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EDITORIALE
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I BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA NUVOLA
SEGNO DI DIO
«1 nostri padri furono tutti sotto la
nuvola»
I Corinzi 10,1
SE viene un temporale, viale Fulvio Testi (a Milano) diventa un
fiume. Il Seveso esce dagli argini e gli
scantinati sembrano le abitazioni, al
piano terra, della Serenissima, per la
quale il Magistrato delle acque non
ha più interventi ma bancarelle di
canne da pesca. Neppure Mose (più
0 meno si chiamava così il marchingegno che avrebbe dovuto salvare
Venezia, la Perla della laguna, dalle
maree, specialista in traversate a piedi asciutti) sa inventare valide dighe.
IL problema non è solo metereologico, né basta sapere che tempo
farà per provvedere a ombrello e impermeabile e cavarsela con poco. Chi
fa il bello e il cattivo tempo non è solo Giove pluvio, sono «Le nuvole»,
quelle cantate da Fabrizio De André,
fiòn quelle gonfie di pioggia ma quelle piene di guai. Sono i personaggi
che detengono il potere con tutta la
loro arroganza e i loro cattivi esempi,
ci spiega il cantante-poeta-predicatore: «Vanno/ vengono/ ogni tanto si
fermano/ e quando si fermano/ sono
nere come il corvo/ sembra che ti
guardano/ con malocchio... Vanno/
vengono/ ritornano/ e magari si fermano tanti giorni/ che non vedi più
il sole e le stelle/ e ti sembra di non
conoscere più/ il posto dove stai».
PAOLO, appartenente al popolo
che passò indenne le acque del
Mar Rosso, ricorda che la nuvola era
segno della presenza di Dio, della sua
guida, del suo conforto. A tutti coloro che vivono nella sofferenza, che
sono in balìa di chi fa il bello e il cattivo tempo, l’annuncio della Parola
di Dio reca la consolazione e la forza
della promessa di Dio. Il dono dello
Spirito è dono di un vento impetuoso che sa creare l’asciutto, aprire varchi di cammino e speranza, erigere
dighe di solidarietà.
SE è vero che possiamo scrivere la
storia delle iniquità, dei tradimenti, di organizzazioni ecclesiastiche e di
pseudo-credenti, è anche vero che
possiamo rileggere tale storia, seguendo il filo d’oro dei testimoni dell’amore, non solo degli Albert Schweitzer, ma anche di tanti anonimi testimoni della compassione di Dio.
SE non vediamo le nuvole che sono
sulla testa di molta gente e ne turbano il sonno e la veglia, allora la nostra fede è solo gioco infantile alla lotteria di egoistici sogni. Se non vediamo la Nuvola di Dio, la Sua azione e
presenza, allora non abbiamo nulla
da dire, nulla da annunciare, nulla di
cui gioire, nessun balsamo da donar?.
Continuiamo a raccontare della Nu
vola di Dio, prendiamo coraggio
«Dio ha giocato come un bimbo/ con
luci e ombre/ sulla barca delle nubi,/
ed è giunta sorridendo l’aurora» (Tagore, Lechan = Scritto). Ricordiamo
l’invito del Maestro a discernere i segni dei tempi (Matteo 16, 2s).
VERRÀ l’aurora/ e passeranno le
tenebre./ La tua parola scenderà
dal cielo/ come un raggio d’oro./ Allora nel mio nido d’uccello/ canterò la
tua lingua;/ al ritmo che è tuo rifioriranno/ i fiori del mio giardino (Tagore, Ghitàngioli = Canti di offerta).
Alfredo Berlendis
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Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20^ legge 662/96 ‘ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
PIRITUALITÀI
Una preghiera interrotta
di VINCENZO POLVERINO
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Lire 2200- Euro 1,14
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Intese fatte, Intese da fare
%PAOLO NASOe LUCIA CUOCO
ECO DELLE VALLII
la Seggiovia di Proli
di DAVIDE ROSSO
Nelle Molucche un'altro drammatico capitolo della guerra civile in Indonesia
Isole delle Spezie in guerra
In un gruppo di isole da sogno si sta svolgendo l'ultimo crudele conflitto religioso tra
musulmani e cristiani. Ma sono molte le ragioni della rottura di un antico equilibrio
Molucche: campo profughi
PAOLO EMILIO UNDI
AMBON (Molucche) — È ripresa la
battaglia nelle Isole delle Spezie. La
Jihad islamica attacca su vari fronti
con l’intento di dividere l’isola di
Ambon in due zone di influenza.
Dopo due mesi di relativa calma ci
sono ora decine di morti, centinaia
di feriti, migliaia di case bruciate.
La baia di Ambon, la capitale della
provincia delle Molucche, in Indonesia, è uno spettacolo della natura:
acque cristalline, bianche spiagge
sabbiose circondate da palme e banani, un paradiso tropicale. Questa è
certamente la visione che ne ebbero
i colonizzatori portoghesi e olandesi
quando, nel XVI secolo, costruirono
qui il porto più importante per il
traffico dei chiodi di garofano e la
9 Pena di morte
Appello dei
battisti italiani
noce moscata. Con i portoghesi
sbarcò San Francesco Saverio, con
gli olandesi la riforma protestante.
Ora questo gruppo di isole è un campo di battaglia, il centro di una guerra civile che ha già fatto più di 3.000
morti e 500.000 profughi. L’ultima
cosiddetta guerra religiosa tra musulmani e cristiani. Quanto c’entri la
religione, è tutto da dimostrare.
È quasi paradossale ma tutto è cominciato per un tentativo di rapina
operato da un musulmano ai danni
di un autista di bus cristiano. Il caso,
successivamente portato in tribunale, si è concluso con una condanna
dell’aggressore. Era il 19 gennaio
1999, la fine del Ramadan. Nessuno
sa spiegare come questa banale questione si sia trasformata in conflitto
così crudele. Sta di fatto che nel giro
f Dialogo ecumenico
Roma: un forum
internazionale
(Foto Sammy Titaley)
di poche ore si sparsero notizie terroristiche e infondate secondo le quali i
cristiani avrebbero distrutto la moschea di Al Fatah e i musulmani
avrebbero attaccato qualche villaggio
cristiano. L’opera dei provocatori
(tuttora rimasti ignoti) ha trovato terreno fertile nella gente comune e nei
ragazzi di entrambe le fedi che hanno sciamato in direzione dei villaggi
distruggendo chieste e moschee, case e ospedali. Inizia l’escalation, le ritorsioni, le vendette trasversali.
Le Molucche sono state per secoli
l’esempio di una pacifica convivenza
religiosa dovuta in gran parte al sistema del culto degli antenati (Adat).
Musulmani e cristiani (circa 50% e
50%) ritenevano che entrambe le re
Segue a pag. 16
Con una lettera firmata dalla vicepresidente, pastora Anna Maffei,
l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) ha inviato, il 28
settembre scorso, un accorato appello al Comitato esecutivo della
Southern Baptist Convention (Sbc),
la più grande comunione di chiese
battiste degli Usa, perché non si
conformi «a questo mondo e alle sue
regole» e receda dalla posizione favorevole alla pena di morte. «Nessuno può essere arbitro della vita e
della morte di qualcun altro: solo
Dio può giudicare nelle situazioni
estreme», scrive la vicepresidente
dell’Ucebi, che aggiunge: «Gesù ha
insegnato a rispondere in modo non
violento anche alle azioni violente».
La Sbc si è espresse di recente a favore della pena capitale. (nev)
«I sentieri del dialogo dopo la Dichiarazione Dominus Jesus. Ostacoli, scorciatoie, progetti»; è il titolo
del forum ecumenico e interreligioso internazionale, in programma per
il 27 e 28 ottobre nei locali della Facoltà valdese di teologia di Roma,
organizzato dalla rivista Confronti in
stretta collaborazione con la Facoltà
valdese di teologia e la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia. Il
forum vedrà la partecipazione di
esponenti italiani ed esteri delle varie comunità di fede e approfondirà
i temi del dialogo ecumenico anche
alla luce della recente «Dichiarazione di teologi italiani di diverse confessioni cristiane», che pubblichiamo a pag. 10, a cui hanno già aderito
numerosi pastori, laici, teologi sia
cattolici che protestanti.
Valli valdesi
Le Olimpiadi
e il Pinerolese
Cresce l’attenzione degli enti locali
e degli abitanti del Pinerolese in vista
dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006.1 problemi sono di duplice
natura e riguardano le infrastrutture,
i collegamenti e la viabilità in generale. In vai Chisone, per esempio,
l’Olimpiade sarebbe l’occasione per
realizzare alcuni interventi atti a garantire maggiore scorrevolezza al
traffico. Ma il discorso riguarda an
che gli impianti sportivi, esistenti o
da realizzarsi. In particolare Torre
Pellice, luogo di antica tradizione
hockeystica, aspirerebbe a vedere le
proprie strutture utilizzate da grossi
nomi dell’agonismo internazionale:
basterà un ampliamento o bisognerà
fare un altro palaghiaccio?
Apag. Il
GERUSALEMME
CONTESA
Sarà la disperazione e il conflitto,
l’ultima parola che ci viene da Gerusalemme, piuttosto che la speranza e il
compromesso ragionevole? Mentre
scriviamo, lampi di guerra illuminano
il Medio Oriente e pare quasi distrutto
il cammino, pur accidentato, percorso
in sette anni dall’avvio del processo di
pace tra Israele e l’Organizzazione per
la liberazione della Palestina (Olp) preparato a Oslo e firmato a Washington.
Perché la situazione, da sempre precaria, ma miracolosamente in bilico, è
precipitata? Tra le complesse ragioni
di questa esplosione vi è il fallimento,
in luglio, delle trattative di Camp David. Qui, sotto la supervisione di Bill
Clinton, il premier israeliano Ehud
Barak e il presidente palestinese Yasser Arafat avevano affrontato tutti i
temi nodali ancora irrisolti tra le due
parti: confini definitivi di Israele e sicurezza dello stato ebraico e, in parallelo, confini definitivi e sicurezza per
la costituenda Palestina; profughi; insediamenti ebraici nei Territori autonomi arabi; status di Gerusalemme,
«spartizione» dell’acqua. Su nessun
punto è stato trovato un pieno accordo ma, in particolare, estremamente
ardua è stata la discussione su Gerusalemme. Già vent’anni fa Israele ha proclamato l’intera città sua capitale
«eterna e indivisibOe», ma l’Olp ne rivendica la parte orientale come capitale della Palestina. E proprio in questa
parte sorge quella che per i musulmani è la «spianata delle moschee» (da
dove misticamente Mohammed salì al
cielo), mentre gli ebrei ricordano che
là, sei secoli prima delle moschee, si
ergeva il tempio di Gerusalemme distrutto da romani nel 70 d.C.
Questa controversia, che tocca le
fondamenta ideologiche e di Israele e
della Palestina, fa da sfondo religioso
al problema base molto più concreto:
quello della terra e della sua spartizione. Le due parti hanno accettato da
tempo, e confermato in modo solenne
nel ’93, il principio che la terra contesa
va spartita. Questa accettazione è stata
un grande passo in avanti ma, ogni
volta che ci si è avvicinati a discutere
per davvero del «quanto» e del «come»
della spartizione, le trattative si sono
arenate. In sostanza Israele non intende tornare ai confini esistenti prima
della «guerra dei sei giorni» del 1967, e
quindi abbandonare totalmente la
Striscia di Gaza, la Cisgiordania é Gerusalemme Est; ma l’Olp questo chiede, pur accettando alcune limitate rettifiche di confine a favore di Israele.
Fallito dunque Camp David, hanno
alzato la testa gli oltranzisti israeliani,
laici e «religiosi», accusando Arafat di
malafede e Barak di «tradimento» perché questi avrebbe fatto balenare la disponibilità a discutere su una pur limitata e «compartita» sovranità con
rolp a Gerusalemmi^ Est. E molti palestinesi si sono convinti che Israele
continui implacabilmente la politica
dei passi compiuti, senza mai cedere
sulle questioni chiave; dunque a molti
di loro l’insurrezione pare l’unica strada rimasta per ottenere giustizia. In
questa situazione, bisogna ripetere
che solo un reale, alto e doloroso compromesso può salvare la pace. Un
compromesso che garantisca la difesa
dell’esistenza d’Israele, e dia una risposta vera al grido sacrosanto dei palestinesi che reclamano giustizia. Fuori di questo quadro, per quanto oggi
utopico, ci sarà solo sangue.
Luigi Sandri
2
J
PAC. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15 ottobre,,
<^^Un angelo del
Signore parlò a
Filippo così:
“Alzati e va’ verso
mezzogiorno,
sulla via che da
Gerusalemme scende
a Gaza. Essa è una
strada deserta”.
^^Egli si alzò e partì.
Ed ecco un etiope,
eunuco e ministro
di Candace, regina
di Etiopia,
sovrintendente
a tutti i tesori di lei,
era venuto a
Gerusalemme per
adorare, “e ora
stava tornandosene,
seduto sul suo carro,
leggendo il profeta
Isaia. ^Lo Spirito
disse a Filippo:
“Avvicinati e
raggiungi quel
carro”. ^'‘Filippo
accorse, lo udì che
leggeva il profeta
Isaia, e disse: “Capisci
quello che stai
leggendo?”. ^'Quegli
rispose: “E come
potrei se nessuna mi
guida?”. E invitò
Filippo a salire e a
sedere accanto a lui.
^^Ora il passo della
Scrittura che egli
leggeva era questo:
“Egli è stato condotto
al macello come una
pecora; e come un
agnello è muto
davanti a colui che lo
tosa, così egli non ha
aperto la bocca.
^^Nella sua
umiliazione la sua
condannafu
cancellata. Chi potrà
descrivere la sua
discendenza? Poiché
la sua vita è stata
tolta dalla terra”.
^“L’eunuco, rivolto
a Filippo, gli disse:
“Di chi, ti prego, dice
questo il profeta?
Di se stesso, oppure
di un altro?”.
Allora Filippo prese
a parlare e,
cominciando da
questo passo della
Scrittura, gli
annunziò Gesù.
Strada facendo,
giunsero a un luogo
dove c’era dell’acqua.
E l’eunuco disse:
“Ecco dell’acqua: che
cosa impedisce che io
sia battezzato?” (...)
^^Fece fermare il
carro, e discesero tutti
e due nell’acqua,
Filippo e l’eunuco;
e Filippo lo battezzò.
Quando uscirono
dall’acqua, lo Spirito
del Signore rapì
Filippo; e l’eunuco,
continuando il suo
viaggio tutto allegro,
non lo vide più»
(Atti 8, 26-39)
QUALCUNO TI VIENE A CERCARE
La vocazione di ogni credente non è il risultato finale della fede raggiunta
ina la precondizione per l'acquisizione della fede nell'Evangelo di Gesù Cristo
MAURO PONS
A vocazione che riceviamo
i da Dio non è mai un punto
di arrivo per la nostra storia di
fede. Essa piuttosto si presenta
come un punto di partenza per
il proseguimento della nostra
avventura nella fede. Quando
Dio chiama i credenti e le credenti al discepolato di Gesù Cristo, non lo fa per premiarci a
motivo delle conquiste raggiunte nella nostra personale ricerca
di fede ma, piuttosto, vuole confermarci sul fatto che, nel tratto
di cammino percorso, siamo stati abbastanza fortunati da non
aver smarrito il sentiero indicato
dalla sua Parola. Si può quindi
concludere che la vocazione non
è il risultato finale della fede raggiunta, ma la precondizione per
l’acquisizione della fede nell’Evangelo di Gesù Cristo.
Due condizioni
operatore non è mai stato altro
che Dio stesso. È Dio che opera
in nostro favore, affinché il nostro cuore e la nostra intelligenza
lo riconoscano come Padre e
Creatore, come relazione fondamentale che permette al nostro
«io» di emergere a partire da
questo altro «Io», che per noi diventa un «Tu». Vi è in questo modo di agire di Dio il superamento
della religione come tendenza
naturale dell’essere umano a un
sentimento e a una consapevolezza orientata alla trascendenza
divina, per affermare, invece, la
peculiare storicità del suo incontro con Tessere umano.
La fede non guarda «al cielo»
PER questo motivo la fede non
....
PER poter parlare di vocazio
1
ne cristiana si devono realizzare almeno due condizioni
fondamentali: da una parte il riconoscimento dell’esistenza di
un Dio, che è unico nelle sue
manifestazioni e nella sua presenza nel mondo; dall’altra parte, la specificità della sua rivelazione nella storia del popolo di
Israele prima, e nella sua incarnazione in Gesù Cristo, poi.
Nella Bibbia noi troviamo la
testimonianza di donne e uomini che, precedendoci nel cammino della fede, hanno vissuto
una vocazione che li ha collocati
all’interno delTorizzonte di questa rivelazione, in cui il soggetto
guarda «al cielo», ma alla
concretezza della storia; essa
non pensa in termini «astrattamente religiosi» ma scruta i
«cuori e le menti» per aprire l’esistenza delle donne e degli uomini alla parola di Dio; essa non si
preoccupa della sopravvivenza
dei sistemi religiosi, anche di
quelli cristiani, ma si pone piuttosto il problema della liberazione dell’essere umano dalla alienazione del peccato. Da questo
punto di vista la vocazione cristiana è l’inizio di quel riorientamento necessario alla nostra esistenza per essere ricollocata in
un rapporto corretto con quel
Dio che ci ha chiamati alla vita.
In questo senso la nostra confessione di fede è la necessaria risposta, un sì detto a Dio, che manifesta più una nostra intenzione
che una nostra convinzione.
che egli ha ricevuto non lo fa
procedere nel suo cammino di
fede. Egli crede, ma questa fede
non produce in lu; alcun cambiamento reale. Inifatti alla domanda che gli viene rivolta da
Filippo: «Capisci quello che stai
leggendo?», egli risponde: «E come potrei se nessuno mi guida?».
La domanda poteva anche essere: «Capisci quello che stai facendo?» e, probabilmente, la risposta sarebbe stata la stessa. Infatti la fede non è mai una dimensione delTesperienza che riguarda unicamente la ragione,
ma è una realtà che riguarda T
insieme dell’essere umano, in
quanto essa mette in movimento
sentimenti, emozioni, paure, ansie e, soprattutto, per essere vissuta veramente, deve anche concretizzarsi in gesti ed in azioni.
Il contesto comunitario
La fede dell’etiope non ha un
(
comune fede in Gesù Cristo. Ma
la vocazione ha anche bisogno
di essere certificata da un atto
che ha un profondo significato
simbolico. Quando l’etiope conclude la sua formazione catechetica, egli si sente pronto a ricevere un segno che renda conto al
mondo di quella esperienza che
egli ha vissuto, prima in modo
confuso, e poi con piena consapevolezza. Nella liturgia cristiana il battesimo ha proprio questa funzione. Esso è lo sbocco
«naturale» della vocazione che
abbiamo ricevuto, è il segno inequivocabile che vogliamo apporre a un’esistenza, la nostra, che
avvertiamo trasformata dall’incontro che abbiamo fatto con
Dio. Ma anche in questo caso,
non siamo che a una ulteriore
tappa del nostro cammino nella
fede, una tappa importante, ma
che di per sé non racchiude tutta
la nostra esperienza di fede.
Preghiamo
Signore ci hai chiamati,
per questo siamo qui;
quel che hai fatto e detto
è sempre qui con noi.
Noi siamo in casa tua,
ti ringraziamo;
un cuore e udito attento chiediamo a Te.
La nostra mente guida,
riempici di Te; la vita tua ci mostra
Tamore che cos’è.
Lo Spirito c’insegni
ciò che Tu vuoi;
rimani oggi e sempre con noi* Gesù.
La storia dell'etiope
I RENDIAMO la storia dell’etiope. Egli non è un vero e
(tratto da Gruppo musica evangelica, Cantate al Signore,
Torino, Claudiana, 2000, pp. 7-8)
proprio pagano. Forse non e
neanche un convertito, ma la
sua condizione di eunuco, in
ogni caso, gli impediva di essere
accolto nella comunità di fede
costituita dagli eredi di Israele.
In realtà egli è un credente, nel
senso che qualche idea sul Dio
che si adorava a Gerusalemme
doveva pur essersela fatta e, soprattutto, leggeva la sua Bibbia.
Queste due annotazione del testo ci permettono di avanzare
l’ipotesi che questo uomo doveva aver incontrato Dio e aver ricevuto da lui una vocazione.
L’etiope è come molti di noi:
confessa la sua fede in Dio e legge le Scritture. Ma la vocazione
I contesto in cui potersi esprimere, gli manca cioè l’ambito
relazionale. È la fede di un uomo che non ha alle spalle una
comunità con cui confrontarsi.
Filippo, l’uomo inviatogli da
Dio, svolge contemporaneamente molte funzioni: il testimone e il predicatore, ma anche
il tessuto comunitario in cui le
domande, i dubbi, le esitazioni,
gli scarti di comprensione possono essere ricondotti a un’interpretazione più approfondita
del progetto di salvezza che il
Dio della vocazione ha deciso di
realizzare in Gesù Cristo. In
questo incontro la vocazione
dell’etiope viene approfondita,
chiarita, nutrita a partire da una
rilettura del testo biblico, in
questo caso il libro di Isaia, che
non è esegesi, studio biblico o
quant’altro, ma comunicazione
di una esperienza di vita, quella
di Filippo, il quale ha preceduto
l’etiope nel discepolato a Gesù
Cristo. Si potrebbe quindi concludere che la vocazione che
Dio ci ha rivolto può essere
mantenuta viva solo quando essa ha occasione di rafforzarsi attraverso il confronto continuo
con la comunità umana fondata
da Dio in Gesù Cristo.
La vocazione cristiana ha la
sua origine in un atto di Dio. Essa si manifesta in una scelta personale. Essa cresce in un ambito
comunitario, nutrita nella relazione con coloro che, a loro volta, sono stati chiamati a vivere la
Le varie esperienze di fede
Da questo punto di vista si
può allora concludere che
Note
omiletiche
Nel racconto origina,,
Tetiope era senza alc^
dubbio presentato,!
prattutto come nana,
ma l'interesse a presenÌ [O fiCGi
re Pietro come il pn"
missionario -■ -- '
, , pagani b
fatto SI che, nell'-- *
grupp
VINCENl
.... ■ — ecotio.
mia della narrazione ij.
gli Atti, il primo «ve*!
pagano ad essere batte,'
zato risultasse Cornelio,,iNEVn
Cosi I etiope e sopratti ;‘'ca
to un eunuco ma, in mi.*-' L-tr, r
sto modo, il suo T
mo mette in evident'’^®”^®,!,,*,,
che la proibizione di P®’'^-i
cogliere un eunuco nelijW®*'®’'®® '
comunità di Jahvé (DeJ'eco a far '
23, 2-9) è ora superahjvangelica i
dalTEvangelo di GesùCri.:e alla luce
sto, così da realizzareijlelicata grr
promessa di Isaia 56,3.5 perché la s
Protagonista assolutisenta non
di questo racconto è Diojnedico ha
Egli («angelo del Signo.conlei,per
re») ordina a Filippo|j Naturalo
recarsi sulla strada chinhe precec
collega Gerusalemme„glco
Gaza, una strada
credere in Dio non è una condizione che possa essere acquisita
una volta per tutte. La fede è fiducia nella promessa di Dio ed
essa vive solo rinascendo continuamente. Una fede fissata in
un’esperienza determinata è destinata a morire, perché incapace di cogliere il movimento continuamente creativo dello Spirito di Dio nella storia della nostra
umanità. Il credente è sempre
collocato alTinterno della tensione che si crea tra l’esperienza
della vocazione e l’esperienza
del battesimo. Nel vissuto delle
comunità cristiane la varietà e
la diversità delle esperienze di
fede rendono testimonianza dei
percorsi individuali che hanno
condotto ciascuno di noi alla fede in Gesù Cristo: le nostre confessioni di fede mettono in gioco eventi, istanze, ragioni, sentimenti assolutamente non riconducibili ad un unico modello di
esperienza vocazionale. Dunque la varietà delle esperienze
vocazionali è un dato costitutivo e caratteristico della vita della comunità cristiana e, nel suo
insieme, esso deve essere valorizzato, perché espressione della ricchezza delle risorse umane
di cui le nostre chiese possono
disporre.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
strada deserti cupe
sulla quale Filippo si»?
batte nell'etiope; è Dio'f.,(/che
(«lo Spirito») che spiH5(®P.®Ì ,
Filippo a rivolgersi
tiope. La domanda di 6"®"® *.
lippo all'etiope (vers. di un
si riferisce alla compre»FOt^8
sione globale di quantoifflotj™ “ '
letto, vale a dire al «pr»stazione,
feta Isaia» (vv. 28.30j|, Quando
per cui anche la risposti però 3'^^^
non va riferita anzitui inaspettata
a un determinato passibra risolta
del libro profetico, al »capisco pe
trario, invece, di qua* donna, c'è
accadrà al successivo v» ojjfjto, tu
setto 34. Evidenteme*conosciut
il racconto vuole parlari „„nt
dei presupposti e deifo»« CI
damenti delia predicazio
cío
ne missionaria ai nongiii, , .
dei. Infatti la fede moaa^^bino
teistica nel Dio della stata mesbia (v. 27c), Tinteressepti‘^'®™'n
la Scrittura (v. 28) richie-vato per la
dono una introduzioni Pocheb
alla comprensione dellicapire eh
Scrittura di cui il lettorialtro. La (
ha bisogno, perché,¡corrente c
chiaro, senza istruziominterventc
cristiana non è possibilimanenza
una vera e propria co»operatorii
prensione evangelica dépaig, que;
la Scrittura. late, che (
A questo punto delffi^pj
conto abbiamo la citar»gronap
ne del testo di Isaia sKuR
7b.8 (versione LXX: hSgugn(p p,
32b.33). Anche in q-S'J
caso la citazione delteffl
non è «casuale»,
suo scopo è di procuraiibMo.
all'evangelista la oppO'^^diim
tunità di annunciare mi p
sù» (v. 35). Anche inquispesso qi
sto caso, come nel rattolo che 1
conto di Emmaus (Le. ___________
13-35), ci troviamo 1
fronte ad una strateji
narrativa che permetl' • all'autore una iuterpro®-^
zione cristologica
Scrittura; in quel caso
dialogo scritturistico (L
24, 30) sfocia in un baj
chetto, nel nostro o|u(gjjg|.g
battesimo. La citazionel^jg ^
Isaia e la predicazione»
Gesù costituiscono il 0® . t
tro focale di questo
rii^he soni
conto: la prima nooj^ediante
completa, ma ques'“'
spiega con le necessita ™ che n
terpretative delTariW Proprio f
del testo, mentre
conda viene introdo®diDio e i
dalla richiesta di cb'^lPossano
mento fatta dalTetiopf'ventarel
Filippo. Il passaggio'',
mediato alla richiesta
battesimo avanzata»
l'etiope (v. 36), subito dobbiam
po l'annuncio di FihpWonda at
pu I dllMUflGIU UI ■ • '
(v. 35), può forse esse^iDiocc
^V. puu lUfSC
spiegata con il fatto ^cSacreS
la predicazione di f "'Pijio si cor
come già la pi'o»*'pJssentì a
Pietro (10, 42s.), d®'' Sino che
re terminata con il jgogi
mento alTuffjcio di S'^poiÀgo^
ce conferito a Gesù
perdono dei Pe«a¡¿he
suo nome «per qu» S» c
credono in lui». po„„ ;
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- G. Staehiin.
degli Apostoli,
Paideia,'73, PP-228'2
- G. Schneider, P'
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Paideia, '85, pp. 689 / «mo I
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13 OTTOBRE 2000
PAG. 3 RIFORMA
Fede e Spiritualità
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L'esperienza di un operatore diaconale durante un'emergenza ospedaliera
Una preghiera interrotta
In ricerca di un donatore di un raro gruppo sanguigno interrompe ij raccoglimento di un
gruppo di credenti, poi tutto si risolve bene. Bisogna impegnarsi per ciò per cui si prega
' «vero,
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' Cornelio
-"«no,INEVITABILE fase di
sopratti,‘tanca del periodo di
in gverrrasosto non influenza, ovÌ‘^"«Wnte, l’attività dell ospequel che concerne il
morire. Cosimi
muco nel|jiaSP®m ..rio or^rono
evi
onediatT'
nuco nel||Wsee''=^^yVgjjg alla sorella
hve (Deiit eco ^ ricoverata per dall Gesù Sa luce il figlio dopo una
alizzare delicata gravidanza. Proprio
'ia 56,35 ferché la situazione SI pre
a assolutosenta non priva di rischi, il
mtoèDiÌedicoha deciso, d accordo
del Signooon lei, per il parto cesareo.
Filippo di tlaturalmente i momenti
itrada chipjje precedono 1 intervento
■aleminei ono nel contempo carichi di
da deserti goccupazione ma anche
^gravidi di speranza». Si a® “inetta che il felice epilogo
IqenfSsciolga la tensione dell’attesa
and neUa festa gioiosa per la na> (ve?s 1 scita di un bel bambino, an
i compi^orpiùagognato proprio a
di quanto!motivo di quella difficile geire al «mjstazione.
i/. 28.30il Quando entro nella stanza
la risposi però avverto una cupezza
a anzitui inaspettata. La tensione semnato pass bra risolta in tristezza e non
tico, al eoo capisco perché. Insieme alla
, di guai donna, c’è una cognata e suo
cessivovo niarito, tutti credenti da me
lentemeotigonosciuti. Con molto trerole pata more pongo qualche domand ® dei!»(Jacopo essermi chiesto: che
predicazio^j^ successo qualcosa al
Tlhe donna sia
0 della ^ corrente di un
nteresse [«[rischio particolarinente ele
28) richie-vatoperlasüaincolumitaf
troduzion! Poche battute mi bastano a
sione dellicapire che il problema è un
ui il lettotialtro. La donna mi mette al
perché, (corrente che il ritardo del suo
1 istruzionfintervento è dovuto alla perè possibikmanenza inattesa in camera
ropria co»operatoria di un’altra donna,
ingelica deipare, queste le notizie trapelate, che quest’altra nel dare
loto del «alla luce un bambino molto
IO la citaziigjmide sia incorsa nella rottu¡ ra dell’utero, con una conscie in che stava
,ne delteiti“}^1i®rrr^° m pencolo la sua
e» perché!'’’!®' Constato il profondo turdi procura(|!’®r’’cuto. Forse per una mila la oppof®’”®^! imbarazzo e di pudore
Linciare <Ä’'i’c rni prende sempre più
nche in qntspesso quando sento il perirne nel rai'Colo che la parola di conforto
naus(Lc. 21____________ _
roviamo
scada in frase fatta e perciò
banale, preferisco chiedere ai
presenti di unirsi a me in una
preghiera di intercessione.
La mia^iscreta richiesta
viene subito accolta. A tutti
sembra cosa più adatta raccogliere le nostre emozioni,
paure e il sentimento di profonda impotenza, per farli divenire preghiera rivolta a
Dio, perché sia lui a mostrarci una via d’uscita da quel vi- >
colo cieco. Nella stanza assolata dalla afa d’agosto, ci siamo soltanto noi. Possiamo
perciò chiudere la porta e
raccogliere le nostre povere
parole per chiedere che l’annuncio della vita del bambino non diventi anche comunicazione ferale della morte
della madre.
Prego io. Balbetto un’intercessione interamente dedicata a una donna che nessuno
di noi aveva mai visto, e per
la quale sentiamo un profondo trasporto spirimale. Come
spesso mi capita, in queste
circostanze mi sovvengono le^
parole della Scrittura, in particolare il versetto di un salmo che celebra l’amore di
Dio sovrabbondante rispetto
al nostro. Però non riesco
neppure a concludere la preghiera che ci tiene solennemente uniti alla donna in camera operatoria che un’infermiera apre la porta e, non
accorgendosi di aver spezzato un momento di intimità
spirituale, porta l’annuncio
allarmato che c’è bisogno urgente di sangue per una donna che è in camera operatoria. L’imprevisto incidente,
infatti, non rendeva possibile
l’attesa delle sacche attraverso i normali canali. Era dunque necessario trovare qualcuno che avesse il gruppo
sanguigno, poco comune,
della donna. La parola della
preghiera rimane interrotta,
sospesa, dal precipitare degli
eventi, dall’urgenza dell’azione. La prima cosa che mi viene in mente è quella di offrirmi io stesso quale donatore.
Ma non conosco il mio gruppo. Decido allora di andare
giù nel laboratorio di analisi
per sottopormi a un test.
Quando ci arrivo e mi offro,
avverto uno scoraggiamento
generale. Già diverse persone
si erano sottoposte al test ma
nessuna era risultata compatibile. Non c’era in ospedale
una sola persona in grado di
donare il sangue per quella
donna e il tempo a disposizione non era molto. Dopo
qualche esitazione, mi fanno
il prelievo. Passano pochi minuti e finalmente ricevo il risultato: sono dello stesso
gruppo della donna! Bisogna
correre, far presto. Bisogna
andare in camera operatoria
e sperare di essere ancora in
tempo. Salgo di gran carriera
le scale, con un nodo alla gola per l’emozione e il cuore
J La necessità di aprirsi pienamente alla parola di Dio
jPregare significa diventare l'altro
stratega
permetti
nterpret»
jica del
jel caso
'istico
” èunmodoper
razioneinsieme il cuore di
-azione® ’1 cuore del mondo e
ino il proprio per il fatto
uesto fi’'"”® stati ricongiunti
na no(il”?®'1’3nte la sofferenza di Gequestol^ !"fisto... Pregare non è aljcessitàiiho che rendere possibile che
eil’autoéproprio il nostro cuore divenùre i!§?t®’r’bito in cui le lacrime
ntrodo»ai Dio e quelle dei figli di Dio
im'fondersi e così di' lacrime di speranza.
ichiestä
altra cosa
riservare una pro
izata d*l Prima di ogni
jubito dobbiamo riserva_________
fi' attenzione alla parola
elio*?*“ come è scritta nel^^FilinP'ìin Scritture. Sant’Agosti
i?edicÌssen?T'^^
dev'es'bi parole di un bam
)’n il diceva: «Prendi e
o di gì"'®’ P'‘®ndi e leggi». Quando
Gesù 6 prese la Bibbia e
secati "F, 3 leggere la pagina
er q'’®^pnJ! capitò sotto gli occhi,
’ '-Ite le parole che stava
ggendo erano rivolte diret
«mentealui.
Sacre Scritture
indi’*ila ®fietsi a leggerle è la pri• /itiiPf dobbiamo fare
'fiùm ^PFlFci alla chiamata di
' Scritture con
228-2 sì facile come può sem
qualsiasi cosa e di ogni cosa
che leggiamo un oggetto di
analisi un oggetto di analisi e
di discussione. Ma la parola
di Dio vorrebbe prima di tutto condurci alla contemplazione e alla meditazione.
Invece di prendere le parole una per una dobbiamo
portarle tutte insieme nel riostro essere più profondo; invece di chiederci se siamo
d’accordo o meno dovremmo chiederci quali di queste
parole ci sono rivolte direttamente e sono direttamente
connesse con la nostra storia,
più personale e intima. Invece di pensare a queste parole
come ad un soggetto potenziale per un dialogo interessante o per un articolo, dobbiamo desiderare che esse
penetrino nelle profondità
più nascoste del nostro cuore, fino ad un livello in cui
nessun’aura parola è riuscita
ancora ad arrivare. Allora e
soltanto allora la parola può
portare frutto come un seme
fatto cadere su un fertile terreno. Solo allora potremo in
verità «ascoltare e capire»
(Matteo Ì3, 23).
alitare per q farro che, nel no689-2 ”’’0 la tendenza a fare di
isciWro
ne
Spesso ho detto alle perso«Pregherò per te», ma
quanto, in realtà, entro vefa
mente e pienamente in ciò
che questo significa? Quando
veramente porto i miei amici
e le molte persone per cui
prego fin dentro il mio essere
più profondo fino a sentire le
loro pene, le loro fatiche, il
loro grido nella mia stessa
anima, allora lascio me stesso, smetto di parlare, e divento loro: allora entro nella
compassione.
La compassione si situa al
cuore stesso della nostra preghiera per i nostri simili.
Quando prego per il mondo,
divento il mondo; quando
prego per gli infiniti bisogni
di milioni di persone, la mia
anima si dilata e desidera abbracciarli tutti e portarli alla
presenza di Dio. Ma proprio
facendo questa esperienza
mi rendo conto che la compassione non è qualcosa che
mi appartiene ma è un dono
fattomi da Dio. Non posso
abbracciare il mondo, Dio lo
può! Non posso neppure pregare, ma Dio prega in me.
Pregando per gli altri, perdo me stesso e divento l’altro
per essere trovato da quell’
amore di Dio che stringe in
un abbraccio di compassione
tutta l’umanità.
(da Henki Nowen: Semi di speranza. Gribaudi editore, Milano
1998, pp. 117, 118-119,121-122)
carico di pensieri per una
preghiera inusualmente interrotta. Ma la mia corsa è interrotta da un nuovo annuncio che mi viene adesso dalla
caposala del complesso operatorio: la donna sta meglio.
Forse non è necessario ricorrere alla trasfusione. Ma bisogna rimanere allerta. Potrebbero chiamarmi da un
momento all’altro.
