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Anno 122 - n. 39
10 ottobre 1986
L. 600
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a: casella postale • 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MENTRE CRESCONO LE DIFFICOLTA’ PER LE ’’ATTIVITÀ’ ALTERNATIVE"
t^ommenti svariati, in genere
tutt’altro che benevoii verso il
Meridione e i meridionali, talvolta anche un po’ razzisti, sono
quelli suscitati al Nord dal nuovo, « incredibile » scandalo delle ricette false esploso in Campania, Calabria e Sicilia. Di incredibile, peraltro, in questa storia c’è poco, a parte alcuni interventi di politici (per esempio
^assessore campano alla Sanità. stupito e indignato in tv per
la mancanza di controlli sulla
spesa sanitaria. Ma chi avrebbe
dovuto farli i controlli, se non
lui, l’assessore?).
Questa vicenda mette in realtà
in luce come negli ultimi anni in
Italia sia progressivamente scemato l’interesse per quella che
veniva chiamata « questione meridionale », al punto che, quando
il Sud va in prima pagina —
per uno scandalo, una strage
mañosa, una love story di Maradona: diiHcilmente per motivi
diversi — la sua realtà appare
sempre più lontana e incomprensibile, come se Sud e Nord
non fossero due parti di uno
stesso paese.
I risultati di un decennio —
gli anni ’70 — di impegno meridionalistico non sono in effetti incoraggianti; le ingenti risorse trasferite dallo Stato a favore dello sviluppo del Sud sono
andate in massima parte a ingrassare clientele e poteri occulti vecchi e nuovi; una certa
crescita economica c’è stata, ma
in modo selvaggio, tale da accentuare piuttosto che attenuare
le diseguaglianze sociali, e spesso
compromettendo anche le condizioni della convivenza civile.
Lo scandalo dei farmaci non è
quindi un bubbone spuntato £l1l’improvvlso su un corpo sano;
al contrario, simili fenomeni sono del tutto organici alla struttura sociale e poUtica delle regioni meridionali. E quelli di cui
si ha notizia non sono probàbilmente che la punta dell’iceberg.
Uno dei maggiori pericoli, in
questa situazione, è che muoia
non solo la speranza, ma anche
il desiderio di un cambiamento.
Già c’è chi prova a dare una
base « teorica » allo stato di cose presente: se al Nord, con tutti i suol difetti, vige un modello europeo di Stato e al Sud uno
da repubblica delle banane, non
si dovrebbe — secondo alcuni —
considerare quest’ultimo peggiore, ma solo « diverso », adatto
alle caratteristiche storiche e
culturali del Mezzogiorno. La
logica della clientela, del favore,
contrapposta ai diritti e doveri
uguali per tutti.
Situazione senza speranza,
dunque? Apparentemente sì, a
giudicare dai rapporti di forza
attuali. Solo una minoranza,
forse non piccola ma debole e
disorganizzata, si oppone al sistema di potere dominante. Eppure, «ciò che è impossibile
agli uomini è possibile a Dio »
(Le. 18: 27). E le nostre piccole
comunità meridionali, col loro
impegno politico, le loro iniziative evangelistiche, le loro opere
sociali, altro non fanno che testimoniare ogni giorno questa
Parola. E, ogni giorno, hanno
bisogno della nostra preghiera e
della nostra solidarietà. _
Paolo Florio
Religione: è i’ora!
Grancie attività dei vescovi per la definizione dei programmi - in aumento i centri diocesani
di formazione degli insegnanti - Gli evangelici per una laicità aperta ed impegnata
« Pronto, la redazione?... Senta,
dovrei segnalarle il caso successo
nella scuola di mio figlio...»: da
quando il nostro giornale ha cominciato im modesto servizio di
informazione sull’ applicazione
delle disposizioni ministeriali circa l’ora di religione cattolica nella scuola pubblica e l’organizzazione delle « attività alternative », si susseguono numerose le
telefonate. Apprendiamo così che
a Padova il provveditore, su invito del vescovo locale, chiede ai
direttori didattici della sua provincia di intervenire a far opera
di convincimento affinché gli insegnanti che non vogliono (o non
si sentono in grado) di insegnare
la religione cattolica abbiano un
« libero ripensamento » (a pag. 2
pubblichiamo le lettere in questione). Che in un paesino della
provincia di Cuneo gli insegnanti locali hanno pensato bene di
iniziare la scuola con ima messa
nella locale parrocchia e ohe
l’unico bambino che « non si avvale » ha dovuto stare in classe
guardato dalla bidella.
Che a Torino come a Genova,
a Cecina come a Firenze, l’insegnamento della religione cattolica è cominciato fin dal primo
giorno di scuola senza che le
scuole abbiano organizzato le attività alternative e che, in molti
casi, gli alunni che « non si avvalgono » sono costretti ad assistervi, « tanto un’ora di religione
non fa mai male ».
E’ una situazione assai diversa
da quelle verificatesi in passato
in cui l’insegnamento della religione cattolica avveniva solo dopo l’approvazione dell’orario definitivo e agli insegnanti di religione, semmai, era richiesto di fare opera di sorveglianza degli allievi quando c’era un’ora « buca »
per la mancanza dei professori,
ma non svolgevano il programma.
Dietro questa offensiva per l’ora di religione cattolica c’è l’attivismo di molti vescovi, degli uffici catechistici diocesani, degli
esponenti di Comunione e Libe
razione (C.L.), e delle varie organizzazioni di insegnanti cattolici.
Un attivismo che l’Osservatore
Romano giudica positivo. In una
intervista pubblicata sul giornale
vaticano monsignor Camillo Riuni, segretario generale deH’episcopato italiano, afferma infatti
ohe è « largamente positivo » il
bilancio suirinsegnamento della
religione cattolica nelle scuole
pubbliche: « Questo bilancio lo
facciamo con serenità e senza alcuna arroganza, ma anche senza
acquiescenza e subire soprusi ».
Cosa sia per i vescovi Tinsegnamento della religione cattolica
nella scuola ben lo ha spiegato
Attilio Nicora, vescovo, membro
della segreteria della Conferenza
episcopale italiana (Gei) e componente la commissione mista
del Governo e del Vaticano per
l’applicazione del nuovo Concordato, intervenendo a Torino il 9
settembre scorso all’inaugurazione del corso di aggiornamento
per insegnanti di religione promosso da quella diocesi; « Occor
1« CORINZI 12: 26-31
La nostra unità
« Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un
membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. Ora voi
siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, tal secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi i miracoli, poi
i doni di guaritone, le assistenze, 1 doni di governo, la diversità di
lingue. Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli? ’Tutti hanno forse i doni
di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano tutti? Voi,
però, aspirate ardentemente ai doni maggiori! Ora vi mostrerò una
via, che è la via per eccellenza ».
Uno dei momenti spesso più
intensi di una sessione sinodale,
è quello nel quale, proprio all’inizio dei lavori, vengono ricordati i ’ministri’ della chiesa che
nel corso dell’anno ci hanno lasciato; COSI è stato — almeno
per me — anche quest’anno. Come sanno coloro che al sinodo
in qualche forma hanno partecipato, proprio all’inizio, il moderatore ricorda gli scomparsi.
In questi anni, Giorgio Bouchard ha dato in quei momenti,
forse, il meglio di sé, sia per il
modo sempre fresco, mai banale, pieno di partecipazione calda e di umanità con il quale ha
saputo evocare tanti fratelli e
tante sorelle, sia perché — nel
quadro certo della riflessione e
della rivalutazione di tutti i ministeri — non si è mai limitato
ai soli "pastori”, ma ha sempre
ricordato fratelli e sorelle che,
investiti o meno di un ’ministero’ riconosciuto ufficialmente,
hanno però vissuto la loro vita
anche come servizio alla chiesa,
alla chiesa locale, ma spesso
anche alle chiese nel loro insieme.
Le impressioni possono essere
certo molto soggettive. Tuttavia
questo è stato un momento in
cui mi son sentito parte di questa chiesa valdese, di questo
« unico corpo che vive della sola grazia del Signore », come dice Vari. 1, costitutivo, della nostra Disciplina. Non capita sempre. Non è affatto vero che automaticamente il sinodo sia un
“momento unitario”; proprio come nella vita della chiesa locale, non è affatto vero automaticamente, e forse non di rado
non è vero per niente, che il culto, la riunione assembleare, lo
studio biblico siano un momento unitario; l’essere un solo corpo, l'essere e sapersi uniti, non
è cosa naturale, che vada da sé.
E' una realtà della grazia, donata, come, dove e quando Dio
vuole, quando cioè il suo Spirito ci dona di guardare all’essenziale: a Lui, che ci unisce.
Come chiesa, siamo infatti un
corpo assai particolare. Come
famiglia, come popolo, come nazione, come classe, come razza,
come collettività di lavoro, siamo, bene o male, uniti da legami oggettivi, di sangue, d'interesse, di comunanza di storia,
di tradizione, di condizioni di
vita, di ambiente. Come chiesa,
in genere, siamo pàrecchio... raccogliticci, e spesso, in partenza,
non abbiamo chissà quanto in
comune, umanamente. Non siamo un corpo familiare, un clan,
una tribù, né un popolo, una
nazione.
Certo, si è anche detto che la
chiesa è una famiglia, è un popolo, è una nazione; in passato si diceva che, accanto a ebrei e a pagani, oppure accanto a greco-romani
e barbari, i cristiani costituivano una “terza stirpe”. Immagini, anche suggestive: tuttavia
che Cosa avevano in comune un
cristiano, una comunità cristiana in Britannia, o in quello che
ancora non era il Maghreb islamizzato, o nella Dacia ai limiti
dell’Impero, o nelle grandi città
del potere politico ed economico del tempo? E anche oggi, che
cosa abbiamo in comune, con le
chiese che ci inviano, cosi numerosi e fraterni, i loro delegati
ai sinodi? E con le chiese del
Terzo Mondo, i cui problemi, la
cui vita reale ci giungono così
sfumati e attutiti e ci appaiono
così terribilmente esotici, diversi? Una chiesa delle Valli che
cosa ha davvero in comune con
quelle disperse nelle grandi città o più ancora nelle diaspore
meridionali e viceversa?
Sì, siamo davvero un corpo
particolarissimo. Siamo « il corpo di Cristo, e membra di esso,
ciascuno i>er parte sua ». La nostra unità è in lui, la nostra unità è lui. Quello che abbiamo in
comune, è lui; e lui ci mette insieme, raccogliticci (in tutti i
sensi) quali siamo, e fa di noi
Gino Conte
(continua a pag. 10)
rei tenere presente che Concordato ed Intesa (quella del 14 dicembre ’85 tra il ministro Falcucci ed
il cardinale Poletti - ndr) sono
frutto di una trattativa tra le
parti; sono dunque inevitabili dei
compromessi. La posizione originaria della Cei concepiva (e concepisce tuttora) l’insegnamento
della religione cattolica non come un qualcosa di estraneo, ma
come una componente interna
della scuola e delle sue finalità
educative. Per la Cei l’insegnamento della religione cattolica si
giustifica all' interno di una scuola moderna e democratica, non
per ritagliare spazi catechetici,
ma perché presentando in maniera documentata e corretta il messaggio cristiano cattolico, in una
costante ricerca di dialogo con le
altre discipline, l’alunno può cogliere il modo con il quale la
"buona novella" interpreta il senso dell’esistenza umana ». Siamo
perciò all'educazione alla fede.
Sempre secondo l'autorevole
interpretazione di monsignor Nicora, l’insegnamento della religione cattolica è « assicurato »
(non è quindi né obbligatorio né
facoltativo) « perché la Repubblica italiana riconosce il valore della cultura religiosa e tiene conto
che i principi del cattolicesimo
fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, come recita l’art. 9, secondo punto, del
Concordato ».
E’ un insegnamento — ha ricordato ancora Nicora — che
« nasce dal di dentro della scuola e rispetto ad essa non è un
corpo estraneo », in un raccordo
dichiarato e dinamico con le finalità della stessa. Sulla base di
questa impostazione, la chiesa
cattolica sta attrezzando le proprie strutture ed i propri organismi per la qualificazione degli
insegnanti, che a partire dalTanno scolastico ’90/91 dovranno
possedere titoli professionali ben
precisi. Finora sono già 74 gli
istituti diocesani abilitati a rilasciare questi titoli ed altri si
stanno formando. Già si prevede
un ’’boom” delle iscrizioni, anche
perché gli sbocchi professionali
sono ’’quasi” assicurati. Intanto
il Ministero della pubblica istruzione, con la sua circolare n. 211,
ha già predisposto l’aggiornamento degli attuali insegnanti a
spese dello Stato.
Comunione e Liberazione e le
varie organizzazioni di insegnanti si fanno anche paladini dello
stato giuridico di questi insegnanti (che oggi sono considerati supplenti annuali) e rivendicano il loro ingresso in ruolo, aspettandosi l’appoggio in questa loro
rivendicazione da parte della Cei,
con buona pace dei sindacati
scuola confederali.
La chiesa cattolica, assicuratasi il quadro normativo, sta predisponendosi a sostenere la battaglia per l’affermazione dell’insegnamento della religione con
l’arma della qualificazione didattica e pedagogica. Tutto ciò mentre laici, evangelici, ebrei sono
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 9)
2
2 religione a scuola
10 ottobre 1986
PADOVA
Pressioni
per un "libero ripensamento"
Pubblichiamo qui sotto la copia fotografica di una lettera che il Provveditore di Padova,
dr. Scarpati, ha inviato ai direttori didattici della provincia, il Provveditore, dimenticando il
proprio ruolo di funzionario di uno stato la cui Costituzione garantisce a tutti la libertà di coscienza, facendo proprio il giudizio di un vescovo, chiede di incoraggiare il « libero ripensamento » degli insegnanti « non disponibili » ad insegnare la religione cattolica. Ciò per assicurare « l’omogeneità » didàttica. Cosa ne pensano il Signor Ministro della Pubblica Istruzione e i vari parlamentari dei partiti laici?
•i* Filippo Franceschi
Arcivescovo Prot. 1467/^28^
Vescovo di Padova
Padova, 22 agosto 1986
_ PROWEDITORAgO AGLI SfUDI PI PADOVA
Padova, 26 Jgosto 1986
At IIIE3TT0H2 ÉlDàlircO
BEL ______
Signor ProvvedUore,
con riferimento alla Sua nota, prot. N. 14è7/B 28,
in data 6/8/1986, Le restituisco gli elenchi degli'insegnanti elementari della provincia di Padova che hanno accettato di impartire l'insegnamento religioso nella scuola.
Per quanto di mia conoscenza, ritengo idonei ad
impartire l'insegnamento della religione cattolica, per l'anno scolastico 1986-87, i docenti di cui agli elenchi stessi, vistati a tal
fine dal Vicario per la pastorale scolastica.
Nella presente circostanza desidero manifestare
agli insegnanti elementari la gratitudine della Chiesa di Padova per
la disponibilità, la fiducia nel loro impegno e- la convinzione che
le loro capacità professionali costituiscono un valido supporto per
affrontare questo delicato compito educativo.
Le sarei grato. Signor Provveditore, se nel
trasmettere agli insegnanti, tramite 1 Direttori Didattici, il riconoscimento di idoneità. Ella volesse far conoscere loro questi miei
sentimenti di gratitudine, fiducia e stima, assicurando nel contempo
che la nostra Diocesi collaboiijìfa, per quanto essa pud, ad iniziative di aggiornamento professionale.
Resto volentieri a disposizione per ogni evenienza e mi confermo con sensi di distinto ossequio
di
Ill.mo Signore
Oott. PASQUALE SCARPATJ
Provveditore agli Studi'
di PADDVA
Oggettoiinsegnamento religione Scuola Elementare
rilascio idoneità agli insegnanti disponibili.
