1
LA BUONA NOVELLA
Si distribuisce ogni Veuerdì. — Per cadan ¡Numero ceutejjimi il. — Per caduna liuea d’in.serziooe cealèsiuii M.
<7«iidixi«iii d’AMM»eiazi*ue i
Per Torino — Un Amo L. ft. —Adomicilio L. • • — Phovmcie L. •
Sei mesi ■ ». — • S S* _ , * **.
Tre mesi • ». — • •
Per Fr»nci» e Srizzera franco a destinaiione, e per l’Inghilterra fraiwo ai conflne lire t k*
per UB anno, e lire per sei mesi.
L* A«'“ciu2i0Di si rIceTiino: in TurinoaU'I/fllsIa Mei Ulonaal», Tialt- del Re. uuni Si
— A (trlliii*, *11* t'opp'llo ""«* <i‘(Chiara.
NdJepioTiticie, pre«*) tiiui gli l/fflrlt por ineiinrfi Kog/in, ehe doTfaiiuo esjier« iiiTiali
(rantt al Uireuore della Uiona Novklli e noi allriDienti.
Airwtiro’.iisegucnliinrtlriiil: I.o^innA, <Ui •ifw. NìwIk»u e V.. Ubrai. 21 BiTner»-i»lre:«t;
Parici, dalUlibreriaC. Mwyruci», ruo Ti-oiichei, ü Nimkv dal Mg. Fujrut.Tiiiel Uhmio; Liloo;
dai tlf». D«*niHet Pelil l*i«rre hl>r*i, rue Neuve, it; Giììevra, dai gig. K. Ht i.,ud libr»iu
lo%kSfk, dal Big. DüUfüiJUíue libico.
Sioiiiniarlo.
Appendice: Ceuui storici della Riforma io Italia nel semU XVl. — Esame istorico-critico sul viaggio
di S. Pietro a Roma. — Il mezzo di ben condursi Notizie : Valli Valdesi. — Asti. — Toscana
- Inghilterra.
ES.VME ISTORICO CRITICO
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO A ROMA.
IV.
fVedi i tre numeri antecedenti).
Prima d'innoltrarci nell’esame della prova che
la tradizione potrà forse presentarci riguardo
al viaggio di saa Pietro a Roma, consideriamo
in breve l’inverosimiglianza che un tale viaggio sia slato intrapreso da quella postolo, a cui
specialmente venne commes.so VEvangelio della
Circoncisione.
È da supporsi che i nostri lettori conoscano
abbastanza il Nuovo Testamento per rammentare che ai giorni degli apostoli vi erano due
-<iistinte, per non dire opposte, parti nella Chiesa
sorgente. Da un lato vi erano i convertiti dal
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
X.\I.
Ma più gravi e più funeste furono le dispute
surte fra’riformati deiriialia, relativamente alle
dóitrioe sulla trinità, sulla grazia, sul peccato
originale, sul battesimo de’ fanciulli, sulla ri'surrezione de’ corpi e sopra altri articoli che
riguardano più o meno direttamente l’essenza
•del cristianesimo. Le menti italiane, fervide e
immaginose per natura, ed imbevute di dotlrine
platoniche, innoltrandosi nel labirinto d’una
teologia oscura ed ingannevole, non fecero che
aggirarsi in una r«rchia di teorie contrarie alla
fede che avevano abbracciata.
La dottrina contro la trinità non era nuova; il
famoso .Ario alessandrino aveala di già propagata verso l’anno 312; e se nell’epoca di cui'
parliamo la si esponeva con altri termini, in
fondo era la stessa, perchè combatteva la con
Giudaisnio, che non abbandonarono Io cerimonie della legge di Moisè, specialmenle il rito
della Circoncisione; daU’altro lato vi erano i
Greci, Romani ed altri convertiti dal Paganesimo, i quali entrili che furono nell’ovile di
Crislo, considerarono le cerimonie legali come
abolite ed inutili l pregiuJreli delle due parli
elevarono tra esse un forte muro di separazione,
che si rovrtiHò soltanto con la distruzione di
Gerusalemme. Finallora le due scuole si mantennero distinte, ciascuna attaccata ai suoi
principii ed alla sua disciplina. E<1 a ciascuna
fu legato un distinta ministefo ; l’uno, che si
consacrò alla predicazione dol Vangelo presso
¡Giudei, essendo l'Aposlolato do4|a Circoncisione; l’altro, Greco di nazione, che si consacrò quasi totalmente ai Pa^^ni. A san Pietro
in pafUcolare vennfe oommessa la predicazione
del Tángelo della Cireoncisione, essendo egli
nato in Giudea, e conoscendone beni.ssimo
là lingua. San Paolo, aU’inoentro, nato di genilori (ti>ulaico«i^«<ìir Inori lalU Giudea, inlimamente conoscente della lingua e letteratura
greca, cittadino di nascita dell’imperio romano,
fu quello scelto per essere apostolo a’ Pagani,
i quali per lo piü intendevano la lingua greca,
anche a Roma stessa.