L’attesa si prolunga e con
essa un turbamento che ha
contagiato un po’ tutti. Passano le ore. Le notizie altalenanti diventano via via più
rassicuranti. Lascio l’ospedale mentre la donna è ancora
in camera operatoria. Lascio i
miei recapiti per essere immediatamente rintracciato se
necessario. L’epilogo è positivo. La donna ha superato la
crisi, anche se le sue condizioni resteranno delicate per
diversi giorni. La sorella evangelica, il giorno dopo, dà
alla luce il suo bambino.
Incontro la donna, che ha
chiesto di fare la mia conoscenza, soltanto dopo sei
giorni. Prima non era possibile visitarla, era troppo debole. Ha tra le braccia il suo
bel bambino e mi accoglie
con un sorriso che esprime
sincera gratitudine. La breve
visita si conclude con una
preghiera che mi viene espressamente richiesta. Rifletto: soltanto adesso può
concludersi quella preghiera
bruscamente interrotta dal
precipitare degli eventi. Adesso l’intercessione diventa
lode, l’invocazione dossologia. La donna riceve la mia
preghiera e la fa sua senza
nascondere la commozione.
Ancora una volta la vita ha
trionfato attraversando la
valle dell’ombra della morte,
il balbettio di una incerta
preghiera si è trasformata in
gioia per l’amore di Dio che
non ci abbandona, e l’interruzione della vita che chiama
a decisioni improrogabili, si è
compiuta nell’opera che Dio
compie intrecciando i momenti solenni della nostra vita spirituale, con quelli altrettanto decisionali e laici ma
non meno spirituali, con i
quali siamo chiamati a mettere a disposizione la nostra
stessa vita per le cose per le
quali preghiamo.
* Operatore diaconale
al servizio della cappellania
dell’ospedale evangelico
«Villa Betania» di Napoli
... Malattia e preghiera
La difficoltà di capire
la volontà di Dio
Da «Discipleship» di J.
Heinrich Arnold (Plough Pubblishing House, Usa 1994),
leader anabattista vissuto dal
1913 al 1982, traduciamo e
pubblichiamo questi brani che
sono tutti tratti da lettere pastorali e da sue personali testimonianze sul tema della sofferenza e della malattia.
Da una lettera: «Io capisco
bene la paura che ti assale in
vista dell’imminente operazione; anch’io avrei paura.
Ma io credo che tu sia nelle
mani di Dio e che egli comprenda la tua paura. Nella
Bibbia ci sono infiniti versetti
che ci dicono di non temere
ma confidare in Dio. Ecco
quello che desidero per te.
Metti la tua vita con fiducia
nelle sue mani».
Da una lettera: «Non divenire preda di pensieri oscuri
e spaventosi. Se tu hai paura
di tutto - paura di te stesso,
della tua debolezza, della tua
peccaminosità, paura delle
altre persone,, paura di commettere errori, e così via - la
tua anima si ammalerà. Hai
ragione quando dici; “La sola
vera guarigione è la fede in
Gesù’’. Che meravigliosa verità! In Gesù ogni paura svanisce. Tienti saldo a questo».
Dopo la morte di un bambino: «È molto duro capire
perché una vita umana sia
mandata da Dio a vivere sulla
terra solo per un’ora. Siamo
di fronte a un mistero che solo Dio comprende. Potremmo chiederci perché sia accaduto. Perché? Perché? Solo
Una preghiera antica
Dio nostro padre e madre
Giuliana di Norwich, mistica inglese vissuta fra il 1342 e il
1420, ci ha lasciato parole di straordinaria profondità e modernità. Eccone un esempio tratto da una piccola antologia
di testi editi a Londra da Robert Llewelyn sotto il titolo:
Enfolded in love (ultima edizione 1999).
Come in verità Dio è nostro padre, così altrettanto in verità
è nostra madre.
Nel nostro padre, Dio onnipotente, noi abbiamo il nostro
essere, nella nostra misericordiosa madre noi siamo rinnovati'e restaurati. Le nostre vite frammentarie sono tessute insieme e rese perfetta umanità. E dando e offrendo
noi stessi, attraverso la grazia, allo Spirito Santo, noi siamo resi integri.
Sono io la forza e la bontà della paternità.
Sono io la saggezza della maternità.
Sono io la luce e la grazia del santo amore.
10 sono la trinità. Io sono l’unità.
Sono la sovrana bontà in tutte le cose.
Sono io che vi insegno ad amare.
Sono io che vi insegno a desiderare.
Sono io la piena ricompensa di opi vero desiderio.
Egli dice: «Non rimproverarti troppo, pensando che il tuo
tormento e tristezza è tutta colpa tua. Perché non è mia
volontà che tu sia eccessivamente triste e abbattuto».
11 nostro nemico cerca di deprimerci attraverso false paure
che ci propone. La sua intenzione è renderci così aggravati fino a lasciare che la vista benedetta del nostro eterno amico scivoli dalle nostre menti.
Dio sa. E noi crediamo in lui
e nel suo Figlio, il buon pastore anche per gli agnellini
come questo piccino».
Appena prima della morte
del bimbo dell'autore: «Noi
semplicemente non sappiamo quale sia la volontà di
Dio, se questo bambino è destinato alla vita o no, ma noi
sappiamo che se è sua volontà, il bimbo guarirà. Io
sento che sia come una promessa, dopo che i dottori
hanno detto che non possono fare più nulla, che se noi
crediamo, Gesù Cristo può
fare ogni cosa. In qualche
modo, attraverso questo
bambino, la volontà di Dio e
la misericordia di Dio si mostrerà. Solo quando l’uomo
cessa dal poter far qualcosa
può iniziare l’opera di Cristo.
Egli può operare solo quando noi gli diamo fiducia e fede completamente e senza
riserve. Noi dovremmo dipendere completamente da
nulla di materiale o esterno,
né soldi né dottori, ma da
Gesù Cristo solo».
Dopo la morte del bimbo
dell’autore: «La morte è distruzione; la morte è divisione e separazione. Ma Gesù
unisce, e vita perfetta significa perfetta unità; quando
Gesù è all’opera, si crea unità. Perciò tutti sono invitati
a prendere parte a questa
unità. Coloro che non uniscono, disperdono e separano, e
coloro che separano e distruggono servono la morte.
Ma coloro che uniscono servono Gesù, e un giorno egli li
riunirà nell’eternità».
Da una lettera: «Cara sorella, io posso ben comprendere che tu soffra ancora per la
perdita di tuo padre. Non è
mai facile aver a che fare con
la morte e i bisogni che suscita; la morte è nemica di
Dio e sarà sconfitta solo
nell’ultima risurrezione. Ma
dobbiamo anche considerare
che, per coloro che hanno
seguito Cristo, morte significa vicinanza a lui. È comprensibile che il pensiero
dell’eternità ti colpisca. Ma
tu dovresti cercare di non
guardare al futuro con paura.
Dà ogni cosa a Gesù».
Da una lettera: «Sono molto dispiaciuto che tu debba
sopportare una perdita così
grave. Un’esperienza così dolorosa, come la perdita di tuo
figlio, ci ricorda che questa
terra non è ancora pienamente la nostra casa, e non lo
sarà finché Gesù Cristo non
diventerà il solo regnante e
peccato, morte, cordoglio,
paura e ,dolore non saranno
completamente sconfitti e
svaniranno. Ma fino a quel
giorno sii certa che il tuo
bimbo e tutti i bambini sono
nelle mani di Gesù»,
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 13
venerdì
i
Si è svolta a Castel Gandolfo la sessione annuale della commissione mista
Incontro a Pasadena per discuterne
Prosegue il dialogo tra cattolici e riformati
Ls tensioni provocatB dolici Dichiorozione Dominus Jesus sono stote discusse con fronchezzo,
con spirito ecumenico e con l'impegno o continuore o ricercore lo comprensione reciproco
Si è svolta dal 13 al 19 settembre scorsi a Castel Gandolfo (Roma) la sessione annuale della commissione mista di dialogo fra l’Alleanza
riformata mondiale (Arm) e
la Chiesa cattolica: si tratta
della terza sessione di questa
fase del dialogo (iniziato nel
1970), centrata sul tema «La
chiesa come coinunità di testimonianza comune del regno di Dio». L’incontro si è
svolto «nel contesto delle recenti tensioni fra riformati e
cattolici», spiega un comunicato stampa diffuso al termine dei lavori. Queste sono
state discusse con franchezza
dai partner del dialogo, con
spirito ecumenico, e sottolineando l’impegno di ciascuno nell’intento di continuare
a ricercare la comprensione
reciproca. Sebbene la recente
Dichiarazione vaticana Dominus Jesus non sia espressamente indirizzata all’Arm, afferma ancora il comunicato,
l’Alleanza riformata ha reagito energicamente ad alcune delle sue affermazioni.
«Tutti concordiamo sul fatto
- conclude il comunicato che queste tensioni rendono
chiara la rilevanza e l’urgenza
di questo dialogo, ed entram
II nuovo segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale, past.
SetrI Nyomi, della Chiesa presbiteriana del Ghana
he le parti hanno espresso
profondo e risoluto impegno
per proseguire il dialogo».
Da parte riformata hanno
partecipato all’incontro, fra
gli altri, il pastore Russel Botman, sudafricano, copresidente della commissione mista, il pastore Leo Koffeman,
il pastore Peter Wyatt, la direttrice dell’Istituto ecumenico di Bossey (Ginevra), Heidi
Hadsell; copresidente da parte cattolica era il vescovo au
siliare di Down e Connor (Irlanda), mons. Anthony Farquhar. Mons. John Radano
(del Pontificio Consiglio per
la promozione dell’unità dei
cristiani) e il pastore Odair
Pedroso Mateus, segretario
del Dipartimento di teologia
dell’Arm, hanno partecipato
all’incontro come cosegretari.
Il 18 settembre la commissione per il dialogo ha fatto
visita alla Facoltà valdese di
teologia di Roma; nella stessa
giornata è stata ricevuta da
Giovanni Paolo IL Nel suo
messaggio ufficiale in occasione dell’incontro con il papa, il past. Russel Botman ha
sottolineato tanto la consapevolezza delle «difficoltà nate negli anni recenti nei rapporti ecumenici fra le nostre
chiese», quanto l’intenzione
di tutti i membri della commissione di «restare seriamente in dialogo, anche e
specialmente quando nascano difficoltà».
Nel messaggio di s^uto, il
papa ha ricordato l’importanza del dialogo, per «costruire insieme l’unità a cui
Cristo stesso chiama». Il dialogo a cui siamo chiamati, ha
proseguito, «è un esame di
coscienza e una chiamata alla conversione, in cui entrambe le parti esaminano
davanti a Dio le proprie responsabilità nel fare tutto ciò
che è in loro potere per mettersi alle spalle i conflitti del
passato». La terza fase del
dialogo fra riformati e cattolici durerà presumibilmente
• per altri due anni, a conclusione dei quali la commissione produrrà un documento
sul lavoro svolto in quest’arco di tempo. (nev)
Verso un Forum mondial«
delle chiese cristiane
A colloquio con il copresidente della commissione mista per il dialogo bilaterale
Botman: «Il Regno di Dio è più grande della chiesa»
«Il Regno di Dio è più grande della chiesa, e la chiesa
non è paragonabile al regno
di Dio: se sapremo ripartire
da questo principio teologico
centrale, il dialogo bilaterale
fra l’Alleanza riformata mondiale (Arm) e la Chiesa cattolica potrà progredire, nonostante le indubbie difficoltà del momento». È il pensiero del professor H. Russel
Botman, copresidente della
commissione per il dialogo
bilaterale fra l’Arm e la Chiesa cattolica, che il 19 settembre scorso ha concluso a Castel Gandolfo (Roma) la terza
fase di dialogo sul tema «La
chiesa come comunità di testimonianza comune del regno di Dio».
«Siamo in una fase cruciale
del dialogo - ha detto il prof.
Botman, che insegna Missiologia ed Ecumenica all’Università di Stellenbosch, in
Sud Africa - perché stiamo
affrontando adesso il concetto teologico di regno di Dio,
non solo sotto il profilo di
storia del concetto, ma alla
luce del significato del Regno
per noi oggi. Come questo
concetto teologico influisce
sulla nostra idea di chiesa e
sulla testimonianza comune?
È questa la domanda che ci
stiamo ponendo nel dialogo
con la Chiesa cattolica. Da
parte nostra credo che vi sia
consenso crescente sulla necessità di concentrarci sui
concetti di comunità e testimonianza comune».
Il dialogo bilaterale fra 1’
Arm e la Chiesa cattolica è
iniziato nel 1970, sul tema
«La presenza di Cristo nella
chiesa e nel mondo». Una seconda fase (1984-1990) si è
conclusa con la pubblicazione del documento «Verso
una comune comprensione
della chiesa». Nel 1998 è iniziata la terza fase (di cui l’incontro di Castel Gandolfo costituisce la terza sessione) sul
tema della testimonianza comune del regno di Dio.
«È indubbiamente più difficile essere impegnati in un
dialogo su questioni ecclesiologiche, dopo la pubblicazione della Dichiarazione vatica
na Dominus Jesus e la lettera
del cardinale Ratzinger sulle
chiese sorelle - spiega ancora
il prof. Botman sono iniziative che hanno provocato disagio fra le chiese dell’Arm,
dal momento che viene riaffermata una visione escludente della chiesa, che non
prevede il reciproco riconoscimento. Ciononostante il
dialogo deve continuare».
«D’altra parte la Dominus
Jesus è una Dichiarazione
(non un’enciclica), e dunque
non ha valore ultimativo e
categorico ma, crediamo, lascia ancora spazio al dialogo.
Al di là della reazione immediata - aggiunge ancora Botman a proposito delle difficoltà nel dialogo dopo la Dichiarazione vaticana - vogliamo lasciarci guidare dai
risultati che abbiamo raggiunto in tutti questi anni di
dialogo. Riteniamo infatti che
sottolineare il concetto biblico del Regno ci aiuterà pro
babilmente a progredire nel
dialogo. Se è vero che il Regno è più della chiesa, e la
chiesa non è assimilabile al
Regno, quali sono le implicazioni per la nostra comune
testimonianza? In questo
ambito di discussione ci stiamo muovendo adesso».
Nel corso degli anni il dialogo con la Chiesa cattolica è
andato modificandosi: «Ha
subito una peculiare trasformazione - spiega Botman - in
particolare quando molte persone nell’Arm hanno iniziato
a fare pressione perché entrassero a far parte del team
per il dialogo bilaterale non
solo persone dell’emisfero
Nord del mondo, ma anche, e
in modo numericamente significativo, persone da paesi
del Sud». D’altronde, come
spiega Odair Pedroso Mateus,
segretario del Dipartimento di
teologia dell’Arm, «due terzi
delle nostre chiese appartengono a paesi del Sud del mon
do: ci pongono domande teologiche molto serie, che hanno a che fare con la loro situazione concreta; ma soprattutto, mentre molte chiese occidentali sono preoccupate di
questioni teologiche classiche, queste chiese del Sud sviluppano un’idea molto peculiare di ciò che è dialogo ecumenico, un concetto che ha
molto a che fare con la pratica
della testimonianza comune».
«In due terzi delle chiese
dell’Arm - aggiunge Mateus,
che ha preso parte all’incontro di Castel Gandolfo - le
questioni urgenti non sono,
ad esempio, il reciproco riconoscimento delle chiese e dei
ministeri, ma problemi molto
più urgenti e concreti. Come
possiamo rappresentare le
aspirazioni, i bisogni di queste chiese, nel dialogo che intraprendiamo con la chiesa
cattolica?».
(intervista a cura
dell'agenzia Nev)
Rappresentanti di varie tradizioni cristiane si sono riuniti dal 9 all’11 settembre scor-'
so a Pasadena, California
(Usa), per parlare della creazione di un Forum delle chiese e delle organizzazioni ecumeniche cristiane che vada
«al di là delle attuali strutture
ecumeniche». I partecipanti,
fra i quali rappresentanti del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), hanno elaborato
un progetto quadro per il futuro Forum in modo che «le
chiese nate da un ventaglio
più ampio di tradizioni possano disporre di uno spazio
in cui affrontare questioni di
interesse comune». Georges
Lemopoulos, segretario generale aggiunto del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
ha accolto le conclusioni di
questo incontro in questi termini: «Un passo avanti negli
sforzi compiuti per riunire le
diverse espressioni del cristianesimo contemporaneo
attorno a uno stesso tavolo in
vista di un dialogo e di una
cooperazione». Ecco il testo
integrale del comunicato,
pubblicato FU settembre al
termine dell’incontro.
«Trenta rappresentanti
giunti da tutto il mondo si sono riuniti dal 9 all’11 settembre 2000 presso il Fuller
Theological Seminary di Pasadena (Califormia), per esaminare l’idea di un Forum
cristiano mondiale che comprenda un ampio ventaglio di
chiese e di organizzazioni. Le
persone presenti rappresentavano le chiese ortodosse,
cattolica romana, anglicane,
protestanti riformate, pentecostali ed evangeliche, nonché reti cristiane e organizzazioni collegate alle chiese.
Anche se l’idea di tale forum è nata da discussioni all’interno del Consiglio ecumenico delle chiese, l’elaborazione della proposta è ora
sotto la responsabilità di un
comitato di continuazione indipendente. Durante la riunione, i membri hanno esaminato come andare al di là
delle attuali strutture ecumeniche affinché le chiese nate
da un ventaglio più ampio di
tradizioni possano disporre di
spazi in cui affrontare que
stioni di interesse
Sono stati presentati
comm,
Lodisi
posi
menti sulla storia dei
'■^Ppoij
tra chiese, dal punto di
evangelico, ortodosso, pem,'
costale, anglicano, protesa
te e cattolico romano, j,.
presentanti dell’Africa, di
l’Asia, dei Caraibi, dell’Eutj
pa, del Medio Orienteedj
Nord America hanno pres¿
tato le sfide esistenti neiinj
rispettivi contesti. Le speu,.
ze e le attese delle chiese di,
hanno strutture mondiali; m.
me quelle delle chiese distai,
tradizionali e delle chiese
dipendenti o libere, sono si,,
te oggetto di una discussioi,
franca e aperta.
I rappresentanti sisón,
messi d’accordo sulprofl,
che potrebbe avere il fiàm
Forum, definendo in panie
lare gli obiettivi seguenti
Nello spirito di Giovannil],
21: “Che siano tutti uno...al!
finché il mondo creda cheti
mi hai mandato" e amotì*
della nostra fede comuneii
un Dio di riconciliazionel!
Corinzi 5, 18-21), ilfo«
avrà i seguenti scopi;
- approfondire il nostn
impegno a favore della mi
sione di Dio nel mondo;
- favorire la nostra coi
prensione delle espressici
contemporanee della missii
ne cristiana (Matteo 28,1!
20; Matteo 22, 37-39; Giova
ni 20,21eAttil,8):
- ricercare principi eptji
che che ci aiutino ad Éoi
tare le nostre differenzeei
nostre particolarità cristii
in modo creativo e pacico,
- indirizzare la riflessici
teologica a campi di intetes
comune;
- rafforzare l’integiali
della chiesa incoraggiandol
comunicazione e la coops
zione;
- favorire i rapporti^
possano sfociare su uñateé
monianza comune.
Nei mesi che verraniic,i
comitato di continuazio*
proseguirà i suoi lavoiié
progetto. La riunioneai
svolta in un clima di parte®
riato, di fiducia e di rie®
del consenso e in uno spi»
di comunione profondaci
lorosa».
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Nominata dal Comitato esecutivo ad agosto
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Daniela Rapisarda è la nuova
segretaria europea del IVIcs
noiatc
Pacco
aperta
recipn
Grazie al sostegno di 85.000 nnetodisti di Kwang Linn (Corea)
Rinasce ad Antiochia una chiesa cristiana
FEBE CAVAZZUTTI BOSSI
Antiochia è la città dove
Paolo e Barnaba annunziarono l’Evangelo per oltre
un anno e lì i seguaci di Gesù
Cristo, per la prima volta,
vennero denominati «cristiani» (Atti 11, 26). Nel tempo la
presenza cristiana ad Antiochia si è assottigliata fino ad
essere insignificante. Nel febbraio 1993 Suondo Kim, vescovo metodista a Seoul, Corea, decise che era giunto il
momento di realizzare il suo
sogno nascosto, a lungo coltivato: adoperarsi perché una
comunità cristiana ritrovasse
fecondo risveglio in quella
città. sua fatica per seminare l’evangelizzazione e per
la raccolta di fondi si è infine
concretizzata nel 1999, grazie
al sostegno di 85.000 membri
della chiesa metodista coreana di Kwang Lim. In uno dei
suoi ultimi viaggi ad Antio
chia è riuscito ad acquistare
un’antica chiesa abbandonata, proprietà del governo quale bene culturale. Nel
passato recente era stata la
sede del Consolato francese,
e poi di una banca. L’acquisto è stato possibile grazie alla disposizione favorevole del
governo turco.
Per Suondo Kim la nuova
realtà doveva avere un’ampia
apertura ecumenica: doveva
essere un centro di spiritualità per tutti, e il vescovo pregava il Signore perché ne preparasse la via. Un piccolo comitato operativo, formato da
predicatori coreani e anziani
della comunità locale, si è impegnato nell’organizzazione
di una grande festa pubblica
per dedicare il luogo di culto
all’opera del Signore, «affinché le parole predicate e la
condotta vissuta possano essere sempre la fedele espressione dell’impegno a propa
gare il comandamento dell’amore di Gesù Cristo». 11
grande giorno è stato il 29 giugno 2000: il culto di apertura
con Santa Cena ha raccolto i
fedeli nella Grotta di San Pietro, luogo dove si dice gli apostoli abbiano predicato, seguito da una cerimonia pubblica a cui hanno partecipato
tutte le autorità civili e religiose e i rappresentanti del governo turco. Molti i messaggi
da tante parti del mondo, soprattutto dalla famiglia mondiale metodista. Ma per Suondo Kim il messaggio più toccante è venuto dall’imam capo della regione del Hatay,
che ha invocato la benedizione del cielo per questa presenza protestante: qui membri di chiese di diversa denominazione potranno incontrarsi con sorelle e fratelli turchi della medesima o di altra
fede, per conoscersi ed entrare in reciproca comunione.
QUITO — È l’italiana Daniela Rapisarda, 31 anni, batttó
la nuova segretaria europea del Movimento cristiano
denti (Mes), nominata ad agosto nel corso dell’ultima
nione del Comitato esecutivo del Mes a Quito, cap
se arre
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dell’Ecuador. Impegnata da anni nel lavoro della heo
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ueil ncuauui. «JU fi.... -------J
zione giovanile evangelica italiana (Fgei), studentessa
teologia, Daniela Rapisarda si è insediata ad Amstei
per il suo nuovo incarico, della durata di due anni, al
di settembre. È la seconda volta che una persona italiam,
copre questa carica, da quando è stata istituita nel 1
primo segretario europeo proveniente dall Italia ^ *
pastore Emidio Campi, dal 1973 al 1977.
In occasione del vertice del Fmi e della Bm
Dichiarazione delle chiese ceche a
favore della campagna «Jubilee 2000»
PRAGA — In occasione del vertice del Fondo nt°nß^
PRAGA — in occasione oei veiuvc uci . ‘“ Jugsi'
internazionale (Fmi) e della Banca ytioudideJBm)^^^ ^
svolto a Praga a fine settembre, le chiese ceche hanno
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sciato una dichiarazione di sostegno alia campagna
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lee 2000» per la cancellazione dei debiti dei pa^si P
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con un appello ai partecipanti al summit affinché «cer^
con tutte le loro forze le possibili soluzioni che pò»
condurre ad alleviare la povertà e a facilitare
lesi sottosviluppati». Nella dichiara J
economico dei paesi suuuaviiuppcm... --------T Trmisi^
firmata dal pastore Pavel Smetana, presidente del Gon .
ecumenico delle chiese della Repubblica ceca, e da n J
ler, presidente della Conferenza epi® ^
gnor Jan Graubner, presidente-------------- - ,, ^
ceca, le chiese esprimono il loro benvenuto anche a^,^^
bientalisti e attivisti dei movimenti antiglobalizza ^
convenuti da tutto il mondo a Praga per un ^contro
(di cui pubblichiamo una corrispondenza in ultim
na), esortandoli a manifestare pacificamente.
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i In settembre si è tenuto un interessante e riuscito convegno delNfed di Padova
Prospettive per un nuovo millennio
la disponibilità delle più diverse opzioni umane, etiche e religiose non sembro andare di pori
passo con la disponibilità ad assumersi precise responsabilità. Lo varie proposte cristiane
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L pluralismo non sembra
.aver accresciuto la disponibilità individuale alla deciine; al contrario, all’auLnto del numero delle opini corrisponde un indebolimento della capacità di
scelta data l’ambiguità, la
frammentazione e la progiessiva cancellazione dei
caratteri distintivi dell’identità, in esso impliciti. Il singolo si riduce a cosa e tutto
Ima nell’indistinto delle
astrazioni: l’embrione senza
volto sostituisce il bambino,
l’individuo perde le sue sembianze per assumere caratteri anonimi costruiti con i relitti dei nostri pregiudizi religiosi 0 razziali. Quale il rimedio? Secondo qualcuno potrebbe (o dovrebbe?) essere
cercato nel recupero della responsabilità etica individuale
(Viafora).
Anche il risveglio di interesse per il sacro e la religiosità, tipico del trentennio che
ci sta alle spalle, è stato interpretato come la rivincita della tradizione religiosa, mentre in realtà fa parte di una
più generale instabilità e inquietudine proprio nei confronti delle chiese del passato. Si ricercano nuove esperienze religiose, di tipo carismatico, rivendicando due
diritti; quello di poter cambiare in qualsiasi momento la
propria appartenenza religiosa, spostandosi da una esperienza all’altra; e quello di
poter protestare contro l’immobilismo delle istituzioni,
religiose e politiche, per un
cambiamento che contrasti il
livello di ingiustizia e di iniquità presente nell’esistente,
come retaggio istituzionale
del passato: si veda il caso
della teologia della liberazione (Pace).
C’è anche una religiosità
confessionale, cattolica e
protestante, legata all’ecumenismo che mons. Sartori
ha descritto con viva partecipazione, pur ammettendo
che essa non coincide con il
punto di vista della Chiesa
cattolica ufficiale. In una società pluralista non è più sufficiente la tolleranza, nozione
imperfetta mutuata dall’illuminismo individualista e legata alla sopportazione annoiata del diverso: occorre
l’accoglienza corale, piena,
aperta, non dogmatica, con il
reciproco perdono delle offese arrecate in tempi passati e
con il confronto fraterno,
senza esclusioni.
lizzazio"
itrovertì"
Itima P«
Responsabilità della
teologia oggi
,C’è poi un pensiero teologico protestante che ha rllevato il ruolo vincente della
teologia ogni qual volta si sia
battuta per la difesa degli albi, dei deboli, dei diritti universali dell’uomo; mentre è
stata sempre perdente ogni
qual volta abbia deciso di
scegliere la propria difesa e
quella dei propri privilegi
IKostagno). C’è una teologia
attenta alla distinzione fra
messaggio e autorità; fra «trasmissione e annuncio», tra
j^^roito dire» e autonomia
mia fede; una teologia dunque della crisi, che tende a
porre l’uomo di fronte alla
ua responsabilità nei cononti di Dio, della sua rivelaOne e del prossimo. La teoog|a autentica non propone
ssiomi o dogmi, ma si consl®oropre in cammino, coj ® ^pramo, pronta ad ascolrore le indicazioni di Dio,
Hp'if ^ trasformare la relatività
in ^ propria interpretazione
verità eterna. «Dio non è
Un cast notevole di relatori, dal prof. Luder Whitlock (Seminario teologico riformato, Usa) a Luigi Sartori (Facoltà di
teologia dell’Italia settentrionale) a Sergio Rostagno (Facoltà
valdese); da Enzo Pace (Università di Padova) al prof Corrado Viafora (Fondazione Lanza) e ai proff. Pietro Bolognesi, Leonardo De Chirico e Paul Finch, tutti deU’istituto Ifed
dì Padova, al pastore e ricercatore trentino Giuseppe Rizza.
Ma quel che più ha sorpreso nel Convegno di Padova su
«Prospettive per un nuovo millennio» (8-9 settembre) è stata
l'età media del pubblico: molti, moltissimi i giovani anche
sotto i vent’anni, tutti attenti e visibilmente interessati. Il
pastore Elio Milazzo, nel farlo notare, ha sostenuto che è un
privilegio per chi non è più giovane vedere tanti giovani
presenti a un dibattito non facile; ed è altrettanto grande
privilegio per i giovani sapere che c'è qualcuno che tenta di
offrire adeguata attenzione alle loro richieste. Nel quadro
generale degli interventi, due sono le risposte ai problemi
spesso inquietanti di oggi: da un lato un’accentuazione della «weberiana» etica della responsabilità e dall’altro un’insistenza sulla scelta esistenziale, basata su una fede forte,
premessa a ogni assunzione di responsabilità.
meta di un ritorno e neppure
destino cieco, ma premessa
che sostiene nell’esperienza
di un processo di socializzazione» (Rostagno).
La proposta evangellcale
Una posizione a parte intendono avere gli evangelicali, che rivendicano il diritto
del credente a «fare irruzione» anche con la forza nel regno di Dio (Matteo 11, 12).
Leonardo De Chirico ha preso le mosse dal discorso di
Paolo nell’aeropago (Atti 17,
15 ss.) per dichiarare che la
predicazione evangelica deve
partire dalla conoscenza del
mondo religioso degli altri, al
fine di teologizzarlo, evangelizzarlo e sfidarlo in nome di
Cristo. Senza tema di essere
tacciato di neocolonialismo e
di violenza, il credente deve
saper proclamare la verità
che Dio gli ha dato, farsi pescatore di uomini e contri
buire al progetto di Dio: la
conversione del mondo.
Analogo il quadro teologico
tracciato da Pietro Bolognesi.
Da Kant in poi, i teologi hanno accettato l’idea di limite
della conoscenza umana, indentificandolo nell’impossibilità dell’uomo di occuparsi
di trascendenza. Il loro ruolo
è stato pertanto ridotto a
quello marginale di pula supplenza, con l’esclusione di
ogni funzione unificante nei
confronti della scienza e
dell’uomo. Non, si badi, per
ridare alla teologia il posto di
«regina delle scienze», che
aveva nel Medioevo, ma per
restituirle la possibilità di
reinserirsi a pieno titolo fra le
scienze. La sfida del 2000 sarà
proprio quella di dare alla
teologia la vitalità e l’indispensabilità del suo impegno
di intervento fra gli uomini e
con gli uomini, togliendo di
mezzo ogni pregiudiziale
«dogmatismo del dubbio»:
«La fede che spera, crede e
ama può mirare a una presenza sulla pubblica piazza
ed essere un vero interlocutore anche per la coscienza
moderna e postmoderna»
(Bolognesi). Paul Finch ha
fatto notare lo squilibrio esistente soprattutto in Italia fra
la pluralità delle proposte offerte dalla scienza e la riduzione a livello ufficiale del dibattito soltanto a due interlocutori: il laico e il cattolico.
Dunque, nella generale instabilità in cui la spiritualità
moderna si dibatte, che fare?
La proposta evangellcale è a
suo modo chiara: occorre recuperare l’entusiasmo e la fede della chiesa primitiva, la
forza della convinzione, la
capacità di preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, la fede adamantina e
ferma, in grado di respingere
ogni dubbio per realizzare la
centralità del Cristo (G. Rizza). In altri termini, «riqualificare l’impegno, riorientare la
spiritualità, rifondare la trascendenza» (Bolognesi).
Per molti protestanti invece, la restituzione della responsabilità piena all’uomo,
oltre a rispondere a una esigenza avvertita sempre più
largamente, dovrebbe consentire una più impegnativa
«chiamata» diretta al confronto e a un quadruplice dialogo;
con la Scrittura, con Dio, con
il prossimo e con il nostro più
profondo io. Solo così la convinzione potrà trasformarsi in
qualcosa di autentico e valido
per la costruzione dell’uomo
nuovo nella sua interezza, così come richiesto da Cristo
(Giovanni 7, 23).
Un utile libro della Claudiana
Una prassi al servizio
della comunità
CLAUDIO TRON
A volte i titoli possono apparire poco invitanti, poi
la lettura di un libro rende
giustizia del suo pregio. Questo si può senz’altro dire del
recente volumetto di Giorgio
Girardet sul servizio pastorale*. «Appunti» può scoraggiare chi già conosce la materia,
«teologia pastorale» può scoraggiare, invece, chi alla teologia pensa di non essere interessato o non è, comunque,
impegnato nel ministero di
pastore. La quarta pagina di
copertina, è vero, precisa a
chi è destinato il libro, individuando i possibili lettori nei
pastori e in coloro che pre
Un'antologia di scritti e una lunga intervista del religioso scomparso nel 1992
Poliedricità del pensiero di Ernesto Balducci
ROBERTO PEYROT
Ricordare la vita e le
multiformi attività di Ernesto Balducci, sacerdote
scolopio, non è un’impresa
delle più semplici. Lo ha fatto
bene Andrea Cecconi cori
una scelta di brani tratti dai
libri, dalle conferenze, da interventi e articoli vari della
ricchissima produzione di
Balducci', tragicamente deceduto nel 1992 a 70 anni in
un incidente d’auto. Da queste pagine emerge un ritratto
assai completo che, a partire
dalla sua figura di educatore,
man mano si dipana sui temi
della scuola e della formazione dei giovani; sull’identità
del prete; sui rapporti con la
politica; sull’obiezione di coscienza al servizio militare e
sul particolare impegno nei
confronti della pace, che lo
portò a fondare, nel 1986, le
edizioni «Gultura della pace».
Ernesto Balducci è stato
considerato da parecchi fra
amici e avversari, come un
prete del dissenso, ma dalla
lettura di questo densissimo
volume esce il ritratto di un
credente «evangelico» certamente scomodo alla gerarchia cattolica, ma profondamente deciso a pungolare e a
riformulare la sua chiesa dall’interno: un prete di frontiera. Questa impressione viene
conferma leggendo la riedizione della lunga intervista
concessa nel 1986 a Luciano
MartinF, già suo collaboratore alla rivista Testimonianze,
da lui fondata nel 1958.
Balducci apparteneva all’ordine degli Scolopi, un ordine religioso dedito prevalentemente all’insegnamen
to, e infatti egli dedicò parecchi anni della sua vita di educatore all’Istituto di Firenze,
fino al 1959, quando ne fu allontanato per l’intervento del
Sant’Uffizio. L’allontanamento è abbastanza «logico»
nell’ottica dell’organo romano. Per Balducci si doveva superare l’antico confitto tra
scuola statale e scuola cattolica, perché «il soggetto della
scuola non può più essere né
il privato né lo stato ma la comunità a cui lo stato dà strutture e servizi: o noi scolopi ci
avviamo a questo modo di intendere la scuola, oppure essa diventerà un elemento in
più della malattia mortale
della società moderna». Ghiara la sua posizione anche nei
confronti dell’insegnamento
della religione nella scuola
pubblica: «Un insegnamento
confessionale non può che
apparire discriminante».
Trasferito a Roma, andrà a
trovare quelli che chiama «i
miei persecutori» e si trova di
fronte «a povera gente che
non aveva la minima cognizione della realtà che presumeva di controllare: che aveva un livello mentale e anche
spirituale di tale mediocrità
che alla fine ho capito: si trattava del sopravvivere, dentro
l’istituzione, di ritmi e di routine che non aveva più la capacità di rappresentare ciò
che nello stesso tempo stava
avvenendo nella chiesa». Qui
Balducci allude alla preparazione dell’imminente Goncilio Vaticano II, indetto da
Giovanni XXIII e conclusosi
poi nel 1965 con Paolo VI.
Egli vede con grande fiducia
e ottimismo quella che spera
essere una svolta importante
Ernesto Balducci
per la Ghiesa cattolica, intesa
anzitutto come «comunità di
credenti, come, popolo di Dio
in comunione con l’umanità che cammina». E ancora:
«Sembrava che prendesse
corpo una figura di chiesa in
cui avesse vigore effettivo,
sostanziale e formale la collegialità episcopale. Pensavo a
una riforma del vertice della
chiesa in senso collegiale».
Poi, la grande delusione: Paolo VI non solo non ha compiuto la «rottura» ma ha dato
alla chiesa «una spinta regressiva, dovuta alla sua fedeltà a una certa idea di continuità e a una visione del
mondo di stampo ecclesiocentrico».
Sulla figura del prete, Balducci scrive: «L’unità dell’ecclesia si deve fondare attorno
alla parola del Gristo, così come il sacerdote deve essere a
sua volta il portatore della Parola». Invece i preti si trovano
impreparati «perché sono stati preparati ad essere gli uomini della devozione». Il sacerdote deve convincersi che
«i due termini sui quali si gioca il futuro sono la fede evangelica e il servizio all’uomo».
Si è già accennato all’impegno di Balducci per la pace.
Nel 1963 viene processato il
primo obiettore di coscienza
cattolico: Balducci pubblica
un articolo su II giornale del
mattino di Firenze a difesa
dell’obiezione. Viene denunciato insieme al direttore per
istigazione ai militari a disobbedire alle leggi. Assolti in
primo grado, vengono poi
condannati in appello e successivamente in Gassazione
ad alcuni mesi con la condizionale. Dopo la delusione
del mancato rinnovamento
ecclesiale egli si dedica sempre di più ai temi della pace
con scritti, conferenze, convegni. Nel suo libro Per una
pedagogia della pace Balducci ci ricorda che la violenza si
annida dappertutto, anche
nelle religioni: «La teologia
che abbiamo studiato nei seminari era, sì, una riflessione
sulla verità rivelata, ma in
funzione della sconfitta degli
avversari; contro Lutero, contro i laicisti, contro Kant,
contro Marx (...). La violenza
esiste nelle formulazioni dogmatiche, nelle forme catechetiche, nell’organizzazione
curiale e nei Santi Uffizi (...).
