1
Anno 127 - n. 17
26 aprile 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BIBBIA E STAMPA
Evangelisti
-giornalisti
L’arcivescovo Carlo Maria Martini, in un intervento tenuto alla « Cattolica » di Milano, nell’ambito di un convegno suU’informazione, ha suggerito ai giornalisti di prendere esempio dalla Bibbia. « La Bibbia — ha detto — giudica non sull’esattezza
dei dettagli, ma sulla verità dell’insieme; da noi invece succede
spesso ì’opposto. La Bibbia — al
contrario di certa informazione
contemporanea — esprime sempre i presupposti interpretativi
che adotta e non ha la pretesa
di un’obiettività asettica che poi
risulta comunque impossìbile e
falsa. La Bibbia tende sempre a
coinvolgere il lettore; pure la
stampa di oggi dovrebbe creare
più dialogo ed autocorreggersi
attraverso le indicazioni che arrivano dal suo pubblico. La Bibbia, infine, ha una gran voglia
di comunicare una ’’buona notizia”; allo stesso modo l’informazione si deve basare sulla comunicazione di ’’beni”, di valori ».
Ho rimpressione che il discorso di mons. Martini riguardi non
solo la stampa cattolica, ma la
stampa in generale ed anche la
nostra. Un intervento, insomma,
non di stampo integralista, ma
di grande apertura e dialogo. Ed
interessante, in particolare, il
tentativo di far uscire la Bibbia
dal ghetto religioso in cui, per
una serie di motivi, è stata costretta, depauperando in modo
spaventoso la cultura italiana.
Allargando l’intervento di
mons. Martini, vorrei sottolineare la necessità che la comunicazione sia quella della « buona
notizia». Come si sa il termine
è la traduzione della parola greca « eu-anghélion » (cioè letteralmente: « e vangelo »).
E’ una tentazione costante di
molte nostre chiese (e di singoli credenti) quella di rinchiudersi in un proprio spazio, cercando di gestire al meglio le proprie cose. Si dimentica così che
la nostra vocazione primaria è
quella della comunicazione della
buona notizia. Una chiesa che
non comunica, o dei credenti
muti, che cosa ci stanno a fare?
Non solo, ma spesso la comunicazione è in negativo: è una
critica ai « mondo ». E’ giusto,
doveroso, necessario criticare il
mondo (e, si spera, anche fare
un’autocritica!), ma non è questo lo specifloo cristiano, che invece rimane l’annuncio della salvezza in Cristo: « Non v’è sotto
il cielo alcun altro nome che sia
stato dato agli uomini, per il
quale abbiamo ad essere salvati », dice Pietro davanti al Sinedrio (Atti 4: 12).
La nostra comunicazione non
può essere solo una denuncia
dell’uomo vecchio, perché questi
risulta tale solo se gli viene contrapposto il nuovo, e la chiesa
annuncia il mondo nuovo e l’uomo nuovo che è Cristo!
Saper scorgere il nuovo che è
intorno a noi, i segni della promessa del Regno, la resurrezione annunciata in Cristo, il rinnovamento di tutta la creazione
e tutto questo nelle vicende travagliate e dolorose dell’umanità
e della storia del nostro tempo
è il senso della nostra presenza
ed anche della nostra stampa.
Luciano Deodato
LA GERMANIA DOPO LA RIUNIFICAZIONE
Tavola rotonda per l’alternativa
Disoccupazione e problemi sociali contraddistinguono il difficile momento della ex RDT Un « cartello » che riunisce varie organizzazioni e fa da rete alle molte iniziative avviate
La situazione nella Germania
unificata continua ad essere critica ed instabile: una sup>erpotenza nel cuore dell’Europa rischia di andare incontro a una
"superinstabilità” che coinvolgerebbe non solo la Germania ma
anche tutta l'Europa. Lo si è
visto con il profondo malcontento che è cresciuto negli ultimi
mesi nei cinque Länder orientali,
con la disoccupazione preoccupante (tre milioni di disoccupati
solo nella ex RDT) derivata dal
programma di ristrutturazione e
di risanamento delle imprese dell'Est, fino all'omicidio di Detlev
Rohwedder, capo della Treuhand,
la multinazionale tedesca incaricata di ristrutturare e spesso
chiudere le aziende dell’Est.
In questi giorni i tedeschi si
raccxintano spesso una barzelletta che suona così: in Germania
attualmente si possono provare
solo due vere emozioni; guidare
una Trabant e lavorare per la
Treuhand. Dopo l’omicidio di
Rohwedder molti, soprattutto i
450 impiegati negli uffici della
Treuhand alTAlexanderplatz, preferiscono ritornare a guidare le
Trabant piuttosto che occuparsi
di ristrutturare e privatizzare
8.000 aziende orientali.
Lo spaesamento
dell’ex RDT
In questa fase i cittadini ddl’ex RDT sembrano spaesati, incapaci di prendere una posizione
autonoma, di esercitare un minimo di controllo democratico.
Questa forse è l’immagine che
emerge dai mezzi di informazio
ne, ma non è completamente
vera, come sempre.
A Berlino Est, qualcosa si muove: lo testimonia un incontro con
la popolazione e la stampa locale
tenutosi in un quartiere popolare di Berlino, organizzato dalla
« Tavola rotonda di base », una
organizzazione che oltre al
« Bundnis 90 » raccoglie comitaii
di base di cittadini, disoccupati,
sindacati autonomi, studenti e
unioni inquilini.
B. Bohley, membro di « Neues
Forum » e K. Wolframm, editore
del giornale « Die Andere », rispondono alle domande dei giornalisti illustrando il programma
della « Tavola rotonda di base ».
Un luogo di analisi
e di riflessione
— Perché avete fondato « Rund
Tisch von unten»?
Wolframm: Per molteplici motivi. Abbiamo bisogno di un luogo
di ripensamento, di analisi per
i cittadini dell'ex RDT. Disoccupati, lavoratori, sindacalisti, studenti, inquilini devono riflettere
insieme sulle nuove strutture sociali ed economiche della RDT e
insieme opporsi alla svendita di
questo paese.
^ Bohley: Per me conta molto
l’esnerienza fatta nel parlamento
di Berlino Est. I partiti hanno
saputo soltanto fare una politica
di potere e di rapporti di forza.
Si sono ricattati e hanno litigato
continuamente. Alla « Tavola rotonda » lavoriamo insieme, non
soltanto per il potere ma anche
per un programma.
— Che tipo di programma, per
esempio?
Bohley: Pensare ad un progetto per una più alta qualità della
vita a Berlino, per una Germania
demilitarizzata, per 300.000 posti
di lavoro destinati ai giovani, per
uguali diritti per tutti coloro che
vivono qui, contro le leggi che
discriminano i cittadini, contro
il razzismo che cresce in modo
impressionante.
I partiti possono
parlare e basta
— Possono prendere parte alla
« Tavola rotonda » anche i partiti?
Bohley: Í partiti hanno diritto
di parlare e di fare proposte ma
niente di più: il regime di Modrow e la CDU (Democrazia cristiana) ci hanno troppe volte scavalcato. Se i partiti non avessero
avuto diritto di voto avremmo
forse, già nel gennaio '90, risolto
con le nostre proposte i problemi
della ex Repubblica democratica.
Non ci sarebbero state la svendita della RDT e le pretese di proprietà da parte delle multinazionali dell’Ovest. Anche l’accordo
per la ri unificazione sarebbe stato diverso.
— Che tipo di richieste può
avanzare «Tavola rotonda» e in
che modo può essere protagonista nella scena politica?
Bohley: Per noi è importante
creare una rete di tutte le varie
iniziative di Berlino Est e naturalmente anche dei gruppi che
le promuovono. La « Tavola rotonda » ha un senso perché permette a tanti gruppi di lavorare
IL SAMARITANO
Uno su dieci
« E uno di loro, vedendo che era guarito, tornò indietro, glorificando Iddio ad alta voce; ...e
questo era un samaritano ».
(Luca 17; 15-16)
Chi comprende tutto è un estraneo all’ambito
ufficiale del popolo eletto, uno ritenuto escluso.
Qui addirittura il samaritano viene bollato come
’’straniero", termine su cui dobbiamo soffermarci.
La parola greca che qui viene usata si trova solo
in questo brano nel Nuovo Testamento ed ha un
significato chiaramente discriminatorio, anche perché è quella che è stata trovata incisa in una stele
(che esiste ancora) posta di fronte all’ingresso del
Tempio di Gerusalemme e che dice: « Che nessuno
straniero penetri all’interno della palizzata e del
recinto. Chi venga sorpreso dovrà incolpare se
stesso della morte che seguirà ». Mettere questa
parola in bocca a Gesù non significa, ovviamente,
volerlo accomunare all’arrogante e spietata mentalità del fanatismo religioso. E’ piuttosto fortemente polemico verso la discriminazione etnico-religiosa dominante, sia legalmente sia mentalmente, nei
benpensanti di allora (e di oggi!). Gesù è, ancora
una volta, un perturbatore delle regole consolidate
se i benefici della sua parola toccano e salvano un
escluso, un maledetto...
Solo il samaritano (uno straniero) ’incontra"
veramente il Signore suo salvatore. Prima ancora
di andare dai sacerdoti (perché poi avrà pure dovuto espletare le sue pratiche socio-sanitarie...), torna
da Gesù per incontrarlo sul serio. Solo lui, lo straniero, aveva capito a fondo il Salmo 50: 23, che
dice: « Chi mi offre come sacrificio il ringraziamento, io gli farò vedere la salvezza, di Dio ». Gli altri
nove avranno certamente offerto i sacrifici rituali
previsti da Levitico 13 e 14 (due agnelli o, per i più
poveri, due tortore...) perché questo prescrive la
Legge per il popolo eletto in caso di guarigione dalla lebbra. Ma questo samaritano, questo straniero,
ha colto l’elemento fondamentale dell’incontro
avuto con Gesù: la presenza della gloria di Dio. E’
la gloria di Dio che lo ha raggiunto, non solo e
semplicemente la guarigione, con il suo conseguente reinserimento sociale e civile. Egli riconosce nella persona di Gesù la presenza stessa di Dio. Gesù
per lui non è più semplicemente un guaritore, la
soluzione dei suoi problemi quotidiani, per quanto
drammatici essi siano... Gesù viene riconosciuto
per quello che è: la gloria stessa di Dio in mezzo
a noi, con noi, per noi, per la nostra vita. Ormai
quest’uomo non potrà più concepire la propria
esistenza se non in rapporto con colui la cui parola
libera e rigenera.
Paolo Sbaffi
di nuovo insieme. Il profilo poilitico-sociale della RDT è stato
modellato secondo regole dettate dalla Germania federale; eravamo persi in un’analisi troppo
miope, ognuno non vedeva che
il proprio particolare e non si
aveva più uno sguardo, un’attenzione più generale. La « Tavola
rotonda » può rendere questo
servizio.
Wolframm: « Runde Tisch » è
un po’ come una borsa di informazioni, che funziona neU’apertura a tutte le organizzazioni
cittadine e nella comune organizzazione di tutte le iniziative.
Così per esempio abbiamo organizzato la grande manifestazione
del novembre scorso contro la
discriminazione nei confronti dei
cittadini dell’ex Repubblica democratica. Attualmente vorremmo organizzare manifestazioni
ogni lunedì per diffondere e conservare una cultura politica e
democratica nella Germania dell’Est.
Una ricerca
di identità
— Una « Tavola rotonda » come ricerca di identità?
Bohley: Anche, ma non solo. I
responsabili politici hanno preso
decisioni sulle nostre spalle. Non
si può continuare così. E’ completamente assurdo pensare che basti investire milioni di marchi
per trasformare l’Est in una
Repubblica federale.
— Come può funzionare la
« Tavola rotonda »? All’Ovest una
organizzazione, con diciotto gruppi che vi aderiscono, non riuscirebbe a decidere nulla.
Wolframm: Da noi funziona in
modo diverso. Nessuno arriva
con posizioni già confezionate,
si discute su tutto e si cerca insieme il contesto. C’è un consenso generale forse perché discutiamo su un piano sperimentale, tutto da inventare: una soluzione alternativa per l’ex Repubblica
democratica.
— La «Tavola rotonda» raccoglie anche le forze di opposizione?
Wolfrantm: Noi cerchiamo di
rispondere a coloro che si trovano in condizioni economiche difficili, di essere attenti agli strati
sociali più bistrattati. Da dove
viene il razzismo delle bande
giovanili che proprio ieri, a Dresda, hanno ammazzato di botte
uno studente mozambicano? E
da chi vengono manovrate? Spesso il razzismo nasce da una condizione di insicurezza e di vuoto
di prospettive. In questa zona
bisogna impegnarsi di più, e se
vogliamo questo può essere il
compito delle opposizioni, ma
non solo.
Bohley: Neues Forum è l’unica
organizzazione politica che siede
alla « "Tavola rotonda », tutte le
A cura di
Manfredo Pavoni
(continua a pag. 2)
2
eciimemsmo
26 aprile 1991
UN DOCUMENTO DI « FEDE E COSTITUZIONE >>
L'unità delle chiese
Fra divisione e testimonianza - Una comunione conciliare in cui le
diversità devono tendere alla pienezza dell’unica chiesa di Cristo
Echi dal mondo
cristiano
Nel 1987, M Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle chiese ha
chiesto alla sottounità « Fede e Costituzione » di procedere ad una ■ nuova analisi dei concetti e delle forme
dell'unità che noi cerchiamo », e di
preparare una bozza di documento da
sottoporre all'attenzione della settima
Assemblea del Consiglio ecumenico
delle chiese (CEC), a Canberra, in
Australia, nel febbraio 1991. Il testo
che segue è la risposta di « Fede e
Costituzione » a tale richiesta.
1.1 La chiesa di Gesù Cristo,
nel disegno di Dio, è una. Essa
è chiamata a glorificare Dio. Lo
Spirito Santo a Pentecoste ha
manifestato Punita dinamica nella diversità della chiesa. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo rendono l’unica chiesa capace di vivere come segno del Regno di Dio e al
suo servizio per la riconciliazione che Dio dà a tutto il creato.
Ma purtroppo le chiese sono
divise. La loro scandalosa divisione mette in pericolo e danneggia la credibilità della loro
testimonianza al mondo nel culto e nel servizio. Perciò Dio
chiama le chiese al pentimento;
il Signore le chiama a superare
tutte le barriere umane, a rendere visibile l’unicità della chiesa oggi nel mondo, ed a vivere
pienamente il dono di Dio dell’unità in Cristo attraverso lo
Spirito.
1.2 Noi (delegati all’Assemblea del CEC del 1991) ci rendiamo conto con gratitudine che
attraverso il movimento ecumenico le chiese sono state avvicinate l’una all’altra nella comprensione reciproca, nella convergenza teologica, nella preghiera comune, nella condivisione
della testimonianza e nel servizio. Le chiese riconoscono che
nella loro vita e nei loro rapporti reciproci l’unità è presente ed attiva, ma in modi e gradi diversi.
Tuttavia riconosciamo anche
con dolore che molti cristiani e
molte chiese, che hanno sviluppato specifici modi di cooperare e di condividere la vita, non
si sentono appartenenti ad un
movimento ecumenico comune.
Le vecchie divisioni persistono e
ne nascono nuove sia sulla dottrina che su questioni morali
e socio-politiche. Le chiese hanno anche, spesso, mancato di
dare un seguito nella loro esistenza agli accordi che hanno
già raggiunto. Esse si sono spesso accontentate di coesistere
nella divisione.
2.1 L’unità della chiesa alla
quale siamo chiamati ci unisce
in un pellegrinaggio comune. Il
fine storico di questo pellegrinaggio è un’unità nella fede apostolica confessata in comune;
essa è la comunione, la « koinonia », formata e sostenuta dalla
Parola di Dio in una vita sacramentale comune, aperta con l’unico battesimo e celebrata insieme in un’unica comunione eucaristica; è una vita in comune
in cui membri e ministri si riconoscono e si riconciliano reciprocamente. In questa vita in
comune, noi seguiamo come collaboratori la missione di Cristo
per il mondo, testimoniando TEvangelo della grazia di Dio e offrendo servizio a tutti. Quindi
la ricerca della piena realizzazione delTunità consiste negli sforzi, guidati dallo Spirito Santo,
per raggiungere un punto in cui
tutte le chiese possano percepire Tuna nell’altra il corpo unico di Cristo e possano cominciare a vivere insieme la comunione eucaristica, una comunione
che sia un segno credibile dell’amore di Dio per l’umanità e
della nuova creazione.
2.2 Questa comunione, radicata nella proclamazione della
Parola in un’unica comunione
eucaristica, deve essere pienamente manifestata sia a livello
locale che a livello universale attraverso forme conciliari di vita e di azione. In tale comunione conciliare le chiese sono legate insieme a tutti i livelli nel
mantenere e nel promuovere relazioni reciproche, confessando
Tunica fede ed impegnandosi
nel servizio e nella testimonianza, nelle decisioni e nelle azioni.
Le forme personali, collegiali
e collettive di ministero sono
considerate al servizio della vita condotta insieme in questa
comunione. La comunione con
GINEVRA
Sospende le pubblicazioni
«La vie protestante»
Dal 20 aprile la pubblicazione
di « La vie protestante », settimanale protestante della Svizzera romanda, è stata sospesa. NelTeditoriale del numero del 12
aprile Jean-Pierre Jornod, presidente del Comitato di direzione,
spiega le ragioni che hanno portato a questa dolorosa e inaspettata decisione:
« Il Comitato di direzione ha
preso questa decisione sulla base
delle seguenti informazioni, giunte il 22 marzo 1991 :
— le perdite del 1990 ( 524.419
franchi) e degli anni precedenti
(358.349 franchi) assommano a
882.768 franchi (circa 770 milioni
di lire, ndr);
— gli abbonamenti sono circa
7.000 mentre ne occorrerebbero
14.000;
— ’’l’appello al milione” ha
fruttato 494.600 franchi, più alcune promesse condizionali che si
realizzeranno solo in caso di un
rilancio ;
— la pubblicità è in fortissima
regressione ovunque; ”La vie
protestante”, con la sua tiratura
limitata, non sfugge a questa
crisi ;
— il deficit del bilancio preventivo 1991 potrebbe raggiungere i
502.000 franchi qualora gli abbonamenti non raddoppiassero;
— la proiezione delle spese e
dei ricavi per i mesi prossimi
preannunciava gravissimi problemi entro Testate».
I cinque collaboratori del settimanale vengono licenziati, compreso il redattore capo Marc
Heyd.
Parlando della proposta di un
nuovo settimanale, Jean-Pierre
Jomod ha dichiarato : « Siamo
convinti che un tale giornale
sia necessario al protestantesimo
romando. Ma è chiaro che, se si
vuole che un periodico possa vivere, occorrerà che esso sia sostenuto da abbonati più numerosi, dalle chiese — che vi hanno
interesse — e da tutti coloro che
vogliono che il protestantesimo
continui ad esprimersi in Svizzera romanda ».
Ai colleghi licenziati del settimanale svizzero esprimiamo la
nostra fraterna solidarietà e l’augurio di un pronto riciclaggio.
J.-J.P.
ciliare tiene conto delle diverse
espressioni organizzative delTunità e delle diversità derivanti
dalle tradizioni teologiche e dai
vari contesti culturali, etnici e
storici. Le differenze e le diversità fanno parte della natura
della comunione; tuttavia vi sono dei limiti. Nella comunione,
differenze e diversità devono essere trasformate in modo tale
che, come doni dello Spirito,
contribuiscano alla ricchezza e
alla pienezza dell’unica chiesa
di Cristo.
3.1 L’unità della chiesa a
cui siamo chiamati esige rispetto reciproco, sensibilità, cura
ed affidabilità. Nel prendere iniziative specifiche insiemè, le
chiese esprimono ed incoraggiano l’arricchimento ed il rinnovamento della vita cristiana, imparando Tuna dall’altra, soffrendo e rallegrandosi nella solidarietà, pregando insieme e Tuna
per l’altra, lavorando insieme
per la giustizia e per la pace
e prendendosi cura insieme della creazione di Dio. Perciò le
chiese cresceranno insieme verso l’unicità data da Dio.
3.2 L’unità della chiesa come dono di Dio e missione non
è soltanto per il bene delle chiese, ma è per la gloria di Dio
nel compimento del suo disegno
per il mondo in cui Gesù Cristo è venuto. Resa possibile dallo Spirito Santo, questa unità è
un segno di riconciliazione per
il rinnovamento dell’umanità, attraverso cui Dio guarisce un
mondo diviso e minacciato.
Quindi nella comunione conciliare in cui questa unità trova
espressione, le chiese guardano
oltre se stesse ed aspettano la
perfetta unità: quando Dio sarà tutto in tutti.
NEV
APPELLO DEL CEC
Per i profughi
albanesi
Il Consiglio ecumenico delle
chiese (CEC) ha lanciato, tramite
la sua Commissione di aiuto e di
sei-vizio delle chiese e di assistenza ai rifugiati (CESEAR), un
appello per trovare 100.000 dollari onde sostenere gli sforzi delle
chiese protestanti italiane per
accogliere profughi albanesi. Per
farsi un’idea della situazione in
loco, il CEC ed i suoi partner
prevedono di mandare una missione conoscitiva. Un'altra missione, mandata in Albania nel
marzo scorso dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per
i profughi (HCR), ha riferito che
l’Albania ha « un livello di vita
che si situa al grado minimo di
sussistenza: il Terzo Mondo alle
porte dell’Europa ».
