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Alino I. Venerdì t9 dleembre 1851. IV* 5.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D*ASSOCI.4ZIO.\'E
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... » 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , « 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3’.
Le associazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarisi e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n“ 3!).
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla dilla sopradetta.
I confe»ori di Geaù Cristo in Italia nel leccio XVI; Olimpia Morata II. — Corrispondenza religiota. — La Civiltà Cattolica e la Buona Novella. — Lucilla, ossia
la lettura della Bibbia. — Notizie religiose; Cina. — Cronachetta Politica.
M nt GEStJ' C’MtMSTO MW MVJLK.WA
NEL SECOLO XVi.
OE.IHPI^l
Il primo colpo cui Olimpia andò
soggetta fu la perdita del padre che,
logoro dagli anni e dagli sfortimii sofferti per la invidia altrui, moriva con
la calma dei giusti, e con quelle certezze che nascondonsi nella beata
eternità.
Due altri ne tennero dietro immediatamente a quel primo ; la partenza
«ORAVA.
II.
deU’amica e compagna di studii, Anna d’Este, la quale volse in Francia
sposa a Francesco di Lorena, il celebre duca di Guisa, e la sua cacciata,
dietro perfide trame, da quella stessa
corte ove era stata tanto elogiata e
carezzata. Quest’uUima sciagura strappò da lei la confessione di quel che
sempre rinnovasi, quando la malizia
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getta dall’alto in basso qualunque. [
« Niuno di quelli (così ella scriveva
« a Ciuione) che chiamavansi da me
0 amici, osava testimoniarmi inleres« samento ; ed io giaceva in si pro« fondo abisso, che impossibile mi
« parea l’uscirne mai (1). » — Fra
questo universale abbandono, non più
l’allettarono le profane muse, nè gli
altri studi nei quali la giovine trovò
le sue delizie, quando dolce le sorrideva la vita. Ella rivolse a Dio, consecrandogll il resto dei giorni devoti
al sagi-ICzio, e gli ofirì l’ingegno che
parve riaccendersi alla face della fede.
Reietta dai sinilll aspettò salvezza dal
solo Iddio, e « tolti a nausea, secondo
w le proprie espressioni, i beni pas« seggieri e caduchi che l’aveano lun« go tempo sedotta, sospirò dietro
« gli eterni tabernacoli, dove l’anima
« ama meglio passare un sol giorno
« che miirannl nella casa dei prln« cipi (2) ». E non invano ripose In
lui tutta la sua fiducia, chè quell’iddio che » conosce la nostra natura »
secondo s’esprime il Salmista, e «non
trita affatto la canna rotta » preparava alla meschina, nel suo maggior
abbandono, un soave e potente appoggio. Nel novero dei forestieri che
amor di scienza avea tratti a Ferrara
(1) Olimp. Moi'at. S. Cui-ion. p. (j4.
(2) Eadem S. Carion. p. 96.
distinguevasi, per le sue nobili qualità non meno che per la svariata
coltura e l’alto ingegno,
tìiler, bavarese, il quale, dopo percorse le principali città d’Italia, si era
fermato in quella università per conquistarvi, sotto la direzione dei celebri
Giovanni e Chiliani Sinapi suoi compatrioti, il grado di dottore in filosofia ed in medicina, scienze alle quali
egli si era specialmente dedicato.
Nella casa di questi illustri dotti, diventata quasi la sua, egli avea spesso
sentito, e non con indifferenza, encomiare la scienza e le rare virtù della
giovane ferrarese. Le sventure da questa patite avean dato nuovo alimento
a quella simpatia, e grado grado aveanla anche trasfonnata in plii tenero sentimento. Fattane consapevole.
Ohmpia vi corrispose, e concedette al
virtuoso straniero la sua mano, che
questi sollecitava colle più premurose
istanze. Le loro nozze celebrate senza
pompa, non ebbero altri testimoni che
i pochi amici di Peregrino Morato rimasti fedeli alla sua famiglia nella
sventura, ed i membri della eblesa
ferrarese, i quali unirono le loro preci
a quelle degli sposi. Un inno greco
cOTiposto 'da Olimpia per qaella'circostanza ci dirà con qaal serietà, e
con quale santità la giovane si avviasse in quella sua nuova caniera :
« Onnipotente Iddio, Re dei Regi,
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« fattore deU’uomo e della donna!
« Tu che una consorte desti al priiuo
Il uomo, affmchè Fuman genere non
-« perisse; Tu die volesti fosse l’a« nima caduta dell’umanità, la iniit stica fidanzata del tuo proprio Fi« gliolo, e che desse quel divin Fi» gliolo la sua vita per essa, oh,
« spandi l’ai’inonia « la pace sopra
« questi due sposi che ora si uni« scono alla tua presenza! La tua
V Legge, o Sigftore, è II letto nuziale
* e l’imeneo deU’eterno amore! (1) »
La nostra Olimpia si ricreava da
pochi mesi nelle delizie di quella
.santa unione, quando nuove sventure
vennero ricordarle come si verifichi
in ogni tempo quella parola del Cristo : Se alcuno vuole venire dietro a
me, riminzii a se siesso, e tolga, la
sua. croce e seguilimi (2).
Fatale neceàsità l’astrinse tosto a
lasciare il natio paese. La libertà di
coscienza anche in Ferrara cominciava a decliinarsi,e spegnevasi nel sangue. Il duca, «ui stette nell’animo di
non potersi serbar sul seggio senza rispondere ai capricci di tale un’autorità che, col sacro pre&ligio, incatena il
mondo, omai iVQlgevasi a far vittime.
Ferrara non pcrteva più dirsi un soggiorno ospitale a dii amasse quella
{1)01imp. Morat.Carmín., 1.1, p.240.
(2) E,v. (Il «. Matteo SVI, v. 2i.
fede cui gli apostoli piegarono da
principio le più superbe altezze : cotesta vi gettava omai gli ultimi raggi
per la inciostanza dell’umano favore.
Faniiio di Faenza, i cui legami in
Gesù Cristo Rivennero palesi a tutto
il palazzo, era una delle vittime cui la
rabbia nemica volea già sacrificare.