11 cristiano non sa che c’è un
punto d’appoggio legittimo,
ed è la profezia evangelica
che è l’annuncio di un mondo liberato dalla violenza
dell’uomo contro l’uomo».
(1) Ernesto Balducci: Educazione e libertà. Piemme, 2000,
pp. 304, £ 35.000.
(2) Ernesto Balducci: Il cerchio che si chiude. Piemme,
2000, pp. 252, £ 34.000.
Stano nella chiesa servizi assimilabili a quello pastorale.
In realtà basta scorrere l’indice per rendersi conto che si
potrebbe benissimo vedere
nel testo un’illustrazione di
come può essere letto il comandamento dell’amore del
prossimo. Dopo alcune precisazioni di tipo teorico sulle
distinzioni tra cura pastorale
e psicoterapia, tutto il resto
dà indicazioni pratiche valide
non solo per la cura pastorale
stessa, ma per tutti gli aspetti
di un rapporto fraterno in
una chiesa cristiana.
La psicoterapia, si sa, avviene da parte di uno specialista che presta la sua opera
a pagamento nei confronti di
un individuo, al massimo
considerando il suo ambiente familiare. La cura pastorale punta a potenziare l’inserimento della vita personale
di un individuo in un contesto comunitario. Gome avviene questa cura? Gome
può avvenire un rapporto
fraterno? Girardet esamina
con grande concretezza come può essere impostato un
colloquio, come si può far
sentire simpatia e partecipazione anche con il silenzio e
con il puro e semplice ascolto dell’altro, come si può allacciare un rapporto, come
osservare il dovuto riserbo
sulle informazioni confidenziali, come la diaconia può
essere praticata in modo leggero verso chi è in difficoltà:
insomma, tante rifiessioni
che valgono non solo per il
ministero pastorale ma addirittura per qualsiasi incontro
che intenda svolgersi in modo civile.
La dimensione pastorale è
presente nell’ultima parte del
libro, quando si esamina il
problema dell’«annuncio
dell’Evangelo» alla singola
persona, quello della conduzione del culto e le difficoltà
pratiche dei pastori e delle
pastore (basso reddito, non
ancora completa accettazione delle pastore donna tuttora presente, fraintendimento
del ministero femminile coinè se dovesse essere una copia a ricalco di quello maschile, ecc.). Forse ogni tanto
il peso dell’esperienza valdese è un po’ eccessivo, ma non
è difficile trasferire questa
esperienza nel contesto delle
altre denominazioni evangeliche. Nell’insieme, dunque,
più che appunti di teologia
pastorale, troviamo appunti,
se si vuole, di autentica vita
comunitaria.
(*) Giorgio Girardet Appunti di teologia pastorale. Torino, Claudiana, 2000, pagine
144, £ 17.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 13 OTrOB^2aii| VENERI
Tradotto in italiano rultimo romanzo dello scrittore sudafricano J. M. Coetzee
La responsabilità e la vergogna
Uno vicendo di storie personoli nel Sud Africo che ho sconfitto I oportheid ijio non lo povertà
e lo violenzo. Il problemo di ommettere le proprie colpe di fronte ogii uomini e di fronte o Dio ®
ALBERTO CORSANI
Non sempre in letteratura
la storia e l’attualità passano attraverso la descrizione
cronachistica di avvenimenti
contingenti o processi sociali; una vicenda privata può
esprimere l’atmosfera di un’
intera collettività, di una cittadina e addirittura di una
nazione. Così Vergogna', ultimo romanzo del sudafricano Joseph Michael Coetzee,
prende le mosse da una storia, personale all’inizio e poi
ristretta a un ambito professionale e parafamiliare, ma
rende l’idea del clima di incertezza e dell’angoscia che
gravano su una collettività
passata in un decennio dal
regime dell’apartheid a una
democrazia fatta purtroppo
di povertà e minata dalla violenza («260.000 aggressioni
gravi, 25.000 morti, 60.000
stupri, 5 milioni di armi», in
un anno di cronaca^).
La vicenda in sé è banale,
già letta e riletta: David Curie,
professore di letteratura, due
divorzi alle spalle, seduce
un’allieva; viene perciò allontanato dall’Università e va a
soggiornare da Lucy, figlia
del primo matrimonio, in
una cascina posta in una landa desolata. Nelle vicinanze
vivono Petrus, ex mezzadro
che ora acquisisce una piccola proprietà, e un’amica di
Lucy che gestisce una sorta di
clinica per animali sofferenti.
Dopo un soggiorno prolungato e angosciante, durante il
quale tre uomini svaligiano la
fattoria e stuprano Lucy, Curie toma in città nascondendosi e, in povertà e trasandatezza, si dedica alla composizione di un’assurda opera lirica ispirata al soggiorno del
poeta Byron in Italia.
Una serie di rovesci, dunque (il titolo originale è Disgrace), vissuti con l’indifferenza e il compiacimento di
chi se li lascia cadere addosso. Una progressiva accettazione del male (anche perché
Lucy, nello sbigottimento del
padre, decide di non denunciare i colpevoli della violenza), resa dallo scrittore con
uno stile scarno, secco e teso.
Vi riconosciamo il sostrato di
violenza, di rancori e anche
di povertà materiale e spirituale che contraddistingue
un paese ancora alla ricerca
di se stesso, dopo che tutto il
mondo l’ha preso a esempio:
dapprima in negativo, quan
Per i vostri acquisti,
per gii abbonamenti
ai periodici evangeiici
Librerie
Claudiana
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, 1;
tei. 011/6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
do a ragione esecravamo l’apartheid e LAlleanza riformata mondiale espelleva le chiese riformate che avevano dato copertura ideologica al regime; in positivo quando
l’apartheid è crollato e Nelson Mandela ha guidato la
scoperta del potere da parte
della maggioranza nera.
Anche la «Commissione
per la verità e la riconciliazione» è stata presa a esempio e
costituisce un caso forse unico della volontà di voltare pagina. Ma se è comprensibile
che dalla destra politica si
contesti la Commissione e si
denunci che «i due grandi
principi liberali, libertà e
eguaglianza [in questo contesto] entrano spesso in contrasto fra loro»' proprio per
l’indigenza di una moltitudine di persone, nessuno può
nascondersi che è difficile in
breve tempo edificare una
società alternativa a quella
del passato razzista, fondandola su altri valori, per quanto giusti essi siano. Chi creò
l’apartheid aveva dei valori,
ricavati da un calvinismo bestemmiato, e li potè applicare solo con la violenza e il sopruso. Ora non si può commettere l’errore di volerne in- ‘
staurare altri e di proporne
una meccanica applicazione.
Come scriveva Vittorio Subi
lia, la formula riformata dei
sola Scriptura, sola gratta, sola fide «intendeva propugnare una rottura radicale con
un mondo che, sia nella sua
versione politica e culturale,
sia nella sua versione religiosa, viveva fondato sul sistema
consacrato dei propri valori»". La teologia della croce
veniva proprio a mettere in
crisi questo sistema consolidato tanto dalla chiesa quanto dall’umanesimo.
Ma al di là del dato culturale e di attualità, il romanzo offre ai credenti due considerazioni. In primo luogo ci porta
a considerare quello che il critico letterario Pietro Citati
enuncia come uno dei motivi
cardine della letteratura dell’Ottocento, «le infinite conseguenze di ogni nostro atto
o pensiero»', tema che troverà la sua massima espressione in Dostoevskij. Di questa consapevolezza la cultura
attuale ci fa sentire espropriati, perché nel villaggio
globale le conseguenze delle
nostre azioni ricadono spesso a chilometri di distanza,
ovvero le faremo pagare alle
generazioni a venire. È bene
invece riflettere sul collegamento diretto fra agire quoti:
diano e relative conseguenze,
nell’esercizio della propria
individuale responsabilità.
J. M.COETLEE-SCHEDA
Scrittore e universitario
Joseph Michael Coetzee è nato nel 1940 a Città del Capo
dove insegna Letteratura inglese. Fra i suoi romanzi pubblicati in Italia Deserto, L’età del ferro e II maestro di Pietroburgo,
dedicato a una serie di episodi tragici della vita di Dostoévskij, tutti per l’editore Donzelli. Vergogna è apparso in edizione originale nel 1999; contemporaneamente alla sua edizione
italiana Einaudi ha anche pubblicato Aspettando i barbari
uscito nel 1980. Pochi mesi dopo l’editore Adelphi ha dato alle stampe La vita degli animali, romanzo-perorazione in difesa delle altre specie viventi.
Lurie, che sulle prime non
si rende conto della gravità
del «fatto» con la studentessa, si trova poi di fronte a un
ostracismo implacabile da
parte delle autorità, che pretendono da lui, oltre alla
scontata ammissione dei fatti, anche un pubblico mea
culpa. Il professore rifiuta, un
po’ per orgoglio, un po’ perché gli va bene abbandonare
l’Università. Fatto sta che
ogni conseguenza viene accettata con ostinata fierezza.
E qui si impone un’altra riflessione; se è giusto ammettere le proprie colpe, è forse
un atto di arroganza pretendere di essere l’unico a valutarle. In un certo senso Lurie,
colpevole acciarato, previene
le conseguenze della giustizia
(il licenziamento porta la famiglia della ragazza a rinunciare all’azione penale) e con
questo ritiene di avere pagato
abbastanza. Invece per il credente un giudizio più autorevole può ancora essere pronunciato, e non viene né dalla coscienza (pur importante)
né dalla giustizia umana.
Giocare d’anticipo su questo
giudizio suona quasi come
una bestemmia e non eviterà
a David Lurie, per parafrasare la voce del Signore in Ezechiele (9, 10) che ricada sul
suo capo la sua condotta.
(1) J. M. Coetzee: Vergogna.
Torino, Einaudi, 2000, pp. 234,
£28.000.
(2) D. Quirico: «C’era una
volta l’apartheid». La Stampa,
20-8-2000.
(3) Hermann Giliomee, professore di Politica all’Università di Città del Capo, intervista
a c. di Rocco Ronza, «Ideazione» n. 5, sett.-ottobre 2000.
(4) V. Subiua: Tempo di confessione e di rivoluzione. Torino, Claudiana, 1968.
(5) P. Citati: Il male assoluto. Nel cuore del romanzo
dell’Ottocento. Milano, Mondadori, 2000.
Nel Sud Africa rurale
Memoria
LIBRI
Gli Anni 90 di Foa
Non è un diario, perché le note e gli appunti presi nel corso degli Anni 90 non sono disposti in ordine cronologico. Sono però tutti forniti della precisa datazione, e sono assemblati per accostamento tematico o per assonanza secondo
l'autore. Così questo ulteriore libro di Vittorio Foa {Passaggi, Einaudi, 2000, pp. 149,
£ 24.000), padre storico del sindacato italiano, membro del Partito d’Azione e deputato alla Costituente, dopo Questo Novecento, Il cavallo e la torre, rappresenta
un’altra lezione di impegno per la collettività e per il proprio paese. Non mancano
gli accenni agli affetti alle amicizie,
tutt’uno con una vita di militanza.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo cande
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
¡TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
zione delle chiese evangeliche, trasmesse a dome
niche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circae
alle 9,30 del lunedì successivo. Domenica 15 ottobre, ore
23,50 circa, andrà in onda: «Indonesia; chiese protestante
guerra civile nelle Molucche». La replica sarà trasmessa lunedi
16 ottobre alle ore 24 circa e lunedì 23 ottobre alle ore 9,30.
È uscito l'ultimo numero della rivista «Sichem» dedicato ai «percorsi di teologia riformata»
Modelli ecclesiologici nella storia della teologia e della chiesa
GINO CONTE
Ecco giungere, via via più
corposo, un nuovo numero di Sichem (1/2000), la
rivista lanciata da un gruppo
di giovani, pastori e non, appassionati di riflessione teologica e desiderosi di confronto e dibattito. La nuova
tappa nei «Percorsi di teologia riformata» è dedicata
questa volta (i fascicoli sono
sempre rigorosamente monografici), a L’ecclesiologia in
analisi e in discussione, quasi
fosse stato presentito il Dominus Jesus di Ratzinger.
L’editoriale, dopo avere ribadito senso e intento della
nuova rivista, spiega la scelta
del tema ecclesiologico, «cercando di rispettare la distanza tra la santità della vocazione divina e l’esperienza
storica umana, ma allo stesso
tempo riscoprendo l’attualità
dei modelli ecclesiologici
presenti nel Nuovo Testamento»; ed è evidente «la rilevanza ecumenica dell’ecclesiologia».
11 fascicolo si apre con un’
originale «Meditazione sulla
Apocalisse: sognare a Roma»
di Martin Leuenberger: rivisitando l’Urbe con la memoria,
si fa vividamente apparire la
rilevanza ecclesiologica di
quel libro visionario. Poi,
Claudiana consenziente, di
Fulvio Ferrano si riporta, dal
suo lucido e vivace commento al Credo appena uscito
con il titolo Libertà di credere.
il capitolo sulla chiesa «Una,
santa, cattolica e apostolica»:
le quattro tradizionali Notae
ecclesiae vengono efficacemente spiegate e attualizzate.
Segue un saggio di Maurizio
Abbà, ricchissimo di note
(qua e là persino abbondanti,
ma con molte utili indicazioni bibliografiche per l'approfondimento di vari temi)
su «Calvino e la chiesa: spunti di riflessione per la vita comunitaria oggi». Riformatore
della seconda generazione,
ormai consumato il distacco,
Calvino, come e più di altri, si
è trovato di fronte al compito
impellente di dotare nuovamente la chiesa di una struttura; le églises plantées dovevano diventare églises dressées, di qui l’importanza della
«disciplina», da intendere nel
senso di ordinamento, applicando il criterio stabilito (un
po’ formale, in sé, a dire il vero) dalla Confessio Augustana
(1530): la Parola di Dio predicata (e, aggiunge significativamente Calvino) ascoltata
con purezza e i sacramenti
amministrati rettamente.
Ecco la centralità del ministero della Parola, affiancato
da quello di dottori, anziani e
diaconi; ed ecco la concezione calviniana dei sacramenti,
del compito e della «cattolicità» della chiesa, della preghiera, senza tacere i punti
sui quali non possiamo seguire Calvino che qui paga tributo alla mentalità del tempo
con insufficiente approfondi
mento del dato biblico: il ruolo della donna nella chiesa, e
la valutazione del giudaismo
(si potrebbe e dovrebbe aggiungere il persistere della visione del corpus christianum,
con confusione fra comunità
cristiana e comunità civile e
conseguente carenza di una
libertà teologicamente, cristologicamente fondata).
Relativamente nuova l’analisi di Winfrid Pfannkuche su
«Il problema dell’ecclesiologia del Concilio di Trento»,
un articolo problematico che
mette in luce come il Tridentino sia stato un processo
complesso, «una storia di diciotto anni, e non sono anni
tranquilli». A Trento non si
dialoga con la Riforma, ormai
la si combatte anche se, paradossalmente, l’ordine del
giorno è dato e la tematica è
mutuata dalla Con/cssio Augustana. Il cattolicesimo romano si definisce in funzione antiprotestante, precisando la sostanza sacramentale e giuridica della chiesa;
ed è, all’interno, il trionfo del
papato e della curia sul conciliarismo. Sicché, storicamente, «il Tridentino non è
semplicemente una espressione "reazionaria”, ma, per
certi versi, all’avanguardia
dei suoi tempi, come fermento dell’assolutismo».
Italo Pons tratta poi «L’ordinamento valdese tra passato e attualità»; una ben documentata scorsa storica porta
ad alcune «conclusioni pro
blematiche»: 1) il nostro sistema presbiteriano-sinodale ci
situa come chiese riformate
ma con caratteri specifici, in
particolare la centralità della
chiesa locale; 2) necessità per
ogni generazione, proprio per
il semper reformanda della
struttura, di ripensare l’ecclesiologia, i ministeri, la disciplina; 3) «I “manuali di servizio” rappresentano da un
lato la giusta indicazione sul
"come fare”, ma nello stesso
tempo sono il segno di una
sempre maggiore difficoltà a
comprendere ruoli e funzioni
che peraltro, nel corso del
tempo, si sono sempre più
complicati e dilatati»; 4) «Equilibrio fra visione giuridica e teologica, sapendo che
quelle forme adottate non
fanno parte del messaggio
evangelico; non si confondono con l’autorità di Cristo o di
Dio, la loro autorità non assume nessuna infallibilità, a differenza degli scritti biblici
niente impedisce di modificarle e migliorarle.
Servono a evitare che, come in tutte le cose umane,
vincano la supremazia, la gerarchia, la vescovilità sempre
in agguato; o peggio ancora il
“buonismo del purchessia”,
e infine il pericolo che alcuni
prevcdgano a discapito di coloro che non hanno strumenti per farsi sentire (...).
Riteniamo in sostanza che
l’ordinamento ci ricordi che
siamo chiamati per un certo
tempo a svolgere delle fun
zioni, a portare degli ine®
chi, ad assumere delle«
sponsabilità per lasciare pj
co dopo il posto ad altri e»
tre», affinché sia evidenti
che uno solo è il capo e fon
damento della chiesa.
A chiusa del fascicolo Bugi'
nio Stretti prosegue la sua W'
ta convinta per una maggio''
comunione del mondo ev®
gelico, italiano in partieoi®
trattando «La natura e la«
stimonianza della chiesa n
pensiero evangelicale», W
tando fra l’altro a distingue®
nella galassia dei movirnen'
evangelici, quelli che si sP
no comunque decisamene
nel filone riformato, anche»
talvolta si considerano O^
propongono come i soli®
tenticamente riformati.
Nell’insieme, un fusciP
ricco di dati e spunti stì®
lanti, letto con piacere,
dere con viva aspetta
prossimo, annunciato
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11 rapporti fra religioni e stato in un convegno a Roma del mensile «Confronti»
Intese fatte, Intese da fare
Ebrei e Testimoni di Geova, valdesi e musulmani buddisti e avventisti, cattolici e laici: tutti
insieme per la prima volta per discutere di pluralismo, laicità e tutela della libertà di culto
.gv.
PAOIO NASO
Ebrei e Testimoni di Geova, valdesi e musulmani,
buddisti e avventisti del Settimo giorno, cattolici e laici;
tutti insieme, attorno a uno
stesso tavolo a discrrtere di
pluralismo e di laicità, di Intese e di tutela della libertà di
culto. Per molti di loro era la
<mrima volta», la prima occasione di un confronto con
«altri» nella fede, lontani nei
dogmi e nella verità ma vicini nella determinazione ad
essere pienamente riconosciuti come componenti religiose della società italiana.
Sotto questa luce, il convegno «Intese fatte, Intese da
fare», promosso dal mensile
Confronti è stato un appuntamento importante e per
molti aspetti inedito. Il tema
dell’incontro poteva apparire
tecnico e specialistico eppure nel corso delle tre sessioni
si sono avvicendate oltre
cento persone: il convegno
ha così raggiunto alcuni significativi obiettivi.
In primo luogo ha mostrato
come anche il nostro paese
sia nei fatti sempre più pluralista e, come abbiamo tante
volte affermato, sia finito il
tempo della «religione degli
italiani». L’Italia delle religio-'
ni oggi è variegata e articolata
come ogni altro paese europeo e, nonostante le reiterate
ammonizioni del cardinale
Biffi contro 1’«invasione» islamica, in Europa ci sono almeno cinque milioni di musulmani che nel vecchio continente sono «a casa loro», né
più né meno come un buon
cattolico in Irlanda, un pio luterano in Norvegia o un fedele ortodosso in Romania.
Negli stessi giorni del Convegno, a Napoli, oltre 7.000
pentecostali manifestavano
in piazza sotto una pioggia
torrenziale; a Novellara, nel
cuore dell’Emilia tanto cara
all’arcivescovo di Bologna, si
inaugurava un tempio sikh;
in tutto il paese gli ebrei celebravano Rosh hashanà, il Capodanno: singolari coincidenze, a prova che il pluralismo religioso, prima che de
iure, sta maturando nei fatti.
Per questo è ancora più grave
e preoccupa che tardino a
giungere i necessari riconoscimenti giuridici; a marzo,
ad esempio, il governo ha siglato delle Intese con buddisti e Testimoni di Geova che
questo Parlamento potrebbe non fare a tempo a ratificare. Nulla o quasi, inoltre, si
muove riguardo all'Intesa
con la seconda comunità di
fede per numero di aderenti
presenti in Italia, i musulmani. Nel corso del convegno
sono stati lanciati degli allarmi e Fon. Maselli, relatore di
un progetto di legge sulla libertà di culto, non ha nascosto pressioni di vario genere;
nello stesso momento in cui
tarda la ratifica delle Intese,
alcuni gruppi chiedono la costituzione di una commissione parlamentare sulle sette,
con il rischio che si apra una
inquietante «caccia all’untore». Un segnale di allarme,
insomma.
Il convegno, inoltre, ha
mostrato che quelle che un
tempo si definivano semplicemente «minoranze», oggi
hanno una maggiore coscienza di sé e della rilevanza
«pubblica» dei propri valori e
delle proprie tradizioni. L’esperienza di valdesi ed ebrei,
che prima di altri hanno saputo proporsi come «componenti della società italiana»,
attive sul piano culturale e
politico, ora si va estendendo
ad altre comunità di fede:
con ogni evidenza oggi pentecostali ed evangelicali in
generale, buddisti, musulmani e persino alcuni Testimoni
di Geova sono impegnati a
dare visibilità alle proprie comunità e alla propria proposta culturale. D’altra parte
centinaia di migliaia di italiani, presumibilmente cattolici
o laici, hanno premiato vaidesi, ebrei e avventisti assegnando loro significative
quote dell’8 per mille del gettito Irpef: un gesto di «simpatia fiscale» che affida ad alcune piccole confessioni religiose spazi di intervento sociale tradizionalmente affidati ad altri soggetti.
Il convegno, ancora, non
ha nascosto tensioni e divisioni che attraversano alcune
comunità di fede, prinia tra
tutte quella islamica. È importante che siano emerse
perché non può esserci indifferente l’esito finale di un
processo in cui, semplificando, si scontrano anime e strategie diverse; non è solo e
non è tanto uno scontro di
«liberali» contro «integralisti»
ma piuttosto quello tra chi
auspica un’organizzazione
centralizzata e chi ne preferisce una multipolare: tra chi
guarda al dogmatismo di certi paesi arabi e chi ha scommesso sui caratteri propri di
un Islam «europeo» ancorato
ai valori della modernità e
della democrazia.
Crediamo, infine, che ci sia
stata un’ultima ragione di interesse nel convegno promosso da Confronti-, la volontà di replicare alle insistenti pretese di parte delle
gerarchie episcopali e vaticane tese a riaffermare il «primato», se non teologico almeno sociale, della religione
cattolica nella realtà italiana.
Per un paese laico e democratico è una pretesa inaccettabile ma soprattutto non
realistica. Pluralismo, quindi,
ma come? Strumento datato
e certamente imperfetto, l’articolo 8 della Costituzione
che stabilisce che i rapporti
tra lo stato e le confessioni
■ diverse dalla cattolica sono
regolate sulla base di Intese,
ha mostrato di saper garantire e tutelare diverse «minoranze». Attraverso quell’articolo, probabilmente anche al
di là delle intenzioni di chi lo
volle inserire nella Carta costituzionale, si è costruito un
pezzo importante del pluralismo religioso e culturale italiano. Il convegno ha mostrato che è possibile utilizzarlo
come strumento per costruire una società laica e plurale
non solo sul piano religioso;
ancora una volta per difendere l’identità di ciascuno insieme alla libertà di tutti.
L’on. Domenico Maselli interviene al convegno
A colloquio con il deputato
Maselli: libertà religiosa
e diritti dei cittadini
Esponenti di varie comunità religiose intorno allo stesso tavolo
La Tavola valdese, apripista nella storia delle Intese
LUCIA CUOCCI
..lyyr otti oggi dichiarano
“iVldi possedere la Verità e nel nome di questo
possesso escludono la libertà
degli altri; come evangelico
posso solo dire di possedere
una parte della verità o, meglio ancora, di esserne posseduto». Così Domenico Maselli, parlamentare, relatore di
un progetto di legge sulla libertà religiosa, ha concluso il
suo intervento al convegno
«Intese fatte, Intese da fare»
promosso dalla rivista Confronti e svoltosi il 28 e 29 settembre scorsi a Roma. Maselli si è soffermato, in particolare, sulla necessità di una
legge sulla libertà religiosa
perché «la semplice abrogazione della legislazione sui
culti del 1929 e 1930 lascerebbe un vuoto legislativo
che priverebbe le diverse
confessioni religiose che non
hanno stipulato l’Intesa del
riconoscimento giuridico di
alcuni importanti diritti».
Nel corso dei lavori si sono
succeduti al tavolo dei relatori rappresentanti delle diverse tradizioni religiose presenti in Italia. La Congregazione dei Testimoni di Geova e
l’Unione buddista italiana
(Ubi), che nel marzo scorso
hanno firmato due Intese
con l’allora presidente del
Gonsiglio Massimo D’Alema,
attendono ancora che queste
vengano approvate dalle Camere. Maria Angela Falà,
presidente dell’Ubi, che oggi
raccoglie circa 60.000 dei
100.000 buddisti presenti in
Italia, ha evidenziato le difficoltà incontrate nel cammino intrapreso per arrivare alla firma: in particolare ha ricordato lunghe trattative con
la controparte ministeriale
che dubitava che il buddismo fosse una confessione
bn momento della tavola rotonda
religiosa e avesse un vero e
proprio culto. «Ma problemi
analoghi - ha affermato Ugo
Limentani, intervenuto per
conto dell’Unione delle comunità ebraiche - si erano
posti già ai tempi della nostra Intesa, nel 1987».
Uno sguardo al passato
serve a chi, oggi, sta negoziando nuove Intese; e il convegno ha dedicato ampio
spazio agli interventi del giurista Gianni Long che ha ricostruito il clima politico e
parlamentare in cui fu votato
l’articolo 8 della Costituzione, quello che istituisce le Intese, e in cui negli Anni 80
maturarono i primi accordi,
quelli relativi alle chiese vaidesi e metodiste. In proposito Sergio Bianconi, anch’egli
giurista, intervenuto a nome
della Tavola valdese, ha ricordato come la «prima Intesa non fu un fungo isolato
nella pianura concordataria
ma al contrario fu l’approdo
di una lunga campagna di
pressione sul Parlamento e
sull’opinione pubblica realizzata dal Consiglio federale
delle chiese evangeliche sui
temi della libertà religiosa
e del separatismo tra chiesa
e stato. In questo senso la
Chiesa valdese ha svolto un
ruolo di apripista». Come noto, dopo quella con i valdesi,
furono approvate intese con
i pentecostali delle Assemblee di Dio in Italia, gli avventisti, gli ebrei, i battisti, i
luterani. E ora? A parte le Intese «quasi fatte» (ma bisogna vigilare che il Parlamento le ratifichi prima dello
scioglimento delle Camere)
altre restano «da fare», prima
tra tutte quella con i musulmani che, come è stato ampiamente ricordato nel corso
del convegno, ormai costitui
scono la seconda presenza
religiosa in Italia, forte di almeno 700.000 membri.
Il convegno è riuscito a
mettere attorno allo stesso
tavolo esponenti delle varie
associazioni islamiche che si
contendono la rappresentanza dell’Islam per avviare una
trattativa con il governo: ne è
seguito un confronto difficile,
a tratti aspro, che però ha reso possibile per la prima volta un confronto pubblico su
temi di grande importanza
per il futuro di una rilevante
comunità di fede: «Come dimostra la storia delle comunità islamiche in altri paesi
europei non ci sono problemi
insolubili nell’integrazione
dei musulmani del sistema
giuridico democratico e occidentale - ha affermato Francesco Castro, direttore dell’Istituto per l’Oriente e tra i
massimi esperti di diritto
islamico -. E pertanto più
forte è l’integrazione tra le diverse associazioni islamiche,
più vicina è l’Intesa».
In conclusione si è trattato
di un convegno «a molte voci», come è nello spirito delle
iniziative di Confronti, che ha
dato visibilità al pluralismo
confessionale e culturale italiano. Nonostante il cardinale
Biffi e la sua pretesa di riaffermare i diritti esclusivi «della religione degli italiani», il
convegno ha mostrato la ricchezza dell’Italia delle religioni; e queste, come ha affermato Dora Bognandi, dell’Unione delle comunità avventiste, devono comunicare
di più tra di loro, «impegnando chi ha ottenuto qualcosa,
a cercare di aiutare anche gli
altri, in uno spirito di pluralismo e di laicità che giova a
tutte le comunità di fede presenti in Italia».
- Onorevole Maselli, l’Unione buddista italiana e la
Congregazione dei Testimoni
di Geova attendono che la
firma per la stipula dell’Intesa dell’ex premier Massimo D’Alema si trasformi in
legge con l’approvazione delle Camere; secondo lei questo
avverrà?
«I tempi sono un po’ stretti
perché devono passare dalle
due Camere e anche da varie
Commissioni; però io spero
proprio che si facciano; in
primo luogo si sono già incardinate in Commissione a
luglio, poi il 18 settembre
scorso ci sono state audizioni
molto pluralistiche e secondo
me sufficienti e poi si tratterà
di avere il dibattito, probabilmente basteranno una o due
sedute della Commissione».
- Ma in Parlamento qual è
il clima generale?
«Non parlerei di clima generale, ci sono alcuni che
pongono delle riserve, soprattutto per i Testimoni di
Geova, e ci sarà quasi certamente una battaglia parlamentare. Credo però che si
possa parlare anche di una
maggioranza trasversale favorevole alle Intese e quindi
io credo che sia possibile
avere al più presto una soluzione sicuramente dalla Camera. Spero che si possa
completare l’iter tra Camera
e Senato».
- Quali sono invece i problemi rispetto all’Intesa con
l’islamismo?
«L’intesa con l’Islam presenta qualche difficoltà, an
che se adesso sembra che ci
sia un interlocutore unico.
Fino a questo momento, per
quello che ne so io, sono state presentate tre bozze di Intesa. Purtroppo, come abbiamo visto, ci sono state delle
reazioni antislamiche quasi
inattese, da parte per esempio del cardinale Biffi, e mi
sembra che anche la stampa
sia spesso poco informata
sulle richieste: nessuno ha
chiesto l’astensione dal lavoro il venerdì, come invece alcuni articoli di giornale riportano. È stato semplicemente
chiesto un periodo per la preghiera, periodo che può essere un’ora in una piccola città
e tre ore in una grande città.
Questa cosa insieme con altri
tre punti ritenuti essenziali
verrà già posto nella legge
sulla libertà religiosa con la
speranza che questa possa
passare ancora più rapidamente delle tre Intese, addirittura si spera di licenziarla il
5 ottobre».
- Che cosa secondo lei l’opinione pubblica può fare per
favorire questi percorsi?
«La prima cosa è di essere
meglio informata e non dare
per sicure conoscenze fatte
sul sentito dire, in secondo
luogo bisogna che si tenga
conto che l’Intesa non è un
optional, non è un premio
dato ad alcune religioni anziché ad altre. Le Intese sono
un sistema che la nostra Costituzione prevede: i rapporti
tra lo stato e le confessioni
non cattoliche sono regolate
mediante Intesa».
Convegno internazionale Sie-Ecce
Attraverso gli occhi
del bambino
Il Sie, «Servizio istruzione e educazione» della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia, è membro da lungo tempo
dell’Ecce (Conferenza europea sull’educazione cristiana), un
organismo ecumenico europeo che si interessa di educazione cristiana che ogni tre anni organizza un convegno per
monitori, catechisti e formatori. Nel 2001 il convegno si terrà
in Italia, a S. Severa, dal 7 al 13 maggio sul tema; «Attraverso
gli occhi del bambino: vivere e imparare insieme nella fede».
Lingua ufficiale del convegno è l’inglese, ma è prevista anche una traduzione simultanea. Relatori; David Flay (pedagogista,) Roland Campiche (sociologo), Peter Mueller (teologo ) e il pastore Salvatore Ricciardi. Durante il convegno
ogni paese avrà la possibilità di esporre il proprio materiale
didattico per le scuole domenicali e il catechismo. Attraverso
relazioni, discussioni, laboratori e studi biblici si ricercheranno le linee e le modalità con cui genitori, monitori e catechisti potranno indirizzarsi ai bambini di oggi per accompagnarli nello studio della Bibbia, coinvolgendoli anche nella
vita delle comunità.
Tema centrale del convegno sarà quindi il bambino. Si
analizzerà il suo ruolo nella famiglia, nella società e nella
chiesa. 11 filo conduttore degli studi biblici sarà «Il bambino
attraverso gli occhi di Gesù»: un’occasione importante per
riflettere insieme e confrontarsi con gli altri paesi europei
su un tema che tocca le nostre cornunità.
Chi è interessato a parteciparvi (i posti sono limitati) si
metta direttamente in contatto con il Servizio istruzione e
educazione a Milano: tei. 02-69000883, fax 02-6682645. Le
iscrizioni si chiudono entro novembre. Ci sono a disposi
zione alcune borse per la partecipazione.
8
PAC. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 15 OTTOBRE 2000
I Consiglio nazionale «allargato» della Federazione giovanile evangelica italiana
Il Congresso nazionale si avvicina
Valutozioni e confronti sul lovoro svolto nell'ultimo anno e le prospettive per il futuro. In
agendo i rapporti internazionali, la globalizzazione e il processo «Essere chiesa insieme»
Un'iniziativa delle donne della Ffevm
Una petizione contro
il debito dei poveri
PAOIANISBET
È Stata dedicata in gran
parte alla preparazione del
prossimo Congresso nazionale, previsto per Pasqua
2001, l’ultima riunione del
Consiglio nazionale della Federcizione giovanile evangelica italiana (Fgei), nella sua
annuale «sessione allargata»
ai rappresentanti regionali.
All’incontro, che si è svolto
dal 22 al 24 settembre al Centro battista Villaggio della
gioventù di Santa Severa,
hanno partecipato circa 25
persone: oltre ai sette membri del Consiglio nazionale, i
rappresentanti delle regioni, i
rappresentanti della Fgei negli organismi ecumenici internazionali e i direttori di alcuni Centri giovanili delle
chiese evangeliche italiane.
L’annuale sessione allargata del Consiglio della Fgei è
principalmente un’occasione
di confronto sul lavoro svolto
nell’ultimo anno e di programmazione dei prossimi
appuntamenti, e un importante momento di scambio e
di elaborazione sulle prospettive generali della Federazione giovanile. Il programma deU’incontro di quest’anno ha incluso anche un
intervento specifico sul tema
della formazione all’animazione musicale e del rinnovamento liturgico nelle chiese
protestanti, a cura dell’ani
Un momento del primo incontro «Essere chiesa insieme»
matore musicale Carlo Leila.
In vista del prossimo Congresso nazionale (appuntamento che si tiene ogni due
anni e mezzo circa), il Consiglio allargato ha segnalato alcuni temi e priorità di lavoro:
l’attenzione ai «linguaggi della predicazione e della testimonianza» (gestualità, parola, musica nei momenti di
culto): il processo «Essere
chiesa insieme» (vale a dire
l’incontro con fratelli e sorelle evangelici provenienti da
altri paesi), in particolare sotto il profilo del confronto su
spiritualità e linguaggi della
fede e con un’attenzione specifica ai nuovi fenomeni di
razzismo e di emarginazione sociale verso gli stranieri;
il tema «globalizzazione economica e testimonianza»:
su quest’ultimo argomento,
prosegue da più di un anno il
lavoro del Laboratorio politico della Fgei, un gruppo di
lavoro nazionale che si occupa di approfondire temi di
carattere politico ed economico in relazione alla testimonianza delle chiese protestanti, mettendo a disposizione dei gruppi della Federazione giovanile materiale di
lavoro, articoli, bibliografia. 11
prossimo 14 ottobre il Laboratorio politico terrà a Milano
un incontro (aperto ai gruppi
Fgei e a chiunque sia interessato) sul tema «Economia e
testimonianza»: interverranno i direttori della rivista Gioventù evangelica, Michele
Rostan, Giorgio Guelmani e
Sara Fornabaio, df Rifondazione comunista.
La riunione del Consiglio
allargato ha dedicato inoltre
ampio spazio ai rapporti della Fgei con organismi ecunienici internazionali, fra cui il
Movimento cristiano studenti (Mcs) e il Consiglio giovanile ecumenico europeo (Cege). In particolare nel Mcs, la
Fgei ricopre attualmente alcune cariche di responsabilità: la vicepresidenza mondiale è infatti affidata da circa
un anno alla pastora valdese
Caterina Dupré, mentre Daniela Rapisarda, studentessa
di teologia, battista, ricopre
da agosto la carica di segretaria europea. (nev)
Nel 1974, al primo summit
mondiale sull’alimentazione, i potenti della terra
proclamavano: «Tra dieci anni nessun uomo, nessuna
donna, nessun bambino soffrirà più di fame!». Dopo quel
primo summit ce ne sono stati altri: a Copenaghen nel ’95,
a Roma nel ’96 e quest’anno a
Ginevra. Non abbiamo l’impressione che, malgrado la
«buona volontà», le cose siano
poi cambiate molto. Qualcuno dice che, anzi, questa situazione è andata via via degradandosi ancor di più (anche se la Banca mondiale e il
Fondo monetario internazionale hanno messo questo
problema al centro delle loro
preoccupazioni).
