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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Direttope e flffiffilDisbatope : Seovcnuto C«Ui, Via magenta Jl. 18, ROfflfi
Homa, 22 Settembre t9t0 = B,nno m = H. 39
'* XX Settembre — Libertà! —
W' 11111 tur tv ♦ Fede logica ed incredulità assurda — Il Teatro e la Morale — Pio X e la
crisi del cattolicismo — Trionfi cattolici! —
Alessio Muston — Educazione inquinata — Il
digiuno federale — La comunione a sette anni _____
Il Sangnier resiste al Papa! — I modernisti protestano ? — Enorme scarsità di chierici — Frati e monache in Spagna — A proposito del padre Semeria —
Il S. Uffizio all’opera — Un urlo d’entusiasmo____
Manifesti alle cantonate — Con tutto il tuo cuore!
— Giorgio Appia — Le esperienze del cristiano —
Le compassioni di Cristo — Echi del nostro Sinodo
— Valli Valdesi — Cronachetta romana — Parla il
sindaco Nathan — Dal paese... dove non c’è più il
colera — Oltre le alpi e i mari — A Morges — Lettere d’America — Notizie dello Zambesi — Alle Zambesie Italiane — Corea — In sala di lettura — Sotto
l’incubo !
XX SEJÌEHIBRE
Splendida data, che noi commemoriamo, senza
chiassate, nella meditazione e nella riflessione più
serie. E’ caduto un potere ibrido e nefasto; è morto,
ed è morto per sempre. Ma una caduta e una morte
non bastaÉo a noi ; aneliamo la vita. Su le rovine
del Papato sorga una nuova civiltà possente, Che
sia una vita santa individuale e sociale, tutta
compenetrata dell'Evangelo. — Allora veramente la
patria sarà torte e grande. «Fuori di me voi non
potete far nulla ». Queste parole del nostro Signor
Gesù Cristo sono cosi vere spiritualmente anche
per l'Italia, che — non ostante il XX Settembre
glorioso del 1870 — noi siamo qui a sospirare ancora qualche cosa di meglio di quel che abbiam
ottenuto. Oh, aliti su la patria nostra diletta lo
Spirilo di Dio, e sopprima le ingiustizie sociali, e
soffochi gli odii di classe, e purifichi i costumi, e
dismaterializzi la nostra gioventù : allora vedremo
giorni belli e ben più degni di commemorazione e
di giubilo!
LIBERTÀI
Molto si parla in questi tempi di libertà. 0 meglio
si rammentano e si festeggiano battaglie e giornate
gloriose, che libertà portarono 1 II XX Settembre in
tutta Italia s’è ricordata con letizia la presa di Roma,
la fine del governo papale, che, più d’ogni altro, nella
nostra patria tenacemente aveva durato !
Roma e Torino si preparano a festeggiare degnamente il cinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia ! E così, nella gioia del ricordo, si spera e si cammina verso libertà maggiori!
Perchè l’uomo è nato libero. Iddio l’ha creato libero ! E
l’uomo non raggiungerà quella felicità, che è lo scopo
della vita, finché non s&rk completamp.nte, veramente
libero!
Quanti martiri ebbe Ta libertà! Si può dire che
fin dal primo uomo incominciò la lotta tenace! Incominciò quando il fratello si credè maggiore del fra-*|
tello e volle imporre la volontà propria! Incominciò
quando i popoli, a poco a poco formatisi sotto il benevolo governo d’un patriarca, s’accorsero d’avere un
tiranno a capo, che li teneva come suoi schiavi! eI
con ragione l'uomo lottava, perchè il tiranno era formato di carne ed ossa come lui ; viveva e si nutriva,
torse meglio di lui, ma nella stessa sua maniera; e
nulla aveva di non umano che lo rendesse degno del
suo potere ! La lotta tenace non è ancora finita, e dura
e durerà finché l’egoismo non sarà morto nel cuore
umano !
Occorre però distinguere libertà da libertà
L’uccello vive nelTaria governato dal suo solo istinto,
che lo mena per il cielo in cerca del cibo, che lo conduce
a costruire il nido per i piccoli che verranno! E la
bestia selvaggia vive del suo solo istinto, Ma non
così l’uomo ! L’uomo ha una coscienza ; e deve sapere
che là dove la sua libertà troppo s’allarga, quella del
suo vicino si restringe. Quindi la libertà dell’uomo
non dev’ essere libertà smodata e cieca, ma giusta e veggente !
C’è però un’altra specie di libertà, che s’acquista con
sforzo e con lacrime ! La libertà dello spirito '. « Quello
che io odio, quello fo! ». Può mai darsi schiavitù peggiore ? Paolo, l’apostolo fedele, ne sentiva tutto il peso
e pregava il Signore che lo liberasse da quel tormento 1
L’anima è schiava del male ! Sottomettersi sempre al
male, con l’atroce tormento di $entirsi schiava, di non
sapersi sollevare in alto! Averej^n sè una vita immortale
ed essere aggiogata ad una vita mortale!... Paolo lo sentiva !... E chi non lo sente degno è di compianto, perchè
le suo speranze sono dei fiori che appassano. Chi non
sente la sua schiavitù, non cerea libertà. E chi non
sente il peso del peccato, come potrà cercare un liberatore ? Paolo lo sentiva !... E il liberatore l’aveva
trovato! Gesù, il Fratello maggiore, che dal cielo
ov’era salito poteva sollevarlo e introdurlo nel suo
regno di santità e di gloria, di pace e di libertà.
T. C.
Feàe logica ed incrednlità assurda
Credo quia absurdum, ha detto un dottore della
Chiesa ; e gl’increduli ci hau fatto le matte risate ed
hanno accusato di assurdità la fede.
Lo capisco il sentimento di quel dottore e lo condivido; ma forse queH’espressioiie si presta troppo
alla critica, come vi si prestano i paradossi in genere. La verità, in fondo, si è questa : che noi cristiani ammettiamo una tale dottrina, non perchè sia
assurda, ma perchè assurdo sarebbe il non ammetterla.
Non è la fede che riposa sull’assurdo, ma Pincredu.
lità. La fede, oltre il fondamento fermissimo che consiste nella veracità infallibile di Dio, ha ancora un
secondo fondamento che potremmo chiamare umano :
che essa è basata sulla logica, sulla necessità logica,
mentre l’incredulità si appoggia all’assurdo per solito, spesso al capriccio ed all’iniquità.
Ecco il problema del male. Il male esistente in natura, il male di cui noi soffriamo è cosa reale, evidente,
innegabile, troppo angosciosamente innegabile. Or
bene, di fronte a quel problema ponete un credente
ed un incredulo; qual dei due sarà al caso di intravvederne una soluzione ragionevole e logica? Quale
invece sarà ridotto ad ipotesi vane, insussistenti,
assurde e ripugnanti ?
11 credente non arriverà ancora a dare del male
una spiegazione completa ed'esauriente. Tuttavia egli
possiede molti dati e tali da lumeggiargli discretamente l’esame del doloroso fenomeno. Ecco i dati ; II
male è entrato nel mondo per opera d’un nemico;
un giorno questo male scomparirà: per intanto esso
è stato da Dio adattato ad uno scopo elevatissimo:
quello di purgare e raffinare. Ora io non sto a dimostrare la verità di questi dati ; dico solo che sono
quelli che la fede ci fornisce, e aggiungo che essi,
benché incompleta, ci presentano una spiegazione logica, e per di più consolante e nobilitante. Per una
ipotesi — a supporre che sìa una semplice ipotesi —
tali qualità son già preziose e danno valore ed elevatezza all’ipotesi stessa. Origine del male, scopo di esso,
trionfo ultimo e definitivo del bene ; ecco delle idee
e dei sentimenti, che illuminano e confortano. Tale è
l’effetto della fede nell’esame del male esistente in
terra.
Invece del credente ponete ora un incredulo a fare
quel medesimo esame. Sull’origine del male egli non
scopre nulla ; il male c’è sempre stato, secondo lui, e
tanto basta. Lo scopo del male ? nessuno ; l’uomo soffre
e non sa il perchè e non ricava frutto alcuno dalle
sue sofferenze. Terminerà esso il male? Nulla ce lo
dimostra nè ce lo lascia sperare. Voi sentite che vi è
qui completa oscurità e sconforto.
Ma, tra gl’increduli stessi, qualcuno si eleva più su.
Il male, dic’egli, non è senza risultato benefico : ciò
che una generazione soffre si risolve in un miglioramento di condizioni per la generazione successiva;
l’esperienza insegna e la pratica corregge; quindi il
male degli antenati è evitato dai posteri — e il giorno
verrà in cui, un’esperienza completa ed una pratica
perfettamente matura avranno condotto l’uomo ad
una relativa perfezione d’esistenza, quindi ad una relativa felicità.
Questo è quanto di meglio ci provvede l’incredulità
per ciò che si riferisce a spiegazione del male ed alla
speranza di una liberazione da esso. Orbene, quanto
ciò è vuoto, quanto buio, quanto illogico, quanto assurdo parogonato alle chiare, luminose, trionfanti
risposte della fede circa il medesimo problema ! Perciocché vedete : il pensiero che le mie sofferenze potranno essere di qualche utilità ai miei successori non
contiene per me, diciamolo francamente, alcun elemento consolante. L'eroismo sì, lo capisco e l’apprezzo;
ma l’eroismo non è cosa umana, è sovrumana, e nella
vita dell’uomo può riempire qualche momento non
già costituire l’intera trama della sua esistenza; che
in un momento di speciale crisi e di particolare eccitamento io possa mettere con gioia la mia vita pel
benefizio d’altri sta bene ; ma che, a cose ordinarie,
a mente riposata, a cuore freddo, io consenta a soffrire ogni giorno ed ogni ora nella persuasione che
le mie sofferenze risparmieranno all’umanità, dopo di
me, una infinitesima patte dei dolori che le sarebbero
altrimenti toccati, ecco una cosa che non arriva a persuadermi e per la quale occorrerebbe uno stato cronico dì eroismo, che non esiste in natura; non nella mia
di credente, e meno ancora, lo giurerei, nella vostra
d’incredulo.
Senza contare ohe una tale dottrina, se pur rispondesse ad una realtà, risponderebbe pur anche ad una
ingiustizia. Perchè mai i miei antenati hanno avuto
da soffrire per anni pel mio beneficio? Ciò è lusinghiero per me, ma non è giustizia, è prepotenza di
non so chi. Agli uni, adunque, la sofferenza, agli altri
il godimento; ciò come provvedimento definitivo è
irrazionale, è illogico, è ingiusto.
Non il credente, ma l’incredulo è quello adunque
che dovrà dire : Credo quia absurdum, irragionevole,
vuoto ed insussistente.
Giuseppe Banchetti.
2
LA LUCE
Il TcatpojeJa^ Plorale
Gli antichi riconobbero il lato cattivo del teatro*
« La scena, dice Tertulliano, è il santuario di Venere » : Sacrarium Veneris. Properzio, Ovidio ed
altri autori dovean conoscer bene l’influenza del
teatro, dal punto di vista dei costumi, per consigliar
di frequentarlo o di sfuggirlo, secondo che si voleva
perdere o conservare la propria purezza. Giustiniano
non lo considerava come un divertimento : Quis
ludos appellet eos ex quibus crimina oriuntur ? « Chi
chiamerà giuochi quelli dai quali i delitti prendono
origine? ». — Tutti i savi dell’antichità non portarono diversa opinione. Il famoso legislatore di Atene
si oppose a tutt’uomo all’istituzione del teatro, e diceva che se si tollerasse, esso ben presto avrebbe distrutto le leggi e corrotto i costumi ; profezia che gli
eventi dimostrarono vera.
Plutarco asserisce la passione della popolazione
greca pei teatri esser stata la causa della depravazione e della rovina di Atene ; mentre Tacito attribuisce la purezza dei Germani al fatto che gli spettacoli erano loro sconosciuti. Il Governo di Lacedemone non tollerava il teatro per la ragione che le
tragedie e le commedie menomavano il rispetto alle
leggi.
Nihil sub sole novi’, nulla di nuovo sotto il sole.
Noi siamo persuasi che le ragioni per le quali la gente
onesta antica abborriva il teatro, e le conseguenze
disastrose che ne derivano, sussistono appieno oggidì,
se pur quelle non sono aumentate e queste peggiorate. Il teatro, dirigendo i suoi colpi distruttori contro
ciascuna delle colonne dell’edifizio sociale, non ha
altro fine, sia pure inconsapevole, che di abbatterlo.