Restitui'seo gli uniti elenchi dei maestri disponibili ad
impartire l’insegnamento della religione, recanti la dichiarazione di idoneità rilasciata dal Vescovo di Padova e relativa all'A.S,
1986/S7.
l'ale dichiarazione riguarda tutti i docenti in questione ed
essa suona, pertanto, come attestazione di piena fiducia nei mede
*
Deputo ^zi opportuno traaraettei'e copia della lettera inviatami, con l'óccaaionc, da S.H. il Vescovo i“. Franceschi, che con
essa esprime il proprio sentimento al riguardo, prego la S.V. di
renderne edotti gli insegnanti.
poiché è- nuspioabilo che l’insegnamento della religione sia
impartito dallo stesso maestro della classe (e ciò per ovvi motivi
di organizzazione e di omogeneità didattica) prego altresì la S.V.
di volére, in occasione della prima riunione del Collegio, tenere
valida (ed eventualmente incoraggiare) ogni ulteriore adesione che
dovesse maturare da parte di coloro- che, pur dichiaratisi in in
prirao momento non disponibili ad impartire la religione ai' loro a—
lumi, si moatrassèro propensi, per libero’ripensamento, a mutare
tale opinione. I loro nomi dovremo essermi segnalati entro il
10 settembre p.v, ,
IL PROVVEDITORE AGLI STUDI
-Dr, Pa^uale Scarpati
RELIGIONE DAL
PRIMO GIORNO
Desidero far conoscere quanto
è successo in una scuola media
di Torino:
1) appena iniziate le lezioni
scolastiche, e precisamente la
mattina di venerdì 19.9.'86, alla II
ora, gli allievi di una classe si sono trovati in orario la lezione, di
religione cattolica senza che fossero minimamente predisposte le
attività "integrative” o meglio
"alternative” previste dalle vigenti disposizioni;
2) l'insegnante di religione, dopo aver constatato che alcuni
alunni avevano indicato di non
avvalersi del suo insegnamento,
ha svolto la lezione indifferentemente per tutti, trascurando l’ottemperanza alle disposizioni derivanti dallo stesso Concordato
fra la Repubblica Italiana e la
Chiesa Cattolica e dall’Intesa fra
il Ministero della Pubblica Istruzione e la Cei.
In quella classe sono frequentanti sei alunni le cui famiglie
hanno dichiarato di "non avvalersi”. E. R.
La redazione osserva:
Il preside di quella scuola ha
contravvenuto ad una legge dello
Discriminazioni
Stato (il Concordato) ed ha trasformato di fatto l’ora di religione cattolica in ora di discriminazione per gli alunni i cui genitori avevano esercitato il diritto
di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico. Il Pro'vveditore ha l’obbligo di emettere
un provvedimento disciplinare
nei riguardi del preside. L’insegnante di religione, anche se ha
risposto ad un ordine di servizio
del preside (l’orario), avendo
constatato la presenza di alunni
non iscritti al suo corso, non doveva tenere la lezione. Attenendosi alle disposizioni del suo superiore, ha contravvenuto ai
principi dell’etica nrofessionale.
Cosa ne pensa l’ufficio catechistico?
OBBLIGATI
AD ASSISTERE
Sono studentessa al Liceo
Scientifico Majorana di Moncalieri e fréiquento la IV B. Mercoledì scorso avevamo religione
per la prima volta. Io con altre
due mie compagne, che come me
avevano scelto di “non avvalersi”, mi sono recata in Segreteria
per informarmi su cosa doyessimo fare. Il vice preside era occupato; una bidella ci ha detto
che potevamo stare in corridoio.
Ci siamo sedute per terra nel
corridoio, davanti olla nostra
classe;. Ad un certo punto abbiamo sentito l’insegnante di religione che, facendo l’appello, giunto
ai nostri nomi, urlava che noi
non dovevamo stare fuori perché
mancava il personale di sorveglianza. Così siamo entrate e siamo state, costrette di fatto ad
ascoltare V esposizione del programma che V insegnante aveva
intenzione di sviluppare durante
l’anno. Comprendeva anche temi
come l’aborto, l’educazione alla
pace, rapporti genitori-figli ecc.
Ora mi chiedo: è giusto che
nessuno si sia occupato di noi?
E’ corretto l’intervento del docente di religione? E’ corretto
iniziare l’insegnamento della religione, prima che siano organizzate le attività alternative?
A. T.
La redazione osserva;
L’episodio avvenuto al liceo
di Moncalieri, purtroppo molto
generalizzato di questi tempi, è
grave perché denuncia come gli
organi scolastici sottovalutino il
problema della organizzazione
delle attività alternative, e siano poco rispettosi dei diritti di
coscienza sanciti dalla Costituzione violando le stesse disposizioni di legge in materia di insegnamento della religione cattolica. Il preside, organizzando
l’orario che prevedeva l’ora di
religione e lasciando senza sorveglianza gli allievi che non intendono avvalersi di quell’insegnamento, ha contravvenuto a
precise disposizioni del Ministero ed il Provveditore ha l’obbligo di adottare provvedimenti disciplinari nei suoi confronti.
L’atteggiamento dell’insegnante di religione che coi suoi richiami ha costretto gli allievi
ad assistere alla lezione, qualora
venga accertato che era al corrente della volontà espressa dagli stessi di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico, potrebbe essere oggetto di
un esposto alla magistratura
perché giudichi se in tale atteggiamento esistano o meno gli
estremi di reati.
NOTIZIE
FLASH
Senza libri
chi non sceglie
PADO"VA — Il direttore didattico del XI'V Circolo ha deciso
di dichiarare guerra ai genitori
che non hanno scelto se avvalersi o meno deH’insegnamento
della religione cattolica. Dopo
aver scritto ben tre circolari di
sollecito, ora i genitori « inadempienti » hanno ricevuto la comunicazione che non potranno ritirare i buoni libro per i figli fino
a quando non avranno effettuato la scelta.
Coordinamento
attività alternative
TORINO — Il Movimento di
Cooperazione Educativa e la Federazione Nazionale Insegnanti
Medi organizzano un coordinamento per le attività alternative.
E’ previsto un calendario d;
incontri (gruppi di lavoro) per
l’iniziativa di cui sopra.
Gli incontri avranno luogo dal
le ore 17 alle ore 19 presso le
Scucia Duca degli Abruzzi, vie
Montevideo 11 nei giorni: lune
dì 13 ottobre; 27 ottobre; 10 no
vembre; 1° dicembre; 12 gennaio.
9 febbraio; 9 marzo; 6 aprile; /
maggio; 8 giugno.
Per ogni informazione rivo;
gersi ai numeri 011/36.32.68, Oli
23.66.94.
Ci pensano
gli specialisti
MILANO — Il Provveditore
agli studi di Milano, Dr. Finocchiaro, in riferimentc all’insegnamento della religione catto
fica, nei giorni scorsi ha fornito i dati relativi alle scuole e
lementari milanesi. Su un totale di 10.429 classi sono 2.861
I maestri che si sono dichiarati
disponibili ad impartire Tinse
gnamento religioso. Obiezione di
coscienze laiche?
No, si tratta di un trucco mes
se in atto soprattutto da Comunione e Liberazione (CL) per far
assumere nella scuola giovani
•« fidati » del loro movimento
che la Curia riconoscerà idonei.
Occupazione ideologica, dunque, ma anche Mipina del dena
ro pubblico.
La marcia a Roma
MILANO — Le maestre « spécialiste » in insegnamento della
religione cattolica nominate dalla Curia (a Milano per ora sono oltre 650) per sostituire i docenti che non si sono dichiarati
disponibili per l’insegnamento
della religione, si sono mobilitate (sostenute dal Sinascel-Cisl)
contro la collocazione dell’ora
di religione all’inizio o alla fine
delTorario scolastico. Sostengono che in questo modo possono
fare un massimo di 2 ore al
giorno (12 alla settimana) con
un dimezzamento dello stipendio.
II Sinascel ha organizzato una
« marcia a Roma » (inevitabile
l'assonanza con un’altra marcia più famosa). La Cgil sostiene che si tratta di motivazioni
pretestuose.
Il sesso non è laico
MILANO — Ad un insegnante
di religione dello scientifico Severi di Milano, Renato Pomari,
reo di aver votato con la stragrande maggioranza dei membri del collegio docenti della
scuola a favore di un corso di
« educazione sessuale » tenuto
dagli esperti del consultorio pubblico, è stata tolta l’idoneità e
quindi licenziato.
3
10 ottobre 1986
fede e cultura 3
NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE TEOLOGO APPARE UN SINGOLARE LIBRO SU DI LUI
Aneddoti su Karl Barth
Eberhard Busch, nato nel 1937,
attualmente professore in Gbttingen, fu studente e poi assistente di Karl Barth; ne scrisse
la biografìa nel 1975. L’attuale
libretto è una raccolta di aneddoti della vita del Professore e
ne rileva il coraggio morale, la
passione per la verità e soprattutto il tentativo, nella vita di
tutti i giorni, di una concreta
obbedienza a Colui che seppe
obbedire al Padre: Gesù Cristo, che non è mai da confondere con un principio generale,
con un’idea astratta, ma è il Signore, che chiede coerenza quotidiana.
Il titolo complessivo è «Glaubensheiterkeit » = chiarezza di
fede — fede decisionale — ed
esprime una fede volta verso la
luce dell’aurora, che è il grande
« giorno di Dio ».
Ma, seguendo il libro, ascoltiamc alcuni incontri.
— Nel Sinodo delle Chiese Riformate dell’Argovia nel novembre 1915: quale è il senso dei
culti, con i quali si aprono le
riunioni? Karl Barth risponde:
« Si deve prendere atto che in
questo Sinodo tutto è più importante che la presenza di Dio,
compreso tutto quello che viene
dallo Stato ». Eppure, quattro
anni prima, un pastore aveva
detto del suo ministero: ’’Non
parlo di Dio, perché sono pastore; ma sono pastore perché devo
parlare di Dio”.
— 1933: grande confusione nella Chiesa Evangelica in Germania ed altrove. Ma Barth chiede
la parola ed afferma: « Vi devono essere uomini nella chiesa,
che prima di tutto, sempre e
fino alla fine sono capaci di credere e di null’altro che credere ».
— Nello studio di Barth e in
quello di molti suoi uditori si
poteva notare la riproduzione
della crocifissione dell’altare di
Isenheim. Ma la figura più importante è quella del Battista,
che indica ai visitatori la parolachiave: Bisogna che Egli cresca!
Un giorno un giovane teologo
si lamenta della povertà del Dio
del Battista. Barth risponde: Ma
questa è la rivelazione del Dio
« eternamente ricco, che è diventato povero per noi ».
— In una riunione di Mennoniti (1946) alcuni affermano che
la cristianità è segnata da grave decadenza. Ma Barth rispon
de: « Non dobbiamo preoccuparci di Dio, perché Dio pensa a
noi. Ed Egli provvede a che
l’Evangelo non vada a finire sotto il tavolo, ma che esso resti
sopra il tavolo ».
— I primi incontri fra Barth e
Niemoller furono segnati da reciproca incomprensione. Ma vi
fu un chiarimento. Barth disse
al compagno di fede: « Martin,
mi stupisce che, nonostante i pochi trattati in teologia che hai
conosciuti, tu riesca così spesso
a vedere in modo giusto! ». E
Niemoller rispose: « Karl, mi
stupisce che, nonostante i tuoi
molti trattati teologici, tu riesca
quasi sempre ad afferrare le cose in modo giusto ».
— Fra le dispute più interessanti fra Emil Brunner e Karl
Barth vi fu lo scambio delle opinioni su « natura e grazia ».
L’oggetto specifico era il rapporto fra le due realtà. Allora
Barth scrisse il suo « NEIN! »
(1934) redatto in parte sul Monte
Pincio in Roma. Fra i due maestri vi fu un lungo confiitto. Nel
1966 Barth seppe dal collega
Fogelsanger che Brunner stava
per morire. « Ditegli... sei aflBdato al ’’nostro” Dio, anche da
TRA I LIBRI
Il Libro di Giona
Nell’editrice Piccoli, sjrecializzala in una produzione per bambini ampia e spesso originale,
è uscito questo libro per molti
versi insolito; insolito, alméno,
nel panorama di una casa editrice laica.
1! volume si presenta molto
bene, adatto per un classico regalo: formato orizzontale (tipo
album), rilegatura cartonata,
completamente e fittamente illustrato a colori.
Il termine «illustrato», tuttavia, almeno come lo si intende generalmente, rischia di non
essere preciso. Non si tratta infatti di illustrazioni che siano solo un ornamento accessorio del
testo o si limitino ad alleggerirlo;
ne sono parte vitale, ad e.sso perfettamente integrate. Pagina per
pagina, inoltre, si ritrovano le
frasi stesse a cui si riferiscono
le illustrazioni. Questa può sembrare una notazione di scarsa
importanza; ma per il pubblico
infantile a cui è rivolto il libro,
tale sincronia facilita la comprensione del testo; tuttavia, ed
è importante anche questo, il
testo deve essere letto: la storia non si capisce dalle sole illustrazioni.
Il risultato è un libro che si
guarda e si legge contemporaneamente.
1 disegni, abbastanza realistici
pur con toni poetici e qualche
sfumatura umoristica, prendono
in certi casi tutta la pagina o
invadono anche l’altra (la ternpesta, il pesce, il deserto, Ninive, ecc.); in certi casi le vignette, molto più piccole, sono disposte in sequenza (per es. la
fuga di Giona davanti all’ordine
di Dio, in cui appare anche, inaspettato ma plausibile, il commiato da moglie e figlio; oppure
la scena sulla nave), o sono rivolte ad illustrare lo sviluppo
di un sentimento attraverso atteggiamenti diversi (Giona che
aspetta la distruzione di Ninive
in varie posizioni di impazienza), I colori delicati ma non
smorti sono anch’essi realistici,
e sono usati così da accentuare
le emozioni suscitate dalla storia.
E veniamo al testo, che è una
sorpresa proprio perché non è
una sorpresa; è quasi esattamente il testo biblico, appena
un po’ semplificato nello stile
e alleggerito di qualche ripetizione; con un occhio, direi, al
criterio delle equivalenze dinamiche, tendente cioè a dare l'informazione stessa presente nel
testo originale, anche se ciò richiede qualche parola in più.
Così « ...trovò una nave che andava a Tarsis... » (Giona, 1/3 Riveduta) diventa: « ...trovata
una nave che partiva per Tarsis, che era nella direzione opposta a Ninive... »; la T.I.L.C.,
d’altra parte, porta: « ... di andare dalla parte opposta, verso
Tarsis. C’era a Giaffa una nave... ».
L’unica differenza di rilievo,
che riguarda cioè quanto il testo dice e non come viene detto, la forma o il linguaggio, è la
preghiera di Giona dal ventre
del pesce, che viene ampiamente riassunta. Il significato del
testo — testo difficile d’altra
parte per i bambini — non viene però svisato.
Sorprendentemente, non vi è
alcun giudizio o commento più
o meno moraleggiante inserito
nel testo, come si è spesso abituati a vedere in libri del genere.
Alcune informazioni sono contenute nelle quattro pagine in
fondo al libro, anch’esse illustrate: notizie storiche e geografiche, una cartina, la mappa delle rovine di Ninive, qualche notizia di archeologia, una citazione del profeta Nahum, il prospetto di una nave fenicia, e
qualche parola, molto sobria, di
spiegazione del messaggio biblico: « E il libro di Giona continua
a portare a tutti il suo messaggio di tolleranza e di salvezza,
la storia dell’etemo conflitto fra
la disubbidienza delTuomo e Tinfinita misericordia di Dio ».
Possiamo dire che questo libretto per bambini è concepito
con un criterio « protestante »
(e probabilmente l’autore, americano o inglese di origine olandese, è davvero protestante):
vengono fomiti i mezzi linguistici e le informazioni culturali
necessari alla comprensione, ma
si lascia che sia il testo bffilico
a parlare da sé, a trasmettere
il suo messaggio al lettore, anche se è un bambino.
Per quale età può essere consigliato?
Ogni libro per bambini può
essere adatto a fasce d’età molto ampie, per la differenza di
maturazione, di ritmi d’apprendimento, di gusti di ogni singolo bambino; e ogni bambino
può voler leggere, in momenti
diversi, libri di diversa difficoltà. La fascia d’età è ancora piìi
ampia in questo caso, perché il
testo — come ogni testo biblico, come ogni testo « imiportante » — può essere letto a vari
livelli, e perché questa edizione
presenta caratteristiche diverse
che lo rendono adatto a più età.
Per le numerosissime illustrazioni può essere regalato anche
a bambini che non leggono con
sufficiente autonomia, o che addirittura non sanno ancora leggere, di 1” elementare o anche
di cinque anni, purché ci sia un
adulto disposto a guardare le
figure insieme al bambino, a osservare con lui i particolari, a
leggergli, o meglio ancora, raccontargli la storia con molta
semplicità, rispondendo alle sue
domande.
Va benissimo più avanti, per
chi sa leggere autonomamente
testi più o meno lunghi. Il libro
è abbastanza facile nel lessico
da essere comprensibile senza
bisogno di ricorrere continuamente agli adulti per parole
troppo difficili; i più piccoli sono aiutati dal frazionamento del
testo, generalmente poche frasi
per pagina e, come si diceva,
dalla sincronia frase-disegno.
Il libro può anche essere utilizzato nelle Scuole domenicali.
Il testo quasi integrale e le
notazioni storiche e geografiche
lo rendono adatto anche più tardi, per ragazzi di 5* elementare
o delle medie; anche nelle attività di precatechismo, o in un
campo cadetti, come ausilio a
un lavoro di animazione.
