di
pietra. Sopra, fa da bordo un
bel trave grezzo incastrato nel
muro, con su due antichi ferri da stiro, un vecchio macinacaffè, una caraffa in peltro
e una bottiglia reggimoccolo.
Ad un chiodo, sul fianco,
pende una lampada a carburo, cilindrotto di ghisa con il
suo cappello d’ottone. Rischiarava le veglie, quando loro
erano bambini.
Gianni IDolino
molo inaspettato e interessante (corsi
monografici o professionali?), che consentano di non chiudere una finestra
forse appena aperta su se stessi e
sulla società, nella prospettiva dell’educazione permanente;
— offrire ai numerosi giovani che
anche nelle « 150 ore » restano ogni
anno in condizioni di marginalità e di
rifiuto, strumenti specifici di ricupero
e di orientamento;
_____ realizzare una più stretta collaborazione fra i corsi di « alfabetizzazione » e quelli di scuola media (in
base ad un progetto già presentato al
Ministero e che forse andrà in vigore da quest’anno...), psr superare più
efficacemente i problemi legati allo
. analfabetismo di ritorno » e alle più
gravi carenze socioculturali.
Alcuni insegnanti delle 150 ore
di Pinerolo
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Palmii'a Tourn wed. Rivolra
neirimpossibilità di farlo singolarmente, desiderano ringraziare tutti coloro
i quali con scritti, parole di conforto
e presenza al funerale hanno preso
parte al loro dolore ed hanno dimostrato stima e affetto per la loro cara.
Un ringraziamento particolare al
person^e medico e paramedico dell’Ospedale Valdese di Torre PeUice ed
al pastore Vito Gardiol.
Rorà, 23 luglio 1986.
RINGRAZIAMENTO
I -nipoti del compianto
Bartolomeo Coìsson
(Mimi)
nella impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti, ringraziano il pasl.
Bruno Bellion, il sig. Franco Sappé con
tutto il personale del Rifugio Carlo
Alberto e tutti coloro che hanno aiutato e partecipato al loro dolore.
Angrogna, 21 luglio 1986.
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destinazione, preventivi a richiesta.
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con attitudine al giardinaggio, per
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Guardia Medica :
Notturna; q>refe«tìva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 27 LUGLIO 1986
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 27 LUGLIO 1986
Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
8
8 uoffloesodetà
25 luglio 1986
AMNESTY INTERNATIONAL
NUCLEARE
Arresti e torture
nella Corea del Sud
Ogni anno nella Corea del Sud,
denuncia Amnesty International,
centinaia di persone vengono imprigionate per aver criticato il
Governo. Alcuni oppositori sono
stati torturati per ottenere false
confessioni in cui si attribuivano reati di cospirazione e di spionaggio a favore della Corea del
Nord e sono stati poi condannati al termine di processi che hanno violato palesemente gli standards intemazionali in materia.
Emblematico è il caso di Lee
Kwang-*ung, insegnante di liceo
accusato di leggere opere bandite
dalle autorità, di ascoltare le
trasmissioni della radio nord-coreana e di aver criticato il Governo: durante gli interrogatori, i
torturatori lo minacciavano con
frasi come « Tu sei un pesce sul
tagliere e noi dobbiamo prepararti per la cena! ». Attualmente
sta scontando ima condanna a 7
anni di carcere, emessa net 1983
per cospirazione allo scopo di abbattere il regime sud-coreano.
Scosse elettriche, percosse, privazione del cibo e del sonno sono le torture più frequentemente
descritte nel nuovo rapporto di
Amnesty International, dal titolo
« Corea del Sud: violazioni dei
diritti umani »; alcuni detenuti
hanno denunciato inoltre di essere stati messi con la testa sotto
acqua e di aver subito la cosiddetta tortura della “gallina allo
spiedo”, in cui la vittima ammanettata è appesa ad una corda e
fatta ripetutamente ruotare.
