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11 dicembre 1987
storia valdese 1
LE CHIESE EVANGELICHE VERSO LA CELEBRAZIONE DEL TERZO CENTENARIO DEL GLORIOSO RIMPATRIO
TRECENTO ANNI DOPO
Il terzo centenario del « Glorioso Rimpatrio », che si terrà nel
1989, sarà ricordato nelle comunità valdesi in misura non minore, ipensiamo, di quanto avvenne nel 1889 e nel 1939. Non
mancheranno momenti commemorativi, pubblicazioni, richiami
alle vicende di quei lontani credenti. Riteniamo però che questa ricorrenza possa fornire alle nostre chiese, valdesi e metodiste, una occasione preziosa
di riflessione e di impegno nella misura in cui la sappiano cogliere e valorizzare. L’avvenimento avrà infatti, è prevedibile, una risonanza che può essere ampliata o meno, secondo le
nostre decisioni, con un utilizzo
adeguato dei mass media. Non
si tratta certo di riempire l’Italia della nostra voce e ben sappiamo, d’altra parte, quanto poco interessato e sensibile sia il
paese a fatti concernenti il protestantesimo. E’ prevedibile però che accada qualcosa del tipo di ciò che accadde in occasione del centenario della nascita iii Lutero, sia pure in misura minore. Sta a noi fare in modo che ciò avvenga, e pilotarlo.
Vorremmo suggerire che questa, ricorrenza sia utilizzata per
dir azioni; un ripensamento ed
una uscita evangelistica.
Uii ripensamento
Per ciò che riguarda l’ambito
delle nostre comunità, il primo
compito ci sembra quello di una
colletta informazione storica
che metta i fratelli in condizione di comprendere i fatti e gli
avvenimenti di cui stiamo discorrendo. Un lavoro di documentazione, di rilettura delle vicend,: passate. Gli strumenti di
cui disponiamo oggi per fare
qiusio sono così vari e molteplici . he il problema può essere
solo la scelta; si potranno utilizzare stampa (libri, opuscoli, articoli), mezzi visivi (mostre, audiovisivi, spettacoli), conferenze,
dibattiti.
Le celebrazioni del terzo centenario del
ritorno dei valdesi nelle loro valli, previste
per il 1989, suscitano perplessità in alcuni
ambienti delle nostre chiese, per ragioni sociologiche e teologiche: analizziamole. E non
lasciamoci sfuggire un’occasione importante per riflettere sulla nostra identità e per
parlare alFopinione pubblica del nostro
paese.
e vogliamo ritenerli tali e non
semplicemente liquidare il problema attribuendolo a puro disinteresse o scarsa sensibilità
culturale.
Italiano,
non valdese »
Il motivo soeiologico è presto delineato: la storia valdese
— si pensa — è patrimonio di
popolazioni delle Valli, noi siamo italiani. E’ il contrasto ottocentesco che toma a rivivere,
quello che contrapponeva i Malan e Meille ai Gavazzi e Mazzarella; « piemontesi » e « calvinisti » i primi, « italiani » e « liberi » i secondi.
E l’aggettivo « valdese » accostato a « storia » sembra convalidare questa impressione, quando lo si leghi del tutto erroneamente, come si fa, ad un contesto geografico e culturale locale. La nostra, si dice, è storia,
realtà italiana, non « valdese »;
è nazionale, non valligiana. Applicando questo' schema alla nostra vicenda seicentesca in cui
luoghi, cognomi, realtà parlano
di una vicenda locale, di un’epica valligiana, che nulla ha da
spartire con la vita ed i problemi dell’Italia di allora, ñon si
avrà nessuna difficoltà a concludere che è del tutto priva di interesse per l’Italia di oggi.
La tensione dialettiea fra chiese delle Valli e dell’evangelizzazione, che si è mantenuta 'viva
fino a tempi recenti, sembra essersi spezzata oggi; preponderante nell’impostazione della vita
valddse, negli interessi è l’ottica
« italiana », nel senso di « non
valligiana ». Si va così affermando il concetto, del tutto errato
ed illusorio, che si sia italiani
nella misura fai cui si è meno
« valdesi » nel senso di meno
« piemontesi ».
Si tratta di contrasti inesistenti, di fantasmi da cui più presto ci si libera, meglio sarà per
tutti. Ma questo tipo di fantasmi è difficile da afferrare e
neutralizzare. Queste considerazioni di tipo sociol^co s’intrecciano POTÒ, nel diffondere tra
noi la disistima della storia, con
quelle teologiche.
La storia siamo noi
Da oltre trent’anni la nostra
attenzione è volta all’inserimento della testimonianza nella vita nazionale, i problemi che si
affermano fra noi sono quelli
della cultura cattolica, del « po
Pci questo abbiamo a nostra
disposizione strutture e disponibilità non eccessive ma sufficienti: Facoltà di Teologia, Claudiana, EconLuce, Società di Studi Valdesi. Si tratta di utilizzare il materiale esistente, suggerirne del nuovo, fare proposte
e soprattutto (questo in primo
luogo va sottolineato) informare
di quanto si sta facendo a tutti i
iivelli.
Questo lavoro di ricerca storica in vista della comprensione del proprio passato non mancherà di sollevare problemi. In
questo sta, a nostro avviso, la
fondamentale differenza fra le
celebrazioni prossime e quelle
del passato 1939, per tacere quelle del 1889. In quelle occasioni
l’opportunità di ricordare la data del 1689 non fu posta in dubbio da nessuno, e tanto - meno
la legittimità di farlo. Il passato allora era considerato parte
integrante della identità di una
chiesa riformata, i credenti di
quelle generazioni guardavano alle realtà che stanno alle nostre
spalle con fierezza, forse anche
con una punta di orgoglio, con la
convinzione, comunque, che ouesto riferimento potesse costituire per loro una forza ed uno
stimolo; oggi questo sentimento
è molto meno forte.
Lo studio della storia occupa
un posto irrilevante nei nostri
interessi, basterebbe a dimostrarlo la partecipazione pressoché
nulla di pastori e laici impegnati alle sedute della Società di
Studi Valdesi la sera del Sinodo o alle Giornate Storiche, l’assenza di temi storici nei nostri
centri giovanili. I motivi? Sono,
a nostro avviso, di due ordini:
Sociologici e teologici. Pensiamo
■
Henry Arnaud
D’après le portrait original conservé à Middelbourg
en Hollande.