Olimpia, di conserva con Lavinia
della Rovere e con altre ragguardevoli pei'sone, lo visitava nel carcere,
e, in faccia a quell’intrepido confessore pronto a suggellare col sangue
le proprie credenze, sentía una di
quelle emozioni cui sveglia la sventura fatta sacra dal principio. La vista
del pr^ione ed i suoi con.iigli le svelavano oramai che la pura fede avrebbe richiesto da tutti straordinarie prove, e la ricoljnavano di celesti consolazioni contro le ingiurie indirizzate
dal mondo alla virtù. La voce, che
uella corte alzossi fino allora alla difesa dell’Evangelo, tacevasi in faccia
alla ragion di stato che tutto sacrifica.
Urfinsolita paura colpiva la mente di
chi flianzi apparìa il sostegno delle
guarentigie dello spirito : non più la
Inizia ch’esilarava ogni faccia; solo
quel cupo silenzio che accenna disgrazie ; quel sogguai-darsi sospettoso
che agghiaccia^ quando il vento dell’ambieione soffia d’intorno;. Tutto
esortava lOlimpia e il suo sposo ad
iibhandonare la guasta città ed a cer-
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carsi nell’Alemagna un asilo dove potessero amendue professare la religione battezzata col sangue sopra lo
scoglio del Golgota. Gl’interessi di
Grunthler esigevano dalla sua compagna questo sacrifizio medesimo, cui
dettarono le imponenti cause, e la
partenza era decisa.
Gli apparecchi tuttavia riescirono
lenti e di rammarico. Benché Olimpia
si mostrasse rassegnata a seguir dovunque il suo sposo, ed a trovare, oltre ai monti, un luogo nel quale si rispettassero le loro credenze, si staccava con sommo disgusto dalla sua
patria. Quest’Eden di Europa il cui
cielo nudre gl’ingegni, questa terra
che sembra messa da Dio in segno
di sue predilezioni, questo paese iu
cui tutto ricorda glorie, si offerse dinanzi al suo animo coll’incanto di
ogni pregio. Scegliere una terra straniera dove nulla le avrebbe più ragionato delle patrie bellezze, esporsi alle
angoscie dell’ esilio che martorano
sin anche i più forti, e trarvi con la
incertezza de’proprii destini, tutto le
cospirò contro. Caldi sospiri rivelarono l’ambascia che aspra la governava,
e un rio di lacrime fu il tributo reso
da essa a quella contrada in chei suoi
sguardi si aprirono alla luce del giorno. Il suo volto, composto a inesprimibile mestizia, manifestò la lotta di
que’pensieri che ne agitavano lo spi
rito ; ella si sarebbe quasi detta vivente che abiti nei sepolcri. Quella
fede tuttavia, che animavaia, prevalse
sul patrio affetto, e la spinse a cedere nella trista emergenza.
Eravi però un altro affetto da calmarsi ed un altro bisogno da soddisfare, quello di sua famiglia. Dacché
Iddio aveva raccolto a sè il padre, il
carico di essa era rimasto ad Olimpia,
e le aveva aggiunto immense brighe
cui ella sostenne con istraordinario
zelo. La sua vita riconcentravasi in
questo ufficio, e vi spandeva i suoi
affetti che non riversavan si in al tre
parti. L’abbandono della sua famiglia
diveniva per ella il più grande degli
strazii, e la mettea nel cimento di
non avventurarsi più ad un esilio che
avrebbe gettato nella desolazione le
più care esistenze. Questo pensiero la
teneva perplessa si, che avrebbe scelto dividere con esse le miserie, anzi
che sostenere il rammarico di lasciarle. Luce di cielo intanto le balenò nello spirito, le scoperse le vie
di quella Provvidenza, che, come la
terra si divide dal Cielo, dilungasi
dal nostro accorgimento, e l’animò al
sacrifizio. Innanzi tratto ella conunesse la madre e le sorelle a Lavinia
Della Rovere, cercò che di niente penuriassero, e si tolse il condurre compagno il giovinetto fratello Emilio.
La scena del congedo avrebbe stra-
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ziata qualunque anima più insensibile. I sospiri, i gemiti e gli amplessi,
diedero immagine d’un’ambascia che
non avrebbe avuto mai tregua, e parvero il linguaggio di una partenza per
cui non sarebbe sorto il sole del ritorno.
La madre, che aveva riposto m lei
l’oggetto più tenero delle proprie affezioni, rimase mutola nello stringerla al
seno che raddoppiò i palpiti dal profondo dolore. Le sorelle, che l’amavano
quanto mai anima viva, non si tennero dal lacrimarne, in quella che abbracciandola, n’empivano di baci la
faccia. Olimpia temè che la sua genitrice ne discendesse innanzi tempo
nel sepolcro e che le sorelle dovessero soggiacerne a lunga serie di disgrazie. Stette in forse dividersene, e,
somigliante ad Agar, sospirò al Cielo.
Quel sospiro, varcando di sfera in
sfera, giunse al soglio di Dio, e ne
trasse quelle consolazioni di che Olimpia abbisognava. Yarii pensieri si levarono subito a confortarla: il perico
lo che correva la sua fede, l’obbligo
di seguir le sorti del marito, e la idea
che quel Signore, il quale conta sin
l’ultimo capello de’suoi, ne avrebbe
tolta in custodia la famiglia, la incoraggirono al gran passo. Gli idtimi
addii furono laceranti, comunque il
principio religioso vi esercitasse le
sue forze ; natura volle il proprio sfo
go, e venne a ripeter più volte i segni
della comune angoscia.
Grunthler ed Olimpia abbandonano Ferrara nel principio della dolce
stagione, e mettonsi nella lunga via
coll’animo di trovare qualche posa
dai loro travagli. Un mesto presentimento però agita la figliuola di Fulvio, poiché le sacre pagine l’hanno
edotta sulle miserie che ci accompagnano dalla cuna al sepolcro. 11 suo
spirito vede nei tempi ancora non
nati altre disgrazie cui l’esiglio avrebbe sollevate. Il cordoglio di lasciare
natie contrade, e le più care persone
che avesse sulla terra, le detta lamenti, dai quali le sue profonde credenze rimuovono la bestemmia. Ella
risaluta la propria città, mentre mille
pensieri delle passate vicende la straziano. I suoi sguardi si fissan nel cie
lo d’Italia che dovrà invano ricordar
sull’estrania terra, e contemplano di
nuovo quelle bellezze che Iddio ha
sparse nel suol de’suoi padri, miseramente fatto preda d’indegne voglie e
ospizio di barbara superstizione. Dal
suo seno s’mnalzà in prò della patria un caldo prego a queH’iddio che
ha nelle mani le sorti de’popoli ed i
cuori di chi sorge a dominarli; ed intanto il suo cammino si affretta a
spiaggie lontane e diverse.
