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Anno 123 - n. 22
5 giugno 1987
L. 700
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a: casella postale • 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VERONA; IL SUD AFRICA E NOI
Questo è il momento del kairós per l’Italia
Il documento scritto l’anno scorso dal Consiglio delle chiese sudafricane riecheggia nell’annuncio che il regime
di Pretoria non può durare: un appello all’Italia perché, applicando le risoluzioni ONU, isoli il governo razzista
A Verona, sabato 30 maggio, in una Arena popolata
di giovani cattolici, venuti
da tutta la regione, si è tenuta una assemblea del movimento « Beati i costruttori
di pace » sul tema: « Sud
Africa e noi: strappare le radici deH’ingiustizia ».
La voce del popolo nero
del Sud Africa si è levata invitando l’Italia a isolare il
governo Botha, rappresen-'
tante l’esigua minoranza
bianca che opprime la stragrande maggioranza nera.
L’assemblea si è sentita
coinvolta dall’evento partecipando ora in silenzio as' sorto, ora manifestando con
il caloroso batter di mani il
'■'Proprio consenso. Ricco di
pathos anche lo scenario cósLiuito da due grandi mani
in catene, una bianca e una
nera.
Presiedevano l’assemblea
padre Alessandro Zanotelli,
di Verona, fondatore di Nigrizia, acclamato affettuosa
mente da tutti i presenti, il
rev. T.F. Farisani, vescovo vicario delle chiese luterane
del Sud Africa, l’arcivescovo
cattolico mons. Dominique
Qumalo, vescovo ausiliario di
Durban e il rev. Beyers Naudé, segretario gen. del Consiglio sudafricano delle chiese,
unico bianco venuto a testimoniare il dissenso della
chiesa. Valido e significativo
il contributo dato alla manifestazione dalla sorella Febe
Rossi Cavazzutti, infaticabile
ed efficace traduttrice.
Il momento più toccante
della manifestazione si è avuto nell’agghiacciante testimonianza di Farisani, vescovo luterano trentanovenne,
quattro volte in carcere e
quattro volte torturato barbaramente, il quale ha raccontato, leggendola lui stesso
in italiano, la sua « esperienza nelle viscere dell'inferno ». Costretto in piedi su
chiodi, incatenato nell'acqua
gelida ad ascoltare le urla
delle vittime della tortura.
sospeso a una finestra a testa
in giù, sottoposto ad elettroshock nelle parti più delicate
del corpo, sbeffeggiato dai
suoi aguzzini che dicevano:
« Alleluia, benedici il Signore, invoca il tuo Dio che venga a salvarti », egli non ha rinunciato al sogno di libertà
di un Sud Africa unito, democratico, e non razziale e
al diritto di essere immagine
di Dio e non del diavolo. Ha
sostenuto che vi sono degli
ideali per i quali « è stato
ed è pronto a morire », « sogni per i quali è ancora pronto a tornare in galera ». Questi sono anche i sogni dei
suoi antenati, in nome dei
quali ha chiesto all’Italia di
non essere « l’ultima nazione
attaccata alla nave dell’apartheid che sta per affondare ».
« E’ l’ora di scegliere, — ha
aggiunto — non si può essere in mezzo, ma o a favore o
contro l'apartheid ».
Dopo alcune poesìe e canti del popolo africano, ha
parlato il vescovo cattolico.
LA SICUREZZA
Farsi tesori nei cieli
« Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli ».
(Luca 10: 20)
« Io vedevo Satana cadere dal
cielo come una folgore » (Le. 10:
18).
Nelle due meditazioni precedenti ci siamo occupati dell'annuncio della vittoria di Gesù sul
male e sulla morte (conseguenza e paura degli uomini di fronte a ciò che non conoscono).
L’annuncio dell'Evangelo dice che
¡Gesù ha visto Satana precipitare
dal cielo « a guisa » di folgore.
Benissimo! Il male è stato scon.
fitto! Gesù lo ha sconfitto! E...
noi? Noi che siamo continuamente coinvolti, volenti o nolenti, in
questi sistemi malvagi e ingiusti...? Che cosa possiamo fare
per non essere trascinati nella
caduta di Satana? Perché va notato che la caduta di Satana,
cioè del male, della corruzione,
della « disumanità » non potrà
che trascinare molti... Chi ha l’ar. dire di affermare la propria innocenza di fronte alla equivocità
della propria vita (pubblica e
privata)? Oh, lo so!, molti di noi,
me compreso, siamo portati a dire che noi non c’entriamo, che
noi siamo al di fuori dei giochi
del potere iniquo e che, tutto
sommato, siamo tra quelli che
subiscono sempre..., e sarà an.
che vero, ma che cosa facciamo
per cambiare lo stato delle cose? Siamo pronti a metterci a
disposizione in prima persona
per rendere finalmente giusti i
rapporti fra gli uomini? Che cosa ci preme di più: la nostra sicurezza personale (fatta, magari,
di tutta una serie di compromessi con la nostra stessa visione
ideale della vita) oppure una
realtà umana che sia parabola
del regno di Dio?
Con altre parole: vogliamo lanciarci nell'avventura della fede
in Cristo, caparra (garanzia, se
volete) del mondo nuovo di
Dio tra gli uomini, oppure preferiamo soggiacere al ricatto del.
la paura che ci vuole far essere
succubi di tutto ciò che regola la
cosiddetta sicurezza economica,
sociale, morale e militare che il
mondo propone?
Tutti cercano sicurezza. Tutti
cercano di potersi affidare a certezze di fronte alle quali non esistano dubbi, un riparo contro
le insidie del mondo ed i rischi
della vita quotidiana. C'è un bel
brano dell’Evangelo che contesta
questo pensiero, cioè quello della ricerca e della costruzione della sicurezza, che Gesù chiama
« tesoro sulla terra », un tesoro
nel quale ci piace riporre ogni
nostra fiducia ed al quale affidare tutta la nostra vita: « Non
vi fate tesori sulla terra, dove
la tignola e la ruggine corrompono e dove i ladri scassinano
e rubano; ma fatevi tesori in eie.
lo, ove né tignola né ruggine corrompono e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è
il tuo tesoro ci sarà anche il tuo
cuore» (Mt. 6: 19-21).
Ogni uomo è portato ad attaccarsi al suo proprio progetto di
vita, vi dedica ogni attenzione,
vi ripone ogni sua fiducia, vi cerca ogni consolazione nei momenti di sconforto e di incertezza.
Ma, alla fine, ne fa il suo dio.
E’ qui il suo tesoro sulla terra,
la sua illusione di signoreggiare
sulla realtà. E non si accorge di
esserne invece signoreggiato, reso schiavo, cioè, delle sue stesse
idee.
Farsi invece dei tesori nei cieli vuol dire affrontare realisticamente i propri limiti, confrontare onestamente se stessi con la
realtà che conta, quella di Cristo, e scoprire la propria umanità nuova (che è ancora quella
di Cristo), nella quale vale la pena immergersi. Questa è l'umanità che conta, in cielo e sulla
terra.
Paolo Sballi
mons. Qumalo, il quale ha
accusato il governo Botha di
volere addirittura stabilire
« per chi la chiesa possa o
non possa pregare ». Ha chiesto al pontefice di esprimere
una chiara condanna dell’apartheid, invitandolo a
pubblicare un documento in
cui si chiarisca la differenza
tra impegno per la giustizia
sociale e il coinvolgimento
nella politica. A conclusione
degli interventi c’è stato il
toccante messaggio del rev.
Beyers Naudé, presentato
da padre Zanotelli quale nuovo Bonhoeffer in terra africana. Naudé ha affermato con
vigore che « i neri vogliono
una pace con la giustizia e
questo non ci può essere in
Sud Africa finché c’è sfruttamento e ingiustizia. Dopo
le recenti elezioni per soli
bianchi, il governo ha promesso migliori condizioni di
vita, ma ha rifiutato il diritto
di voto ai neri. Questo non
può funzionare — ha continuato l’oratore — né ora né
mai. Io sono un bianco, nato
da famiglia boera, in Sud
Africa fin dal 1688, amo la
mia gente e la mia terra, ma
io amo il mio Cristo più della
mia gente, quando questa disubbidisce a Cristo. Verrà il
giorno della liberazione; non
so se io lo vedrò mai, — ha
concluso — non m’importa,
fintantoché ci saranno persone disposte a lottare. Vi prego soltanto, mettetevi al loro
fianco, consolateli, date loro
solidarietà ». L’appello di
Naudé è stato esteso soprattutto ai giovani, ai quali ha
detto: « Venite dunque in
Africa e tornerete capaci di
cambiare l’Italia ». In occasione di questa assemblea
è stata fatta una raccolta di
firme per avanzare quattro
richieste al governo italiano,
tendenti ad invitarlo al rispetto delle risoluzioni delrONU: 1“ la repressione dell’apartheid; 2” sanzioni economiche nei confronti del Sud
Africa; 3° bloccare ogni forma di assistenza alle banche
italiane che operano in Sud
Africa; 4° ritirare i brevetti
dell’Aermacchi, che costituiscono il grosso dell’aviazione
sudafricana. Una preghiera
dei tre vescovi ha chiuso rincontro in Arena, cui ha fatto seguito una conferenza
stampa nei locali dei padri
coraboniani di Verona, assai
interessante, dove i tre vescovi africani hanno ancora risposto ai giornalisti con altrettanto validi e toccanti
messaggi.