Due grandi ondate di profughi
hanno lasciato l’Albania. Quella
dell’anno scorso è stata assorbita
da vari paesi europei. La seconda,
forte di circa 20.000 profughi, all’inizio dell’anno, ha fatto scalo
in Italia. Dopo un periodo caotico, il governo italiano ha ristabilito la situazione. Tuttavia
gran parte delle azioni di soccorso è stata presa a carico da
privati e da vari organismi, fra
cui le chiese protestanti, aiutate
dal Servizio migranti e profughi
della Federazione delle chiese
evangelirhe in Italia, in Puglia.
Le chiese di Grecia e Jugoslavia
non hanno chiesto alcun aiuto
ed è probabile che non lo chiederanno. L’aiuto di KW.OOO dollari
è destinato alle chiese protestanti
italiane, le quali hanno speso
già molti sforzi per accogliere
albanesi.
’’Treno per la pace”
I pastori Claudette Marquet e
Jacques Maury parteciperanno,
insieme alTabbé Pierre e a Georges Hourdin, al «Treno per la
pace » organizzato dal settimanale « La vie », in collaborazione con Pax Christi, il CCFD e
la Cimade. Il « Treno per la pace » partirà da Parigi giovedì 25
aprile in direzione di Roma e
farà scalo ad Assisi dove Tabbé
Pierre proclamerà un « Appello
alla pace ».
Questa iniziativa rientra nella
volontà di fare tutto il possibile per una riconciliazione dei popoli, dopo il cessate il fuoco nel
Golfo. (BIP)
Assistenza
per ! curdi
GINEVRA — Il Segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese, Emilio Castro, il Segretario generale della Conferenza delle chiese europee, Jean Fischer, il Segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale,
Milan Opccensky e il Segretario
generale della Federazione luterana mondiale, Gunnar Staalsett, hanno inviato, il 4 aprile,
una lettera a Javier Pérez de
Cuellar, Segretario delTONU, in
cui si dice: « Abbiamo preso conoscenza con profonda inquietudine delle notizie relative ai
massacri indiscriminati di civili, perpetrati dall’esercito iracheno nella regione curda del paese. La invitiamo a prendere delle misure immediate per verificare tali informazioni.
Le chiediamo di prendere seriamente in considerazione l’invio di una forza delle Nazioni
Unite incaricata di controllare il
mantenimento della pace nella
regione in cui i massacri avrebbero avuto luogo, allo scopo di
garantire la protezione della popolazione civile.
Siamo parimenti preoccupati
per Tingente numero di civili,
tra cui molti bambini e vecchi,
che fuggono verso le campagne
e tentano di trovare rifugio nei
paesi vicini. Le informazioni che
ci giungono sottolineano che nulla è stato previsto per venire
incontro ai loro bisogni più elementari.
Chiediamo con insistenza ed
urgenza che le Nazioni Unite
pongano in essere un dispositivo che permetta di coordinare
gli interventi tendenti ad alleviare le sofferenze della popolazione civile.
La assicuriamo del nostro appoggio per gli sforzi che lei compirà in questo senso. Le chiese
che appartengono alle nostre organizzazioni nel mondo intero
sono pronte a rispondere agli
appelli che chiedano di fornire
assistenza umanitaria ai civili
della regione curda e di altre
regioni dell’Iraq in questo periodo di crisi ».
Jean Goss,
testimone della
nonviolenza
PARIGI — Prigioniero di guerra fin dal 1939 in Germania, il
francese Jean Goss è stato toccato dalla grazia ed ha scoperto colui che diventerà il pilastro
e il centro della sua vita. Cristo. Dopo essere stato maresciallo d’alloggio nell’artiglieria, fin
dalla liberazione ha dedicato la
sua vita alla lotta nonviolenta.
E’ deceduto a Parigi, il 3 aprile, mentre stava per iniziare una
nuova campagna in Madagascar,
La vita di Jean Goss è inseparabile da quella di Hildegard
Goss-Mayr, sua moglie, la quale
ha appena vinto il premio Niwano. Insieme hanno percorso
il mondo, insegnando la nonviolenza in America Latina, nell’Europa dell’Est, in Asia, in Africa.
L’esempio della loro vita e il
fuoco della parola di Jean Goss
toccano ogni specie di persone:
operai e avvocati, insegnanti e
« campesinos », preti e vescovi.
La loro testimonianza, basata
sulla loro fede cattolica, è rivolta prima di tutto alle chiese e ai cristiani.
Con Lanza del Vasto e le comunità dell’Arca, essi pregano e
digiunano durante il Concilio Vaticano II e intervengono senza
sosta presso i vescovi perché
prendano posizione a favore della nonviolenza evangelica. Questo lavoro viene recepito nel do
cumento conciliare « Gaudium
et spes ».
Il lavoro di Jean e Hildegard
Goss-Mayr ha ottenuto vari riconoscimenti; nel 1976 con il premio Luis Maria Xirinacs di Pax
Christi Spagna; nel 1979 con il
premio Bruno Kreisky (Austria),
che sottolinea l’impegno nel lavoro per i diritti dell’uomo; nel
1986, con il premio Paolo VI,
« Insegnante della pace », rilasciato da Pax Christi Stati Uniti.
Jean e Hildegard sono stati nominati due volte per il Premio
Nobel della pace, nel 1979 dai
quaccheri di Gran Bretagna e
nel 1987 da Mairead Maguire delTlrlanda del Nord. Dopo essere
stati per molto tempo segretari
itineranti, Jean e Hildegard sono stati vicepresidenti di IFOR
(Movimento internazionale della
riconciliazione) dal 1977 al 1988.
Nel 1988, in occasione della riunione del Consiglio internazionale di IFOR ad Assisi, seno stati nominati presidenti onorari
del Movimento internazionale
della riconciliazione.
(SOEPI)
Per V
(SOEPI)
(segue da pag. 1)
altre organizzazioni difendono interessi specifici. Forse anche ad
Ovest sarebbe molto importante
un’esperienza come la nostra, di
rappresentanza di base.
— La «Tavola rotonda» come
alternativa o almeno come contrappeso nei confronti dei partiti classici?
Bohley: L’esperienza secondo
cui la democrazia dei partiti non
porta a nulla è più diffusa all’Ovest che da noi. All’Est il sistema dei partiti viene vissuto ancora come un vero sistema democratico.
— I tedeschi dell’Ovest sanno
cosa ci si può aspettare dal sistema dei partiti; e i tedeschi orientali? Possono migliorare questo
sistema?
Bohley: Questo è il problema.
I cittadini della ex Repubblica
democratica hanno avuto poca
fiducia in .se stessi e sono subito
entrati nei vecchi modelli dei
partiti.
— Allora il « Rund Tisch » è
importante non solo per superare la crisi che attraversa i cinque
Länder orientali ma anche per
costruire una nuova cultura politica e democratica?
Wolframm: Certo, per questo
l’abbiamo chiamata Tavola rotonda. Essa vive attraverso un
concetto di fiducia reciproca;
senza di essa non potremmo andare avanti e non credo ci possa
essere un altro modo per far
funzionare una democrazia di
base.
a cura di
Manfredo Pavoni
3
26 aprile 1991
vita delle chiese
12-14 APRILE: CONVEGNO A PALERMO E RIESI
CORRISPONDENZE
Il futuro della diaconia Silvio Omizzoio
Anche il servizio cristiano di Hiesi al centro del confronto sulla
diaconia.
Occorre non disperdere l’eredità del passato, riflettere teoricamente sul rapporto con la società, e rispondere alle sue richieste
« O siamo diaconi o non siamo ». Con questa parafrasi Bruno Gabrielli, nel culto conclusivo,
ha voluto sintetizzare i tre giorni
di lavori del convegno « Quale
futuro per i nostri grandi impegni diaconali ». I presenti al culto
bilingue, quasi simbolicamente
mescolati a un gruppo di immigrati centroafricani, hanno apprezzato questo forte invito all’impegno diaconale. Infatti molti facevano parte della trentina
tra operatori diaconali e studenti del corso sperimentale della
Scuola di formazione diaconale
di Firenze che, dal 12 al 14 aprile,
si erano confrontati con i centri
di La Noce di Palermo e del
Servizio cristiano di Riesi. Un
confronto serrato tra l’esperienza problematica di chi veniva
dalle opere del nord Italia, inserite in contesti ricchi accanto a
servizi pubblici inferiori alle
aspettative ma talvolta efficaci,
e quella del Mezzogiorno economicamente migliorato ma socialmente e politicamente allo sbando.
Prima del culto i convenuti
avevano cercato di fare la somma
di quanto detto e udito, che può
essere sintetizzata così: non possiamo buttar via quello che abbiamo ereditato, si rischierebbe
di perdere quanto di buono è
stato fatto e quanto ancora si
può fare. E’ necessaria una riflessione teorica preliminare per
avere un dialogo proficuo con
la società (i riferimenti erano
tratti dai libri La questione ricorrente di Paolo Naso e Eboli
ed oltre di vari autori). Essere
quindi aperti alle provocazioni
che vengono dall’estemo, per cui
la chiesa deve rispondere ai bisogni ma stando attenta a scegliere
quelli che identifica insieme agli
altri.
Il past. Bellion ha sottolineato
che tutti e tre questi momenti
devono coesistere, altrimenti l’assenza anche solo di uno verrebbe
a vanificare lo sforzo collettivo.
Il convegno era cominciato al
centro La Noce di Palermo con
due dibattiti. Il primo aperto da
Sergio Aquilante, pastore della
locale chiesa e direttore del centro, che aveva descritto i vecchi
e nuovi impegni. Una descrizione
ben sostenuta dall’analisi della
società economicopolitica dell’area di Palermo in particolare,
situazione difficile a cui può opporsi anche l’opera educativa di
La Noce, utilizzando pure i fondi
pubblici ma sempre pronti a rifiutarli, come è stato fatto per il
consultorio, allorquando la logica
dell’erogazione rischiava di condizionare secondo il rapporto
impiegati/voti.
Il secondo dibattito è stato
introdotto dal past. Alfonso Manocchio, del Centro immigrazioni,
con una panoramica sulle moth
vazioni del movimento di popoli
dal Terzo Mondo verso le aree
più ricche e sui diversi rneccanismi legislativi di accoglimento.
Nel dibattito è emerso un problema cardine neH’accoglienza: cuca le diverse culture si deve andare verso l'integrazione o la ghettizzazione?
Quando, il giorno dopo, i convenuti si sono trasferiti a Riesi
hanno potuto comprendere meglio uno dei problemi di queste
opere: la difficoltà dei gruppi di
lavoro ad avere una dinamica interna che favorisca il lavoro senza estraniarsi dalla vocazione
ricevuta, dovendo coinvolgere
persone che vi lavorano provenendo da ambienti e con motivazioni iniziali diverse. Giu-seppe Platone, pastore della locale chiesa e direttore del Centro,
nella sua presentazione delle attività e dei progetti, ha sottolineato che lo sforzo è quello di integrarsi nella realtà sociale, cultu
rale e politica locale, ed ha chiarito come i finanziamenti pubblici alle scuole siano parziali e
come resti difficile accedere a
contributi comunali finalizzati a
progetti ben definiti, contro la
logica di spartizione prevalente.
Il past. Anziani, il giorno delle
conclusioni, ha sottolineato che
si deve distinguere tra le peculiarità dei servizi diaconali resi
al Nord e quelle del Mezzogiorno,
dove le contraddizioni esplodono
e le realtà socio-politiche sono
più difficili, anche quando le opere appaiono facilitate da un potere apparentemente cedevole ma
pronto a coinvolgerle nella propria logica clientelare. Un elemento generale che Paul Krieg,
di Casa Cares, ha notato è l’esiguo appoggio dato a queste opere
da parte di quanti ne hanno usufruito da giovani. D’altronde i
diaconi (volontari e non) e gli
obiettori di coscienza ivi impe
gnati provengono in piccola parte dalle nostre chiese. Manca,
evidentemente, una sufficiente
predicazione pro diaconia; anche
nei due centri visitati * si nota
una lacuna da colmare: un più
stretto rapporto con le varie chiese dell’isola.
A margine del convegno si è
svolta l’assemblea degli iscritti
al ruolo diaconale dell’Unione
delle chiese valdesi e metodiste,
presieduta da Marco Jourdan,
che ha iniziato la votazione per
designare i rappresentanti al Sinodo e ha esaminato nuove domande di iscrizione.
Il prossimo convegno di primavera si svolgerà nel nord Italia
e si dovrebbe orientare verso la
diaconia ’’leggera” nelle grandi
città industriali, con la problematica della testimonianza in
quella realtà e verso la diaconia
culturale.
Elio Canale
PADOVA — Il giorno 18 marzo è venuto a mancare il fratello Silvio Omizzoio. Per suo
espresso desiderio, i funerali
hanno avuto luogo in forma
strettamente privata. Al cimitero, il past. Bruno Costabel ne
ha ricordato ai parenti, con un
toccante messaggio, la figura di
credente. Laureato in legge, aveva dedicato per intero la sua
vita alla musica: compositore
assai apprezzato, docente per
lunghi anni al conservatorio
« Cesare Pollini » di Padova, fin
dal lontano 1928 si era convertito all’Evangelo, aderendo alla
Chiesa metodista. Frequentava i
culti con assiduità ed era sempre presente alle riunioni di studio biblico. Mancherà molto alla comunità, abituata da tempo
alla sua presenza discreta e silenziosa. Durante il culto di domenica 24 marzo, è stato dedicato qualche minuto di raccoglimento alla sua memoria, con
l’inno « Finché ancor ci rivedremo ».
• In occasione della seconda
conferenza sul tema « Giustizia,
pace e integrità del creato », organizzata dal Centro ecumenico
« Salizzato », con la partecipazione del prof. Paolo Ricca, in relazione all’atteggiamento cattolico di fronte all’ecumenismo, Danilo Passini, presidente della nostra comunità, ha sollevato l’angosciosa questione dei matrimoni misti. La Chiesa cattolica — ha detto — si rifiuta di recedere, non certo per
spirito ecumenico, dalle sue posizioni di intransigenza: ancora
i parroci esigono — per celebrare un matrimonio « mixta religio » — l’impegno di entrambi
gli sposi all’educazione cattolica — e non soltanto cristiana — dei figli. Il prof. Ricca ha risposto che purtroppo
in questo campo siamo rimasti
bloccati su posizioni non già
preecumeniche, ma addirittura
preconciliari, non resta che sperare nel futuro e promuovere
iniziative di base, in grado di
scuotere le resistenze delle gerarchie.
ALLE VALLI
Si discute l'8 per mille
La pubblicazione della relazione « Finanziamenti pubblici alle
Chiese valdesi e metodiste: la
questione deH’8 per mille » (cfr.
questo settimanale n. 13/’91) da
parte della, commissione smodale ad referendum (Eugenio Bernardini, Valdo Benecchi, Franco
Calvetti, Claudio Pasquet e Piero Trotta) ha dato il via alle
discussioni nelle assemblee di
chiesa circa la risposta da dare
in vista del Sinodo.
Il nostro settimanale seguirà
la discussione con una serie di
servizi dalle varie chiese e, in
luglio, pubblicherà un quadro
riassuntivo delle varie risposte
delle chiese.
Alle Valli, il II Circuito ha organizzato un’assemblea straordinaria a San Germano il 21 aprile scorso. « Non è cornpito del
Circuito — ha detto il sovrintendente Langeneck — prendere
decisioni in questa materia ma
solo informare i membri dei
concistori sul rapporto della
commissione ». _
Ad informare i membri dell assemblea di Circuito è stato Franco Calvetti, che in un sintetico
intervento ha presentato il documento osservando che il medesimo si limita a rispondere ai
quesiti posti dall’atto smotole
(n. 29 del Sinodo ’90) che chiedeva di sottoporre « alla luce
delle discipline ecclesiastiche e
della prassi applicativa le conseguenze di un orientamento lavorevole a rendere la nostra
chiesa potenziale destinataria
delle scelte dei cittadini-contribuenti ». . .
La commissione ha raggiunto
Incontro con
Francesca Cozzi
VERBANIA — La pastora
Francesca Cozzi, che è stata destinata dalla Tavola anche alla cura delle chiese di Intra, Domodossola, Omegna e Luino, si è incontrata domenica 17 marzo con
le comunità e il giorno successivo con i consigli di chiesa per
un primo confronto con i problemi che dovrà affrontare. La pastora sarà nuovamente in zona
dal 4 al 10 maggio e parteciperà
alle attività delle chiese e incontrerà nuovamente i consigli di
chiesa.
La concezione
della donna
OMEGNA — Venerdì 10 maggio alle ore 21, nel quadro di attività del Centro evangelico d’incontro, Tavo Burat parlerà sul
tema « La concezione della donna dalla società catara a Margherita di Fra Dolcino».
• Il primo marzo, a Miazzina
dove era stata ricoverata d’urgenza, è deceduta improvvisamente
la sorella Elsa Wirth Bossi di
Baveno. Nonostante la sua età
(avrebbe compiuto 101 anni in
aprile), e qualche problema alla
vista e all’udito che l’affliggevano
ultimamente, la signora Bossi si
era mantenuta molto lucida fino
alla fine.
Molto conosciuta nell’ambiente
di Baveno, dove per oltre mezzo
secolo aveva diretto THòtel Regina, la sorella non aveva mai
mancato di partecipare, seppur
lontana, alla vita delle comunità
di Intra e di Omegna. Anche il
suo ultimo pensiero è stato per
la sua Chiesa, chiedendo che i doni in memoria fossero devoluti ad
essa.
Rinnoviamo al fratello, al figlio, alla cara Adelina e a tutta
la famiglia il senso della nostra
solidarietà fraterna.
la conclusione che « l’accettaziOr
ne o il rifiuto dell’8 per mille
non attengono, in senso stretto,
alla sfera delle nostre discipline, della nostra confessione di
fede e anche della nostra eccle-,
siologia ». Si tratta dunque di un
problema di opportunità.
Ed è proprio sull’opportunità
che l’assemblea ha manifestato
pareri diversi. Chi è favorevole
vede l’importanza di questa decisione nel fatto di una maggiore qualificazione del nostro servizio verso il prossimo, chi invece è contrario ritiene che l’accettazione dei finanziamenti pubblici sia in contrasto con i principi ecclesiologici che fondano le
nostre chiese e vede il pericolo di
una deriva di tipo concordatario.
La riunione è servita per chiarire alcuni punti ancora incerti
sul meccanismo di attribuzione
alla Chiesa cattolica e alle altre
chiese.
A Pinerolo, nella stessa mattinata, l’assemblea di chiesa ha
manifestato la propria contrarietà ad accettare l’8 per mille
dell’Irpef. I voti favorevoli all’accettazione sono stati 8, gli
astenuti 11, i contrari 29.
A Bobbio Penice invece la posizione della chiesa è opposta:
solo un voto contrario e un astenuto.
A Pomaretto non si è arrivati
alla decisione e si è preferito ridiscutere la cosa in un’altra assemblea da tenersi in maggio.
La chiesa di Torino non è
giunta al voto ed ha inviato al
Sinodo il verbale della discussione con le varie posizioni.
G. G.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Primo incontro dì musei
protestanti d’Europa
I giorni fra la fine di aprile e l'inizio di maggio segneranno un'ulteriore importante tappa per il Centro culturale valdese di Torre Pellice.
Dal 28 aprile al 1“ maggio infatti, presso la biblioteca della Casa
valdese, si svolgerà il primo incontro dei musei protestanti d'Europa;
all'Interno di questa iniziativa è prevista, per martedì 30 aprile, l'inaugurazione del « Museo del mondo valdese ».
Questo il programma completo delle giornate.
Domenica 28 aprile
Ore 21: » Le valli valdesi ieri e oggi ». Serata introduttiva con partecipazione della corale valdese di Torre Pellice.
Lunedì 29 aprile
Ore 9: " L'Italia moderna fra laicismo e Concordato ».
Intervengono: prof.sa Luisa La Malfa: « Laicità e progetto scuola »; prof. Luciano Musselli: « Rapporti Chiesa-Stato, Concordato e laicità nell'Italia contemporanea »; prof. Giorgio Peyrot:
« Evangelici e laicismo »; dott. Paolo Gay: » Evangelici e Intese ».
Ore 14: « Alla scoperta della vai d'Angrogna », passeggiata storica.
Ore 21: Visita al Museo valdese di Torre Pellice.
Martedì 30 aprile
Ore 9: « Il museo fra mito e testimonianza », tavola rotonda presieduta
dal prof. Giorgio Rochat.
Intervengono; dott.sa Bruna Peyrot; « Storia e identità »; dott.
