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LA BllO^A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
u\kHnociA'£iosK
[À domicilio
Torino, per un anno 0,00 I I..7.00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,50
Per le provincie e reslero franco sino
ai conlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
Aìj;0£C6»ti; is i'j i'/ànn
Seguendo la verità nella carità
Efes. IV. 13.
La Direzione della lìL’ONA NOVELLA è
in Torino, casa Uellora, a capo del Viale
del Re, N 12, piano 3 '.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza .\" 8.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Bibbia e tradizione. Critica degli Evangeli di A, Bianchi-Giovini Vili. >
Un’altra voce della Liguria. — 1 sette Sacramenti. — Stampa «lericalc.
Cronachetta politica.
Togliamo dalla seconda delle conferenze sui principii della fede
proleslante e le conseguenze di essi,
iiilitolata la liibbia, il seguente brano
die pii» di (iuaiunque elogio, ne siamo
persuasi, varrà a raccomandare agli
amatori di buona teologia questa ottima pubblicazione.
« Abbiamo stabilito, Fratelli miei,
dairiina parte, l’autorilà della Bibbia
(e vi ricorderele die essa è fondala
sulla tspirazioné), e dall’altra, il di
rillo che abbiamo lulti di leggerla.
Sembrerebbe ora nou restare altro a
dirvi, e cbe finalmente noi uon abbiamo che a cer.care in essa l’espressione della volontà divina, pronti
come siamo, a soUomellervici. Una
nuova controversia, però, elevasi su
di allro terreno. — Questa Bibbia,
che forma autorità in materia di fede
basta essa sola 1 Ovvero, questa autorità della Bibbia è aulorilà siifficiente? Liji Chiesa romana, come
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sapete, risolve negativamente la questione, e di là trae a conseguenza
nuovo argomento contro di noi. —
La Bibbia non basta, ci va dicendo.
La Bibbia è incompleta, ed ha bisogno d’essere completata. — Non altro restaci ad esaminare; ed egli è
un punto di estrema importanza, e
direi quasi capitale. La Bibbia solo,
— 0 la Bibbia ed altro ancora ! ecco
i due parliti a ironie.
« La Bibbia, sccondo la Chiesa romana, non basla; bisogna che essa
sia completala. — Completata; e da
chi? Quesla è la prima domanda a
farle. Nè la sua risposta si fa attendere: dalla tradizione. — E cosa è
mai la tradizione? Nou sono io che
vado a deQnirla, Fratelli miei; temerei di definirla troppo male, e parrei
per tal modo voler cercare d’indebolire un’opinione, onde averne più
facilmenle ragione. Ascoltale in qual
modo un dotto cattolico la definisce.
È il cardinal Wiseman che parla:
« Noi intendiamo designare un corpo
0 di doltrine che crediamo trasmesse
» verbalmente da Crislo agli Apostoli
« e da questi ai loro successori. Di
■I tal che, prosegue, la tradizione, le
« dottrine trasmesse verbalmente e
« la rivelazione non iscrilta, sono
« tre termini esprimenti la stessa
« idea (l) ». — Questo è dunque
il fallo su cui s’appoggiano, di cui
si prevalgono; cioè, che prima che
fossero state scritte le Epistole ed i
Vangeli, nelle socielà cristiane eravi
un insegnamento orale degli apostoli,
riproduzione di quello di Gesù Crislo.
E chi mai pensa a negarlo? Badale
solo di non snaturare il fatto , e
quindi lirarne false conseguenze. —
E da prima, con qual diritto supponete voi che l’insegnamento degli aposloli sia stato la riproduzione parziale delle dottrine del Maestro? Le
segrete dottriue di cui si cerca farè
un mistero sono una gratuita ipotesi,
0, per meglio dire, una favola smentita sì dal Vangelo che dalla storia.
Ricordatevi l’ordine positivo del Signore ai suoi discepoli: « Ciò che
« udite detto all’orecchio, predicatelo
« sopra i tetti ». Che cosa dunque
signiQca questa clandestina trasmissione dagli apostoli ai successori loro?
Gli apostoli predicavano e pubblicamenle insegnavano quanto il Signore
avea predicato, e con ciò convertivano i cuori, fondavano le chiese.
Per lungo tempo, infalti, le anime e
le chiese non ebbero altro alimento.
« Gli uomini ispirati raccontavano verbalmente la nascila, la vila, il ministero, la morie, la resurrezione, la
glorificazione del Salvatore, e ver
fl) Wiseman, Confèr. sur les doctrines
et les praiiques de l'Église cathoL, III
Confér,, pag. 83.
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balmeute ancora annunziavano il
Cristo crocifisso; sviluppavano ed
applicavano i dogmi tutti della religione, della salvezza ; esponevano i
doveri ed i privilegi tutti della vocazione cristiana. Tai cose ripetute,
comunicalo formavano la vila dei
primitivi crisliani. Indi, Fratelli miei,
avvenne che la storia e la dottrina si
alterarono e si mescolarono d’errori.
Imperioso, generale facevasi sentire
il bisogno d’una regola fissa, immutabile, d’una permanente autorità in
materia di fede. Abbandonata a
mille influenze umane, a mille incessanli llutluazioni, la tr.idizione apostolica sarebbe stata travolta, alterata
viemaggiormente, alla morte degli
apostoli, ed in poco lempo travisala
resa informe e senza valore. V'era
un mezzo solo ad impedirlo; che gli
apostoli cioè rendessero stabile con
lo scrilto la storia del Salvatore ed i
suoi ammaestramenti. E tanto avvenne. Essi composero le Epistole ed
i Vangeli. Molli tra quesli scritli, nè
l’ignoro, ebbero allri fini accidentali;
ma che imporla? — essi risposero
tutli insieme, seuza dubbio, al generale bisogno indicato. Tulli questi libri, disseminati quindi nelle chiese,
divennero dappertutto le sorgenti infallibili del dogma e della morale, ii
sacro deposito, l’arca santa della verità e dei fatti della religione di Gesù
Cristo. In tal modo venne stabilito
per sempre l’insegnumento orale degli
apostoli. Se voi cercate la tradizione,
eccovela. La tradizione apostolica sta
negli scritti degli apostoli. La tradizione cristiana è nel ,\uovo Testamento.
« Strana cosa! un grande oratore
callolico, che è altra volla citato, e
che mi compiaccio di citare, Bossuet,
riconosce pienamente aver dovuto
essere cosi del Vecchio Testamento;
e come mai può sconoscerlo in seguito , quando trattasi del Nuovo?.