Roberta Colonna Romano
parte mia. Il tempo del ”no” è
passato da molto; tutti però viviamo perché il grande e misericordiciso Dio dice a tutti il sì
della Sua grazia ».
— 31.5.’34: Sinodo di Barmen, il
tempo delle tesi della Chiesa Confessante. Vi si affermava che né
potenze, né eventi, né dominazioni e verità possono essere avvertiti come « rivelazioni divine ». Cristo solo è fonte di verità. Barth era fortemente teso e
ripeteva, in preghiera: « Lo possiamo fare?» (prevedendo la lotta interna della chiesa). H. Vogel, che gli stava vicino, gli suggerì: « Possiamo? No, dobbiamo farlo ». E così fu.
— In una riunione pastorale
del dopoguerra si discuteva sulla presenza dei demoni, quali
autori del nazismo. No, disse
Barth, siamo noi, sì noi i colpevoli, perché li abbiamo seguiti.
— Gli atei ■— Quando, a 80 anni, Barth fu a Roma per il II
Concilio Vaticano, fu invitato alla Commissione incaricata di
discutere sull’ateismo. Gli si
chiese un parere. Il professore
suggerì: « Si potrebbe mettere
sulla porta degli esperti: Anche
noi siamo atei ».
— In famiglia — Si era persa
l’abitudine della preghiera prima
dei pasti. Un giorno un ospite
viene in casa Barth e ringrazia
il Signore. Uno dei figli interviene: « Perché le altre volte non si
prega? ». Barth pensò che vi
erano anche delle « buone » abitudini e ricominciò la preghiera
con le parole di Giacomo 1: 17:
« Ogni donazione buona e ogni
dono perfetto vengono dalTalto ».
Col passare degli anni K. Barth
non si dedicò a libri e conferenze, ma a rispondere a chi lo interrogava. A una donna che gli
poneva la domanda: « Rivedrò
certamente i miei cari? » la risposta fu: « Sia certa che non
vedrà soltanto i suoi cari ».
Altri aneddoti potranno essere trasmessi. Termino con un
ricordo. Fu detto che K. Barth
non era solo un oratore, ma anche un grande uditore. Le sue
controversie iniziano quasi sempre con l’esposizione oltremodo
esatta delle altrui opinioni: solo comprendendo gli altri li si
può accettare o contestare.
Carlo Gay
EBERHARD BUSCH, Karl Barth. Erfahrungen und Begegnungen, Neukirchener Verlag, 1986.
II Libro di Giona. Testo e illustrazioni di Peter Spier, Ed.
Piccoli 1986 - 38 pag. - lire 15.000.
E’ LECITO?
NO, NON LO E’
L'articolo del past. Luciano Deodato
pubblicato in prima pagina de La Luce
del 19.9.1986 — « E’ lecito uccidere il
tiranno? » — mi ha turbato e preoccupato non poco per la linea di pensiero
(e di azione) che ne emerge e sulla
quale sembra che sf voglia procedere
nell’impegno socio-politico e nella testimonianza nel nostro mondo, fino ad
approvare, sia pure con difficoltà e
(come dire?) « a denti stretti », come
« estrema ratio », l’uccisione di un tiranno. ii riferimento attuale è al recente tentativo non riuscito di eliminare fisicamente Pinochet, il dittatore
del Cile. Viene ricordato poi Hitler,
un altro dei più infami e sanguinari dittatori, e si afferma che « oggi nessuno mette in dubbio la validità morale » del complotto che allora fu organizzato per ucciderlo, elogiando 1a
partecipazione a quel tentativo non riuscito dello stesso pastore Dietrich Bonhoeffer, il quale avrebbe in questo
modo concreto dimostrato la particolare validità del suo pensiero teologico. Quindi, se ho capito bene, in
sostanza si vuole approvare e sostenere la « validità morale » della uccisione di un tiranno omicida e massacratore in casi estremi in cui non è
possibile altrimenti ottenere giustizia e
liberazione.
Devo anch'io confessare sinceramente che, se Pinochet fosse stato ucciso, mi sarei rallegrato, non già della
sua morte in sè, ma nella speranza che
essa forse avrebbe potuto dare occasione ad un cambiamento della tremenda situazione in cui versa il popolo cileno, verso la libertà e la giustizia.
Questo, però, non m’impedisce di
pormi il grosso, anzi grossissimo, interrogativo che sembra porsi lo stesso
autore dell’articolo citato, almeno nel
titolo, ohe mette in forma interrogativa: se come cristiani e quindi come discepoli di Colui che accettò volontariamente di essere sopraffatto dalla
violenza dei malvagi, rifiutando di farsi
giustizia, e che insegnò ai suoi seguaci a fare altrettanto (rileggere, per
esempio, I Pietro 2: 21-23, per non
citare molti altri passi), possiamo
manifestare il nostro plauso a coloro
che cercano di liberarsi dai loro oppressori uccidendoli.
Non voglio fare del moralismo, né
della teoria. Anzi sono molto imbarazzato e preferirei tacere o comunque
non dire queste cose, dal momento
che personalmente mi trovo fuori e
lontano da quell’infelice situazione e
non vorrei fare i soliti discorsi del
benpensante che se ne sta tranquil
lamente seduto a tavolino, a casa sua,
dóve non è costretto a confrontarsi con
quelle tremende esperienze.
Eppure non posso e non devo tacere, per quanto mi renda conto della
grande complessità e gravità di questo problema. E, pur sentendomi vicino agli oppressi, simpatizzando con
loro, pregando per loro ed essendo
disponibile ad aiutarli in tutti i modi
possibi/i che mi sembrano più coerenti con la mia fede cristiana, e pur
non condannandoli nel loro atti disperati, dato che non sta a me condannare (e nemmeno assolvere!), non mi
pare che da cristiano io possa appoggiare e sostenere l'uccisione del
loro tiranno, che, comunque, è una
persona umana, della cui vita nessun
uomo 0 società umana può disporre.
A me, dunque, pare che la non violenza non abbia eccezioni e che non
consenta deroghe di sorta.
Dico questo senza volermi fare paladino della mansuetudine e del pacifismo, sapendo quanto io stesso e
forse anche tutti gli altri siamo violenti nei pensieri, nei sentimenti, nelle
parole, nel gesti, negli atti, nella mancanza di amore e di soccorso verso chi
ha bisogno, e temo che non saprei porgere l'altra guancia... Per questo allora
devo umiliarmi profondamente e confessare la violenza mia ed altrui come
peccato e non farne mai l'apoIogia o
tentare di giustificarla, sia pure nei casi in cui l'opinione del mondo l'approva
come cosa necessaria.
A questo punto, forse, mi si ricorderà la storia del nostro popolo valdese e le lotte che ha dovuto fare per
difendersi... Rispondo che anche questa è una storia e soprattutto un popolo che io rispetto, anzi amo e quindi non giudico. Ma proprio i Valdesi
mi hanno insegnato che non devo cercare nemmeno nella loro storia una
norma per la vita e la testimonianza
cristiana, bensì in quella Parola di
Dio che si è incarnata in Gesù Cristo,
come ci è testimoniata dai profeti e
dagli apostoli e che ci è giunta per
mezzo della Bibbia.
Proprio facendo riferimento ad essa
come unico fondamento della nostra
fede e della nostra vita, in questi ultimi tempi anche la nostra Chiesa si
sta soffermando a riflettere in particolare su due « beatitudini », che prende come direttive di marcia: « Beati
quelli che sono affamati ed assetati
di giustizia... » (Matt. 5: 6) e ■ Beati
quelli che si adoperano per la pace... »
(Matt. 5: 9). Ricordiamo, però, che
queste due « beatitudini » sono parte
integrante delle altre sei e che sono precedute da quella nella quale
Gesù dice: « Beati i mansueti, perché
essi erederanno la terra » (Mat. 5: 5).
Agostino Garufi, Verbania
4
4 pn)spett¡ve bibliche
10 ottobre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GLORIA A DIO,
PACE IN TERRA! - 4
La confessione e la pratica
della fede pasquale
"G
I loria a Dio » è la confessione della fede pasquale.
« Pace in terra » è la pratica della fede pasquale
che, a sua volta, si radica nelllddio
trinitario: il Padre risuscita il Figlio
mediante lo Spirito (Romani 1: 4!).
Si tratta ora di mostrare come, nelle situazioni concrete nelle quali la
pace è minacciata sulla terra, ostacolata, boicottata, la confessione libera e gioiosa della gloria di Dio produce effetti liberatori e fa germogliare il frutto dolce e benefico della
pace. Va da sé, ciò che segue non è
che un quadro provvisorio e assai
schematico, tm canovaccio che dovrebbe essere migliorato e completato, nel quale sono segnalati i nodi’ principali di una pratica di pace
ancorata alla confessione della gloria di Dio, oggi.
Superando nazionalismi
e confessionalismi...
1. La gloria di Dio e l’orgoglio delle nazioni: la pace attraverso il superamento dei nazionalismi. L’Europa precede geneticamente e culturalmente le nazioni europee. E’
vero che « si può considerare la pluralità e la varietà come il principio
formale delle due epoche » della storia d Europa, quella del Medioevo e
quella moderna. « Ma il processo di
individualizzazione è progredito nell’Europa moderna, e mentre l’Occidente medioevale si dichiarava a
preferenza in favore dell’unità, l’Europa moderna ha tratto le conseguenze pure sul piano del pensiero
e ha preferito la pluriformità »*. Fin
dalla seconda metà del 18“ secolo
l’idea di nazione si è affermata e poi
sviluppata nel corso del 19° secolo
fino ai furori nazionalisti del 20°.
C’è indubbiamente una tensione fra
l’idea d’Europa e quella di nazione;
c’è pure ima segreta contraddizione? La tensione può diventare creatrice? Come modifica la coscienza
nazionale dei vari nopoli europei, la
divisione dell’Europa in ’blocchi’?
Quali sono, in Europa, le forme attuali di quel tumore dello spirito
patrio che è il nazionalismo?
2. La gloria di Dio e la gloriola
delle chiese: la pace attraverso il superamento dei confessionalismi.
L’Europa delle nazioni è anche l’Europa delle confessioni. Quelle che di
solito si chiamano « guerre di religione » in Europa erano guerre di
confessioni. La confessionalizzazione
del cristianesimo è un fatto che ha
segnato profondamente la storia
moderna della Chiesa, con conseguenze sia positive sia negative. Il
movimento ecumenico si propone
Giungiamo alla conclusione del rapporto che il prof. Paolo Ricca ha
presentato alla IX assemblea dèlia Conferenza delle Chiese europee
riunita a Stirling, in Scozia, nella prima metà di settembre, sul tema generale « Gloria a Dio, pace in terra ». Sulle basi poste, si tracciano alcune linee etiche.
a cura di GINO CONTE
di aiutare le chiese a passare da un
cristianesimo confessionale a un cristianesimo confessante. C’è oggi, in
Europa, una reviviscenza di confessionalismo?
...capitalismi e razzismo...
3. La gloria di Dio e il fascino di
Mammona: la pace attraverso il superamento dei capitalismi. Come ultima risorsa, il diavolo ha tentato
Gesù mostrandogli « tutti i regni del
mondo con la loro gloria » (Matteo
4: 8): è, in un certo senso, la tentazione capitalista. La pace passa oggi attraverso il superamento dei capitalismi: ce n’è più d’uno, infatti.
Ma qual è, anzitutto, il senso attuale di questa parola che ha segnato
così profondamente la storia d’Europa anche prima della rivoluzione
industriale? Dopo 150 anni di movimento, di cultura, di lotte operaie
e a più di 100 anni dal Manifesto comunista, quali sono le forme attuali
del capitalismo ^? L’Europa dei ’blocchi’ è un’Europa bloccata. Come
passare dalla coesistenza armata (tale è il vero nome di ciò che di solito
si chiama coesistenza pacifica) a una
pro-esistenza realmente pacifica?
4. La gloria di Dio e il culto della
razza: la pace attraverso il superamento del razzismo. Sarebbe del tutto illusorio credere che dopo il delirio nazista l’Europa sia ormai vaccinata contro il virus del razzismo.
Molti fatti attestano che è vero il
contrario. C’è qui una minaccia assai seria che pesa sulla pace interna
nei vari paesi europei. Bisogna dare gloria non alle razze ma a Dio,
affinché le razze fraternizzino fra loro e il razzismo sia vinto non soltanto nella legislazione ma anche —
ed è ancor più difficile — nelle coscienze.
...sessismo e militarismo
5. La gloria di Dio e la boria del
maschio: la pace attraverso il superamento del sessismo. L’Europa è
stata la patria delle rivoluzioni borghesi e liberali, come pure della rivoluzione proletaria e comunista;
non è stata, invece, la patria della
rivoluzione sessuale e femminista.
Si tratta in larga misura di una rivoluzione importata in Europa. Forse per questa ragione la coscienza
europea sembra recalcitrare quando
si tratta di riconoscere l'ampiezza
e il peso della prevaricazione maschile nella nostra storia e nella nostra cultura, e più ancora quando
si tratta di correggere questo male.
Nella Bibbia stessa si trovano affermazioni che istituiscono — pare —
una gerarchia fra l’uomo « gloria di
Dio » e la donna « gloria dell’uomo »:
1 Corinzi 11: 7-9! La pace attraverso la glorificazione di Dio esige il
superamento del sessismo quale glorificazione del maschio.
6. La gloria di Dio e l’arroganza
del guerriero: la pace attraverso il
superamento del militarismo. Il pacifismo cristiano non deriva soltanto dagli indicativi/imperativi del
Sermone sul monte, ma soprattutto
e anzitutto dall’evento di Pasqua.
Contro la mitologia al tempo stesso
ingenua e perversa di Rambo, l’evangelo afferma che il vero uomo è disarmato. L’uomo forte non porta armi: è l’uomo debole che ha bisogno
di armarsi. Perciò uno dei passi più
impressionanti della Bibbia è quello nel quale l’apostolo Paolo spoglia letteralmente il glorioso legionario romano delle sue armi vittoriose e lo riveste di tutt’altra armatura, grazie alla quale potrà combattere, ma non può più fare la guerra.
Ecco lo striptease che la Bibbia auspica e ordina! La gloria del guerriero sparisce con le sue armi. La
glorificazione di Dio e non del guerriero permette all’uomo di ritrovare la sua umanità — quella ricreata
in Cristo — disarmata e pacifica.
La pace per la terra e
la bellezza della vita
7. La gloria di Dio e lo splendore
del creato: la pace quale evangelo
per la terra. « Una dottrina ecologica della creazione implica un modo
nuovo di pensare Dio. Al centro di
questo pensiero non c’è più la distinzione fra Dio e il mondo ma la presa di coscienza della presenza di Dio
nel mondo e della presenza del mondo in Dio »*. La nostra assemblea
dovrebbe avanzare coraggiosamente
in questa direzione. Dobbiamo scoprire per mezzo dello Spirito santo
presente nel creato i legami profondi che ci rendono solidali con esso.
La pace deve regnare non soltanto
fra gli uomini ma anche fra gli uomini e la terra. La pace è un evange
lo per la terra e non solo per l’umanità che vive sulla terra! E’ un evangelo anche per gli animali e per tutto ciò che esiste. Pace della terra e
non solo in terra! La testimonianza
di Francesco d’Assisi al riguardo merita di essere valorizzata presso tutte le chiese.
8. La gloria di Dio e la bellezza
della vita: la pace come contemplazione e godimento. Poiché Pasqua è
la vittoria sulla morte, bruttezza
estrema del mondo, la bellezza della vita e della vita eterna si fa visibile allo sguardo della fede pasqua
le. La gloria di Dio implica la sua
bellezza: « Dio è anche bello: bellenel suo amore e nella sua libertà
nella sua essenza e nel suo essere
Dio, bello in tutte le sue opere, belle
nella forma in cui è realmente tutte
questo La bellezza ha dunque ui
valore teologico, che l’Oriente cristiano ha già esplorato e messo in
luce, ma che l’Occidente non cono
sce che assai poco e male. La bellez
za è come uno sprazzo del mondo
di Dio nel nostro. La pace si compie
nella sua contemplazione e nel suo
godimento eterno.
9. La gloria di Dio e la gloria del
la sua creatura: la pace attraverso
la trasfigurazione dei corpi per ope
ra dello Spirito. La gloria di Dio, cht
ha abitato il Cristo, abiterà ogni uo
mo: questo è il « punto omega » del
l’avventura della gloria di Dio nell;,
storia degli uomini. Infine, grazie
alla trasfigurazione dei corpi ner
opera dello Spirito (2 Corinzi 3: 18!),
la gloria di Dio sarà una cosa sola
con la sua creatura: la gloria delbi
creatura sarà la gloria di Dio, e la
gloria di Dio sarà quella della sua
creatura trasfigurata. Allora vi sarà
la pace: non solo in terra ma anche
nei cieli. Perché Dio stesso sarà in
pace, avendo raggiunto il fine ultimo del suo amore instancabile: condividere con noi la sua gloria. Con
la trasfigurazione dei corpi « tutto
si compie » e la pace dell'uomo diventa la pace di Dio.
