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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
SelUmanale
della Chiesa Valdese
Anno XrVII - N. 11
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TORRE PELLICE - 17 Marzo 1967
AmmÌD. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
PER LA DOMENICA DELLA GIOVENTÙ’
ECHI DEL COMITATO ESECUTIVO DEL C.E.C. RIUNITO A WINDSOR
Al primo banco Una dichiarazione sul couflitto vietuamita
Giorno (li confermazioni: un banco (li catecumeni (quello (lavanti al
tavolo (li S. Cena, che di solito è
vuoto), forse fino a ieri capelloni o
portatrici di minigonna, più dignitosamente conciati appena per un
giorno, davanti allo sguardo severo
di chi li ha visti e giudicati ieri
(che, del resto, non giudica solo i capelloni), davanti allo sguardo competente di chi sa di moda (siamo
uomini - o donne -: è inutile pretendere anche solo per questo giorno un’ascesi psicologica del nostro
buon gusto intorno al vestire, che
del resto sarebbe inutile), davanti
allo sguardo di chi spera che da
quel banco nascano le più belle
energie per la chiesa (di domani,
naturahnente; oggi, così come sono,
verrebbe voglia di dire « Maestro,
sgridali »).
In questa chiesa i giovani entrano : saranno come chi li guarda o
saranno diversi? Sono già (juello
che saranno? Essi sono convinti di
sì; i loro genitori sono convinti di
no. Perchè questi ritengono d’essere
cambiati, cioè di aver messo giudi
dali »). Sapranno di questo fare la
loro libertà di credenti, che rompe
veramente l’economia del presente
secolo, oppure ne trarranno soltanto occasione per tpialche stravaganza esteriore? Comprenderanno che
l’impuntarsi su una questione come
la lunghezza dei capelli — sia per
farli tagliare agli altri, sia per non
tagliarli, a dispetto dei più — è una
fuga dai problemi reali? Se lo comprenderanno, sentiranno echeggiare
più violento contro di loro il « Maestro, sgridali ». In questo, però,
avranno la conferma di avere elevato al Maestro il più vero « Osanna ».
Claudio Tron
Windsor (soepi) — Il Comitato esecutivo
del Consiglio ecumenico delle Chiese ha tenuto, a metà febbraio, la sua sessione semestrale al castello di Windsor. I membri del Comitato sono 14, provenienti da vari paesi
(USA, Gran Bretagna, URSS, Germania,
Svezia India, Ghana, Argentina, Borneo, Filippine, Grecia, Cecoslovacchia); rappresentano 223 Chiese protestanti, anglicane, ortodosse, vecchio-cattoliche viventi in oltre 90
paesi. Presiedeva il dr. F. C. Fry, presidente della Chiesa luterana in America.
Il Comitato ha adottato a larga maggioranza una dichiarazione sul Vietnam in cui
« constala con rincrescimento che gli Stati
Uniti, dopo una breve tregua, hanno stimato necessario riprendere i bombardamenti
sul Nord-Vietnam. Condividiamo la delusione e l’inquietudine di milioni di uomini davanti allo scacco delle parti in lotta, che non
miiiiniiinpiiHKiiimimiiiimiimiKiiiK
COMUNICATO OmA COMMISSIONE DEL I DISTRETTO
Crisi mineraria
in Val Germanasca
RicortJiamo a tutte le comunità
che, per decisione della Tavola
Valdese, la Domenica delle Palme
sarà la « Domenica della Gioventù » (in considerazione del fatto
che per molte chiese in quel giorno i catecumeni professano la
loro fede) e che la colletta ivi rac
: colta andrà alla Federazione Unio.
ni Valdesi, per potenziare 1 attività giovanile.
zio; inlanlo, però, dei conoscenti dicono: (( Era già così da giovane ».
E quel banco di giovani si accorge
che è impossibile che ognuno cambi e che lutti gli altri restino tali e
quali. Perciò desidererebbero essere
presi sul serio.
Ma i giovani non entrano soltanto
in questa chiesa in cui si dà molto
peso alle (jueslioni individuali: alla
lungìiezza dei capelli e del vestito,
al cambiamento (Ielle idee (che non
ha niente a che fare col ravvedimento evangelico: significa soltanto passaggio dalle utopie giovanili allo
scetticismo rassegnato dell’età matura), ai problemi sessuali (di cui
tutti si occuj)ano badando che gli
altri non se ne accorgano) ed altri
problemi di questo genere. I giovani entrano anche in una chiesa dove, condannando l’individualismo,
si intessono relazioni e tensioni, dove si parla della libertà (quella che
dovrebbe esserci nei paesi comunisti) coi cattolici; del papa (quando
se ne parla) coi comunisti che ancora ne sjjarlano; della pace e del dialogo con tutti (fuorché coi fratelli,
con v'ui si può litigare, magari dicendo che si tratta di un conflitto di
generazioni e invocando, come i farisei, (( Maestro, sgrida! »: un modo come un altro di mettersi al riparo dell’autorità invocata proprio da
chi si vuol sgridare o di scaricare
su altri la responsabilità di un’idea
o di un’azione).
I conflitti di generazione non esistono o, quando esistono, sono di
scarsa rilpvanz.3. Il conflitto non sta
fra i giovani seduti al primo banco
e gli adulti che da questo banco si
sono gradualmente allontanati, ma
fra diversi modi di vivere la fede e
soprattutto, fra la fede e l’incredulità. Non sappiamo, è incontestabile, come questi giovani, come voi,
giovani, vivrete l’Evangelo.
Eppure c’è da domandarsi se questi giovani, sia pure a loro esclusivo
vantaggio, non hanno capito (pialcosa che non sempre è stato capito,
cioè che l’Evangelo non è annunziato su ordinazione, neppure (juello dell’ira di Dio (tc Maestro, sgri
La Co.mmissione del I Distretto ha
seguito con attenzione i problemi del
lavoro nelle Valli Chisone e Germanasca e le conseguenti riduzioni della
occupazione in queste zone.
Ora la situazione si è ulteriormente
aggravata per i 100 licenziamenti e la
minaccia di altri 100 o 180 nelle miniere di talco della Val Germanasca.
Questi licenziamenti hanno colpito
non solo i lavoratori più giovani o
quelli prossimi alla pensione, ma uomini con precisi carichi familiari ed
in condizione di non poter essere riassunti altrove per motivi di età e per
il Uvello di silicosi raggiunto in numerosi anni di lavoro nel sottosuolo.
Ricordando la predicazione dei profeti ed il messaggio del Vangelo, la
Commissione riafferma non essere lecito ad alcuno considerare Tuomo
~ creato ed amato da Dio e per cui
Gesù Cristo ha dato la sua vita — come semplice pedina nel gioco degli
interessi economici, privati o pubblici, e che non è parimenti lecito far
ricadere su chi lavora il prezzo pre
ponderante delle trasformazioni tecnologiche, delle difficoltà di mercato
o di speculazioni varie, anche se legittimi in sè e per sè.
Neirimpegno della testimonianza
resa al nuovo mondo di Dio, che riconosce e difende la dignità delle sue
creature, la Commissione si dichiara
pronta, per quanto legittimamente le
compete, ad appoggiare ogni iniziativa ed a ricercare ogni soluzione che,
nel rispetto della legge, conduca alla
difesa ed alla salvaguardia della dignità deU’uomo che lavora.
Frali, 4 marze 1967.
LA COMM. DISTRETTIT.ALE
(V. in 4“ pagina una documentazione
sul'a situazione delta Socie'.à « Talco e
Grafite Valchisone»),
Nel pomeriggio di domenica 12 c. m. varis centinaia di abitanti della, bassa Val Chisone hanno partecipato, a S. Germano Chisone, a un incontro in cui è stato discusso il
tema : « La Chiesa di fronte alla crisi della
Valle », con riferimento alla attività della
(( TalcO'Grafite » e dei cotonifici locali.
hanno approfittalo della tregua natalizia e
del Capodanno per impegnare concreti negoziati. Crediamo che sussista ancora una
speranza sfumata di prudenza. Abbiamo a
cuore di vedere riunite le condizioni che
permettano un'autodeterminazione eventualmente pacifica e completa del popolo vietnamita e, a tale scopo, in un lasso di tempo
il più breve possibile, il ritorno di tutte le
truppe straniere. Ma oggi l’umanità intera
ha il compito di cercare come ci si possa
impegnare sulla via della pace, e questo è
il problema che ci poniamo. La pace non
può essere fatta da una sola delle parti.
Chiediamo quindi con insistenza a tutte le
parti nell’interesse di una giustizia più grande, qualunque siano le ragioni per cui combattono, di prendere delle misure sì da sondare la validità di negoziati anziché proseguire le ostilità. Ecco il centro del nostro
appello: ogni parte, di propria iniziativa e
rispondendo a quelle dell’altra, dimostri la
propria volontà di giungere a una soluzione
pacifica, assumendosene i rischi entro limiti ragionevoli, (seguono le sei proposte pubblicate a parte). Anche se non tutte queste
condizioni vengono adempiute, siamo convinti che l’azione intrapresa in questa direzione da un numero suficiente di governi
segnerebbe una svolta decisiva. La decisione
politica è una responsabilità pesante e i cristiani intercedono per coloro che la portano.
Le Chiese sono incoraggiate dal fatto che i
cristiani assumono sempre maggiore coscienza delle responsabilità che essi portano tutti
insieme e si dichiarano desiderose di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà, cogliendo tutte le occasioni che si presentano per aprire la via a una soluzione
pacifica e a una ricostruzione che già troppo hanno tardato ».
Questa dichiarazione era stata proposta al
Comitato esecutivo dal dr. O. F. Nolde, direttore della Commissione delle Chiese per
gli Affari Internazionali (CCAI); essa è stata poi inviata ai capi di Stato degli Stati
Uniti, del Sud-Vietnam, del Nord-Vietnam,
dell’Unione Sovietica, della Gran Bretagna,
dell’India e della Cina, come pure a U Thant,
segretario generale dell’ONU; è stata pure
inviata alle Chiese membri del CFC e a
quelle che non ne fanno parte, nonché ad
altri organismi cristiani nazionali e mondiali, per informazione e chiedendo il loro appoggio.
Il Comitato ha approvato una relazione
che attira l’attenzione sul « pericolo delle
carestie generalizzate » : la crescita della produzione alimentare indigena non segue la
crescita della popolazione e le riserve mondiali sono in diminuzione.
La medesima relazione tratta della Rhodesia : le sanzioni economiche votate dal Conglio di sicurezza delle N. U. « restano legate
aU’onestà e alla buona fede con cui le nazioni e i loro abitanti le applicano; rimane inol.
tre da dimostrare l’efficacia di tali misure ».
Bisogna tuttavia riconoscere che esse offrono
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
li proposte
Gli Stati Uniti, per creare le
condizioni favorevoli ai negoziati,
dovrebbero cessare i bombardamenti sul Nord-Vietnam.
Il Nord-Vietnam, prima della
cessazione dei bombardamenti, o in
risposta a tale cessazione, dovrebbe
dimostrare, a parole e a fatti, che
è pronto ad avviare negoziai.
Il Sud-Vietnam non dovrebbe
opporsi ai negoziati, ma avviarli accettando che vi partecipi il Fronte
nazionale di liberazione (vietcong).
Poiché le 14 nazioni membri
della Conferenza di Ginevra (compresa la Repubblica popolare cinese) sono sempre impegnati in questa vertenza, occorre che l’URSS e
il Regno Unito, entrambi co-presidenti permanenti della Conferenza,
perseverino nei loro sforzi attuali e
li intensifichino; d’altro can'o, i
membri della Commissione internazionale di controllo (India, Canada
e Polonia) dovrebbero essere pronti
a partecipare al controllo di un armistizio.