Grazia Schìrò Fuhrmann
Ruggero Mica
Christian
Beyers
Naudé
Christian Beyers Naudé, 72
anni, sudafricano- bianco, discendente da una famiglia di boeri
olandesi, segretario del SACC
(Consiglio delle chiese sudafricane); nel prossimo luglio andrà
in pensione. Al suo posto è già
stato nominato il pastore Frank
Chicane.
« La crisi si aggrava di giorno in giorno e le possibilità di
un conflitto si moltiplicano pericolosamente, ha affermato. Le
forze cristiane in Sud Africa devono considerare più attivamente e seriamente la grave crisi
nella quale ci troviamo e sforzarsi di definire meglio la loro
posizione e la loro responsabilità nei confronti della comunità sudafricana ».
Ha chiesto che le chiese si
impegnino senza ambiguità nella lotta per la giustizia e la liberazione degli oppressi, che sostengano le lotte dei lavoratori
per il riconoscimento dei loro
diritti fondamentali e si adoperino all’attuazione di un vasto
programma di educazione.
In una situazione sempre più
tesa, senza cedere nulla sul terreno della giustizia, le chiese devono adoperarsi alla riconciliazione tra i diversi gruppi di neri e tra bianchi e neri.
2
2 commenti e dibattiti
1'
5 giugno 1987
ELEZIONI
Scegliere con responsabilità
e discernimento
I recenti interventi della CHI e del papa che, in
un modo più o meno velato, hanno inteso dare ai
cattolici, e non solo ad essi, un orientamento per le
prossime elezioni, hanno provocato prese di posizione e polemiche sulla stampa e tra i politici.
Espressioni come « recupero del volto cristiano dell’Italia » e l’esortazione ai cattolici ad essere « docili alla guida dei loro pastori » ribadiscono il disegno integralista cattolico; non distinguere tra chiesa e società civile, estendere su tutta la società l’influenza dei valori cattolici e una certa visione dell’uomo, intendere l’evangelizzazione come occupazione della società. Si cerca anche di realizzare un
progetto restauratore dopo le « intemperanze » che
sono seguite ad una certa interpretazione del Concilio. E’ stata riaffermata con vigore la tradizionale
ecclesiologia cattolica: c’è chi pensa, decide e sceglie (la gerarchia), e ci sono i semplici credenti, pecore immature, che non diventano mai adulte, che
non hanno autonomia e che devono « essere docili
alla guida dei loro pastori ».
Ci sono state poi delle reazioni anche in campo cattolico. Importante il documento delle Comunità di base che hanno ribadito la loro « docilità al
messaggio evangelico che impegna i credenti a schierarsi sempre e dovunque con i più deboli ». Hanno
rivendicato « un consolidato pluralismo delle opzioni politiche che non accetti imposizioni dall’alto e
consenta un confronto ampio con tutte le forze progressiste democratiche ». « Docili sì, ma solo al Vangelo ». Ettore Masina, giornalista cattolico, si è chiesto: « Perché mai un vescovo dovrebbe comprendere meglio di un laico quale sia, fra tutti, il miglior
programma politico, oggi in Italia?». «Non sempre, quando la chiesa parla di politica contingente,
un papa ha al suo fianco lo Spirito Santo, come si è
visto in Cile ». A quei politici che hanno parlato di
ingerenza, vorrei rivolgere l’invito a tornare a leggersi l’art. 1 del nuovo Concordato che è stato salutato come un importante evento, ma che ha di fatto
legittimato la CEI a rientrare da protagonista nella
società, nella vita culturale e politica del paese. Come protestante ritengo che la fede non solo non mi
astrae dalla storia, ma me la fa prendere molto sul
serio. In essa sono chiamato a testimoniare l’Evangelo del Regno di Dio che chiaramente non si identifica né con la specifica missione della società, né
con una determinata dottrina sociale, né con un
sistema politico ed economico. Non ritengo legittimo
quindi cercare di produrre una politica cristiana, una
società cristiana, cercare di dare un volto cristiano ad una società, nel consacrarne i valori.
I protestanti in genere fanno le loro scelte politiche determinate dai fatti concreti, dall’analisi che
fanno, dalla valutazione che danno alle proposte dei
partiti. E sulle nostre scelte non chiediamo l'approvazione di Dio. E non deleghiamo nessuno. Queste
scelte vanno fatte con libertà e con responsabilità
personale e con profondo discernimento perché il
Regno di Dio non è solo un ideale astratto, ma è la
realtà della signoria di Dio che governa con giustizia, già ora. Noi che siamo chiamati a vivere e a testimoniare il Regno di Dio non possiamo poi fare
delle scelte che lo smentiscono. Non ha neppure
senso parlare di « una comunità politica » come
hanno sostenuto i vescovi. Non ci stupiamo che nelle scelte concrete sorgano tra di noi dei contrasti.
Le decisioni che nascono nell’affrontare i problemi
reali non ci fanno paura. Nella comune prospettiva del Regno di Dio è sempre possibile ricostruire
un tessuto di fraternità.
Valdo Benecchi
IL PAPA A CERIGNOLA
Viaggio fra i lavoratori del Sud:
festa ignorando molti problemi
Il Papa è atterrato anche a
Cerignola, nella provincia di Foggia, paese che ha dato i natali
a Giuseppe Di Vittorio, il sindacalista che rappresenta il simbolo della lotta contadina contro lo sfruttamento e di una
nuova dignità dei lavoratori.
Una terra ricca di piantagioni
di grano, di vigneti e di uliveti,
frutto di un duro lavoro umano
che ha meravigliato lo stesso
Papa. Circa 30.000 persone hanno fatto ala al corteo papale
lungo le vie cittadine, di cui
molti venuti dai paesi vicini,
contro le 300.000 persone preventivate e che preoccupavano seriamente gli organizzatori. Avvenimento storico, è stata definita
questa breve visita papale, solo
qualche ora, che è costata qualcosa come 600 milioni erogati
generosamente dalla Regione Puglia. Scopo di questa visita era
rincontro con le forze lavoratrici del paese e sul tema del lavoro è stato impostato il discorso papale, un riconoscimento che
esiste molta disoccupazione, che
il lavoro deve essere giustamente
retribuito eoe.; non poteva mancare un accenno alla madonna,
modello di donna lavoratrice e
madre.
Un discorso molto generico, e
quel che ha colpito è la assoluta mancanza di un messaggio
evangelico preciso. Nulla di
nuovo né alcunché di valido per
dare delle indicazioni ai lavoratori, come pure nessun riferimento esplicito al « caporalato » che è la vera piaga delle
zone agricole di Puglia e Lucania, un avvertimento piuttosto
a ricordarsi che esiste anche la
chiesa che va incontro ai lavoratori.
Un ascoltatore attento poteva leggere, fra le righe del discorso, il fatto che storicamente sono state altre forze sociali
a lottare per la dignità dell’uomo e del suo lavoro, poiché la
chiesa non ha mai fatto nulla in
questo campo.
La venuta del Papa doveva
servire a rilEinciare la chiesa e
rianimare certe forze che lan
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APRIAMO UN DIBATTITO
Perché non crescono
le nostre comunità?
Nella cronaca della vita delle
chiese apparsa sul numero del
17/4/87 era annunziato un dibattito per il XXV aprile a Bethel,
sulla Sila, ad iniziativa del Consiglio del 15« circuito proprio
sul tema: « perché non crescono le nostre comunità? », con
l’aggiunta « del Sud ».
Il cronista, nel dare l’annunzio, ricordava il periodo felice
delle chiese valdesi-metodiste
della prima ora e ralternarsi delle
ombre e luci nei periodi successivi, mentre ora si verifica una
stasi. « Eppure — precisava
l’articolista — l’immagine della
nostra chiesa è cresciuta a dismisura; la stampa, la radio e
la televisione parlano di noi;
siamo diventati una componente importante e rispettata della
nostra società; ci siamo impegnati in molte opere socio-culturali ed in molte battaglie di
alto valore civile; ma tutto questo non fa crescere le nostre
comunità, perché? ».
L’interrogativo del 15® circuito
può essere esteso- a tutti gli altri con la variante che le comunità non solo non crescono ma
diminuiscono, con perdita annua degli effettivi d’una comunità di cento membri.
Saper cogliere
le occasioni
guivano; chi ha rappresentato
il lavoro di Cerignola erano la
farmacista dell’ospedale ed im
sindacalista della CISL, il sindacato democristiano: nessun
bracciante rappresentava questa
grande forza lavoratrice ed il
protocollo ha impedito persino
al Sindaco, comunista, di rivolgere un saluto al Papa,
Quali le reazioni popolari a
questo avvenimento storico?