« Sin là, dic’egli (cioè sino alla proli muigazione delia legge del Sinai),
« Dio nulla avea dato in iscritto da
« servir di regola agli uomiui. Ei
« volle che più lungo tempo non ve« nisse abbandonalo alla sola me« moria degli uomini il mistero della
li religione e della sua alleanza. La
« tradizione, conservatrice della coli noscenza del vero Dio nelle menti
« loro, abbenchè chiara, ancorché ad
o essi presente, se vi si fosse fatto
« attenzione, era vicina a spegnersi ;
« prodigiose favole, ricolme di ern« pietà non solo, ma di stravaganze,
« erano ad essa sostituite. 11 mo« mento era giunto in cui la verità,
« mal serbata nella memoria umana,
« non poteva più conservarsi che
Il scritta (1) ». — Ecco riflessioni
(t) Bossuet, Hiitoire unii'., tom. 1I‘
p. 58, S9 e 63.
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npiene di giustezza: raa perchè mai
non volerle applicare ai lempi apostolici? A millecinquecento anni di
distanza, le circostanze , i pericoli,
le necessità sono le stesse; e la
prova n’è che Dio vi provvede cogli
stessi mezzi. Gli apostoli scrivono
al pari di Moisè e dei profeti. Da
quel tempo in poi, giova ripeterlo, la
sola tradizione degna di fede cercatela nei loro libri, nella Bibbia.
«1 Ma sì, ci vien risposto, la tradizione scritta è nella Bibbia ; ma non
per intero. — Ecco un’obbiezione che
par forte, e pure non è che speciosa.
Tutto il valor suo riposa sulla confusione; squarciate la nebbia, e l’obbiezione svanisce. — Non trovasi
tutto nella Bibbia, voi ripetete; e che
mai volete dire? Forse che gli avvenimenti tutti della vita di Gesù non
son raccontati nel Nuovo Testamento.
D’accordo. Che tutte le parole di
Gesù non vi son rapportate? D’accordo anche. Che ogni precetto, ogni
ammaestramento degli apostoli non
è interamente riprodotto negli Atti e
nelle Epistole? D’accordo pure. Ma
non si tratta di questo. Importa conoscere se tutto ciò che ci è utile,
necessario per la fede e per la vita,
trovasi, si o no, nelle Sante Scritture. Noi raffermiamo. Lo neghereste
forse? E come? Lo Spirito Sauto
spinge gli apostoli a scrivere delle
cose di Dio e della salute; ei gli ispira completamente a tal fine, ed ei
lascerebbe l’opera sua dimezzata?
il suo edifizio imperfetto? le sue
Scritture incomplete? E chi mai gli
avrebbe impedito, se creduto lo avesse necessario, di far scrivere sei in
cambio di quattro Evangeli, e dettare
a san Giovanni, a san Pietro, a san
Giacomo altrettante Epistole quante
ne dettò a san Paolo ? Se non lo ha
fatto, è perchè non era necessario.
Del resto, non son io, è la Scrittura
stessa che lo dice. Havvi nel Vangelo di san Gioanni un versetto, un
vero scoglio, incontro al quale vengono a spezzarsi senza misericordia
tutte le accuse d’incompetenza dirette
contro il libro di Dio. Eccolo » Or
<1 Gesù fece ancora, in presenza dei
<( suoi discepoli, molti altri miracoli,
li i quali non sono scritti in questo
Il libro ». — Ci rinvia forse ad altre
sorgenti; perchè ne avessimo conoscenza? No. Egli continua: — « Ma
<1 queste cose sono scritte, acciocché
Il voi crediate che Gesù è il Cristo, il
Il figliuol di Dio; acciocché, credendo,
Il abbiate vita hel nome suo ». —
Al certo non havvi altro più chiaro
e più decisivo. Gesù ha operato moltissime altre cose, ma noi non le
possediamo scritte, perché non era
necessario. Quel che ci resta scritto
basla; mediante esso potete credere
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e salvare le vostre anime. — Ed a
voi, amici della tradizione, che cosa
vi abbisogna di più? Le Sante Scritture hanno per fine la vita eterna in
Gesù Cristo, esse son suflicienti a
condurci colà con sicurezza; e desiderate altro? Un pascolo , senza
dubbio, alla curiosità di alcune menti
insane, le quali non accomodandosi
della pura e sostanziale verità di Dio,
ricercano la nutrizione loro in frivole
immaginazioni e favole puerili? In
tal caso rivolgetevi agli evangeli apocrifi, e sarete soddisfatti. La Bibbia,
al certo, non vi cifre nulla di tal
fatta, e questo è una prova della sua
divinità. — E che altro mai? Consigli forse su vane pratiche, sopra
inutili cerimonie, il cui più piccolo
difetto è quello di rendere materiale
il cullo ed imprigionare le anime in
un grossolano formalismo? Chiedetene allora alla tradizione umana, e
sarete soddisfatti. La Bibbia, e vero,
nulla v’offre di somigliante; ed è
perciò forse che l’accusate insufficiente ed incompleta ? E questa è
appunto la meraviglia delle Sante
Scritture di non insegnar nulla d’inutile. Solo quanto riguarda la nostra
salvazione; il resto a che prò? A tal
punto di vista, comune ad esse ed a
noi, essendo pienamente infallibili,
esse sono anche perfettamente competenti. Che cosa dunque avete die
fare della vostra tradizione 1
« Pur tuttavia insistono. La tradizione che aiTettate voi altri di disprezzare, non è poi tanto disprezzabile.
Coll’averla sdegnosamente messa io
disparte, voi non avete risoluto nulla;
importa esaminarla nella sua sorgente. Ebbene, esaminatela pure
nella sua sorgente.
« Primieramente , ove è mai tal
sorgente ? Interroghiamo i dottori
della Chiesa. — « Non bisogna cre« dere, ci dice il cardinale Wiseman,
« che i cattolici ammettano potervi
« essere una certa quantità d’opinio'< ni vaghe , indeterminate , quasi
« debitò dubioso della fede, che la
« decisione del papa, d’un concilio
« generale, o d’una Chiesa univer« sale, possa convertire in debito
« attivo, regolare, esigibile, in artico« li di fede. I termini di colale una
« rivelazione non iscrilta implicano
« molto meno l’esistenza puramente
« verbale delle dottrine tradizio« nali (1) 0. — Una cosiffatta tradizione non è dunque puramente verbale? — No. Essa trovasi dunque
scritta in qualche parte? — Si. Ma
dove? — Nei Santi Padri e nei dottori della Chiesa. É dunque ivi che
bisogna studiarla. — Ma ecco, sul
bel principio, una dilTicoltà si presenta : questi Padri, questi dottori illustri non sono ispirali, quindi non
fi) VViSFM^N, III Confér,, p. 83.