Sif Ogni governo, anche se non è
direttamente implicato in questo conflitto, dovrebbe cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica in favore di un interruzione del conflitto.
Tutte le parti più direttamente
impegnale dovrebbero tenere veramente conto delle raccomandaz’-oni
del segretario generale delle N. U.
CONFERMAZIONE
// sì di Dio e H nostro
Ci avviciniamo alla domenica delle Palme, cioè alla ’confermazione dei catecumeni’. In tale occasione è bene che noi
consideriamo ancora una volta la confermazione cosi come avviene nelle nostre
chiese valdesi. Naturalmente sarebbe fuori luogo discutere in queste pagine tutti
i problemi che circondano, in questi ultimi tempi, la pratica della confermazione. Ci limitiamo quindi a qualche osservazione di carattere generale, sperando
che ciascuno di noi, leggendo queste righe, sia spinto a riproporsi il problema
della confermazione.
Se qualcuno ci chiedesse una risposta
riguardo alla confermazione, noi ci troveremmo nei pasticci, in quanto non siamo
ben sicuri sul significato di tale atto. Che
cosa si conferma? Chi è che conferma?
Il catecumeno? La Chiesa?
Oueste domande sono di massima importanza e non è facile scegliere una risposta, senza correre il rischio di trasformare il messaggio biblico secondo la nostra mentalità o le nostre abitudini.
hi’ bene che noi cominciamo col dire
che la confermazione prima di essere un
atto del catecumeno o della Chiesa è un
atto della fedeltà di Dio. I nostri sguardi
sono troppo concentrati sul catecumeno
o sul pastore, dimenticando che se la confermazione ha un senso, lo deve solo al
fatto che l’Iddio di Abramo, di Isacco e
di Giacobbe vuole ’confermarsi’ ancora
una volta (juello che e stato, e, e sara,
cioè l’Iddio del catecumeno. E’ Lui che
conferma il suo Nome, cioè che manife
sta a noi la Sua intima volontà di incontrarci, di stabilire con noi un rapporto
personale, di rompere ogni barriera umana per venire ad abitare in casa nostra.
Da questo punto di vista la confermazione è l’Amen di Dio pronunciato verso di
noi catecumeni. E’ il Sì di Dio, cioè il
Suo confermare ancora oggi quello che è
semj)re stato e (juello che un giorno sarà
per il popolo Suo sparso su tutta la terra.
Il centro della confermazione è quindi
Dio che riconferma tutto ciò che Egli ha
compiuto in Cristo Gesù.
A partire dal Si di Dio, non solo è possibile il nostro sì, anti è con sollecitudine
richiesto dalla Sua azione premurosa mediante Io Spirito Santo. La nostra risposta
è la riconoscente adesione ad un invito
pressante che ci è rivolto. La nostra confermazione quindi non solo segue quella
di Dio, ma in un certo senso ne è anche
il risultato. Per cui è la ’nostra’ confermazione proprio perchè l’Iddio di Àbramo, di Isacco e di Giacobbe è anche il
nostro Dio!
Ma ciò non significa che Dio sia nostro!
Il contrario è vero. Noi siamo suoi perchè Egli si conferma Dio e non un uomo,
cioè Santo e misericordioso. Egli conferma il Suo Patto con noi, malgrado le nostre inadempienze. Egli è fedele ad un
piano che solo la Sua benignità può condurre a compimento.
Ma se siamo suoi ne consegue che la
nostra confermazione avviene davanti a
Lui, come risposta alla Sua, come accettazione del Suo invito. Allora la cosa non
è cosi semplice nè così facile. Non si trat
ta di compiere una cerimonia che, come
tante altre cerimonie ecclesiastiche, mette
un po’ in difficoltà il catecumeno, ma si
tratta di ascoltare in primo luogo il Sì di
Dio! Lo abbiamo ascoltato? Lo ascoltiamo ancora oggi? Ecco che questo ascolto
della Parola di Dio, dell’Amen che Egli
pronuncia per noi è ben più difficile del
sì che noi pronunciamo ad un certo momento liturgico!
E’ evidente che l’ascolto della confermazione di Dio è la nostra vera confermazione. E’ la fede che viene dalEudire e
che si riconferma ogni giorno davanti alla viva voce dell’Evangelo predicato. La
confermazione quindi, prima di riguardare il catecumeno, riguarda tutta la comunità che è chiamata a credere all’Evangelo di Gesù il Cristo.
Il problema si sposta, in quanto non si
tratta tanto dell’atto che si compie annualmente, ma della conferma della Chiesa nella vocazione ricevuta. E qui tutta la
nostra vita ecclesiastica è posta davanti
al bivio: o riconfermare se stessa o accettare che Dio nella sua confermazione ci
rinnovi profondamente.
Dio voglia far udire il Suo Sì affinchè
nella prossima domenica delle Palme la
Sua Chiesa, di cui i catecumeni per Sua
grazia fanno parte, sappia ascoltarlo e
quindi sappia riscoprire la Sua fedeltà
che dura di età in età. Dio voglia darci
l’occasione propizia per riscoprire la vocazione che ci ha rivolta e che ci rivolge
ancora oggi per annunciare la Verità al
mondo Silvio Ceteroni
2
N. ,1
17 ma*zo 1967
Dio (quale?) è morto?
La secolarizzazione
ma è spesso i/issuta,
ha radici cristiane,
oggi, Inori della lede
A PROPOSITO DI MATRIMONI MISTI... KCUMSNICI
Non mentite gli uni agli altri,, (Col. 3:9)
Il Padre Rotondi difetta di informazione - Il Decreto e la nuova praf^si delle tre celebrazioni matrimoniali ■ Una confusione di idee che è al limite dell’oneslù elementare
Nel quadro delle conferenze organizzate
dal rinato Centro Evangelico di Cultura, a
Torino, il past. Paolo Ricca ha tenuto una
conferenza su ’La morte di Dio, una nuova
teologia?’'; da questa conferenza, di cui la
Claudiana prepara la pubblicazione in volumetto nella "Piccola Collana Moderna’’, stralciamo questa pagina quale apporto a una discussione in corso fra noi. Red.
Oggi, sia nella sensibilità comune
sia nella versione che ne danno i
rappresentanti della Death-of-God
Theology, la morte di Dio non è
più avvertita come « scandalo per i
Giudei e pazzia per i Gentili »
(I Corinzi 1: 23), cioè come scandalo per i religiosi e pazzia per i laici.
Oggi la morte di Dio è avvertita solo come un dato di fatto. Non è più
oggetto di predicazione e di confessione della fede, ma è una semplice
constatazione. Se quindi formalmente il tema moderno della morte di
Dio coincide col tema centrale della
rivelazione cristiana, si tratta di cose
sostanzialmente diverse per quanto
concerne i contenuti.
Nel tentativo di rintracciare delle
affinità tra la spiritualità contemporanea e la spiritualità biblica, si dovrebbe naturalmente osservare —
come alcuni, a ragione, hanno fatto
— che il fenomeno stesso della seco
larizzazione ha indubbie radici cri
stiane. E’ noto che i primi cristiani
furono qualificati o squalificati co
me « atei » dai loro contemporanei
non solo perchè la loro era una fede
iconoclasta nei confronti deiraffollato pantheon greco-romano, ma anche e soprattutto perchè essa implicava una vera e propria profanazione di tutta una serie di istituzioni
fino allora considerate sacre (esemplare, a questo proposito, fu la sconsacrazione della figura e del culto
dell’imperatore romano). E’ la fede
biblica e cristiana che liberò l’uomo
dall’onnipresenza del sacro, tracciando quella netta linea di demarcazione tra Creatore e creato, tra
Creatore e creatura, che il mondo
antico non aveva saputo tracciare.
E’ la fede biblica e cristiana che, col
suo annuncio di un Dio che non si
rivela nel Tempio, nelle istituzioni
sacre, ma nella storia profana di un
uomo che non fu neppure sacerdote,
ha debellato l’idea di una necessaria mediazione sacerdotale o ecclesiastica di Dio e, con essa, l’idea della subordinazione del profano al sacro, affrancando cosi il mondo dalla tutela dei sacerdoti e ponendo le
premesse della sua laicizzazione.
In realtà, solo là dove è risuonata
la predicazione cristiana poteva apparire il fenomeno della secolarizzazione e non è certo un caso che la
patria della secolarizzazione sia appunto l’Occidente cristiano. La secolarizzazione moderna ha in fondo
compiuto, senza fede, nei confronti
della clericalizzazione capillare della società attuata dal Medioevo, una
opera analoga a quella avviata, per
fede, dai primi cristiani nei confronti del mondo sacralizzato nel quale
vivevano. E se il processo di secolarizzazione è stato avviato dalla predicazione cristiana nei suoi momenti — invero non molto frequenti —
di autenticità evangelica, se dunque
la secolarizzazione è un fatto non
solo storicamente ma anche teologicamente irreversibile, il compito
della Chiesa non potrà consistere in
un’opera di restaurazione come
quella che il cattolicesimo romano
sta tentando in grande stile; il ritorno a una civiltà teocratica unitaria di tipo medioevale, debitamente
aggiornata.
L’opera della Chiesa sarà invece
in primo luogo proprio quella di
vincere la tentazione di cristianizzare di nuovo questo mondo secolarizzato : essa dovrebbe ormai conoscere, per esperienza, la differenza
sostanziale che c’è tra evangelizzazione e cristianizzazione. La Chiesa
cioè non deve ripetere oggi, sia pure in forme diverse, lo stesso errore
compiuto dalla Chiesa medioevale.
Il primo (anche se certamente non
l’unico!) compito della Chiesa di
fronte al mondo secolarizzato sarà
quello, apparentemente paradossale, di tutelare e salvaguardare la laicità del mondo, della cultura, del
delle
l’uomo stesso nei confronti
pressioni o delle suggestioni neoclericali che sembrano riaffiorare nel
nostro tempo : in certi momenti storici, anche il giogo clericale può essere avvertito come un dolce giogo
e un carico leggero.
Ma, detto questo, il problema resta, anzi si acuisce: tanto più se esiste un rapporto positivo tra predicazione evangelica e laicizzazione, i
rapporti tra Dio e l’uomo secolarizzato sono ancor più difficili da impostare. E’ vero che la secolarizzazione
non porta necessariamente all’ateismo, non pili di quanto, inversamente, la religione conduca alla fede. Ma di fatto succede che l’uomo
secolarizzato, al quale la Chiesa non
sa più o non sa ancora parlare, abbandonato quindi a se stesso, cerchi
delle fedi sostitutive e, nei confronti di Dio, scivoli insensibilmente,
forse suo malgrado, verso posizioni
se non proprio di ateismo sistematico, certo di agnosticismo più o meno radicale.
La secolarizzazione è sì un frutto
del cristianesimo, ma alla prova dei
fatti esso si rivela un frutto agrodolce; è sì un risultato della predicazione cristiana, ma un risultato
ambivalente. La Chiesa non può storicamente e non deve teologicamente tornare indietro; ma non sa neppure come andare avanti. Del resto,
il processo di secolarizzazione, messo in moto daH’Evangelo cristiano,
procede ormai da tempo per proprio conto. Riconoscere in esso la
presenza, sia pure sotterranea, di
una componente cristiana può servire alla Chiesa, impedendole di
fronteggiare la secolarizzazione in
modo sterilmente polemico; ma non
offre alcuna chiara indicazione circa
una impostazione positiva, da parte
della Chiesa, dei rapporti tra Dio
e mondo secolarizzato.