I viandanti traversano Trento, divenuta teatro del Concilio; indi sM-
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noltrano nel Tirolo. Più volte, prima
che l’Italia le sparisca dinanzi, le più
dolce memorie si aiToilano all’animo
della infelice Olimpia, e pongono a
rischio la sua virtù che non sarebbe
stata capace di sostenere l’esilio, se
un alto soccorso non Tavesse rinfrancata. Pur la bellezza? di primavera,
e le splendide scene che spiegansi
sotto ai suoi occlii, divertono quei
pensieri che avrebbero scosso i più
gagliardi. Se Olimpia sembra un momento fiacca all’idea di una perdita
che vince ogni imaginativa, quella
cioè della patria, la richiamano tantosto i consigli dell’ofilcio e le ispirazioni del coniugale affetto. Ecco in
qual modo ella ne parla : « Iddio mi
» ha unita ad uno sposo che mi è più
« diletto della vita medesima. Io lo se« guirò con sicuro passo nelle inospi« tali solitudini del Caucaso, o nei ge« lati passi d’Occidente, o a traverso
« delle anguste Alpi.Ovunque piaccia
<1 lui muovere, lieta dell’animo io terrò
« sulle sue orme. La patria del forte
" è in ogni luogo sotto del Cieto.... i
Il Non avvi plaga si remota, che non
« ci sembri degna d’invidia , se lioi
« possiamo servirvi a Dio con tutta
« libertà di coscienza (1). » Già essa
tocca la terra straniera, e Là novelli
patimenti debbono renderla più gran
ai) Olirnp. aiorat. Op., pag. 1t7>
de nella fede del Cristo per cui cimentavasl alle durezze dell’esilio. Un’éSfstenza sacra al martirio sfavilla mèglio dove il riso di cielo affatto cèssa
per lei, e i giorni del dolore la ricingono quasi la morte, chiamatali re degli
spaventi. A noi stà l’accompagnarla
nella contrada non sua, e l’ammirarne
la grandezza fra i continui infortunir.
Il bando scelto da essa è per la fede :
quelFaurèola di gloria, che lo circonda, non ha l’eguale sulla terra, e pii!i>
fà d’uopo inclkiàrvisi con rispetto.
(èontitiua).
. CORRISPONDENZÀ RELIGIOSA.
Mentre siamo ih tempi d'incredulità e d’indifierenza, pur troppo in
varie parti d’Italia s’aumentano gli
ostacoli per la lettura della Bibbia, è
s’esclude così quel mezzo potente che
solo potrebbe for nascere nelle anime
il bisogno peligioso, e poscia solo appagarlo. Qual iritóe vi sia: in tale divieto Io lasciam considerare a quei
lettori che tuttodì Lraggon profitto dal
leggere la santa Parola. Non ostante,
Dio si ride degli ostacoli che gli uomini frappongono alla sua azione ,■ e
in luoghi lontani, in luoghi ove il divieto è eseguito appuntino, si vale ili
mezzi a lui sol noti, e sol proficui in.
7
mano sua, per cliia»ar gli eletti alla
fede. Il die ci consola pur troppo, tra
perchè da un lato ci mostra l’inesau:
rlbilc amor suo, e daH’altro ci anmionisce die forza d’uomo uon basta ad
impedii’e l’azione di quell’amore sulle
anime create per esser sue,
E argomento di tutto ciò ci presta
la lettera che qui pubblichiamo, scritta
da un giovane che testé si giaceva
nella incredulità, e che dimora in luoghi ove r Evangelo è libro chiuso.
Riuscirà dolce certamente il sentire
da lui con ingenuità ed esattezza il
racconto del suo passaggio alla fede,
e siam sicuri che vari lettori posti in
quelle medesime circos'anze riconosceranno una storia ch’è stata pur la
loro. E qual interesse in effetto non
deve destare una conversione che si
fa nel silenzio, airinsaputa del mondo
c in mezzo alle difficoltà ! Spettacolo
magnifico è questo, e tanto più interessante quanto meno comune.
Tutto l’andamento della lettera è
un attestato dell’opera di Dio; e quell’uomo in fatti non sa spiegarsi il modo come s’insinuò in lui il principio
religioso. Misteriosa è quella mano
che ci tocca, e quando ce n’accorgiamo è così potente che non sappianjo
renderci ragione del come ci abbia
vinto. Un lampo fu per lui il sentimento del nuovo vero che lo colpi,
perchè difatti la grazia dello Spirito ù
luce che illumina in un attimo o sperde le antiche tenebro. E il più grande
argomento poi che Dio abbia operato,
sta nella pm'ezza con cui quel nuovo
coiivertito si è dato a Cristo , seriza
mistura di mnani motivi, senza speranze umane. Per lui la religione è innanzi tutto, è indipendente di lutto e
tutto per essa bisogna sacrificare.
Abbiam fatto precedere queste parole per l’ediQcazione dei nostri lettori. Siam certi pur troppo che questo
foglio non potrà giungere aU’antore
della lettera, perchè insormontabili
ostacoli lo vietano. Ma se mai un giorno potesse leggerlo, la sua modestia
non ne resti punto ofi'esa. Noi ci
congratuliamo d’ aver ricevuto un
nuovo confratello , tanto più caro
quanto più lontano, tanto più accetto
quanto meno aspettato; ma veramente
in lui lodiamo non l’opera sua, ma
quella di Dio. E quel Dio che lo ha
condotto alla vita, ve lo conserverà,
poiché Dio non dona per ripigliare,
ma per rinforzare ed accrescere; ed
Ei faccia che quel nostro fratello possa servir nella sua mano di slronieiito,
onde chlamaralla fede altri suoi eletti.
Carissimo ....
