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BIBLIOTECA VALOBSE
10066 TOæiB PEIL ICE
Settimanale
della Chièsa Valdese
Anno 111 - Nuni, If)
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Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio difindirizzo Lire 100
TORRE PELLICE 10 Majigio t‘<74
Amm.r Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice • c.c.p. 2/330‘)4
mio prossimo a
Abbiamo dovuto esser toccati nel vivo — nel carburante per i nostri veicoli, nel combustibile per i nostri impianti di riscaldamento, nei costi vivi
della benzina, della nafta, dell’enS-gia
elettrica — per renderci bruscamente
conto che viviamo ormai su scala planetaria e che un’epoca storica si sta
concludendo. Senza dubbio si cercano
nuove fonti di energia, nuove soluzioni, la crisi avrà anche un valore stimolante. Tuttavia ciò che ha cominciato
ad accadere per il petrolio, potrà ripetersi a più o meno breve scadenza
per la bauxite, per il rame, per questa
o quella delle materie prime tutt’altro
che equamente ripartite sulla superficie terrestre e spesso detenute da paesi de] cosidetto Terzo Mondo. Finora
il colonialismo prima, il neocolonialismo poi hanno tenuto la situazione
sotto controllo: i paesi 'sviluppati’
hanno continuato ad assorbire a basso costo le materie prime dai paesi
'in fase di sviluppo’ trovando in essi
vasti mercati per i loro prodotti industriali ad alto costo. Così è accaduto
quello che in misura crescente è stato
denunciato, con forza particolare dai
paesi ’emergenti’ (si ricordi la vibrante arringa di Allende), all’assemblea
dell'UNCTAD, a Santiago del Cile ancora libera: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più
poveri.
Ora la crisi energetica ha scosso in
profondità questo controllo. Certo, ricchi produttori e multinazionali petroliere hanno ancora fatto la parte del
leone, e non sono stati loro a pagare il costo della crisi. Ma si è fatta la
prova di una capacità di pressione che
ha incrinato in modo decisivo e irreversibile la supremazia dei paesi ’sviluppati’, soprattutto di quelli dipendenti da altri per le materie prime.
Quello che avrebbe dovuto e potuto
essere il frutto di una volontaria decisione dettata da una coscienza di
solidarietà umana, sarà prima o poi
la necessità imposta dall’evoluzione
storica.
Tuttavia, poiché il cammino della
storia è tutt’altro che lineare, non tutto è Dositix'o nell’evoluzione abbozzata. Nuovi, probabilmente più gravi
squilibi i, peggiori ingiustizie si profilano, anche prossime. Sono i problemi
che, nella seconda metà di aprile, si
è sforzata di affrontare l’Assemblea
straordinaria delle Nazioni Unite, convocata a New York. Parlando di quest’assise, il segretario generale delTONU, Kurt Waldheim, aveva dichiarato: « La posta in gioco è considerevole. Il mondo, infatti, non è più diviso in due categorie di Stati, come si
medio non si accorga per ora molto
del boom economico che l’impennata
dei prezzi petroliferi comporta per il
suo paese; ma presto o tardi, anzi presto senz’altro si accorgerà che, pur
partito dallo stesso livello del dahomeano, del ruandese, del paraguayano,
del guatemalteco o del samoano, lo
supera rapidamente di molte lunghezze. Non solo il povero pagherà direttamente sempre più care (quindi con
difficoltà assai maggiore di quella di
noi ’ricchi’) le materie prime, ma si
troverà coinvolto in un’economia mondiale dominata dalla corsa al rialzo, tipica situazione che distrugge e asservisce i piccoli e i deboli.
Già ora, « non c’è requisitoria più
schiacciante contro la nostra attuale
civiltà, che il vedere che i due terzi
della popolazione mondiale conoscono
ancora in modo generalizzato la miseria più totale », ha detto Kurt Waldheim aprendo la citata assemblea
straordinaria delle Nazioni Unite, il 9
aprile scorso.
Commentando questo fatto e questa
problematica su « Le Christianisme au
XX' siècle », F. Delforge ricorda le molte voci che chiedono giustizia e nota:
« Ascoltare gli altri vuol dire prender
coscienza che è necessario trasformare il nostro stile di vita, la nostra concezione stessa della vita. Altri diranno
valendosi di quali meccanismi sociali,
economici, umani si possono realizzare tali trasformazioni. Ma per noi che
ci richiamiamo a Gesù Cristo questo
ascolto e questa presa di coscienza significano che prendiamo sul serio il
’prossimo’ rappresentato dall’uomo
che vive in qualunque punto del globo.
La ricerca della gioia in Cristo non
può concepirsi che in questa prospettiva universale, globale. La gioia di vivere del cristiano sta nel desiderio di
vedere gli altri, tutti gli altri conoscere tale ,gioia di vivere. Il soddisfacimento delle necessità rnateriali più elementari non è che un aspetto di tale
gioia, è evidente; ma è comunque necessario. La nostra gioia di vivere può
essere vissuta pienamente senza la
gioia di vivere di tutti gli altri? ».
Che fare? È la nostra responsabilità
civica e politica: per quanto possa apparire inutile o frustrante, ognuno di
noi ha una, sia pur infinitesima, parte
di responsabilità civica e politica, nel
voto e nello sforzo di maturazione dell’opinione pubblica. Meccanismi lenti,
a volte tortuosi; ma non ne abbiamo
di migliori a disposizione. C’è però
un’altra dimensione della nostra responsabilità: relazioni più modeste ma
più ’corte', più dirette; quei modesti
progetti che, ad esempio, anche il nostro 'Fondo di solidarietà' vi propone
(o si legga, a fianco, la notizia « Mille
pozzi per l'India », una fra le cento
che la cronaca ecumenica riporta).
Certamente non risolveranno grandi
oroblemi. Ma se con il nostro contributo avremo aiutato anche una sola
famiglia del Bangla Desh a sopravvivere e riprendersi, anche un solo bimbo etiopico a non morire di fame, se
avremo potuto ridare anche a una sola famiglia della Mauritaniafil bestiame di cui vivere e sementi -da piantare, se avremo potuto offrire a una tribù del Mali qualctie pozzo, qualche
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiniiiiiiiimiiiiiiiiiiriiiiiiiiiMiiMi
pensava un tempo — i ricchi paesi industrializzati e gli altri in fase di sviluppo —, bensì in tre categorie: i paesi industrializzati, i paesi in fase di
sviluppo che detengono grandi ricchezze energetiche e gli altri paesi sottosviluppati che tali ricchezze non possiedono. Questi ultimi sono le grandi
vittime di questa evoluzione ». Anche
il direttore generale dell’UNESCO, René Maheu, ha fatto notare che s'impone una distinzione fra « alcuni paesi —
che già si cominciano a definire il
Quarto Mondo —, incapaci di sostenere da soli la dura concorrenza » e « altri paesi del Terzo Mondo che, grazie
ai vantaggi economici prodotti dallo
sfruttamento di fonti di energia o di
materie prime fondamentali, hanno acquistato i mezzi non solo per finanziare il projfrio sviluppo, ma anche per
partecipare attivamente a un sistema
rinnovato di cooperazione ».
Anche aU'interno del Terzo Mondo,
dunque, ci sono 'ricchi' e poveri, e anche qui i ricchi si avviano a divMitare
sempre più ricchi, i poveri sempre più
poveri. Resta aperto il problema di
come, nell'ambito dei singoli paesi, la
nuova ricchezza è o sarà ripartita. È
probabile, ad esempio, che l'iraniano
È stato inviato, in questi ultimi tempi in visione a tutti i vescovi il capitolo che riguarda il matrimonio nel
progetto del nuovo Codice Canonico.
Si rileva in esso una attenuazione di
certe posizioni dure dell'attuale Codice Canonico, dobbiamo però precisare subito che rimane immutata la
concezione fondamentale del matrimonio, con tutte le conseguenze che questo logicamente comporta.
Il matrimonio viene presentato come un « sacramento » che ha per scosco « l'intima unione di tutta la vita
tra un uomo ed una donna »: e che
« per sua natura è ordinato alla procreazione ed educazione della prole »;
appare quindi naturale che le « proprietà essenziali del matrimonio siano
unità e Inscindibilità »; il matrimonio
nasce ed è basato sul consenso delle
due parti, consenso manifestato nei
modi stabiliti dalla legge canonica, tra
due persone giuridicamente capaci che
consiste nell'atto di volontà con cui
un uomo ed una donna, con un patto
sacro, costituiscono fra di loro un consorzio di vita coniugale, consorzio perpetuo ed esclusivo in vista della generazione ed educazione della prole.
Il matrimonio viene quindi concepito essenzialmente come una espressione di volontà, un contratto sacro (sacramento) che unisce due persone per
la vita in vista della procreazione e
dell'educazione di figli. Un contratto
quindi che modifica una situazione in
modo irreversibile: un contratto che è
simile a quello per l'acquisto o la vendita di un alloggio: quando questo è
regolarmente stipulato si modifica in
modo irreversibile una situazione:
l'uno perde e l'altro acquista la proprietà delTalloggio con tutte le conseguenze che questo comporta; acquirente e venditore possono dopo deploraré l'atto compiuto, ma non possono
tornare indietro: una data realtà è irrimediabilmente modificata. Il venditore può pentirsi del passo fatto, l'acquirente rendersi conto di avere commesso un grave errore nel firmare il
contratto, ma se esso fu stilato secondo le norme di legge esso rimane valido lo si voglia o no.
La storia spesso ci presenta esempi
di matrimoni mal riusciti, di famiglie
disastrate, ma anche per loro quindi
il matrimonio rimane come vincolo indissolubile. Per un matrimonio fallito
non rimane che una speranza: quella
di poter dimostrare che il contratto
matrimoniale al punto di partenza non
era stato stipulato secondo le regole.
In questo caso infatti non esiste un
contratto valido, cioè un matrimonio
e le due pèrsone interessate, anche se
inconsciamente, hanno vissuto^ in concubinato e non in rnatrimomo. Non
valido, per esempio, il matrimonio in
cui uno dei coniugi fu indotto con vio
(continua in 3“ pag.)
iiiiitiiiiiitiiiititiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiitiiimiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il Congresso Femminile Evangelico
riunito a Rimini prende posizione
sul referendum abrogativo dei divorzio
Solo il NO è cristiano
coltivazione sperimentale (tale ad es.
è il « programma per il Sahel », del
CEC, e a fine aprile si è riunito a Lomé, nel Togo, un gruppo di lavoro ecumenico per studiare e programmare
la prosecuzione di questo 'piano') —
ebbene, questi piccoli gesti saranno
forse stati inutili? Certo, non devono
illuderci, non devono ’soddisfarci’, non
devono coprire per noi tutto il resto
della responsabilità che portiamo, come cittadini del mondo, nei confronti
dei problemi nella loro complessità e
globalità. Ma dobbiamo anche ricordarci che siamo i discepoli di un Maestro e i servi di un Signore che ci ha
ch-esto con tutta chiarezza di essere
« fedeli nelle piccole cose ». A rischio,
altrimenti, di non saperlo essere nemmeno nelle grandi.
G. C.
iiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'iiiiii;iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiii!iiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiii
lenza (fisica o morale) ad eccettare il
matrimonio; non è valido il matrimonio in cui sono poste delle condizioni
che contrastano col concetto fondamentale del matrimonio cattolico, per
esempio la clausola di evitare i figli, o
l’ammissione della possibilità eventuale di un divorzio rendono inesistente
il contratto del matrimonio, come non
è valido un matrimonio non contratto
alla presenza del sacerdote: per la
Chiesa romana, è noto, sono concubinati tutti i matrimoni che hanno luogo solo in municipio.
Le cause di nullità matrimoniale sono certo più numerose di quanto in
genere si pensi: basti dire che presso
il tribunale diocesano di Roma (in Italia vi sono 16 tribunali diocesani per
lo studio delle cause matrimoniali) nel
1973 sono state pronunciate 277 sentenze di cui 220 di nullità. Il primo
gennaio di quest’anno erano in attesa
di giudizio presso il tribunale diocesano di Roma ben 1379 richieste di annullamento. Bisogna però avere presente che il Tribunale diocesano di
Roma è quello che in Italia ha maggior lavoro in campo matrimoniale.
In coerenza col principio fondamentale del matrimonio come « contratto »
un’eventuale causa di invalidità può
essere riconosciuta anche molti anni
dopo l’avvenuto matrimonio; e questo nonostante vi siano figli anche già
di età matura: vale l’esempio di Marconi il cui matrimonio fu dichiarato
non valido oltre venti anni dopo che
esso era avvenuto e quando ormai i
figli erano in età di sposarsi! Il pro
Alberto Ribet
Taccuino africano
Il II Congresso Femminile Evangelico, riunito a Rimini il 5 maggio 1974,
considerando l’attuale campagna antidivorzista come un tentativo di imporre a tutti i cittadini una normativa
matrimoniale ispirata alla dottrina
cattolica e quindi come sforzo di, limitare i diritti di libertà e di coartare
la coscienza dei cittadini,
riafferma la posizione evangelica sul
matrimonio inteso come una unione
il cui carattere definitivo è una conquista di tutti i giorni basata sulla fede, e
non un obbligo formale imposto dalla
legge civile,
sostiene pertanto che nel referendum abrogativo del divorzio il voto
« no » è il solo che rispecchi la posizione cristiana e i diritti di tutti.
Albeggia appena e ci riscuotiamo insonnoliti nel jet che dopo il lungo volo da Roma scende su Kano, la capitale islamica della Nigeria settentrionale, una distesa di piccole abitazioni
della stessa consistenza e dello stesso
colore che ha il terreno rossastro e
riarso tutto attorno, estrema propagine sahariana dove la siccità ha imperversato e imperversa. È il mio primo
approccio con l'Africa. Non lo sappiamo ancora, ma mentre sorvolavamo
poco orima il Niger, nella sua capitale Niamey avveniva il colpo di Stato
che ha abbattuto il presidente Hamani Diori e nel quale fra l’altro la sua
compagna havtrovato una fine violenta e oscura; iir qual misura c’entra
l’uranio, unica e preziosa risorsa del
paese?
Un breve .scalo, poi una nuova tappa e fermata a Lagos: una grande città in sviluppo, ma la guerra civile nigeriana sembra lasciare uno strascico
nei controlli di polizia particolarmente minuziosi; del resto i rapporti fra
parecchi Stati africani sono tutt’altro
che facili e cordiali, sul piano economico come su quello politico.
Ancora un breve volo, lungo la costa uniforme e lagunosa, bagnata dall’oceano limpido: per quanto? Anche
qui si fanno ricerche di giacimenti petroliferi sottomarini, pare se nq siano
già trovate falde ed è in progetto, nel
Dahomey — mia destinazione — una
grande raffineria petrolifera, che darà
lavoro, certo, ma rovinerà i cento chilometri di costa del piccolo paese. Si
scende, e dal terrazzo del piccolo, moderno aeroporto di Cotonou si sporgono volti amici sventolando un cartello: « CEVAA ». Sono a casa. Una rapida corsa fra piantagioni di palme da
cocco e da olio (la produzione di olio
di palma e di arachidi è, con quella
di tessuti stampati. Tunica, embrionale industria di questa nazione di
appena quattro milioni di abitanti, su
un territorio più grande di tutta l'Italia settentrionale) e sono a Porto-Novo, l’antica capitale costiera che reca,
con il nome, vestigia. della più antica
colonizzazione, quella portoghese, poi
soppiantata da quella francese. Non
sono il primo, mi accoglie fraternamente Seth Nomenyo — conosciuto a
Torre Pellice lo scorso settembre in
occasione della riunione del Consiglio
della Comunità Evangelica di Azione
Apostolica — e con lui altri rappresentanti delle Chiese membri della
CEVAA, dall'Africa, dal Pacifico e dall’Europa.
Ci troviamo nel quadro accogliente
della ¡Scuola teologica della Chiesa Protestante Metodista del Dahomey-Togo,
che ci ospita per otto giorni di confronto e ricerca cui ci ha invitati, su
mandato della Giunta della CEVAA, il
segretario teologico della stessa, Seth
Nomenyo appunto. Rotto il ghiaccio —
si fa per dire — la prima aspirazione
è una buona doccia, perché alTuscire
dal portello dell’aereo il saluto africano è stato l’urto di un'aria calda (35®
e oltre), umida, pesante; dopo di che
non si tollereranno se non i più leggeri e ridotti indumenti trapicali...
Ed eccoci alle prese gli uni con gli
altri: la fraternità è immediata e vera, il « tu » si impone subito spontaneo, né formale né superficiale; veniamo dagli orizzonti più diversi, dalle
situazioni più disparate, siamo radicati in tradizioni dissimili e lontane, ma
veramente c’è una sola fede, un solo
Signore per noi e fra noi; e abbiamo
voglia di conoscerci, di sapere gli uni
degli altri. Per di più — e questo distingue la CEVAA da altre comunità
ecumeniche — abbiamo un progetto
comune immediato e preciso, il mandato ’missionario’, ’apostolico’, per
quanto possa porsi in modo diverso
ed essere anche inteso in modo diverso qui e là, dagli uni o dagli altri. Questo si sentirà in modo decisivo, e profondamente gioioso e corroborante,
dal principio alla fine della nostra riunione, un’esperienza che molti di noi
non riescono sempre a fare nella loro
stessa chiesa.
È sera, nella luminosa cappella a
vivaci colori, aperta a ima parvenza
di frescura notturna, si radunano per
il settimanale culto di santa cena studenti e docenti e personale della scuola teologica e gli ospiti venuti da tanti meridiani e paralleli. Il canto degli
inni del « Louanges et Prières » protestante francofono, rapido e irruente,
è avvivato dal suono di strumenti tipicamente africani, e ci sono anche
canti indigeni (questa ’indigenizzazio
Gino Conte
f contìnua a pag. 4)
iiiiiiiiiiiiiMiiiniiiiiMiiiMiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiii
Mille pozzi per rindla,
obiettivo raggiunto
da giovani svedesi
Sholapur [spr) t La campagna « Mille pozzi per l’India », lanciata e finanziata dall’organizzazione giovanile della Convenzione missionaria svedese,
ha raggiunto il suo scopo: sul terreno
dell’Ospedale civile di Sholapur, a metà strada fra Bombay e Hyderabad, è
stato scavato il 1001° pozzo.
Nel corso delle manifestazioni che
hanno segnato questa realizzazione a
Sholapur si è annunciato che questo
pozzo rappresentava « il primo del secondo migliaio ». Infatti grazie a una
migliore attrezzatura di trivellamento,
arrivata di recente dalla Svezia, periti
ritengono che non ci vorranno più di
due anni per raggiungere questo nuovo obiettivo.
L’iniziativa di questo progetto, nel
1968, risale a due missionari svedesi
al lavoro per la Chiesa della Convenzione missionaria delTHindustan. L’organizzazione giovanile della Chiesa
della Convenzione missionaria svedese, che rapruppa 60.000 giovani, ha
fatto propria l’idea e in pochi anni è
riuscita a raccogliere due milioni e
mezzo di corone svedesi (oltre 36 milioni di lire), per questo progetto, il
cui costo totale è valutato un milione
e mezzo di corone. 1 conti di questa
campagna si chiudono dunque, dopo il
primo traguardo, con un attivo del
30% rispetto al bilancio previsto, e ciò
permetterà la prosecuzione del programma.
L’équipe trivellatrice comprende 25
indiani e 5 giovani volontari svedesi
diretti dal dr. Sadhe, predicatore laico
molto impegnato nella Chiesa della
Convenzione missionaria delTHindustan, che porta ormai il soprannome
largamente diffuso di « evangelista dell’acqua ». Alla fine del pranzo ufficiale
che ha riunito a Sholapur numerose
personalità, egli le ha invitate a raccogliersi per la preghiera serale.
La citata organizzazione giovanile,
che desidera continuare a collaborare
a questo progetto indiano, ha pure iniziato un lavoro nell’Ecuador, dove sono in fase di realizzazione dei piccoli
laboratori, quale aiuto nella lotta contro la disoccupazione.
L
2
pag. 2
AOxi
Notiziario Evangelico Italiano
N. 19 .-7 10 maggio 1974
»ÌUbIwkI? di
Haendel è stato presentato dal coro
Evangelico di Roma nel Tempio Valdese di Piazza Cavour, il giorno 8 aprile. H Tempio era gremito, ottima l’esecuzione.
La fanfara Salutista Svizzera di
Winterthur ha offerto una serata musicale e di testimonianza cristiana nella chiesa delle Assemblee di Dio, Via
dei Bruzi, venerdli 12 aprile; presiedeva il Ten. Col. D’Angelo.
Nel pòhierigglo di Pasqua l’Esercito
ha tenuto alle Terme di Diocleziano
un’adimanza all’aperto, seguita da ima
«marcia di testimonianza» fino alla
chiesa Americana di V. Nazionale, dove la fanfara svizzera ha tenuto un
concerto sul tema della Resurrezione.
lici, italianlte strani^'ìcòn. i seguenti
servizi: svolgimento di pratiche per
conto di malati, anziani; prestiti senza interessi; aiuti a tùsoccupati; ricerca di^allMgi o pensioni a stranieri,
studenti; s^ola serale. Collaboi^dio
le varie chieiSse evangeliche della città.
Il mensile Awentista « Segni dei
tempi » ha organizsato in , trenta città
italiane* una serie di vent^uattro conferenze centrate, su^ ffgttfa di Cristo
quale flsolutore d^ nostid problemi
personali e di quelli della società in
cui viviamo. Renderanno noto l’indirizzo di dove si'terrmmo le conferenze
seimila manifesti e trecento mila volantini recanti una figura di Cristo davanti all’edificio dell’ONU.
I Quaccheri a Milano tengono il loro culto,nella saletta della Casa Valdese (Via Francesco Sforza 12) il 1°
e il 3° sabato del mese, dalle 17,30 alle 19.
Il telefono offre la possibilità di
ascoltare parole di conforto e di pace
mediante il messaggio cristiano: per
Roma chiamare il 3458386, per Napoli
11 377480, per Lucca il 35451. È una iniziativa della Crociata dell’Evangelo,
V. Palestre 30, Roma.
La Missione<£v. contro la lebbra ha
nominato im n^ovo segretario per l’Europa al posto' del Past. Toureiliè, ed
è il pastore battista di origine italiana Silvano Perotti che ha vissuto fin
da bambino in Africa ed ha studiato
nel seminario cU Rueschlikon in Svizzera. Il Segretario europeo risiede a
Morges.
Pèr la nona volta le scuole domenicali di Torino e dintorni {dintorni lontani, fino in VaJ^^jSusa) si sono riunite per l’annuale fèsta di canto. E una
volta accora i’ospitale e funzionale
chiesa battista, di L^ento ha accolto
^cune centinate di Bambini è ragazzi
è di metobri di ifugite Chièse evangeliche. *
Erano rappresentate, più o meno cospicuamente, aii(£e a seconda della loro effettiva consistenza, nove scuole
domenicali battiste, dei Fratelli, pentecostali e valdesi.-La formula è stata
quella consueta :*iUha serie di inni e
canti presentati dalle singole scuole
domenicali, inquadrati da inni d’insieme, diretti dalla isignora Rutigliano, il
•? ------^---
tutto presentato allegramente da Aldo
Garrone, dopo l’introduzione del pastore dèlia chiesa ospitante, C. Mollica. Per non trascinar le cose per le lunghe, .Timpegno era che , ogni gruppo
Sarebbe presentato un solo inno o can=to, ma‘;si è fatto qualche,, strappo alla
ybS^a, e un acquazapne col, fiocchi, che
ha blo^àto l’uscita, ha 'permesso di
ristabilire l’equità, dando anche ai più
corretti la possibilità di cantare ulteriormente.
Si sente chiaramente che questo stare e fare insieme implica dei ’’compromessi”, gli uni cedono sul carattere di
alcuni canti, gli altri accettano per alcuni dei canti d'insieme inni che non
sceglierebbero. C’è comunque un rime
ieali. a Torino
scolamento di posizioni molto variato,
bravi riformati indulgono a inni non
precisamente severi, altri associano testi fra i più tradizionali e chiesastici a
ijtmi che chiesastici davvero non sono. In genere, coinè negli ultimi anni,
si nota una netta preferenza per
ritmi melodici più marcati e moderni;
la chitarra ha accompagnato molti
canti, uno, Tultimo, è stato quasi una
scena mimata, con musica riprodotta... Fortemente ricorrente la nota della sensibilità sociale, in vari testi cantati.