Paolo Ricca
Sul settimanale v Grazia », nel numero 1352 del 15 gennaio 1967, a
pag. 17, nella rubrica « Cerchiamo insieme », affidata al P. Rotondi troviamo quanto segue:
Titolo: LUI NON E’ CATTOLICO
Domanda: « Ho conosciuto poco tempo fa
uno spagnolo protestante. Un ottimo marito
sotto tutti i punti di vista, ma inevitabilmente sono sorti i problemi della differenza
di religione.
Vorrei sapere quale sarebbe la mia posizione, nei confronti della Chiesa cattolica,
se mi sposassi fecondo il rito protestante, e
quale la sua, nei confronti della sua Chiesa, se si sposasse secondo il rito cattolico. E
quali gli obblighi, per quanto concerne l’educazione religiosa dei figli il giorno che
ne avessimo » (G. I. . Savona).
Risposta: « Le sue domande rivelano la
sua prudenza cristiana : Dio gliela conservi.
« Lei ha il dovere di celebrare le nozze
secondo il rito cattolico ed è prudente che
con il giovane giunga ad un accordo preventivo sull’educazione da impartire ai figli
che deve essere cattolica. E’ chiaro, inoltre,
che il giovanotto deve concordare sulla unità e indissolubilità del matrimonio.
« Se il matrimonio non sarà celebrato
davanti al parroco cattolico la Chiesa non
10 considererà valido. E’ però ammesso che
11 ministro acattolico (terminato il rito cattolico) rivolga alcune parole augurali e reciti insieme agli sposi alcune preghiere.
<( Non so a quale ’’confessione” il giovane
appartenga, ma non mi consta che le Chiese protestanti abbiano una legislazione severa per quelli che celebrano il matrimonio
secondo il rito cattolico.
« La esorto vivamente ad agire con grande prudenza e con rispetto delle sincere esigenze di coscienza del giovane, ma anche
con fermezza, per non dargli l’illusione di
essere disposta a pericolosi compromessi.
L’intesa deve avvenire sulla base della ragionevolezza, non sulla base del ricatto e
delle presunzioni personali ».
(I corsivi sono nostri).
Tutto ciò è comparso su un giornale ohe viene letto da molte persone del ceto medio italiano, cattolici e
non cattolici, ed è soltanto uno dei
molti della fattispecie. Colgo Toccasione da esso per proporre un problema ohe già più di una volta ha lasciato molta perplessità in nostri ambienti, quello del significato e della
estensione dell’ « ecumenismo cattolico » in fatto di matrimoni misti.
niiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiNiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiniiMmimmiiiiimi
iiiimiiiiimiimiiiimiuiiiMmiiiiiniimiiiimiiKiiiiniiiliiiiii
A TORINO, DOMENICA SCORSA
Convegno Regionale Femminile
Veramente riuscito, il primo incontro interdenominazionale delle donne evangeliche
del Piemonte e della Liguria: 150 partecipanti : sorelle metodiste da Genova, Savona,
Sestri, Milano, sorelle battiste da Rivoli e
Torino, la delegata dell’Esercito della Salvezza, sorelle valdesi da Aosta, Ivrea, vari gruppi dalle Valli Valdesi, non solo le anziane,
ma anche giovani, tutte accolte dal saluto di
benvenuto delle sorelle della Lega di Torino,
e della loro presidente, Ive Pons.
Dopo il canto di inni e la lettura biblica,
Carmen Ceteroni ha presentato schematicamente l’argomento scelto per lo studio e la
meditazione : « I matrimoni misti »-, tema
di attualità, che in modo pratico ha riproposto alla nostra attenzione il oroblema di trovare il modo di impostare anche questo aspetto della vita in modo ispirato calTEvangelo.
Il tema è tornato alla ribalta, sia dopo ITstruzione Vaticana, sia dopo casi concreti che
qua e là si sono presentati di nuovi tipi di
celebrazione di tali matrimoni misti: che
sono stati definiti ’trifase', in quanto celebrati
civilmente e seguiti da una doppia benedizione, cattolica c protestante. In precedenza, le
posizioni erano nette e le nostre idee chiare;
la nuova situazione determinata dalle nuove
disposizioni vaticane hanno determinato un
riesame e una discussione di idee, presentate
sul Notiziario femminile valdese-metodista
dagli studi dei pastori G. Conte e P. Ricca.
Sostanzialmente, si constata che non vi è
nulla di mutato nella impostazione cattolica
del problema; e secondo il nostro spirito
evangelico non possiamo accettare situazioni
e riti che presentano caratteri parecchio ambigui e formalistici. Rinunciando a fare, al
momento di unirsi, una scelta di fede, giovani padri e madri spesso abdicano alla loro
responsabilità, scaricandola sui figli. Comprendiamo i dolorosi problemi umani che
queste scelte pongono; e dinanzi alle esigenze delTEvangelo, siamo perplessi, nella chiesa, ed è nata confusione. Il matrimonio trifase' cerca di venire incontro alle esigenze
umane, ma ne scapita la chiarez'za evangelica.
Come donne evangeliche non possiamo e non
dobbiamo cedere all’opportunismo.
Il popolo d'Israele ha sentito fortemente
di essere distaccato dagli altri popoli, appartato'. e perciò di dover vegliare contro ogni
mescolanza con i popoli pagani. Di qui il rifiuto dei matrimoni misti,anche se tutta la
storia dell'Antico Testamento mostra come
Israele si sia continuamente lasciato trascinare a questo sincretismo pratico, che quasi
sempre portava a un sincretismo religioso.
Con la venuta del Cristo il popolo spezza
gli argini ristretti, TEvangelo dev’essere portato fino alle estremità della terra; le fila
del popolo si allargano, la propagazione lim
pida delTEvangelo non dipende più dall’arroccamento della chiesa, ma dalla sua fedeltà
(del resto, già nell’Antico Testamento questa
vocazione missionaria è espressa sovente). Più
vicino a noi, come il popolo d’Israele i Vaidesi, chiusi nel loro ghetto per secoli, erano
stati spinti dalle persecuzioni a serrare le
file, a resistere per sussistere; oggi questo
non è più possibile e soprattutto non è più
giusto, non possiamo rinchiuderci in noi
stessi, dobbiamo seguire l'esempio di Cristo
e andare ovunque, a rischio di mescolarci
con tutti. In questa nuova situazione, i matrimoni misti sono inevitabili. L importante
è che il coniuge evangelico realizzi che anche in quel caso, anzi in quel caso in modo
tutto particolare, nella sua scelta gli è rivolta
una vocazione. La strada sarà difficile, per
lui. e la comunità dovrà aiutarlo, essergli vicina, confermarlo nella fede e nella coscienza di tale vocazione. Si tratta di guadagnare
il coniuge non credente o non evangelico a
Cristo, alla nostra fede: non in una « prova
di forza », sia pure spirituale, ma in una
« prova di fede », in una dimostrazione di
fede, di amoro e di speranza. Si tratta, in
questo caso particolare, di vivere la parabola
coniugale dell’amore di Cristo per la chiesa.
Non possiamo dunque, come donne evangeliche, accettare la confusione ecumenica.
Non ci possono essere modi contrastanti di
essere fedeli all’Evangelo; il nostro atteggiamento in proposito dev’essere di testimonianza netta e ferma, per comunicare al coniuge,
per quanto sta in noi, la nostra fede
Come risponderemo a queste tre domande?
1. Che valore dare alla Istruzicne vaticana
sui matrimoni misti?
2. Il cosiddetto matrimonio misto può essere un vero matrimonio «evangelico »?
,3. Il matrimonio ’trifase’ si può situare
nel quadro della missione evangelizzatrice
della chiesa?
Alcune sorelle, chiamate a vivere in queste circostanze, non ne hanno nascosto le
difficoltà; però con una vita intensa di fede
e di preghiera sono riuscite a superarle. Il
tempo ci è mancato per giungere a una conclusione; tutte però abbiamo avuto un’idea
più chiara c petta del valore della nostra fede, e della nostra responsabilità. Ricco è stato lo scambio di idee, quando ci siamo poi
ritrovate a gruppi intorno alle tavole fiorite
per il tè, offertoci dalle sorelle torinesi.
Il nostro augurio è che questa bella espe
rienza d’incontro interdenominazionale sia se
guita da altri incontri sempre più fecondi
La bella giornata primaverile lascia a tut
te noi un lieto ricordo. Legate dalla mede
sima fede in Cristo, ci sentiamo più forti,
mai sole, nel buon combattimento della fede.
Graziella Jalla
QUELLO CHE
P. ROTONDI NON
SA
La risposta di P. Rotondi è ccnforme alle nuove norme emanate
dalla Congiegazione per la Dottrina
della fede nella « Istruzione » del 18
marzo 1966 : ad esse non aggiunge nè
toglie nulla; esse sono chiare e ciascuno le può esaminare con la dovuta attenzione.
Quello che il P. Rotondi non sa è
l’atteggiamento delle chiese evangeliche nei confronti dei matrimoni
misti. Anzi, non si tratta di ignoranza, ma di pessima informazione, perchè a lui non consta che «le Chiese
protestanti abbiano una legislazione
severa per quelli che celebranoi il matrimonio secondo il rito cattolico».
Pessima informazione, perchè a Padre Rotondi dovrebbe constare almeno che la Chiesa 'Valdese, nel Sinodo
del 1965 ha chiaramente « ribadito
che la celebrazione del matrimonio
secondo i riti previsti e le condizioni
richieste dalla Chiesa romana implica un oggettivo rinnegamento della
fede evangelica» (Art. 17, in richiamo a A.S. 1938, art. 24). È veramente
penoso che in conclamato clima « ecumenico », quando si sollecitano con
tanta insistenza — certamente degna
di migliore causa — culti in comune,
un cattolico del tipo di P. Rotondi
non sia informato su questo. Ma la
cosa più penosa è che il P. Rotondi
non abbia la pur mìnima idea della
« disciplina » e della « legislazione »
evangeliche, È opportuno far sapere
a lui (e ricordare anche a molti evangelici) che essere «evangelico» non
è una denominazione formale, che si
riferisca a particolari organizzazioni
ecclesiastiche che amano chiamarsi
cosi; al contrario, significa riconoscere nelTEvangelo il valore fondamentale ed unico della propria vita,
sia privata che comunitaria ; in altre parole significa trovarsi — sia
come individui, sia come comunità —
dinanzi aU’Iddio vivente, quale si è
rivelato in Cristo Gesù. La « legislazione evangelica» non può essere altro ohe la Parola di Dio e nessuna legislazione ecclesiastica p)uò soistituirla. Il credente non è responsabile dinanzi alla chiesa, in modo tale che
possa regolare la sua azione in base
alle norme da essa sancite, ma chiesa
e singolo membro sono responsabili
dinanzi a Dio e a Cristo, al cui giudizio ciascuno si presenterà. Che la
chiesa abbia o no una « legislazione »
particolare è del tutto secondario,
perchè la Parola di Dio, nella 3ua
integrità, rimane la « norma ». A dire
il vero, si tratta di una « norma » del
tutto speciale, perchè è propriamente
Tannuncio della volontà di salvezza
che Dio ha realizzato per noi in Cristo, della « libertà » che in Lui è stata
data. Sottrarsi a qiuesta « norma »
significa ricadere nella schiavitù delle notenze del mondo, sia laiche ohe
«religiose». Perciò il P. Rotondi (e
non solo lui!) avrebbe dovuto sapere
che il protestante in questione non
doveva tanto regolarsi secondo la « legislazione» della sua chiesa, ma secondo TEvangelo, e che nessun compromesso o nessuna « dispensa » o
«tolleranza» della sua chiesa avrebbe
mai potuto esimerlo dal trovarsi dinanzi all’Iddio vivente.