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sono infallibili ? — No, senza dub- '
bio; nessun d’essi ha preteso all’ispirazione ed aU’infalIibilità. — Allora
io vi domando quale può essere la
loro autorità? Quale guarentigia abbiamo noi delia verità dei loro insegnamenti , della purezza della loro
dottrina? La testimonianza storica
ne potrà essere invocata, mi piace il
confessario, in quanto ai fatti ed agli
avvenimenti; e bisogna poi che essa
sia ancora, come per ogn’aliro storico, severamente controllata. Ma iu
materia di religione, la sola guaren;
ligia certa e solida è l’ispirazione : ed
essi non l'hanno! — Avessero almeno direttamente ricevuto i loro insegnamenti dalla bocca degli apostoli.
Or ora ci dicevate che tali dottrino
tradizionali erauo state verbalmente
trasmesse da Cristo ai suoi apostoh,
e da questi ai successori loro: i Padri
della Chiesa sono essi dunque i successori degli apostoli ? Niente allatto.
• Ed i susseguenti dottori? Nè tampoco. La catena che vorrebbe stabilirsi
dagli uni agli altri è impossibile storicamente; gli anelli mancano; ed
allora essa non ha forza a sostenere
l’argomento che vorrebbero sospendervi. — Ed io suppongo , Fratelli
miei, che si riuscisse a dimostrare
questa figliazione : ma, oltre che (nè
Ta dimenticato), i Padri non essendo
ispirati, questa pretesa tradizione
passando per bocca loro e per la
loro penna ha dovuto alterarsi moltissimo, sopratutto in così lungo volger di secoli;— qual pena, ditemi,
lo andare investigando e consultando
tutti questi Dottori e questi Padri su
ciascun punto di fede? Mi bisognerà
dunque svolgere, che dico mai, leggere accuratamente la voluminosa
qnanto spaventevole collezione delle
loro opere? I Padri greci, quali Ignazio, Giustino, Ireneo, Origene, Basilio
Crisostomo ? I latini, Tertulliano,
Cipriano , Girolamo , Agostino , e
cent’aitri? Nè bisogna leggerli soltanto, ma collazionarli, compararli,
e conchiudere? E se son contradditori, — lo che spesso avviene, —
mi bisognerà pure métterli d’accordo?
—■ Tanto lavoro, è verissimo, non è
imposto ai fedeli ; ad essi se ne dà il
risultato, la tradizione bella e fatta.
Allora chi mai s’incarica di esso ?
Un concilio, o un papa. Ora non
resta che una semplice diCficoltà;
metter d’accordo i papi che si contraddicono, ed i concili che si smentiscono ; lo che non di rado accade
da un secolo aU’allro, e qualche volta
nel secolo stesso ... In buona fede
tulto quanto quest’edifizio della tradizione è un’ opera di confusione,
che si tenta impiantare accanto al
libro di Dio, accanto alla Bibbia ! —
Ebbene, siane giudice la Bibbia stessa»
7
Voi nou potete rigettarla, perocché
voi ne riconoscete, al par di noi, la
ispirazione e l’autorità. La Bibbia è
la pietra di paragone indispensabile
d’ogni dottrina, essa ha diritto di
controllo; ricordatevi dei fedeli di
Berea. — Or, sotto questo nuovo
punto di vista; 0 la tradizione è identica alla Bibbia, ed allora è superflua. 0 insegna tutt’ altra cosa che
Ja Bibbia, senza però contraddirla,
ed allora è inutile assolutamente per
la salvazione, la sola di cui la Bibbia
si preoccupa. 0 finalmente è contraddittoria alla Bibbia, ed allora è notoriamente e necessariamente falsa,
perchè Dio non insegna una contraddizione. — Dietro quanto esponemmo, se persistete ad aggiungere ai
libri Sanli insegnamenti uuiani, la
responsabilità ricade su di voi; nè
so davvero come mai sfuggirete le
fulminanti parole uscite dalla bocca
dello stesso Cristo: « Conciossiacosa« chè, avendo lasciato il comanda« mento di Dio, voi legniate la tra« dizione degli uomini: annullando
« la parola di Dio con la vostra tra« dizione, la quale voi avete ordi« nata! (1) ».
La Bibbia solo, o la Bibbia ed altro ancora, dicevo, cominciando tale
discussione: la scelta, Fratelli miei,
può parer dubbia?
0) Marco, VII, 8,13.
CRITICA DE(;LI evaageli
1)1 BlANCHI-GiOVlM
vili.
Caro fratello. Dopo aver posto in luce,
alta meglio che tic potuto, la larga ed innegabile testimonianza ctie da tutte le
parti sorge a favore dell’autenticità dei
Vangeli nella seconda metà del secondo
secolo, passo a legarla con quella che
anteriormenie si trova. La quale evidentemente ha dovuto esser nel futto più d'
quel che ora possiamo raccogliere, chè ci
mancano di quell'epoca le opere di Quadrato, d’Aristide, d’Agrippa e di Dionigi
da Corinto. Si osservi dippiù che quel
tempo era di missione, e ctii vi si trova
può sapere che in simil caso i crisliani
mettono importanza nell’agire più che
nello scrivere. Prego i lettori a tener presente die le testimonianze che rapporterò
servono sopraluito a spiegare l’unanime
confessione che a pro degli Evangeli abbiam visto alla fine del secondo secolo.
Intendiamo senza pena che se gl’increduli,
negando l'autenticità, han l’obbligo di dirci
come sia surta quella incontestabile unanimità, noi dall’altro verso abbiam quello
di dimostrare come la era legittima e naturale.
1.
Fra gli apologisti della prima metà del
secondo secolo, d’un solo ci son pervenute iu parte le opere, di Giustino martire, nato a Sichem in Palestina tra il finir
del primo o cominciar del secondo secolo
e morto nel 107. Scrisse diverse opere
contro gli eretici, ma non ci son pervenute;
ed ora son riconosciute per sue il Dialogo
con Trifone e le due Apologie. — Giustino
cita diciotto volte tì èv«y/é'H« (¡ih evan-
8
geli), rà ánofj.Dííiio'jíxjuci.Tí. twv «itoffToJo)»
[le memorie degli apostoli) : egli cita ora
esattamente, or a memoria (1) gii Evangeli che possediamo. Importante è questo
passo : Gli stessi apostoli ci hanno insegnato nelle loro Memrie CHE SI GJIIAMANO
Evangeli, che ecc. (2). — Giustino ci attesta ancora che questi si leggevano nelle
assemblee di culto: (vedi la seconda Apologia, § 67J. Coloro obesi son posti a negar l’autenticità han bravamente compreso
l’importanza della testimonianza di Giustino e han cercato di fare delle ipotesi
per ispiegare l’uso eh’ ei fa degli Evangeli, ma nessuno ha potuto slabilire che
egli non abbia conosciuto e menzionalo i
noslri. Ci fa dolore il dire che il sig, Giovini non si è curato di svolgere nè il pro,
nè il contro : eppur non potremmo giammai credere ch’egli Ignori lo stato della
controversia a queslo riguardo. Dirà che
Giustino ha potuto prendere i passi, che
cita, dagli apocrifi: io dimostri e poi ci
dica come, una generazione dopo di quello,
i nostri quattro Evangeli erano generalmente confessali [omologumeni). La testimonianza di Giustino è nel nostro sistema un anello per la prova generica di
quest’ultimo fallo : in quello di Giovini o
è argomento che ruina tutlo, o un intoppo
serio, d’aver bisogno d’un porlento per
¡spiegare I’ unanimità che deriva dagli
scritti di Ireneo, Tertulliano e Clemente.