Nel teatro moderno la santità del matrimonio è travolta nel fango ; i vincoli delia famiglia sono sciolti ;
l’onore dovuto alla donna, il rispetto dovuto ai canuti sono esposti ai più grossolani sarcasmi. Che parte
ridicola assegna il teatro ai mariti ingannati, che sorte
attribuisce loro ? Triste a dirai ; le opere drammatiche
d’oggigiorno ottengono un gran successo d’ilarità appunto perchè rendono ridicolo e mettono in canzonatura ciò che è rispettabile e dev’essere rispettato;
e, d’ altra parte, traggono argomento di ridicolo da
ciò che non merita che disprezzo o dovrebbe aversi
a schifo. Il pubblico, quando ride, è disarmato. Come
s’indegnerebbe, protesterebbe egli contro gli autori
drammatici che lo divertono ? Le commedie e i romanzi ohe incontrano maggior successo son quelli a
base di adulterio, presentato al pubblico sotto tutte
le forme e varietà ; e perciò vanno sbanditi dalle famiglie a cui prema di salvar l’onore dei propri componenti.
Dopo la famiglia, il teatro scalza la società ed aizza
il povero contro il ricco, il subalterno contro il superiore. In teatro, sono i ricchi che rappresentano la
parte cancrenosa della convivenza sociale ; mentre si
blandisce la classe popolare facendola apparir vittima
xii tiranni e adorna di virtù !
Un’aberrazione morale, più comune al teatro che
al romanzo, consiste nella esposizione continua delle
eroine della depravazione, o delle loro bugiarde riabilitazioni, che non avvengono che sulla scena. Gli
amori carnali delle donne perdute van confusi dagli
autori drammatici col puro amor cristiano, ed essi
commettono un’abbominevole profanazione del Vangelo. Nella Signora dalle Camelie si leggono queste
parole rivolte alla donna perduta che si muore :
« Dormi in pace. Margherita: ti sarà molto perdonato, poiché hai molto amato 1 ».
Uno del lati immorali del teatro si è ancor questo
che il male, sotto tutte le sue forme, in tutti i suoi
aspetti, vien reso per così dire attraente coll’essere
adoperato quale elemento comico. L’assassinio, il ladroneccio, ogni turpitudine, ogni vizio, personificati
in individui pieni di spirito e di giocondità, di piacevolezze e di lazzi, di bisticci e di parole ambigue:
ecco pel fondo ; — nel dettaglio poi, l’eroe di cotesti
drammi, mezzo brillo, snocciola motteggi e scene in
mezzo alle situazioni più commoventi, a proposito di
sciagure, di sofferenze, di catastrofi !
Il suicidio, Tamor libero, l’adulterio — l’individuo
in conflitto con la Società fatta responsabile d’ogni
male — lo stimolo alle più malvagie passioni del cuore
umano — le invettive contro la proprietà privata —
la distruzione della famiglia — la demoralizzazione generale : ecco quanto, seralmente, ci offre il teatro... E
cotesto immondezzaio, perchè vi fiorisce Varie, l’àrte
della parola, del canto, della musica, dell’addobbo,
può esalare i suoi effluvii pestilenziali, largamente,
liberamente!! Y.
(Spigolature dal libro di E. De Bude : Du danger
des mauvais livree).
nnnnf 3 Flnt St., Rochester N. I
Ul UL LlUi Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
Pio X
e la crisi del Cattoliclsmo
Dopo Enrico Ferri, Guglielmo Quadrotta in una
sua brillante conferenza di miV Avanti ! & Fiaccola di Ortona a Mare ci hanno largamente informato,ha fatto l’analisi dell’atteggiamento della mentalità di Pio X di fronte al pensiero moderno e specialmente di fronte al modernismo. Ne stralciamo
alcuni brani ;
« Pio X è nato nel 1835 ; due anni dopo che
Mazzini aveva fondato la Giovane Italia, nello stesso
anno in cui Rosmini scrisse Le cinque piaghe della
Chiesa, pubblicate 13 anni dopo, nel ’48. Egli ha
assistito dunque al periodo più importante del nostro
Risorgimento ; ha appartenuto a quella generazione
che si alimentava degli scritti di Mazzini, di Gioberti, del D’Azeglio, di Balbo, di Rosmini, di Manzoni, di Pellico ; ha accompagnato le vicende della
nostra storia dal ’48, quando aveva tredici anni e
compieva gli studi ginnasiali nel seminario di Padova, al ’70 essendo allora canonico della cattedrale
e professore nel Seminario di Treviso.
Quale sia stata la sua partecipazione ideale al risorgimento italiano e quale influenza egli ne abbia
riportata si ignora ; come si ignorano i suoi studi
onde ricostruire la sua mentalità e la sua formazione intellettuale. Egli bensì studiò per nove anni
i nel seminario di Padova umanità, storia, filosofia e
teologia, e ne usci suddiacono a ventitré ; ma mancano documenti per conoscere i suoi studi ulteriori,
dopo che fu ordinato sacerdote dal vescovo di Treviso, a ventiquattro anni. Lesse egli il Primato d’Italia e il Gesuita moderno del Gioberti ? le Speranze dItalia del Balbo ? i Casi di Romagna del
d’Azeglio ? le Cinque piaghe della Chiesa del Rosmini ? qualche pagina di Mazzini ? Divise egli in
parte, come sembra dividesse il suo predecessore
Leone XIII, che ne diede qualche saggio nelle missioni affidategli giovanissimo a Benevento e Perugia,
divise egli le speranze italiane e guelfe ? Le crede
conciliabili o inconciliabili con la Chiesa di Roma ?
Comprese il guasto profondo e insanabile che era
nelle istituzioni politiche del governo degli Stati
della Chiesa come i più illuminati cattolici di Roma,
0 divideva le idee dell’ autorità di Roma ? 0 si disinteressava di ogni cosa nella tranquilla placidità
della sua fede e nel fervore del levita ? »
Il Quadrotta dopo di avere con acuta analisi spiegato che cosa si debba intendere per « modernismo »
eloquentemente conclude :
« In mezzo a questa complicata crisi di anime e
di istituzioni, di cui forse nella storia non si ha
regnale, un atroce scherzo della fortuna volle trasferire il quieto parroco di Riese ; Pio X fomentatore e vittima ad un tempo di questa situazione
ha un po’ la tristezza del fossore che prepara nel
cimitero il terreno per i morti. Pio X è un seppellitore di morti. Non per nulla la profezia di Malachia diceva per lui : ignis ardens, volendo forse
intendere fuoco di distruzione ; e quella per il suo
successore dieej religio depopulata. Pio X si sforza
di giustificarle e realizzarle ambedue. Noi vogliamo,
conclude il Quadrotta, augurargli tanta vita quanta
ne sia sufficiente perchè l’ultimo medioevalismo sia
composto nel sepolcro, e sulla silenziosa necropoli
cominci a sorgere un nuovo sentimento religioso,
di quella divina luce d’ amore per cui gli uomini
dalla schiavitù ascendono alla libertà dello spirito ».
E. M.
CRTTOLiei !
Sotto il titolo : « La fuga di un pastore evangelico »
il giornale L'Azione di Catania canta vittoria per il
trionfo che avrebbe riportato un tal sacerdote sur un
predicatore dell’Evangelo, a Centola. Non abbiamo dirette informazioni. Faremo solo notare che, secondo
V Azione, detto sacerdote in una conferenza in contraddittoria tenutasi ad aria aperta avrebbe... dimostrato : 1) che i confessionari datano da l’epoca delle
catacombe ; 2) ohe la S. Scrittura dev’essere interpretata solo dai... preti ; 3) che le indulgenze... non si
sono mai vendute; 4) che « Leone X fu per ogni ri
guardo luminare della chiesa apostolica romana e
benefattore dell’umanità » ; 5) che la mediazione dei
santi e massime di Maria SS. è utile e necessaria ; 6)
che 1 santi e Maria SS. principalmente « ottengono
da Dio la sospensione delle leggi di natura •.
Offenderemmo i nostri Lettori, se ci accingessimo
a confutare le precedenti... dimostrazioni.
flLcssio nosTon
Questo storico valdese, di cui ricorre quest’ anno
il centenario, nacque a Torre Pellice nel 1810. La famiglia Muston o Mussettone è una ramificazione della
famiglia Mussetto, che pare sia venuta alle valli dalla
Calabria. Mussetta Carolas et filius Jacobus, di San
Sisto, figurano fra le vittime dell’orrendo scempio
del 1561; due anni appresso, rimanevano in Calabria
tre persone di quel casato: una vedova e due orfani, di sei e dieci anni, per nome Carlo e Paolo.
Questo è forse lo stesso che ritroviamo, trent’anni
più tardi, fra i capifamiglia d’Angrogna. E da Angrogna ripetono la loro origine tutti i Mussetti e
Mussettoni che hanno non piccola parte nella storia
valdese.
Giovanni Muston di Angrogna, è uno dei martiri
delle Pasque Piemontesi, nel 1655. Quella famiglia si
trova, da quel tempo, stabilita a S. Giovanni, dove
parecchi dei suoi membri si segnalarono, sia come
membri di chiesa zelanti, sia come valorosi combattenti ai fianchi di Gianavello ed Arnaud ohe, per
due volte, salvarono il popolo valdese da una rovina
che a tutti pareva irreparabile.
Bartolomeo e Giovanni Mustone, di S. Giovanni
sono, con Gianavello e Léjer, condannati al bando,
confisca e morte nel 1663. Anzi, Bartolomeo, detto il
Mancino, cognato di Gianavello, era uno dei tre
prodi che dovevano succedergli se qualche accidente
di guerra avesse orbato le valli del loro forte campione. Mustone morì in Svizzera nel 1692. Il figlio
Pietro fu uno dei capitani dei Valdesi che diedero
tanto da fare ai Francesi nella guerra della lega
d’Augusta.
Più degno ancora della nostra ammirazione è Giovanni Musseton. Arruolatosi con Arnaud fra gli eroi
del Rimpatrio fu loro utilissimo come chirurgo. Ma,
fatto prigioniero la vigilia della battaglia di Salbertrand, fu condannato a remare a vita sulle galere
francese Quante e quali prove di fermezza incrollabile diede nei venticinque anni che durò il suo martirio, mentre una sola parola d’abiura sarebbe bastata per ottenere la libertà !
La sua costanza fu finalmente ricompensata quando, nel 1714, fu prosciolto in esecuzione del trattato
d’Utrecht. Ritiratosi a S. Giovanni, vi conobbe ancora alcuni anni felici, avendo sposato una rifugiata
francese, dalla quale già attempato, ebbe un piccolo
Isacco, nome frequente nella sua famiglia.
Un altro Isacco fu il bisnonno di Giorgio Muston,
pastore di Bobbio dal 1808 al 1842. Questo sposò Elisabetta Jahier, la cui famiglia vantava quattro generazioni di pastori, il primo dei quali era figlio del
capitano Bartolomeo Jahier, l’illustre emulo di Gianavello, morto ad Osasco nel 1655. Erano dunque due
famiglie, nelle cui vene scorreva il sangue dei Gianavello e dei Jahier, che si univano per dare ii giorno al nostro storico.
La fanciullezza di Alessio Muston trascorse felice
nel presbiterio di Bobbio tra i suoi ailetti genitori.
Sua madre era una donna pia ed assennata, di cui
non si possono che ammirare le lettere nelle quali,
più tardi, sforzavasi di frenare il carattere impetuoso e temerario del figlio.
Il padre di Alessio era colto e studioso e polemizzò dottamente col vescovo di Pinerolo. Nella sua
ricca biblioteca, il ragazzo trovò ispirazioni ed incoraggiamenti allo studio.
Frequentò la Scuola latina delle Valli, quindi, coi
condiscepoli Monnet e Jalla, le Facoltà teologiche di
Losanna e Strasburgo. Quivi riportò i gradi di licenziato e di dottore in teologia e medicina.
Nella sua tesi pel dottorato in teologia cominciò a
studiare le origini valdesi, studio che non tralasciò
più finché visse.
Quando rimpatriò, dovette, secondo l’uso che allora vigeva nelle Valli, occupare una delle parrocchie di montagna. Gli toccò la più alpestre di tutte,
Rodoretto, lasciata vacante dal suo amico Amedeo
Bert, diventato cappellano degli Ambasciatori Protestanti a Torino. Robusto e ardente, non bastavano
alla sua attività i confini ristretti della sua parrocchia, cosicché varcava spesso la montagna per ritrovarsi nella cara Bobbio.