Convegno delia FGEI a Livorno, 1 maggio
Due asili uniti. Pasqua ’74 trova le
due scuole materne di Scicli (Metodista) e di Pachino (Valdese) riunite in
im unico bollettino in cui leggiamo le
notizie dei dùe centri: «Lucio Schirò » il primo, « H Redentore » il secondo. Per Ugo Schirò, direttore dell’asilo di Scicli, queste scuole evangeliche
hanno ancora una funzione da assolvere ed egli lo deduce da certe risposte date da alcune madri sul motivo
per cui mandano i bambini alla sua
scuola. « Perché — dicono — c'è un
ambiente più familiare, non c’è disparità di trattamento, perché il parere
dei genitori è ascoltato e il cristianesimo è vissuto praticamente e non impartito con nozioni e con noiose preghierine ». 4
Gli asili sono grati a quelli che si
interessano alla loro vita, a quelli che
possono mandare un aiuto finanziario
o giocattoli o vestiti, alla collaborazione di ogni tipo.
— Asilo Infantile valdese «Il Redentore », V. San Martino 7, 96018 Pa
, chino - c.c.p. 16/3531.
— Centro Cristiano per l’Infanzia 97018 Scicli (Ragusa) - c.c.p. 16/1668.
Il Centro Biblico di Napoli pubblica il libro « La Rivelazione e la Bibbia
nel pensiero contemporaneo» di C.
Henry, apparso in Amerca nel 1958,
tradotto in italiano da G. Montagna.
Dopo il Congresso: diaspora
e pres^za evangelica in Toscana
L’Esercito della Salvezza ha consacrato a Roma, il 24 marzo ì nuovi responsabili dell’Opera Salutista in Italia, Ten. col. Umberto D’Angelo e Signora, e ha dato il benvenuto al nuovo Segretario Generale Magg. Booth e
Signora trasferiti !in Italia dal Territorio Britannico.
Inda Ade
Si è svolto nel locali della comunità Battista di Livorno, alld presenza di molti fratelli convenuti da tutta la regione, un interessante dibattito sul' ruolo che la FGEI Toscana vuole assumere nei eonfronti degli isolati e dei piccoli nuélei di credenti. Rompere IMsolamento in cui si trovano ed appoggiarli nelle iniziativa loeali di testimonianza
che essi decideranno di assumere, sono due
punti sui quali si è raggiunto dopo una accu
- >1:
ESERCITO DELLA SALVEZZA
Saluta al vecchio e al nuovo capo
Il Centro di Solidarietà continua a
Firenze la sua attività. Ricorda che si
considera a disposizione degli evangé
È stata data qui la notizia che il Ten.
Col. Umberto D’Angelo ha assunto il
comando deH’.Esercito della Salvezza in
Italia. Il CoL Fivaz nell*Annunciare la
nomina del nuovo Comandante e Signora a questo alto compito si esprime
così: « Il Colonnelli sono fra quel gruppo di valenti servitori di Dio che hanno
serbato la sacra fiamma attraverso la
tempes-ta, quando la nostra Opera venne chiusa in ¡Italia senz’altra ragione
che quella di essere di origine britannica e che appena è finita la guerra
hanno ripreso il r«^fo ministerio di ufficiali man mano che le circostanze lo
perméttevano ».
'ter
La Chiesa Valdèse,,è particolarmente
legata all’Esercito ..della Salvezza e i
Col. D’Angelo hafino buone amicizie
tra noi: ci uniamo dunque alla gioia
dei Salutisti per il’loro nuovo comandante augurando ca lui e alla Signora
un lavoro gioiosor!» proficuo nel nostro paese.
■
Inda Ade
rata analisi dei problemi un aecordo di massima. Come era sottolineato nell’invito è molto
importante che in un momento di orisi come
l’attuale, in cui gravi attentati vengono rivolti contro le libertà del nostro paese e il
suo progresso civile, le minoranze, anche religiose aprano una verifica del proprio ruolo e rafforzino la propria presenza con la testimonianza. Un aspetto che
ci sembra di dover sottolineare e che conforta molto i giovani della Federazione Toscana è stata la presenza attiva di numerosi
pastori delle tre denominazioni : di Carrara,
di Pisa, di Firenze, di Livorno, di Grosseto.
Il pastore di Pistoia era solo in qùest’occasione assente.
Ci sembra che questo spirito di aperto e
fraterno confronto, e di ricerca di collaborazione rappresenti in questo momento particolare un fatto di rilievo nel panorama dei
rapporti FGEI Chiese, tanto più che non
riguarda un fatto isolato ma la vita di una
intera regione. Dopo la definizione avvenuta
al Convegno, dei compiti che la FGEI Toscana si assumerà, ci sarà una riunione, a
Carrara, fr?i la Giunta toscana ed i pastori
che si occupano della diaspora per definire
concreamente l’azione.
Si pensa che il progetto diverrà pienamente opéràtivó, solo dopo l’estate.
' ’ ■ M. S.
È, questa, una delle poche occasioni, divenute buona tradizione, ma sempre fresche e attese, in cui gli evangelici torinesi si ritrovano affratellati e
lieti di esserlo. (È singolare che nelle
Valli si noti, in questo periodo, un fenomeno inverso: le feste di canto delle
scuole domenicali e delle corali tendono a frammentarsi; a me pare peccato). Proprio non si capisce perché
queste occasioni siano così rare, in
fondo. È poi rallegrante notare che il
canto corale è in grado di trascinare
i ragazzini e gli adolescenti (come mai
spesso tale slancio smuore poi un po’,
quando ci si fa adulti?), e che un buon
numero di membri di chiesa — non solo genitori e nonni in estasi — si fa
un piacere di venirli ad ascoltare.
Grazie agli ospiti, alle direttrici e ai
direttori, agli organizzatori, in particolare a Sergio Gandolfo che continua
ad accollarsi il grosso del lavoro di
coordinamento e preparazione (pesante perché siamo sì evangelici, ma anche fortemente italiani...). Grazie al
Signore, soprattutto, per un pomeriggio di fraternità e per la gioia del
canto. g. c.
^ La sera del 22 aprile, alle 21, nella sala
valdese di Via F. Sforza a MILANO ha avuto
luogo un incontro organizzato dalla Federazione
evangelica lombarda su « Evangelici e referendum »; ha introdotto il dott. N. De MIchelis relatore il past. G. Bouchard. Sullo stesso tema incontri analoghi a COMO, (19 aprile, rei. N. De
MIchelis), a PIACENZA (19 aprile, rei. E. Chiarenzi), a OMEGNA (17 aprile, rei. S. Briante),
a CREMONA (23 aprile, rei. A. Di Pierre) e a
TORINO (18, aprile, rei. Giorgio Bouchared).
f
'r
Referendum
Laxgueglia (Sv), 24.4.’74
Signor direttore,
leggo sulla « Luce » del 19.4.’74, giuntami contemporaneamente ad altre quattro,
l’articolo « Occoa-e la tua firma ». Ritengo
utile e necessaria la raccolta , di tali firme, ma
mi chiedo: perché tale richiesta è fatta solo
daU’Eco/Luee, la qiiale è letta da pochissimi
Evangelici, e non è stata fatta anche attraverso i vari hoRettini di tutte le Chiese Evangeliche, 'Diaspore comprese?
Perché, se occorrono 500 mila firme per il
20 giugno, non si è cacato, o non si cerca,
di istituire dei centri di raccolta in tutta Italia, ove Credenti o non, purché democratici,
possano trovarsi uniti affinché tutto il Fopedo
Italiano aUiia a s^tirsi veramente libero.
Se, per caso tale iniziativa fosse di provenienza laica, ciò non candnereUie nulla, anzi
sarebbe preciso dovere dcRe Chiese diffon■derne il contenuto.
La verità ci farà liberi.
Distintamente salutandola
Mario Marchiano
1 lettori ci scrivono
Edizioni GBU
Roma, 24 aprile 1974
Signor direttore,
riceviamo oggi « La Luce » del 5 aprile u. s. e ringraziamo vivamente per la segnalazione — ad opera di Inda Ade — del
nostro volume « Ti ho sposato » di Walter
Trobisch.
L'unico neo... l’indicazione dell’indirizzo a
cui rivolgere eventuali ordinazioni, che, certo per una svista, è quello di un’altra Casa
Editrice, l’UCEB.
Le EÌdizioni G.B.U. (Via Poggioli 9/17,
90161 Roma) fanno parte delle attività dei
Gruppi Biblici Universitari, e nella loro ancor breve vita hanno pubblicato 18 titoli per
un complessivo numero di 42.000 copie. Delle « novità » viene inviata aUa stampa evangelica e non, una copia di saggio accon^agnata da un catalogo — e ciò è avvenuto
anche per il titolo di cui sopra. Ci sforziamo
con questo di farci conoscere e ci piacerebbe
riuscirvi « in proprio » e non tramite altre
atttività consorelle!
Ringraziandola per l’attenzione, invio cordiali saluti.
Marcella Fanelli
e drierminate forme di poRtica padronale »
qui da noi.
S. 'R., essendo deUa generazione di mezzo,
può anche ricordarsi perfettamente quali furono gli ideali della Resistenza, non avendola
vissuta direttamente, per cui la sua visione di
quali devono essere gli impegni della Resistenza oggi qui da noi risulta alquanto limitata; mi sia quindi consentito di aggiungerne qualche altro:
1) I princìpi della Resistenza siano oggi
come trent’anni fa fondati sulla pace, sulla
democrazia, e la Resistenza sia vigilante affinché questi nobili principi non degenerino
in licenza.
2) La' Resistenza continui la sua battaglia
contro la violenza, da qualunque parte e di
qualunque colore essa sia.
3) La Resistenza si preoccupi innanzi
tutto di quanto succede da noi (l’Eco-Luce ci
informa nei minimi particolari circa gli avvenimenti di Uruguay, -Brasile, ecc; e se pensasse un pochino anche ai fatti nostri?): sequestri di persona, attentati, omicidi, rapine,
estorsioni. Tutto questo non onora certo un
paese civile.
4) La Resistenza sia vigilante contro ogni
risorgere di dittatura,- sia essa militare, nera,
rossa, padronale o sindacale. Un governo posto in condizioni di non governare perché
condizionato da uno o l’altro di questi abusi
di potere, non onora la democrazia.
5) La Resistenza sia vigilante anche nei
confronti del nuovo squadrismo che, come
quello di cinquant’anni fa, non esita ad usare il manganello ai canceUi delle fabbriche,
nelle strade, suUe piazze; oppure operando
K coraggiosamente » col favore deUa notte,
imbratta gli edifici con slogans «ntibili» come
« Religione : oppio dei popoli », « D.C. assas
ina », ecc.; molesta e minaccia i cittadini
ma », ma una Mesa battista, in comuñione
con l’Unione GWstiana Evangelica Battista
d’Itafia e pertqhto Sin daUa sua costituzione
è sempre stata curata da pastori battisti, ed ha
usufruito di.'lécaU di culto messi a di^Kisizione dall’Unione Battista stessa.
2) 'Non ' è vero che « intorno a pastori
battisti si era costituita una comunità evangelica eterogenea », è vero invece che nei
suoi circa trenta anni di vita la comunità
battista locale ha via via accolto nel suo
seño evangelici di diverse denominazioni
(pentecostali, valdesi, fratelli, riformati olandesi ecc.), come membri a pieno diritto, per
cui attualmente esiste all’interno della comunità battista una forte minoranza di non bat
tisti.
Attualmente manca un pastore in loco, ed
il Gomitato Esecutivo dell’Unione Battista,
sia per l’importanza che la testimonianza
cristiana assume in una zona di cosi scarsa
presenza evangelica, sia per le pressanti richieste deUa comunità locale che intravede
al suo interno tentativi settari di turbare
l’accordo mantenutosi finora tra i membri di
diversa provenienza, ha deciso di inviare al
più presto un pastoire sul posto, per affidargli
la cura deUa chiesa di Cuneo e deUa dia
spqra.
Ringraziando per l’ospitalità invio fraterni
saluti.
Emmanuele Paschetto
Bandiere
con telefonate anonime o cerca, celandosi
dietro un’etichetta pulita, di intrufolarsi ovunque, magari anche in ambienti valdesi (benevolmente tollerato o addirittura protetto), per
imporre il suo credo.
Tutto questo succede oggi in Italia: i vecchi della Resistenza se ne ricordino e se ne
ricordino anche i giovani e « quelli della generazione di mezzo ».
Cordiali saluti.
Guido Bahet
Resistenza
Pomaretto, 25 aprile 1974
Signor direttore.
Il Signor S. R. « della generazione di mezzo » ci parla della Resistenza (Eco-Luce n. 16
del 19.4.’74). S. R. « pensa che i partigiani
•dovrebbero continuare la loro battaglia antifascista »; mi permetto di correggere subito il
.suo dovrebbero con devono.
Più avanti, S. R. ci informa che i campi di
'Concentramento esistono tuttora: francesi ed
americani sono gli imputati; ci dice inoltre
«he quanto avvenne ai tempi di Hitler continua oggi in Cile e Viet-Nam. Sempre secondo S. R., il pericolo fascista può identificarsi
in « un nesso preciso tra i comportamenti brutali che si assumono in Africa, America, Asia
Cuneo evangelica
Torino, 30.4.’74
Caro direttore.
Ho letto sul n. 15 delì'Eco/Luce del 12
aprile le pagine centrali dedicate alle piccole
comunità valdesi disseminate in Piemonte, ed
ho rilevato con sorpresa che vi sono riportate anche notizie sulla chiesa di Cuneo.
Come pastore dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia responsabile temporaneamente della comunità battista di Cuneo
mi permetto di correggere alcune affermazioni errate contenute nel trafiletto in questione :
1) La chiesa evangelica di Cuneo non è
« una chiesa interdenominazionale autono
Torino, 3 maggio 1974
Nel n. 17 del 26.4.1974 de « L’Eco-Luce »
alla pagina « Cronaca delle Valli » la lettera
del Prof. Claudio Tron non so se abbia evitato dei malintesi (non conosco gli articoli
pubblicati sull’argomento da « L’Eco del Chisone »), ma so che pone a me dei scrii interrogativi. Come premessa alla lettera, Claudio
parla di una riunione dei Concistori deUa Val
Germanasca, che, à conclusione di un loro
dibàttito, rivolgono^ alle Chiese che rappresentano un invito, una esortazióne « di mantenere il funerale pella sua semplicità evangelica, evitando, per quanto possibile, di portare corone, labari i bandiere ». Fin qui tutto
chiaro. Più avanti' le cose s’ingarbugliano:
questo invito viene chiamato, a più riprese
« deliberazione » e gli si attribuisce la forza
di una norma da applicare nelle singole Comunità che i Concistori riuniti rappresentavano nella riunione sucitata. Sta bene che
questo invito è stato reso noto alle Comunità
per mezzo de « La Lucerna », periodico interparrocchiale . rispettabilissimo ed utilissimo;
ma non è questo il mezzo attraverso il quale
le deliberazioni del Concistoro della singola
Chiesa devono essere rese note alla Comunità : per questo vi è l’Assemblea di Chiesa, che
può discutere, approvare, o anche respingere
le deliberazioni del Concistoro, sia pure a costo di metterlo in crisi. Infatti, fra le spettanze deU’Assem’blea, vi è — art. 25 f) —
« l’esame di tutte le quistioni relative all’andamento della Chiesa ». Dalla lettera di
Claudio non risulta né che il Concistoro della Chiesa Perrero-Maniglia abbia preso la
deliberazione in quistione, né che l’Assemblea di Chiesa ne sia stata informata : infatti
egli si riferisce sempre alla « deliberazione
dei Concistori ». Ora la « riunione dei Concìstori » è un organo che non esiste nei nostri ordinamenti, e che pertanto non può dettare delle norme alle singole Chiese. L’art
47 dei nostri regolamenti prevede delle at
trihuzioni di ogni singolo Concistoro (o Con
siglio di Chiesa), non certo quelle di alcun
Concistori riuniti, come vuol far credere
Claudio, dicendo che « i Concistori riunit
facevano nso di una delle loro attribuzion
previste dall’art. 47 dei nostri regolamenti »
Se' cosi fosse ne potrebbe derivare che alcun
Concistori, o anche parte di essi, possono im
porre la lóro volontà — per quistioni inter
ne di una singola Chiesa— ad un altro Con
ristoro (nel caso nostro quello di Perrero-Ma
niglia) eventualmente dissenziente. Per chiarezza di chi eventualmente non avesse i regolamenti a portata di mano cito testualmente
l’inizio dell’art. 47 : « Il Consiglio di Chiesa
ha le segmenti attribuzioni:...» (non i Consigli di Chiesa riuniti!) e le 8 attribuzioni
elencate successivamente sono ben chiaramente riferite alla sìngola Chiesa. Confesso
che sono ripiRato veramente, profondamente,
addolorato, nel , vedere che, in una lettera
scritta dichiaratamente per eliminare ogni
malinteso, Claudio abbia giocato proprio sul
malinteso, interpretando a modo suo, completamente arbitrario, un articolo del regolamento. Claudio! vi è sempre qualcuno, anche se non molti, che va a consultarsi i testi.
Tuttavia il Pastore Deodato j. ha creduto
bene di attenersi a questa cosidetta « deliberazione » e di farsi scudo di essa per escludere dal tempio il gagliardetto degli ex Alpini. Ha fatto male doppiamente. In primo luogo perché ha voluto applicare una deliberazione inesistente — perché emessa da un organo inesistente. In secondo luogo perché
non è andato fino in fondo all’applicazione
dell’invito dei Concistori, escludendo dal
tempio, oltre al gagliardetto, anche le corone
di fiori. Era più difficile giungere a questo
secondo provvedimento? Le circostante lo
sconsigliavano? Lo credo bene. Tuttavia, se
si imbocca una strada, è necessario andare
fino in fondo.
Non voglio entrare nel merito della quistìone, se sia un bene od un male l’escludere
dai funerali fiori e bandiere. Infatti molta
parte del nostro comportamento, in questo
campo, ci proviene dall’ambiente in cui viviamo, e, se si dovesse discutere di ciò, si
andrebbe per le lunghe. Troppo lungo sarebbe pure parlare del significato del gagliardetto di un gruppo di Alpini in Congedo, che
non ha nulla di militaresco; è sufficente ricordare che dietro ad esso si riuniscono Valdesi, Cattolici ed atei o indifferenti, aventi le
più svariate tendenze politiche, molti dei
quali non sanno nulla né dei nostri Concistori, né delle nostre ragioni teologiche. Ed a
questi uomini noi diciamo : « Se lasciate il
gagliardetto fuori dal nostro tempio, annunzieremo anche a voi l’Evangelo della Grazia
che conduce a Vita Eterna ». Non cosi Paolo
a Cesarea, dove gli emblemi guerreschi —
quelli si — non dovevano certo mancare
(Atti cap. 23-24-25-26).
Ed infine « l’intimidazione » del Presidente della Sezione ■dell’A.N.A. di Phieroló. Non
conosco il tenore della lettera di quel Presidente, ma temo proprio che a parlare di intimidazione il caro Claudio ci esponga al ridicolo. Che quel Presidente non sia d’accordo coUe « deliberazioni » della riunione dei
Concistori è cosa scontata, perché non è del
nostro ambiente. Ma questo « scontro » potrebbe essere una magnifica occasione che il
Pastore Deodato non dovrebbe lasciarsi sfuggire, ricordando la parola di Paolo : « mi
faccio ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni
modo alcuni». (1 Corinzi IX: 22). Solleciti
un incontro col Presidente della Sezione ANA
di Pinerolo : nel presentare le proprie ragioni (non discolparsi!) potrà annunciare anche a lui l’Evangelo della Grazia. So che il
Pastore Deodato — che incontro ed ascolto
sempre molto volentieri a Maniglia — può
farlo. Sarà poi lo Spirito ad operare, e non
dimentichiamo che Egli è ancora all’opera,
anche nei nostri tempi.
Nino Rostacno
Correzione
Torino, 7 maggio 1974
Caro direttore,
per difetto di trasmissione qualche errore,
per lo più di punteggiatura, rende più difficile la comprensione del mio articolo « Perché i referendum » apparso sull’« Eco-Luce »
del 3.5.’74. Il lettore avrà provveduto da solo alle rettifiche. Ne preciso due. Nel 2“ capoverso, riga 4* si legga due volte che il referendum sul divorzio doveva essere improponibile, anziché improbabile. Al punto 2), riga 5“, si auspica che ben vengano gli 8 referendum ad obbligare, anziché abrogare, a
portare il discorso alla base.
Cordialmente
Gustavo Malan
Rientrato dopo un’assenza relativamente lunga, ringrazio di cuore redattori e collaboratori che hanno condotto avanti, il nostro
periodico, e in modo particolare il pastore
Giorgio Tourn, che se n’e accollato il coordinamento e rimpaginazione.
Oltre alle lettere che qui pubblichiamo, ne
sono giunte in redazione altre, da vicino e
da lontano, di orientamento diverso, in merito
alla discussione suscitata da una lettera di
Giovanni Conte. Non le pubblichiamo, né ne
pubblicheremo altre, perché durante un mese il giornale ha dato ampio spazio al dibattito e non é possibile continuare, tanto più
che gli argomenti in un senso o nell’altro,
che non sono stati molti, tornano all’incirca
gli stessi, con monotonia. Non so se si possa
dire che qualcosa si sia chiarito, che ci si è
capiti, che ci si è voluto capire. È comunque
apparsa alla luce del sole una contrapposizione che — si può deplorarlo, in un senso o
nell’altro — esiste fra noi, e non può essere
taciuta né dimenticata. Mi auguro che, rabies a parte, ripensandoci quietamente, se ne
voglia prendere atto. Deploro solo, personalmente, che alle argomentazioni e alle idee
si sia spesso e volentieri sostituito la reazione viscerale, il processo alle intenzioni, giudizi personali superficiali e gratuiti.
Gino Conte
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3
10 maggio 1974 — N. 19
pag. 3
VITA E OPERA DI LUIGI ROSADONI
Il mestiere di essere Vivi
Matrimonio sì, ma quale?
.'xA
Dio si è dato e ci ha dato molti testimoni in questo secolo, in questi anni. Nessuno forse se lo sarebbe aspettato. Il cristianesimo sembrava languire come un fenomeno crepuscolare.
E invece il contrario che è accaduto
e sta accadendo sotto i nostri occhi;
il cristian&imo conosce una nuova aurora; credenti e non credenti lo constatano con meraviglia. La nostra generazione cristiana è, come quella dell'autore della Lettera agli Ebrei, « circondata da un gran nuvolo di testimoni ». Uomini di fede sono venuti e
hanno parlato. Molti hanno parlato
nel deserto: la chiesa è stata per loro
come un deserto. Ma hanno parlato.
Forse un giorno la chiesa s'accorgerà
che Dio stava parlando. Non è la profezia che manca alla cristianità odierna. Molti uomini sono venuti e sono
passati additandoci la via. Non è vero
che mancano indicazioni e che Dio ci
ha lasciati al buio. La chiesa è in crisi,
si dice, ed è vero. Ma l’evangelo non è
in crisi. Il nostro, si dice, è tempo di
secolarizzazione, di incredulità, di
il(llllllllllllll¡IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHII
Incontrare
il Risorto
Uno dei maggiori timori espressi da molti membri delle nostre
comunità è che la predicazione
dell’Evangelo di Gesù Cristo oggi
corra il grave rischio di perdere
il suo carattere specifico cristiano mescolandosi all'enorme marea delle ideologie politiche e partitiche attuali che lottano per la liberazione totale dell’uomo.
Alla luce deirincontro col Risorto, nella prima mattina del nuovo
mondo aperto da Dio agli uomini
nel giorno di Pasqua, questo timore ci pare infondato perché non è
affatto vero che chi lotta per la liberazione dell’uomo faccia anche
un discorso cristiano. Sarà il suo
un discorso ed una azione che, pur
raggiungendo lo stesso scopo,
manca pur sempre del contenuto
e delle motivazioni cristiane che,
essendo sostanzialmente e radicalmente diversi, portano anche ad
una conclusione diversa.