Daniele dalla: ■ Storia di un museo locale. Torre Pellice 18891990 »; Franco Davite, Enzo Tron, Giorgio Tourn: »Visitando tre
musei alle valli; Prali, Rodoretto, Torre Pellice »,
Ore 14: « Funzione e servizio di un museo protestante oggi »; seminario presieduto dal prof, Pierre Bolle.
Ore 17: Inaugurazione del « Museo del mondo valdese », alla presenza
delle autorità e del moderatore della Tavola valdese. Presentazione e visita a cura del conservatore Paolo Gardiol.
Ore 21: Concerto pubblico offerto dal violinista Daniele Gay e dalla
pianista Lucia Grassi.
Mercoledì 1° maggio
Ore 9: » Valutazioni finali »; dibattito presieduto dal dott. Franco Calvetti.
Ore 10: Culto nel tempio dei Coppieri; presiedono i pastori Bruno Rostagno e Yo Ludwig.
Ore 12; Chiusura dei lavori.
4
4 vita delle chiese
26 aprile 1991
TORRE PELLICE
PRIMO DISTRETTO
Immigrati evangelici
Un’animazione musicale un po’ diversa ha preceduto l’agape fraterna
e l’incontro pomeridiano con la comunità - Una giornata di scambio
Ad accogliere a Torre Pellice il
pastore Claudio Pasquet, domenica 14 aprile, c’erano anche dei
fratelli extracomunitari provenienti dalle comunità evangeliche
di Torino e di Pinerolo.
Con l’esecuzione di due inni di
lode durante il culto è infatti iniziata la giornata organizzata dalla Commissione migranti, che è
poi proseguita con il pranzo alla
foresteria e con un pomeriggio
comunitario.
L’incontro con gli immigrati
evangelici era programmato da
tempo nel quadro delle iniziative
promosse dalla Commissione e
volte nel loro insieme a sensibilizzare la comunità su temi quali
l’immigrazione, il razzismo, rincontro e la convivenza di culture
diverse anche alla luce di una
fede comune e di una comune appartenenza confessionale.
La risposta all’iniziativa è stata buona. L’assemblea che durante il culto ha assistito ai canti
ritmati del piccolo coro di fratelli e sorelle africani ne ha sottolineato l’apprezzamento con un
caloroso applauso. Molto gradita
è risultata anche la sorpresa gastronomica consistente in un
piatto nigeriano a base di riso,
carne, banane e peperoncino che
gli ospiti avevano preparato e
che è stato distribuito tra coloro che hanno preso parte al
pranzo, tra cui un gruppo di svizzeri in visita alle valli di passaggio in foresteria.
Un giro di presentazioni è stato fatto nel pomeriggio, dopo
una breve introduzione del pastore Kenneth Hougland sull’attività della comiinità di lingua in
Torre Pellice, 14 aprile: il gruppo degli immigrati evangelici residenti
a Torino.
glese, a cui fanno riferimento i
fratelli extracommiitari, che si ritrova presso il tempio valdese di
corso Vittorio a Torino.
Provenienti da Nigeria e Ghana, membri di chiese di ispirazione pentecostale nel loro paese
di origine, la maggior parte di
questi immigrati vive e lavora a
Torino, in situazioni talvolta precarie. Il culto domenicale rappresenta per essi, al di là del suo
significato religioso, un’occasione
per ritrovarsi.
Al reciproco scambio di informazioni gli ospiti hanno fatto seguire ancora im breve momento
musicale, eseguito con grande
partecipazione, prima di intra
prendere la visita al museo che
ha suggellato la loro visita a Torre Pellice. La signora Diana Beerbohm li ha gentilmente guidati,
fornendo loro le spiegazioni e
riassumendo brevemente la storia valdese in lingua inglese.
Per alcuni è stata la prima gita
fuori Torino, come ha detto il pastore Hougland che insieme alla
moglie Ann li ha accompagnati
durante questa giornata. Da parte nostra non possiamo che rallegrarci per l’awenuto incontro ed
auspicare che lo scambio tra le
due comunità prosegua nel tempo, anche accogliendo il loro invito a ricambiare la visita.
Sergio Franzese
FRALI — Il tradizionale incontro delle corali valdesi avrà
luogo quest’anno domenica 5
maggio 1991 ad Agape.
La giornata è pensata come
apertura dei festeggiamenti di
quest’anno in occasione dei 40
anni dell’inaugurazione del Centro.
L’incontro si svolgerà in modo
un po’ diverso dalle feste di canto abituali. Ci piacerebbe poter
coinvolgere non solo le corali,
ma anche altri gruppi e persone,
bambini, ragazzi e adulti, che
fanno musica strumentale o canto.
Cominceremo la lesta di canto
alle ore 9,15 nel tempio di Prali
con la prova dei cori riuniti, seguita alle ore 10 da un breve
culto insieme alla comunità locale. Vorremmo utilizzare la giornata anche per imparare sul posto qualcosa di nuovo, cantando
e suonando in diversi gruppi. Nel
pomeriggio, alle ore 15, ci sarà
il concerto.
Il programma prevede le esecuzioni dei cori riuniti, dei brani
preparati in anticipo dai vari
gruppi e la presentazione dei risultati dei lavori fatti in mattinata.
• Nei giorni che vanno da lunedì 22 aprile a martedì 14 maggio il pastore sarà assente da
Prali in quanto in missione in
Scozia, per conto della Tavola
valdese.
In caso di bisogno rivolgersi
ai pastori Sergio Ribet, Agape,
tei. 807514 oppure Renato Coìsson, Pomaretto, tei. 81288.
Culto EGEI
VILLAR PELLICE — Ringraziamo sentitamente i giovani del
gruppo PGEI di Pinerolo per il
messaggio che ci hanno rivolto
nel culto che essi hanno presieduto domenica 21 aprile.
• Un benvenuto ad Alex di
Gianclaudio Davit e di Catia
Charbonnier, gerenti della Cooperativa di Bobbio Pellice, con
l’augurio di ogni benedizione del
Signore sui componenti della famiglia.
• Sabato 13 aprile si sono uniti in matrimonio Marco Charbonnier e Mara Baridon, che si
stabiliscono a Villar ed ai quali
rinnoviamo l’augurio che il Signore sia sempre l’ospite del loro focolare.
• Dopo lunga infermità ci ha
lasciato presso la Casa Miramonti la sorella Elena Meyron ved.
Armand Ugon all’età di 86 anni; ai familiari rinnoviamo la
fraterna solidarietà della Chiesa
e nostra.
® Domenica 5 maggio, alle ore
10.15 (anticipo di 15 minuti),
culto e assemblea di chiesa per:
lettura della relazione morale e
finanziaria del concistoro; elezione di tre deputati e supplenti alla Conferenza distrettuale e
di due deputati e supplenti al
Sinodo; eventuali varie. I membri comunicanti, ma soprattutto i membri elettori, sono invitati ad essere presenti.
Assemblee di chiesa
PRAROSTINO — Per domeni
ca 28 aprile sono stati fissati
due importanti appuntamenti:
alle ore 10, assemblea di chiesa
per l’elezione dei deputati alla
prossima Conferenza distrettuale e al Sinodo, nonché per la
nomina del cassiere il cui incarico è scaduto; nel pomeriggio,
dalle 14.30 in poi, vi sarà il bazar per il quale l’Unione femminile e altri volontari hanno
Catecumeni
ad Agape
Un gioco di animazione simula la necessità di
...ricostruire la chiesa: cosà occorre fare?
E’ stato un bell’incontro! Con
queste poche parole potremmo
riassumere l'impressione lasciata
dal week-end di studio organizzato ad Agape nei giorni 13 e 14
aprile dal I Distretto e che ha
raccolto i catecumeni del terzo
e del quarto anno.
Già dal sabato pomeriggio ci
siamo ritrovati in una quarantina
di ragazzi, che sono diventati
ottanta la domenica, per discutere sul tema (che parodiava il
titolo di un famoso libro) « Tutto ciò che avreste voluto sapere
sulla Chiesa valdese e che non
avete mai osato chiedere ». Come
spesso succede, però, abbiamo
parlato di tanti argomenti e ci
siamo conosciuti attraverso giochi, canti e chiacchierate. Il momento principale della riflessione
si è concentrato nella domenica
mattina e si è articolato attorno
ad un gioco di animazione che
potremmo definire « catastrofe
nelle valli valdesi »: dovevamo
immaginare di essere i superstiti
di un terribile terremoto, a causa
del quale erano morti tutti i pastori, erano distrutti i templi...
ed a noi toccava il compito di
ricostruire la Chiesa. Divisi in
gruppi dovevamo proporre una
serie di interventi per la ripresa
della vita comunitaria ed ecclesiastica; un non indifferente sforzo di fantasia! Il lavoro si è concluso con un momento di raccoglimento costituito da canti, preghiere e letture bibliche proposte
dagli stessi partecipanti. Il tempo
è trascorso in modo vivace e crea
tivo, grazie anche all’organizzazione dei bravi e simpatici animatori. Ci auguriamo che altri
incontri del genere possano avvenire in futuro.
S. R.
AVIGLIANA
30 anni di
Viila
Grazialma
MERCOLEDÌ’ 1“ MAGGIO ’91
Programma:
ore 12.30: pranzo al sacco, tutti insieme in giardino
con le proprie sedie da campeggio;
ore 14.30: inni d’insieme
con chitarre;
ore 15: culto di ringraziamento al Signore, presieduto
dal pastore Saverio Guarna,
presidente dell’UCEBI;
ore 15.50: saluto ai presenti del segretario del Comitato direttivo della Casa,
Stefano Marcinnò;
ore 16: concerto musicale: Corale evangelica di Torino; orchestra sinfonica: « I
filarmonici » di Torino.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
5 maggio: festa di canto
confezionato oggetti vari, dolci
e pane per la vendita. Un servizio di buffet funzionerà nel
presbiterio.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica prossima 28 aprile si
svolgerà l’assemblea di chiesa
elettiva dei deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale;
il culto, alle ore 10, si terrà nella sala Beckwith.
SAN GERMANO — L’assemblea di chiesa, riunitasi domenica scorsa sotto la presidenza
di Claudio Richiardone, ha eletto quali rappresentanti della nostra comunità alla Conferenza
distrettuale i fratelli Ileana Borre! Lanfranco, Renato Long e
Andrea Ribet (supplenti Franco
Pornerone, Renato Ribet ed Elvira Valente Long) ed al Sinodo Clemente Beux e Monica Codino (supplenti Paolo Guglielmino e Renato Long).
• Il bazar di domenica 14 ha
dato esito molto soddisfacente
procurando così una gran gioia
alle sorelle dell’Unione femminile cui va un vivissimo grazie
per la non indifferente mole di
lavoro effettuato durante tutto
Tanno ed il cui impegno è stato molto apprezzato dalle numerose persone accorse alTormai tradizionale appuntamento
di primavera.
PRAMOLLO — Domenica 28
aprile si terrà un’assemblea di
chiesa per la nomina dei deputati alla prossima Conferenza distrettuale e al Sinodo.
• All’età di soli 54 anni ci ha
lasciati Mario Sappè (Pellenchi)
dopo una breve, ma inesorabile
malattia. Ai familiari, ed in mo
do particolare alla moglie, alla
mamma ed al fratello, esprimiamo la più profonda solidarietà
cristiana della comunità tutta,
nella certezza che il Signore li
sosterrà in questa dura prova.
• Ringraziamo di cuore Miriam Vinti e Florence Jones Vinti per i messaggi che ci hanno
rivolto nel corso dei culti da loro presieduti.
ANGROGNA — Domenica 28
aprile con inizio alle ore 10 è
convocata nel tempio del capoluogo l’assemblea di chiesa. Tra
i punti all’ordine del giorno: lettura e approvazione della relazione morale per Tanno ’90-’91,
nomina dei deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale e
dei revisori dei conti, esame e
approvazione del nuovo ‘ regolamento del cimitero di Angrogna.
Oltre ai membri elettori, anche i membri comunicanti della nostra chiesa sono caldamente invitati a partecipare.
Solidarietà
RORA’ — Dopo lunga malattia è mancata all’affetto dei suoi
cari Clodina Rivoira, di anni 78.
La comunità rorenga esprime ai
familiari ed ai parenti la propria solidarietà nel dolore per
il distacco.
Deputazioni
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa ha eletto quali deputati al Sinodo Milena Martinat
e Andrea Coucourde (supplenti
Jean-Daniel Coisson e Giovanna
Calvetti) e alla Conferenza distrettuale Silvano Bertalot, Flavio Micol e Fabrizio Genre (sup
plenti Vilma Long e Guido Peyrot).
• La cristiana simpatia della
comunità va alla famiglia di Italo Clapier, deceduto martedì 16
aprile.
Graditi ospiti
BOBBIO PELLICE — Il cui
to di domenica 14 aprile è stato caratterizzato anche dalla
gioiosa presenza di un gruppo
di oltre trenta persone provenienti da Aarau (Svizzera tedesca) in visita al monumento di
Sibaud e che hanno voluto partecipare anche al bazar pomeridiano.
• Un fraterno ringraziamento
a tutti quelli che hanno collaborato con l’Unione femminile
alla realizzazione del bazar; in
particolare ad Ugo Dastrù che
ha messo a disposizione le proprie attrezzature per la produzione delle torte.
• L’assemblea di chiesa ha deciso di aumentare di circa il
10“'o la propria contribuzione alla cassa centrale.
• Il culto di domenica 5 maggio sarà presieduto dal predicatore locale Umberto Rovara.
Viaggio a Ginevra
VILLASECCA — Dal 20 al 22
maggio un gruppo della comunità
si recherà a Ginevra per assistere alle celebrazioni per Tanniversario della Riforma nella
città (21 maggio 1536). Ci sarà
occasione di conoscere la Ginevra storica, città di Calvino, e
quella moderna, centro del mondo ecumenico ed internazionale.
Adesioni presso il pastore Ludwig Schneider (tei. 808817).
5
26 aprile 1991
vita delle chiese 5
LA CHIESA DI FIUME E ABBAZIA
Una comunità che risorge
La vicenda appassionante delle comunità composite per lingue e cultura, ma unite nella fede - Gli anni della guerra e quelli dell’esilio - I popoli di confine, scontro o dialogo?
H 19 febbraio scorso Vlasta
Akacic, evangelica, conoscitrice
delle lingue croata, tedesca e italiana, ci scriveva una lettera piena di fede, della quale riferiamo
l’essenziale: «Dopo molti anni,
il 3 febbraio, abbiamo avuto per
la prima volta un culto con la
Cena del Signore, nella sala di
via Dezmanova 3. Eravamo in
sette fedeli. Ero convinta che
non ci fossero più evangelici a
Rijeka; così ragionavo con la
"sorella Vera”, prima di Natale.
Chi ci riunisce è il pastore Lino
Lubiana, norvegese, figlio d’istriani, abituato a parlare in casa
l’istriano, inviato dalla Chiesa
evangelica di Zagabria, via Gunduliceva 28. Avevo assistito ad
un culto del venerdì santo nel
1972: erano presenti alcune persone anziane, di origine ungherese; c’era anche una giovane,
anch’essa oriunda ungherese. Mi
parlava di una scuola domenicale alla quale aveva partecipato.
Ora ricominciamo e a Pasqua
terremo il culto con Santa Cena.
Riprenderò la ricerca dei protestanti, che torneranno a farsi
vivi con una fede vivente ».
Nel 1921 la comunità evangelica si affiliava alla Chiesa valdese in Italia, in seguito al riassetto dei confini nazionali dopo la
prima guerra mondiale, ed accoglieva i pastori Arnaldo Comba
(dal 1920 al 1926), Corrado dalla
(1926-1932), Valdo Vinay (19321940) Carlo Gay (1940-1947).
Composizione sociale: la comunità fiumana era in prevalenza
costituita da famiglie tedesche
20%), altre nazionalità: svizzeri,
pochi italiani, cecoslovacchi, inglesi, ecc... Professioni: impiegati, albergatori, dentisti, marinai,
operai. Ad Abbazia: liberi professionisti, negozianti, proprietari
di alberghi e pensioni.
Culti, catechismi: secondo gli
accordi, i culti a Fiume sono stati
tenuti in italiano. A Natale e a
Pasqua, il pastore Musjnai veniva
da Budapest e teneva un culto
e uno studio biblico in lingua
magiara, con viva partecipazione
di cattolici e protestanti.
Ad Abbazia, a domeniche alterne, la predicazione fu tenuta in
tedesco e in italiano. La Santa
Gena era amministrata con il
pane per i riformati e con l'ostia
per i luterani. Così ai ragazzi
l’istruzione catechetica avveniva
con il « Piccolo catechismo » di
Lutero e con il Catechismo di
Calvino, con una forte sottolineatura biblica.
Un clima di
grande unità
La fase
dell’unificazione
Fino al 1920, la chiesa era stata
curata dai pastori Ambrus e Giacomo Schmidt, ed era collegata
alla Chiesa riformata unita di
Ungheria. La sala di culto di
Fiume era situata in via Pascoli,
quasi di fronte al Liceo classico.
Per anni, la piccola comunità
aveva raccolto denaro per comprare una sala. Fu, con l'aiuto
del Sinodo riformato dei Paesi
Bassi e della Società « Gustav
Adolf » di Svezia che, nel 1935,
la Tavola valdese procedette all’acquisto della cappella di via
Pascoli.
La Chiesa evangelica di Abbazia, di confessione luterana
(augustana) e riformata (elvetica), ayeva avuto quale guida il
pastore Gerhard Zoeller, di lingua tedesca, fino al maggio 1921.
Da allora, la Chiesa valdese ne
fu incaricata. Così le comrmità
si unirono nella Chiesa detta di
Fiume-Abbazia.
La cura pastorale, già sotto
l’Ungheria, si estendeva lungo la
costa dalmata, da Susak a Buccari. Novi e Segna. Sotto l’Italia,
venne allargata alTIstria, da Pisino ad Albona fino a Pola, curata
dalla Chiesa metodista.
La famiglia del pastore Corrado
Jalla a Fiume nel giugno 1932.
tedeschi, ungheresi. Nel 1947, egli
predica in Zagabria, in francese.
Il pastore Edgar Papp viene a
Fiume. La comunità di Zagabria
accoglie i nostri gruppi... assai
ridotti. Il Ministro dei culti (un
prete cattolico, che conosce Roma, le nostre comunità di piazza
Cavour e di via IV Novembre)
viene informato degli accordi.
Come già avvenuto per noi nel
T921, informiamo che gli immobili connessi con il culto restano
legati in dotazione alle comunità
di Fiume e di Abbazia. Dopo la
partenza di Edgar, il seniore di
/.igabria è Waldo Deutsch con
d pastore Lino Lubiana.
Nell’estate 1947, il pastore Gay
rientra in Italia, più o meno nella settimana in cui il vescovo
cattolico è trasferito a Pisa ed
è sostituito dal vescovo croato.
Ad Abbazia verranno pastori
tedeschi in estate e provvederanno alle riparazioni della casa e
della chiesa.
La vita comunitaria si svolse
per anni in un clima di profonda
armonia ed affetto. Le differenze
confessionali e nazionali non ne
spezzarono mai l’unità. I ricordi
di una unità essenziale come cemento fraterno sono rimasti luminosi attraverso i tempi di guerra e del dopoguerra. La Relazione
annua del 1945 al Sinodo suona
così: « La nostra chiesa di FiumeAbbazia ha superato con fermezza di fede le gravi difficoltà incontrate sinora e derivanti da
bombardamenti, combattimenti,
carestie. Essa è stata per molti
la casa spirituale, nella quale
hanno sentito aleggiare la libertà dello Spirito nelle ore più
oscure e la potenza della carità
e del perdono nelle ore dell’odio.
In momenti in cui gli attriti, i
risentimenti, le delusioni sono
più facili ad esplodere, sentiamo
costante il dovere d’innalzare, al
■ di sopra di tutte le bandiere
terrene, la croce, speranza unica ».
Da un vecchio taccuino abbiamo tratto i nomi delle famiglie
del 1945: un complesso di 700
persone; 35 giovani erano sotto
le armi (partigiani e repubblichini ih Italia; tedeschi, croati, cecoslovacchi in Germania,
Russia, Cecoslovacchia). Una dispersione di famiglie che apprendono la morte dei loro figli ed
insieme li piangono. Intanto, le
loro case sono distrutte dai bombardamenti degli alleati...
Durante la seconda guerra
mondiale, la comunità si raccoglie regolai'mente: l’Unione fem
minile a Fiume si riunisce in
casa Wiltsch. Ad Abbazia, in casa
Wenzel e Macchierò, vediamo apparire vari soldati ed ufficiali
tedeschi: trattasi di pastori della
Chiesa evangelica tedesca e fanno
parte della Chiesa confessante.
Sono pessimisti sull’esito della
guerra. Uno di loro dice: dopo
Hitler verrà Himmler. Uno più
anziano, oriundo di Königsberg
(la patria di Emanuele Kant),
di nome Schmittat, predica ad
I gruppi
pentecostali
A Fiume, come stabilito, con
il rispetto delTintesa, mentre la
nostra cappella viene abbattuta
insieme al condominio di cui
fanno parte i locali, il Comune
di Fiume dona in cambio i locali di via Dezmanova (già via
Crispi) dove, come ci dice la so
Una veduta generale di Fiume.