Alla povertà si sono aggiunte le guerre, la corruzione e le
catastrofi naturali. Secondo
rOnu, più di 1,2 milioni di
persone vivono in estrema
povertà o vivono con meno di
1 dollaro prò capite al giorno.
Perché 16 milioni di persone
oggi soffrono la fame in Somalia, dove 300 bambini su
1.000 muoiono di fame? Ab
biamo letto che la Svizzera
francese si è mobilitata con
una campagna per la richiesta
dell’introduzione di un «diritto internazionale di insolvibi.
lità». In poche parole chiede
che una procedura trasparente ed equa permetta agli stati
indebitati di beneficiare di
una rimessa del loro debito
quando questo debito metta
in serio pericolo i bisogni essenziali della popolazione.
In tre mesi chiese e popolazione hanno risposto alia
petizione, raccogliendo più
di 15.000 firme. È stato un
modo per sensibilizzare l’opinione pubblica, cosa che
ha pure pensato di fare la Federazione femminile evangelica valdese-metodista,
progettando (e ne siamo grate al pittore Piero Bertin) e
stampando degli autoadesivi chiudilettera che, con la
scritta «Cancelliamo il debito
dei paesi poveri», spera si formi, anche da noi, un movimento di opinione contro la
povertà, che è pure ingiustizia, violenza e schiavitù (gli
autoadesivi possono essere
richiesti a Wilma Gay, Chiesa
valdese, Angrogna, To).
Si è svolta la festa del Circolo <dacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo
Una presenza significativa nel tessuto cittadino
PAOLO FABBRI
La seconda festa annuale
del circolo Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo
è stata, come la precedente,
un’occasione di contatto fra
gli amici nuovi e quelli «storici» del gruppo, di riflessione
sulle esperienze fatte, di
proiezione verso il futuro. In
sintesi l’anno appena trascorso può essere definito un
anno di transizione e di preparazione al vero e proprio
inizio deH’attività, che pure
ha mosso i suoi primi passi.
Si può dire che il comitato
eletto dall’assemblea degli
amici del circolo si è riunito
regolarmente, cercando non
solo di programmare l’attività, ma anche di individuare
un modus operandi: la squadra di baseball è una piccola
ma vivace realtà, gli studi biblici si sono svolti con continuità, gli interventi in campo
culturale sono stati numerosi
ed effettuati per lo più in collaborazione con altre associazioni prevalentemente
cattoliche.
Nel corso degli ultimi mesi
il problema più trattato è stato la riduzione del debito dei
paesi poveri, con la parteci
pazione, tra l’altro, alla campagna «Jubilee 2000». Proprio
per dare un seguito alle attività svolte su questo tema, si
è ritenuto opportuno fra precedere la festa da un momento di riflessione e di contributo alla comprensione della
complessa realtà in cui stiamo vivendo, con una conferenza tenuta il 28 settembre
dal prof. Giorgio Lunghini,
ordinario di Economia politica all’Università di Pavia, sul
tema della globalizzazione,
dei suoi effetti negativi, dei
possibili rimedi.
La partecipazione, un po’
troppo modesta in proporzione aU’awenimento, è stata compensata in parte da un
ampio ed eccellente dibattito, cui hanno partecipato cittadini si Cinisello, giovani e
meno giovani, talché si può
dire che un modesto ma significativo dialogo con la cittadinanza si è verificato e lo
si può collocare senza forzature in relazione con la presenza, ogni due settimane, a
partire dalla fine di maggio,
di un «gazebo» nel centro
storico, guidato da un piccolo comitato di evangelizzazione, che distribuisce materiali sull’attività del circolo e
cerca di stabilire un dialogo
con la gente, per dire un
messaggio di salvezza.
La festa, disturbata dalla
pioggia, si è trasferita al chiuso nel circolo «Rosario Di Salvo», dove un tavolo simbolicamente addobbato con ortaggi, pane e due grandi bicchieri di vino preparati per la
Santa Cena, introduceva il tema dell’integrità del creato,
per una sorta di Thanksgiving
Day (giornata di riconoscenza) nostrano, che ha trovato il
suo sviluppo nella gioiosa liturgia preparata dalla pastora
Lidia Maggi e nel sermone incisivo del pastore Eric Noffke.
Gioia, fraternità, tenace entusiasmo anche dopo, con agape, balli valligiani, bazar,
chiacchiere costruttive.
I programmi futuri prevedono lo sviluppo del progetto
baseball/softball, di cui si occuperà Matthew Noffke e
Tawio del doposcuola, coordinato da Emmanuele Coisson, cui si affiancherà un nutrito gruppo di volontari per
curare alcuni ragazzini in difficoltà segnalati dalla scuola
media «Paisiello». Continueranno naturalmente gli studi
biblici al sabato, con almeno
un culto al mese sempre di
sabato: ci si pone l’obiettivo
di costituire un punto di riferimento importantissimo per
l’attività di evangelizzazione.
Il gruppo residente si è
rafforzato e probabilmente si
rafforzerà ancora, si è dato
un regolamento e potrà potenziare l’intervento culturale nella città con l’auspicabile
aiuto di altri amici del vecchio, ma anche nuovo circolo
Jacopo Lombardini.
Ecumene, 29 settembre - 6 ottobre
Consiglio giovanile
metodista europeo
X Formazione teologica a distanza
Due iniziative di studio
a Bologna e Milano
Si è svolto quest’anno in
Italia, dal 29 settembre al 6
ottobre, al Centro metodista
di Ecumene, il Consiglio giovanile metodista europeo: un
incontro annuale che ha lo
scopo di collegare giovani
appartenenti a chiese metodiste europee, impegnati a livello nazionale nel lavoro
con ragazzi e giovani. Hanno
partecipato all’incontro di
quest’anno circa 60 persone,
da 15 paesi europei.
L’incontro è stato dedicato
in modo particolare al futuro
del Consiglio giovanile metodista, allo scopo di elaborare
progètti e programmi per
rendere più efficace il collegamento fra giovani metodisti in Europa. La settimana di
lavoro è stata organizzata in
cinque commissioni su argomenti diversi: il lavoro con
bambini e adolescenti nelle
chiese metodiste: evangelizzazione e forme di spiritualità delle persone giovani;
giovani e società (razzismo,
forme di emarginazione, disoccupazione): pianificazione e valutazione di progetti
di scambio fra giovani metodisti; aggiornamento e programmazione futura delle linee guida di lavoro del Consiglio. Domenica 1° ottobre i
partecipanti si sono recati a
Roma, per incontrare la cm
munità metodista di via XX
Settembre e i rappresentanti
delle chiese valdesi e metodiste italiane. fttcri
CRONACHE DELLE CHIESE
La Csd Casa balneare valdese
ricerca
per l'albergo di Borgìo Verezzi un
direttore
Il candidato/a deve aver maturato esperienze nel settore
alberghiero. Saranno titoli preferenziali: l'iscrizione al Ree
e la conoscenza di lingue straniere. Saranno prese in considerazione le candidature di coppie.
Inviare il proprio curriculum vitae entro e non oltre il 30
ottobre al seguente indirizzo:
Commissione sinodale per la diàédnia (Csd)
Via Angrogna 18 -10066 Torre Pellice
fax 0121-953125
Nell’ambito del Corso di
Formazione teologica a distanza della Facoltà valdese
di teologia, si segnalano due
iniziative che prendono il via
a fine ottobre. A Bologna, in
collaborazione con il Sae e il
Gruppo biblico interconfessionale, si avvia il 24 ottobre
un ciclo di studi biblici su
«La lettera di Giacomo e la
lettera agli Ebrei»: in quella
data la serata inaugurale (ore
20,45, nella sala incontri della chiesa metodista, via Venezian 3) sarà condotta dal
prof. Rinaldo Fabris, che guiderà fino a fine anno gli studi sul testo di Giacomo (per
informazioni: Roberto Bottazzi, tei. 051-6190223, email: roberto.bot@tin.it).
Nei giorni 28 ottobre, 11
novembre e 16 dicembre, a
Milano, il past. Fulvio Ferra
rio conduce tre giornate di
formazione sul tema: «“Vorrei imparare a credere”: la
teologia di Dietrich Bonhoeffer», che si tengono, in collaborazione con il Centro culturale protestante, alla Libreria Claudiana (via Sforza
12/a). Argomento della prima
giornata (che come le altre
avrà orario 10-12,30 e 14,1516,30) «Grazia a caro prezzo:
il tema del discepolato».
JJ
FRATELLI
FIORINI
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Protludoni n Mlrant
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F.lll RORINI
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di Davide e Pietro Fiorini
Via Camillo Bemeri. 15
54031 Avenza Carrara (MS)
Tel. 0585 856262
Fax 0585 50301
CATANIA — Il 31 agosto a Mascalucia ci siamo congedati da
Carmelima Miraglia, appartenente alla Chiesa battista,
deceduta improvvisamente. Al marito e ai figli, alla sore
la e ai frateili e alle loro famiglie, il nostro affetto sorretto
e ancorato nella speranza cristiana. Sempre a Mascaluci
venerdì 1° settembre sono stati uniti in matrimonio Antonio Fiorenza e Mariliana Balio, provenienti da Riesi. Ne'
corso del culto Angelo Grasso, parroco della chiesa di
Giovanni Bosco di Riesi, di cui Mariliana fa parte, ha livolto un messaggio intessuto di numerosi riferimenti
Protocollo di attuazione dei matrimoni interconfessionali
approvato dalla Gei e dalle chiese metodiste e valdesi.
• Domenica 10 settembre, nella chiesa battista, Elena uunes e Orazio Calabrese, nel corso del culto, hanno
che la benedizione del Signore fosse invocata sulla lor«
unione già avvenuta in sede civile. Sabato 23 settembre,
nella chiesa valdese, hanno confermato davanti al Signo
la loro unione Laura Licata e Maurizio Arena. A queste
nuove famiglie l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
MOTTOLA — Venerdì 29 settembre la comunità battista ha
dato l’ultimo saluto alla sorella Annamaria Bianchi, mow
all’età di 94 anni. Da diversi anni non frequentava i cum
più a causa della malattia, eppure sembra ancora di veuei
la giungere in chiesa e sedersi lì, in prima fila. I^ 1
ringrazia il Signore per aver goduto in questi anni
presenza e della testimonianza di Annamaria.
m mmetKtrice
claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO ^
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780
http://www.claudlana.it_____________—
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della Federazione Donne Evangeliche in Italia
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lo... predicare l'Evangelo?
La fine dell’estate e la ripresa autunnale ci riporta anche al nostro impegno di testimonianza dell’Evangelo e di servizio nelle comunità. È proprio durante questo passaggio che alcune volte ci viene da chiederci: «Perché proprio io?». Spesso ci sembra
troppo grande la nostra inadeguatezza, «lo predicare l’Evangelo?».
Allora, in questo inizio di anno ecclesiastico e di atticità deila Fdei, riprendiamo in mano il secondo libro di Samuele al capitolo 7, versetto 8, là dove il Signore dice a Davide
<iSono io che ti ho preso». La chiamata, la vocazione, la fede, sono doni e scelte fatte da
Dio. Anche in Davide (seguendo il primo libro di Samuele al capitolo 16) non vi era alcuna predisposizione o qualità particolare. Anzi, a ben riflettere, fra i figli di desse, poteva fare meglio Eliab, così forte e imponente. Ma è il piccolo Davide che viene scelto.
Noi siamo credenti per la benevolenza di Dio perché lui ha deciso, non noi.
È con questa certezza e con questa fiducia che ci prepariamo a continuare il nostro
cammino. Un cammino per il quale il 19 agosto ha segnato una tappa importante; abbiamo ribadito le nostre priorità: una cultura di dialogo fra uomo e donna; un impegno
contro ogni tipo di violenza (dalla guerra all’ingiusta distribuzione delle risorse nel mondo; dall’emarginazione dei più deboli alla negazione dei diritti umani fondamentali).
Infatti, per il protestantesimo, la vocazione non equivale mai a una fuga dalla realtà e
dalle proprie responsabilità. Anzi la chiamata a servire il Signore ci interpella là dove siamo e come siamo: ci domanda un impegno non solo spirituale (di preghiera, meditazione, lettura della Bibbia) ma anche a favore della crescita della dignità urnana. La Fdei ha
scelto il campo della promozione e della valorizzazione delle donne; è, anche questa,
una vocazione particolare e un campo specifico di testimonianza dell’amore di Dio. Come scrive il pastore Dietrich Bonhoeffer a proposito dell’etica: «Non dobbiamo partire
dai problemi umani per cercarne la soluzione ma dobbiamo partire da Dio».
Solo così non ci spaventeremo per il lavoro che ci aspetta in quest’anno; un anno già
cominciato nel segno della fiducia in Dio. A settembre un seminario regionale in Sicilia e
un altro in Lombardia hanno dato continuità al lavoro fatto e arricchiscono tutta la Fdei,
in cui ciascuna può e deve trovare il proprio spazio per manifestare i doni ricevuti in
modo da metterli a frutto per il bene delle altre. Qualche volta, correndo qualche rischio
dobbiamo anche accettare di essere considerate un po’ folli, come fece Davide andando
a combattere contro Golia.
Anche noi abbiamo spesso di fronte dei giganteschi Golia: una diffusissima cultura tradizionale misogina; un’interpretazione dei testi biblici travisata, per permettere la soggezione e l’umiliazione della donna; una società violenta; un economia governata da leggi
favorevoli solo ai più forti.
Ma non ci siamo spaventate nel passato, né ci spaventeremo per il futuro. Durante
quest’anno ecclesiastico, l'8 marzo 2001 a Milano, vogliamo definire e completare il nostro «Manifesto» sul dialogo uomo-donna; intendiamo impegnarci nella battaglia del
Consiglio ecumenico delle chiese contro il traffico delle moderne schiave del mercato
della prostituzione; desideriamo dare concretezza e seguito alle indicazioni che scaturiranno dalla lettura e dalla riflessione sul libro di Rut.
Sono certamente impegni gravosi e noi siamo solo alcune donne evangeliche, con
poche risorse economiche e già oberate da altri compiti (la famiglia, il lavoro). La storia di Davide ci aiuta; come lui non dobbiamo fermarci, a misurare le nostre forze, o a
considerare le difficoltà. Ricordiamoci che Dio ci ha chiamate. Abbandoniarnoci a lui.
Sentiremo meno difficile e impegnativo quest’anno ecclesiastico e gli obiettivi che ci
siamo proposte.
Doriana Giudici
^ppantaifienti
' li 20 ottobre, dalle ore 19 olle 22, a Roma, nello chiesa lulerona in via Toscana 7,
incontro organizzato dalla Chiesa evangelica luteiana in Italia (Celi), dal Goethe Insti' tut e dalla Federazione donne evotngeliche in Italie (Fdei) su
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PortQcipazione, non indifforonzo
«Quanct’ecco una donna cananea si mise a gridare: Abbi pietà di me, Signore,
figlia è gravemente tormentata da un demonio. Ma egli non le rispose parola...» { Matteo 15, 21-28
I sono delle pagine nella Bibbia che ci lasciano a volte sconcertati. Una di queste credo sìa il racconto
^ dell’incontro di Gesù con la donna cananea. E un episodio complesso e controverso nel quale siamo
:triéssÌdiitfritè:’à®satteggiahh^tq)he^70:d!;&sùA
di giustificare sia il suo silenzio, sìa le parole sprezzanti che rivolge alla donna. Ma sarebbe un errore perché in quell’episodio è nascosto un messaggio che va ben al di là della guarigione che alla fine la donna n
Gesù, amareggiato dall’incomprensione e dall’opposizione del suo popolo, si ritira in terra pagana, top
se per una pausa di riflessione. Accade però che una rappresentante dell’odiata razza dei cananei gli si rivolga e gli gridi il suo dolore di madre. E Gesù alla preghiera della donna risponde... con il silenzio, suo
silenzio Ci sconvolge, credo. Possibile che non abbia nulla da dire a una madre che lotta per salvare la liglia? Il Gesù che conosciamo e che si è presentato come colui che soccorre, che consola chi soffre, non
dice nulla neppure una parola di conforto, un segno di compassione. Solo il silenzio, un silenzio che è a
volte ancora peggiore di una parola o di un gesto non benevoli perché rifiuta il dialogo e ignora 1 altro,
come se non esistesse.
Alcuni commentatori hanno tentato di giustificare quel silenzio come una prova alla quale è sottoposta
la donna per verificare la sua fede. Forse possiamo pensare semplicemente che Gesù tace perché, nella
sua umanità, è senza’ parole, proprio come noi, di fronte alla sofferenza dei bambini, dei più deboli. Ut
fronte agli sguardi smarriti di tante persone, dì tante madri e dei loro figli in fuga dalle guerre, le sole parole non hanno molto senso. Forse un’altra ragione del suo silenzio è il suo stupore di fronte all’irruzione
della donna nella missione che sta svolgendo, tra le pecore perdute di Israele, per ricondurle all’ovile e in
_____________________________________ viarie a trasmettere la buona novella dell^Evangelo a
■ " tutte le nazioni. Forse tace per riflettere su quel nuor
vo avvenimento; i pagani forzano anzitempo la porta
del Regno, come scrive A. Maillot.
La donna insiste e Gesù risponde, finalmente, ma
Mio Signore, ti prego,
fammi vedere ii tuo voito
neii'amore per i miei frateiii
più poveri, più malati, più bisognosi di me.
Fammi sentire la'tua voce
nelle vittime delle guerre
delle persecuzioni
dalle calamità causate
dalla cattiveria umana.
Aiutami a farmi sentire tua figlia,
ad avere fede nel tuo amore
a cercare nella preghiera
il conforto della tua presenza
e a chiedere la tua misericordia
per tutti i mali causati dalla malvagità
dell'uomo che si è allontanato da te.
Perdonaci Signore
per tutto il male che abbiamo fatto
e continuiamo a fare.
Fammi udire la tua voce
attraverso la parola
che ci hai lasciato con i tuoi profeti.
Sì, lo so, tu mi hai perdonato
attraverso il tuo figliuolo
che si è sacrificato per tutti noi,
ma noi tutti abbiamo perseverato nel peccato.
Abbi pietà, Signore,
e apri il nostro cuore al tuo amore
grazie. Iddio mìo.
Giuliana Giammetti
in modo ancora più cinico e sprezzante del silenzio
Pur umiliata profondamente dal paragone, coglie una
possibilità, quasi una promessa in quel cagnolino che
potrà raccogliere anche solo una briciola del pane lasciato cadere dai figli, invitati privilegiati, alla tavola
del Signore. Gesù si arrende-all’umiltà, alla perseveranza e alla fede della donna ma il vero miracolo non
è la guarigione della figlia bensì l'annuncio che
l’Evangelo ha abbattuto ogni frontiera e ogni razza.
Credo che questa figura di donna sia grande quanto concreta e esemplare la sua fede. Non contesta
l’atteggiamento di Gesù e la sua lezione sull’elezione
di Israele ma osa ricordare, con incredibile franchezza, che la misericordia di Dio o è senza condizioni o
non è la sua misericordia. Mette in e\àdenzp che
l’elezione di uno non significa l’esclusione di altri,
che le barriere esistono ma possono essere abbattute, che quanto succede al di fuori dei propri confini^
riguarda tutti noi e che quando un popolo soffre a’
càusa della sua etnia, della sua religione, abbiamo il
diritto e il dovere di alzare la voce, di’ ìnstótere a tempo e fuor di tempio pier favorire rincontro e non lo
scontro, la partecipazione e non l’indifferenza, il dialogo e non il silenzio. Essa ci invita ancora ad affidarci a questo Gesù che rivela nei silenzio e nell incertezza il suo volto umano ma che è pronto a mettersi in discussione e ad aprire le porte del Regno
ziirumanità intera, > ’
^, Mattepia Sbaffi
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I V6ntis6tt6sima s6Ssion6 di forrnazion6 Gcurncnica dGl SaG a Chianciano
CIno stadio di soio donno
m
ProgGtti dGl la pGdGrazionG giovanile Si-.
E le donne abbandonas
^^^Jsero scuole, lavoro,
chiese, volontariato, casa, educazione dei figli, assistenza,
ecc., lo stato e la chiesa dovrebbero fare i conti con un
vuoto incolmabile». Con questa
frase che interpreta il pensiero
contenuto nell’ultimo libro Lacrime amare di Elizabeth
Green, pastora battista, pubblicato recentemente dalla Claudiana, Giancarla Codrignani,
cattolica, giornalista di Bologna ed ex parlamentare, ha introdotto la discussione nel
gruppo di studio di cui era relatrice. Il gruppo, il quinto degli undici previsti alla XXXVII
Sessione di formazione ecumenica organizzata dal Sae a
Chianciano dal 22 al 29 luglio
(dal titolo «Conflitti, violenza,
pace, sfida alle religioni») trattava il tema «L’autonomia
creatrice della donna costruttrice di pace».
Le donne e la loro diversa
esperienza delle violenze sociali comuni a uomini e donne;
La violenza nei messaggi delle
religioni e nel loro agire storico; Lronteggiare i conflitti o attraversarli?; Percorsi più maschili o femminili; Chi lotta, lo
fa per vincere un nemico o per
evitare errori e disastri?; Costruttori e costruttrici di pace;
Qualità del coraggio, della pazienza, della resistenza, della
moderazione.
Questi e altri temi sono stati
affrontati, non sempre con
una comune visione. Alcune
delle presenti, forse stanche di
molte lotte, cercano forza in
una spiritualità che talvolta né
le chiese né i gruppi di ricerca
possono offrire. Altre, come
suor Maria Rosario, detta suor
Charo, rivelano la forza della
loro passione nell’impegno
con le giovani prostitute che
escono dal giro e nella consa
pevolezza dell’aiuto che offrono a queste ragazze, operando
lontano dalle luci delle televisioni, rifuggendo da ogni forma di pubblicità, nel più assoluto riserbo.
11 gruppo era tutto al femminile. Ognuna ha portato la sua
esperienza religiosa e di fede,
e la presenza di una ortodossa,
llinka Vasilescu, e di una indù,
Jaya Murthy, ha costretto noi
donne occidentali che abbiamo
maturato una maggiore consapevolezza della nostra forza,
grazie al contributo di molte
teologhe femministe e alle bat
taglie politiche e culturali che
hanno migliorato non poco la
nostra condizione di vita, a
sforzarci di comprendere la loro visione del ruolo della donna. Ma, anche per queste difficoltà, il dialogo è stato ricco e
di buon livello e ci ha avvicinato reciprocamente. Le differenze fra donne di paesi lontani e di diverse culture e religioni potevano essere un ostacolo; abbiamo cercato di superarlo, spinte dalla necessità di conoscere e di riconoscerci unite
nell’impegno comune per la vita e per la pace.
È stata notata con rammarico l’assenza di uomini nel
gruppo. Gli uomini probabilmente continuano ad avere un
atteggiamento di sufficienza
nei confronti delle problematiche femminili. È un peccato
perché siamo tutti sulla stessa
frontiera e le ragioni delle differenze uomo-donna potrebbero produrre «filia», amicizia
(secondo l’espressione usata
dal filosofo Massimo Cacciari
nella conferenza introduttiva
della sessione) e sollecitare
La fqm non si spozzq
l armonia.
Didì Saccomani
Rocuparara i boni sapolti
Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla sessione di studio del Sae tenutasi a
Chianciano dal 22 al 29 luglio 2000, ero ancora sotto quella piacevolissima sensazione di benessere fisico e spirituale che si riporta dopo questo incontro. Ci si trova con vecchi e nuovi amici,
fratelli e sorelle; si ha la possibilità di ascoltare teologi, esperti, laici di notevole livello, di partecipare a liturgie, di apprendere e di confrontarsi nei gruppi di lavoro, di socializzare e fare conoscenze significative, di scoprire tesori di esperienze di fede e di vita, vissute intensamente, bi tor
na a casa pieni di idee, di stimoli, di ottimismo, voglia di fare e di raccontare, di incontrarsi e di
mettere a frutto quanto di positivo si è ricevuto.
1 fatti recentemente accaduti e ampiamente riportati dai mass media, cioè la beatiticazione congiunta dei papi Pio IX e Giovanni XXIII, i discorsi dell’attuale pontefice sulla ricerca scientifica e il
documento del cardinale Ratzinger sull’unicità della Chiesa cattolica e sulla sua funzione mediatrice della salvezza dell’uomo, hanno raffreddato e rallentato l’entusiasmo. Ho riflettuto a lungo sul
disagio che ho provato. Ho immaginato i discorsi e lo scetticismo di alcuni miei fratelli e sorelle in
fede e l’amarezza dei molti amici, sorelle e fratelli cattolici, forse anche più preoccupati e dispiaciuti di noi protestanti. Mi sono ricordata di tutti coloro con i quali siamo in comunione per la
chiamata dello Spirito, che superano quelle barriere che solo gli uomini sanno engere.
Nella comune ricerca della Verità che ci fa liberi, rispondendo alle sollecitazioni ad essere nconciliati, uno in Cristo, percorriamo insieme il cammino ecumenico che va sempre più delineandosi
come una strada senza ritorno. Una cosa sono Lede, Speranza e Amore, altra la religiosità che
non ricerca, non indaga, non approfondisce ma subisce, ha paura e resta ottusarnente legata al
palo della tradizione e deH’autorità ecclesiastica. Perché temere il confronto, il dialogo.-' borse si
ha paura di vedere se stessi negli altri, di ritrovare in essi il riflesso di una brutta immagine di se.
Q forse si ha timore di incontrare Cristo? . .
E dunque di che cosa abbiamo paura? siamo cosi certi delle «nostre» verità? per quale grazia ci
riteniamo i depositari della vera fede? e come la viviamo? non pesano abbastanza sulle nostre coscienze i martiri, uomini e donne, uccisi a causa di una fede diversa? fino a quando correremo il
rischio di essere portatori di schiavitù e di morte in nome di Dio? i> j-* o u
Gesù Cristo liberatore lo abbiamo incontrato? ci ha ridato la vista? ci ha restituito 1 udito, na reso le nostre gambe paralitiche capaci di camminare? se così è abbiamo tanto da fare. E come dopo un alluvione; se la vita ci è stata risparmiata dobbiamo prendere in mano pale, scope e secchi
per togliere il fango e andare a recuperare i beni sepolti, (d.s.)
Proprio a fine estate si è
svolto il Consiglio allargato Egei che, oltre a fare il punto della situazione su campi
estivi e convegni svoltisi nei
centri evangelici, segna la ripresa delle attività e la
programmazione di nuove iniziative. Dal 22 al 24 settembre 25 giovani, tra membri
del Consiglio e delle giunte
Egei di tutta Italia (compresi
due direttori dei nostri centri),
si sono riuniti per discutere e
confrontarsi sulle rispettive
esperienze locali. Da quanto
emerso è possibile fare una
considerazione; la Egei è in un
periodo di debolezza ma non
assolutamente di crisi, qualora
al termine si volesse dare soltanto la connotazione distorta
di periodo negativo.
Se la tematica attuale di studio e riflessione della Fdei è
«Quale ruolo per la donna e
per l’uomo» nelle comunità
(ma anche più per esteso nella
società) nella Egei, attraverso
la riflessione su che periodo
stiamo vivendo, anche dal
punto di vista politico.
volgendo sempre
• P'u l’attej,
zione verso il processo inau»
rato da «Essere chiesa insietT
e conseguentemente versai
ripresa della ricerca di '
nella forma liturgica deH’aJ
mazione musicale oltre eh
teologica. Quale ruolo qujJ
per i giovani? Proprio a ttioh.
vo di questo rinnovato interej.
se per nuove forme di atiiitia.
zione, il Consiglio allargato pj,
la prima volta ha visto la cjIj,
Frazione del culto domenicale
Altro punto sul quale sièt
scusso è l’importanza dell’esj.
stenza dei gruppi locali, nono
stante la loro debolezza; bisognerà perciò spendere Ione
energie e creatività per far s,
che questi indispensabili mj.
menti di crescita e confronto
non vengano meno. Nonostante tutto, la Egei è forte co
me la ginestra! Per gli ap.
profondimenti e i dettaglivi
consiglio di non perderei!
prossimo numero del Notiziario Egei.
Virginia Mariani
Il lavoro delle donne della Ffevm
Impegni e speranze
a*
I convegni regionali della Fdei in Sicilia e in Lombardia
La donna ieri e oggi
Nei giorni 23-24 settembre, nella sala della chiesa
valdese di Marsala (Tp), si è
svolto il Convegno regionale
della Fdei. Nonostante la scarsa partecipazione delle sorelle
delle chiese valdesi e metodiste
della Sicilia centro-orientale, e
l’esiguità numerica delle presenti (rappresentanti da Dentini, da Palermo, una sorella
cattolica da Catania, la pastora
luterana Almut Kramm), queste due giornate sono state vissute con entusiasmo e affetto
fraterno. Il tema del Convegno
è stato; «Quale ruolo per l'uomo e per la donna alle soglie
del 111 millennio» nei suoi vari
aspetti; famiglia, chiesa, lavoro
e politica. Relatrici sono state
Emera Napolitano, Karola
Stobaus e Laura Maci.
Quest’ultima ha affrontato la
complessa questione del rapporto della donna con il mondo della politica c del lavoro.
Laura ha messo in rilievo la
condizione di svantaggio che,
ancora oggi, segnatamente nel
Sud del nostro paese, caratterizza la posizione sociale della
donna. L.a donna, specialmente in politica, è ancora schiacciata da una pressoché totale
egemonia maschile, mentre il
mondo del lavoro le riserva
ruoli marginali e comunque subordinati. Circa le pari opportunità sociali e politiche, nonostante le lotte femministe, dalla
relazione di Emera Napolitano
è emerso un quadro desolante;
come tradizionalmente, oltre
che in sede sociale anche in
sede politica e filosofica, la
donna gestisce un unico potere, quello domestico.
Anche nelle più tragiche vicende del secolo appena trascorso, la donna ha pagato il
prezzo più alto pur condividen
do con l’uomo il dolore
dell’emarginazione, l’oltraggio
dell’odio razziale e, più personalmente, l’umiliazione della
discriminazione sessuale. Questo il quadro tracciato da Karola Stobaus, che individua nel
messaggio cristiano la strada
del riscatto, tuttavia non sempre facile da percorrere. La discussione, molto partecipata,
su questi temi si è svolta all’interno di gruppi. Inevitabile il
tema relativo all’ecumenismo,
dopo le tirate di certa parte
cattolica, che con le sue prese
di prese di posizione sembra
porre un freno al dialogo ecumenico.
Nella mattinata di domenica
24 si è discusso sulla bozza del
manifesto delle donne protestanti, che dovrà essere proposto in occasione dell’8 marzo
2001. Tale manifesto, però,
non è stato discusso a fondo
dal momento che non tutte le
comunità lo avevano esaminato. Relativamente alla Giornata
mondiale di preghiera, la coordinatrice Gisela Salomon ha
aperto una discussione sulla validità della liturgia tradotta dal
Comitato italiano e sui modi di
utilizzo della stessa nelle chiese. È emerso che alcune comunità hanno preparato e celebrato la Giornata di preghiera
insieme a sorelle pentecostali,
altre con anglicani, luterani e
cattolici focolarini. Nella mattinata si è anche proceduto
all’elezione di un membro del
Comitato regionale; all’unanimità è stata eletta la sorella
Anna Maria Ribet Ficara. 11
Convegno si è concluso con un
culto presieduto dalla pastora
luterana Almut Kramm, insieme alle sorelle e ai fratelli della
chiesa di Marsala.
Straniera in Italia
Ruth in mezzo a noi» è
s
______stato il tema del convegno regionale Fdei Lombardia
2000. Una giornata intera
passata tra fratelli e sorelle di
varie nazionalità per capire le
proprie esperienze ma, soprattutto, per individuare gli elementi chiave su cui basare la
nostra vita comunitaria conciliando culture, abitudini e vite
così diverse.
La giornata ha avuto inizio
con il culto tenuto dalle pastore Anne Zeli e Francesca Cozzi, nella chiesa battista di via
Pinamonte di Vimercate, con
la partecipazione di molte altre
sorelle coinvolte nella lettura
biblica, nel servizio della Santa
Cena e nel canto. Un culto
«nuovo» e toccante in cui il sermone è stato sostituito da un
dialogo a due tra Naomi e sua
nuora Ruth, riconfermando la
solidarietà e l’amore tra due
donne straniere in terra straniera (Ruth 1, 15-22). Canti
nuovi, accompagnati dalla chitarra di Francesca, e letture bibliche in lingue diverse hanno
ulteriormente arricchito il culto
in un atmosfera di gioia ed entusiasmo.
Tra la fine del culto e l'agape abbiamo fatto conoscenza
presentadoci ad una ad una.
Ghana, Congo, Nigeria, Romania, Moldavia, Cecenia,
Brasile, Perù, Salvador, Cina,
Germania, Inghilterra, Usa e
Italia; tutti i paesi rappresentati. Quindi si é passati all’elezio
Adelaide Del Puglia
ne della nuova responsabile regionale, in sostituzione
dell’uscente Christine Spanu
Calvert. La sorella Inaura Ganci è stata eletta e per questo
suo impegno la ringraziamo,
augurandole un buon lavoro.
L’interessante dibattito del
pomeriggio, a cui hanno partecipato molte sorelle e anche
fratelli, ha permesso invece di
conoscere approfonditamente
le diverse vite ed esperienze di
5 donne emigrate in Italia da
tempo più o meno lungo (una
cinese, un'inglese, una romena, una brasiliana e una congolese), ma, soprattutto, ci ha
fornito le seguenti conclusioni
o spunti di riflessione, validi
per le comunità tutte, sul tema
dell’integrazione tra popoli e
culture diverse aH'interno della
nostre chiese;
- le proprie specificità vanno mantenute pur nella ricerca
dei punti di coesione;
- ognuno deve predisporsi
(italiani e stranieri) a un
profondo e sincero ascolto del
prossimo con apertura e comprensione, e conseguente arricchimento individuale;
- gli stranieri che sono in
Italia da più tempo hanno il
compito di fare da ponte tra le
comunità locali e gli emigrati
appena arrivati;
- la preghiera comune è la
prima espressione di unione e
fratellanza ed è ciò che solitamente richiede chi si affaccia
in una nuova realtà;
- a fronte di una situazione
globale di grandi migrazioni e
conseguente crescita dei bisogni le chiese dovrebbero testimoniare la propria fedeltà al
messaggio del Signore attraverso un concreto impegno sociale.
Daniela Manfrini
Le Unioni-gruppi femminili
sanno che, con la ripresa
delle attività autunnali, sono
invitate a meditare e a discutere su un testo biblico preparato dalla loro federazione. E
nella ricerca e nella riflessione
che ognuna di esse si sente
collegata idealmente con le altre, dal Sud al Nord, ed è per
tutte forte motivo dì riconoscenza e di gioia. 11 testo biblico di quest’anno è tratto dalla
prima lettera di Pietro là dove
si parla di «doni». Abbiamo ricevuto dei doni che non sappiamo usare? Li abbiamo deliberatamente tenuti nascosti,
soffocati, ignorati? Perché?
Forse è tempo che molte di
noi escano dall’anonimato.
Durante tutto l’anno (e oltre,
se sarà necessario) le Unionigruppi si impegneranno nella
sensibilizzazione dell’opinione
pubblica sul problema della
cancellazione del debito ai
paesi poveri usando, là dove
lo si riterranno più utile, dei
francobolli adesivi (si possono
chiedere informazioni alla nostra cassiera Wilma Gay, Chiesa valdese, 10060 Angrogna,
To), ideati proprio nell’intento
di contribuire affinché si formi
R
un movimento di_ opinione
contro la povertà. È un’inim
tiva che obbliga anche ogni®
di noi a rivedere il propriosi
sterna di vita.
A settembre una nostra taf
presentante ha partecipato
all’incontro delle donne proto
stanti svizzere, a Vaumarais,i
saremo presenti anche Fani
venturo alla World methodis
conference of churches, in to
ghilterra. Per il 18-19 nove®
bre di quest’anno è indetto,!
Torre Pellice, un seminario kt
blico dal tema; «Ecumenism
ieri, oggi, domani» con l’intef
vento, in apertura, del pasto»
Fulvio Ferrarlo.
La «Lettera circolare», olirei
riferire sul lavoro del Comitati
nazionale e su varie iniziati*
prese dalle Unioni-gruppi
apre, quest’anno, una nuo«
rubrica chiamata «Profilo!
donne» nella quale far conw
gere tutte quelle memorie®
ancora non hanno trovato ®
spazio altrove e che potrà®
andare, un giorno, ad alimei
tare l’Archivio delle donni'
Torre Pellice. Buon annoditi
voro a tutte quante!
Paola NisbetTto
(per il C.n. della Ffe*®
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'vanile I*;-.' La vita e l'intensa attività di un personaggio significativo nella Sicilia di un tempo, raccontata dalla figlia
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Rosario Braci: donna bottisto o Lontini
Bicordo quando ancora
albeggiava, «accucciata»’
nel mio lettino, tra le lenzuola,
il primo rumore a svegliarmi
era il cigolio delle ruote del
carro, gli zoccoli ferrati del cavallo,' il suo passo cadenzato
sul pavimento lastricato della
strada. Erano i carrettieri che
uno dopo l’altro lasciavano il
paese e andavano nei campi a
caricare fieno e paglia. Quando erano ormai lontani, quel
rumore diventava una confusa,
sorda melodia, mentre incalzava nitido e ritmato il tintinnio
del ferri che la mamma manovrava con maestria.