sostanzialità del Padre col Figlio e la divinità
di Crislo, considerando il Verbo come una semplice creatura tirata dal nulla e inferiore al
Padre. — Sant’Alessandrio, sant’Alanasio avean
già confutato quella sentenza, a cui pure si erano
fatti migliaia di proseliti; »arii concilii, e specialmenle quello di Nicea (325), scomunicarono
ed esiliarono l’ardito novatore; ma grazie al
favore che godeva d’EusebtO, rescovo di Nicomedia, fu assolto da altri concilii ; rientrò ad
Alessandria, richiamatovi diH’imperator Costantino, e fu di poi nominato patriarca di Costantinopoli, dove entrò in mezzo a splendido trionfo,
statogli apparecchialo da’ suoi partigiani. Dopo
la sua morie, che si credelttì avvenuta per veleno, la dollrina d’Ario fece grandi progressi, fu
apertamente favoreggiata dall’imperatore Costanzo e secondala da parecchi vescbvi. E se
l’imperatore Teodosio potè spegnerla ne’ suoi
Siali, essa mantennesi per alcuni secoli fra’ popoli barbari che avevano invaso l'impero romano,
e nel secolo xvi fu riprodotta soUo altre forme
in Italia, in Germania ed in Isvizzera.
Anche le dottrine del monaco Pelagio sulla
grazia e la ìlùenà ci/bero seguaci nella nostra
peiiiiola. Quel novatore sosleiieifa: Adamo essere
alalo per nulura soggetto alla morte; il suo
ce*o non potersi imputare a’ tìiscende^jj.
Quindi fu naturalo per san Pietro lo stare u
Gerusalemme, come nel centro de’suoi lavori,
rit<irnandovi sempre rtO(K) i suoi viaggi nii.ssionarii nelle contrade vidne. A Gerusalemme
poi, circa tre milioni di Giudei si a<lunav«Éo
ogni anno, da tutto le jiarli del niondo^ |kjt la
fo.sla dolla Pasqua. È facile il credere t;h'«gli
continuasse a far quella città il centro do’ suoi
lavori apostolici, fino a quol tempo cho dovette lasciarla per cagiono della pt-rsecuzione,
o che la sua carriera fu terminata con la
morto.
San Paulo, dairaltro parte, doveva lasciare
la Giudea, e lavorare noll’Asia, nell» Grecia e
neiritalia; avendo ì'CkcirifuiA per la principale
scena de’ suoi lavori, e VIncireoncinioKfi per il
sommo oggetto del suo ministero; nella stessa
maniera cho san Pietro dovevasi limitare alVOri«nte, e principalmente alla Circnn/iinimr.
L'uno doveva avere Gerumiemme per il centro
delle suo opere, l'altro Rama.
Ora la dispersione giudaica, Aia^r.ofa (coinn
si rileva dalla supplica di Erode Agri|>pa all’imperatore Caio neH’anno 40), abitava iii Egitto,
Fenicia, Siria, Coelo-Siria, Panfilia, Cilicia fìao
a Bitinia; in certe città della Grecia; nelle isole
di Cipro e Creta; nelle contrade daH’allra parto
servanza della legge di Mosè baslare, come
quella della legge evangelica, per ottenere salute; essere stali al mondo, anche prima di
Cristo, nomini impeccabili; e l’uomo potere
giungere di per sè alla perfezione. Siffatte dotlrine erano state pure condannate da tre concilii: quelli di Cartagine (416-417) c quello di
Antiochia [424;.
Nè mancarono in Italia partigiani alle dottrine
degli Anabatlitli. Non si sa precisamente l’origine
di esse; gli è certo però che nel 1520 Nicola
Slorch, discepolo di Lutero, cominciò a predicare
a Warlemberga, che il battesimo de’ fanciulli
era un’invenzione diabolica ; che per esser efficace doveva rinnovarsi quando essi giungevano
all’età della ragione; che tutli nel mondo avevano il diritto di predicare il Vangelo; che non
v’era bisogno nè di chiese, né di sacerdoti, ecc.,
ed ebbe molti seguaci. A lali dottrine, che pel
nuovo battesimo predicato avean fatto dare ai
discepoli il nome d’Anabatti.'t'.^, altre se ne congiunsero che tutta scoiP;^onevano l’economia so'
ciale. Volevasi o*-;, ^^sa in comune, abòlite tutto
le leggi, i,nposie;il prete Tommaso
Munc' , ...
.or facevasi di queste massime precipuo propagatore. 11 popolo, da lui suscitato, insorgeva
e correndo alle chiese le devastava. Ad opporre
un argine a quel torrente riuscirono vani gli-
2
(IcH’Eufrate; e nella più gran parte della prefettura di Babilonia.