È forse opportuno ricordare pare ohe, per il credente, non c’è un
modo cattolico e un modo protestante di vedere TEvaiigelo, ma c’è soltanto TEvangelo e Tanti-Evangelo,
Cristo e Tanti-Cristo. Se le chiese
protestanti ponessero la loro teologia
o la loro disciplina come un « modo »
di intendere TEvangelo, si sostituirebbero ad esso e sarebbero TantiEvangelo. La Riforma non è una cosa
acquisita, dentro la quale ci si sta,
ma è il costante riferimento al giudizio della Parola di Dio : senza questo non abbiamo delle chiese viventi,
ma dei musei di antichità, degli idoli,
cioè la chiesa diventa « anti-cristo » :
qualsiasi chiesa.
AL DI LA’
DELL’« ISTRUZIONE »
La confusione delle idee va molto
oltre. Infatti diventano sempre più
numerosi i casi nei quali la Curia romana non si limita alle norme dettate nelTIstruzione di cui abbiamo
parlato, ma fa ulteriori concessioni,
cioè concede ai cattolici che coritraggono matrimoni misti una triplice
celebrazione : una presso lo Stato Civile, una cattolica, una protestante.
Non voglio qui entrare nel merito di
questo fantastico pasticcio; il Sinodo
prossimo dovrebbe pronunciarsi ufficialmente e una presa di posizione
valida è stata pronunciata dal Concistoro di una delle nostre naaggiori Comunità; forse sarebbe utile che venisse pubblicata.
Desidero qui attirare Tattenzione
del lettore su un particolare tutt’altro che chiaro. In alcuni casi la suddetta dispensa è stata concessa senza fare nessun accenno alle « cau
zioni », cioè senza parlare deU’obbligo (li battezzare ed educare cattolicamente la prole. La cosa lascia quanto
mai perplessi, anzitutto perchè è
tutt’ora vigente nella Chiesa cattolica
la scomunica contro il coniuge cattolico che non educa cattolicamente i
figli (C.J.C., can. 2319, § 1, n. 2). Inoltre è da notare che la Istruzione della
Curia romana, se largheggia su alcuni punti, relativi alla celebrazione
esteriore del matrimonio, rimane rigidamente ferma sulTobbligo della
educazione cattolica della prole.
C’è un punto della Istruzione che
non è mai stato preso in sufficiente
considerazione da narte nostra ed è
il punto II che suona cosi;
« Se mai in qualche caso, come talvolta
accade in certe regioni, è resa impossibile
l’educazione cattolica della prole, non tanto
per deliberata volontà dei coniugi quanto
per le leggi e i costumi dei popoli, ai quali
le parti non si possono sottrarre, l’Ordinario del luogo, tutto ben considerato, indirà
dispensare da tale impedimento, purciu; la
parte cattolica sia disposta, per quanto a e
può, a fare il possibile perchè tutta la prò
le nascitura venga battezzata ed educai:: cattolicamente e parimenti vi sia garanzia della buona volontà della parte acattolica ».
È necessario riflettere molto attputamente su questo punto. Si cons aera il caso ohe la prole debba v'-- ,te
educata — ufficialmente — in me do
non cattolico. La Curia re maria : '.iisposta a dispensare i coniugi — oè
è disposta a concedere a loro tJi lasciar educare esteriormente i fig - al
di fuori della religione cattolica - archè essi si impegnino — o almea la
parte cattolica si impegni — di f ■ il
possibile per battezzare ed ea “-e
(evidentemente in segreto) tulM: la
prole cattolicamente. Saremmo "n
felici di essere corretti, ma il ti-- re
di questo testo suona come auici nazione alla pubblica doppiezza r
namente si fa pensare ad una cT »nsa che, nel segreto, non è data
UN GRAVE COLPO
CONTRO LA LEALTÀ’
DEL DIALOGO
Il tenore del testo che abbiami' 'laminato ci sbalordisce, perchè nr;: ci
permette mai di conoscere quali ;;o
i termini reali di una dispensa ''(i ta
dalla Curia romana. Quando un ; ro
CONTIIinA
IN TERZA PAG.l'iA
Sul conflitti
uetnaniils
SEGUK DALLA PRIMA PAG -A
una soluzione più favorevole che il r’i. • o
alla violenza.
Inoltre il Comitato esecutivo
— ha approvalo i progetti relativi :.,¡a
4« Assemblea del CEC che si terrà a Lpii-^ ua
(Svezia) dal 4 al 20 luglio 1968. Sara la lmizgiore delle Assemblee del CEC negli u! ;mi
venti anni, poiché sono attese 2250 pertoa?.
L'Assemblea avrà per tema: «Ecco, io iaccio ogni cosa nuova )>.
— ha udito il rapporto del segretario generale del CEC, E. Carson Blake, che ha insistito sulla necessità di impegnare piu sln'ttamente le Chiese ortodosse membri nel lavoro del CEC; ha pure dichiarato di avere
in programma, nel corso deU’anno, la visita
a varie Chiese membri in Europa, in pailicolare in Svezia, nelECRSS e in Africa.
— ha udito la relazione del Gruppo misto
di lavoro del CEC e della Chiesa cottolicoromana. Esso ha raggiunto « una nuova tappa » nelle sue discussioni; ha completato la
lista dei campi nei quali è possibile e fruttuosa una collaborazione. Prosegue i suoi lavori, che vertono su questioni teologiche,
sullo studio del problema dei matrimoni misti e del proselitismo, sulla lotta comune per
la giustizia e per la pace. La discussione seguita all'esposizione di questo rapporto ha
mostrato quanto sia importante e urgente io
studio della situazione determinata dai matrimoni misti.
— ha udito delle relazioni sui progetti relativi a un colloquio incaricalo di esaminare
11 lavoro della CCAI, che si terrà all'Aia dal
12 al 17 aprile c. a. Si valuta che vi assisteranno oltre 50 partecipanti, fra i quali i
membri della Commissione e persone che ne
hanno criticato il lavoro. Presidente del colloquio sarà il past. Emilio Castro, segretario
esecutivo della Commissione provvisoria jier
l’unità evangelica nelTAmerica latina; vicepresidenti saranno M. Kohnstamm, vicepresidente del Comitato d'azione per le Nazioni
Unite in Europa c relatore alla Conferenza
ginevrina « Chiesa e Società », e Z. K. Matthews, ambasciatore del Botswana negli USA.
Il colloquio esaminerà i fini, la funzione, lo
sfruttamento delle risorse e il loro fondamento etico, l'organizzazione e le relayoni
con altre organizzazioni, il che servirà di
base a determinare il futuro lavoro della
Commissione.
3
IV marzo 1907 — iV. 11
pag. 3
“ Non mentite
gli uni agli altri”
SEGUE DALLA E3CONDA PAGINA
testante si accinge ad un matrimonio
misto e si trova dinanzi ad una dispensa che non fa alcun accenno alla
educazione della prole, è obbligato a
chiedersi se il futuro coniuge non abbia già assunto — nel segreto — l’impegno di educare cattolicamente la
prole, impegno che sarà reso noto soltanto dopo, quando ci saranno i figli.
Peggio ancora, quando un Concistoro si trova dinanzi ad un matrimonio
misto per il quale sia stata data la
più ampia dispensa, dovrà chiedersi
quali siano gli impegni che — in segreto — le due parti, o una delle due,
hanno assunto dinanzi aH’autorità
ecclesiastica cattolica. L’assenza di
condizioni esplicite, tutt’altro ohe favorire il dialogo, lo rende impossibile
e lo circonda di una atmosfera di sospetto. Quando è contemplata la possibilità di sdoppiamento di coscienza,
per cui il « si » può essere un « no » e
viceversa, non è possibile avere alcun
incontro — non diciamo « cristiano » —, ma neppure umano. Siamo ai
limiti della degradazione dell’ecumenismo.
UNA DISPENSA IMPOSSIBILE
E non SOLLECITABILE
Ammettiamo per un istante che la
chiesa cattolica dispensi realmente la
parte cattolica dairobbligo di educare cattolicamente la prole. Questa
ipotesi non migliora la situazione, ma
la aggrava quanto mai. Che significato può avere un matrimonio celebrato
secondo il rito cattolico (cioè considerato « sacramento »), quando la volontà della parte cattolica è dichiaratamente (o anche tacitamente) in
contrasto con la fede che professa?
Se è cattolica, non può rinunciare alPobbligo di educare cattolicamente
la prole, anche se l’autorità cattolica
la dispensasse, poiché il cattolico', in
quanto tale, crede che il cattolicesimo
sia fondato sulla volontà di Dio, perciò penserebbe di venir meno dinanzi a Dio. Sarebbe lo stesso che un protestante si presentasse alla sua chiesa chiedendo di invocare la benedizione del Signore sul suo matrimonio
e avesse nel suo cuore rintenzione di
educare cattolicamente la prole; non
mentirebbe agli uomini, ma a Dio.
Ma c’è di più. Còme potremmo noi
protestanti accettare un tale rinnegamento della prepria coscienza (sia
pure errata) e invocare la benedizione del Signore su un atto che pone
una persona in radicale contrasto
con se stessa? Non sarebbe per noi
un blasfemo sostituirci a Dio, violando noi quella libertà della fede che è
dono di Dio e non suggestione dell’uomo?
Qui si pone un grave problema che
noi pure non abbiamo sufficientemente considerato. Molto spesso il
nostro principale intento è stato di
richiedere che il matrimonio fosse celebrato nella nostra chiesa e che i figli fossero educati da noi, ma non
abbiamo tenuto in sufficiente considerazione la sovranità di Cristo, nel
rispetto dell’altrui coscienza. Abbiamo agito « cattolicamente » opponendo ad una legislazione ecclesiastica
un’altra legislazione ecclesiastica, applaudendo al protestante ohe aveva
fatto sufficiente pressione presso il
cattolico per indurlo a dilacerare la
propria coscienza.
Non abbiamo tenuto conto dell’intimo contrasto che non raramente
ha turbato l’esistenza intera del coniuge cattolico, il quale si era adattato alle esigenze del coniuge protestante, senza sentirsi spiritualmente
liberato dall’Evangelo, ma rimanendo
persuaso di rimanere in colpa dinanzi a Dio.
La chiesa di Roma pretende di essere rispettosa della coscienza del protestante che accetta il matrimonio
cattolico e gli fa intendere che egli
può continuare ad essere protestante
anche se rinuncia al dovere di educare i figli secondo l’Evangelo. Spesso
noi abbiamo fatto la medesima cosa;
abbiamo pensato ed affermato che il
cattolico ohe accetta di sposarsi in
chiesa evangelica e di educare i figli
secondo l’Evangelo poteva rimanere
buon cattolico. Siamo caduti nel medesimo inganno, perchè abbiamo ridotto il problema fondamentale del
rapporto del credente con Cristo (e,
quindi, della fede autentica), a un
patteggiamento ecclesiastico : « se sei
a posto con noi, sei a posto con Dio » !