Certamente un giorno di festa a lungo preparato; la borghesia ed i mass media hanno
martellato a lungo la popolazione, e soprattutto nelle scuole. A dispetto del Concordato
per tutta una settimana non ci
sono state le lezioni perché le
maestre erano impegnate a parlare del pontefice, secondo una
circolare mandata dai preti a
tutte le scuole, ed i bambini ad
imparare canzoncine da cantare
al Papa.
I cattolici si sono mobilitati
per una partecipazione di massa
affiggendo manifesti inneggianti al vicario di Cristo « innamorato di Maria vergine ». C’è stato abbastanza entusiasmo per
la novità deH’avvenimento, ma
non molta adesione; una partecipazione molto distaccata per
molti, più per curiosità che per
altro. A quel che mi risulta, coloro che vivono il problema sociale, e sono molti a Cerignola,
hanno reagito in maniera diversa, ignorando il fatto o sottoponendo a critica serrata nelle
strade questi viaggi lampo che
comportano uno sperpero di denaro pubblico mentre si lesinano i soldi per i lavoratori o per
gli ospedali ed altre opere pubbliche.
mente interessata alla nostra
chiesa nella misura in cui scopre uno spirito di famiglia, una
spontanea accoglienza, in un clima cultuale gioioso, comunitario, senza alcuna « aureola sacerdotale ». Non dimentico la testimonianza d’una sorella in occasione della sua professione di
fede quando dichiarava: io sono
qui con voi perché la mano de!
Signore mi ci ha condotto; ma
sono rimasta perché ho compreso che sin dal primo incontro
mi avete voluto bene.
Io penso perciò a quelle chic
se dove il neofita della diaspora
o il pellegrino in ricerca stenta
a trovare un gruppo di credenti
con cui leggere la Parola, prega
re insieme, scambiarsi esperier
ze di fede; mi riferisco in particolare alle chiese delle Valli
la cui storia è ben conosciuta
dalla nostra diaspora e che ne’
periodo estivo possono offrire
straordinarie possibilità di testimonianza ai turisti cattolici
ed a credenti di altre chiese.
Le viole e le fragole
dei ’’Mourcious”
L’elogio, la rispettabilità e la
crescita deirimmagine della nostra chiesa non ci consolano molto pensando alla concreta realtà
spirituale delle nostre chiese. Al
di là del lodevole impegno in
attività socio-culturali o di altra
natura le comunità stentano a
far breccia con un linguaggio
ed una potenza spirituale convincenti. Eppure ci è offerto un
tempo di grazia da parte del Signore: possiamo dialogare col
mondo laico e cattolico, con
gruppi in ricerca, con folle di
studenti nelle scuole, sui temi
più diversi, particolarmente sulla Riforma e su argomenti biblici. Ritengo che i laici evangelici
dovrebbero essere più impegnati in queste attività perché, senza « la veste pastorale » che condiziona l’uditore comune, essi
possono più facilmente far breccia nel cuore della gente. I pastori e teologi dedichino- invece
più tempo alla preparazione dei
laici, anche se all’estemo l’udienza può essere più gratificante.
Inoltre nei rapporti ecumenici sono auspicabili incontri e
studi biblici con la massima
« trasparenza », che consentono
la ricerca della verità con reciproco arricchimento. Le tavole rotonde televisive, talvolta
abilmente pilotate, le concelebrazioni di varia natura rischiano di confondere le idee già così poco chiare nella nostra gente, con pregiudizio della testimonianza.
Ci sono poi le mille occasioni
che il Signore ci offre di testimoniare alle numerose creature
in ricerca. Nel lavoro, a scuola,
nei quotidiani rapporti con le
persone che incrociamo si offre
sempre la possibilità di dire
una parola che edifica, di porre
l’uditore di fronte a Gesù Cristo, l’unica grande speranza offerta all’uomo nelle situazioni
più drammatiche del tempo -presente.
Piero Santoro
Accanto a queste varie possibilità di evangelizzazione ne rimane una molto imp>ortante: la
testimonianza della comunità;
la persona che è stata colpita
da una conferenza o da un incontro personale sarà più facil
II lettore di Vittoria o di Pachino troverà strano questo n(
me... Eppure il villaggio dei
Mourcious della chiesa di Luserna S. Giovanni, situato in prossi
mità delle cave di pietra di Luserna, per lungo tempo fu inserito nella relazione del Comitato di Evangelizzazione con le
notizie della diaspora.
Era un villaggio noto alle
chiese fuori delle Valli perche
aveva una scuola diretta da ur
maestro evangelista. Rileggendle notizie del villaggio di 100 an
ni fa sono rimasto colpito dagrande amore che gli abitanv
avevano per l’opera di evangelizzazione, a tal punto da coltivare un giardino il cui frutteera destinato per l’opera; non
soltanto, ma i contadini raccoglievano le viole di montagna,
profumatissime, le fragole, i
funghi ed il ricavato della vendita era per l’opera del Signore.
Nella relazione del Comitato,
sempre della stessa data, si legge tra l’altro: a Castelvenere un
fratello tiene sempre il Nuovo
Testam-ento in tasca ed evangelizza parenti, conoscenti, amici e
nemici...; inoltre i fratelli si edificano gli uni gli altri con la preghiera, il canto, la lettura biblica senza bisogno del pastore; a
Tramonti di Sopra la comunità
ha messo radici profonde a tal
punto da vivere spiritualmente
da sola. A Pietra Murazzi l’influenza dei fratelli si fa sentire
dentro e fuori con una condotta
esemplare e molti antepongono
l’obbrobrio di Cristo ai godimenti mondani.
A Genova un numero rallegrante di credenti testimonia,
prega per la conversione delle
anime; non c’è timore per l'avvenine della chiesa, perché i parrocchiani sono sempre felici di
condurre al culto nuovi uditori.
Queste testimonianze d’un
tempo l'ontano ci incoraggiano
a non perderci d’animo; ci ricordano i pensieri di Paolo alla
comunità di Colosso quando
scrive loro: '< Perseverate nella
preghiera, vegliando in essa con
rendimento di grazie, pregando
in pari tempo per noi affinché
Dio ci apra una porta per la Parola » onde possiamo annunziare
il progetto di salvezza rivelato da
Cristo. Con questo spirito le comunità cresceranno non solo di
numero ma anche in profondità
ed alla sola gloria di Dio.
Gustavo Bouchard
Í
3
5 giugno 1987
ecumenismo
3
ASSEMBLEA EUROPEA A ROVERETO
CANTON TICINO
Osare il dialogo
La Conferenza mondiale delle religioni per la pace - La possibilità di
conoscenza reciproca e il comune impegno per una cultura pacifista
é
La Conferenza Mondiale delle
Religioni per la Pace è un movimento che riunisce persone di
differenti fedi religiose con lo
scopo di operare per la pace e
i diritti umani.
Un movimento sincretista?
Quando le « religioni » come tali si incontrano, si può sempre
pensare che questo rischio vi
sia. Ma d'altra parte i veri rischi di sincretismo nascono non
dalla conoscenza reciproca, ma
dalla mancanza di conoscenza.
A Rovereto, dal 30 aprile al 3
maggio, si è svolta una assemblea europea di questa Conferenza, a cui hanno partecipato oltre un centinaio di persone, provenienti da sedici paesi e rappresentanti di sette « grandi religioni » e di gruppi minori.
Ogni mattina un momento di
preghiera era preparato dall’una
o dall’altra religione; si era invitati ad assistere, non a partecipare, proprio per evitare confusioni.
Direi che si sommavano due
interessi principali: da un lato,
una volontà di conoscenza reciproca, che in alcuni casi potrebbe anche diventare volontà di
dialogo tra religioni. D'altro lato, un esame delle possibilità
che hanno le religioni nel favorire una cultura della pace.
Non ci si è nascosto che in
varie situazioni, in diversi momenti storici, le religioni non sono state strumenti di pace ma,
con pretesto religioso, si sono
incoraggiati conflitti, si sono sacralizzate lotte e guerre. Ma appunto: è inevitabile che sia così?
L'assemblea europea si è
svolta anche in preparazione
della V assemblea mondiale,
che dovrebbe aver luogo nel
1988 a Melbourne, in Australia
(dopo l’incontro iniziale, che si
ebbe a New Delhi nel 1968, e
le assemblee di Kyoto; nel '70,
di Lovanio, nel '74, di Princeton,
nel 1979, e l’ultima, nel 1984, a
Nairobi).
Il tema affrontato a Rovereto
era allo stesso tempo suggestivo e prudente: « Osare il dialogo: superare le paure e la violenza attraverso il dialogo e la
reciproca fiducia ».
Evidentemente un incontro di
persone molto eterogenee tra
loro, e così breve, non poteva
proporsi grandi obiettivi operativi: si tratta di dissodare un
terreno in buona parte vergine,
forzatamente in questa fase riservato ad « addetti ai lavori »,
procedendo a piccoli passi e cercando di vivere momenti di tolleranza che non sono affatto
scontati.