È nn grand’errore l’immaginare che Babilonia non contenesse che pochi Giudei al tem
o di san Pietro: il fatto como Giuseppe testiQca, che il lor numero contava « infinite
« moltitudini (miriadi), le quali non era possi« bile di calcolare» [Antiq., XI, 5;. Filone
puro dice che a quell’epoca i Giudei facevano
« quasi la metà degli abitanti » (Filonk , De
Vertutibus . Ed il commercio allora tra Babilonia e Antiochia, e tra Antiochia e Gerusalemme, era incessante. Da Babilonia, principal
sede dei Giudei fuori di Palestina, fu mandato
ogni anno a Gerusalemme una contribuzione ,
la cui scorta coniava ordinariamente 40 o 50
mila uomini, che vi andavano per le gran foste
Gius., /Int., LXVIII,, 9). Che cosa dunque può
os.sere più naturale e probabile se non che l’apostolo della Circoncisione andasse da quando a
quando fuori di Gerusalemme per visitare i suoi
compatriotti sparsi per tutla la Giudea, nella
Siria, nell’Asia Minore e Babilonia? Qual cosa
più improbabile ch’egli visitasse la Grecia,
quasi del tutto abitata dai Pagani? o che facesse
il viaggio a Roma, che era, almeno ottocento
leghe distante da Gerusalemme, e che conteneva non più di ottomila Giudei? (Gius.,
XVIII, 2:. Bisogna ricordare che il viaggio
di Paolo per mare da Gerusalemme a Roma
occupò sei mesi. Come è probabile che san Pietro visitasse Roma, la quale città era da tempo
in tempo abbandonata da’ Giudei, che venivano
scacciati da esso por un decreto imperiale, il
quale era ancora, e più rigorosamente, applicato a’ Cristiani? Non v’ha dubbio che se fosse
stato suo dovere, o lo spirito di Dio glielo avesse
ordinalo, l’apostolo vi sarebbe andato ; ma ò
prqcisamente in quistione se a lui era comandato d’andarvi, e se si possa trovare qualche
sforzi di Lutero; si bisognò ricorrere alle milizie
de’ principi tedeschi, per opera delle quali gli
Anabattisti furono trucidati o dispersi; Slorch
e Muncer, costretti ad esulare, percorsero la
Svevia, la Franconia, la Turingia, infiammando
colle loro prediche le passioni del popolo. Pfiffer
si uni a loro, dicendosi mandalo da Dio pi'r
«sterminare i nobili. Tutte le campagne della
Germania erano in armi;gli Anabattisti le trascorrevano facendovi crudelissimo scempio di
quanli ricusavano aderire alle loro opinioni; i
magistrali erano deposti, le leggi tacevano, la
società andava in soqquadro. 11 langravio d’Assia,
raccolto un buon nerbo di soldati, marciò contro
Muncer, lo vinse, e diello in mano al carnefice
(1525). Slorch potè salvarsi in Isvizzera, dove
sparse le sue dottrine, finché i magistrali di
Zurigo non l’ebbero, ad istanza di Calvino, di là
pure allontanalo. Cacciali dalla Svizzera, dall’AIsazia, dalla Ger?iania, gli Anaballisti ripararono
in Olanda, dove furoZ"® perseguiti da’ luterani.
Passarono a Munster, vi soù.'®""®''° terribile
assedio, diretto dallo slesso vesco Munster,
<5 vi governarono forsennatamente per ÌC SP®*'"
di due anni ; ma caduta la città in mano u
vescovo, gli Anabattisti vi furono in gran parte
trucidati; un residuo soltanto potè fuggire in
Olanda. Abborrili da’ cattolici del paro che da
iot» di prova dcH’essere mai stato san Pietro
inviato alla capitale del mondo. E noi afformiamo, od ora cerchiamo di far palese, che
veramente non vi esiste nessuna prova, nò nella
Bibbia, nè negli scrittori ecclesiastici dei primi
secoli, di una tale missione. La carica ch’egli
ebbe di limitarsi « alle pecore smarrite della
casa d’Israel », pecore cho il .suo Signore, risorto dal sepolcro, di nuovo gli comandò di
pascere; il picciol numero de’ Giudei che si
trovavano a Roma; le gran moltitudini di essi
che dimoravano nella Palestina, in Babilonia, ecc.; la vecchiezza dell’aposlolo; la gran
distanza fra Gerusalemme o Roma; le diverso
lingue che si parlavano no’ due paesi; le leggi
e le persecuzioni a Roma; ed il fatto che Paolo
c Barnaba furono specialmente mandati ai Pagani; tutte queste cose, nella mancanza di qualunque certa prova a favore deH’opposlo argomento, ci vietano di credere alla probabilità
cho san Pietro avesse mai fatto il viaggio in Italia. Abbiamo detto nella mancanza di qualche,
certa prora dell’opposto; ed abbiamo già mostrato che la Santa Scrittura non dà verun sostegno all’asserziono che san Pietro in persona
fondò la Chiosa a Roma; all’incontro, cho tutto
ciò che di(jp la Bibbia ò affatto per l’opposto ,
ed ora corcheremo d’investigare tutta la testimonianza delle prime autorità ecclesiastiche.
Ma prima consideriamo ancora un poco ciò
cho dicono gli scrittori contemporanei, vale a
dire gli scriltori del Nuovo Testamento.
Abbiamo già menzionato le due distinte parti
nella Chiesa, e veduto quanto era noce.-isario
cho per ciascuna d’esse fosse stabilito un distinto ministero. Ascoltiamo un poco san Luca
(Atti, XV, 1, 2): t Or alcuni discesi da Giudea
« insegnavano ai fratelli, se voi non siete cir« concisi secondo il rito di Moisè, voi non po€ tele esser salvati ; onde essendo nato turba
gli Evangelici tutti, gli]Anabattisti, dopo la ruina
di Munster, continuarono a propagarsi, dividendosi però in più sótte.
Ignorasi come e da chi le anzidette dottrine
furono introdotte in Italia; da taluni se ne attribuisce l’iniziativa a Michele Servel, da altri I
pochi Ariani e Anabattisti venuti dalla Svizzera;
gli è certo però che le chiese della penisola, e
segnatamente quelle di. Napoli, di Venezia e di
Vicenza, ne rimasero infette; è certo altresi che
i propugnatori di esse ispiravansi nelle opere
del celebre Aragonese e tenevano seco lui segreta corrispondenza. Il Melantone fece di tutto
per estirpare il rtial seme dalle Chiese italiane;
ma i suoi sforzi a nulla giovarono: le teorie
combattute anziché perder credito progredirono,
acquistando nuovi ed anche illustri seguaci, tra
i quali Camillo Siculo, Francesco Nigero, B.