«... E ora ascoltate attraverso quali miracoli Dio condusse fino alla Balziglia e salvò questi uomini di fede e di coraggio indomabile (...). Dopo due tentativi infruttuosi, si dettero convegno
nella foresta di Prangins, fra Ginevra e Losanna, venerdì 16 agosto
1689, e attraversarono il lago nella notte fra il 16 e il 17 in circa novecento, fra Francesi (ugonotti, n.d.r.) e Valdesi; raggiunsero le
rive della Savoia, dove si raggrupparono in diciannove compagnie,
di cui sei straniere e tredici valdesi, oltre a una compagnia di volontari ».
Sembra l’inizio d’un romanzo d’avventure, ma è il racconto
del Rimpatrio così com’è contenuto in un opuscolo del 1909 da
cui è tratto anche il ritratto di Arnaud riprodotto qui sopra. Le
celebrazioni del Centenario, nel 1989, saranno un’occasione per
ripensare non solo ai fatti del 1689, ma anche a come questi
fatti siano stati in seguito letti e- valutati da generazioni di protestanti, non solo italiani, e non solo valdesi.
litico » come luogo privilegiato
d’impegno, deirecumenismo come occasione di presenza. L’ottica con cui si guarda alla realtà è quella deH’uscita, dell’aprirsi all’estemo, del prendere coscienza delle grandi realtà che
stanno davanti a noi, dell’urgenza delle scelte. Tutto ciò che in
qualche misura sembra ricondurre l’attenzione a se stessi, al
proprio vissuto, passato o presente, è stato considerato freno,
ostacolo alla dinamica fondamentale deU’evangelo che è movimento verso il mondo. « Dio
ha amato il mondo, non la chiesa... »: quante volte, a ragion veduta ed a sproposito, questa tesi è stata riaffermata tra noi! E
la storia siamo noi, il nostro io
più profondo.
Come si può aprire un dialogo ecumenico valido senza sup>erare questi condizionamenti,
senza risolvere i nodi delle conflittualità passate, i complessi di
persecuzione? E qualcimo è forse pronto a chiedersi se lo Spirito non ci chieda oggi proprio
questa uscita, àa noi stessi, questa rinuncia al proprio orgoglio
ed orgoglio della storia, per essere fedeli alla sua vocazione.
In entrambi i casi, si tratti della componente sociologica o di
quella teologica del problema,
siamo in presenza di un travisamento di motivi, di deduzioni
illegittime da premesse più che
legittime. A chi mai verrebbe in
mente il pretendere che non dobbiamo vivere in Italia ed affrontare i problemi del nostro paese, rinchiudendoci in una sorta
di ghetto fra il geografico ed
il culturale? Chi mai potrebbe
dire che„la chiesa cristiana vive
solo di ricordi e di autoglorificazioni? Le conclusioni che si
pretende di trarre dalle premesse
sono errate, ma è sempre più
difficile correggere conclusioni
che porre premesse.
Prepararsi al centenario significa, dunque, a nostro modesto
avviso, sciogliere questi nodi così aggrovigliati e cercare di dissipare questi equivoci, questi
fantasmi ehe girano attorno ài
problema. Ma la discussione appena avviata ha mostrato quanto siano difficili da sradicare
questi equivoci. Già il solo aggettivo « glorióso » è stato oggetto di polemiche. Gloriarsi del
proprio passato è impossibile
per i credenti, è stato detto, la
gloria appartiene al Signore e
non a noi, ricordare avvenimenti di guerra come quelli non è
degno di una comunità cristiana, le azioni militari del 1689
sono state così cruente e dolorose che si dovrebbe qualificare
di « inglorioso » il Rimpatrio. Superata però la prevenzione contro la storia, il passato, i ricordi, chiarite cioè le motivazioni
di ordine teologico e sociologico che condizionano il nostro atteggiamento, resta aperto l’interrogativo di fondo: che senso ha
per noi, oggi, quell’avvenimento
di ieri? In che cosa ha segnato
e segna la nostra vicenda di
comunità evangelica? E’ la domanda fondamentale a cui dovrà essere data una risposta.
L’interpretazione classica della
storiografìa valdese è questa:
si è riaffermata in questo modo
la presenza riformata in Italia
per opera di Dio (di qui l’uso
del « glorioso »), per fedeltà dei
credenti, in opposizione alla volontà di coloro (clero e potenti)
che la volevano cancellare.
Con questa lettura i nostri padri hanno legittimato la loro
opera di predicazione durante
tutto un secolo in un paese cattolico al .100%, in cui cioè resistenza di una comunità evangelica non aveva neppure la legittimazione di una storia passata.
L’essere « tornati » significava il
diritto ad esserci, ad esserci come protestanti, come segni del
la volontà di rinnovamento, come testimoni di una chiesa diversa da quella imperante.
La nostra identità
Se siamo tornati, significa che
non solo abbiamo il diritto alla
esistenza ma il dovere della predicazione. E’ la vocazione, non
l’amore di patria, la molla profonda che determina tutti
gli atteggiamenti della comunità valdese negli anni 168790. Così è stato dal 1848 al 1948.
E’ questo riferimento ancor valido per noi? Dobbiamo leggerne un altro? Come potremo riesprimerlo in termini attuali, con
una formula, un motto, un detto che colpisca e stimoli alla
riflessione?
Affrontare .questi interrogativi significa interrogarsi sulla
propria identità. Ma anche questo fa problema e lo si è visto
già nei primi abbozzi di discussione. Qualcuno sostiene che la
identità della fede non ha te sue
radici in lontani avvenimenti del
passato ma nella sola vocazione
evangelica; è Cristo che ci dà
la nostra identità e nessun altro. Altri elementi, siano essi
storici, culturali, tradizionali sono un impedimento, fuorvianti
e spesso inquinanti, per cui finisci col cercare la tua_ identità
in essi e non più in Cristo. Viene il dubbio se in un contesto
del genere la fede non finisca
coll’essere intesa come una ri
sposta allo stato puro ad una
vocazione assoluta, finisca cioè
coll’essere una sorta di perenne
paracadutarsi nel presente nello
sforzo di una fedeltà senza passato.
In realtà, né la fede evangelica né la realtà delle chiese è
così semplice; sono ormai molti anni che si muove fra noi il
problema del nesso inscindibile
fra identità e storia, anche se
pochi sono tuttora quelli che lo
hanno colto e se ne sono interessati. A valutarne tuttavia la
estrema attualità, l’urgenza si
dovrebbe dire, basterà ricordare
le due grandi categorie che presiedono alla rielaborazione teologica del cattolicesimo: la tradizione e la communio sanctorum. Contrapporre ad esse la
Scrittura sola ed assoluta è legittimo ma insufficiente, non basta dire: non abbiamo tradizione, la fede è una decisione personale; occorre invece dare della tradizione e della comunitarietà della fede una lettura evangelicamente corretta ma che ne
colga il senso profondo.