Certo la grande preponderanza cristiana, e il quadro italiano in cui si svolgeva la manifestazione, rischiavano di relegare
le altre religioni, almeno agli occhi dello spettatore distratto, a
momento di colore, a curiosità.
Va a merito degli organizzatori — tra essi il segretario per
l’Italia, don Giovanni Cereti —
l’aver evitato pesanti invasioni
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
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dei mass media, e concessioni
alla spettacolarità. Anche la cerimonia finale, intorno alla campana di Rovereto (fusa dai cannoni della prima guerra mondiale), è stata relativamente sobria.
Certo per molti aleggiava lo
« spirito di Assisi »; per la maggior parte, come spirito positivo; per alcuni pochi, come momento in parte mistificante; ma
va rilevato che qui nessuno' si
è posto al centro; ognuno è stato se stesso, e il rispetto reciproco non ha impedito che le
differenze specifiche tra le varie fedi avessero spazio, senza
giungere a sintesi frettolose e
pericolose.
L’ospitalità offerta dall’Opera
della Campana dei Caduti, curata anche nei minimi partico
lari, ci ha permesso anche di
prendere parte ad un concerto
organizzato in favore dell’UNICEF, di visitare la città di Trento, di lavorare in un clima disteso e confortevole.
Inviato a Rovereto dalla « Associazione ecumenica dei centri
di ricerca e per laici in Europa », a cui partecipano per parte
italiana il Centro Lombardini,
Casa Cares ed Agape, ho potuto
incontrare molti amici interessati ai nostri programmi, persone impegnate nel lavoro per la
pace nelle situazioni più diverse,
persone che da tempo conoscono il lavoro degli evangelici italiani, e, naturalmente, anche chi
si stupiva di trovare un italiano cristiano, ma non cattolico'.
Sergio Ribet
TARANTO - 17 MAGGIO
Zwingli e Maria
Un testo inedito del riformatore su verginità e
mediazione presentato dal past. Emidio Campi
Dinanzi a un pubblico attento
ed interconfessionale, il pastore
e storico Emidio Campi ha tenuto una lezione, molto simile nel
linguaggio a 'quelle che si tengono
nelle Università popolari, su
Zwingli, la sua vita e il suo pensiero, ad illustrazione deU’importanza di questo Riformatore, poco conosciuto non solo nelle nostre comunità, ma anche nel mondo accademico. Con la passione
dei ricercatore (la storia si fa
in archivio) Campi ha scoperto
nel Corpus Reformatorum una
predicazione tenuta da Zwingli
nel settembre 1522: « Una predica sulla Vergine Maria, eternamente pura madre di Gesù Cristo
redentore nostro ». Un testo sino
ad ora inedito in tedesco moderno e quindi non oggetto di commento da parte di storici della
Riforma.
Il saggio introduttivo ci aiuta
a situare questo sermone nel pensiero di Zwingli, tenendo presente che anch’egli, al pari di Lutero
e Calvino, ha parlato nei suoi
scritti diffusamente di Maria, senza scrivere un trattato di mariologia. Campi fa propria la tesi
dello storico H.A. Oberman sulla pluralità di scuole teologiche
all’interno del nascente movimento riformatore. Zwingli, con
Vadiano, Ecolampadio, Bucero e
Capitone, contribuisce alla scuola teologica detta della « Germania meridionale » (Svevia meridionale, Alsazia, Svizzera tedesca). Questi Riformatori, a differenza di Lutero, formatosi nella
tradizione occamista (agostiniano-francescana ) detta « via moderna », avevano seguito la classica « ratio studiorum »: S. Tommaso e la scolastica (via antiqua). In questa ottica, possiamo
comprendere l’umanesimo di
Zwingli, la sua ammirazione per
Erasmo e per Pico della Mirandola (Accademia neo-platonica
fiorentina). Proprio per questo,
ha sottolineato Campi, Zwingli
si è posto, a differenza del « medioevale » Lutero, il problema
della riforma politica delle istituzioni zurighesi. Tuttavia va ricordato che le differenze tra i
Riformatori « si possono intendere correttamente soltanto sullo sfondo della sostanza comune: sola gratin, sola fide, sola
Scriptura, solus Christusi » (p.
21). Collocare Zwingli nella «via
antiqua » è essenziale per com
Sinodo riformato
Fra i temi trattati: lingua e cultura, rapporti
con la base, Sud Africa, programma del CEC
prendere le sue riserve nei confronti della mariologia tardo-medioevale propugnata dai francescani e contrastata dalla scuola
domenicana.
Infatti di tutti i titoli marioIpgici Zwingli ne conserva sostanzialmente due, il loro valore
ovviamente non sta neH’essere
riferiti a Maria, ma in quanto ci
consentono una retta comprensione della figura di Gesù Cristo.
Il primo titolo è il « theotókos » (Madre di Dio), che nasce
a definizione delle dispute cristologiche dei primi secoli (Efeso 431, Oalcedonia 451). Tale titolo, osservò Miegge, serve ad
« esprimere con un termine chiaro, impressivo e popolare la reale divina umanità di Cristo: Dio
in Cristo si è fatto uomo in tale preciso, realistico senso che
Maria può essere detta sua madre » (La vergine Maria, p. 55).
A mio modesto avviso, è preferibile il titolo biblico « madre
del Signore » che, sulle orme di
Luca 1: 43, Giovanni Calvino fa
proprio nel suo commentario
agli Evangeli (Harmonia evangelica).
Il secondo titolo è « sempre
vergine ». Zwingli, con gli altri
Riformatori, ha condiviso l’idea
della perpetua verginità di Maria. L’intenzione dei Riformatori non era di natura biologica,
piuttosto quella di sottolineare
la preesistenza di Gesù Cristo
(cfr. Giovanni, cap. 1).
Chi è allora Maria? Una « mediatrice imperfetta » come sottolinea la « Redemptoris mater »
(cfr. paragrafi 38 e 47)? Semplicemente una testimone della grazia. A questo proposito lasciamo
« parlare » il pastore Ulrico
Zwingli: « Pertanto, sappia ognuno che questo è il più alto onore che si può rendere a Maria:
onorare e riconoscere rettamente i benefici che suo figlio ha
elargito a noi poveri peccatori
e ricorrere a lui per ogni grazia, perché Dio lo ha stabilito
come propiziazione per il nostro
peccato mediante il proprio sangue, se crediamo in lui (Rom. 3:
25). Infatti, egli è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (I Tim.
2: 5). Si, chi ha fiducia e si confida nel figlio di Maria, l’ha
sommamente onorata, poiché
tutto il suo onore è racchiuso in
suo figlio » (p. 90X
Eugenio Stretti
Le comunità evangeliche riformate svizzere, pur essendo presenti ed operanti da molto tempo anche nel Ticino, si sono qui
organizzate in Chiesa autonoma
cantonale col nome di « Chiesa
Evangelica Riformata nel Ticino » (= C.E.R.T.) nel 1976, aderendo a partire dallo stesso anno alla Federazione delle Chiese
Evangeliche della Svizzera come
membro.
In questo cantone cattolico e
di lingua italiana, che conta circa 265.000 abitanti, la C.E.R.T. è
soltanto una minoranza protestante, con una popolazione di
circa 20.000 persone (compresi
i bambini e i non ancora confermati) sparsa in una situazione
di diaspora, ma raggruppata in
tre grosse comunità nei centri
principali del cantone stesso:
nella comunità di Bellinzona e
dintorni, che comprende circa
2.000 membri; in quella del Locarnese, che ne conta circa 2.500;
e in quella del Sottoceneri (Lugano e dintorni), che ne ha oltre 4.500. I componenti di queste comunità sono prevalentemente svizzeri di lingua tedesca, altri di lingua francese e un
20-25% di lingua italiana. Naturalmente i culti e le altre attività si svolgono nelle tre lingue,
e i dieci pastori hanno molto da
lavorare per seguire e curare
questa popolazione più o meno sparsa e linguisticamente e
culturalmente diversa.
La C.E.R.T. tiene ogni anno
due sessioni del suo Sinodo: una in autunno e l’altra in primavera. I membri che lo compongono (una quarantina, fra
delegati delle comunità e pastori) e la (furata di ogni sessione
(poco meno di una giornata,
dalle ore 9 alle 15.30) fanno pensare alle nostre Assemblee di
Circuito; ma i lavori là si svolgono in modo più scorrevole e
preciso, il che non vuol dire che
non si approfondiscano i veri
problemi, che sono affrontati
con serietà e adeguatezza.