Come esempio possiamo prendere Maria di Magdala di fronte al
sepolcro vuoto (cf. Giov. 20: 1-18),
In un primo momento, quando
piangendo si china verso l’interno del sepolcro. Maria vede i primi segni della gloria: gli angelo
vestiti di bianco. In un secondo
momento, voltatasi, vede Gesù,
« ma non sapeva che era Gesù »
(v. 14). Il suo sguardo non è ancora coinvolto nella reale condizione
del Risorto, che qui appare in
viaggio verso il Padre (v. 17). La
conoscenza del Risorto non si ha
infatti col puro incontro fisico,
storico con Gesù, che resta ancora uno sconosciuto. Si può dire di
aver incontrato Cristo solo quando la sua presenza diviene chiaramente personale. Infatti Maria riconosce il Signore solo dopo che
questi l’ha chiamata: « Maria ». E
solo allora il rapporto col Risorto
si attua.
Ed è a questo punto che si rivela la diversità delle motivazioni e
dei contenuti della testimonianza
evangelica nell’oceano delle voci
umane. Quando Maria infatti vuole trattenere Gesù, ci è rivelato il
senso pieno deH’evento: «...va dai
miei fratelli e di’ loro: Io salgo al
Padre mio e Padre vostro, all Iddio mio e Iddio vostro» (v. 17).
Gesù investe Maria della missione
dell’annuncio di andare dai discepoli e di dire loro che egli sale al
Padre. Solo ora Maria può diventare testimone dell’evento presso
i « fratelli ».
Ed è proprio quest’ultima parte
che caratterizza in modo assoluto
il discorso e l’azione cristiana:
l’annuncio di Cristo il Signore risorto spinge gli uomini a non fermarsi alla sola liberazione totale
dell’uomo la quale, pur essendo
così importante e decisiva, sta ancora al di qua del Risorto. Ma costringe gli uomini a guardare verso il nuovo mondo di Dio iniziatosi proprio dal Risorto, cioè il suo
Regno che viene e che chiama gli
uomini ad un futuro sempre aperto e sempre nuovo.
A. R.
"morte di Dio”, ed è vero. Ma è anche
tempo di fede, di rinascita della fede,
e di scoperta di Dio. Noi viviamo in
pieno questa contraddizione: siamo
una generazione di frontiera tra il vecchio e il nuovo, tra il lento superamento del vecchio e la faticosa gestazione
del nuovo; vediamo una forma di chiesa che tramonta (nella storia e déntro di noi) e intravvediamo una forma
di chiesa che nasce (nella storia e dentro di noi), come è scritto nell'Antico
Testamento, che Dio « fa morire e fa
vivere » il suo popolo in primo luogo
(Deuteronomio 32, 39), E forse proprio
perché siamo su un confine, sulla soglia di una nuova tappa nella storia
del popolo di Dio, siamo stati in questo secolo e ih questi anni frequentemente visitati da Dio (cfr. Luca 7, 16).
Uno dei testimoni di Dio in mezzo
alla nostra generazione è stato senza
dubbio Luigi Rosadoni, scomparso nel
luglio del 1972 a soli 44 anni, uno di
quei preti cattolici che, in mezzo ad
ogni sorta di difficoltà e opposizioni,
prima e dopo il Concilio hanno gettato
nel nostro paese il senie della riforrha
evangelica della fede e della chiesa.
L'istituzione ecclesiastica cattolica li
ha sistematicamente emarginati, cioè
scomunicati di fatto, ma i fermenti
cristiani sparsi nei cuori e nelle coscienze di molti non potevano essere
sradicati e, a loro tempo, porteranno
frutto.
Dobbiamo essere grati a Vittorino
Merinas che ha curato una antologia
di scritti di Rosadoni, uscita in questi
giorni presso l'editore torinese Gribaudi (egli stesso amico, come Merinas, di Rosadoni), col titolo II mestiere di essere vivi. E vivo lo è, Rosadoni, oggi come ieri, oggi più di ieri. Vivo e attuale come tutti gli uomini che
hanno anticipato il futuro e non semplicemente attualizzato il passato.
Quando si scriverà la storia della chiesa e della fede nel nostro tempo e nel
nostro paese, sarà bene rifarsi anche
a questo libro, scritto ieri ma già in
anticipo sul domani. « Io sono convinto che attraverso i nostri sforzi va nascendo una Chiesa nuova. L'importante è non sovrapporre noi stessi al Vangelo, lasciare che parli il Signore e lui
solo » scriveva il giorno di Capodanno
1969. Rosadoni è morto prima di vederla nascere, questa « Chiesa nuova »,
ma certo ha contribuito a farla nascere.
Tutto il libro è vivo e interessante
ma di particolare valore documentario e storico è la prima parte, quella
delle lettere quasi tutte inedite* da cui
emerge il Rosadoni quotidiano, con la
sua attività febbrile, il .suoValbóre ergente e geloso, la sua fède .saldattienté
ancorata in Dio, la sua pre^hierà: ' '« Mi
chiedi se prego. Ti rispondo semplicemente di sì. Soprattutto custodisco
Dio dentro di me. Non chiedo, non discuto, ma solo ringrazio e tengo dentro la presenza. È il motivo di fondo
della mia vita, questo con-vivere. Tutto
è così semplice che diventa indescrivibile. Non credo più alle tarite teorie
sulla preghiera...». Due anni dopo,
scrivendo al nostro pastore iSantini di
Firenze, parlerà ancora della preghiera, questa volta nel quadro della lotta
polìtica, e ne parlerà come del « problema che veramente ci assilla: come
conciliare soggettivamente una presenza rivolta pienamente a Dio».
Bisogna leggere queste pagine. È un
libro di. vera edificazione, nel senso biblico del termine. L’intelligenza e la
fede vengono ugualmente sollecitate
a rinnovarsi e, così, tonificate. È la storia di un uomo libero, così rari specialmente dentro la chiesa: « Io tento
di resistere qui. Ma non posso obbedire al mio vescovo se mi comanda
qualcosa contraria al yangelo ». È la
storia di una appassionata solidarietà
e partecipazione cristiana all’esistenza
del prossimo: « Il Signore mi tiene immerso in giorni d’ahgoSpid per mille
situazioni altrui che m'investono in pieno... L'unica parola che rni viene in
mente è un verbo: visitare. Le visite di
Dio ci lasciano un segno addosso. Benediciamo questo segno, sia pure nelle lacrime, perché esso ‘cf dice che la
pace è ancora più in là» È l’itinerario
di un credente, sempre in ricerca e
proprio per questo sempre vicino a
Dio; « Abbiamo poche certezze. Siamo
poveri di sicurezze. Ma -posso dire che
l'altra faccia della medaglia è una progressiva purificazione della nostra fede, che diventa sempre più un abbandono fiducioso in Dio.il ». E infine Un
documento assai vivo di umanità ricca e generosa ( « prima si è autentici
uomini, e solo dopo àhtentici. cristiani »), di mobilitazione permanente
{«per una storia o un'altra mi trovo
sempre sulle barricate.,. »), di una vita
piena, intensa, tesa, e poi, all’improvviso, la malattia mortale, la sofferenza
fisica, la lunga agonia: « Io sono immerso in una disperazione senza confini e, nello stesso tempo, mi sento
lambire da una speranza dolcissima,
nella quale non vedo contenuti: così
vuota che non può non essere piena di
Dio ».
Ma le pagine di Rosadoni non illustrano soltanto la vicenda interiore ed
esteriore di questo testimone dello
evangelo, la lotta e la vittoria della
sua fede. Illustrano anche l’evangelo
stesso, mediante veri e propri commenti biblici oppure meditazioni e riflessioni, anch’esse nutrite di pensiero
biblico, intorno alla persona di Gesù,
alla realtà di Dio e dell’uqmo, alla natura e fisionomia della chiesa e, in essa, dei ministeri, al compito odierno
dei cristiani. Pagine degne di ogni attenzione e capaci di aiutare molti a
meglio comprendere e vivere la propria fede, o anche a trovarla. Quello
che però soprattutto afferra è la sete
di autenticità umana e cristiana di
questo credente che una dopo l’altra
abbandona tutte le oosizioni acquisite
e tutte le sicurezze offerte dalla chiesa
istituzionale e, affrontando l’emarginazione e piu ancora M linciaggio morale
compiuto nei suoi confronti dalla gerarchia cattolica, ì e^e tutto tranne
il. Signore al quate -.^ffida interamente, impara a viVdràiKl precario e nel
provvisorio, di. s^r. fede e di solo,
àniore, guidato sòftànto dalla parola
di Dio riletta e risooperta come « Parola che scava e che salva » insieme a
una comunità di fratelli immersa nelrùmanità dei poveri e degli ultimi, e
in questa linea di reale purificazione
evangelica giunge a dare alcune; indicazioni fondamentali per la conversione delle chiese e là loro transizione a
una nuova forma di vita.
Paolo Ricca
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiuflniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiii
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Aldo Comba, Giovanni Conte,
Bruno Costabel, Arnaldo Genre, Enrico Geymet, Samuele Giambarresi, Roberto Peyrot,
Aldo Rutigliano, Marco Santini, Francò Taglierò, Letizia e Marco Tocassone, Giorgio
Tourn Elsa e Speranza Tron.
( segue da pag. I )
blema di questi figli improvvisamente
dichiarati illegittimi, di queste mogli
che perdono tutti i diritti di moglie
non dovrebbe essere dimenticato da
taluni critici del sistema divorzista:
nessuna legge di divorzio è così ingiusta a loro riguardo!
* * ♦ , j ■
Fino al I® gennaio del 1866 l'unico
matrimonio riconosciuto in Italia era
quello ecclesiastico: negli archivi delle nostre chiese delle Valli sono infatti conservati i registri degli atti di matrimonio sino a quel giorno. Il trapasso dal matrimonio puramente ecclesiastico al matrimonio civile fu lento e
difficile. Nel 1852 fu presentata al Parlamento Subalpino una legge in merito che fu approvata: dalla Camera
dei Deputati passata però al Senato
essa fu respinta con eleganti procedure parlamentari. Il Ministero D’Azeglio che aveva proposto la. legge cadde e passarono vari anni prima che la
legge potesse essere presentata ed approvata. Contro la propqsta di legge
intervenne lo stesso pontefice Pio IX
che scrisse duramente al re; « per un
cristiano, fuori del Sacramento e con
il solo contratto civile non vi è che
concubinato ». La violenza della lotta
Gli evangelici catenesi
centra il referendum
abrogative del divorzio
Gli evangelici catanesi, riuniti a convegno
a Catania il 22 aprile 1974, in via Cantarella n. 6, ravvisando nelle manovre dei
promotori del Referendum un tentativo infelice d’imporre a tutti gl’italiani una legislazione che tiene conto soltanto della teologia e deUa tradizione cattolico-romana, dichiarano quanto segue:
'Nell’insegnamento di Cristo, il matrimonio non trova la sua forza nella legge, ma
nella grazia di Dio che dà ai credenti la capacità di vivere nell’unione e nell’amore.
Essi realizzano la loro unione, non come un
atto magico che si esaurisce nella celebrazione del matrimonio, ma come un quotidiano
progredire nell’amore reciproco di coniugi crisfiani.
L’attuale legislazione italiana in materia
di divorzio non ha bisogno di giustificazioni o
condanne teologiche; essa trova la sua più
valida giustificazione nel diritto alla libertà
di ogni cittadino che, trovandosi nella triste
situazione di un matrimonio fallito, ha la
possibilità di avvalersi o meno di detta legge,
secondo la propria coscienza.
L’abrogazione deHa legge sul divorzio priverehbe,£!dL'pnà'jdS^’Ìà fondamentale e lascerebhè sènza tùtèla quei cittadini italiani
che aori vogliono ricorrere ai tribunali ecclesiastici, mentre non eviterebbe il perdurare
delle vere cause di disgregazione della famiglia.
Di conseguenza, auspicano che i cittadini
noti si lascino condizibnaré dallo spirito di
crociata messo in atto da forze clericali e dai
pericolosi tentativi di forze politiche, facilmente individuabili, ma che votino pensando
che dal loro voto dipende la soluzione di situazioni umane drammatiche che non si
possono ignorare alla luce del comandamento di Cristo ; « Ama il prossimo tuo come te
stesso! ».
Hanno partecipato a questo Convegno i pastori e larghe rappresentanze di laici delle
seguenti chiese: Chiesa Apostolica, Chiesa
Avventista, Chiesa Battista, Chiesa del Nazareno, Chiesa di Cristo, Chiesa Pentecostale
(Assemblea di Dio), Chiesa Valdese.
FRANCO TROMBOTTO PROTESTA
l'esoriazione di Paolo VI sol colto di Maria
La mia presentazione dell’Esortazione di Paolo VI sul culto cattolico di
Maria (L’Eco delle Valli, 12/4/1974)
p. 3) non è piaciuta a Franco Trombetto, il quale non soltanto esprime il
suo dissenso, ma mi accusa di aver
presentato una « caricatura » del cattolicesimo e di aver fatto dire al papa
il contrario di quello che ha detto. Io
ho presentato l’Esortazione di Paolo
VI come ■« restaurazione » del cattolicesimo pre-conciliare, mentre, secondo
il Trombetto, « È vero il contrario:
Paolo VI ha tentato invece di ridimensionare il culto mariano, proibendo devozioncelle mariane durante l’Eucarestia, dichiarando che il tradizionale rosario è una pratica ’’libera" (con grande scandalo dei retrivi di parte nostra!); non ha fatto parola dei pellegrinaggi... in una parola, ha detto tutto il contrario di quello che .Sonelli gli
fa dire» (L'Eco delle Valli, 3 maggio
1974, p. 2).
Ora, che io sia dichiarato-avversano
della teologia della Curia romana è un
fatto certo, ma che io falsi il, pensiero
di Paolo VI è un’accusa che non posso accettare. Perciò risponderò brevemente a Trombotto.
1. Nella Esortazione di Paolo VI
c’è uña forte deplorazione di « errori »
e « deviazioni », della « falsa credulità
che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori». Inoltre il papa afferma che
« con diligente cura sarà tenuto lontano dal santuario ogni meschino interesse ». Cito sol'tsnto 3.1cune frssi di
un discorso che è ripetuto diverse volte nella Esortazione. Trombotto mi
potrebbe rimproverare di non averlo
detto prima, ma io ritengo che Ìe cose
deplorate da Paolo VI non siano il cattolicesimo, né la sostanza del culto
cattolico di Maria. Se io avessi insistito su questo, sarei, stato rimproverato di confondere col cattolicesimo
forme di superstizione che — oso pensare — neppure Pio XII (al quale mi
sono riferito come termine di paragone) approvava.
2. Paolo VI non parla di « pellegrinaggi », perciò io non ne ho parlato!
Quando saprò che non si faranno più
pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima,
quando le varie agenzie di pellegrinaggi saranno sciolte, dirò che quel silenzio aveva un preciso significato. Al momento è solo silenzio e « chi tace, conferma », non abolisce!
3. Non ho detto che Paolo VI ha
proibito « devozioncélle mariane durante l’Eucarestia », perché è solo questione di buon gusto. Paolo VI però Ha
confermato e accentuato l'introduzione del culto mariano in tutta la liturgia cattolica, compresa quella Eucaristica. Le cose sono più serie e teologicamente più gravi. A questa mia precisa critica Franco Trombetto non ha
risposto. Per confermarla, citerò soltanto alcuni dei titoli tradizionali attribuiti a Maria nella. Esortazione:
« Immacolata Concezione »; « maternità
diviiui-verginale-salvifica »; « vera sede della
Sapienza »; « mediatrice » (della pace);
« “fiat'' salvifico »; « concorso al piano della
redenzione »; « speranza e aurora di salvezza
al mondo intero »; « associata alla passione
del Figlio »; « santità esemplare »; « intercessione misericordiosa »; « assunzione al cielo »;
« regalità materna »; « alma cooperatrice del
Redentore »; « per la sua fede ed obbedienza
generò in terra lo stesso Figlio del Padre »;
« vergine oferente, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata e ofrendóla anch’ella all’eterno Padre »;
« avvocata e ausiliatrice »; « Regina di misericordia e Madre di grazia... ».
L’elenco potrebbe prolungarsi e spero che il Trombotto non mi accuspà
di fare la « caricatura » del cattolicesimo. Ebbene questo cattolicesimo
non considero « cristiano », pierché non
ha alcun fondamento biblico.
4. Ai miei interrogativi di carattere esegetico e storico. Franco Trombotto risponde soltanto « non abbiamo più molto da dirci ». Ma è proprio
qui che il discorso dovrebbe cominciare, nel confronto con la Scrittura.
Se Franco Trombotto afferma che « il
Vangelo è tutto da credere », non abbia timore e affronti la critica biblica
e storica, sapendo che la critica non è
il rifiuto deH'Evangelo, ma la ricerca
del suo significato autentico.
5. Lo stesso discorso vale per là
« discutibilità » dei concili, in particolare di quello di Efeso. Il Trombotto
guardi la storia dei Concili non soltanto alla luce di formule che gli hanno insegnato essere infallìbili e sono
Alfredo Sonelli
(continua a pag. 5)
clericale contró la legge per il matti,
monio civile fu, in quegli anni, tanto
violenta che alcuni parroci del Canavesano furono, non solo incriminati,
ma condannati: violente posizioni furono promosse dal clero: strano come
oggi la storia si ripeta col « referendum».
Fu solo nel marzo del 1865 che fu varato il nuovo Codice Civile che vede
inserito, fra le leggi dello Stato, quella
riguardante il matrimonio civile: per
poter varare la legge così fortemente
osteggiata dalle forze clericali, il legislatore accettò il compromesso di rendere il matrimonio al municipio praticamente una copia del matrimonio
canonico nelle sue linee essenziali. Non
riuscì a passare nel 1879 la legge che
imponeva il matrimonio civile precedente a quello religioso; non giimsero
a porto varie leggi che proponevano la
legalizzazione del divorzio; non solo,
ma nel 1929 venne imposto ed accettato dal Concordato il matrimonio canonico come sostituto del matrimonio
civile. È perfettamente naturale quindi che varata tre anni fa la legge sul
divorzio, si tenti col « referendum » di
impedire che in Italia venga attenuata
la linea cattolica imperante nel nostro
diritto di famiglia e si affermi la concezione del matrimonio che, partendo
dal Diritto Romano, ha invece ispirato
il Diritto Civile di quasi tutti gli stati
moderni: il matrimonio se parte da
un consenso, è però costituito dalla
reale convivenza degli sposi: l’intenzione matrimoniale non basta come
fatto iniziale: deve essere continua, se
viene a mancare, il vincolo che la presuppone cessa. La legge dello stato deve prendere atto delle separazioni irriducibili, la legge non può imporre a
persone che si disprezzano e si odiano
di continuare ad essere marito e moglie: il divorzio è l’unica logica soluzione di matrimoni che definitivamente hanno cessato di essere tali. Compito del legislatore è quello di cercare
che il divorzio sani il maggior numero
possibile di situazioni socialmente insostenibili e crei il minor numero possibile di altri mali; il fatto che tutti
gli stati a maggioranza cattolica che
hanno accettato nella loro legislazione
l’istituto del divorzio, non hanno mai
iniziato una campagna per eliminarlo
dimostra che se il divorzio è un male
però argina altri mali maggiori?
Nel 1971 il nostro Sinodo ha varato
un notevole documento sul matrimonio e sulla famiglia, documento frutto
dello studio di anni da parte di una
commissione di competenti ed approvato dal Sinodo su proposta del Corpo Pastorale. Esso precisa in modo
chiaro il pensiero della nòstra Chiesa
sul matrimonio e sui problemi della
famiglia.
Secondo questo documento « il matrimonio offre e difende la durevole
unione tra uomo e donna, come possibilità, di ima piena comunità di vita »
« ...per i credenti in Cristo esso assume un significato particolare nella comunione di rita che i coniugi in essa
realizzano». Si deduce da questo che
« il modo cristiano di concepire il matrimonio consiste nel viverlo quale
espressione particolare dell’amore del
prossimo e della alleanza di grazia che
lega i credenti al loro Signore». Se
dunque come punto di partenza_ del
matrirnonio vi è un « reciproco libero
consenso degli sposi » esso si manifesta però essenzialmente come una realtà di vita e non come un contratto sacramentale.
Ne risulta che per noi è inaccettabile la concezione cattolico-romana del
matrimonio contratto inscindibile, sempre valido alla sola condizione di essere stato stipulato secondo determinate
forme canoniche (p. e. alla presenza
di un sacerdote o fra due persone battezzate).
Nel documento sinodale è anche precisato l’atteggiamento nostro di fronte
al problema del divorzio: « La Chiesa,
pur considerando il matrimonio come
unione duratura per il tempo della vita terrena dei coniugi, non può ignorare le situazioni di crisi e di rottura
che in ogni epoca, come nella attuale
società si verificano nella vita coniugale a causa della durezza e della debolezza umana. Convinta che la società civile debba sostenere l’istituto del
matrimonio nella sua solidità cercando di eliminare le cause sociali ed economiche che lo insidiano e creando
condizioni che lo favoriscano, la chiesa riconosce per la società civile la necessità di una legislazione inerente al
divorzio che ne regoli le condizioni a
tutela della responsabilità e dei diritti
dei coniugi e dei figli ».
Questo non significa certo che consideriamo il divorzio come una logica appendice del matrimonio: significa solo prendere atto che, purtroppo,
il peccato insidia ancora la famiglia e,
alle volte, riesce anche a distruggerla;
ma significa anche aver fede nella possibilità di redenzione per cui alle volte
può risorgere una famiglia là dove una
è stata distrutta; non per questo però
scompare la visione della rovina di
una casa e di fronte a queste rovine,che purtroppo si accrescono del continuo nella nostra società, la Chiesa si
impegna a collaborare per eliminare
le cause sociali del male che insidia il
matrimonio.
Questo è il nostro concetto del matrimonio e in questi giorni più che mai
si pone dinnanzi a noi un problema:
« Matrimonio sì, ma quale matrimonio? ». Alberto Ribet
555555555555555555755555555555555555559555555555555555B5555555555555555555555
4
pag. 4
N. 19 — 10 maggio 1974
^ita a Lione e Marsiglia
V.'ìif : ' .sr J. -U’
organizzata dalla Società di Studi Valdesi
Taccuino africano
Dal 25 al 28 aprile, con una gita organizzata dalla Società di Studi Valdesi e curata, per la parte logistica, dalla « Malan Viaggi», siamo andati a
Lione a ritrovare i ricordi di Pietro
Valdo. Eravamo in tutto 76 persone,
su due pullman, rappresentanti circa
15; comunità valdesi, sia delle Valli come: Torre Pellice, Lusema S. Giovanni, Massello, Pramollo, Prarostino, Pomaretto, S. Germano, Villar Perosa, Sy
Secondò, Pinerolo; sia delle grandi città come: Torino, Milano, Genova, Bergamo, Firenze, Trieste.
Abbiamo camminato tutta una mattinata nella bella città di Lione, cercando di scoprire alcune tracce di Valdo, e non abbiamo trovato quasi nulla: nel quartiere dov’egli abitava alcune chiese - à. Nizier, S. Martin d’Anay,
S. Paul - sono superstiti della sua epoca; ma la famosa Rue Maudicte, dove
si dice che Valdo abitasse e avesse xm
■forno di sua proprietà, è ora un'anonima via moderna con grandi negozi e
con un nome che quasi suona irrisione: rue de la Poulaillerie.
Osserviamo la Cattedrale di S. Giovanni, che al tempo di Valdo era in
costruzione, e che quindi egli vide nelle sue basi appena iniziate, e l’adiacente casa dei cantori, o « manecanterie »,
dell'epoca, dove probabilmente egli era
andato un giorno a presentarsi al vescovo.
Attraversiamo il ponte sulla Saona,
che un tempo era l'imico a congiungere la città alta, sulla collina, del clero
e della nobiltà con la città bassa della
borghesia mercantile, dove viveva lavorava e meditava Pietro Valdo.
Cosi andando, pensiamo alle meravigliose vie di Dio, ai suoi pensieri che
sono tanto più alti e diversi dai pensieri degli uomini: là dove non v’é più
traccia di colui che fondò 8 secoli fa il
movimento valdese, passano oggi circa
80 persone discendenti e partecipi ancora di quel movimento. Certamente
Valdo non avrà mai immaginato che,
dopo tanti secoli, ecco oggi ancora, in
un mondo così diverso, nella sua città
talmente mutata, im gruppo di persone che devono a lui e alla sua opera
la conoscenza dell'Evangelo e l’attaccamento aU’integrità della Parola di Dio.
Siamo stati accolti dalla Chiesa Riformata di Lione, prima per un breve
culto di lode e di rendimento di grazie
in una piccola comimità della città;
poi per una conferenza molto interessante sui primi passi della Riforma a
Lione in una bella sala della chiesa.