Un’occasione
per evangelizzare
(continua a pag. 3)
La seconda serie di problemi
che si intrecciano con questi
concerne invece la testimonianza che intendiamo dare come evangelici, utilizzando eventualmente il riferimento a questa pagina della storia passata.
Se al limite è possibile ricordare il Rimpatrio in modo vero,
legittimo, costruttivo, cogliendo
l’occasione per un ripensamento della propria identità evangelica, che significa questo avvenimento per la nostra società
italiana, per il nostro ambiente?
Che può dire questo episodio così lontano e come vogliamo utilizzarlo per trasmettere un messaggio di rinnovamento evangelico?
Anche su questo punto te prime reazioni mostrano che vi sarà da riflettere parecchio e che
la riflessione va ben oltre l'accademia. Vi è un dato di fatto
da cui è impossibile prescindere: il Rimpatrio si colloca in un
momento cruciale della storia
.1-
2
2 storia valdese
Il dicembre 1987
LA MACCHINA-CENTENARIO LAVORA ORMAI A PIENO RITMO IN VISTA DEL 1989. MA GIÀ’ L’ANNO PROSSIMO...
UN ANNO DI CELEBRAZIONÌ
Progetti
E’ allo studio la possibilità
di riprodurre la medaglia coniata nel 1691, in occasione
dell’intervento delle potenze
protestanti nei confronti del
duca di Savoia in favore dei
valdesi.
Il Coordinamento delle Corali delle Valli esaminerà alcune proposte di lavoro relative al Rimpatrio.
Sarà forse organizzata in
via Beckwith, che è im po’
il « cuore » della Torre Pellice valdese (è la strada in
cui sorgono la Casa Valdese e
il tempio), una sorta di «mercatino » del Centenario, in
forme ancora da stabilire.
Sono anche allo studio progetti di agriturismo, che consentano a chi lo desidera
una vacanza intelligente, a
contatto con la popolazione
della valle, le sue consuetudini, la sua cultura.
Pubblicazioni
Sono finora in programma
tre iniziative:
1) Un testo a carattere divulgativo, rivolto sia alle comunità evangeliche, sia all’ambiente esterno. Lo scopo
B presentare il Rimpatrio collocandolo nel suo contesto
internazionale, e riflettere
sul significato della presenza
valdese nella storia religiosa
italiana.
2) Gli atti del convegno
storico del settembre ’89 a
Torre Pellice.
3) A cura della Deutsche
Waldenservereinigung, la guida turistica « Ripercorrere il
Glorioso Rimpatrio », che sarà edita in tedesco e italiano
(e forse anche in inglese e
in francese). Il volume, di HO
pagine, sarà diviso in tre
parti. La prima è una ricostruzione del Rimpatrio: il
contesto politico, la preparazione militare e diplomatica,
il percorso attraverso le Alpi
e gli scontri con le truppe
franco-sabaude. La seconda
sezione, a cura di Sandro Paschetto, aspirante guida del
GAI di Torre Pellice, contiene indicazioni logistiche per
chi desideri ripercorrere oggi
a piedi l’itinerario di Arnaud
e dei suoi: notizie sui sentieri, i rifugi, i posti-tappa, ecc.
L’ultima parte, a cura di Albert De Lange, della SSV,
descrive il percorso possibile
in auto c in pullman, con
l’indicazione di curiosità e segnalazioni storiche. Il tutto
costa diecimila lire.
Mostre
Nel corso dell’estate ’89 avranno luogo due mostre sul
Rimpatrio, l’una a Torre Pellice e l’altra a Nyon, in Svizzera.
« Il Glorioso Rimpatrio.
Realtà e immagine » è il titolo della mostra di Torre
Pellice; esso esprime il tentativo di analizzare i fatti del
1689-’90 nella duplice ottica
della oggettività storica e della soggettività dei valdesi e
dei protestanti italiani degli
ultimi trecento anni. In altre
parole: il Rimpatrio come fu
effettivamente, e come fu vissuto e tramandato dagli evangelici.
La mostra consterà di due
sezioni: la prima, più « tradizionale », fornirà ai visitatori
gli elementi necessari a inquadrare la storia valdese
del XVII secolo; la seconda,
invece, raccoglierà testimonianze deH’influenza del Rimpatrio sulle generazioni successive; testi, stampe, ritratti ecc. La mostra resterà
aperta dal 5 luglio al 10 settembre 1989.
La mostra di Nyon, al Illusi du Léman (titolo; «Glorieuse Rentrée »), sarà invece centrata sui rapporti fra
i valdesi e i cantoni svizzeri
protestanti. Sarà divisa in
otto sezioni: 1) Origini e radici dei valdesi del Piemonte; 2) I valdesi e la Riforma; 3) La storiografia valdese; 4) Le persecuzioni; 5) Le
Refuge, dal 1686-’87 all’accoglienza svizzera e tedesca;
6) La Glorieuse Rentrée; 7)
La diaspora valdese in Svizzera; 8) La storia valdese
vista dai posteri.
La mosti;a, che resterà aperta da maggio a settembre
1989, è promossa da un « Comité d’organisation de l’exposition de la Glorieuse Rentrée », al quale partecipano
anche la Società di Studi Vaidesi e un suo collaboratore
ginevrino, Jacques Picot.
Convegno storico
Secondo una tradizione ormai trentennale, la Società
di Studi Valdesi organizza nel
mese di settembre un convegno storico su tematiche
legate alla Riforma e ai movimenti religiosi in Italia. L’edizione ’89 di questa manifestazione, particolarmente
attesa, avrà luogo dal 5 al 7
settembre, come sempre a
Torre Pellice, e avrà ovviamente per tema il Rimpatrio.
E’ prevista la partecipazione di studiosi italiani e
stranieri, fra i quali il tedesco Theo Kiefner, autore di
numerose pubblicazioni sui
valdesi e curatore, l’anno
scorso, di una apprezzata
mostra sui valdesi di Germania; saranno inoltre presenti
numerosi altri storici, italiani e stranieri, evangelici e
non: Patio, Soffietti, Sereno,
Campi, Rochat, Santini, Spini e altri.