La recente sessione primaverile del Sinodo della C.E.R.T., alla
quale ho avuto il piacere di partecipare come ospite, delegato
dalla C.E.D. del II Distretto, si
è tenuta il 23 maggio scorso a
Bellinzona. I principali argomenti trattati, per quel che riguarda
la vita interna di queste comunità, sono stati: la diversità linguistica e culturale, il rinnovamento evangelico, Tintegrazione e la crescita comune di queste chiese locali, nonché i rapporti fra Sinodo e base ecclesiale in vista di una reciproca
informazione sui temi da trattare ad ogni livello. Per quel che
riguarda i rapporti con l’esterno,
e la testimonianza nel mondo, i '
punti toccati sono stati: alcuni
già trattati in sede di Assemblee
della Federazione delle Chiese
evangeliche svizzere, come la
presa di posizione protestante
di fronte al documento dei vescovi cattolici svizzeri sull’« ospitalità eucaristica», la solidarietà con la popolazione di colore
del Sud Africa, l’appoggio al
programma « Giustizia e riconciliazione », le azioni da promuovere per la pace nel mondo e
l’integrità della creazione, le
trasmissioni evangeliche radiofoniche e televisive, Tinsegnamento religioso nelle scuole pubbliche. Quest’ultimo problema è
visto in un’ottica diversa dalla
nostra: infatti la preoccupazione
dei nostri fratelli svizzeri non è
quella di far togliere ¡’insegnar
mento religioso confessionale
dalle scuole, ma di assicurare
anche agli alunni protestanti,
pure in una situazione di minoranza, lo stesso diritto dei loro
compagni cattolici, cioè quello
di ricevere l’istruzione evangelica anche a scuola per mezzo di
insegnanti evangelici.
Questa sessione sinodale si è
poi conclusa con una discussione
sul problema del « dialogo ecumenico oggi », introdotta da
una relazione di parte cattolica,
fatta dall’avvocato Rodolfo Schyder, appartenente al movimento
Comunione e Liberazione, e da
una relazione evangelica presentata dal past. Angelo Alimonta.
Personalmente devo dire che
le impressioni che ho riportato
da tutto quello che ho visto e
udito in questa giornata d’incontro fraterno e di lavoro assembleare sono molto positive. In
particolare ho apprezzato lo spirito di grande apertura e al
tempo stesso di solida chiarezza
evangelica e riformata, che senza facili irenismi e conformismi,
sa camminare su di una via ecumenica che va oltre le celebrazioni liturgiche e gli incontri
ufficiali e non teme di affrontare
il dialogo in modo schietto e al
tempo stesso rispettoso anche
con chi si trova su posizioni
diametralmente opposte, non per
puro amore del dialogo stesso,
ma per una sincera ed onesta
ricerca della Parola di Dio, mentre si ascolta l’altro e si parla
all’altro, in obbedienza al Signore che ci chiama tutti al ravvedimento, alla conversione a
Lui e quindi all’unità in Lui.
Agostino Garufl
ROMA
Inaugurazione dei
nuovi locali della SBI
Il giorno 19 maggio è stata
inaugurata a Roma, in via IV
Novembre 107, la nuova sede della Società Biblica in Italia che
da anni compie una straordinaria opera nella diffusione della
Bibbia.
Per l’occasione erano presenti rappresentanti di diverse confessioni religiose, cattolici ed
evangelici. La cerimonia è stata
semplice e solenne nello stesso
tempo.
Il Segretario generale, Renzo
Bertalot, ha messo in risalto l’opera della Società Biblica in
Italia con alcuni dati confortanti: in Italia, nel 1986, sono
state richieste alla Società Biblica più di 72.000 Bibbie, ponen
do l’Italia al IV posto nell’Europa occidentale, dopo la Germania, l’Inghilterra e l’Olanda;
e più di 80.000 copie del Nuovo
Testamento, ponendo l’Italia al
III posto, dopo la Germania e la
Francia. Inoltre, sono stati raccolti in offerta circa 40 milioni
per la diffusione della Bibbia a
Cuba.
Il pastore Bertalot ha anche
colto l’occasione per invitare
tutti i presenti a farsi portavoce per una maggior diffusione
della Bibbia in un clima di dialogo e fraterno rispetto.
Società Biblica in Italia, nuova sede: Via IV Novembre, 107
- 00187 Roma - tei. 06/6794254 c.c.p. 72369002.
4
4 area rioplatense
5 giugno 1987
COLONIA VALDENSE
Un Sinodo sereno
Attorno al tema centrale, « strategia per la missione »,
ruotano crisi economica, emarginazione e lavoro giovanile
H:.moderatore
Ricardo Ribeiro e la
sua famiglia
in una foto di
qualche anno fa.
(arch. Luce)
II sinodo dell'area rioplatense della
chiesa valdese si è svolto a metà febbraio presso il Parco « 17 febbraio »
vicino a Colonia Vaidense. Credo di
non sbagliare nel dire che si è trattato
di un sinodo sereno e responsabile.
Se non ci sono stati dibattiti di vasta portata e di rilevanza di fronte al
mondo esterno, sono state tuttavia discusse questioni profonde e importanti per la vita della nostra chiesa.
Il tema centrale, « strategia per la
missione », non è stato solo oggetto di
una particolare discussione, ma ha anche caratterizzato tutto il lavoro di
questa sessione sinodale. Dopo lunghi
e^ oscuri anni di dittatura viviamo oggi nei nostri paesi un’esperienza democratica, e ciò ci porta a riconsiderare
la missione della nostra chiesa in ogni
attività che svolgiamo. Non possiamo
non tener conto, tuttavia, delle enormi
difficoltà economiche che vivono i nostri paesi, difficoltà che si ripercuotono seriamente sulle nostre finanze; nè
possiamo ignorare la crisi culturale e
di identità politica che i regimi militari hanno lasciato, e che si traduce
in confusioni e divisioni fra i cittadini: in base a queste considerazioni, i
membri del sinodo hanno ritenuto coinè centrale motivo di riflessione ciò
che significa oggi confessare che « Gesù Cristo è il Signore », tema del prossimo sinodo, proposto anche alle co6 ai presbiteri (Atti 8 e
Dicevo anche che è stato un sinodo
« responsabile », perché tale si sente
ogni membro davanti a ciò che per i
nostri paesi significa il concetto di
« giustizia e pace », con particolare riferimento alla legge votata dal governo
.^he prevede la non-perseguibilità dei colpevoli di violazioni ai
diritti umani negli anni della dittatura,
ed al progetto di legge denominato
« punto finale », riguardo alle condanne dei militari (9/SR/87).
Ma il sinodo si è mostrato responsabile e sereno anche riguardo a ciò che
ha significato il passaggio di Giovanni
Paolo II nella regione rioplatense (22/
SR/87).
Sono stati inoltre sviluppati durante
i lavori i temi dei centri e delle opere
diaconali, del lavoro tra gli emarginati, dell attenzione alla diaspora, della
promozione agraria e della gioventù.
Secondo la consuetudine del sinodo
rioplatense, si è lavorato in commissioni che presentano le diverse proposte alla assemblea plenaria. Le commissioni erano quattro, ed hanno lavorato incessantemente, dando a tutti
la possibilità di esprimersi sull’argomento in discussione. Va sottolineato
il carattere pieno di questa partecipazione.
Ci sono stati anche alcuni momenti
di intensa emozione: il primo di essi
è stato la consacrazione al pastorato,
nel corso del culto di apertura tenutosi nel tempio gremito di Colonia Vaidense, del candidato Alvaro MichelinSalomon. Una settimana prima si era
svolto il suo esame di fede, e venerdì
13 il suo culto di prova (non solo il
sermone), nel tempio, anch’esso al
completo, di Cosmopolita (15/SR/87).
Un’altra occasione di vivissima emozione è stata quella della lettura dell'Atto 14, relativo aH’emeritazione del
pastore Wilfrido Artus, dopo 47 anni
di servizio. Il pastore Artus, con il suo
profondo lavoro al servizio del Signore, ha segnato una tappa storica di reale importanza per l’evangelismo rioplatense e latinoamericano.
Inoltre, con viva partecipazione, è
stata data lettura dell’Atto che esprime riconoscenza al pastore Bouchard
per ciò che ha fatto per le nostre chiese durante la sua moderatura, ed esprime auguri nel Signore al pastore
Giampiccoli nella sua nuova carica
(16/SR/87).
Per ultimo riferiamo di due importanti aspetti relativi alla composizione della nuova Mesa Vaidense, eletta
durante il sinodo: in primo luogo il
numero dei laici è ora superiore a quello dei pastori (3 a 2); inoltre una donna è nuovamente membro della Mesa, ora così costituita: past. Ricardo
Ribeiro (moderatore), past. Hugo Matan (vicemoderatore), Mario Dabalà,
Alberto Berton, Noris Artus in Barolin
(membri).
Ruben Artus
Un saluto
Approfitto di questa occasione per salutare
unitamente alla mia famiglia tutti gli amici
ed i fratelli che ho incontrato nel mio lungo
soggiorno italiano. R. A.