Ma in alto spirava un vento di reazione e Charvaz, vescovo di Pinerolo, influente a corte, prendeva
di mira la Chiesa Valdese per nuocerle con ogni
mezzo. Egli seppe che la tesi di Muston sull’origine
dei Valdesi era stata data alle stampe, naturalmente
senza il visto della censura ecclesiastica, obbligatorio
3
LA LUCE
per i sudditi del Re di Sardegna. Volò a Torino ed
ottenne dal Re un mandato d’arresto. Carlo Alberto,
j '
supinamente devoto al clero, aborriva però da un
atto di tirannide, in un tempo in cui non scjlo il
Piemonte ma l’Europa tutta fremeva sotto il giogo.
Avvertì dunque segretamente Amedeo Bert, il quale
senza por tempo in mezzo, partì, per Pinerolo. Di lì
spedì una staffetta a Bobbio, ove poteva supporr cbe
Muston si trovasse ; egli poi, presosi un compagno,
viaggiò tutta la notte, benché le montagne fossero
coperte di neve e di ghiaccio. La mattina deH’8.gennaio 1835, con più di 15 gradi di freddo, giungevano
a Rodoretto.
Il pastore era assente, per fortuna, poiché i carabinieri seguivano a poca distanza i nostri pellegrini.
Muston intanto, saputo a Bobbio la poca lieta notizia, era partito subito, in quella stessa nottej con
una guida e, non senza correre seri pericoli, avea
varcato fra le nevi l’alto Colle della Croce. Sbalzato
così di botto in esilio, Muston che, da studente %veva
pizzicato le Muse pensò a darsi alle lettere e, recatosi a Parigi, ne parlò al celebre poeta Beranger,
che con paterna saviezza ne lo distolse. Allorq^ fattosi cittadino francese diventò suffraganeo, poi successore dei pastore di Bourdeaux, nella Drómej ove
trascorse poi tutta la vita, curando le anime fCd i
corpi dei suoi parrocchiani,. 5
Egli veniva ogni anno, segretamente a visitare i
suoi genitori e, dovendo viaggiare solo e per vicjpoco
battute, conobbe scrii pericoli e crudeli angosci^.
Dopo qulache anno, essendosi ammalato il suo
vecchio padre, l’ambasciatore prussiano WaldburgTruchsess gli procurò dal Re il permesso di stare tre
mesi a Bobbio nell’autunno del 1840, ma solo dopo
altri cinque anni fu revocato il decreto d’esilio. Ma
ormai, da tre anni, il vecchio pastore di Bobbi(^.non
era piu; cosicché Muston rimase in Francia, pur conservando strette relazioni colle Valli.
Il suo persecutore, Charvaz, avendolo invitato a consultare i suoi manoscritti ed a proseguire i suoi studi
di storia valdese, Muston accettò e visitò il prelato
nel palazzo vescovile di Pinerolo ; per mezzo del
Cibrario penetrò negli Archivi di Torino, e risolvette
allora di scrivere su nuove basi e col sussidio di
nuove fonti la storia dei Valdesi.
A quello scopo, carteggiò con Guizot, Villemain, Falloux, Salvandy per poter fruire degli Archivi di Parigi. e con molti dotti per elucidare varie questioni
di storia religiosa ; ad esempio con Cesare di Saluzzo,
.Gilly,.Habn,H Scbmi4t/. Monastder, Cesare, Mat^n^vecc. *;
Viaggiò, comprò, copiò pazientemente una gran mole
di documenti che sono conservati a Parigi ed, in parte,
anche a Torrepellice.
Intanto, man mano che aveva sviscerato un periodo,
ne scriveva la storia e la dava alle stampe, finché nel
1851 pubblicò l’opera sua più notevole, VIsraele delle
Alpi o Storia dei Valdesi, in 4 volumi.
E’ notevole la Bibliografia storica che vi annesse e
che diede a conoscere quanto ampio fosse il campo da
percorrere per essere un po’ informati intorno a
quella storia.
Nei singoli capitoli, poi, egli cita numerosi documenti di minor mole ed in gran parte inediti. Con
vero senso storico si valse di quei copiosi materiali
per rifare e completare il racconto delle sofferenze e
delle gesta dei Valdesi, nota solo mercè i vetusti Perrin, Gilles, Léger, Boyer, Arnaud, ed 1 loro imitatori.
Egli fu specialmente nuovo nelle parti concernenti
la Provenza, il Delfinatd, la Valle del Chisone, il Marchesato di Saluzzo.
Certamente egli riesce incompleto oggidì se sì tien
conto di tutto ciò che dipoi è stato scoperto e pubblicato, della facilità con cui si accede ora agli archivi e biblioteche. Se invece lo si paragona ai suoi
predecessori, lo si può chiamare con ragione il rinnovatore della nostra storia.
E’ stato da taluno accusato di aver curato più la
forma che il fondo nei suoi scritti. Ed invero, lo stile
smagliante e ricco d’immagini che egli tolse dai brillanti scrittori del Rinascimento poteva abbagliare il
lettore e nascondere inesattezze od incertezze di fatto.
Quell’appunto però non sembra appoggiarsi sopra
prove attendibili.
Questo è certo, che Muston ha trovato dei lettori
numerosi e fedeli. Esaurito l’/sraé'Z des AZjses, ne fece
un sunto in forma popolare, di cui si fece editrice la
Società di Parigi per le scuole domenicali e che fu
pure tutto venduto. L’opera in 4 volumi ed il sunto
ebbero poi l’onore di esser tradotti in tedesco ed in ’
inglese. Finalmente, nel 1888, diede alla luce una nuova |
edizione dell’/.smé'Z des Alpes che è pure, già, da vari ]
anni, irreperibile. |
Il principale appunto, ed è grave, che gli si può ’
fare, si è di aver voluto mantenere, contro l’evidenza, ;
forse por incosciente attaccamento ad un concetto
tradizionale, l'origine apostolica della dissidenza valdese. Ond’è che è straordinariamente difettosa, nelle
sue opere, la storia dei secoli del Medio Evo. Ed è
pertanto specialmente nello studio di quel periodo
che i suoi successori hanno avuto campo di dire cose
nuove.
Pur tenendo conto di quanto sopra, credo di poter dire che YIsraèl des Alpes di Muston è finora l’opera più completa che tratti della storia dei Valdesi.
Muston vergò pure vari scrittarelli in versi ed un
poema di storia valdese, che intitolò la Valdésie e nel
quale, fra molte pagine ove zoppica la versificazione
e scarseggia l’ispirazione, talune però sono di un vero
poeta. Il miglior brano è forse quql che narra l’epica
morte del capitano Jahier, suo antenato.
Muston è pure autore dei versi che, messi in musica da A. Bost, son divenuti, direi quasi, gl’inni nazionali del popolo valdese: Le Retour de l’exil è Le
serment de Sibaud.
Nei suoi ultimi anni, vide con gioia sorgere la Società di Storia Valdese, che meritamente lo acclamò
Presidente Onorario. Re Umberto creò cavaliere colui che il suo avo aveva espulso. Nel 1886, Muston
fu festeggiato calorosamente dai parrocchiani di Bourdeaux, a prò dei quali faticava da mezzo secolo. Egli
lavorò fino all’ultimo e morì il 6 aprile 1888 di una
polmonite presa in una parrocchia vicina ove era andato a predicare, facendo 8 Km. di strada. Aveva 78
anni.
Il suo unico figlio non gli sopravvisse che pochi anni,
ma gli sopravvive il ricordo di quanto egli soffrì e
di quanto fece a prò della causa evangelica valdese.
Giovanni Jalla.
Educazione inquinata
A momenti mi metto d’accordo col Papa e unisco
la mia voce alla sua per gridare a tutti i giovani :
Astenetevi dalla lettura dei giornali ; e. non solo
di quelli rivoluzionari, ma anche di quelli conservatori. — L’educazione che da essi emana è tremendamente inquinata. Ve ne citerò un caso.
E’ morto l’ammiraglio Morin. Io non l'ho conósciuto, nè mi occupo delle cose di marina; quindi
non posso dire quali meriti egli abbia avuto e qual
parte gli sia dovuta della riconoscenza nazionale,
quella riconoscenza nazionale che mi fa ricordare la
piccola polenta bigia di Tonio tanto sproporzionata
all’appetito dei commensali. (Chi non capisce, legga
il Manzoni). Ma son persuaso che a voler spigolare
nella sua vita di uomo e d’ammiraglio si sarebbero
facilmente trovate alcune pagine degne di lode e dì
imitazione. Tutto sta nella scelta.
li Corriere della Sera trae da un altro giornale,
educativo come lui, il seguente racconto. L’ammiraglio, già inoltrato negli anni, colla barba grigia, si
rivolse un giorno ad un suo giovine ufficialetto domandandogli lì aH’improvviso una lezione di ballo.
E lì sul ponte della nave, il giovane prese la mano
del vecchio, e fischiettando un valzer, cominciò a |
farlo saltellare in giro mentre tutti gli altri ufficiali |
stavano tutti seri a guardare. La sera poi il vecchio !
comandante aprì la danza ballando colla Duchessa dì
Genova; e benché egli incespicasse malamente nell’abito di lei e andasse poi a tombolare sopra un divano vicino, nessuno rise, perchè... ve la do in mille
ad indovinare, perchè ognuno sapeva che il Comandante Morin non conosceva che una legge: il dovere,
e quindi egli avea voluto, sia pure in modo... come
dirò? aprire la danza colla Duchessa, come era suo
dovere. Capite? Quando si dice il dovere, è una parola sacra ; e chi non lo sente, vada a scuola dal compianto Morin o dal Corriere della Sera o da altri
cortigiani; i professori non mancano. Con questi raccontìni sì educa la nostra giovane generazione e le
si ispira, sacro e profondo, il sentimento del dovere.
Cortigiani ! Io son del parere di Rigoletto. E anche di Raoul Louis Courier. Chi lo può, legga o rilegga il suo « Simple discours ».
Gius. Banchetti.
Il digimL^^
I giornali italiani o han riso o han fatto gli scandalizzati perchè gli Svizzeri sì opposero ai voli dei...
velivoli attraverso alle Alpi domenica scorsa. La serietà sìa pur religiosa non è intesa in Italia; dove
fin ciò ch’è religioso è coreografia e sport, con relative bevute.
Si capisce invece benissimo il rifiuto degli Svizzeri, e a prova basti ricordare due cose : 1) il giorno
del digiuno federale, che — come dice il Consiglio
di Stato del Cantone di Vaud nel suo recente proclama — « unisce tutti i cittadini svìzzeri in un medesimo pensiero religioso e patriottico « è un giorno
straordinariamente solenne per quella nazione assai
meno futile della nostra; 2) il giorno del digiuno
federale — come dice ancora il citato proclama —
era < oscurato quest’anno da la dolorosa condizione
del paese » (e con queste parole si voleva alludere ai
recenti disastri sofferti da la Svizzera). Appare dunque chiaro a chi abbia un po’ di buon senso che in
un giorno particolarmente solenne, consacrato da
la tradizione, e particolarmente triste, persone serie
come son gli Svizzeri non volessero svaghi. E il volare - s’ha un bel dire — è uno svago... pericoloso.
Ecco spiegato l’enimma, che ha fatto sprecare tanta
quantità d’inchiostro alla nostra stampa italiana ; la
quale ha mostrato di non saper nemmeno intendere la
maestà del lutto d’una nazione cbe pensa e che sente.
La comunione a sette anni
Molti commenti si sono fatti in Francia tra i
cattolici stessi al decreto della sacra Congregazione
dei sacramenti circa alla comunione a sette anni.
— La Croix ha ricevuto lettere in cui si diceva :
< Il decreto è nna grande sventura ». — La Semaine
religieuse di Nancy suggerisce di introdurre pian
piano la nuova disposizione, conciliando l’uso antico
con quello prescritto adesso dal Vaticano. — Monsignor Chollet vescovo di Verdun sembra consolarsi
al pensiero che il decreto non deve andar in vigore
immediatamente, ma alla pasqua ventura. — La
Semaine religieuse di Cambra!, organo di monsignor Lelamaire, intende un po’ elasticamente il numero sette, e insiste su la necessità dell’Istruzione
religiosa da impartirsi fino ai dodici anni. Allora il
fanciullo dovrebb’essere consacrato alla... Beatissima
Vergine. —Membri delle parrocchie parigine e preti
non hanno taciuto il loro malcontento, liEalairia».
pubblicato una lettera del sacerdote Desers, curato
di S. Vincenzo da Paola ; nella quale si fa notare
che la logica del decreto è ammirabile, ma che in
pratica le conseguenze della logica sono spesso falsissime. Egli vorrebbe una preparazione accurata
alla prima comunione. E il Desers teme che i figlioli del popolo, per colpa del nuovo decreto, si
sottrarranno sempre di più aU’influenza religiosa.