Paolo Ricca
(fine)
' Heinz Gollwitzer, art. « Europa » in :
Historisches Wörterbuch der Philosophie, 2, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 1972, p. 827.
^ P. Chabod, L’idea di nazione, Laterza, Bari, 1961. Vedere pure C. Curcio,
Europa. Storia di un’idea, Vallecchi, Firenze, 1958; D. Hay, Europe. The Emergence of an Idea, Edinburgh, 1957, q968.
^ V. fra l’altro Helmut Gollwitzer, Die
kapitalistische Revolution, Kaiser, München, 1974.
* J. Moltmann, Gott in der Schöpfung.
Oekologische Schöpfungslehre, Kaiser,
München, 1985, p. 26.
* K. Barth, Dogmatique (ed. franc.), 7,
Labor et Fides, Genève, 1957, p. 411.
V. pure P. Emmanuel, La beauté de Dieu,
in: «Foi et Vie», mars-juin 1967, p. 66-81.
5
10 ottobre 1986
obiettivo aperto 5
E’ POSSIBILE ESSERE CREDENTI E OMOSESSUALI?
Rapporto dalla catacomba
degli omosessuali credenti
Condannati in alcuni testi della Bibbia, perseguitati dagli imperatori cristiani dei primi secoli, messi al bando
in innumerevoli situazioni storiche —
per esempio nel campo di sterminio di
Auschwitz venivano contrassegnati con
un triangolo rosa — gli omosessuali, i
diversi», i « gays » costituiscono per
molti una « devianza sociale », una
perversione » o una « malattia ». Secando un’indagine della Demoskopea
il 60% degli italiani ritiene che gli
omosessuali molestino i bambini e il
74% considera essere una «grave disgrazia » l’avere un figlio omosessuale.
Omosessuale si nasce o si diventa? E’
l’ultimo interrogativo in ordine di tempo; secondo alcuni — e i recenti film
sull’argomento lo dimostrano (per
esempio « Lui portava i tacchi a spilio > con Depardieu e Blanc) così come
alcuni libri di Leavitt (« Ballo di famiglia » e il prossimo « La lingua perdu
ta delle gru ») — bisogna togliere alla
sessualità ogni moralismo e vivere la
propria condizione, nel rispetto degli
altri, ma senza imporre un « modello
sessuale » a nessuno.
Ma è concepibile una società senza
repressione sessuale?
Tra i numerosi interrogativi che
s’intrecciano sull’argomento noi ne abbiamo scelto soprattutto uno che ci interessa particolarmente e che ci tocca
da vicino: essere cristiani ed essere
omosessuali è possibile?
Il cristianesimo — e con particolare
virulenza il cattolicesimo — si è spesso scagliato contro gli omosessuali aumentando l’isolamento, l’ostracismo e
la discriminazione intorno alla condizione omosessuale. Ma dal dopoguerra
è nato un primo movimento di cristiano-gays soprattutto in Olanda di cui si
è occupato a fondo una sparuta pattuglia di pastori evangelici. Da quasi
vent’anni esiste negli U.S.A. il movimento cattolico « Dignity » dei cristiano-gays che è il più numeroso a livello
internazionale. In Francia opera efficacemente il gruppo «David et Jonathan»
e in Inghilterra esiste la « Metropolitan
Community Church », una chiesa (per
altro molto contestata) protestante
per «gays». Nella Repubblica Federale tedesca il movimento « Homosexuell und Kirche » ha un taglio ecumenico così come il « Forum » scandinavo
è un’assise internazionale dei vari movimenti omosessuali.
In Italia, dove le cose a livello di
omosessuali-credenti si muovono ancora in una atmosfera da catacomba,
la prima grande uscita è stata nel 1980
ad Agape, nelle Valli Valdesi, con un
convegno internazionale sull’omosessualità sorretto dal leader Ferruccio
Castellano.
Da allora, ogni anno ad Agape, s’in
contrano omosessuali e non, per discutere della propria identità e dei problemi connessi alla loro situazione
specifica in relazione alla fede cristiana. Il campo di Agape termina sempre
con un culto e con la celebrazione della Cena del Signore in cui le preghiere
spontanee rivolte a Dio sono attraversate da speranza, ma più spesso da
malcelata disperazione. Sul fronte cattolico è di questi giorni la notizia che
dovrebbe giungere ai vescovi, tra non
molto, una lettera pastorale dal Vaticano sui temi dell’omosessualità. E’
nota la posizione della Chiesa di Roma
sulla incompatibilità tra morale cristiana e: pillola, divorzio, rapporti prematrimoniali. Su questa linea non si attendono grosse novità, intanto il problema cresce all’interno delle chiese e
delia società, soprattutto là dove la repressione in materia di sesso non è cosi
capillare.
In Italia, al di là dell’appunIamento annuale del campo di
.A^ape, gli omosessuali credenti
s'incontrano, periodicamente, almeno in tre sedi diverse: a Torino, nel gruppo di 'Davide e
Gionata’; a Milano, nel gruppo
Il Guado’ composto da credenti omosessuali, nella stragrande
maggioranza cattolici, che è
ospitato nei locali della Chiesa
valdese; a Padova, dove Giovanni Luigi Giudici anima 1’« assistenza pastorale», presso la
Chiesa metodista, di un numeroso collettivo omosessuale. Ed è
rtroprio di quest’ultimo gruppo
che, pur nei limiti impostici dal1, pagina, vogliamo parlarvi.
E' un mercoledì pomeriggio di
settembre. Alcune persone arri^ .mo in ordine sparso nella Chiese metodista di Corso Milano a
Padova. Il pastore Costabel, dopi avere letto alcuni brani biblici, commenta il problema della diversità’. Dopo il canto di
ur, inno, iniziano i saluti. Giovanni Giudici, 55 anni, portiere
di un albergo a Mestre, presiede la riunione. E’ un predicatore, un animatore, un uomo pieno di speranza e dinamismo.
Pi esenta una lunga rassegnastampa sui temi dell’omosessualità. Personalmente non si dichiara omosessuale ma ’sente’
di dovere testimoniare del Cristo
soprattutto in questo ambito.
Cura un bollettino che invia a
quattrocento indirizzi, riceve una
quarantina di lettere al mese
(« wi scrivono sacerdoti, credenti di ogni condizione sociale »)
ed è infaticabile nel rilanciare
la testimonianza dentro e fuori
le chiese. « Sul tema dell’omosessualità — dice Giudici — le
gerarchie ecclesiali sono troppo
chiuse nel loro benessere, nel loro potere, nel loro desiderio di
dominio. Se il ’peccatore’ chiede aiuto, e loro lo rifiutano, io
mi domando se sono cristiani... ».
La scoperta
deli’Evangelo
\'el gruppo di Padova c’è un
magistrato, un prete, un operaio, alcuni impiegati, insegnanti, alcune donne, un medico; c’è
voglia di scambiare informazioni sullo ’specifico’ omosessuale
e di avere un confronto approfondito con la Parola di Dio.
Accendo il registratore e discutiamo .se posso fare una fotografia; alcuni sono contrari, altri no: « Basta con la segretezza, la nostra liberazione richie
de anche di ’esporsi’ pubblicamente ». Faccio la foto. Il discorso torna nuovamente sul tema della fede cristiana.
Identità cristiana e identità
omosessuale: vogliamo sentire
qualche storia vera. Angelo comincia: « Ho organizzato un ritiro spirituale. Nessuno ci voleva, eravamo una dozzina. Alla
fine ci hanno ospitato delle suore; non volevamo parlare di noi
ma parlare di Dio e incontrarlo
nella preghiera. E’ stato molto
arricchente ».
Piero: «Per me il discorso
che l’Evangelo ci propone è fondamentale. Se non avessi trovato l’Evangelo sulla mia strada,
penso in particolare al tredicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi, sarei caduto in una
profonda frustrazione e tristezza.
Affronto la mia condizione di
omosessuale nell’ascolto della
Parola di Dio e ho tirato un respiro di sollievo quando ho scoperto che accanto alla Chiesa
cattolica ci sono altre chiese, altri modi di vivere e di pensare
il cristianesimo. Ho trovato moltissimo nei libri di Dietrich
Bonhoeffer, mi viene in mente
per esempio questa sua bellissima frase: "Quando stringi tra le
tue braccia l’essere amato, Dio
non ti chiede certo di pensare
a Lui". Ascolto sempre il culto
evangelico alla radio la domenica mattina e non potrei più
fare a meno della lettura quotidiana dell’Evangelo. E’ ciò che
valorizza questa mia vita che
Dio, ritengo, ha voluto che fosse così: ovvero omosessuale e
credente. Frequento — continua
Piero — sia la Chiesa cattolica
sia la Chiesa evangelica, non mi
’fisso' su una chiesa anche perché penso che nessuna chiesa
esaurisca il cristianesimo. Ma se
dovessi scegliere sceglierei la Riforma protestante con tutta la
sua fame e sete di Parola. Io ho
trovato persone ’timorate di
Dio’ sia nel cattolicesimo sia nel
protestantesimo, ma ho sonrattutto trovato persone credenti
mediocri, banali, vuote, insignificanti in tutte le chiese. Distanti
mille miglia dal messae^io rivoluzionario di quell’Evangelo di
cui pretendono di avere l’esclusiva. Per fortuna che Cristo non
si fa rinchiudere nel moralismo
e nel razzismo dei benpensanti ».
Continuano le storie personali. C’è molta voglia di parlare,
di raccontare. Una donna. Maria, sulla quarantina {’io sono
eterosessuale’) precisa di partecipare al gruppo sin dal suo sorgere nell’aprile del 1981: «Qui
a Padova in questo collettivo si
affronta seriamente il problema
della sessualità e quello del messaggio cristiano. Vorrei — dice
Maria — che venissero al gruppo omosessuali più eterosessuali, proprio per allargare l’orizzonte di esperienze e libertà. In questo gruppo, in cui a volte raggiungiamo la sessantina di partecipanti, ho ricevuto molto per
la mia esperienza di fede e penso che il prossimo punto da risolvere sarà quello di uscire da
una certa segretezza che ci caratterizza negativamente ».
Vivere quasi clandestinamente
la propria ’diversità’, nascondersi, portare ogni giorno una maschera, autoreprimersi sono queste — al di là della fede — le
preoccupazioni centrali degli
omosessuali oggi in Italia?
Mi risponde, con molta calma,
un anziano professore: « Nei nostri confronti regna l’incomprensione e la mancanza di informazione. Nel quartiere in cui vivo
c’è gente che dice: "Gli omosessuali andrebbero messi nei campi di concentramento come faceva Hitler"; ma se questa gente così sicura della propria sessualità e così dura nei propri
giudizi potesse venire qui, a sentire i nostri discorsi, a vivere
le nostre riunioni capirebbe molte cose e, dopo, ragionerebbe
certamente in termini nuovi. Non
siamo dei mostri anche se continuiamo ad essere oggetto di
calunnia e di disprezzo ».
Nascosti per forza
Ora tocchiamo il tema della
segretezza, della dimensione ’catacombale’, del nascondere la
propria identità sessuale perché
enorme è la vergogna a cui si
va incontro. Interviene Marco,
28 anni, studente: « Io, a casa
mia, non l’ho detto e non dirò
mai di essere un omosessuale.
Non capirebbero e soffrirebbero
tropno. Non voglio spiritualmente uccidere i miei genitori. Risparmio loro questa informazione terribile ». Dai racconti
emerge il fatto che è difficile
stabilire una regola valida in
tutte le situazioni. E poi si sbaglia comunque. Se non dichiari
di essere quello che sei, vieni
’bollato’ come ipocrita. Se lo dici, perché dirlo? a chi serve? sono ’affari tuoi’, non interessano
nessuno, scandalizzano e basta.
Insomma un rebus.
Un altro giovane aggiunge:
« Fin da piccolo sono stato emar
Un momento dell’incontro al collettivo omosessuale
presso la chiesa metodista di Padova.
ginato; mio padre, a volte, dice
che la gente come me andrebbe
arrostita con il lanciafiamme.
Ho vissuto alcuni mesi in una
comunità cattolica d’accoglienza; ho conosciuto umiliazioni
continue, disprezzo totale, allusioni terribili, sono stato trattato come un cane da sedicenti
credenti, da gente che mi sputava addosso e poi andava in
chiesa a pregare ».
L’impressione, dal ’collage’ di
testimonianze ohe ho raccolto, è
che ognuno viva in modo ’separato’ la propria omosessualità.
L’omofobia della chiesa ha contribuito non poco a isolare i ’diversi’. Incontrarsi, dialogare, rivedere le proprie posizioni mi
sembra l’unica strada percorribile per uscire dal ghetto. Ma
la liberazione più grande ed autentica è solo quella che può
dare l’Evangelo’ che qui ha esattamente il nome di agape: l’amore di Dìo per noi, chiunque
tra noi. L’etica evangelica è cambiata in questi anni, ma non
al punto di giustificare la condizione omosessuale. La ricerca è
comunque avviata e non si tratta di arrivare ad un giudizio che,
certamente, non spetta a noi.
I pii cristiani che con spirito di
crociata tranciano giudizi sui ’diversi’, dovrebbero rivisitare l’atteggiamento di Cristo con gli
uomini e le donne che ha incontrato nelle strade, le piazze e le
case della Palestina di duemila
anni fa. Incontrare Cristo significa incontrare l’agape di Dio anche alle estreme frontiere della
sessualità, disegnate dalle tradi
zioni culturali e religiose della
nostra civiltà.
« Noi siamo etichettati. Abbiamo ancora il triangolo rosa di
Hitler sul petto. Una minoranza
— mi dice un maturo signore
sulla quarantina — è quasi sempre etichettata, la maggioranza
ha bisogno di individuare i propri avversàri. Su di noi la sente
scarica i problemi irrisolti della
propria sessualità. In un certo
senso siamo noi omosessuali oggi a portare la croce delle frustrazioni sessuali della società ».
Dialogare superando i luoghi
comuni, i pregiudizi, i silenzi,
le condanne preconfezionate non
è facile. Eppure dobbiamo imboccare questa strada che è la
strada della revisione di tutta
la nostra etica in materia di sesso. C’è chi preferisce la ’via larga’ della condanna o del silenzio che va sottobraccio al razzismo e alle ingiustizie in atto.
E’ necessario, per non dire urgente, imboccare la ’strada stretta’ della sincerità, dell’abolizione di ogni segretezza e di ogni
dimensione catacombale per vedere in faccia la realtà nel pieno rispetto di ogni creatura umana, « immagine di Dio ». E
in questa concretissima realtà
tutti, omosessuali e non, dobbiamo lasciarci trasformare dall’Evangelo di un Regno in cui
tutte le cose, « tanto quelle che
sono nel cielo, quanto quelle che
sono sulla terra saranno raccolte sotto un solo capo: Cristo »
(Lettera agli Efesini 1: 10).
A cura di Giuseppe Platone
6
6 vita delle chiese
10 ottobre 1986
VIAGGIO TRA I VALDESI DI CALABRIA - 2
CORRISPONDENZE
Guardia Piemontese
tra passato e futuro
Il conflitto del valdesi di Calabria col latifondista Spinelli - Quattro
secoli dopo quei tragici fatti, la nascita del centro « G. L. Pascale »
Guardia Piemontese si erge in
alto, sopra la costa.
Questa posizione suscita la curiosità: quale storia nascondono
questi luoghi? Albert de Lange,
collaboratore della Società di
Studi Valdesi, ci racconta un po’
in anticipo la storia dei Valdesi
di Guardia.
Nel ’300, dalle Valli vennero
molte giovani coppie. Cercavano di costruirsi un’esistenza
lì, dove c’era ancora molta terra
da coltivare, in una regione
’’dimenticata” dalle autorità cattoliche. Costruiscono le loro case sulle colline di Guardia, San
Sisto dei Valdesi, Montalto ed
altre località. Riescono a vivere tranquillamente la loro fede,
conservano i loro costumi e la
loro lingua, leggono la Bibbia e
pregano insieme. Finché non
formano una struttura ecclesiastica alternativa a quella cattolica e pagano le tasse, tutto va
bene. La situazione cambia
quando gli spagnoli conquistano il regno di Napoli e all’orizzonte compare l’Inquisizione. La
situazione per i Valdesi diventa
drammatica, quando al conflitto
religioso si aggiunge un conflitto con il latifondista Spinelli...