Dopo una breve sosta ad Avignone
ed un rapido sguardo all’ex palazzo
dei Papi, enorme e tetro, attraversiamo la bella campagna lungo il Rodano per raggiungere Marsiglia. Lungo
la strada ci fermiamo a Mérindol, uno
dei villaggi della zona del Lubéron, dove risiedevano i Valdesi intorno al
1545, e che vennero totalmente distrutti dal triste persecutore barone Ménier
d’Oppède, con il massacro di circa 4000
persone, uomini donne vecchi bambini.
Mérindol è un piccolo poggio che domina la vasta pianura aH’intomo, un
colle che si eleva rapidamente tra i
pini odorosi e il rosmarino fragrante.
Sulla cima alcune case diroccate, costruite con la caratteristica pietra
chiara dei « Màs » delle Cevenne, appollaiate contro il monte, strette le
une alle altre quasi a cercar tiparo,
come se avessero vóluto prendere coraggio le une dalle altre nei pericolosi momenti in cui erano state costruite.
Un villaggetto appartato lassù sul
monte, abitato da persone umili che
pregavano il loro Dio e lavoravano
senza far male a nessuno.
Ma un giorno la furia deU’intolle
PACHINO
Il pastore Sergio Ribet ha la cura delle 2
chiese: Scicli, metodista e Pachino, valdese.
Il 14 aprile, Pasqua, sono andato a Scicli.
Puntuali siamo arrivati aUe nove e già tutta
la comunità di Scicli era in chiesa. Lungo il
viaggio via mare mediterraneo : a sinistra il
mare tempestoso e all’orizzonte tre navi petroliere e quasi sulla spiaggia una nave ferma forse per avaria. A destra prati verdi,
fiori gialli come raggi di sole che inneggiavano alla gloria di Cristo Risorto. Il Pastore ha
celebrato il sermone a Scicli dove sono stati ammessi e battezzati 6 catecumeni. I loro
visi erano lieti, raggianti perché avevano consacrato al Cristo Risorto la loro vita terrena.
Inginocchiati hanno preso la Santa Cena e
quando si sono alzati erano felici. Sul tavolo
della S. Cena rose, garofani, tulipani. Ho
udito suonare il flauto; erano le bimbe della
Scuola Domenicale di Scicli preparate da
una maestra svizzera e poi un canto meraviglioso cantato da tutti i fratelli lieti, sereni.
Il suono dell'organo e del flauto.
A Pachino alle undici lo stesso Pastore Ribet ha tenuto un meraviglioso sermone, semplice, breve, ricco di ammaestramenti e poi
una grande gioia : il suono dell'armonium e
del flauto. Un fratello di quelli separati si
è accostato al tavolo e ha preso la S. Cena.
Quando è tornato al suo posto aveva un
viso raggiante. Una giovane mamma ha posato sul tavolo della S. Cena un cestello di
rose e il suo sorriso era luminoso.Alla S. Cena
si sono accostate due giovani mamme belle,
sorridenti colle bimbe piccole in braccio. Un
quadro da dipingere! E molti fratelli e sorelle lieti perché era Pasqua la Risurrezione
del Signore.
Speriamo che la Pasqua porti pace nei
cuori e che le incomprensioni del passato
ran^ uoian^ li spazzò via senza scampo. Sono cose: avvenute più di 400 anni
fa, ma a noi che vediamo queste rovine per la prima volta, non sembra
che tanto tempo sia ormai trascorso;
e passando sotto le piccole volte diroccate, ove forse un giorno c’efa il forno
per cuocere il pane, sul piazzale ove
quasi certamente una volta era il tempietto di quegli antichi valdesi, perché
si scorgono antora due tronconi di colonne in pietra, probabilmente l’abside o l’entrata della povera costruzione; penetrando in quel che rimane delle case, siamo assaliti da una commozione strana ed incontrollata. Sembra
che un improvviso terremoto abbia
distrutto il piccolo villaggio, tutto è
morto, e andato perduto; ma le rovine
sono rimaste lì, indisturbate attraverso i secoli, nessuno ha più ricostruito
niente, nessuno è più venuto ad abitare qui. L’erba, gli arbusti, il timo
hanno invaso ogni cosa; non v’è memoria di nulla, neppure una modesta
lapide che ricordi al viandante il perché quei Valdesi sono morti. Questo
perché è importante ancora oggi, e sul
più alto pianoro del colle, donde si domina tutta la zona circostante, senza
neppure consultarci, per consenso unanime dei presenti, viene fatta una preghiera e cantato il_ Giuro di Sibaud.
A Marsiglia siamo accolti con grande fraternità dall’«Union Vaudoise »,
diretta dagli ospitali signori Poet. Per
dimostrare la nostra gioia di ritrova
re il numeroso gruppo di valdesi che
abitano in questa grande città e per
dare loro un segno della nostra fraternità, 12 signore del nostro gruppo, malgrado la pioggia torrenziale, indossano il costume valdese e cantano cori
delle Valli.
Il mattino seguente — di nuovo un
grigio piovoso mattino — osserviamo
Marsiglia dalla cimq dov’è la chiesa di
Notre Dame de la Carde: ecco il Chateau d’If, dov’erano rinchiusi i perseguitati ugonotti e valdesi condannati
alle galere; l’ospedale dove essi morivano per gli stenti e le feroci bastonature; il Forte dov’erano stati imprigionati tre pastori valdesi al tempo
dell’espatrio del 1686.
Tutte queste memorie ci seguono, ci
afferrano, ci sollecitano lungo tutta la
strada del ritorno, attraverso Cannes,
Nizza e la Riviera fiorita di ginestre.
Abbiamo chiesto alla Società di Studi Valdesi di organizzare ogni anno un
viaggio simile in 'altre località ove rimangono tracce della vita della fede
e delle sofferenze,dei nostri padri vaidesi, per nostra personale istruzione
ed edificazione, e per stringere maggiormente quei legami di fraternità
che ci uniscono gli uni agli altri, e che
questi viaggi sembrano fatti apposta
per rinnovare e rinsaldare, al di là e
al di fuori di qualsiasi divergenza di
opinione possa esistere tra di noi.
Edina Ribet
(segue da pag. 1)
ne’ Sella fede, e fra l’altro anche del
culto, questa ricerca di una ’identità’
cristiana indigena si avverte continuamente, in modo quasi ossessivo, nei
fratelli del 'Terzo mondo). Uno di noi
spiega^ chi _ siamo, • da dove veniamo e
perché. Poi la santa cena, in un gran
cerchio, passandoci gli uni gli altri il
. pane e il vino. Mi guardo attorno e
chiedo a Dio di mantenerci tutti in
questa comunione con lui e fra noi;
che, qualunque possa essere la storia
avvenire, rirhanga forte e profondo in
noi, contro i ripiegamenti provinciali
e meschini, contro gli stupidi orgogli
vecchi e nuovi, contro ogni depressione stanca e delusa, questo respiro ampio della fede, della speranza e dell’amore, questo sentirci familiarmente membra gli uni degli altri e al tempo stesso particolari del Suo grandioso progetto che già comincia a raccogliere uomini e donne dall’est e dall’ovest, dal nord e dal sud, oggi nella
Sua chiesa, domani nel Suo regno. Dopo, si parla a lungo, e parecchi stùdenti mi dicono lieti e un po’ fieri che
hanno studiato, in storia, della chiesa,
la vicenda valdese, e vogliono saperne
ancora; mi rallegro di aver portato
qualche copia del non molto materiale
disponibile in francese sulla Chiesa
Valdese e sulT8° centenario.
È mattina, negli spiazzi erbosi fra i
vari fabbricati a un solo piano che
costituiscono il complesso della Scuola teologica e del Centro d’accoglienza metodista già giocano molti bambi
ECHI DI UN SIMPOSIO SULL’EVANGELIZZAZIONE
C’É UNA TERZA VIA ?
Fra le due grandi correnti che percorrono la cristianità attuale e la dividono in
campi avversi - E necessario riconoscerlo: c’è in tutti noi un margine di eresia
Mi riferisco al n. 15 deU’Eco-Luce del 12
aprile 1974 del tempo di Pasqua, è in particolare alla pagina 2 e alle varie reazioni dei
lettori, suscitate dalla lettera del pastore Giovanni Conte (Vedi n. 13 deU’Eco-Luce). Queste reazioni manifestano l’esistenza, nel nostro piccolo ambiente delle Valli, di uno stato di tensione, che mi pare essere una manifestazione locale di un fenomeno esistente
attualmente sul piano mondiale, e particolarmente negli ambienti ecclesiastici più seriamente impegnati nella proclamazione del
messaggio di Cristo al mondo.
Questa affinità tra la nostra situazione e
quella mondiale, mi è apparsa tanto più evidente perché in questa fine settimana pasquale, ho ricevuto il primo numero della International Review of Mission per il 1974, (organo del Dipartimento per la Missione e la
Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese). Tutto questo fascicolo è dedicato
a un simposio (incontro amichevole non ufficiale) organizzato dal pastore Emilio Castro,
al quale sono stati invitati un numero relativamente ristretto di rappresentanti ecclesiastici e laici, delle due grandi correnti
conosciute negli ambienti ecumenici anglosassoni sotto gli appellativi di « evangelici » e
« ecumenici ». Sotto questi nomi noi ritroviamo sul piano mondiale proprio la problematica che vede i lettori deH’Eco-Luce schierarsi
su due fronti. Certo le situazioni sono diverse
sotto molti aspetti, ma il fondo del dibattito è
lo stesso. Da una parte si trova chi è per una
nozione verticale della vita religiosa, mettendo in primo piano la relazione dell’uomo con
Dio, e il 1° comandamento, e dall’altra parte chi è per una nozione orizzontale della vita religiosa, mettendo in primo piano il 2°
comandamento, e una testimonianza al Van
siano dimenticate. Npi cerchiamo la risurrezione della nostra piccola chiesa.
Esteb Trobia
VILLASECCA
Vunione delle madri è frequentata discretamente ma quasi sempre dalle medesime pur
essendo nostro intenso desiderio che qualche
giovane mamma si unisca a noi nella preghiera e meditazione della parola del Signore; fin’ora senza alcun risultato, ogni cosa però è possibile a Dio, e noi riponiamo la nostra speranza in Lui solo, fiduciose che accrescerà il numero delle unioniste. Quest’anno abbiamo anche dato 20 mila lire per due
pensionati che avevano problemi per il riscaldamento, è ben poco, ma quando si fa
per amore del Signore anche quel poco egli
gradisce.
In marzo la nostra unione assieme a quelle
di Perrero si è unita alle sorelle di Pomaretto per la giornata di preghiera e ringraziamo molto queste sorelle per la fraterna accoglienza; ci rincresce che Prali e Massello non
abbiano potuto venire a causa del cattivo
tempo.
L’anno scorso Vunione dei giovani non era
più frequentata; ora, in seguito a preghiere
che Dio volle esaudire, essi hanno chiesto al
pastore di ritrovarsi assieme, e speriamo che
Dio guidi questi cari giovani affinché possano sempre camminare a fianco del loro Salvatore. So che quest’anno è ben frequentata ed anche alla corale partecipano alcuni
giovani.
A Natale e al 17 febbraio i giovani ci hanno dato due magnifiche recite con canti e
poesie.
La domenica 21 aprile in assenza del pastore i giovani hanno fatto loro il culto e
•—^
gelo resa anzitutto m un impegno diretto
nelle lotte socio-politiche della società odierna.
Due vie per raggiungere lo stesso scopo; latestimonianza al Vangelo di Cristo. Due vie,
scelte con altrettanta sincerità e impegno vissuto e sofferto, ohe però ci hanno portato
alla situazione attuale, in cui la « corale pluralista » rende un suono cosi dolorosamente
discordante. 4' •
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha
invitato al Simposio ' di Ginevra un numero
ristretto di pastori e>;laici rappresentanti di
queste due tendenze,* ma.Uutti impegnati, in
modo concreto e in situazioni diverse, nella
evangelizzazione, per cercare di fare il punto,
a un momento che si trova cronologicamente a mezza strada fra la Conferenza Mondiale
di Bangkok del 1973, organizzata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, e avente come
argomento « la Salvezza oggi », e quella di
Losanna annunziata per il luglio 1974, organizzata dagli ambienti « evangelici », che
hanno costituito un movimento ecumenico,
spesso in contrasto con il C.E,C., argomento
« Ascolta la Sua Voce ». È quindi evidente
Timportanza che può assumere questo simposio che ha cercato di verificare, in questo momento particolare, l’entità delle divergenze e
le possibilità di convergenza esistenti fra questi due movimenti. I partecipanti hanno ascoltato 9 relazioni sul tema della evangelizzazione nel mondo di oggi, e durante due giornate
le hanno discusse fraternamente, mettendo in
comune le esperienze fatte in ambienti e situazioni molto varie. Non ho ancora avuto il
tempo di leggere tutto il resoconto? e spero
parlarne più ampiamente in qualche altra occasione. Vorrei soltanto qui citare alcuni passi che indicano Chiaramente su quale base si
è svolto questo breve incontro.
Anzitutto la conclusione della introduzione al resoconto, scritta per i lettori della Rivista, dal Sig. Walter Arnold, Oberkirchenrat
della Chiesa del Wiirttemberg, incaricato di
presiedere il simposio.
<c Mi sembra che ogni conflitto radicale fra
i cosidetti « evangelici » e i cosidetti « ecumenici », sia più che mai una disubbidienza
evidente. In una comunità cristiana è necessario che ognuno avverta il fratello, fermamente ma con amore, quando avviene che
varchi il confine di ciò che è lecito. Mentre
da un lato c’è il pericolo di mancare al nostro
dovere verso il mondo, volendo garantire la
purezza del Vangelo, d’altra parte c’è il pericolo di non annunziare il Vangelo integralmente, per renderlo più accettabile al mondo.
Le nostre controversie sono giustificabili se
sono un avvertimento di tal genere, ma in
questo pure sta il limite della loro utilità.
Io sono sempre più convinto che lottare fra
di noi, invece di impegnarci per l’Evangelo di
cui il mondo ha tanto bisogno, è mera disubbidienza. Preferisco credere che Dio può e
vuole correggerci molto più efficacemente di
quanto possiamo farlo noi stessi. L’impressione permanente che mi lascia la mia partecipazione al simposio sull’evangelizzazione è che
Dio fa proprio questo e ci dà una nuova gioia
nell’opera della evangelizzazione e sparge abbondantemente il suo Spirito Santo su di noi,
quando siamo uniti insieme nell’amore».
Il primo studio del simposio fu redatto dal
sig. Michael Cassidy laico della Chiesa Anglicana che si presenta dicendo : « Nel mio mini
niiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
suonato il piano : ne fummo tutti edificati.
Ringraziamo Dio per questo risveglio nella
nostra chiesa e circondiamo con il nostro
cuore e le nostre preghiere questi cari giovani che si preparano a lavorare per l’opera
del Signore.
A tutti un sincero ringraziamento.
Enrichetta Clot
stero di evangelista incontro continuamente
dei problemi pratici determinati dalla tensione fra « ecumenici » e <c evangelici ». Io vi
apro il mio cuore in questa mia testimonianza, non come esperto e teologo, ma come un
laico impegnato nella evangelizzazione, nella
situazione estremamente complessa dell’Africa
in generale e del Sud Africa, in particolare.
Dovrei poi aggiungere che la tensione ecumenico-evangelica non è per me esteriore ma
interiore ». Egli spiega quindi il cammino
percorso dal giorno della sua conversione sotto
^influenza indiretta di Billy Graham, durante tutti gli anni del suo ministero nella realtà
sociale e razziale del Sud Africa, avendo contatti frequenti con cristiani delle due correnti
estreme, fino a quando giunse alla situazione
descritta da queste parole : « Non mi sentivo
di rinunciare alla eredità ricevuta dalla corrente evangelica, sebbene fossi turbato da alcuni suoi elementi, ma neppure mi sentivo di
schierarmi integralmente col movimento ecumenico, sebbene ne ammirassi molti aspetti.
Gradatamente cominciai a capire che ogni
corrente aveva bisogno del correttivo dell’altra, e che entrambe abbisognavano di una
nuova conversione al Cristo ».
L’autore quindi propone una terza via, che
noti sia quella degli « evangelici », né quella
degli « ecumenici », e che è riassunta in questi due paragrafi : « La terza via che propongo è un atteggiamento aperto, pronto all’accettazione, al contatto, alla comunione fraterna,
e alla fiducia reciproca, che superi le divisioni esistenti fra evangelici ed ecùmenici, in
modo da creare una atmosfera che permetta
la serena considerazione dei problemi teologici
che tradizionalmente hanno creato le nostre
divisioni... Quello che desideriamo è una comune ricerca della verità, ohe implichi per
ognuno di noi, l’accettazione di questa verità,
da qualunque parte provenga, e non soltanto
da coloro éhe consideriamo a priori teologicamente puri. Questo implica rinunciare alla
necessità polemica di far trionfare la nostra
opinione, e riconoscere che vi è in noi tutti
una parcella di eresia. Questo implica pure
pentirsi del nostro gergo, del nostro modo
reazionario di « teologizzare ». e del nostro reciproco stigmatizzarci ».
Ed ora tornando ai fatti nostri, e allo stato
di tensione esistente fra coloro che pongono
l’accento sulla conversione individuale e coloro che lo pongono sulla lotta contro i poteri,
per un cambiamento socio-politico della società, possiamo chiederci anche noi se non
ci sarebbe forse una terza via.
Il pastore Nomenyo, segretario teologico
della C.E.V.A.A., racconta nel suo primo rapporto al Consiglio della sua organizzazione,
che un gruppo di giovani africani della sua
chiesa, studiando insieme le Sacre Scritture,
in vista di una più fedele testimonianza al
Vangelo in un paese ancora in maggioranza
pagano, con i suoi innumerevoli idoli, giunsero a questa sconcertante scoperta, che cioè
l’idolo contro cui la predicazione del Vangelo
deve lottare nel mondo, è un idolo che si trova presso tutti gli uomini : cristiani, pagani,
musulmani, atei: questo idolo è il nostro IO.
Perciò questo gruppo di giovani espresse
il desiderio che la Chiesa riconsiderasse tutta
la sua opera di evangelizzazione secondo questa prospettiva.
Chi sa che il superamento della tensione
che paralizza tanto spesso lo slancio delle nostre comunità per l’evangelizzazione oggi, non
si trovi in questa terza via che ci viene indicata dai partecipanti al simposio di Ginevra
e da questi giovani africani.
L’apostolo Paolo nella sua seconda lettera a
Timoteo (cap. 2 vers. 11) dice: «Se muoiamo con Cristo, con Lui vivremo », e questa è
la sola via che conduce sicuramente al « Tempo di Pasqua ». Roberto Cois son
ni: sono i piccoli di vari studenti in
teologia che, già sposati, vivono nella
Scuola con là famiglia e fanno, a gruppi, il loro ménage, dando una mano
agli scapoli. Anche le compagne dei
futuri pastori ricevono una formazione per il ministero che potranno svolgere. Il nostro gruppo di lavoro si riunisce, per « condividere l’Evangelo »:
una breve introduzione, a turno, e poi
interventi, riflessione, senza paura di
momenti di silenzio; alla fine dell’ora,
l’intercessione. La Parola e le parole
si cercano e si rispondono. Tesi a colui che ci parla, ci ritroviamo più vicini, tutt’altro che uniformi nelle idee
ma uniti in lui. E la giornata di lavoro può cominciare. In altro articolo
parlerò di questa settimana di lavoro,
divisa grosso modo in due parti: l’informazione reciproca e la ricerca comune. Il tema era « l’animazione teologica », espressione più felice, meno
didascalica e comunque più dinamica
che « formazione »: quel che ognuna
delle Chiese della CEVAA fa o progetta, a vari livelli, in questa direzione
da tutti riconosciuta essenziale, e come ci possiamo aiutare gli uni gli altri.
È il tramonto, stupendo sulla grande laguna che si stende alle spalle di
Porto-Novo, circondata da una collana
di villaggi di pescatori, su palafitte. In
un momento di sosta, una corsa in
città, modesta città brulicante di vita,
centro urbano con scarsi sbocchi economici ed esigue possibilità di lavoro,
ma che pure attrae, come mille altri,
la popolazione delle campagne... Si direbbe che quasi tutta la città è un’unica bidonville, che vive essenzialmente
sulle strade, ouasi tutte di rossa terra
battuta. Penso alla nostra società italiana in travaglio anche economico, ma
qui anche le ’borgate’ delle nostre metropoli sembrano far pur sempre parte di una società opulenta, a paragone;
opulenta, ma inaridita; qui la dimensione umana, se pur misera, è ancora
in forte misura conservata.
Mi colpisce — come certo colpisce
ogni visitatore del Terzo mondo, e forse in specie delTAfrica — l’alta percentuale di bambini e di giovani: la fascia
di popolazione al di sotto dei 25 anni
aqgiunge spesso e talvolta supera il
60% I Un’impressione di grande freschezza e vitalità, quindi, ma anche un
interrogativo drammatico su quel che
saranno, presto, queste nazioni, con
un tale incremento demografico. Vari
amici di là mi hanno fatto notare che
si tratta di regioni debolmente popolate, in cui c’è ancora molto posto per
molti, e questo è indubbio; ma occorre per queste fitte schiere di giovani
non solo uno spazio geografico, ma
uno spazio culturale, sociale, di lavoro, di infrastrutture etc. Pensando alla
misera prova che, in una situazione
certo grave ma tanto meno drammatica, danno nel complesso i nostri governanti e responsabili politico-sociali
a vari livelli, c’è da tremare considerando la responsabilità schiacciante
che grava sulla gracile struttura politica che si va elaborando a fatica in
queste ’giovani’ nazioni. (Senza dimenticare la responsabilità che portiamo
noi, popoli ’evoluti’). Alle prese con impressionanti pressioni interne, con sornione e spietate pressioni esterne neocolonialiste, con le tentazioni dei burocrati ’arrivati’, si comprende l’instabilità politica di tanti di questi paesi.
Qui nel Dahomey è al potere da due
anni, dopo un colpo di Stato militare,
un governo ’rivoluzionario’ che è una
sorta di ’nasserismo’ locale con le sue
luci e le sue ombre. La spinta giovanile, con la sua contestazione ragionata e viscerale, positiva e anarchica, ha
finito per infastidire e proprio durante il nostro soggiorno vengono messe
fuori legge ben 108 (! — il frazionismo
attecchisce vigoroso sotto ogni cielo!)
associazioni giovanili, tutte quelle politiche, sociali e culturali, a parte la
’gioventù del regime’; per ora pare che
i raggruppamenti giovanili ecclesiastici non siano toccati.
Rapida, quasi immediata seende la
sera, ed è notte.
Gino Conte
9 Tremila responsabili cattolici e protestanti indonesiani sono stati invitati dal
governo a prender parte a un programma di
sviluppo nazionale. Un portavoce del ministero indonesiano dei culti ha dichiarato;
« 7 capi religiosi hanno un ruolo importante
nella lotta contro Vondata di demoralizzazione che colpisce la gioventù odierna, che si
volge alla droga e ad altre pratiche nocive ».
5
10 maggio 1974 — N. 19
pag.
I
7:
r
Dalla famiglia della CEVAA
Riunione del Comitato
della Comunità Evangelica
di Azione Apostolica a Tananarive
Il comitato esecutivo della CEVAA
si è riunito dal 15 al 19 marzo scorso
al Centro di formazione cristiana di
Ilafy, nell’isola di Madagascar.
I membri del comitato, provenienti
■da diversi continenti, hanno cercato
di rispondere ai problemi che si pongono alle Chiese nel mondo di oggi,
nelle culture più diverse, per rendere
possibile uno scambio di idee è di
■esperienze tra le 23 Chiese che costituiscono la Comunità.
.Assicurare una migliore formazione
degli operai, dei quadri e di tutti i
membri; suscitare una riflessione circa il posto delle donne nella Chiesa e
nella società e vegliare a che tale riflessione sia basata su un continuo
scambio; interrogarsi sugli scopi ed i
mezzi dell’insegnamento che le Chiese
dispensano attraverso le loro scuole:
■questi i problemi principali esaminati.
Un lavoro vasto ed approfondito si
sta svolgendo in proposito, con l’aiuto di Samuel Akle, direttore dell’insegnamento protestante a Cotonou.