Ragioni di un ritardo
Pubblichiamo con molto ritardo rispetto
aH’avvenimento questa corrispondenza sul
Sinodo valdese del Rio de la Piata dovuto
al tempo intercorso tra l’invio della lettera
(febbraio ’87) ed il suo arrivo a Torino (fine
rnaggio). Non sappiamo a chi sia dovuto il
disservizio postale, se all’organizzazione italiana o a quella uruguaiana. Ad ogni buon
conto c’è da rimpiangere il tempo ’’dei bastimenti” della fine ’800 quando una lettera spedita da Colonia Vaidense arrivava a Torre
Pedice in poco più di un mese! Altro che posta aerea! G. G.
DAGLI "ATTI’
Le principali decisioni
Atto 8 — {Argomento per studi biblici). Il Sinodo, visto il rifiorire
degli studi biblici in molte nostre comunità, specialmente nelle case,
raccomanda alle comunità e ai presbiteri di prestare, nel corso di questo
anno, particolare attenzione al tema: « Gesù Cristo è il Signore ».
Atto 9 — {Libertà e responsabilità). Il Sinodo, avendo ricevuto una
lettera dal Servlcio de Paz y Justicia (SERPAI) in Uruguay, nella quale
si sollecita il parere della nostra assemblea sinodale riguardo al referendum mediante il quale si vuole abrogare la legge 15.484 sulla « Decadenza
dell’esigenza punitiva dello Stato » (uruguayano), e anche un’istanza da
parte di un movimento che si oppone alla cosiddetta « Legge del punto
finale » in Argentina; cosciente della responsabilità che deriva alla chiesa
dall’annuncio dell’evangelo di fronte alle situazioni vissute negli ultimi
anni nei paesi del Rio de la Piata, e in rapporto alle decisioni presenti,
stabilisce di esortare le comunità locali e i presbiteri a studiare questo
argomento alla luce della Parola di Dio e successivamente a prendere decisioni consapevoli e mature, in base al principio evangelico della libertà
di coscienza; confida che ogni membro, qualunque sia la posizione scelta, sia ugualmente rispettato dai suoi fratelli.
Atto 13 — {Diaspora). Il Sinodo suggerisce ai presbiteri di continuare
e accrescere il lavoro di visite -e riunioni fra i gruppi disseminati per
promuovere il sorgere di laici attivi che, forniti dalla chiesa di tutti gli
strumenti possibili per il miglior svolgimento del loro ministero, creino
via via centri di attività nei luoghi nei quali si trovi disiponibilità per
questo.
Atto 14 — {Emeritazione del pastore Wilfrido Arias). Il Sinodo, al
momento del ritiro del pastore Wilfrido Artus dai suoi compiti regolari
al compimento del suo periodo di attività come ministro della Chiesa
Evangelica Valdese del Rio de la Piata, manifesta la sua gratitudine a
Dio per il suo servizio vasto e multidimensionale a favore della chiesa (...).
Atto 16 — {Riconoscimento). Il Sinodo prende atto che il pastore
Giorgio Bouchard ha terminato i suoi sette anni come moderatore della
Tavola Valdese e ricorda con gratitudine la sua visita nella nostra area
e la sua costante preoccupazione perché la nostra chiesa rioplatense potesse compiere pienamente il suo ministero. Saluta anche il nuovo moderatore, pastore Franco Giampiccoli, augurandogli un esercizio benedetto delle sue nuove funzioni e rinnova l’invito formulato dalla Mesa Vaidense che in un prossimo futuro visiti la nostra area.
Atto 20 — {Concordia di Leuenberg). Il Sinodo apprende con soddisfazione che la Chiesa Evangelica del Rio de la Piata, nella sua VI Assemblea Generale Ordinaria dello scorso ottobre ha ratificato la Dichiarazione di Comunione Ecclesiale già approvata dalla nostra assemblea
sinodale, Atto 20/SR/86.
Così anche apprende con gioia che la Chiesa Evangelica del Rio de
la Piata ha esteso alla Chiesa Evangelica Luterana Unita, anch’essa firmataria della concordia di Leuenberg, la portata di detta dichiarazione.
Di conseguenza fa sua la mozione approvata nella suddetta Assemblea
con la quale si raccomanda alle comunità delle chiese coinvolte in questa
dichiarazione, che convivono in una stessa zona, una proiezione e un'elaborazione comune del lavoro pastorale, diaconale, attraverso riunioni periodiche congiunte, dei suoi corpi dirigenti, dei suoi pastori, gruppi di
giovani, donne.
Atto 22 — {Visita di Giovanni Paolo II). Di fronte aH’annunciata visita
del capo della chiesa cattolica romana nei nostri paesi; riconoscendo il
senso che questa visita ha per coloro che fondano la loro fede e la
loro obbedienza sul leader del cattolicesimo, il Sinodo della Chiesa Evangelica del Rio de la Piata, tenendo le Scritture come tmica base della
sua fede e della riflessione dei membri di chiesa, afferma che il suo
unico Signore è Gesù Cristo, autore e compitore della fede, unico intermediario fra Dio e gli uomini, capo della Chiesa, in cui la libertà è uguale
per tutti i credenti e in cui le gerarchie spariscono per dar luogo a una
vita di fede, di obbedienza e di servizio; pertanto raccomanda a tutti i
suoi membri di chiesa che in tale circostanza agiscano sulla base della
signoria di Gesù Cristo.
Atto 23 — {Tema di riflessione). Il Sinodo, tenendo conto dell’importanza e della pertinenza del tema « Gesù Cristo è il Signore » e delle riflessioni della Mesa sul medesimo, decide che questo sia il tema della
prossima assemblea sinodale e invita la Mesa a mandare il materiale che
riguarda questo argomento e i presbiteri a fornire i mezzi e a promuovere lo studio del medesimo nelle chiese locali, a occuparsi di raccogliere
le loro riflessioni e a farle pervenire alla Mesa Vaidense prima della
prossima assemblea sinodale; decide inoltre che si destini una seduta del
prossimo sinodo a queste riflessioni affinché esse contribuiscano ad
arricchire l’assemblea sinodale.
I
5
5 giugno 1987
area rioplatense 5
IL SERMONE DI APERTURA DEL SINODO
LE TENTAZIONI
« Allora Gesù fu condotto dallo Spirito su nel deserto, per esser tentato dal
diavolo. E dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla line ebbe
fame. E il tentatore, accostatosi, gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste
pietre divengan pani. Ma egli rispondendo disse: Sta scritto: Non di pane soltanto
vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede daUa bocca di Dio. Allora il diavolo
lo menò seco nella santa città e lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: Se tu
sei Figliuol di Dio gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordine ai suoi aingeli
intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, che talora tu non urti col piede
contro una pietra. G^ù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore
Iddio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò seco sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: Tutte queste cose io te
le darò, se, prostrandoti, tu mi adori. Allora Gesù gli disse: Va’, Satana, poiché
sta scritto: Adora il Signore Iddio tuo, ed a lui solo rendi il culto. Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli vennero a Ixii e lo servivano ».
Forse non è molto incoraggiante cominciare un sermone dicendo che quando mi fu comunicato Finvito, il suggerimento, il mandato di presiedere questo
culto — quando cioè mi si disse che ci
si aspettava che pronunciassi un messaggio ispiratore — mi tremarono un po’ le
ginocchia. Perché, se è vero che si tratta di un culto, di un momento di incontro della comunità con il suo Signore,
è anche vero però che si tratta di un
culto speciale, del culto di inaugurazione del Sinodo. Uno lo prepara avendo
rimpressione che ci sia da pensare molto, che ci sia da dire qualcosa di importante, qualcosa che scuota. Ci deve essere un riferimento a casi particolari, la
consacrazione di Alvaro al ministero pastorale. Bisogna fare qualcosa che si presenti bene, devo fare qualcosa che si
capisca. Per condividere con voi quel che
si fa questa mattina ho dovuto combattere in modo molto forte tra queste mie
tentazioni e TEvangelo. Non è stato facile. Condivido quindi con voi le mie
riflessioni, non del tutto convinto che
quel che vi dirò sia veramente quel che
il Signore desidera dire questa mattina.
Egli infatti è colui che ci ispira. Non
certo il predicatore di turno. Con timore
e tremore, cerco di condividere insieme a
voi alcune riflessioni suggeritemi da questo testo, con l’aiuto di alcuni pastori
e di alcuni commentari.
I. La nostra direzione di
marcia e ie tentazioni
Per che cosa viviamo? Qual è la ragion d’essere della chiesa? Quale la missione della chiesa? Quale può essere la
direzione di marcia come cristiani, come
creature umane? Che cosa è l’uomo?
Piccole domande, nevvero? Domande di
tutti i giorni, ed eterne. Domande che si
sentivano nella riunione del nostro « corpo pastorale », parlandone in relazione al
nostro ministero particolare, se esiste un
ministero particolare. Nella nostra vita
siamo tentati ad ogni momento. E davanti a questa tentazione, davanti alle tentazioni, possiamo facilmente perdere la
via. Facilmente possiamo perdere la direzione, andarcene per la strada sbagliata, confondere gli scopi, i valori, gli ideali, dove va una ideologia o una filosofia. E
allora, pensando di servire responsabilmente colui che confessiamo come nosti'o Signore, a volte stiamo sbagliando.