È nostro dovere di dire al cattolico
che egli è esonerato daU’abbligo di
educare i figli cattolicamente non
quando l’autorità ecclesiastica lo dispensi (se mai lo dispensasse), ma
soltanto quando Dio stesso gli avrà
dato la percezione autentica dell’Evangelo, ma allora egli non sarà più
« cattolico ».
Dobbiamo chiaramente dire che
l’essenziale non è scegliere tra due
organismi ecclesiastici o cercar di
accontentarli tutti e due, ma di mettersi a confronto con la Parola di Dio
c lasciarsi da e.ssa guidare. Questa
chiarificazione della propria fede è
dono di Dio e non può essere sostituita da beneplaciti ecclesiastici.
L’intimo contrasto di un matrimonio misto non consiste nel fatto che
i due appartengono a confessioni ecclesiastiche diverse, ma nel fatto che
essi si pongono in modo diverso dinanzi a Cristo ; i due non lo possono
superare chiedendo ai due organismi
ecclesiastici di trovare un compromesso, ma soltanto ricercando nella
Parola di Dio Tautentico suo annuncio.
Se l’uomo non è liberato da Cristo,
invano cerca di evitare la dilacerazione della propria coscienza rifugiandosi nelle dispense o nei consensi degli uomini. Perciò dovrebbe essere nòstra preoccupazione difendere la coscienza della stessa parte cattolica
daH’illusione che la dispensa deH’autorità ecclesiastica sia sufficiente a
metterla a posto dinanzi a Dio.
Il dramma dei matrimoni misti è
di estrema gravità e riproduce nel
piccolo il dramma più vasto del contrasto tra. l’Evangelo e l’anti-evangelo, tra Cristo e chi ne assume le apparenze: è un dramma di fondo per
risolvere il quale è necessario quel
« discernimento degli spiriti » che è
dono dello Spirito Santo.
UNA VERA
SOLUZIONE ECUMENICA
L’unico modo di risolvere il problema del matrimoni misti in sede
ecumenica ci sembra essere che le
chiese si mettano in disparte, cioè che
esse apertamente dichiarino ohe gli
spesi devono risolvere il loro problema dinanzi a Dio solo e alla luce
della sua Parola.
Se essi non hanno trovato un chiaro, sereno, concorde orientamento, se
non sono giunti ad uba scelta netta
e definitiva e, nondimeno, vogliono
sposarsi, contraggano 'matrimonio
soltanto presso lo stato civile, riconoscendo di non essere ancora in
chiara comunione di fede neppure tra
di loro, ma non si illudano di essere
uniti nella fede soltanto perchè i lu
ro organismi ecclesiastici hanno raggiunto una ben fragile ed equivoca
intesa.
La chiesa pregherà per loro e annuncerà l’Evangelo, ma soltanto lo
Spirito del Signore può dare a loro
l’intelligenza della volontà di Dio. Celebrare le nozze nella chiesa non è
compiere un rito che garantisca agli
sposi di essere « legittimi sposi ». Se
si tratta di una « legittimità » legale,
basta il matrimonio civile; se si tratta della « legittimità » dinanzi a Dio,
soltanto lo Spirito del Signore può atto.starla nel confronto con la parola
di Cristo. Sposarsi nella chiesa significa riconoscersi in comunione di fede con la comunità credente, disposti
a vivere la propria vita coniugale in
quella comunione; ma anche questo
è opera delle Spirito Santo. Se la
chiesa pretendesse di darlo al suo posto, si arrogherebbe un diritto che
non ha: lo si lasci fare alla chiesa di
Roma, ma non lo facciano le chiese
che vogliono essere evangeliche.
È necessario attendere il tempo di
Dio nella fedele testimonianza all’Evangelo. Se il Signore darà alla
coppia mista la serenità e la gioia dell’Evangeio, la chiesa si unirà alla loro gioia e invocherà su di loro la benedizione del Signore ; non quando
vogliono gli organismi ecclesiastici,
ma quando Dio vuole, perchè il tempo della gioia è deciso dalla sua libera
volontà. Non mentiamo gli uni agli
altri, illudendoci di sostituire all’ascolto della Parola di Dio i nostri pasticci clericali Alfredo Sonelli
Chiesa e mondo
VIETNAM
Nessuna religione di Stato
Saigon (soepi) — Alla fìne di gennaio 1 As.
semblea costituente del Vietnam del Sud ha
votato contro l’instaurazione di una religione
di Stato e ha preservato la costituzionalità
della libertà religiosa. In avvenire la libertà
religiosa sarà subordinata unicamente al bene
e all’ordine pubblici {ma che significano, e
eh': li stabilisce? n.d.r.). Questo voto è stato
a larghissima maggioranza.
Il clero — cioè i membri degli ordini religiosi, i sacerdoti buddisti, il clero protestante e cattolico-romano {ahi, questi accostamenti clericali, sotto penna ecumenical
n.d.r.) — sarà autorizzato, come in passato,
a esercitare un’ attività politica, malgrado
l’opposizione del ’’blocco democratico” a larga
maggioranza cattolica.
La Costituzione adottata dall’Assemblea deve ora essere sottoposta al Consiglio del governo, di cui è presidente il generale Nguyen
Van Thieu.
GRAN BRETAGNA
Aborto legalizzato?
LONDRA (hip). - Con qualche meise di
anticipo sul Parlamento francese, il Parlanieinto britannico esamina un progetto di
legge che ammette l’aborto per ragioni mediiche 0 quando il nascituro ris.cbia di essere affetto da tare fisiche o mentali permanenti.
Leggendo il progetto, si è colpiti daMe
analogie che presenta con la relazione 3egna di nota preparata, a rioliieista del governo francese, dall’Alto Comitato consultivo sulla popolazione e sulla famiglia e
che, dopo analisi dettagliata, propone al
Palais Bourbon un progetto di legge relativo al controllo delle nascite, un altro
relativo all’ahorlo, un regolamento amministrativo e una riforma del codice di deontcJo'gia medica in relazione all’aborto.
11 tema ha già fatto scorrere multo in
chioistro sia in Francia che in Gran Bretagna. Come scrivono numerose personalità
britanniche in una lettera aperta che raccomanda di sostenere il progetto di legge,
« la situazione anteriore era tale che una
donna, che legittimamente avrebbe potuto
aver diritto a interrompere la propria gravidanza, non poteva farlo se non trovava
un medico che ne accettasse i risclii, se abitava in un grande centro urbano, e soprattutto se poteva pagare abbastanza... ».
In proposito l’arcivescovo di Canterbury
ha fatto questa dichiarazione: «La posizione ’’assolutista” adottata storicamente dalla
cristianità, la quale, condannando ugualmente l’aborlo e l’infanticidio, li assimila
l’uno all’altro come omicidio, non è oggi
più difendibile. Il principio, piuttosto che
la lettera della tradizione cris.iana esige —
ha proseguito il dr. Ramsey — che rimanga po'Ssilbile una -scelta fra la vita e la salute morale e tisica della madre e la vita
dèi feto ».
* Per la prima volta la S. .Sede ha autorizzato una università cattolica, l’Istituto
Fordham, la più importante università cattolica dagli Stati Uniti, a chiamare un docen.
te non cattolico romano a far parte del corpo insegnante. Si tratta del pastore luterano
Robert Wilken, che insegnerà patristica.
Pensione Balneare
Valdese
BORGIO VEREZZI (Savana)
Direttore: P. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
Ancora suiranticlericdlismo
Pro
Un leiiore, da Sanremo: j
Caro .sig. Conte, i
voglia permettermi, anzitutto, di
esprimnrie, sebbene in ritardo, tutto il
mio uonsenso più pieno e illimitato
alla ormai famigerata prima pagina
del n, 7 deirc( Eco-Luce ». 11 ritardo
è dovuto al fatto che il consenso sulla
impo.slazi(.mc e sul testo di quella pagina mi sembrava una cosa tanto ovvia, per dei credenti, da non richiede- j
re una particolare affermazione. Sembra invece che non sia cosi; ma ribadisco « sembra ». perchè, al contrario, sono convinto che è cosi. Siamo
davanti ad un altro esempio — quan-1
ti ce ne sono, ahimè! — della proble-1
malicità della fede, la quale non è
davvero una cosa che vada da se, nella
vita di un cristiano. |
A parte il fatto che il significato
di laicità era spiegato in modo cri- '
stallino in quella pagina, e nel successivo articolo del pastore Roland de
Pury « Gesù non è stato un sommo
sacerdote », pubblicato a pag. 3, non
riesco a comprendere come una persona che dice di credere possa vedere
il servizio che pur deve sentirsi chiamato a rendere, e addirittura il senso
della vita della fede, altrimenti che
sotto Taspetto del laicismo, cioè con
resclusione più radicali di ogni manifestazione sacerdotale lallr vita dei
singoli membri di chie.sa.
Il sacerdozio è, da liiciannove secoli, esclusivamente concentraio nella
persona del Signore Gesù Cristo, il
quale, appunto per non aver voluto
essere sacerdote nella sua vita terrena, ha distrutto per sempre ogni validità della funzione sacerdotale in
qualsiasi uomo, istituendo in sua vece, e per relernità, Tunico sacerdozio
perfetto. Mi pare che basti leggere la
lettera agli Ebrei per esserne persuasi.
Quindi, se Uno solo è il Sacerdote,
tutti gli altri che vivono nella Chiesa
sono laici, cioè popolo che vive a. causa del ministero fedele e perpetuo di
quel Sacerdote. Questo è tanto chiaro che non ci possono essere dubbi; e
quindi è giusta c santa ogni lotta contro chi, bestemmiando, si assume, nel.
la Chiesa del Cristo, funzioni clericali, cioè di mediatore fra Dio e gli altri uomini. Ella è quindi pienamente
nella verità quando intitola : « Un
cristiano non può non essere anticlericale, perchè l’Evangelo lo è ».
Da dove, allora, lo scandalo? Per
tentare di non discordare dal 13° capitolo della prima ai Corinzi, devo
pensare che i commentatori in con-1
trario di quella pagina siano vittime
di un equivoco : quello di considerare
« sacerdotale » la santità della Ghie- j
sa; cioè di non poter dissociare, forse
per inconscia predisposizione atavica, '
la Chiesa dai preti, dai pastori, dai
funzionari ecclesiastici, i quali invece, ■
pur esercitando nella Chiesa le loro '
funzioni — le loro vere funzioni, I
quelle determinate dalla Parola —
non cessano per questo di essere laici,
cioè, come tutti gli altri credenti,
membri del popolo di Dio, e nulla
più.
Alla radice di tutto questo misconoscimento è il fatto, mai abbastanza
deplorato, che non si ripete abbastanza, a tempo e fuor di tempo, che « religione = incredulità », e quindi peccato, peccato mortale. Troppa gente ancora fra noi concepisce la « religione » come una delle attività delTuomo, sia pure — ma non sempre —■ la
più alta; mentre non si è ancora compreso che la fede non è una particolare maniera di vedere le cose, che si
può anche senza danno, non condividere; ma è l’unico atteggiamento
delPintero essere umano per il quale
egli possa vivere. Non è questione di
dare o non dar valore al sacro; occorre essere santi, perchè il Signore vuole così. Ma per essere santi non è
necessario costruire una istituzione
che impronti dei suoi caratteri la vita
del mondo; occorre solo credere nel
Signore Gesù Cristo, e, credendo, aver
vita mediante il Suo nome.Tutti questi viventi, questi risvegliati, questi
santi poi si mettono insieme — e non
potrebbero non farlo — e tutti insieme servono il mondo, senza pretendere altro premio se non quello dei
servi inutili, senza voler essere distinti, privilegiati, messi a parte dagli altri uomini, perchè gratuitamente hanno ricevuto, e gratuitamente devono
dare. Questo è laicismo ed anticlericalismo.