Il convegno si articolerà
in cinque sezioni, su altrettanti argomenti: la prima sarà dedicata a « II contesto
deU’esilio », e analizzerà i regimi assolutistici dell’epoca,
dalla Francia di Luigi XIV
al Piemonte di Vittorio Amedeo II, e le rispettive politiche di repressione delle minoranze riformate. « Le premesse del Glorioso Rimpatrio » sarà il seconde tema:
e sarà, naturalmente, ima sezione dedicata ai paesi protestanti (Paesi Bassi, Brandeburgo, Cantoni Svizzeri) e al
loro rapporto coi valdesi, non
solo sotto la forma dell’aiuto
a fratelli in fede, ma anche
come azione dettata da precisi interessi di politica estera. La presentazione di nuovi
documenti sul Rimpatrio sarà
oggetto della terza sezione,
intitolata ovviamente « Il
Glorioso Rimpatrio ».
La quarta sezione, invece,
« Conseguenze del Glorioso
Rimpatrio », studierà le caratteristiche delle comunità
valdesi dopo il Rimpatrio,
e i loro mutamenti economici e sociali. L’ultimo tema,
infine, « Interpretazioni del
Glorioso Rimpatrio », sarà
dedicato a una revisione della storiografia, di quella « colta » come di quella popolare-divulgativa.
Il Centenario è ormai sulla rampa di lancio. Da molti mesi fervono i preparativi per
la commemorazione del Rimpatrio dei vaidesi nelle loro valli. Non fu, quella del 1689,
una vicenda locale, o provinciale: al contrario, in essa furono coinvolte, con ruoli diversi, le massime potenze europee e le grandi chiese protestanti del Nord Europa.
E non è quindi forse un caso che la prima
iniziativa del Centenario, la prossima estate, sia proprio un viaggio in Olanda, per visitare la nazione e le chiese che più di altre
sostennero l’impresa di Amaud.
UN ITINERARIO STORICO-TURISTICO
Viaggio in Olanda
Un viaggio in Olanda, dal 2
aU’ll settembre 1988, per conoscere il paese dal quale il Rimpatrio fu, più che da altri, incoraggiato e sostenuto, anche
materialmente: è una proposta
storico-turistica lanciata dalla
Società di Studi Valdesi (S.S.V.).
Durante il viaggio, che avverrà
in concomitanza con la mostra
di Amsterdam sulla « Gloriosa
Rivoluzione » inglese (espressione con cui viene designata la
presa del trono d’Inghilterra da
parte di Guglielmo III d’Orange, protettore dei valdesi negli
anni dell'esilio), saranno visitate
le città di Utrecht, di Delft, di
Amsterdam.
Il trasporto avverrà a mezzo
di autopullman gran turismo e
si soggiornerà in alberghi a tre
stelle, per un costo di L. 800.000
per persona (mezza pensione).
Ai soci della S.S.V. sarà conces
so uno sconto di L. 50.000. All’atto della prenotazione è richiesta una caparra di L. 200.000.
Chi fosse interessato può iscriversi scrivendo a: Società di
Studi Valdesi - v. R. D’Azeglio,
2 - 10066 Torre Pellice (TO) o
recandosi di persona in sede, dalle 10 alle 12 del martedì e del
giovedì.
Saranno prese in considerazione solo le richieste pervenute
entro il 30 gennaio 1988, e comunque il numero massimo dei
partecipanti sarà limitato a 45.
In caso di eccedenza di richieste, farà fede Tordine di prenotazione.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi al cassiere della S.S.V.,
sig. Franco Sappè (Tel. 0121/
91998). Il programma definitivo
sarà consegnato ai partecipanti
al momento dell’iscrizione.
Programma provvisorio
VENERDÌ’ 2 SE’TTEMBRE
Partenza da Terre Pellice. Cena e pernottamento: « Gasthof
zum Ochsen », a Kehl-Bodersweier (Repubblica Federale Tedesca).
SABATO 3 SET'ÌEMBRE
Partenza da Kehl, arrivo in Olanda. Cena e pernottamento:
« De Wormshoef », a Lunteren.
DOMENICA 4 SETTEMBRE
Culto in francese nella chiesa vallone di St. Pierre, a Utrecht.
Dopo il culto, incontro e pranzo con la comunità. Camminata storica nel centro di Utrecht. Al pomeriggio, culto in italiano e olandese presso la chiesa riformata di Ede. Cena e incontro con la
comunità. Pernottamento: « De Wormshoef ».
LUNEDI’ 5 SETTEMBRE
Visita all’« Openlichtmuseum » di Amhem (ricostruzione di antiche case olandesi). Gita in campagna lungo il cosiddetto « Route
de Lek »: paesaggio di mulini, fiumi, dighe, antiche città. Arrivo
e gita storica a Delft. Cena e pernottamento; Hotel « Central ».
MARTEDÌ’ 6 SE'TTEMBRE
Gita a Zeeland; visita ai « Deltawerken », grandi opere contro
la furia del mare, e alle storiche città di Zierikzee, Veere, Middelburg. Cena e pernottamento; Hotel « Central ».
MERCOLEDÌ’ 7 SETTEMBRE
Visita a Dordrecht; oppure, visita a Leiden e a Katwijk. Incontro col pastore vallone Gigandet a Delft. Cena e pernottamento:
Hotel « Central ».
GIOVEDÌ’ 8 SETTEMBRE
Arrivo a Amsterdam e gita storica per i viali e — in nave —
nei canali della capitale olandese. Cena e pernottamento: Cok
Hotels.
VENERDÌ’ 9 SETTEMBRE
Visita alla mostra sulla « Gloriosa Rivoluzione ». Visita alla
casa di Anne Frank, oppure al Rijksmuseum, oppure al Museo Van
Gogh, oppure al Museo Storico (a scelta). Cena e pernottamento:
Cok Hotels.
SABATO 10 SETTEMBRE
Partenza per l’Italia. Cena e pernottamento: « Gasthof zum
Ochsen», a Kehl-Bodersweier (Repubblica Federale Tedesca).
DOMENICA 11 SETTEMBRE
Arrivo a Torre Pellice.
Calen
dario
Pentecoste ’89 (14-15 maggio):
incontro con i valdesi di Ger
mania, di origine valligiana. La
Corale di Schonenberg presenterà una cantata composta per
l’occasione sul tema del Rim
patrio.
Maggio-settembre ’89: mostra,
sul Rimpatrio a Nyon (Svizzera).
5 luglio-10 settembre ’89: mostra su « Il Glorioso Rimpatrio;
realtà e immagine », a Torre
Pellice.