A volte stiamo rispondendo ad una tentazione.
Gesù se ne va net deserto ed è messo
alla prova dal diavolo. E’ messo alla
prova in forma radicale, in modo profondo. In qualche maniera Gesù è messo
lì nel deserto da Dio; e, come gli succederà altre volte nel corso della sua vita
e del suo ministero, è lasciato compietamente solo. Anche noi siamo tentati una
volta o l’altra. E credo che nelle tentazioni che Gesù ha fi nel deserto sono rapnresentate ognuna delle nostre tentazioni, la tentazione di ogni essere umano.
II. Fame
Prima tentazione. Matteo dice che Gesù aveva fame, dopo aver passato un periodo di tempo nel deserto. Tutti noi ab
(Matteo 4: 1-11)
biamo detto qualche volta: « Ho fame ».
Q lo abbiamo sentito dire da qualche
fratello, o figlio: « Ho fame! ». E quasi
tutti noi che siamo riuniti qui questa
mattina ci siamo trovati di fronte a questa necessità. Lo possiamo fare ogni
giorno. Quando si sente dire; « Ho fame », si prende del cibo, possiamo mangiare. Però siamo sinceri! Noi che possiamo rispondere a questa necessità, sappiamo anche che nella realtà dei nostri
paesi, dove viviamo, c’è della gente che
non può farlo. C’è gente che soffre per la
fame. C’è gente che soffre di questa sofferenza. C’è gente che dice: « Ho fame »,
e veramente non ha da mangiare. Vi
chiedo di fare lo sforzo di pensare, di
sentire questa situazione, non quella dell’uomo che sa che fra tre ore potrà mangiare, ma di colui che dice: « Ho fame »,
e passa un giorno e un altro e nqn riesce a mangiare. Che non è un’invenzione, non è qualcosa che non succeda, ma
è la realtà di molti nostri fratelli e compatrioti.
Gesù si trovava in questa situazione.
Non aveva mangiato niente. Aveva fame
« profonda », se vogliamo. E fu tentato
dal diavolo, dice l’Evangelo, perché convertisse alcune pietre in pane, per poter
soddisfare così le sue necessità. Gesù
risponde con queste parole: « Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esca dalle labbra di Dio ». Quante volte usiamo questa frase, noi che
mangiamo tutti i giorni! Quante volte
la usiamo un po’ alla leggera, quando si
prospettano le necessità di colui che non
mangia tutti i giorni. E a volte credo
che riusciamo perfino a giustificare atteggiamenti o situazioni a partire da
questa frase della Parola di Dio, che Gesù oppone alla tentazione. E mi arrischio
ad uscire dallo stretto significato del pane da mangiare, del pane che si taglia e
si mangia, e soddisfa le necessità della
fame, per cassare al pane simbolo di
una relazione di giustizia, al pane simbolo dell’amore e della condivisione tra
gli uomini. Al pane per il quale si lavora comunitariamente. Pane che dovrebbe essere festa, gioia, allegria e non dolore, ingiustizia, sofferenza, come succede invece in questa società. Gesù condivide nella sua vita, vive nell’amore. Nella
sua vita condivide pienamente, in questa proposta di vita, questo pane che è
gioia per tutti e perciò può, senza problemi e facilmente, opporsi alla tentazione.
Sto cercando di dire, fratelli, che oggi
la nostra tentazione è il pane che conserviamo per noi, è quella di lasciarci
convincere ad un sistema inumano, che
vive del fatto di creare false necessità
e che fa sì che conserviamo il pane
nella nostra dispensa quando altri hanno fame. Un sistema che vive creando
falsi idoli che veniamo ad adorare, a servire, lasciando da parte l’amore, l’impegno con l’altro. Un sistema creato da noi,
gli uomini, che non è caduto dal cielo,’
che noi manteniamo. Un sistema davanti al quale cadiamo tentati.
ferché? Come? Perché tutti lo fanno.
Perché se lo critico mi tratteranno da
matto, da comunista, da rivoluzionario.
Perché la televisione dice che è così. E
se lo dice la televisione vuol dire che lo
è. Q perché il politico, o il demagogo di
turno, lo dice a sua volta, e noi siamo
d’accordo.
III. Buttati! La tua
fede ti salverà
Passiamo ad un altro momento della
tentazione. Il diavolo, questo famoso personaggio del nostro mondo, è molto abile. Sa maneggiare molto bene le sue carte. Sa quello che vuole. E mette un’altra
grande spina addosso a Gesù. « Gettati
in basso; la tua fede, quello che tu credi,
ti salverà. Sì, quel che tu sei, quel che
tu credi, quel che tu rappresenti, il Figlio di Dio, questo ti salverà ». Lo dice
a Gesù e si riferisce per questo a una
frase di un Salmo. Come maneggia bene le Scritture questo diavolo per tentare, per giustificarsi! Come maneggiamo
bene noi a volte le Scritture per tentare
in un modo o nell’altro o per giustificarci!
Perché, che cosa facciamo noi? Cerchiamo di star fermi, di star sicuri, di
conoscere tutto, di pianificare tutto, cerchiamo di capire tutto, che non restino
cose in disordine. Che tutto vada bene
nella nostra vita, nella nostra famiglia,
nella nostra comunità, nella chiesa, così ce ne andremo avanti, vinceremo, a.
vremo successo. La nostra comunità pagherà le sue contribuzioni, non avrà problemi economici e l’istituzione chiesa
non scomparirà. Andremo avanti e « svolgeremo la nostra missione ». Prima mi
metto a posto io, e poi l'altro, se c’è tempo, se avanza qualcosa, di questo pane
che teniamo ben custodito.
Solidarietà... parola molto bella, molto usata nelle nostre riflessioni a proposito dei poveri. Ma come è difficile
come esperienza quando si tratta di viverla, non è vero? La solidarietà profonda dell’Evangelo. Lo giustifichiamo con
la Scrittura, in questa nostra ricerca di
affermazioni. E se tutto va bene è perché Dio ci sta benedicendo. E andiamo
avanti così. Senza dubbio, quando le cose vanno male, « ah, il diavolo ci ha
messo lo zampino »! Fu lui che ci tentò.
Noi lavoriamo in questo modo. Qui le
cose non funzionano più bene, non vi
pare? Qualcuno di voi scuote la testa,
come se volesse dire: « Che cosa vuol
dirci questo tipo? Gesù confida in Dio.
Egli dà sostegno alla sua vita. E opera
non in cerca del suo benessere personale, non cercando la sicurezza personale, non cercando di salire, ma opera affidandosi al suo Signore e Padre.
Per questo appunto, è il famoso « altro »
che ci crea tanti problemi. Non sarà
forse che costui ci sta dicendo che qualche volta dovremmo considerare come
parte della nostra vita di discepoli, di credenti, il fatto che dobbiamo necessariamente affrontare difficoltà per vivere
realmente come tali? ». Che il rischio, i
dolori, le sofferenze, in qualche modo
fan parte della vita del cristiano, della
società, e che non si tratta di masochismo, di mettere avanti la testa perché
mi picchino, si tratta di un impegno autentico. Si tratta, per dir cose concrete
nella nostra società, di dire: « Signori
governanti, qui c’è bisogno di giustizia ».
Di dire al paese, alla società: « Signori,
dobbiamo lottare per la vita. Non è possibile che i beni che abbiamo siano buttati via in cose che non aiutano a vivere e invece aiutano a morire ». Abbiamo molto da fare nella nostra società,
e questo molto da fare ci procurerà dolori e sofferenze. Ma ci rallegreremo.
IV. Tutto questo ti darò
Terza tentazione. Chi serviamo in ultima istanza? Ti darò tutto questo, dice
il diavolo a Gesù. Se ti inginocchi e mi
adori. Qui si vede una cosa. Non c’è bisogno di fare molti giri. Noi ci inginocchiamo e serviamo il diavolo una volta
o l’altra, questo tipo che ci tenta con
delle cose, che ci dice: « Ti do tutto questo, se mi dici di sì e ti inginocchi e
mi servi ». A noi piace avere delle cose.
Ci sembra di non essere tanto persone.
tanto membri della società in cui viviamo,
se non abbiamo molte cose. Ci piace
dominare, ci piace essere rispettati, ci
piace aver potere. E se non abbiamo il
potere, ci piace fare quel che si dice con
un verbo un po’ inventato, ci piace « maneggiare ». Ci piace cercare queste cose,
ci piace cercare questo potere. E’ una
realtà in ognuno di noi. Qui sì, sono
sicuro di quel che sto dicendo: « Ci piace essere più degli altri ». E’ una realtà che possiamo vivere nella nostra famiglia, come chiesa, una situazione che
possiamo sentire come operai, come persone che abbiamo un incarico pastorale
in una comunità. Lì stanno le ricchezze,
il regalo, il potere, a tutto questo potete
aggiungere ancora altre cose. Come è bello! E tutti lo fanno! iGesù risponde un’altra volta che si tratta di servire ed adorare Dio; che si serve e si adora solo in
funzione deH’amore dell’altro. Il diavolo se
ne va. E Gesù, che prima delle tentazioni
era stato turbato, ora è confortato dagli
angeli, ci dice l’Evangel'o: gli angeli, i
messaggeri di Dio. Gesù vince le tentazioni ma non è un super-eroe. Non è
un Superman, o imo di quelli che sono
di moda. E’ un uomo, il Figlio di Dio che
si dà giustamente per noi, che confida
nella Parola di Dio. E per questo' vince.