I dissensi manifestati mi addolorano profondamente, perchè dimostrano
che ancora persino le verità più ovvie
non sono comprese.
Voglia gradire i miei saluti molto
fraterni. L. de Nicola
Contro
Un lettore, da Pisa:
Signor direttore,
evidentemente lei non ha letto con
attenzione la mia lettera, che ha fatto
pubblicare nel num. 9 de « La Luce ».
10 ho chiarito benissimo che intendo « sacro » per (c consacrato », cioè
« santo » in senso biblico; l’accusa
fondamentale che le ho fatto è proprio quella dì rendere impossibile la
santificazione cristiana. Non ho detto
che il mondo è sacro, ma che lo diventa nella luce di Cristo; e ciò vale,
evidentem.ente, soltanto per i credenti
che vivono nella « fede operante in !
carità » : per loro, cosi, si può anche
dire che il mondo e specialmente la
Chiesa sono sacri. Certo: sacri nel
senso di un dono incessantemente attuale di Dio, e in relazione ai nuovi
cieli e nuova terra. Nella sua concezione non mi sembra possibile nemmeno questa santificazione della vita
che tiene conto delTabìsso fra l’uomo !
e Dio. Nella sua concezione da una
parte c'è il mondo, dalLaltra Dio, ma '
manca il ponte che varca questo abis- *
so: CRISTO. La sua «umiltà» impedisce di vedere Dio nè più nè meno
dell’orgoglio. Anzi non è per niente
« umiltà », ma fobìa del sacro.
11 mangiare e il bere sono ciò che
di meno sacro ci sia, ma diventano
sacri, anzi devono diventare sacri,
consacrandoli alla gloria di Dio. Legga bene il passo /« Timoteo 4: 3-5:
« Dio ha creati i cibi affinchè quelli
che credono e hanno ben conosciuta
la verità, ne usino con rendimento
di grazie. Poiché tutto quello che Dio
ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di
grazie; perchè è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera », Ora,
se ciò vale per i cibi e le bevande
quanto più varrà per la Chiesa, per i
pastori, oltre che per lo Stato, il matrimonio, la famiglia, il lavoro, la musica, la letteratura, ecc. Per quanto
riguarda particolarmente la Chiesa e
i suoi ministri è impossìbile separarli
da una certa luce di sacralità, perchè
appartati da Dio in modo del tutto
speciale. Sentire ciò non è clericalismo,
ma è senso della dignità tutta speciale della funzione di portatori di Cristo. Il clericalismo cattolico-romano
ha sempre ecceduto nel senso di que
sta dignità, facendone quasi una qualità propria, un possesso automatico
della Chiesa e dei suoi uomini; il Protestantesimo ha reagito a ciò e ha fatto bene; ma lei cade nelTecoesso opposto. infinitamente più deprecabile e
pericoloso, dando la mano, anzi addirittura quasi imponendo ai valdesi
una stretta di mano ai nemici mortali
di ogni e qualsiasi consacrazione della
vita a Dio. E ciò in un momento in
cui la Chiesa Cattolica accenna da
più parti a ricredersi e a moderarsi.
Io preferisco stringere la mano a quelle personalità cattoliche che, in senso
contrario, lottano contro la sconsacrazione laicistica della vita, che — in
fondo è tutto qui — porta alla perdita eterna dell’Iddio vivente!!
Lei si richiama spesso a Calvino,
ma non sembra averne capito la tremenda lezione : il rogo di Michele
Servato, che fu il rogo del laicismo
di quel tempo, nemico mortale di
Calvino a Ginevra attraverso i cosiddetti « libertini ». E cosi la polemica, pur bestiale, di Lutero contro Erasmo significa in sostanza la stessa cosa, così come quella contro gli Anabattisti. Anche la Chiesa Valdese ha
avuto Un suo grande teologo, Giovanni Miegge, che ha detto sìmili cose
in una sua aurea operetta : « Protestantesimo e Spiritualismo ».
Lei dice che, dopo aver stretto la
mano ai laicisti radicali, si riserva di
dire loro che, dopo avere sconsacralo
la Chiesa non riconsacrino « l’Uomo ».
E perche non glielo ha ancora detto?
Lei crede nell'autentico spirito di
libertà dei laicisti radicali? Il Prof.
Giorgio Spini — uno storico protestante non certo sospetto di clericalismo — disse in una conferenza in
commemorazione della Riforma : « Abbiamo constatato a nostre spese che
in nome del più radicale laicismo si
possono benissimo levare tribunali inquisitoriali, scatenare guerre di religione e perpetrare orrori, al cui paragone le gesta più truci di Torquemada e di Filippo II diventano scherzi
innocenti per giovinette ». E poco dopo : « Non siamo più sicuri che un
anticlericalismo gladiatorio sia la migliore delle soluzioni dei problemi spirituali del nostro paese, ovvero che la
data del XX Settembre sia stata un
punto fermo ed irreversibile nella sto.
ria d’Italia » (in « Protestantesimo »
4/1957).
Sig. Conte, ancora una volta il suo
Dio non mi persuade, non mi tocca,
non mi commuove, non mi parla :
questo Dio mi sembra la sua ombra,
che lei non può abbracciare nè può
esserne abbracciato. Lei scrive che « il
venerdì santo, così tremendamente
profano (?!), ha dissacrato il mondo,
ma soprattutto (?!) la chiesa in modo
radicale e definitivo ». E non dice altro. E allora io aggiungo che la Resurrezione l’ha rìconsacrato il mondo
e ha consacrato la Chiesa, seppure in
vista di nuovi cieli e di nuova terra!
Salutando e beneaugurando,
Antonio Ardito
Il dissenso
metodologico
Un lettore^ da Torino:
Caro direttore,
permettimi, con riferimento ad articoli apparsi su « L’Eco delle Valli »
n. 10 del 10 marzo, di esprimerti pochi pensieri su due argomenti.
Il primo argomento è quello della
preoccupante situazione industriale
che colpisce le Valli: mesi addietro la
Val Pellice ed ora la Val Germanasca. E’ logico che la situazione della
Talco e Grafite trovi rilievo sull’Eco:
ho letto con attenzione l’articolo del
sig. Giampiccoli — peraltro molto
più moderato di quanto avrei potuto
pensare — ed è chiaro che concordo
in pieno sulla esigenza di solidarietà
che deve manifestarsi verso coloro che
sono direttamente interessati in questa crisi industriale. Dissento invece
sulla metodologia con la quale questa
solidarietà viene manifestata. Mi pare
tanto che, con ogni migliore intenzione, essa si esaurisca in una demagogia, se si vuole, di buona lega, perchè originata da una sofferta partecipazione delle preoccupazioni di fratelli, ma avulsa da una spassionata
analisi di problemi di cui, con ogni
probabilità, mancano sia la competenza che gli elementi per la loro valutazione. Le leggi economiche e di mercato hanno purtroppo il loro peso.
L'aiuto a questi fratelli può venire
più convenientemente con altri mezzi — non conclamati — di assidua
assistenza, di ricerca dì posti di lavoro, di creazione di nuovi interessi. In
altre parole, come è avvenuto per
molti nella Val Pellice all’epoca della
crisi della Mazzonis. Potrei citare nomi e cognomi di persone di Torre Pellice che non hanno scritto articoli,
non hanno costituito comitati, ma che
metodicamente, pazientemente hanno
provveduto posti dì lavoro, hanno pro
vocato assunzioni, hanno incrementato l’occupazione — anche se a volte
ostacolati dagli zelatori dei comitati
— e così —■ sans tambours ni trompettes — hanno contribuito ad alleviare, per lo meno, la situazione precaria della Valle. Mi auguro che anche in Val Germanasca si trovino tali
elementi.
E’ chiaro che tale azione — e tu
non ne hai punto colpa — non trova
segnalazione sull’« Eco ».
Altro argomento : l’articolo « Cortometraggio di Marco ». Non è sul merito delle anonime note che desidero
intervenire, ma sul tono, che come
già per gli scritti del Gardella lascia
molto perplessi. Questi scritti non si
differenziano in nulla, nello spirito e
nella forma, da tanti manifesti e volantini che nella mia ormai lunga carriera, professionale, ho dovuto leggere
per dovere d'ufficio. Sono scritti permeati di odio, quando non lo sono di
falsità, come ha avuto occasione Aldo
Long di osservare nello stesso numero del giornale. E mentre i manifesti
e i volantini di cui più sopra faccio
cenno vengono considerali con il necessario distacco, questi scritti pubblicati sull’« Eco », gabellati come aventi un contenuto evangelico e cristiano, danno realmente un senso di disagio. E, permettimi di dirtelo con
fraterna franchezza, non onorano il
giornale. Guido Ribet
Credo che, con i collaboratori, sono
pronto ad accettare un fraterno richiamo su certi modi di esprimerci.
Ma è però ben chiaro che:
— vi è veramente un dissenso metodologico; non credo che vi sia antitesi fra aiuto fraterno, singolo e schivo. e tentativo di affrontare i problemi nella loro globalità; non credo però che sia facile, e corretto, spacciarci
con l'accusa di demagogia: lo posso solo accettare come ammonimento di
fronte a una tentazione, non come giudizio su un errore; infine non credo
a certi assoluti delle leggi economiche e di mercato: e ne hanno parlato
anche al tempo chella crisi Mazzonis e
sappiamo che si tratta m larga misura di alibi a precise responsabilità:
— Tatteggiamento del ^'cardinale
, al napalm^* e del mondo che incarna
ci rivolta profondamente, come uomini ma soprattutto come cristiani; la
nostra indignazione e violenta; accogliamo il vostro ammonimento a non
, odiare (è facile, però, per i nemici
degli altri...), ma accettate il nostro^
I a non essere bonaccioni.
I Fraternamente, Gino Conte
4
pag. 4
N. 11 — 17 marzo 1967
DOCUMENTAZIONE
La situazione della Società
Talco-Eralite Val Chisone
VILLAR PEPOSA
Inquadramento generale, I licenziamenti
alla Talco e Grafite si inquadrano nel progressivo smantellamento industriale nel Pinerolese. Negli ultimi anni si sono avuti:
— licenziamenti al C. V. S. e ridotte riassunzioni all’E. T. I.;
— licenziamenti alla Riv (dal 62 al 66 perdita di 1167 unità);
— smantellamento della Mazzonis;
— riduzione dell’occupazione in tutti i settori, in particolare negli edili; diminuzioni di 200 unità nella stessa Talco e
Grafite.
A questo processo di progressivo smantellamento non si contrappone alcun intervento inteso ad assicurare un nuovo equilibrio socio-economico mediante possibili riconversioni industriali.
Si negano invece le possibilità di valorizzare le risorse locali attribuendo arbitrariamente alla zona le caratteristiche di zona
depressa. Ci si orienta verso un’attività mono-industriale nella pianura basata sulla
RIV-SKF. Si tende sostanzialmente a fare
delle Valli una area di riserva di mano
d’opera in funzione delle industrie della
pianura concedendo aUe Valli le sole risorse turistiche locali.