Tu Lai giuslaineulc dello cli’io ho fallo
raramenle della politica, tu avrcsli potuto dire ancor più giustamenle eli’io non
ho fatto inai politica tribunizia o plateale,
nè mi sono impegnalo mai in discussioni
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calorose; e di questa tua opinione io mi
consolo ora tanto più, in quanto che tu
avrai dati per credere fermamente che
quello che ti espongo è calmo, posato e
sentito, e che nessun veicolo politico o
d’interesse me n’ ha agevolato la convinzione.
Se al possesso di queste massime terrà dietro, come son certo, una nuova
vita, ogDuno sarà troppo ricompensato,
ed un cambiamento sociale sarà un effetto tutto spontaneo. 11 desiderio della
eflettuazione del primo sarà il secreto
della riuscita; l’associazione di ambedue,
stornando la purezza del primo, ce annichilerà la forza, e farà abortire il secondo. SoD certo che tu ora senti al
cuore ciò che ti dico, non riderai e troverai nelle mie parole più convinzione
che filosofìa.
Tra miscredenti non era bisogno di
una professione di fede; ecco perchè
noi non ci siamo aperti sopra tal punto.
Io credo, e da qualche tempo sono certo
che anche tu adesso credi, e perciò voglio anch’io dirti cosa sento. Io raggiunsi
la virilità senza che la mente od il cuore
fossero stati educati od allevati iu ispirilo e verità. Mi fu caricata la memoria
di quattro grossi volumi di monsignor
Alessandro Tassoni; La religione dimostrata e difesa. L’abhorrimento in
vincibile che mi destavano quei caratteri
e quei paragrafi sono per me il più bello
argomento della loro schifosa nullità. Io
m’avvidi più tardi che questo nobile assunto fu puttaneggiato da Monsignore;
perocché il Vangelo fu ridotto ad una
facezia bene spesso, e del rimanente in
miserabili sofisticherie scolastiche o iu
sottigliezze logiche capaci sole di sterilire l’anirao ed il pensiero. La storia è
una filza di menzogne; la polemica o l’argomentazione è una congerie di vituperi,
e cosi sino alla fine. Tu non fosti sottoposto a questo supplizio che t'avrebbe fatto
bestemmiare anche la croce, tanto avresti
trovato meschino e sordido l’edifizio cui
davano il nome di Religione. Lo schifo
cagionatomi mi bastò per molti anni, e
nella miscredenza e nell'indifferentismo
in cui vissi, non ho mai sentito il bisogno
di saper altro, ché per me anzi, in quell'epoca,religione, ridicolo e finzione erano
sinonimi. Ho tanto pensitto e penso anche adesso per ¡spiegare a me stesso e a
te come s’insinuasse DeH’aDimo mio un
cambiamento. Non so spiegarlo, non mi
ricordo di nulla; fu un principio sottile
che s’insinuò in me lento lento, ma perenne ed incessante, senza scopo e senza
direzione. Fu dapprima un senso di curiosità che mi spinse ad investigare ciò
che sino allora mi era parso vano e ridicolo, e che ho trovato poscia venerabile
e maestoso; in seguilo fu il diletto che
si mesce a tutto ciò che è grande, e che
eleva l’animo; e da ultimo fu il bisogno
che porta seco l’investigazione del vero
di progredire. Una volta penetrati per
questa via, la direzione non é più una
cosa di elezione: una vigorosa forza interna trascina nella via che é sembrata
giusta dapprima e che lo era infatti,^ poiché il sentimento del grande e del vero
è .un lampo. L’inclinazione, la convinzione e l’appuramento delle conoscenze
mi tengono ora stretto in questa via, ed
il ben essere che questa rivoluzione delle
mie idee ha gettalo in tutti gli atti della
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mia vita, me la reodooo assai cara, lo
non credo d’aver cambiato religione, come
alcuni potrebbero cercare di persuadermi; son certo di averne acquistata una;
son certo di aver trovato quella che si
conia con ogni paese e con ogni classe
d’uomini.
Tu mi dici che i preti del nostro paese
si condurranno spontaneamente sulla '
strada di una riforma, ma io ti dico che
t’ioganni. Essi permetteranno il paganesimo, il politeismo, l’idolatria, ma non
mai una riforma religiosa. Ti permetterauDO l’Alcorano, ma non la Bibbia; li
lascieranno vilipendere Iddio, ma noo il
Papa. Essi preparano anzi terribili tempi.
IVon ti parlo delle persecuzioni che saranno il maggior movente della riforma,
e la mano destinata a strappare la mischerà, nè delle violenze o degli inganni,
che mostreranno la fratellanza e l’analogia che un certo sistema ha col Maomettismo; ma voglio indicarti il letargo
che favoriscono, la disunione che seminano, e la penuria che inducono nei mezzi
della conversione, collo spionaggio e colla
censura.
La storia p;rò c’insegna che mezzi
così meschini non valsero mai a trionfare
delle idee quando hanno per base la verità e la giustizia; e perciò lasciam fare.
Se un ostacolo esiste realmente, esso
esiste nel pretesto che suggerisce a moli*
un progetto di riforma, voglio dire nella
fusione che han fatto della politica colla
religione.—Voglia Iddio che il cambiamento delle idee abbia trovato nella
massima parie un impulso differente I
Cosa sarà di me ? — Ecco ciò che ho
risposto a me stesso dopo aver tanto e
tanto pensato, e che dico a te per il primo ; se tanta ventura sarà riservata al
nostro paese, se il ristabilimento di quelle
idee sarà il frutto della nostra costanza,
e se questo ristabilimento e questa rigenerazione si compirà colla calma, colla
mitezza e colla rassegnazione propria di
tulli i veri Evangelici, io sarò il primo
che lo professerò e me ne glorierò pubblicamente; ma se nell'uso dei mezzi
dovessimo essere in sostanza carnefici
come gl’inquisitori domenicani, io serverò nel fondo dell’anima questa cura
segreta e soave.
Io senio con tutta la forza dell’animo
una tal cosa, e so che la metterò in pratica. Nei primi giorni della mia rigenerazione io avrei arso e trucidalo tulli i
preti, nè v’era cosa alcuna che emanasse
da loro ch’io non avessi dileggiala o annientata; ora io vedo tutto con più calma,
ne vorrei a qualunque costo servirmi di
mezzi ignobili e degradanti.