Fine luglio ’89: inaugurazione
della sezione-museo del Centro
Culturale di Torre Pellice.
15 agosto ’89; tradizionale incontro di Ferragosto, che avrà,
luogo alla Balziglia.
20-27 agosto ’89: « Sulle orme
del Glorioso Rimpatrio », traver sata delle Alpi da Prangins a
Torre Pellice. In auto, pullma-i,
o a piedi. Organizzazione a cur i
della Società di Studi Valder;;.
27 agosto-r settembre ’89; Sinodo Valdese a Torre Pellice,
nel corso del quale avranno luogo due incontri dedicati al Rimpatrio.
4 settembre ’89: assemblei
annuale della S.S.V.
4 o 13 settembre ’89: rievocazi .ine storica a Prangins (Svizzer?
5-7 settembre ’89: convegj o
storico a Torre Pellice.
10 settembre ’89; commemo
razione a Sibaud.
Pro
grammi
edito
riali
Anche l’editoria evangelica —
la « storica » Claudiana e la più
giovane casa editrice Meynier,
fondata nel 1983 — si prepara
a ricordare il terzo centenario
del Glorioso Rimpatrio con una
serie di pubblicazioni di carattere storico-rievocativo.
La Claudiana, da parte sua,
seguirà il doppio binario della
ricerca storiografica e della divulgazione. Il primo filone sarà
rappresentato da un libro che
raccoglierà le fonti e le testimonianze coeve rispetto ai fatti del
1689-90, e che, edito in lingua
italiana, sarà curato dal prof.
Enea Balmas, e apparirà nella
collana « Storici valdesi ». Il secondo libro, invece, di carattere divulgativo, curato dal past.
Giorgio Bouchard, racconterà le
vicende del Rimpatrio e il loro
contesto nazionale e internazionale in modo accessibile anche
per i « non addetti ai lavori ».
E’ prevista una ricca iconografia, con disegni di U. Stagnare
e foto di A. Merlo.
Albert Meynier, invece, batterà la strada della riproposizione
di due antichi testi in ristampa
anastatica. Il primo è « La Glorieuse Rentrée », di H. Arnaud,
in francese; il secondo, invece,
ha per titolo « The Glorious Recovery by thè Vaudois of their
valleys », è pregevolmente illustrato da Dyke Acland, ed è in
inglese. A questi due documenti
originali si aggiungerà, poi, una
versione italiana del testo di
Arnaud.
3
11 dicembre 1987
storia valdese 3
ì:
Nella foto: il monumento di Sibaud, da un dagherrotipo dei
primi anni del secolo. Sibaud, sulle alture di Bobbio, è il luogo in
cui, al termine del lungo e pericoloso viaggio attraverso le Alpi,
soldati e ufficiali valdesi si giurarono reciprocamente fedeltà. Era
rii settembre 1689. In realtà la parte più diffìcile della spedizione
comi sciava solo allora: per quanto fossero riusciti a rientrare nelle loro valli, i valdesi dovevano ora disporsi a resistere all’offensiva «Ielle truppe francesi e piemontesi che avevano l’ordine di annieniarli.
Il monumento di Sibaud, un sobrio cippo di pietra, fu eretto
un secolo fa, in occasione del secondo centenario del Rimpatri(1889).
Identità e cultura
« Abbiamo spesso affermato
che storia, le celebrazioni degli aiiiiiveisari non sono per noi
occasione di esaltazione acritica
del passalo ma stimolo alla riflessione sul presente che in quel
passato affonda le radici.
Abbiamo anche affermato che
nessuno strumento culturale, per
prestigioso che sia, nessuna memoria documento, libro o museo
può ^tituire la testimonianza
viva e concreta dei credenti, ma
che tuttavia questa testimonianza non può non avvalersi di
strumenti culturali ed esprimersi in torme che ne costituiscono la concreta identità storica.
Ora se è importante, come
s’è detto, ripensare e potenziare
i canali della formazione collettiva per ricostruire il tessuto
delle nostre chiese, altrettanto
importante ci sembra proporre
e valorizzare quel complesso patrimonio collettivo fatto di storia e di memoria, di fede e di
cultura, di speranze e di lotte,
in cui si esprime oggi la nostra
identità» (...).
« La presenza a Torre Pellice
di un complesso di strutture e
di iniziative che, in senso largo,
possiamo definire di promozio
In breve
Il Comitato per il Centenario è così composto: Bruno
Bellion (rappresentante della Tavola Valdese), Giorgio Bouchard, Albert De Lange, Claudio Pasquet, Bruna Peyrot, Giorgio Spini, Giorgio Toum.
Il Comitato riceve suggerimenti, proposte, idee (meglio se
in forma scritta) presso la Società di Studi Valdesi via R.
D’Azeglio, 2 - 10066 Torre Pellice (To). Tel. 0121/932179, ore
9-12, 14.30-16.30.
Il Comitato cerca inoltre persone disposte a lavorare volontariamente in una (o più di una) delle iniziative programmate. Chi fosse disponibile può comunicarlo, indicando anche le sue capacità e preferenze, alla Società di Studi Vaidesi (indirizzo qui sopra).
* « >M
La Commissione per il Centro Culturale è formata da:
Bruno Bellion (rappresentante della Tavola Valdese), Emanuele Bosio, Roberto Giacone, Bruna Peyrot, Roberto Peyrot,
Gianni Rostan, Giorgio Tourn.
« « *
La Tavola Valdese ha anche nominato una Commissione per gli inviti affinché vagli i nominativi italiani e stranieri da accogliere in occasione delle celebrazioni del Centenario. Essa è composta da: Carla Beux, Bruno Bellion» Giorgio Tourn.
TRECENTO ANNI DOPO
(segue da pag. 1)
europea, quello del passaggio dall’assolutismo (incarnato in modo esemplare dalla figura di
Luigi XIV, il Re Sole) ad una
forma di governo monarchico
illuminato, con una prima forma di governo costituzionale nell’Inghilterra di Guglielmo III. Si
colloca cioè nel contesto della
vittoria della società anglo-olandese protestante su quella cattolica assolutista. Da questo dato
di fatto inoppugnabile si possono trarre conclusioni utili al nostro discorso?
In un certo senso sì, affermano
alcuni; la presenza dei valdesi
nell’Italia della fine del ’600 si
può leggere come la vittoria della civiltà protestante su quella
cattolica, la vittoria postuma della Riforma sulla Controriforma.