Abbazia in tedesco ma la sua
predica, molto barthiana, non
incanta la piccola comunità, ansiosa della propria sorte.
L8 settembre vede il passaggio di soldati e carabinieri italiani che, passando per Monte
Maggiore, finiranno nelle mani
dell esercito germanico in ritirata. Le leggi razziali colpiscono
alcune famiglie non ancora partite per Trieste, Venezia, Alto
Adige.
L’esilio del
dopoguerra
Pramollo, 1938: il gruppo di Fiume partecipa ad un campo giovanile.
Dopo la seconda guerra mondiale, la comunità continua la
sua attività. Ma inizia la partenza degli italiani. L’esilio continua
Si paria di 350.000 giuliani, istriani e dalmati. Molti conosceranno
i campi profughi di Capua, Follonica. Latina, Arezzo. Si aggiungeranno a loro gli ungheresi del
1,956, i cecoslovacchi. Gli evangelici saranno identificati al canto
degli inni della loro confermazione. Partenze per l’Australia, il
Canada, gli Stati Uniti.
D’accordo con i Consigli di
chiesa, il pastore Gay prende
contatti con la Chiesa evangelica
di Zagabria, formata da croati.
SOLIDARIETÀ’
Per
le vittime
della guerra
Nel quadro della sua azione
umanitaria a favore delle vittime della guerra del Golfo, il Consiglio delle chiese del Medio
Oriente (MECO ha lanciato un
appello alle chiese di tutto il
mondo chiedendo loro di dare
assistenza ai profughi iracheni,
in maggioranza curdi, i quali
stanno fuggendo in Turchia e in
Iran. Tale aiuto viene chiesto
con la convinzione che la precedenza deve essere data all’essere umano rispetto ad ogni altra considerazione di carattere
politico, etnico e religioso.
Gli organismi di chiese internazionale hanno risposto, in coL
laborazione c tramite il Segretariato per il pronto intervento
del Consiglio ecumenico delle
chiese (CEO, mandando alimenti ricchi di proteine, coperte,
materassi, tende e infermerie
mobili. Diversi aerei porteranno
questi soccorsi nelle città di
Diyarbakir e Van, nel sud della Turchia. La distribuzione verrà assicurata dalle chiese locali
insieme all’UfBcio per gli aiuti
d’emergenza del MECC, in collaborazione con le autorità locali e la Società della Mezzaluna rossa turca. I primi soccorsi aerei sono stati mandati dalle chiese danesi e sono giunti
a Diyarbakir mercoledì 10 aprile. Altri sono seguiti nella stessa settimana.
Intanto il MECC porta avanti
la sua assistenza umanitaria all’Iraq, nel quadro dell’appello
lanciato all’inizio della guerra
del Golfo. Questa assistenza verrà facilitata dalle chiese locali
e dalle autorità ufficiali irachene e svolta in collaborazione
con la Mezzaluna rossa irachena che, di recente, ha accettato
di mandare una parte dei soccorsi del MECC alla popolazione di Basra e di Kirkuk.
Il nostro fondo di solidarietà (ccp. 11234101 intestato a La
Luce Fondo di solidarietà via
Pio V, n. 15 - 10125 Torino) continua la raccolta di fondi che
vanno a sostenere questa iniziativa delle chiese del Medio
Oriente.
rella Akacic, oltre alla comunità
evangelica, sono ospitati due
gruppi pentecostali, formatisi
spontaneamente nella città.
Storicamente, i popoli di confine dovrebbero essere strumenti di comunicazione e d’integrazione di culture. Accade invece
che divengano luoghi di scontri
e di avversità. Pochi sono gli
scrittori che, come Fulvio Tomizza, istriano, sappiano parlare una
lingua diversa dalla confusione
babelica.
Ai fratelli di Fiume, Abbazia
e Fola il pastore Valdo Vinay,
nel febbraio 1947, al tempo della firma del Trattato che consegnava Fiume alla Jugoslavia, scriveva queste parole: « La fede
dcll’Evangelo non termina ai confini della patria e della latinità.
Anche gli slavi del sud hanno
accettato Cristo ed è appunto in
Cristo che voi dovreste cercare
lo spirito e l’amore per superare le presenti difficoltà e per risolvere il millenario problema
della vostra storia di vicinato e
di convivenza col popolo croato ».
Tempo di un’Europa « nuova »,
nella quale l’Evangelo suonerà
come il canto del gallo di Pietro?
• Sempre a favore dei curdi
segnaliamo l’iniziativa del presidente della Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia che
all’indomani di Pasqua ha scritto alle chiese facenti parti il
Consiglio ecumenico delle chiese la lettera che pubblichiamo
qui sotto.
A cura di
Sauro Gottardi e Carlo Gay
Care sorelle e cari fratelli,
desideriamo esprimervi la nostra viva preoccupazione per il popolo curdo, sul quale si sta abbattendo una
repressione di straordinaria durezza; e
vorremmo pregarvi di intervenire presso i vostri governi affinché essi premano energicamente sul governo iracheno in vista di un immediato « cessate il fuoco » e di un negoziato che
conduca a un riconoscimento dei diritti di questa martoriata minoranza.
Siamo ben consapevoli del fatto che
il problema dei diritti del popolo curdo va al di là dei confini dello stato
iracheno: ma ora la più flagrante violazione dei diritti dell'uomo si compie aH'interno di quei confini ed è
perciò che riteniamo un intervento oggi particolarmente urgente.
Più tardi (ma, speriamo, non troppo
tardi) l'auspicata conferenza per la pace, la sicurezza e la cooperazione in
Medio Oriente potrà impostare una soluzione di questo problema nel contesto di democratizzazione e di rispetto delle particolarità etniche e culturali, senza che la ragion di stato pre- .
valga ancora una volta sui diritti dei
popoli.
In questa speranza, e nella luce della Pasqua che abbiamo appena celebrato, vi salutiamo con trepidazione
e speranza.
Giorgio Bouchard
presidente della FCEI
Roma, 3 aprile 1991
6
6 prospettive bibliche
26 aprile 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La tentazione nel Nuovo Testamento - 3
« Allora Gesù fu condotto dallo
Spirito su nel deserto, per esser tentato dal diavolo »...
(Matteo 4: 1 ss.)
Qui, non dobbiamo avere esitazioni:
sono proprio le parole « tentare », « tentazione », che saraimo impiegate in questi
episodi della vita di Cristo in cui l’uomo
o il demone gli chiede di cambiare messianità.
Il racconto chiamato « tentazione » nell’evangelo di Matteo (4: 1-11), come in
quello di Luca (4: 1-13), si presenta come
una scena grandiosa che costituisce, in qualche modo, il portico della vita di Cristo.
Conviene notare, prima di tutto, il luogo
dove avviene la tentazione: il deserto
(4: 1), come nell’episodio di Massah dove
Israele aveva « tentato Dio » (Esodo 17: 7),
chiedendogli incessanti miracoli, volendo
che Dio diventasse un Dio che egli possedesse. Il demone si mette qui al posto del
popolo e Matteo non esita a chiamarlo « il
tentatore » (4: 3). Del resto, Gesù lo capisce subito. E’ per questo che lo ascolta attentamente: è la voce del popolo che sente!
Occorre poi notare la durata della tentazione, che neppure essa è casuale: « 40
giorni e 40 notti » (4: 2). « 40 giorni di
digiuno » per 40 anni di peregrinazioni durante i quali il popolo ebbe spesso fame,
come in Esodo 16: 3, anche se ebbe soprattutto sete, come a Massah e Meribah.
Ma, stranamente, nello stesso tempo in
cui è al posto del popolo che, avendo fame e sete, tenta Dio, Gesù è anche al posto
del Dio tentato, al quale vengono dati ordini: « Ordina » (4: 3), « buttati giù » (4: 6).
Gesù subisce la stessa tentazione del Signore nel deserto. Nessun testo dei sinottici testimonia meglio della signoria di Cristo, vicario della signoria di YHWH. Giovanni
Battista aveva confessato solo (indirettamente) la filialità divina di Cristo. Il diavolo confessa, per primo, la divinità di Cristo. Perciò adopera con lui lo stesso linguaggio che il popolo adoperava con
YHWH, Gli chiede la stessa trasformazio
Nella leggenda del grande inquisitore, Dostoevskij ha scritto una
pagina di ineguagliabile profondità sulla tentazione di Gesù. R. de
Pury ci ha lasciato uno studio memorabile, dal titolo « Alle origini
della libertà » : anche questa un’interpretazione aff ascinante del racconto della tentazione. Lo studio di A. Maillot che presentiamo in questa pagina ci svela altri aspetti del problema della tentazione, che tocca
il cuore stesso della messianità di Gesù. Con questo studio, tratto, coirne
i precedenti, dal settimanale francese « Réforme », concludiamo la serie
di riflessioni sulla tentazione nel Nuovo Testamento, (red.)
ne: cessare di essere quello che è per diventare quello che egli, il diavolo, desidera
che sia. Questa è la vera tentazione: chedere a Dio, sotto i pretesti più pii, in nome del suo amore per gli uomini, di non
essere quello che è, ma di essere al servizio
dei desideri dell’uomo. Il racconto della
« tentazione » permette così una rilettura
cristologica dell’episodio di Massah,
Un Messia solidale
con tutta l’umanità
Veniamo alle tre tentazioni alle quali
Cristo è sottoposto. Tutt’e tre sono aperte
da un « se » davvero demoniaco. La prima
è quella del pane (4: 3). E’ la tentazione
del pane per tutti, eco della manna data
agli israeliti (Esodo 16: 31). Cristo dimostrerà che poteva nutrire per sempre un
mondo affamato, con la moltiplicazione dei
pani (Matteo 14: 13-21). Ma era, allora, il
maestro discreto di questa moltiplicazione.
La seconda tentazione è quella del circo (4:
6), ossia della messianità evidente e efficiente, onde tutti siano conquistati dalle
meraviglie che vedono. Gesù riconosce qui
l’episodio di Massah (Deut. 6: 16): «Non
tenterete l’Eterno, il vostro Dio, come lo
avete tentato a Massah »). La sua risposta
riveste due significati: rifiuto di mettere
Dio alla prova, così come ha fatto il popolo tentatore, e accettazione del posto del
Signore tentato. Terza tentazione infine:
quella del potere (4: 9). Il principe di questo mondo propone di dare il potere a Cristo, a condizione che egli gli riconosca un
ALPHONSE
MAILLOT
I miracoli
di Gesù
iOK)la per •jot’X) loy^i
ALPHONSE MAILLOT
I MIRACOLI DI GESÙ’
Torino, Claudiana, 1990, L. 19.000
Alphonse Maillot, pastore della Chiesa
riformata di Francia, è uno specialista
di divulgazione biblica e noto predicatore. / suoi commenti, spesso pubblicati
su giornali e periodici vari, uniscono
una solida esegesi, seriamente documentata, ad una vasta leggibilità; sono
animati da una profonda spiritualità e
da uno humour acutissimo che li rende
memorabili.
II presente è il primo libro di A. Maillot
tradotto in italiano.
posto. Tentazione sottile, poiché consiste
nel suggerire a Cristo di adottare una signoria evidente, onde evitare agli uomini
di soffrire a causa della scelta che essi
rischiano di fare dandosi cattivi maestri,
qualora Cristo rimanga in incognito. Non
penetreremo mai abbastanza in questa vera
tentazione di Cristo, incastrato non tra il
male, ossia il diavolo, e il buon Dio, ma
tra un amore quale lo reclamano gli uomini e un amore che lascia gli uomini liberi,
esitanti e sofferenti; tra un mondo « perfetto » in cui il diavolo regnerebbe su dei
robot e un mondo difficile in cui si può
soltanto credere, cioè scommettere, soffrire
e a volte vincere, in cui è il Crocifisso che
regnerà con e non su dei fratelli.
E’ a questa tentazione che Cristo ha dovuto far fronte per tutta la sua vita. E’ a
questa che egli non si è mai sottomesso.
Sarebbe sbagliato pensare che Cristo abbia conosciuto la « vera » tentazione, quella che consiste nel cambiare messianità,
soltanto all’inizio del suo ministero. Al
contrario. Il racconto chiamato « La tentazione » (Matteo 4: 1-11) è il prototipo
della lotta che dovette combattere durante
tutta la sua esistenza.
Ma il Messia non può
essere crocifisso!
Luca lo lascia intendere, alla fine del
suo racconto della tentazione (4: 13): « Allora il diavolo, finita che ebbe ogni sorta
di tentazione, si partì da lui fino ad altra
occasione » (traduzione Riveduta). Qualunque sia la traduzione. Luca fa capire che
si tratta solo di una pausa. Matteo, quando
riferisce la reazione di Pietro all’annuncio
della Passione, lo mette in evidenza, al capitolo 16: (Gesù spiega che deve soffrire)
« Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai. Ma Gesù,
rivoltosi, disse a Pietro: Vattene via da me.
Satana; tu mi sei di scandalo. Tu non hai
il senso delle cose di Dio, ma delle cose
degli uomini » (vv. 22-23). Pietro, rifiutando
che il Messia debba soffrire e morire, affermando soprattutto che egli, detentore « delle chiavi del Regno » (v. 18), sa che questo
rifiuto è la volontà stessa di Dio, diventa
il diavolo stesso. Infatti, egli tenta davvero Gesù cercando di farlo cadere (« scandalizzare ») fuori del suo personaggio di
Messia. Si tratta sempre della stessa tentazione di Cristo, anche se il termine non viene usato qui. Allo stesso modo, nell’episodio della « moltiplicazione dei pani » (Giovanni 6: 1-13), dopo aver nutrito gli uo
mini, Gesù viene percepito da loro come
« il Profeta », il Messia che essi vogliono
incoronare re (vv. 14-15), mentre la sua vera
regalità è quella del Crocifisso (cap. 19: 19
ss.). Per evitare questa regalità proveniente
dagli uomini. Cristo si sottrae e si isola:
« Gesù quindi, sapendo che stavan per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo
sul monte, tutto solo » (Giovanni 6: 15).
E’ probabile che, a Getsemani, Cristo affronti di nuovo questa tentazione. Sentendo l’imminenza della sua Passione, egli esita, non di fronte alla propria morte in
quanto tale, ma a causa del malinteso che
essa rischia di generare, dato che lo fa apparire come un non-Messia, un Messia morto; deve passare da lì per diventare pienamente il Messia. Per questo, chiede a Dio
se non ci sarebbe un’altra via (Luca 22: 42:
« Padre, se tu vuoi, allontana da me questo
calice »).
L’ultima
di Gesù
tentazione
La peggiore tentazione, però, viene affrontata sulla croce. Si ritrovano qui i
« se » dei racconti della « tentazione » di
Matteo e di Luca: « Se tu sei Figliuol di
Dio, scendi giù di croce! » (Matteo 27: 41),
« S’è confidato in Dio; lo liberi ora, s’Ei lo
gradisce » (v. 43), « Se tu sei il re de’ Giudei, salva te stesso! » (Luca 23: 37), ecc.
Da notare che Marco, il quale non riferisce
in dettaglio il racconto della « tentazione »,
non riprende i « se » di Matteo e di Luca
per evocare la crocifissione. Eppure questi
« se » sono lì, in filigrana, benché non
espressi, fino al momento in cui Cristo
« rendè lo spirito » (Matteo 27: 50 e Luca
23: 46). L’ultima tentazione di Cristo si
manifesta qui: scendere giù di croce, non
lasciare mai più gli uomini nel dubbio, provando a tutti che egli è il Messia... e diventare ipso facto l’Antecristo!
Ci viene pertanto da sorridere della puerilità di un certo film a proposito della
« ultima tentazione » di Cristo e delle liti
stupide che ne vennero fuori. Questa pseudo « ultima tentazione » non è nulla in confronto alla tentazione evangelica e cosmica
della potenza trionfale: non è certo quella
che metterebbe in pericolo la salvezza del
mondo. Purtroppo, la chiesa ha sempre sbagliato tentazione ed ha, nello stesso tempo,
ingannato le proprie pecorelle sulla prima e
« ultima » tentazione di Cristo: scendere
dalla croce per diventare un Cristo trionfante. Ma non sarebbe, per caso, perché essa stessa è caduta spesso nella tentazione
del potere, perfino in teologia, che voleva
Irrefutabile, che la chiesa ha fatto scivolare la tentazione quasi unicamente verso
la tentazione sessuale?
Tuttavia, se davvero si parla di « tentazione » nel Padre nostro, è prima di tutto
della tentazione di evitare la croce per la
gloria e l’evidenza. Bisognerebbe pregare:
« Padre nostro... evita alla tua chiesa la tentazione del potere »!
Alphonse Maillot
(traduzione di Jean-Jacques Peyronel)
7
26 aprile 1991
area rioplatense
RIO DE LA PLATA - SI E’ TENUTA A FEBBRAIO LA XXVII SESSIONE
Un Sinodo senza sorprese
Verso una nuova liturgia per il culto pubblico - I matrimoni interconfessionali e il ministero pastorale - A settembre si terrà la sessione congiunta con le Chiese riformate - Una conferenza sul cinquecentenario colombiano
Domenica 17 febbraio, in una
calda giornata d’estate, si è tenuta
la 2T sessione sinodale delle Chiese valdesi del Rio de la Piata.
Il Sinodo si è aperto con un
culto presieduto dal pastore David Baret.
La sua predicazione, basata sul
testo di I Re 19: 1-18, ha introdotto il «clima del Sinodo»: i
due avvenimenti internazionali
centrali per la vita del mondo e
delle chiese, la guerra del Golfo e
la settima Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, che
si teneva in quei giorni a Canberra (Australia).
L’opposizione ad un regime idolatrico e crudele, quale quello di
Acab e Jezebel, si manifesta nel
grido di un profeta solitario e vicino al suicidio, Elia: Basta! Il
grido di Elia — ha detto David
Baret — si ritrova nel grido dei
molti che si sono opposti con tutti
se stessi ai regimi dittatoriali dei
nostri paesi sudamericani. Si ritrova anche oggi in quelli che gridano: « No alla guerra ».
In questa situazione i credenti
riuniti nell’Assemblea mondiale di
Canberra, come anche noi, piccolo
nucleo di credenti riunito pernii
Sinodo delle Chiese rioplatensi,
possono solo continuare a tenere
viva la loro speranza basata sulla
grazia di Colui che non permetterà che « le nostre gambe siano
stanche davanti al potere iniquo
dei vari Baal di tutti i tempi ».
Infatti Dio ordina al profeta stanco e vinto: « Alzati e mangia, perché una lunga strada ti attende ».
Siamo dunque una fonte di resistenza ricordandoci che Elia confessa: « Solo Dio è il Signore ».
Dio farà in modo che i pochi « saranno mille ».
Il pastore Hugo Malan, rieletto
Moderador della Mesa vaidense.
Alla predicazione hanno fatto
seguito i lavori veri e propri.
I lavori
in commissioni
Appena costituita, l’assemblea
ha eletto il seggio che è risultato
formato dal past. Delmo Rostan
presidente, dal past. David Baret
vicepresidente, da Oscar Geymonat segretario e dal past. Néstor
Rostan come assessore. Coadiuvavano il segretario agli atti Dario
Barolin e Marta Garnier.
Il Sinodo ha poi deciso di lavorare diviso in commissioni su
quattro argomenti: la vita istituzionale, la vita di fede, testimonianza e servizio, amministrazione
e finanze.
IL PERIODICO RIOPLATENSE
Mensajero Vaidense
E’ un mensile, 8 pagine,
1.200 copie, stampato a Montevideo, reca notizie sulla
Chiesa e sulla storia valdese
in Uruguay e Argentina, iriformazioni regolari sull’attività della Mesa vaidense e sui
principali avvenimenti che riguardano i nostri fratelli del
Sud America.
E’ diretto dal past. Carlos
Delmonte, che ha come collaboratori Mireille Gilles, Ricardo Ribeiro, Nerina Mazza
de Martinez, Jorge Roland,
Gladys A. de Dalmas, Vivian
Gilles.
Le si può ottenere m abbonamento versando l’equivalente di 20 dollari USA (circa 27.000 lire) all’Amministrazione della Tavola valdese,
via Firenze 38, 00L84 Roma,
specificando nella causale:
per abbonamento al Mensajero vaidense.
E’ un’occasione per perfezionare lo spagnolo o impararlo essendo solidali con il
lavoro dei valdesi sudamericani.
Quali strade seguire per sviluppare i ministeri itineranti?
Queste numerose domande saranno affrontate quest’anno dalle
nostre comunità, che elaboreranno
le risposte che saranno poi sottoposte alle varie commissioni che
le rielaboreranno e le sottoporranno di nuovo al Sinodo.
Il Sinodo ha poi ringraziato i
fratelli e le sorelle delle Chiese
dell’area europea per il loro fraterno appoggio spirituale e materiale. Abbiamo ricordato con commozione la testimonianza dei fratelli pastori che ci hanno lasciato:
Deodato, Sbaffi, 'Valdo Vinay, Silvio Long, Emilio Ganz, Juan (Giovanni) Tron, Carlos Negrin che
sono deceduti ma che ci hanno lasciato una traccia importante da
seguire.
