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Anno 118 - n. 45
5 novembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
1 gruppo bis/70
«
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
NE PARLIAMO CON IL PASTORE CAPO’ DI MADRID
Le vicende della tribolata Legge Finanziaria in Parlamento
inducono a qualche riflessione
sui mutamenti avvenuti nel concetto di «democrazia». Nei lontani tempi di de Tocqueville la
miglior definizione di « democrazia » era quella che la definiva
come governo per delega di una
maggioranza liberamente espressa e vincolata al rispetto delle
minoranze, che potevano così attivarsi fino a diventare a loro
volta maggioranze e dar spazio
ad una aiiernativa nella gestione del potere. Come disse qualcuno, era un regime dilettoso,
ma non se ne conoscevano di
migliori. Almeno fino a quando
funzionava nel quadro di una
accettazione comune della globalità del sistema, destinato ad evolvere progressivamente, senza
scosse rivoluzionarie. Ma le scosse rivoluzionarie vennero (e di
quali dimensioni! ) ed il concetto di « democrazia » andò lentamente modificandosi, rendendo
sempre più vago l’aspetto di «delega » e lasciando ad Assemblee,
dove la prevaricazione di minoranze rivoluzionarie era la regola, il tentativo di gestire il potere. Basta ricordare U rapporto giacobini/girondinì durante
la rivoluzione francese (e il Terrore che ne seguì), o quello bolscevichi/menscevichi / socialrivoluzionari durante quella russa.
In altre parole, anche dove e
quando la scossa rivoluzionaria
era opera di maggioranze, spari completamente il rispetto e la
tutela delle minoranze.
Noi ora vìviamo in Italia una
forma di democrazia che non è
più né runa né l’altra di quelle
su accennate. Vi è crisi, certo, ma
non vi sono scosse rivoluzionarie.
Non lo sono né i compromessi ■
storici, né i governi di buoni
tecnici, né il livido terrorismo
multicolore. Ed il rapporto con
le minoranze non è più quello
della tutela, che permetta toro
di diventare maggioranze, ma
quello dì una implicazione più o
meno diretta alla gestione del
potere, che tende così, spadolinianamente, a voler accontentare
tutti e ciascuno, con l’ovvio risultato di non accontentare nessuno e di non governare, se è vero, come è vero, che governare
vuol dire scegliere.
Come si porrà rimedio a questa situazione? Basterà la ingegneria costituzionale, che, modi
beando alcuni istituti, ne renda
più snello e più produttivo il
lavoro?
O non è, una volta di più, un
problema culturale? Manca, per
intenderci, una chiara assunzione di responsabilità da parte di
ciascuno verso se stessi e verso
la collettività, sostituita dalla ricerca dì una falsa unanimità di
consensi.
Non è senza significato che dove predomina una cultura laicoprotestante i problemi sono meno angosciosi; e, anche quando
le maggioranze governano male,
la responsabilità se la assumono
in proprio, senza scaricarla sulle
opposizioni chiamate ad inutili accordi, ma se mai, cedendo
loro il potere.
Niso De Michelis
Più libertà ai protestanti
dopo «el cambio» di Gonzalez?
La vittoria socialista apre spazi di democrazia e incoraggia l’espressione delle minoranze
Giunto a Madrid papa Wojtyla, per un pellegrinaggio più volte rinviato, si è rivolto ai vescovi esprimendo la sua personale
preoccupazione circa la crisi di
identità che la «' cattolicissima »
Spagna potrebbe attraversare dopo la vittoria socialista. Un messaggio questo che sostanzialmente rilancia la nota della stessa
presidenza episcopale spagnola
in cui si afferma che alla Spagna
« ricca di storia civile e religiosa,
tocca ora vivere l'esperienza del
rinnovamento con l’insicurezza
di un popolo adolescente ». Sarà
dunque la chiesa cattolica a guidare il popolo di minorenni politici che hanno votato « por el
cambio » di Felipe Gonzalez?
Sembra proprio di no. La « cattolicissima » Spagna ha segnato
una battuta d’arresto che tradotta in cifre significa migliaia di
vocazioni in meno al sacerdozio e
una percentuale che rasenta a
fatica il 20% di frequenze alla
messa domenicale nelle grandi
città. « Ma il peso del clero e dei
militari sulla società spagnola —
mi fa notare Umberto Capò, pastore della chiesa riformata di
Madrid — rimane sempre eccessivo. Esso non può essere sottovalutato malgrado la nuova aria
che tira ».
Giovanni Paolo II — comprensibile preoccupazione per il capo
del cattolicesimo — punta così
ad un rilancio della guida morale e religiosa della chiesa di Roma in terra di Spagna. Anche
perché i cattolici spagnoli sono
sempre più divisi tra forze conservatrici e progressiste. Del resto il recente risultato elettorale
ha dimostrato che tutta la Spagna è sotto un bipolarismo politico che non risparmia nessun
corpo sociale. Se i socialisti hanno conquistato la maggioranza
assoluta nei due rami del parlamento non bisogna scordare che
la destrr di Manuel Fraga Iridarne («Dio, patria, famiglia»)
è uscita rafforzata da questa consultazione politica.
Si apre dunque nel laboratorio
politico europeo una situazione
nuova, capace d’interessanti svi
luppi e vedremo, tra poco, quando il governo socialista sarà ufficialmente installato, quale ricetta politica vérrà adottata. Sarà
un socialismo alla francese o alla svedese? Più produzione o più
qualità della vita? E cosa dirà
il nuovo governo di Felipe Gonzalez sul nucleare, sulle nazionalizzazioni, sui rapporti con
l’URSS, la Nato...? Ma intanto un
ciclone di entusiasmo socialista e
di nuovi progetti sta attraversando (e in parte confondendosi con
il ciclone Wojtyla) le città e ,i
villaggi della Spagna.
Soddisfatto del risultato politico è anche lo stesso Capò, uno
dei più autorevoli rappresentanti
del protestantesimo spagnolo,
che aggiunge: « malgrado questa
felice prova di maturità democratica degli spagnoli rimane,
dentro di me, una certa preoccupazione poiché ritengo che precisi settori della nostra vita politica non accetteranno molto facilmente il fatto che il potere gli
sia improvvisamente sfuggito di
mano ». Esiste dunque ancora
INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO ALLA FACOLTA’
Per predicare con franchezza
Or essi, essendo stati rimandati, vennero ai loro, e riferirono
tutte le cose che i capi sacerdoti e gli anziani avevano loro dette.
Ed essi, uditele, alzarono di pari consentimento la voce a Dio, e dissero : Signore, tu sei Colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e
tutte le cose che sono in essi; Colui che mediante lo Spirito Santo,
per bocca del padre nostro e tuo servitore Davide, ha detto:
Perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose
vane? I re della terra si sono fatti avanti, e i prìncipi si sono raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto.
E invero in questa città, contro U tuo santo Servitore Gesù che
tu hai unto, si sono raunati Erode e Ponzio Pilato, insiem coi Gentili e con tutto il popolo d’Israele, per far tutte le cose che la tua
mano e il tuo consìglio aveano innanzi determinato che avvenissero. E adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi
servitori di annunziar la tua parola con ogni franchezza, stendendo
la tua mano per guarire, e perché si faccian segni e prodigi mediante il nome del tuo santo Servitore Gesù.
E dopo ch'ebbero pregato, il luogo dov’erano raunati, tremò;
e furon tutti ripieni deilo Spirito Santo, e annunziavano la parola
di Dio con franchezza. ( Atti 4: 23-3.1 )
Il predicatore anche se ha gli
strumenti adeguati per [are delia buona esegesi sarà subito tentato di parlare della preghiera
nel libro degli Atti e di fare un
confronto con l’aridità e l'assenza della preghiera nelle chiese
di oggi. .Anche questa può essere predicazione; ma, almeno per
adesso, è meglio non ricorrere a
questo tipo di uso della Bibbia.
Notiamo: Pietro e Giovanni
vanno dai 'doro” dopo le minacce a non farsi vedere più in giro
a parlare di Gesù. Di fronte all’opposizione quali i provvedimenti? Si uniscono nella preghiera.
Credo che tre sono i momenti
salienti di questa preghiera della chiesa apostolica che indico
nel modo seguente: l’Iddio al
quale la chiesa si rivolge è l’Iddio creatore; la chiesa attualizza
le scritture specialmente sulla
realtà dell’opposizione; il contenuto della richiesta è di poter
annunciare la parola.
Il primo punto ci rimanda al
fatto che la comunità dei credenti non si è abituata a pensare a Dio come creatore e che « il
cielo, la terra, il mare e tutte le
cose che sono in essi » sono la
creazione di Dio. Questo non è
un dato qualunque della fede cristiana. Le comunità dei credenti
rischiatto o di sottovalutare o di
sopravalutare le forze scatenate
della violenza e della prepotenza
presenti oggi nel mondo. Sottovalutare può .significare chiuder
si, come sempre e tentata di fare
la chiesa, in uno spiritualismo al
di fuori della mischia della storia. Molti, oggi, aspettano il regno di Dio nascosti dietro il pulpito.
Sopravalutarle può significare
perdere il senso della signoria
di Dio sulla storia e sulla creazione. Oggi è importante domandarsi con il teologo Kàsemann a
chi appartiene la terra: a Dio o
ad altri signori della storia? Occorre anche domandare: la chiesa che prepara i suoi pastori a
chi appartiene? E noi infine, a
chi apparteniamo?
La preghiera è lo spazio di Dio
Ira gli uomini, ma è lo spazio
di Dio Creatore su tutta la creazione.
Il secondo punto è: la comunità dei credenti non si è abituata alla presenza della Bibbia,
ma vede in essa un ritorno attuale di antiche forme di lotta e
di opposizione ai progetti di Dio
per unti umanità con Dio, nella
salvezza di Dio.
Lo Spirilo Santo parla per
bocca del suo servitore. Il testo
è il Salmo 2. E’ un testo di opposizione. Gli apostoli leggono
quel testo e vedono genti, popoli. re della terra, principi e tutti
d’accordo almeno su un punto:
che lo zoppo deve restare zoppo e che l’uso della violenza è
Michele Sinigaglia
(continua a pag. 6)
una possibilità di « golpe », forse non nei termini rozzi e plateali del colonnello Tejero, ma un
« golpe » strisciante? « Tutto è
possibile — interrompe Capò —
anche se è lecito sperare che dopo la- schiacciante vittoria del
leader socialista Gonzalez il pericolo del golpe sia fortemente
diminuito. Lo stesso re Juan Carlos, con la sua moderazione, costituisce una garanzia contro i
tentativi di fascistizzazione dello
stato spagnolo ».
La nuova Spagna
Da dietro la scrivania di direttore della «El Pervenir », l’efficiente scuola protestante di Madrid, Capò ritiene che il mondo
evangelico spagnolo non si è lasciato andare a facili entusiasmi
per il nuovo corso instaurato da
Gonzalez ma attende piuttosto
risultati concreti. « Per esernpio
— aggiunge 'il pastore Capò —
benché la stessa Costituzione
(approvata dal popolo e sanzionata dal re nel 1978, n.d,r.) garantisca a determinate componenti
sociali, e quindi anche al protestantesimo, l'accesso a radio e
televisione di stato, sinora nulla
ci è stato concesso. Ecco, su questo punto dal nuovo governo socialista gli evangelici spagnoli
certamente si aspettano una maggiore libertà effettiva di espressione ». Vi attendete quindi grosse novità dal rivolgimento prodotto dal partito di Gonzalez?
« È chiaro che la nuova situazione politica — ammette Capò —
porrà a tutti noi nuove e speriamo positive possibilità di testimonianza, così come è inevitabile che sorgeranno nuovi interrogativi non previsti prima di questa vittoria della democrazia. Ma
il nostro problema più vero, qui
a Madrid e nella Spagna in generale, è che il protestantesimo è
avvolto daH’indifferenza. Forse
noi abbiamo il complesso di essere una minoranza ma dall’altra
dobbiamo riconoscere che ben
raramente sappiamo incidere
nella realtà. Per noi è arrivato
il momento dell’autocritica, insomma il momento di ripensare
il nostro essere chiesa nella società e dall’altra bisogna avere
il coraggio di riformare evangelicamente i ministeri -nella chiesa ».
Ma il rapporto tra nuova situazione politica e realtà del
protestantesimo? « Ecco — soggiunge Capò che nel frattempo
ha capito quanto poco in Italia
conosciamo situazioni e problemi
dell’evangelismo spagnolo — la
ondata socialista potrebbe costringerci a riformulare in termini nuovi l’antica speranza
cristiana. Per il momento è importante conquistare maggiore
libertà di espressione e saper
riempire i nuovi spazi con una
testimonianza capace di far riflettere il nostro popolo su tematiche evangeliche ».
Giuseppe Platone
2
2 fede e cultura
5 novembre 1982
NEL CENTENARIO DELLA MORTE
Garibaldi, l'eroe e Tuomo
La biografia di Garibaldi dello storico inglese Denis Mack
Smith 1 narra, con stile brillante
e affascinante com’è consuetudine della storiografia anglosassone, le vicende dell’« eroe dei due
mondi » dalla nascita a Nizza
nel 1807 fino alla morte a Caprera il 2 giugno 1882. La formazione, gli avvenimenti, i fatti, pubblici e privati, di Garibaldi, ci
scorrono sotto gli occhi in bell’ordine cronologico, esposti in
modo piano-e avvincente, cosicché la lettura risulta sempre piacevole e mai monotona, noiosa
o pesante. DaH’incontro con Mazzini nel 1833, alle prime prove
come rivoluzionario nell’America
del Sud, al rientro in Italia nel
1848, giù giù fino alla conquista
della Sicilia e del Meridione (la
sua impresa più bella) e oltre,
si snoda la vicenda politica di
Garibaldi — e la storia risorgimentale e post-risorgimentale
dell’Italia — con le sue grandezze e le sue misetrie, le speranze
e le delusioni, i sogni e gli ideali
generosi e la pochezza, prosaicità e infinita lontananza delle realizzazioni pratiche rispetto all’ideale.
Accanto a questa storia pubblica dell’eroe, corre l’altra, ad
essa parallela e strettamente intrecciata, privata e intima, dell’uomq Garibaldi, ricostruita con
minuzia e precisione di particolari, attenta a cogliere le caratteristiche psicologiche profonde
della personalità dell’uomo (che
è un altro dei pregi della storiografia anglosassone), da cui
emerge la figura di un Garibaldi
ingenuo, generoso, disinteressato, sognatore, romantico, sempre
pronto d battersi per una causa
nobile e in difesa degli umili e
degli oppressi contro gli oppressori e i tiranni di turno. Caratteristiche che al Denis Mack
Smith sembra di cogliere già
nell’infanzia e nell’adolescenza di
Garibaldi, allorché a otto anni
salvò una persona in procinto
di annegare (« ...e certo questo
gesto così precoce impresse subito a tutta la sua vita il ruolo
dell’eroe. Le sue azioni e le sue
fantasie mostrano che ebbe una
specie di « consapevole impulso
fisso verso l’eroismo »: voleva
sollevare le vittime delta sfortuna e dell’oppressione e rendere
il mondo più libero e puro »,
pag. 6). Alla luce di queste predisposizioni è possibile, forse,
spiegarsi in parte il successivo
avvicinamento e adesione del Garibaldi al socialismo (anche se
come nota il D.M. Smith; « Era
un socialismo del cuore, non
della mente ») e il suo, internazionalismo, più pratico che teorico (v. da ultimo l’intervento
in favore dei francesi in occasione della guerra del 1870 contro i Prussiani, malgrado l’episodio di Mentana!).
Non è qui possibile, e sarebbe del resto fuori luogo, riassumere i_ mille episodi* fatti, avvenimenti, concernenti l’avventura
umana e politica di Garibaldi e
la sua complessa personalità,
con le sue luci e le sue ombre,
la sua grandezza e i suoi limiti,
i contrasti che lo opposero a
Mazzini, Cavour, ecc., e ricostruiti magistralmente .dallo storico inglese. Tra i tanti episodi,
può essere interessante citare
ciò che fece a Napoli sul piano
religioso, durante la sua breve
dittatura; sbigottito di fronte ai
GENOVA: UNA CONFERENZA DI G. GÖNNET
Valdesio di Lione e
Francesco d’Assisi
Su invito delle chiese valdesi
e metodista di Genova, Sampierdarena e Sestri il prof. Giovanni Gönnet è venuto a tenere una
conferenza su « Valdesio di Lione e Francesco d’Assisi; un confronto ». La si era pubblicizzata
per quanto possibile nella città,
e il pubblico è venuto discretamente numeroso; il luogo di culto di via Assarotti si è fittamente popolato, e per circa un terzo gli ascoltatori erano esterni
al popolo evangelico della città,
com’è apparso anche da vari interventi che hanno seguito la
conferenza.
L’oratore, padroneggiando con
maestria il tema che ha già presentato a numerosi uditori assai
diversi fra loro, in quest’« anno
francescano », ha saputo abbinare il rigore della ricerca storica
e una presentazione molto piana
c vivace, seguita con sostenuta
attenzione dal pubblico. Certo,
racconto è caduto su Valdesio;
ma di Francesco si è, specie quest’anno, parlato molto, e la sua
figura è assai più nota. Il confronto fra queste due figure quasi parallele, ne ha mostrato i
tratti comuni, situate come sono nel medesimo periodo storico e in ambienti relativamente
simili; ma ne ha evidenziato anche le differenze. Valdesio si converte in età adulta, nel pieno di
un’attività commerciale intensa,
con alle spalle già una lunga vita di famiglia; Francesco si converte mentre è un giovane gaudente che non ha ancora assunto
alcuna responsabilità nella vita.
In Francesco c’è una profonda
vena mistica, mentre Valdesio
porta nella sua nuova vita il realismo dell’uomo d’azione. La povertà stessa, che per Francesco
è un valore in sé, per Valdesio
e per i suoi ha solo valore funzionale a una più piena e libera
dedizione alla predicazione.
Ma è soprattutto nella questione dell’« obbedienza » che i
due si differenziano, drasticamente; mentre Francesco, pur
con travaglio, e sofferenza, obbedirà alla chiesa, che riuscirà
così a imbrigliare il movimento
e a renderlo sostanzialmente funzionale al sistema, Valdesio —
per quanto ’cattolica’ rimanga
la sua teologia, per molti anche
più ’pelagiana’ (ci si salva operando, attuando la legge di Cristo) di quella del cattolicesimo
ufficiale — afferma e vive, con i
suoi, il « Bisogna ubbidire a Dio
anziché agli uomini » (Atti 5; 29).
In questa semplice ma limpida
coscienza viene contestato e rotto il sistema ecclesiastico con la
sua pretesa di autorità assoluta,
di diritto divino.
I numerosi interventi hanno
dato all’oratore l’occasione di
molte precisazioni, e solo rincalzare del tempo — quasi due
ore passate in un baleno — ne
ha interi otto la serie, segno indubbio dell’interesse che. circondava non solo il tema, ma la sua
esposizione. Grazie, di vero cuore, al prof. Gönnet per la sua venuta, insieme alla Signora; ci
auguriamo di poterlo riascoltare in altra non remota occasione.