Questa professione di fede ti parrà
forse strana in me, ma che essa non sia
che l’opera di un lungo pensiero, te ne
può far fede chi tu sai.
Quanto abbia penalo nel trovar mezzi
di progredire, non lo puoi immaginare;
ma ci sono riuscito.
Quello poi che ho letto, ho scritto, ho
pensato, non te lo potrei dire eh« iu
troppa carta, lo riservo in tante altre mie.
Addio, saluta tulli i tuoi compagni e
di’ loro che una catena invisibile ma polente mi stringe a loro.
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liA ClVIIiTA CATTOlilCA
t Ift iBuonti Hotiflla.
V apostolo s. Paolo scrivendo ai
Filippesi, dal suo carcere di Roma ove
stava nei ferri con Timoteo, K ragguaglia che la sua prigionia riesce a
maggior avanzamento del Vangelo
perchè, sparsasi la notizia in tutto il
pretorio e fuori, molti de’ fratelli nel
Signore aveano preso ardire a proporre senza paura la parola di Dio.
« Vero è, lor dice, che alcuni predicano Cristo per invidia e per contenzione. » E qui l’apostolo allude a certi
cristiani avversi o almeno poco amici
a lui, che, sapendolo ia catene, volevano far vedere ai cristiani che anche
senza di lui si predicava il Vangelo.
Ebbene, lungi 1’ apostolo dal biasimarli perchè adoperassero in tal modo
per secondo fine e per vile passione,
se ne consola di cuore dicendo: « ad
ogni modo, o per pretesto od in verità,
Cristo è annunziato, e di questo mi
rallegro, anzi ancora me ne rallegrerò
per l’avvenire. » Avea cioè S. Paolo
fede ferma e viva nella eflìcacia della
divina parola, e, purché si annunziasse, fosse pure per passioni d’invidia, 0 per altro pretesto qualsia, ne
gioiva col Signore e co’ suoi.
Diversamente dall’apostolo la pensano i gesuiti scrittori della Civiltà
Cattolica di Roma, e io luogo di applaudire alla pubblicazione della Buona Nove’la unicamente diretta ad
annunziare le verità del Vangelo, si
credono in dovere d’impedirne ad ogni
costo la diffusione e la lettura. A
tale intendimento le consacrano ben
. nove e più pagine del loro giornale
in 8" grande, per provare che la nostra Buona Novella è per loro un triste annunzio. La chiamano giornale
esclusivamente, ‘protestante, giornale
omiopatico, e per questo appunto più
micidiale. Confessano che la Bmna
Novella non è dettata per passioni
polìtiche, per ire di parti, per progetti mancati, per condanne incorse,
ma è un insegnamento freddo , sistematico, regolare di protestantismo. £
qui flagellano quei barbassori saputi
e prudenti dei liberali moderati che
sacramentavano impossibile Impresa
togliere all’Italia la suafede. Vogliono
che l’apparizione della Ziwona Novella
sia l'avveramento di quella indegna
orditura dei liberali italiani profetizzata prima da Gregorio VII e poi da
Pio IX quando s’incamminava a Gaeta.
Riconoscono nella Buonn Novella il
capitano (ie\Yesercito nemico di Cristo
che, secondo il piano di guerra formato dagli amici d’Italia in FiladelDa,
presenta ai Gesuiti un'wdinata fronte
di battaglia. I pastori Valdesi e le
influenze anglicane armeggiano in que-
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sio giorflale, teiilando le prime campagoe. I Gesuiti però non si adirano
contro costoro più sventurati {orse
che rel, ma parlan duro a quegli Italiani apostati ed ipocriti il cui zelo
per la fede non sa parlar d’altro che
di tolleranza, e tristi duci renderanno
forse inevitabile la perdizione dei semplici. Spinti essi da un sincero e cattolica amor di patria hanno sacrato
lur penne all'Italia, e tentano porla
in sull'avviso, perché non dia nelfimboscata della Buona Novella.
Tanto scaipor e fracasso gesoilico
indovinate perchè P Udiamolo da loro
stessi : « Mentre tutto il giornale della
« Buona Novella noo mira che a sta« bilire fra noi un perfetto indifferen
• tismo di religione, il programma
« non parla d’altro che del male spa« véntevole di questo indiflerenlisroo,
» per cui c£ rende infallibile antidoto
« rEvangelo interpretato da ciascuno
• alla sua maniera. » Tutta dunque
la collera del giornale gesuitico contro di noi si origina dal volere noi
stabilire 1’ indifferentismo religioso
colla pubblicazione d«lie dottrine evaugeliche. Si consolino i buoni padri;
la scienza del Vangelo è scienza di
di grazia e di salute; leggano di grazia l’epistola da noi citata del grande
apostolo che la scrisse dove oggi essi
scrivono la Civiltà Cattolica, e se le
ispirate parole non bastano a chia
rirli dell’error di giudizio iu cui cìkIt
dero, condannando con sì aspri modi
la nostra Buona Novella, come po*
tremmo noi sperare di riuscirvi con
più lungo discorso?
Per noi tutta la forza della persuasione è nella grazia del Vangelo, e
una volta che ci siamo appellati al
Vangelo, non abbiamo nè altra forza,
nè altro tribunal superiore a cui ricorrere. Abbiano ben presente il nostro programma che nou è settario,
non discende a insulti, non ama vane
polemiche, nè i facili trionfi scolastici, ma è puramente evangelico, o
sacro a que’ soli che nel Vangelo veramente credono. '
O60itt k lettura ìirlla Oibbia (i).
Lucilla è una dama proleslante per
nascimeoto, divenuta caUolica per coni'
binaiione, indififerenie per sistema, e moglie dr marito incredulo. Il giorno di
Ognissanti, passeggiando vicino del cimitero, le volai a caso l’immaginazione a figurarsi i (kslini avvenire dell’anima. Vi
si ferma sopra, e fra sè e sè ragionando,
si avvede di non aver religione di sorta;
pur vorrebbe averne una, ma non sa
(I) Seconda cdizioDC italiana. Torino, presso
Carlotli, Bazzarini c Comp-, editori, sotto i por>
tici di Po, num. 30. Cn voi. tn-|2, di 270 png.,
prezzo 4 f. c oO ccot.