E’ da questa Europa, dai suoi
valori di libertà, di tolleranza,
di coscienza personale, di democrazia, che è nato il mondo moderno in cui viviamo tuttora. Sono valori di cui il nostro paese
ha ancora bisogno e basterebbero a dimostrarlo la società mafiosa dilagante, il dibattito sull'ora di religione, i giochi politici, la questione morale di cui
più nessuno parla. Il Rimpatrio
pone insomma il problema della
modernità del nostro paese.
Altri invece ritengono errato e
fuorviante il riferimento ad un
mondo protestante ormai stori
recchie cose in casa nostra, fra
l'altro il rapporto che stabiliamo con la sinistra storica e non.
Ma fra Timperialismo « soft »
del cattolicesimo postconciliare
ed il terrorismo apocalittico dei
Testimoni di Geova, siamo in grado di formulare una nostra proposta costruttiva, un nostro programma?
Kirchentage,
rassemblements,
conventions
Il nostro Suggerimento è che
si colga proprio questa occasione del centenario per fare questa riflessione comune; non come tema a sé stante, bensì come premessa ad una azione di
evangelizzazione che mobiliti tutte le nostre comunità su base
regionale e che potrebbe essere
avviata nell’autunno del 1987 e
conclusa nella stessa epoca del
1989 in occasione della festa della Riforma, per esempio.
Nessuno è in grado di elaborare un progetto globale per tutto il paese, debbono essere le
comunità locali, i circuiti e i distretti a metterlo a punto, se lo
ritengono utile.
Indicativamente si potrebbe
pensare ad una serie di « Kirchentage », di « rassemblements »,
di « conventions » organizzati
raccogliendo tutte le forze evan
II fascino del progetto
La messa a punto di un progetto del genere solleva certo
grossi problemi organizzativi ma
ha un fascino indubbio ed aspetti positivi di grande portata.
Ne elenchiamo alcuni;
1) costringe a pensare, a
formulare proposte, a enunciare un programma, a definire
una identità. Farlo in sede sinodale per se stessi ha un senso,
farlo per dirlo al paese un altro.
2) Costringe ad organizzare e a
mettere in moto un progetto anziché girare in tondo su attività ripetitive della cui scarsa incidenza ci si lamenta ogni anno.
3) Permette l’elaborazione di
una strategia ecumenica con i
fratelli dell’evangelismo italiano
con cui si dialoga da anni ma
senza meta unitaria. Laddove è
possibile si fa qualcosa, ma è
più facile farlo in vista di una
testimonianza comune.
4) Si unificano così gli spezzoni di lavoro e di ricerca che
si fanno da noi, dalla TV alla
stampa, dalla Facoltà di Teologia ai centri giovanili, dalla Società di Studi Valdesi alla Claudiana.
5) Si riequilibra il dibattito in
corso sulla portata e sul significato della diaconia.
6) Si dà spazio e possibilità
ne culturale, suggerisce l’opportunità di un progetto complpsivo che vada nella direzione indicata.
L’idea è quella di un graduale trasferimento delle strutture
esistenti, oggi dislc^ate un po’
qua un po’ là (Biblioteca, Archivio, sede Società di Studi Vaidesi), nell’unico stabile del Convitto, opportunamente ristrutturato » (...).
« Non si tratterebbe, ci sembra, solo di un’operazione edilizia tesa alla razionalizzazione
dell’esistente e alla valorizzazione di strutture sottoutilizzate o
mal utilizzate (che già non sarebbe cosa da poco), ma di un
progetto complessivo di più largo respiro, dentro il quale entra
sì la storia, la memoria, il passato e la fede valdese, ma che
si allarga a costruire intorno
una rete di relazioni, a immettere in un circuito culturale più
ampio una serie di messaggi, di
informazioni e di riferimenti che
desciiv^io. e illustrano oggi la
nostra •identità di credenti evangelici italiani » (...).
(dalla Relazione della
Commissione d’Esame al
Sinodo 1987)
Questo lavoro di ricerca storica in vista della
comprensione del proprio passato non mancherei
di sollevare problemi. In questo sta, a nostro avviso, la fondamentale differenza fra le celebrazioni prossime e quelle del passato 1939, per tacere
quelle del 1889. In quelle occasioni l'opportunità
di ricordare la data del 1689 non fu posta in dubbio da nessuno, e tanto meno la legittimità di
farlo. Il passato allora era considerato parte integrante della identità di una chiesa riformata,
i credenti di quelle generazioni guardavano alle
realtà che stanno alle nostre spalle con fierezza,
forse anche con una punta di orgoglio, con la
convinzione, comunque, che questo riferimento potesse costituire per loro una forza ed uno stimolo; oggi questo sentimento è molto meno forte.
Nella foto: un momento delle celebrazioni del ^50° anniversario del Glorioso Rimpatrio, nel 1939. Raduno del 15 agosto alla Balziglia.
camente lontano e sostituito da
ben altri modelli, pensano si debba puntare invece su altre proposte per trasmettere il messaggio evangelico in una società in
piena evoluzione come la nostra.
Perché nascondersi che alla base di queste posizioni stanno, fra
altre, anche valutazioni di ordine politico?
Anche qui, dunque, dibattito
aperto sulle proposte che ci sentiamo di fare al nostro paese
ed attorno a cui ci sentiamo di chiamare a raccolta evangelici e non. in un programma
di rinnovamento. Dibattito che
ci costringerà a riesaminare p)a
geliche di una zona, scegliendo
luoghi significativi per alcuni avvenimenti legati alla storia della testimonianza evangelica recente, cioè del XIX secolo, o antica, del XVI, in vista di una manifestazione di presenza che presenti le nostre proposte religiose e culturali in quanto minoranza in Italia.
Nelle Puglie si concentri l'iniziativa su Barletta a ricordare
la strage, in Lombardia sulla Valtellina protestante cancellata,
su Lucca in Toscana, Verona in
Veneto, a ricordo del concilio e
della scomunica dei Poveri di
Lione e così via.
di impegno alle svariate forme
di vita e alle iniziative presenti
tra noi: gruppi giovanili, teatri,
canto, musica, colportaggio, conferenze, dibattiti, ecc.
Aprire un dibattito sul centenario ha un senso unicamente
se finalizzato ad una presa di
coscienza delle proprie responsabilità. Il Sinodo ha proposto
alle chiese Tesarne di coscienza,
detto all’americana il check-up,
della propria vita. La buona salute di una chiesa si vede nelle
sue capacità di mobilitazione, di
aggregazione, nel suo slancio
propositivo. L’occasione c’è, utilizziamola.