Contatti molto amichevoli e approfonditi hanno permesso ai membri del
comitato della CEVAA di conoscere
meglio la Chiesa di Gesù Cristo a Madagascar, in particolare le comunità
di Tananarive in occasione dei culti ai
quali hanno partecipato la domenica
17 marzo e in occasione del convegno
serale ad Analakely.
Tutte queste ricerche formeranno i
temi principali della prossima sessione del Consiglio, che avrà luogo per
la prima volta in. Africa, a Lomé, nel
Togo, nel prossimo settembre.
Primo incontro
degli animatori teologici
delle Chiese della CEVAA
Dal 18 al 25 aprile ha avuto luogo a
Porto Novo, Dahomey, il primo incontro degli animatori teologici delle
Chiese membro della CEVAA. A tale
incontro ha partecipato anche il pastore Gino Conte, nominato corrispondente teologico per la Chiesa Valdese.
Ecco il questionario preparatorio
che è stato inviato ai partecipanti:
1) Qual’è, a livello dei fedeli, l’orientamento teologico della base della
vostra Chiesa? E a livello dei pastori?
2) 11 lavoro di riflessione o animazione teologica nella vostra Chiesa:
Come avviene? Ad opera di chi? A quale livello? Seguendo quale metodo?
Quali soggetti sono stati studiati? Quale scopo si persegue? Quali sono i problemi sollevati? Quali le difficoltà incontrate? Vi sono dei risultati?
3) Quale è la partecipazione della
vostra Chiesa agli studi del COE sui
temi: «La salvezza oggi» e «Render
conto della speranza che è in noi »?
Conferenza sarà: « Vivere non per se
stessi ma per Cristo» (II Corinzi 5:
14-15).
Incontro teologico a Liebtrauenberg
Dal 25/11 al 2/12 di quest’anno si terrà a Liebfraùenberg, un incontro teologico Africa-Europa, al quale parteciperanno laici e pastori provenienti dall’Africa, dalia Franci»/^^'dall’Italia, dal
Madagascar e dalla Svizzera. Il tema:
« rendere conto della speranza che è
in noi ». Teologia africana? Teologia
aùropea? Espressione della fede in situazióni F>recise, ma non ' identiche.
TOGO
Il Sinodo della Chiesa Evangelica si
è riunito dal 29 gennaio al 3 febbraio
scorsi. Il tema dell’incontro era: « la
nostra speranza in Cristo » (I Pietro
3: 15). Il Sinodo ha eletto il pastore
E. Ayivi quale moderatore della Chiesa. Egli succede al pastore T. Adubra
ed è stato fino ad ora segretario del
Dipartimento dell’Istruzione della Conferenza delle Chiese di tutta l’Àfrica
(CETA).
9 I 250 membri del Consiglio d’amministrazione del Consiglio nazionale delle
Chiese negli USA hanno approvato una mozione che raccomanda l’incriminazione del
presidente Nixon davanti al Congresso, per
abuso di potere. ^
9 Secondo la stessa radio etiopica, il 13
marzo circa 500 membri del ’’basso” clero copto-ortodosso, in servizio presso il patriarcato e l’editrice della Chiesa, hanno manifestato davanti al Parlamento di Addis
Abeba. Minacciando di mettersi in sciopero,
hanno scritto all’abuna Teofilo, capo della
Chiesa etiopica, per chiedere salari più alti e
il diritto alla pensione e all’assistenza sociale.
Nella petizione affermavano di rappresentare
« i 200 mila ’’piccoli” preti etiopici costretti
a mendicare per sopravvivere » (Guadagnano
in media 1,5 dollari americani al mese).
,r
9 L’Accademia di teologia nell’isola di Ti
mor (Indonesia), d’accordo con un Isti
tuto di formazione dei làici della Chièsa evan
gelica, invia i suoi studènti di 3" anno a tra
scorrere periodi nei villaggi del centro del
l’isola, iniziandoli ai lavori agricoli e ai programmi contro l’erosione del suolo. Danno
il loro contributo aiutando le chiese per
l’istruzione religiosa, i culti, gli studi biblici.
L’Accademia, creata tre anni fa, è al servizio
delle Chiese autonome di Timor (518.000
membri) e di Sumba (43.000) e conta attualmente un centinaio di studenti.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii|iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nel Valiese
Atolita la
II
raligiima di stato"
Assemblea
a Lusaka
Generale della CETA
Dal 10 al 20 maggio prossimi avrà
luogo a Lusaka (Zambia) l’Assemblèa
generale della CETA (Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa). Il tema della
Come annunciato brevemente di recente, un referendum popolare ha sancito, nel Vallese, l’abolizione della « religione di Stato », confermando così
quattro precedenti votazioni del Parlamento. Pertanto l’articolo 2 della Costituzione cantonale che suonava: « la
rèligione - cattolica apostolica romana
è la religione dello Stato. La libertà di
coscienza e di religione è inviolabile »,
avrà il seguente tenore « la libertà di
coscienza e di religione e il libero esercizio del culto sono garantiti. Le comunità religiose definiscono la loro
dottrina e organizzano il loro culto in
piena indipendenza. Esse si organizzano e si amministrano in maniera autonoma nel quadro del diritto pubblico.
« Lo statuto di persona giuridica di
diritto pubblico è riconosciuto alla
Chiesa cattolica romana e alla Chiesa
evangelica riformata. Le altre confessioni sono sottoposte alle regole del
diritto privato; la legge può loro conferire lo statuto di diritto pubblico tenendo conto della loro importanza sul
piano cantonale.
« Le confessioni riconosciute di diritto pubblico si organizzano in Comuni ecclesiastici, le cui autorità si
procurano e amministrano le risorse
necessarie al culto e alla vita della
Chiesa e sono, sotto questo aspetto,
sottoposte alla autorità dello Stato. Le
Chiese possono affidare loro anche altri incarichi.
« La legge regola l’applicazione delle
presenti disposizioni ».
La fede dei minimi
GHANA. Una bimba di 9 anni, Teresa, s’interessa molto alla Società biblica, di cui è diventata membro, e
partecipa con le piccole somme che le
regalano per il suo compleanno all’opera della Società biblica in Ungheria.
Cosii pure una signora anziana, ricoverata in una casa per anziani, è
felice di devolvere all’opera della Società biblica nell’Africa del sud anche
il denaro che le sarebbe necessario per
le sue piccole spese.
RUSSIA. Due giovani cristiani, terminato il servizio militare, arrivarono
in una città per lavoro. In principio
non fu facile per loro confessare il
Cristo. Una guardia li sorprese mentre leggevano la Bibbia, e domandò loro che cosa leggessero. Benché molto
spaventati, i due confessarono. « Allora leggete ad alta voce » — fu la sorprendente risposta deU’ufflciale. Essi
fecero così, e lessero la S. Scrittura
ai loro compagni di lavoro: a volte vi
erano 40 persone che ascoltavano, ma
avevano tutti paura delle guardie, perché in un’altra città cinque fratelli cristiani, accusati di radunare i bambini
in una casa privata per insegnare loro
la Parola di Dio, erano stati condannati a cinque anni di lavori forzati.
Quando ciò accade le famiglie sono ridotte in miseria, e l’assemblea dei credenti deve provvedere alle loro necessità.
ASIA. Per la prima volta una traduzione del Nuovo Testamento è stampata in un paese dell’Asia, dove la polizia confisca facilmente tutti i libri
pubblicati non nella lingua ufficiale.
Un indigeno chiede al missionario tre
copie del Nuovo Testamento : « L’e^zione è quasi terminata — dice il missionario — perché ne vuoi tre copie? ».
« Una per me — risponde l’uomo —,
una per la mia famiglia, e una per nascondere sotto terra per più tardi ».
NORD VIETNAM. Un capitano americano, prigioniero di guerra nel Nord
Vietnam, possiede una vecchia Bibbia
che legge assiduamente. Un giorno un
guardiano della prigione gli domanda
la ragione della sua calma e della sua
tranquillità di spirito, in confronto all’atteggiamento degli altri prigionieri.
Il capitano gli parla allora della forza
che riceve dalla lettura della Parola di
010 ; la sentinella risponde : « Non ci
credo », poi sottovoce aggiunge : « sapete, io non devo crederlo».
INDIA. Una povera insegnante appartenente alla chiesa battista del Manipur, offre alla Società biblica ima
forte somma economizzata soldo per
soldo sul suo magro stipendio per contribuire alla prima edizione della Bibbia in una lingua importante del suo
paese.
CAMBOGIA. Un bibliobus ha compiuto con successo un grande giro di
vendite della Parola di Dio, della durata di due mesi: i colportori erano
20 ragazzi e ragazze del paese.
CANADA’. Un gruppo femminile di
studio biblico ha dato, poco alla volta,
2S.OOO dollari alla Società biblica per
11 lavoro di traduzione della Bibbia.
BOLIVIA. Una donna capitano dell’Esercito della Salvezza è stata accolta con favore in una casa per persone
anziane diretta da suore cattoliche,
perché una suora aveva letto il Nuovo Testamento offertole da una ricoverata; fu anche permesso alla militante dell’Esercito della Salvezza di
organizzare una riunione di preghiera
e di adorazione in quella casa cattolica.
Per una partecipazione dei giovani
ali' anivjtà Jd, Coisigitt^
Come si vede, questo lungo testo non
è il frutto della meditazione dei teologi, ma di quella dei giuristi e dei politici. Infatti l’iniziativa della revisione
è venuta da loro ed è stata motivata
da due considerazioni; essenziali: la
Costituzione cantonale era in contrasto con quella federale che prevede la
eguaglianza di tutte le Religioni e i rapporti Chiesa cattolica-Stato erano insoddisfacenti soprattutto sul piano finanziario. Due considerazioni che non
sembra abbiano molto interessato i
cittadini, se solo il 23% si è recato a
votare (ma è una percentuale discreta
costì). (Comunque tutte le province del
cantone, salvo due, hanno approvato
la modificazione della Costituzione con
una larga maggioranza.
* * *
Quali considerazioni tale decisione
può ispirare?
In primo luogo è un fatto notevole
che, in un Cantone strettamente cattolico dalla Controriforma in poi e nel
quale i cattolici rappresentano il 95%
della popolazione t (.it protestanti sono
10.000 in tutto), sii stata sancita l’eguaglianza giuridica almeno della Chiesa
cattolica e di quella riformata. Che tale eguaglianza entrimene abitudini della vita di tutti i giorni (nella scuola,
per esempio) non è per domani, ma almeno vi è ora una base legale per reclamarla (anche per le altre confessioni religiose o per i* Senza confessione).
In secondo luogo la Chiesa cattolica
che viveva in una pittoresca confusione di benefici ecclesiastici e diritti tradizionali dovrà metter ordine nella sua
amministrazione. E la Chiesa riformata che viveva come una diaspora di
avanguardia alimentata da società e
comitati caritativi dovrà ora organizzare autonomamente ’ le sue finanze (il
che non sarà facile né per Luna né per
l’altra).
In terzo luogo i poteri di controllo
dello Stato che, se non è più cattolico
è pur sempre formato da cattolici, dovranno essere attentamente esaminati
nel corso della elaborazione della legge applicativa. Il còrpo pastorale protestante ha già respinto, per esempio,
un articolo di un pre-progetto che denominava «funzionari» pastori e preti.
Ci sarà dunque da lavorare; saran
necessari ripetuti contatti con il Parlamento e soprattutto occorrerà una
seria riflessione sulla ragione e il modo di essere della Chiesa.
Resta il fatto .che la « religione di
stato » è stata abolita, con tutto ciò
che questa significava.
Qrmai in Svizzera il concetto non
sussiste che nel Ticino (cattolico) e nel
cantone di Vaud (protestante).
E in Italia?
Pierluigi Jalla
Questo articolo è stato spedito da Montana
(Vallese) nella seconda metà di marzo, e
giunge ora... Rimane attuale. Purtroppo apprendiamo al momento di andare in macchina che il pastore Jalla è stato colpito da
emorragia cerebrale: pensiamo a lui con la
simpatia e l’augurio più fraterni, intercedendo per lui. red.
niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
# L’Alleanza Riformata Mondiale ha puhblicato una dichiarazione di solidarietà
con coloro che soffrono in Corea: in seguito
a un decreto presidenziale che vieta ogni
critica alla Costituzione, si sono avuti numerosi arresti, e sei pastori ed evangelisti
sono stati condannati a pene da 10 a 15 anni di carcere per aver protestato eontro tale
decreto; oltre cento studenti, numerosi serittori e una dozzina di pastori sono stati posti
sotto sorveglianza e interrogati.
9 Secondo le ultime statistiche gli ortodossi cecoslovacchi sono 100.000 (150
chiese, 150 pope, 4 diocesi; una facoltà teologica è rimasta aperta a Presov e si puhblicano tre mensili). Ai tempi di Dubcek. la
chiesa contava circa 400.000 fedeli e 200
preti.
Ginevra (soepi) - Secondo il comitato, per la ffqventù, riunitosi recentemente a Girtìfyra, la preoccSipàzione
dei-giovani ;è^<IBelÌa;j^i bavere il iìiritto
di partecip'àrè^piefiamèfite alla vita ed
al lavoro del movimento ecumenico, a
motivo del loro, impegno cristiano e
del desiderio che hanno di far sentire
la loro voce. Partecipavano alla riunione i segretari regionali della gioventù e i delegati della gioventù presso la commissione del CEC. )
Peggy Ashby, della Guiana, vice presidente del Programma « Educazione
e rinnovamento » ha detto che « i giovani hanno da portare il loro contributo e le loro esperienze ai programmi di sviluppo del CEC e possono essere di aiuto ai gruppi che lottano per
la loro liberazione ».
Nel corso del convegno che si è
svolto presso la sede del CEC a Ginevra è stato presentato un documento in due parti. La prima, che definisce « i problemi e le priorità attuali »
regione per regione, è stata fatta partendo dai rapporti dei segretari regionali sul lavoro compiuto nelle chiese
colla partecipazione dei giovani, nel
campo dell’ educazione, della formazione dei quadri, della ricerca, del servizio nella comunità, e della « coscientizzazione » dei giovani.
Per l’Africa, la priorità è nella « liberazione degli uomini dalla povertà,
dall’ignoranza e dall'ingiustizia ». In
Asia « le masse oppresse sono determinate a forgiare una società caratterizzata dalla giustiza e dall'autonomia
secondo criteri loro propri ». L’.Ame
rica latina ha duetto che i giovani deir
la campagna.e‘Città siano
Spegnati bel • proé$^selì ^t(fjie dellt^'&
heràùone^ ■ . tafine, , pg
*qùànt'o riguarda lEuropa e gli Stati
Uniti, e necessario « cambiare le strutture ingiuste di società che opprimono e scrunano i popoli ai altri conti' nènti ». L
La seconda parte del documento
propone diversi modi per attirare Tatténzione del CEC su questi problemi
nei vari continenti. Fra questi modi,
vi sarebbe quello di creare tm Fondo
« Gioventù » con un imF>orto pari a
circa 300 milioni di lire per facilitare
il lavoro a livello regionale, nella linea
dei progetti di sviluppo e di altri programmi ecumenici. Il documento inoltre precisa che il personale supplementare dovrebbe essere assunto per
il ‘ Segretariato della gioventù.
È stato chiesto che i giovani e i consiglieri per la gioventù che devono
partecipare alla quinta assemblea del
CEC a Giakarta si riuniscano prima
dell’assemblea stessa. « Se si desidera
che i giovani portino il loro contributo all’assemblea, è necessario che essi
partecipino anche alla riunione del ’14
del comitato centrale a Berlino ovest »
è stato precisato nel documento.
Il documento e le raccomandazioni
messe a punto dal comitato saranno
inviati ai membri del comitato esecutivo del CEC per rispondere alle questioni sollevate in occasione della recente riunione del comitato esecutivo
a Bad Saarow, sull’opportunità del lavoro dei giovani nelle Chiese.
FRA I PRESBITERIANI U.S.A.
Venerdì santo giorno di digiuno
(sepd) Le Chiese presbiteriane negli USA hanno invitato i loro membri
a digiunare, il Venerdì santo, e di versare il denaro così risparmiato nella
colletta pasquale, a sostegno dell’opera
cristiana nel settore della 'fame mondiale e dello sviluppo. Con quest’appello si è voluto ricordare con forza a
tutti i membri di chiesa la loro responsabilità in questo campo. Il gruppo di
lavoro per la fame nel mondo, della
FONDO
DI SOLIDARIETÀ’
Continuano a pervenire numerose e
generose le sottoscrizioni. Non ne diamo un elenco qui sotto perché esse sono frazionate, suddivise fra le varie
iniziative. Le ricordiamo per quei lettori che fossero interessati a sottoscrivere: Per i profughi dal Cile e per il
comitato dei diritti deH’uomo (L. 850
mila); per i prigionieri , politici del
Vietnam (L. 430 mila); per la siccità
in Africa (L. 694 mila); per il Programma antirazzista del CEC (L. 71 mila).
Non appena le singole « voci » raggiungeranno una cifra soddisfacente,
ci faremo premura di inoltrare gli importi a chi di dovere e contemporaneamente pubblicheremo l’elenco aggiornato.
Frattanto ricordiamo che le sottoscrizioni vanno inviate al conto corr.
postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino,
possibilmente indicando la causa del
versamento.
Chiesa presbiteriana, vorrebbe devolvere il 5% dei suoi fondi al Fondo di
sviluppo del CEC. Si raccomandava
inoltre « uno stile di vita che rispecchi
la semplicità di Cristo ». I consumi devono essere limitati e si deve nuovamente riconoscere nello spirito di risparmio e di sobrietà una virtù cristiana, sostenendo programmi di sviluppo
con i risultati di tali risparmi.
* * *
■Da parte sua il pro.f. Theodor Oberländer, ex ministro della Germania federale, ha invitato la sua chiesa evangelica, la Lukaskirchgemeinde di Bonn,
a offrire una mezz’ora lavorativa al
Terzo mondo. Le Chiese dovrebbero
accrescere i loro sforzi nell’appoggio allo sviluppo, dato che cresce continuamente la miseria negli slums delle grandi metropoli del Terzo mondo. Questo
favorisce i gruppi terroristi, che forse
un giorno potrebbero essere in grado
di procurarsi armi con testate nucleari,
per esercitare la loro pressione sul
mondo.
L'esortazione di Paolo VI
(segue da pag. 3)
in realtà sempre abbastanza ambigue,
ma si chieda quali interessi erano in
gioco tra i grandi patriarcati (Roma,
Alessandria, Antiochia e Costantinopoli), tra i grandi complessi nazionalistici (latini, egiziani, antiocheni, asiatici) alTintemo dell’impero e dei patriarcati; tra i grandi pretendenti al
trono dell’impero (oriente e occidente, diarchia, tetrarchia o impero unito) e ne scoprirà delle belle, specialmente nel periodo dei grandi Concili
che va da Costantino all’impero di Carlo Magno. C’è molto da dirci, lo creda
pure!
6. Un’ultima cosa voglio ribadire,
cioè che la contestazione del culto di
Maria non è un fatto accademico, proprio perché il senso profondo del culto di Maria è l’esaltazione del culto
della gerarchia. Legga bene. Franco
Trombotto, tutto ciò che Paolo VI dice circa il parallelismo tra Maria e
la Chiesa, proprio perché quella « Chiesa » non è il « popolo di Dio », ma la
gerarchia, la « Chiesa che convoca i
fedeli per celebrare la Pasqua del Signore », che li genera con i sacramenti, ecc. Maria in cielo, il papa in terra;
sempre « in subordinazione a Cristo »,
ma sempre con l’effetto di far dimenticare che « Chiunque avrà fatta la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e
madre » (Marco 3: 35).
Esortazione sul culto di Maria da
una parte, referendum e sospensione
a dìvinis di Don Franzoni dall’altra;
mi dirà fra qualche anno Franco
Trombotto se si tratta di « restaurazione » o di « rinnovamento ».
Pasqua a Taizé
« Le Christ est ressuscilé » — « Il est
vraiment ressuscité » : il saluto pasquale è
gridato, ripetuto da ciascuno dei ventimila
giovani convenuti a Taizé per celebrare la
Pasqua con la Comunità ecumenica.
Il giorno ruota attorno alla lunga liturgia
del mattino della Risurrezione e alla meditazione proposta da f. Roger, priore di Taizé.
Il concilio dei giovani è sulla rampa di
lancio. Si aprirà il 30 agosto dopo quattro
anni di preparazione. Una nuova équipe di
giovani dei cinque continenti ha riassunto i
temi affrontati finora.
La lotta e la comunione fraterna trovano
la loro sorgente nella contemplazione e neUa
festa che il Cristo risorto anima nel più intimo dell’uomo : « Questa festa — è stato
detto — non ha senso se la conserviamo per
noi. È per questo che la celebriamo pure in
una lotta, quella degli uomini oppressi o privati di voce, alla ricerca di una liberazione ».
Il eoncilio dei giovani è stato preceduto
da una lunga avventura interiore che ha
permesso di scoprire ciò che può unirci : « Il
Vangelo ci impegna ad essere instancabili
cercatori di comunione all’interno delle lacerazioni che separano gli uomini ».
Il concilio « non sarà un movimento burocratizzato. Non troverà il proprio modello
nelle strutture abituali delle assemblee con
conteggio di voti, emendamenti, commissioni, rappresentatività ».
Coinvolgerà tutti nella lotta e nella contemplazione; giovani e adulti, credenti e non
credenti. « Il concilio dei giovani sarà ciò che
noi saremo diventati. Non offrirà a nessuno
soluzioni fatte. Aprirà uno spazio di creatività. Si fonderà suH’impegno di ciascuno a
partire da dove ciascuno è arrivato (...) Insieme, sui diversi continenti, saremo come un
popolo in cammino, la cui comunione si
estende anche a quelli che, senza condividere
la nostra fede, portano una stessa speranza ».
* * *
Il 10 aprile f. Roger priore di Taizé ha ricevuto a Londra il Premio Templeton. Questo premio, consegnato un anno fa per la
prima volta a Madre Teresa di Calcutta, è
conferito a persone che cercano « di approfondire la conoscenza e l’amore di Dio » con
gli uomini contemporanei.
Le 34.000 sterline del premio non andranno né alla Comunità di Taizé né al concilio dei giovani : entrambi hanno sempre
rifiutato doni. Saranno invece devolute a
giovani dell’emisfero sud.
Ferruccio Castellano
6
pag. 6
O RO H AO A DELLE VALLI
N. 19 — 10 maggio 1974
LUSERNA SAN GIOVANNI
I miaiilo e
L'' ■ . ■ f I
Secondo la Gazzetta del Popolo riflette scelte base” - In, contrasto con questa ’’linea” l’ultimo Consiglio Comunale
■ ’ I 11 ‘
Bisogna riconoscere che.il bilancio del Comune di Luserna San
Giovanni si è dilatato ogni anno di più fino a raggiungere quest'anno
una somma più che ragguardevole; fra le voci di bilancio più impegnative vi sono indubbiamente la scuola e le attrezzature sportive, l’assistenza agli anziani e le infrastrutture più urgenti (fognature ed acquedotti); lè vero infine che copia della
« bozza di bilancio » è giunta in ogni
casa del paese .
Ci sembra tuttavia che le affermazioni dell’articolista della Gazzetta del
Popolo di domenica 21 aprile siano un
po' troppo ottimistiche; La Giunta
consulta gli abitanti - Il bilancio di
Cosi per la « lottizzazione » della
proprietà Amato Poet non c’è da discutere più « perché se ne era già parlato un’altra volta ».
Così i rilievi della sezione urbanistica della Regione vengono respinti
senza che la discussione possa svilup
scusso con gli assessori - «suggerì- parsi sulle tesi avanzate dal M.o'Agìì
menti e proposte saranno presi nella e dai consiglieri Barotto e Del Pero
massima considerazione » ecc. « è tarda, ne riparleremo ».
In realtà i dati del bilancio 1974 sono stati « comunicati » alla popolazione, con l’invio a domicilio dei capifamiglia della « bozza » e con una dotta,
quanto astrusa, esposizione dell’assessore competente nella sala consiliare
alla presenza di una decina di « cittadini ».