E se il Giovini sostenesse (il che alla sua
squisita erudizione è impossibile) che co
(l ) Maniera cosi naturale die si fa anche adesso.
(2) Qnrstii citazione mostra non sussistente l'opinione «lei si¡;. Ciuvtni, cioi: che gli scrini chiamati ila Giustino Memnrie degli Apostoli sian
dÌTer$i Jsjli Enangeli.
Storo citavano anche degli apocrifi, allora
oltre che deve contraddir non noi, ma
Strauss stesso e tutti gl’increduli di polso,
dovrebbe dirci quando pensa cbe i nottri
Evangeli sono divenuti omologumeni. Fissata quest’epoca, ci spieghi poi per qual
prodigio tutte le chiese del mondo abbandonarono gli apocrifi, È arte comodissima
il negare, ma non si può trasandar di risolvere i problemi che inevitabilmente son
suscitati dalle negazioni. Sfido chiunque,
non dico a negare l’autenticità de’Vangeli,
ma solo a dimostrare che le prove, su
cui si basa, non abbiano un valore oltre
l’ordinario. Grave peso rispetlo alla scienza
e alla coscienza stessa è di lanciar dubbi
e negazioni, che non si tenta nemmen di
provare, in materie specialmente così profondamente discusse altrove, E con tanto
pili animo diciamo ciò, in quanto che
pensiamo che il sig. Giovini ha scienza e
coscienza tali da valutare questa nosira
osservazione,
n La sola quistione, dice Jalaquier, che
IC possa esistere relativamente a Giustino,
« è questa : gli Evangeli, di cui parla,
« sono gli attuali? A primo aspetto, ciò
tt pare indubitabile, malgrado la libertà
« delle citazioni (3) e certi traili estranei,
(5) Abbiam già ietto cho ciò deriia Jall’aver
citato a memoria, cosa facilissima a spiegarsi in
tempi, in rnì non v’era il comodo df’libri stampati; e si osservi dippiù che la lettura ebdomotlaria che degli Evangeli, si faceva nelle radunanze,
dava ai padri il comodo di ritenofc i varii passi a
memoria, comunque era naturalissimo che sfuggistero le identiche parole. Ma si dirà : E perché
non potrebbero esser que’pasgi attribuiti agli apocriO? Pcrch'c tra gli apocrifi egli autentici la tlifferenza non è solo di parole, ma anzi tutto d
senso, di spirilo, di metodo,
9
« di cui è difficile render conto (4), raa
« che si trovano più o meno presso i paI' dri posteriori, la cui fede agli Evangeli
<i non potrebbe esser posta in dubbio,
« presso Clemente d’Alessandria peres.,
it e che d’altronde non sorpassano ciò cbe
Il ha lungo appo lo stesso Giustino per
« l’A. T. Giustino, che aveva visitato le
(4) Ecco, secondo noi, la spìpgszìoDe nniiiratis*
sima dì qtie' traUt ctie d'altronde son pochi. Noi
non neghiamo che sin da principio siensi scritte
innUe relazioni riguardanti G. C., ma questo fatto
prova r aiitcnticilii de’ nostri Vangeli, giusta il
famoso argomento portato da Newton riguardo al*
l'Apocalisse. *■ Quando un’opera notevole, dic'egli,
« appare, in qualunque genere, sorge una folla
* d’imitatori e puLllica delle copio più o meno
t* indegne del modello. Or il gran novero di preu tese Apocalissi che furono pubhlicate iu quei
• tempi, lungi da intaccare l'autcnliciià del libro
H di s. Giovanni, prova anzi che nn'opera di queu sto genere avea già fortemente attirato Tatten« zione intcriore della Chiesa». (Opusc. mathem.,
phil. et philol. ecc. .Vpocalisse). Valga lo stesso
per gli Evangeli. Or qual meraviglia che i padri
ahbian preso qualche tratto da scritti chc circolavano ? Davan forse loro lo stesso peso che olle
memorie degli apostoli e già abbiam veduto che
con questa appellazione Giustino intendeva gli
Evangeli? Ma, dunque, perche esistono molti
scritti su d’un fatto nc segue che l’autentico non
debba esser tale? A noi sembra anzi che questa limitatissima libertà di citare che si prendevano |
padri, indica chc l’ammissione dell’autenticità dei
Vangeli era cosi generale da non esservi un dubbio
al mondo, onde non v’era bisogno di veruna cautela. Accanto a scritti autentici io posso concepire
l’esistenza di apocrifi, i quali da quelli prendono
una certa base che non hanno io sa, ma non saprei immaginare come in mezzo a lanto mondo
pieno di ebrei, di eretici e d’increduli, gli apocrifì
divennero autentici e 1 cristiani andavano allegramente a morire.
II principali chiese d’Asia, d’Africa c di
« Europa, rappresenta i libri che nien« ziona (si noti) come universalmente ri<t conosciuti e accreditati fra’ cristiani.
« Son memorie degli apostoli e non meli morie in generale; ciò cbe ne dice in« dica che erano dappertullo le stesse;
« nulla dà ad intendere o sospettare che
« le avesse trovate diverse a Gerusalem« me, 0 in Anliochia, o in Alessandria, o
(I a Roma. Non prende cura veruna a
Il determinarle o a caratterizzarle quando
fi egli le cita a’ giudei o a’ pagani; noa
Il suppone (’he la mancanza d’una desili gnazione piti esplicita possa dar luogo
« a scambio : appena li nomina, Trifone
Il comprende tosto di quai libri vuol
Il parlare e dichiara averli letti. Se scritti
11 differenti fossero esistiti solto lo stesso
Il titolo e colla slessa autorità nelle diverse
Il chiese, Giustino non avrebbe potuto
II esprimersi come s’esprime; d'altronde
Il questa diversità avrebbe costituito un
<1 fatto assai grave che lo avrebbe conn dotto a rilevarlo, o a spiegarlo comun« que nelle sue controversie (5). Il suo
Il linguaggio e la sua argomentazione proli vano evidenteniente che non v’era per
« lui materia d’incertezza. E oltracciò riII cordiamoci che, quando 30 o 40 anni
« dopo di lui gli scrittori cristiani nomili nano gli Evangeli riconosciuti nella
Il Chiesa e leni nel cullo, son bene i noli stri : comc immaginare che non siano
(5) Gl’increduli cl dicono; Dateci LE PHOVK
dell’autE>ticita dbll’Evaxcelo ! E noi invece
loro diciamo ; Koi siamo NEL fatto uell’auTEVriCITA. .MOSTH.VTECI voi, gOASDO IN TEMPO
OPPOBTIiSO SE NE Dl'BITÒ CtAMMAl. Il dubbio ah.
bisogna d’antecedenti, più ohe le affermazioal ge>
neralmente ammesie.