G. C.
risultati del privilegio e dei monopoli clericali, « permise ai protestanti di costruire alfine delle
chiese; una marea di bibbie del
Diodati gli fu per così dire alle
calcagna. Disciolse le case dei
gesuiti e ne nazionalizzò le proprietà; quando l’arcivescovo si
rifiutò di cantare un Te Deum
per avallare la tangibile benedizione del Santo, fu punito dell’insulto con l’esilio immediato »
(pp. 110-111)..
Non tutti i giudizi espressi dall’Autore nel corso della narrazione appaiono sempre condivisibili. Vedi in proposito (p. 105)
l’affermazione che fu a causa della spoliticizzazione dei contadini
che questi furono repressi da
Garibaldi a Brente. In verità, a
nostro sommesso avviso, è Garibaldi che là si pose soggettivamente e oggettivamente a de
Un incontro
sulla risurrezione
Sul tema della resurrezione
si è svolto ad Ecumene un incontro di studio, sulla base di
due relazioni introduttive di
Bruno Corsani e Sergio Rostagno, professori alla Facoltà valdese di teologia di Roma. L’importanza del dibattito, al quale
hanno partecipato molti pastori
delle chiese metodiste e valdesi, nasce dal fatto che i teologi
moderni, quando parlano della
resurrezione parlano sempre più
spesso con un linguaggio diverso da quello tradizionale, al punto di dare l’impressione di non
credere e non annunziare quel
fatto che è invece centrale per
la fede cristiana e cioè la resurrezione di Gesù Cristo. Di qui
a volte un disagio nelle comunità.
L’incontro ha inquadrato storicamente i testi che nel Nuovo
Testamento, parlano della resurrezione, vista come intervento
diretto di Dio per una umanità
dominata dal peccato e senza
speranza di liberazione; un intervento che era atteso e descritto in vari modi e jon linguaggi
diversi. Il documento redatto a
chiusura dell’incontro afferma
che nel Nuovo Testamento « la
resurrezione è l’affermazione che
Dio in Cristo agisce per la salvezza dell’uomo, e in questa sua
azione fa tutte le cose nuove;
apre cosi un nuovo rapporto
tra sé e l’uomo e chiama quest’ultimo a camminare in novità
di vita. Questo intervento di Dio
stabilisce la vittoria, sulla morte e fonda nel tempo, quindi anche oggi, la nostra scelta per la
vita. Il soggetto della resurrezione è Gesù, con tutto lo spessore umano e storico della sua
esistenza terrena ».
Il documento conclude affermando che « Credere che Gesù
è risorto non significa fermarsi
ad un fatto accaduto in un determinato momento della storia
umana, ma vedere l’intervento
di Dio in tutta la vita e l’opera
di Cristo; significa credere che
la vittoria di Gesù sulla morte
è una vittoria definitiva anche
per l’umanità», (nev).
VALDO VINAY
t
«
NelVarticolo di S. Rostagno: <r Un\ivventura più grande di noi » (Eco-Luce
del 29fio, p. 5) per un refuso tipografico è saltato il nome di Valdo Vinay nelVelenco dei professori emeriti
della Facoltà Valdese di teologia. Ce
ne scusiamo con VAutore e in particolare con il professore Vinay del quale
e noto il grande apporto al lavoro teologico in Italia.
A colloquio
con i lettori
stia, su posizioni conservatrici,
dal momento che si schierava in
difesa della proprietà privata
dei grossi latifondisti meridionali e contro la richiesta di una redistribuzione di terre avanzata
dai contadini poveri e dai braccianti. Ciò infatti gli alienò le
simpatie di questi, scavando un
fossato incolmabile tra il nascente Stato italiano e le masse contadine meridionali. Tuttavia l’opera è nel complesso equilibrata
e vai la pena di leggerla, non
fosse altro per vedere come si
può fare dell’ottima storia (e
storiografia), senza cadere nel
pedante e nel noioso.
Arturo A. Cericela
1 Deni.s Mack Smith. Garibaldi, una
grande vita in breve, ed. Laterza,
pp. 282. L. 10.000.
ECUMENE
IL DISEDUCATORE
E L’EDUCATORE
Caro Direttore,
I dieci comandamenti del « perfetto '
diseducatore » pubblicati sul n. del
22 ottobre de L'Eco-Luce identificano
certamente alcuni errori che sono a
volte commessi neH'educazione dei figli e di cui la nostra scuola e la nostra società fanno le spese, beninteso,
insieme agli interessati. Tuttavia mi
sembra che l'impostazione complessiva del '■ decalogo » sia da respingere
per l'idealizzazione di un'educazione
autoritaria e repressiva che si dimostra altrettanto deleteria quanto quella
del « diseducatore ». Anche di questa
la scuola fa le spese. Riceviamo ancora ogni tanto ragazzi che sono totalmente inibiti e demotivati non perché
hanno avuto tutto, ma perché non
hanno mai avuto una parola di incoraggiamento e di comprensione, perché
i genitori li hanno convinti che saranno sempre dei buoni a nulla che
mangiano il pane a sbafo. Se è diseducatore colui che soddisfa i desideri generati dalla fame e dalia sete
(IV comandamento), allora viva la diseducazione. Mi domando quale genitore sottoscriverebbe un manifesto
volto a fare aver fame e sete ai propri figli.
I bambini devono certamente imparare a non considerare tutto come dovuto e a non avere la soddisfazione
di ogni loro capriccio, ma è anche necessario che gli educatori sappiano
che cosa è capriccio e che cosa è,
invece, legittimo desiderio infantile e
stimolo di crescita, anche se a volte
i modi con cui i nostri figli ci chiedono le cose sono gli stessi, sia che
servano, sia che siano inutili.
Cordialmente.
Claudio Tron, Perrero
LO SPIRITO
FEDERATIVO
Lo spirito federativo evangelico non
è quello che si estrinseca nel ripensamento e rafforzamento di strutture
che vorrebbero presentarsi come federative e, per loro natura, tendono però a sostituirsi alle chiese nelle varie loro attività; ma quello invece che
nasce dallo stimolo ecumenico che
induce una chiesa a promuovere un rapporto con altre chiese con le quali
non è ancora possibile stabilire un
incontro bilaterale diretto a carattere
operativo comune. Tale rapporto vale per tentare di fare insieme, e gli uni
per gli altri, qualcosa che sia valido
per tutti a conforto della reciproca
conoscenza che si sviluppa, nel campo della testimonianza, o in quello
della presenza evangelica nella società civile. NuM’altro.
Giorgio Peyrot, Roma
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5 novembre 1982
fede e cultura 3
RICERCA DELLA VERITÀ’ CONTRO RAGION DI STATO
Per un dialogo tra
protestanti ed ebrei
Questa intervista, che Jean Bauhérot della Chiesa Riformata Francese ha rilasciato al settimanale protestante « Riforme », ci sembra estremamente utile per una fraternità nella solidarietà e nella chiarezza. La proponiamo alle nostre
chiese che in questi tempi hanno cercato di dire una « parola
protestante » agli ebrei italiani.
— Jean Banbérot, lei ha scritto, già 12 anni or gono, un libro
intitolato: « 11 torto di esistere,
dagli Ebrei ai Palestinesi » ; non
pensa che gli avvenimenti di
quest’estate — assedio, bombardamenti e massacri a BeirutOvest, attentati di Rue des Rosiers e di Rue Cardinet — diano
l’impressione che sia i Palestinesi sia gli Ebrei non arrivino a
poter esistere veramente e serenamente?
— Mi sento efEettivamente
molto coinvolto in tutti questi
dram.mi. Lei ha ricordato i miei
impegni a favore dei Palestinesi :
bisogna sapere che sono stato
anche, negli anni ’60, nel Comitato direttivo deH’Amicizìa ebraico-cristiana. E’ il mio ñlo-ebraismo che mi ha portato ad appoggiare il popolo palestinese. D’altronde ho sempre portato avanti quest’impegno insieme a ebrei
non sionisti e su posizioni oggi
adottate da un numero sempre
maggiore di ebrei in diversi paesi, iv; compreso in Israele.
— Quali posizioni?
— Che rendere giustizia ai palestinesi è non solo necessario
di per sé ma indispensabile per
il futuro stesso dell’Ebraismo e
degli Ebrei. Cioè essere filo-Palestinesi non implica smettere di
essere filo-Ebrei. Anzi!
— Detto questo, e lasciando
da parte le sue posizioni personali, lei vorrebbe contribuire a
formulare una « parola protestante ». Non le sembra una
scommessa, tenuto conto delle
divisioni del protestantesimo su
questo problema?
— Occorre distinguere bene
due cose : ogni protestante, ogni
gruppo volontario protestante,
prende in coscienza gli impegni
che crede di dover prendere. Ma
possiamo anche rischiare comunitariamente delle parole protestanti al punto di incrocio del
campo teologico, etico e politico.
Non so cosa dirà la Federazione
protestante. Probabilmente condannerà con molta fermezza i
bombardamenti, i massacri e gli
attentati. Ma una tale posizione
rischia di non apparire molto
originale pei i mass media. Secondo me bisognerebbe fare anche una dichiarazione solenne
agli Ebrei francesi i quali, vicino a noi, sono attraversati da
sentimenti violenti e contraddittori.
— Perché specialmente agli
Ebrei francesi?
— Perché siamo molto più vicini a loro di quanto non lo siano i cattolici e possiamo parlare
loro con una certa probabilità
di essere ascoltati da alcuni di
loro. Del resto sono diversi a
chiederlo. Attualmente ricevo
'telefonate di Ebrei che mi dicono: «Vorremmo che il protestantesimo interpellasse la nostra comunità. Noi rischiamo di
ripiegarci su noi stessi, di finire
per credere che tutti i « gentili »
sono antiserpiti, di isolarci dal
resto dei Francesi in modo
preoccupante ».
Una parola fraterna
— E quale dovrebbe essere,
.secondo lei, questo messaggio
protestante agli Ebrei francesi?
— Una parola fraterna che dica loro che sono amati: una parola chiara che indichi loro che
il dialogo, la critica reciproca, è
il contrario del « terrorismo » ;
che confondendo ogni riserva nei
confronti di Israele con l’antisemitismo, essi vanno verso un
futuro drammatico.
— Ma più specificamente?
— A parer mio, occorre ribadire con molta forza le acquisizioni teologiche della riflessione
giudeo-cristiana : il radicamento
della Riforma e del Cristianesimo nell’Antico Testamento, il
nostro semitismo spirituale, la
solidarietà che abbiamo e che
avremo con loro di fronte ad
ogni rinascita dell’antisemitismo,
noi che Edouard Drumont chiamava «semi-ebrei» (1), soprannome di cui siamo orgogliosi...
— Lei allude all’aflare Dreyfus: pensa che sia necessario ricorrere così alla storia?
— Certo : il richiamo dei legami'-che si sono intrecciati tra
il protestantesimo e l’ebraismo
francese, in particolare durante
l’affare Dreyfus e la seconda
guerra mondiale, mi sembra del
tutto fondamentale.
— Ma per dire cosa, in fin dei
conti?
— Qualcosa di semplice che
però mi sembra importante: du
rante l’affare Dreyfus, Charles
Maurras rimproverava ai protestanti di porre la ricerca della
verità prima dell’attaccamento
alla patria. Possiamo oggi riprendere positivamente questo
« rimprovero » e dire al CRIF (2)
e ad altri organismi dell’Ebraismo • «Voi accusate di ’parzialità’ e di ’antisemitismo’ l’insieme
della stampa. Riflettete : non state privilegiando l’attaccamento
ad una patria ideologica a spese della ricerca della verità? ».
Possiamo anche salutare il coraggio degli Ebrei d’Israele e
fuori di Israele che attuano questa ricerca della verità, malgrado la ragion di Stato. Occorre
mostrare loro che siamo con loro in questo cammino difficile.
— Questo discorso non sembrerà troppo modesto ad alcuni?
— Può darsi. Non pretendo dire qui tutto ciò che potremmo
dire, bensì indicare una via che
credo utile, capace di favorire
una presa di coscienza. Parlare
in modo da avere una possibilità
di essere sentiti e non provocare un nuovo blocco. Agire per
impedire ad ogni costo un nuovo ghetto, di stampo ideologico
e mentale questa volta. Quindi
darsi i mezzi per esprimere la
propria parola : conferenza stampa, ecc... Non accontentarsi di
un semplice comunicato.
— In altri termini: niente accuse polemiche come fanno alcuni i quali paragonano certi
atti israeliani a certi atti nazisti?
— Oggi essere estremisti è diventato facile. Perciò non lo sono. Non dobbiamo avere la minima buona coscienza in questa
vicenda e non dobbiamo insultare gli altri. In compenso possiamo dire agli Ebrei, in modo
sofferto e molto fraterno nello
stesso tempo : quando sentite
parlare di « ripulire Beirut »,
quando avvengono massacri, arresti massicci, deportazioni, non
riconoscete ciò che voi stessi
avece subito? I pianti di questa
madre, lo sguardo angosciato di
questo bambino, non ,vi ricorda
niente? Avere paura, essere braccati, dovere sfuggire ancora e
sempre, sapete bene le sofferenze che ciò significa! Questo popolo palestinese nel quale da
anni volete vedere solo « terroristi », non sono i vostri fratelli, cosi come lo sono per noi protestanti? Non è un caso se il termine di « Saint Barthélemy » è
tornato più volte sulla stampa
in questi ultimi giorni.
(1) Edouard Drumont, antisemita
famoso, pubblicava « La libera parola »
al tempo deH’affare Dreyfus.
(2) Consiglio Rappresentativo delle
Istituzioni Ebraiche di Francia.
PACE SENZA GARANZIE
Teologia e pace
in Bonhoeffer
^ - ì
Abbiamo letto su “Azione nonviolenta" questo articolo
che riproduciamo per i nostri lettori. L’autore conobbe peisonalmente Bonhoeffer poiché fu suo compagno di prigionia
per un anno a Berlino-Tegei.
In una predica tenuta a Berlino nel giorno commemorativo
dei caduti in guerra (il 21.2.1932)
e basata sulla profezia apocalittica di Matteo (XXIV, 6-14), BonhoelTer così si esprimeva: « La
pace deve essere perché Cristo
è nel mondo. Ma le potenze del
mondo si scateneranno con un
linguaggio più convincente di
quello del Cristo perché sono le
potenze della realtà, che hanno
il potere e parlano il linguaggio
dei fatti e vogliono strappare a
Cristo i suoi discepoli, mostrando loro che è una follia volersi
accompagnare con Lui. Le potenze che vogliono privarlo del
Suo Regno sono la guerra, la malattia, la fame e tutte sono provocale dalla nemica di Cristo e
di tutto quello che vive: la morte. Sembra che per mezzo di Cristo la vittoria sia stata riportata, che Egli abbia trionfato sulla morte, ma esse gridano: eccoci, guardate e tremate! Noi abbiamo il potere: esso non ci è
stato tolto. Cristo non è vincitore: noi abbiamo vinto. Noi siamo la guerra, la malattia, la fame. Perché vi lasciate affascinare dai profeti che parlano
della pace e dell'amore, di Dio
e del suo Regno? Ecco, noi starno qui ».
Due anni dopo, nel 1934, dopo
l'avvento del nazismo in Germania (1933), in un discorso alla
conferenza ecumenica di Fano ,
(Dan.), intitolato: la Chiesa e il
mondo dei popoli, B. rivolgeva
un appello a tutte le Chiese, perché si unissero nel condannare
o<mi preparativo di guerra, nel
"suscitare” la pace. Il suo discorso prendeva spunto dal salmo
85: 9; « io ascolto: che dice Jahvé? àgli dice: pace per il suo popolo, per i suoi fedeli...; davanti
a Lui cammina la giustizia ». E
B. così commentava: « Il nostro
compito teologico consiste nell'ascoltare l’appello di Dio alla
pace come un comandamento, e
non a discuterlo come una que
stione aperta. La pace è un comandamento (N.d.T.: quello stesso dell'amore) non un problema.
La pace deve regnare tra gli uomini perché Cristo è nel mondo;
la pace deve essere. Come suscitare la pace? Con un sistema di
trattati politici? Con degli investimenti di capitali internazioriali nei diversi paesi, vale a dire
per mezzo delle grandi banche,
del denaro? O con armamenti così detti pacifici multilaterali, per
garantire la pace? Niente di tutto questo ha senso perché si confonde la pace con la sicurezza^.
Il cammino della pace non è
quello della sicurezza. La pace
deve essere temeraria; essa è l’unico grande rischio da prendere;
non potrà mai essere garantita;
è il contrario di una garanzia.
L’esigere garanzia implica diffidenza e la diffidenza ingenera la
guerra ».
Ho cercato di riassumere la
predica di Fano in una preghiera intitolata:. Pace senza garanzie. « Poiché ' Cristo ci ha detto
che la pace - non è un problema
ma un comandamento - insegnaci, Signore a suscitare - quella
pace che è un dono - non una garanzia - un gesto temerario - non
una sicurezza. - Insegnaci ad assumerne - i- rischio responsabile; - a pregare perché la nostra
Chiesa - divenga coraggiosa operatrice - di pace e di giustizia; a pregare perché il mondo dei
popoli - rinunci alla violenza ».
I citati lesti di B. indicano sino a che punto era in lui operante la convinzione che la signoria di Cristo nel mondo non
si manifesta sotto ferma di forza c potenza ma di « cornpassione » redertiva, di assunzione redentiva delle debolezze umane.
Questo pensiero è più volte ripreso nell’« Etica » (ed. Bompiani 1969) dove è detto che le realtà cristiane debbono essere interpretate non attraverso il Dio
« religioso » o della potenza, ma
in modo areligioso od addirittura non religioso. Primo compito
di quelli che fanno parte della
Chiesa non è di perfezionarsi nella ricerca di una salvezza personale, ma di essere testimoni di
quel Cristo che ha vissuto soltanto per assumere l’io di tutti
gli uomini e sostituirsi responsabilmente ad essi.
Non un Dio
tappabuchi
Lo specifico del Cristianesimo
consiste nel riconoscere che il
trascendente non è doveri infiniti, irraggiungibili, ma il prossimo dato volta per volta, Dio in
forma umana (vedasi ed. Bompiani 1969, la raccolta di lettere
intitolata: Resistenza e resa; una
lettura fondamentale per la conoscenza di B.). Per l’uomo divenuto adulto, Dio non è il « tappabuchi » della nostra ignoranza
o incapacità, a cui ricorrere nei
problemi o nelle situazioni-limite: ma è tra noi, al centro della
vita e del villaggio, nel cuore della realtà quotidiana; la vita cristiana non è un fine in sé ma è il
vivere con e per gli altri.
L’esistere-per-gli-altri di Gesù
è la presa di coscienza della trascendenza. Fede è partecipare a
questo essere di Gesù, a questa
libertà da se stessi. Dio in forma
umana non ha però nulla da
« spartire » con le potenze del
mondo. E d’altronde, che mai
potrebbe appartenere in Israele a
Cesare, oppressore di una antica cultura e libertà? Nulla, od
al più la sua moneta, l’unica e
mercantile realtà a sua immagine, simbolo di servitù e di idolatria. Tutto .appartiene a Dio.