Ochino, Gentile Alciali, Blandrata, ecc. Codesta
setta, che mirava a purgare la fede protestante,
del modo stesso che i protestanti avevano purgalo la fede cattolica, riunivasi in private conferenze nel Veneto, e particolarmenle a Vicenza;
col decorso del tempo diventò celebre e fu chiamala Soctnismo, da Lelio Socino ch’erane il capo.
Queslo ardilo novatore, nato da illustre famiglia
senese, coniava appena venti anni quando si pose
alla lesta degl» Aotitrinitari d’Italia. Era d’animo
« mento e quistione non piccola di Paolo e Bar« naba contro a loro, fu ordinato cho Paolo e
« Barnaba ed alcuni altri di loro salissero in
« Gerusalemme agli apostoli ed anziani per
« questa quistione». E così un decreto fu fatto
e mandato loro dallo mani di Giuda e Sila, con
Barnaba e Paolo, dicendo non esser obbligatorio che ai Gentili fosse imposto il peso della
Circoncisione. Da ciò si vede l’esistenza di quello
due parti, e si vede pure cho gli apostoli della
Circoncisione dimoravano a Geru.salemme. San
Paolo altres'i caldamente insiste, scrivendo ai
convertiti di Galazia, contro la necessità di a.ssoggottarsi per un momento alle os.servanze
giudaiche cerimoniali le quali egli denunzia
como « tìwti elementi »; ed assicura i Galati
che se fossero circoncisi, « Crislo loro non ap« profitterebbe nulla »; perchè, dice, si metterebbero sotto il dovere di mantenere l’intera
legge, non trascurandone neppure un punto,
se in alcuna maniera volessero per essa giustificarsi appo Iddio (Cai., capi li, IV). E si sa
come l’apostolo de’ Gentili fece aspro rimprovero all’aposlolo della Circoncisiono, perciocché
questo aveva dato retta alla falsa dottrina ed
alla falsa pratica in ciò che riguardava i Gentili; ed aveva temuto quei della Circoncisione,
i quali giunti non era molto tempo dappresso
a Giacomo, dimoravano allora tra i convcrtiti
Gentili in Antiochia [Galat., Il, 11-21). Si
legge, nogli Atti, XXI, 1-25, come Giacomo
e coloro che erano con lui, mentre si rallegravano del buon successo di Paolo tra i Gentili,
nullameno lo persuasero di purificarsi secondo
la Legge di Moisè, insieme con quattro uomini
i quali avevano un volo sopra di loro, affine
di contentare tante migliaia di Giudei zelanti
della Legge, e farli sicuri che egli, almeno, osservava quelle cerimonie che tuttavia non erano
obbligatorie ai Gentili. Paolo, volendo essere
ardente, d’ingegno sveglialo e collo, e'malgrado
nutrisse sentimenti eterodossi seppe cattivarsi e
mantenne sino agli estremi della vila l'amicizia
di Martire, Zanchio, Bullingero, .Melantone e
dello stesso Calvino. Nel 1546, scoppiata la prima
persecuzione in Venezia, Lelio Socino dovette
’abbandonare il territorio della Repubblica, per
sottrarsi colla fuga alla sorte di parecchi suoi
compagni, i quali per affari religiosi furon messi
in arresto. Duranle l’esilio visitò la Svizzera,
l’Alemagna, la Polonia, propagando colla voce
cogli scritti lé sue dottrine, di cui, venendo a
morte, lasciò erede e apostolo il nipote Fausto,
il quale pervenne a fondere nella sua setta gli
Unitari di Hakow.
11 Socinismo si diffuse indi a poco in Transilvania, in Austria, in Olanda, in Inghilterra, in
America; da per tutto contò numerosi proseliti,
e fra quesli varii personaggi eminenti per dottrina e per virtù. 1 principii religiosi di questa
sella sono spiegati ne’ due Catechismi ii lìakow,
scritti uno da Fausto Socino e l’allro da Schoman.
(conlimia.)
3
« a tutti ogni cosa », fece come gli era stato
detto (ver. 26); e quale fu la conseguenza della
sua condotta ? Egli fu preso da’ Giudei dell’Asia
come uno che aveva predicato dappertutto contro la nazione, contro la legge o contro il tempio dei Giudei (ver. 27, 28); e tutta la città fu
commossa (ver. 30, 3)). Si vede dunque quanto
era impossibile che un apostolo per i Giudei
adempisse la missione d’un apostolo per i Gentili, e viceversa ; e si può giudicare chc cosa
difficile sarebbe stato per san Pietro di dover
predicare a vicenda ai Giudei e ai Pagani entrambi, non essendo egli nè sotto la protezione
dei Giudei, nè cittadino di nascita deH’Imperio
romano, mentre san Paolo, che fu l’un e l’altro,
tanto diiBcilmente si salvò in vita, allorché egli
dichiarò che il signore l’aveva « mandato lungi
« ai Gentili » {Atti, XXII, 21). Che più gran
prova si può dare, almeno di genere negativo,
che Giacomo, Pietro e Giovanni specialmente
orano « le colonne » doll’apostolato dei Giudei,
ed esclusivamente gli aposloli della Circoneinione; e che per conseguenza san Pietro non
mai trasferì la sua sede apontolica da Gerusalemme a Roma? Il linguaggio di san Paolo è
decisivo, e mostra che il suo ministero fu limitato ai Gentili, e quello di san Pietro ai Giudei.