Il nostro gruppo sale a Guardia sotto la guida del pastore
Gianni Geme e di sua moglie
Franca che trasportano con un
pulmino coloro che non sono
in grado di farcela a piedi. Arriviamo in piazza: da un lato una
splendida vista sulle colline e
sulla costa, dall’altro ima bella casa accanto alla porta del
paese, con una scritta: Centro
Giovanni Luigi Pascale. Gianni
ci fa entrare.
Dalle finestre entra un sole
splendido mentre lui ci racconta gli anni bui della persecuzione dei Valdesi.
Nel 1559 viene inviato il primo
pastore fra i Valdesi di Calabria
con l’incarico di formare una
vera chiesa nel senso della Rifoi^
ma: Giovanni Luigi Pascale da
Cuneo. Ma la sua organizzazione e la sua predicazione dureranno solo alcune settimane. Il
latifondista Spinelli cerca di co
Guardia Piemontese si erge in alto, sopra la costa.
TOBINO — Presso il Cenacolo (piazza
Gozzano 4) si svolge il 12 ottobre
l'incontro regionale piemontese del
SAE a partire dalle 9.30 sul tema: « La
traduzione ecumenica della Bibbia come strumento di evangelizzazione ».
Introducono Emanuele Paschetto e Toni Revelli.
VENEZIA — Sabato 25 ottobre a
Palazzo Cavagnis alle ore 16 inizia li
convegno regionale della Egei sul tema • Il documento kairos » (commento
teologico sulla crisi politica del Sud
Africa). Introduce Irma Ahiers,
VASTO — Alle ore 10,30 nel nuovo
locale della chiesa valdese (via Martiri della Libertà 46) si tiene l'Assemblea del XII Circuito. Al termine dell'incontro verrà eletto il nuovo consiglio di circuito. L'incontro si tiene
domenica 19 ottobre.
• Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino,
Ivana Costahel, Cinzia Carugati Vitali, Giorgina Giacone,
Sauro Goliardi, Anna Marullo
Reedtz, Teofilo Pons, Marco e
Sandra Rizzi, Bruno Rostagno,
Franco Taglierò, Erika Tomassone.
stringere il pastore alla partenza. Ma le sue pressioni non danno risultato. Così Pascale viene
incarcerato nel castello, torturato perché abiuri. Nel frattempo
i guardioli accusano il latifondista di soprusi nei loro confronti; per vendetta Spinelli li
denuncia come eretici presso il
Viceré di Napoli. Pascale viene
trasferito a Roma e muore sul
rogo a Ponte Sant’Angelo il 16
settembre del 1560.
Il conflitto tra Valdesi ed autorità spagnole e cattoliche si
inasprisce ulteriormente. Quando alcuni Valdesi di San Sisto
uccidono un ufficiale scatta la
persecuzione, talmente violenta
che gli stati europei protestanti protesteranno presso il governo spagnolo.
Sarà versato molto sangue: ne
testimonia ancora oggi la porta
(vicino al Centro «Gian Luigi
Pascale ») detta « Porta del sangue » ed altri toponimi in cui ricorre la parola « sangue » nei
paesi valdesi dei dintorni. Gianni Genre ci indica un piccolo teschio trovato a San Sisto vicino al luogo della strage, forse un
bambino ucciso nel 1561. Dopo
le proteste cessano i massacri, e
cominciano altre misure repressive: abiti per le donne così
stretti da deformare il seno,
cappelli stretti che fanno perdere i propri capelli, flnestrine
nelle porte di casa che si possono aprire solo da fuori, e così via. Per secoli non ci saranno
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Saluto al pastore
Gustavo Bouchard
più comunità evangeliche né pastori in Calabria, solo piccoli
gruppi oppressi ed isolati.
Dopo una visita ai locali del
Centro — due stanze ben attrezzate con pannelli sulla storia
valdese in generale ed in Calabria ed alcuni oggetti originali —
muniti del libro della Claudiana
« I Calabro-Valdesi » cominciamo una ricerca sul luogo.
Ci fermiamo per ispiegare alla
gente incuriosita chi siamo. Troviamo molte donne anziane. « I
nostri figli vivono sparsi per tutta l’Italia» ci dicono due signore davanti ad una casa vecchia
e bella ristrutturata. « Insegnano tutti quanti, adesso vengono
solo per le ferie. Cosa vuole?
Uno che studia che viene a fare
qua? ». Un’altra signora: « 'Veniteci pure a trovare. Noi siamo
un paese abbandonato. I miei figli sono a Detroit in America».
Gianni ci racconta che vivono
600 guardioli in Calabria e
1.500 a Detroit, dove lavorano
alla Ford. Davanti alla lapide
che ricorda l’antica chiesa valdese, ci racconta dei rapporti fra
Giunta comunale e chiesa valdese. Gli abitanti di Guardia
hanno perso l’iniziale diffidenza.
Forse vedono anche una possibilità economica. « Dovete venire più fegolarmente » dice un
contadino, che ha appena vendute alcuni chili di fichi freschi ai
turisti tedeschi che compongono
il nostro gruppo.
Susanne Labsch
GENOVA — Le chiese di Sestri e Sampierdarena recentemente hanno salutato il past.
Gustavo Bouchard che ha concluso il mandato quale conduttore delle stesse. L’agape ha riunito più di 80 fratelli valdo-metodisti in un’atmosfera lieta in
quanto tutti eravamo consapevoli che Gustavo finiva solo il
suo mandato ufficiale tra noi ;
mantenendo la sua residenza a
Genova, la famiglia Bouchard
sarà ancora valido supporto alle attività comunitarie.
Alcuni fratelli hanno ringraziato il pastore per il lavoro
svolto tra noi e soprattutto per
i suoi puntuali richiami alla
preghiera e all’impegno dei laici
nella conduzione delle comunità.
Ci rendiamo conto che queste parole sono troppo poco per
ricordare 14 anni vissuti insieme: anni che harmo visto l’accrescimento della vita della comunità ed il consolidarsi dei
rapporti tra « Sampierdarena
valdese» e «Sestri metodista»
nella giusta luce dell’integrazione.
Altra occasione di incontro
per le due comunità del Ponente genovese è stata la visita di
otto membri del Seminario CEVAA in corso a Vallecrosia nella seconda metà di settembre.
A Sestri, Celestino — pastore e sovrintendente metodista
della Costa d’Avorio — ci ha
guidati nel culto che è stato arricchito dalle testimonianze degli altri ospiti provenienti dalla
Svizzera, dall’Inghilterra e dal
Camerún. L’agape successiva al
culto ha visto riuniti fratelli delle comunità di Sampierdarena
e Sestri ed il past. Gino Conte
che accompagnava i membri
della CEVAA.
Nonostante le difficoltà di comunicazione per la varietà delle
lingue, abbiamo illustrato la
storia e la vita delle nostre comunità ed ascoltato dagli ospiti
messaggi di amicizia nella comune ricerca di fedeltà all’unico
Signore.
Grande giornata
SAVONA — Inaspettatamente la domenica 21 settembre è
stata una grande giornata per
noi di Savona.
Avevamo progettato un culto
con la partecipazione dei ragazzi della Scuola Domenicale e
Catechismo per inaugurare le
lezioni; poi, felicemente è arrivato da Vallecrosia un gruppo
con Dorothy Nisbet a rinforzare
i ranghi !
E pure dal Convegno internazionale di animazione teologica
della CEVAA di Vallecrosia sono venuti in tre : Miriam Parlier dell’Eglise Réformée presso
Nîmes; Marc-André Wolf, pastore in Alsazia; Bony Edzavé, pastore della chiesa francofona di
Roma.
Si è formata cosi una bella assemblea che, partendo dal testo
della «Donna sirofenicia» (Me.
7: 24-30), già studiato alla Scuola Domenicale, ed attraverso le
testimonianze dei tre ospiti, ha
annunziato che l’Evangelo è ac
cessibile a tutti senza condizioni di nessun genere, perché ciò
che è decisivo non sono più le
osservanze di norme e precetti,
ma la fede, di cui la donna ci
offre un esempio.
E la fede non è un’opera meritoria umana, ma la possibilità
offerta dalla Grazia, in Gesù
Cristo, ad ogni uomo di vivere
in libertà dinanzi a Dio, che non
guarda ai nostri steccati, ma
guarda oltre i confini, annuncia
l’Evangelo fuori le mura. Questo è in fondo « missione », della chiesa e di ciascuno di noi.
La bella giornata ha permesso poi a ragazzi e monitori di
fare una gita fino all’entroterra
di Finale, mentre gli adulti intrattenevano a pranzo gli ospiti
nei locali della chiesa e li accompagnavano in un giro turistico della città.
Al Festival
IVREA — Il 2 settembre la
nostra chiesa è stata ufficialmente invitata ad un dibattito
sulla religione a scuola, organizzato nel quadro delle manifestazioni del ’Festival dell’Unità’
della nostra città.
Il past. Luciano Deodato ha
vivacemente esposto la posizione delle chiese valdesi e metodiste al riguardo, fra un grunpo
di oratori che vedeva riuniti un
rappresentante del partito comunista e del comitato per la
laicità nella scuola, la preside
del locale liceo scientifico, un
rappresentante del movimento
studentesco e un ex professore
di religione nella scuola media
superiore.
I 25 settori
della chiesa
TORINO — Domenica 5 ottobre nella chiesa di Corso Principe Oddone è stato insediato
il nuovo pastore Eugenio Bernardini. A fine settembre la comunità di Corso Oddone aveva
dato il proprio saluto al pastore
Franco Giampiccoli nel corso di
una frequentatissima agape che
ha testimoniato dell’affetto e
stima profonda che hanno contrassegnato i rapporti tra la comunità valdese di Torino e il
pastore Giampiccoli, oggi eletto
Moderatore della Tavola Valdese. Sempre domenica 5 la chiesa di Torino ha tenuto un’assemblea organizzativa (circa 60
partecipanti) individuando 25
settori d’intervento dentro e fuori la comunità; secondo ’i doni
di ciascuno’ ci si è potuti iscrivere ad uno o più settori d’intervento nel complesso quadro
torinese.
Prima dell’assemblea era stata organizzata, dalla commissione ricevimenti, un’agape a cui
ha preso parte anche la redazione del nostro giornale. Il
Concistoro torinese è ora in attesa di valutare il quadro globale delle risposte ricevute dai
singoli membri per tracciare
una ’mappa’ dell’impegno e della presenza evangelica non solo
all’interno ma anche all’esterno.
Tavola Valdese
COMUNICATO
La Tavola valdese proclama la vacanza della Chiesa di
Napoli - via dei Cimbri a partire dal 1.10.1987.
La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire entro il
15.1.1987 in base agli articoli 12, 13 e 14 del R0 4.
Roma, 30 ottobre 1986.
La Tavola Valdese
7
10 ottobre 1986
vita delle chiese 7
LE OPINIONI DI UN GRUPPO DI BAMBINI E IL COMMENTO DI UN PASTORE
'i«.
sesso di Dio?
I ragazzi hanno spesso un’immagine di Dio bassamente razionale, scientifica e lontana. E’ tipica l’analisi di Tim, 8 anni;
« Dio è un grande pensatore che
porta in sé tutta la conoscenza
del mondo ». Secondo i ragazzi,
non è facile raggiungere Dio, perche la divinità deve coprire un
territorio considerevole.
Ecco la strada da seguire per
giungere a Dio, secondo le colorite indicazioni di Scotti, 10 anni: « E’ un pianeta, è come se ci
volessero lenti speciali per vederlo. Prima bisogna superare il sole, poi tutti i pianeti, e poi bisogna avere aibbastanza potenza
per uscire dalla galassia. Allora
lo si può trovare ».
Invece rimmagine ohe le ragazze hanno di Dio è più estetica
e familiare. Ieri, 7 anni, ripete
spesso che pensa a Dio quando
ascolta della musica "facile”. La
sua amica di classe, Lauren, 7
anni, mostra un disegno e spiega: « Dio sorride perché ha appena fatto un fiore ».
Un uomo, di certo!
In genere le descrizioni delle
ragazze non sono legate a fatti
concreti come lo sono quelle dei
ragazzi. Mentre questi possono
descrivere una divinità che costruisce il sole e la luna come
opera di un tecnico, le ragazze,
loro, parlano di un Dio che forgia
artisticamente degli arcobaleni.
I ragazzi, come le ragazze, pensano — almeno per ciò che riguarda l’apparenza fisica — che
Dio è un « Lui ». Ma lì si ferma
la somiglianza. Mentre i ragazzi
sono assai turbati rispetto alla
eventualità di un Dio donna, le
ragazze sono più inclini a suggerire ohe, in fondo, Dio potrebbe
essere una donna o un essere androgino.
Fra i ragazzi, Arthur, 9 anni,
dà il tono: « Dio è di certo un
uomo, non posso nemmeno immaginarmi Dio come una signora — no, no ». E Jim, 7 anni, spiega ancora: « Dio ñon è una ragazza, perché le ragazze non sono
forti e potenti come gli uomini ». Infine David, 10 anni, dà una
idea del timore che regna a proposito di una dominazione femminile, quando esclama; «Se Dio
fosse una donna, non avrebbe
creato gli uomini ». Dunque, se
condo i ragazzi, l’idea stessa di
un Dio che non fosse maschile
avrebbe letteralmente cambiato
l’intera creazione!
Caro Dio
Le ragazze, per parte loro, non
sono affatto convinte dall’idea di
un Dio che sia maschio, erculeo.
La coraggiosa Edith, 6 anni, parla chiaro: « Ma si capisce che
Dio potrebbe essere una donna,
scemo! ». La maggior parte delle
ragazze è però meno sicura. Lorraine, 12 anni, spiega: « Credo
ohé Dio potrebbe avere un po’
dei due sessi, ma ho paura di
dirlo ad alta voce! ». Una parte
delle compagne di Lorraine è anche turbata dall’ineguaglianza
sempre latente. Sylvia, 9 anni,
scrive questa lettera: « Caro Dio,
i ragazzi e le ragazze sono davvero gli uni migliori degli altri?
Credo che Lei sia un ragazzo,
ma cerchi di essere giusto ». Come mostrano questi ragazzi, molti pensano ancora a Dio in termini esclusivamente maschili.
Per alcuni quest’inclinazione può
derivare dal desiderio di un’autorità maschile; per altri, vie
ne naturalmente nel linguaggio
o scrivendo.
I ragazzi fanno riferimento alle tendenze della società, ma cominciano pure a far trasparire
nel loro mondo di immagini religiose i cambiamenti relativi al
ruolo dei sessi quali risultano attorno a noi.
Che diciamo dunque ai nostri
ragazzi quando ci pongono la domanda? Qualunque sia il genere
di Dio, ammesso che Dio abbia
un genere; è chiaro che le idee
dei nostri ragazzi si mescolano
al loro modo di vedere se stessi.
Non sarebbe saggio non limitare Dio per i nostri ragazzi, ma
permettere loro ogni possibilità creatrice?
David Heiler
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ripresa delle attività
SAN SECONDO — Domenica
12 il culto è anticipato alle ore
10, e sarà seguito dall’assemblea
di chiesa su : relazione della
commissione stabili, finanze, resoconto dei lavori della Conferenza distrettuale e del Sinodo.
Domenica 19 riprenderanno invece le attività: alle 9.30 lo studio biblico, alle 10.30 il culto, al
termine del quale verranno stabiliti gli orari dei corsi di catechismo. Il 26 ottobre ha luogo
la domenica della Riforma. L.a
colletta sarà devoluta a favore
della diffusione della Bibbia in
Cina. Sabato 25 avrà inizio la
scuola domenicale, e domenica
2 novembre riprenderà l’attività
dell’Unione femminile. Le riunioni quartierali per il mese di
ottobre sono previste nei giorni: 22 (Cavoretto); 24 (Barbé);
29 (Colombini); 31 (Paglierine).
• Il Signore ha richiamato a
sé Cesira Godino ved. Gaydou.
Ai familiari rinnoviamo la solidarietà in Gesù Cristo.
Relazione sul Sinodo
torre PELLICE — Dome
nica 12 ottobre avrà luogo una
Assemblea di chiesa dedicata
all’ascolto della relazione dei deputati al Sinodo e alla discussione della relazione annua.
• I giovani di Torre Pellice
organizzano una cena con gli
studenti della Facoltà Valdese
di Teologia in visita alle Valli.
L’appuntamento è per martedì
14 alle ore 19. Gli interessati sono invitati a prenotarsi entro
domenica 12 presso i responsa
bili delle attività giovanili della
nostra chiesa.
• E’ deceduto il fratello Enrico Slmond. La comunità esprime alla famiglia la sua fraterna
solidarietà.