Lui soltanto è buono; è giudice;
a Lui soltanto è dovuta l’obbedienza. Donde la scelta vocazionale di Gesù: quella del totale
servizio a Dio ed agli uomini oggetto della sua benevolenza; del
servo sofferente di Jahvè; della
fedeltà sino alla morte, perché:
« Nessun amore è più grande di
questo: dare la vita per i propri
amici » (Gv. XV, 13).
L’annuncio, il « Kerigma » sembra pertanto, prjma e più che.
nella parola di Paolo (I Cor. XV,
1-14), essere in quella che Pietro
rivolge agli ebrei nella predica
della Pentecoste (Atti, II, 36):
« Quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio l'ha costituito Signore
e Cristo ». Era questa la fede dei
primi secoli.
Nella lotta e nella tribolazione,
nel mondo in cui Dio soffre, la
sequela di Cristo diviene un’arcana disciplina e la vita cristiana SI manifesta soltanto nel pregare - la vita stessa può essere
preghiera - e nell’operare quello
die è giusto tra gli uomini Sicché l’identità cristiana dell'ultimo Bonhoeffer, non più simbolo
di speculazione teologica, ma di
1-csistenza e di coraggiosa rassegnazione, si può forse riassumere dicendo: - Pregare - più con
la vita che con le parole - perché si avveri - la speranza del
Regno. - Compiere - libere scelte
al servizio dell'uomo. Vivere - le
contraddizioni del proprio tempo; - restare - fedeli nel .segreto - in attesa del giorno - in cui
la rinnovata - parola potrà splendere di nuovo. - Accettare frattanto - il mistero di un Dio - che
nulla ha di comune - con te potenze del mondo. - Tu che scrivesti: muoio silenzioso - testimone di Cristo tra i fratelli - era
questa la tua - identità cristiana.
Gaetano Latmiral
4
4 vita delle chiese
5 novembre 1982
ALLE VALLI VALDESI
Il nostro giornale al catechismo
PINEROLO — Fra le decisioni prese recentemente dal nostro concistoro vi è anche quella di abbonare, a spese della comunità, al nostro settimanale
« Eco delle Valli » tutti i catecumeni del 4° anno (compresi quelli nelle cui case il giornale arriva già regolarmente). L’idea è
quella di invogliare i nostri ragazzi a leggere il giornale e a
sentirlo sempre più come il « loro » giornale. Questo può avvenire nella misura in cui molte
delle cose che sentono nel corso
del catechismo e vedono nella
vita della chiesa trovano un momento di verifica e di rifiessione
sulle pagine del nostro settimanale. Per questo si è anche pensato che, almeno in alcune occasioni, il giornale verrà letto insieme, commentato e discusso.
Da qui speriamo possa anche nascere un piccolo gruppo di futuri corrispondenti e (perché
no?) una serie di possibili critiche e suggerimenti da inviare alla redazione come contributo del
gruppo stesso. Se riusciremo anche soltanto a far apprezzare ed
amare un po’ di più il nostro
giornale ai nostri giovani, sarà
comunque valsa la pena di aver
tentato questo esperimento.
PINEROLO — È stata battezzata la piccola Emerenziana Rostan figlia di Roberto anziano
del quartiere di Cantalupa e di
Alda Manavella e si sono sposati Giovanni Rivoira e Adriana
Legger.
* A tutti i catecumeni del 1'
anno è stata consegnata una copia della Bibbia a nome della
comunità in una riunione a cui
erano presenti i loro genitori
ed i membri del Concistoro.
Tutti gli altri catecumeni hanno iniziato regolarmente i loro
corsi e, per la prima volta nella nostra comunità, anche i precatecumeni s’incontrano una
volta alla settimana il sabato
pomeriggio alle ore 14.15.
• Il culto di domenica 31 ottobre, giornata dedicata alla Riforma, è stato presieduto da
Gianni Long e la colletta è stata devoluta al lavoro della Società Biblica.
• Sara è venuta ad allietare
con la sua presenza i genitori
Ugo Beux e Silva Laggiard di
Pornaretto. Benvenuta anche a
Sara di Peyrot Amato e Giacomino Luciana. Alle neonate ed ai
genitori gli auguri della comunità tutta.
Due nuove Sara
POMARETTO — Al nostro fratello Baret Luigi, alle figlie G^briella e fam., Luisella ed ai familiari tutti la simpatia cristiana
della comunità tutta per la dipartenza della moglie e mamma
Massello Anna Maria.
I problemi dell’Asilo
LUSERNA S. GIOVANNI —
• La serata con cena comunitaria, programmata sabato sera
dalla Commissione Stabili, ha avuto un lusinghiero successo con
la presenza di un centinaio di
partecipanti.
Dopo l’agape, il pastore Bellion, nella veste di presidente dell’Asilo Valdese, ha reso edotti i
presenti sui problemi dell’Istituto ed in modo particolare sulle
relazioni che si stanno aprendo
con la Comunità Montana.
Ha fatto seguito la proiezione
di una serie di splendide diapositive a colori, presentate da quel
rnaestro che è l’amico Guido Odin e del quale tutti conosciamo
la capacità artistica.
Un felice incontro che si ripeterà l’ultimo sabato di ogni mese con argomenti vari secondo
un programma stabilito di volta
in volta e per il quale ringraziamo la Commissione Stabili e
quanti collaborano per l’allestimento di queste simpatiche serate di vera comunione fraterna.
• Calorosi applausi sono stati
tributati dal pubblico che *gremiva la Sala Albarin ai bravissimi
attori del Gruppo del 17 che, domenica sera, hanno portato sulle
scene la commedia in dialetto
piemontese « La protesta d’ie anime ».
Una rappresentazione bizzarra,
a volte spregiudicata nella parte
comica per il linguaggio sovente
scomposto e vagamente licenzioso ma non tale da creare problemi di conflitto interiore, a
volte moralizzante per la satira
contro l’ingiustizia di una società dominata da contrasti di classe, a volte esilarante per le battute spiritose ed i gesti caricaturali molto ben evidenziati dai
protagonisti.
Nel complesso una rappresentazione che non suscita quesiti,
ma che nel suo grottesco umorismo sa destare ilarità e svago,
dovuti, ad onor del vero, più alla
abilità recitativa dei protagonisti che al suo contenuto.
La commedia sarà replicata sabato 6 c.m. alle ore 20.45 e domenica 7 alle ore 15.
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La fame nel mondo
TORRE PELLICE — La co
munita esprime la sua fraterna
simpatia alla famiglia di Isoliiia
Maiali ved. Benecchio, il cui funerale è avvenuto giovedì 28 ottobre.
• Domenica 7 novembre l’Unione femminile avrà la sua seduta
mensile alle ore 15 con ospite
Mirella Bein Argentieri che presenterà uno studio sulla fame nel
mondo.
• Lunedì 8 novembre ore 20.30
e sabato 13 alle ore 17.30 le prime riunioni dello studio biblico
in cui Si stabilirà il programma.
Tutti sono invitati a partecipare
a uno o all’altro gruppo.
• Domenica 14 novembre culto con ammissione alla Comunità
di nuovi catecumeni e assemblea
di chiesa. Seguirà un pranzo comunitario organizzato dalla Commissione ricevimenti presso la
Foresteria valdese di Torre Pellice: prenotarsi presso i signori
Laura Eynard Reinaudo tei. 91508
e Marco Gnone tei. 932240. (Il
prezzo del pranzo è di L. 6.000).
60 anni di matrimonio
VILLAR PELLICE — Rinnoviarno la nostra fraterna solidarietà
ai familiari della sorella Janavei
Albertina ved. Michelin che si è
spenta il 27 ottobre alla Basana
(Ciarmis) all’età di 81 anni.
® Domenica 31 ottobre abbiamo ricordato la Riforma del XVI
secolo e celebrato la Santa Cena.
•La chiesa s’è rallegrata con i
coniugi Pascal Umberto e Garnier Maddalena che, circondati
dalle loro figlie e dai loro figli
con le rispettive famiglie, hanno
celebrato il 60" anniversario del
loro matrimonio; a questo frateho ed a questa sorella i migliori auguri di ogni benedizione
nel Signore.
Assemblea di chiesa
FRALI — Il Concistoro, riunitosi mercoledì 27 u.s., comunica
alle famiglie le date delle riunioni
quartierali di novembre: Villa 8,
Indiritti 8, Ghigo 10, Malzat 24,
Orgere 25, Giordano/Pomieri 26,
tutte alle ore 19.30.
• Domenica 7 novembre avremo la prima assemblea di chiesa
del nuovo anno ecclesiastico, con
la riflessione ed il dibattito dei
seguenti argomenti; temi sinodali, stabili, finanze.
• Anche la corale ha ripreso il
suo cammino, che quest’anno si
preannuncia più arduo per la
mancanza di un direttore. Comunque la volontà di continuare
e di ritrovarsi nel canto è forte
in tutti noi, e siamo certi e fiduciosi che questo aiuterà a superare molti scogli e difficoltà.
• Un grazie agli animatori teologici CEvAA ed al pastore Gino
Conte, che sono stati in mezzo
a noi nel culto di domenica 24 ottobre.
• Un altro grazie al prof. Claudio Tron che ogni settimana si
preoccupa di salire da Perrero
per i corsi del 3" e 4" anno di
catechismo.
Catecumeni e C.E.C.
SAN SECONDO — Sono nate:
Elisa Godine di Paolo e di Marina Sanmartino; Lori Pons di
Aldo e di Anita Poèt (Miradolo).
È stato battezzato Luca Gay di
Vanni e di Enrica Avondetto
(Centro). A questi bimbi ed alle
loro famiglie la Comunità esprime il suo affettuoso e fraterno
augurio.
• Il culto domenicale riprende
nella sala delle attività a partire
da domenica 7 novembre.
• L’Unione femminile Inizia la
sua attività invernale domenica
7 novembre alle ore 15. Tutte le
sorelle sono cordialmente invitate.
• I catecumeni di III e IV anno sono convocati sabato 6 novembre nella Sala alle ore 15.30
precise per un incontro con i
delegati del Consiglio Ecumenico
delle Chiese che avrà luogo a
Villar Perosa. Si prega di non
mancare a questo importante incontro. Sarà organizzato il viaggio in pullman.
7 novembre:
agape comunitaria
ANGROGNA — Durante il
culto nella domenica della Riforma, presieduto dal past. Bellion, è stata presentata la piccola Sara Piatone chiedendo al Signore, alia comunità e ai genitori di guidarla sulla via della
verità evangelica.
• Domenica 7 novembre giornata comunitaria con agape (lire 5.000) organizzata dall’Unione
Femminile. Tema: «Genitori e
figli di fronte alla Bibbia». Al
culto con Santa Cena parteciperanno la corale e i gruppi delle
scuole domenicali e dei catecumeni. Nel pomeriggio, sempre in
Sala, alle 14,30 proiezione di
film, diapositive e alle 16,30 lotteria.
• Prossirne riunioni di quartiere : lunedi 8 Capoluogo ; martedì 9 Martel; mercoledì, 10 Cacet; giovedì 11 Odin-Bertot. Tutte alle ore 20.
Giovedì 4 novembre
□ I TEMI DI VANCOUVER
TORRE PELLICE — Il Circuito Val
Pellice organizza per giovedì 4 novembre alle 20.30 un incontro pubblico con i due delegati del Consiglio
Ecumenico di Ginevra per l'Italia inviati ad illustrare i temi della prossima
assemblea ecumenica di Vancouver
(Canada). L’incontro si terrà nella Casa Unionista valdese. Ingresso libero.
Segue dibattito.
Venerdì 5 novembre
□ I TEMI DI VANCOUVER
POMARETTO — Il III Circuito organizza con inizio alle ore 20.30 un incontro col team ecumenico in visita
alle vaili per conoscere la realtà della
prossima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
L’incontro si tiene presso la sala
del Convitto.
______Sabato 6 novembre
□ I TEMI DI VANCOUVER
PINEROLO — Alle ore 20.45 ha
inizio l'incontro colla delegazione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese in
visita alle valli. L’incontro nel corso
del quale verranno illustrate le varie
problematiche della Assemblea di
Vancouver è organizzato dal II Circuito ed è aperto a chiunque voglia parteciparvi.
L’incontro si tiene nella sala valdeise di via dei Mille 1.
Domenica 7 novembre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45; Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
□ MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — L’incontro tenutosi ad
Agape (Frali) sul tema del » matrimoni
interconfessionali » il 14-15 marzo 1982
è stato giudicato da tutti i partecipanti
molto utile e fruttuoso.
Il comitato di prosecuzione ha elaborato una proposta di incontro per domenica 7 novembre, ore 15-18. Sede:
Seminario, Via Trieste 44, Pinerolo (Biblioteca « Bonatto »)
Argomento: Presentazione e discussione del Rapporto preparato dalla Commissione Sinodale valdo-metodista (I
matrimoni interconfessionali tra cattolici ed evangelici in Italia, Ed. Claudiana,
Torino 1982, pp. 138, L. 4.600).
Introduzione alla discussione fatta da
un cattolico e da un valdese.
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5 novembre 1982
vita delle chiese 5
GIOVANI EVANGELICI LOMBARDI
I risultati del
Convegno regionale
La Federazione Giovanile Evangelica lombarda mantiene lo
impegno per la pace al centro
delle proprie attività. In questo
senso si è espresso il Convegno
regionale di S. Fedele Intel vi
(9-10 ottobre), al quale hanno
preso parte più di trenta giovani in rappresentanza dei gruppi
FGEI di Bergamo, di Brescia, di
Cinisello, di Como, di Milano e
di Pavia. Una commissione di
lavoro si occuperà di preparare
un audiovisivo sull’industria bellica in Lombardia che, fornendo
dati e spunti di riflessione sull’enorme portata economica e politica del settore — in piena espansione, ma sulla pelle dei popoli dell’America Latina e del
Mediterraneo — possa costituire
un valido strumento di sensibilizzazione nelle fabbriche, nelle
scuole, nei quartieri. La Giunta
regionale fornirà ai gruppi materiali per un approfondimento
biblico e teologico della pace e
della guerra.
Una lunga serie di altri ordini
del giorno sottolinea però la
volontà di non sacriflcare alla
testimonianza il « normale » lavoro di animazione, di formazione, di ricerca, di dibattito in
una fase che vede crescere realtà nuove come Brescia e Pavia e
insieme deperire gruppi « storici » come Bergamo e Como.
In collaborazione con i re
sponsabili del progetto del II
distretto valdo-metodista per la
animazione giovanile in Lombardia (Denise Briante, Andrea Cipriani, Giorgio Guelmani) proseguirà l’inchiesta sul catechismo
promossa dal VI Congresso nazionale della FGEI; un convegno
regionale a dicembre — possibilmente concordato con Triveneto ed Emilia-Romagna — prenderà in esame le risposte pervenute entro tale data. Altri tre
convegni — tutti a S. Fedele —
seguiranno le linee di ricerca
che la FGEI Lombardia ha deciso di privilegiare quest’anno; il
primo verrà organizzato dal
Gruppo donne su tema da definire (febbraio?); il secondo,
dedicato all’animazione biblica,
cercherà di coinvolgere nella fase organizzativa il Gruppo Autogestito (ex-catecumeni) di Milano e di rispondere alla richiesta di incontro avanzata dal
gruppo giovanile della Chiesa
valdese di lingua italiana di Zurigo (Pasqua?); il terzo (giugno?), dal titolo « Comunicazione
non verbale e linguaggio del corpo », vuol garantire una continuità alla riflessione, promossa
lo scorso anno dal convegno
sul gioco.
Alla Tavola valdese — che ha
richiesto alla FGEI Lombardia la
designazione di un suo rappresentante per la Commissione si
nodale sulla liturgia — si risponderà di non aver mai discusso sistematicamente l’argomento (se ne occuperà quest’anno, per la prima volta, il gruppo’di Pavia), e di non poter pertanto designare nessuno a rappresentare il punto di vista della FGEI regionale. Al Consiglio
nazionale della FGEI viene chiesto di organizzare per il 1983-84
un seminario di formazione analogo a quello che si tenne due
anni fa a Rocca di Papa. Ciascun gruppo locale dedicherà
almeno una riunione alla rivista
« Gioventù Evangelica », allo
scopo di migliorarne la diffusione.
Ampio spazio è stato dedicato alla discussione sul Bollettino di collegamento FGEI Lombardia, giunto al settimo anno
con una tiratura di tutto rispetto (500-600 copie) e con una serie di problemi « di crescita »
(linguaggio, grafica, numero delle
pagine) ai quali cercherà di far
fronte una redazione tutta milanese, in attesa di nuove vocazioni in seno agli altri gruppi.
Sono stati eletti a comporre
la nuova Giunta regionale Marina Fertonani (Milano), Nora
Gamba e Lorena Meschieri (Bergamo), Laura Micheletti (Brescia), Michele Rostan (Milano,
segretario). Silvano Sozzani (Pavia). Bruno Gabrielli
Incontri a Palermo
PALERMO — Venuto a Palermo per la seduta del Comitato
generale del « Centro diaconale
La Noce», il moderatore Giorgio Bouchard ha colto l’occasione per avere un sia pur breve
incontro con il Concistoro e presiedere il culto di domenica 19
settembre in via Spezio.
Ci auguriamo che la prossima
visita possa essere meno breve.
• Il 3 ottobre il culto dome
nicale è stato presieduto dal
past. Auguste Lebet di La Chaux
de Fonds, il quale, essendo in
Sicilia in visita, accompagnato
dalla gentile consorte Pina, ci ha
rallegrato con la sua presenza.
Con loro e con qualche vecchio
agapino abbiamo potuto ricordare gli anni della costruzione
di Agape quando Auguste era
pastore a Prali e Pina segretaria di T, Vinay. •
O Domenica 10 ottobre essendo
il pastore assente per partecipare all’assemblea di circuito, il
culto è stato presieduto da Ofelia
Buscami e Giuliana Failla mentre
la predicazione è stata tenuta
dalla predicatrice locale Peggy
Bertolino.
• Per alcuni giorni abbiamo
avuto tra noi (accompagnato
dalla gentile consorte Heather)
il past. Malcolm Ritchie che è
il presidente della « Waldensian
Mission Aid Society » in Scozia.
Grande amico e sostenitore della Chiesa Valdese, ha voluto
visitare la Sicilia e alcune opere e comunità dell’Isola. Il pastore Ritchie ha portato il messaggio della Parola durante il
culto di domenica 17 ottobre
e ha partecipato all’agape fraterna organizzata dalla nostra
comunità.
Questi fatti ci riempiono di
gioia e ci fanno sentire di essere in vera comunione con la
Chiesa universale.
Foresteria
VENEZIA — Com’era prevedibile la Foresteria ha lavorato
quest’estate a pieno ritmo sia
per la Biennale che per la Mostra del Cinema. Oltre a questi
due avvenimenti, le inserzioni
sulla stampa evangelica italiana e straniera hanno richiamato a Venezia molte famiglie protestanti e alcuni gruppi di comunità evangeliche. Tra gli ospiti recenti e quelli attesi per il
prossimo futuro: i catecumeni
di Scuoi (Svizzera) accompagnati dal past. Rico Parli; il precongresso FGEI del Triveneto; un
gruppo di collaboratori della rivista IDOC; il concistoro della
Comunità protestante di Stoccarda col past. Günther Leibbrand e sua moglie Mirella Abate.