10
« quelli riuniti e letti ai tempi di Giusli(I no? Supporremo una rivoluzione inII terna che abbia menalo tulle le comu« nilà crisliane a cangiare i loro libri sacri
« in quell’inlcrvallo, e a farlo a loro in
0 saputa, poiché esse non hanno avulo
« alcuna coscienza di un tai cangiamento?
« Giungere sin li è sostenere un’impossi« bililà con un’altra, è sosliluire le ipo« tesi ai falli, è trattare la storia come un
« romanzo e toglierla dalle sue basì reali
n per ricostruirla su punte d’aghi. Quindi
li è che quesle ricostruzioni crollano senza
Il posa le une sulle allre, dopo alquanti
<t giorni di voga, confermando colle loro
i< ruine la solidità deU’opinione comune
« che persiste o ritorna sempre.....».
Con Giuslino siam pervenuti già alla
prima metà del secondo secolo, ma si può
andare pili in su ancora e lo faremo nelle
lettere successive.
Addio.
lì\’ALTR.\ VOCE
DELLA LIGIRIA.
A fare viemmeglio conoscere la vera
indole del movimenlo religioso che sta
compiendosi nel noslro paese, movimento lanto calunniato dai clericali,
perchè piìi di qualunque allro paven»
talo a cagione del suo carallere luUo
spirituale ed evangelico, crediamo
possano giovare i seguenti brani di
una letlera scritta da un popolano
genovese ad un suo amico, convertito
anch’egli all'Evangelo; ed a tale scopo
noi la pubblichiamo, pregando i let
tori a non scordarsi che chi scrive
non è un letterato, nè niente di simile,
ma un povero operaio, e che quindi
ai sentimenti convien guardare, e non
già al modo in cui sono espressi.
« Già da mollo lempo, o fratello in
Il G. C. carissimo, io desiderava di comu« nicarvi una delle mie ; lanto più che
0 seppi che voi in una delle vostre face« vate menzione di me col salutarmi insie« raeall’amala mia consorte, raa non sali peva ove indirizzarvi il mio scritto... Ora
K pertanto in mezzo alle mie forti perseli cuzioni colle quali il noslro divin Padre
11 ha voluto provarmi assieme aH’amala
0 mia consorte, dopo essere ricorso alla
11 preghiera, unico nostro rimedio nelle
11 persecuzioni, ho voluto passarmi un
n poco di tempo con voi, fralello mio
« caro. Voi sapete che sempre siamo siali
li amici, rna tanto più ora che siamo tra
« di noi uniti per fede nel Signor noslro
« G. C., al quale io rendo grazie infinite,
Il perchè, per la sua santa bontà e mise« ricordia, si è degnato chiamarmi assieII me a tutta la mia famiglia dalle tenebre
« aH’ammirabile sua luce.,.. Ora passerò
« a dirvi alcune cose riguardo alle noli sire persecuzioni, come pure vi accen« nero alcune piccole discussioni che fece
Il mia moglie con alcuni frati. Riguardo
<1 alle persecuzioni saprete che appena il
« parroco sejtpe ch’io avea levala la mia
Il fanciulla d’mfra le monache, si accese
Il d’odio e d’ira coniro di me, e non po« tendo procedere in via giudiziaria, irli rilò il popolo coniro di noi, talché venne
« il lempo che noi non potevamo più
« uscire di casa, che ci caricavano di obli brobrii, d’insulli e minaccie. Non con-
11
<t tento di ciò, il reverendo ci annunziò
« dal pulpilu molte volte, onde fossimo
« veramente conosciuti da tutli, ed ac« cennò dal pulpito nome, cognome, naK scila, domicilio, dicendoci eretici e che
« facevamo ciò perchè sovvertili con date nari. Ma noi dieti'o queslo non ci Ksiamo
« smossi dalla nostra fede; anzi, incorag« giali dalle sante evangeliche promesse,
« ci siamo vieppiù falti forli glorificando
« Iddio nel Signor nostro G. C. Più e più
« volle io invitai il reverendo, per mezzo
« di alcune spie parrocchiali, a volerci far
« conoscere la retta strada, e ricondurre
« così le pecore smarrite aU’ovile, ma egli
•< qual paslore ruercenario, fuggì, ossia
tt non accettò la proposta.
tt Sul finir di aprile, liencliè fuori di
tt stagione, mandò Ire frati alla benedi« zione delle case, e suH’imbrunire della
tt sera, mentre io era a Genova, picchiati rono alla porla di nosira abitazione,
tt Aprì mia moglie, la quale era infermictt eia, e disse al frale che voleva? oppure
« cosa cercava? — Ri.spose il frate se avea
II bisogno di qualciie cosa dal parroco.—
Il Ella disse di no, e che se vi fosse stato
I» bisogno .«¡apeva ove il parroco abilava;
II che se credeva di prendere lo sialo
If della famiglia entrasse pure, ma che
« del resto ella aspettava da Dio solo la
II benedizione, sapendo che gli uomini
Il non hanno potenza nè di benedire, uè
Il di maledire. — Infuriato rispose allora
II il frate ; lo vedo che avete il demonio
« negli occhi, e che la vostra casa è una
<1 casa da diavoli. — Rispose allora mia
Il moglie: Ma il Divin Saivalore disse agli
« aposloli : « Nella casa in cui voi enlreII rete dite ; la pace sia con voi! « e voi
K volete entrare col diavolo. La botte dà
Il del vino che tiene in sè rinchiuso ; così
Il voi, se aveste lo spirilo di Dio mi par't lereste di Dio, e perchè avete lo spirilo
Il del diavolo, mi parlale del diavolo,
it Dalla sovnbbondanza del cuore parla
Il la bocca , dice il Signore. Voi mi siele
Il di scandalo perchè nella mia casa spero,
tt anzi credo, che >i abiti Dio. — Disse il
Il frale ; Bisogna osservare i comandati menti di Dio ed ubbidire a sanla madre
« Chiesa. — .Mia moglie rispose che fait ceva quanto poleva per osservare i
tt comandamenli del Signore, ma che la
Il parola madre Chiesa gliela spiegasse.