Assemblea di chiesa
PRAMOLLO — Il culto di inizio delle attività ha avuto luogo
domenica 5, mentre nel corso
della settimana hanno preso il
via il catechismo e la scuola domenicale.
• Domenica 12 il culto sarà
presieduto dal pastore Bruno
Rostagno e sarà seguito dalla
assemblea di chiesa. Quest’ultima dovrà pronunciarsi sulla scadenza del settennio del pastore
Noffke. E’ dunque indispensabile la presenza della maggioranza dei membri elettori perché l’assemblea sia valida.
• Il 27 settembre la comunità
si è rallegrata con Claudia Travers e Mauro Beux che si sono
sposati nel tempio di Buata.
Chiediamo al Signore di benedirli e di illuminare sempre la
loro vita.
Visite
VILLAR PELLICE — Da parte della CEVAA ci ha fatto visita la signora Danielle Maegey,
pastore della chiesa luterana di
Beblenheim in Alsazia, che ringraziamo per il messaggio rivoltoci.
Domenica 5 abbiamo potuto
salutare un bel gruppo di mem
bri della Comunità di lingua inglese di Torino. Li ringraziamo
per il piacevole incontro, come
ringraziamo i pastori E. Ayassot e Donald Fox che rispettivamente hanno svolto la liturgia e la predicazione.
• Vivi auguri a Bruno Malan
e LofeUa Fontana, Ugo Dastrù
e Ornella Mlchelin Salomon che
hanno dato pubblica certificazione del loro matrimonio presso il municipio.
• Un cordiale benvenuto a
Simone, giunto a rallegrare i
genitori Roberto Bonjour e Manuela Vergnano, con l’augurio
di ogni benedizione.
• Dopo una lunga malattia ci
ha lasciati il fratello Daniele Rivoira, all’età di 82 anni. All’anziana moglie ed ai familiari rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà in Gesù Cristo.
Battesimi e funerali
SAN GERMANO CHISONE
— Il segno del battesimo è stato posto sulla piccola Gaia Lantelme durante il culto del 21 settembre. Alla bimba e ai suoi genitori molti auguri di ogni bene
dal Signore.
• La sorella Elena Robert si
è spenta a Pinerolo all’età di
80 anni. La comunità si è stretta affettuosamente attorno al
fratello novantenne che aveva
nell’umile e cara Elena il suo
solo appoggio ; il Signore che
certamente non lo abbandonerà
faccia sentire al fratello Robert
che ora più che mai Egli vuole
essere il suo sostegno e la sua
forza.
• Un grazie sincero ai predicatori locali Dario Tron e Umberto Rovara che harmo presieduto i culti del 14 e del 28 settembre.
soprattutto, anche quando si valgono del linguaggio più antropomorfico, quando lo attestano nel
modo più « umano », i profeti di
Israele respingono unanimi la
sessualizzazione di Dio, contro la
diffusa sessualizzazione pagana
della/e divinità. Anche e soprattutto qui i nostri ragazzi possono
presto sapere: Dio è Dio, non un
uomo. E non dobbiamo mischiarlo alle nostre tensioni fra i sessi.
Gino Conte
Singolare è la domanda finale:
saremmo dunque noi, con la nostra immaginazione, a « creare »
Dio?!? Certo, Dio si presenta e
comunica con noi in modo antropomorfico, umano; e pensando a
lui, alla sua Persona, « incarnata », divenuta uomo in Gesù Cristo, consciamente o inconsciamente noi gli attribuiamo caratteri umani. Per questo egli ci ricorda che « i miei pensieri non
sono i vostri, né le mie vie sono
le vostre »; e che « nessuno mi
può vedere e sopravvivere »; per
questo per Israele il suo Nome
personale è impronunciabile. Ma
Cena con gli studenti
VILLAR PEROSA — Il 5 ottobre un culto ha inaugurato
l’anno di attività della scuola
domenicale e del catechismo.
Relativamente poche le famìglie
presenti.
• Serate bibliche sul Profeta
Amos: venerdì 10, 17 e 24, dalle
ore 20.30 alle 22 al convitto.
• Sabato 11 alle 20.30: seduta
del Concistoro.
• Giovedì 16 ospiteremo per
una cena gli studenti e i professori della Facoltà di Teologia. Invitiamo anche i membri
della comunità a partecipare all’incontro. Per la cena è sufficiente segnalare al pastore la
propria partecipazione.
Culto di riapertura
FRALI — Il culto di riapertura delle attività si terrà domenica 12 alle 10.30. Parteciperanno i ragazzi della scuola domenicale, del precatechismo e
catechismo. I genitori dei ragazzi della scuola domenicale e
del precatechismo si incontrano giovedì 9 alle 20.30 presso il
Presbiterio.
Arriva la Facoltà
ANGROGNA — Lunedì 13 sera la nostra comunità accoglie
per un’agape fraterna nella sala gli studenti ed i professori
della Facoltà di Teologia. Alla serata parteciperanno rappresentanti dei vari gruppi di attività
della nostra chiesa. Domenica 12,
nel corso del culto al Capoluogo, si sposeranno due giovani
provenienti dalla Chiesa dei Fratelli e residenti in Valle.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 12 ottobre
□ APERTURA
ANNO ACCADEMICO
FACOLTA’ VALDESE
DI TEOLOGIA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 10 presso la chiesa valdese di
San Giovanni si tiene il culto di apertura dell’Anno Accademico deila Facoltà Valdese di Teoiogia. Presiede
il moderatore, past. Franco Giamplccoli.
□ FESTA
DEL RACCOLTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore
14.30 presso la Sala Albarin si apre la
Festa del raccolto con esposizione e
vendita di prodotti agricoli.
□ CONVEGNO
FCEI-VALLl
SAN GERMANO — Alle ore 10 il
culto con la chiesa locale apre il
convegno di inizio delle attività 86/87
della Fgei-Valli. Pranzo al sacco (pastasciutta calda offerta dal gruppo locale). Pomeriggio sulle « orme di Maradona » con partita di calcio.
a FORUM TEOLOGICO
VILLAR PELLICE — Alle ore 15 presso il Castagneto riprende l'incontro
teologico mensile con la discussione
dei temi proposti. A tutti gli interessati è rivolto cordiale invito a partecipare a questo ''forum” di dibattito,
informazione e formazione teologica.
Martedì 14 ottobre
□ CENA CON GLI
STUDENTI
TORRE PELLICE — Martedì 14 ottobre avrà luogo una cena con gli studenti della Facoltà Valdese di Teologia. L'inizio è previsto per le 19. Le
prenotazioni si raccolgono, entro domenica 12, presso i responsabili delle
attività giovanili della comunità dì
Torre Pellice.
Domenica 26 ottobre
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Casa Unionista sì tiene l'assemblea mensile del movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese
(TEV). L'assemblea è aperta a tutti
gli interessati.
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8
8 cronaca delle Valli
IO ottobre 1986
INTERVISTA A UNA GUARDIA ECOLOGICA
Rock
A caccia di inquinatori
Indagini sugli scarichi sospetti, controlli sui cercatori di funghi, segnalazione di discariche abusive - « Tutti insieme ecologicamente »
Dopo una settimana di nebbie,
rotte, di tanto in tanto, da una
voglia di pioggia, un dieci minuti,
tanto da bagnare le tose e non
più, e tuttavia sufficienti a rattristare come un avviso precocissimo d'inverno, ecco un trionfo di
sereno.
La luna piena, impudicamente
luminosa e vicina, ricompone il
paesaggio come in un quadro
gessoso. Come un mezzodì visto
dall’altra faccia: linee di case,
profili di monti, voci sommesse
delle famiglie che cenano dietro
porte, finestre e imposte chiuse.
E d’un tratto il rock: qfiel,lontano tam-tam, attutito fuori dalla
nebbia e dentro casa dalle porte
chiuse, si fa tempo largo a ondate che riempiono di sé la valle a
ritmare balli giovani.
Meraviglia e commenti, per lo
più malevoli. E’ soltanto rumore, non musica; come si può ballare con quel tamburo che batte
il ballo dell’orso? E via con sufficienza, quando non con acrimonia.
Hai bel ricordare che gli stessi commenti battevano le lingue
anziane degli anni venti-trenta
per il fox-trot, lo slow e la rumba
(roba da negri!), e prima, lo
scandalo del valzer, preludio all’anatema per il tango, puzzo del
diavolo.
Niente. Ognuno è sempre più
al passato che al presente: si
ama quello perché è il presente
sopravvissuto nella memoria.
Certo, ha ragione Simone Weil,
quando afferma che « la perdita
del passato è la grande tragedia
umana » e noi tutti dobbiamo lavorare, portando ognuno il proprio granello di sabbia, affinché
non intervenga l’immemore oblìo
di cui parla VEcclesiaste. Tutti:
lo storico, il maestro, il padre di
famiglia; tutti, fino al modesto
favoliere. Ma altro è cercare, rispettare, illuminare, valorizzare
le radici, altro è nori accettare,
da bacchettoni, le nuove foglie
dell’albero.
E loro, i giovani, son quelle
foglie. Con i loro slanci e gli errori, la confusione, l’utopia, la
grossolanità, eccetera, eccetera
( ma noi, quanti errori e orrori,
illusioni e delusioni?).
Donargli il possibile d’esèmpio,
di scienza e di saggezza, le tradizioni di lotta, il senso della
continuità (non il particulare!),
senza di che la vita è orrendo
vuoto. Ma l’uomo vivo non accetta l’ordine esistente, pieno di ingiustizie, come un assoluto, come
punto d’arrivo: solo l’animale vive così, perché non sa della
morte.
— « Se non s’inventa qualcosa
per i giovani, la valle muore » —
diceva Giorgio Odetto, sindaco
di Rorà, tempo addietro. Non si
ergeva a sociologo, anzi rifiutava
le banalità apodittiche di quei
sociologi (tanti!) che definiscono
T uomo-massa come colui che,
avendo solo più organi di stimolo-risposta, non merita che gli si
offra lo stimolo della parola. Col
buonsenso e l’iniziativa del buon
magistrato, avviava l’idea del
parco montano al Eric e il vicino spazio - campeggio per i giovani.
Così stanotte e domani notte
sono i giovani a salutare degnamente l’estate rorenga che si conclude. In gloria. Tanto che finalmente .s’illuminano, come in un
presepe, le casette di lassù.
Ecco: la notte del 21 settembre
è viva non solo di stelle, ma finalmente anche di luci e di voci
giovani. Promessa di vita.
Gianni Dolino
Sono ormai in molti ad avere
una coscienza « ecologica », attenta ai problemi dell’ambiente
e preoccupata per la sua lenta
e inesorabile distruzione. Ma
dalla presa di coscienza all’azione il passo è lungo; e per i più,
infatti, tutto si risolve in sensi
di colpa per ciò che era e non
è più, per ciò che potrebbe essere e non è ancora. A limitare il
numero di quelli che si impegnano davvero, concretamente e costruttivamente in difesa dell’ambiente naturale è soprattutto la
mancanza di strumenti di intervento.
Frequentemente mancano infatti le conoscenze tecnico-scientifiche necessarie, e praticamente mai un cittadino ha il potere di intervenire direttamente
per bloccare, per esempio, un
inquinamento. Esiste però una
felice eccezione a questa regola:
essa è rappresentata dalle guardie ecologiche. Nate con la legge regionale n. 32 del novembre
1982 — quattro anni fa — sono
ormai una sessantina nel territorio della Comunità Montana
Val Penice, e, senza ricevere per
questo alcun compenso, girano
per sentieri e greti di torrenti
alla ricerca dei nemici della natura.
Ne abbiamo parlato con una
delle più anziane guardie ecologiche di Luserna S. Giovanni,
Aldo Peyrot, 62 anni, pensionato RIV, vice-presidente della
Commissione Ambiente del Comune.
— Come si diventa guardia
ecologica?
«Si segue un corso di 140 ore
— rispKjnde Peyrot — che prevede materie come : botanica,
zoologia, micologia, idrogeologia, diritto, primo soccorso, tecniche antincendio. Al termine
si sostiene un esame; chi lo supera presta poi giuramento in
Pretura e diventa pubblico ufficiale a tutti gli effetti ».
— Chi sono, umanamente e socialmente, le guardie ecologiche?
« Il nucleo centrale, almeno
qui a Luserna, è costituito da
operai fra i 40 e i 60 anni, e da
alcuni pensionati. Altre persone, fra cui diversi giovani e donne, sono anche nell’elenco, ina
fanno meno attività, perché
manca loro il tempo ».
— Potrebbe in qualche modo
esemplificare il lavoro di una
gpiardia ecologica?
« Per esempio, se uno di noi
vede un tubo sfociare in un ruscello, risale verso la sua origine, eventualmente lo fotografa,
e segnala la cosa alla Comunità
Montana. Questa esegue poi una
campionatura dei liquidi e adotta i provvedimenti del caso. Abbiamo un ottimo rapporto di
collaborazione con la Comunità
Montana, e questo in gran parte per merito della disponibilità
del dr. Valerio Vecchiè della
USSL 43».
« I funghi — riprende Peyrot
— sono un altro problema. Ci
son troppe persone che vanno
a raccogliere, senza rispettare i
limiti quantitativi e i giorni in
cui la raccolta è consentita. Noi
cerchiamo di educare la gente,
più che di far multe, ma c’è chi
la il furbo, e con questi saranno necessari interventi repressivi. Una volta abbiamo scoperto un condominio che scaricava
liquami nella bealera perché il
depuratore era rotto e non volevano sfìendere per ripararlo.
Li abbiamo costretti ad allacciarsi alla rete fognaria».
— Quali sono i problemi che
incontrate nel vostro lavoro?
« Innanzitutto l’inerzia dei Comuni, che a parole ci appoggiano ma di fatto non dan seguito
alle nostre segnalazioni. Un altro punto dolente è il rapnorto
con le scuole; secondo la legge
fra i nostri compiti rientra anche l’educazione ecologica, e per
questo siamo provvisti di diapositive e altro materiale molto
interessante, ma spesso insegnanti e presidi non sono molto sensibili a questa problematica ».
— Le prossime iniziative?
« La più importante è l’organizzazione, in tutta la Valle, di
"Tutti insieme... ecologicamente’,
che domenica 12 vedrà le amministrazioni comunali e i volontari che vorranno partecipare
impegnati nella ripulitura di
corsi d’acqua e altri spazi insudiciati dalla cattiva educazione dei cittadini. A Luserna il
Comune ha messo a disposizione 2500 sacchi, attrezzi vari, e la
collaborazione di alcuni operai
comunali. Noi attendiamo la partecipazione di un centinaip di
persone, con le quali contiamo
di ripulire gli affluenti di sinistra del Penice, e la massicciata
della ferrovia, e alcune discariche abusive, di quelle che noi
già avevamo segnalato e che finora il Comune non ha fatto
sgomberare dai rifiuti ».
« La manifestazione si concluderà alle 13, quando i partecipanti di tutta la Valle si ritroveranno al mercato coperto di
Luserna per mangiare polenta e
salsiccia; un modo per rendere
questa iniziativa non solo utile
dal punto di vista dell’ambiente, ma anche interessante e piacevole sul piano umano ».
Paolo Fiorio
APERTA A PINEROLO UNA INTERESSANTE MOSTRA STORICA
Il destino del protestantesimo
e il silenzio di Pinerolo
Pochi erano i convenuti, la sera del 6 ottobre, a Pinerolo, per
inaugurare la mostra « Destino
del protestantesimo alpino. 16851985 ». Eppure si ricordava una
pagina di storia importante, la
diffusione e il soffocamento della
Riforma in una regione, il Delflnato, molto vicina a noi. L’apparato espositivo è semplice, facilmente trasportabile, adatto a
luoghi diversi e ad essere diffuso
il più possibile, un esempio di
come si possano fare le cose
chiare senza spese eccessive. Infatti, uno degli scopi dei curatori, un’équipe coordinata dagli
« Archives départementales des
Hautes Alpes », è stato quello di
divulgare per un anno in ogni angolo della loro regione, nelle
scuole e nelle piccole comunità,
la storia del protestantesimo fino alla sua scomparsa, nel 1685
che non è giunta inaspettata, perché semplice conclusione di una
lunga serie di divieti, vessazioni
e conversioni forzate.
Mentre la signora Arlette Playoust, archivista di Gap, spiegava e conduceva il piccolo gruppo
nella lettura dei documenti, con
lo sfondo delle nuove sale restaurate di Palazzo Vittone, si aveva
l’impressione della mancanza di
un interlocutore.