A parte l’assenza quindi di una vera
consultazione della popolazione (non
del tutto imputabile aU’amministrazione) si è dovuto in quell’occasione constatare che i rilievi fatti alle « scelte »
del bilancio trovavano sempre risposte categoricamente ferme nel sostenere l’impossibilità di operare in una
diversa direzione: ad esempio non è
possibile rimandare la spesa di cento
milioni per la costruzione di una caserma per 4 carabinieri ma si rimanda
da anni di stanziare la somma occorrente a costruire una scuola materna
(le sovvenzioni agli asili cattolici e a
quello valdese si sono stabilizzate da
parecchi anni sulla cifra di 300.000 lire
cadmio).
Noi pensiamo che questa disponibilità puramente « verbale » deH’amministrazdone Martina a « considerare
suggerimenti » sia in gran parte alla
base del disinteresse della popolazione
per le « assemblee popolan »»
D’altronde il Consiglio Comunale
avvenuto a cavallo della festività dei
25 aprile non ha fatto che rinforzare
questa, nostra opjnione; si erimo accumulate ben 52 delibere e questo significa innanzitutto che. una « seria »
discussione delle medesime avrebbe
comportato una dozzina di ore di seduta, come minimo; inoltre si noti che
22 articoli, erano « ra,tifi.che di delibere
di giimta », il che significa che le decisioni ratificate dal consiglio comunale erano comunque già state prese dalr
la giunta e quindi era inutile discuterle (cosa fatta capo ha!) Il numero
di delibere prese con urgenza dalla
giunta, senza previa consultazione non
diciamo della popolazione ma neppure
del consiglio comunale, è decisamente in amnento; infine, cosa assai più
grave, ogni _ suggerimento o proposta
della opposizione è stato rapidamente messo da parte perché non c’era il
tempo di discuterne o perché non
« pertinente » all’ordiqe del giorno!
Così il- dibatt'ifó sulla -ristrutturazione deH’acquedotto non serve a nulla
perché tutto è già stato deciso.
Offerte per la cestruzione
del nuovo Asilo Valdese
Elenco dei doni per la nuova costruzione
pervenuti nel mese di marzo 1974:
Mimi e Emma Arnoulet in mem. di Suor
Leonie Stalle L. 5.000; Malan Daniele e Lina
10.000; G.W.B. lO.OOO; Chiesa Valdese di
New York 28.000; i figli, in mem. di Rosa
Cougn 50.000; IMÙa van Oostveen (Olanda)
462.005; Giulio e Anna Albarin 50.000; N.N.
riconoscente al Signore (Rie. Asilo) 10.000;
NJi. 10.000; in mem. di Eliseo Artus, la famiglia 30.000; Y.A. 10.000; Paolo Monti (Pinerolo) 20.000; Davide Allio (Verona) 10.000;
Chiesa Evangelica di Essen-Stoppenherg (Germania) 482.680; Ffiippone-De Màtteis (T. P.)
1.000; Caterina De Beaux (T. P.) 3.000; Eynard Susanna, Marco e Franca (T. P.) 2.500;
Cecilia Besozzi (T. P.) 5.000; Elvira De Bellini in mem. di Caterina Gamba e Beux Maddalena (T. P.) 2.000; Due amici (T. P.) 5.000;
NJi. e NJ}. (T. P4 6.685; Bein Ernesto e
Mirella (T. P.) 5.000; Fomeroae Elda in
memoria del fratello Enrico (T. P.) 10.000;
Malanot Cesare in mem. suoi cari (T.P.)
2.000; Carlo e Emma Armand-Hugon in
mem. di Romana (T. P.) 5.000; Cambellotti
Ezio e famìglia (Torino) 20.000; Parise Elena 5.000; famiglia E. Jallà in mem. di Eugenio Bounous 5.000; Coìsson Leo (Angrogna)
5.000; Jourdan Maddalena, in mmi. dei genitori, fratelli e sorella Nelly Zecchin (Venezia) 20.000; Laura Primo Jon Scotta (To)
60.000; famiglia Bertalot Giovanni in mem.
di Baret Celina (S. Germ. Chisone) 10.000;
NJi in mem. del marito e cognata (S. Germ.
Chisone) 20.000; René et Elène Blanc-Bonnet in mem di Letizia Marauda (Losanna)
20.000; Laura Avondetto ved. Rostagno 30
mila; Pontet Manetta 6.000; N.N (S. Giovanni) 10.000; Adelina Bonous v. Mondon inmem, fratello Eugenio Bounous 50.000.
Con i più vivi ringraziamenti ai donatori.
Le offerte possono essere versate sul c.c.
n. 2/16947, Asilo per t Vecchi, 10062 Luserna San Giovanni (Torino).
Così l’attività dell’assistente sociale
(da assumere in ruolo), vagamente definita da frasi come « il servizio è
espletato bene » (il sindaco) « ha svolto il servizio come volevamo noi » (assessore Legger) non viene messa in discussione e si evita di entrare nel merito del problema sollevato dal consigliere Agli di definire con precisione
« i compiti futuri » della persona da
assumere e soprattutto i rapporti che
essa dovrà avere con il servizio di assistenza sociale della Comunità Montana. Si sa che p)er ora si dedicherà
agli anziani, ma come? Così quando
si tratta di nominare i rappresentanti
del Consiglio Comunale nel Comitato
per i servizi aperti per gli anziani, la
proposta della opposizione di avere
un suo rappresentante in detto comitato non viene neppure controbattuta,
si passa ad eleggere i candidati proposti dalla Giimta.
E i nostri esempi potrebbero continuare Itmgo tutto o quasi l’arco dei 52
punti all’ordine del giorno: dal sempre disdegnato argomento delle scuola
materna a quello scottante della gestione della piscina a quello ricorrente degli aumenti richiesti dalla ditta
asstmtrice del servizio della raccolta
dei «rifiuti.
In conclusione ci pare che il « colloquio » delTamministrazione di Luserna San Giovanni con i suoi amministrati sia piuttosto limitato e soprattutto piuttosto a senso unico: si informano i cittadini che alcune sagge (e
molte discutibili) scelte sono state
prese nel loro interesse (indiscutibile)
e con il loro assenso (tacito).
R. Gay
niiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
San Germano
Chisone
— Vogliamo esprimere ai familiari di Gino
Vinçon (Sagna) e di Davide Monnet (Bert)
la nostra fraterna partecipazione a questi lutti che hanno visto tutta la comunità riunita
per due volte nello stesso giorno per udire
l’annuncio della Parola di vita e di resurrezione. Si trattava di due frätelli che tutti conoscevamo bene e dai quali ci siamo separati
con tristezza.
— La Corale ha partecipato in forze alla
festa di Canto di San Germano. Si è trattato
di un bel pomeriggio trascorso con tutti coloro, cantori e <c pubblico », che non hanno
perso la gioia di cantare le lodi del Signore.
Il bel tempio della comunità ospitante era
interamente occupato. Vogliamo ringraziare il
pastore, il concistoro e tutta la comunità san
secondina per l’affetto col quale ci hanno accolti tutti. Ci rallegriamo sin d’ora per la
venuta in mezzo a noi della filodrammatica
di quella comunità che reciterà sabato 11
maggio, « Torna al to ciabot », nella nostra
sala. Non vogliamo dimenticare di ringraziare da queste colonne la Sig.na Türk che ha
diretto con tanta dedizione la nostra Corale
e sulla cui opera ci rallegriamo di poter ancora contare per i nostri impegni prossimi e
meno prossimi.
— Per motivi indipendenti dalla volontà
degli interessati il previsto concerto di sabato 18 maggio, della Badia Corale della Val
Chisone ha dovuto essere rinviato a data da
destinarsi.
Tuttavia, la filodrammatica di Angrogna
presenterà quella sera, in sostituzione del
previsto programma corale, « Caro padre la
guerra è ingiusta » Ci auguriamo vivamente
che tutti i san germanesi facciano buona accoglienza agli attori di San Secondo e di Angrogna.
—-Le Sig.e Bertalmio e Conte hanno partecipato al Congresso femminile di Rimini e
ne faranno una relazione in una prossima
riunione dell’Unione femminile. La volta
scorsa il pastore ha presentato alle sorelle
una conversazione sul tema « il terzo mondo
e la missione oggi ».
— Le famiglie interessate all’invio dei loro
figlioli alla . colonia di Vallecrosia sono pregate di dare i nomi dei bambini al più presto, anche se non possiamo garantire l’accoglimento di queste domande.
— Ha avuto luogo, ai Bert, una riunione
quartierale nel corso della quale, dopo una
breve meditazione del pastore, il fratello Loris Bein ha presentato in modo assai vivace
il suo libro « Il vecchio borgo ». Lo ringraziamo per essere venuto in mezzo a noi e per
il modo positivo con cui ci ha ricordalo il
passato.
Giovanni Conte
Villar Penosa
Culti e riunioni - 3iamo grati al Pasloi'e
Con|e che, durante Settimana Santa, ha
presieduto nel salone' Convitto, un culto
dedica'to agli studenti, deile Medie che hanno
seguito con molta attenzione la sua interessante e benefica meditazione.
Ha pure avuto luogo alle Professionali un
culto, presieduto da Don Gallea e dal Pastore di Villar, per gli studenti delle due
confessioni i quali hanno meditato insieme il
medesimo passo e tutti i presenti hanno apprezzato questa rìunióua Veramente fraterna
ed ecumenica. ’-»iif
II 21 aprile è stato neutro gradito ospite il
Pastore Sonelli, il quale ci ha parlato sul
Referendum. I presenti"purtroppo, non erano numerosi ma hanno molto apprezzato la
sua competenza in materia.
La riunione si è copelusa con un fraterno
scambio di idee. / ,
Dipartenza - Il 1“ lùaggio il Signore ha richiamato a Sé il Prqf.. ¡EwmneZe Griset di
anni 86. ,,
Il servizio funebre ha avuto luogo nella
casa dell’estinto alle Chenevières in forma
estremamente semplice, secondo il suo desiderio e le sue spoglie sono state deposte nel
vicino cimitero accatì|o a quelle della sua
compagna. Ìmaii
Alle figlie ed ai loro familiari, rinnoviamo
l’espressione della nostra cristiana simpatia.
Serbiamo dell’estinto il ricordo di un fedele credente, profondamente affezionato alla
sua chiesa, e chiediamo al Signore di suscitare nel nostro piqjolo altri fedeli testimoni dell’Evangelo.
Doni - Un fratello di chiesa ci ha confezionato un bel leggio in legno per il « lettore »; il Dott. Baridon ci ha regalato altri
pini; il gruppo dì Bretten, ospite del Convitto, ci ha fatto dono di una bella panca
bianca in plastica da mettere in giardino, altri fratelli ci hanno offerto lavori volontari.
A tutti il nostro grazie .riconoscente.
‘'iiy. J- E. G.
dei contadini
E
A Torre Pellice
Le Corali di Angiogna e Bobbio-Villar Pellice sono siate ospitate, domenica 28 aprile, da quella di Torre Pellice
per la annuale festa di canto. È stata
notata con rammarico è variamente
commentata dal numeroso pubblico
presente l assenza della corale di Luserna S. Giovanni. '
■Le esecuzioni sonq state introdotte
dal pastore Soncili.- che ha sottolineato, incoraggiando le, corali al loro impe^o, il valore di qpesto tipo di attività. Il canto corale e simbolo di solidarietà, il ritrovarsi insieme in questa occasione va al di là di una semplice. tradizione, èf-tfn ^gno di fratellanza e di comunità della nostra fede.
Cantando' abbiafticx la possibilità non
solo d! espriiiiefe fa nostra lode al Signore, ma anche di dare testimonianza di civilità dove ci troviamo; si può
testimoniare in vari modi, anche solo
facendo uso dei valori umani che Dio
ci dà. Dio si rivolse spesso al popolo
infedele minacciandolo con le parole:
« Vi toglierò il canto ». Dove c’è canto
dunque c’è gioia, quella profonda gioia
che viene dal potere Ipdare Dio con i
nostri fratelli.
Anche il pastore Aime, presidente
della_ Commissione. per il canto sacro,
ha rivolto un messaggio ai convenuti,
rammaricandosi per il numero inferiore agli anni scorsi di Corali, ma invitando i veterani ,e i neo-coralisti a
perseverare nel loro lavoro. L’attività
delle corali può assumere vari aspetti,
ma la cosa più importante è che esse
escano daH’ambiente. un po’ chiuso
iIlllllllllllllllllllllllllllimillllilllllItlllllIIIIIIMlllllllllllllllllll
San Secondo
I catecumeni di quarto anno, ammessi in
chiesa la domenica delle Palme, sono: Comba Gina, Griglio Nadia, Ribet Egle, Balmas
Giorgio, Brosia Roberto, Genre Gianni, Odino Sandro, Siala Gilberto e Poet Corrado.
II Signore aiuti questi giovani a cammi
nare nelle sue vie ed a servirlo con gioia,
tutta la loro vita. Nel pomeriggio, essi sono
stati festeggiati dall’Unione Femminile, durante una simpatica riunione, protrattasi per
alcune ore. ì
La domenica di Pasqua, una numerosa assemblea ha aseoltato con profondo raccoglimento, il messaggio della risurrezione del
Signore, datoci dal pastore Roberto Jahier. I
nuovi membri di chiesa hanno partecipato
per primi alla Santa'Cena.
La Corale ha fatto sentire la sua voce nei
culti delle Palme e di. Pasqua.
Domenica 28 aprile, il culto è stalo tenuto dai neo-confermaliV Balmas Giorgio e Genre Gianni, che ringéàziamo per la loro collaborazione.
— Esprìmiamo la nostra riconoscenza ai
giovani della Filodrammatica Valdese di Luserna S. Giovanni, per la bella serata offertaci il 20 aprile, con la presentazione del
dramma dì Jean Cocteau : Bacchus.
— Rinnoviamo la., nostra simpatia ai familiari di Gardìol Giovanni (Riyoita), deceduto improvvisament^ a Collegllo il 19 aprile all'età di anni 70.
Diamo un affettuoso benvenuto alla piccola Valeria giunta ad allietare la famiglia
di Paschetto Franco e Edda (Brusiti).
— Domenica 5 maggio, nel nostro tempio
ha avuto luogo la Festa di Canto delle Corali
della Val Chisone, cui hanno partecipato le
Corali di Torino, Pomaretto, San Germano,
Villar Porosa, Praroétino, San Secondo e un,
gruppo di trombettieri valdesi e tedeschi.
A. G.
I carburanti cosidetti « agevolati »
destinati all’agricoltura sono venuti a
mancare nella nostra zona verso ' la
metà 4el mese di luglio; duramente , è
stata imposta l’austerity ai contadini.
Mentre ai distributori la gente comperava la benzina per andare in ferie,
ai contadini italiani già erano mancati
i rifornimenti necessari a >far funzionare circa 600.000 trattrici, 400 mila
motofalciatrici, 200 mila motocólfivatori, 150 mila motozappe, 300 mila motori, 25 mila mietitrebbiatrici ed altre
macchine motorizzate di vario tipo, fino a un totale di 1.800.000 immatricolazioni circa all’UMA, comprati anche
perché si poteva avere l’agevolazione
sul carburante.
AGEVOLAZIONI...
A questo proposito bisogna dire che
non vengono agevolati i contadini, ma
le terre: chiunque abbia una villa con
giardino o un castello con parco, sia
industriale, professionista o conte può
avere le agevolazioni sul carburante
(naturalmente se compra le macchine). Ci vuol poco per capire che queste agevolazioni come i vari piccoli
contributi o prestiti venivano fatti soprattutto per fare acquistare macchine e non per lo sviluppo dell’agricoltura. Nonostante queste cose molto
discutibili, il consumo del carburante
.agevolato è solo l’l,7% del consumo
nazionale.
Sebbene questa incidenza sia insignificante, già alla fine di luglio si potevano vedere presso il Consorzio Agrario Provinciale di Pinerolo, lunghe code di contadini con trattori che aspettavano misteriose autocisterne che do
vevano arrivare e non arrivavano mai.
Sj pepsi che verso la metà di agosto
un centìnaiò di contadini aspettò per
quattro giorni un càmion; al quarto
giorno, quando arrivò, ne ebbero 50
kg. a testa. A questo Consorzio oltre
che dai comuni che circondano Pinerolp, confluiscono anche dalla Val Chisone e Germanasca. Si può facilmente immaginare il disagio della gente
che ;viené da -lontano ad aspettare al
caldo di estate e al freddo dell’inverno. Nel mese di novembre una volta
andarono via alle ore 24. Altre volte
alle ore 5 del mattino vi era già gente
in attesa fuori dai cancelli... tanto per
i contadini le ore non contano...
BONOMi Rassicura
Durante queste attese, gruppi di contadini si recarono presso la sede della
Coldiretti per spiegazioni circa questo
disagio, e furono rassicurati in quanto Bonomi aveva inviato una circolare dove asseriva che grazie al suo interessamento il carburante agevolato
non sarebbe mancato.
Difatti adesso che il prezzo della
benzina è passato da L. 28 a L. 110 il
kg. ed il gasolio da L. 28 è stato portato a L. 82 il kg., il carburante « agevolato » comincia ad arrivare abbastanza regolarmente. (A questi prezzi va
aggiunta una maggiorazione per l’assicurazione sugli infortuni Utenti Motori Agricoli - UMA.
Il guaio per l’agricoltura durerà fino a quando i contadini crederanno
alle promesse di Bonomi e alla fatalità d’elle situazioni.
Mauro Gardiol
di feste di canto
delle proprie comunità; i fratelli di
Bobbio-Villar si sono recati l’anno
scorso a S. Giovanni Lipioni, quelli di
Pomaretto hanno stretto legami di
amicizia con le comunità di Genova:
sono esempi che altre Corali potrebbero seguire, con la consapevolezza che
la loro presenza sarà sempre considerata come un segno di solidarietà,
specialmente dalle comunità più piccole ed isolate. In questo spirito si inserisce l’incisione di un nuovo disco di
Complaintes che la Corale di Torre
Pellice sta ultimando.
Le corali si stanno ringiovanendo,
questo significa che i giovani, in un
paese come l’Italia dove l’educazione
musicale è a dir poco carente, riscoprono il valore del canto anche nelle
sue forme più tradizionali. ■
Un plauso, infine, va rivolto ai solerti direttori, che con passione sanno
perfezionare di anno in anno la tecnica e la fusione delle singole Voci: dobbiamo cantare per lodare il Signore
ed esprimergli la nostra gioiosa riconoscenza, ma dobbiamo farlo nel miglior modo possibile, non trascurando
la preparazione e la accuratezza delle
esecuzioni.
Dirette dal prof. Corsani e dal past.
Aime, le corali riunite hanno cantato
alcuni inni delle raccolte francese e
italiana e ogni corale, come di consueto, ha presentato due brani del proprio repertorio. Quella di Angrogna
ha cantato con molto buon gusto e
bravura il « Natale dei tempi antichi » e l’inno italiano 180. Molto apprezzato è stato il canto spirituale moderno « TU es bon » presentato con
brio dalla Corale di Bobbio-Villar, insieme all’inno 145. Quella di Torre Pellice infine ha cantato con la consueta
bravura lo « Psaume 129 » e 1’« Alleluia » di Hender.
Era presente anche un gruppo di
fratelli svizzeri i quali hanno recato
un gradito saluto canoro, che si è ripetuto durante il rinfresco preparato
e servito dai coralisti torresi.
F. T.
A Sampierdarena
Domenica 5 maggio le corali della
Val Germanasca hanno avuto la loro
festa di canto, quest’anno non in una
delle loro chiese, ma visitando la comunità valdese di Sampierdarena e
quella metodista di Sestri. L’apporto
del canto è stato portato nel corso dei
due culti col canto degli inni 128, 160,
162, 240 e 264 della raccolta italiana;
del 66 della raccolta francese; e dell’inno alla carità di I Corinzi 13. La
predicazione è stata tenuta a Sampierdarena dal pastore Luciano Deodato
sulle apparizioni di Gesù risorto ai discepoli e a Toma.
Nel pomeriggio i coralisti ed il gruppo che li accompagnava hanno potuto
fare un rapido giro per Genova con
una breve fermata sulla spiaggia dei
pescatori con grande giubilo di tutti e
specialmente dei più piccoli!
Questa, in breve, la- cronaca. Riteniamo che la giornata sia stata assai
ben riuscita non solo per l’incontro
fraterno tra comunità lontane e di
denominazioni diverse, ma anche per
l’insieme dei problemi emersi dall’incontro. Ci siamo resi conto della mancanza molto sentita della partecipazione dei giovani: nel gruppo delle
Valli ne era presente un certo numero, ma non tutti sono altrettanto assidui nella comunità di origine.
Abbiamo anche visto che le comunità presenti risentono ugualmente i
problemi della società: non si ha una
situazione più florida per gli immigrati di Sampierdarena e di Sestri che
per i contadini e gli operai delle Valli: entrambe le categorie sono vittima,
sia pure in maniera diversa, di un sistema in cui il profitto dei più potenti è legge per tutti.
Abbiamo anche avuto notizia e visione di un lavoro fattivo che avviene
tra chiese della Federazione e anche
di contatti con chiese non della federazione: le chiese genovesi sono impegnate in queste settimane per dare
una testimonianza evangelica sul problema del divorzio insieme alla comunità del dissenso cattolico di Qregina
e a quella della Chiesa di Cristo di
S. Fruttuoso. Così, affrontando un problema di impegno nelle questioni della
città, nelle questioni « politiche », se
così ci si può esprimere, si è avuto
un incontro con chiese non federate.
Sono due cose che spesso sono viste
come incompatibili: impegno nella
città e incontro coi fratelli non federati. Qui, sia pure su un problema specifico e del tutto particolare, il fatto
avviene. C’è da domandarsi se su questa via non sia possibile procedere anche per altri problemi e se l’incompatibilità che è stata spésso sottolineata
tra ■ le due cose non derivi piuttosto
dalla nostra pigrizia.
Un incontro fecondo, dunque, non
soio di canto, ma di fraternità e di riflessione. Solo in questo contesto il
canto ha un significato. M. C. Tron
A San Secondo
« Qhl qu’ils sont beaux sur les montagnes les pieds du Prince de la paix!
Esprit de DIEU, tu Taccompagnes, il
vient pùblier tes bien faits. - Pour
ecouter ce bon Pasteur, ouvre mon esprit et mon coeur ».
Nello spirito di questo inno dello
« Psaumes et cantiques », si sono riunite domenica 5 u.s., cinque corali della vai Germanasca e Chisone, più la
corale di Torino.
La comunità di San Secondo si è
prodigata affinché anche quest’anno
cantori e non potessero gioire di una
agape fraterna vissuta all’insegna di
Una espressione artistica donataci dal
Signore, con la quale possiamo esprimere la nostra fede in una dimensione
diversa da quella che la vita di ogni
giorno, con le sue preoccupazioni e
problemi, ci impone.
E questo messaggio, le persone presenti domenica (ed erano molte, nonostante alcune polemiche siano sorte
a proposito della validità di queste Feste di Canto), penso lo abbiano saputo ricevere sincero e spontaneo, soprattutto nella gioiosa coralità dei canti d’insieme in cui le parole di questi
inni, che a volte nei culti sono una
flebile voce (non tanto per le capacità
canore dei fedeli quanto per la poca
fiducia in essi), qui diventano sicurezza, forza travolgente che fa capire il
vero significato della comunione col
prossimo.
Un gruppo di trombettieri Tedeschi
hanno eseguito quattro pezzi, tra cui
due « Piccoli Preludi » rispettivamente
di Giuseppe Qttavio Pitoni, il primo, e
di Teodoro Ludovico Vittorio il secondo, particolarmente apprezzati.
Superfluo elencare i vari inni presentati dalle singole corali, in quanto tutti avremo modo di risentirli in chiesa.
Silvio BoEr
7
10 maggio 1974 — N. 19
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
taiKUliHi d'Aasti, hna e Sisi
taqio di Paapa a Harm (arazzi «>, »jr« >
Dopo due incontri domenicali nei
locali di C.SO Oddone nel mése di
marzo, i giovani che vi hanno partecipato hanno promosso l’iniziativa di
un soggiorno pasquale alla Gasa Valdese di Borgio Verezzi daU’ll al 15
aprile u. s. Eravamo 41 tra ragazzi e
ragazze valdesi e alcuni battisti, con
età compresa tra i 13-18 anni, salvo
qualche eccezione. L’incontro è stato
programmato in modo di avere molto
tempo libero a disposizione; infatti le
ore di a studio » erano 3 per giorno.
T temi di discussione, scelti dai giovani stessi, sono stati i seguenti:
a) Riforma della Chiesa (critica*
su di essa).
b) Esistenza di Dio.
c) Rapporto fede-politica.