Secondo informazioni vaticane del Corriere della
Sera, i vescovi francesi avrebbero deciso di « presentare al Papa rispettose rimostranze, per ottenere
una modificazione del decreto ».
E intanto il Vaticano, mettendo le mani avanti
per non cadere, risponde — sempre secondo il Corriere della Sera — che cA equivocò! ! « Nel suo
decreto il Papa stabilisce che i bambini hanno il
dovere di ricevere la comunione appena abbiano raggiunto l’età della ragione, e il Papa osserva che
quest’età si intende ordinariamente raggiunta verso
i sette anni ; ma il decreto non impone a tutti i
bambini l’obbligo di ricevere la comunione a sette
anni ». — Ah, povera politica dell’altalena 1
Il Sanjnier resiste al Papa!
Con bell’artifizio, Paolo Loyson in un articolo pubblicato nel Siècle imagina che Marco Sangnier, il
capo del Sillón, sia stato indotto da 1’ influenza di
persone amiche a sottomettersi alla deliberazione
papale ; ma che, dopo nna settimana di tormentosi
pensieri, siasi rialzato altero e abbia preso la penna
per scrivere al Papa che non intende tradire la
propria coscienza. E Paolo Loyson redige e pubblica anche la lettera imaginaria che Marco Sangnier... ha scritto...
Ma, ahimè, la coscienza cattolica, anche se democratica 0 modernista, dorme, e l’artifizio bello e ardito del Loyson non varrà a ridestarla !
I modernijti protestano ?
La « Perseveranza » pubblica : « Si è tenuta in
una città della Svizzera italiana un’adunanza dei principali capi del modernismo europeo per discutere e
concretare il testo di una risposta al « motu proprio »
di Pio X contro il modernismo.
Si stabilì di intensificare il movimento di propaganda specialmente nei mesi estivi, epoca in cui più
facilmente si può arrivare ad avvicinare i giovani
chierici che corrono alle loro Cise per le vacanze ».
Enorme scarsità di chierici
Secondo la Semaine Catholique, i 78 seminari di
Francia non comprenderebbero cbe 6530 aspiranti al
sacerdozio, di cui 830 sotto le armi. Così i seminaristi
francesi sono la metà di quanti erano nel 1904, prima
della separazione della Chiesa da lo State.
Svizztra, Gerinania, Scanilinavia menti alla
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
4
liA LUCE
Idrati c n>or>acl^e ir>
Guelfo Civinini manda da Madrid al Corriere della
Sera una corrispondenza in cui parla di « TonacÌie
e soggoli ». Secondo la statistica del Morote le monache in Spagna erano 40030 e i frati 10630. E ne
piovevano continuamente da oltre Pirenei ! Secondò
un giornale spagnolo, dopo la soppressione in Francia, emigrarono nella povera Spagna, in una sola settimana, 86 monache e 114 frati. « Si calcola » scrive
il Civinini c che dal’904 ad oggi non meno di 15.000
tra frati e monache siano venuti a prendere possesso
del suolo di Spagna. Si avrebbe dunque, approssima^
tivamente, in una popolazione di diciotto milioni d’a
bitanti, fra sessantacinque e settantamila monac
d’ambo i sessi, di tutti i colori e di tutte le qualità
camillini, domenicani, carmelitani, scolopi, franca
scani, agostiniani, passionisti, minori osservanti, trap
pisti, trinitari, redentoristi, certosini, moristi, sale
siani, fratelli e sorelle di Maria, piccoli fratelli d
Maria, cappuccini comuni e cappuccini di Nuestra
Segnora de los Dolores, missionari del Sacro Cuore,
missionari del Divino Pastore, missionari della Divina Pietà, fratelli della Dottrina cristiana, ospitalieri di San Juan de Dios, òblati del Santissimo Sacramento, congregazionisti di Sant’Alfonso dei Liguori,
figli dell’Immacolato Cuore di Maria ; e, dovunque,
malgrado la cacciata di Carlo III, Gesuiti ».
E il Civinini prosegue: « Una grandissima parte
della produzione nazionale è monopolio dei frati : a
prescindere dalle sedite fabbriche di liquori e di cioccolata, Jn molte provincie della Spagna il mercato
agricolo è tutto in mano delle comunità religiose ;
mentre i frati e le monache impinguano le loro rendite, le industrie e i commerci privati decadono, i
salari dei lavoratori rinviliscono, il disagio economico scava solchi profondi nei sottostrati delle popolazioni e vi coltiva germi di malcontento, che provocano poi talora le rivolte di cui Barcellona diede
un anno fa un terribile esempio. Non è contro la religione, non è contro la Chiesa, non è contro i suoi
sacerdoti, che la Spagna liberale si solleva e si arma.
Essa è stanca dei frati ; dei frati che la sfruttano
economicamente, che la dominano socialmente con
l’appoggio di cui dispongono presso le alte classi dirigenti, che la inquietano e la agitano politicamente
con le loro mene faziose e le loro prediche insidiose
dai pulpiti, nei villaggi e nelle piccole città di provincia, ed a cui soltanto poche turbe fanatiche rimangono fedeli. Ma anche questa è una fedeltà fatta
di timore e d’ignoi'àhza ». ;-n-«
Se avessimo rivelato noi questo stato di cose, si
griderebbe all’odio religioso !
il FHDFD51T0 DEL FflDBE SEWEHIil
Giorni sono è corsa voce che il Padre Semeria
fosse stato espulso da la Congregazione dei Barnabiti. Il Rettore da cui il Semeria dipende smentisce la notizia, aggiungendo che rillustre frate è in
giro di predicazione. Ce ne rallegriamo tanto. — A
proposito di predicazione, ci torna in mente quel
che ci si diceva non è molto a Torino. « Anni sono
il Semeria fu qui e predicò in modo meraviglioso,
insistendo su la necessità per ogni cristiano di
leggere le S. Scritture. Io andai subito (cosi il
nostro informatore) per tutte le librerie cattoliche
di Torino: « Vorrei un Nuovo Testamento » ripetevo. Nessun libraio l’aveva... « Il Semeria l’ha
tanto raccomandato dal pulpito » facevo notare.
« E che vuole ?» mi si rispondeva. « Lei sa... ».
Il 5* Offizio all’opera
Un giornale evangelico estero enumerava giorni
sono gli scritti recentemente proposti per l’Indice. I
giornali italiani confermano ora la notizia, alludendo
a un decreto, non dell’Indice, ma addirittura del S.
Uffizio, contro il Bonaiuti. Corre pur voce di provvedimenti contro il noto Padre Gazzola e contro
un altro Padre che se la vive appartato.
Un iipio (l’entusiasmo
Con < un urlo d’entusiasmo » è stato accolto il miracolo di S. Gennaro. Oh, quando proromperà un
egual » urlo » a magnificare l’Italia redenta da l’analfabetismo, dal mal costume, da la superstizione,
da le ingiustizie sociali ?
STSTteSTSeff Professionale
femminile « Cuhmann » in Firenze — Classi 3* 4*^ 5®
e 6”; numero complessivo delle alunne circa 15.
Per informazioni rivolgersi al Prof. Enrico Bianciardi. Via Aretina N. 10 — Firenze, indicando età e
titoli.
r0flmF€5TI ALLÇ CAflTOMATe
I Cattolici di Parigi ricorrono a manifesti, per introdurre nel popolo qualche idea e suscitarvi qualche
convinzione. Noi, che applaudiamo al bene ovunque
si trovi, approviamo il tentativo degno d’imitazione.
Ecco qui le parole pubblicate per mezzo di uno di tali
manifesti su le cantonate di Parigi :
. EST-IL PLUS ABSURDE DE DIRE :
Blériot n’a jamais existé.
Son aéroplane s’est construit tout seul.
Il s’est envolé .seul, s’est dirigé seul,
11 a fait la traversée de la Manche seul
... Par un pur effet du hasard ?
OU BIEN D’AFFIRMER:
Que l’univers s’est fait tout seul,
Qu'il s’est mis en mouvement seul.
Que ses milliers de mondes se dirigent seuls dans
l’espace.
Tout cela dans l’ordre le plus parfait...
... Par un pur effet du hasard?
AVOUONS DONC AVEC VOLTAIRE :
L’univers m’embarrasse et je ne puis songer
Que cette horloge marche et n’ait point d’horloger.
Con cuore!
Hai tu cuore? Senti tu il bisogno di amare e di essere amato ? senti tu sovente, qualunque sia la tua
età, vibrare questa voce che chiama un’ altra voce ?
Certamente, tu mi rispondi. Oh ! allora è possibile che
tu divenga cristiano. Un cuore che ha bisogno di amare, è fatto per essere cristiano. Tutto ciò che tu hai
amato finora non ha consumato la tua potenza affettiva ; vi sono in te, ed io lo so, dei doni non utilizzati, i
quali sono i migliori. Tu sogni un Amico più fedele,
più tenero, più grande, più santo di tutti quelli che
tu hai incontrato finora sul tuo cammino ; il tuo cuore,
lo vedi ? è fatto, per amare Dio in Cristo. E’ precisamente per mezzo del cuore che Iddio si rivela a te.
E’ questo il suo metodo abituale, è la sua rivelazione
più sicura. Si è sicuri dell’ esistenza di Dio, si gusta
la sua grazia solamente quando Iddio si rende sensibile al nostro cuore.
Donagli il tuo cuore. Egli lo colmerà di ineffabile
gioia. Amalo con tutto il tuo cuore, come Egli ti ha
amato. Felice colui che va a Dio in Cristo, che lo trova
mentre Io cerca con tutto il cuore e che quindi lo
possiede. Il cuore trova il suo riposo unicamente in
Dio, in Lui solo vi è paco e gioia vera.
(Vers la Paix. H. Soulié).
Tito Celli
Un grave lutto colpisce la Chiesa nostra e in generale tutte le Chiese evangeliche. Il venerando
Qìorgìo Appia
oriundo delle nostre Valli, pastore per tant’anni a
Parigi, non è più. Egli è spirato in pace nella notte
tra il 18 e il 19 corrente, nella sua villa di Torrepellice nelle Valli Valdesi. Uno dei nostri egregi collaboratori degnamente scriverà di lui nel prossimo numero. Noi ci restringiamo ad esprimere la nostra vivissima simpatia alla famiglia.
Le esperienze del cristiano
Son tante, ed hanno lo scopo e l’effetto di confermarlo nella sua fede.
Voglio narrarne una che un bravo fratello cristiano
mi ha raccontato pochi giorni or sono. Per comodità
di narrazione lo chiamerò X.
Una domenica sera dopo il culto vengo a sapere che
in casa del fratello X c’erano due bambini ammalati.
Era tardi e non si trattava di cosa urgente; domani
andrò a visitarli, Dio volendo, stabilii ; e me ne andai
a casa.
Sapevo più o meno di che si trattava : febbri di stagione provenienti da infezioni d’aria; febbri la cui
sede è nell’intestino e che tengono una via di mezzo
tra le semplici gastriche e le febbri tifoidee. Ne avevo
proprio allora un caso nella mia famiglia, e sapevo
dal nostro dottore che il paese ne era pieno a quest’epoca dell’anno, specialmente tra i bambini. La cura
generalmente prescritta : dieta lattea e disinfettanti ;
durata delle febbri o delle loro conseguenze tre settimane al minimum, estensibile però fino a mesi e mesi.
La mattina non ero ancora uscito quando il fratello
X si presenta a casa mia. Mi sarei turbato per la sua
venuta se non avessi veduto sul suo volto un calmo
sorriso.
— Come vanno i bambini ? chiesi con premura.
— Nulla di grave per ora; hanno la febbre e sono
abbattuti. Sono uscito per cercare il medico, ma siccome è un po’ presto per la sua visita son passato un
po’ qui da Lei.
E parlammo di un altro ammalato.
Dopo mezz’ora e più di conversazione il fratello X
se ne va dal medico portando con sè la promessa che
10 sarei andato a far visita in casa sua verso le otto
della sera.
La sera infatti ci vado. A cinque o sei metri dalla
casa vedo la bambina del fratello X che stava divertendosi sul marciapiede ; ma siccome la sapevo ammalata, e s’era sull’imbrunire, immagino d’aver confuso
e mi dirigo verso la porta dell’abitazione.