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«juale. Tornare a quella dei padri suoi,
non crede ; ama più presto restar catloJica, ma vorrebbe esserlo da senno. Ella
riconosce nella comunione cattolica un
non so che d’autorevole che la protestante non ha : le piace perchè ampiamente diSusa, m^llo in bel modo ordinata, antica, pomposa di cerimonie, e
adorna e magnifica nei templi, e piena
di attrattive per lei (pag. 7). Sapendola
però come qualuuque altra chiesa cristiana, (ondata sulla Bibbia, dove legge
tante cose strane e secondo ogni apparenza incredibili, non sa decidersi a confessarla per vera. Mal a fatica giunge a
persuadersi che Dio abbia parlato agli
uomini. Rivelazione, Pi-qfeti, Miracoli,...
le paiono storie da non doversi ammettere senz» evidentissime prove. Ha l’anima aperta alla fede, non però chiusa
alla luce. Per essere ben chiarita e sicura
del fatto suo, ricorre all’abate Fabiano,
uomo di sua piena fiducia per dottrina e
segretezza; gli scrive una lettera obbligantissima, e l’abate gentilmente assume
di buon grado l’incarico di satisfarla del
pio desiderio. Solo, anziché trattar per
iscritto, le propone che anderà egli stesso
a trovarla in villa, dove conferire a bel
agio sopra argomenti di tanto rilievo.
Accettata la proposta, ecco un bel dì
l’abate alfa villa e incominciano le conferenze. Pregato vi assiste anche il signor
De Lassalle, marito di lei, che versatissimo nella erudizione dei moderni iì'osoli sciorina lealmente quante ragioni
apparò dai medesimi per non credere ad
alcuna rivelazione. L'abate le prende pazientemente ad esaminare ad una ad uua,
dimostrata la possibilità della rivela
zione, fa come toccarne con mano la esistenza, e prova che noi la possediamo
nella Bibbia.' Alle prime conferenze tengon dietro le seconde, e tutte le materie
della Bibbia, cioè rivelazioni, profezie e
miracoli vi sono spiegate con tanta copia
di erudizione e di scienza, e con modi
così aggraziati e cortesi, che ogni anima
ben fatta e ragionevole ne rimane persuasa, edificata e contenta. La Bibbia non
fe affatto un libro come tutti gli altri, indiani, o greci, o romani, o musulmani, o
cinesi, ma è l’unico libro di Dio. Il bravo
sig. abate non dissimula una sola delle
tante difScoltà che si oppongono alla divina ispirazione della Bibbia, e dopo di
avere come passato a rassegna i sistemi
fin qui caduti in mente umana per abbattere la divina ispirazione della^Bibbia,
lascia inteneriti e commossi di sincera
pietà i cuori di Lucilla e di suo marito
De Lassalle; e qui finisce la prima parte
del libro, dove si può dire compendiata
nel più splendido modo la sapienza degli
apologisti più celebri della fede, da Giustino e Tertulliano fino a Bossuet, a Pa.
scal e a Vinet.
La seconda parte versa tutta quanta
sulla lettura e l’interpretazione della Bibbia. È lecito ad ogni anima cristiana di
leggere la Sacra Scritlura ? No, dice l’abate Fabiano e lo prova 1° col ragionamento; 2° coi testi della Bibbia; 3° colla
tradizion costante della Chiesa. Madama
Lucilla vorrebbe pur leggere, ma spa.
ventata dalla teologia che le sguainò contro l’abate, si rassegna e da misera ignorantella quale si dichiara, non insiste
più per avere il permesso di comprarsi
una Bibbia da leggere. Le veniva però
13
sempre alla mente, e la combatteva imo
scrupolo che le dicea : La Bibbia è di
Dio, dunque conviene ascoltarla, ma come
ascoltarla se non ti c dato di leggerla?
Ne scrive conturbata all’abate, c chiede
che le permetta d'interpellare su ciò un
vecchio amico di casa, certo signor Mercier, dalla cui bocca aveva inteso prodigi operati in lui dalla lettura della Bibbia. Promette di comunicare all’ abate
quanto le verrà scritto in proposito dall’amico. Senza ciò ella non saprebbe
acquietare i suoi dubbi, e acquistare la
pace di spirito. L’abate temendo che col
distoglierla dalt’udir le r^ioni degli altri, potesse farla dubitar delle sue, le consente che scriva all’amico Mercier.
Era questi un cattoHco educato nei
principii di Dupuis e di Voltaire. Si fece
evangelico nel 1825 a Strasburgo, sotto
la direzione di un amico, del santo pastore del Baa de la Roche, e divenne fervoroso discepolo e lettore della Bibbia.
Aperto il cuore alla parola di Dio, fu capace d’insegnarla a Lucilla, e di buon
grado entrò in corrispondenza con lei per
trarla dalle dubbiezze in cui l’avevano
posta i ragionamenti dell’abate, intorno
la lettura della Bibbia. Le confutò ad una
ad una le prove da lui addotte per ¡sgomentarla della sacra lettura ; mostrò falsi
i raziocinii con cui l’abate, riconoscendo
insufBciente lo spirito pi’ivato a ben interpretare la Bibbia , ne concludeva a
sproposito la nefessità d’un tribunale infallibile, quasiché lo Spirito di Dio non
avesse promesso di guidare il nostro in
tutto ciò che è necessario a salute. EHstrusse da capo a fondo la prova per l’abate dedotta della tradiziotie , la quale
insegna tutto il contrario, e, colla Scriitura alla mano, fece vedere come sia volontà di Dio che noi leggiamo la Bibbi»,
come questo divin libro sia stato scritto
per tutti, e come vei^ a luni interpretato e chiarito dallo Spirito Santo, e come
sieno tutti sofismi ì commenti che fanno
parecchi teologi sulle pretese oscurità del
medesimo, per impedirne la lettura ai
fedeli.
È impossibile che noi, in tanta ristrettezza di spazio, possiamo anche accennar
di volo le molte questioni principali ed
incidenti sulla istituzione della Chiesa,
sulle prerogative di S. Pietro, sulla necessità della fede e sul modo unico e sicuro di salute a noi insegnato da Cristo, ecc. tutte e sempre svolle con ordine,
chiarezza e singolar carità di linguaggio.