Si sarebbe anche dovuto parlare del
divorzio, ma un contrattempo non lo
ha permesso.
grotte di Borgio Verezzi, ima serata è
stata organizzata con vari giochi dai
giovani, una serata con il falò sulla
spiaggia, e il resto delle giornate è trascorso felicemente insieme.
Per poter mantenere Tunità del
gruppo è tene che tutti partecipino
agli incontri e facciano sentire la loro
voce così da decidere insieme il programma per il futuro e continuare
l’attività di questo neonato gruppo
giovanile.
Luciano Galllan
Tre significative irnpressioni e valutazioni
L , S-.
Siamo arrivati a ¡Vierihg'alle ore
20,30 del 20 corr. Ci jsiamo aipbientati
immediatamente e la prima sera è
passata gioiosament,^. Il giorno seguente, il 21 abbiamo giocato, poi è
stato fatto il culto e.,imme^atamente
dopo vi è stata la prima discussione
della giornata, durata circa im’ora e
mezza. Dopo la discussione si è nuovamente giocato. Si è poi pranzato in
compagnia dei signóri Rbstan. Dopo
pranzo vi è stata una seconda discussione (proseguimento della prima)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiHimiiiimiiKiiimiini
A FORANO SABINO
Visita della Commissione distiettuale
Queste discussioni erano guidate dai
■past. P. Ricca e P. Giampiccoli, i quali hanno soggiornato a Borgio con i
giovani, in veste di accompagnatori
collaboratori.
Per quanto riguarda il tempo libero
ci si divertiva in ogni modo. Un pomeriggio ci siamo recati a visitare le
La Commissione Distrettuale composta dal
Past. Guido Colucci e dal Dott. Eco Giorgi
(assente il Past. G. Vicentini, perché ammalato) ha visitato la nostra comunità nei giorni 20 e 21 aprile.
Nel pomeriggio di sabato ha avuto una
riunione con il Concistoro di Chiesa. So
SCUOLA LATINA E COLLEGIO VALDESE
VISITA A BERLINO
Sabato 20 aprile verso le ore 12, un gruppo di allegri studenti della Scuola Latina di
Pomaretto e del Collegio Valdese di Torre
Pellice, accompagnati dalle professoresse Signorina Geymet, organizzatrice del viaggio,
Sig.na Salma, Preside, e Sig.ra Rivoira, insegnante di Educazione Musicale, insieme ad
alcuni collaboratori ed amici della Scuola Latina, hanno preso d’assalto l’autobus della ditta Tessere di Perrero che li avrebbe portati,
con una lunga corsa, in un paese a molti ancora sconosciuto: la Germania, ed in particolare nella città di Berlino. Benché noi, giovani, non ci conoscessimo ancora tutti personalmente. ben presto ci sentimmo affiatati
ed il lungo percorso ci avrebbe maggiormente uniti. Attraverso la Valle d’Aosta, il
Traforo del Gran S. Bernardo, e la Svizzera
eccoci a Grossvillars, colonia Valdese nelle
vicinanze di Stoccarda, dove fummo ospitati
in un ostello per la gioventù. Lì ci aspettava
una tavola imbandita con una gran quantità
di torte, opera delle signore di quella comunità.......... , ,
Riposati e rifocillati, il giorno successivo,
eccoci in partenza per Berlino con ancora
700 Km. di strada davanti a noi, di cui una
parte nella Germania Est. Giunti a Berlino,
verso l una di domenica notte, ci siamo recati in uno dei 20 distretti in cui è suddivisa
la città : Spandau e, precisamente, a Johannesstift, dove il rettore Wetzel, che ci
aspettava da ben quattro ore, ci accolse
molto calorosamente. Noi, giovani, l’autista
e la Sig.na Geymet siamo stati ospitati nella
vecchia scuola, mentre le persone adulte venivano accolte presso alcune famìglie. L’indomani mattina, lunedi, accompagnati dal Sig.
Wetzel abbiamo partecipalo al culto, con cui
hanno inìzio le lezioni settimanali degli studenti, nel corso del quale, sotto la direzione
della Sig.ra Rivoira, abbiamo cantato alcuni
canti e salutato così ì nostri amici berlinesi.
In seguito siamo stati invitati ad assistere
alle lezioni di francese e di fisica nelle varie
classi.
Nel pomerìggio il Sig. Wetzel, ed alcuni
studenti, nostri corrispondenti, ci hanno accompagnati nel giro turìstico attraverso la
città, illustrandoci i principali monumenti,
chiese e piazze di Berlino. Ciò che ci ha colpito di più è stato il verde dei boschi e dei
giardini che abbellisce la città: nei dintorni
ci sono estese foreste ed ampi fiumi e laghi.
Il paesaggio è insolito per una città con milioni di abitanti, ma molto attraente. Forse
in iu'ssiin’altra metropoli europea si trova
una così folta vegetazione tra palazzi e grattacieli.
Penso, però, che tutti siamo stati perplessi
alla vista del muro che taglia ancora in due
Berlino e che è stato costruito il 13 Agosto
1961 quando i soldati della Repubblica Democratica Tedesca iniziarono, nelle prime ore
del mattino, a dividere con reticolati la città.
Questo sbarramento venne, poi, rafforzato con
sostegni metallici e con muri di cemento per
rendere impossibile la fuga degli abitanti di
Berlino Est, troncando così, ogni legame
umano con Berlino Ovest. Le autorità della
Repubblica Democratica Tedesca proibirono
ad oltre 600.000 operai di recarsi nei posti di
lavoro nel settore occidentale el il 20 Settembre 1961 fecero evacuare le case del settore
orientale sulla linea dì divisione. Tutt’ora,
diiiiii!iiiiiiiniiiiiit!iiiiiiiuitiiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiinnimiiiiiiiiii
Invito a Neureut
La Comunità Valdese di Neureut (Karlsruhe) si accinge a celebrare il suo 275“
anniversario e l'8“ centenario della Chiesa
Valdese con una « settimana comunitaria »
dal 12 al 19 maggio.
Nel corso di questa « settimana » si svolgerà un programma assai ampio, comprendente : concerti, pomeriggi e serate comunitari, tavole rotonde con pubblica discussione
sui rapporti tra Stato e Chiesa.
Sarà presente una delegazione di Trombettieri Valdesi, guidata dal Pastore Geymet
e dal Maestro Renato Ribet. La signora Ruth
Tourn è stata pregata di parlare della situazione della Chiesa e delle Scuole Valdesi nel
corso della serata ufficiale del 18 c.m.
Tutti gli amici valdesi sono cordialmente
invitati a Neureut!
però, alcune di queste abitazioni sono occupate da persone fedelissime al governo o dalle guardie che controllano il, muro. Molti
hanno cercàtò di scavalcare questo muro, ma
sono stati, quasi tutti, barbaramente uccisi
a colpi di mitra o dilaniati dai feroci cani
o dalle mine poste nel terreno della zona
orientale. Si può attraversare il muro solo
con dei permessii speciali, che vengono rinnovati di volta in volta.
Finito il nostro giro ci siamo recati nella
comunità di Hermsdorf, diretta dal Pastore
sig. Noaek, dove abbiamo trascorso la serata
cantando, facendo conoscere le nostre Valli
e fraternizzando con quella comunità, costituita quasi tutta da simpatici giovani.
Martedi mattina abbiamo visitato alcune
delle 62 case che costituiscono Pagglomerato
di Johannesstift: vari istituti per ritardati
mentali, giovani spastici, pèrsone anziane, ragazzi che hanno avuto una difficile situazione familiare ^ che si spera di reinserire uell’antblente, cercando di cgpire i loro problemi. Abbiamo anche visitato un grande p^rcò
dove sono, rinchiusi cinghiali e pervi. Siamo
poi stati invitati ad un pranzo ufficiale dal
Sig. Oberkonsistorialrat Kirchner, che è membro del « Konsistorium » deUa Chiesa Evangelica di Berlino, il quale ci ha rivolto un
fraterno messaggio; quindi, con i nostri corrispondenti della Scuola abbiamo visitato i
grandi magazzini e fatto alcune compere. Ripreso i nostro autobus, siamo ritornati a
Johannesstif per una serata in nostro onore, presenti i 500 alunni della Scuola Evangelica, i loro insegnanti e numerosi genitori.
Erano in programma balletti, canti ed una
favola musicata da parte dei nostri ospiti,
saluti e sketchs da parte nostra. L’incontro si
è terminato con una cena comunitaria e con
la visione di un film, girato l’anno scorso dai
berlinesi durante il loro soggiorno alle Valli,
ospiti nostri.
Siamo ritornati, poi, nelle nostre stanze
con molto rammarico, sapendo che il giorno
seguente avremmo dovuto lasciare i nostri
nuovi amici e quella meravigliosa città, per
riprendere la via del ritorno. Infatti, mercoledi mattina, alle sei, siamo ripartiti. Ci siamo fermati a Bretten, poco lontano da Stoccarda, dove abbiamo trovato molti giovani
della comunità del Pastore Schneider che
avevano lasciato il lavoro per venirci a salutare. In seguito ci siamo recati a Pinache
dove il Pastore Schefer ci ha dato il benvenuto nel corso di una cena offerta dalla comunità. Abbiamo ringraziato con una serie
di canti ed illustrato le nostre Valli e l’opera
delle nostre Scuole con diapositive. Quindi
siamo partiti per Grossvillars dove abbiamo
riposato nell’ostello che, in precedenza ci
aveva accolti.
Giovedì mattina abbiamo attraversato la
Foresta Nera, bellissima foresta di larici e di
abeti, con caratteristici villaggi dalle case
col tetto di ardesia, i muri di legno o di pietra e molti fiori sui balconi, abitazioni, queste, simili ai tipici cc Chalets » svizzeri. Abbiamo anche ammirato gli scoiattoli che popolano la foresta, animali ormai molto rari
nei nostri boschi, e visto la casa del Dottor
Schweitzer a Koenigsfeld. Arrivati in Svizzera, breve sosta a Berna per vedere i famosi orsi e ultime spese. Siccome la strada
da percorrere era ancora molto lunga siamo
risaliti sul nostro pullman e verso le 3 di giovedì notte eravamo a casa, molto stanchi, ma
col ricordo di una meravigliosa gita che, forse, molti non potranno più ripetere.
Questo viaggio, che fa parte di un programma di scambi culturali fra le scuole protestanti italiane ed estere, era stato iniziato
l’anno scorso da un gruppo di studenti di
Berlino coi loro insegnanti che, avevano
fatto visita alle nostre Scuole Secondarie delle VaUi e che hanno, in questo modo,
rinsaldato i legami di amicizia coi nostri
fratelli tedeschi.
A nome anche di tutti coloro che hanno
partecipato a questo viaggio, lungo, ma
istruttivo, ringrazio vivamente gli amici di
Berlino per la loro fraterna ospitalità ed in
modo particolare la Sig.na Geymet che, con
i suoi contatti personali, ha preparalo e favorito quest’incontro, nonché 1 autista Sig. Tes
sere per la sua perizia.
A nome di tutto il Ltruppo:
Daniela Pons
no stati trattati alcuni degli argomenti relativi al « Questionario ». I punti che hanno
costituito oggetto di una più ampia discussione sono stati : la situazione finanziaria e
la sistemazione dei nostri locali; in modo particolare, la necessità di alcuni lavori di restauro per il Tempio.
Per quel che riguarda la situazione finanziaria, anche quest’anno la nostra comunità
raggiunge la quota richiesta (L, 1.320.000).
Cifra non indifferente per noi, in quanto i
membri di chiesa non hanno un alto livello
di entrate, essendo per lo più artigiani, impiegati ferroviari, manovali e pensionati.
Per quanto concerne i lavori di restauro
del Tempio e locali annessi, confidiamo
molto sulla comprensione sull’interessamento
fattivo e solerte di tutti: amministratore locale, Commissione distrettuale e Tavola. Basti pensare che salvo alcuni lavori sporadici
eseguiti anni fa, la sRuazìone è rimasta al
1889. '
La domenica 21, ¡I past. Colucci ha rivolto alla comunità il messaggio della Parola,
predicando su Esodo .^0 8-11: Nel pome
riggio, com’era stato precedentemente richiesto, si è avuto un incontro i con la comunità
sul tema : « Noi evang;èlici di fronte al prossimo Referendum ». il Dott. Giorgi ha letto
ed illustrato i punti salienti dell’attuale legge sul divorzio (che purtroppo non tutti
conoscono). Il Pasl. Cappella ha illustrato
alcuni punti del mo..,»aggÌQ biblico inerenti il
matrimonio e il divorzio. Infine il Past. Colucci ci ha messi di fronte ai retroscena sòcio-politici che hanno ' determinato il prossimo Referendum. Ne è scaturito un ampio dibattito dal quale è emersa la nostra posizione. No àU’abrogazionc dàlia legge sul divor
• ' . ' ■ ' ■
ZIO. O7I
_ jiiÄi ■ .‘ÍJÍ Rocco Giuliani
a .-A il!
llinUllllllHiniUllUIIttHIIIWINHIIIIIIIIIIlUIHUIIIIMIIIIIUIIII
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Felónica Po
(iiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu
Bobbio Pellice
Sabato 11 c.m. alle ore 20,45, nella Sala
del Cinema parrocchiale, in Bobbio Pellice,
la filodrammatica valdese di Luserna San Giovanni presenterà BACCHUS, 3 atti di Jean
Cocteau. La popolazione è cordialmente invitata.
Illlllllllllllllll!llllllllll1lllllltlllllllllllllltlllllllllllllllllllllll!ll
)•( Il 28 marzo a LUCCA si è avuto II primo
incontro di riflessione biblica in gruppo,
composta da membri della chiesa valdese e
della parrocchia cattolica di S. Paolino. Si è iniziato lo studio delle.parabole, in un rallegrante
spirilo libero e fraterno.
nella quale..a,cercàvàidi stabilire se i
Valdesi avevano fatto jbtene o lìo a imbracciare i fucili contro i loro persecutori. Alla fine si è giocato e quindi
siamo partiti dopo aver trascorso due
giorni assieme ai gruppi di Aosta,
Ivrea.
Marco
ILIO marzo ha ayiito lùogo la sècoiida assemblea di Chiesa; Ifùltima a questo scopo,
per lo studio dèi liliò di G. Toiirii, « Una
Chiesa in anàlisi ». ’La discussione è stata
utile anche se non ha portato ad alcuna conclusione data là diveièilà delle opinioni e degli orientamenti. Unk conclusione più positiva si è invece avntà dal gruppo ristretto di
studio che ha poftatò avanti la meditazione
del libro.
La recita «L’Alba» di Edina Ribet è stata ripetuta il 16 marzo ed il provento è stato inviato alla Tavolà come contributo spese
per il Centenario, 'ii
II 12 marzo ha avuto luogo il funerale di
Greghi Carolina n. ¿¡ConfoTtini, deceduta a
Felonica dopo un lungo periodo di malattìa
daUa quale sembrava riprendersi proprio
quando è sopraggiunta la morte.
Il 16 marzo è statai sepolta nel cimitero di
Felonica PasquaUni Mafalda ved. Corradi,
deceduta all’Ospedalé ■ di Bologna. Rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà nel
dolore, ma soprattutto nella fede a tutti coloro che sono stati .;più direttamente colpiti
da questi lutti. In modo particolare ci sentiamo vicini a Fermo Greghi, il custode dei nostri locali di culto, che rimane ora solo, anche se seguito con affetto e comprensione
dalle figlie.
Il 14 aprile nel cor^p del culto di Pasqua
è stata battezzata la piccola Martina Frazzi di
Benito e di Marchini Gilìana. Le conceda il
Signore di crescere nel! suo timore.
Domenica 21 aprile abbiamo partecipato noi catecumeni di Susa ad un
incontro, guidati dal nostro pastore
sig. Rutigliano, con j catecumeni di
Ivrea e di Aosta, svoltosi a Viering.
Sia noi di Sqsa che quelli di Ivrea siamo arrivati la sera del sabato per comodità di trasporto. Questo ci è stato
molto utile, perché ci ha permesso di
conoscerci meglio quando non avevamo nulla in programma; così il giorno dopo eravamo già affiatati e non
abbiamo fatto fatica ad inserire tra
noi i catecumeni di Aosta, in parte già
conosciuti da alcuni di noi.
La sera del sabato abbiamo fatto
una lunga passeggiata tutti insieme
che, come ho già detto, è servita oltre
che a farci divertire, anche a farci conoscere.
La giornata di domenica è iniziata
verso le 7,30 con la colazione seguita
da una lunga partita a calcio nel prato davanti alla chiesa. Alle 9,30 è iniziato il culto, presieduto da mio padre che ha predicato sulla vocazione
prendendo spunto da Luca 9: 57-62. A
questo erano presenti alcuni membri
della comunità di Viering oltre a tutti
noi. Durante il culto, verso le 10 sono
arrivati i catecumeni di Aosta. La discussione che si è svolta dalla fine delle 10,20 fino alle 12 circa aveva lo stesso argomento della predicazione. Sono sorti alcuni dubbi sulle paróle di
Cristo quando afferma in risposta al
primo interlocutore; « Le volpi hanno
delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo »; in quanto cr si è
chiesto perché Cristo raffreddi tanto
entusiasmo, ma è chialio che chi vuole
seguirlo qon può essere spinto dà uh
certo fanatismo o non può reagire
emotivamente, ma deve ben rendersi
conto à’cosa porta là fede in Colui che
ci salva. Il discorso è poi proseguito
— con l’attiva partecipazione di molti e sempre seguendo la linea della
vocazione — fino ad arrivare alla questione del Regno dei cieli e della morte eterna. Chiarito rargoitìento per
quanto riguarda l'inferno considerato
semplicemente copie il "fuori" deL Regno^ si è discusso delle condizioni atjtuali della società. Qg^i iiel mondo la
'”quàsi totàlità delle società è. a striittura piramidale, mentre la convivènza
predicata da Cristo è una società' a
struttura orizzontale fondata sull’amore.
Appena iniziato il pranzo all’aperto,
è arrivato il past. Rostan con la moglie e hanno mangiató con nói. Dopo
aver mangiato e messo in ordine ogni
cosa, il gruppo si è diviso: una parte
è andata a fare una passeggiata, un’altra parte siamo rimasti a giocare col
pallone sul prato a un gioco che si avvicina (molto vagamente) al rugby.
Alle 15,30 ci siamo nuovamente riuniti e mio padre ha esposto la situazione di Valdo e dei primi Valdesi e le
loro reazioni alle repressioni della società del loro tempo. Anche in questo
caso la discussione è stata attiva, forse un po’ più che nella mattinata e si
è parlato del problema della violenza
in risposta al comandamento « Non
uccidere ». Eravamo in parecchi a dire
che alle volte la violenza è necessaria
(vediamo nell’Evangelo la cacciata dei
venditori dal tempio da parte di Gesù); sta a noi, alla nostra intelligenza,
alla nostra coscienza e con l’aiuto di
Dio, stabilire quando il momento la
rende effettivamente necessaria per
non commettere gravi errori.
Alle 16,40, terminata la discussione,
abbiamo giocato ancora un po’ a quel
gioco di prima, mentre alcuni preparavano il tè ed altri chiacchieravano
tra loro. La partita si è conclusa senza gravi infortimi e dopo aver preso
il tè con i biscotti ci siamo salutati.
Noi di Susa siamo stati gli ultimi a
partire e abbiamo dato un arrivederci
al più presto a quel luogo del quale
abbiamo tm ottimo ricordo.
Silvia Rutigliano
II risultato della giornata trascorsa
insieme mi sembra molto positivo:
prima di tutto per le conclusioni raggiunte attraverso le discussioni di domenica, pòi perché ci si è scambiati
notizie sulle situazioni (quasi sempre
di stasi) delle nostre comunità e sulle
varie azioni che i giovani tentano di
intraprendervi all’interno, infine è stata un’esperienza positiva per lo spirito
Pensione “LA tUCCIOLA”
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conijinitarip.. stillo biblico ha portato alla cÓhcKtiibÌjè òhe dèlia Paiola
non c’è un regolamento da rispettare
in tutte le sue regole, ma essa si pone
di fronte all’uomo e gli impone una
scelta. Che poi questa scelta sia giusta
o sbagliata non è cosa che possiamo
giudicare noi, Timportante è farla.
Inoltre è venuta fuori abbastanza
chiara l’esigenza di interpretare la
Bibbia in chiave "politica" e la constatazione che questo non è un problema
solo di oggi ma un fatto che addirittura sta alla base del nostro movimento valdese. Perciò, per esempio, è difficile capire perché le comunità sembrano rifiutare questo tipo di discorso. Forse alla tose di tutto sta la disinformazione, il desiderio di non perdere la propria posizione. Perché, come si è detto e ripetuto, "politica"
non significa essere militanti in un
partito piuttosto che in un altro, mentre invece significa realizzare, o tendere a realizzarla, una società completamente orizzontale, in cui il più
grande è servo. Per fare questo non
serve seguire una ideologia, ma bisogna che ogni uomo abbia contatto personalmente con Dio e diventi completamente nuovo.
Letizia
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La famiglia del compianto
Adolfo Jouve
deceduto il 25 aprile 1974 a Torre Pellice, neH’impossibilità di farlo personalmente ringrazia tutti coloro che le
furono vicini nella dolorosa circostanza. Dn ringraziamento particolare al
dottor De Bettini, alla sig.na Giorda,
ai sigg. Gualco e Donna, al pastore
Sonelli, alla Corale Valdese ed a tutti
i vicini di casa. ~
Torré Pellice, 8 maggio 1974,
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Gino Vtni^iT
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro grave lutto, particolarmente il Pastore Conte, il Dott. De
Oenmnti, il Sindaco Bonchard e i vicini dì casa della Bagna.
> ■
S. Germano elùsone, 26 aprile 1974.
RINGRAZIAMENTO
Il giorno 22 aprile il Signore ha richiamato a Sé
Armando Bouchard
di anni 27
I familiari nell’impossibilità di farlo
personalmente ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo sono stati loro vicini.
Un ringraziamento particolare al Dr.
Bertolino, al sig. Pastore Conte ed ai
vicini di casa.
Pramollo, Borgata Ferrieri, 29-4-1974.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Davide Monnet
riconoscenti e commossi per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della dipartenza del loro Caro,
sentitamente ringraziano il Dott. De
Clementi, il Sig. Pastore Conte, i vicini di casa e tutti coloro che hanno
preso parte al loro lutto.
S. Germano Chisone, 26 aprile 1974.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Long e dot, commosse
per la dimostrazione di simpatia ricevuta per la scomparsa del loro caro
Enrico
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore, con presenza e scritti,
ed in particolar modo ringraziano i
dottori De Bettini, Narcisi, Martina e
Demo, il personale dell’Ospedale Civile Agnelli e le Società TVEPOO SDAV - HELCA, i Donatori di sangue
e i volontari della Croce Rossa.
« Il vostro cuore non sia turbato,
abbiate fede in Dio e abbiate fede in me». (Giov. 14:1).
Torre Pellice, 10 maggio 1974.
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 19 — 10 maggio 1974
Vietnam Sud e Nord
Faccio seguito ai due articoli apparsi nel numero, del 29 marzo: tardi, si
dirà, ma la ix)sta funziona così bene
che ho ricevuto ieri insieme i numeri
del 22 e 29 marzo e quello del 12 aprile! I due articoli sono; Vietnam del
Nord: Un Paese asiatico diverso dagli
altri e Sudviètnamifi fra due fuochi.
Mi sono sempre sforzato di essere
obiettivo, anche nell’indagine fatta nel
mio viaggio a Saigon, ma non posso
concordare né con la nota che segue
il primo dei due articoli, né col contenuto e note dell’altro.