Per quanto riguarda poi la pena di morte. Amnesty International ha appreso che dal '75 sono
• L'Eco delle Valli Valdesi »; Reo.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone. Sergio
Rlbet. Comitato di redazione: I redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Beneccni, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nlttl. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
state eseguite almeno 10 condanne di prigionieri politici. Altre
due sentenze sono attualmente
in attesa di esecuzione.
Tra i prigionieri per motivi di
opinione (detenuti solo a causa
delle proprie pacifiche convinzioni) figurano studenti, insegnanti,
religiosi, giornalisti, sindacalisti
ed agricoltori. In alcuni oasi queste persone vengono detenute
per un mese con l'accusa di aver
partecipato a manifestazioni suscettibili di turbare l’ordine pubblico; altri sono stati invece condannati a lunghe pene detentive
con l’accusa di «filocomunismo»,
di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale o di aver fatto
spionaggio a favore della Corea
del Nord. La condanna è sempre
avvenuta dopo processi privi di
ogni garanzia di equità.
Il rapporto di Amnesty descrive diversi casi di prigionieri condannati dopo essere stati costretti, dietro tortura, a confessare
reati inesistenti. Molte persone in
attesa di giudizio sono state tenute in isolamento senza la possibilità di vedere un avvocato e,
quindi, di poter preparare la difesa.
La legislazione sud-coreana
prevede garanzie contro la tortura, ma il rapporto di Amnesty
International afferma che di fatto esse non vengono applicate
dalle autorità. Il movimento internazionale per i Diritti Umani
indica anche tre uffici in cui
i prigionieri, durante l’interroga
torio, sono stati maltrattati e
torturati sistematicamente: l’Ufficio Anti-Comunista della Polizia
Nazionale, l’Ufficio ner la Pianificazione della Sicurezza Nazionale ed il Comando delle Forze di
Sicurezra dell’Esercito.
La pubblicazione del rapporto
sulla Corea del Sud è il risultato
di un continuo flusso di informazioni provenienti da questo paese e delle missioni svolte da Amnesty International nel 1984 e nel
1985.
Nell’agosto 1985 Amnesty International ha inviato un memorandum al Governo sud-coreano,
sollecitandolo ad adottare una
serie di misure per far cessare
le violazioni dei Diritti Umani,
tra cui il rilascio dei prigionieri
per motivi di opinione, la revisione delle procedure processuali per tutte le persone condannate in base alla legge sulla sicurezza nazionale e alla legge anticomunista, l’annullamento del
processo per coloro che non sono stati posti nelle condizioni di
difendersi, l’indagine sulle denunce di tortura e la cessazione dei
lunghi periodi di detenzione in
isolamento.
Secondo Amnesty International, le autorità sud-coreane hanno reso noto il loro impegno per
la protezione dei Diritti Umani,
ma non hanno risposto affatto
su fatti specifici e sulle raccomandazioni suggerite dal memorandum del movimento per i Diritti Umani.
Adesione FGEI
ai referendum
Pubblichiamo la lettera con cui la Federazione Giovanile Evangelica Italiana ha dato, in data 20.6, la propria adesione al Comitato promotore dei referendum sul nucleare.
Con la presente vi comunico
il pieno sostegno e l’adesione
alla campagna per i referendum
da parte della F.G.E.I.
Consideriamo molto importante la campagna in corso perché
lungi dal ridursi ad un sì o ad
un no al nucleare pone con forza il problema del « modello di
sviluppo » dei paesi industrializzati, problema centrale per la
sinistra, in particolare nella fase di « crisi ristrutturante » che
stiamo vivendo.
Modello di sviluppo come problema « alto » con cui la sinistra
deve essere in grado di confrontarsi per non rimanere succube
di chi oggi, avendo in mano le
leve del potere, guida la trasformazione. Modello di sviluppo
« alternativo » come terreno su
cui operare la ricomposizione di
due termini centrali per la sinistra, gli interessi e le idealità,
termini oggi tragicamente separati.