È così che la ricordo: sempre
sveglia prima di noi e con il lavoro fra le mani. Mio padre andava in campagna a lavorare
quando era ancora buio. La
mamma, dopo averlo accudito,
si rimetteva a letto e, seduta,
sferruzzava oppure lavorava il
filet con runcinetto (suo inseparabile amico fino ad oggi). «Si
dava a stagghiata»l Spargeva
sul letto il filo di scozia srotolato di una matassa e non poteva
muoversi da lì prima di averlo
lavorato tutto, altrimenti avrebbe rischiato di imbrogliarlo.
Non faceva maglie; faceva coperte e quadri giganteschi.
Non lavorava soltanto il filo,
ma tagliava a striscioline vecchi pullover e vestiti di lana
smessi. Li annodava, ne faceva
enormi matasse e poi, con fatica, li lavorava a «bannaricchia»l Tirava la striscia con i
denti quando un nodo non la
lasciava scorrere tra i ferri.
Quando la coperta era terminata, la foderava unendo tanti
quadrati di stoffa, tipo patchwork, ricavati dai vestiti ormai troppo piccoli per noi. E
quel che rimaneva da quei ritagli, li tagliava ancora in tanti
piccoli pezzi e, con quelli,
riempiva cuscini e materassi.
Erano più morbidi questi che
quelli riempiti di crine.
Eravamo sci persone in famiglia. I nostri letti per tanto
tempo sono stati vestiti con le
calde e pesanti coperte che la
mamma aveva creato per noi.
Lavorava pure le calze di nay
I quaderni esposti aiia mostra organizzata dal Movimento femminile battista in occasione del Festival delle
la Bibbia ricopiata a mano dalla sorella Rosaria Breci
donne ,a Torre Pellice, riportano
lon: ne faceva dei tappetini.
Erano indistruttibili così come
le borse lavorate con i sacchetti di plastica colorati. La mamma non buttava mai niente.
Sembrava una fabbrica in continua'conversione. Sino ad
ora, nell’ora dell’usa e getta,
ella considerava uno spreco
abbandonare l’usato e così oggi si racconta attraverso i suoi
oggetti ri-creati di cui la casa è
piena.
Mia madre. Rosaria Breci,
nacque nel 1923 in una famiglia abbastanza agiata. Prima di
tre figli, sino ai nove anni ebbe
un’infanzia spensierata. Poi i
genitori si separarono. I figli furono affidati al padre il quale si
formò una nuova famiglia. Da
quel momento la vita di mia
madre fu difficile. Crebbe e
amò i suoi nuovi tre fratelli, ma
descrive il rapporto con la se
conda madre come quello della
matrigna di Cenerentola,
La mamma si era sposata a
19 anni: timida, tenace, intelligente, organizzò la sua «fuitina»“* assieme alla cognata. Prima di lasciare la casa paterna
fece uscire il suo corredo dalla
finestra. Sapeva che suo padre
glielo avrebbe negato perché
non approvava quel matrimonio e voleva «sistemare» la figlia dopo la guerra, con un
buon partito. Suo marito, mio
padre, non era ricco e, per
giunta, era anche evangelico.
Quando si sposarono nessuno
della famiglia di mia madre fu
presente al matrimonio, ma ella fu felice lo stesso.
Non aveva ricevuto una buona istruzione. Prima del matrimonio comunicava con mio
padre, arruolato in marina,
tramite la cognata che scriveva
e leggeva le lèttere per mia
madre. Ma la cosa non poteva
durare, non c’era intimità. Mio
padre pretese uno sforzo da
parte di mia madre: ella, per
amore, lo fece e il risultato fu
piacevole; mio padre aveva
sempre fra le mani le lettere di
mia madre. Impiegava ore a
leggere e rileggere per cercare
di capire lo scritto indecifrabile, partorito dal cuore e dalle
mani della sua innamorata.
La mamma era molto attiva
in chiesa. Per necessità del
gruppo dell’Unione femminile
si cimentò anche a redigere i
verbali delle riunioni settimanali. Le sue fonti di lettura erano
la Bibbia e l’Innario cristiano;
si sforzava di leggere a casa e
in chiesa per seguire gli studi
biblici e i canti. Altre letture
erano segno di frivolezza per
una madre con quattro figli e
un marito da accudire, la «buaria»^ da vendere in mattinata
per sbarcare il lunario sino a
quando l’aranceto avrebbe reso. Per lei sarebbe stata una
frode al tempo che invece doveva essere dedicato rigidamente alla cura della casa e
della famiglia.
Il suo modello era la donna
di Proverbi 31, 10 molto elogiato da mio padre. Io e mia
sorella però glie lo abbiamo
sempre contestato perché ci
piaceva leggere e fare altre cose oltre a quelle che ci insegnava. Mia madre è rimasta vedova vent’anni fa. Vive da sola:
gelosa e sostenitrice della sua libertà, non rinnega il suo vissuto, ma ha modificato le sue
convinzioni. Nel riorganizzare
la sua vita e il suo tempo libero
ha scoperto il valore della cultura per una donna. Ha così ini
ziato un nuovo percorso. Legge, e non solo la Bibbia; non si
perde un telegiornale; quando
la vado a trovare rimango stupita dei suoi aggiornamenti e
dei suoi commenti sulla politica
italiana. Ma la cosa che assorbe
di più il suo tempo, i suoi pensieri e la sua passione è la sua
amata Bibbia. Ha impiegato
quasi 8 anni per copiarla per
ben due volte, come gli antichi
amanuensi, nelle versioni della
Tilc e della Riveduta.
Lelice come una scolaretta
che fa i compiti e scopre di farli
bene, senza scarabocchi, ha visto con gioia e stupore migliorare la sua grafia e la sua conoscenza dell’Antico Testamento.
Anche i suoi interrogativi sulle
strane storie, sui salmi che invocano vendetta e sulle guerre
che sembrano legittimate dal
Dio d’Israele, che la Bibbia narra copiosamente, sono aumentati e li condivide con i figli.
Con essi condivide anche la lettura dei passi più belli che incontra nelle sue esplorazioni. E
noi osserviamo come sia
espressiva e scorrevole la sua
lettura, come si è arricchita ed
emancipata la sua fede in Dio
che è diventato il suo compagno nella sua solitudine.
In me si fa sempre più strada la consapevolezza che mia
madre, nonostante la sua età e
la sua debolezza fisica, sia il
mio più importante punto di
riferimento per la mia crescita
come donna e come credente.
Ha ancora molto da insegnarmi: nella sua vecchiaia sta diventando per me più preziosa
che mai.
(1) accucciata= rannicchiata, avvolta, abbracciata dalle lenzuola.
(2) stagghiata= stabiliva una
quantità di lavoro da svolgere da lì
a qualche ora.
(3) bannaricchia= diritto e rovescio.
(4) fuitina= la scappatella con il
fidanzato, molto in uso ai suoi
tempi. Era d’obbligo farla seguire
dal matrimonio.
(5) buaria= ortaggi coltivati nel
terreno dell’aranceto ancora giovane.
Nunziatina
Formica Grasso
L'impegno e la testimonianza di una giovane protestante in Puglia
MiriQm CastÌ9lione: donna «nomade»
ON amava la spiaggia
"1^ sabbiosa ma gli scogli,
il mare aperto blu e profondo.
Visitava posti impervi, selvaggi, senza riparo da niente. Era
libera lì. Per me non era la zia
che ti porta a casa e ti fa vedere come si fa il biscottino.
L avevo capito che era diversa.
Ma amavo questa figura che
viveva da sola». Così Viviana
Pantaleo descrive la zia Miriam
Castiglione.
Quella dello scorso 19 agosto è stata una giornata particolare, iniziata con l’inaugurazione dell’Archivio delle donne
intitolato a Miriam e conclusasi
con la presentazione del libro:
Dna donna nomade - Miriam
Castiglione: una protestante
in Puglia di Bruna Peyrot, Edizione Lavoro. Una giornata
nhe mi ha fatto rincontrare
persone che insieme a Miriam
svevo conosciuto e con le quali avevamo condiviso ideali e
battaglie civili.
Come raccontare le emozioni che quella serata mi ha fatto
rivivere, e come raccontare
1 impotenza e la rabbia di non
èssere riuscita a spendere
neanche una parola per espritPere la fortuna che un’adolescente del Sud, allora avevo
poco più che 14 anni, ha avuto nell’incontrare Miriam; ma
soprattutto la fortuna avuta nel
Condividere con giovani poco
PjtJ grandi di me un percorso
di fede, di battaglie sociali e
d emancipazione culturale.
La presentazione del libro
Una donna nomade è stata
presieduta da Doriana Giudici,
che vincendo l’emozione ha
detto: «Era una donna coraggiosa, una donna paradigma di
una generazione di donne che
si sono trovate ad affrontare
più battaglie; da quella culturale, che le vedeva esclusive protagoniste del focolare domestico, a quella dei sentimenti,
non accettando di mettere in
gioco, nell’amicizia come
nell’amore, il proprio diritto
all’autonomia e all’indipendenza; a quella religiosa , indagando i diversi mondi e i diversi
modi di essere credente; a
quella politica, cercando nei
partiti e nei sindacati gli interessi” al femminile». E quindi la
storia di una donna che ben si
configura in una collana del
sindacato dedicata alle donne.
Alla presentazione del libro
erano presenti come relatori
Elio Canale, preside del Collegio valdese di Torre Pellice,
Marcella Filippa, direttrice di
«Edizioni Lavoro» della Cisl e
l’autrice Bruna Peyrot, storica.
Elio Canale ha ammesso di
non aver conosciuto Miriam
ma, grazie alla lettura della sua
biografia, di essere tornato indietro nel tempo, a quegli anni
che segnarono profondamente
le nostre comunità, là dove era
difficile far passare l’intreccio
tra fede e politica.
La direttrice della Casa editrice «Edizioni Lavoro» Marcel
UNA DONNA
NOMADE
MIRIAM CASnOUONE
UNA PROTESTANTE IN PUGLIA
la Filippa ha sottolineato il valore emblematico di una figura
come Miriam, che fa parte di
«quella generazione che non
scrive di sé, non lascia traccia,
non scrive un diario». Donne
di confine e proprio a queste
donne la casa editrice ha dedicato una collana che ha avuto
inizio con la storia di un’ebrea
Etty Hillesum, continua con
una donna protestante Miriam
Castiglione e proseguirà con la
storia di tante altre donne che
come le prime sono state donne «di confine». Ha concluso la
presentazione Bruna Peyrot:
«La storia di Miriam - dice
l’autrice - è la storia di una comunità, di movimenti, è stato
difficile ricostruire la sua biografia, che inevitabilmente è
molto parziale». Una storia che
racconta di una generazione,
quella degli Anni 70 che ha
parlato di sé attraverso, dice
Bruna Peyrot, «un linguaggio
politico, poco spirituale e poco
teologico».
La serata è proseguita con
un contributo ricco di ricordi,
di incontri, di storie vissute con
Miriam, al quale ho assistito
impotente perché troppo coinvolta emotivamente. Il pastore
Salvatore Ricciardi l’ha ricordata come una giovane donna
credente, impegnata nella
Chiesa valdese. Ha ricordato
quando la rivide sulla sedia a
rotelle a Bari, in occasione della presentazione della sua ultima pubblicazione «I professionisti dei sogni» avvenuta nei locali della chiesa battista. Probabilmente tutto questo è vero,
ma è vero per una parte della
vita di Miriam. Se pur breve la
sua vita è stata vissuta intensamente e ha, forse troppo velocemente, bruciato tappe che
ancora oggi per le nostre comunità sono da raggiungere.
La ricorda meglio Peppino
Coscione, il prete del dissenso
cattolico che agli inizi degli Anni 70 andò a Conversano a
curare la comunità cattolica di
base e che proprio in quegli
anni conobbe Miriam e condivise con lei_ tante battaglie civili
e di fede. È con voce vibrante
e carica di emozione che Coscione la ricorda, quasi trattenendo le lacrime e facendosi
forza dice; è unicamente per
Miriam e per l’affetto che ci ha
legato che questa sera sono
qui con Catti, mia moglie.
Coscione racconta delle bat
taglie civili che vedevano impegnate insieme la comunità di
base con le chiese battiste di
Bari e Conversano e con il
gruppo Egei di Bari, ricorda
quando partecipò allo spettacolo «Gente del Sud» che il gruppo Egei portò in giro per l’Italia
e rappresentò nelle comunità
battiste e nelle comunità cattoliche di base come Lavello,
L’isolotto a Firenze. Ricorda
una Miriam che voleva rifondare la comunità dei credenti e
che quindi faceva dei discorsi di
rottura contro il sistema istituzionale, sia che esso fosse cattolico sia che fosse legato al
protestantesimo storico. Conclude Peppino Coscione, avendo probabilmente coito negli
interventi che l’avevano preceduto una sorta di recupero della
figura di Miriam al valdismo:
«Miriam era una donna che
non poteva essere ingabbiata in
nessuna struttura, anzi lei rompeva tutte le strutture e non sarebbe mai diventata né una pastora valdese, né avrebbe mai
fatto la moglie di pastore».
Mi piace concludere ricordando Miriam Castiglione come una figura libera a cui nessuno può mettere un’etichetta:
è stata una donna che non ha
rinnegato la sua matrice e la
sua educazione protestante,
ma ha sempre visto in modo
molto critico le sue radici e ha
saputo anche contestarle.
Nell’ultimo periodo della sua
vita, dal’70 al’77, visse intensamente una forte esperienza
di fede, sociale e politica con il
gruppo Egei di Bari, che insieme a Giovanni Arcidiacono
fondò e ne seguì gli sviluppi,
ruppe con la locale Chiesa valdese che non condivise le scel
te politiche e di fede che quel
gruppo di giovani proponeva.
Giunsero poi gli anni del riflusso, del recupero del privato. Miriam si allontanò dal
gruppo e dalla comunità battista di Bari, che in quegli anni
aveva frequentato assiduamente, e si concentrò nel suo lavoro, spostò i suoi interessi più
nel campo politico, iscrivendosi al Partito comunista, con il
quale già collaborava insieme
al gruppo dei giovani della comunità battista. Non ci perdemmo mai di vista: lei continuò a seguire il nostro lavoro e
continuammo a lottare fianco
a fianco per le stesse battaglie
civili. Condivise viaggi e parte
della sua sfera privata con le
amiche conosciute nella sezione «7 novembre» del Pei di Bari, che le rimasero vicine fino
alla fine dei suoi giorni.
Mi rincresce doverlo ammettere ma anche il libro di Bruna
Peyrot, che ha saputo così bene tracciare il profilo introspettivo di Miriam, ha - forse senza
volerlo - recuperato la figura di
Miriam a un mondo valdese
che lei ha fortemente contestato, almeno nell’ultimo decennio
della sua vita. Un mondo che
l’aveva contestata per il tipo di
indagine sociale e antropologica che andò elaborando negli
studi sulla religiosità popolare e
anche per il suo modo di confessare la fede e l’impegno politico. Mi piace ricordare Miriam con la frase di Dorothee
Scile, così come riporta la targa che intitola a Miriam Castiglione l’Archivio delle donne;
«Forse in un mondo cosi mutevole ha più senso la fantasia
che non l’obbedienza».
Elisa Baglierì
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Istantanee colte al «Festival delle donne»
Torre Pellice, sabato 19 agosto 2000
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Citazione riportata sulla targa del nuovo Archivio delle donne,
inaugurato sabato 19 agosto 2000 a Torre Pellice
La pastora Giovanna Pons risponde alle domande della giornalista
Carmelina Maurizio sul tema: «Quale ruolo per l’uomo e per la donna del 2000
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Un momento della danza liturgica guidata da Karola Stöbaus
Da sinistra: Elio Canale, preside del Liceo valdese europeo di Torre Pellice; Doriana Giudici,
presidente Fdei; Marcella Filippa, direttrice di Edizioni Lavoro della CisI; Bruna Peyrot, storica,
durante la presentazione del libro: «Una donna nomade»
Protestantesimo
in TV
La rubrica televisiva «Protestantesimo» presenterà un
servizio sull'inaugurazione
avvenuta a Torre Pellice
l'agosto scorso dell'
Archivio delle donne
C Domenica 29 ottobre, ore
23.30
C'Lunedl 30 ottobre, ore
23.30
O Lunedi 6 novembre, ore
9.30
Fascicolo interno a RIFORMA
n. 39 del 13 ottobre 2000.
Reg. Trib, PInerolo n. 176/1951.
Responsabile ai sensi di legge:
Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San
PioVn. 15 bis, 10125 Torino.
Stampa: La Ghisleriana, Mondovi.
DICONO DI NOI
Ü proposito del Festival
nche le donne protestan
_____ti italiane hanno una visibilità, una corporeità. Non sono simboli, icone di una fede
religiosa, ma la sostanzialità di
un impegno che l’incontro
prima del Sinodo a Torre Pellice ha dimostrato chiaramente. Ho seguito passo per passo il «Festival delle donne»,
promosso dalla Fdei. Confesso che ero preoccupato per la
pigrizia di un certo mondo
evangelico restio a dar fiducia alle cose
nuove; invece le decine di persone che
ondeggiavano davanti al salone che ospita l’archivio della Tavola valdese mi convincevano che qualcosa di nuovo avveniva, che l’interesse per le donne protestanti non era solo formale cortesia, ma riconoscimento di un ruolo insostituibile.
C’era molta attenzione e curiosità; avevo l’impressione di cogliere nello sguardo
delle organizzatrici un certo orgoglio, come a dire: ce l’abbiamo fatta. Anche la
Fdei avrebbe avuto il suo archivio. L’atmosfera di partecipazione si è poi trasferita, armi e bagagli, nella palestra del liceo
dove si è svolto un happening festoso,
cordiale, disincantato e ricco di riflessioni.
L'idea del canto, della danza liturgica da
Æ
intermezzare ai contributi di riflessione
sulle tematiche care alle donne protestanti
(incisivo quello della pastora Gabriela Lio
sulla violenza alle donne) hanno catturato
l’attenzione del numerosissimo uditorio
che poi, superato un primo momento di
timore, si è buttato nelle danze liturgiche
ben modellate da Karola Stdbaus.
C’erano anche tanti uomini all’incontro, molti pastori, diaconi, deputati al Sinodo. Piano piano alcuni di loro si sono
uniti nel ritmare i passi per gioire di una
comune lietezza. Il pastore Giuseppe Platone mi è sembrato uno di quelli che più
assecondavano le istruzioni di Karola; ma
brillante era anche Fernanda Comba.
Pensavo fra di me: finalmente una «cosa»
non paludata, non noiosa, non fintamente
accademica, abitudinaria. Si
cantava e ballava esprimendo
coralmente la fede nell’unico
Signore e innovando così un
modo di incontrarsi fra donne
e uomini credenti.
Alla sera c’è stata la presentazione dell’apprezzato libro di Bruna Peyrot sulla cara
Miriam Castiglione che ho
avuto l’onore di frequentare.
Cerano in giro altre manifestazioni e sentivo fra le «Ideine» una certa preoccupazione che venisse
poca gente. Invece è stato successo alla
grande e anche qui mi chiedevo cos era
successo rispetto al passato e ad altri
«meeting» dove se ti guardi attorno provi
scoramento. L-a coincidenza con il Sinodo
è stata un toccasana, certo, ma il «Festival
delle donne» è avvenuto parallelamente,
non dentro e così la loro visibilità è stata
incontrovertibile. Brave sorelle, giovani e
meno giovani, avete fatto ricredere molti
sulla lateralità della vostra funzione. Ci
siete, siete vive, eccome, saltate di gioia,
coinvolgete i maschietti nella vostra ricerca, non siete pedanti e noi non vorremmo essere più noiosi nel dire «mah! le
donnei». , „ . .
Uliano Frattini
Il Comitato
nazionale pdel
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12 , -,
10062 Luserna S.Giovanni (i
c.c.p. n. 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Fcrraro
responsabile per la stampa
via S. Pio V 15
10125 Torino
Dome
nella
Livorno si
insediami
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13
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
È stato il tema del seminario di formazione dei candidati al ministero pastorale
La difficoltà di gestire i conflitti
l'incontro, che si è svolto nella splendida cornice di Casa Materna a Portici, ho confermate)
l'ottimo lavoro che sta svolgendo la Commissione permanente per la formazione pastorale
AGENDA
13 ottobre
PAWaCAJEWSKI
I
tLsostantivo «conflitto» è
I ina di quelle parole in graT a far diventare reale ciò
twino. Talvolta bas.a
rinunciare la parola «con8 «o>*peCar emergere un
oiilitto latente 0 addirittura
Sormare in una situazione
„nflittuale la stessa discus;
i onSl^ conflittualità. E
dunque molto apprezzabile
riudaciaconlaqualelaCorn
mUsione permanente per la
formazione pastorale della
Tavola valdese ha proposto,
nerUsuo primo seminano di
formazione di quest’anno, ecdesiastico il tema dei conflitti Il seminario si è tenuto nella spettacolare cornice di Casa Materna a Portici (Napoli)
dal 13 al 17 settembre.
I seminari di questo genere
si rivolgono, in primo luogo,
ai candidati e alle candidate al
ministero pastorale. Dal maggio scorso vi partecipano anche i pastori e le pastore in
servizio di prova nelle chiese
aderenti aU’Ucebi. Molto indicativi possono essere in
questo caso alcuni dati statistici che riguardano il seminario svoltosi a Casa Materna.
Vi hanno preso parte tre pastori battisti in servizio di prova, tre canditati al ministero e
in più c’erano due giovani pastori già iscritti ai rispettivi
ruoli; valdese e battista. Nello
stretto gruppo di sei persone,
quattro erano d’origine straniera; le due persone d’origine italiana erano due candidate. C’era parità numerica
j tra sesso maschile e femminile: tre donne (nel gruppo
«straniero» ce n’era una) e tre
uomini. Si è creata anche una
sorta di parità denominazionale: tre «b» e tre «mv».
La buona riuscita del seminario è dovuta prima di tutto
alla professionalità del dott.
Vito Tummino, psicologo,
esperto nella mediazione delle situazioni conflittuali e
membro della Commissione.
È stato lui a guidarci nel difficile compito di raccontare e
di elaborare situazioni conflittuali realmente vissute. Un
notevole contributo al seminario è stato offerto dal past.
Massimo Aprile, cappellano
dell’Ospedale evangelico Villa Betania. Anche se i ritmi
piuttosto serrati delle giornate lasciavano poco tempo li
bero, proprio in questi momenti si è potuto apprezzare
la disponibilità dei membri
della Commissione ad ascoltare problemi personali e a
condividere fraternamente
opinioni e pareri.
È difficile resistere al fascino della città alle falde del
Vesuvio e del suo Golfo. Chi
scrive queste parole ha vissuto per quattro anni le contraddizioni e l’incanto della
metropoli partenopea. Quindi un pomeriggio è stato dedicato alla visita della città, e
la «vera pizza napoletana»,
gustata nei locali della Chiesa
valdese di via dei Cimbri, è
stata al centro di uno dei momenti più conviviali dell’in
contro. Al di là della cronaca
dei giorni trascorsi a Casa
Materna, va sottolineato che
il lavoro della Commissione
diretta dal prof. Giorgio Girardet si sta affermando sempre di più come un valido
strumento di formazione dei
ministri delle nostre chiese.
Essa gode di un alto credito
di fiducia da parte di coloro
che partecipano ai seminari
di formazione e/o sono entrati in rapporto di amicizia e
di sostegno pastorale con i
suoi membri. Poiché l’ultima
Assemhlea-Sinodo ha rilanciato la Commissione su base
integralmente bmv, questo
credito dovrà ora consolidarsi e crescere ancora di più.
Foto di gruppo per i partecipanti all’incontro di Casa Materna
Chiesa valdese di Livorno
Insediato il nuovo pastore
LEONARDO CASORIO
ludici,
storica,
oto
Fdei
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IO
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Domenica 17 settembre
nella chiesa valdese di
livomo si è tenuto il culto di
insediamento del pastore designato dalla Tavola alla Comunità valdese di Livorno,
Klaus Langeneck, dopo un
_____ di vacanza pastorale.
Laura Casorio, membro di
chiesa e segretaria del 10° cir
S culto, in rappresentanza del
sovrintendente, durante la
' speciale liturgia, ha chiesto al
pastore Langeneck di rinnovare la sua promessa di fede
c di servizio di fronte alla comunità e al Signore, e contemporaneamente ha assicurato l’impegno di tutta la comunità a sostenerlo nel servizio che è stato chiamato a
svolgere. 11 pastore ha poi tenuto la predicazione incentandola sul dovere del create di considerare le diversità fra generazioni e fra gli
omini, superandole, traen0 spunto dall’episodio di
mno e Abele di Genesi 4.
Durante l’agape che è se
guita nei locali adiacente il
tempio, la comunità dopo il
culto ha avuto la possibilità
di stringersi attorno al pastore e alla sua famiglia, la moglie Erika Tomassone, pastora a Pisa, e i due figli Jojachim e Sophie rispettivamente di 10 e 8 anni in un desiderio di dar loro un pemotiale
saluto di benvenuto e iniziare
una reciproca conoscenza.
Il pastore Langeneck curerà anche la comunità di Rio
Marina e abiterà nella casa
pastorale di Pisa. È al suo primo incarico in Toscana e sicuramente nei suoi contatti
con i membri di chiesa e con
la gente del posto avrà opportunità di attenuare il simpatico accento che immediatamente lo colloca al di là
delle Alpi. Con la sua presenza cessa dunque la vacanza
della sede pastorale di Livorno: in tale periodo le varie attività sono state curate e svolte a cura dei membri laici del
Consiglio di chiesa, dai predicatori locali e da rappresentanze giovanili del circuito.
A fine settembre a Napoli
Il senso del battesimo
GIOVANNI SARUBBI
ni(Tol
CRONACHE DELLE CHIESE
GERMANO — La comunità augura tanta serenità c
8'oia nel Signore alle seguenti coppie di sposi; Nicoletta
t;ossat e Massimo Durand; Loredana Bounous e Stefano
^^®ggio; Monica Pagetto e Massimo Romano; Sandra SapP®i e Massimo Torta.
• Domenica 1° ottobre sono stati battezzati Matteo
*‘^et di Guido e di Katia Porello, e Gabriele Jahier, di Piero
® m Monica Garetto. Per questi piccoli e per i loro genitori
^*^iediamo al Signore le più preziose benedizioni. Sia Egli la
gtiida di tutta la loro vita.
• Purtroppo ben tre funerali hanno avuto luogo in questi
Ultimi giorni. Ci hanno lasciato Emilio Martinat di Porte,
SII conosciuto fra noi; Marcella Sapei ved. Martinat, anche
^ di Porte, scomparsa dopo un lungo periodo di malattia a
unni, e Aldo Comba, di 88 anni. Alle famiglie in lutto riri
uviamo la più fraterna simpatia di tutta la comunità. Il Signore sia con loro nella speranza cristiana.
UN evento eccezionale si
è tenuto a Napoli sabato
23 settembre scorso. Nella
Cappella della riconciliazione di corso Vittorio Emanuele si è celebrato un «battesimo ecumenico». Un bambino, figlio di una coppia cattolica aderente al movimento
dei Focolarini, è stato battezzato da quattro celebranti,
uno cattolico, padre Gamberini, e tre protestanti: un anglicano, il rev. Grant; un luterano, il pastore Diekmann;
un metodista, il pastore Squitieri. Quattro denominazioni
cristiane diverse che hanno
amministrato il battesimo
con un unico rito in cui tutti
hanno avuto il loro ruolo, dividendo fra loro i vari momenti di preghiera e di gesti
simbolici, come se facessero
parte di un’unica chiesa.
Significative le dichiarazioni rese dai quattro celebranti
durante le brevi omelie che
hanno tenuto dopo la lettura
dei passi biblici. Padre Gamberini, delegato all’ecumenismo della diocesi di Napoli,
parafrasando uno dei passi
del Vangelo letti, ha affermato
che «L’ecumenismo è piccolo
come un bambino ma chi lo
accoglie entrerà nel regno dei
cieli». Il pastore Squitieri, che
concelebrava come metodista, ha ricordato l’esperienza
di un profugo russo degli Anni
40, battezzato prima nella
chiesa ortodossa, poi in quella cattolica una volta in Italia,
e poi, da adulto, in quella battista a cui aveva successivamente aderito. L’evento di
Napoli inverte una consuetudine che assegna al battesimo
un valore di evento privato
della singola confessione che
lo celebra in cui nessun altro
ha diritto ad intervenire. Il
battesimo, come l’eucarestia,
è invece di Cristo, unico capo
della chiesa. Per una serata si
è vissuto effettivamente lo
spirito dell’unica chiesa di
Cristo, quello spirito che ren
de anacronistici e incomprensibili i tentativi di voler inter
rompere o ritardare il cammino ecumenico, del riconoscimento reciproco e dell’instaurazione dell’amore fraterno
MANTOVA — Alle ore 18, nell’aula ovale del Conservatorio «L.
Campiani», per il ciclo di presentazioni delle Cantate di
Johann Sebastian Bach, la prof. Fulvia Conter presenta la
Cantata Bwv 140 «Wachet auf, ruft uns die Stimme».
SARONNO — Alle ore 21, nell’Aula magna del liceo scientifico «G. B. Grassi», l’Associazione culturale protestante di Saranno organizza un incontro sul tema «Protestanti perche: i
principi della Riforma e le differenze con il cattolicesimo romano»; relatore il pastore Giorgio Tourn.
14 ottobre
BERGAMO — Alle ore 17, nella sala dell’Archivio di stato (via
Tasso 84), il past. Giorgio Tourn tiene la prolusione all anno
2000-2001 del Centro culturale protestante parlando sul tema «L’annuncio di Dio nel protestantesimo del XX secolo»,
nel quadro del tema generale «La spiritualità del nostro tempo. Interrogativi protestanti».
CHIAVARI (Ge) — Alle 10,30, alla chiesa battista, si tiene un
seminario organizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche della Liguria sul tema della bioetica. Intervengono
Sergio Rostagno, Marco Bouchard, Elena Mazzarello.
15 ottobre
MESTRE — A partire dalle 9,30, alla Casa Cardinal Urbani (v.
Castellana 16/A), il Sae organizza il LXXXV Convegno dei
suoi gruppi del Triveneto, dedicato al Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste e all’Assemblea dei battisti italiani. Dopo
la meditazione a cura di Lucia Ambrosini, relatore sara il pastore Agostino Garufi. Tel. Paola Bressan, 041-950340.
18 ottobre
TORINO — Alle 9, nella sala conferenze della Galleria d arte
moderna (corso Galileo Ferraris 30), si tiene un incontro sul
tema della persecuzione nazista delle minoranze religiose,
organizzato dalla Congregazione cristiana dei Testimoni di
Geova Intervengono Giorgio Bouchard, Alberto Cavaglion,
Federico Cereja, Carlo Ottino, Italo Tibaldi, Franco Rizzo.
19 ottobre
TRIESTE — Alle ore 17,30, alla basilica di San Silvestro
(piazza S. Silvestro 1), per il ciclo di incontri su «Frontiere
dell’etica oggi, nel pluralismo delle culture della globalizzazione», il prof. Lorenzo Tomatis parla sul tema «Impegno e
ambiguità della sperimentazione sull’uomo».
20 ottobre
UDINE — Alle ore 18, al Centro culturale evangelico «G.
Gandolfo» (piazza D’Annunzio 9), si inaugura la mostra sulla
Chiesa evangelica metodista di Udine dal 1917 al 1973. Presenta l’ingegner Paolo Grillo.
MANTOVA — Alle 18, al Conservatorio, l’organista Gianluca
Capuano presenta la Cantata Bwv 61 e 62 di J. S. Bach.
21 otobre
FIRENZE —Alle ore 17, al Centro culturale protestante (via
Manzoni 19/A), si tiene un incontro su: «Chiese e massoneria: dialettica e controversia» con Guglielmo Adilardi, Paolo
Bagnoli, Augusto Comba, Delfo Del Bino, Marco Ricca. Verranno presentati i recenti libri di D. Del Bino e A. Comba.
22 ottobre , „
MONTEFORTE IRPINO — A partire dalle 10, al Villaggio
evangelico si tiene il convegno «Rilanciare Monteforte».
24 ottobre
VENEZIA — Alle 16, a Palazzo Cavagnis, il Centro culturale
omonimo e la Società italiana per gli studi kierkegaardiani
organizzano una presentazione del libro di Giorgio Agamben
«Il tempo che resta. Un commento alla Lettera ai Romani».
Intervengono Giandomenico Cova, Michele Ranchetti, Sergio
Tagliacozzo. Presente l’autore, presiede Franco Macchi.
Per godersi i privilegi della terza età
w Mia madre si è ripresa
la sua libertà
(Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente raggiun^bile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurale insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza
continua.
Insieme abbiamo scelto La Rcsidei^ e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
numero gì T
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La Residenza; la serenità è di casa
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 13
— Commenti — "
ì II testo integrale della «Dichiarazione dei teologi italiani»
I NODI IRRISOLTI
DELLA SVOLTA SERBA
GIANNA URIZIO
Lo vittoria di
Kostunica è solo
l'inizio della
soluzione dei
problemi jugoslavi
Kostunica ce l’ha fatta. Quella
che una settimana fa si presentava come una situazione piena di
incognite e rischi è finita bene. I
nervi saldi del neoeletto presidente della Jugoslavia e la spinta
delle piazze ha permesso di superare l’estremo tentativo della
Corte Costituzionale di rubare il
risultato delle elezioni. Praticamente in diretta abbiamo assistito allo sviluppo di questa situazione incredibile, e quello
che più si temeva, l’intervento
dell’esercito o una guerra civile o
un drammatico intervento esterno, non si è verificato. L’uomo
taciturno e prepotente, la volpe
serba, alla fine si è piegato e ha
ammesso la sua ...............
sconfitta. Ma Milosevic non esce
di scena, non è
stato arrestato,
fosse anche solo per gli ultimi
brogli elettorali, ma dopo una
frenetica trattativa dietro le
quinte ha riconosciuto il neoe- '
letto presidente e ha aimunciato
di voler comunque continuare
nella vita politica.
Questi i fatti. L’entusiasmo
delle folle di Belgrado, l’assalto
al Parlamento e alla televisione
di stato, la fine di un regime che
sembrava bene in sella, non ha
avuto la sua vittima sacrificale.
Il sogno occidentale, soprattutto
americano, di vedere Milosevic
trascinato nella polvere, con un
processo e una brutale esecuzione in diretta tv, come avvenne
per Ceausescu in Romania, non
si è realizzato. Kostunica, interpretando lo stato d’animo dei
serbi, ha detto che non dimentica i bombardamenti Nato. Le
sue prossime mosse saranno segnate da un bisogno di dialogo e
aiuti e dal rifiuto di consegnarsi,
mani e piedi, al mercato. Kostunica sa bene che è con Milosevic
che avverrà il braccio di ferro.
Per il momento ha confermato
la sua posizione elettorale di
non consegnarlo alla giustizia
internazionale, ma sa bene che
nelle relazioni con l’Occidente
questo sarà un macigno ma anche, stranamente, una leva. Non
dobbiamo dimenticare poi che è
proprio sui Balcani che si delinea una divergenza politica tra
Europa e Stati Uniti. Al di là delle dichiarazioni delle varie cancellerie, già i commenti rilevabili tra le televisioni Bbc (inglese)
e Cnn (americana) rivelano atteggiamenti diversi. Di altro tono le notizie battute dalle agen
tusiasmo della vittoria si sono
succedute offerte di informazioni che ci portano ai problemi
che Kostunica dovrà affrontare.
A livello interno le ipoteche
politiche non sono poche: in
Parlamento il Partito socialista
di Milosevic è formalmente il
partito con il maggior numero
di voti, mentre la coalizione che
ha vinto è un coacervo di linee
diverse che coprono tutto l’arco
politico, tanto che non sarà facile sviluppare una strategia politica ed economica che trovi il
consenso e l’appoggio di tutti.
Senza contare i poteri economici più 0 meno occulti e legati alle mafie. Da neopresidente della
Federazione jugoslava, Kostuni
Scelta ecumenica irreversibile
Cattolici e protestanti si impegnano a proseguire il dialogo nello
spirito del Vaticano II e delle Assemblee europee di Basilea e Graz
Nel numero scorso di Riforma abbiamo informato della
«Dichiarazione di teologi italiani di diverse confessioni
cristiane» (primi firmatari i
professori Ermanno Geme e
Paolo Ricca, docenti della Facoltà valdese di teologia di
Roma, e i teologi cattolici Flavio Pajer, Carlo Molari e Luca
De Santis) riguardo alla necessità che il dialogo ecumenico prosegua, nonostante gli
ostacoli, nello spirito del Concilio Vaticano II e delle grandi
Assemblee ecumeniche europee di Basilea e Graz. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della Dichiarazione e la
lista degli aderenti.
ca si trova a dover urgentemente
disinnescare la
mina del Montenegro, l’unica Repubblica ancora
unita alla Serbia,
una popolazione di poco più di
600.000 abitanti,
■*■■*■■* soprattutto montanari, che per la Serbia riveste
un’importanza fondamentale
perché le consente l’accesso al
mare. Il suo presidente, Milo
Djiucanovic, non riconosce Kostunica presidente della Jugoslavia bensì, come egli stesso ha
dichiarato, un rappresentante
«della democrazia serba». Si
apre su questo piano una difficile mediazione politico-costituzionale dagli esiti incerti. Senza
parlare poi del Kosovo, altra
«patata bollente» che tra meno
di venti giorni andrà alle elezioni amministrative locali.