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4 storia valdese
Il dicembre 1987
VERSO UN CENTRO CULTURALE VALDESE A TORRE RELUCE
centro culturale valdese
Il Museo trasloca
di
torre pellice
Lé strutture di ieri e le esigenze di oggi - Necessità di razionalizzazione - il costo del progetto e il contributo della Regione Piemonte
1 . MAGAtlNO MUSEO
2. BIBLIOTECA E SEDE SOCIETÀ'
U STUDI VALDESI
3. MUSEO STORICO VALDESE
4. ALLOGGIO CUSTODE
5. DEPOSITO BIBLIOTECA
6. ARCHIVIO
7. SALETTA MANIFESTAZIONI
L'idea di avere a Torre Pellice
un Centro che raccolga in modo
organico le diverse attività culturali che si sono venute creando nel corso degli anni, è stata
dibattuta già molti anni or sono
nella chiesa valdese.
Per molti anni la vita culturale valdese della Val Pellice è
stata animata dai professori del
Collegio: collaborazione all’Eco
delle Valli, servizio alla Biblioteca della Casa Valdese, Società di Studi Valdesi; da Attilio
Jalla ad Augusto Armand Hugon, dà Gino Costabel ad Ermanno Armand Ugon, 1 docenti del
Collegio hanno reso con dedizione e modestia un eccezionale servizio di cui prendiamo ora
coscienza, e che forse non è stato valutato appieno.
ir problema
In occasione delTS" centenario
della conversione di Valdo, nel
1974, il progetto del Centro ebbe un primo avvio. Ci si rese
conto che la situazione si stava
evolvendo sotto il profilo culturale ed erano necessarie nuove
risposte.
Venne sistemato un impianto
di riscaldamento nello stabile
della Casa Valdese che ne rese
possibile l’utilizzo durante l’intero anno e di conseguenza anche l’apertura della Biblioteca
e dell’Archivio, fxmzionanti certo
anche prima ma con molta difficoltà e limitazioni durante il
periodo invernale. Vennero ricavati nuovi locali nel sottosuolo per l’ampliamento della
Biblioteca stessa. Per parte sua,
la Società di Studi Valdesi ristrutturò lo stabile in sua dotazione, dando al Museo una nuova sistemazione ed attrezzando
i locali dell’interrato a museo
delle Valli Valdesi con materiale raccolto già in precedenza.
Queste opere di sistemazione
non furono sufficienti a creare
un rilancio dell'attività culturale
in forma nuova, per una serie
di fattori. Anzitutto la carenza del personale impiegato in
questo lavoro, tutto volontario
ed impossibilitato a dare più
che ritagli del proprio tempo;
la sistemazione delle attività in
locali diversi, sia pure non molto distanti, facenti capo a enti
diversi, la crisi del Collegio con
l’assottigliarsi delle forze disponibili.
Parallelamente a questa situazione di crisi si verificano
altri fatti. I locali della Casa
Valdese risultano sempre più
inadeguati alle necessità. Già
utilizzati dalla Tavola durante
tutto l’anno e non più unicamente nel periodo estivo come accadeva prima, si dimostrano del
tutto insufficienti nel periodo sinodale. D’altra parte si è venuto allargando nel corso degli
ultimi anni l’interesse per la
realtà valdese ed è cresciuto in
modo notevole il numero dei
visitatori, sia italiani che stranieri, in soggiorno alle Valli. E
di conseguenza è cresciuta la richiesta di incontri. Itinerari turistici, visite guidate. Allo sviluppo di questo turismo orientato sulle Valli Valdesi ha contribuito non poco la Foresteria,
che iniziò la sua attività 20 anni fa, ampliando via via le sue
strutture.
La soluzione
dettano la realizzazione sono tre:
innanzitutto, la volontà di fornire una immagine nuova e convincente della realtà valdese. Non si
tratta naturalmente di giocare la
carta del prestigio, creando facciate, ma di dare ima immagine
moderna e reale di ciò che rappresenta, oggi il patrimonio culturale valdese alle* Valli e fuori delle Valli.
zazione del progetto di un Centro Culturale come quello che
andiamo delineando. Attualmente lo stabile è occupato in parte
dalla CIOV (uffici, lavanderie,
archivio, palestra di fisioterapia
dell’ospedale), in parte dalla Foresteria con utilizzo estivo; è
inutilizzata attualmente la piscina, un alloggio è affittato a
privati.
In secondo luogo una necessità di razionalizzazione e di
funzionalità. E’ evidente che il
raccogliere in un unico complesso tutto il materiale riguardante la realtà valdese ne rende molto più facile la fruizione
da 'parte del pubblico, si tratti
degli studiosi interessati a particolari aspetti della storia, o
della comunità valdese. Il non
doversi più spostare di stabile
in stabile e di locale in locale
con doppioni di materiale, schedari diversi, materiale non ancora catalogato per mancanza
di spazio, di collocazione e di
personale accrescerà certo l’interesse di una visita a Torre
Pellice.
In terzo luogo una programmazione. Le attuali strutture
non sono più in grado di soddisfare le esigenze future; la Biblioteca non dispone più di locali adeguati per il suo ampliamento, i locali ricavati nella Casa Valdese si stanno rivelando insufficienti ed inadatti;
il Museo necessita di una revisione per ciò che riguarda il
materiale etnografico. Prevedendo una crescita di patrimonio
(e non può che essere così!), ci
si troverà in breve tempo nella
impossibilità di operare.
Dovendo scegliere fra la proposta di edificare un nuovo edificio e riadattare uno esistente, pur sapendo che la funzionalità di nuove strutture è indubbiamente superiore, si è
scelta la seconda ipotesi ed è
parso possibile e conveniente
usare l’edificio del Convitto Valdese. La sua collocazione al centro dell’area, la vastità dei locali, il carattere monumentale,
; l’articolazione del complesso
paiono confacenti alla realiz
Aspetti pratici
La realizzazione di questo progetto comprende:
Einforzamento delle strutture
portanti, risanamento dei locali,
impianti di riscaldamento e luce
secondo le norme vigenti.
Sistemazione di ascensori, scale di sicurezza, impianti antiincendio e di sicurezza.
Allestimento del Museo e della sala audioidsivi.
Sistemazione «della Biblioteca,
catalogazione dei 60.000 volumi
su computer.
Trasferimento dell’Archivio o
di parte di esso.