I rapporti sociali alla Talco e Grafite. Dal
1954 quasi ogni anno i lavoratori sono stati
costretti a scioperare in difesa del salario,
per la conservazione dei diritti acquisiti,
per l’osservanza del contratto di lavoro. Citiamo gli ultimi anni:
1962: tre mesi di sciopero per il riconoscimento formale e la salvaguardia dei
premi collegati alla produzione^
1963 : ripetuti scioperi per R rinnovo del
contratto collettivo e per la sua applicazione;
1964: scioperi ripetuti per la difesa degli
accordi del 1962, contro la riduzione degli orari di lavoro, per l’osservanza del contratto di lavoro;
1966: un mese di occupazione, 15 giorni
di sciopero per gli stessi problemi
contro le inadempienze contrattuali;
1967 : riduzione degli orari di lavoro; richiesta di 280 licenziamenti di cui
100 effettuati e altri 100 annunciati.
In tutte queste vertenze i lavoratori non
hanno lottato per assurde e impossibili rivendicazioni, ma per il mantenimento deUe
posizioni raggiunte. In questa lotta di difesa hanno perso centinaia di milioni. Nello
stesse periodo la gestione è sempre stata in
attivo. Negli ultimi sei anni gli utili netti
hanno superato il miliardo (utili netti : L.
1.081.690.048; ammortam.: 1.290.286.381).
In tutte queste vertenze la direzione ha
continuamente attaccato i diritti dei lavoratori, usando Tarma del ricatto sia per diminuire il costo della mano d’opera, sia per
ottenere dal governo delle agevolazioni. Alcuni esempi :
— nel 1964, la direzione, prospettando la
necessità di riduzioni d’orario e di ISO
licenziamenti, proponeva in alternativa
la rinuncia al premio mensile di Idre
4.000 (superincentivo);
__ neUo stesso anno la direzione ammetteva
testualmente di aver richiesto i 150 licenziamenti per avere sgravi fiscali ed
altre agevolazioni, in parte poi concesse;
__ nel novembre 1966 annunciando riduzioni d’orario e prospettiva di licenziamenti, la direzione proponeva in alternativa, la rinunzia dell’accordo del 17
febbraio 1966. In precedenza aveva chiesto al Ministero del Lavoro la esenzione
dell’applicazione del rinnovando contratto di lavoro.
In seguilo ha chiesto sgravi fiscali, premi per l’esportazione e riduzioni IGE.
/ criteri di conduzione tecnica. Scarso aggiornamento tecnologico, mancanza dei necessari reinvestimenti, sfruttamento delle miniere non in base ad un vasto piano razionale
ma in funzione del più rapido e massimo
profitto possibile, minimo tasso di incremento della produzione negli ultimi anni (di
fronte a risorse minerarie illimitate), sono
le caratteristiche della conduzione tecnica.
Questi criteri di conduzione contrastano con
le esigenze e gli interessi della collettività
cui appartengono i beni minerari.
Aspetti caratteristici : chiusura della
Roussa; abbandono dei cantieri meno immediatamente redditizi in relazione al rinnovo
del contratto del 1963; mancanza di ogni
autonomia ai tecnici deU’azienda.
/ criteri di conduzione economico-amministrativa. La Società ha condotto una politica
di alti prezzi aumentandoli nel momento della congiuntura; ha operato forniture di talchi
miscelati, anziché puri, incettando e speculando sui talchi esteri; ha stornato capitali
per investimenti estranei alla estrazione del
talco.
E’ naturale che si assista ad una certa
caduta dei redditi e ad un relativo aumento
dei costi di produzione quando si seguono
criteri di questo genere, evitando reinvestimenti, non procedendo ad un adeguato ammodernamento, facendo gravare i costi generali su una produzione statica anziché in
espansione, spendendo soldi per creare riserve di talco a Torre Pellice per fronteggiare la lotta dei lavoratori.
/ dati positivi della Talco e Grafite. A
questi criteri di conduzione tecnica e economico-amminìstrativa fanno riscontro gli indubbi dati positivi della Talco e Grafite :
-r- Findustria del talco è vitale sia per le
crescenti applicazioni del minerale (cosmesi, medicinali, carta, ceramica, ecc.),
sia per la ricchezza inesauribile dei gia
cimenti della Val Germanasca. Inoltre il
materiale è di una purezza che non teme confronti, la sua estrazione avviene
con facilità e ad un costo relativamente
basso, avvantaggiato dalla concentrazione
dei giacimenti. La Società usufruisce dei
vantaggi derivanti da una situazione monopolistica.
— La gestione è sempre stata in attivo. Come abbiamo detto gli utili netti degli ultimi sei anni superano il miliardo.
— L’alta specializzazione della mano d’opera ha consentito il mantenimento del livello di produzione con l’attuazione delle
40 ore; nel ’66 il premio di produzione,
collegato con la stessa, è aumentato del
40%.
Concludendo. In base ai dati della situazione appare chiaro che la direzione della
Talco e Grafite intende :
— mantenere come prima istanza il livello
del profitto;
— mantenere o aumentare di poco il livello
della produzione in modo da garantire
il profitto;
— diminuire i costi di produzione: attraverso riduzioni di orario e drastiche riduzioni della mano d’opera; attraverso un
ulteriore sfruttamento della mano d’opera
rimasta che dovrà garantire lo stesso livello di produzione.
Di fronte a questo stato di cose da molte
parti si chiede al Governo la revoca della
concessione per lo sfruttamento del suolo
pubblico finora accordata alla gestione VillaPrever.
( Gran parte dei dati e delle valutazioni
contenute in questa documentazione sono
stati tratti da una conferenza tenuta dal Sig.
Remo Savio, sindacalista della CGIL, nel corso di un incontro sui problemi della Talco
e Grafite organizzato da Agape il 18 gennaio).
(Inf/Agape)
Il nostro 17 febbraio malgrado Finfluenza
che ha colpito quasi tutte le famiglie, si è
svolto molto bene. La neve, giunta inaspettata, è stata salutata con gioia come vaccino
contro tutti i microbi!
II 16 pomeriggio abbiamo avuto il piacere di avere tra noi il nostro Moderatore per
uno scambio di idee col Concistoro sulle nostre future costruzioni, incontro che si è concluso all’albergo Riv con una cena fraterna.
I nostri falò, come sempre, si sono accesi
numerosi ed hanno brillato di vivida luce
nel buio della notte,
II 17, malgrado la neve caduta abbondante tutta la notte, abbiamo visto il nostro
tempio gremito come nelle grandi occasioni
col calore tipico e la mancanza di ossigeno
penosa di queste circostanze.
La Corale ci ha fatto udire a Montagne sacre », l’inno che tanto piace ai villaresi,
scritto dal Prof. Griset e musicato dalla sua
Culto radio
Domenica 19, venerdì 24,
domenica 26 marzo
Pastore PIERO BENSÌ
Firenze
compagna. Anche i nostri bimbi cantano un
inno e recitano alcune poesie. Il Pastore parla sulla « verità » in mezzo alla viva attenzione dell’assemblea e celebra la S. Cena
alla quale tutti partecipano.
Alle 12,30 ci si ritrova nell’accogliente salone del ristorante Olivero. Siamo oltre 100,
una bella famiglia, e sul volto di tutti si
legge la gioia per questa occasione di comunione fraterna.
Abbiamo fra noi alcuni ospiti d’onore :
Suor Ermellina che siamo lieti di salutare come una delle poche diaconesse che ancora
abbiamo e che tutti ammirano per la sua
vita di dedizione al bene dei sofferenti; l’assistente sociale Cristina Ginolas, originaria
delle Colonie Valdesi del Württ che ci fa
sentire, con la sua presenza, l’affetto dei no*
stri fratelli d'oltr'alpe. Sono pure presenti,
il Dott. Manganare, direttore della Beloit, il
Maresciallo dei Carabinieri, il Dott. Gallo, il
sindaco di Rinasca e il sig. Siccardi, vicesindaco di Villar Porosa, il quale pronuncia
un cordiale e nobile discorso recandoci il saluto di Don Mario Fenoglio ed al quale risponderà il Pastore sottolineando il clima
ecumenico favorevole che regna in Villar
Perosa e ricambiando a Don Fenoglio il saluto più cordiale della comunità Valdese di
Applauditi discorsi avevano pronunziato
pure i giovanissimi Mario Jahier e Dino
Tron rivendicando al 17 Febbraio i suoi valori tradizionali.
Alle 20, ha luogo nella cappella la serata
valdese che registra nuovamente una bella
assemblea.
Su di un palco improvvisato i nostri Cadetti ci danno alcune briose « rondes » segui,
te dal canto di Gian Fortuna.
La Corale ci fa udire vari inni e poi i nostri giovani ci presentano « La casa del Padre », in 4 atti, tratta dalla parabola del figliuol prodigo e recitata con molto impegno.
L’autore, il Past. Cipriano Tourn, è presente
con la sua signora e sono entrambi molto
applauditi. La serata è stata ripetuta la sera
del 19 febbraio.
Visite gradite. — L’il febbraio, la prof.
Ilia Griset è venuta espressamente da Torino per leggerci uno studio di suo padre sui
« Movimenti settari antecedenti al Valdismo », studio molto interessante, che è stato
seguito da un fraterno conversare fra i presenti.
I] 23 febbraio il Prof. Claudio Tron, accompagnato dalla sua gentile signora, ha
dato un apprezzato messaggio alla riunione
mensile dei nostri operai. Grazie ad entrambi!
Dipartenza. — L'8 febbraio ci ha lasciati
per la Patria celeste, Maria Griset, di 52
anni. Essa aveva trascorso un periodo di cura
all’ospedale e si rallegrava tanto di potere
finalmente tornare alla sua casa! Ma, proprio quel giorno, aveva luogo invece il suo
funerale che è stato celebrato a Piano Maurino e si è concluso alle Chenevières.
La nostra sorella, che è stata sempre laboriosa, anima umile e semplice, lascia un
buon ricordo in quanti l’hanno amata.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
CERIGNOLA
La ricorrenza del 17 Febbraio è stata per
la Comunità occasione di ripensamento e di
riconoscenza.
Ripensamento di lotte, di persecuzioni, di
umiliazioni connesse a quel diritto all’esistenza... contrastato al nucleo... a questo nostro avamposto dello schieramento. Nel 1926
il candidato in teologia T. R. Ciche veniva
da Bari per alimentarne la fede, e con lui il
nostro anziano Francesco Scarano, affronto
col rischio deUa vita, la squadracela fascista.
Ogni forma di anticonformismo anche
quello innocuo di ben noti tranquilli contadini che si riunivano a scopo religioso costituiva un incipiente pericolo alla monolitica
dittatura.
Ma la concordanza delle Autorità e il dileggio della pubblica opinione non ne fiaccarono però lo spirito, che anzi alcuni anni più
tardi la Tavola acquistava, con lo stratagemma dell’interposta persona, il compianto
Ing. Trincherà, l’attuale Oratorio che restituirà fiducia e sicurezza al nucleo.
Poi vennero gli anni della guerra di Etiopia... i fascisti si risvegliarono ottenendo per
l’intervento del Prefetto la chiusura della
chiesa per alcuni mesi.
Come non avvertire nella più recente sto
ria, quella mano dell’Eterno che in modo
imprevedibile rimette la lampada... che è ancora accesa sul candelabro di nuove possibilità e nuovi strumenti per una più efficente
testimonianza? In questo spirito di riconoscenza venerdì 17 febbraio piccoli e grandi,
giovani e vecchi cantammo il « Giuro » che
salì in alto come la fiamma dei falò che in
quel momento si accendevano sui monti delle
Valli. Domenica 19 poi fu reso il culto solenne all’Eterno e ognuno prese colle proprie mani il pane benedetto, ognuno portò
alle proprie labbra il calice del nuovo patto
bevendo in senso mistico e reale di quel Sangue che fu versato e che è il simbolo di quel
dono di se stessi per gli altri per cui si annunzia il Regno che viene... perchè è già
venuto.