Insomma lo scenario si presenta estremamente complesso
e irto di difficoltà. Kostunica si è
mosso bene nelle due settimane
dopo il voto e le sue parole dopo
la vittoria sono state ferme, ma
insieme misurate e concilianti.
Questo stile può aver scontentato i desideri di vendetta contro
Milosevic dell’Occidente e di
molti in altre aree vicine che
hanno bisogno di un nemico per
sopravvivere, ma è di buon auspicio affinché vengano affron
tati con misura i molti nodi che
stanno davanti alla distrutta Jugoslavia. E deve rallegrare anche
noi se desideriamo che quest’
area dell’Europa, i Balcani, entrino finalmente in un processo
di democrazia, ordine e sviluppo. L’Europa non ha bisogno di
questa spina nel fianco e le popolazioni di quest’area finora
hanno pagato abbastanza per la
fine di un regime e la costruzio
zie jugoslave su Internet. All’en- ne di una nuova democrazia.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. Oli/655278 - fax
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Flostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pineroio con il numero 176/51
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 38 del 6 ottobre 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 4 ottobre 2000.
Dopo il Vaticano II si è venuta creando anche in Italia,
su più fronti e in diversi ambiti del vasto campo della
teologia, una fitta rete di rapporti ecumenici (collaborazioni di varia natura, occasionali 0 permanenti; incontri di
studio e di formazione a diversi livelli; iniziative comuni
non solo di singoli cristiani e
comunità particolari ma anche di enti e istituzioni), che
costituiscono non solo per
coloro che vi hanno partecipato e tuttora vi partecipano
ma anche per le rispettive comunità ecclesiali di appartenenza, un ricco e prezio- so
patrimonio di ecumenismo
vissuto, di amicizie vere
sbocciate e coltivate nella reciproca fiducia, di problemi e
progetti condivisi ai quali
ciascuno porta il contributo,
critico e costruttivo insieme,
della propria storia, della
propria fede e della propria
speranza, in un clima di fraternità e sororità reali, ormai
collaudate negli anni, sulle
quali è davvero possibile,
nella forza dello Spirito e
confidando nelle promesse
di Dio, partecipare insieme
all’edificazione di quella «casa comune» della cristianità
europea, di cui le assemblee
di Basilea (1989) e di Graz
(1997) sono state, a livello di
chiese, momenti significativi
e promettenti.
Non è possibile qui elencare tutto ciò che in campo
teologico è stato fatto e si va
facendo di ecumenicamente
rilevante nel nostro paese,
oltre che in Europa. Basti
pensare, a livello mondiale,
alla «Dichiarazione comune
sulla giustificazione per fede» della Chiesa cattolica e
della Federazione delle chiese luterane, oppure, nel nostro paese, al «Testo comune
sui matrimoni misti» approvato dalla Chiesa cattolica e
dalla Chiesa valdese, dopo
anni di dialogo ufficiale felicemente concluso. Ma non
intendiamo proseguire l’elenco che, alla fine, risulterebbe troppo lungo.
Intendiamo invece dire che
tutto questo lavoro è stato
fatto e continua a esserlo
proprio in quello spirito e
quella pratica di fraternità e
sororità cristiane, sulle quali
la recente «Nota sull’espressione “chiese sorelle’’» e la
Dichiarazione Dominus Jesus
della Congregazione per la
dottrina della fede sembrano
voler gettare qualche ombra
nel timore che vengano dimenticate le prerogative che
la Chiesa cattolica romana rivendica rispetto alle altre e
che l’espressione «chiese sorelle» venga utilizzata in forme ritenute improprie. La
fraternità e sororità vissute
tra noi in tutti questi anni
non giustifica né alimenta timori di questo genere.
Intendiamo perciò perseverare nella via sin qui percorsa.
La scelta ecumenica è irreversibile per tutti. Da parte cattolica è stato autorevolmente
affermato: «Con il Concilio
Vaticano II, la Chiesa cattolica si è impegnata in modo irreversibile a percorrere la via
della ricerca ecumenica, ponendosi così all’ascolto dello
Spirito del Signore, che insegna come leggere attentamente i “segni dei tempi”»
{Ut unum sint, n.3).
Uno di questi è certamente la fraternità e sororità cristiane realmente vissute e
praticate, di cui rendiamo
insieme testimonianza perché la sperimentiamo nel lavoro teologico comune e nel
cammino che stiamo percorrendo: un cammino impegnativo per tutti, ma anche
ricco di promessa, che ci ha
già offerto numerose occasioni di intesa e di comunione in una ricerca comune
che non intende ignorare o
minimizzare i fattori di divisione, ma neppure può tacere la reale condivisione degli
elementi fondamentali della
fede cristiana in cui tutti ci
riconosciamo.
Con questa dichiarazione
sottoscritta intendiamo affermare la nostra certezza che il
futuro della chiesa non è nostro ma di Dio e verso questo
futuro aperto alle novità dello Spirito creatore noi siàmo
insieme in cammino. Ribadiamo la nostra piena disponibilità di cristiani e di teologi a cercare insieme una comunione sempre più ampia
in Cristo, certi che in questa
ricerca continueremo a vivere la fraternità e la sororità
che ci hanno accompagnati e
allietati in questi anni.
Elena Milazzo Covini, presidente Sae; Letizia Tomassone, pastora valdese; Sergio
Rostagno, Yann Redalié, Da
niele Garrone, professori della
Facoltà vald. teologia; Bruno
Gabrielli, pastore valdese;
Centro culturale Palazzo Cavagnis, Venezia; Stefano Mercurio, pastore valdese; Franco
Giampiccoli, pastore valdese;
Aldo Visco Guardi-, Giorgio
Chiaffarino; Pawel Gajewski,
pastore hattista; don Giuseppe Ruggieri, teologo cattolico;
Brunetto Salvarani, teologo
cattolico, direttore rivista
«Qol»; Stefano Ercoli, responsabile del gruppo romano del
Sae; Doriana Giudici, presidente Fdei; Liliano Frattini,
giornalista; don Olivo Bolzon;
Pasquale Pirone, responsabile
adulti Azione cattolica, ass.
«Pier Giorgio Fossati, Bagnoli:
Antonio Squiteri, pastore metodista, direttore Villaggio ev.
Monteforte; Giovanni Sarubbi, redattore «Il dialogo).
Per adesioni contattare la
Nev; e-mail: fed.evangelica@agora.stm.it, telefono 064825120; fax 06-4828728.
il manifesti
Lingue e religione
In un interessante aitid
-
lo dedicato ai prestiti Ih
guistici che l’italiano tic^
dall’inglese (21 settembri
Sandro Portelli, studioso i
cultura e letteratura degli
Usa sostiene giustamente
che la lingua inglese (degl
Usa) ha una maggiore adar
tabilità ai mutamenti, e r|.
cerca le cause di questo fe.
nomeno: «La maggiore disponibilità metaforica dell’americano - scrive - è il risultato di molti fattori: l’os.
sessione allegorica del puj.
tanesimo; l’espansione della frontiera, che imponevi
di nominare continuamej.
IL cardinale Biffi, incurante
delle tante critiche che gli
provengono anche da parte
cattolica, continua imperterrito la sua crociata contro la
presenza dei musulmani in
Italia con frasi che ricordano
molto da vicino l’Inquisizione. «Gli islamici - ha affermato Biffi - vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità, individuale e
associata, vengono ben decisi
a rimanere sostanzialmente
diversi, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente
come loro. Lo stato italiano
dovrebbe consentire in Italia
ai musulmani, sul piano istituzionale, soltanto ciò cbe nei
paesi musulmani è consentito
agli altri». A parte il fatto che
non tutti i jraesi musulmani
hanno leggi uguali, lo stato
italiano dovrebbe applicare
agli immigrati islamici la legge dèi taglione.
■cü'O /<ÌGGIC
J JJJ11j1J]jJJìJJJ1 a l ifbiluijl
PIERO bensì
te cose nuove; la maggiore
fiessibilità sintattica ' '
dezza morfologica) della
lingua; un senso della noimalità del progresso tecnico»; poi il discorso prosegue
più specialistico.
I
Acce
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55 e 51 t ^ f» a m
poi
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Un Dio giusto Quale
A combattere la penai leOlimp
morte basandosi suglia- pinerof
spetti «collaterali» (pere- mandac
sempio la scarsità di prove tanti, sii
della colpevolezza dell’lm- ricadut
potato) ci si rimette sempit che di s(
L’unica battaglia da farei
quella abolizionista iontcourt. Lo dimostrano le affermazioni del noto televangelista Pat Robertson, ripoitate da Massimo Cavallinii
un’inchiesta sulla sensibB la quest
popolare rispetto alla peni lità e de
capitale in Virginia, stilli genere}
scorta del caso Barnabei sté occi
(numero del 22-28 settem- locale ir
bre). «Lo scorso aprile -scn Tutti
ve -, parlando in Virginii, tata 1 u
nel cristianissimo CoUegeoi autostri
William and Mary diWil rolo; pe
liamsburg, Pat Robertsoi sier di
(...), probabilmente unoi vaques
più reazionari tra gli essai strad^e
viventi sul pianeta terra, h nnnifai
aggiunto anche la sua voci che cos
al coro dei dubbiosi. "!) dovesse
Bibbia afferma che Dici P^ta]
misericordioso, maanch pico si
giusto”, ha detto, “io ere* ™
sia giusto dar morte a cb delle a
uccide. Ma è un fatto chei che pai
pena di morte, oggi ne?i progett
Stati Uniti, viene decisanji
in base alla colpa, ma ali “®dab:
razza e alla ricchezza di m pari
l’imputato. O, peggio, v ™rte, i
bitrio di un tribunale. Noni de pn
accettabile che il condanut a». C
to non abbia, come ne^ ®esse;
antichi linciaggi, tutte “P
possibilità di provare la p>
pria innocenza”». «BellelP pere ]
role - commenta ironie tie
mente Cavallini - pron“ i
ciate da un uomo che, 'Bel
schermi tv, sostiene di i
lare ogni giorno con Dio»- eli
.0 Cíale al
no Po
Cristo, l’unica dispensa^ hanno
di salvezza, temere che o i
sulmani ci facciano div , t
come loro? È segno cj hwdi
ben scarsa fiducia m i i
Evangelo che predica. L 'nc
non è una realtà che si P •
e si lascia. La fede in
totale, assoluta,
«Le mie r.pmre aii
dice:
Vorrei fare due brevi osservazioni. La prima, di carattere
politico, è stata fatta da molti.
Secondo la Costituzione, l’Italia è uno stato laico (anche se
talvolta non sembra) e la
Chiesa cattolica la deve smettere di cercare di influenzare
le scelte politiche di questo
stato. È finito il tempo in cui
lo Stato pontificio poteva invitare il braccio secolare francese per liberarsi della Repubblica Romana. A Porta Pia,
centotrent’anni fa, è definiti
vamente terminato il potere
temporale della Chiesa cattolica, la quale è libera di dire il
suo pensiero, ma non di interferire in alcuna maniera nelle
scelte politiche del nostro stato. È vero che il cardinale Biffi
non è la Chiesa cattolica, ma è
pur sempre un suo autorevole
rappresentante.
La seconda osservazione è
molto più profonda e di natura teologica. Come può la
Chiesa cattolica, che pretende
di essere l’unica vera chiesa di
re^aprdalÌ:mmma;‘-ver
l’apostolo Paolo ag
sono persuaso che ne
né vita (...) né alcun
lic viia K...! i.v- — . I
creatura potranno seg, i
dall’amore di Dio che ®
sto Gesù, nostro SignO'
meno che il card. Bini |
sicuro di essere fra le R J
del Signore. Può anche u* |
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasrrw> j
Radiouno «Culto evo. ^
curata dalla Federazio^
chiese evangeliche m ^
domenica 8 ottobre)
15
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fOBREio^^ERDÌ 13 OTTOBRE 2000
PAG. Il RIFORMA
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gica) della
) della noi■esso tecniso prosegue
1 0
* Rievocazione storica a Pinerolo
La Maschera di ferro
Per un giorno il centro storico di Pinerolo è tornato al 600.
La rievocazione storica della «Maschera di ferro», di domenica
8 ottobre, infatti ha fatto sì che le vie della parte antica di Pinerolo si riempissero di circa 600 persone, per lo più cittadmi
pinerolesi, che hanno dato vita ad altrettanti persoriaggi rievocando sia la figura della «Maschera di ferro» (misterioso
personaggio che la tradizione vuole essere stato prigioniero a
Pinerolo) sia il modo di vivere la città del tempo coinvolgendo
nella mrmifestazione anche i commercianti e gli artigiani della
zona. La manifestazione, che voleva essere un momento di
aggregazione e di partecipazione, ha riscosso come già lo
scorso anno un notevole successo di pubblico.
M Lavori in corso al sottopasso
Collegamento fra miniere
Continuano i lavori di costruzione in vai Germanasca del
sottopasso che attraverserà la strada provinciale all’altezza del
sentiero che dal piazzale della Gianna porta all’ingresso della
miniera Paola, sede e punto di partenza dello Scopriminiera, il
percorso di visita ai siti minerari, che continua a riscuotere un
notevole successo di pubblico. «Il sottopasso - dicono af^a Comunità montana vaUi Chisone e Germanasca - è parte di una
serie di interventi che stiamo compiendo anche grazie a un nnanziamento del ministero dell’Industria di circa 2 miliardi
che porterà quando i lavori saranno finiti, presumibilmente
nella primavera del 2001, alla realizzazione anche di un parcheggio per i pullman di visitatori dello Scopriminiera».
Riforma
Fondato nel 1848
strutture e infrastrutture nel Pinerolese e valli in vista dei Giochi invernali del 2006
L'impatto «olimpico» sul territorio
Accanto ai problemi di collegamento tra il capoluogo e le località designate, a si interroga sulla
possibilità di utilizzo degli impianti già esistenti, in particolare del Palaghiaccio di Torre Pellice
)ELLE ^LLI YALB.
ICONTRAPPUNTOI
UNA BOTTIGLIA
VENUTA DA LONTANO
GIORGIO TOURN
Quale impatto avranrio
la pena di le Olimpiadi sul territorio
5i suglia- pinerolese? E una doli» (pei e- manda che si pongono in
;à di prove tanti, sia pensando alle
za delFim- ricadute di immagine
tte sempre, che di solito derivano da
1 da farei eventi di tale portata, sia
lista ioni- paventando determinati
rano leal- interventi sui versanti
)to televan- delle montagne (è il caso
tson, ripoi- soprattutto del trampoliCavalMi no a Pragelato). C’è poi
1 sensiMtì la questione della viabiD alla pena lità e dei collegamenti in
¡inia, sulla genere per i quali in quei Barnabei ste occasioni ogni ente
28 setteni'
iprile-serin Virginia,
□ CoUegeoi
ary diWilRobertsoa
nte uno dà
ra gli essed
ita terra, h
la sua vos
obiosi- “b
1 che Dici
, ma ancki
0, “io ere*
morte a
locale inizia...
Tutti danno per scontata l’ultimazione della
autostrada Torino-Pinerolo; per la verità il dossier di candidatura dava questo collegamento
stradale già ultimato due
anni fa ma ben sappiamo
che così non è. Se non si
dovesse chiudere questa
p^ta per l’evento olimpico sarebbe davvero
un’incredibile sconfitta
amministrazioni
atto cheli che paiono unanimi sul
)ggi negl progetto. Chi continua a
lecisanoi sperare sono gli abitanti
a, ma alli della bassa vai Chisone e
rezza del' in particolare quelli di
rgio, all'#; Porte, quotidianamente
¡ale. Noni alle prese con la «stretrondannt tola». Ci sono molte proame ne^ messe; non dimentichiai, tutte li mociperò che il ponte di
'are la p* Pomaretto, inserito nelle
«Belle pt opere per i mondiali di
a ironie* Sestriere ’97, verrà ulti_ pronti* mato, se tutto andrà be
, che.daf ne, nel 2001...
me dip* Por iion parlare della
on Dio»’ Pellice; in un incontro
con l’assessore provinoíale alla Viabilità, Luciano Ponzetti, i sindaci
ispensa® nanne appreso come ci
ire chei* siano in tutto a disposino dive* zione una ventina di mi.gno cW 'midi. Altroché strade alcia in f ,i^ntive alla provinciale
idica. fs' ■'da Osasco e Bricheche si la Provincia realiz
zo in nlcune rotonde, dooternO'j Po averne costruite già
core asrj .!LPn\o negli incroci più
) e ncs* nficili ma si tratta di inaia raai'""®f''enti, come direbbe
agg'r*!’^Ì
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alcun
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oche è«
3 Signot|
1. Biffi
fra le..
anche di
Lo scorso febbraio mi sono recato a Pomaretto per
salutare il collega Miguel
Cabrerà, in procinto di
rientrare in Uruguay. Stava
preparando i bauli e il tavolo era ingombro di lettere,
valigie, pacchetti, scatole.
«Dobbiamo ricordarci di
spedirlo - ha detto alludendo a un pacco - altrimenti
ce lo ritrovia
sono stato condotto a riflettere. Anzitutto a queste imprevedibili correnti che girano attorno al mondo,
dall’Africa alle Americhe.
Stanno forse a ricordarci
che il nostro minuscolo pianeta non è né una miniera
né una discarica, ma è tutto
un movimento: nell’aria,
nell’acqua, sotto la crosta
terrestre, e la
mo in Uru- ,.
guay,èunli- Nell epOCQ 01
a un pastore Internet un dialogo
sudafricano, maniera»
a distanza tra
due continenti
Il palazzotto del ghiaccio di Torre Pellice e, in basso, la biglietteria
Totò, «a prescindere»,
cioè necessari ma affatto
legati alle Olimpiadi. «La
questione dei collegamenti stradali resta sul
tappeto, indipendentemente dai giochi», tuonano i sindaci della vai Pellice e qualcuno ricorda
anche la ferrovia. Ma a
che punto è il progetto di
trasformazione della tratta Torre Pellice-Pinerolo
in metropolitana leggera,
con più fermate lungo il
percorso e dunque con
maggiore appetibilità per
l’utenza? Tra l’altro la ferrovia, capace di trasportare diverse centinaia di
persone in un colpo solo
dal capoluogo torinese
alla valle, avrebbe il vantaggio di terminare la sua
corsa a pochi metri dal
palaghiaccio di Torre Pellice. A meno che... A meno che in vai Pellice non
si realizzi un nuovo palaghiaccio, magari al confine fra Torre Pellice e Luserna San Giovanni.
L’idea, che circola insistentemente in alcurii
ambienti, sarebbe la risposta a un rischio; quello che alla fine Torre Pellice, prima sede di allenamenti, poi di gara, i «giochi» li veda solo in tv. Il
palazzetto sarebbe troppo piccolo e difficilmente, vista la sua collocazione a ridosso del Pellice e
delle case popolari, potrebbe essere ampliato
più di tanto. Al massimo
si arriverebbe a 1.500 po
sti a sedere. Basteranno
ad accontentare le richieste delle federazioni sportive? Certamente non per
l’hockey maschile; forse
per il curling o per l’hockey femminile. E a questo
proposito va segnalata
una proposta dell’Agess e
della Comunità montana
vai Pellice per creare un
«polo pinerolese» dell’
hockey ghiaccio femminile; un comprensorio
che facendo leva sulla
storia e sulla tradizione
punta a ospitare almeno
un girone eliminatorio.
Il sindaco di Torino,
"Valentino Castellani, ha
riconosciuto ancora sabato la rilevanza che ha
l’hockey per Torre Pellice;
il sindaco di Sestriere, Jaime, lunedì mattina, proprio alla vigilia di un’importante riunione per gli
impianti, ci ha confermato la volontà di «sostenere la candidatura di Torre
Pellice come sede di gara». E gli uffici della Comunità montana avrebbero già pronto un progetto di massima per
l’ampliamento dello stadio attuale, con nuove tribune, spogliatoi- e riscaldamento. Una scelta conservativa rispetto a una
struttura su cui gli enti
pubblici pagheranno dei
mutui fino alTanno 2015;
una scelta di prudenza
rispetto all’ipotesi di un
nuovo stadio che rischierebbe di impelagare la
valle in nuove spese.
Aziende nel Pinerolese
Ripresa per il
settore
Importante risultato alla Caffarel di Luserna San
Giovanni. Lunedì 2 ottobre è stata infatti inaugurata la nuova mensa aziendale, un investimento atteso da tempo e che
faceva parte dei contenuti del contratto aziendale
firmato lo scorso anno. «E
una grande soddisfazione
- spiega Graziella Manara, lavoratrice e delegata
Cgil alla Caffarel - e questa volta non si è badato a
spese: gli impianti sono
all’avanguardia e anche
la ditta appaltatrice si sta
rivelando un’ottima scelta». Così, dopo l’acquisizione da parte della multinazionale Lindt, anche
lo stabilimento dolciario
lusernese, che conta quasi 500 dipendenti, si è dotato di un elemento indispensabile per il lavoro in
fabbrica. «Finalmente la
pausa del pranzo è un
reale recupero psicofisico», commentano le lavoratrici e i lavoratori, la
maggior parte dei quali
non va a casa per consumare il pasto. Il costo dell’opera supera il miliardo
di lire, si mantengono gli
attuali turni e sono 148 i
posti a sedere; un vero
«ristorante aziendale».
Nel complesso la situa
zione del settore dolciario nel Pinerolese sembra
riprendersi dopo un pe
riodo di crisi: difficoltà di
gestione legate alle singole realtà che non hanno però interessato la
Caffarel, ormai proiettata
in un’ottica internazionale. Alla Morè di Torre
Pellice, rilevata dall’industria dolciaria Cedrinca
di Salò, si continua a lavorare, conservando lo
storico marchio dei fondants. «La fase di transizione non è finita - dice
Fedele Mandarano, della
Cgil - ma l’azienda sta
producendo e i dieci dipendenti sono soddisfatti». Sembrano lontani i
tempi della mancanza di
materie prime come lo
zucchero e il riscalda
mento spento, con le maestranze costrette a casa
per il freddo. A Pinerolo
la fabbrica di panettoni
Galup procede con l’ac
cordo firmato prima
dell’estate e si rispettano
i part-time previsti.
con CUI siamo
in corrispondenza, non ci
siamo mai incontrati, è stato un caso...». nanHHH
Io ho pensato
che nel nostro piccolo mondo protestante appena ti
muovi finisci sempre per
entrare in contatto con
qualche collega... «un caso
davvero singolare» ha proseguito Miguel Cahrera, intuendo forse il mio pensiero, e mi raccontò questa incredibile storia.
La Chiesa valdese di Lacaze, la più orientale
dell’Uruguay, avendo a'vuto
in eredità un piccolo appezzamento di terra in
prossimità della costa atlantica vi ha costruito una
struttura per campeggi, dove inviare ogni anno i ragazzi al mare; quello vero,
perché tutte le altre spiagge, sul rio Uruguay e sul
Mar del Piata, sono di acqua dolce. Cabrerà si reca
dunque un giorno di tarda
primavera sul luogo per
predisporre il campeggio e
naturalmente va a saziare
il mare e rendersi conto
della situazione perché la
spiaggia cambia di anno in
anno a motivo delle forti
correnti. A pochi metri dalla riva vede galleggiare, fra
altri oggetti, una bottiglia.
Ma non si tratta della
classica bottiglia del naufrago, anche se contiene un
messaggio; è un saluto amichevole, redatto in buon inglese e accompagnato da un
indirizzo, quello del reverendo XY di Città del Capo.
Cabrerà risponde naturalmente e nasce così una simpatica corrispondenza. Prima reazione: lo stupore, e
non riguardo alla bottiglia
che galleggia in mare per
anni (se non si scontra con
una nave galleggia sempre),
ma per la distanza; miniata
di chilometri percorsi
sull’acqua in mezzo alle onde: tutto l’Atlantico!
Dopo lo stupore però, e
senza voler fare filosofia.
vita è un mistero che non
riguarda solo
noi, e il funzionamento
del nostro
Corpo, ma risale a tempi
molto più antichi, c’era
cosmos
prima il nostro passaggio e ci sarà anche dopo. Un po’ più di
umiltà signori! Mi dico.
E poi sorge spontanea
una domanda: perché su
una costa che si estende
per migliaia di chilometri il
messaggio deve giungere
proprio, guarda caso, davanti al campeggio valdese?
È un caso, si dirà; ammettiam.0, ma è un bel caso!
Quello è proprio l’unico
tratto dove una presenza
evangelica poteva essere
interessata a leggere e recepire il messaggio del pastore sudafricano. E che proprio quel giorno vi fosse
sulla riva il collega Cabrera. Neanche a calcolarlo
con i grandi e più recenti
computer potresti riuscire
a combinare coincidenze
del genere.
E infine come non riflettere alla nostra comunicazione odierna. Che nel
mondo di Internet, dove i
messaggi viaggiano in tempi reali («tu spedisci e l’altro ti legge anche in Cina»,
mi dicono), dove si lavora
per mettere tutto e tutti in
rete, ci siano ancora bottiglie sul mare non solo riempie di allegria uno come me
che continua a scrivere le
lettere a mano, ma fa pensare. Significa forse che anche nell’universo mediático
e programmato di questi
ultimi tempi la vita riserva
ancora incontri casuali e ci
sono ancora messaggi che
vanno verso l’ignoto, e impiegano anni per essere
raccolti, da sconosciuti. E
mi viene da domandarmi se
il messaggio dell’Evangelo
(cioè le parole di Cristo,
non le nostre) non sia poco
più che un biglietto in una
bottiglia che galleggia fra
iceberg e petroliere verso
un uomo che passeggia in
riva al mare.
16
r
PAG. 12 RIFORMA
E ECO DELLE ^LLI mLDESI
VENERDÌ 13
OTTOBRE2(»i^’
Un convegno in vista di «Torino 2006»
Cantina di Bricherasio
Le Olimpiadi e le chiese
Fra gii intervenuti Marc Richalot, il pastore francese che
curò la presenza protestante ai Giochi di Albertville '92
Il vino biologico
PIERVALPO ROSTAN
di gradazione che i
GIAN MARIO CILUO
5SSSSS SSSSSSi!
WSm IMI iH mmi m ^
«»è*HM» mm •»llttilllf• ** 1
SAN GERMANNO: ANCORA PROBLEMI CON L’ACQUEDOTTO — Continuano i disagi a San Germano (nella foto il municipio) causati dal cattivo funzionamento deU’acquedotto che serve il
capoluogo dove la settimana scorsa, anche a
causa delle forti piogge, alcune abitazioni hanno
avuto nuovamente problemi con la distribuzione dell’acqua. Della questione si sono occupati
anche i consiglieri comunali nel corso del Consiglio informale che si è tenuto lunedì 9 ottobre
quando al termine della riunione il sindaco ha
voluto fare il punto sulla situazione dell’impianto che «rappresenta per il Comune un grosso
onere gestionale richiedendo così come è ingenti interventi di manutenzione e un’attenzione
continua». La proposta quindi è quella di ripensare ai termini di gestione dell’impianto al fine
di garantire un servizio più efficiente.
INCIDENTE MORTALE A PINEROLO — È successo
qualche minuto dopo la mezzanotte fra giovedì
6 e venerdì 7 al km 38 della statale 23. Ennio Paschetto, 22enne di Prarostino, alla guida della
sua Lancia Dedra, avrebbe invaso la corsia opposta della circonvallazione, andando a scon
trarsi frontalmente con la Suzuki Vitata che ar
rivava dalla direzione opposta con alla guida
Laura Rivoiro, 21 anni, di Garzigliana. Ennio Paschetto, assai conosciuto nella zona, è deceduto
all’ospedale di Pinerolo, mentre la ragazza è an
cora in prognosi riservata.
STOP ALL’ELISKY — Il Senato ha approvato la legge
che regola i voli di montagna a bassa quota e vieta l’elisky. Il decreto legge approvato martedì si
applica sopra i 1.500 metri nelle regioni alpine e
sopra i 1.000 metri negli Appennini e nelle isole.
Della legge è stato relatore il senatore verde Giorgio Sarto, che ha recepito un testo di legge promosso dall’associazione Mountain Wilderness e
sostenuto dal Cai e dal Cipra. L Italia si mette
quindi al passo con le altre nazioni europee
(Francia, Austria, Germania e Slovenia) dove l’eliturismo è vietato da tempo. Rimangono naturalmente permessi i voli di soccorso e quelli motivati da ragioni di lavoro. Con questa legge si garantisce il rispetto della montagna e della fauna selvatica in un periodo delicato come 1 inverno, oltre che la sicurezza di alpinisti e scialpinisti. La
legge era stata duramente osteggiata, in commissione da Luciano Caveri (Union Valdotaine).
NUOVE NORME PER IL CIOCCO^TO — Dal 2003
scatta la direttiva della discordia, quella che consente di aggiungere oli tropicali fino a un massimo del 5%, senza che sia ridotto il tenore minimo di burro di cacao o di cacao. La direttiva europea sul cioccolato, al centro di infinite polemiche prima della sua recente pubblicazione,entrerà in vigore dal 3 agosto 2003. La novità
di spicco è che tra gli oii tropicali autorizzati è
stato escluso, all’ultimo momento, quello di cocco, che contiene un’elevata percentuale di acido
laurico e miristico, dannosissimi per le arterie.
Gli stati membri potranno però autorizzarne
l’utilizzo nel cioccolato che serve per preparare
gelati o prodotti congelati analoghi. In ogni caso,
tutti i prodotti di cioccolato che contengono oli
tropicali dovranno esporre in etichetta 1 avvertenza «contiene altri grassi vegetali oltre al burro
di cacao». Altra novità è l’introduzione, come
prodotto, della cioccolata in tazza, a cui potranno essere aggiunti farina o amido per addensirla.
MATTARELLA A PINEROLO — Riforma della leva.
Museo della cavalleria. Scuola di equitazione,
questi i temi al centro della visita del ministro
della Difesa, Sergio Mattarella, a Pinerolo. L’incontro, su invito dell’on. Merlo, si svolgerà venerdì 13, alle 18, al Museo della cavalleria di Pinerolo in via Giolitti 5. Si cercherà di valutare la
portata del recente progetto di riforma del servizio di leva e del nuovo modello di difesa e nello
stesso tempo di avere indicazioni sul futuro del
museo e della scuola di cavalleria.
FIERA DELLA CASTAGNA A RORÀ — Si svolgerà domenica 15 ottobre la settima fiera della castagna
a Rorà; fin dal sabato sera sarà possibile cenare
nei ristoranti e negli agriturismi locali. La domenica ci sarà la fiera mercato per le vie del paese, il
pranzo a cura della Pro Loco, il bazar della Chiesa valdese, la distribuzione di caldarroste.
Mancano poco più
di 5 anni all’inizio
dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e anche la Chiesa valdese comincia a interrogarsi e a
prepararsi per i’evento
che interesserà sì Torino
e l’alta vai di Susa ma anche le valli valdesi. Sabato 7 ottobre, nei locali
della Chiesa valdese di
Torino, il Comitato 2006
della Chiesa valdese ha
proposto un convegno
sul tema a cui hanno partecipato tra gli altri Valentino Castellani, presidente del Comitato di Torino 2006, Luciano Deodare, coordinatore del
Comitato 2006 della chiesa e il pastore Marc Richalot della Chiesa riformata di Francia membro
del comitato della sua
chiesa per l’olimpiade invernale svoltasi nel ’92 ad
Albertville.
Il pastore Deodato ha
spiegato che «le Olimpiadi saranno per tutti i soggetti che vi prenderanno
parte, atleti e non, una
vetrina internazionale di
grande rilievo: le valli
valdesi e la valle di Susa,
località che ospiteranno
le gare, saranno al centro
dell’attenzione mondiale. La naturale posizione
geografica e la considerazione che buona parte
dei paesi che parteciperanno ai giochi sono di
tradizione protestante
sono motivi già sufficienti per ritenere che una
non partecipazione val
II sindaco di Torino, Valentino Castellani
dese difficilmente passerebbe inosservata: il
gruppo di lavoro ha già
elaborato un progetto
per proporre la nostra
presenza e testimonianza
nei contesto olimpico».
Tra gli obiettivi vi sono
quelli di diffondere la vicenda del movimento
valdese e la testimonianza evangelica, contattare
le chiese e gli atleti dei
vari paesi, collegarsi con
gli organi olimpici istituzionali, collaborare con
tutti gli altri soggetti
coinvolti per la realizzazione di eventi. Inoltre,
come ha ribadito Ferdinando Blefari, membro
del Comitato 2006, «l’invito è anche a una ricerca sulla storia recente del
mondo protestante in vai
Susa e a una collaborazione con il Centro culturale valdese e la Commissione sinodale per la
diaconia per valorizzare
il territorio, la cultura, la
ricettività turistica e an
che le strutture ospedaliere già esistenti».
Per Valentino Castellani invece «la sfida vera
sono i 1.500 miliardi di
investimenti pubblici, i
2.000 miliardi di risorse
di mercato che arriveranno da televisioni, sponsor, biglietti e gadget»,
senza calcolare l’indotto.
Castellani ha espresso le
proprie preoccupazioni
rispetto al prevalere di
interessi privati e ha esortato a vaiori quali la
trasparenza, l’onestà e il
rispetto ambientale. Importantissimo infine ii
contributo al convegno
portato da Marc Richalot, segretario generale
della Chiesa riformata di
Francia, che ha raccontato come la Chiesa riformata di Savoia e le altre
chiese si sono preparate
per le Olimpiadi di Albertville. «Non si poteva
stare fuori della manifestazione olimpica, si doveva testimoniare l’EvangelOi anche se con qualche reazione negativa, in
quanto si sosteneva che
gli atleti e il pubblico non
sarebbero arrivati ad Albertville per incontrare
l’Evangelo». In Francia i
primi obiettivi erano stati ricercare altri partner e
individuare i mezzi necessari: dopo alcuni contatti con la Chiesa cattolica di Chambéry si era
deciso di formare un’associazione per trovare gli
obiettivi prioritari, quali
accogliere atleti e pubblico, senza nascondere le
diversità teologiche.
Malgrado la pioggia di fine settembre sarà comunque una
buona vendemmia; è più
che un auspicio quello
del direttore della Cantina sociale di Bricherasio,
Francesco Airasca. Ormai la raccolta delle uve
è quasi terminata ed è
già possibile fare delle
stime sulla quantità e
sulla qualità della produzione. «È un raccolto davvero buono — dice Airasca - malgrado che alcune zone del Pinerolese
abbiano subito durante
l’estate pesanti danni da
grandinate». L’ultimo
fortunale si è abbattuto
poche settimane fa nella
zona di Campiglione Fenile: una grandinata serale che ha colpito diversi ettari coltivati a vite,
mele e kiwi. Un danno
stimato fra il 30 e il 40%.
Ma la grandine aveva
colpito fra San Secondo e
Bricherasio anche nel
mese di agosto: «In quel
caso sono caduti molti
grappoli; ma l’uva rimasta è arrivata a buona
maturazione», continua
il direttore della Cantina.
Una selezione forzata;
certo la riduzione dei
grappoli durante l’estate
è consigliata a livello agronomico per migliorare
la qualità delle uve ma i
vigneti passati al vaglio
delia grandine ne hanno
risentito un po’ troppo. Il
periodo piovoso di luglio
e inizio agosto ha inoltre
costretto molti agricoltori
ad aumentare i trattamenti. A conti fatti comunque Airasca si dice
«molto soddisfatto, sia
sulla base delle previsioni
- —*■*■6 pgj I
profumo dei mosti»
'•Au.
che sul piano quanti^
vo si annuncia una buoi»
annata; se l’anno scorsoi
240 soci della CantiJ
hanno prodotto li.o(|
quintali di uva e 9,
tolitri di vino, questi 4
ti sembrano confermati
li anche per il vinod^
2000. Con qualche novij
interessanti: nel corso j
quest’anno per la priuj
volta le vendite
SI soni
! Giubileo
Indigestione
mariana
Non si riesce più a credere ai propri occhi. Il
giubileo dei vescovi dell’8 ottobre è stata una vera e propria eclisse dell’episcopato, un’episcopato obbediente come
scolaretti davanti a un
maestro che occupa tutta la classe, tutta la scena
(...). Culto del papa e culto della madonna stanno
sempre più insieme da
almeno un secolo. Ma
sembrava impossibile fino a qualche anno fa che
si potesse giungere a tali
eccessi. Anche la statua
della madonna si mette
in movimento.
Si poteva pensare che il
giubileo dei vescovi rappresentasse l’occasione
per un confronto tra vescovi dei vari continenti:
ecco invece due solenni
Scuola musica
Riapriranno
i corsi?
I 11 problema viabilità a Luserna San Giovanni
Il riassetto di via I Maggio
MASSIMO CNONE
processioni mariane con
tanto di diretta televisiva.