La relazione della Commissione d’esame (Dardo Zanuttini, Mabel Gönnet de Baridon, Hugo Armand Pilon) ha cercato di orientare l’assemblea sui temi da affrontare organizzando la discussione senza però manifestare una
sua tesi. Ciò ha portato il Sinodo a
suggerire che la Commissione d’esame non si riunisca solo 20 giorni prima del Sinodo, ma anche
prima durante l’anno. E’ un suggerimento: si vedrà se potrà diventare effettivamente una pratica.
1 giorni di riunione plenaria
hanno visto l’approvazione di una
dozzina di atti che danno alcuni
suggerimenti di lavoro alle chiese.
Vediamoli brevemente.
Considerazioni sul significato e
sull’essenza del culto pubblico, allo scopo di fornire materiale alla
Commissione per le liturgie che
sta elaborando una nuova liturgia per il culto pubblico. E’ un lavoro che è iniziato tre anni fa.
Studio sui matrimoni interconfessionali. Quali criteri adottare, nessuna cerimonia ecumenica. Le coppie formate da una persona cattolica ed un’altra evangelica sceglievano in quale chiesa celebrare
il loro matrimonio. Oggi si vuole
rivedere questo criterio.
Esortazione alla comunità a rinnovare gli studi biblici, abbandonando il fondamentalismo nella
lettura biblica ctie disorienta i
membri di chiesa.
Si è raccomandata inoltre attenzione al problema del ministero
degli anziani nella chiesa.
Neppure si è trascurato il problema del ministero pastorale... A
tempo pieno o a tempo parziale?
Come suscitare nuove vocazioni?
Sinodo congiunto
con i riformati
Un’altra decisione importante
del Sinodo è stata quella di fissare
per il 19-22 settembre 1991 la data
per il Sinodo congiunto delle Chiese valdesi del Rio de la Piata e le
Chiese riformate.
11 Sinodo congiunto si terrà al
Parque XVII Febrero. In quest’occasione i deputati delle chiese e i
pastori discuteranno i seguenti argomenti: confessioni di fede,
aspetti storici e vita delle due organizzazioni ecclesiastiche. Sfide
sul cammino dell’unità. Missione
ed evangelizzazione. Analisi e prospettive del periodico « Dialogo ».
Sarà un incontro ecumenico di
grande significato per la realtà
rioplatense. Il momento di maggiore intensità di tutto il Sinodo è
stata la discussione e l’approvazione di un atto sulla guerra del
Golfo (vedi riquadro).
Il Sinodo ha inoltre manifestato
la sUa gioia per l’Assemblea ecumenica di Canberra e per il fatto
che — per la prima volta — abbia
potuto parteciparvi un delegato
delle Chiese valdesi dell’area rioplatense.
Preoccupazioni
economiche
Fonte di preoccupazione è stata
la discussione sulla situazione finanziaria delle chiese e della Mesa.
La grande instabilità economica
dei nostri paesi si ripercuote inevitabilmente sulla situazione finanziaria delle chiese locali. Il clima
in cui si è svolto tutto il dibattito
è stato però molto positivo e ciò
ha favorito decisioni in materia
finanziaria senza eccessive ten
II Sinodo ha avuto anche alcuni momenti culturali, tra cui una
conferenza del pastore metodista
Anibai Guzman sul significato del
V centenario della scoperta dell’America. Tema questo che sarà
studiato dalle chiese durante quest’anno.
11 momento delle elezioni ha visto la rielezione del moderatore
Hugo Malan e del vicemoderatore
Hugo Gönnet, e l’elezione di Horacio Tiicat, Noris A. de Barolin,
Enzo Cardoso come membri della
Mesa vaidense.
In conclusione si è trattato di
un Sinodo senza sorprese, che è
servito a meglio organizzare il lavoro futuro delle chiese in una
prospettiva globale.
Carlos Delmonte
(trad. Giorgio Gardiol)
Le principali
decisioni
500" dell’arrivo
di Cristoforo Colombo
Visti i preparativi per i festeggiamenti in varie parti del nostro
continente, sia sul piano ufficiale
sia nelle nostre chiese, del quinto centenario dell’arrivo di Cristoforo Colombo in America.
Considerando;
a) che la nostra partecipazione
a questi avvenimenti si è manifestata da molto tempo nel quadro
del lavoro del Consiglio iatinoamericano delle Chiese e deiia Giunta
unitaria delie Missioni,
b) che molte ragioni suggeriscono di concepire questo avvenimento non come celebrazione —
tra i’aitro di annientamento di culture aborigene e di popoii interi
— ma come occasione di riflessione;
il Sinodo raccomanda;
1) alle chiese e ai responsabili di chiesa di condurre in modo
approfondito uno studio e una riflessione sulle conseguenze dell'annientaniinto, contribuendo in
questo moda a chiarire la nostra
interpretazione di quei fatti e la
testimonianza che dobbiamo alla
nostra società;
2) alla Mesa vaidense di far
pervenire aìie chiese tutto il materiale che può raccogliere.
sto orrore saranno pagate dall’intera creazione.
— Invitiamo a manifestare il nostro rifiuto più radicale della guerra come mezzo di soluzione dei
conflitti tra le nazioni.
— Invitiamo a costruire la pace
ricercando la giustizia in tutti gli
aspetti della nostra vita, rinunciando a ogni forma di violenza.
— Invitiamo tutti i cristiani del
mondo a pregare per la fine totale e assoluta delle ostilità, ad impegnarsi con tutti gli uomini e le
donne, le istituzioni, i gruppi a partecipare alle attività che aiutino la
presa di coscienza della brutalità
della guerra e favoriscano la formazione di una coscienza di pace
nella giustizia.
— Invitiamo a proclamare senza
scoraggiamenti il messaggio dell’Evangelo, riconoscendo che:
mentre deliberiamo tra domande e
decisioni
Gesù Cristo è il Signore;
mentre oscilliamo tra orgoglio e
umiltà
Gesù Cristo è il Signore;
mentre dubitiamo tra amore e giustizia
Gesù Cristo è ii Signore.
Signore, abbi pietà di noi.
No alle soluzioni
di guerra
Scuola pubblica
Il Sinodo della Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata, di
fronte alla situazione creatasi con
la guerra nel Golfo Persico, esprime la sua opinione per aiutare la
riflessione delle comunità e della
società più in generale.
— Confessiamo il nostro peccato per aver contribuito a creare
una civiltà che per affermarsi deve schiacciare i diritti degli altri;
che ha fatto della produzione di
armamenti e delia costituzione di
eserciti una attività cosi importante da costituire il fondamento della vita associata e che, come tale, è un centro di potere che incide in maniera determinante sulle decisioni dei governi.
— Affermiamo che la pace è un
processo dinamico di amministrazione della giustizia e che il futuro delle nazioni non può essere alla mercé delle congiunture e
delle contingenze politiche di qualche paese o di qualche gruppo di
potere al suo interno.
__ Condanniamo il fatto che la
nostra civiltà, chiamata da molti
occidentale e cristiana, ha finito
per credere tanto in se stessa da
attribuirsi il diritto di utilizzare le
armi per difendere uno stile di
vita che ha dimenticato che la vita umana vale molto di più che
un « barile di petrolio ».
— Condanniamo l’invasione del
Kuwait.
_ Condanniamo l’atteggiamento
delle nazioni e degli organismi internazionali che con troppa fretta
hanno messo da parte il dialogo
e la ricerca di vie alternative alla
guerra.
__ Condanniamo anche i nostri
propri paesi che hanno appoggiato
le azioni belliche partecipandovi direttamente con un contingente di
armamenti e soldati o offrendo un
appoggio incondizionato a coloro
che eseguono le decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite.
__ Riconosciamo ii peccato e le
sofferenze che colpiscono le due
parti, e che le conseguenze di que
Avendo ricevuto il documento
« Riflessioni sull’educazione in Uruguay » il Sinodo raccomanda alla
Mesa; 1) il suo invio alle comunità per lo studio; 2) l’approvazione e la diffusione delle conclusioni che questo studio produrrà;
3) la creazione di un gruppo di
lavoro in Argentina con obiettivi
simili a quelli stabiliti nell’atto
44/SR/90.
Difesa della salute
Considerando le gravi conseguenze per la salute umana dell’alcolismo, del tabagismo e di altre forme di droga che sono diffuse nella nostra società, il Sinodo raccomanda alle chiese e ai responsabili di chiesa la realizzazione di
uno studio approfondito su questi
argomenti durante il 1991.
Sfide e opportunità
Il nostro è un tempo di sfide
e di opportunità nel quale possiamo assumere rischi e scoprire nuove possibilità. Alia grave crisi che
travaglia la nostra società possiamo opporre la nostra consacrazione al Signore e la nostra immaginazione creativa. Siamo coscienti
di non essere soli; il Signore ci
ha benedetti abbondantemente con
ia ricchezza dei suoi doni e ci invita a guardare al futuro con fiducia e non con paura. Il Signore
ci precede e, confidando in lui,
siamo chiamati ad essere più solidali, a non ricercare solamente
il nostro benessere, ma ad assumere le responsabilità richieste dal
momento che viviamo, perché si
compia nelie nostre vite la volontà del Dio che non vuole la morte del peccatore, ma che questo
cambi atteggiamento e viva (Ezechiele 18; 32). In questo spirito
il Sinodo; 1) esorta le chiese e i
responsabili di chiesa a realizzare uno studio approfondito del
rapporto della Mesa, di quello
della Federazione femminile ed anche del rapporto finale del Presbiterio Morte Argentino; 2) raccomanda alla Mesa di inviare questo materiale alle chiese pubblicandolo sui periodici e accompagnandolo da note per la discussione.
L.
8
8 fede e cultura
26 aprile 1991
TORINO
L’identità europea:
reale o pretestuosa?
Il ruolo della Riforma e la ricerca di « giustificazione » che l’uomo
d’oggi vede in sé - Una conversione « di massa » auspicata dal papa
In che cosa consiste l’identità
europea? Tra i molteplici aspetti che la compongono il Centro
evangelico di cultura di Torino
ha voluto approfondire quello
religioso invitando a parlarne,
in due serate successive, Emidio
Campi, docente di storia del cristianesimo e Sergio Givone, docente di estetica, nella prima;
Franco Bolgiani, ordinario di
storia del cristianesimo e il pastore Giorgio Girardet nella seconda.
Emidio Campi ha individuato
nel XIII secolo il momento storico nel quale prende l’avvio il
lento processo di formazione dell’identità europea, compresa
quella religiosa. E’ il periodo cuituralmente più elevato del Medioevo: dalla Scozia alla Sicilia
è un fiorire di pensatori (Scoto, Francesco, Tommaso, Bonaventura) e di università. Ma è
anche un secolo di tensione e
contrapposizione con il microcosmo dei movimenti ereticali dei
valdesi, dei catari, di Gioacchino da Fiore, della lotta intestina nella Chiesa e della Chiesa
contro i’Impero. Un susseguirsi
di avvenimenti guerreschi e culturali che si pongono alla base
dell’Europa moderna.
L’idea, per esempio, che la società debba essere retta dal diritto si è imposta nel XIII secolo, tra l’altro con la decisione, presa durante il IV Concilio lateranense, che vietò ai chierici di prendere parte ai processi nei quali si facesse ricorso
alle ordalie e ai giudizi di Dio.
Escludendo tale sistema si avrà
come conseguenza — nell’Europa continentale — l’adozione di
una nuova procedura razionale i
cui prodromi si rinvengono nel
diritto canonico.
In questi anni si produce la
frattura più grave e definitiva
nella chiesa cristiana, sanzionata tra l’altro dalla nascita dei
grandi stati europei. Da questo
giudizio storico vengono rivalutate, ai fini della formazione
dell’identità religiosa europea, e
scagionate dall’accusa di aver lacerato il « corpus christianus »,
le due Biforme, quella protestante e quella anglicana. E’ un rinnovamento a cui si sono intrecciati motivi politici e cuiturali
non secondari. Solo dopo l’identità religiosa europea, nei suoi
caratteri salienti, può dirsi formata.
Sergio Givone ha riproposto
una tesi di grande suggestione:
l’identità europea sarebbe pretestuosa e non reale. Molti autori tedeschi e anche Croce lo
hanno sostenuto in passato. Per
Dostoevskij addirittura l’identità cristiana, maturata nel vecchio continente, consisterebbe
nell’identificazione in un culto di
un evento passato luttuoso di
cui si conserva la memoria. Siamo dunque nel mondo astratto
e rarefatto delle idee, in cui ia
principale preoccupazione è la
conservazione del passato. Ed infatti la raffigurazione di un’Europa disseminata fittamente di
musei e monumenti, in cui si
celebrano continuamente eventi
del passato remoto e prossimo,
appare estremamente realistica
e veritiera. A confronto della
gioiosità e vitalità delle popolazioni del Terzo Mondo l’Europa
appare quasi necrofila, infinitamente dotta ma anche decadente, l’unico posto nel mondo in
cui le morti superano le nascite. A giudizio di Givone un elemento della crisi della coscienza europea sta nel ribaltamento
che ha sostituito i diritti ai doveri. L’uomo cerca la sua giu
stificazione in se stesso e non
più in Dio, che diviene oggetto
di polemica. La grande conquista del riconoscimento della propria autonomia, concetto ormai
radicato nella cultura europea,
sembra rivelarsi in definitiva un
peso troppo gravoso da sostenersi per ii singolo individuo.
Da qui la crisi attuale.
L’Europa tra
passato e futuro
La seconda serata, dedicata alle prospettive della religione in
Europa, non ha potuto in realtà prescindere dal passato. Ad
esso hanno fatto ancora più volte riferimento entrambi gli oratori, Franco Bolgiani e Girardet.
Bolgiani, dopo essersi richiamato ai precedenti storici del
nostro continente, ha sottolineato come assai difficilmente si
potrà giungere ad un’Europa
unita sotto il segno della concordia piuttosto che, più verosimilmente, della competizione
sia pure economica. Proprio
mentre parliamo di imione e di
integrazione, forze disgregatrici
agiscono ancor più fortemente
in senso opposto. Secondo Bolgiani, Giovanni Paolo II intende
ridare un senso missionario alla Chiesa per coinvolgere folle
sempre più grandi in una sorta di nuova evangelizzazione o
riconversione al cristianesimo.
In queste è guidato da una dottrina, certamente non nuova, che
prevede il superamento o addirittura la « rimozione » del periodo storico più recente che ha
inizio con rilluminismo. In questo modo la Chiesa di Roma riacquisterebbe tutta la sua centra
26- 28 aprile — ROMA: Presso la
chiesa metodista (via Firenze 38) si
svolge l’assemblea nazionale del Movimento internazionale della riconciliazione (Mir). Venerdì 26, alle ore 18,
dibattito pubblico su « Quale sviluppo
per l'Europa », con Giuliana Martirani,
Nanni Saiio, Eugenio Rivoir. Sabato,
discussione plenaria; nel pomeriggio
gruppi di lavoro su servizio civile, vita del movimento, ecumenismo, obiezione alle spese militari, biotecnologie.
Domenica mattina elezioni, mozioni, varie, presso le catacombe di Priscilla
(via Salaria 430).
27- 28 aprile — MEZZANO INFERIORE
(Parma): Presso la Chiesa metodista
si tiene il IV incontro primaverile, organizzazto dalla FGEI Emilia-Romagna
e dairvill circuito, sul tema: « Dopo
la guerra fredda: che cosa? Per un
socialismo cristiano ». Parleranno Giorgio Spini e Paolo Ricca. Inizio alle
ore 10 del sabato. Informazioni tei.
0521/238551, 0521/44800.
27-28-29 aprile — FOGGIA: Il SAE
organizza il convegno di primavera
Centro-Sud sul tema: « Ecumenismo:
dalia parte della speranza ». Il convegno, che si svolge presso la sala
S. Francesco, si apre alle ore 16 del
sabato, e prevede relazioni di Vito Orlando (Centro pedagogico meridionale,
Bari), Filodemo lannuzzelli (vicepresidente di Pax Christi), Carlo Molari
(teologo e scrittore). Domenica, alle
16, tavola rotonda con il pastore
Giovanni Anziani, Michele Driga (arciprete ortodosso), Giorgio Pratesi (salesiano). Soggiorno presso l’Hôtel Palace Sarti (tel. 0881/23321-23322-23323).
Martedì 30 aprile - mercoledì 1°
maggio — RIO MARINA (Isola d’Elba): Con il culto alle ore 11 inizia
l’assemblea dell’Unione predicatori locali, che prevede anche aggiornamen
ti teologici (B. Corsani, B. Costabel,
M. Sinigaglia), e si conclude con il
pranzo del mercoledì.
Mercoledì 1“ maggio — REGGELLO
(Fi): A Casa Cares (via Pietraplana
56) si tiene la riunione annuale degli
amici di Casa Cares, Istituto per ragazzi (’62-’75). Tel. 055/8652001.
Venerdì 3 maggio — TORINO: Alle
ore 20.45, nel salone di c.so Vittorio
23, Franco Giampiccoli e Tede Vetrai! (preside dell’Istituto di studi
ecumenici S. Bernardino di Venezia)
parleranno sul tema: « Prospettive delI ecumenismo dopo l’Assemblea del
Consiglio ecumenico delle chiese di
Canberra ».
Sabato 4 maggio — MILANO: Alle
ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana, si tiene la seconda
conferenza sul tema: ■■ Guerra giusta:
riflessioni sulla violenza e la guerra »,
che sarà affrontato dal prof. Paolo Ricca dal punto di vista biblico-teologico.
Lunedi 6 maggio — TORINO: Presso il Circolo degli artisti (via Bogino
1) si apre, alle ore 18, la mostra dedicata a • Carlo Levi: dipinti del confino 1935-1936 », organizzata dall’assessorato alla Cultura della Regione
in collaborazione con il Centro studi
« Carlo Levi » di Matera. La mostra,
visitabile dalle 10 alle 19 di tutti i
giorni (lunedì escluso), resterà aperta
fino al 2 giugno.
18-25 maggio — FRAMURA (Sp): Si
grid Loos, pedagogista, e Laura delI Aquila, bioioga, organizzano uno stage da) titolo « Giocando nel giardino
della strega delle erbe », che ha come finalità di avvicinarsi all'ambiente
naturale usando non solo la nostra
mente scientifica ma anche i sensi e
la creatività. Per informazioni: Sigrid
Loos, via Canessa 9/6, Rapallo (Ge).
Tel. 0185/63049.
BIBLIOGRAFIA SULLA MAFIA
Un approccio
multidisciplinare
lità, il suo prestigio e soprattutto la guida del popolo europeo,
o di buona parte di esso. Vale
la pena di notare che dopo la
caduta dell’ideologia comunista
all’Est e il perdurare della passività e del lassismo ad Ovest,
questa ipotesi è meno utopica
di quanto possa sembrare.
L’aspetto positivo di questo progetto è che esso dovrebbe realizzarsi attraverso una rinnovata evangelizzazione e un risveglio del sentimento religioso collettivo ed individuale. In questo
caso i mezzi sarebbero di gran
lunga più apprezzabili del fine.
Giorgio Girardet, nell’inter\ento conclusivo, ha dedicato particolare attenzione ai problemi, alle contraddizioni e alle novità
che le comunità religiose dell’Europa dell’Est stanno ora vivendo. Vengono progressivamente emarginati i « collaborazionisti » dei passati regimi mentre
si cercano degli accordi con i
nuovi governi che consentano di
utilizzare e accrescere le libertà religiose. L’ecumenismo che
in passato, dinanzi alia minaccia e all’oppressione comune, legava le diverse comunità, sembra ora rapidamente svanire lasciando il posto a malcelate invidie e ad uno strisciante antisemitismo.
Di fronte al secolarismo, il
problema comune delle due anime dell’Europa, nella prospettiva del futuro, sembra essere
l’urgente necessità della riscoperta degli autentici valori della fede cristiana. Sarebbe un fattore di coesione per le prossime generazioni molto più valido e duraturo di qualsiasi ideologia o credo economico.
Michele Vellano
Il termine mafia viene impiegato con una tale varietà di sfumature diverse, tanto da essere
delegittimato nella sua portata.
A chiarire un po’ il panorama,
cercando di dare uno strumento
utile benché agilissimo (un fascicolo a diffusione gratuita, di 7
pagine fitte, a cura del Centro di
ricerca per la pace di Viterbo),
arriva la guida bibliografica ragionata curata da G. La Fiura,
A. Crisantino e A. Cavadi, e pubblicata sulla rivista ’’Nuova
secondaria”, ed. La Scuola, Brescia.
Gli autori spiegano di aver
riscontrato che ’’mafia” può essere di volta in volta « un comportamento e un modo di essere,
una mentalità e uno stato d’animo, e un dato di fatto, cioè l’associazione criminale; l’espressione del ’senso dell’onore’ e delV’ipertrofia dell’io’ di determinate popolazioni e la manifestazione della loro inferiorità razziale; un fenomeno locale e residuale e la ’piovra’ universale;
l’effetto e la causa del sottosviluppo, ecc... ».