Pinerolo era presente, rappre
sentata dal sindaco, dall’assessore alla cultura, da altri consiglieri comunali, certo, tuttavia mancava dietro di loro lo spessore di una continua riflessione sulla storia della propria
città, sulla cultura di un luogo che deve essere conosciuto
dalla gente non solo nelle occasioni più folcloristiche, ma nel
ruolo avuto nella storia delle lotte di confine, fra le potenze di
Europa e i Savoia. Non sono solo vicende di guerre, sono occasioni in cui si stampano identità
e stili di vita.
L’équipe di Gap non ha organizzato la mostra perché appartenente ad una confessione religiosa in particolare o perché legata ad una corrente politica.
Un organismo ufficiale, gli archivi dipartimentali, si è fatto carico in prima persona di un’opera
di sensibilizzazione storica e il
ruolo dei protestanti nel ’600 è
solo una tappa. Prima hanno organizzato una mostra itinerante
di documenti per far conoscere
le fonti ed il lavoro degli archivi
(immaginiamo con quali rischi!),
poi un’altra sull’arte romana, infine, la prossima sarà sulla rivoluzione francese di cui si celebrerà, nel 1989, il secondo centenario. Un modo, a nostro parere.
intelligente di usare i soldi dello
Stato.
Il silenzio di Pinerolo era però
anche la non presenza degli insegnanti, delle scuole, di chi si occupa di storia e cultura in genere. E forse questo è ancora il
prezzo di un silenzio più grande,
quello del continuare a considerare il valdismo e il protestantesimo una pagina di storia locale
che non appartiene o deve appartenere alla conoscenza di tutti,
perché in fondo sempre un po’
scomodo e critico.
Il silenzio, però, era anche di
molte nostre comunità, impegnate, è vero, in cento attività, però
la loro assenza di lunedì sera
significa forse la sottovalutazione
di una presenza culturale a Pinerolo. La nostra preoccupazione
è di far sentire la nostra voce,
ed è giusto, sui problemi attuali,
di essere dei credenti impegnati,
ed è giusto, ma dovremmo forse
smettere di pensare alla storia
identificandola col passato. La
storia è sempre presente, soprattutto se è storia di uomini e donne. Un invito quindi a vedere la
mostra, a portare gruppi e scuole, a commentare, litigare, discutere; è meglio appassionarsi che
accettare sempre tutto tranquillamente!
Bruna Peyrot
Il Coro Harmonie
TORRE PELLICE — La Corale mista « Harmonie » ed una
delegazione dell’Amministrazione Comunale di Payerne (cantone di Vaud) hanno reso visita
sabato 4 e domenica 5 ottobre
alla città di Torre Pellice.
Con una serie di canti la Corale si è nresentata alla popolazione tórrese al cinema Trento,
alternandosi con il Coro Alpino
Val Pellice. L’incontro e soprattutto l’affiatamento canoro è poi
proseguito, sempre nella stessa
serata, durante un rinfresco organizzato dalla Pro Loco e alla
domenica con un pranzo all’Hotel Gilly. Gli ospiti svizzeri hanno approfittato dell’occasione
per visitare il museo e la Val
d’Angrogna.
Il primo contatto con la cittadina di Payerne risale al 1983,
quando all’inizio di novembre
Torre Pellice fu invitata a presenziare con stand e cucina tipica alTannuale « Comptoir »,
rassegna commerciale della durata di 10 giorni.
Consiglio comunale
TORRE PELLICE — Da al
cuni anni, la mancata approvazione in tempo utile della Legge finanziaria porta come conseguenza l’adozione dell’esercizio provvisorio con notevoli rallentamenti su tutta la vita amministrativa dei comuni. Un
esempio del disservizio che può
creare lo si è potuto a.vere seguendo i lavori del Consiglio Comunale di Torre Pellice, il quale
solamente in data 30 settembre
1986 è stato in grado di approvare il conto consuntivo per il
1985 e cioè praticamente a pochi mesi dalla chiusura dell’esercizio successivo.
Il taglio operato sulla finanza
pubblica e gli adeguamenti annuali che risultano non proporzionati all’aumento effettivo dei
costi dei servizi hanno, allo stato attuale, praticamente annullato la discrezionalità delle amministrazioni nel fare le scelte.
Chi ha pimtato tempo addietro ad un ampliamento dei servizi rivolti alla popolazione si
trova ora ad avere notevoli difficoltà nel mantenere i livelli
raggiunti; per chi a suo tempo
non è stato sensibile a queste
tematiche, vi sono ora poche
possibilità di avviare nuovi servizi. Migliori invece sembrano
le prospettive nel campo dei lavori pubblici (fogne, strade, acquedotti, adeguamenti alle normative di prevenzione vigenti...).
I progetti in questi settori sono
finanziati con percentuali diverse tra Stato e Regioni per cui
chi ha per tempo elaborato dei
progetti, può, tramite apertura
di mutui, pensare di iniziare le
opere previste. I tempi per l’ottenimento dei mutui sono ancora sempre molto lunghi, ma
avviato il meccanismo, è ancora
possibile avere delle risposte
positive e quindi mettere in cantiere almeno una parte dei progetti. Così nel 1985 si è riusciti
a fare una grossa fetta dei lavori del Cinema Trento, si sono
realizzati altri 20 alloggi in edilizia sovvenzionata nello stabile
comunale di S. Ciò; si è proseguito nelTadeguamento degli edifici scolastici alle normative vigenti; si è terminata la ristrutturazione dell’alpe Vandalino ; si
sono appaltati i lavori di ripristino delle opere danneggiate
dal maltempo; si è dato l’avvio
alla ristrutturazione della caserma dei Carabinieri.
I problemi sono invece tuttora aperti sia nel settore del personale, in cui non è stato possibile sostituire chi è stato collocato a riposo, sia nel settore dell’Amministrazione in cui, per la
mancanza di fondi e ^r gli organici tuttora insufficienti, non
è proseguito quelTauspicabile
processo di meccanizzazione delTanagrafe della popolazione.
9
10 ottobre 1986
cronaca delle Valli 9
URGENZA DI UN DIBATTITO
La cultura non interessa?
i
il diploma non equivale al ’’sapere” - Impegno politico, opere sociali
e richieste di cultura - Necessario saper inventare nuovi stimoli
Il pastore Platone ha sollevato
sul n. 37 del nostro giornale il
problema della cultura alle Valli
prendendo spunto dal fenomeno, ormai in estensione fra noi,
dell’abbandono della scuola da
parte dei ragazzi dopo il compimento delle Medie.
Non possiamo che approvare
questo intervento e vorremmo,
per parte nostra, spendere alcune parole per allargare il probi ema.
La venalità dello studio, dice
Platone, ha distrutto l’amore per
10 studio; preoccupati cioè di
ottenere un certificato, un attestato, un diploma in vista del lavoro i ragazzi e gli stessi genitori finiscono col dimenticare
che studiare (sarebbe più esatto
dire « istruirsi ») è anzitutto una
premozione umana; solo in un
secondo tempo, e non sempre,
e un modo per raggiungere una
posizione sociale dove isi lavora
di meno e guadagna di più.
E la cultura ha a che fare con
l istruzione più che col diploma.
11 nostro problema è dunque un
problema di carenza culturale.
La situazione è quella che è, e
a nulla vale lamentarsi rimpiangendo tempi passati; occorre
cercare di capire e trovare soluzioni.
Una prima considerazione va
fatta: questa situazione è provocata in gran parte dalle trasformazioni profonde della società,
trasformazioni che sfuggono al
nostro controllo. Non siamo
certo noi, in un angolo periferico del Piemonte, a poter controllare le forze messe in moto
dai mass media, le mode, fenomeni massicci quali lo sport, le
musiche (penso al concerto rock
la settimana scorsa a Rorà che
ha raccolto più persone di quante il paese ne abbia visto in tutta la sua storia), le discoteche
(da Pinerolo a Prali), le manifestazioni domenicali a base di
giganteschi asado (dalla Vaccera a Massello). Tutte realtà che
nascono, crescono, si sviluppano
indipendentemente da noi (per
« noi » intendo non solo la comunità valdese impegnata nella
sua vita cristiana, ma le stesse
persone che gestiscono queste
operazioni )-.t(Sonp reattii che han
no una loro forza intrinseca: è
come una epidemia, non sei tu
che decidi di ammalarti, ti
ammali. Tutto questo è «cultura » nel senso che determina un
modo di pensare e di vivere, è
cultura senza istruzione.
La situazione di crisi non è
però determinata solo dall’esplodere di queste forme di cultura
alternativa, ma anche dai nostri
atteggiamenti. Anzitutto non abbiamo rifiettuto su questi mutamenti, continuiamo a gestire il
nostro mondo ecclesiastico con
delle teologie avanzate e moderne, ma senza chiederci se sia
possibile una mediazione fra le
nostre teologie e queste forme
culturali emergenti; in secondo
luogo non abbiamo elaborato
nessuna proposta in quel campo, nessun progetto.
Consideriamo gli ultimi decenni, gli ultimi 30 anni; due
sono le scelte fondamentali che
le nostre chiese hanno fatto per
quel che riguarda la loro formazione e la loro evangelizzazione: l’inserimento nel politico,
la gestione del sociale.
Il dibattito su politica e non
politica ha dominato gli anni
’70, ma il conflitto verteva solo
sul modo di essere presenti nel
mondo, con quale messaggio.
Cambiava la forma proposta,
non l’impostazione di fondo: essere presenti come segno di
predicazione profetica nel mondo della società civile. La preparazione culturale interessava
poco, preoccupava solo la teologia (cioè gli strumenti tecnici)
o la formazione spirituale (la
realtà psicologica).
Poi è venuta la gestione del
sociale ad invadere il campo.
Una serie di circostanze ha
fatto sì che quest’anno ci troviamo a far fronte ad impegni
di ristrutturazione particolarmente gravosi, ma si tratta di
una battaglia che impegna ormai da anni le nostre migliori
energie; anche qui la riflessione
teologica è stata intensa e la
dedizione personale immensa.
Ora si sta delineando accanto a queste due linee di impegno una terza realtà, del turismo
ecclesiasticp, •. con conseguente
aumento-lavoro e df -respci^^
A PROPOSITO DI
INCIDENTI MORTALI
Le riflessioni comparse recentemente
su questo giornale a proposito delia
morte di alcuni giovani a seguito di
incidenti della strada mi hanno condotta a pormi altri angosciosi interrogativi circa i casi, non infrequenti anche nel nostro ambiente, di chi invece
la morte la sceglie volontariamente.
In tali circostanze si cerca di solito
di tare delle analisi e si tentano spiegazioni che giustifichino questi gesti.
Si tratta forse di persone che inizialmente avevano anche pensato ad un
« progetto - per la propria vita che
non ha poi avuto realizzazione o è
stato interrotto da difficoltà, soggettive 0 oggettive, ritenute insormontabili: forse l'ultima scelta, la definitiva,
è venuta al termine di una serie di
altre precedenti, sbagliate per un insieme di motivi ai quali è pressoché
impossibile risalire o comunque apparsi
impossibili da rimuovere; forse ancora
le persone in questione non erano « attrezzate ” psicologicamente per poter
affrontare la vita che non aveva più,
ai loro occhi, uno sbocco esistenziale
positivo: tutto ciò può essere vero ma
mi pare comunque importante, a que
sto punto, fare almeno due considerazioni.
Innanzitutto credo che non sia mai
giusto esprimere giudizi. Accanto al
rispetto per il dolore di coloro che
sono colpiti da questi lutti è altrettanto importante quello per chi ha
compiuto una scelta che in ogni caso
non è mai interamente spiegabile con
gli elementi che si crede di possedere.
Può essere infatti utile esprimere delle valutazioni solo qualora queste risultino « produttive » ed espresse per
aiutare chi ci è vicino a superare le
proprie difficoltà, altrimenti, come credenti, è giusto lasciare al Signore la
parola definitiva.
In secondo luogo credo che sia importante domandarsi per quali motivi
non sia facile creare, neppure in ambito evangelico, una rete di comunicazione fraterna che argini il verificarsi
di situazioni ohe poco alla volta conducono una persona a vivere uno stato
di assoluta solitudine. E’ necessario
cioè riuscire, come singoli e come comunità, a captare le richieste di aiuto, anche inespresse, che ci vengono
rivolte da chi accanto a noi non sa
più intravvedere una accettabile prospettiva di vita. E’ un problema che
dobbiamo porci e uno scopo che dobbiamo prefiggerci.
Myriam Bein, Torre Pellice
sabilità. Anche qui si è investito
un certo capitale di uomini e
denaro.
Per la cultura nulla di tutto
questo è stato fatto; guardiamoci attorno e lo constatiamo: archivi e biblioteche smembrate o
abbandonate, la biblioteca della
Casa Valdese ridotta a poco più
che un deposito, la tradizione filodrammatica vanificata (ad eccezione di poche fra cui il teatro
Angrogna), la Società di Studi
Valdesi inesistente, con iniziative che non hanno nessun rilievo
ed a cui nessuno si interessa.
Restano le corali a difendere
una tradizione culturale significativa, perché i coralisti amano
il canto.
Ora,, mi domande, alla base
di uri impegno nel politico, alla radice di una qualificata presenza evangelica nel sociale e
alla stessa possibilità di accogliere in mode costruttivo visitatori
interessati alla nostra presenza,
la possibilità insomma di realizzare una immagine credibile e
significativa esiste senza un investimento in campo culturale
almeno pari a quello effettuato
nei settori che ho menzionato?
Si potranno realizzare i nostri
programmi futuri senza una base qualificata, senza rapporto
di persone culturalmente aggiornate? Chi scriverà, organizzerà, farà le scelte, dirà quel
che va detto, continuerà il discorso iniziato se nessimo studia?
Alle nostre chiese si impone
dunque, se vogliono sopravvivere, una scelta, una duplice scelta; investire nella cultura e
cambiare la loro mentalità. Non
si tratta di creare megastrutture, ma razionalizzare e valorizzare, creare stimoli, suscitare vocazioni, dare prospettive e incoraggiare chi già sta studiando.
E rendersi conto che la nostra
chiesa non può ridursi a gestire opere sociali e battersi per
battaglie ideali senza avere un
retroterra organico: crearlo è
ora il compito che ci aspetta.
Giorgio Toum
Religione
(segue da pag. 1)
ancora costretti a condurre una
iniziativa tutta difensiva per vedere riconosciuti nella scuola i
diritti di libertà di coscienza,
sanciti dalla nostra Costituzione.
Siamo costretti in questa fase a
muoverci prioritariamente sul
piano giuridico cori ricorsi al
TAR, al pretore, esposti al provveditorato, quesiti al ministero,
richieste di locali, materiali per
poter organizzare alla meno peggio la vita scolastica dei ragazzi
che non hanno inteso avvalersi
dell’insegnamento cattolico.
Eppure tutto dovrebbe essere
chiaro. La discriminazione tra gli
allievi non sta soltanto nel modo
con cui vengono (o non) organizzate le attività alternative ma a
monte, nel non aver previsto la
piena facoltatività dell’insegnamento della religione.
Questo nostro impegno può però essere anche un’occasione per
far conoscere ai laici, troppo
spesso disattenti a quanto avviene nel mondo degli evangelici e
delle religioni minoritarie, e agli
stessi cattolici, ohe vi è un altro
modo di essere credenti nel nostro Paese. Un modo ohe è quello rappresentato dalla nostra Intesa con lo Stato (recepita con la
legge 449/84), che vuole lo Stato
neutrale in fatto di religione.
Cioè una posizione ohe sottrae la
sfera del religioso al gioco del
potere politico e la pone al di
fuori dei conflitti di potere della
società. Una posizione che non significa però fare della « religione » un affare privato del cittadino, ma che deve vedere una
nostra presenza attiva e impegnata nella società attraverso la
predicazione e la testimonianza
dell’Evangelo nelle contraddizioni della vita sociale.
A differenza dei laici, noi evangelici non siamo per una laicità
negativa o di astensione, ma per
una laicità aperta ed impegnata.
A chi ancora oggi crede
che, nel nostro Paese, il
cristianesimo coincida col popolo italiano (tranne i pochi
che si tirano fuori) noi ricordiamo che oggi il cristianesimo
è invece riconducibile alla condizione della chiesa primitiva ohe
si trovava ad agire in una situazione non cristiana, e che in quella situazione i credenti di allora
rendevano ragione della loro fede non con l’aiuto e i soldi dello
Stato, ma con le parole e l’azione
di una vita coerente.