Lucilla commossa e convinta e risoluta
di far vita evangelica fece un racconto
particolareggiato d’ogni cosa all’abate,
che, quand’ebbe udito, rimase per parecchi minuti assorto, e le domandò: - Signora, avete voi pace7(»—Sì, sig. abate,
grazie al Signore, io ho la'pace con
Dio. " — X Se così fe, soggiunse l’abate,
non ho nulla da dirvi, voi sapete pregarej pregate >».
Noi desideriamo che vada per le mani
di lutti ii libro della Lucilla, perché libro
più istruttivo, più edificante, più evangelico di questo noi non sapremmo raccomandare ai nostri lettori.
nrOTIKlE REIilGIOSE
CiNA.—Estremi momenti elei dott. Gutzlaff.—Nel primo numero del nostro giornale abbiamo annunziato la morte de^
14
missionario evaogelico dott. Carlo Gul’
zIafF, avvenuta nel prossimo passato agosto a Hong-Kong nella Cina. 11 Signore
Iddio si è servito di lui per ia diiTusioiie
del Vangelo in quel vastissimo impero
dell’Asia. Vi aveva già prima mandilo
celebre Morrison, che vi si Ir^attenne, lavorando piü tempo, alla traduzione della
Bibbia in quella diScilissima lingua. Com‘
piula l’opera, Morrison finisce di viivcre,
e il nostr.e divino maestro e salvatore
Gesù Cristo mette in cuore al dottore
Gutslair di andare colà a diffondervi il
salutare volume, già bello e preparalo dai
lunghi studi del suo antecessore, econ esso
la scienza deU’elerna salute. Dopo molti
anni la graz'a di Dio lo spinge a ritor*
nare in Europa per risvegliare nei Cristiani l’ardore di convenire quei popel'
alla religione del Vangelo. Su» mercè á
foiwanoio Jngltillerra e sai coatviente
europeo diverse ae.'^sciaziom evangeliche»
intese a così alto scopo. Saddiefatta de
pii sum -desiderti, va di bel nuovo l’inti^epido missionario alla Cins, e mentre
spera di dover faticare a <lut>go ip quella
sua seconda patria nel dilatare il regno
di Cristo, il Signore Iddio lo cliiama al
riposo dei giusti. Abbiamo testé ricevuto
da .varie parli un esatto ragguagli« de'
suoi momenti estremi, che .furpiip vera*
mente preziosi, e ci aiirettiamo a com
pendiarli per comune edificazioue dei
nostri, lettori. Era egli caduto da :pochi
giorni iniermo, quando fu a visitarlo il
reverendoSE. Moncrief, esso pure missionario evangelico in quelle parti. L’avea
impigliato UU reumatismo gottoso,che gli
dava dolori spasmodici, ma-senza lasciar
travedere il benrhé menomo pericolo di
vita. Pur e^i,parlando all’Bmico, non cessava d’esprimere il desiderio vivissimo
di sloggiar dalla terra, per andarsi a raccogliere in eterna unione con Cristo. L’amico il confortava di amorosi consigli: si
abbandonasse interamente ai voleri di
Dio, vedere benissimo cone nella sua
complessioneroliusta dovesseegli gagliardamente setitire 1* fitte del morbo clve
lo addolorava, ma si desse animo pensando che anche le sofferenze mandale
da Dio ci giovano- Assentiva l’infermo a
cosi savio parlar dell’amico, solo benignamente osservava che non potendosi
fivocare in dubbio la fielieità di cl¿
vive in beatitudine con Cristo, era ben
lecito ad un’anima cnsliaua il sospirare
che ¡reoisse e non 'tardasse ,quel beatifico
istante, u lo vorrei, soggiungeva coll’accenlo della sincerità sul labbro, non una
volta ma mille, ove potessi, occupare la
Afita in servigio deH’anime redente dal
sangue del mio Salvator Gesù Cristo, ma
ridotto qual sono airimpotiinza di pur
muovere jin passo, non mi lagno, no, del
dolor che mi crucia, prontissirap a sopportarlo finché piaccia a Dio, ma chieggo
solo e prego che, fallo omai servo ioujile al mondo, mi chiami a sén. E queste
parole ei profierjva in aria d’un angelo,
;in jnod« ohe l’«niico ne fu intenerito fino
al pianto, e parli ilodando Dio che tantp
iprja di spirito infonda ne’patimenti ai
5uoi ^tti. Ritornò ivi n qualche di, e
cubito si avvide che i progressi del male
l’avevano ¡reso incurabile, e il dorttore
.Gutzlaff più che mai sereno e contento
aspettava con maggior confidenza l’apparizione di Cristo, e spesso invocavalo
esclamando: « O mio Salvator benedetto.
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o mia saUi(c, o mia bealitudioel » E
quando gli ebbero nolificalo che non vi
era più speranza di guarigione par lui,
ruppe in un tal sorriso di cunsolazioiie
che pareva gli avessero ridonato la vila.
nicbiesto su bramasse uull.'i: m Sì, rispondeva, io bramo di morire per giiingere
a viver con Cristo; h ■e voUosi aU’ainico:
"Non vedi, gli disse, come armalo di
fede io affronto seuza linrore la mwle ?
0 fede santissima che mi salvi, quanto
io debbo essere grato all’eterno Iddio
che me l’ha datai n Anche nel delirio
della febbre usciva in esclamazioni e giaculatorie preghiere, che ben manifestavano ai circostanti com'egli avampasse
tutto nell’ardor della fede, e non respirasse rfie fede, nè sapesse d’altro parlar
che di fede.
Questa tede l’a?eva taimente iovaso
che egh nel siu) ministerio evangelico non
dubitava mai di ottenere ogni cosa coil’aiuto òi Cristo. Le stesse conversioni
dei pagani, anche più disperate, sembravano sempre possibili e facili a quel suo
inestinguibile zelo, che in lui prendeva
vigore dalla sua fede e dalla sua grande
carità^ Come egli era mandarino, interprete aiiglo-cinese e console britannico,
larglieggiava di genei osi sussidii coi nuovi convertiti, e quando al mantenimento
del cuho evangelico vennero talvolta meno
1 fondi di riserva, nou si lasciò mai rincrescere di sopperir dol suo, e vivrà certamente in benedizione presso quella
missione cinese il nome del dott. Gutzlafl, come quello di un grande e prov.
vido benefattore.