Torna allora utile la definizione data da Umberto Santino,
direttore del primo centro di studi sulla mafia: « Un fenomeno
complesso, polimorfico, consistente nell’uso di pratiche di
violenza e di illegalità in genere
da parte di strati sociali dominanti (...) allo scopo di accumulare ricchezza e acquisire posizioni di potere, avvalendosi di un
codice culturale non immodificabile e di un relativo consenso
sociale... » (in AAVV, L’antimafia
difficile, Palermo, 1989).
Sempre seguendo Santino vengono proposte 'le quattro fasi
in cui si sarebbe sviluppato il
fenomeno: dalla lunga incubazione (« fenomeni 'premafiosi’ all’interno del processo di transizione
dal feudalesimo al capitalismo »),
alla fase agraria (dall’unità d’Italia agli anni ’50), alla fase urbano-imprenditoriale (fino agli anni ’60 con intrecci tra controllo
della spesa pubblica, pratiche parassitario, tangepti... cose mai
cessate), per giungere alla mafia
’finanziaria’ del traffico di droga,
del riciclaggio di denaro sporco,
del traffico di armi.
Per la genesi del fenomeno
viene segnalato, di S. F. Romano, Storia della mafia, Milano,
Mondadori, 1966, ormai irreperibile, al pari di N. Russo (a cura
di). Antologia della mafia, Palermo, Il punto, 1964. La mafia
come industria del delitto era
stata studiata nientemeno che da
Leopoldo Franchetti e Sidney
Sennino in una pubblicazione edita da Vallecchi (Firenze, 1974).
Una « ricerca sociologica con
taglio antropologico » è invece
quella di H. Hess, La mafia
(Bari, Laterza, 1984), mentre si
colloca tra storia e sociologia
il volume di A. Block, La mafia
di un villaggio siciliano, 1860-1960.
Imprenditori, contadini, violenti (Torino, Einaudi, 1986) in cui
l’analisi è condotta 'dalTintemo’
« a partire dall’osservazione quotidiana dei comportamenti e della vita di relazione di una comunità della Sicilia occidentale ».
Si riferiscono ai legami tra mafia, istituzioni e politica i libri
di Michele Pantaleone, Mafia e
politica: 1943-1962 (Torino, Einaudi, 1962) e Antimafia occasione
mancata (id, 1969).
Nella rassegna vengono ricordate a questo proposito anche le
pubblicazioni della Commissione
parlamentare antimafia ( 19631976), peraltro difficilmente repe
ribili, e alcuni saggi di ’interpretazione critica’, che elenchiamo
qui di seguito: G. Priulla (a c.
di). Mafia e informazione, Padova, Liviana, 1987; F. Ferrarotti,
Rapporto sulla mafia; da costume locale a problema dello sviluppo nazionale, Napoli, Licori,
1978; e ancora P. Arlacchi, La
mafia imprenditrice. L’etica mafiosa e lo spirito del capitalismo,
Bologna, Il mulino, 1983.
A. C.
PADOVA
Realtà o utopia?
Anche nello scorso mese di
marzo a Padova, per iniziativa
del benemerito Centro ecumenico « Salizzato », hanno avuto
luogo due importanti conferenze: del pastore Bruno Costabel
(Chiesa metodista di Padova) su
Dietrich Bonhoeffer; e del prof.
Paolo Ricca sul tema « Giustizia, pace e integrità del creato
da Seoul a Canberra: utopia o
realtà? ». In entrambi i casi, a
far da sfondo, il terrificante scenario della guerra — dalla seconda mondiale all’ultima del
Golfo — con i suoi orrori e i
suoi morti.
Il pastore Bruno Costabel ha
tratteggiato le varie fasi del
cammino del teologo tedesco
Bonhoeffer, dalle sue prime esperienze pastorali ai suoi contrasti con il regime nazista, fino
al campo di concentramento e
al martirio pochi giorni prima
della fine della guerra.
Il prof. Paolo Ricca ha pesto
l’accento sui tre problemi che
sono stati presi in considerazione dall’assemblea di Canberra:
la guerra del Golfo, l’impegno
per la pace e i rapporti con il
cattolicesimo. L’oratore ha insistito sul rilievo assunto dal pacifismo nella coscienza dei popoli nella misura in cui è stato
capace di indicare mezzi alternativi alla soluzione violenta delle controversie internazionali. La
grande sconfitta, nella guerra da
poco conclusa, è stata l’ONU:
una sua radicale riforma si impone come premessa non certo
per nuove deleghe a improbabili « operazioni di polizia », ma
per una reale e diretta capacità di prevenzione della guerra.
Pace e giustizia non sono disgiungibili dall’integrità del
creato: e ciò è stato confermato dai recenti disastri ecologici
nel Golfo. Non si tratta, come
qualcuno vorrebbe, di un ideale irraggiungibile, ma di « realtà che non si rassegna ad essere utopia o, se si vuole, di utopia che intende trasformarsi in
realtà ». A Canberra si è discusso anche della posizione assunta dal cattolicesimo di fronte
all’ecumenismo. Se, dopo la fase di « attesa » dal 1948 al Vaticano II, la Chiesa cattolica ha
dato segni di maggior impegno,
sono pur sempre rimaste molte ambiguità. Il prof. Ricca ha
proposto che proprio in Italia,
dove paradossalmente — nonostante la scarsa presenza di minoranze acattoliche — i gruppi,
le riviste e le attività ecumeniche si rivelano più combattive
e numerose, venga data vita a
un’assemblea generale, atta a
stimolare i vertici ecclesiastici.
Il teologo cattolico mons. Sartori, presente alla conferenza, ha
espresso il suo apprezzamento
per la proposta, dichiarandosi
disposto ad appoggiarla.
P. T. A.
9
r
26 aprile 1991
valli valdesi
Finale
di partita
Mo/a' di noi sono appassionati
di calcio, amano passare la domenica pomeriggio ad ascoltare la
radio, ma soprattutto il mercoledì sera, quando si giocano le
coppe europee, non possono essere staccati dal televisore. Ognuno
ha i suoi hobby, e penso che nessuno possa permettersi di criticare troppo chi ha l’innocente passione del pallone, sia pur "guardato" alla TV.
Sicuramente moltissimi fra i
nostri lettori mercoledì 20 marzo
hanno visto la partita Olympique
Marsigha-Milan. Tutti abbiamo
visto la fine dell’avventura del
"Diavolo” in Coppa dei Campioni: non solo il Milán ha perso la
partita, ma ha addirittura cercato una scusa, nel finale, per salvare il salvabile. Illusione inutile:
il Milán ha perso, oltre che la
partita, anche la faccia. Qualcuno ha parlato di "fine di un ciclo
calcistico", di "tramonto" di uno
squadrone.
A me la vicenda del Milán ha
fatto pensare, non senza amarezza, a noi.
Da quando sono pastore alle
valli, io novellino e cittadino, ho
sentito molte persone che mi
hanno raccontato di come, "una
volta", molto fosse migliore. Non
migliore perché la vita era più.
facile o le persone più ricche, ma
per il fatto che le persone partecipavano di più e più volentieri
alle cose che si organizzavano.
Sicuramente "una volta" c’erano
molte meno attività che facevano concorrenza alla chiesa...; non
penso né m’illudo che tutti andassero al culto sempre e solo
per ascoltare il sermone, forse ci
andavano anche per incontrarsi,
andare all’ “ostu", fare quattro
chiacchiere... ma tant’è: le attività che si organizzavano avevano
il loro pubblico e i loro motivi
d’interesse.
Se uno s’informa, visita le famiglie, si sente ripetere come
una volta le corali fossero affollate e le filodrammatiche dovessero scegliere solo "pezzi" che
avessero molte parti da recitare,
perché gli attori e le attrici erano
troppi.
Ora, purtroppo, non è più così.
Però, se le attività tradizionali
sono poco frequentate, non vuol
dire che sono state sostituite da
altre: vuol solo dire che non
interessano più molto alla gente,
forse anche che la gente non si
interessa più molto.
Proprio questa constatazione
fa pensare al "caso” Olympique
Marsiglia-Milan: anche per noi
c’è solo stanchezza, gioco "vecchio", incapacità di rinnovare
gli schemi?
L’esempio del Milán forse a
qualcuno sembrerà fuori luogo,
un modo di mischiare il "sacro
al profano”, però forse ci dà lo
stesso la possibilità di meditare.
La nostra chiesa ha una grande
tradizione... eppure è innegabile
che la stessa chiesa mostra segni
di invecchiamento. Perché è sempre così difficile trovare persone
che siano disponibili ad assumersi delle responsabilità?
Facciamo un solo esempio: per
noi gli ospedali sono un vanto,
ma ben pochi dei nostri frequentano la .scuola per infermieri.
E’ vero che gli ospedali vanno
bene e fanno "pubblicità" ai vaidesi ma, dietro agli ospedali, che
cosa c’è?
Che cosa vorrà dire, domani, il
cartello "Ospedale valdese", se
ci saranno troppo pochi valdesi
a farlo funzionare?
Gregorio Plescan
CONVEGNO A SALUZZO SULLA PROVINCIA ALPINA
Un’ipotesi praticabile?
« Il centro forte impoverisce la periferia » - Occorre considerare
globalmente il territorio regionale - Un documento per il dibattito
Che la volontà di autonomia
prenda corpo e si rafforzi, in vista di una ridefinizione territoriale prevista dalla legge n. 142
del giugno 1990, è un dato di fatto. Chi sperava che tra le torri
del Sestriere il progetto della provincia alpina fosse stato seppellito deve ricredersi; a Saluzzo, venerdì 19 aprile, se ne è riparlato.
Dice Livio Quaranta, presidente della Comunità Montana valle Stura: « Negli anni
’70 si pensava di individuare
dei centri forti all’interno delle
aree deboli perché avrebbero dovuto far ricadere dei benefici sulla propria periferia; l’esperienza
di oggi ci insegna invece che avviene l’opposto: il centro forte
tende a rafforzarsi ed impoverire
la periferia ». Sottolineando la necessità di « individuare delle strade che portino a province che
siano culturalmente, socialmente, economicamente e geograficamente omogenee, perché non
chiedere la Regione alpina occidentale con due province, la pinerolese e la cuneese?... Dobbiamo essere pronti nel ’93 — prosegue Quaranta — per una "vasta
regione” che abbia in Gap e Digne i nostri interlocutori speculari, pronta ad essere una parte
d’Europa ».
Il sindaco di Torre Pellice, Armand Hugon, è perplesso sul metodo di ragionamento della classe
di governo della Regione Piemonte; nelTaffrontare il tema
della riforma non si può parlare
PIEMONTE
Neve di
primavera
Anche tutto il pinerolese ed il
saluzzese sono stati colpiti mercoledì 17 aprile dalla copiosa nevicata accompagnata da forti e
gelidi venti.
La precipitazione è stata in
alcuni casi molto abbondante,
sfiorando il mezzo metro d’altezza, mentre in altri casi, magari proprio in alta quota, l’altezza della neve è stata ben inferiore.
Se in pianura i danni causati
direttamente dalla neve sonostati elevati, in particolare agli
alberi i cui rami si sono spezzati sotto il peso della neve fradicia, in collina i frutteti hanno subito un colpo durissimo:
più che l’intensità della nevicata sono stati il gelo (nelle valli
si è arrivati venerdì mattina a
—7”) e la durata del periodo
freddo.
Gli alberi da frutta in fiore
molto difficilmente quest’anno
produrranno e sorte peggiore capiterà anche alle numerose piantagioni di kiwi, tradizionalmente avversate dalle stagioni fredde: sono comunque in corso le
valutazioni dei danni subiti dalla frutticoltura.
QUANDO VI OCCORRE
UN MOBILE PICCOLO
minimobili
di
CESARE BERTOLI
Via Palestre, 13 - PINEROLO
Tel. 0121/79.39.87
della città metropolitana e « poi
il resto viene fuori per differenza;
al problema necessitano soluzioni
che prendano in esame la considerazione dell’intero territorio regionale ». Di qui la critica alle
svariate proposte avanzate dai
politici regionali, quale quella
della « ciambella » o il disegno di
ridefinizione delle province che
segue i criteri della scissione.
Armand Hugon rifiuta concezioni
di aree forti ed aree deboli, ma
ritiene che bisogna partire da
« un’analisi che tenga invece presente l’esistenza di aree diverse,
con problemi diversi, con aspettative diverse che necessitano di
considerazione e riconoscimento
in modo diverso ».
Pragmatico, sicuramente con le
idee chiare sulle scelte da fare
per giungere alla provincia alpina, Piercarlo Longo, sindaco di
Luserna San Giovanni, concorda
di elaborare un documento quale
base di discussione anche tra la
gente, per la creazione di un movimento trasversale che coinvolga
uomini ed associazioni delle nostre zone.
Longo individua come primo problema che sia definito con
chiarezza cosa si intende per città metropolitana, e poi constata
che lo sviluppo delle cosiddette
aree deboli non dipende dalle
aree forti, ma che « si deve andare ad un sistema economico che
abbia una precisa funzione sociale per lo sviluppo delle nostre zone montane ». Sostanzialmente
egli riprende quanto ampiamente
trattato nel suo intervento pubblicato su questo numero del giornale.
Un documento, con le caratteristiche di una piattaforma di rivendicazioni, sarà lo strumento
di dibattito di questi problemi
tra la gente. Sarà necessario, indipendentemente dalle scelte definitive rispetto all’applicazione
della legge 142, ribaltare i vecchi
modi di far politica in valle.
Verranno tirate le conclusioni di
questi dibattiti e chiari progetti
per il futuro dovranno necessariamente sostituire l’attuale, ormai decennale, gestione del degrado.
Mauro Meytre
CONSIGLIO COMUNALE
Anche Luserna
ha i suoi omissis
Le sostanze chimiche nel rio Gambrero: segreto istruttorio e diritto a sapere cosa succede
Lunghissimo consiglio comunale a Luserna San Giovanni nella
serata di mercoledì 17 aprile;
molti argomenti in discussione
ma soltanto aspetti tecnici e di
scarso interesse.
Il dibattito si è infatti incentrato sulle comunicazioni del
sindaco e sull’esame di due interpellanze della Lega Nord.
Fra le comunicazioni la maggiore attenzione è stata dedicata
all’inquinamento del rio Gambrero e della gora Doni manifestatosi com’è noto, il 27 marzo scorso con fuoriuscita di sapone dalla Cartcchimica e conseguente
moria di pesci.
La relazione presentata dalrUSSL 43 evidenziava, come da
noi già anticipato sullo scorso
numero del giornale, che non
c’era solo sapone nelle acque dei
corsi d’acqua bensì anche delle
altre sostanze chimiche. Mentre
da più parti veniva riesaminata
l’intera vicenda ed anche le incongruenze fra le rassicurazioni
presentate dall’azienda e quanto
emerso dalle analisi, il consigliere della Lega Nord Sandrone rimarcava resistenza di cancellature sulla relazione delle analisi
condotte per conto dell’USSL di
valle dal laboratorio dell’USSL
di Grugliasco; in sostanza era
stata cancellata la parte conte
nente i riferimenti agli agenti inquinanti.
La motivazione addotta dall’USSL era, oggi come già in altre occasioni, il segreto istruttorio : non si vuole danneggiare
l’immagine di un’azienda. Ma si
può obiettare: e il diritto, sancito per legge, della popolazione
di conoscere lo stato dell’ambiente e degli eventuali inquinamenti?
L’USSL ha comunque prescritto una serie di provvedimenti alla Cartochimica, entro sei mesi,
tra cui manufatti adatti al contenimento di eventuali fuoriuscite;
si è però chiesto l’assessore all’ecologia Belladonna : « Se si fosse fatta già in passato un’analisi
dettagliata delle lavorazioni e
dei rischi non si sarebbero evitati i fatti odierni?».
« Sarà importante — ha aggiunto il verde Gardiol — che,
pur pensando ad un rilancio dell’area industriale, si ponga la
questione ambientale al centro,
cautelando il territorio anche utilizzando lo statuto che si va ad
approvare ».
In tema di statuto il sindaco
Longo ha comunicato che la conferenza dei capigruppo sta lavorando, in contatto anche con le
amministrazioni vicine e con rapporto di esperti proposti dai vari
gruppi politici.
O. N.
^due BÌm
zdi Bolla & Benach s.n.c.
^ ^ ARTICOLI REGALO • CASALINGHI
ARREDO BAGNO - SERVIZIO AFFILATURA
Ufficio lAT:
nuovi servizi
TORRE PELLICE — E’ stato
riconosciuto aH’uflicio lAT (Informazioni e accoglienza turistica) di Torre Pellice, da parte
dell’Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG - Comitato regionale del Piemonte), la
possibilità di rilasciare le tessere
associative.
L’AIG gestisce e coordina attraverso i propri comitati il funzionamento degli Ostelli della
gioventù dislocati sul territorio
e riservati ai soci delle confederate associazioni straniere.
Inoltre predispone, a favore dei
soci e dei gruppi associati, adeguate agevolazioni tariffarie su
determinati servizi come treni,
traghetti, ecc., oppure su speciali
abbonamenti a tariffe notevolmente inferiori, per l’invio di riviste mensili ed altre pubblicazioni periodiche di grande prestigio ed attualità.
Coloro che fossero intenzionati
ad usufruire di questi servizi possono rivolgersi all’ufficio lAT di
Torre Pellice - via Repubblica, 3
- Tel. 0121/91875.
Documentazione
per la pace
PINEROLO — Si è costituito
il Centro di documentazione per
la pace, con sede provvisoria
presso FARCI (piazza San Donai^ 8).
Nel documento costitutivo si
legge tra l’altro; «Per costruire
una pace vera e duratura è necessario lottare contro ogni forma di sopraffazione individuale
e collettiva, impegnarsi per la liberazione e l’emancipazione dell’uomo e della donna e dei popoli, mobilitarsi per un mondo
fondato sulla giustizia e sulla
coesistenza pacifica, battersi per
la riduzione delle spese militari,
puntare al superamento dell’inaccettabile squilibrio NordSud.
Convinti del profondo e complesso significato e delle articolazioni del valore pace, ci proponiamo di lavorare sulle seguenti tematiche coinvolgendo le associazioni e i singoli che a livello
locale si occupano dei settori
elencati; non violenza, difesa popolare non violenta, educazione
alla pace, produzione e commercio delle armi, obiezione di coscienza (al servizio militare, alle
spese militari), rapporti NordSud, sottosviluppo, integrazione
razziale.
Il Centro si propone inoltre di
coinvolgere obiettori di coscienza
in servizio civile.
E’ nostra intenzione coinvolgere in modo concreto Tamministrazione comunale chiedendo la
disponibilità di un locale, sede
fisica del Centro, e di eventuali
collaborazioni ove fosse necessa
LISTE NOZZE
LUSERNA SAN GIOVANNI
Viale De Amicis, 3
TeL 0121/90.16.51
Ladri a scuola
TORRE PELLICE — Ammonta ad alcuni milioni il danno ricevuto dalla scuola media statale di viale Rimembranza dove
nella notte fra venerdì e sabato
ignoti ladri, apparentemente
buoni conoscitori deU’edtflcio,
hanno asportato il videoregistratore in dotazione alla scuola ed
una somma in denaro.
Penetrati nell’istituto rompendo un vetro della porta i ladri
hanno poi raggiunto l’armadio
dove erano custodite le chiavi
uscendo indisturbati con la refurtiva.
10
10 7alli valdesi
26 aprile 1991
CONVEGNO ACEA A TORRE RELUCE
I servizi e i Comuni
Le prestazioni possono migliorare con progetti specifici per i settori dell’acqua e del gas - Non dimenticare sicurezza e risparmio
Servizi importanti come l’erogazione del metano, dell’acqua
potabile, la depurazione delle acque reflue, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani o industriali rappresentano oggi delle
priorità ma anche, in molti casi,
un business.
Non sono molte le aziende che
sono attualmente impegnate nel
settore, tuttavia esse tendono ad
occuparsi di tutti questi problemi in modo spesso collegato: ve
ne sono nel settore privato e in
Teatro
BOBBIO PELLICE — Sabato 27 aprile, alle ore 20.45, nella sala polivalente, la filodrammatica di Villar Pollice presenterà la commedia brillante
. Due padroni per un servo » e la farsa - Le scarpe strette ».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 26 aprile, alle ore 21, presso la
sala Albarin, il Gruppo della Rocca
presenterà lo spettacolo « L'elogio della pazzia » di Erasmo da Rotterdam.
PRALI — La filodrammatica valdese
replicherà, venerdì 26 aprile, alle ore
21, nella sala valdese, il giallo « Il
fischio del treno ».
Rassegne
PERSERO — In occasione del 1°
maggio è organizzata la prima rassegna « Foto e sport »; nel primo pomeriggio è prevista una » camminata »
con partenza dal Centro sportivo; saranno anche esposte al pubblico le foto
del concorso • Ghinivert ».
Cantavalli
INVERSO RINASCA — Dopo una breve pausa riprende sabato 4 maggio il
Cantavalli; presso gli impianti della
Pro Loco in borgata Fleccia, alle ore
21, il gruppo « Padus » presenterà musiche tradizionali fra Alpi, Appennini
e mare Adriatico.