Per queste motivazioni politiche diamo il nostro pieno sostegno alla campagna (nelle realtà
ove siamo presenti sarà un sostegno attivo), crediamo però
che questo referendum potrebbe essere l’occasione per aprire
una discussione su temi posti
al confine tra politica ed etica
quali gli eventuali limiti da porre alla ricerca scientifica (ingegneria genetica, ecc.); su questa
ed altre questioni similari a si
Completa dedizione
Stampa; Cooperativa Tipografipa
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
(segue da pag. 1)
delle chiese di matrice fondamentalista. Per quanto ci riguarda, la nostra etica sarebbe di
stampo antropologico. Certo vi
è uno sforzo lodevole, riscontrabile nei documenti di studio,
o.d.g. e atti sinodali, e più in generale nella vita della chiesa, di
predicazione agli uomini del nostro tempro. Ma si tratterebbe
pur sernpre di un impegno etico; una scelta motivata, di fatto, più da istanze psicologiche e
sociologiche, che non da un costante e puntuale riferimento
cristologico.
Protestantesimo senza Riforma, direbbe Dietrich Bonhoeffer.
Un protestantesimo preoccupato della propria pietà, oppure
freneticamente attivo, nel tentativo di essere contemporaneo.
Un protestantesimo comunque
lontano dalla preoccupazione
paolina: non noi, risvegliati ottocenteschi, o uomini impegnati
nella storia contemporanea, ma
Gesù Cristo deve essere annunziato. E predicare Gesù Cristo
significa porsi nel suo cammino: « Voi sapete — ha detto Gesù ai suoi discepoli — che quelli che sono reputati principi delle nazioni le signoreggiano e che
i loro grandi le sottomettono al
loro dominio. Ma non è così tra
di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostre)
servitore; e chiunque, tra di voi,
vorrà essere primo sarà servo
di tutti. Poiché anche il Figlio
dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e
per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» (Me.
10: 4245).
Le parole di Gesù riecheggiano nella seconda parte del nostro versetto: coloro che sono
stati toccati dalla grazia divina,
ed hanno conosciuto la salvezza
di Gesù Cristo, devono porsi nell'ottica del servizio.
Colui che serve non ha tempo per presentare la sua figura; colui che serve non imposta
la vita secondo schemi mentali
propri, dando la preferenza all'individuale o al collettivo, secondo le opportunità del momento. Colui che serve è in costante ascolto della voce del suo
Signore. Ascoltare il Signore significa orientare le nostre vite
secondo la vocazione che ci è
stata rivolta. In questa prospettiva, non di impegno umanitario, ma di discepolato cristiano,
possiamo invitare donne e uomini, giovani e meno giovani,
a dedicare la vita al Signore.
Le nostre comunità hanno bisogno di evangelici militanti: nella chiesa locale, nelle opere soci'’li, nei centri giovanili, valorizziamo il volontariato, affinché
emerga un'ottica cristocentrica
di comune impegno e in servizio reciproco. Una dedizione
completa che non ricerca alcuna gratificazione, non si uniforma qtdndi alle regole del successo che determinano sempre
di più il nostro vivere quotidiano.
E permettetemi, a questo punto, un riferimento personale. Un
giorno di alcuni anni fa, un pastore, intuendo la mia indecisione sulla possibilità o meno di
intraprendere gli studi teologici
in vista del ministero pastorale,
mi citò le parole di Gesù al titubante Pietro: « In verità, in
verità ti dico che quand'eri più
giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio stenderai le tue mani e
un altro ti cingerà e ti condurrà
dove non vorresti» (Giov. 21:
18). Le parole di Gesù, mi disse
quel pastore, non sono solo per
Pietro; indicano la disponibilità
che, in qualunque momento, il
Signore può richiedere ad ognuno di noi.
Alcune richieste possono sembrare di difficile attuazione, se
non, sul momento, addirittura
impossibili. Ma, mi fece osservare quel pastore, se il Signore
stesso è stato tra i suoi come il
diacono, come colui che serve,
perché non rispondere alla sua
chiamata?