NONSOLOMAIS — È giunto il momento della rassegna autunnale vigonese; sabato 14 ottobre
l’inaugurazione di una settimana piena di spettacoli, convegni e spazi commerciali. I padiglioni resteranno aperti al pubblico tutti i giorni dalle 17,30 alle 23, il sabato e la domenica dalle 1()
alle 23. Di particolare interesse il convegno di
sabato 21, ore 9,30 al palafiere quando si discuterà di: «Acqua, una risorsa da gestire, preservare e valorizzare», con la partecipazione di tecnici
ed esperti, fra cui la presidente della Provincia
Mercedes Bresso, e dell’ambito ottimale 3, l’ente
che gestirà le acque in provincia di Torino.
Si poteva pensare che i
vescovi si raccogliessero
attorno alla parola di Dio
per trarre alimento per la
loro fede e il loro ministero. Niente di tutto questo:
tutto è culminato nell’affidamento al cuore immacolato di Maria. Vorremmo che qualcuno ci
dicesse in che cosa tutto
questo si differenza dall’idolatria. Questa papolatria e mariolatria non
sono veri e propri culti
idolatrici? (...) L’affidamento che un cristiano
compie nel suo itinerario
di fede non è riposto
esclusivamente in Dio?
Comunità di base
di Pinerolo
Si sono riuniti lo scorso fine settimana per
confrontarsi e discutere
e non intendono fermarsi: sono gli allievi (e molti
dei loro genitori) della
Scuola di musica intercomunale della vai Pellice, che proprio non ci
stanno a sentirsi dire che
forse, per quest’anno, le
lezioni non riprenderanno. Come è noto i guai
della scuola, gestita dalla
associazione musicale
«Divertimento», sono cominciati quando i 7 Comuni della vallata e la
Comunità montana hanno fatto sapere, soltanto
a fine settembre, che ci
sarebbe stato un grosso
ritardo nel pagare i crediti, che la scuola attendeva per poter riaprire
con i corsi dell’anno scolastico 2000-2001.
Successivamente gli allievi, circa no, hanno ricevuto a casa una lettera
della Comunità montana
che li informava del ritardo e che lasciava comunque aperta la possibilità di una futura riapertura. A tutt’oggi le
speranze di ricominciare le attività si fanno
sempre più remote e per
scuotere l’opinione pubblica, ma soprattutto per
coinvolgere i responsabili degli enti pubblici, allievi e genitori si stanno
organizzando per convocare al più presto una
pubblica assemblea, durante la quale si spera di
ottenere chiarimenti e risposte concrete.
MIGLIAIA di automobili in transito ogni
giorno, il traffico pesante
dei camion delle cave; un
tratto di strada perseguitato da lavori in corso e
buche che per mesi hanno tenuto in tensione
l’umore del conducenti e
le sospensioni delle rispettive auto. Nessuno
potrà dimenticare l’inverno 1999-2000, passato
a scansare pericolose cunette e improvvisi restringimenti della carreggiata. Questa volta l’odissea degli abitanti e di
molti ignari visitatori
della vai Pellice, sembra
essere finalmente giunta
all’ultimo capitolo; a Luserna San Giovanni i lavori sulla strada provinciale in via I Maggio termineranno entro la fine
della settimana.
Lo conferma l’assessore ai Lavori pubblici del
Comune, Roberto Delladonna. «Condizioni del
tempo permettendo, dopo il riabbassamento e la
riasfaltatura di questi
giorni si potrà finalmente
circolare sulle due corsie»: costo della realizzazione a carico della Provincia di Torino. Ma la
questione non si chiude
qui; «Ci sarà ancora una
nuova gara d’appalto dice Delladonna - e per la
realizzazione dei marciapiedi il Comune spenderà
500 milioni». Una cifra alla quale occorre aggiungere altri 200 milioni per
la nuova illuminazione
stradale già attivata dal
VENERDÌ
estese, oltre alla parte sul
della provincia di Torini]
anche alla vicina Frane«
non quantitativi enormi
ma comunque un’espe.
rienza interessante.
Ancor più significativi
la scelta di 6 aziende soeie della Cantina che so
no passate alla produào
ne di tipo biologico; som
per ora pochi ettari a Bi
biana e Bricherasio,®
da quest’anno si avrà®
che il «Pinerolese rosso
e il «Rosso da tavolai
biologico. Una sceltaj
qualità che potrebbi
premiare gli agricoltoj
l’intera produzionepo
trebbe addirittura esseii
esportata in Germania,
l’Enel: i vecchi lampioni
sono stati sostituiti con
nuovi pali e lampade eleganti e più efficienti. Sotto la superficie del marciapiede di destra in direzione di Pinerolo sarà sistemato anche un canale
di scolo per la raccolta
delle acque piovane. Il
tutto sarà completato in
primavera e in attesa dell’apertura del nuovo distributore di benzina.
Proprio in questi giorni ia
rotonda all’altezza del
ponte di Bibiana è stata
completata con la nuova
segnaletica orizzontale,
comprendente l’indicazione di una pista ciclabile, che a dire il vero che si
perde «nel nulla» pochi
metri dopo...
Sempre a Luserna è a
buon punto il collettore
fognario che parte da
corso Matteotti e posizionato sulla destra di via I
Maggio lungo il Pellice.
Lo stesso vale per il progetto Docup nella zona
della palestra comunale e
sulle sponde del torrente.
«Entro fine autunno ci
dovrebbe essere l’inaugurazione», si augura 1’
assessore Delladonna.
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Novità alla Seggiovie 15 laghi di Frali
Un progetto per l'Alpet
Verso il rinnovamento degli impianti mentre si studiano
nuovi sistemi per la sicurezza per le Olimpiadi del 2006
DAVIDE ROSSO
IN queste settimane a
livdlo regionale si discute molto di garantire
maggiormente la sicurezza di chi pratica le piste di sci, questo sia in vista delle olimpiadi invernali di Torino 2006 sia
semplicemente per tutelare maggiormente chi si
cimenta negli sport invernali a livello amatoriale Anche nella stazione sciistica di Frali, in alta vai Germanasca, si sta
riflettendo e lavorando
in questo senso e, come
dice Carlo Raviol, direttore della società Seggiovie 13 laghi gestrice delle
piste, «si sta pensando a
una segnaletica migliorata e a un controllo maggiore, gestito direttamente da polizia e finanza, della circolazione sui
tracciati con l’intenzione
ovviamente di tutelare
chi decide di praticare gli
sport invernali da noi».
Ma a Frali in questo
periodo le attenzioni sono anche indirizzate al
progetto di realizzazione
della nuova seggiovia biposto Malzat-Fian dell’Alpet che ha come capofila la Comunità montana valli Chisone e Germ inasca e i due Comuni
d’' Frali e Ferrerò, oltre
ovviamente alla società
13 laghi, e può contare su
un finanziamento regionale di 3,5 miliardi. Si
tratta di un’iniziativa importante per la stazione
sciistica che oltre a riunire per la prima volta pubblico e privato in un’iniziativa sullo sviluppo dello sci pralino permetterà
a questo di non morire
visto che gli impianti che
verranno sostituiti erano
in scadenza e difficilmente la società da sola
avrebbe potuto provvedere. Società che tra l’altro dal ’97 ha in corso un
azione di aumento del
capitale, che del resto ri
marrà attiva ancora per
alcuni anni. «In questi 3
anni - dice ancora Raviol
- abbiamo raccolto circa
400 milioni, a conferma
che sono molti gli affezionati di Frali.
Sul versante del capitale esistente all’atto della
fondazione invece il 5 novembre abbiamo un’assemblea societaria dove
dovremo tra l’altro affrontare il problema della
sua riduzione visto che le
perdite sono state superiori a quanto stabilito
per legge». La situazione
comunque è di moderato
ottimismo e gli ingenti
investimenti previsti lasciano ben sperare in un
definitivo rilancio della
stazione sciistica tanto
che la Comunità montana ha fatto richiesta al co
mitato organizzatore di
Torino 2006 che Frali
venga inserita fra i possi
bili campi di allenamento
per gli atleti che parteci
peranno all’evento.
J All'ex Stamperia di Torre Pellice
Un nuovo salone
per la cittadinanza
NELLE CHIESE VALDESI
MASSIMO CNONE
Dibattito alla «Tre giorni del volontariato» a Torino
Potenzialità del non-profit
ADRIANO LONGO
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La «Tre giorni del volontariato», giùnta ormai alla sua 8« edizione,
ha animato dal 22 al 24
settembre una parte del
^ centro storico di Torino
con stand, mostre, dibattiti, spettacoli, video e testimonianze rinnovando
l’occasione di incontro,
di festa e di riflessione
per far conoscere le associazioni di volontariato e
le cooperative sociali del
Piemonte. Non potevano
poi mancare nel corso
della manifestazione alcuni momenti forti con
- ; l’obiettivo di mettere a
' ^uoco lo stato dei lavori
nel settore del non profit
in generale. Si tratta di
un settore in espansione,
in cui i ruoli, gli obiettivi
e i valori devono sempre
essere riaffermati in modo chiaro e tale da coinvolgere, in una dimensio■“ ne di cittadinanza attiva,
sempre più ampi strati
della popolazione, a partire dai giovani.
Parte del volontariato
ha saputo fare delle letture anticipate delle esigenze emergenti, e questo è stato di stimolo alla
crescita della società; ha
saputo aprirsi ^ nuovi
campi, dalla difesa del
rambiente, alla protezione civile, dal settore culturale alla tutela e valorizzazione dei beni artistici, dalla lotta alla prostituzione a quella contro
l’uso delle droghe, dall’educazione alla mondialità; tuttavia altri settori rischiano di isolarsi,
di chiudersi nell’ottica
del loro impegno interno,
di perdere^quell’anima
che un tempo li ha fatti
emergere come organizzazioni a rilevanza sociale, superando l’ottica della beneficenza.
E allora ecco emergere
dalle riflessioni condotte
durante la «Tre giorni»
delle indicazioni circa i
compiti che attendono il
volontariato; questo serve se fa crescere la consapevolezza del come comunicare, specialmente
ai giovani (Emanuele
Alecci, presidente Movi);
al volontariato si deve
chiedere la disponibilità
a studiare continuamente i bisogni in collaborazione con le istituzioni e
le altre espressioni della
solidarietà del territorio,
a mettere a disposizione
il proprio servizio specifico e a essere pronto a
smontare la tenda e a trasferirla su altri canipi per
rispondere ad altri biso
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Sabato 21 ottobre
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Giorgio Bouchard e Vittorio Morèro
jpresenteranno il libro di Ettore Serafino
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Quando il vento
le pagine sfoglia
ed, Chiaramonte
Sarà presente l’autore
CORSO TORINO 44 PINEROLO
■ TEI.-FAX 0121-393960 •
gni emergenti (Giovanni
Nervo, fondazione Zancan) ; «Al volontariato si
chiede di avere come
obiettivo la giustizia, poiché - ha affermato Luigi
Ciotti del Gruppo Abele mentre in questi anni ragionavamo e operavamo
con passione, la forbice
delle povertà a livello generale e non solo in Italia
si è ancora di più aperta.
Lavoriamo quindi alla
stesura di una carta dei
diritti che abbia una valenza sovranazionale e
adoperiamoci per mobilitare l’opinione pubblica affinché ne prenda
coscienza». Sempre sulla
necessità di avere dei
punti fermi sui temi dei
diritti, nel corso poi della
«Tre giorni», è stata richiesta l’approvazione
sollecita anche da parte
del Senato, dopo quella
avvenuta alla Camera,
della legge quadro di
«riforma dell’assistenza»,
che punta all’integrazione organica dei servizi
sociali e sanitari.
Concludendo rincontro svoltosi nella sede
dell’Unione culturale, il
ministro Livia Turco ha
annunciato che sta lavorando all’organizzazione
di un meeting nazionale
del volontariato che dovrebbe tenersi nei primi
mesi del 2001 proprio a
Torino, uno dei luoghi
più significativi del volontariato in Italia, perché dopo l’impegno normativo avvenuto in questi anni, con aggiornamenti importanti realizzati in base alle richieste
delle associazioni, è ora
necessario fare il punto
dei problemi che il volontariato si trova ad affrontare nella quotidianità. L’incontro dovrebbe svolgersi con gruppi
di lavoro disseminati
nelle sedi stesse delle associazioni di volontariato; dovrebbe quindi essere l’occasione per fare
una conoscenza diretta
fra le persone impegnate, quindi, non solo un
confronto fra il sapere e il
saper fare, ma sul saper
essere del volontariato.
A che punto siamo con
il progetto Docup all’ex Cor di Torre Pellice?
Come procedono i lavori
di ristrutturazione e riconversione di un’altra
area di quelli che furono i
locali della storica Stamperia Mazzonis? Lo abbiamo chiesto al sindaco.
Marco Armand Flugon. «I
lavori finanziati dai progetti europei Docup devono rispettare tempi
molto precisi, pena l’annullamento dei fondi a
disposizione. La direzione dei lavori sta seguendo un vero e proprio cronoprogramma secondo il
quale la fine dell’operazione è prevista per l’estate del 2001». Quasi un
anno, quindi, per varcare
finalmente la soglia del
grande salone «a disposizione della cittadinanza,
dei gruppi locali e delle
associazioni». Impieghi
differenti e «un’operazione molto interessante
per il Comune che con
una spesa limitata ottiene un locale utile per le
proprie attività e vicina
al centro abitato, una sala di cui attualmente non
disponiamo».
I costi? Alla fine la spesa sarà di circa un miliardo distribuito fra fondi
europei Docup, gestiti alla Regione, con 700 milioni, e un anticipo sugli
oneri da parte dei proprietari. Il rimanente, un
centinaio di milioni, è a
carico del Comune che
ha già acceso un mutuo.
La sala occupa quasi 600
metri quadrati e sarà illu
min 'ta dalla luce naturale chf, può penetrare dal
soffi’ -o trasparente. Sembra ps.icolarmente interessante la possibilità di
modulai? gli spazi con le
pareti m rbili, «a seconda
delle necessità».
Tuttavia l’operazione
di recupero dei vecchi reparti di lavorazione non
si ferma qui. «L’intero
edificio sarà ristrutturato
- promette Armand Hugon -; in un prossimo
Consiglio comunale discuteremo dei tempi di
azione. Questa volta i finanziamenti arriveranno
interamente dai privati».
Un'altra zona che nel
corso degli anni è stata
oggetto di diversi tentativi di riconversione è
quella dell’area verde di
via Albertenga dove, ancora con progetto Docup, è stata finanziata la
realizzazione di un locale
a uso bar durante Testate. Un centinaio di milioni il costo della realizzazione, ripartiti equamente fra fondi europei e
casse comunali.
CATECUMENI — Convegno catecumeni del I distretto, del terzo e quarto anno, a Finerolo domenica 15 ottobre.
3» CIRCUITO — Sabato 14 ottobre, alle 19, all Eicolo Orando di Fomaretto, appuntamento per i
gruppi giovanili per una cena di inizio attività.
ANGROGNA — Riunione quartierali martedì 17
ottobre al Martel. „ ,on
BOBBIO PELLICE — Sabato 14 ottobre, alle 14,30,
primo incontro della scuola domenicale nella sala
delle attività. Momento di socializzazione e dehnizione dei gruppi. Alle 15, incontro al presbiterio dei
catecumeni del precatechismo. Alle 15,30 incontro
al presbiterio dei catecumeni, per la presentazione
del programma. Domenica 15, alle 14,30, primo incontro dell’Unione femminile per la programmazione delle attività e del calendario degli incontri.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 12 ottobre,
alle 14,30, riprendono gli incontri del cucito. Domenica 22 ottobre, assemblea di chiesa.
PERRERO-MANIGLIA — L’assemblea di chiesa
avrà luogo domenica 15 ottobre, alle 10, a Maniglia,
con relazione sul Sinodo.
FOMARETTO — Venerdì 20 ottobre, alle 16, culto
al Centro anziani di Perosa Argentina.
FRALI — La scuola domenicale comincerà a partire dal venerdì 13 ottobre, alle 16,30.
PRAMOLLO — Domenica 15 ottobre, culto di
apertura delle attività con la partecipazione dei
bambini della scuola domenicale e dei catecumeni.
rORÀ — I giovani si sono dati appuntamento giovedì 12, alle 20,45, per organizzare i loro incontri e
scegliere i temi e i problemi da trattare. Domenica
15 assemblea di chiesa con i genitori dei bambini
della scuola domenicale.
SAN SECONDO — Domenica 15 ottobre, alle 10
culto, alle 14,30 apertura del bazar, organizzato
dall’Unione femminile.
TORRE PELLICE — Venerdì 13 ottobre, alle 17,
inizio del precatechismo, alla Casa unionista. Domenica 15, alle 10, al tempio del centro, culto con la
la scuola domenicale. Prima riunione della società
di cucito, mercoledì 18. Riunioni quartierali; mercoledì 18 ai Chabriols, mercoledì 25 ai Bouissa. Studio
biblico del circuito; lunedì 16, alle 20,45, al presbiterio, primo ciclo su «La formazione dell’Antico Testamento», incontro su «La lode del Dio liberatore,
Esodo 15, 1-21»; gli incontri di questo ciclo proseguiranno fino a lunedì 13 novembre (tutti! lunedì).
VILLAR PELLICE — Domenica 15 ottobre asseiriblea di chiesa per elezione anziani, relazione sul Sinodo, informazioni sulTawicendamento pastorale.
Riunioni quartierali; venerdì 13 ottobre, al Ciarmis,
alle 20,30 e mercoledì 18, al Centro.
VILLASECCA — Inizio degli incontri delTUnione
femminile giovedì 12 ottobre, alle 14,30. Riunioni
quartierali; lunedì 16 ottobre, alle 20, a Pian Faetto,
mercoledì 18, alle 14,30 a Bovile, alle 20 a Trussan,
giovedì 19, alle 20, a Morasso.
Luserna
Armonia
nel verde
Dibattito a Radio Beckwith
Ecurtienismo oggi
Pomaretto
SERGIO PASEnO
Quale alimentazione?
È il titolo della giornata
organizzata dal circolo
«Armonia nel verde» di
Luserna sabato 21 ottobre. L’associazione punta a diffondere la cultura
del biologico e del biodinamico, ma anche della
medicina naturale, della
cucina sana. «Puntiamo
molto sulla valorizzazione delle risorse del territorio, dei piccoli produttori per arrivare a un rapporto diretto produttoriconsumatori - afferma
Erica Revel, animatrice
del circolo -; in questi anni abbiamo anche cercato di stimolare il consumo critico esprimendo il
nostro no al transgenico,
ai brevetti su animali o
piante, alla vivisezione».
E proprio in questa direzione da un po’ di tempo
è nato il «gruppo di acquisto», con il duplice risultato di conoscere direttamente i produttori e
nello stesso tempo di
esercitare un’azione calmieratrice sui prezzi.
Il 21 ottobre sarà una
nuova occasione per conoscere l’attività del circolo, partecipando non
solo alla mostra mercato
dei produttori sotto i
portici del municipio ma
anche alla cena con prodotti naturali e alla conferenza che alle 20,30,
nella sala d’arte del municipio, proporrà la presentazione del libro «Pane gustoso e salutare» e
una riflessione sui gnippi
di acquisto solidali.
IL percorso ecumenico,
alla luce delle recenti
prese di posizione della
Chiesa cattolica {Dominus Jesus del card. Ratzinger e conferenze del card.
Biffi sulTimmigrazione
islamica) è stato al centro
di un dibattito in diretta a
Radio Beckwith giovedì
scorso. Il pastore Giorgio
Bouchard è stato il più
coerente assertore della
continuità del processo
ecumenico, nonostante
gli ostacoli interposti dalla Chiesa cattolica. Bouchard ha più volte ricordato come l’ecumenismo
superi le necessità di riaffermazione della chiesa
trionfante e sia quasi nelle cose come cammino e
risposta alla grazia divina. Altrettanto netto ci è
sembrato il rifiuto della
distinzione di Biffi tra Italia cattolica minacciata
dalTislamismo e pericoli
per l’unità territoriale e
religiosa del nostro paese.
Tullia Zevi, della comunità ebraica, ospite
telefonico da Roma, ha
portato un contributo
intenso e vivace, anzitutto sostenendo la negatività delle ultime posizioni della Chiesa cattolica
e la loro pericolosità per
la laicità dello stato. Significativa la ripetuta delusione per l’occasione
perduta da parte cattolica di approfondire la
svolta dopo l'ambiguità
sulla Shoà e la visita alla
sinagoga e le ammissioni
di colpa di papa Giovanni Paolo II verso la co
munità ebraica italiana.
Vittorio Morero, prete
cattolico, ha affermato in
modo chiaro la diversità
di posizioni alTinterno
della Chiesa cattolica con
uno sforzo che presentava le stesse proposizioni
ufficiali come frutto di interpretazioni soggettive e
perciò modificabili e non
condivisibili. Altrettanto
chiara la distinzione tra il
documento Dominus Jesus, visto come riflessione
realistica sulla situazione
ecumenica, ma aperto a
nuovi sviluppi, e le conferenze del card. Biffi, viste
come «battute giornalistiche» di chi dovrebbe occuparsi di più di pastorale. Si è registrata anche
una certa tensione a ridurre la preoccupazione
degli ebrei e a rifiutare le
semplificazioni dei giornalisti e saggisti sul cammino sui regressi della
Chiesa cattolica.
Anche don Franco Barbero, della comunità di
base, ha manifestato una
presa di distanza dalla
cronaca giornalistica dei
fatti esaminati, accompagnata però da una sottolineatura della pericolosità
di affermazioni troppo
nette che impediscono ricerca e confronto. Come
sempre per Barbero il respiro ecumenico e la visione aperta su un cristianesimo che si fa nel
tempo e tra gli uomini è
stato prevalente; interessante la precisazione
sull’esistenza di una
componente giudeo-cristiana che perciò getta un
ponte verso l’ebraismo.
Premiata
la materna
C’è aria di festa alla
scuola materna di Pomaretto, premiata per la seconda volta in tre anni
nella sezione figurativa
del concorso «Una favola
al castello», tema proposto alle scuole dell’obbligo, oltre che ai partecipanti adulti, nelTambito
del «XVI Premio letterario
nazionale 2000», patrocinato anche dal Provveditore agli studi. Le opere
premiate sono esposte
nella scuola e illustrano
due fiabe; «I tre linguaggi», con un suggestivo volo di uccellini variopinti e
i «I musicanti di Brema»,
dove il protagonista è il
gallo, ritratto in quattro
interpretazioni personali.
Anche se il riconoscimento è già una grande
soddisfazione, questo
primo premio, vinto «ex
aequo» con una scuola di
Torino, è tutt’altro che
trascurabile; sono 700
mila lire, accompagnate
da una serigrafia del pittore Sandro Lobalzo, raffigurante un bel gallone
che sgrana gli occhi sorpreso, mentre una chiocciola gli passeggia sulla
pelliccia. Molto soddisfatti i tre insegnanti, Loredana Crevatin, Paolo
Ghigo e Annunziata De
Gennaro, che vedono ricompensata per la seconda volta la loro linea didattica, rivolta a mettere
in luce la creatività dei
bambini, nel momento in
cui fanno ancora un passo avanti nella scoperta
del mondo.
18
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli \àldesi
VENERDÌ 13 OTTOBRE 20Qfl VENERDÌ
La Scuola nazionale di equitazione di Pinerolo
Un lustro per la città
Anche i soggetti privati dovrebbero avere parte attiva nella
gestione di un'istituzione che necessita di investimenti
Torre Pellice
L'alternativa
di Levis
Si dichiara soddisfatto
il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, dellTìLcontro che l’amministrazione comunale ha avuto
con il presidente della Federazione italiana sport
equestri (Fise) venerdì 29
settembre a Torino e che
aveva al centro il futuro
della Scuola nazionale di
equitazione che dovrebbe nascere in città. «Nel
corso dell’incontro - dice
Barbero - si è arrivati a
definire con chiarezza il
percorso per far sì che Pinerolo diventi sede dell’importante struttura».
Anche i rappresentanti
della Regione Piemonte
presenti all’incontro, a
cui hanno partecipato
per il Comune di Pinerolo
l’assessore ai Lavori pubblici, Giulio Blanc, l’assessore alle Finanze, Giovanna Depetris, e il gene
rale Angelo Distaso, consigliere con delega per
Tnrganizzazione dei concorsi ippici, hanno voluto
ribadire l’interesse e la
disponibilità di fondi per
la costruzione della scuola sull’area dell’ex Caserma Botta a Pinerolo evidenziando come questa
dovrà diventare un centro formativo di alto livello, «generando - ha detto
l’assessore al Turismo
della Regione, Ettore Rachelli - un significativo
indotto e dando ulteriore
prestigio alla città».
L’impressione in Comune a Pinerolo è che
nel corso dell’incontro si
siano gettate basi solide
per fare fronte agli ingenti costi di gestione e
si sia a un passo importante dell’iter che dovrà
portare alla nascita della
Scuola di equitazione.
Dal punto di vista degli
investimenti poi è stata
ribadita «la necessità della partecipazione al progetto da parte dei privati
- sottolinea Distaso ipotizzando anche la nascita di una fondazione
così come è indispensabile il peraltro già garantito contributo del Coni».
Sabato 14 ottobre, alle
ore 17, alla galleria civica
d’arte contemporanea
«Scroppo» si inaugura la
mostra dedicata al pittore Giuseppe Augusto Levis dal titolo «L’alternativa», realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torre
Pellice. La mostra presenta una selezione di 65
opere che testimoniano
l’attività e l’evoluzione
pittorica dell’artista tra il
1901 e il 1925. Interverranno Giampiero Leo, assessore alla Cultura della
Regione, Valter Giuliano,
della Provincia di Torino,
il sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, e Roberto Perol, sindaco di Chiomonte. La
galleria civica è aperta il
venerdì e il sabato dalle
10,30 alle 12,30 e tutti i
pomeriggi (tranne il venerdì) dalle 15,30 alle
18,30; lunedì chiuso.
APPUNTAMENTI
SERVIZI
Con la gestione affidata all'Agess, che forse acquisirà anche Pinerolo
Riaperto il Palaghiaccio di Torre Pellice
Soddisfazione. È questa la prima sensazione
che si coglie sabato sera
al palaghiaccio di Torre
Pellice finalmente riaperto dopo una pausa
estiva troppo lunga e soprattutto troppo ricca di
polemiche. La gestione
dell’FIc Valpellice delle
ultima 2 stagioni ha fatto
acqua: c’è stato un deficit di gestione considerevole non ancora colmato
malgrado l’impegno personale dei dirigenti. 11
primo effetto negativo è
stato la mancata iscrizione della squadra ai campionati di serie A o B.
La decisione della Comunità montana vai Pellice di affidare all’Agess
(agenzia per lo sviluppo
di diretta emanazione
degli enti locali della val
le) la gestione del palaghiaccio ha consentito
l’apertura sabato 7 ottobre. È ipotizzabile che la
stessa Agess gestisca a
breve anche la pista di
Pinerolo evitando inutili
concorrenze e creando
invece occasioni di lavoro comune. Intanto sabato (ingresso gratuito)
la pista di Torre Pellice è
risultata super frequentata, con molti pattinatori da Pinerolo e da Torino. E già da domenica,
oltre al pubblico dei pattinatori, sul sottile strato
di ghiaccio di sono alternati giovani atleti, le ragazze della serie A, gli
«autogestiti» della serie
C, oltre alla squadra di
artistico di Torino: un
utilizzo continuo dalle 8
alle 24, segno che la vo
glia di ghiaccio era davvero tanta...
E intanto l’attività agonistica è già alle porte.
«Abbiamo un buon team
di allenatori», confida
Andrea Chiaretti, allenatore della neonata squadra di serie C e aiuto di
Massimo Da Rin per la
squadra under 19. Ma
anche a livello di squadre
potrebbero arrivare delle
soddisfazioni. «La squadra under 19 è un po’
una scommessa - prosegue Chiarotti -, ma nel
Valpellice ci sono alcuni
ragazzi sicuramente promettenti: a essi si aggiungono alcuni elementi interessanti da Aosta e da
Torino». C’è comunque il
rischio di batoste e di andare incontro a pesanti
delusioni; l’esordio, sa
bato prossimo a Bolzano
con la Young selection è
da brividi e il resto del
programma non è da meno. Gli avversari saranno
infatti Varese, Alleghe,
Appiano, Gardena, Neumarkt, Dobbiaco, Fassa,
Renon, Vipiteno. Quanto
prima al via anche la serie C che in un girone
con Amatori Mi, Diavoli
Mi, Ambrosiana, Cus Milano, Lariana, Chiavenna. Casate 2000, Como,
Husky, Hornets e Draghi
To può aspirare ai play
off anche grazie all’apporto di Da Rin, Olivo e i
due Malan. La squadra
femminile, iscritta alla
serie A, potrebbe a sua
volta esordire domenica
con il Como; al via anche
Agordo, Belluno, Bolzano e Fassa-Gardena.
12 ottobre, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nella sede del centro Ben-essere, incontro di presentazione delle tecniche di Louise
Hay, ingresso gratuito.
13 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Dalle 14 alle 17, sul prato del Collegio valdese, gara di arrampicata per le scuole medie
partecipanti al corso 1999-2000.
ANGROGNA: Alle 20,45, nella frazione di San Lorenzo, alla sala di attività culturali, assemblea degli utenti
delle zone comprese tra le borgate Arpanot e Clava,
interessati alla realizzazione della rete fognaria.
14 ottobre, sabato
TORRE PELLICE: Mercatino dei prodotti naturali.
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro, spettacolo «Aquilone Spotorno, benzinaio notte e giorno», della compagnia Volti Anonimi, di Torino. Lire 15.000.
POMARETTO: Nel tempio, alle 20,30, concerto pro
tempio con il Coro Valpellice.
PINEROLO; Alle 15, alla biblioteca civica Alliaudi,
inaugurazioni della mostra «Libri», giochi di parole illustrate; anche domenica 15, fino alle 18,30.
ANGROGNA; Alle 14, a San Lorenzo, apertura delle
mostre dell’artigianto locale, di Amnesty Internationale, della Lega per il Cane, di disegni di Marco Rostan.
TORRE PELLICE: Nella sede dell’associazione Era
dell’acquario, alle 15, fino alle 19,30, massaggio californiano; continua anche domenica 15.
PINEROLO: Dalle 9 alle 19, convegno su «Michele
Buniva, introduttore della vaccinazione in Piemonte»,
alla scuola universitaria di Management d’impresa.
15 ottobre, domenica
PINEROLO: Nella chiesa di Santa Croce, alle 17,
concerto dell’organista Walter Gatti, musiche di Frescobaldi, Bach, Correa de Arauxo, Scarlatti, Farnahy,
Bull, Cari Philipp Emanuel Bach.
ANGROGNA: A San Lorenzo, alle 9, fino alle 18, mostre; alle 9, partenza della 19° edizione del Triathlon
della vai d’Angrogna (ski-roll, mountain bike, marcia): alle 12,30, polenta e spezzatino alla sala unionista, a cura del gruppo giovanile valdese; alle 14,30,
premiazione della gara di triathlon; alle 15, castagnata e ballo liscio sotto l’ala, con il coro «La draia».
FRALI: Grande castagnata.
RORÀ: Settima fiera della castagna, fiera per le vie
del paese, pranzo a cura della Pro Loco (prenotazioni
entro sabato 14, tei. 0121-93169), bazar a cura della
Chiesa valdese, menù a base di castagna, negli agriturismi e ristoranti locali, distribuzione di caldarroste.
TORRE PELLICE: Dalle 8,30 alle 18, alla Conca del
Pra, introduzione all’arrampicata su roccia, con guide
alpine; appuntamento per raggiungere la Conca, :dle
8,30, al prato del Collegio valdese (in caso di cattivo
tempo l’attività si svolgerà nella palestra del Collegio).
PINEROLO: Dalle 10 alle 19 mostra di micologia, a
palazzo Vinone, nell’ambito del «Fungo d’oro».
PINEROLO: Alle 15, nel salone dei Cavalieri, inaugurazione della mostra «La storia delle miniere della
Sardegna», a cura del circolo culturale Grazia Deledda. La mostra resterà aperta fino al 29 ottobre, dalle
15 alle 18, esclusi il lunedì e il martedì.
19 ottobre, giovedì
PINEROLO: Scuola comunale di danza afro, alle 20.
20 ottobre, venerdì
ANGROGNA: Alle 20,45, nella sala delle attività, assemblea degli utenti della zona compresa tra Formaggia e Ciava, per la realizzazione della rete fognaria.
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
BScui
aiR
GUARDIA FAF
(turni festivi con orario 8-2Ìf
DOMENICAI5 OTTOBRE
Villar Porosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
Luserna San Giovanni: Sa
valloni - Via Slancio 4 - (Luserna Alta), tei. 900223
SERVIZIO INFERMIERISTICO
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 12, per
il Filmfestival cinema di
montagna, alle 21: Endstation paradìes; Big stone; Pamir alay climbing;
El savin; Soul Pilot; Desert for dessert; From no
where to the middle of
no where; venerdì 13, alle ore 21,15, sabato U,
alle ore 22,20, domenica,
ore 20,10 e 22,20, lunedì,
ore 21,15, I cento passi;
sabato 14, alle ore 20,30 e
domenica 15, ore 16 e 18,
Fantasia 2000 di Walt
Disney.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 13 ottobre, ore 21, La guerra degli Antò; sabato 14, ore
21, Maybe baby; domenica, ore 15, 17, 19, 21,
lunedì, martedì, giovedì,
ore 21, Fuori in 60 secondi.
Lettera aperta della Confederazione nazionale artigiani
La piccola impresa futuro del territorio
Le Olimpiadi invernali del 2006
non sono solo una data, ma hanno
ormai assunto la caratteristica di
un appuntamento al quale non si
può mancare. Certo, l’Olimpiade è
un evento che si esaurirà nel giro
di soli 15 giorni, ma che può rappresentare ùn elemento di svolta
per lo sviluppo del territorio delle
«Montagne doc». L’Olimpiade
porterà le infrastrutture viarie che
da tempo aspettiamo e impianti
sportivi all’altezza dell’evento, un
risultato importante ma che da solo non basta. La grande sfida è
un’altra e si gioca all’interno di un
progetto di rilancio dell’economia
del Pinerolese e della vai di Susa.
La vera sfida è cogliere l’occasione dell’Olimpiade per rilanciare il sistema di imprese del territorio olimpico e questo può avvenire
solo nell’ambito della piccola impresa; nella definizione dell’Unione europea quella che occupa fino
a 50 dipendenti, sia essa artigianale, industriale, agricola, commerciale, turistica o del terziario avanzato. Infatti, nella nostra area è
sempre più improbabile l’insediamento di attività della grande industria, semmai il problema è di
riuscire a mantenere in loco quelle
già esistenti, cosa tutt’altro che facile. Non solo, ma la tendenza della grande impresa a portare le attività produttive in aree caratterizzate dal basso costo del lavoro, è
ormai consolidata e continua a
impoverire il nostro tessuto produttivo. Cosa ben diversa per l’ar
tigianato e la piccola impresa che
per sua natura è profondamente
legata al territorio.
La piccola impresa si identifica
con il territorio nel quale opera
perché lì ci sono i suoi fornitori, la
rete dei consulenti, dei collaboratori e dei dipendenti e, cosa importantissima, le proprie radici
imprenditoriali. Ma un progetto di
sviluppo è una sfida che si vince se
il pubblico e il privato riescono a
individuare obiettivi comuni e
condivisi attivando quel magico
circolo virtuoso per il quale il pubblico programma insieme alle parti sociali, investe in energie, uomini e risorse e il privato condivide e
investe anch’esso, creando ricchezza e occupazione. In parte,
questo è avvenuto con l’esperienza del Patto territoriale, un’esperienza che ha evidenziato alcuni
limiti del mondo imprenditoriale
che in quest’area presenta deficit
di dinamicità e propensione agli
investimenti e del settore pubblico
che non riesce sempre a produrre
un disegno guida di sviluppo.
Ma il 2006 è un’occasione irrinunciabile e irripetibile e allora occorre collegare pubblico e privato
e far sì che il 2006 non sia solo infrastrutture ma anche investimenti, sviluppo, ammodernamento e
qualificazione del sistema produttivo e dei servizi della piccola impresa. Questo vuol dire accompagnamento per la nascita di nuove
imprese, creazione di forme associate per la fornitura di servizi e
manutenzioni, valorizzazioni delle
produzioni nei settori enogastronomico, tipico, artistico per gli
aspetti produttivi e commerciali.
Non solo, ma vuole anche dire credito, formazione professionale per
gli imprenditori e i loro addetti e
politiche per la qualificazione del
tessuto imprenditoriale esistente.
Temi non nuovi e che sono in parte già emersi nella discussione tra
le parti sociali ed economiche nella definizione del già citato Patto
territoriale e che per quanto riguarda l’evento olimpico riteniamo utile riprendere. Ci pare perciò
necessario individuare un soggetto
a cui sia demandata una specifica
funzione di coordinamento.
E allora, perché non pensare
alTAtl della vai Susa e del Pinerolese? Le Atl sono consorzi tra pubblico e privato nati per sostenere
10 sviluppo e attivare programmi e
progetti applicati al settore del turismo, sviluppando l’accoglienza e
ammodernando e qualificando il
sistema delle imprese e questa è
l’occasione per dilatare e ampliare
questa idea guida. Sarebbe anche
11 modo per far assumere alTAtl un
ruolo ancor più ambizioso, esaltandone i compiti di indirizzo e di
sviluppo in collaborazione tra
pubblico e privato.