Evangelicodi cuore,qual verodiscepolo
formatosi alla scuola <li Cristo, ,™1 mi
Testanìeolo i»edi(ava la notte e il giorno,
era anche di spirito veramente caUoUco.
Benché non appartenesse alla comunione
anglicana,ricevette con gioia dal minislro
anglicano la sacra Eucaristìa, e ncH’alto
d’inghiottire ¡simboli del corpo e del Sangue del Signore, s’udia ripetere con enfasi divota; •* O Dio mio e Salvator Gesù
Cristo, che hai dato il tuo corpo per mel
o Salvator mio Gesìi Cristo che hai sparso ¡1 tuo sangue per me 1 io rimetto nelle
tue mani quest'aaiina mia, perchè tu l’hai
compra, e tu l’hai redenta, e tu la salvi ».
La fida moglie a lui sposata da un anno
appena, ed indivÌKa compagna dei suoi
dolori gli ricordava soventi quel testo
dell’apostolo ove sta scritto: Grazie a
Dio che ci ha dato la vitloria. por mezzo
di nostro Signor Gesù Cristo, ed egli
da fsrte atleta benché spirante, « Sì, rispondeva, il la WiTTOBU, » e queste parole accompagnava col gesto della sua
mano tremante. La stessa voce amica
'avendogli ancor dolcemente susurrato
all’orecchio quelle altre parole di Paolo:
10 ho combatlulo il buon combatti■menlo, ie ho finito ri còrso, io fio servala la fede, nel rimanente m’è riposta
la aoronaéellagiusliaia (w Tim. IV, 7 ,8^,
11 moribondoraccolserultimo fiato di vita
per esclamar«: •< Sì, tutto è fatto, r e
tranquillamente <spirava.
CRO.VACIIETTA POLITICA.
Piemonte.—Sono stati approvati nella
Camera dei Depalali i bilanci passivi
degli interni, delle finanze, delle spese
generali e di grazia e giustizia, f^i hanno
16
pertanto a quest’ora otto parziali bilanci
discussi, e ciò è quanto dire, essersi a
quest’ora compiuta meglio che la metà
dell’intiero lavoro. Nella Camera dei Senalori seguita la discussione della legge
riguardante la Leva mililare.
— Nella tornata dei 16 il ministro di
grazia e giustizia ha presentato alla Camera dei deputati uu progetto di legge,
col quale vengono raodiGcate alcune disposizioni dell’attuale legge sulla stampa.
La presentazione di quel progetto ha destato nella Camera e nel pubblico gravi
apprensioni.
—Un nuovo regolamento per le scuole
secondarie è stato approvalo da S. M. in
udienza 12 dicembre corrente^ m 11 presente regolamento, dice il Ministro nella
relazione in proposito.....contiene la descrizione degli ufiicii delle podestà scolasticlie, come sono i consigli collegiali,
i direttori spirituali, i provveditori e gli
ispettori delle scuole secondarie. Chiarisce inoltre l’argomento dei programmi
che i professori sono in debito di compilare; definisce le attinenze degli insegnanti coi discepoli, e con acconcia nonna
rinvigorisce la disciplina della scolaresca
che con tropico detrimento degli studi e
del costume si lamenta rilassata o decaduta..... Le innovazioni di qualche momento che sono state introdotte hanno
per fine, l’una di rendete più facile e
f>iù sicuro l’adempimento dei doveri reigiosi; l’altra di tórre agli iiLsegnanti la
facoltà di ripetere, mediante retribuzione,
le lezioni ai proprii scolari ».
11 professore Mehgari è stalo eletto
deputalo dal collegio elettorale di Bosco.
Nel rimanente dell’Italia nulla d’importante.
Ffancia. 11 coìpo di Stato è fatto oramai interamente compiuto. A Parigi sin
dal dì 6 la tranquillità non venne più
menomamente turbata. Lione era perfettamente tranquilla l’ 11 ; Marsiglia ugualmente, e l’insurrezione pressoché compressa ovunque erasi mostrata. Molti
dipartimenti, fra i quali quelli de\ì’j4Uier,
delle Basse-Alpi, di Vaucluse, del f^ar,
del Lol-ét-Garonne, come pure VAlgeria
sono stati posti in istato d’assedio.—11
sig. Thiers non avendo ottemperato all’ordine datogli di lasciar la Francia entro poche ore, è stalo condotto scortato
da otto agenti, sino alla frontiera di Germania : egli si trovava ultimamente a Francoforte.—Misure severissime sono adottate dal governo per sofiocare ogni opposizione..—L’armata si mostra ovunque
divotissima al Presidenle.
Le notizie degli altri Stati sono di poca
importanza.
Stati-Uniti. Dalla New-York Tribune, giornale di New-York, togliamo il
seguente quadro piuttosto ristrelto che
esagerato delle scuole gratuite di quella
città :
La città di New-York, con una popolazione di 500,000, possiede 1 Accademia gratuita, 2 Collegi, 28 Scuole di
quartiere, composte di: dipartimenti pei
fanciulli 38: dipartimenti per le fanciulle
28; dipartimeati primari 30. Oltre a ciò
14. Scuole di corporazione, senza contare 18 Scuole pubbliche, con 18 dipartimenti pei fanciulli, 18 idem per le fanciulle, e 72 dipartimenti primari—tutte
queste scuole sotto la sorveglianza della
Società delle scuole pubbliche', hannovi
inoltre 2 Scuole normali, a benefizio degli istruttori, nella Frusteei’s Hall in
Grand-street. Questo novero non include
altre scuole che stanno fabbricandosi nel
5° e 16“ quartiere della città.
Gli allievi delle scuole ed istituti della
città sommano a circa 127,000 , cioche
indica un’aumento di più di 100,000 entro 22 anni, grado questo di progresso
che non ha parallelo nella storia del
mondo. 11 totale degli istruttori ed istitutrici é per quanto si può precisare,! 227,
senza contare gl’impiegati nelle Scuole
dominicali e nelle Scuole parrocchiali.
Prova novella come sia il protestantismo oltremodo favorevole all’igKora/i sa.'
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Social« degli Artiiti.