La madre e il padre mi vengono incontro sorridenti.
—■ E i bambini ? chiedo subito.
— Son fuori a giuncare !
— Come, a giuncare I Ma se sono ammalati?
— Non sono più ammalati. Un’ora dopo che io ero
uscito da Lei, disse il padre, è venuto qui il dottore
e li ha trovati senza febbre. Poi hanno avuto pane e
si son mangiati un gran piatto di fagiuoli verdi; ora
stanno benissimo.
— Ma come è possibile ? Ma faranno una furiosa ricaduta! dissi io spaventato.
— Speriamo bene di no, mi disse il padre sempre
sorridendo con calma.
Rimasi contento, ma pieno d’inesauribile meraviglia;
da molti anni che abito nei paesi caldi conosco quelle
febbri e non ho mai visto un caso simile. Fatto sta
che passarono i giorni, e i due bambini non ricaddero ammalati; e ora, nel momento in cui scrivo, atan
bene» come me e come voi, lettore.
«
Er^ passata una settimana. Dopo il culto della Domenica sera il fratello X mi si avvicina e mi dice :
Bisogna ohe Ella venga con me a visitare il figlio del
fratello Q. Il povero piccino è tremendamente malato
di meningite.
Vado subito coll’X. Per la strada solitaria parliamo
della speranza che ci resta di veder scampare alla
morte il piccolo Q. L’unica speranza, va da sè, è riposta nell’onnipotenza misericordiosa del nostro Padre Celeste. Il medico non può più nulla ; Dio solo è
11 vero Medico che può ogni cosa.
Ad un tratto, giunti a un vasto viale donde risplendono le stelle sul nostro capo, il fratello X si ferma
e mi dice:
Pastore, io non Le ho raccontato come andò la faccenda dei miei figli. Spinto da mia moglie, dai vicini
e anche da Lei, io mi decisi ma di malavoglia ad andare dal medico quella mattina. Mi pareva che questo
bisogno non ci fosse per noi credenti, e mi sentivo
assai imbarazzato. Però uscii coll’intenzione di andare
dal medico ; ma fatti appena pochi passi, mi fermai
sulla strada e rivolgendomi a Dio (e il fratello X rifaceva col gesto e colla voce la scena eloquente) gli
se„ se|^ tfl U. Medico,, perchè devo
andare a cercare un uomo per la cura dei miei figli?
Chi è che possa fare quello che puoi fare tu? E se
Io puoi far tu, che bisogno ho io d’indirizzarmi ad
un altro » ?
Tuttavia, proseguiva l’X, per vari motivi secondari
credetti bene di andare fin dal medico, ma colla persuasione che la sua presenza non era affatto necessaria per la guarigione dei miei figliuoli. Andai e lo
chiamai, e dopo mezz’ora stava in casa mia. Guarda
i bambini e dice : Ma questi bambini non sono malati, non hanno punta febbre. — L hanno avuta. Dottore, l’hanno avuta forte fino a poco fa, ora gli è
passata.
Cosi i miei figli guarirono come Lei stesso ne è
stato testimonio, sig. Pastore, concluse il fratello X
dopo avermi svelato quella lotta con Dio che per una
specie di pudore della pietà egli mi aveva nascosta
fino a quel momento.
Tanto per la cronaca riferirò che anche il piccolo
Q. fu dal Signore conservato al nostro affetto. Parve
però che fosse rimasto mutolo; ma due sere or sono,
all’improvviso egli riacquistò la parola. Grazie sieno
rese al nostro buon Padre Celeste.
*
Questo è un raccontino a parte.
Un nostro vecchio fratello sta parlando con un suo
vicino non evangelico.
Per essere Cristiano bisogna fare questo, non far
quest’auro, seguire questa via, ubbidire a questo comandamento, amare in un dato modo, credere con
tutto il cuore ecc. eco.
In seguito ad una lunga enumerazione e spiegazione
di doveri il cattolico rimane stordito e dice :
— Ma come è possibile arrivare a questo stato che
voi dite?
— Certo occorre subire una grande e radicale operazione indicata da Cristo
— E sarebbe?
— Vi conviene nascere di nuovo.
— E chi può compiere questa operazione?
— Lo Spirito Santo di Dio.
___________ Giuseppe Banchetti
Carini i fatti narrati dal nostro Eg. Collaboratore.
Anche noi crediamo alla potenza della preghiera e
l’abbiamo esperimentata. Aggiungiamo tuttavia a schiarimento per i Lettori non ancora religiosi che noi
stimiamo medico, farmacista, medicine come altrettanti doni di Dio, e che siamo ben lontani da l’aspet-
5
LA LUCE
tazìone fatalistica deU’esaudimento, Uno, per esempio,
che, specie in tempo di colèra, tenesse sudicia la casa,
non solo non dovrebbe attendersi d’essere protetto
■dal morbo, ma non avrebbe nemmen diritto di pregare. N. d. D.
Le compassioni di Cristo
(1)
(Matteo 9, 36)
Aitre religioni e civiltà si distinsero o per la forza
o per il gusto estetico o per la sensualità o per la crudeltà ; carattere distintivo del cristiano è, insieme giustizia verso i diseredati, e pietà verso i piccoli, i deboli, i sofferenti. E coloro che più squisito e fecondo
sentono codesto stimolo verso tutte le creature, le inferiori comprese, e soffrono insieme ai loro fratelli,
sono quelli che più sono compenetrati dello spirito
del cristianesimo, che sono vissuti più vicino al gran
•cuore misericordioso di Cristo e che maggiormente
apprezzano il suo amore.
Mirabili sono anche in mezzo a noi, data la nostra
piccolezza e la nostra povertà, le opere prodotte dalla
carità fraterna, e non rari sono gli uomini nobilissimi,
che si sono consacrati e si consacrano a lenire le altrui miserie. Ma ciò nón basta. I pochi devono diventare legione, e deve imparare ancora il nostro popolo
a praticare ognor più la pietà verso i deboli, i sofferenti e anche verso gli animali, che sono pu^e creature di Dio, con gentilezza di modi e simpatia di cuore.
Se abbiamo compreso ed esperimentato le compassióni
di Cristo, non vorremo noi, come meglio sappiamo e
possiamo, usar misericordia e seminare lungo il breve
cammino qualche fiore di bontà?
Abbiamo tutti da imparare a vedere in un fratelio,
che soffre, che lotta o che si perde, uno che ha diritto
imperioso al nostro interesse e al nostro aiuto. Dal
Cristo avete da imparare, voi giovani amici, che vi
disponete a predicare il Vangelo delle grandi misericordie divine ed umane, il vangelo della pietà e della
vita. Il mezzo migliore per redimere i traviati e rialzare i caduti non è la severità, il terrore, il castigo,
ma la bontà, la persuasione e la fiducia che in essi
si ripone, come ne è prova, fra tante altre, l’opera
ammirevole che compiva in Firenze la rimpianta signorina André e che sta compiendo ora in Roma il
giudice Majetti per la redenzione dei minorenni condannati, e nella quale, doloroso a dirsi, è lasciato quasi
soio.
Così il mezzo più efficace per attrarre gli uomini
a Dio'è di far loro comprendere che ii Padre li ama,
che Cristo li ama e che noi pure li amiamo in Lui ;
è di far loro sentire che c’interessiamo ai casi loro,
che sposiamo la loro causa quando è giusta, che simpatizziamo alle loro difficoltà e ai loro dolori, attivamente, efficacemente come faceva Gesù. Al naufrago,
che lotta per la vita, non si porge un’ asse ricoperta
di ghiacchio alla quale non possa aggrapparsi, ma lo
ai afferra per la mano o gii si getta una fune e così
soltanto lo si trarrà a salvamento. A chi si dibatte nel
mar della vita, senza Dio e senza speranza, non porgete mai l’assicella levigata e diaccia di una sterile
ortodossia o di un’arida verità puramente intellettuale,
ma aprite un cuore riboccante di affetto e tendete la
mano calda di simpatia. A chi non crede, a chi dispera, a ohi dubita, mostrate il Padre d’infinito amore
e il Cristo che consola e che salva più che il giudice
severo pronto a punire. Al peccatore parlate più di
grazia che di condannazione, mostrate il cielo anziché l’inferno.
Le masse si sono allontanate dalle chiese... e si sottraggono sempre più ad ogni infiuenza religiosa, perchè ? Perchè si è presentato loro troppo sovente un
Cristo travestito o velato, soverchiamente metafisico,
in una posa ieratica tradizionale, un Cristo che salva
solo spiritualmente e ad uno ad uno quelli che credono in Lui, e non abbastanza un Cristo amico del
popolo, che ha pietà di tutte le sofferenze, che, insieme
coll’individuo, vuole trasformato l’ambiente e le cui
parole hanno promesse per la vita presente quanto
per quella futura ; ed è anche perchè le masse non
hanno sempre veduto abbastanza nei discepoli un riflesso dell’amore che ardeva nel Maestro. Il minatore
deputato inglese Keir Hardie diceva, pochi mesi fa,
a una grande assemblea di socialisti a Lilla: « Il popolo ritorna sempre al gran cuore ardente di amore
del Cristo Salvatore,* il suo eterno amico » ; e quella
massa di uomini che si dicevano e si credevano atei,
racconta P. Passy, ascoltava dapprima con stupore
e diffidenza quel compagno, che parlava loro della
paternità di Dio e dell’opera di Cristo, poi con interesse crescente, e alla fine prorompeva in acclamazioni entusiastiche. Quei cuori rozzi e induriti s’intenerivano e si aprivano alla dolce influenza del Vangelo della fraternità e della giustizia e salutavano meravigliati la radiosa figura del Grande Emancipatore
di tutte le geenne, della divina vittima di amore che
¿inaugurò sulla terra il regno della pietà.
< Io ho compassione di questa moltitudine >, diceva
Egli nei giorni di sua vita terrena ; non già perchè
vedesse tutta quella gente perduta ed eventualmente
serbata per la geenna, ma semplicemente perchè erano
stanchi e dispersi a guisa di pecore che non hanno
pastore ». Erano stanchi del cammino, stanchi di lottare e di soffrire, stanchi della dura vita cotidiana,
stanchi fors’anche spiritualmente di cercare e di aspettare invano, errando lungi da Dio in cui solo il cuore
e la mente possono trovare riposo. E poi erano come
pecore sbandate perchè i loro sacerdoti e i loro scribi
erano < rubatori e ladroni », erano falsi pastori che
guidavano, come è stato tante volte il caso nel corso
dei secoli, il popolo nelle vie dell’errore e lo fossilizzavano in una tradizionale religione formalistica ornai
senza significato e senza vita.
Oggi» più ancora ohe nei giorni di Gesù, sono le
turbe, proletarie, o borghesi, stanche e disperse, perchè più fiacche sono le forze. Sono stanche di ascoltare nuovi vangeli, di adorar nuovi idoli, di seguire
pastori incapaci di guidare nella via della pace ; stanche pei disinganni patiti, per le lotte sostenute, pei
dolori sofferti, persino per ia pienezza di godimenti
e per la soverchia intensità di vita. Il conflitto d’interessi e di tendenze, la corsa sfrenata al piacere e
alla ricchezza, il vasto movimento operaio che ascende
a condizioni più normali di vita, ma non senza aspro
contrasto, le inquietudini e le vaghe aspirazioni che
contraddistinguono in modo speciale l’epoca nostra, la
mancanza d’ideale, l’assenza del divino, l’incertezza
del futuro e la precarietà del presente producono stanchezza e confusione. Come nei giorni descritti dal
profeta, le genti si muovono da un mare all’altro cercando la sorgente ove spegnere la sete dell’anima ; si
volgono verso settentrione e verso mezzodì per vedere
donde spunterà la luce di un nuovo giorno ed ecco
non appaiono che meteore che si spengono tosto nella
notte.
Alle tnrbe, non solo indotte ma anche alle colte,
« stanche e disperse », andate, voi giovani fratelli,
andiamo noi tutti, che discepoli del Maestro vogliamo
essere, vibranti di simpatia e con il cuore riboccante
dell’amor suo, con le mani tese e il sorriso sulle labbra, senza ingombrante bagaglio teologico nè pretesa
infallibilità, andiamo, come fratelli, nelle compassioni
di Cristo a dir loro: « Venite con noi al Grande Amico, all’Unico pastore delle anime, al Cristo misericordioso che perdona e conforta, che dà riposo agli
stanchi e forza ai deboli, che ha una soluzione per i
più angosciosi problemi e una risposta alle domande
più vitali, che ha le parole di vita eterna e che può
con il Suo spirito trasformare e salvare appieno l’individuo e la società, nel presente e nell’avvenire, con
il trionfo dellà giustizia, nell’irradiamento dell’eterno
amore.