Non rono stato nel Nord, però quel
che scrive C. G. Jackson corrisponde
alla relazione entusiasta che fece, a
suo tempo, il prof. Casalis col quale
per altro ho avuto una lunga conversazione a Parigi, oltreché a Torino,
cercando di andare a fondo sul suo
rapporto. Casalis vede sbocciare nel
Nord Vietnam una civiltà nuova di
uomini nuovi. E non mi è stato difficile credergli, sia per l’onestà dell'uomo,
sia per il fatto che nel Sud ho scoperto la stessa civiltà, gentile, umana, pacifica, pur sotto la crudele repressione. Pensavo all’erba e, a volte, ai fiori, che nelle nostre montagne, col premere della primavera escono dal suolo appena la neve si ritira. Quella stessa civiltà, terminata la ^erra e venuta, sì proprio la liberazione!, sboccia
con vigore nel Nord. Altri resoconti riferiscono la stessa cosa, come ad esempio quello del sacerdote vietnamita
Tran Tarn Tinh, professore aU’univer- . -
sità di Quebec (Canadá). Ci si trova possibilità agricole, ha quadruplica
dinnanzi ad un socialismo « dal volto raccolto del riso, il Sud, per l’inu
umano » come direbbe Garaudy, che "i^na politica di concentramento della
non è imposto con la forza ma è il ri- popolazione, non solo non esporta più
sultato di una lunga lotta di liberazio- gran quantità come una volta il riso.
quelli che rappresentano ì « cristianotedeschi »? Le fughe dal nord hanno
spiegazione quasi totale nelTatteggiamento della chiesa cattolica profughi difatti son in maggioranza cattoli.ci — o in altri che avevano interessi
da proteggere, óltre ai già citati esempi di ben spiegabile stanchezza. Ma di
ciò scrivo abbondantemente in « Ho
visto uccidere un popolo ».
La grande miseria del Sud cui allude^ Piero Gheddo, non è dovuta tanto
airafllusso di profughi quanto alla politica americano-sudvietnamita di concentrare la popolazione nelle città e
nelle zone militarizzate, o ancora nei
campi di profughi, togliendola dalle
campagne per non lasciarla in contatto con l’FLN. E questo chiunque sia
stato nel Vietnam può rilevarlo. La
grande aspirazione di quella popolazione, per la maggioranza contadina, è
di ritornare alle loro terre. Tanto è vero che negli accordi di Parigi — tutti
vanificati da Thieu — fra le libertà
democratiche da ristabilire c’è la libertà di movimento (!) inclusa nell’articolo 11, ciò che è tanto ovvio per una
normale democrazia che non ci sarebbe neppure da dirlo! Ma il concentramento forzato della popolazione non
dà solo oltre un milione di gente in
campi di concentramento, ma anche il
fenomeno di mancanza assoluta di alloggi e di cibo. Mentre in 25 anni di
costrazione socialista il Nord, più ricco di risorse minerarie ma più povero
Thieu è stato forzato ad accettarli ed
ora fa di tutto per renderli vani. Ma
qui la documentatone è ben àbbòndante... e la si ha dalle stesse parole
di Thieu!
Si potrà dire che anche le mie sono impressioni « di visita », come lo
sono quelle di molti altri. Accetto, ma
voglio aggiungere non solo che la documentazione raccolta è seria ed obiettiva, ma che la visita è stata una visita
profondamente sofferta.
■' Tullio Vinay
Il Canada potrebbe coprire a lungo
il fabbisogno petrolifero europeo ?
ne contro il colonialismo francese ed
americano. Vi collabora il dialogo e la
convinzione, non la polizia. Esempio
ne è la redenzione delle prostitute, curate fisicamente e spiritualmente, tanto da reinserirle nella società ed eliminare il triste fenomeno, dilagante invece nel Sud. Quante volte durante il
mio soggiorno vietnamita ho dovuto
ripetere ai miei interlocutori: « non
imitateci, perché non avete nulla da
imparare dall'occidente, siamo invece
noi che abbiamo da ricevere molto
dalla vostra civiltà». A chi vede poi
nel comunisnH) uno spauracchio, se
non il diavolo con corna e coda, occorre rilevare che i vietnamiti, pur ricevendo aiuti militari dalla Russia e
dalla Cina, hanno saputo tenersi indipendenti e dagli imi e dagli altri ed il
loro comunismo è assolutamente vietnamita, espressione della civiltà vietnamita, dell'umanità vietnamita. Anche i non comunisti del Sud ripetevano queste cose. «Innanzi tutto siamo
vietnamiti » dicevano. Niilla di strano
dunque che al momento in cui, dopo
secoli di dominazione straniera, questo paiolo finalmente, libero^ parta
con entu^smo e gioia alla ricostruzione nazionale, senza bisogno d'esser
forzati ad « esser volontari » come avviene nei regimi dittatoriali.
•e Barth ha messo in giusto riliev® un
forte « pessimismo antropologico » e
di questo lo ' ringrazierò sempre perché mi aiuta a non idealizzare nulla,
così vorrei dire che non mi stupirei
se le cose cambiassero nei prossimi
decenni, ma ora, come ora, è onesto
riconoscere che nel Vietnam del nord
vi è una civiltà nuova impregnata da
un forte senso della giustizia e, soprattutto, da un senso umano meraviglioso.
Quanto alle fughe dal nord, cui si allude nel primo e nel secondo articolo,
per il 90% son frutto della propaganda
della Chiesa Cattolica che ha dipinto il
comunismo come il male assoluto, con
lo stesso spirito con cui Pio Xll bandiva le crociate anticomuniste. Sono stati i parroci stessi ad organizzare le loro parrocchie alla fuga e, a volte, a
schierarsi armati a fianco dei francesi
contro i vietnamiti che lottavano per
la liberazione della loro patria. Qui il
discorso sarebbe ben più lungo di quel
che un normale articolo consenta, però di questo fatto ho avuto continue
informazioni nel sud, da sacerdoti stessi, non pochi dei quali, quando han riconosciuto la verità, rimpiangevano di
aver lasciato il nord. Quanto alle fughe
che, a volte, ancora avvengono, la spiegazione me l’ha data un prete di frontiera, si tratta di famiglie troppo stanche di vivere nella foresta, dove si trovano i soldati delTFLN, però anche
rientrando, mi diceva lo stesso prete,
sperano solo nella vittoria del Governo Rivoluzionario Provvisorio, cioè col
corpo stanco e sfinito sono nei villaggi del Sud, ma collo spirito insieme ai
partigiani in lotta.
Qui però chiederei aH'"Eco-Luce” di
riprodurre l’articolo del sucitato padre
Tran Tarn Tinh su «,La realtà della
chiesa nel Nòrd Vietnam » (Idoc del
31.1.’74) sia per presentare ai lettori,
per obiettività storica, un quadro completo della situazione di ciò che è' stata ed è la chiesa cattolica neh Viêtnam, sia perché esaminando la situazione di una chiesa in pericolo di. conflitto si può comprendere come certi
atteggiamenti, che allora esplodono,
siano già, se pur non notati, anche nelle chiese“ che sono in periodo di tranquillità. Tante volte durante il mio soggiorno vietnamita ho confrontato la
situazione ecclesiastica di là con quella da noi vissuta nel periodo nazi-fascista: ma dobbiamo schierarci ora, nei
loro riguardi, con quelli che rappresentano la « chiesa confessante » o con
e deve importarlo, ma non ne ha il minimo necessario per la popolazione. Di
qui la tragedia tremenda di famiglie
intere che si suicidano per fame.
Dice Piero Gheddo che gli attacchi
militari avvengono dalle due parti....
Tutte le persone interpellate, compreso militari, mi hanno detto il contrario. È 'Thieu che attacca. Solo il generale Minh, visceralmente anticomunista, che rispondeva abbondantemente
a tutte le domande che gli ponevo, su
questo soggetto disse solo « gli attacchi vengono dalle due parti »! Ma anche questo fatto, cioè che non è il
GRP ad attaccare, è molto comprensibile, difatti « cui prodest? ». Gli accordi di Parip sono stati una grande vittoria per il GRP ed ad esso conviene
osservarli scupolosamente. Mentre
A scanso di equivoci, non vorrei davvero
passare per un sostenitore del corrotto e corruttore regime di Van Thieu! Quanto al
dramma vietnamita, ho pubblicato qui e ho
scritto personalmente note critiche quando
quasi nessun altro ancora lo faceva in Italia,
da parte evangelica. Al collaboratore che mi
ha scritto, la scorsa settimana, e a Tullio
Vinay, ora, devo però dire che rispetto e
ascolto la loro convinta opinione e, per quest ultimo, la diretta e, sofferta testimonianza, ^ ma, in coscienza, npn concordo con la loro
visione che a me pare troppo in bianco e
nero.
Gino Conte
IIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllimillllllllUilllllllll
UNA DENUNCIA
DI AMNESTY INTERNATIONAL
La tortura in Europa
Londra (.L'Espresso) — L’organizzazione Amnesty International ha preparato un dossier esplosivo sulla tortura
nei paesi europei (n.d.r.\ Amnesty International è una organizzazione internazionale che si interessa dei prigionieri cosiddetti “di coscienza” — detenuti cioè per reati ideologici — ed
il cui numero accertato supera, in tutto il mondo, il milione).
Oltre ad un’accurata documentazione dei sistemi di tortura in Grecia,
Spagna, Portogallo, Turchia, Gran Bretagna, Belgio, Germania federale e
Olanda, il libro bianco contiene una
denuncia della NATO.
« Tecniche di tortura vengono insegnate nelle sedi NÀTO della Germania federale, del Belgio e dell’Olanda
e noi rivolgiamo un appello alla NATO affinché sospenda l’insegnamento
di questi metodi af proprio personale
militare », si legge nel libro che è stato pubblicato in occasione del venticinquesimo anniversario del trattato
di alleanza dei paesi del Nord Atlantico.
^ Partendo dalle sabbie asfaltiche dell’Athabasca-, neU’Alberta, il Canada potrebbe produrre abbastanza petrolio
oer far fronte <t a tutte le esigenze dell'Europa per lungo tempo iy, ha dichiarato Ph. H. Abelson, presidente dell’Istituto Carnegie di Washington e
capo redattore della rivista « Science ».
< L’Abelson ha fatto la sua dichiarazione presso la sede dell’UNESCO, a
Parigi, nel corso della cerimonia durante la quale John Fobes, direttore
generale interinale dell’UNESCO, gli
ha consegnato la sua parte del premio Ralinga 1973 di divulgazione scientifica. L’Abelson ha diviso il premio
con lo scrittore scientifico britannico
Nigel Calder, noto in particolare per
le sue trasmissioni televisive alla BBC.
Il premio Ralinga, dell’ammontare di
1.000 sterline (un po’ più di un milione e mezzo di lire) è stato creato e dotato nel 1951 da un industriale indiano, Bijoyanand Patnaik.
Nella sua esposizione l’Abelson ha
insistito sul fatto che in piena crisi
energetica « è particolarmente auspicabile che il pubblico capisca ciò che
ci si può attendere dalla scienza ». A
suo avviso gli Stati Uniti potrebbero
ridurre la metà del loro consumo di
idrocarburi « utilizzando automobili
di piccola cilindrata, un migliore isolamento degli alloggi e il miglioramento dei processi di fabbricazione industriale ».
A parte le economie, secondo l’Abelson vi sono neH’America del Nord notevoli fonti potenziali di petrolio, ciascuna delle quali supera le riserve conosciute del Medio Oriente. Ad esempio le sabbie asfaltiche dell’Athabasca,
nel nord canadese, racchiudono l’equivalente di circa cento milioni di tonnellate di petrolio. Da cinque anni un
impianto vi produce petrolio a 20 dollari la tonnellata, ed è stata autorizzata la costruzione di una grande fabbrica. « A rigore, se i Canadesi lo desiderassero, questa produzione potrebbe essere considerevolmente sviluppaia ».
L’Abelson ha pure ricordato resistenza di ricchi giacimenti di scisti bituminosi nella parte occidentale degli
Stati Uniti e la produzione di combustibile liquido partendo dal carbone.
Ha aggiunto che il fondo continentale
adiacente agli Stati Uniti racchiude, in
molte zone, strutture geologiche che
generalmente sono associate a forti
quantità di petrolio. L’oratore ha con
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiMiiimiiiiiiiiiiimiiii
IL COLPO
M STATO
DEI CAPITANI
È il colpo di
Stato che ha rovesciato, in modo subitaneo ed incruento, la dittatura in Portogallo: un regime che evidentemente era ormai morto nella coscienza dei cittadini. La situazione, in quella piccola e sventurata nazione, si era rapidamente avviata
alla crisi nei mesi scorsi, ed è per questo che noi le avevamo dedicato alcuni articoli ( « Quando un impero non si
può più difendere » nel n. 14 del 5.4
1974, « Dopo mezzo secolo di dittatura » nel n. 15 del 12.4, « L'ora tragica
del Portogallo » nel n. 18 del 3.5).
La crisi è sopraggiunta molto prima
di quanto potessimo .supporre. Le prime notizie sono certo molto rallegranti, perché un rovesciamento totale della situazione, suscitando un’immensa
esplosione di gioia in tutto il Portogallo, è stato realizzato dall’esercito sotto
la guida del generale Antonio Spinola.
Detto questo, però, noi non abbiamo
elementi sufficienti per fare previsioni
sull’awenire. Giustamente « l’Espresso » del 5.5 afferma, in un suo sottotitolo: « Il “25 luglio dei capitani” somiglia a quello che portò alla caduta
di Mussolini. Come Badoglio, Spinola
ha promesso libere elezioni entro un
anno. Però in Africa "la guerra continua” »(La data del 25 luglio è citata
per analogia, essendosi il colpo di Stato portoghese realizzato nella notte
del 25 aprile u.s.).
Marcel Niedergang scrive su « Le
Monde » del 2.5: « Si conosceva un generale Spinola combattente, cinta la
testa del casco da leopardo dei paracadutisti, Hntento ad attuare, parallelamente e con la stessa energia, la guerra e la penetrazione psicologica: napalm e organizzazione d’un Congresso
della Guinea, primo abbozzo di quell’assemblea legislativa ch'egli vorrebbe
far sorgere in ciascuno degli Stati autonomi d’un’eventuale repubblica federale portoghese,i^^Oggi si ritrova un
militare uomo politico, convinto democratico. (...) L’intelligenza dell’excomandante in capo delle forze porto'thési -l^lla Guinea-Bissau, consiste
nell’avi^' capito la necessità d’una revisione radicale dei mezzi e delle finalità della guerra d’Africa. Egli ha avuto il coraggio di dirlo, di scriverlo e
di proclamarlo. Ha avuto l’astuzia sottile di lasciarsi portare alla testa del
movimento delle forze armate, di farsi il garante della sollevazione militare, dopo esserne stato l’ispiratore, se
non addirittura l’organizzatore.
Ne segue che occorre cercare altre
spiegazioni, che permettano d’interpretare in modo più razionale la “divina
sorpresa" dei giorni scorsi. Perché il
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
generale Spinola? E perché proprio
ora?
Spinola non è un isolato. (..) L’autore del libro-sorpresa “Portugal e o futuro” ha l’appoggio di due dei più importanti gruppi economico-finanziari
del paese, uno dei quali è il CÜF ( =
Companha Uniao Fabril), raggruppamento d’un centinaio di medie imprese che controllano praticamente tutta
l’economia della Guinea-Bissau. Questo raggruppamento s’è convinto che
la guerra lunga, senza termine prevedibile, la “guerra istituzionalizzata”
(espressione, questa, usata dallo Spinola nel suo libro), non è, o non è
più, redditizia. Le spese militari rappresentano oggi l'8% del prodotto nazionale lordo, e più del 40% del bilancio. Se la formula federale preconizzata da colui ch’è divenuto presidente
della giunta, potesse essere applicata e
far ritornare la pace, la messa a frutto delle ricchezze naturali dei territori portoghesi d'oltremare, cioè essenzialmente della Guinea-Bissau, dell’Angola e del Mozambico, potrebbe venir
rilanciata su basi più sane e più razionali ».
A questo punto si profila però all’orizzonte una forza oscura e sinistra:
« il Brasile, che non nasconde il proprio desiderio di costruire una nuova
comunità di lingua portoghese, la comunità delle “due sponde dell'Atlantico"; il Brasile, i cui interessi nell'Angola sono già importanti e che non può
che rallegrarsi di una simile evoluzione. Brasilia vede favorevolmente un
generale “moderno” installarsi a Lisbona, e scacciare una oligarchia anchilosata, la cui politica reazionaria,
come appare alle Nazioni Unite e nel
mondo, s’era fatta ormai insostenibile.
Il governo del generale Geisel (brasiliano) preferisce, per il momento, ignorare che il probabile rilancio della politica africana dev'essere pagato (alla
stessa Lisbona) con un atto di liberalizzazione che permetta ai comunisti,
ai socialisti, e persino ai maoisti, di
apparire alla luce del giorno. In realtà
i vantaggi previsti superano largamente, almeno per il momento, il “cattivo
esempio” dato ai brasiliani dalla loro
antica metropoli ».
VORSTER CONTINUA
A COMANDARE IN SUD-AFRICA
Si sono concluse ultimamente le
elezioni politiche nel Sud-Africa. « Lo
slogan nazionale era: sicurezza con
Vorster. L’elettorato, poco più di due
milioni di bianchi
(i 18 milioni di cittadini neri non hanno diritto di voto),
in genere apatico
ma anche preoccupato per il domani,
ha riconfermato al
governo i nazionalisti con una maggioranza assoluta poderosamente aumentata nel Parlamento, che ha 111 seggi.
John Vorster è così nuovamente primo
ministro, il quarto capo del governo
nazionalista, dopo Malan, Stryidom è
Verwoerd. (...) Vorster ha impostato
la sua campagna elettorale su uno stile estremamente confidente e pacato,
puntando soprattutto all’elettorato di
centro e di origine inglese, per strappare voti all’Up ( = United Party, principale partito d’opposizione, a tendenza liberaleggiante, il quale ha sofferto
un catastrofico deflusso di voti). Del
resto, la ragione per cui egli ha chiamato gli elettori alle urne con un anno di anticipo è da cercare appunto
nelle lotte intestine che da due anni
lacerano l’Up: ha voluto approfittarne
per aumentare, a spese di questo partito, la maggioranza parlamentare del
governo. Si può dire che la manovra
di Vorster sia pienamente riuscita.
Ma, nonostante il tono rassicurante
e ragionevole della propaganda nazionalista, la vittoria di Vorster non è
di buon auspicio per la libertà e l’armonia fra le razze. Il primo ministro
ha fatto leva soprattutto sul senso di
allarme della comunità bianca, evocando il “pericolo rosso”, che le attività
cinesi in Africa permettono di definire
anche ''pericolo giallo”, mentre per la
comunità boera la comunità inglese
costituisce una sorta di “pericolo bianco”. Una policromia del pericolo che
legittima la previsione, corroborata
anche da sviluppi e minacce recenti,
di restrizioni della stampa bianca, di
censure e interventi più diretti e massicci delle forze armate sudafricane
nella lotta, sempre più difficile, contro i guerriglieri neri operanti nella
Rhodesia, nel Mozambico e in altre
parti dell’Africa australe ».
(Da un articolo di Francesco Russo
su « L’Espresso » del 5.5.’74)
Noi guardiamo con profonda tristezza al permanere, nel Sud-Africa, d’un
regime non meno vergognoso e funesto
di quello che, mutatis mutandis, governò per quasi mezzo secolo lo sventurato Portogallo, sperando che anche
nel Sud-Africa si arriverà un giorno
(è questione di tempo) ad un benefico
capovolgimento.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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eluso: « Finora il potenziale scientifico e tecnologico degli Stati Uniti non
è stato mobilitato. Ma quando, questo
inverno, la popolazione avrà sofferto
la mancanza di confort e sperimentato
penuria di vari generi, esigerà che si
passi all’azione. Il Congresso e il pre.sidentg non potranno allora fare altro che elaborare importanti programmi che potrebbero renderci autonomi,
in fatto di energia, assai prima del
1980.' Non ci sarebbe da stupirsi se gli
Stati Uniti ridiventassero esportatori
di petrolio ».
(« Informations UNESCO »)
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Diego García: domani
“occhio del ciclone”
nell’Oceano Indiano?
L’Oceano Indiano è per il momento una 7.0na relativamente pacifica. Ma per quanto? Attualmente si sta sviluppando una tensione fra
i governi di Mosca, Washington, Canberra
(l’Australia laburista cerca di assumere una
certa leadership d’autonomia fra le nazioni
australasiatiche). Nuova Delhi, Giakarta e
Singapore, a proposito dell’atollo corallifero
di Diego Gareia. La piccola isola, perduta in
mezzo all’Oceano, ospita una base navale statunitense : si tratterebbe, attualmente di una
base relativamente modesta, di appoggio per
le rotte americane; ma è in progetto la sua
trasformazione in una grande base aero-navale, che ufficialmente dovrebbe servire per
l’ancoraggio e il rifornimento delle navi statunitensi, ma che in realtà dovrebbe diventare una base di stanza e di appoggio per sottomarini nucleari e bombardieri supersonici.
La prossima riapertura del Canale di Suez
permetterà, fra l’altro, alla flotta sovietica,
che già pattuglia numerosa nel Mediterraneo,
di spostarsi rapidamente nell’Oceano Indiano. È noto che l’URSS vi sta già cercando
anch’essa basi di appoggio, sia sulla costa asiatica ^di qui rimportanza essenziale di Aden,
ora inserita in una repubblica popolare di obbedienza comunista; senza apparente successo
invece, malgrado l’appoggio all’India contro il
Pakistan, il tentativo di avere da Nuova Delhi
basi sulla costa indiana o nei suoi arcipelaghi),,
sia su quella africana, sia negli arcipelaghi
(ad es. le Mauritius).
Gli USA, sentendo minacciata la loro padronanza delle rotte nell’Oceano Indiano, hanno dunque progettato il potenziamento della
base di Diego Gareia, secondo le prospettive
più aggiornate o futuriste. Il Capo delle operazioni navali statunitensi, ammiraglio ZumWalt, si è detto convinto che nel prossimo decennio quest’area potrà diventare il teatro dei
maggiori spostamenti nell’« equilibrio » globale delle due superpotenze.
Naturalmente questa gara per il controllo
navale della zona, con tutti gli insediamenti
bellici che questo comporta, non può lasciare
indifferenti i paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano o che gli sono comunque
contigui E vari fra loro — soprattutto l lndia e l’Australia — già a più riprese hanno
richiesto sia agli USA sia all’URSS un controllo sul loro espansionismo e una diminuzione piuttosto che un potenziamento delle
loro basi nell’area oceanica indiana.
nordsud-estovest
■ India, Pakistan e Bangla Desh hanno
raggiunto un’ampia intesa sulla soluzione delle controversie aperte dall’epoca della
guerra del 1971.
■ Il Parlamento dello Stato del New Hampshire (USA) ha ripristinato la pena di
morte, nei casi di assassinio di un poliziotto,
assassinio su commissione e assassinio in relazione a un rapimento. Sono così 24 gli Stati della Confederazione che hanno ripristinato la pena di morte, malgrado la Corte Suprema degli USA l’abbia definita « crudele e
anormale ».
I Si è conclusa a Rampala (Uganda) la 22"
sessione del Consiglio dei ministri dell’Organizzazione per l’unità africana (OUA).
Fra i risultati, un programma di aiuti alla
Guinea-Bassau e misure che compensino i
paesi in fase di sviluppo, in particolare quelli
africani che non producono petrolio (ma devono acquistarlo a prezzi fortemente maggiorati). È stato proposto di istituire un fondo alimentato da una tassa sulle vendite di
petrolio; il ricavato verrebbe ripartito fra
tutti i paesi in fase di sviluppo in misura proporzionale agli acquisti di petrolio fatti nel
1973 prima della crisi energetica. Poiché la
proposta non riguarda solo i paesi africani,
sarà sottoposta al segretario generale dell’ONU.
ai paesi ’’non allineati” e all’Organizzazione
dei paesi esportatori di petrolio (OPEP).
■ Migliaia di volontari stanno sconfiggendo, in Somalia, l’avanzata di enormi dune di sabbia, alte fino a 150 metri, che in
pochi anni avevano seppellito villaggi e distrutto centinaia di ettari di terreno fertile
lungo i tremila chilometri di costa. Ogni venerdì — giorno festivo islamico — oltre cinquemila volontari partono da Mogadiscio, Chisimaio 0 Hargheisa, per andare a imbrigliare
le dune con piante di facile attecchimento,
quali cespugli di mortella o di fichi d’ìndia.
I La Corte suprema degli Stati Uniti, respingendo le obiezioni di coloro che vi
hanno visto una violazione del diritto alla segretezza, ha confermato (con 6 voti contro 3)
la costituzionalità della legge che negli USA
non consente il segreto bancario. Il controverso « Bank Seerety Act » del 1970 impone
infatti alle banche di tenere a disposizione
delle autorità finanziarie e fiscali copia di
tutte le operazioni e di inviare al ministro del
Tesoro rapporti su un certo numero di transazioni interne e estere.