Nella giornata
deirONU
PARMA — La « Giornata delle Nazioni Unite », il 24 ottobre,
ha visto riuniti in preghiera per
la pace e la fraternità fra gli uomini, un centinaio di credenti di
diverse confessioni cristiane ed
un rappresentante musulmano
presso il Centro Giovanile dei
Gesuiti.
In armonia con le indicazioni
sinodali, anche la Comunità Valdo-Metodista di Parma era presente con un proprio rappresentante unito agli altri organizzatori del Movimento delle religioni per la pace. Tale Movimento,
composto da esponenti delle più
diverse Religioni del mondo, è
sorto negli anni ’50 come movimento pacifista, continuatore
della idealità di Gandhi, ed è
idealmente legato ai principi
dell’O.N.U.; si pone al di fuori
di ogni schieramento politico ed
attualmente il presidente è l’Ar
FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE
Conclusi i lavori
delia VI assemblea
Vico Equense (Na), 1 novembre. Con un culto di Santa Cena
tenuto dalla presidente Maria
Sbaffi Girardet e la predicazione
di Francesca Spano si è conclusa
la VI assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia^ (FCEI). L’assemblea, a cui
hanno partecipato un centinaio
di delegati delle chiese membro
(Valdesi, Metodisti, Battisti, Luterani, Ispra-Varese, Libere), si è
svolta nella stessa cornice di funzionalità, efficienza e bel sole meridionale in cui si è svolto, nello
stesso periodo l’anno scorso, all’Hòtel Oriente il convegno sull’intervento della FCEI nelle zone terremotate. E di quel convegno si è posto come prosecuzione a livello valutativo e decisionale di queU’intervento, dando a questo settore una larga
parte del proprio tempo e impegno e il massimo dell'attenzione.
Si è trattato anche di un’assemblea con forte ricambio alla
direzione della FCEI. Per i termini previsti dallo statuto non
potevano essere rieletti il presidente e buona parte del consiglio. Alla presidenza della FCEI
è stato chiamato, con una vota
zione a larga maggioranza, il pastore Aurelio Sbaffi, fino ad ora
tesoriere della FCEI ed attualmente pastore della chiesa metodista di Roma. Al pastore Piero Bensi l’assemblea ha rivolto
un caldo ringraziamento per l’entusiasmo, il tempo e l’energia che
ha dedicato alla FCEI per ben 12
anni prima come vicepresidente e poi, negli ultimi 6 anni, come presidente. I nuovi membri
del consiglio sono:
Valdesi: Giorgio Bouchard,
Giorgio Gardiol, Franca Long
Mazzarella, Bruno Tron.
Metodisti: Piero Trotta, Bruno
Loraschi.
Battisti: Bruno Colombu, Antonio di Pierro, Gioele Fuligno.
Luterani: Gottfried Hoffmann.
Esercito della Salvezza: Antonio Longo.
Chiese Libere: Domenico Maselli.
FDEI: Dina Eroli.
FGEI: Eugenio Bernardini.
Nel prossimo numero del giornale dedicheremo ampio _ spazio
per riferire sui lavori dell’assemblea di Vico Equense. F. G.
DALLA SVIZZERA
Visitando le Puglie
CORRISPONDENZE
civescovo di Nuova Delhi, Mons.
Fernandes.
Tale movimento opera per la
pace utilizzando la spiritualità,
la saggezza e la dedizione che si
trovano nelle diverse tradizioni
religiose. Non si serve di incontri di vertice, né solo delle autorità religiose, ma chiede la mobilitazione di ciascun credente.
Propone di realizzare, una preghiera ed un’azione comune tra
i credenti di tutte le religioni.
Le principali iniziative sono:
a) promuovere incontri dt preghiera per la Pace (specialmente in occasione della Giornata
Mondiale dell’O.N.U.); b) attuare iniziative sociali ed assistenziali, dando una comune testimonianza di fede e di amore; c)
proporre una campagna di contro-informazione, che, servendosi dei mezzi di comunicazione
sociale, metta in rilievo il cammino positivo già percorso verso la Pace per dare una nuova
speranza.
Catecumeni bernesi
SAN MARZANO OLIVETO — La
Casa Metodista ha ospitato tra il
9 e il 15 ottobre un gruppo di
23 catecumeni della chiesa di Berna guidati dal pastore Dedi. Prima della loro professione di fede
i giovani hanno voluto approfondire e vivere l’esperienza della
vita cristiana attraverso un impegnativo campo di lavoro che
ha reso più funzionale la nostra
struttura ricettiva. Un’esperienza che — ammette Ugo Tommassone responsabile della Casa —
« è stata una testimonianza per la
popolazione in mezzo alla quale
viviamo ».
Hanno collabòrato a questo
numero: Domenico Abate,
Archimede Bertolino, Leonardo Casorio, Gino Conte, Franco Davit e, Dino Gardiol, Vera Long, Luigi Marchetti,
Teofilo Pons, Maria Tamiet1i, Ugo Tommassone.
Benché l’estate sia ormai lontana pubblichiamo soltanto ora
quest’articolo. Il ritardo della
pubblicazione, di cui ci scusiamo, non ci sembra nuocere al
contenuto di questa corrispondenza.
Da noi, nella Svizzera, l’Italia
è ben conosciuta come paese di
vacanze: per far il bagno nel mare o per visitare i suoi famosi
musei e i suoi innumerevoli monumenti antichi.
Ma il nostro gruppo sotto la
guida dei pastori H. Wartenweiler, L. Naso e A. Deodato aveva
un’altra destinazione. Il nostro
interesse si rivolgeva alle comunità valdesi nelle Puglie; lo scopo del viaggio era il contatto fra
evangelici svizzeri ed italiani.
Attraversando il paese, avemmo
anche un occhio per le bellezze
della natura, per la terra fertile
ben coltivata, per i moiiumenti
del tempo passato. Nessuno di
noi dimenticherà né il Castel del
Monte con la sua architettura
ingegnosa e armonica, né la cattedrale romanica a Tram, né i
trulli pittoreschi ad Alberobello.
Non dimenticheremo neanche
le accoglienze cordiali nelle diverse comunità da Rimini fino
a Bari! Le torte squisite fatte
per noi dalle donne abruzzesi
erano un segno di simpatia, come la tavola con dolci buonissimi, caffè e bibite a Corato. Ma
i valdesi sparsi qua e là avevano anche un desiderio - un barese lo e.spresse: che questa nostra visita fosse l’inizio di un
rapporto continuato fra la sua e
la nostra chiesa. La pastoressa
H. Wartenweiler e un membro
di un concistoro cantonale promisero di fare tutto per realizzare questo mutuo desiderio.
Orsara, eli questo paese nell’Appennino mi ricordo bene!
Dieci anni fa, con la corale svizzera ci fui già una volta. Dov’era
ptrssibile suonai un pezzo col
flauto traverso accompagnato
dall’organo. A Orsara allora non
era possibile: l’armonio vecchio
non era più buono per il basso
continuo. Decidemmo di regalare un nuovo organo. Con l’aiuto
di un articolo i soldi furono rac
colti presto. Adesso avevo l’occasione di vedere e sentire questo « nostro » organo! Trovai nel
nostro gruppo un buon pianista
ed insieme suonammo un andante di Händel. La prova riuscì e
il giorno dopo, nel culto a Bari
ripetemmo questo pezzo.
A Corato fummo sorpresi della grande chiesa. All’inizio del
nostro secolo la comunità contava qualche centinaio di membri, ora ce ne sono ancora ottanta. Numeri che ci facevano
riflettere. Noi svizzeri possiamo
mai capire tutte le conseguenze
della disoccupazione e della emigrazione? Di solito vediamo il
problema soltanto dall’aspetto
svizzero. Ma dal punto di vista
italiano non è ancora molto più
grave? Credo che capiamo un
po’ meglio i nostri lavoratori
italiani conoscendo un pochino
il loro paese d’origine.
A Cerignola l’asilo fu chiuso
nel maggio perché. mancavano i
soldi. Grazie a un dono di Solingen (Germania) l’asilo sarà riaperto in settembre. Sentivamo
che questo asilo per bambini delle più povere famiglie ha una
grande importanza per la comunità e che ci sono persone molto impegnate per questa opera.
Speriamo che troveremo anche
nella Svip.era un aiuto finanziario per rasilo di Cerignola.
Anche a Orsara c’era un asilo,
chiuso da due anni. Ora si fanno progetti per un luogo di incontro per gli anziani con la possibilità di pranzare e di diverse
attività per i giovani che finora
sono sconosciute in questo paese
lontano dal mondo.
Dopo un lungo viaggio arrivammo ad Avellino dove le rovine del terremoto ci fecero intpressionc. Visitammo il villaggio
a Monteforte e vedemmo la costruzione dell’asilo quasi finita,
un’opera comune delle chiese
evangeliche di diverse nazioni.
Ma' il lavoro essenziale lo faceva e lo fa ancora la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia. Sempre di nuovo sono stupita della forra, dell’impegno e
dell’amore attivo per il prossimo della minoranza evangelica.
A. Riicgg
6
6 prospettive bìbliche
5 novembre 1982
SERVIZIO STUDI DELLA FCEI
Due metodi di lettura
biblica a confronto
ROMA, 20 ottobre 1982 —
Al convegno sulla lettura biblica, organizzato dal Servizio studi della FCEI, si sono confrontati i diversi modi con cui gli
evangelici italiani si avvicinano
oggi alla Bibbia e la interpretano. Riuniti a Roma dal 1” al 3
ottobre, una trentina di cristiani evangelici impegnati nelle diverse chiese hanno letto e commentato il capitolo 3 della Genesi, cioè il racconto di Adamo
ed Eva che disubbidiscono all’ordine di Dio e mangiano il
frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, seguendo
le diverse tradizioni interpretative: sostanzialmente quella tendenzialmente più letteralistica e
quella, storico critica. I due punti di vista sono stati presentati
rispettivamente da Giuseppe
Barbanotti e Michele Sinigaglia.
Si è visto subito però che di fatto i modi di interpretazione sfuggivano a schemi troppo rigidi;
dopo tutto le differenze erano
più evidenti nel momento in cui
i modi di interpretazione venivano teorizzati (e su questo si è
parlato a lungo), mentre venivano attenuate al momento della
lettura vera e propria: dato che
comune agli uni e agli altri era
la preoccupazione di ascoltare,
dalle pagine della Bibbia, un
messaggio valido per l’uomo di
oggi: appunto la parola di Dio.
Al convegno hanno partecipato membri di chiese evangeliche
che hanno in genere scarse occasioni per un confronto; da un
lato, le cosiddette « chiese storiche », che fanno parte più o meno della Federazione e dall’altra
la corrente evangelica, che conosce poi nel suo ambito altre differenziazioni. Al convegno di
Roma erano predenti e particolarmente attivi avventisti, battisti, Esercito della Salvezza, fratelli, metodisti e valdesi, (nev).
P©r predicare con franchezza
( segue da pag. I )
legittimo quando serve a far restare zoppo lo zoppo.
Gli oppositori di Dio e del suo
Messia (l’unto) nel Salmo sono
re e principi, popoli pagani e popoli non pagani. La comunità
dei credenti in preghiera davanti a Dio afferma che non si tratta più di quei re e di quei pagani, bensì, dopo tanti secoli, di
Erode, di Ponzio Pilato, del popolo pagano, di quello non pagano, tutti non meno carogne di
quelli presenti nel Salmo.
Sembra un'attualizzazione semplicistica quella fatta a questo
punto del libro degli Atti, che pone grossi problemi a chi si interessa di cose concernenti il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento. Ma ho detto sembra, ma
non lo è. Anzi vediamo come la
com.unità dei credenti sapeva
leggere la storia e interpretarla
attraverso la Bibbia. Sapeva trovare dei principi di fondo sempre presenti e vivi. La comunità
che prega l’Iddio creatore sa anche che quei principi vivi, quelle
forze attive che vogliono sempre
e di nuovo trascinare l’umanità
nel caos primordiale, possono
essere emarginate, tenute a bada dalla mano di colui che può
fare « segni e prodigi mediante
il nome del santo servitore Gesù ».
Sorprende il lettore del testo
originale greco che la parola
Signore” con la quale questi
discepoli.SI rivolgono a Dio è
despota", tradotta quasi sempre con Signore nelle versioni.
Bisogna spiegare che con il
termine Signore si indica Colui
che può disporre di qiMlcuno o
di qualcosa. Il termine despota
qui indica Colui che possiede
qualcosa o qualcuno. Questo è
importante perché in questa preghiera alla domanda a chi appartenga la_ terra si risponde:
« a Dio il Signore ».
Infine il terzo punto ci dice
che non è possibile abituarsi alla predicazione della parola.
Quanto emerge dal testo ci fa
capire la impossibilità di disporre della predicazione. L’annuncio della parola di Dio non è nostro, ma di Dio. Non soltanto in
senso oggettivo, ma anche in
senso pratico, storico. La parola
di Dio è creatrice come diciamo
molto spesso, ma è creatrice perché è nelle mani del Creatore il
quale solo può infrangere lo spessore dell’opposizione. Lui solo
può rendere efficace una parola
negletta, respinta, combattuta.
Noi possiamo fare sermoni
ascoitapili, ma non ascoltati. La
efficacia appartiene a Dio. E’
' questo che vuol dire il testo
quando dice: « Signore considera le loro minacce e concedi ai
tuoi servitori di annunziare la
tua parola con ogni franchezza ».
E' legittimo per la chiarezza
del nostro testo accostare i termini creazione, incarnazione, predicazione. Questo accostamento
è quello che dobbiamo cercare
nel lavoro che si fa in una Facoltà di teologia, questo accostamento è quello che le chiese devono scoprire.
Bonhoeffer si chiedeva nel ’44
se non era giunto il tempo di tacere, di non parlare più e se non
conveniva invece pregare e operare per la giustizia.
Oggi mi pare occorra dire che
bisogna pregare per parlare opi'rando per la giustizia. Parlare
per annunciare l’evangelo e non
parole vane come vane sono per
il nostro testo le opposizioni di
sempre al consiglio di Dio.
Questa preghiera a questo
punto del libro degli Atti ci ricorda l’antico Salmo 127;
« Se il Signore non edifica la casa
invano vi si affaticano gli edificatori ».
Michele Sinigaglia
IL GIUSTO SOFFERENTE
Salmo 22
Per capire i Salmi è necessario tener
conto di un intreccio fondamentale per
l’antico Israele: l’intreccio fra le diverse esperienze quotidiane, la fede e il
culto. Per lungo tempo si è completamente trascurata la dimensione del culto e nei Salmi si sono viste soltanto composizioni di individui che riflettono sulla
propria esistenza ed esprimono poeticamente quanto la fede suggerisce loro.
Oggi sappiamo che la maggior parte dei
salmi aveva profonde radici nel culto
d’Israele; la loro funzione pubblica era
paragonabile a quella dei nostri inni.
Sicurarnente i salmi sono nati come
composizioni orali e per lungo tempo devono essere stati tramandati oralmente:
solo più tardi sono stati messi per iscritto.
Le esperienze che essi descrivono non
sono tanto quelle singolari e personali
di un autore, quanto piuttosto esperienze tipiche, cioè diffuse e comuni a molti.
Esse sono descritte con formule ed immagini spesso ricorrenti nei vari salmi.
Chi si recava al santuario o al Tempio
trovava sicuramente un salmo adatto
alla sua situazione, alla sua esperienza:
con questo salmo egli poteva esprimere
a Dio la sua riconoscenza, oppure chiedergli aiuto in caso di malattia o di attacchi da parte di altri uomini, poteva
chiedere perdono per una colpa commessa, - ecc.
Il culto d’Israele aveva dunque spazio e apposite preghiere per alcune esperienze tipiche dell’antico israelita. Il
Salrno 22 ci porta direttamente in questo intreccio e solo a partire da esso ci
diventa comprensibile.
Un uomo malato
e perseguitato
Riconosciamo nelle parole del nostro
salmo una prima situazione tipica; quella dell’uomo sofferente e perseguitato
che chiede aiuto a Dio. In tutti i salmi
che si rifanno a queste situazioni troviamo alcuni elementi fissi: la descrizione
della diffìcile situazione in cui chi prega
si è venuto a trovare e la richiesta di
intervento di Dio; abbiamo anche espressioni di fiducia che esprimono la convinzione che Dio possa agire. Tutti questi
elementi sono presenti nel Salmo 22, intrecciati in una composizione molto viva.
Abbiamo a che fare con una larva d’uomo, probabilmente ridotto in questo stato da una grave malattia; è febbricitante
e si sente vicino alla morte. Alla sua malattia si aggiungono lo scherno e il disprezzo degli avversari. Tutti lo danno
per morto e mettono gli occhi sui suoi
beni. Si beffano anche della sua fede e
lo prendono in giro perché Dio sembra
non agire; in un certo senso la professione di fede di chi pregava era smentita, agli occhi dei suoi avversari, dalla
sua stessa malattia.
a cura di Gino Conte
ne ,*l“®sto secondo studio la serie preparata da Daniele Carro
ragiom di spazio non e possibile Tiprodurre il testo biblico È
lo cerchi Sfs'rSbiaf' “ ‘^«‘«mento: ciascuno
Il Salmo 22 spinge all’estremo questa
idea e la_ sua rappresentazione della sofferenza è tra le più drammatiche del
Salterio. Non soltanto la malattia mortale e l’inimicizia feroce degli avversari
rendono amara la vita dell’orante, ma
Dio stesso. L’orante si sente così male
che può descrivere la sua sofferenza solo in termini di abbandono da parte di
Dio. Egli si sente ormai strappato dalla
sfera di Dio e proiettato nella sfera della morte. Il perdurare della sua malattia e dell’oppressione di cui è vittima
possono avere la loro ragione soltanto
nel rifiuto di Dio di intervenire. Più ancora della malattia e dell’oppressione il
giudizio di Dio pesa sulla sua vita.
Il salmista però non demorde: continua a rivolgere la sua preghiera al Dio
che lo abbandona. Al Dio che lo abbandona sembra chiedere conto di questo
abbandono. Lui, il Dio che ora lo abbandona è colui nel quale i padri ebbero
fiducia, colui al quale egli fu affidato alla nascita, colui che ha reso sicuro il
parto che aveva in antichità esiti incerti
e spesso drammatici. È lui l’unico che
può esaudire ora la sua preghiera. Col
lamento dei vv. 1-22 (Riveduta 1-21 ) del
Salmo 22, 1 Antico Testamento ci dà una
delle rappresentazioni più drammatiche
della miseria umana. La situazione che
sta dietro a tutti i lamenti è qui portata
all’estremo; la sua gravità non può che
configurarsi come abbandono da parte di
Dio.