Il che ella conosceva soltanto Dio per pati dre, che la Chiesa era l’unione dei feti deli, ma che la parola madre nnn sapea
n cosa signidcasse, a meno che cosi voti lessero chiamare i quattro muri di pieII tra e di calce. Ci faccia la grazia, proti segui ella, il signor parroco, se c’è, a
it venire da noi, che io ho piacere di esII sere istruita, perchè son povera madre
Il di famiglia, e non cerco che la verilà.
tt So che dal pulpilo si sfiata perchè nisII suno può rispondergli; ma r|uesla non
II è la maniera, l.a Scrittura dice ; « CorII reggi II tuo fratello da solo a solo »; ed
Il egli semj)r0 mi disonora dal pulpito.
Il Venga dunque culla divina Parola, col
« sanlo Evangelo, e non con Bolle o Conti cilii, e m\ faccia conoscere la verità.
Il chè io non cerco che quella. A tale riII sposta i Ire frali tacitamente se ne anII darono, dicendo dappertutto che ci bali stonassero pure, ed anche ci uccidesII scro; talché il popolaccio, incoraggiato
Il da questi ministri dell’errore, ha deciso
Il volerci far fuggire; e adesso ci obbligano
tt di starcene in casa, specialmeiile alla
Il sera, perchè già hanno fallo i suoi ac-
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0 cordi die quando veniamo dalle riu« nioni alla sera, coglieranno l’epoca op« portuoa. Ma tutte queste cose, o fratello
« carissimo in G. C., non devono servire
« ad altro, che a vieppiù incoraggiarci e
« stabilirci nella fede in G. C ; e ad
« esempio del beato Paolo ringraziare il
Il Signore che ci fa degni di patire per
« amor suo ».
I SETTE SACRATEMI
I.
Eccoci a mantenervi la promessa, o reverendi del Cattoììco. Voi dile che nella
vostra Chiesa i Sacramenti sono sette,
come furono istituiti da Gesù Cristo, e
non due, come gli ha voluti ridurre a suo
comodo la Buona Novella. Questo si chiama ragionare da uomini di senno. È la
Buona Novella che ha ridotto a due i sacramenli : diffatti fino al 1851 quando la
Buona Novella non esisteva, lulte le chiese
protestanti aveano sette sacramenti, non
è vero? Che Gesù Cristo abliia istituito
sette sacramenti, non basta il dirlo, ma
bisogna provarlo col Vangelo alla mauo,
e noi attendiamo cheli Cattolico produca
quei passi del Vangelo che provano secondo lui la esistenza dei sette sacramenti. Intanto dimostreremo che non è la
Buona Novella che ha ridotto i sacramenti a due, ma sono i clericali, i quali
per amore di dominio, di atidiizione, di
interesse, hanno aggiunto ai sacramenti
di Gesù Cristo cinque sacramenti loro
proprii, e di due ne han fatli sette.
Ma prima di entrare nella dimostrazione
della nostra lesi dobbiamo osservare che
la parola sacramento non aveva presso gli
antichi cristiani il significalo che ha presso
di noi, ma era una parola lolla in prestito
dagli autori gentili, ed era usata dai primi
scriitori ecclesiastici per significare qualunque mistero o qualunque dottrina sacra: Terlidiiano, al capo xxis della sua
Apologia, chiama un sacramento la religione giudaica, e nel libro contro Prassea chiama un sacramento ii cristianesimo : siccome nel libro della pudicizia al
capo XIX chiama un sacramento la fede.
Lattanzio nel lihro delle divine islituzioni
chiama sacramenti tulli i misteri della
religione. Abliiara premesso ciò per avvertire che se presso gli antichi scrillori
si trova sovente il nome di sacramento,
queslo non deve essere inteso nel senso
dei teologi romani.
Ma allorché nel quarlo secolo la lingua
Ialina correva verso il suo decadimento,
i crisliani incominciarono a chiamare col
nome di sacramento ogni mistero della
religione che superava i limili dell'umana
intelligenza. S. Girolamo, o chiunque sia
il traduttore della Vulgata, chiama un
sacramento l’incarnazione di Gesù Cristo
(Ja Timoteo, iii. 16). La volontà di Dio
è chiamata altresì un sacramento (Efesi,
I, 9). Nel secondo capitolo di Daniele la
statua di Xabucodonosor è chiamala un
sacramento per ben quattro volte. Nella
Apocalisse le selle stelle sono un sacramento : un sacramento altresì è la grande
merelrice.
S. Agostino è stalo il primo che ha usato la parola di sacramento per significare esclusivamente i segni visibili della
grazia invisibile. D'allora in poi questa
parola ba ricevulo fra i crisliani un significato fisso, sebbene non si convenisse a
quali ed a quante cose appartenesse il
nome di sacramenlo. Ciò premesso veniamo a noi.
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I teologi del Cattolico sostengono che
nella loro Chiesa vi sono sette sacramenti
lutli isliluili da Gesù Cristo, e che si sono
continuamente conservati in essa senza
alterazione. Se i reverendi del Cattolico
si contentassero di dire: la nostra Chiesa è
padrona in casa sua; essa ha voluto aggiungere ai due sacramenti di Gesù Cristo,
cinque sacramenti suoi proprii, noi non
avremmo nulla che dire ; ma sostenere
che Gesù Crislo ha istituito la cresima, la
confessione, l’estrema unzione, l’ordine,
il matrimonio, come allreltanli sacramenti, mentre il Vangelo non fa parola di
tale istituzione: sostenere che gli Apostoli amministravano tali sacramenti, che
la primitiva Chiesa li aveva siccome essi
li hanno oggi, mentre le testimonianze
della prima Chiesa provano assoliilamente
il conlrario, è lale un’audacia ohe non
può trovarsi se non cbe in coloro che
chiudono volontariamente gli occhi alla
verilà per erigersi iu maestri di menzogna.
Due verilà ¡storiche si rivelano dallo
sludin delle antichità cristinne per quello
che riguarda il noslro tema, l-a prima è
che gli aniiclii Padri allorquando hanno
parlato dei sacramenti in un senso più
largo, non sono inai convenuti intorno al
nnmero di essi : la seconda che quando
ne han parlalo in senso proprio nnn ne
hanno ammessi che due: quindi gli antichi Padri tenevano la dollrina degli Evangelici , e rigettavano la dollrina dei moderni cattolici.