Mostre
quello pubblico; il consorzio pinerolese energia e ambiente
ACEA è uno di questi.
L’ACEA ha convocato per una
giornata di confronto e di presentazione dell’attività dell’azienda i sindaci e gli amministratori
del Pinerolese, sabato scorso a
Torre Pellice.
Attività in
espansione
Oggi sono 24 i Comuni consorziati all’ACEA avvalendosi di servizi diversi, alcuni di tutti (erogazione gas metano, acqua potabile, raccolta e smaltimento rifiuti, depurazione), altri solo di
una parte. Il fatturato ha raggiunto, nel 1990, quasi 30 miliardi, i dipendenti sonò attualmente 147: questi dati indicano una
espansione.
« Ma in tutti i settori — ha detto ring. Daviero, presidente dell’ACEA —, se i Comuni ci daranno fiducia e sceglieranno il consorzio pubblico rispetto alle
aziende private, esiste un notevole margine di ampliamento ».
In particolare in vai Pellice, è
parso di capire, ed è proprio per
questo che il convegno è stato
organizzato a Torre Pellice.
Il progetto di sistema di depurazione di valle di cui abbiamo
scritto la scorsa settimana vale
probabilmente intorno ai 20 miliardi, oltre alla gestione successiva: è dunque un progetto che
desta notevoli interessi.
Pur senza farvi apertamente riferimento ring. Daviero ha però
espresso chiaramente le linee su
cui opererà l'azienda pinerolese:
« L’ACEA offrirà una lira di più
di qualsiasi altra ditta privata,
ma se i Comuni sceglieranno il
privato per alcuni servizi, allora
è chiaro che su altri dovrà essere fatta la stessa scelta », come
a dire: l’ACEA gestisce tutti i
servizi, anche quelli che rendono meno, però non le si può chie
SOLUZIONE
C A S Al
STUDIO imiOBIUARE
Ricerca in Val Pellice
per propria clientela
ville, appartamratl, rustici
Tel. 0121/794324
dere di occuparsi solo di quelli
minori dal punto di vista economico e lasciare ad altri la fetta
pili grossa della torta.
L’analisi di Daviero si è soffermata, oltre che sulla possibilità
di ulteriori investimenti in grado
di consentire all’azienda anche
Tautofinanziamento ed il miglioramento dei servizi erogati, sui
progetti specifici nel settore gas
e acqua.
Il gas non è
elemento trainante
Il gas non sarà un elemento
trainante dei prossimi anni e soprattutto non ha un significativo
ritorno economico: le tasse sono
forti e la rete è stata già notevolmente estesa. « Sarebbe ipotizzabile un’estensione alla vai Germanasca, importante strategicamente non tanto per l’aumento di
utenze, quanto per la possibilità
di ricavare dalla vallata una risorsa importante come l’acqua,
non inquinata oggi e presumibilmente nemmeno domani. Nei nostri piani, dalla valle si dovrebbe
captare acqua per una popolazione di 40.000 abitanti ».
Per quanto riguarda ancora il
gas, secondo Daviero occorrerà
qualificare l’azienda non solo per
l’erogazione ma soprattutto aggiungendo altri servizi, con un
occhio di riguardo alla sicurezza
ed al risparmio energetico.
L’acqua rappresenta comunque
la scommessa per l’ACEA: oggi
siamo di fronte ad un insieme di
tanti piccoli acquedotti, verrà il
tempo in cui i comuni non gestiranno più direttamente i loro acquedotti ma si costituirà un’unica rete integrata fra i comuni;
l’obiettivo dell’ACEA è quello di
diventare l’ente che, erogando 8
milioni di metri cubi d'acqua all’anno, gestisce anche questo settore.
Piervaldo Rostan
LUSERNA SAN GIOVANNI
TORINO — Inaugurata il 23 aprile,
resterà aperta al pubblico fino al 12
maggio la mostra dedicata alla scultura di Giuseppe Tarantino, presso la
sede dell’associazione • Piemonte artistico e culturale », in via Roma 264.
Tarantino, di origini palermitane, dopo un primo periodo trascorso a Milano, si stabilì infine a Torino, dove
si legò In particolare alla cerchia di
Casorati e Menzio,
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 26 aprile, ore 17, avrà luogo una riunione
nella sede di via Repubblica 3 piano
2”; o.d.g,: a) appelli in favore di cittadini imprigionati in Iraq (DA); b)
appelli per il rilascio di John Ngbi in
Vietnam; c) appelli per il sindacalista
dei minatori Victor Taype in Perù, Lunedì 6 maggio ore 18.45 (replica giovedì 9 ore 11.30) programma trasmesso da Radio Beckwith: I curdi e i
diritti umani.
Si svolgerà sabato 4 e domenica 5
maggio a Luserna, presso la sala convegni del municipio, un convegno internazionale sul tema « Peìre Guillem
de Luserna e lu temp de troubaire »
(Pietro Guglielmo di Luserna e il tempo dei trovatori).
Il convegno internazionale trae il
suo nome dal trovatore locale medioevale Peire Guillem de Luserna.
Su di lui non esistono certezze ma,
dalle ricérche storiografiche di attenti studiosi, è possibile delineare la sua
figura letteraria, riproponendola all'interesse del pubblico, specializzato o
profano, suggerendo una ripresa di studi su di lui alla luce delle moderne
teorie interpretative e culturali.
Le notizie che riguardano Peire Guillem sono controverse, desunte per lo
più dalle sue stesse canzoni e dalle
tenzoni intraprese con altri trovatori.
Il prof. Ferdinando Gabotto lo dà per
nato, con certezza, nella famiglia dei
Luserna, come Pietro d'Angrogna figlio
di Guglielmo di Luserna. Di avviso
contrario lo storico valdese Pierre Rivoir, che lo ritiene figlio di povera
gente abitante in quel borgo da cui
prese il nome.
Non entrano nel merito della sua
nascita altri ricercatori medioevali, Alfred Pillet, Martin de Riquer, De Bartolomeis, De Lollis, Pier Enea Guarnerio, che lo considerano trovatore di
USSL 43 ■ VAL PELLICE
L’USSL 44
non è il Terzo Mondo
Lo dice Bonansea (DC) confermando la volontà
di far uscire Bricherasio dalla CM vai Pellice
Le comunicazioni che la giunta
della Comunità montana vai Pellice aveva effettuato nel corso
dell’ultimo consiglio in merito
afl’applicazione della legge 142
sull'autonomia locale sono state
oggetto di discussione nel corso
del consiglio di giovedì scorso,
I temi posti sul tappeto dalla
giunta erano molti e pesanti; dal
futuro ruolo della Comunità montana allo sviluppo della valle al
mantenimento dei servizi: su
tutto, la pesante denuncia di una
politica statale e centralista che,
ha sempre penalizzato le aree
montane.
« Come può un partito come
il PSI, che da anni fa parte del
governo nazionale — si è chiesto
in un lungo intervento il leader
DC Bonansea — criticare cast duramente una politica che è anche
sua? ». E aggiunge l’accusa di
"sinistrorsità” al documento dqlla
giunta, accusa rincarata successivamente dal sindaco di Bobbio
(in odore di scomunica da parte
del PSI?) quando definisce di
impronia ’’veterocomunista” le
critiche della maggioranza al
governo nazionale.
Differenziata la posizione dei
gruppi di opposizione sulla questione della provincia alpina: si
va dalla cautela espressa dal
gruppo DC aH’adesione di Charbonnier all’idea, rna con un interrogativo: « Abbiamo la forza
propositiva per portare avanti il
discorso? ». Il consigliere della
Lega Nord, Hertel, dopo aver definito ’’uno scatolone vuoto” la
legge 142, ricorda l’esempio positivo delle Regioni a statuto speciale ritenendo nei fatti poco
praticabile il progetto di provincia alpina.
Sulla questione dell’uscita di
Bricherasio dalla Comunità montana vai Pellice (richiesta dalla
maggioranza DC alla Regione e
Chi è Peire Guillem?
Incerti i dati storici sul trovatore medievale - Due momenti musicali oltre il convegno
su cui da parti opposte si stanno
raccogliendo firme) il consigliere
PSI Odetto, pur riconoscendo la
libertà dell’amministrazione comunale e dichiarandosi non sorpreso della scelta, formulava un
appello ai responsabili di quel
Comune per un cambio di indirizzo, augurandosi maggiore comprensione anche da parte della
maggioranza della Comunità
montana.
Bonansea, confermando la validità della scelta, sottolineava che
« l’area vai Pellice non è il toccasana del mondo; Pinerolo non è
Terzo Mondo: i servizi ci sono ».
Da parte della maggioranza si
ribadiva l’esigenza di andare ad
un confronto anche serrato con
i Comuni, riprendendo nel contempo tutte le questioni sollevate, una per volta, nel corso dei
prossimi consigli. L’ora ormai
tarda suggeriva il rinvio degli
altri punti all’ordine del giorno
ad un prossimo consiglio.
In precedenza si era assistito
ad una lunga ’’querelle” sollevata
da Bonansea e Charbonnier circa il metodo di verbalizzazione
delle sedute, ritenuto non fedele
alle discussioni e dunque poco
rispondente a quanto accaduto.
Ancora i consiglieri avevano
provveduto ad eleggere i propri
rappresentanti in seno al corisorzio per la gestione della piscina di Luserna, all’associazione
”I paesi del Monviso” ed alla
costituzione di una commissione
per lo sviluppo socio-economico
dell’area transfrontaliera italofrancese sul versante italiano: ne
faranno parte, oltre al presidente
Cotta Morandini, Bellion, Tourn,
Dalmas, Girando e Gobello per
la maggioranza, Colomba, Gay
ed Hertel per le minoranze. Saranno inoltre convocati anche i
sindaci della valle.
P.V.R.
PRAROSTINO
Chiude la
«mutua bestiame»
L’esperienza nata cent’anni fa fra allevatori
Luserna, dì particolare importanza, essendo l'unico trovatore fino ad ora conosciuto delle Alpi occidentali, mentre
nella vicina pianura la poesia trovadorica fioriva producendo molti poeti.
Dei suoi testi poetici ne rimangono
cinque, conservati a Parigi, presso la
Bibliothèque Nationale, nella trascrizione di un scriptorium italiano arricchita da miniature, riportati in tutte le
maggiori bibliografie dei trovatori conosciute.
Il discorso poetico diventa inoltre
di maggiore interesse se lo si considera inserito in una cultura, come
quella della vai Pellice, che è variamente rappresentata nelle sue specificità religiose e storiche. In questo
caso il rapporto con la cultura occitanica del tempo è letterariamente dimostrato, oggi rimangono parti di essa conservate nella lingua parlata della gente collinare o prettamente di
montagna.
L'inizio dei lavori è fissato per le
15 di sabato, la conclusione domenica
intorno alle 12.30. Nell'ambito della
manifestazione vi saranno anche due
momenti musicali; sabato 4, alle ore
21, nella chiesa di Luserna Alta, si esibiranno i « Lycorn early music consort » e, domenica alle 21, concerto
di musica e danze occitane con il
gruppo • Benhai ».
Fondata a Prarcstino nel marzo del 1891 la denominata « Società di mutuo soccorso contro
la mortalità del bestiame bovino » ha chiuso i battenti dopo
un secolo esatto.
Il regolamento, all’art. 1, recitava; « Si è costituita in Prarostino un’associazione il cui
scopo è di compensare ai soci
i danni che possono loro pervenire dalla mortalità del bestiame bovino che superi i mesi 6
di età, e che venga a morire
per causa di malattia o per fortuita disgrazia ». L’art. 5 aggiungeva: « La società è retta da una
direzione eletta annualmente a
scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei membri presenti » e il sesto ; « La direzione
consta di un presidente, di un
vicepresidente, un segretario, un
vicesegretario, un cassiere, un
controllore, tre periti e cinque
consiglieri ».
Nella prima pagina del Regolamento composto da 64 articoli
era sottolineato che la Società
venne premiata dal ministro dell’Agricoltura e dal Comizio agrario di Pinerolo. I soci fondatori erano 36 ma nel 1906, allargandosi al vicino Comune di San
Secondo, erano 178.
Attualmente, chiudendo tutte
le piccole stalle, il numero era
sceso ad un livello in cui il costo di pagamento incideva pesantemente sui pochi soci rimasti. Inoltre il sempre più complicato rapporto con l’USSL e
il fatto che una bestia da abbattere venga considerata zero da
un punto di vista commerciale,
senza possibili controlli reali da
parte venditrice, hanno contribuito a scoraggiare definitivamente l’attuale direzione.
Nel riconoscere senza ombra
di dubbio la grande utilità di
questa Società, in questo secolo, per tutti i piccoli proprietari colpiti, bisogna anche ricordare che questo è stato possibile
perché le varie direzioni hanno
lavorato gratuitamente, e molti
anche per vari decenni, basti
pensare ai componenti delle
perizie che dovevano valutare le
bestie, ai presidenti, segretari,
cassieri e ai membri dei consigli responsabili di una zona; infatti, se mancava un socio della loro zona alla riunione in cui
si pagava una bovina, essi dovevano anticipare i soldi. Un ringraziamento a tutti penso sia doveroso.
Mauro Gardiol
11
26 aprile 1991
lettere 11
CREDO NELLA
PROVINCIA ALPINA
Nel recente convegno tenutosi a
Torre Pellice sul problema delle autonomie -locali, bene ha fatto uno dei
relatori a sottolineare; rimarcandone il
peso politico, la definizione esatta con
la quale la legge n. 142/'90 precisa
il concetto di area metropolitana:
'■ città metropolitana ».
Questa definizione, così incisiva, mi
pare esprima bene non solo la volontà del legislatore ma contenga pure
un aspetto da non sottovalutare per
qualsiasi ragionamento politico o tecnico si voglia fare per decidere, perché di questo si tratta, il nostro futuro assetto amministrativo di valle
alpina (vai Pellice) che, me lo si consenta, nulla ha da spartire con la
città metropolitana (Torino e il suo
hinterland).
E a questo proposito nulla valgono
presunte interrelazioni o supposte necessità di razionalizzazione di servizi ed infrastrutture né tanto meno interessi economici: l’una situazione è
montana, l'altra situazione è urbana.
Comunque, come ben evidenzia il
legislatore, non si tratta per la città
metropolitana né di area vasta né di
provincia metropolitana.
Non è qui la sede per riproporre
ragionamenti che già presentavo in
un precedente scritto, è bene invece
fare qui altre considerazioni.
Quando si propone la Provincia alpina, o comunque nuove perimetrazioni provinciali, non le si pensa in base alla vecchia struttura dell’attuale
provincia ma in termini innovativi sia
dal punto di vista della struttura organizzativa e delle funzioni, sia dal
punto di vista del ruolo politico.
E’ pertanto necessario distinguere
ancora da un lato II problema città
metropolitana, come area senz’altro
forte dal punto di vista economico
e produttivo ma anche molto debole
in rapporto ai problemi che dovrà risolvere, sia dal punto di vista amministrativo quanto operativo, e dall'altro territori « provinciali » il cui assetto territoriale e sviluppo sociale è
in costante trasformazione.
Penso cioè da un lato soprattutto
al degrado dell’armatura infrastrutturale dell’area urbana, alle difficoltà oggettive di quel territorio urbano ricompreso nel primo tentativo di piano urbanistico intercomunale di Torino anni ’60, penso dall’altro alla necessità di inventare in rapporto ad esigenze emergenti, sulla scorta anche
di esperienze di governo locale non
tutte negative di un recente passato
(Comunità montane), a nuove regole
per nuovi governi locali (nuove province).
Nuove province che non devono basarsi, fra l’altro, né su parametri numerici (perché 200.000 abitanti?) né
tanto meno su vecchi schemi organizzativi, quelli sì veramente superati (legge comunale e provinciale anni ’30).
Qccorre, a mio avviso, ragionare,
visto che ormai ci viene imposto dalla Comunità europea, in termini non
strettamente locali, visitando se necessario anche criticamente ciò che
oltre frontiera da anni sperimentano
ed attuano sul piano delle autonomie
locali.
Questo vuol dire in termini realistici, certamente economici ma anche di
uso e tutela dell'ambiente, valorizzazione della cultura, delle tradizioni e
della vocazione delle comunità locali.
Superare anche a livello politico la
filosofia perdente di cultura urbana
per affrontare in termini costruttivi la
nuova filosofia urbanistica di « uso e
tutela del territorio ».
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto CorsanI, Adriano bongo, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione; Mitzl Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 28.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici: L. 500 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 550 ogni parola
Mortuari: L. 550 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro; gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 500 ogni parola
Finanziari, legali, sentenze: L. 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi del PIVA
ABBONAMENTI 1991
Italia Estero
Ordinario annuale L. 46.000 Ordinario annuale
Semestrale L. 25.000 Ordinario (via aerea)
Costo reale L. 70.000 Sostenitore
Sostenitore annuale L. 85.000 Semestrale
Da versare sul c.c.p. 10125 Torino n. 20936100 Intestato a A.I.P. * via
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n, , 11234101 intestato a 1
80.000
L. 140.000
L. 150.000
L. 45.000
via Pio V, 15
Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato CoTsson, Roberto Peyrot __________
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio Revei
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 48^_________________
Il n. 16/’91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 18 aprile 1991.____________________________________—
Hanno collaborato a questo numero: Paolo T. AngelerL Valter Cesan,
Aldo Comba, Ivana Costabel, Dino GardioI Giorgina Giacone Marmnna Hintermüller, Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Teofilo Pons, Serena
Ribet, Aldo Rutigliano, Ludwig Schneider.
lo non so se oggi la nostra valle
debba essere ricompresa in una Provincia alpina insieme alla vai Susa ed
al Saluzzese, è questo un problema
di non facile soluzione: certo è che
la vai Pellice e le valli del Pinerolese nulla hanno da spartire, né sul
piano sociale né sul piano economico
con la città metropolitana; e credo,
con la gente di queste contrade, che
sia giunto il momento, legittimo, di
lasciarci fare, di darci cioè ■■ ...la possibilità anche di sbagliare », come dice G. Ayassot.
Ciò che ci si deve lasciar fare è
costruire con maggior autonomia politica il nostro futuro di comunità locale che ha una sua precisa identità
etnica e storica.
Lasciarci liberi di promuovere un
assetto economico e sociale Integrato ma autonomo rispetto ad altre aree
omogenee prescindendo dal dato « area
forte, area debole »; liberi di attuare
un processo di trasformazione che
sappia superare, « saltare » il momento urbano in senso geografico e temporale, riconoscendo nella proposta
città metropolitana un tentativo serio
di porre rimedio soprattutto ai guasti
provocati dal recente e concluso sviluppo urbano.
In definitiva io credo non aH’autonomia ”tout court" ma aH’àutonomia come strumento per un nqovo modo di
gestire democraticamente lo sviluppo
sociale ed economico di una comunità ed insieme ad essa attualizzare risorse antiche (civiltà alpina) non in
nome di falsi ideali od utopie ma su
dati ed argomentazioni certi e di grande attualità in tutto il mondo.
Piercarlo bongo
sindaco di Luserna S. Giovanni
DI CASA
IN CASA
Che molte persone critichino i testimoni di Geova per il fatto che bussano alle porte delle case per parlare di Geova, presentare copie dei
loro periodici, opuscoli, dépliant, ecc.
non suscita grande meraviglia, giacché la maggior parte di esse ignora
quanto si afferma nel Nuovo Testamento circa i discepoli di Gesù e i
primi cristiani a proposito del metodo da loro usato per « annunziare al
popolo tutte le parole di questa vita » (Atti 5: 20).
Grande e vivo stupore invece suscita il sapere ohe tra le suddette
persone c’è da annoverare anche papa Wojtyla, Il quale nel « Messaggio
per la giornata mondiale del migrante » ha stigmatizzato la « foga e insistenza assillanti, lo zelo quasi aggressivo >■ dei testimoni di ^ Geova, i
quali ricercano ■< nuovi adepti andando di casa in casa o fermando i passanti negli angoli delle strade » *.
Se il papa critica le sette religiose in generale e i testimoni di Geova in particolare lo fa non per
ignoranza, perché in fatto di conoscenza delle sacre Scritture egli si
può reputare « maestro di color che
sanno » ma perché è seriamente
preoccupato per il fatto che i suddetti " nuovi adepti » si reperiscono in
massima parte tra le file dei suoi
« cari fedeli » cattolici.
Lo scopo dello scrivente non è
quello di difendere il contenuto dottrinale della predicazione dei testimoni di Geova, che in diversi punti basilari si allontana dal fondamento degli apostoli e dei profeti, ma quello
di giustificare il metodo di « evangelizzare » da loro usato che, a suo parere, è mutuato dall'esempio di Gesù
e degli apostoli.
Gesù, infatti, oltre ad aver comandato agli apostoli di . fare discepoli
tutti i popoli » (Matteo 28: 19-20), insegnò e predicò nel tempio di Gerusalemme (Matteo 26: 55), nelle sinagoghe (Matteo 4: 23), nelle case (Luca 19: 5), e andando di città in città
e di villaggio in villaggio (Luca 8: 1).