La svolta
Uno dei problemi interpretativi del
Salmo 22 è sempre stato costituito dal
V. 22 (Riveduta 21). Una delle linee di soluzione è quella scelta dalla nostra Riveduta. « Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali. Io ann’unzierò
il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in
mezzo all’assemblea ». Traducendo co.sì,
sembra che abbiamo a che fare con la
certezza che Dio esaudirà chi prega e lo
libererà dagli attacchi dei nemici (rappresentati dalle corna dei bufali). A questa
sua certezza di esaudimento segue la
promessa di diffondere pubblicamente la
notizia della sua salvezza in un culto,
quando Dio Io avrà esaudito. La parola
« liberandomi » manca però in ebraico
ed è aggiunta dalla Riveduta per dare
maggior senso ad un altrimenti poco
chiaro « dalle corna dei bufali mi hai
esaudito ».
Studi recenti permettono però una soluzione migliore. Le parole « dalle corna
dei bufali » vanno connesse a quanto precede e fanno ancora parte della richiesta
di liberazione iniziata al versetto 20
(Riv. 21): «salvami dalla gola del leone
e dalle corna dei bufali ». La parola ebraica che segue va presa isolatamente
e tradotta; « tu mi hai esaudito! ». Abbiamo dunque qui un elemento fondamentale nella struttura del salmo: l’esaudimento della preghiera. Per la nostra
mentalità moderna l’esaudimento si riscontra in modo empirico, sperimentale. Quando anche a distanza di tempo,
accade quel che si è chiesto a Dio, allora
si può parlare di esaudimento. Secondo
una fondata ipotesi, nell’antico Israele
l’esperienza dell’esaudimento avveniva
nell’ambito del culto. Era compito di un
apposito funzionario (un cosiddetto «profeta cultuale ») annunciare al fedele che
la sua preghiera era stata accolta; un
« oracolo di salvezza » gli dava la certezza che i suoi guai sarebbero terminati.
Il Salmo 22 ci lascia dunque scorgere
tutto uno sviluppo liturgico. Prima il lamentò e la richiesta di aiuto a Dio, poi
la certezza dell’esaudimento data dall’oracolo di salvezza. A questo segue il rendinaento di grazie, la seconda situazione
tipica del Salmo. La frase « tu mi hai
esaudito! » fa da introduzione al rendimento di grazie, contenuto nei vv. 23 e
seguenti (Riv. 22 ss.).
Anche il rendimento di grazie, più che
una preghiera in senso moderno, era un
atto cultuale. Nel corso di una riunione
pubblica al tempio o al santuario, chi
era stato esaudito offriva a Dio un sacrifìcio. Poi invitava i presenti ad un banchetto al Tempio e li pregava di unirsi
alla sua lode, di cui raccontava loro i
motivi. È esattamente quanto scorgiamo
ai vv. 23 ss.
Verso la fine il nostro Salmo, sicuramente per mano di revisioni successive,
conosce significativi ampliamenti. Il coro di lode, che in antichità comprendeva
l’orante e gli altri fedeli riuniti, viene
singolarmente ampliato e fanno la loro
comparsa figure insolite in questo contesto. Tutti gli abitanti del mondo si uniranno in una lode che travalica i confini d’Israele, perché Dio non soltanto
esaudisce la preghiera del pio israelita,
m,a è re del mondo.
La lode di Dio diventa così universale
da coinvolgere anche quelli che per la
fede d’Israele erano i più remoti da
ogni comunione con Dio, gli abitanti del
regno dei morti (così sembra da intendere il diffìcile verso 30 = Riv. 29). La lode
travalica non soltanto lo spazio, ma anche il tempo. Anche le generazioni future
Vi saranno coinvolte.
Il Salmo 22 sembra così condurci da
una 'Situazione privata normale per il
culto d’Israele (il lamento, la preghiera ■
ed il ringraziamento di un fedele in situazione difficile) ad una situazione limite: il lamento e l’esaudimento dell’abbandonato da Dio, paradigma della miseria
umana, cui corrisponde un canto di lode
che oltrepassa i confini dello spazio e
del tempo.
Gesù, l’abbandonato
da Dio
(Matteo 27: 46 e paralleli)
Nei racconti della passione Gesù in croce pronuncia in aramaico le prime parole
del nostro Salmo: « Dio mio, Dio mio
perché mi hai abbandonato? ». Si pone
dunque il problema di sapere che rapporto ci sia tra il Salmo 22 e la storia di
Gesù.
Il primo tentativo di soluzione del problema può essere il pensiero che il Salmo 22 sia stato scritto in funzione e in
previsione della storia di Gesù. Si tratterebbe dunque di un Salmo cristologico, anzi del Salmo cristologico per eccellenza; esso acquisterebbe il suo significato più vero come profezia della morte
di Gesù. Noi l’abbiamo però finora in
queste righe, letto e meditato a prescindere da Gesù Cristo, gli abbiamo trovato
un senso compiuto come preghiera di un
pio israelita. Che ne è dunque di Gesù?
Io credo che Gesù sulla croce abbia fatto
quello che avrebbe fatto un suo connazionale nella stessa situazione; recitare il
Salmo 22, il Salmo della massima sofferenza, il Salmo delle situazioni limite.
Ma allora qual è il senso « cristiano »
di tutto questo?
II senso sta nel paradosso che proprio
Gesù, colui che per la testimonianza unanime del Nuovo Testamento rivela il vero volto di Dio, reciti la preghiera dell’abbandono da parte di Dio, Gesù, l’uomo che rivela il vero volto di Dio al mondo, che è il « Dio per noi » vive fino in
fondo la miseria umana fino al limite
massimo, la morte, l’abbandono da parte
di Dio.
Mai Dio è stato cosi vicino all’uomo come nella croce di Gesù, confessa la fede
cristiana; in essa Dio assume tutta la
miseria umana, fino alla sua espressione massima, l’abbandono da parte di Dio.
In questa drammatica contraddizione che
vede unite nella stessa persona l’esperienza della massima miseria umana, cioè
l’assenza di Dio e la presenza della morte, e la massima vicinanza di Dio, sta il
senso della passione di Cristo. La resur- *
rezione di Cristo è l’esaudimento di o.gni lamento, per ogni miseria umana.
Daniele Garrone
7
5 novembre 1982
obiettivo aperto 7
LE COMUNITÀ’ EVANGELICHE ELVETICA E VALDESE RICORDANO IL PASSATO
Due secoli di protestantesimo a Trieste
Tra venerdì 22 e domenica 31 ottobre, a
Trieste, si sono svolte una serie importante
di manifestazioni in occasione del 200”° delia Comunità Evangelica di Confessione Elvetica. In attesa di riferire nel prossimo
nu
mero sulTandamento delle manifestazioni
opriamo ai lettori una pagina di storia e
riflessione teologica sulla vivace presenza
di riformati triestini di ceppo elvetico. Una
realtà non solo storica ma attuale.
Nel quadro del bicentenario della comunità evangelica di confessione elvetica di
Trieste tracciamo una breve
indagine sulla storia di questo insediamento insieme ad
una riflessione sulla « Confessione elvetica ».
Nel 1740 sale sul trono
d'Austria Maria Teresa, Regina e Imperatrice. La città
si sviluppa in modo sorprendente, si abbattono le mura
medioevali. Le leggi di tolleranza che prevedevano la libertà di culto e la protezione di tutti i perseguitati politici, fanno giungere a Trieste uomini da tutte le parti
del mondo. Nascono in questo momento le Comunità
Orientali, Anglicana, Augustana ed Elvetica.
Nel 1781 l’Imperatore Giuseppe Il emanava il famoso
« Editto di Tolleranza » che
permetteva alle Comunità di
organizzarsi. La Chiesa Evangelica Riformata di Confessione Elvetica otteneva la
personalità giuridica il T
gennaio 1782 e in questo stesso anno eleggeva ufficialmente il primo Pastore che sarà
confermato tale dalllmperial Regio Governo. Anche se
a Trieste ci sono Luterani
dal 1717, solo in questo anno 1782 la Comunità Augustana celebra il primo culto
pubblico, il primo battesimo
e i registri anagrafici hanno
effetti civili come quelli della Comunità Elvetica.
E’ giusto trascrivere qualche brano dell’Atto di Fondazione della nostra Comunità.
« Nel Nome del Signore nostro
Iddio l’Anno 1782 adì, 7 gennaio
in Trieste.
La confessione
elvetica
La stesura di questa coniessione di fede fu fatta dal
riformatore Enrico Bulllnger
(1504-1575) successore a Zurigo di Ulrico Zwingli.
Enrico BuUinger è un uomo ecumenico, un riformatore di statura europea, pastore e teologo, uomo di concordia ma non di compromessi, teologo rigoroso ma
non fazioso. In quel tempo
Zurigo diventa uno dei punti principali di riferimento
per il protestantesimo europeo. Sia come città rifugio,
per i numerosissimi profughi cacciati dai loro paesi per
la fede evangelica, sia come
centro di propulsione di questa stessa fede.
La Confessione Elvetica fu
detta anche « Confessio Helvetica Posterior » per distinguerla da quella di Basilea
« Confessio Helvetica Prima »
la cui stesura risale al 1536.
La Confessione Elvetica fu redatta da Bullinger nel 1561
quale suo testamento spirituale e doveva essere pubblicata solo dopo la sua morte.
Questa Confessióne segnò la
fine di una prima tappa di
travaglio a cui segui lo sviluppo e l’assestamento delle
chiese uscite dalla Riforma
6 che vennero stabilizzandosi
su solide basi.
Fu per ragioni puramente
contingenti che quel documento, a carattere privato,
divenne ben presto il fondamento dogmatico di un gran
numero di chiese senza distinzione di nazionalità, anche se il suo nome potrebbe
lasciare intendere doversi limitare alle chiese svizzere.
Lo scritto fu spedito da
Bullinger al Principe Federico III il quale lo proponeva
alla chiesa del Palatinato. I riformati quando seppero che
queste chiese della Germania
avevano accettata questa confessione di fede, domandarono di potersi associare a loro
e fare di questo documento
-■1 vessillo di tutte le chiese
della Riforma. Questa confessione di fede non fu soltanto accolta in Svizzera e in
Germania, ma anche in Francia, Ungheria, Polònia, Scozia, Boemia, Moravia, Austria, ed in molte altre nazioni; sicché possiamo affermare che essa divenne in breve
tempo la confessione di fede
di tutte le chiese riformate.
Nel 1866 la Costituzione dello
Stato Austriaco registrava
ancora in forma ufficiale il
nome della Chiesa di Confessione Elvetica e ordinava ai
ministri d’insegnare la dottrina della Sacra Scrittura secondo quanto è detto in quella confessione di fede.
Se si pensa che nel 1571 il
Sinodo di La Rochelle (Francia) raccolse con lievi modifiche e che la Confessione di
fede Valdese si ispira alla
suddetta Confessione di La
Rochelle è facile dedurre che
ambedue le Confessioni Elvetica e Valdese sono sostanzialmente uguali.
Se oggi, a causa di particolari vicende, essa è diventata
poco più di un documento
storico, non possiamo non
soffermarci sul valore sempre attuale che quel docu
mento rappresenta per noi
Esso rimane un modello di
chiarezza e contiene una espo
sizione completa della dottri
na cristiana secondo le gran
di linee esposte da Calvino
i.ella più grande opera di tutti gli scritti della. Riforma
Protestante : « La istituzione
cristiana ».
La confessione di fede fu
subito stampata e largamente diffusa. Essa ha come epigrafe un versetto dell’epistola
a- Romani che dice : « Con il
cuore si crede per ottenere
la giustizia e con la bocca si
fò la confessione per essere
salvati ».
Essendosi Sua Imperiai Regia
Apostolica Maestà graziosissimamente compiaciuta di permettere nei suoi Stati Ereditari... il
culto a tutti gli individui delle
Confessioni Augustana ed Elvetica... noi infrascritti della Elvetica Confessione di Religione Riformata Cristiana, domiciliati in
questa Città' e Porto Franco di
Trieste; radunati noi nel Nome
del Signore nostro Iddio, e preso in considerazione le Salutari
conseguenze che ridondare possono per noi e i nostri susseguenti... dal Culto Divino e predicazione dei suoi Santi Vangelli abbiamo unanimemente e tutti
d’accordo risolto di erigere a tal
fine... un Oratorio per l’Esercizio di quanto sopra espresso e
di provvederci di un Ministro
della Parola di Dio... conferendone a tal fine la Commissione
a due o tre dei nostri Patriotti
li quali procureranno di ottenere per noi un simile Soggetto
colla maggiore speditezza che potranno... per il mantenimento del
Ministro ed altre occorrenze determinato abbiamo noi tutti uniti Nazionali Svizzeri Griggioni
di Religione Riformata di formare e comporre annualmente
la Somma di Zechini Cento...
E poiché le presenti disposizioni sono dirette all’Onore del
Signore nostro Iddio, a benedizione ed edificazione delle nostre
anime così imploriamo la sua
divina Gi'azia che voglia assisterci ed in noi accrescere il Zelo per il suo Onore ed infra noi
mantenere una vera Christiana
Carità e Amore fraterno, affinché tutti unanimi contribuiamo
quanto dipende dalla nostra volontà e,forze, perché il tutto venghi esseguìto nella migliore e decorosa maniera. Amen!».
La Basilica
di San Silvestro
Sorgeva allora il problema
delTedificazione o dell'acquisto di un tempio vero e proprio. Nel 1784 il Governo del
Litorale dichiarava che la
Basilica di S. Silvestro, ubicata nel centro storico, insieme ad altre chiese veniva ritenuta superflua e non poteva mantenersi per mancanza di fondi. La mattina del
29 settembre 1784 veniva posta all'asta la Basilichetta
mediante una pubblica licitazione al miglior offerente.
Il prezzo fiscale era di 1 ..550
fiorini. Risultarono i migliori oflerenti otto membri della Comunità Evangelica Elvetica che offrirono la somma di 2.120 fiorini. Sarà restaurata e dedicala a Cristo
Salvatore e quindi aperta al
culto il 22 ottobre 1786.
La storia di S. Silvestro è
ricca di testimonianze non
.soltanto nel tempo in cui
fungeva da Cattedrale di
Trieste, ma anche nei secoli
che seguirono: nel tempo della Riforma e Controriforma,
quando divenne fervido centro di attività devozionale e
cultuale: basti ricordare che
nel 1544 vi predicò fra Giulio di Milano, di famiglia nobile, conforme ai principi
della Riforma Protestante,
Nella foto: l’ex Basilica di San Silvestro acquistata dagli evangelici
nel 1784 per il culto domenicale. Restaurata nel 1927 è divenuta monumento nazionale. Oggi è sede di culto anche della comunità valdese triestina:
' raccogliendo non pochi consensi.
L'acquisto suscitò delle
proteste da parte del parroco di Cittavecchia e del Vescovo che si appellarono a
Vienna, ma un abile intervento diplomatico pose fine
ai lunghi mesi di schermaglia. La sensibilità ecumenica di quei tempi era lontana dafl’orizzonte cristiano. I
fratelli della Comunità Evangelica Elvetica, nel corso di
molte difficoltà, sono stati
sempre sorretti dal buon diritto ma soprattutto da una
fede ferma e serena che traspare dalle prime pagine della storia. Quei pionieri del
protestantesimo triestino sono uniti nella preghiera, nel
comune Evangelo e nell'amore fraterno. Si tratta di gente laboriosa, intraprendente
e decisa che si distingue per
la grande abilità nel commercio, ma anche per l’onestà e serietà professionale.
Possiamo dire che incarnavano l’etica protestante che
tanta influenza ha avuto nella trasformazione dell’Europa di quei tempi e della stessa .America anglosassone.
Osmi, dopo i lavori di ripristino del 1927, diretti con
grande accuratezza dall’architetto F. Forlati, la chiesetta di.San Silvestro è « un
gioiello di grazia e umiltà »
(prof. S. Rutteri), presentandosi con una antichità genuinamente medievale, con una
aria di tono mistico invitante al silenzio e alla preghiera. Dichiarata monumento
nazionale dal Governo Italiano nel 1928 ed essendo sede di culto anche della Comunità Valdese, è considerata ner noi non solo un centro di cultura protestante,
ma anche un simbolo del
mondo riformato triestino.
La Comunità Elvetica è
stata sempre ricca di doni e
di uomini che hanno lasciato una profonda traccia nella nostra storia per la loro
fede e cultura.
Il Porto Franco di Trieste
offriva agli svizzeri sbócchi
propizi per il commercio. Infatti sino alla creazione del
porto fluviale sul Reno di Basilea — oggi ancora il più importante dell’Europa Centrale —, quello di Trieste
rappresentava lo scalo marittimo più vantaggioso per
la Confederazione Elvetica.
bra i ministri di culto della Comunità nominiamo il
primo Pastore Bartolomeo
Grass, decano del Sinodo dei
Grigioni e professore di teologia a Coira. Non meno noto il Pastore Erardo Carlo
Buschbeck dottore in filosofia e teologia, autore di diversi trattati in tedesco e italiano e soprintendente della
diocesi di Vienna. Molti dei
nostri fratelli hanno conosciuto ancora il Pastore Giuseppe Schallaudek di Marburgo (Stiria) che giunge con
carattere provvisorio nel
1889 a Trieste e si fermerà
fino all’anno della sua morte nel 1925. Fu per parecchi
anni Pastore anche della Comunità Augustana.
La Comunità Evangelica
Riformata di Confessione
Valdese riceveva qualche
temno dopo da parte del
Presbiterio Elvetico l’invito
a usare la splendida Basilica per i suoi culti in quanto
non c’era nessuna ragione
che le due uniche Comunità
Riformate della città fossero divise. Inoltre il Pastore
Schallaudek invitava tutti i
fratelli della Confessione Augustana che avevano difficoltà a seguire la lingua tedesca a frequentare il cullo in
S. Silvestro celebrato allora
dal Pastore valdese Guglielmo del Pesco. In questo modo maturava l’integrazione
tra la chiesa valdese e quella elvetica siglata con una
Convenzione stipulata nel
1927 tra il Presbiterio Elvetico e la Tavola Valdese nel
senso che le due Comunità
formano un’unica chiesa, distinte soltanto dal nunto di
vista amministrativo.
Teodoro Fanlo y Cortes
8
8 ecumenismo
5 novembre 1982
CORRISPONDENZA DAGLI STATI UNITI - 2
I rischi deiUmpopolarità
« 111 quanto popolo di Dio, noi
perseguiamo la sicurezza e la protezione dell'intera famiglia umana - è per essa che Cristo è morto.
In quanto popolo di Dio vogliamo onorare la dignità di tutti i
figli di Dio,nessuno escluso. Noi
sappiamo che la pace non può
essere conseguita... a meno che
si pratichi la giustizia economica e sociale nella famiglia umana... La pace nella giustizia è
l’ordine nuovo che cerchiamo
per i? mondo insieme con la vita
"ad esuberanza” (Giov. 10: 10)
per tutti i figli di Dio ». Queste
parole fanno parte di un documento che la l-92“ Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana Dnita degli USA ha adottato
due anni fa.