Giustino il martire che fioriva nel secondo secolo, parli! dei sacramenli nella
sua seconda Apologia, e come i redallori
della Jiuona Novella, uon riconosce che
due sacramenti, il battesimo e la Cena
del Signore. S. Ireneo nello stesso secolo
parlando di sacramenti, non ricimoice
che i due che noi ammettiamo. Tertulliano in molti luoghi delle sue opere, ma
.s|)ccialmenie nei libri i e iv contro Marcione e nel libro della Corona del soldato
parla dei sacramenli nel senso proprio, e
quesli, secondo lui, non sono che due, il
l!alle.<iimo e la Cena del Signore. S. Cirillo vescovo di (ierusalemme scrisse nel
quarto secolo un catechismo per l’islruzione dei fedeli. La Chiesa intera accettò
il calechismo di Cirillo, il quale servi per
molli secoli di lesto all’istruzione religiosa, a un dipresso come si fa ora del
calechismo del Concilio dì Trento: ebbene, in queslo catechismo si parla, come è naturale, dei sacramenti, e due soli
ne sono nominali. Il gran dottore della
Chiesa s. Ambrogio scrisse un’opera appositainente sopra i sacramenli, e non ne
nomina che due, il Ballesimo e la Cena.
Da quesli pochi fatti comprendano I nostri letlori qual è la sfrontatezza del Cattolico allorché dice che la Buona Novella
ha voluto per suo comodo ridurre a due
isacramenti.
Ma (|uando gli antichi dottori hanno
parlato di sacramenti in un senso più
largo non sono mai convenuti fra loro intorno al numero di essi, anzi nessuno ha
parlato dei sette sacramenti quali li asserisce oggi il Cattolico, L’autore della gerarchia ecclesiaslica che passa solto il
nome di Dionigi l’Areopagita, parla del
numero dei sacramenti, ma non pone in
queslo numero né la penitenza, nè la
confermazione, nè l’ordine, nè l’estrema
unzione, nè il matrimonio : ma chiama un
sacramento ricevuto, secondo quell’autore, dalla tradizione apostolica,'una certa
unzione che si faceva a suo lempo sopra
i morti. Gregorio i, conosciuto solto il
14
nome di s. Gregorio Magno, sul finire del
VI secolo ha parlato della confermazione
come di un sacramenlo: ed ecco come
sti secoli dopo gli Apostoli si incominciò
ad aggiungere ai due sacramenti isliluili
da Gesù Crislo un terzo sacramenlo.
S. Agostino, nel libro v della Dottrina
cristiana, al capo ix, parlando dei sacraroenli dice cbe il Sigfiore e la disciplina
apostolica non ci hanno lascialo che due
sacramenli, il Battesimo cioè e la Cena :
la stessa cosa ripete nella sua lellera a
Gennaro. Ma queslo slesso dottore parlando in altri luoghi delle sue opere dei sacramenli in senso più largo, in quanto che
sono segni di cose sacre senza che sieno
stali istituiti dal Signere, ne ammette ben
altri che non ammettono oggi i teologi
del Cattolico: nel libro della Eccellenza
del Matrimonio, al capo xxiv, egli dice,
che r imposizione delle mani nell’ordioazione dei preti è un sacramento ; al capo
xviii dello stesso libro chiama sacramento
il matrimonio : nel libro secondo contro
Fausto dice, che il segno della croce che
si faceva sopra i catecumeni è un sacra*
mento: nel libro ii della Remissione dei
peccali chiama un sacramento il pane benedetto che si dava a mangiare ai catecumeni : nel libro iv del Simbolo al capo
IV chiama sacramenti gli esorcismi, le
preghiere, i cantici e lulte le allre cerimonie che erano in uso nel battesimo dei
catecumeni.
Il papa Alessandro i uella sua lettera
chiama sacramento l’acqua benedetta.
S. Ambrogio nel libro iii dei sacramenli,
ai capo i ; s. Cipriano nel Sermone della
lavanda dei piedi, e s. Bernardo nei Sermoni sulla Cena del Signore, sostengono
che la lavanda dei piedi è un sacramento,
e s. Bernardo fra gli allri dice che il cristiano deve ricevere queslo sacramento
più spesso che sia possibile. Sul quale
fatto dobbiamo osservare che s. Bernardo
padre e dottore della Chiesa, che viveva
nel secolo xii, sostenendo una tale dollrina
ha dimostrato che fino al suo tempo non
era slabilila la dollrina dei selle sacramenli, siccome fu stabilito nei concilii di
Firenze e di Trento.
Gli scolastici adunque nella barbarie e
nell’ ignoranza del medio evo hanno ritrovalo il numero di selle sacramenli, siccome vedremo in un prossimo articolo.
Intanto i reverendi del Cattolico arrossiscano se ne sono capaci e non ardiscano
più di venir fuori con lali rancide menzogne che la liuona Novella ha ridotti
per suo comodo a due i sacramenli istituiti da Gesù Cristo.
STAMPA CLERICALE.
L’Armonia nel suo numero di martedì
in un articolo sullo stile del Cattolico,ed\
quella sua consorella che gli onesti non
nominano neppure, affastella una quantità di menzogne e d'ingiurie per travisare l’orribile attentalo alla liberlà di coscienza commesso sono poche seltimane
in Trino. Ci manca lo spazio, ed attendiamo ulteriori informazioni per tornare
suH’argomento e svergognare il menzognero Giornale, ma speriamo che quesle
non larderanno: intanto diciamo che tulto
quello che la B. X. ba detto di quel fatto
è pura verilà, anzi al di solto della verilà,
che le informazioni che ne ha ricevute
r/l?'mo)?i'a sono false, e che noi desideriamo grandemente che il Magistrato proceda e scuopra la verità, raa che punisca
15
i rei. Nel prossimo numero speriamo poter tornare su queslo fallo e dare soddisfazione aW’Armonia.
Il Cattolico ba pubblicato 1« iungbissimi articoli sul protestantismo, ed in
essi pretende provare con citazioni lolle,
egli dice , dagli stessi protestanti, da
Lutero, da Calvino, da iifelanlone, e da
molti allri , che il protestanlismo è un’
opera d’iniquità, una religione nella quale
s’iusegna l’immoralità; in una parola
che il protestantismo è la peste della
religione, e della socielà. Noi ci eravamo
proposti da principio di attendere la fine
di questa batieria di menzogne per dare
poi ul pio giornale una lezione come gli
si conviene : ina sebbene non abbiamo
interamente rinunciato a lale progetto ,
non possiamo però più tardare a dare
un saggio ai noslri letlori della maniera
che usa il Cattolico nel citare gli autori
proteslanli.