« Colui che aveva potentemente operato in Pie« tro per l’apostolato della Circoncisione, avea
« eziandio potontemente operato in me inverso
« i Gentili » .{Gal., II, g)- Ancora: t Iacopo,
t Cefa e Giovanni che son reputati essere co
« lonne......diedero a me ed a Harnaba la mano
« di società acciocché noi andassimo ai Gentili,
« ed e.isi alla Circoncisiono » (ver. 9). Ed ancora un’altra volta, nella seconda epistola ai
Corinti, capo X, ver. 13-16, egli dice: € Ma
t quanl’è a noi non ci glorieremo all'infinito;
« anzi secondo la misura dello spartimento chc
« Iddio ci ha spartito per la nostra misura, ci
« glorieremo d’esser pervenuti infino a voi nella
« predicazione del Vangelo di Cristo, non glo« riandoci all’inOnito delle fatiche altrui, ma
« avendo speranza che, crescendo la fede vo« stra, saremo in voi abbondantemente magni« ficati, secondo il nostro spartimento; e anche
« che noi evangelizzeremo nc’ luoghi che son
« di là da voi »; il che vuol dire nelle regioni
de’ Gentili al di là di Corinto, in sino pure a
Roma; perchè san Luca c’insegna che Paolo si
miso noU'animo di andarvi, e dichiarò « mi
«conviene ancora veder Roma» [Atti, XIX, 21):
e anche che il Signore gli apparve in Gerusalemme, dicendo: t Paolo, sta di buon cuore ;
* perciocché come lu hai renduta testimonianza
« di me in Gerusalemme, così convienloti ren
* dere ancora a Roma » {Atti, XXIII, H). San
Paolo stesso ci dice, nel primo capitolo della
sua lettera ai Romani, quanto di continuo
* pregò nelle sue orazione di poter venir a loro,
« desiderando sommamente di vederli per co« municar loro alcuni doni spirituali » ; affine
di aver « qualche frutto tra loro come ancora
« tra gli altri Gentili; essendo debitore ai Greci
« ed ai Barbari, ai sani cd ai pazzi » {Jìom., I,
10-14). Le sue parole eziandio nel capitolo quindicesimo, ver. 20, ci fanno chiaramente intendere la regola della sua condotta, che era di
MOK INFRAMMETTERSI FRA I LIMITI ASSEGNATI AGLI
APOSTOLI DEI GIUDEI. Ei'scrivc loro «come per
ricordo, per la grazia che gli era stata data da
Dio, per essero ministro di Gesù Crislo appo
i Gentili,.... predicando da nprusalemme infino
airillirico il Vangelo di Cristo, specialmenle in
quei luoghi dove non era già fallo menziono di
Crislo; per non edificare sopra il fondamento
altrui » [Hom., XV, 15-24). E non molto prima
della sua morte ei dichiara coti forza cho a liti
era stato commesso « l’iifTìzio del banditore, od
apostolo, e dottore d«’ Gentili* (2* Tim., I, II).
Tuttavia è vero chc san Pieiro fu adoperalo dal
Signore per introdurre certi Gentili nella Chiesa
al tempo della conversione di Cornelio; ma ciò
non fornisce punto argomento contro la regola
già stabilita, che i dodici specialmente furono
chiamati ed ordinati per essere gli aposloli delle
« pecore smarrite della casa d'Israel »; e che
Paolo e Barnaba furon chiamati « come gli apo
* sloli de’ Gentili ». Lo parole che abbiamo citalo non sono semplici opinioni, nè supposizioni , neppure leggende ; esso sono citazioni
della Santa Scrillura, son falli, principii, affermazioni, di uomini contemporanei, i quali scrivevano ispirati di Spirito Santo. E disaminando
questa prova nolla sua estensione si ha per conclusione irresistibile che san Pietro, come apostolo per i Giudei, con una carica speciale ed
esclusiva alla Circoncisione, twn ebbe mica
missioiu ai Gentili, nè pf.r conseguf.sza a Roma.
Proseguiremo la settimana ventura Io stesso
argomento. F.
IL MEZZO DI BEN CONDURSI
Io discorrevo non è gnari con una fanciulla;
anima seria, che fu guidata ai piedi del .Salvatore
dal sentimento de’proprii peccati, e là vi trovò
la salvezza per la fede, la pace di Dio , la gioia
del perdono, e la sicurezza della vita eterna.
Elisa mi parlava senza ritegno e con ingenuità
delle sue esperienze spirituali; ella riconosceva
con tristezza che la vita cristiana si sviluppava
assai lentamente nel suo cuore — se pure si sviluppava.
Impegnai la mia giovane amica a pregar molto
eachiedere al Signored'inclinarlaalla preghiera,
quando il suo cuore non ve la spingerà; l’esortai
non soltanto a leggere, ma a studiare la buona
Parola di Dio, ad appropriarsi direttamente le
preziose promesse del Salvatore e ad affaticarsi
per conformare la sua Vita alle sante direzioni
ch’Egli ci dà; in ispecie io la sollecitai a fare dell’amore infinito di Dio e della grazia ineffabile
ohe -ci accordò in Gesù Cristo l’oggetto abituale
delle di lei meditazioni, invitandola a riguardare
sempre più a Dio, sempre meno à lei, onde trovare la pace, la sicurezza e la gioia in un colla
forza.