L’attuale sala di lettura al
pianterreno della Casa Valdese
verrà conservata come Biblioteca e, rimessa in stato, costituirà un locale di incontro o di
rappresentanza per la Tavola e
il Sinodo.
Il costo dell’operazione è difficilmente valutabile allo stato
attuale delle cose, dovendosi effettuare studi sullo stabile e
redigere un progetto definitivo.
Si tratterà evidentemente di parecchie centinaia di milioni.
L’Ente pubblico ha per parte
sua (Regione Piemonte) previsto uno stanziamento '^r la sistemazione della Biblioteca e
del Museo. A tutt’oggi la somma assicurata è dell’ordine di
150 milioni. E’ e'vidente che la
nostra chiesa dovrà impegnarsi
in questo progetto in modo concreto, anche se non ha scadenze la sua realizzazione definitiva. Sembra però non solo conveniente ma significativo che
una parte almeno di questo progetto si possa attuare nel 1989
in concomitanza col terzo centenario del Rimpatrio.
Vi
Via Beckwith 3
Via Beckwith J è l’indirizzo delVex-Convitto Valdese di T< -'re
Pellice, nel quale, adeguatamente ristrutturato (vedi schema sopra),
sorgerà il futuro Centro Culturale.
Con la realizzazione del progetto, questo edificio sarà resti: dto
a una funzione più prossima a quella, altamente simbolica, de iderata da chi l’aveva edificato, ricercando fra l’altro una certa nonumentalità, nelle linee architettoniche non meno che nella ,v dta
del luogo (esattamente di fronte alla scalinata del tempio).
Il Convitto, infatti, fu costruito nel 1922 per accogliere gli studenti degli adiacenti Liceo e Scuola Media valdesi; al tempo si-sso,_
però, con quest’edificio si intesero commemorare i quasi 500 valdesi
periti nella I Guerra Mondiale: del che fan fede due lapidi aurora
visibili nell’atrio.
Dopo la chiusura del Convitto (1974), la costruzione fu adibita ad
altri e diversi scopi, fra i quali il principale è di ospitare l’Amministrazione dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice e la sede della
Commissione per gli Istituti Ospitalieri Valdesi (CIOV).
PER « RACCONTARE » LA STORIA
Molto più di una raccolta di oggetti
La necessità di rispondere a
tutte queste esigenze ha finito
col rivitalizzare il progetto originario del Centro Culturale ed ha
condotto le diverse strutture interessate a delinearlo in modo
più concreto. Le esigenze che ne
Da oltre un anno, la commissione incaricata di studiare la
nuova impostazione da dare al
Museo nella futura sede del Centro Culturale ha svolto un intenso lavoro, del quale è già stata data informazione suìl’EcoLuce e su La beidana. Il problema da risolvere è duplice: non
si tratta solo, infatti, del trasferimento di oggetti da uri locale
a un altro, ma anche — e soprattutto — di curarne l’esposizione in forma moderna e pedagogica, tale da rispondere a
domande divenute via via più
pressanti col trascorrere degli
anni.
L'affluenza di visitatori è infatti in costante aumento, soprattutto per quel che riguarda le
scuole: quest’anno i gruppi hanno già superato il centinaio, di
cui oltre trenta stranieri; ed è
ragionevole supporre che, in vista del Centenario, il numero aumenterà.
Il maggior problema affrontato dalla commissione è stato
quello di ideare una presentazione dei reperti che superi la
pura enunciazione dei fatti. Tra
lasciando ciò che è stato il Museo prima del 1939, due sono state finora le ipotesi storiografiche dominanti. Nel '39 si optò
per tematiche simboliche, sotto
le quali raccogliere momenti,
luoghi, uomini e fatti della storia. All’ingresso si incontrava la
« patria delle Valli », con fotografie del "coulege dei barba” a
Pra del Torno, sinonimo di resistenza; sulla sinistra c’era la
ricostruzione del tempio di Villasecca con l’elenco dei barba
e pastori martiri. Seguiva la sala del martirio, delle persecuzioni e delle guerre di religione,
per giungere poi al Rimpatrio
e all’evangelizzazione, simboli di
una vicenda religiosa e di fede
in espansione.
Nel ’74, invece, si scelse un percorso storiografico, disteso in
una progressione lineare, scandita in tre momenti: Medioevo,
età moderna e XIX secolo, con
brevi incursioni suH’attualità. A
parte, nel seminterrato, fu riversato tutto il materiale etnc>
grafico: oggetti di uso domestico, strumenti di lavoro, ecc.
Per il Museo del futuro biso
gnerà conciliare punti di vista
diversi per esprimere nel modo
migliore la complessità della vicenda valdese che, in quanto
basata su una professione di fede, non dovrebbe servirsi d’un
museo per comunicare se stessa, ma, essendo allo stesso tempo segnata da una ben precisa
identità culturale e storica, si
presta a essere strutturata in
esposizione museale.
Nel « raccontare » in un museo la storia valdese, dovranno
essere tenuti presenti due distinti aspetti. Il primo è quello teologico, rappresentato da tutti
quelli che, nel corso dei secoli,
si sono definiti valdesi; il secondo filone potrebbe invece riguardare la vita sociale nelle diverse epoche, non tralasciando di
documentare la realtà ambientale delle Valli.
E’ allo studio anche la realizzazione di audiovisivi da proiettare nel Museo, all’inizio o nel
corso della visita, per integrare
le informazioni fomite dagli oggetti e dai documenti esposti.
Infine, dato che il Museo di
Torre Pellice non è che una tap
pa nel cammino di conoscenza
del mondo valdese, appare chiaro come sia necessario inserirlo
in un complesso di itinerari e
luoghi storici, e di incontri con
la realtà locale valdese nei suoi
diversi aspetti (economico-sociale, politico, folclorico, ecc.). Per
la messa in opera d’una tale
stmttura, nefrli anni prossimi,
sarà necessario cercare contatti
e accordi con altre realtà (CAI,
Comunità Montane, Comuni, enti e associazioni interessati a
questo progetto culturale).
Come si vede, dunque, il pri^
getto Museo non è cosa sempH*
ce, dovendo esprimere diversi li*
velli di « simbolicità »: in esso,
naturalmente, dovranno potersi
riconoscere non solo i \aldesi
di Torre Pellice, ma un po’ tutti
i protestanti italiani, dei quali
il Museo aspira a essere una
sorta di « carta d’identità ».
Pagine a cura del Comitato
per il Centenario.
Impaginazione e coordinamento di Paolo Fiorio