__________ Ennieo f^li/olt>e
(1) Continuazione e fine V. N. prec.
Echi del nostro Sinodo
Ecco una rettifica favoritaci dal Dr. G. Banchetti
di Corato. Nel suo telegramma al Sinodo da noi riprodotto nello scorso numero si deve leggere « Filippesi I, 20 e Romani Vili, 35 a fine » in luogo di
• Filippesi I, 2 e Romani V, 35 ».
— I membri della Commissione eletta dal Seggio e
incaricata di preparare un progetto completo su
TAmministrazione unica, indicando esattamente come
l’Amministrazione stessa dovrebbe funzionare, sono
i signori: E. Giampiccoli presidente, pastori Giov.
Bonnet, Paolo Longo, Giosuè Tron, professori Mario
Falchi e Giov. Ribetti, Dr. S. Rocchi, signori V. Perazzi e G. D. Cougn.
VALLI VALDESI
Perrero-Maniglia. — Domenica, 11 corrente, questa
nostra chiesa elesse con voti quasi unanimi a pastore
il Big. Enrico Garrou, pastore a Mac Donald (Pensilvania). Rallegramenti per l’ottima scelta.
Massello. —Il nuovo pastore sarà designato dall’Amministrazione stessa (Tavola Valdese).
Rodoretto. — Il sig. Filippo Grill avendo aderito
alla chiamata rivoltagli dai nostri fratelli di Pramollo,
il posto di pastore a Rodoretto resta vacante.
Torrepellice. — Il 16 e 17 corrente nel « Pensionato » vi fu un’esposizione di progetti per il nostro
nuovo stabile da costruirsi in Roma. I concorrenti
erano tre.
— Il Comitato d’Evangelizzazione nella sua ultima
seduta, che ha avuto luogo a Torrepellice, avrebbe
deliberato i seguenti trasferimenti : signor G. D. Buffa
da Venezia a Torino ; signor A. Balmas a Venezia ; signor E. Rivoir da Brescia ad Aosta ; signor G. Marauda da Aosta a Cuorgnè ; signor A. Simeoni a Brescia; signor A. Arias a Casale; signor Bertallot a Cuneo (specialmente per la diaspora) ; signor Emilio
Tron a Palermo, come aiuto del signor L. Rostagno;
signor Giulio Tron a Napoli, come aiuto del signor
Giosuè Tron; signor E. Senàrega a Torino, come aiuto
e sostituto del signor G. D. Buffa, il quale sta per intrapprendere un viaggio in Olanda. Il signór Davide
Revel si stabilisce a Milano e presterà l’opera sua a
fianco del signor V. A. Costabel. — Diamo tutte queste
notizie con riserva, poiché non le abbiamo avute ufficialmente. Al prossimo numero, se mai, rettifiche e
aggiunte. — Il signor presidente A. Muston ha dovuto
trattenersi a Torrepèllioe per prender parte ai funerali del rimpianto pastore Giorgio Appia : ne verrà
quindi un piccolo ritardo nella pubblicazione della
solita annua circolare destinata ad annunziare i traslochi. — Siamo in grado di dare sicure notizie
circa all’aasegnazione del Distretti. Eccole: 1) Piemonte
- Liguria - Nizza : Sig. G. D. Buffa ; 2) Lombardia Veneto - Emilia: Sig. V. A. Costabel; 3) Italia Centrale:
sig. B. Revel : 4) Italia {meridionale: sig. U. Janni ; 5)
Sicilia: signor L. Rostagno.
Gronachetta Romana
Apprendiamo con piacere che il sig. D. Bosio, candidato in teologia, è collocato a Roma.
— Alla cerimonia commemorativa del XX settembre,
che si svolse dal Campidoglio alla Breccia di Porta
Pia presero parte, gentilmente invitati, gli Istituti di
educazione liberali della città; tra i quali ci è grato
ricordare il_ nostro Istituto Gould.
— Non diamo altri particolari sul XX settembre,
chè i giornali quotidiani son rigurgitanti di notizie :
porteremmo acqua al mare. Non resistiamo però alla
tentazione di riprodurre alcune parole proferite presso
la breccia di Porta Pia da l’israelita Nathan sindaco
di Roma.
Parla 11 sindaco Nathan
........un’altra Roma, prototipo del passato, si rinchiùde entro un perimetro più ristretto delle mura
di Belisario, intesa a comprimere nel brevissimo circuito il pensiero, nella tema che, come gl’imbalsamati
cadaveri del vecchio Egitto, il contatto con l’ària libera abbia a risolverla in polvere. Da lì, dal fortilizio del dogma, ultimo disperato sforzo per sostenere
il regno dell’ignoranza, scende, da un lato, l’ordine'
ai fedeli di bandire dalle scuole la stampa periodica,
quella che narra della vita e del pensiero odierno ;
dall’altro risuona tonante elettricità negativa senza
contatto con la positiva — la proscrizione contro gli
uomini e le associazioni desiderosi »di conciliare lo
pratiche e i dettati della loro fede, con gl’insegnamenti dell’intelletto, della vita vissuta, delle aspirazioni morali e sociali della civiltà.
Come nella materia cosmica in dissoluzione, quella
città alle falde del Gianicolo è il frammento di un
sole spento, lanciato nell’orbita del mondo contemporaneo.
La mente — quella di un vecchio memore — quando
ricorre all’ anno venturo, al pellegrinaggio vicino e
misura coll’occhio la piccolezza della breccia dinanzi
a cui sta riverente nel ricordo del passato, si china
dinanzi alla energia incalcolabile del pensiero, che
come l’aria compressa varcò quel brevissimo spazio,
per espandersi in tutta la città mutarne l’abito interno ed esterno.
Ritornate, o cittadini, alla Roma di un anno prima
della breccia : 1S69. Convennero allora in pellegrinaggio i fedeli da tutte le parti del mondo, qui chiamati
per una grande solenne affermazione della cattolicità
regnante. San Pietro, nella monumentale sua maestosità, raccoglieva nell’ ampio grembo i rappresentanti
del dogma, in Ecumenico Concilio; vennero per sancire che il Pontefice, in diretta rappresentanza e successione di Gesù, dovesse, come il Figlio, ereditare
onnisciente illimitato potere sugli uomini, e da ogni
giudizio umano i decreti suoi sottrarre, in virtù della
infallibilità proclamata, riconosciuta, accettata. Era
l’inverso della rivelazione biblica del Figlio di Dio
fattosi uomo in terra : era il figlio deli’uomo fattosi
Dio in terra !
Dal paese... dove Don c’è più il colera
Carato, 17 settembre 1910.
Grazie a Dio, posso stavolta portare una radicale
modificazione nel titolo di questa corrispondenza.Come
un nemico sconfitto, che pur nella sua fuga si rivolge
ogni tanto e lancia ancora qualche rabbiosa freccia,
il brutto zingaro nell allontanarsi — speriamo anneghi nelTAdriatico e non colpisca più alcuno — non
resta di far ancora quaiche vittima isolata. Qui a Corato non ne siamo stati del tutto immuni ; un caso
sospetto dapprincipio, poi un caso reale, poi, in questa
settimana, un ultimo caso — sia l’ultimo davvero —
che non so se qualificar per reale o per sospetto. Nell’insieme, grazie al Signore, ce la siamo cavata con
poco; ma ii turbamento non è stato piccolo, e il danno
economico è stato ed è tuttora grande. Dio voglia venire in aiuto a questa povera Puglia che quest’anno
è stata veramente fatta segno a numerosi colpi avversi. L’ultimo è di questa settimana : inondazioni ed
alluvioni che hanno guastato linee ferroviarie e tram-
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LA LUCE
viarie, rotto la conduttura d’acqua dell’Ofantino e gravemente danneggiate le campagne.
A cose finite — giacché ci auguriamo vivamente
che questa rubrica [.s'abbia ormai a chiudere — mi
tocca ringraziare i lettori e chiedere loro scusa. Ringraziare per la simpatia dimostrataci ; chiedere scusa
per la nostra importunità nell’esporre, forse talvolta
con troppa passione, i nostri casi ed il nostro stato
d’animo. Vorrei ringraziare personalmente quelli che
hanno rivolto espressioni di speciale affezione a me,
alla mia famiglia ed alla nostra Chiesa di Corato ; e
non potendo scrivere individualmente a tutti. Ella
mi permetterà, per una volta, Egregio Signor Direttore, di valermi del suo giornale per porgere i nostri affettuosi ringraziamenti a Chiese ed a persone,
parecchie delle quali persone rappresentano Chiese.
Ringraziamo — e insieme con noi di Corato, certo
fanno altrettanto i fratelli di Bari, di Margherita di
Savoia e di Cerignola — il Venerabile Sinodo Valdese per l’affettuoso telegramma. Ringraziamo il Presidente del Comitato, e Lei, caro Direttore, per le fraterne parole. Ancora : i colleghi Panasela di Reggio
Calabria, Bertinat di Chieti, Trobia di Pachino, colle
loro Chiese ; il pubblicista, caro fratello ed amico nostro signor Draussin ; i fratelli Giardina Emilio di
Pachino, Lala di Roma, direttore AeìV Evangelista,
Vito D’Aleo di Riesi, Scrofani di Vittoria, Deodato di
Torino, prof. Falchi, colportore Licata di Grotte, brigadiere Arena di Verres, Domenico Ottaviano di Ausonia ; e forse ne scordo qualcuno. A nome mio, della
famiglia, della Chiesa, grazie vivissime ; le vostre parole di simpatia ci hanno fatto del bene, e le vostre
preghiere certo ci hanno procurato qualche benedizione da parte del comune Padre.
Gius. Banchetti.
Giacche ho la penna in mano, permette, caro Direirettore, che io dica un’altra parola? Certo è che se io
o il caro collega Messina o il signor Avanzo di Margherita di Savoia, fossimo stati al Sinodo anziché sul nostro campo di lavoro in simile momento, ognuno
avrebbe con ragione giudicata severamente la nostra
condotta. Il trovarci lontani da Torrèpellice non
vuol dire però che noi ci disinteressassimo da tutto
quello che si riferisce all’opera generale della nostra
Chiesa Valdese; anzi desideravamo più che mai sentirci uniti ad essa con ogni specie di comunione. Ebbene, io — parlo per conto mio personale perchè non
so qual sia stato il caso di altri colleghi di Puglia o
altri di altrove non ho ricevuto relazione alcuna
all’infuori di quella del Comitato. R. b.
OLTRE LE ALPI E I fl/lRI ^
Francia
Saiut-Nazaire. —Il 14 del mese scorso è stata eretta
la sala smontabile, in cui i signori Sainton, Chollet
e Delattre predicano 1’ Evangelo. Vi intervengono
fino a 400 persone ogni sera, Di giorno, quei signori
frequentano le fiere del Morbilhan e vi evangelizzano la popolazione, che è tra le più arretrate di
Francia.
Epemay. — Il Champenois, periodico clericale, pubblica un avviso del « clero di Nostra Signora»; il
quale mette in guardia la popolazione cattolica cóntro i Vangeli € falsificati », contro i libri messi
« all’Indice, che si vanno vendendo in quelle regioni. Dovunque gli stessi !
Vercheny. — Si è avuta una radunanza di culto ad
aria aperta. Gli evangelici dei luoghi circostanti
(Die, Pontaix, Sainte-Croix, Saillans, Aouste) tenner
chiusi quel giorno i loro templi, per accorrere tutti
a Vercheny.
Spaffna
Secondo la Gorrespondencia, i tentativi antiliberali e carlisti sarebbero falliti,' senza suscitar .larghe
simpatie nella nazione. Una immensa maggioranza
di Spagnoli è favorevole alle idee di libertà e di
progresso.
Fortogallo
Porto. — Si è adunato un congresso nazionale delle
Scuole domenicali portoghesi, e in quest’occasione si
e avuta nel Palazzo di Cristallo un’assemblea di niù
di 1000 fanciulli.
Germania
E’ apparsa una nuova storia delle persecuzioni di
CUI furono vittima nei secoli scorsi gli Evangelici
dei Paesi Bassi, di Spagna, di Francia, d’Italia, d’Inghilterra, dei paesi germanici, dell’Ungheria, della
Boemia e della Polonia. Il libro è in tedesco, s’intitola : Das Evange^um in der Verfolgung ed ha per
autore il pastore B. Rogge.