La 194“ Assemblea (1982) ha
compiuto un ulteriore passo nella sua ricerca verso la pace votando a larga maggioranza la decisione di non investire fondi
ecclesiastici (e qui si tratta di
fondi molto consistenti) in società che siano coinvolte in appalti
militari. Il documento specifica, inoltre, quali siano i dieci
più importanti gruppi industriali (a livello di volume di affad)
nel centinaio di attività imprdfiditoriali che hanno accettato appalti militari per più del 25% dei
loro affari negli ultimi tre anni
e quelli che producono componenti essenziali per le testate
nucleari. Cito alcune industrie
conosciute anche da noi: nel primo gruppo ci sono McDonnel
Douglas, General Electric, Boeing, Lockeed e Crysler; nel secondo Goodyer, Dupont e ancora General Electric. Si raccomanda inoltre a tutti i comitati finanziari, agli istituti, alle comunità ed ai membri di chiesa di
adottare e perseguire questa
stessa linea politica contro l’industria bellica.
Una scelta coraggiosa
Il documento continua indicando la campagna per la pace
come esigenza prioritaria per la
testimonianza della chiesa negli
anni ’80, riafferma la necessità
di fermare la corsa agli armamenti nucleari, chiede agli Stati Uniti di assumere un ruolo
determinante nel « congelarne »
la produzione, e non solo nel
senso di fermarla, ma anche nel
senso di ridurre progressivamente l’arsenale atomico e di riconvertire i sistemi di produzione delle armi biologiche e dei
gas nervini. Viene inoltre richiesto al governo americano di
« non essere mai più la prima
nazione che usa armi nucleari ».
L’ullima frase del documento
suona così: « O si fei*ma la corsa al riarmo e si procede verso
il disarmo, oppure si è di fronte all'annientamento ».
Come si può notare la posizione della chiesa è abbastanza decisa ed affronta con coraggio il
rischio deH’impopolarità che le
può derivare dal fatto che molti
suoi istituti e fondazioni economiche ricevono attualmente alti
interessi da investimenti finanziari in compagnie connes.se con
la 'produzione di armi (le più attive economicamente anche in
Italia). Anche il fatto che, con
molta piobabilità, un certo numero di membri di chiesa è occupato, a vari livelli, nelle industrie messe sotto accusa dalla
Assemblea Generale, produrrà
animate c roventi discussioni.
L’influenza spirituale, culturale, sociale ed etica delle chiese
protestanti conta qualche cosa
in questo enorme paese, ed ha
il suo peso nella formazione dell’opinione pubblica. C’è da augurarsi, quindi, che le delibere
assembleavi siano seguite da altrettanto coraggiosi atteggiamenti a livello politico. Sta intanto
nascendo, anche se con sensibile opposizione (dovuta da una
parte alla paura dei « rossi », dall’altra alla vecchia ma sempre
viva idea della potenza militare
come deterrente e garanzia per
la pace) un movimento per il disarmo unilaterale non solo da
parte di « radicali » secolarizzati, ma anche tra i credenti. Fino
ad ora, comunque, il documento
della A.G.P. specie per quanto
riguarda il « congelamento » delle armi nucleari è stato sottoscritto da 1.019 delle chiese locali, da tutti i 15 Sinodi e da 110
dei 152 Presbiteri. Un certo sostegno, che però esclude il ’congelamento’, è stato espresso da
altre 69 chiese, mentre 65 hanno
deciso di ignorare il problema e
99 si oppongono decisamente al
documento. I contrari e gli
’astenuti’ si trovano principalmente nelle aree a maggioranza
repubblicana reaganiana, come,
appunto, la zona dell’Ohio dove
mi trovo. Durante i^miei numerosi incontri con famiglie e con
gruppi di studio della comunità
ho potuto verificare di persona
l’imbarazzo di molti di fronte al
problema della pace quando questa non riguarda più solo la pace interiore, ma investe la necessità di azioni concrete di giustizia internazionale ed economica (Nord-Sud, paesi ad alto
consumo energetico e paesi
sfruttati che diventano poi i migliori acquirenti di armamenti
ecc.). Ho verificato, purtroppo,
anche atteggiamenti piuttosto
raccapriccianti da parte di certi
bravi membri di chiesa (generalmente molto spirituali e buoni frequentatori delle attività) i
quali, richiamandosi ad un certo
vecchio stile fondamentalista del
tipo « nella Bibbia c’è la risposta e la spiegazione di tutto perché è letteralmente ispirata da
Dio », giungono ad affermazioni
come queste: « la bomba atomica è un dono di Dio per far cessare ogni guerra nel mondo »,
« le guerre che si sono veri
ficate dopo Hiroshima erano
nei piani di Dio e sono già
state annunciate da Gesù secondo Matteo 25: 6 ss. »,
« l’annientamento dei palestinesi
da parte delle truppe israeliane
alleate con i cristiani maroniti
del Libano è la prova che si sta
attuando la predicazione apostolica secondo Romani 11 ed Efesini 2: 13-18 circa la riunificazione tra Ebraismo e Cristianesimo nel combattere le false religioni e la demoniaca (testuali
parole) aggressività islamica ».
Ovv'iamente per costoro i palestinesi sono tutti terroristi, vecchi e bambini compresi, ed il terrorismo internazionale è tutto orchestrato dal KGB, e la CIA è
una sorta di santo protettore
della giustizia, della democrazia
e della pace nel mondo.
Atteggiamenti di questo tipo
vengono espressi apertamente
da 'pochi (ho udito queste parole ed altre simili solo da 6 persone, ma mi sembrano anche
troppe...) ma è molto diffusa la
convinzione che la « regola di
vita » americana sia la più giusta esistente e che gli Stati Uniti hanno il diritto di difendere
ad ogni costo (anche altrui...) la
propria visione del mondo e delle cose. Se poi altri popoli e nazioni non accettano questa visione egemonica e non vi si inseriscono è colpa del loro sottosviluppo. Nessuno rifiuta, quindi,
di partecipare a collette e sottoscrizioni in favore del terzo mondo, ma non si cambi il sistema
che li tiene in posizione subalterna e minorenne; gli si dia la
possibilità di una vita più sopportabile, ma non la libertà di
un’indipendenza economica reale, non saprebbero come usarla,
anzi potrebbero essere pericolosi. Sta a noi utilizzare e trasformare le loro risorse naturali, se
ne hanno.
Di fronte a questo aspetto negativo, presente come dicevo anche r.elle chiese, sta crescendo
un modo di affrontare i problemi
della pace, del disarmo, della riconversione dell’industria bellica, della fame nel mondo, della
giustizia economica e sociale, di
ben diversa qualità. Innanzitutto questi temi vengono considerati congiuntamente perché viene sempre più chiarendosi il loro intrinseco legame, anche nel
senso di una analisi, che non si
teme più di definire marxista,
del rapporto « lavoro-produzione-profitto » e perché ci si sta
rendendo conto del peso fiscale
della politica militare del Pentagono e del prezzo di tale politica a scapito dei servizi sociali
e previdenziali; tutti, non solo
i meno abbienti, sono sempre
meno garantiti anche nella opulenta società americana.
Anche qui, comunque, un conto sono le parole, i documenti
assembleari e sinodali, le marce
per il disarmo nucleare ed un
altro conto sono i fatti concreti.
Ma le chiese protestanti hanno
]->iù voce in capitolo che da noi
e, forse, nel resto d’Europa, non
solo per la loro influenza sulla
opinione pubblica e la presa di
posizione dei singoli, ma anche
perché, se vogliono, possono
esercitare una notevole pressione al Congresso ed alla Casa
Bianca. C’è quindi davanti a coloro che si sono impegnati per
la pace con chiarezza, con atteggiamenti disincantati ed analisi
realistiche (e non sono pochi,
specie tra i pastori e gli studenti dei « colleges ») un gran lavoro da svolgere, un lavoro spesso
impopolare, guardato con sospetto, più spesso sopportato con
fastidio o con sufficienza perché
considerato idealistico, ma un
lavoro che se è vero che le chiese sosterranno l’impegno per la
pace come esigenza prioritaria
per gli anni ’80, darà certamente i suoi fi-utti.
Paolo Sbaffi
Prossimo Kirchentag
ad Hannover
« Cambiare per vivere » è il
motto del prossimo Kirchentag
delle chiese evangeliche tedesche
della Repubblica federale che si
svolgerà ad Hannover tra l’8 e il
12,giugno 1983. «Il Kirchentag è
aperto a tutti — scrivono Klaus
Reblin segretario generale e
Erhard Eppler presidente del
Kirchentag — poiché l’amore di
Dio non conosce frontiere ». Non
è una frase di propaganda retorica. In effetti ad Amburgo nel
giugno del 1981 (il Kirchentag
ha luogo ogni due anni) c’erano
proprio tutti. Accanto ad una
maggioranza di evangelici si potevano contare centinaia di cattolici, di ortodossi, di ebrei per
non dire dei gruppi politicamente impegnati sui temi dell’ecologia o della pace. Anche il protestantesimo secolarizzato non
manca di fare una capatina al
Kirchentag. Ad Amburgo esplose, al di là di ogni programmazione, il movimento della pace
No al nucleare
per motivi di fede
(BIP) — L’ultimo Sinodo della
Chiesa Evangelica della Polinesia, che si è tenuto lo scorso agosto, ha chiesto la fine degli
esperimenti nucleari nel centro
di Mururoa.
La Chiesa Evangelica che conta 80.000 membri su una popolazione di 145.000 abitanti, ha deciso di scrivere al Presidente
Mitterrand in questo senso:
« Davanti al pericolo che rappresenta il nucleare in tutti i suoi
aspetti, il Sinodo domanda che
cessino gli esperimenti di Mururoa, che cessino i depositi radioattivi nel Pacifico, che cessi nel
mondo la corsa agli armamenti
nucleari » così si esprime la decisione adottata.
Un portavoce della chiesa ha
precisato che si trattava di una
posizione « religiosa e non politica ».
Un modo protestante
dì essere medico
(BIPÌ — Il 13’ Congresso dei
medici protestanti di lingua francese ha avuto luogo a Lione dal
9 airil settembre scorso.
Circa 300 partecipanti venuti
soprattutto da Francia e Svizzera hanno seguito con interesse
le conferenze pubbliche ed i numerosi gruppi di studio sul tema generale « Informazione,
formazione, deformazione e riforma ». Erano presenti medici,
infermieri, cappellani di ospedale, assistenti sociali e utenti.
Nella presentazione della sin
-4- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooìsson
tesi dei lavori il pastore Marc
Paessler direttore del centro studi protestanti di Ginevra, ha precisato che per l’insieme dei partecipanti, la salute non poteva
più essere considerata come
una realtà da preservare, ma
come « una dinamica dell’esistenza » una « incessante restituzione di sé a se stesso ».
Questo ha per conseguenza che
si sviluppano di più in più, oggi,
nuovi metodi di cura quale il
metodo globale centrato sulla
salute e non più sulla patologia,
che permetta alla persona direttamente interessata 'di partecipare alla sua guarigione.
Il secondo momento forte del
congresso è stata l’affermazione
secondo la quale « il relazionale
si rivela indissociabile dal tecnico », perché una medicina altamente tecnicizzata ma che non
tiene conto né della persona in
cura, né della relazione curante-curato, mancherebbe il suo
scopo.
Infine è apparso assai chiaramente che la grande maggioranza dei congressisti riconosceva
resistenza non di una « medicina
protestante » ma di un modo
protestante di affrontare i problemi della salute, definito da
Rosette Poletti con le tre defini
zioni seguenti: responsabilità
verso sé e gli altri, libertà per
sé e per gli altri, obbligo di istruirsi per sé e per gli altri.
Namibia: tipografia
luterana danneggiata
(BIP) — Un obice, tirato
dall’artiglieria sudafricana di
stanza in Namibia ha gravemente danneggiato la tipografia della Chiesa Luterana di Oniipa nel
nord del paese alla fine di agosto scorso, fortunatamente senza fare vittime. Il vescovo di
questa chiesa ha sottolineato
che incidenti di questo genere
si sono ormai verificati a parecchie riprese nel nord del paese.
Africa: assemblea
chiese indipendenti
(Soepi) — Circa 45 responsabili di Chiese sono attesi a Nairobi
in novembre per mettere in piedi
una nuova Organizzazione di
Chiese africane indipendenti. Si
calcola a 6.000 il numero di queste chiese grandi e piccole, sul
continente, la maggioranza delle
quali sono il risultato di scismi.
in seno alle chiese. Ed è facilmente prevedibile che questo tema ritorni ad Hannover nelle
numerose conferenze, negli studi
biblici e nei diversi gruppi di
lavoro. Ci sarà modo di verificare un cammino iniziato anche
attraverso le chiese sui temi della pace e dell’ecologia. Ma non
ci sarà solo questo. Molte altre
cose saranno possibili durante
questo incontro di popolo in cui,
spesso, chiesa ufficiale e movimenti ecclesiasticamente critici
si confrontano su temi urgenti
ed attuali. Certo i giovani, che
accorrono a migliaia al Kirchentag, fanno la parte del leone.
Per noi, minoranza protestante
in Italia, questo raduno evangelico tedesco è qualcosa di impensabile. I nostri più grossi incontri di popolo, come per esempio la festa del XV agosto o
le commemorazioni di Chanforan
o Pentecoste « 82 » a Prali, sono,
riguardo alla quantità, una centesima parte del Kirchentag. Però rispetto alla qualità lo spirito di questi incontri è lo stesso.
Si tratta in sostanza, là come qua,
di ricercare insieme, una rinnovata fedeltà evangelica nel mezzo dei problemi di oggi. Perciò
studi biblici e informazioni o
dibattiti sugli aspetti sociali ed
economici del mondo in cui viviamo non mancheranno. E spesso il confronto, come Amburgo
’81 ha dimostrato, è duro. Ma
anche pieno di speranza. Unica
condizione per vivere sino in
fondo questo confronto è conoscere il tedesco. Il che limita la
partecipazione straniera.
G. P.
I soldi e
la coerenza
Recentemente — informa il
quotidiano francese « Le matin »
— una personalità di spicco, Milton Wood, tesoriere e membro
attivo della Chiesa evangelica luterana degli USA si è trovato davanti a un delicato dilemma. Come è noto la Chiesa luterana ha
invitato a boicottare le compagnie e le banche americane che
mantengono legami di affari con
la Repubblica Sudafricana. Ma
il sig. Wood oltre ad essere tesoriere della Chiesa luterana occupa anche la carica di vice presidente del consorzio petrolifero
« Mobil Oil » che ha rapporti di
commercio con i razzisti sudafricani con una filiale nella Repubblica Sudafricana. Ed allora,
che fare? 11 sig. Wood ha deciso:
gli affari sono affari, c ha dato
le dimissioni dalla carica di tesoriere della Chiesa luterana.
D. A.
9
5 novembre 1982
cronaca delle Valli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Il “patuà” entra nelle scuole
A PINEROLO
Pensieri
su un
omicidio
Come ormai qui in Valle sappiamo, Vittorio Aimo, alcuni
giorni fa, era intento alle pulizie
quando nel negozio (era quasi
l’ora di chiusura} sono entrati,
pistola alla mano, due giovani, i
quali prima che lui potesse
schiacciare il campanello di allarme, collegato con la vicina stazione dei Carabinieri, lo hanno
colpito a morte e sono fuggiti
senza il bottino.
n figlio tredicenne e la moglie
presenti alla scena, difficilmente
potranno cancellare un simile ricordo.
Questo fatto rimarrà impresso
nella memoria della popolazione
di Lusernà e della valle tutta e
ci dà la sensazione del cambiamento che sta avvenendo nella
tranquilla vita di questa zona.
Quando leggevamo sui giornali fatti come questi pensavamo
che non ci riguardassero, erano
cose che accadevano nella grande città; le contraddizioni sociali
sono al di fuori della tranquilla
vita dei paesi di provincia; in noi
c'era l'orgoglio di una vita radicata in certi valori; la tragica
morte dell’orefice ci porta a pensare che ormai stiamo andando
verso un futuro diverso ed abbiamo paura.
Ma dobbiamo rassegnarci ad
accettare la negativa evoluzione
dei comportamenti, nella zona in
cui viriamo, derivante dalle maggiori contraddizioni sociali e con
maggiori squilibri economici e
culturali?
Al di là del fatto che la targa
della vettura dei rapinatori fosse
diversa da quella della nostra
provincia (il che ci potrebbe fare affermare che il « male » viene da fuori), dobbiamo constatare i grossi cambiamenti avvenuti nella Val Pellice che si sta trasformando da zona agricola in
zona industriale.
La paura però non deve terrorizzarci.
Mentre condanniamo il brutale
omicidio, il disprezzo per la vita,
il modo di usare ogni mezzo per
arrivare al possesso, dobbiamo
cercare di capire questi mutamenti che avvengono nelle nostre
Valli Valdesi.
La mentalità omicida nasce
forse da grosse contraddizioni e
squilibri sociali. Anche il grosso
dramma della droga sta diventando problema nostro. E così
tante elitre cose.
La grande crisi economica che
sta investendo il Piemonte fa
sentire i suoi riflessi anche qui.
La disoccupazione è salita a livelli preoccupanti senza prospettive.
Il pendolarismo significa allontanamento dalla famiglia, mancata partecipazione attiva nel
territorio, radicale cambiamento
di stile di vita.
Con questo breve quadro non
voglio affermare che per forza
di cose in questo clima debba
trovare rifugio e gestazione « una
follia omicida » ma penso che sia
un terreno favorevole per la manifestazione di molte drammatiche realtà. Sarà necessario essere attenti e vegliare per non
stupirci troppo quando troveremo la realtà molto diversa da
quella che continuiamo, forse, ad
immaginare.
Italo Pons
Seguendo l’esempio del Comune di Roure, che da due anni
promuove dei corsi per la valorizzazione e conservazione delle parlate locali, quest’anno la
Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca ha voluto estendere questi corsi a tutte le
scuole delle due valli.
In una riunione presso la C. M.,
il sig. E. Merlo, vice-presidente
della C. M. e assessore alla cultura, ha illustrato ai presenti
( quasi tutti insegnanti elementari) l’intervento che la C. M. intende promuovere.
Non si tratta di fare scuola di
« patuà » o di lingua occitana
nel vero senso della parola, ma
di organizzare degli incontri con
i ragazzi della scuola dell’obbligo
per mantenere vivo l’interesse
sulle parlate locali e riscoprire
e mantenere tradizioni, costumi
e folclore delle nostre valli.
In alcuni incontri preliminari, i
vari « animatori » hanno avuto
modo di scambiare idee sull’organizzazione del lavoro nelle
varie scuole. Per alcuni di loro
questa attività rappresentava la
continuazione di lavori iniziati
negli anni passati; hanno quindi potuto parlare della loro esperienza, delle difficoltà incontrate,
dell’interesse dei ragazzi e delle
famiglie e della loro volontà o
meno di collaborare.
Per altri « animatori » la cosa
si rivelava completamente nuova ed è stato quindi utile conoscere il lavoro altrui, per poi
impostare il proprio. La C. M.
ha comunque chiarito che non
era sua intenzione dare delle
linee metodologiche e didattiche, preferendo lasciare ampia
libertà aU’iniziativa del singolo.
L’attività ha usufruito della
collaborazione degli insegnanti
del posto, dei Presidi, dei Direttori Didattici e delle Amministrazioni Comunali e si sono
potuti utilizzare i locali scolastici.