Poi le dissi: « Provate mai a lavorare, secondo
i vostri mezzi, per l’opera del Signore? Voi avete
de’ vicini; entrate mai nelle case loro per dire ad
essi qualche parola affettuosa e cristiana? Quando taluno è malato, andate voi a visitarlo , per
soccorrerlo s’è povero, e per parlargli in ogni
caso del medico delle anime? Vi offerite voi di
leggere alcuna parte della Bibbia od alcun trattato religioso a’ vecchi o ad infermi trattenuti
nelle abitazioni loro? Obbligate mai de’ fanciulli
a recarsi da voi, al fine di parlare ad essi del Signore Gesù?......»
Elisa orasi assai poco dedicata a simili cose ;
Io riconobbe. — » Ma, diss’olla, ciò è difficile....
10 non sarei bene accolta; forse mi riocvcrebbero,
ma per riguardo a me, per non offendermi, e il
cuore non vi entrerebbe per niente. E poi, io, sì
mal disposta, si debole nella vila spirituale, si
indegna del nome di cristiana, come posso discorrere dol Signore e dell'amor suo? L’amore
di Dio, ch'io sento cosi poco e cosi male contraccambio!....... •
— « Voi conoscete il sig. Carlo D.....mia cara
amica; egli si trova in una posizione di fortuna
che gli permette di non privarsi di nulla; buon
nutrimento, cure sollecite, visite frequenti di un
dottore giustamente celebre; egli ha tutto. Nondimeno si duole sempre, prende sempre delle
medicine, si ritiene sempre ammalato. Son ben
tre mesi, io penso, che non lo vidi fuori ».
— <t Senza dubbio, mi diise Elisa, ed è precisamente perchè non esce e nou agisce, ch'egli si
trova sempre malato. Per abitudine, a canto al
fuoco, ei chiede ad ogni istante a se stesso r<e ha
qualche male sconosciuto; non prende alcun alimento senza trepidare, temendo di provarne i
cattivi effetti. Giudicatelo per questo curioso particolare: viene assicurato ch’egli si tocchi il polso
almeno venti volto al giorno. Mio padre gli dice
spesso, con la famigliarità che gii concede la
vecchia loro amicizia: Carlo, credimi, abbandona
11 letto di buon’ora; va, corri alla campagna, invigila i tuoi lavoratori, spiega dell'attività, scuoti
l’apatia, tu ti logori caro mio; nulla di meglio
che l'esercizio por dare un eccellente appetito,
procurare un placido sonno e fortificare la salute ».
— '< Ebbene! mia cara Elisa, ciò che vostro
padre dice al suo amico riguardo alla sanità del
tiorpn. io re lo dico p«r 1.i salute dell’anima :
nulla meglio deH’csercizio. Son avete voi lotto
nel libro de' Proverbi: — Colui che inaffia sarà
pure egli stesso inaffiato ? — Eccovi il mezzo di
ben condurvi.......»
(Dalla Vie Chrétienne).
IV » or j[ sK M e:
Valli valdesi. — Progetti di emigrazione. —
(yostra corrispondenza). « Venerdi 15 corrente
ebbe luogo un'adunanza di 600 persone e più,
nel tempio di Torre, per discutere intorno alla
alla quistione importantissima dell’emigrazione.
La Società deH’L^Jiio^ cristiano-valdese, vedendo gli spiriti vivamente preoccupati in proposito, aveva promosso cotesta assembjea generale,
e molti rappresentanti di tutte Iciparrocchio della
valle di Luserna risposero all’appoJlo. Il voto
della radunanza trasse il sig. B. Malan, pastore,
alla presidenza e dopo alcune parole, d’introduzione pronunciate da lui, si aperse la discussione.
« Il sig. Beri di Torino nutriva il desiderio cho
la parte povera del popolo valdese trovasse in
un’industria lucrativa e generale il modo d’uscire
dalla sua condizione di miseria; egli vede ancora nel seno della popolazione varii mezzi intentati, e riconosce con dispiacere che l’oppressione passata' abbia distrutta iii molti l’energia
della volontà, e gli abbia per conseguenza resi
inetti alle intraprese assai difficili dell’emigra»
zione, e sotto questo duplice aspetto desiderava
che si avesse evitato una così estrema misura;
ma il voto di gran parte della popolazione parendogli chiaramente espresso pel concorso degli
intervenuti, molti dei quali han deciso d’abbandonare la patria loro, crede cbe ora non resti .se
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non che a fissare la scelta di uua patria novella.
Il sig. Bert, seuza voler eutrare nella discussione
dei particolari, insiste affinchè i Valdesi rinunzino al pensiero di trasportarsi in America, e
scelgano di preferenza la Sardegna. Egli propone che , seduta stante, venga scelta una commissione di 5 membri onde occuparsi dell'argomento.
c II Moderatore Revel non fu mai partigiano
dell’emigrazione lontana, ma non saprebbe trovare espressioni abbastanza energiche per distogliere i suoi fratelli dal piano d'una colonizzazione nella repubblica Argentina, proposto da
alcune persone allo scopo di soddisfare in njiodo
•qualunque al bisogno pressante di uscire dallo
stato angoscioso presente. Egli fa un’orribile
descrizione di questo paese, dove la più parte
-degli abitanti sono ancora pagani, e dove i cristiani sono i discendenti dei crudeli coloni del
tempo dei Pizzarri e dei Cabrai : però gran numero degli intervenuti non si lasciano intimorire
da cotesta pittura, e ritornano al loro progetto
della repubblica Argentina.