Nel suo numero 118Ü in un articolo
che intitola — apologia del caltolicismo
fatta dai protestanti — il Cattolico ha
l’impudenza di chiamare l’attenzione degli scriitori della Buona Novella sopra
un pronunziato di Calvino che egli cila
in leltere cubitali , e lo dice tolto dal
commentario sul capo secondo vers. secondo, della seconda letlera di s. Pietro.
Ecco li pronunzialo di Calvino secondo
il Cattolico: Di cento evangelici appeiia
se ne troverebbe uno che si sia fatto evangelico per altro motivo che per poter
abbandonarsi con maggior libertà ad
ogni maniera di voluttà e d'incontinenza.
Chi crederebbe che una citazione fatta
con tanta solennità, e sulla quale si richiama in particolar modo la nosira attenzione fosse, non alterata, ma falsa di
pianta? Ebbene, vediamolo. Calvino uel
luogo citato dal Cattolico parla di quei
falsi dottori che fanno della religione una
bottega, e fanno che la verità sia bestemmiala ; e spiegando le parole di s.
Pietro : e molti seguiteranno le loro lascivie, dice che è di grave scandalo ai
deboli nel vedere molli correre alle false
dottrine , e pochi essere quelli che rimangono nella pura obbedienza di Cristo!
Appena, egli continua , uno ogni dieci
di quelli che han dato il nome a Cristo
ritengono la purezza della fede fino alla
fine! Ma ecco le parole originali: «Hoc
a vero non leve est scandalum infirmis,
nquum vident communi mundi plausu
« excipi falsas doclrinas , el ingentem
« hominum numerum abripi, ita ut pauci
n in pura Christi obedientia maneant.
u Sic hodie nihil est quod vehementius
« turbet pias men les , quam talis defe
«Clio. Vix enim decimus quisque eorum
« qui Christo nomen dedcrunl, fidei pu« rilatem ad exlremum usque retincnt;
« omnes fere ad oorruptelas degenerant,
« atque a magistri.s licentiae delusi proII fanescunt. Ne hoc fidem nostram labeII faclet occurrit Petrus, et mature prae« dicil hoc ipsum fore, ut impii doctores
IC mullos trahant in exilium. (loan. Calvin,
in N. T. commentar. lierulini 1838 voi.
7, pag. 91, 92), Ecfo come citano i clericali ! Ma qnale è il loro scopo? Ingannare coloro che sono tanto ciechi da
credere ancora sulla loro parola, calunniare i loro avversarii, e sostenere con
tali miserabili puntelli la bottega cadente. E non vedete o miserabili, che la
fate rovinare più presto?
Senibra poi che il Cattolico sia stalo
dichiarato organo ufficiale di M. Charvaz
16
per fare la polemica coutro di noi : comuoque, sia noi rispondiamo alle sue formaii interrogazioni. Egli ci domanda se
avendo noi dello « essere cessalo il lempo
nel quale Monsignore poteva calunniare
impunemente i Valdesi » noi facevamo allusione alle opere pubblicale da Monsignore, 0 se veramente a qualche fatto o
fatti in proposito. Rispondiamo neilanienle che uoi non alludevamo che alle
pubblicazioni di Monsignore: ma siccome
il Cattolico ora ci fu allusione ai fatti, noi
diciamo per ogni buon line che non intendiamo perciò di escludere allri fatti in
proposito; ina ripetiamo cbe nello scrivere queirarlicolo non avevamo in vista
alcun falto, ma solo alludevamo alle
pubblicazioni.
Nel numero H81 il medesimo giornale
rispondendo alle nostre interpellanze,
dice che egli ba il dirilto d’ingiurlarci perchè s. Paolo ba detto: Riprendi, sgrida,
esorta conogiil pazienza e dottrina» : peccato che non abbia fatto dire a s. Paolo:
«Calunnia, ineniisci, fcdsilìca»: oh allora
si avrebbe giustificala la sua condotta! Ma se tali cose non le dice's. Paolo,
le dice s. Francescodi Sales, e per i cleiiculi è lo stesso; quindi essi giustilicano le
loroctilunnie, le loro false citazioni, leloro
menzogne colla massima di s. Francesco di Sales: ilfaut les décrier toujours,
cbe non hanno rossore di trascrivere iu
corsivo. Ma mentre il pio giornale sostiene che può ingiuriarci, calunniarci ecc. :
nello stesso arlicolo dice che la Chiesa
cattolica non ha nè il diritto nè l'obbligo
di perseguitare gli eretici, e ch’egli ci
ama di cuore.
Noi prendiamo atto di una tale dichiarazione, e preghiamo i nostri lettori a voler conciliare quello che dice il Cattolico
intorno all’obbligo ch’egli ha di calunniarci, e le proteste ipocrite ch’egli fa di
amarci di cuore. Se la Chiesa non ha ¡1
diritto di perseguitare, perchè ha perseguitalo dove e quando ha potuto? perchè esiste ancora il S. Uffizio in Roma?
perché non si cancellano dal dirilto canonico (che secondo Ì’Armonia è voce della
Chiesa) tulle le leggi di persecuzione che
farebbero orrore ad un cannibale?
CROXACHETTA POLITICA
PiEMO!(TE. È giunto in Torino di ritorno da Pesio il conle Camillo di Cavour
Presidente del Consiglio dei Ministri.
iNfiHiLTF.RRA. La proroga del Parlamento inglese è fissata al giorno 20 del
corrente mese.
D\m)iakc,ì. Secondo lettere private
dirette alla Gazzetta di Augusta, il cholera non ha punto cessalo di devastare
Copenaghen, ed il numero delle vittime
giornaliere è di gran lunga superiore a
quello ultimamente pubblicato dai giornali ufficiali Danesi.
Olanda. 11 sig. Vanzuy ben Van Nyevelt, già ministro degli affari esteri, ha
indirizzato al Presidente della 2.a Camera con preghiera di comunicarla all’asscrnliiea, una lettera, con cui, malgrado la contraria asserzione del cardinale Antonelli, egli nuovamente dichiara
che la corte di Roma tenne il più rigoroso segreto lino all’ultima ora riguardo al progettato riordinamento della gerarchia cattolica, e che nessuna notificazione venne oilicialmente fatta in pro|)osito per mezzo deH’internunzio alla
Aja. L’ex-rainistro esprime il desiderio
che si comunichi alla Camera' tulla la
corrispondenza scambiatasi fra esso e la
corte di Roma.
Oriente. Sebbene non sia ancora ufficiale l’accettazione per parte del Sultano delle proposizioni della conferenza
di Vienna, non vi è chi la ponga in
dubbio. Così, grazie agli sforzi dei diplomatici , sarà prolungata di qualche
tempo ancora l’agonia dell’impero Turco,
e rimandate di tanto le gravi conseguenze che di necessità ne deriveranno
per i nostri Stati occidentali.
Direttore C. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.