— Al Congresso evangelico e sociale di Chemnitz
il tema deH’arte sacra è stato ampiamente trattato
Apprendiamo con piacere che il pastore Rock sta
per pubblicare un’edizione delle Parabole à\ Gesù
disegnate splendidamente dal pittore svizzero Eugenio Burnand. L’edizione svizzera delle Parabole
costa 160 lire. L’edizione tedesca per chi si sotto
scriva non più tardi del 1. d’ottobre (indirizzandosi
a Richard Keutel, Neckarstrasse, 36, Stuttgart) non
costerà che li marchi (ossia 15 lire).
Aqnisgraiia. — Il presidente Weber delle Associazioni evangeliche operaie ha tenuto una conferenza
contro il Cinematografo, spesso indecente e corruttore della gioventù. — E in Italia?
IVoT vegia
Per la quasi abolizione delle bevande alcooliohe,
la popolazione è cresciuta assai. Mentre prima morivano — poniamo — 300 neonati, oggi ne muoiono
solo 80 o 90.
Stati Uniti
Chicago. — La Vie Nouvelle allude a un discorso
proferito da l’ex presidente Roosevelt innanzi a 7000
uditori. Il valentuomo vi avrebbe manifestate idee
altamente democratiche e umanitarie.
Asia
Si è incominciata la versione delle S. Scritture
nella lingua d’una tribù del Tibet, detta dei Delta;
la quale tribù non comprende che 30 mila anime,
ma possiede un gran numero di dei « falsi e bugiardi » ; Ui, il dio supremo ; Sonili, il dio del cielo;
Vogle e Pungete, gli dei malefici; Siki, il dio delle
donne; Yapun, il dio degli alberi; Prom, il dio dei
morbi ; Sotow, il dio dei muti ; PeJcon, il dio della
respirazione ; Yesciù, la dea dei quattrini. Una mitologia completa ! (Dal Témoignage).
T\ MORGES
Il Sig. G. Bert, nostro evangelista a Champ de
Praz, il quale assistette ai corsi biblici e al convegno, che ebbero luogo a Morges dal 15 agosto al 3
settembre ci partecipa queste notizie e impressioni :
< Ai corsi biblici furono svolti maestrevolmente i
seguenti argomenti : La settimana della passione
(Incaricato Sig. Saillens). « Il pensiero messianico nei
salmi, (S. Widmer); « La Bibbia all’epoca attuale »
(Prof. T. Naville). « UEvangelo di San Giovanni e
le sue epistole » (Borei Girard pastore e professore);
Un popolo figlio di Calvino (Lortsch pastore). Àbramo ed Isacco (Carlo Fermaud) Ireneo, Tertulliano
e Cipriano (Pastore Benzart). Il pastore Tophel trattò
della parte storica dell’Evangelo di San Giovanni. Il
Signor Lortsch parlò sulla Bibbia nella Corea e nelVUganda. Il pastore Alessandro Morel parlò sul dovere dello straordinario. Del segreto dello straordinario, del dominio o possesso dello straordinario.
Non mi voglio dilungare e basti di accennare all’eccellenza deU’iatituzione dei corsi biblici.
S’era parlato al « Convegno spirituale » di Torino
di stabilire qualche cosa di simile a Torino, ma poi
non se ne fece nulla; eppure anche noi ne avremmo gran bisogno.
A Morges i Corsi biblici si tenevano in uno Chalet suisse lindo e chiaro. Accanto allo chalet era ilristorante dove con 75 lire si aveva il vitto per 25
giorni. Tutto era bene organizzato anche dal punto
di vista materiale.
Appena entrato nella tenda nella quale si teneva
il Convegno, fui colpito dal raccoglimento che regnava in quella grande assemblea. In questo convegno il canto ebbe una larghissima ed importante
parte ed era un canto veramente angelico. I cantici
per Io più erano quelli di una piccola raccolta intitolata; Chants anciens et npuveanx pour la Convention de Chexbres ». Che inni ! che parole ! che
voci ! che slancio ! Si cantava spesso anche prima e
dopo i pasti, ed in campagna ali’aria aperta. La lode
a Dio si sentiva ovunque.
Larga parto ebbe pure la preghiera. Preghiera di
intercessione per i peccatori che venivano a Gesù,
preghiera di ringraziamento pel perdono ricevuto,
preghiera collettiva sotto la tenda o in piccoli gruppi
isolati fuori della tenda radunati in case private.
Le domande di preghiera erano molte e varie.
Molte erano le preghiere segrete che si innalzavano
a Dio. La preghiera era la potente leva che sollevava i
cuori sino al piede del Trono di Grazia. Tutti i cuori
si confondevano in un’unità spirituale perfetta. Il pensiero dominante era la gloria di Cristo e la salvezza
del peccatore. Tutto convergeva verso la Croce del
Golgota.
Ho potuto prendere parte alcune volte alla preghiera ed ho parlato in un’adunanza di Pastori ed
Evangelisti, e ne ho sentito dei profondi e salutari
effetti per l’anima mia. L’anima ha bisogno, di quando in quando, di un bagno spirituale che la ritempri e la rinvigorisca.
Che il Signore conceda a tutti di rimanere nelle
salutari disposizioni che il convegno di Morges ha
saputo suscitare, e che esse operino ora in noi per il
benedi moUi.____________^ ^ G. Beri
L'Istituto Evoogelìco Fsinininlir di Firenze
cerca insegnante elementare interna. Rivolaere do
Lettere d’Hmerica
fi ------
Syracuse. N. Y. (Stati Uniti). — Il Sig. Nicolais ci partecipa buone notizie della sua opera evangelisticatra fglTtaliani di questa città. Il lavoro indefesso di
alcuni mesi ha fruttato cinquantotto conversioni. I
fratelli stessi hanno provveduto gli arredi per la
comunione, spendendo L. 200.
Filadelfia (Stati Uniti). — Pastore emerito. Dopo veatinove anni di ministerio, il dottore Teofilo D. Malan oriundo valdese, è stato annoverato fra i pastori’
emeriti. Era pastore da vari anni, di una chiesa di lingua inglese, e contemporaneamente anche della
chiesa evangelica francese, direttore dell’opera evangelica italiana, e insegnante di teologia pastorale ed
omiletica nella Scuola teologica di Bloomfield. Abbiamo sott’oeohi il volume, appena pubblicato, dei verbali della recente conferenza annuale (o sinodo) di
Filadelfia. Alla pagina 60 leggiamo il seguente ordine
del'giorno, votato all’unanimità : « Esprimiamo al dottor T. D. Malan il nostro apprezzamento dell’opera
sua lunga e fedele fra noi, la nostra fiducia nel suo
merito pastorale, e la nostra speranza che Dio vorrà
restituirlo alla salute ed all’opera ».
Il dottor Malan prese commiato da l’Assemblea, ringraziando per le affettuose onoranze tributategli, e
raccomanda alia conferenza l’opera italiana ed il proprio amico Edoardo Taglialatela, e probabile successore. Dal lungo rapporto del presidente distrettuale
(Dr. Lynch) stralciamo poche parole : L’opera italiana
ha ottenuto successi meravigliosi se si considerino le
difficoltà fra le quali si svolse... Non posso trattenermi dall' esprimere il mio tributo di fraterno rispetto al dottor Malan, il quale ha diretto la nostra
opera italiana sin dal principio. Egli si ritira dal campo
sperate sua, per cause di salute e di famiglia, dopo
avere conquistato il rispetto di quanti lo conobbero
da vicino. Il comitato gli tributa un voto unanime di
fiducia e di simpatia ».
Dal rapporto del segretario della Società missionaria
locale, citiamo due soie righe. • Il doti. Malan che fu
fin qui a capo di questa missione si ritira, per causa
di malattia. La sua vita fra noi è stata esemplare. Egli
gode la fiducia della comunità... ».
i Era la terza volta, in men di due anni, che il pastore Malan dava le dimissioni dell’opera triplice che
égli conduceva da un ventennio, e era gradatamente
cresciuta al di là delle di lui forze. Egli si ritira in
un sobborgo poco distante da Filadelfia, ove lo seguono’l'effetto e i voti sinceri della Chiesa per un futuro ritorno all’opera attiva, cui lo chiamano la lunga
preparazione, l’esperienza acquistata e l’anoor verde
età. G. B. G.
notizie dello Zambeji
La Conferenza dello Zambesi, adunata a Sefula, ha
accettato l’offerta del signor Adolfo Jalla di occupare
per un anno la stazione pericolante di Sesheke, assieme col dottor Rentier e famiglia e colla signorina
Fabre, pur ora giunta dall’Europa. Il signor Coisson
passa da Mabumbu a Sefula colla Scuola Normale,
nel dirigere la quale, sarà aiutato dal neo missionario
Escande.
— Alla fine di agosto, il deficit della Società di
Missioni di Parigi era ancora di 25,946 lire.
Giovanni Jalla.
Sefula, li 18 luglio 1910.
Cari Amici,
E’ la prima volta che m’incombe il dovere, che è
eziando un vero piacere, di rivolgermi alleZambesie
italiane in nome della Conferenza.
Siamo riuniti a Sefula per la 17.® sessione. E quest’anno, come l’anno scorso a Nalolo, i convenuti sono
in numero ragguardevole, giacché siamo 26 nonché
6 bambini. Solo il sig. dottore e la signora Reutter
furono impediti di unirsi a noi; essi sono rimasti a
Sesheke. Inoltre parecchi nostri collaboratori sono
presentemente in congedo; cioè: il sig. e la signora
Boiteux ; il sig. e la signora Ellenberger; il sig. e la
signora Roulet; nonché la signora L. Jalla, che dovette partire reoentinamente per ordine del Dottore
di jLivingstone. La signora Kiener va pure annoverata fra gli assenti ; farà ritorno fra noi nel prossimo
agosto. Come vedete, la nostra famiglia è considerevole ; ed abbiamo la ferma speranza che andrà ognor
crescendo.
La conferenza di Nalolo (1909) ebbe a rimpiangere
la dipartita del caro e valente nostro amico Teodora
Puhrman ; e presentemente commemoriamo la morte
dei diletto nostro dottore R. von Prosch, che ci fu
rapito, come sapete, a Gondokoro, il 28 febbraio u. s.,
mentre ritornava in Europa. Potete immaginarvi facilmente la serietà del nostro Convegno!
— Simili riunioni sono sempre una benedizione per
7
LA LUCE
• ciascun di noi e per l’opera che stiamo facendo. Imi perocchè è in tali circostanze che siamo chiamati a
fare una specie di rivista dell’operato nostro durante
gli ultimi 12 mesi. E’ un parlare di progressi p di
condizioni stazionarie o anche, se occorre, di regresso.
E' un vagliare e rivagliare i nostri metodi; e crediamo
che ogni Conferenza segni, in generale un buon passo
innanzi. La presente Conferenza sarà certamente annoverata fra le migliori, e ciò per più ragioni. Erano
parecchi anni che non ricevevamo « un rinforzo »
dell’importanza di quello arrivato quest’anno: un missionario (il sig. Escande, figlio del missionario di Madagascar) ; due maestre (la sig.na Smith — inglese —
e la sig.na,Fabre — francese) e due evangelisti basato.
Un cotale aiuto ci mette nella felice possibilità di
mandare un missionario a Sesheke, nonché una maestra (la sig.na Fabre) ; e viste le difficoltà speciali in
cui si trova detta stazione, il sig. Ad. dalla meglio
di chiunque ci pare qualificato per detto posto. Farà
però ritorno a Lealui l’anno prossimo. L’altra maestra la sig.na Smith andrà a Lealui ; il sig. Escande
aiuterà il sig. Bonohet per l’opera di Sefula. In tal
modo l’opera si compierà in buone condizioni nelle
tre sunnominate stazioni (Sesheke, Lealui e Sefula).