« Il sig. pastore Moreì, in particolare, fa sentire
che il paese aperto all’emigrazione, dietro proposta del sig. Castellanos, vicino a Santa Fè, non
è cosi sconosciuto nè pericoloso come si vuole,
far credere; che le offerte di territorio e di anti-,
cipate per le spese di viaggio sono» cosi vantaggiose da sfidare la concorrenza ed il cambio
deH’America contro la Sardegna ; tuttavia, aggiunge, il suo scopo essere quello d'aprire uua
strada a’ nostri poveri ridotti aU’estremo, e che
egli incoraggierà sempre, cadendo il piano che
sostiene, una partenza per la Sardegna.
«Il sig. Canton legge dei particolari assai tristi
sullo stato di spogliamento completo in cui si
trovano molti de' coloni svizzeri che si recarono
a Rio-Janeiro , senza fondi, senza precauzioni,
seuza guarentigie.
« L’ora essendo già tarda, si giunse alla duplice conclusione, che l'emigrazione è reclamata
dallo stato di privazione di molte famiglie e dallo
spirito della popolazione ; ma che la quistione
non è ancor ben matura per uno scioglimento,
e richiede più ampie informazioni. La Società
dell’Unione cristiana avendo chiesto che la Tavola fosse incaricata d’occuparsi dell’argomeuto,
molti membri fanno l'osservazione che riporre
l'affare nelle mani dell’Amministrazione, che è
già sopraccarica di lavoro e di cui varii membri
sono opposti al principio dell'emigrazione lontana, sarebbe ritardare l'eseguimento di un piano
che esige grande concentrazione di forza e di
mezzi : null'bstante l'Assemblea persistendo a
chiedere che la Tavola prenda sopra di sè la
cosa, il Moderatore risponde che se si tratta di
por mano all’opera onde effettuare l'emigrazione,
la Tavola non può incaricarsene, ma se vuoisi
ch'ella somministri le nozioni desiderabili, non
si ritrae affatto dal lavoro correlativo, e darà a
tempo opportuno comunicazione dell’esito delle
sue ricerche.
« Speriamo che l’importanza dell'Assemblea
del 15 sarà stata compresa dalla venerabile Tavola e che sarà in grado, colla benedizione di
Dio che abbiamo implorato alla fine della seduta,
di trovare un’uscita per la nostra popolazione
che, ad onta di ogni teoria ed opinione, emigra a
centinaia verso i grandi centri della Francia meridionale, dove, sedotta dall’esempio, compromette in modo fatale la moralità e la vita sociale
del nostro popolo, per abitudini di licenza e di
iadif/erenza religiosa, dannose alla famigliar alla
chiesa e allo Stato.
« È un oggetto che raccomandiamo alle preghiere ed alle cure de' nostri amici ».
Il vostro aff. ***
Asti. — Uno fra 1 benefici effetti della confessione aorìcolare. — Il fatto seguente leggesi nel
Cittadino che ripetutamente ne guarentisce la genuinilh :
« In un processo che appartiene ad una diocesi
di nostra particolare conoscenza ed, ecclesiasticamente parlando, dipendente da un vescovo
pure a noi molto noto, avvenne recentemente
il seguente fatto che possiamo guarentire in tutte
le sue particolarità.
« Un onesto e dotto sacerdote, parlando cou
un suo amìiep della proclamazione del dogma
della sine label ebbe a dire che, a creder suo, la
Chiesa sarebbe stata egualmente salda ed incrollabile anche senza lale proclamazione, la quale
poteva essere stata suggerita più presto da motivi politici che non da fini essenzialmente re-'
ligiosi.
« L'amico, uomo dabbene, ma di pochissima
levatura e di assai debole carattere, va a confessarsi e dichiara al suo direttore spirituale, essergli sorto nell’animo qualche dubbio sulla labe
dietro osservazioni fattegli da un ecclesiastico.
« Il confessore non si sta contento a combattere ed a tentar di rimovere que' dubbi, ma impone per condizione dell’assoluzione al penitente
l'obbligo di palesargli il nome dell'ecclesiastico
prevaricatore, e di più l’assenso di far conoscere
tal nome al vescovo.
« Il penitente rilutta per qualche momento, ma
infine cede, riportando per mezzo della strappatagli denunzia l'assoluzione. Dopo pochi giorni
ei viene chiamato ia Curia a far deposizione formale di quanto aveva asserito nel confessionale;
e non passa molto tempo che un decreto vescovile sospende ipso facto a divinis il sacerdote che
confidenzialmente av«va fatte le anzidette osservazioni sulla proclamazione della sine labe!!!
Toscana. Pontedera, feb. 1856. — Nupri processi per motivi di religione. — « Come vi annunziai con altra mia, furono processati in via
economica diversi individui per motivi religiosi.