Giorgio Gardiol
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Incontri nei quartieri
L’« Autunno in Val d’Angrogna », giunto ormai alla sua ottava edizione, presenta una vasta gamma di appuntamenti interessanti. « Accanto agli appuntamenti tradizionali (cultura
popolare, lotta per la pace, festa in piazza) avremo l’occasione — dice il sindaco Franca
Coisson — di affrontare temi
nuovi e stimolanti come quello
della salute, della prevenzione e
quello della ecologia ». In effetti il programma proposto, di cui
daremo notizia di volta in volta, è in grado di soddisfare interessi diversi e, nota interessante, esso coinvolge — come
ci ricorda il sindaco Coisson —
« nell’organizzazione delle manifestazioni un buon numero di
gruppi, associazioni, enti e nuclei non sempre organizzati ufficialmente ma da anni attivi e
presenti sul territorio ».
Il calendario delle manifestazioni inizia sabato 11 ottobre alte ore 20.45, presso il Tempio
Valdese del Serre con la presentazione in anteprima di « Ninna
Nanna della guerra », originale
televisivo del Gruppo Teatro
Angrogna per la regia di Sergio
Ariotti (si tratta della trasposizione filmata che la Rai regionale ha tratto dallo spettacolo
del Gruppo Teatro).
Il programma dell’« Autunno »
prosegue domenica 12 ottobre
dalle 8.30 in poi a Pradeltomo
per la giornata ecologica organizzata in collaborazione con la
Comunità Montana, il W.IV.F.
e il Distretto Scolastico: ripulitùra degli argini del torrente
Angrogna e recupero di una sorgente in località Tournas a cura
dello Sport Club Angrogna.
Martedì 14 ottobre alle 20.45,
presso la scuola valdese di Pradeltomo, vi sarà la presentazione dell’audiovisivo « L’adolescente in montagna», realizzato dalla Comunità Montana, con interventi di Pier Carlo Longo,
Mariena Gaietti e Gian Claudio
Magra.
Infine giovedì 16 alle 20.45, nella scuola di Chiot ’dl’Aiga vi sarà un incontro-dibattito su: le
aree attrezzate per il turismo
ad Angrogna.
Nei prossimi numeri informeremo sugli sviluppi del programma angrognino.
_______Incontri ecumenici___________
PINEROLO — Giovedì 16 ottobre
alle ore 20.45, presso la Chiesa Valdese di via dei Mille, si raduna il Collettivo Biblico Ecumenico con il seguente programma:
1) Valutazione della situazione ecumenica;
2) Funzione del Collettivo Biblico: ha
ancora un senso continuare?
3) Eventuali proposte per 11 1986/87.
Tutti sono fraternamente invitati.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 9.10, ore
17, al Centro d'incontro avrà luogo
una riunione con il seguente o.d.g.: a)
Azione urgente per la commutazione
della pena per un cittadino vietnamita
condannato a morte; b) Richiesta di
liberazione di un cittadino turco detenuto da quasi sei anni senza accusa
né processo e torturato; c) Protesta
per un secondo decesso di un prigioniero torturato nelle carceri del Bahrein (Asia) ; d) "Settimana (20-26) di
Amnesty International” dal tema « I
prigionieri dimenticati! »; e) Partecipazione (25-26 ottobre) alle manifestazioni ■■ Autunno in Val d’Angrogna »;
f) Sviluppo di A.l. in Medio Oriente.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — La Rai di Torino
sarà presente in valle per una settimana a partire da domenica 12 ottobre
1986 per registrare un programma sui
valdesi, che andrà in onda nel mese
di dicembre, in 3 puntate di mezz'ora
su una delle reti nazionali. L'idea è
quella di presentare la vita attuale
con dei flashes storici.
PINEROLO — « Il nucleare è fallito. Fermarlo subito è possibile ». Con
questa parola d'ordine la Lega Ambiente, con tutte le altre forze antinucleari italiane, promuove in tutto il
paese per il giorno 10 ottobre il blocco non violento delle centrali nucleari già funzionanti e dei cantieri di
quelle in costruzione.
L'appuntamento per chi parte da Pinerolo è per venerdì 10 ottobre alle
ore 5 del mattino davanti alla stazione ferroviaria, con mezzi propri.
AVVISI ECONOMICI
IN TORRE PELLICE, Piazza Guardia
Piemontese, vendesi un negozio e alloggi nuovi grandi, medi, piccoli. Riscaldamento autonomo. Mutuo, Dilazioni. Tel. 011/9399339, ore pasti.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 12 OTTOBRE 1986
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 12 OTTOBRE 1986
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
10
10 uòmo é sodetà
10 ottobre 1986
ALLE PRESIDENZIALI DEL 1988
Un “bacio di Giuda”
per la Casa Bianca
Televisione e fondamentalismo nella strategia di Pat Robertson - Negli USA, secondo i sondaggi, molta religiosità e poco impegno etico
In un precedente articolo su
questo settimanale (n. 29 del 18
luglio scorso) dedicato alla cosiddetta « moral majority » americana, abbiamo appena accennato alla figma del predicatore
televisivo Pat Robertson, che,
fra l’altro, è anche uno dei candidati alle prossime elezioni presidenziali del 1988.
A questo proposito, occorre
prima accennare alla possibilità che lo stesso Reagan possa
ripresentarsi, anche se ora la
Costituzione americana proibisce più di due mandati. E’ stato infatti presentato da parte
repubblicana un progetto di legge che abroghi un emendamento costituzionale, presentato a
suo tempo per impedire che si
ripetesse ima vicenda come quella di F. D. Roosevelt, eletto per
ben quattro volte alla Casa
Bianca. Questa idea ha trovato
molti consensi dato che l’attuale presidente gode di grande popolarità. Recenti sondaggi d’opinione (così consueti e frequenti negli Stati Uniti) gli attribuiscono i più alti indici di
gradimento del dopoguerra.
La nostra unità
Pat Robertson:
predicatore televisivo
e candidato
alla presidenza USA.
A destra di Reagan
Ma chi è questo Marion ’Pat’
Robertson? Personaggio quasi
sconosciuto qui da noi ed in Europa, egli sta lentamente salendo alla ribalta della notorietà;
la stampa nazionale ed estera
parla sempre più di lui, anche
in relazione al fatto che, in occasione delle elezioni primarie
dello scorso maggio (e cioè le
prime votazioni per indicare le
’nominations’, le candidature alla presidenza USA), personaggi
come l’attuale vice presidente
Bush ed altri ancora sono usciti nettamente sconfitti, dopo essersi misurati con lui.
Robertson è im personaggio
estremamente variegato. Cinquantacinquenne, è fisicamente
gradevole e telegenico, ancora
più ’comunicatore’ di Reagan e
certamente ancora più a destra
di lui.
Dopo aver preso la laurea in
economia, si è anche addottorato in legge a Yale ed in religione a New York. Ha fatto la
guerra in Corea; il padre era
un noto senatore della Virginia,
eletto col partito democratico.
E’ stato anche campione dilettante di pugilato, pare sia intellettualmente superdotato ed
è anche un grosso finanziere :
il suo giro d’affari viene calcolato in 230 milioni di dollari annui, pari a circa 350 miliardi di
lire.
Negli Stati Uniti ha una notevole popolarità : i suoi programmi televisivi sono visti quotidianamente da oltre otto milioni di famiglie. Il suo volto è
noto ed il suo insegnamento è
seguito pure in America Latina, in Medio Oriente e nel triangolo Corea - Filippine - Taiwan.
E’ anche scrittore e editore. I
suoi libri e le sue riviste vengono venduti un po’ in tutto il
mondo.
Un candidato profeta
Per quanto riguarda la sua
connotazione religiosa, egli si
considera il profeta del cristianesimo rinato, fa parte cioè di
quel movimento ’evangelical’
fondamentalista e conservatore
che ha conosciuto una ’nuova
nascita’ (bom-again Christians).
Attraverso il canale televisivo
di sua proprietà (il CBN; Christian Broadcastii^ Network)
lancia il suo ’verbo’ religioso e
civile. Le sue teorie politiche
possono essere così sintetizzate : inseparabilità dello Stato
dalla Chiesa, difesa forte e sviluppo della sdì (lo scudo spaziale), religione obbligatoria nelle scuole, divieto di aborto, dell’omosessualità e della pornografia, e — in politica estera —
lotta contro l’ateismo in genere
e contro il comunismo in particolare; appoggio ai ’contras’
del Nicaragua.
Un altro aspetto non secondario della personalità di Robertson è dato dalla sua duttilità e dalla sua capacità di adattamento in vista di una possibile candidatura alla presidenza. Sono infatti terminate le
adunate oceaniche in cui egli
scacciava Satana o ’liberava’ i
presenti da malanni di ogni genere; è anche sparito il suo libro in cui veniva preconizzato
l’olocausto nucleare per il 1982.
Sono per contro subentrate
tranquille trasmissioni televisive, a carattere catechistico, interviste ben calibrate ai giornalisti ed alle varie radio-tv su
argomenti morali e politici.
Il Wall Street Journal ha calcolato che attualmente egli abbia un indice di gradimento del
36 per cento fra l’elettorato repubblicano. In chiave di destra,
la sua candidatura viene paragonata a quella del 1984 del pastore nero Jesse Jackson, che
non riuscì, ma causò la sconfitta di altri concorrenti del partito democratico.
Secondo un servizio comparso sul quotidiano La Stampa,
Robertson per certo è anche
esposto al ’bacio di Giuda’ da
parte di colleghi che come lui
hanno canali televisivi, a cominciare da Jerry Falwell, il leader
della « moral majority » e grande elettore del vice presidente
Bush.
Fede e religione
In relazione a questa candidatura ed al crescente interesse che essa suscita, la Gallup,
l’agenzia specializzata in sondag
gi, ha appurato che gli americani sono un popolo ’religioso’:
risulta che ben il 94 per cento
dei cittadini « crede in Dio o
in uno Spirito universale». Due
americani su cinque affermano
di credere alla lettera ciò che è
scritto nella Bibbia e di aver
conosciuto una « nuova nascita ». Allo stesso tempo, la suddetta agenzia — secondo quanto riferisce il mensile Le Monde
Diplomatique (MD) del settembre scorso — rileva che negli
USA il sentimento religioso è
caratterizzato da « uno scarto
tra la fede e l’imi^gno» e fra
«una elevata religiosità e una
etica a debole livello » associati
a « una evidente assenza di conoscenza della Bibbia e del cristianesimo ».
Pur nella loro contraddittorietà, queste conclusioni — secondo MD — portano acqua al
mulino di quei politici che manipolano queste credenze religiose camuffando la loro ideologia di destra come « politica
cristiana ». Questo fenomeno è
tutt’altro che da sottovalutare
— anche se è proprio di una minoranza sia pur consistente —
dato che solo il 50/55 per cento
dei cittadini americani si reca
di norma alle urne e la vittoria
si decide spesso per pochi punti di scarto. La probabile compattezza dei fondamentalisti potrebbe in quest’occasione costituire un fattore determinante
nelle elezioni presidenziali.
Roberto Peyrot
Fondo di
solidarietà
L. 250.000: Sara e Sauro Gottardi,
in mem. figlia Patrizia.
L. 200.000: Sorelle Cornelio.
L. 25.000: Nydia Long-Marey.
L. 20.000: Giovanni Vezzosi.
L. 10.000: Salvatore Lentella; Luciano Kovacs.
Totale L. 515.000; totale precedente L. 3.602,049; in cassa L. 4.117.049.
(segue da pag. 1)
una comunione; non solo, ma ci
dà una ragion d’essere, insieme,
ci dà dei compiti perché questo
’corpo’ raccogliticcio, che ha
umanamente così poco in comune, faccia insieme, comunitariamente, il compito per il quale
Dio lo ha creato e lo risuscita
continuamente: annunci l’Evangelo del Regno, l’Evangelo di
Cristo crocifisso e risorto, e viva fra gli uomini, fra i popoli
la fraternità che gli è data, in
modo che « vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli ».
Colpisce una cosa, in questo
ampio discorso che Paolo fa ai
Corinzi, vivacissimi, ma tendenti a partire per la tangente, a
tirare ciascuno per conto suo, a
fare gruppi e gruppuscoli, cenacoli ed ecclesiole più o meno
specializzate e peli ette «
sbriciolarsi insomma, e disperdersi in tanti rivoli. Colpisce che
fra tutte le caratterizzazioni che
si potrebbero e forse dovrebbero dare della vitalità di questo
"corpo” molto particolare. Paolo
riconduce l’essenziale alla sofferenza e alla gioia: « Se un
membro soffre, tutte le membra
soffrono con lui; e se un membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui ». Forse è giusto pensare anzitutto cilla sofferenza — di qualunque tipo sia —
sopportata a causa della fede e
della testimonianza; e all’onore
risultante dalla dedizione con
cui si. è assunto un determinato
compito, un determinato servizio nella vita della fede e della
testimonianza, appunto. Tuttavia proprio l’Evangelo ci insegna che non c’è e non ci deve
essere distinzione fra ’sacro’ e
’profano’. O meglio, non c’è nulla di sacro, di sacrale, tutto, anche nella nostra vita cristiana e
nella nostra testimonianza, è
molto umano, totalmente umano, fallibile, incrinato, soggetto
alla tentazione e alla corruzione; ma d’altra parte non c’è nulla di ’profano’, nel senso che sarebbe sottratto all’autorità e al
volere del Signore: «Tutto è vostro, e voi siete di Cristo ». Gli
apparteniamo, in ogni momento
e in ogni aspetto della nostra vita. Non per nulla Paolo non precisa in che senso e per quale ragione si soffre o si è onorati, come non lo fa nel passo parallelo della lettera ai Romani:
« Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli
che piangono ». Questa capacità,
rara, dell’amore realmente partecipe, è stata di Gesù, per noi;
e ce la chiede, per quel che ne
siamo capaci.
Così, all’inizio del sinodo, sfilano dinanzi al nostro ricordo
fratelli e sorelle che hanno predicato l’Evangelo, lo hanno annunciato alla scuola domenicale,
e al catechismo, hanno cercato
di far sentire il riferimento all’Evangelo nell’informare attraverso i mezzi di comunicazione,
nel commentare l’attualità umana, hanno impegnato intelligenza, cuore, energie nel condurre
le nostre opere, hanno visitato
ammalati e carcerati, hanno
svolto la diaconia spicciola e più
vasta, sono stati talvolta sentinelle vigili in mezzo al popolo
di Dio e in mezzo ai popoli, per
avvertire a tempo e fuor di tempo, o hanno fatto il loro sforzo
intelligente — nella intelligenza
della fede — per far sentire, a
chi ha sensi per sentire, l’incidenza che il messaggio cristiano può e deve avere sulla vita
della cultura. Abbiamo visto sfilare nel ricordo uomini e donne, anziani e giovani, di ogni
parte d’Italia, di estrazione borghese e proletaria, contadina e
cittadina, del Nord e del Meridione. Abbiamo anche rivisto,
talvolta, vite piagale dalla malattia, a lungo forse, sofferenza
patita in silenziosa dignità; e
abbiamo rivisto la fine brutale
di giovani vite, quando non resta da fare altro che ripensare
a quella parola di Gesù (sia pu
re riferita ad altro contesto,
quello della parabola delle zizzanie): « Un avversario, un nemico ha fatto questo » (Matt.
13: 28). Ma non è sua l’ultima
parola.
Ecco, al ritrovarci via via più
numerosi, dopo la dispersione
estiva, e consci di quel che di
’raccogliticcio’ (!) caratterizza le
nostre comunità, ci viene ricordato un FATTO: « Voi siete il
corpo di Cristo, membra di esso ciascuno per parte sua ». Non
siete gli utenti di determinati
servizi religiosi, ecclesiastici, ma
un corpo che ha in Cristo — e
dunque ben sodo e vivo — il
suo principio vitale, la sua mente direttiva, la sua calda forza.
In questa vostra comunione con
il Cristo, speranza per oggi e
per sempre, avete molti fratelli
e sorelle, e avete dei compiti,
o per lo meno uno.
E nel considerare il nostro
rapporto con gli altri, a cominciare da quelli della comunità
naturalmente, ma senza alcuna
limitazione, ricordiamo l’insistenza apostolica su questi due
aspetti fondamentali dell’esperienza umana: la sofferenza e la
gioia; ricordiamo quanto sia necessaria, capillarmente, « ciascuno per parte sua », questa capacità di condividere realmente la
sofferenza, sotto tutti i suoi
aspetti, e di partecipare schiettamente, senza ombra d’invidia,
alla gioia e all’onore che ad altri, in un dato momento, sono
concessi. Perché queste tre cose
durano, nel nome di Cristo, persino contro il male, persino oltre la morte: la fede, la speranza e l’agape; ma la più grande,
quella che ha la massima analogia con lo splendore di Dio. c
l’agape. Ci sia dato vero amore
nel nostro vivere, insieme, la ft
de & la speranza. Gino Conte
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea
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dattori e: Mirella Bein Argentieri, i
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ti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Mar- i
talli, Roberto Peyrot, Massimo Ro- (
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