Oltre ai signori Ugo Piton (per
Balma, Charjau, Castel del Bosco) e Guido Ressent (per Villaretto), che da alcuni anni portano avanti il discorso della valorizzazione e spesso del recupero del patrimonio delle nostre
valli, altre persone hanno aderito a questa iniziativa.
Ricordiamo la sig.ra Celina
Bergoin-Bourcet (per la Ruà); il
sig. Cirillo Ronchail (per Pourrièrès); il sig. Andrea Vignetta
(per Fenestrdlle); la sig.ra Paola Revel-Ribet (per Perosa A.: elementari); la sig.ra Marisa
Griot-Tiso (per Pomaretto: Scuola Latina); la sig.ra Anita Pascal-Ribet (per Pomaretto: elementari); il sig. Enzo Tron (per
Prali); la sig.ra Rossana SappéLantelme (per S. Germano). Come si può vedere sono rappresentati diversi comuni, probabilmente quelli dove la gente
sente come suo il patrimonio e
la cultura occitana.
I vari « animatori » hanno lavorato in diversi modi, a seconda delle predisposizioni di ognuno, del tempo e dello spazio che
avevano a disposizione. In quasi
tutti i posti si è lavorato al di
fuori dell’orario scolastico, ad eccezione di Perosa A., dove la
sottoscritta ha potuto lavorare
nell’ambito delle classi aperte
del tempo pieno, per non appesantire la giornata dei ragazzi.
E per questo non posso che essere grata ai miei colleghi per
la loro collaborazione.
Alla Scuola Latina si è lavorato nell’ambito del doposcuola,
nei momenti dei corsi offerti dalla Scuola agli alunni interessati.
Alcuni « animatori » si sono dedicati a conversazioni per condurre gli alunni che già parlano
« patuà » ad esprimersi sempre
meglio ed invitare i più timidi
ed incerti a parlare senza timore
la lingua dei loro nonni.
Maturare una
coscienza occitana
Altri hanno preferito dedicarsi alla ricerca dei toponimi e dei
proverbi. Altri ancora hanno letto racconti in patuà, traendone
spunti per gustose animazioni,
rappresentate alla conclusione
dell’anno scolastico.
Ci sono state ricerche sulle
case di un tempo, sulla struttura
del paese nel passato, sui lavori
di campagna, sui canti e le danze che si facevano nelle semplici feste dei nostri nonni.
Come premio finale per questa collaborazione e l’impegno
dei ragazzi, la C. M. ha offerto
un viaggio a Sancto Lucio della Coumboscuro, in Val Grana,
dove esiste un museo etnografico
e un laboratorio artigianale per
la lavorazione del legno. Inoltre,
a Demonte, abbiamo anche visitato un caseifìcio, gestito in cooperativa.
Ritengo questa iniziativa estremamente importante per la
cultura delle nostre valli, che si
stanno spopolando a ritmo vertiginoso e rischiano di perdere
anche la loro identità culturale
di minoranza occitana.
I ragazzi della nostra valle
hanno bisogno di capire veramente la realtà della vita di ieri e di confrontarla criticamente
con quella di oggi.
Paola ReveI
«La notte di
S. Lorenzo»
Nei prossimi giorni andrà in
programmazione a Pinerolo il
film dei fratelli Taviani « La notte di San Lorenzo » già vincitore al Festival di Venezia. Gli avvenimenti del. film, che riprendono i temi di un primo documentario dei Taviani ( « San Miniato, luglio ’44 ») si rifanno ad
autentici episodi cruenti della
seconda guerra mondiale. Il film
è simbolico e realista insieme.
Al di là della trama (che per i
registi ha riflessi autobiografici)
emerge la Toscana dei resistenti
e dei fascisti che finirà per scontrarsi in una guerra fratricida
dalle tinte omeriche. Il film costituisce una lettura abbastanza
inedita, molto coinvolgente della resistenza. L’accento cade sugli italiani che si fanno guerra
tra loro : il fanatismo fascista e
la tenacia partigiana annientandosi a vicenda dimostrano la follia della guerra. Un film da vedere e da discutere. Specialmente nelle scuole.
g- P
INTERVISTA A CALVETTI SUL TEMPO PIENO
Riempire le aule
di opportunità educative
Ritorniamo sul tema del tempo pieno nelle scuole elementari
per fare un po’ il punto sulla sua
origine, sulle motivazioni pedagogiche e didattiche e sulle
aspettative che gli operatori avevano riposto nella sua attuazione.
Abbiamo incontrato Franco
Calvetti, direttore didattico di
una scuola di Torino, insegnante al tempo in cui iniziava la
sperimentazione, e gli abbiamo
rivolto alcune domande.
1) Come insegnante quale posizione avevi nei confronti del
tempo pieno?
— Al momento dell’istituzione
delle classi a tempo pieno (1974)
avevo alle spalle un lavoro di
sperimentatore in una scuola
con attività integrative in orario
aggiuntivo fin dal 1966.
Erano corsi di lingua, di attività motorie, di musica ecc. gestiti daH’aliora patronato scolastico e da gruppi spontanei di
genitori. Dei gruppi di lavoro
dell’MCE (movimento cooperazione educativa) e di GEME A
(centro di attività espressive)
avevano già messo le basi per
modificare i contenuti di apprendimento e le nostre strategie educative contemplavano già
un servizio scolastico per tutto
il giorno. Alla fine del 1975, mentre ianti impostavano solo allora le classi a tempo pieno, io e
i miei colleghi avevamo già superato questa fase e realizzavamo una scuola con classi aperte
secondo la metodologia del Team
Teaching (gruppi di lavoro di
insegnanti operanti su gruppi
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differenziati di alunni). La nostra posizione (non posso parlare di « mia » posizione in quanto per me il progetto educativo
è sempre stato il risultato di
una équipe) nei confronti del
t. p. fu dunque di piena adesione.
Fin dall’inizio, comunque, conoscendo la realtà della formazione professionale di tanti colleghi (negli anni ’60 é bene ricordare che pochi' erano gli insegnanti che si aggiornavano seriamente ) fummo sempre perplessi : l’istituzione del t.p. presupponeva un rinnovamento radicale del modo di fare scuola
e ci rendevamo conto che pochi
erano disposti a fare questo
salto.
2) Cosa ti aspettavi?
— Dal t. p. e anche dall’istituzione dei decreti delegati nati
nello stesso periodo ci aspettavamo una politica scolastica conseguente ; aggiornamento di tutto il corpo docenti, una legislazione in grado di promuovere
operativamente l’innovazione e
denunciare lo spontaneismo, il
volontariato, il qualunquismo, il
lassismo, il libertarismo.
3) Quali erano i punti qualificanti del t. p.?
I punti qualificanti del t. p. erano e sono tutt’oggi secondo me
di tre tipi :
a) culturale in quanto i contenuti dell’apprendimento (non
deH’insegnamento) sono impostati in modo che il bambino
possa leggere la realtà in cui vive, possa appropriarsi di strumenti (quelli della ricerca) che
lo aiutino a modificare questa
realtà secondo le sue esigenze e
le sue aspettative;
Ü ) metodologico in quanto,
dato un colpo di spugna alla
scuola « seduta », il bambino è
chiamato ad agire, a discutere,
a farsi protagonista del suo apprendere ;
c) sociale in quanto la scuola assiste i figli di genitori chiamati dal sistema industriale a
lavorare entrambi.
4) Nel suo sviluppo il t. p. ha
influenzato la scuola italiana?
— Non penso che lo sviluppo
delle classi a tempo pieno av
venuto in questi ultimi anni abbia influenzato in modo positivo
la scuola italiana. Nel vestito
nuovo del t. p. abbiamo infilato
le vecchie ossa rinsecchite della
scuola di un tempo : gli stessi insegnanti, lo stesso disinteresse
dei genitori, le riduzioni di spesa del bilancio della pubblica
istruzione, il tipico comportamento all’italiana che è quello
di « arrangiarsi », la mancata
« conversione » civile ed etica
del popolo italiano. Salvo le debite eccezioni.
5) Cosa ne pensi dell’attuale
espansione del t. p.?
— L’attuale espansione delle
classi di t. p. vede impegnato un
numero altissimo di insegnanti
in alta Italia; nel resto dell’Italia (specie in certe regioni del
Sud) il t. p. è pressoché sconosciuto.
Io temo che questo divario tra
scuola del nord e scuola del sud
(guarda caso il Sud è di nuovo
penalizzato ! ) provocherà seri
problemi per la convivenza nazionale delle generazioni future:
cittadini del t.p. al nord e cittadini del tempo tradizionale al
sud con tutte le conseguenze
sul piano politico e sociale.
6) Secondo te, nell’attuale t.p.
si rispecchianb ancora gli ideali
e gli obiettivi di partenza?
— Io dico sempre che il t.p.
non è una medicina che fa bene
a tutti e che ci sono due categorie di insegnanti ; quelli « sani » e quelli « malati ». Gli ideali
e gli obiettivi di partenza del t.p.
sono portati avanti solo dagli insegnanti « sani » che hanno capacità di base, spirito di iniziativa, rigore scientifico.
7) Cosa auspichi per il futuro
del t. p. e della .scuola in generale?
— Perché i modelli di scuola
a t. p. possano contare nel futuro della scuola italiana occorre che siano sorretti dalla volontà dei nostri politici, volontà finalizzata alla riforma dei corsi
di studio dei futuri insegnanti
(maestri e professori), volontà
pronta a « svuotare gli arsenali
di guerra » perché si riempiano
le nostre aule di opportunità
educative.
10
10 cronaca delle Valli
5 novembre 1982
LE LETTERE DI UN SOLDATO CHE NON HA VISTO IL 4 NOVEMBRE
La mano mi trema
e un nodo mi serra la gola
La vittoria del 4 novembre
1918 è ormai abbastanza abbondantemente demitizzata, ma non
è forse del tutto inutile ripercorrere qualche volta il modo con
cui la « Grande guerra » è stata
sentita da chi c’è stato. Una famiglia di una chiesa delle Valli
ha tenuto preziosamente fino a
oggi le lettere scritte dal proprio
congiunto G. C., chiamato in servizio di leva nel germaio 1915 e
scomparso sul fronte alla fine
di agosto dello stesso anno in
circostanze mai chiarite.
Sono 73 lettere in tutto, scritte a ritmo serrato ai parenti
stretti, in particolare ai genitori e alla sorella, con calligrafia
molto ben leggibile e con discreta correttezza grammaticale e ortografica. Le prime narrano l’impatto con la vita militare e riflettono l’angoscia che
ogni giovane sente nel vedersi
privato della propria libertà e
della propria dignità di uomo.
Il clima di Piacenza, in mezzo
alla nebbia e al freddo umido,
non contribuisce a rendere più
serena la vita del soldato, affetto, tra l’altro, da una tosse stizzosa e ribelle a tutte le cure
del tempo e della situazione.
Il 4 febbraio una cartolina postale accusa ricevuta di un pacco da casa, il quale però viene
lasciato all’ufficio postale anche
perché « c’è troppo rubalizio ».
Autori di furti non sono solo i
compagni, ma un furto conti
nuo ai danni dei soldati viene
perpetrato dallo stato il quale
assicura solo una vita di questo
tipo; « Il rancio non è molto
buono e insieme non è abbastanza. I primi giorni bastava ma
spero che questo tempo passi
presto. In questa città c’è sempre nebbia pioggia e neve poi
ci son pochi passatempi ».
Come se non bastasse a metà
febbraio oltre alla tosse G. si
becca anche una colite terribile,
che sarà seguita a ruota, in marzo, da un ascesso ai denti, per
il quale sarà necessaria un’incisione e, dopo vari tentativi di
giorni di riposo e cure in infermeria, anche il ricovero in ospedale.
All’inizio di aprile il soldato
esce dall’ospedale e vede andare in fumo la speranza di una
licenza di convalescenza. I medici militari giudicano sufficienti
5 giorni di riposo in seguito ai
quali viene trasferito a Rivergaro, sempre in provincia di
Piacenza, e, pochi giorni dopo,
a Torricelli. Il 1” maggio una lettera ai genitori segnala che « Pericolo di malattia non c’è (abbiamo la malattia delle pagnotte) ». Vitto sempre scarso, dunque. Una cartolina scritta di
nuovo da Piacenza il 13 maggio,
con fotografia di soldati al Lazzaretto di Torricelli, contiene
una scritta di sfogo: « Viva la
borghesia »: un ennesimo modo
per dire, come sempre, che ha
tanta nostalgia e tanta voglia
di tornare a casa. Varie lettere
lamentano la durezza della disciplina e il timore dello scoppio
della guerra. Tante frustrazioni
finiscono per essere annegate, in
compagnia dell’amico B., nel vino: « se non fosse dei denari
qui sotto sarei troppo stuffo, e
così mi consolo io e B. e 2 o
tre altri a prendere sborgne per
far passare la malinconia ».
È diffìcile appurare se in una
lettera intorno al 24 maggio G.
commenti l’inizio della guerra,
perché non se ne trova menzione nel carteggio, ma non è impossibile che la censura abbia
bloccato commenti un po’ disfattisti. Una lettera del 25 giugno
porterà il timbro « Verificato
per censura ». Qualcosa attraverso le maglie della censura comunque passa. Per esempio la
informazione che non si trovano nemmeno francobolli o il
rimpianto di non avere i piedi
malformati come quelli del nipote. Il 6 luglio G. viene trasferito al fronte, in terra austriaca. Qualche lettera non dice quale sia il paese, ma dopo qualche tempo si apprende che egli
si trova vicino a Gradisca, quindi non lontano -da Gorizia.
Le lettere di luglio e agosto
sono piene di pessiinismo: si
sente continuamente il rombo
del cannone; « in ciel ci rivedremo! » (10 luglio). Anche G. deve partecipare a combattimenti;
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intanto, oltre ai francobolli, comincia a mancare anche la carta (15 luglio). Il vino non basta
più a consolare e a dar coraggio: G. si mette a andare a messa, anche se vede questo come
un fatto un po’ ridicolo « Adesso
ti narro un fatto da ridire ( = ridere); mai sono andato alla
messa adesso tutti i momenti
mi capita l’occasione e ci vado » (19 agosto). Nella stessa
lettera la sorella è messa in
guardia contro la propaganda
dei bollettini ufficiali: ' « Non
credete le fregnacce che fanno
mettere (anche i soldati) sui
giornali (cioè che si avanza)
quello non è tanto vero, ne sono stato alla prova, e ancor mi
toccherà da un momento aH’altro ».
Alcune lettere contengono messaggi cifrati che non abbiamo
la chiave per interpretare. Una
successione di numeri: 2, 16, 5,
17, 3, 9, 1, se riferita alle corrispondenti lettere dell’alfataeto
darebbe « Brescia », ma non si
capisce a che proposito tale città potrebbe essere menzionata.
Il 23 agosto G. scrive ai genitori
che alla sera dovrà combattere:
« spero che il Signore vorrà farmi la Grazia di ricondurmi a
voi »; ma il suo animo è pieno
di tristi presentimenti; le pagine
non scritte di seguito sul foglio
. piegate denunciano uno sconvolgimento che viene anche esplicitato: « Non posso prolungarmi perché la mano mi trema e Un nodo mi serra la gola,
lasciandovi con un bacio — vostro unico G. ». Così termina il
carteggio.
È conservata nel pacco anche
una lettera di B., in data 18
settembre, in cui si dice dolente, rivolgendosi ai propri genitori, di non poter dare notizie di
G., che risulta « Sperso » in fureria. « Quel combattimento del
28 ecco come s’è svolto. La sua
compagnia andò in prima linea
per un assalto. Eravamo noi di
rincalzo. Un attacco duro s’impegnò verso le 11 di notte. Slanciandosi contro i reticolati. C’è
un muro da scavalcare quelli che
lanno scavalcato non si seppero
piu notizie nel trambusto della
mista ». Un’altra voce giunta ad
alcuni familiari dette invece, notizia che G. fosse stato ucciso
insieme ad altri come punizione
perché l’assalto non era stato
vittorioso. Notizie ufficiali, nessuna. La Chiesa valdese pubblicò, a guerra finita, un « Albo
d’onore ai suoi figli caduti per
la patria »: non vi figura il nome
di G. C. Resta ai suoi familiari
solo la profonda umanità delle
sue lettere.
Claudio Tron
PINEROLO
I repubblicani e l'Intesa
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ordine del giorno votato all’unanimità dal direttivo
della sezione del partito repubblicano «G. Oberdan » di Pinerolo e consegnato direttamente nelle mani del sen. Spadolini nel
corso della sua recente visita a
Torino, sul tema delle Intese.
« Il Direttivo della Sezione ”G.
Oberdan" del Partito Repubblicano Italiano di Pinerolo,
Richiamato l’art. 8 della Costituzione che assicura uguale libertà davanti alla legge a tutte le
confessioni religiose e che stabilisce che i loro rapporti con lo
Stato sono regolati per legfife,
sulla base di intese con le relative rappresentanze;
Considerato che in seguito a
trattative tra la delegazione della
Tavola Valdese e la delegazione
del Governo Italiano, venne concordata e sottoscritta, sin dal 2
febbraio 1978, una bozza di intesa intitolata: ’’Testo dell’intesa
per la regolamentazione dei rapporti tra la Repubblica Italiana
e le Chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese”;
Considerato che a oltre quattro anni dall’accordo raggiunto,
non si è ancora provveduto al
l’approvazione definitiva dell’intesa in sede legislativa;
Considerato inoltre che sarebbe ingiustificata la pretesa di condizionare la definizione, peraltro
già raggiunta in bozza, dei rapporti tra lo Stato Italiano e la
Chiesa Valdese-Metodista alla soluzione dei complessi e notevoli
problemi connessi all’esistenza
del Concordato;
Chiede alla Direzione Nazionale del Partito ed all’amico Sen.
Giovanni Spadolini, Presidente
del Consiglio dei Ministri, di
adòprarsi sollecitamente affinché
il Governo ed il Parlamento procedano rapidamente all’esame ed
alla approvazione della regolamentazione legislativa dei rapporti tra la Repubblica Italiana
e le Chiese rannresentate dalla
Tavola Valdese ».
ERRATA
Per una svista la foto comparsa sul
n. scorso relativa all'articolo « Un
quacchero alle Valli » è stata attribuita a William Forster. In realtà si tratta del pastore Giacomo Vinçon e di
sua moglie che il Forster incontrò a
Pramollo. La foto è tratta da Come
vivevano » n. 2 edito dalla Claudiana.
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11
5 novembre 1982
cronaca delle YalH 11
PINEROLO
ANGROGNA Comitato per la pace
Momenti di fraternità
Quando si esce dal tempio di
Pinerolo dopo il culto, specialmente nella stagione invernale o
se piove a dirotto, si è investiti
da un freddo pungente o da
una doccia gelida essendo la
facciata del tempio rivolta a
nord e senza la minima protezione di un pur minuscolo cornicione. Non potendo ovviamente girare il tempio in modo
che l’uscita sia a mezzogiorno
e non avendo la chiesa nessun
atrio succedeva che, nelle suddette giornate, la gente rischiava di prendersi un malanno se
si fermava a salutare un po’ a
lungo qualcuno oppure era un
fuggi-fuggi generale che non dava neppure il tempo di stringersi la mano.