Numerose le buste della Settimana della
Rinunzia la cui cifra speriamo superi quella
raggiunta l’anno scorso.
Nel pomeriggio la Comunità passò ore serene e costruttive nell’ascolto del dramma
« Cisterne Screpolate » di Edina Ribet nel
salone del Ricreatorio attrezzalo a teatrino.
Il dramma fu rappresentato quasi alla perfezione dai nostri giovani guidati dal loro
presidente l’universitario Campanelli Mimmo. Uditorio numeroso; vi erano anche intere famiglie di simpatizzanti insieme ad una
rappresentanza del gruppo di Trani. Siamo
grati alla nostra Unione Giovanile che ha ripreso così una felice tradizione, quella cioè
di far rimeditare sul valore della fede intesa
come testimonianza e impegno indeclinabile.
Noi ringraziamo l’autrice per avere, con la
ben nota arte di saper dire le cose, puntualizzato un problema sempre tanto difficile
qual’è quello dei matrimoni misti e tanto attuale per comunità come la nostra.
Nei primi di febbraio la Chiesa e le nostre opere sociali ebbero la gioia di una graditissima visita: quella del Pastore John D.
Ross, Cappellano del Team Ecumenico di
Ginevra. Quest’incontro è stato stimolante
per noi e siamo certi anche per il simpatico
Amico attualmente impegnato a Catanzaro
in analogo lavoro sociale insieme al caro collega Enrico Trobia.
Segnaliamo infine con viva riconoscenza il
dono che le Chiese Evangeliche della città
di Solingen, tramite la Tavola Valdese, ci
hanno fatto pervenire onde dotare di una
macchina per maglieria il nostro LaboratorioViene così assicurato ad una delle nostre giovani allieve la possibilità di lavoro continuato. Vi sono tanti modi per aiutare il prossimo, ma riteniamo che questo sia veramente
efficace oltre ad essere una testimonianza
resa all’amor fraterno. E’ la terza volta, nel
giro di questi ultimi anni, che i nostri Amici
della Germania ci offrono la loro valida mano di aiuto.
CATANZARO
TORRE PELLICE
La Associazione « E. Arnaud » avrà la sua
seduta domenica 19 alle 20,45. Parlerà il
doli. Enrico Pascal siilTinflueso della vita
moderna sul nostro sistema ñervos: ; seguirà discussione. La seduta è pubblica e tutti
sono cordialmence invitati.
VERONA
Il 21 gennaio ci siamo riuniti con un
gruppo di giovani cattolici di « Gioventù
Studentesca » e della FUCI, per una riunione comune di lettura biblica, preghiera e
predicazione (il testo della predicazione tenuta dal past. G. Colucci è stato pubblicato sul num. 7 di questo settimanale). Malgrado la '< episodicità » di questi incontri,
pensiamo di doverne dare una valutazione
positiva, per Toccasione che cosi ci è stata
offerta di dire la predicazione delTEvangelo
a circa 200 persone, quasi tutte giovani, che
altrimenti non avremmo mai raggiunto.
II 26 gennaio abbiamo esaminato e discusso il progetto di riordinamento del Sinodo Valdese. In una relazione spedita alla
Commissione sinodale abbiamo espresso il
nostro parere, purtroppo in disaccordo con
quasi tutte le proposte che erano contenute
e presentate nel suo rapporto.
Venerdì 10 febbraio si è avuta, con le
sorelle della comunità americana, la riunione di preghiera indetta dalla F. F. V.
Domenica 19 c. m. si è avuto m. incontro
fraterno della comunità, con programma per
i bambini curato dall Unione femminile.
sono sempre occasioni liete e benefiche.
Giovedì 23 abbiamo discusso il tema del
prossimo convegno dei Consigli di chiesa :
« 11 Consiglio di chiesa nella Chiesa missionaria ». La domenica 26, nel pomeriggio si è
tenuta a Rovereto la riunione mensile con le
famiglie della zona.
Ci rallegriamo con la famiglia Dattilo: il
dr. Dattilo, da alcuni anni Questore a Verona, ha ricevuto una promozione; ci rallegriamo vivamente con lui, ma non possiamo non
accogliere la notizia con un certo egoistico
disappunto: infatti essa significa anche trasferimento, più o meno vicino nel tempo, e
perderemo la presenza e la collaborazione della signora Dattilo, che tante volte e in tanti
modi abbiamo avuto occasione di apprezzare,
nello spirito del servizio della comunità credente.
IVREA
La comunità si è riunita per festeggiare
l’anniversario della Enianeipazicno dei
Valdesi. L’agape fraterna prepara a dalla
Unione Femminile nei locali della chiesa
sabato 18 febbraio ha accollo p ù di cinquanta partecipanti j quali hanno trascorso
insieme alcune ore, partecipando prima di
tulio alla tradizionale cena e poi alla riuli.Olle nel corso della quale il Pastore ha
rievocalo le prime tappe dell’opera evangelistica compiuta dalla nostra Chiesa in
llada inimediatamen e dopo il 1848 cH ha
illustrato la presenza della Chiesa nell’Italia centru-meridioiiaie con diapositive a.
colori. L’incontio coniini-morativo ha cosi
efferio la possibilità di conoscere la Chiesa
di oggi c la sua lestimoiTanza sul piano
ecclesiastico e sociale. Grazie ai doni in
natura ricevuti, la cena ha dato un uiile
di più di 60.000 lire, in parte destinatealla diaconia locale.
L’asseniblea di chiesa si è costruita domenica 26 febbraio per il rinuovaniento
del Consiglio di Chieisa. Seno stati confermali i membri del Consiglio già in carica
Davide lolla. Bice Bertarione Benedillo,
Claudio Berlin e Pietro Longo. L’assemblea:
ha nominato tre nuovi membri del C nsiglio: Angelo Arca, Renato Tandelti e
Adriano Longo. L’insediamento dei nuovi
eletti ha avuto luogo durante il culto del
12 marzo.
Durante le riunioni del martedì sera -ono s ali esaminati alcuni argomenti parlicolari; Il problema della fame nel mondo
(Dr. Paolo Fabbri) - Il progetto di statuto
della Federazione delle Chiese (Adriiiiio
Longol . L’autorità nella chiesa secondo jSinottici (Past. Gino Conte) . L’autonti
nella chiesa secondo Giovanni e Paolo ll’as'.ore Paolo Ricca). Siamo grati a quami
ci hanno dato la loro collaborazione.
La comunità ha partecipato a] luUt, d l!*
famiglia Turra per la dipartenza di Ttica
Guido, deceduto all’età di 52 anni, sci! à o
ad Ivrea ¡1 giorno 8 febbraio. 11 Pat -e
ha pure presieduto i funerali di .Mi«,*,ce
Giovanni, della chiesa dei Fratelli di r jntliia, e di Vittorio Castellani, di Ivrea, il
f'anerale della Signora Giordanino di Pont
St. Martin è stato presieduto dal Pasi->re
Giovanni Peyrol. Alle famiglie nel in;!»
Iddio conceda pensieri di fede e di .
ranza cristiana.
avvisi economi«
A Catanzaro, non con spirito di tradizione, ma con gioia derivante da una vita
rigenerata dallo Spirito Santo, la comunità valdese ha festeggiato il Natale: culto con Santa Cena e presenza evangelica
al completo, nonostante il tempo poco
buono. A capo d’anno il pastore Trobia
ha predicato su Isaia 6 dicendo che il cristiano dev’essere pronto alla chiamata del
Signore e sentirai impuro a quesTalta vocazione e sottoporsi con g ola alla purificazione del fuoco santo dello Spirito ohe
Dio manda senza alcuna riserva a coloro
che lo chiedono con fede. Il pastore ha
esortato ad iniziare il nuovo anno con lo
spirito derivante dalla vocazione del Profeta Isaia.
Il .sermone suli’avvento del nostro Salvatore nel giorno di Natale e quello del
rinnovamen'.o del 1° gennaio hanno rallegrato la fratellanza tutta.
Il 6 gennaio alle ere 17 nei locali della
nostra Chiesa, prepara i dal nostro pastore, gli alunni della Scuola Domenicale,
hanno dato prova della loro bravura: i più
piccoli con poesie e i più grandetti con
una farsa. La fratellanza pur non essendo
ai completo per il temporale che infuriava,
è stata commossa ed allietala da questo
semplice e bello speltacolu.
L’Editto di Emancipazicne è stalo ricordato nei locali del Convitto Ecumenico, in
via Bellav sta, in locali silnati in posizione meravigliosa e appropriala al nome che
la via porla e trovati grazie alla buona
esperienza del nostro pastore Enrico Trobia che ha trasferito il convitto dalla agreste e lontana campagna del Visconte, ctrca 7 chilometri lon ana dal centro città.
Il pastore rivolgendosi al corpo studentesco al completo, al Cappetlano dei Team
Past. Ross, al giovane tedesco Weichel che
presta servizio volontario in Convitto, e ad
una buona rappresentanza della nostra comunità, ha parlate ilella Chiesa Valdese
accennando alle sue origini ed alle persecuzioni che l’hanno condolía alTEditto di
Emancipazione del 18-13.
Il messaggio ha suscila'o in tuili un v.vo
interessamento non solo per la tenacia con
cui i valdesi lottarono per ottenere la libertà ma anclie per i molivi che il .pastore
Ila tratto per esortare a vivere oggi ennerelamenle la vita della fede evangelica.
Dopo un’agape in comune, con circa 60
partecipanti, i giovani hanno eseguito dei
giochi dilettevoli e per quanto non abbiamo acceso i falò, abbiamo acceso nel cuore
il fuoco Ipll’amore di Dio che non si spegnerà giammai. Gloria a Dio!
Ernesto Scorza
POMARET70
Sabato 18 marzo, alle 20,30, un missionario dolila Socielà de Paris preseailerà un
impressivo film mii^sionario intitolato « Un
lebbroso in India ».
Domenica 19, alle ore 10,30, ricevimento
dei catecumeni.
Venerdì Santo avrà luogo il culto con
S. Cena al Clot Inverso, alle ore 10,30.
Sabato Santo, alle ore 20,30, nel temtpio,
canterà la famosa Corale di Delmold (Del*
mold-Kantorei): un invito cordiale a lutti.
Domenica di Pasqua, alle ore 20,30, nel
teatro, gli amici di Marsiglia ci ¡presenteranno una recita. Caldo invito a tulli.
STUDENTESSA quindicenne, bilingue
no-tedesco, buone nozioni di inglese, rr
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RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Ottorino Rostan
commossi per la dimostrazione di affettuosa partecipazione al loro grande dolore, ringraziano quanti hartno
voluto dar loro testimonianza di simpatia nella triste circostanza delia
dipartenza del loro caro papà.
Torino, 13 febbraio 1967.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Stefano Griglio
ringraziano tutti coloro ohe hanno
preso parte al loro dolore per la scornparsa del loro congiunto. Un particclare ringraziamento al Past. Tourn
e Signora, ed ai vicini di casa che si
sono predigati in ogni modo nella
triste circostanza.
« Io so in Chi ho creduto »
(2 Tim. 1: 12)
Chiotti di Ferrerò,
22 febbraio 1967.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Hugon, profondamente
riconoscente per l’affetto dal quale è
stata circondata, ringrazia quanti
hanno voluto dare la loro testimonianza di simpatia nella triste circostanza che l’ha colpita.
Torre Pellice, 7 marzo 1967.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pincrolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Terre Pellice (To)