E per altro la stazione di Senanga dovrà rimanere
per un anno almeno senza missionario; vi rimane
però uno dei nostri migliori evangelisti zambesiani
«(Daniele). A Livingstone, Nalolo, Lukona e Mabumbu
l’opera dovrà compiersi in condizioni del tutto inadegnate alle circostanze 1 E come il macedone diciamo; veniteci in aiuto 1 Abbisogniamo di tre o quattro
missionari e di altrettante maestre, nonché di alcuni
€ artigiani ». Credo che di rado ci siamo trovati in
circostanze così favorevoli per l’occupazione missiosionaria del paese dei Marotse! Ebbimo il privilegio
di avere il re Lewanika ed il suo primo ministro
ad una delle nostre sedute. E seco lui un buon numero dei principali Capi della nazione si resero a
Sefula; così che ci fu possibile d’intrattenerci con
loro di alcune questioni importanti. Ed é invero riconfortante il vedere la fiducia che la nazione ripone
nella missione ! Il re ed il suo primo ministro manifestarono una vera gratitudine nel vedere che i cristiani d’Europa e dell’Africa del Sud non si scordano
del loro paese ; e sperano che altri missionari verranno tosto ad aumentare il numero di quelli che
sono all’opera, affinchè il loro paese possa tosto essere interamente occupato da stazioni missionarie. Ci |
facciamo premura, cari amici, di mettere sui vostri
cuori il nobile desiderio delle autorità di questo
paese. Non abbiamo il diritto di sofisticare sulla sincerità o meno di cotali parole; ci chiamano, rispondiamo fidenti alla chiamata, lasciando al Signore il
rimanente.
Direte forse che in simili condizioni il Vangelo deve
fare dei progressi giganteschi. E certamente non esi.
liamo un istante ad affermare che ogni anno segna
un progresso considerevole ; progresso che sarebbe
sicuramente gigantesco se tutti sapessimo far fronte
alle circostanze. V’è progresso, quest’anno pure, nelle
menti dei Marotse circa la comprensione della Parola
divina ; v’è progresso nella vita dei catecumeni e dei
cristiani, il numero dei quali va ognor crescendo ;
v’è progresso nelle nostre scuole ; v’è progresso per.
chè sentiamo che a poco a poco la luce prende il posto
delle tenebre. La stazione di Sefula, che è nel suo
anno 24». di vita, è il più bel pegno che il nostro
lavoro non è vano ; è una vera oasi nel deserto, un
faro sulle spiagge di un ooceano scatenato. Ma. perchè il lavoro possa progredire del continuo fa duopo
che voi, cari amici d’Italia ed altrove, diate maggior
retta alla voce del macedone, che si trova essere il
simpatico re Lewanika. Iddio ci fornisce a tutti un’occasione splendida di fare un gran bene a molte anime;
a noi tutti di non lasciarla sfuggire.
Vi ringraziamo tutti sentitissimamente per quanto
avete fin qui fatto, per quanto fate, e, fin d’ora per
quanto farete.
Vi preghiamo di gradire colla nostra riconoscenza
i cordiali nostri saluti.
In nome della Conferenza.
A. Lageard.
D. S. - Dimenticavo di dirvi che quest’anno la « scuola
normale » sarà trasferita da Mabumbu a Sefula ; e che
il sig. Bonchet, aiutato dal sig. Escande, ne prenderà
la direzione, allorquando il sig. Coisson, direttore
attuale, andrà in congedo (aprile 1911).
Sento fortemente il dovere di chiedervi venia pel
modo in cui ho adempito il mio mandato di corrispondente...
COREA
Mentre la Corea viene annessa al Giappone, notiamo i progressi del Vangelo in quella lontana penisola :
Vi è nella Corea una popolazione di 15 milioni di
abitanti. In questi ultimi quattordici anni, centomila persone si sono convertite a Gesù Cristo.
In Corea come nel Giappone, è il Vangelo ch’è
stato alla base di tutte le trasformazioni e di tutti i
progressi.
Negli ultimi mesi del 1908, un risveglio s’è prodotto nelle chiese della Corea, risveglio che s’è prolungato e sviluppato in una proporzione delle più
cònfortanti!
Quattrocentocinquanta cristiani coreani si sono
raunati non è moltó a Seoul per studiare insieme il
mezzo migliore di propagare il Vangelo fra i loro
concittadini. Hanno raccolto una somma considerevole per la costituzione d’uu’opera d’evangelizzazione
indigena alla quale tutti concorrerebbero. Ognuno ha
promesso di dare un certo numero di giorni, e s’è
così potuto fissare tutto un programma d’evangelizzazione cóntinua, che si prolungherà due anni. Già,
da alcuni mesi, dacché è principiato questo movimento, molte migliaia di Coreani sono stati condotti
all’Evangelo dalla testimonianza di quei predicatori
laici volontari.
G. D. Hugon.
IN SALA DI LETTURA
Il Prestigio del Potere Temporale dei Papi del dott.
Luigi Lala — Roma.
Casa Editrice Metodista • 1910.
In queste poche pagine l’egregio A. mette a nudo
il prestigio del potere temporale dei Papi, rilevando
non senza ironia, che mentre per i temporalisti < la
sovranità temporale del papa è il prestigio della sua
autorità », per i vaneggiatori di conciliazioni... impossibili invece il prestigio del Papato è cresciuto
con la perdita del potere temporale.
Il Lala poi illustra il preteso pregiudizio della sovranità temporale con fatti che ne dimostrano la
vera natura etica. Infine giustamente dimostra che
il Vaticano rivendicando alla sovranità papaie il potere temporale, mira al riacquisto di quel diritto positivo che gli permetta di agire sul serio e usare
metodi persuasivi contro chiunque si ribelli al suo
despotismo.
E. M.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia delFlstituto Gould, Via Margfaera 2, Roma
é^oiio VincuBo!
PropriotA TÌserTata — Blproduiione proibita
Trattenevano il respiro, addossandosi alla siepe, affinchè la donna non potesse scorgerli se non quando
fosse già molto vicina.
Ella si avanzava lenta, diritta, sicura ; il velo bianco,
che le copriva il capo, il volto e le spalle, la gonna
pure bianca ed ampia, sbattuti dal vento, si allargavano, si gonfiavano, aleggiandole intorno alla persona,
e, nell’incerta luce, le davano l’aspetto d’un’apparizione fantastica.
Via via che s’avvicinava cresceva 1’ ansia dei due,
<5he r aspettavano in agguato. Il cappuccino sentiva
tremare nella sua la mano del prete.
Giunta nell’orto, la donna rinchiuse con cura il cancello e, certa ormai d’esser fuori dagli sguardi della
moltitudine ancora acclamante, affrettò l’andare, passò
veloce dinanzi alle due ombre nere, che non scorse o
finse di non scorgere, ed entrò nel presbiterio.
— Don Angelo! — esclamò il frate quasi non credendo ai suoi occhi.
Ma Don Angelo non badava a lui. Correva verso la
porta della casa con le mani nei capelli e mormorava
come in sogno :
— O Signore, Signore 1 Non è lei, non è lei ! É Rachele, è Rachele I
In cucina, al buio, le furono intorno tutti e due. Ella
s’era buttata sopra una seggiola e respirava a stento.
— Che avete fatto ? ! Che avete fatto, Rachele P —
esclamò Don Angelo con voce strozzata. —Voi, voi!...
La donna sollevò il velo e con un lembo di esso si
asciugò la fronte bagnata di sudore ; quindi, levatasi
in piedi, rispose sottovoce:
— Ho fatto quello che ho fatto, e l’ho fatto bene.
Ma zitti, chè nessuno se ne avveda. Quella strega maledetta sarebbe capace di far nascere un altro putiferio. Lasciatemi ora tornare in camera e lasciate credere a tutti che davvero Maria è stata in chiesa stanotte. Lei, Padre, si tappi la bocca e finga di non
saper nulla... Meglio sarebbe stato, se anche Lei non
avesse proprio saputo nulla... ma... pazienza... spero
che avrà giudizio per il bene di Don Angelo e di
- quella poveretta».
Si volse per. andarsene ; ma Don Angelo la fermò.
— Oh Rachele, Rachele 1 — lo disse. — Voi non sapete... voi non riflettete... Avrete creduto di far bene,
non dico di no... ma come ce la caveremo ora ?.. Dovevate pensare alle conseguenze, prima di...
— Ah, sì ? 1 — interruppe infuriata. — Bravo I Era
proprio il caso di star lì a pensare alle conseguenze,
quando quei diavoli minacciavano di venire ad ammazzarci tutti. Mi fa ridere Lei ! Avrebbe dovuto provare quel che provavo io, sola, lassù con quella povera bambina davanti agli occhi... Proprio alle conseguenze andavo a pensare...
— Non la rimproveri. Reverendo — disse il frate
in tono conciliativo. — Questa buona donna ha seguito un impulso del cuore e a suo rischio e pericolo
ha compito un’azione generosa. Senza di lei forse...
-- Ma io non posso capire come Maria le abbia potuto permettere una cosa simile — esclamò Don Angelo.
— Già, già — fece ironicamente Rachele. — Sta’ a
vedere che andavo a chiedere il permesso a lei !.. Quella
povera creatura del buon Dio non sa neppure adesso
nulla di nulla...
— Impossibile! — esclamarono ad una voce i due
sacerdoti.
— Possibilissimo invece! —rispose la vecchia e raccontò: — Ecco com’è andata la faccenda: Quando quei
matti laggiù cominciarono a far chiasso, mi vennero
i bordoni. < Ora > pensai fra me < se questa meschinella
si sveglia e capisce di che si tratta, mi muore di paura
sul colpo. Bisogna che non si svegli. > Ma come fare ?
Mi diedi a chiuder usci e finestre, a tappar buchi e
fessure... ma sì, gli urli e gli strilli di quegli indiavolati penetravano lo stesso fino a noi. Ero disperata.
Che potevo fare di più P Pensa e pensa, eccoti che mi
viene in mente che a ficcarsi della bambagia nelle
orecchie si diventa come sordi. L’ho sperimentato tante
volte io, che patisco spesso di flussioni al capo, e che
devo ricorrere a quel rimedio per evitare i colpi d’aria.
Detto, fatto. Tirai fuori subito da una scatoletta, dove
tengo le mie poche coserelline d’oro, due bei bioccoli
bianchie morbidi e feci l’operazione in un batter d’oc
chio. La piccina dormiva tanto sodo che non s’avvide
di nulla e continuò i suoi sonni beati. Dio la bene
dica! Spero che dorma ancora adesso, pacifica come
un cherubino.
— E poi, e poi? — chiese il frate,che s’interessava
immensamente di quel racconto.—Come vi siete decisa?..
— Sicura ormai che neppure le cannonate l’avrebbero svegliata, mi arrischiai ad uscir di camera e a
socchiudere appena una delle finestre del secondo
piano. Di là vedevo e sentivo tutto. Tremavo come
una foglia. Domandavo a Dio che ci mandasse un soccorso, che ispirasse Don Angelo, Don Zaffi, che ispirasse anche me a trovare una via di scampo. Tornavo
su ogni cinque minuti ad ascoltare dal buco della serratura, se Maria non si fosse destata, o non si agitasse
nel letto... Avevo delle voglie matte d’andare in cerca
di Domitilla per sfogare sopra di lei la mia bile e
sbatacchiarle ben bene la testa contro il muro... mi
trattenevo a stento, pensando che quella strega avrebbe
empito la casa di urli... Quando Don Zaffi riuscì a
far tacere quei diavoli respirai... ma capivo bene che
la calma non sarebbe durata a lungo. Allora dissi
fra me-: « Se ricominciano, quelli laggiù, a strillare
ohe vogliono il miracolo, m’incarico io di farglielo
vedere !» Da un pezzo m’era venuta l’idea d’imbrogliarli con una mascherata ; ma come attraversare la
folla senza farmi riconoscere?.. Quando però vidi sgombro il piazzale pensai : c Ora la casa non è più tanto
difficile. Date di nuovo la stura agli urli e vedrete
se non ve la faccio ! » Tornai in camera. C’era lì sulla
seggiola la veste bianca di Maria e me la infilai, cercai nei miei cassetti un vecchio velo e me lo buttai
in testa, mi tolsi le scarpe per non farmi udir da nessuno e poi così camuffata, dopo aver chiuso a chiave
l’uscio della mia camera, mi rimisi in vedetta alla solita finestra. E là sono stata immobile, battendo i denti
pel freddo, tutto il tempo che quelli laggiù hanno
borbottato avemmarie e gloriapatri. Appena mi sono
avvista che incominciavano a imbestialire, mi son fatta
coraggio e sono uscita. Oh, non potrei giurare di non
aver avuto una bella dose di paura... Capivo bene che
se m’avessero riconosciuta... addio Rachele! Ma... insomma... ora è fatta, e ringraziato sia Dio che tutto
è andato bene.
{Continua).
(39).
Per chi cambia indirizzò
Avvertiamo che da ora innanzi non terremo in
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per l’interno, che non ci siano fatte per mezzo di
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