Così si è pensato di invitare la
gente ad uscire dalla porta vicino
al pulpito la quale dà adito alla
sala e quindi alla porta dello
stabile esposta a mezzogiorno.
Non solo, ma si sono invitati i
membri di chiesa ad intrattenersi un momento nella sala onde
fraternizzare e prendere anche
assieme... una bevanda calda.
L’esperimento ha preso inizio
la domenica 10 ottobre in cui
Renzo Turinetto, dopo tre anni
di lavoro a Pinerolo, ha predicato ancora una volta prima di intraprendere il suo nuovo lavoro
ad Ivrea e così ci è stata data
la possibilità di stringergli la
mano non fuori dai locali del
culto ma nella casa del Signore.
È stato simpatico; anche nelle
domeniche successive l’esperimento è andato bene; le persone anziane o un po’ handicappate, che non possono stare molto in piedi, hanno potuto sedersi tranquillamente mentre i
membri della comunità poteva
no parlare con loro e stringere
loro la mano invece di doversi
subito sistemare nelle macchine in attesa di essere accompagnate a casa.
Non è una rivoluzione questa:
è un piccolo cambiamento, ma
anche di queste piccole cose
hanno bisogno le nostre comunità. Ci sono tanti impegni seri
e giusti nelle nostre chiese; forse pecchiamo persino talora di
serietà ed intellettualismo. Un
piccolo, sejnplice tempo di fraternità e di gioia può anche aiutarci a conoscerci meglio e soprattutto ad amarci di più.
Senza contare che, uscendo da
quella parte ritroviamo i bambini ed i monitori della scuola
domenicale: il che non è cosa
da poco. È la vera comunità
che ha lodato insieme il Signore
e che riprende la via della sua
casa accompagnata dalla parola
del Signore ma anche dalla comunione fraterna.
Elsa Rostan
Qualità deirambiente
TORINO — « Applicazione dell'analisi e gestione deH’ambiente » è il titolo di due giornate
di incontri a livello nazionale che
si terranno a Torino il 9 e 10 novembre, in Corso Stati Uniti 23,
sotto il patrocinio della Provincia in accordo con istituti scientifici italiani e stranieri.
Il campo di indagine affronta
i problemi inerenti alla situazione ambientale in cui vive l’uomo
di oggi cercando di definire un
linguaggio comune tra mondo
scientifico e organi operativi.
Vi partecipano numerosi enti,
comprese le Comunità Montane.
Una iniezione
«autunnale» di fiducia
Nafo originalmente come esposizione dei frutti della terra,
1’« Autunno in Val d’Angrogna »
con le sue manifestazioni conclusesi domenica 31 ha sempre
più sviluppato l’aspetto culturale. E su quest’ultimo fronte,
quest’anno_, c’è stata una gradita sorpresa per tutti : l’esposizione iotografica dedicata alla gente di Angrogna. Una quarantina
di antiche foto, ingrandite e
commentate, recuperate dai giovani del Prassuit-Verné (gruppo
EGEI) attraverso un paziente
lavoro di richiesta alle famiglie
locali. Queste foto, recuperate in
fondo ai cassetti o sulle madie
dietro a qualche cornicetta ingiallita dal tempo, sono state sistematizzate, inquadrate anche
storicamente dal Centro di Documentazione di Angrogna. Durante la mostra c’è stato anche
chi, visitando questo stand, ha
voluto scommettere sull’identità
di alcuni volti, alcune situazioni
vecchie, talvolta, di cinquanta o
più anni.
Anche il sindaco del paese.
Franca Coisson, è contenta del
risultato. « Ma perché non promuovere questa iniziativa in
estate anziché in autunno, non
ci sarebbe più gente? ». « Sì, ma
non ci sarebbe — nota il sindaco — la nostra gente. Invece sì
all’autunno perché la gente degli alpeggi è tornata ed è il momento buono per esporre i prodotti agricoli ».
A Renato Bertot, che ha curato l’aspetto tecnico del lavoro
fotografico chiediamo se questa
ricerca finisce qui. « No, deve
continuare — afferma Bertot
NON SONO
D’ACCORDO
Mi sono stupita molto leggendo l’articolo di Aldo Rostain sul
Sinodo, soprattutto a causa di
due affermazioni.
— « I delegati al sinodo sono
nominati senza rispettare minoranze, forti o deboli che siano ».
Cosa significa questo? Che nella
chiesa oggi esistono minoranze
e maggioranze? Io ho sempre
partecipato alle elezioni nella
mia comunità e non ho mai sentito questa differenza, a parte
forse l’anno in cui la TEV stava
raccogliendo le firme per la petizione e in cui aveva presentato
una sua lista personale.
Da allora tutte le persone che
partecipano alla vita della comunità sono proposte e poi tutti votano liberamente.
E devo dire che le persone che
partecipano al sinodo lo fanno
con competenza.
Inoltre i! rispetto di maggioranze o minoranze a me sembra
una contraddizione con l’afEermazione precedente dell’articolista, che deplora la copiatura,
da parte del sinodo, del parla
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mentre smonta gli ultimi pannelli — alla gente piace. E’ una
ricerca utile ».
Come utili sono stati gli incontri di questi giorni intorno ai
numerosi banchi di artigianato
e prodotti agricoli. Anche da
queste iniziative nasce l’incoraggiamento a lavorare per la nostra montagna. E per la sua
gente. G. P.
mento italiano dove tutto viene
deciso dalle segreterie di partito: lì sì che il fatto di essere
maggioranza o minoranza ha un
peso, non certo nelle nostre comunità!
— La seconda affermazione
che mi ha lasciata perplessa è il
riferimento in senso negativo alla scuola domenicale.
Ma pensa proprio Rostain che
basti imparare a memoria dei
versetti per diventare dei buoni
membri di chiesa?
E dove sono allora i quarantenni di oggi che hanno imparato al loro tempo i versetti a memoria?
E cosi c’entra la scuola domenicale con le « nostre » scuole?
Inoltre, perché attaccare sempre la EGEI?
Non credo che la EGEI si limiti a parlare di politica; ma
questo è stato talmente detto e
ridetto che anche le pietre ormai dovrebbero saperlo!
Scusatemi lo sfogo. Non ho
mai .scritto lettere all’Eco, ma
questa volta, secondo me, alcune affermazioni erano proprio
troppo provocatorie.
Cordiali saluti.
Silvana Marchetti
TORRE PEJLLICE — Con una
serie impegnativa di proposte il
Comitato pace e disarmo della
Val Penice riparte lunedì 8 novembre, alle 20,30, presso il Centro d’incontro invitando tutte le
persone interessate. Si discuterà sull’organizzazione di una
conferenza sul tema della difesa
civile e su una serata di solidarietà con il Guatemala ascoltando una testimonianza diretta.
Altre questioni che urgono riguardano i lavori delle commissioni di studio e l’allestimento
di un primo materiale audiovisivo destinato alle scuole per
sensibilizzare le giovani generazioni sui temi della pace.
La Commissione direttiva ed il personale tutto dell’Ospedale Evangelico
Valdese di Torino parteeipano al dolore del Dott. Renato Salma per la
scomparsa del padre
Pro Associazione
« Amici del Collegio »
L'Associazione Amici del Collegio
sentitamente ringrazia i condomini del
Gran Chalet per la somma di lire
40.000 offerta a favore del Collegio in
memoria del rag. Ezio Armand-Hugon.
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di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di agosto (')
L. 50.000: Giulia e Liliana Balmas,
in mem. di Mariuccia Jon Scotta; Sorelle Carbone; In mem. della mamma Pellegrin Lidia Silvia, I figli; Barbiani Mariuocia e Gino, in mem. di
Mariuccia Jon Scotta: Mathieu Roberto
(Torre Pellice); Camilla e Mina; Eralda Sublllia Sant'Agostino, in mem. della cara cugina Mery (Pinerolo); Ornella Somma in Malan.
L. 65.500: Gruppo della Chiesa del
Canton di Berna.
L. 30.000: Piera Scroppo, in mem.
della mamma Adele Pastorello (Torino);
In mem. di Edina Ribet Rostain, con
riconoscenza.
L. 90.000: Nel mio 90" compleanno,
Mimi Monti (osp. Asilo).
L. 100.000: Irena Schellenbaum Jahier (Genova Nervi); Charles e Velia,
in riconoscenza.
L. 150.000: N. N., in ricordo di Francesco Valerio.
L. 273.000: Creanza Joseph (Illinois
- USA).
L. 500.000: La famiglia, in mem. di
Mariuccia Jon Scotta.
L. 1.000.000: Lascito Mariuccia Jon
Scotta.
* Ci scusiamo del ritardo nella pubblicazione.
Fondo di solidarietà - 3" trim. 1982
L. 10.000: Robba Evelina (2 versamenti): Boèr Piero e Nini (3 vers.); Jouvenal Enrico (3 vers.); Benedetto Gay
Jeannette e Susy (3 vers.); Frignani
Clotilde: Lapisa Elsa; Chauvie Elena;
Gaydou Emilio; N. N.; Bounous Valdo.
L. 20.000: Malanot Rinaldo e Rita
(2 vers.); Famiglia Danna Tiziano (2
vers.); Long Laura (2 vers.); N. N. (3
vers.): Bouchard Samuele,
L. 15.000: Tourn Ernestina.
L. 30.000: Alilo Emilia.
L. 40.000: Vola Luciana.
L. 46.000: N. N.
L. 50.000: Belllon Dino, in memoria
della sorella Enrica e di Mario; Malan
Clemence (2 vers.); Chiavia Stefano
(3 vers.): Morello Rosa; Bensì Giordano: Danna Giovanna e Nino; Sig.ra
Veglio; Bertea Bianca e Lina.
L. 60.000: Rivoiro Pellegrini Jolanda,
L. 70.000: Chiesa Battista di Varese.
L. 100.000: Vay Maria Lidia; Rivoira Lidia: Peyrot Dora in memoria del
padre Attilio.
L. 2.000.000: Amici dell Asilo.
L. 3.000.000: N. N. con riconoscenza.
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« Certa è questa parola: che se
muoiamo con Lui, con Lui anche vivremo »
(II Timoteo 2: 11)
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di affetto trii>utata al loro caro ringraziano tutti coloro che in qualche modo sono Stati loro vicini in questa dolorosa circostanza e in modo particolare i vicini di casa, il dott. Bertolino,
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L’anno scorso, stanchi e delusi per il
disservizio postale che rendeva vano il
nostro sforzo di costruire settimana dopo settimana un giornale che arrivasse
agli abbonati con fatti e commenti di attualità, svolgemmo un’inchiesta. Una sessantina di abbonati,'scelti in tutta Italia,
in città e in provincia, annotarono la data di arrivo di 4 numeri consecutivi della Luce. In base ai dati ricevuti compilammo una relazione che evidenziava una
situazione generale disastrosa. La spedimmo alle Poste di Torino con la richiesta di un controllo sulla partenza e
su tutta la rete di distribuzione.
Quest’anno abbiamo ripetuto la nostra
inchiesta presso gli stessi abbonati, di
nuovo col controllo della data di arrivo
di 4 numeri consecutivi del giornale. Avevamo già sentore di un netto miglioramento, ma i dati che sono emersi in mol
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Comitato di Redazione; Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
Gardioi, Marceli^ Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
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Sostenitore 36.000. Gli abbonamenti decorrono dal r gennaio e dal 1”
luglio (semestrale).
Redazione Valli; Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
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intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25' marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio I960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ti casi vanno ben al di là di quanto osavamo sperare! Vediamoli insieme con
l’aiuto dei grafici riprodotti in questa
pagina.
Un confronto
Per comprenderli è necessario tener
conto che il giornale è spedito due giorni prima della data che porta in testata.
La data di arrivo perciò può coincidere con la data della testata (il giornale avrà impiegato due giorni ad arrivare, il tempo che giudichiamo ottimale) o potrà seguire tale data (ciò che
consideriamo un ritardo) o precedere
(anticipo; arrivo il giorno dopo la spedizione).
Osservando ora il grafico A che riporta
i tempi di consegna delle 164 copie considerate nell’inchiesta 1982, si ha un primo dato estremamente positivo: il 77%
del giornale impiega come massimo tre
giorni ad arrivare; il che significa che la
Luce arriva entro la settimana di pubblicazione, in una situazione ottimale pari
a quella dell’Eco delle Valli valdesi che
da tempo ottiene questi risultati tramite
la consegna diretta agli uffici postali delle Valli.
Certo resta il 23% di situazioni variamente insoddisfacenti. Il grafico B, che
analizza i tempi di consegna minimi, massimi e medi, mostra una differenza tra
due categorie di casi.
Da una parte ci sono situazioni con
forte scarto tra il minimo e il massimo.
Il fatto che a Milano e a Roma, in Sardegna e in Calabria, il giornale arrivi
talvolta col tempo minimo 0 (data di arrivo corrispondente alla data di testata)
indica che. possibilità di una buona distribuzione esiste. Ma i ritardi dei tempi
massimi, di 5, 6, 7 giorni, alzano subito
la media dei tempi di consegna a livelli
inaccettabili. Un caso del tutto particolare è dato da Genova, dove le consegne
oscillano assurdamente tra 1 giorno di
anticipo e 22 giorni di ritardo!
Dall’altra c’è la situazione della Lombardia in cui i dati raccolti quest’anno
indicano che anche i tempi minimi di
consegna sono inspiegabilmente alti (e altissimi i tempi massimi). La Lombardia
conferma quindi il dato già emerso nel
1981 e ha il non ambito primato dei ritardi.
Il grafico C infine mette a confronto
i tempi medi della consegna, nelle due
inchieste. Balza agli occhi l’enorme progresso registrato nella maggior parte
delle regioni e città considerate, ma anche la situazione ancora pesante di alcune zone e il peggioramento (caso unico) riscontrato a Genova.
Questi dati ci sembrano fornire importanti indicazioni sia per l’esterno che
per il nostro interno.
Proseguiamo
l'azione
Per ciò che riguarda l’esterno e cioè la
rete di distribuzione, l’inchiesta 1982 dimostra senza ombra di dubbio l’utilità
del reclamo sporto l’anno scorso e la
serietà con cui esso è stato accolto dalla
Direzione delle Poste di Torino i cui provvedimenti, tempestivi ed efficaci, hanno
ABBONAMENTI 1983
Annuo, prezzo minimo L. 18.000
Semestrale » 10.000
Costo reale » '28.000
Sostenitore » 36.000
Estero » 35.000
Speciale per chiese » 16.000
(almeno 4 copie)
c.c.p. 327106 intestato a Eco delle
Valli valdesi - La Luce
Grafico C
giorni
13 14
16 -17 18
annullato i ritardi che abitualmente si
verificavano in fase di partenza. Il fatto
che, con la sola eccezione della Lombardia, i tempi minimi di consegna (grafico B) oscillino tra —1, 0 e +1 rispetto
alla data della testata significa che il giornale parte da Torino come una freccia.
Per eliminare i ritardi ancora notevoli
che gravano su alcune zone bisognerà
quindi agire sui centri di smistamento
e di arrivo. È quanto ci proponiamo di
fare inviando l’inchiesta, da cui stiamo
attingendo, alle Direzioni delle Poste responsabili di Calabria, Milano, Roma, Veneto, Genova e Lombardia.
Un pregiudizio
che deve morire
Per ciò che riguarda l’interno, e cioè
la rete dei nostri abbonati, i dati dell’inchiesta evidenziano il fatto che i lettori
hanno ora in mano un vero settimanale
nel senso che non è più un bollettino che
arriva vecchio e inattuale. Dovrebbe dunque cadere il pregiudizio che finora ha
indotto tanti a non abbonarsi: Non mi
abbono ad un giornale che impiega un
me.se ad arrivare! Dati alla mano, soprattutto per il Sud che subiva il maggior
danno dei ritardi, questo pregiudizio —
un tempo fondato — non ha più ragione
di esistere.
Ma come è noto i pregiudizi sono duri
a morire una volta radicati. Abbiamo bisogno perciò dell’aiuto di tutti gli abbonati per allargare l’estensione del giornale ai settori delle nostre comunità finora scoperti.
Qualche volta basta poco: una conversazione su un articolo del giornale da
cui emerge che il fratello X non legge La
Luce; una discreta domanda sui motivi e
Tofferta di far avere qualche numero di
saggio. Poi una cartolina alPamministfazione segnalando nome e indirizzo con
la dicitura « per invio di saggio ». Il fratello X riceverà così 3 numeri in omaggio
e una proposta di abbonamento che batterà, tra l’altro, sul tasto del forte miglioramento della distribuzione... Abbiamo ancora un buon cammino da fare
prima che l’Eco-Luce sia il giornale di
tutte le famiglie valdesi e metodiste!
Regalo di Natale
ATTENZIONE: per sottoscrivere uno o
più abbonamenti omaggio potete avvalervi dei talloncini pubblicati a pag. 2 di questo numero. Grazie.
Un altro contributo che molti lettori
possono dare al giornale è dato dalla
sottoscrizione-dono di uno o più abbonamenti semestrali o annuali. A Natale parenti e amici si scambiano doni. Perché
non regalare un abbonamento all’EcoLuce? Chi è evangelico avrà un’occasione
per conoscere meglio la sua chiesa e chi
non lo è può darsi sia interessato a conoscere la realtà evangelica di cui fa
parte chi gli ha regalato l’abbonamento.
In passato di questi abbonamenti-dono
ne sono già giunti, ma non li abbiamo
considerati col necessario riguardo: ci
ripromettiamo quest’anno di seguirli in
modo particolare con una lettera di benvenuto e presentazione all’inizio e con
una proposta di rinnovo al momento opportuno che tenga conto della particola
rità di questi nuovi abbonati. Per questo
chiediamo ai lettori di servirsi dei tagliandi stampati a pagina due o di
riprodurre esattamente i dati richiesti
su una cartolina.
Nel dubbio se il fratello X sia già abbonato all’Eco-Luce, basterà chiederlo
con una cartolina aH’amministrazione indicando il proprie numero di telefono
per una rapida risposta.
Sostenere
il giornale
Un’ultima indicazione per un importante aspetto' dell’appoggio che chiedia
mo di dare al giornale: l’aspetto ftm-nziario.
È noto che per consentire a tutti di
ricevere il giornale la Tavola valdese
fissa ogni anno un prezzo politico ben
al di sotto del costo reale. Per il 1983 l’abbonamento è di L. 18.000 mentre il costo
reale si prevede intorno alle 28.000. È
chiaro quindi che il prezzo indicato per
l’abbonamento deve essere considerato
come un prezzo minimo da integrare
secondo le possibilità di ciascuno con liberi doni per i quali ringrazieremo come ogni anno con la pubblicazione sul
giornale.
In particolare quest’anno l’abbonamento sostenitore è stato fissato ' a L.
36.000. In questi ultimi anni è aumentato
il numero di coloro che hanno adottato
questa forma di testimonianza della propria compartecipazione al giornale. Confidiamo che i vecchi sostenitori continuino in questo apprezzato appoggio e ad
essi se ne aggiungano di nuovi.
A tutti un grazie fraterno per l’aiuto
che in modi diversi vorranno dare al
giornale.
Grafico B