Gli apostoli, i discepoli, i primi missionari hanno seguito l'esempio del
maestro predicando ed insegnando nel
suddetto tempio e di casa in casa
(Atti 2: 46), in pubblico (Atti 20: 20),
nelle sinagoghe e nelle piazze (Atti
17: 17), ogni giorno (Atti 13: 5).
Paolo, nella seconda lettera a Timoteo (4: 2), gli dice: « Predica la
Parola, sta’ sopra (= insisti) opportunamente e inopportunamente », come
appunto fanno oggi i testimoni di Geo
va, che bussano alle porte dei nostri
domicili in modo opportuno e inopportuno.
E' vero che i discorsi pubblici, le
conferenze-dibattito, le trasmissioni radiofoniche, eccetera, hanno un ruolo
importante nella diffusione della « buona notizia », ma è altrettanto vero che
tutti questi mezzi non possono sostituirsi al contatto personale che si ha
alle porte delle case.
« La chiesa — scrive uno studioso
americano — non ha ancora inventato nulla che possa prendere il posto
o competere con i risultati che si ottengono predicando in chiesa e nelle
case ». Un altro studioso americano
afferma che insegnamento pubblico
e insegnamento di casa in casa devono andare di pari passo ». Un acuto psicologo ha osservato che ,<■ la
gente ricorda con più facilità quello
che impara sulla soglia di casa che
quello che impara sulla soglia della
chiesa »
Il metodo di predicare in pubblico,
nelle piazze, di casa in casa, imitato
oggi soprattutto dai testimoni di Geova ma anche dai pentecostali, sebbene in « tono minore », « inventato » e
praticato prima di tutti da Gesù e
dai suoi immediati discepoli, dovrebbe essere fatto proprio dalle chiese
protestanti, riformate e non, dalle cosiddette chiese dell'« evangelismo storico », che vedono verificarsi nel loro seno continue emorragie di membri fino alla loro completa scomparsa.
Si è constatato che alcune persone, giunte alla conoscenza di Cristo
tramite la tanto spesso criticata predicazione di casa in casa dei testimoni di Geova, dopo un periodo più
o meno lungo di permanenza tra le
loro file, hanno deciso di proseguire
la loro « avventura di fede » in seno
a una chiesa protestante riformata,
da esse « ritenuta teologicamente più
salda e, forse, spiritualmente meno
pretenziosa » “.
Nei tempi neotestamentari •• la chiesa era missione »; il suo compito principale era « evangelizzare il mondo »;
la responsabilità di attuare tale compito era affidata in modo uguale ad
apostoli, anziani, vescovi e diaconi, all'intera comunità cristiana.
Bruno Ciccarelli, Catania
RINGRAZIAIMENTO
tc Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, ed io
vi darò riposo »
(IMatteo 11: 28)
I figli e i familiari della cara
Elena Meyron Armanti Ugon
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al
pastore Teofilo Pons e signora, al dj.
Ghirardi, alla direzione e al personale
della Casa Miramonti, alle signore che
l’hanno assistita amorevolmente, alla signora Ivonne Marletto, alla direzione,
impiegati e maestranze della Nuova
Crumière.
vaiar Pellice, 17 aprile 1991.
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista raolnli vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
L’ASILO dei vecchi di San Germano
ricerca un infermiere/a professionale o generica per assunzione. Per informazioni rivolgersi in ufficio. Tel.
0121/58855.
A MILANO signore anziano autosufficiente cerca persona fissa referenziata per collaborazione e aiuto domestico. Telefonare ore serali a Rostan 02/2047991.
SIGNORE SOLO cerca governante
fissa. Scrivere a AGT/Eco delle vaUi
valdesi, casella postale, 10066 Torre
Pellice (To)
‘ Cfr. La Stampa del 18 agosto 1990,
pag. 8.
^ Cfr. Dante Alighieri, La Divina
Commedia, Inferno, canto IV, v. 131.
^ Cfr. La Torre di Guardia del 15
gennaio 1991, pag. 12.
'• Cfr. La Luce, n. 1 del 4.1.1991,
pag. 5.
POLEMICA
SUI CURDI
Nell'articolo in prima pagina del numero del 12 aprile iniziate scrivendo:
« Ora, soltanto ora, i giornali parlano in prima pagina del genocidio dei
curdi. Ma la tragedia che si sta consumando ai confini tra l'Iraq, l’Iran e
la Turchia non è iniziata in questo
dopoguerra del Golfo ».
Poiché l’articolista non dice « noi »,
ma « i giornali », se ne deduce che
¡I settimanale ha dedicato al genocidio dei curdi una o più prime pagine
negli ultimi anni.
Purtroppo non ho presente, e non
ritengo di essere l'unico, quando l'avete fatto. Penso potrebbe interessare
a molti lettori reperire questi articoli
per documentarsi sulla posizione tenuta dal settimanale sulla questione
curda, per cui vi prego di elencare
in quali numeri avete parlato in prima pagina dei curdi negli ultimi anni.
Ringrazio preventivamente per l'informazione.
Sergio Borroni, Riesi
P, S.: Se per caso non aveste mai
posto la questione curda in prima pagina negli ultimi anni, non pensate
sarebbe il caso di confessare pubblicamente questo peccato, invece che
attribuirlo genericamente ai « giornali »?
CEDESI
Licenza abbigliamento
A persona capace e seria cediamo in Torre PeUice licenza
di abbigUamento contingentata. Pagamento in piccole rate
e possibilità di assortimento
negozio. Telefonare 010/252341.
Non abbiamo dimenticato i curdi. Il
1° aprile ’88 abbiamo pubblicato un
articolo in prima pagina. Poi il 3 marzo ’89, il 14 aprile ’89 (pagina intera), poi il 9 giugno ’89. E potremmo
continuare.
Ciò che più importa è il fatto che
le nostre chiese non hanno dimenticalo il problema curdo. Il Centro Lombardini ha accolto curdi anni fa, il
XVII febbraio dell’89 di Pomaretto è
stato dedicato ai curdi, oggi si raccolgono fondi per aiutarli a vivere. Polemica fuori luogo dunque.
G. G.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 28 APRILE 1991
Rinasca: FARMACIA BERTQRELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
MERCOLEDÌ' 1° MAGGIO 1991
San Germano Chisone; FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Tela
fono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 28 APRILE 1991
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
MERCOLEDÌ' 1“ MAGGIO 1991
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel, 930705.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996
Croce Verde Bricherasio: tei 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17. presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, alicottero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
26 aprile 1991
Î
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
La situazione di molti paesi del Terzo Mondo si aggrava ulteriormente: è possibile ragionare in termini di etica sulla questione?
L'assessorato all'Agricoltura e due istituti dell'Università di Ferrara sono promotori di una serie
di attività di cooperazione intemazionale, orientate soprattutto verso i paesi in via di sviluppo del
Terzo Mondo.
Gli istituti coinvolti (Nutrizione umana e Discipline filosofiche) ritengono « che sussistano ormai
le condizioni per la creazione di corsi specifici
(scuole speciali, perfezionamento, ecc.) riguardo
alla cooperazione e allo sviluppo, nella stessa sede
dell’ateneo ferrarese ».
Questo articolo è stato pubblicato nella rivista
L’ulivo e l’alloro, edita dalla stessa Università di
Ferrara in occasione del III centenario di attività.
E' noto che nell’ultimo decennio la situazione di molti paesi
dell’America latina e dell’Africa
ha subito un drastico deterioramento. Al dato permanente delle ragioni di scambio, generalmente sfavorevoli ai produttori
di materie prime, si sono aggiunti i nuovi dati d’indebitamento cronico. I fenomeni inflazionistici e la caduta di valore delle monete locali hanno
prodotto una drastica caduta del
reddito pro capite. La situazione debitoria e le misure di risanamento proposte dagli organismi intemazionali (quali il
Pondo monetario internazionale
e la World Bank) hanno avuto
riflessi assai gravi sull’organizzazione del settore pubblico dei
paesi indebitati.
Ma al cedimento delle risorse
pubbliche non ha fatto riscontro un potenziamento dei settori privati dell’economia. Essa risulta in crescente difficoltà a
causa della sostituzione della
tradizionale produzione di sussistenza con economie di mercato inevitabilmente dominate dagli interessi e dai meccanismi
concorrenziali propri della parte forte del mondo.
Questa situazione è stata spesso aggravata da scelte di politica economica da parte dei governi locali, che hanno avuto forti oscillazioni e mutamenti anche nel breve periodo. Ed è stata anche in larga misura aggravata da taluni grandi progetti
di sviluppo, la cui attuazione ha
prodotto conseguenze inizialmente non previste di deterioramento ambientale (si pensi al caso
della diga di Assuan in Egitto
ed altri simili) e squilibrio rispetto alle stmtture tradizionali dell’economia. Molti progetti
di cooperazione tra il Nord ed
il Sud del mondo hanno favorito le esportazioni di beni di
consumo durevole, di macchinari, di tecnologie da parte del
Nord del mondo. Molte imprese ne hanno tratto benefìci che
non hanno avuto effetti di decollo nei paesi destinatari.
Etica dello sviluppo
e cooperazione
I problemi dell’etica si aprono ogni volta che una iniziativa
o un progetto presentano diverse scelte possibili, che non si
riducono semplicemente ai criteri di fattibilità ma concernono
anche i risultati e le conseguenze possibili dell’azione e, nel caso di rapporti tra più soggetti
o parti, concernono anche le diversità degli interessi dei soggetti. L’aspetto etico della relazione tra diversi soggetti o parti riguarda dunque le norme che
regolano lo scambio: se due o
più parti entrano in una relazione stabile di scambio ci si
deve domandare se questo
scambio ha carattere di reciprocità. Ma perché i diversi interessi di coloro che partecipano
allo scambio siano commisurati
ad una certa reciprocità, occorre prima di tutto che vi sia, tra
le parti, una comunicazione,
quanto più possibile paritaria.
Ma nei rapporti tra il Nord
e il Sud del mondo, la reciprocità appare oggi del tutto carente. E questo non soltanto per
la iniziale disparità di forza eco
nomica ma anche perché, nelle
logiche della rapina come in
quelle del dono, noi imponiamo
generalmente ai nostri interlocutori del Sud i nostri presupposti culturali e i nostri linguaggi tecnici e scientifici.
Il problema della reciprocità
e della comunicazione paritaria
tra le parti va posto dunque in
primo luogo agli operatori degli scambi internazionali e agli
operatori della cooperazione.
Dobbiamo domandarci se si può
elaborare una sorta di codice
di condotta e, in secondo luogo, a quali condizioni esso possa essere proposto agli operato
ri.
Dobbiamo precisare, a questo
punto, che l’aspetto etico delle
relazioni di scambio e cooperazione allo sviluppo non si riduce affatto ad una denunzia
morale. Non basta, e non è
neanche molto produttivo, invitare i ricchi a sovvenire ai bisogni dei poveri. Avviene infatti (come preciseremo in seguito) che la stessa logica del dono produca effetti perversi.
L’etica presuppone invece che
tutte le parti coinvolte in uno
scambio abbiano degli interessi.
E si tratta di vedere se questi
interessi possano (per parte nostra) essere selezionati, controllati e orientati in modo da poter corrispondere anche agli interessi della controparte.
Le organizzazioni non governative (ONG) interessate alla
cooperazione tra il Nord e il
Sud del mondo mobilitano ingenti risorse, in particolare risorse umane di volontariato. Troviamo qui degli operatori fortemente motivati da interessi di
ordine morale, religioso e politico, ma anche da interessi culturali e professionali, sollecitati dall’esperienza di soggiorno in
mondi diversi dal nostro. Questi operatori sono dunque molto propensi ad affrontare i problemi propriamente etici della
cooperazione. Ci sono però dei
problemi. Intanto le ONG sono
numerosissime e i progetti pure.
In secondo luogo, si tratta spesso di interventi operativi a carattere assistenziale, in cui la
pratica non è sempre sostenuta da adeguate conoscenze dell’ambiente in cui si va ad operare e non lascia molto spazio
all’indagine. In terzo luogo, i volontari operano in un arco di
tempo limitato.
Vi è poi il campo, molto più
difficile da indagare e individuare, degli interessi propriamente
economici: in primo luogo gli
interessi delle imprese che effettuano trasferimenti di merci,
capitali, operatori, tecnici e
know-how nei paesi del Terzo
Mondo (e li effettuano sia nel
quadro del normale interscambio economico sia nel quadro di
programmi di cooperazione finanziati dagli stati); in secondo
luogo gli interessi degli operatori
diretti, che si trasferiscono per
periodi più o meno lunghi nei
paesi del Terzo Mondo, al seguito delle imprese nel quadro
di progetti di cooperazione promossi a vari livelli dagli stati.
E qui appare evidente che gli
interessi delle imprese e quelli
(di natura remunerativa e professionale) degli operatori diretti sono ancora scarsamente sottoposti ad effettivi controlli da
AMNESTY INTERNATIONAL
Sviluppo diseguale: la
lunga strada per uscirne
parte delle agenzie pubbliche; e
gli operatori sono scarsamente
sottoposti a pratiche formative
che li rendano consapevoli deh
la realtà in cui andranno ad operare.
Ma un discorso di etica dello
sviluppo deve inevitabilmente
misurarsi con quest’ultimo livello di interessi. Altrimenti le considerazioni etiche avranno scarsa efficacia operativa riguardo
ai problemi drammatici dello
sviluppo diseguale.
Chi ha occasione di viaggiare in America latina e in Africa si rende facilmente conto che
il comportamento delle imprese
economiche del Nord operanti
nel Sud non si discosta ancora
molto dai criteri dello sfruttamento coloniale. Le imprese si
orientano a realizzi ingenti ottenuti nel più breve tempo possibile. Le operazioni sono spesso di pura rapina e distruzione
delle risorse locali.
A questo modello di rapina si
è contrapposto, in anni recenti,
la strategia degli aiuti allo sviluppo, per lo più sotto forma
di doni a carico dei fondi pubblici degli stati donatori. Ma
questi contributi vengono erogati in base a progetti (per esempio costruzione di varie infrastrutture) affidati ad agenzie ed
imprese del paese donatore. Le
imprese sono dunque garantite
a monte dagli stanziamenti pubblici del paese donatore. I paesi destinatari hanno scarse possibilità contrattuali (poiché si
tratta di doni!) di controllare
l’attuazione e l’esito dei progetti. Avviene frequentemente che
le imprese realizzino solo parzialmente il progetto, perché i
fondi disponibili vengono spesi
male e si esauriscono prima della fine dell’opera. E la stessa
utilizzazione delle opere realizzate è spesso compremessa dalla scarsa o nulla capacità di gestione e manutenzione del paese destinatario.
In conclusione, gli aiuti allo
sviluppo producono benefìci certi alle imprese del paese donatore, non riequilibrano i danni
dell’economia di rapina, non
producono esiti ai fini di sviluppo equilibrato dei paesi destinatari.
Possiamo allora prefigurare
delle condotte di scambio economico, tecnologico, scientifico
che non siano né rapinatone né
falsamente assistenziali?
In base ad un criterio di razionalità si può affermare che
le imprese del Nord del mondo
avrebbero convenienza a intrattenere rapporti prolungati nel
tempo con partner economici
che garantiscono la stabilità e
l’accrescimento degli scambi. Ma
questo non è possibile se la controparte, invece di crescere, decade e se le risorse che ha a
sua disposizione vengono sottoposte a saccheggio e distruzione. Qui ovviamente il discorso
economico presuppone una considerazione ecologica; le considerazioni ecologiche incominciano a incidere fortemente sulle
scelte dei consumatori, e dunque sulla strategia delle imprese, nella parte privilegiata del
mondo. E’ possibile che queste
considerazioni trovino applicazione anche negli scambi con il
Terzo Mondo?
Prigionieri
dei mese
Paesi (diversi, vicende diverse, accomunati
dalla violazione e dall’offesa dei diritti umani
Sono tre le storie di prigionieri per motivi di opinione raccontate nel Notiziario di A. I.
del mese di febbraio, che qui
riportiamo.
Questi prigionieri provengono
da continenti diversi, sono vittime di regimi di diversa ideologia ma una cosa li accomuna: nei confronti di tutti e tre
e degli altri loro compagni sono stati violati i diritti umani.
Sono stati privati della libertà,
e sottoposti a maltrattamenti
crudeli e degradanti, per avere
espresso liberamente le loro opinioni politiche ed essersi dedicati a pacifiche attività di opposizione.
Innocent Ndayambaje
RUANDA
29 anni, studente imiversitario.
E’ stato arrestato nell’ottobre
dell’86 e processato e condannato a 5 anni dì carcere dalla
Corte di sicurezza dello stato
nel marzo del ’90, per aver contravvenuto all’obbligo di essere
iscritto al Movimento nazionale
rivoluzionario per lo sviluppo,
obbligo sancito dalla Costituzione del partito unico del Ruanda; fondare o appartenere ad un
altro partito è im reato criminale. Durante il processo egli ha
ammesso di essere stato l’unico
membro del Pronte nazionale di
resistenza. E’ stato accusato di
diffondere volantini di propaganda. Non gli è stata concessa la
consulenza di un legale né il diritte di appello. I cinque giudici della corte erano stati nominati con decreto presidenziale,
inclusi un ufficiale e due soldati deirufficio del presidente. E’
stato tenuto in isolamento per
tre anni senza alcuna accusa.
Si prega di scrivere, in francese o italiano, per chiedere il
suo rilascio immediato a:
Son Excellence Monsieur le Général
Habyarimana Juvénal
Président de la République
BP 15, Kigali - Ruanda - Africa
Esteban Gonzales Gonzâles
CUBA
lenti. Esteban è stato condannato a 7 anni di carcere e i suoi
compagni dai 3 ai 6 anni, ad
eccezione di Quij ano che ha avuto solo alcune restrizioni della
libertà, per motivi di salute.
Per ottenere la liberazione dei
sei uomini imprigionati, si prega di inviare appelli, in spagnolo 0 italiano, a:
Su Excelencia Dr. Fidel Castro
Ruz
Presidente de la República
Ciudad de la Havana - República de Cuba
Malakeh Mohammadi - IRAN
70 anni, giornalista ed editi ice. E’ stata arrestata nel 1983
con altre persone a causa della
loro attività politica a favore
dell’ala sinistra del partito Tudeh, a quel tempo considerato
legale. Sono stati accusati di tramare contro la Repubblica islamica dell’Iran. Sono stati torturati per far loro confessare
attività di spionaggio- e altri reati. Alcuni di loro sono stati giustiziati nell’88, come il marito
di Malakeh e altre migliaia di
prigionieri politici. Malakeh
Mohammadi è stata processata
nell’86 senza alcuna accusa e
senza il diritto alla difesa. E’
stata condannata a morte, pena
poi commutata a 20 anni di carcere. Si ritiene sia stata torturata più volte durante la prigionia con altre detenute per motivi di coscienza.
Si prega di rivolgere appelli
per la sua immediata scarcera
zione in inglese o italiano a:
His Excellency
Hojatoleslam Ali Akbar Hashemi Raf sani ani
President of thè Islamic Republic of Iran
Palestine Avenue, Azerbaijan Intersection
Teheran - Islamic Republic of
Iran
60 anni, insegnante di matematica. Egli ha fondato nei primi mesi dell’89 il MID, Movimento di integrazione democratica, che ha lo scopo di promuovere riforme democratiche, tra
le quali è inclusa la costituzione di un governo pluralistico in
opposizione al monopolio politico del Partito comunista. Egli
ed altri 6 membri del MID sono stati arrestati nel settembre
dell’89 e trattenuti per numerosi mesi nel quartiere generale
della Sicurezza senza poter consultare i propri legali, rinchiusi in celle piccole, illuminate da
luce artificiale accecante. I sette uomini sono stati accusati di
possesso e distribuzione di volantini di propaganda controrivoluzionaria, di ricerca di fondi e appoggi all’estero e inoltre
di organizzare una campagna di
disobbedienza civile e un piano
per mutare il sistema politico
e sociale, ma con mezzi nonvio
Liberato
Amnesty International ha ricevuto conferma che il sindacalista e attivista politico della
Mauritania, Ladji Traoré, prigioniero del mese di ottobre ’90,
è stato rilasciato senza accusa
né processo. Si ringraziano tutti coloro che hanno inviato appelli in suo favore.
Notizie dall’Arabia Saudita
Lo scorso 6 novembre un gruppo di donne ha manifestato a
Riad contro la tradizione che
vieta aUe donne di guidare automobili. Decine di donne alla
guida di un’auto hanno formato un corteo lungo la via principale di Riad. Quarantanove
manifestanti sono state arrestate e trattenute per alcune ore.
Salih al-’Azzaz, eminente scrittore e giornalista, è stato pure
arrestato, perché sospettato di
essere tra gli organizzatori della manifestazione. In dicembre
era ancora in carcere. Una settimana dopo la protesta il divieto alle donne di guidare
un’auto è stato trasformato in
una legge... (dal Notiziario di
A. I. di febbraio).
A cura del
Gruppo Italia 90 Val Pellice
Mario Miegge
Hôtel Fontana
ZONA CENTRALE
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
I 47046
MISANO ADRIATICO
via don Minzoni, 4
© 0541/610578
Dir. propr.: GHINELLI-CARONI