Daniele Vaccarino
presidente della Cna (Confederazione nazionale delTartigianato e
della piccola e media impresa) di
Torino e Provincia
A Torino Film Festival
Valli valdesi in film
PINEROLO — La mul
risala Italia (tei. 0121393905) ha in programma, alla sala «2cento»,
Ho fatto a pezzi mia moglie. Alla sala «5cento» è
in programma La tempesta perfetta: feriali 19,50
e 22,20, sabato 19,50 e
22,30, domenica 14,50
17,20 19,50, e 22,20.
ECONOMICI
FEDERICA TOURN
QUEST’ANNO le valli
valdesi sono presenti
con ben quattro proposte
all’Anteprima Spazio Torino, la rassegna di produzioni cinematografiche di autori piemontesi
che precede il Torino
Film Festival. La Rassegna, che si è aperta mercoledì 11 ottobre e si concluderà martedì 17, si tiene a Torino, al cinema
Adua in corso Giulio Cesare 67 (biglietto 8.000 lire), e presenta, durante
questa nona edizione, oltre 170 opere in concorso.
Tornando ai lavori che
ci riguardano da vicino,
partiamo invece proprio
da un fuori concorso, A
casa mia posso sognare il
sole e avere la luna, di
Enrico Venditti: prodotto
dalla Bottega del possibile di Torre Pellice, racconta la cultura della domiciliarità; il video, proiettato venerdì 13 ottobre alle 18, sarà seguito
da un incontro con il regista e, tra gli altri, Mariana Scassellati Gaietti,
Giorgina Arian Levi, Rinaldo Bontempi, Bruno
Gambarotta.
Enrico Venditti all’Anteprima propone anche
un altro lavoro, in concorso, scritto da J.-Louis
Sappé e da Maura Bertin
e prodotto dal Gruppo
teatro Angrogna: Effetto
boomerang (14 ottobre
alle 22,35 e 17 ottobre alle 16,35) racconta di una
ragazza della vai Pellice
che parte per il Kossovo per fare la «partigiana d’Europa» dopo aver
sentito la storia del nonno nella Resistenza. In
Una storia aperta. Scopriamo la realtà valdese,
di Sergio Brero e Daniela
Corno (13 ottobre alle
18,25 e 15 ottobre alle
18,35), un giovane torinese scopre la vai Pellice
dopo aver visto per caso
in una libreria, e letto, un
libro sui valdesi. Al soggetto hanno collaborato
Bruno Rostagno e Massimo Gnone; gli interpreti
sono Gian Mario Gillio,
Luciana Vola, Umberto
Gillio e Daniela Corno.
Infine i pinerolesi Davide Caramellino e Andrea Bevilacqua propongono Palle d'acciaio (13
ottobre alle 15,50 e 15
ottobre alle 21): il soggetto questa volta non
riguarda più i valdesi o
la vai Pellice ma una
partita a bocce da vincere a tutti i costi.
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«demoniaco»
Curioso infortunio sull’ultimo numero (5 ottobre) de L'eco del ChisoW'
Un ampio e interessante
articolo nella pagina della cultura («Ci sono ancora i demoni di Dostoevskij?», pag. 3, a firme
Renato Storero) illustre
la genesi e la portata sto
rica del grande romanzo
dell’autore russo, effeth"
vamente uno dei capis®*
di della letteratura mondiale, forse il capolavor
del secolo XIX. .
Peccato che il testo de
l’articolo riproduca, m
abbreviando, ora m^“*
cando alcuni termini, o
ricalcando quasi
mente, il capitolo cn
Pietro Citati ha dedicò
ai Demoni nel suo ultim
e bellissimo libro ,
assoluto. Nel cuore del
manzo dell'OttoceniO’
Mondadori, 2000, PP'
310-333, in particola
pp. 321-333), e pe^cm :
che il libro stesso n .
venga mai citato.
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g Scuola vietata
ai Rom?
Sabato 29 settembre il Corripre della sera, nelle pagine
apila cronaca di Milano, pretnta un articolo a mezza pactoa con un titolo che cattura
filio interesse: «Scuola vie
tpfa” ai bambini Rom». Il sotmtitolo informa che trenta
bambini vagabondano da un
imuto all’altro senza poter
frequentare la scuola. Che
rosa accade in questa città?
rhe cosa accade nelle istituvioni «forti» della nostra Re
nubblica, come è la scuola?
^ Con difficoltà riesco a comnrendere quanto riporta il
Quotidiano. Si tratta di bambini delle scuole elementari e
medie di un campo nomadi
(bosniaci e altri) desiderosi di
frequentare ogni giorno le lezioni, ma di fatto impediti a
motivo dei soliti ritardi burocratici, disfunzioni nei servizi
e incapacità di far funzionare
le strutture esistenti nella vera
accoglienza ai più emarginati.
Continuo però a chiedermi
che cosa sta accadendo, e
non da oggi. Tra le diverse
possibili risposte vi è certo
quella, da molti denunciata,
di nuove forme di razzismo
pur se coperte dai motivi reali di difficoltà burocratiche
nel realizzare una cultura
dell’accoglienza. Ma personalmente mi sembra, questa,
pur se reale, una risposta
troppo sbrigativa, troppo
schematica. La realtà non è
sempre in bianco e nero. Le
sfumature fanno sostanza e
non contorno.
A me pare, dunque, che si
stia costruendo una cultura
di lontananza dai bisogni
dell’uomo e della donna e
una cultura del disprezzo per
i diritti-doveri civili sanciti
dalla nostra Costituzione. Nel
caso riportato dal quotidiano
milanese, la giornalista (Giovanna Trinchella) riporta una
dichiarazione dell’assessore
comunale il quale si impegna
a fare quanto la legge prevede
in questi casi, e ricorda l’art. 3
della Costituzione. In tale testo è riportato con chiarezza
che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
che impediscono l’eguaglianza tra i cittadini. Vi è così lontananza e disprezzo! Vi è così
emarginazione e costruzione
di muri! Vi è così un correre
verso un punto di non ritorno
per una vita senza futuro!
La presenza delle nostre
chiese evangeliche in città
deve e dovrà essere manifestazione di un’altra cultura e
non perché «protestanti», ma
perché sono state dal Signore
Gesù sopraffatte dalla sua
giustizia. Vi è allora necessità
di riscoprire nuove forme di
predicazione. Una nuova
«missione», a me pare, si presenta per tutti noi, una «missione» in grado di dare speranza e di manifestare giustizia ricordando come nel libro
dei Proverbi (21, 3) è scritto:
«Praticare la giustizia e l’equità è cosa che il Signore
preferisce ai sacrifici».
Giovanni Anziani - Milano
La Bibbia
a scuola
La proposta del ministro
della Pubblica istruzione. De
Mauro, di introdurre la lettura della Bibbia nelle scuole
pubbliche italiane lascia piuttosto perplessi. Pur consapevole che tra gli italiani il testo
biblico è poco noto, malgrado la maggioranza di essi si
dichiari cattolica, in una società che si avvia a essere
sempre più pluralista e multìetnica sul piano religioso e
culturale, sarebbe più opportuno che il mùiistro si attivasse per l’introduzione di un
insegnamento di storia delle
religioni nelle scuole pubbliche italiane, al posto dell’attuale ora di religione confessionale, e per l’istituzione negli atenei e università statali
italiani di una facoltà di Teologia, l’unica abilitata a rilasciare titoli accademici idonei per l’insegnamento di
storia delle religioni nelle
scuole pubbliche, in modo da
sottrarre l’intera materia alla
chiesa e ai vescovi cattolici,
come oggi avviene.
Un ministro di uno stato
forte, serio e autenticamente
laico e democratico seguirebbe questa strada, anche
se non gradita al Vaticano,
anziché baloccarsi con proposte estemporanee (fatte
per compiacere, forse, la
Chiesa cattolica?), che prestano il fianco a molte critiche e obiezioni (non ci troviamo per caso di fronte a un
certo razzismo e cristiano
centrismo? perché far leggere la Bibbia e non invece le
Upanishad, il Corano o il libro di Mormon? E poi chi
dovrebbe presiedere a tale
lettura: il professore di italiano, quello di storia e filosofia, quello di religione?).
Da buon laico e protestante, ritengo che le questioni di
fede e religiose attengano alla
coscienza individuale e privata di ciascuno di noi, e lo
stato farebbe bene a tenersene lontano e alla larga limitandosi, se del caso, a fare
impartire nelle sue scuole un
insegnamento del tipo di
quello indicato sopra, neutrale e aconfessionale.
Arturo A. Cericola
Torre Pellice
Clausola
ideologica
Caro direttore,
per me questo Sinodo è
stato deludente e mi suscita
gravi preoccupazioni per il
futuro della nostra chiesa,
che mi sembra rispecchiare
la mediocre società civile e
politica che le sta attorno in
questi anni. L’opinione predominante nella ristretta
maggioranza che ora comanda nella chiesa ha trovato la
sua più significativa espressione nella discussione sull’odg che proponeva di studiare la possibilità della nostra partecipazione alla quota non espressa dell’otto per
mille. È questa discussione
che offre la chiave di lettura
di tutto il resto del Sinodo.
Chi, opponendosi, ha rievocato l’appassionato dibattito sull’otto per mille del
1991 si è sentito replicare che
quel confronto era stato
«molto ideologico». L’accusa
di ideologia agli avversari,
che vorrebbe essere apoditticamente squalificante, fa
parte dello scontato repertorio dei chierici del neoliberismo e dei loro recenti adepti:
connota assai più chi la muove di coloro a cui è destinata.
L’inevitabile passo successivo (le ragioni si trovano
sempre, quando si vogliono
trovare) sarà l’abbandono
della clausola che oggi ci impedisce l’uso dell’otto per
mille per le necessità dei locali di culto e il mantenimento di pastori e diaconi. Anche
Passatempo
(D. Mazzarella)
Orizzontali
i- Teodoro che continuò
l’opera di riforma di Calvino
Hans, storico tedesco del
Rinascimento italiano
■ Veicolo da neve
|1- Tassa comunale
4- Il nome del teologo
Bonhoeffer
13. Bronzo in latino
• E certezza di cose che si
sperano, secondo la Let
tera agli Ebrei
18. Quelle di marzo furono
fatali a Cesare
20. Erode che fece decapitare Giovanni Battista
23. Nobile famiglia russa
promotrice del colpo di
stato che portò sul trono
Caterina II
25. Organizzazione Comune
Africana e Mauriziana
26. Iniziali del violinista Accardo
27. Un antichissimo tempio
valdese
29. Fiume che bagna Innsbruck
31. Antica maniera per indicare la destra
32. Il pastore Tullio Vinay ne
iniziò la costruzione
33. Alleanza Evangelica Italiana
Verticali
1. Sigla di Brescia
2. Nome di donna
3. Sono parenti
4. L’apostolo Paolo vi trovò
un altare dedicato al dio
sconosciuto
5. Ci ricorda una famosa
dichiarazione teologica
6. Piene di nuova energia
7. Famose quelle del Campidoglio
8. Simbolo del nichel
10. Iniziali del Tasso
14. Termine usato nel gioco
del bridge
15. Re di Giuda autore di
una famosa riforma
16. Filo... troncato
17. A lui sono attribuiti molti Salmi
19. Insieme con Sturm indica un movimento ideologico in Germania
21. Libro deuterocanonico
dell’Antico Testamento
22. Lo sono pranzo e cena
24. Iniziali di Cromwell
28. Sono in mare
30. Sigla di Napoli
Dichiarazione di un gruppo di cattolici di Napoli
Nessuno possiede la verità per intero
Carissimi fratelli,
vogliamo esprimervi tutto il nostro disagio, la nostra tristezza e la nostra preoccupazione per gli ultimi avvenimenti ecclesiali
che coinvolgono questioni che riteriiamo
fondamentali per la comunione tra cristi^i
e per E rapporto con chi professa altre fedi.
Ci riferiamo, in particolare, alla beatificazione di Pio IX, alla Nota sull’espressione
«Chiese sorelle» della Congregazione per la
Dottrina della fede che afferma l’esistenza
«di un’unica Chiesa di Cristo, che sussiste
nella Chiesa cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione
con lui» e alla proposta del cardinale di Bologna, Giacomo Biffi, di accogliere immigrati
solo di religione cattolica.
Queste posizioni contraddicono certamente lo spirito del Concilio Vaticano II e i
tanti gesti ecumenici dei pontefici fino a papa Wojtyla, per non parlare degli sforzi conipiuti da tante associazioni che hanno ravvicinato i cristiani tra di loro e hanno favorito
il dialogo con altre religioni. Infatti, parallelamente alle dichiarazioni e alle manifestazioni ufficiali ecumeniche, negli ultimi decenni si è andata affermando una modalità
nuova di incontro che vede fedeli di varie
confessioni cristiane e di altre fedi condivi
dere momenti di preghiera comune e di solidarietà con i più deboli. Questo nuovo rapporto fraterno tra credenti, che si fonda sul
rispetto dell’originale cammino di ricerca di
ogni chiesa e sulla convinzione che riessuno
possiede la verità per intero, noti sarà seffiro da presuntuose e arroganti dichiarazioni
che pretendono di ingabbiare «il soffio dello
'Spirito». .
Ben venga l’affermazione di ogni identità,
anche spirituale, che esprima la ricchezza
dei figli dell’unico Dio; ma se ogni differenza
non è accompagnata dalla volontà di riconciliazione, il rapporto tra le varie fedi diventa
solo un problema di egemonia.
Nell’autentico spirito giubilare, in contrasto con qualsiasi forma di spettacolarizzazione della fede, vogliamo chiedere perdono a
Dio se ancora c’è qualcuno che vuole rinchiuderlo nei propri steccati dogmatici e chiedere
perdono a voi, fratelli non cattolici, convinti
che «è giunta l’ora in cui l’adorazione di Dio
non sarà più legata a nessun luogo e... gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito
e dalla verità di Dio» (Giovanni 4,23).
Corrado Majjìa
per i cattolici del Coordinamento
ecumenico per la pace e il disarmo, Napoli
di questa clausola ci sentiremo dire che è ideologica. E
perché si dovrebbe dire altrimenti, giunti a questo punto?
Il cerchio sarà allora completo, ma nulla più ci distinguerà da coloro che già si
prendono la loro fetta di quota inespressa dalle tasse di
quei cittadini che non manifestano alcuna scelta responsabile. Eravamo fieri un tempo di poterci distinguere.
Ora, che cosa ci è accaduto?
Perché siamo così cambiati?
Non ci accorgiamo, come è
stato giustamente detto, che
rischiamo di perdere con
questa decisione la stima di
coloro che ci hanno scelto
ideologicamente, fidandosi
della nostra correttezza e responsabilità?
Come è lontana la ricchezza
dei contenuti e dei contrasti
dei Sinodi degli Anni Sessanta
e Settanta... Sembra quasi che
una nuova Tev (Testimonianza evangelica valdese) abbia
preso il posto dell’antica, ma
questa dovrebbe chiamarsi
Testimonianza evangelica
veltroniana, appiattita appunto come il residuo partito dei
Ds su di un pragmatismo meschino. Senza rendercene
conto, stiamo seguendo la
20-22 ottobre
Convegno
della Reto
a Ecumene
Si tiene il 20-22 ottobre a
Ecumene (Velletri) il 3° Convegno nazionale organizzato
dalla Rete evangelica fede e
omosessualità sul tema «Quale pastorale per le persone
omosessuali?». Dopo l’accoglienza del venerdì sera, l’inizio dei lavori è previsto per le
10 di sabato 21, con una tavola rotonda sull’ascolto e la pastorale per le persone omosessuali, con relazioni di Roy
Clements (rappresentante del
Lesbian and gay christian
movement di Londra); Severino D’Amico (teologo cattolico
di Firenze); Letizia Tomassone (pastora valdese); Pier
Giorgio Paterlini (scrittore).
Nel pomeriggio lavoro in
gruppi e in serata socializzazione e scambio fra i gruppi.
La domenica è dedicata alle
relazioni dei gruppi e all’eventuale approvazione di mozioni. A seguire il culto (L. Tomassone). Per informazioni e
iscrizioni: Henry Olsen (03471175935, e-mail: henry@itelcad.it). Per i pastori valdesi e
metodisti la partecipazione al
convegno è considerata aggiornamento pastorale. ■
stessa parabola di quel partito, che ha smarrito le ragioni
della sua esistenza e della sua
storia e, passo dietro passo,
abiura dopo abiura, sconfitta
dopo sconfitta, si avvia alFestinzione.
La nostra chiesa corre gli
stessi rischi. Che il Signore la
aiuti e la salvi, come tante volte ha fatto nel corso dei secoli.
Giacomo Quartino
Genova Sampierdarena
Commercio
equo e solidale
Ho letto sul vs. giornale un
articolo che parlava del commercio equo-solidale e siamo
lieti di informarvi che esiste
già da tempo presso i locali
della chiesa evangelica battista di Roma-Centocelle (via
delle Spighe, 8) una bottega
per il commercio equo e solidale i cui proventi sono destinati ad adozioni a distanza di
bambini. La riapertura della
bottega, dopo la pausa estiva,
avverrà domenica 29 ottobre
con il seguente orario: 12-13
14,30-17 circa. Vi aspettiamo
numerosi.
Carla De Biase- Roma
■ Le virtù
di Hannover
Con grande piacere ho letto l’articolo di Giuseppe Platone sull’Expo Hannover
2000 [Riforma n. 36). «Il dialogo globale» è un bel titolo,
perché rende il vero senso di
novità dell’Expo. Per la prima volta i progetti Expo non
si trovano soltanto nell’area
della Fiera ma si possono
trovare e visitare sparsi in
Germania e nel mondo, per
esempio villaggi e fabbriche
ecologiche, o fare una visita
sotto il Mare del Nord.
Anch’io sono rimasta emozionata a vedere nel Deutsche
Pavillon il pulpito di Lutero,
la Bibbia di Gutenberg 0 la
spinetta di Bach ma anche lo
Spacelab. Nel Padiglione 9 si
poteva trovare il Paradiso,
specchiandosi nell’acqua e la
Torre di Babele. Forte anche
il «Panorama delle utopie»,
grande quadro tridimensionale che rappresenta cinque
idee utopiche fra cui l’Apocalisse. È un peccato che qui in
Italia si sia saputo relativamente tardi di questa Expo.
Hannover tuttavia non si
trova in Westfalia, essendo invece capoluogo della Bassa
Sassonia: sono fiera che sia
stata una tra le prime città che
aderirono alla Riforma. Oggi
la Chiesa luterana ha qui una
donna vescovo. Hannover,
città del verde, ha nel suo emblema il trifoglio, i giardini
reali, il bosco cittadino, laghi
e laghetti. Volendo si può at
traversare l’intera città camminando sempre in mezzo al
verde, o scoprirla in bicicletta
attraverso le piste ciclabili
lungo i suoi fiumi. Un filo rosso sul marciapiede porta il visitatore a tutti i luoghi più interessanti del centro. A Hannover si parla poi il miglior tedesco della Germania.
L’Expo dura ancora un mese: come ex abitante di Hannover direi: chissà che ci rivediamo laggiù?
Iris Ehnert Spinelli
Livorno
Un contesto
storico preciso
Vorrei ringraziare il sig.
Guidotti di Desio, perché la
sua lettera mi permette di rubare ancora qualche riga a
Riforma (lo spazio è tiranno!). Anch’io penso che la riflessione impietosa sui rischi
del formalismo religioso sia
iniziata dall’Antico Testamento e che le parole di Gesù
siano conseguenza diretta di
questa: d’altra parte è importante ricordare che Gesù ha
vissuto in un contesto storico
preciso e ha avuto interlocutori in carne e ossa, i quali
paiono aver avuto atteggiamenti criticabili. Con questo
non voglio dire che «gli ebrei
erano formalisti», ma che Gesù metteva in guardia gli
ascoltatori del suo tempo (e
con loro, noi) dai rischi del
formalismo religioso.
Gregorio Plescan - Ivrea
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Ora, o mio Signore,
tu lasci andare in pace
il tuo sen/o
secondo la tua parola»
Luca 2, 9
È mancato
Attilio Paolasso
Le famiglie Paolasso e Lighetto, le cognate Rita Genre
ved. Willielm e Irma Giraud
ved. Genre, con le rispettive famiglie, ringraziano riconoscenti
la pastora Lucilla Peyrot e tutti
coloro che in vario modo hanno
partecipato al loro dolore.
Porosa Argentina
5 ottobre 2000
RINGRAZIAMENTO
«Quando sarò andato e avrò
preparato un luogo tornerò
e vi accoglierò tutti presso
di me, affinché dove
sono io siate anche voi»
Giovanni 14, 3
I familiari di
Aifredo Janavei
pastore emerito
ringraziano tutti coloro che con
affetto e partecipazione sono
stati loro vicini.
Torre Pellice, 5 ottobre 2000
20
PAC. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 13 OnOBRE20(in
Isole delle
Spezie in guerra
ligioni fossero un modo di venerare lo stesso Dio, solo con
riti diversi. In indonesiano
Dio si dice Allah, ma è pronunciato diversamente se è
quello del Corano o della Bibbia. I villaggi, indipendentemente dalla loro identità religiosa, stabilivano dei patti
(Pela) di reciproco aiuto, basati su un’effettiva fratellanza. I membri dei due villaggi
non potevano sposarsi, ritenendo questa eventualità un
incesto. I Pela erano rinnovati
periodicamente da rituali che
consistevano nel bere alcol di
palma e sangue in cui erano
state immerse le armi. Questo
vero e proprio sistema culturale, garantito dagli antenati
ha reso possibile la convivenza per quasi 500 anni.
Vari fattori hanno rotto
questo equilibrio: la politica
di immigrazione voluta negli
Anni 70 dal padre padrone
dell’Indonesia, Soharto, ha
cambiato i rapporti numerici
tra le componenti religiose
importando musulmani molto poveri e fautori dell’ortodossia islamica. La ristrutturazione dello stato ha causato la perdita del culto degli
antenati (voluto anche da
leader religiosi protestanti).
L’aumento della popolazione
ha enfatizzato le differenze
sociali: i cristiani infatti erano
stati scelti dai colonizzatori
olandesi per l’amministrazione e solo a loro era garantita
l’educazione scolastica. I musulmani richiedono ora maggiore potere nel governo locale e maggiori opportunità
economiche. I cristiani si
sentono accerchiati. E non
hanno tutti i torti. Non a caso
le prime vittime sono i cinesi
cristiani che hanno in mano
il commercio.
Il numero di morti, nella
prima fase del conflitto è stato relativamente basso perché nell’isola c’erano pochi
soldi e ancor meno armi. Le
bande assassine si aggiravano
armate di machete, frecce e
lance. Gli unici ordigni erano
quelli fatti in casa utilizzando
l’esplosivo delle bombe alleate scaricate in mare alla fine
del conflitto mondiale. Più
danno delle bombe ha fatto la
paura. Migliaia di musulmani
e cristiani, gente comune,
hanno lasciato le Molucche e
si sono diretti in immensi
campi profughi (i musulmani
a sud di Sulawesi, i cristiani a
nord), sfidando la rabbia del
mare. Una nave di profughi è
stata inghiottita dalle acque
con più di 500 persone.
Il neopresidente indonesiano, Wahid, è un leader
musulmano moderato e non
se la sente di colpire i suoi
fratelli più estremisti. Reagisce con la sua ormai proverbiale indecisione, mandando
qualche reggimento in più
da Giava. Ma i militari (male
armati, peggio addestrati e
divisi al loro interno), invece
di interporsi efficacemente,
hanno prodotto l’effetto contrario. Alcuni battaglioni
hanno preso parte al conflitto scegliendo la parte musulmana, unendosi a loro nelle
incursioni. Altri battaglioni
sono stati semplicemente a
guardare i villaggi che bruciavano. La lista degli orrori
commessi in questa fase è
lunghissima: persone bruciate rive, ragazzini smembrati
a colpi di machete, donne incinte sventrate.
Ma dietro l’inefficienza dell’esercito nelle Molucche (come a Timor e ad Acheh) c’è
un progetto comune tra Soharto (l’ex presidente che ha
dovuto lasciare il potere dopo
31 anni per le proteste degli
studenti di Giacarta) e i suoi
generali che hanno enormi
interessi economici in Indo
W In viaggio per il «controvertice» di Praga j
Cambiare le politiche
errate della globalizzazione
Un «guerriero» protestante con i
nesia. Sono le due forze su
cui si è retto il paese dall’indipendenza (1945) e che ora
stanno cedendo il passo. È il
partito dello status quo. L’affare Soharto è enorme: in
questi tre decenni di potere
lui e la sua famiglia hanno accumulato una ricchezza valutabile in 340 miliardi di dollari. Sono influenti e lo vogliono dimostrare.
Nel gennaio 2000 fondamentalisti musulmani hanno
organizzato un rally antricristiano presso il monumento
all’unità nazionale Monas,
davanti alla più grande moschea del Sud-Est asiatico. Di
fronte a un milione di persone 1 leader islamici hanno
proclamato la guerra santa
per le Molucche. Migliaia di
giovani hanno aderito trasferendosi in massa alle porte
della capitale per quattro mesi di addestramento militare. Nasce la Laskar Jihad (I
combattenti nel cammino di
Dio), un gruppo paramilitare
che riceve generosi contributi dal circolo di Soharto. 11
presidente Wahid impone loro di sciogiiersi ma questi
spostano il campo più a sud.
Alla fine di aprile 11.000 per
suoi bambini
sone sbarcano sull’isola di
Ambon, disarmati. «Sono qui
per aiutare i fratelli musulmani, per l’insegnamento religioso e per pulire le strade»,
dice Jussuf Ely, il capo delle
Ong musulmane. Sta di fatto
che il giorno dopo arrivano
nove container sul molo di
Ambon, come confermano
gli osservatori internazionali. Il contenuto: armi automatiche, granate e missili. La
guerra cambia volto.
I Laskar Jihad agiscono seguendo una strategia militare, conquistano i luoghi strategici, isolano i villaggi cristiani, li radono al suolo. I
cristiani rispondono allo
stesso modo ma con meno
prospettiva strategica. Ambon diventa Beirut. Check
point su ogni ria di comunicazione. Per percorrere l’isola
da sud a nord ci vogliono 4
ore, e sono solo 50 chilometri. Ad agosto la legge coranica è istituita ad Ambon Nord
tanto che un musulmano sospettato di collaborare con i
cristiani è impiccato in pubblico nella moschea. «E un
esempio per tutti!», conferma
Jussuf Ely, che è stato il primo
musulmano a laurearsi al
(Foto Sammy Titaley)
l’università di Ambon. A settembre il colloquio organizzato dal presidente tra i rappresentanti dei musulmani e dei
cristiani non ha luogo.
Recentemente una bomba
esplode nel garage della borsa di Giacarta (13 morti). Gli
attentatori sono pagati da Soharto che è finalmente sotto
processo per cormzione e appropriazione indebita. Il figlio
prediletto dell’ex dittatore,
Sammy, 35 anni, è condannato a 18 mesi per corruzione
(25 miliardi). Riparte l’offensiva della Jihad. I guerrieri vestiti di bianco bombardano i
villaggi del centro dell’isola
nel tentativo dichiarato di dividerla in due lungo la striscia
di terra che naturalmente collega il Sud al Nord. Il 25 i protestanti e i cattolici indicono
una settimana di preghiera e
di digiuno, mentre chiedono
alle Nazioni Unite l’intervento armato e al governo la partenza della Jihad. Il 29 settembre Soharto è dichiarato
non imputabile perché è troppo vecchio e malato. Il malloppo è salvo, commentano
gli studenti in piazza, sotto la
sua villa.
Paolo Emilio Landi
A colloquio con Sammy Titaley e con Alex Manuputty
Le voci di due protestanti delle Molucche
IL palazzo del governatore
è zona franca, un edificio
lungo con due entrate. A
nord la zona cristiana con la
chiesa della Gpm (Chiesa
protestante delle Molucche),
e a sud quella musulmana
con la moschea e la scuola
coranica. I riformati ambonesi parlano inglese e nella
chiesa gremita del centro della città pregano ogni giorno.
Tra i banchi donne e bambini
seduti accanto a soldati dell’esercito. Sammy Titaley è il
nuovo moderatore del Sinodo
della Gpm. Suo fratello, minorato, è stato fatto a pezzi a
colpi di machete. Mentre parliamo non smette di fumare
per un attimo: «Non è una
guerra di religione, la fede
non c’entrai», dice mostrandosi in accordo con il leader
musulmano della moschea.
-Allora perché l'identità religiosa si presta così bene a distinguere tra i gruppi e la gente vi si riconosce?
«Perché siamo un popolo
“osservante”, la fede è molto
riva ora».
- E prima?
«Prima del conflitto le nostre chiese erano secolarizzate, come in Occidente. Si
badava al simbolo, al campanile, più che al messaggio
cristiano. Quando sono iniziati gli scontri la gente si
riuniva davanti alle chiese
per difenderle, come fossero
l’ultimo baluardo dell’identità collettiva. Noi predichiamo la pace e la non violenza
Il nostro collaboratore
Manfredo Pavoni era sul treno speciale Milano-Praga
che trasportava i circa 800
italiani che hanno partecipato al controvertice svoltosi
nella capitale ceca in occasione dell’assemblea generale
della Banca mondiale e del
Fondo monetario internazionale. Ecco la sua testimonianza dal vivo.
ni uccisi, secondo stime poco controllabili. Oltre alle
chiese protestanti delle Molucche (che sono parte del
Consiglio ecumenico) pullulano gruppi carismatici e
missioni provenienti dagli
Usa. Non si può dire che il
Sinodo rappresenti tutti.
Sammy Titaley
ma non tutti i sedicenti protestanti ci seguono».
- Quali sono le vostre priorità per la soluzione del conflitto?
«Intervento delle Nazioni
Unite per garantire la sicurezza di tutti, ricostruzione delle
antiche tradizioni locali per
pacificare l’isola, cacciata dei
non ambonesi, della Jihad».
Tre ipotesi che non sembrano avere possibilità di
buon esito. Le Nazioni Unite
possono intervenire solo su
richiesta del governo centrale, la Jihad se ne andrà solo
quando il lavoro di «pulizia»
sarà terminato e il vecchio sistema di valori locale (Adat)
è stato ormai seppellito dalla
globalizzazione. Qui è più
popolare il calciatore italiano
Alessandro del Piero, del sistema del Pela tra i villaggi.
Almeno un terzo delle 700
chiese delle Molucche è stato
raso al suolo e 1.500 i cristia
MANFREDO PAVONI
Inatteso ospite si presenta
al nostro albergo Alex Manuputty, un ex fisico, protestante circondato da quattro militanti che, lo scopriremo poi,
sono i capi dei paramilitari
cristiani Questo combattente
dalla barba sfatta e dai toni
aggressivi è stato in Olanda
dove risiede il governo in esilio della Repubblica del Sud
delle Molucche afferma: «Intervento delTOnu o indipendenza delle Molucche, non ci
sono alternative». Di cosa
avete bisogno? «Di armi», risponde senza esitare.
La sua posizione oltre che
velleitaria è minoritaria ma
con gli attacchi di questi giorni il suo seguito aumenterà:
«Ci difendiamo come possiamo». È vero che avete attaccato voi per primi i villaggi
musulmani? obietto. «Per difendersi qualche volta bisogna attaccare», dice rigirando
tra le dita la croce che porta
al collo. All’ospedale protestante i giovani che hanno
perso gambe o braccia negli
scontri dicono la stessa cosa.
(interviste a cura di Paolo
Emilio Landi)
IL «Global Action Express»
è appena partito dalla stazione Garibaldi presidiata da
centinaia di poliziotti e agenti della Digos. Sono circa 800
i partecipanti italiani insieme ad un gruppo di ecologisti in arrivo da Barcellona,
diretti a Praga dove, martedì
26 settembre inizieranno i lavori del Fondo monetario internazionale e della Banca
mondiale. Non a caso le due
istituzioni hanno scelto la capitale ceca per la loro conferenza annuale rista che «consuetudine vuole» che gli «Annual generai meeting» si tengano per due emni di seguito
a Washington e il terzo anno
in un paese «in ria di sviluppo» 0 «emergente».
Un «treno di vita», lo chiama qualcuno, in cui viaggiano i mille mondi diversi che
in questi ultimi mesi hanno
dato avvio al mosaico di
gruppi, Ong (organizzazioni
non governative), partiti, movimenti e centri sociali che in
Europa e nel mondo sono
mobilitati contro le istituzioni globali come l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il'Fondo monetario
internazionale e la Banca
mondiale, colpevoli dell’impoverimento progressivo del
pianeta in cui 1,5 miliardo di
persone vivono con meno di
un dollaro al giorno.
Davvero eterogeneo questo
treno chiamato «Global Action Express». Mi aggiro tra i
dieci vagoni che lo compongono e trovo di tutto: dai Verdi italiani che adornano lo
scompartimento con pannocchie e girasoli ai gruppi
musicali napoletani con i loro strumenti e mixer sofisticati. Ci sono anche i coltivatori diretti della Valtellina e
una cooperativa di agricoltori
del Bergamasco con le loro
forme di formaggio. In un altro scompartimento incontro
addirittura un prete, don Vitaliano della Sala, parroco di
Sant’Angelo, provincia di
Avellino. Sono qui, mi racconta, perché il sognò di Dio
è un sogno che deve vivere
nelle azioni degli uomini e
delle donne, in una politica
di giustizia per una economia
di uguaglianza.
Alle quattro di notte il treno
giunge alla frontiera con la
Repubblica ceca e mentre il
suo equipaggio è ancora addormentato la polizia ceca
comincia a far scendere i
viaggiatori indesiderati. Sono
circa venti le persone rispedite in Austria, ma quando gli
agenti arrivano all’ultimo vagone i partecipanti sono già
tutti in piedi e cominciano a
scendere per protestare contro il tentativo di espellere altre quattro persone accusate
di aver partecipato a un incontro a Praga nel mese di
agosto per organizzare il controvertice e la giornata mondiale di mobilitazione. Cominciano le trattative con il
ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana a Praga e dopo circa 18 ore si riparte, questa volta scortati da decine di
poliziotti antisommossa che
prendono posto sul treno.
Lunedì è dedicato alla preparazione della giornata globale di protesta contro le politiche della Banca mondiale
e del Fondo monetario intetnazionale. A pochi passi dalla
cattedrale si trova il centro
della stampa indipendente
(IndyMedia) che a Seattle ha
dato vita a un collettivo di
giornalisti di circa 20 paesi
per una informazione onesta
coraggiosa sui movimenti eie
azioni antiglobalizzazione. Ci
prepariamo a distribuirei
numeri di emergenza per coloro che vengono arrestati o
maltrattati dalla polizia. Una
psicoioga finlandese ci insegna velocemente le tecniche
di resistenza pacifica e gli appelli in lingua locale alla polizia in cui si dichiara la scelta
nonviolenta della manifestazione.
Eccoci finalmente al grande appuntamento. La piazza
della cattedrale, Namesti Miro, è gremita da una folla va. riopinta e festante. Certo ci
sono anche i gruppi più radicali come i Black Block americani e greci che scelgono
purtroppo uno scontro diretto con la polizia, anche se appare evidente che qui a Praga
rappresentano una minoranza. Ci sono gli indiani che lottano contro i progetti delle
mega dighe finanziate dalla
Banca mondiale e dal Fondo
monetario internazionale,
come quella sul fiume Narmada, dove la loro costruzione ha avuto come risultato la
deportazione di centinaia di
migliaia di persone dai loro
villaggi e dalle terre che coltivavano. Ci sono gli agricoltori
francesi amici di José Bové,il
contadino che smonta i McDonald’s, lo striscione del
coordinamento antiWtodi
Milano segue quello della rete di Lilliput per la riforma
della Bm.
Un corteo pacifico caratterizzato da una babele di lingue e colori che per tutto il
giorno ha tentato di avvicinarsi al Centro congressi dove si svolge il vertice della
Banca mondiale e del Fondo
monetario internazionaleMa sono proprio i gruppi p®
creativi e pacifisti che riescono ad avvicinarsi ai delegati
che escono dal Centro congressi. Alcuni si fermano^
parlare, vengono distribuiti
volantini in differenti lingue.
Lo stesso presidente della
Banca mondiale, il giorno
dopo, è costretto ad ammettere il valore simbolico della
protesta, dichiarando ai giot
nali che «c’è molto da imparare da questi giovani, credo
che molti di loro sollevino
una questione legittima e apprezzo il loro impegno contro la povertà». ,
Forse è questa la novità dei
movimento apparso a Seatde
da un punto di rista mediatico, ma che in realtà è cotnposto da centinaia di organizzazioni che da anni lavoran
sulla questione del debito
del drammatico squilibo
economico tra Nord e Su Est e Ovest del mondo. Pom
re all’attenzione dell’opii"®'
ne pubblica mondiale il pt”
blema di un nuovo
di comportamenti indiridu
e collettivi che possano m
dere positivamente sulle p
litiche economiche impo»
da istituzioni internaziona
li che soffrono di dif^d*.':
nici come la mancanza di ^
sparenza e di democrazi ,
mancato rispetto d®|jeJJ
me socio-ambientali, il »u ^
ziamento di ptog^di jjj
spesso costituiscono terr
violazioni dei diritti ommuAncora una volta son ,
gioco i diritti e i bisogni
gioco 1 uiimi c I gj,
popoli più deboli ed ^
nati, coloro che subiscono ^
effetti di politiche ing*«® G,
errate e che hanno accu
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