Seguire dunque Gesù, il Signore, con allegrezza e disponibilità; servirLo nelle nostre comunità, nella diversità dei doni
elargitici, ma sentendoci tutti
costretti dall'amore di Cristo:
« Perché siamo giunti a questa
conclusione: che uno solo morì
per tutti, quindi tutti morirono;
e ch'egli morì per tutti, affinché
quelli che vivono non vivane
più per se stessi, ma per colui
che è morto e risuscitato per
loro » (Il Cor. 5: 14-15).
nistra vi sono posizioni molto
diversificate che attraversano
gli schieramenti politici consolidati; questo non ci permette però di eludere il problema: partiamo dalla campagna in corso
per allargare ed approfondire
la discussione.
Un caro saluto e buon lavoro.
Il segretario
Paolo Ferrerò
Nicaragua
deve vivere
« Nicaragua deve vivere » è lo
slogan di una campagna internazionale di solidarietà con il
piccolo paese centroamericano
da anni al centro delle attenzioni non troppo benevole del
«grande fratello» USA. Promotore deH’iniziativa è stato lo
stesso presidente dei Nicaragua,
Daniel Ortega, e coordinatore
per l’Europa ne è il console generale in Italia, Bergman Zuniga Perez.
L’esigenza di un movimento
internazionale di solidarietà con
il Nicaragua nasce dalla necessità di limitare gli effetti dell’embargo economico decretato
dagli USA nei confronti di Managua, e per permettere al governo di fronteggiare la guerra
non dichiarata che le bande di
terroristi « contras », potentemente armate dagli Stati Uniti,
conducono ai confini del paese.
Quella nicaraguense è, pur in
mezzo a questi drammatici problemi, un’esperienza inedita di
costruzione della democrazia in
America Latina, alla quale collaborano attivamente i cristiani, sia cattolici che evangelici.
In Italia hanno finora dato la
loro adesione a « Nicaragua deve vivere», fra gli altri: "Valdo
Benecchi, pastore metodista di
Milano; i musicisti Luigi Nono
e Maurizio Pollini; gli attori
Dario Po e Franca Rame : lo
psichiatra Luigi Cancrini; i parlamentari Raniero La Valle,
Giancarla Codrignani, Stefano
Rodotà, Luciana Castellina; Diego Novelli, ex-sindaco di Torino.
Le contribuzioni possono essere versata sul c. corr. banc.
27640/3 della Cassa Rurale Artigiana di Roma (ag. 9), v. Adige 26; eppure inviate con vaglia
postale al Coordinamento nazionale della campagna: piazza Umanitaria 5 - Milano, specificando la causale « Nicaragua deve
Eugenio Stretti vivere ».
Venezia denuclearizzata
Circa 250 Comuni di tutta Italia hanno finora fatto la scelta
di «zona denuclearizzata», fra cui
diversi centri delle Valli valdesi. Anche se la cosa ha soprattutto un valore simbolico, queste dichiarazioni testimoniano
come la questione nucleare —
sia nei suoi aspetti militari che
civili — acquisti via via un sempre maggior peso nella coscienza dei cittadini e dei loro amministratori.
E’ ora la volta di una delle
più note città italiane nel mondo, Venezia, che si è dichiarata
« denuclearizzata » non solo come città lagunare, ma anche nel
resto del territorio comunale che
comprende estuario e terraferma. Vi sarà proibito il deposito
— ed anche il transito —- di or
digni nucleari; le stesse navi a
propulsione nucleare non potranno entrare in porto, come pure
quelle con carico nucleare. Analogo divieto vale per gli aerei al
« Marco Polo » di Tessera.
Lo ha deciso il Consiglio comunale di Venezia, approvando
una proposta dei « verdi », col
voto favorevole di quasi tutti i
partiti (psdi assente e msi astenuto).
E’ anche stata approvata una
richiesta al Consiglio regionale
di esprimere parere negativo,
entro il 4 settembre prossimo,
alla possibile individuazione nel
Veneto di due località in cui potrebbero essere installate centrali nucleari.
R. P.