Compilato che fu il processo, questa Delegazione
lo rimise alla Prefettura di Pisa, e là quel Consiglio di Prefettura (cosa strana!) disse come Pilato nella causa di Cristo: « Non trovo maleficio
alcuno in questi uomini », e se ne lavò le mani.
Ma questi uomini è necessario che siano condannati; la loro condotta è uno scandalo che può
essere pernicioso per la nostra bottega; mancheranno a noi dei testimonii per farli condannare
in un pubblico giudizio? e non sono a nostra disposizione, come son sempre stati, gl'ignoranti,
i superstiziosi, gl'ipocriti ed i leccazampe ? non
dobbiamo arrenderci alla prima..... Cosi raziocinarono gli amanti paspri del gregge di Cristo, e
per questa via si mossero in traccia della pecorella smarrita!
« Il nostro devoto Gorerno adunque sta istruendo un nuovo processo, in tutta regola, facendo
tesoro delle coscienziose deposizioni dei testimonii soliti interloquire in cause siffatte, cioè,
d'ignoranza, ipocrisia, superstizione e leccazampe
che per aostra disgrazia non è penuria di tali soggetti in questo religiosissimo paese.
« Freme il piccolissimo numero delle sensate
persone che benché non molti, pure ve ne sono
di quelli da potersi ascrivere a questa categoria:
ma la paura, quasi sempre scambiata con la prudenza gli sequestra le parole sul labbro.
« Il pazzo popola (nome troppo specioso per
queste macchine ambulanti) ansioso aspetta, con
giubila, il giorno di queslo Auto da fè: e già pre
conizza ergastoli e galere; per questi scomunicati,
die non credono neppure nell’anime sante del purgatorio.
« Ecco quanto succede nel bel paese, qua dove
il il suona! (N. corrisp.)
Un altro corrispondente ci trasmette su questo stesso fatto i seguenti particolari':
« Una trentina incircA di cristiani di Pontedera
sporsero, or son pochi mesi, una supplica all'ambasciadore inglese, lord Normanby, pregandolo
a intervenire « officieusement » a prò di loro
presso il ministero toscano onde fossero lasciati
tranquilli. Lord Normanby acconsenti, e l’effetto
delle sue premure si fu la promessa fattagli dal
duca di Casigliano, da Baldasseroni e da Landucci che non sarebbe dato seguito al processo
già intavolato contro quei di Pontedera. Ma scorse alcune settimane, e quando i fratelli cominciavano a credersi sicuri, eccolo ad un tratto
che ricomiucia dietro le istanze del cardinale
Corsi arcivescovo di Pisa, precipuo promotore
di queste persecuzioni. Lord Normanby pregato di
nuovamente intervenire, non rifiutò di farlo; ma
gli fu dal Ministero risposto che l'affare era
troppo grave ; die era indispensabile spingere
avanti il processo; che la cosa era in mano ai
tribunali, e che non poteva il ministro di una
nazione cosi gelosa della libertà dei tribunali
quale era l'inglese, trovar cattivo, ecc., ecc., il
resto s’intende».',-Appenasaremo informati del ri
sultato di questa nuova persecuzione iniziata
contro i nostri fratelli, ne faremo partecipi i nostri lettori: intanto preghino perchè dai processati in numero di sette o nove sia resa davanti ai
giudici, quella buona testimonianza |aH’ETangelo
ohe ne assicurerà il trionfo.
Inghilterra. — Osservanza della Domenica.
— Ognuno conosce quanto sia grande l’osservanza della domenica nel regno unito della Gran
Brettagna. Le affollate strade di Londra restano
deserte in quel giorno, e non s'incontra il popolo che quando va in chiesa nelle ore destinate al servizio divinò. Ma gli Scozzesi sono
in ispeciale modo distinti in questo particolare;
poiché dessi non solo non ammettono nè musica
nè divertimenti d'alcuna sorta in quel giorno,
ma nemmeno leggono le gazzette, o scrivono lettere, se non per qualche estrema necessità; ed
alcune famiglie preparano il sabato a serali loro
pranzo per la domenica. Alcuni del partito liberale, che vorrebbero tali costumi mitigare, sedenti nel Parlamento hanno fatto la mozione
perchè al popolo fosse permesso per alcune ore
nella domenica di visitare il Museo britannico,
e il Palazzo di crisUllo, sotto il pretesto di spandere l’istruzione nel popolo. Questo è il secondo
téVitativo di tal genere che si fa nel corso di due
anni. E siccome eravi l’apparenza, che nella Camera dei Comuni un qaalche resultato favorevole sarebbesi ottenuto, una deputazione di ISO
gentiluomini de’ più iniluenti del regno, con alla
testa il primate d'Inghilterra l’arcivescovo di
Contorbery, si presento a lord Palmerston colla
petizione che un tal permesso non venisse accordato. Nè qui si arrestò il movimento. In tutte
le parti del regno si fanno assemblee per chiedere al Parlamento che l’osservai^a della^dom«nica sia lasciata intatta; e gli abitanti nei quartieri intorno ai giardini di Kensington hanno
fatto dimaude' che le bande che suonavano la
domenica a sera nella scorsa estate, non suonino
altrimenti nell'estate futura. I giardini di Kensington sono nna continuazione di Hide-Park,
a St.-James-Park e il Park contiguo al palazzo
della regina. E queste bande principiarono a
suonare, allorché venne in Londra la banda della
Guardia Imperiale di Parigi per fare onore alla
regina.
GroH.oA Dommleo gvr«nt«.