Gesù non si lascia ingannare dalla grandezza, dalle false sicurezze, dalle false
ricchezze. Gesù non mette alla prova suo
Padre. Gesù non esita nel suo impegno.
Gesù — dice il teologo Bonhoeffer —
supera la tentazione solo con la Parola
di Dio.
V. Con la Parola
vinceremo le tentazioni
E noi? Dicevamo alTinizio che siamo
tentati, abbiamo continuato a dirlo in
questa meditazione un po’ strampalata.
Che^ facciamo? Dove andiamo? Come
avanziamo? Come affrontiamo le tentazioni? Sembra quasi che la frase che devo dire suoni come una ricetta. Invece
non lo è. Anche noi con la Parola vinciamo le tentazioni. Parola che non si
ferma senza dar frutto, indipendentemente da noi. Parola che viene da Dio verso
il suo popK>lo e che non si ferma senza
dar frutto anche senza di noi. Parola
che non è formula magica da ripetere.
Parola che è sfida continua. Parola che
invita ogni volta all’impegno. Parola che
riesce ad apre se veramente riusciamo
a lasciarci interrogare e guidare da lei.
Dobbiamo reagire. Non possiamo continuare ad essere vinti dalle tentazioni o
dalla tentazione. Perché in Gesù Cristo,
il Signore che confessiamo e del quale ci
diciarno discepoli, abbiamo sconfitto le
tentazioni e le abbiamo messe in fuga.
Se il nostro sì è reale e profondo. Non
possiamo continuare a sussistere mantenendo vecchie strutture perché sì, vegetando; non possiamo — come diceva
una volta un collega nel « corpo pastorale » — lavorare cercando sempre le cose negative, confrontandoci con la morte, perché la morte e la tentazione sono
già state vinte da Gesù. Il nostro compito è con la vita, .per la vita e con tutto
quello che ciò significa. E non parlo della vita biologica, parlo della vita in abbondanza che Dio chiede che abbiamo
noi e tutti gli uomini in questo mondo
che egli ci ha dato.
E stiamo per terminare — non desidero stancarvi — ma forse qualcuno di
voi sta chiedendosi: « Che cosa ha fatto
questo qui con la tentazione di cui parlava all’inizio? Quando lo invitarono a
predicare? Non dirà niente a proposito
di Alvaro che si consacra? »,
Sì, sto per dirlo. Dirò che anche Alvaro
con noi è sfidato, dal suo posto di
lavoro, con i suoi doni, a vincere le tentazioni. Confessando che. Gesù Cristo è
il suo Signore, che Gesù Cristo è il nostro Signore.
Ariel Charbonnier
(traduzione E. Rivoir)
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obiettivo aperto
CRITERI DI LAVORO
Un metodo attivo
Il materiale
Si tratta di 32 « schede di lavoro » pensate per la catechesi e accompagnate da
un’antologia di testi e da 32 « schede per
l’animatore », dirette ai responsabili dei
gruppi.
Indispensabile complemento alle schede
per l’animatore è il libro: S. Merlo e C.
Pasquet, Catechesi e animazione, Claudiana, Torino 1987.
(es. ohe cosa ti suggerisce questa foto?)
oppure semplicemente illustrative. Sono
uno strumento per introdurre all’argomento centrale della scheda stimolando
osservazioni e riflessioni dei partecipanti.
Le schede per gli animatori
li metodo
Nelle schede di lavoro è proposto un
metodo attivo, volto a stimolare la partecipazione di tutti i componenti del gruppo.
Il metodo attivo è probabilmente più
faticoso del metodo espositivo: occorre
sempre nuova inventiva e le tecniche rischiano di bruciarsi rapidamente. Ma siamo convinti che la maggior fatica sia
compensata da im maggior coinvolgimento del gruppo e in definitiva da un più
cosciente e personale avvicinamento al
programma svolto.
Ma metodo attivo non significa metodo
fine a se stesso; questo corso anzi vuole
essere im tentativo di predicazione: il dibattito e Tattualizzazione sono perciò
fondati su ‘un lavoro biblico e su « spiegazioni » che riassumono le riflessioni essenziali.
In questo quaderno si trovano le 32
schede per gli animatori che costituiscono
il supporto e la guida delle schede di lavoro.
Le schede per gli animatori seguono
uno schema fisso: sotto il titolo un breve
sommario; seguono tre parti:
I. INTRODUZIONE
E’ composta di cinque o sei punti che
analizzano la scheda di lavoro:
a) Scopo della scheda
b) Indicazioni teologiche
c) Indicazioni didattiche
d) Tecniche
e) Riferimenti biblici
f) Riferimenti ad altri testi (quando
le schede ne contengono).
IL SVILUPPO DELLA SCHEDA
DI LAVORO
Le schede di lavoro
Le 32 schede sono previste ner un uso
biennale. Alcune sono brevi e si esauriranno in un solo incontro; altre più lunghe
o più complesse saranno utilizzate in due
o più incontri.
Non esiste una « scheda tipo » perché le
schede di lavoro sono diverse una dalTal.
tra; ma in linea generale si può dire che
le schede comprendono:
— una parte biblica con uno o più testi da
esaminare;
— spunti per attivare la partecipazione
del gruppo con immagini, vignette, domande, testi di autori moderni ecc.;
— spiegazioni tipograficamente evidenziate in un riquadro;
— proposte per Tattualizzazione con presentazione di situazioni, domande ecc.
Queste quattro parti non ricorrono in
tutte le schede e comunque non sempre
nello stesso ordine.
Anche le tecniche usate sono di tipo
diverso: lavoro su illustrazioni, su testi
di attualità, con domande stimolo, confronto di testi ecc.
Le domande sono seguite generalmente
da alcune righe per scrivere le risposte:
possono essere scritte risposte individuali o risposte concordate di gruppo. Le domande in genere sono formulate in modo
da non permettere una risposta con un no
o un sì. Ma anche quando non sia indicato esplicitamente è bene richiedere la motivazione della risposta. Le domande che
riguardano l’attualità possono essere sostituite dalTanimatòre tenendo conto della
situazione locale o delle notizie del mo
Dopo un elenco che presenta in sintesi
i vari punti della scheda di lavoro, questa
viene seguita, punto per punto, nel suo
svolgimento. Vengono date indicazioni pratiche, suggerimenti sulle metodologie, in
alcuni casi ipotesi di risposte alle domande.
III. ALTRI SVILUPPI POSSIBILI
In questa parte vengono indicate altre
possibili piste da seguire.
Vengono anche indicati i testi contenuti
nell’antologia che più si adattano alTargomento di ogni scheda. Sarà l’animatore a
valutare l’opportunità o meno dell'uso
dei testi antologici per il gruppo.
Qucdche scheda è corredata da testi in
appendice da utilizzare per il lavoro della
scheda stessa.
Il materiale fornito va usato tenendo
sempre presente la situazione in cui si
lavora e adattandolo alle esigenze denominazionali e delle chiese locali.
L’antologia
L’animatore
mento.
Ulteriore aiuto alla partecipazione di
tutti nel rispondere alle domande è la
suddivisione in sottogruppi (di due o tre),
ovviamente quando la consistenza numerica del gruppo lo. permette. In questo
modo si dà la possibilità anche ai più silenziosi di esprimere la propria opinione.
Le immagini possono essere evocative
CRESCER
Dopo anni di ricerca giunge in questi giorni alle chiese il teslnuovo (
zione Educazione) - Abbiamo chiesto al past. Bruno Rostagndtore del
— Come si è giunti alla decisione di
fare un nuovo catechismo?
Per esempio?
— Questa esigenza si fa sentire già alla
fine degli anni 60. I catechismi a domande e risposte non corrispondono alla nuova impostazione didattica. Nel passato le
risposte dovevano essere imparate a memoria; ora si cerca di rendere più attiva la partecipazione del catecumeno, di
farlo comunicare con gli altri membri del
gruppo mediante la discussione, la ricerca
fatta in comune. Si sono così fatti vari
tentativi: si è cercato di utilizzare quanto
si faceva all’estero. Alla fine ci si è decisi
a produrre qualcosa che rispondesse meglio alle nostre esigenze.
— In molte Chiese riformate sono state elaborate delle nuove confessioni di
fede. Faccio l’esempio delle Chiese di Cuba e del Sud Africa, ma ve ne sono molti
altri. Vi sono anche delle espressioni personali, che possono essere di stimolo per
tutti, come il « Credo » di Martin Luther
King. King era battista, e a questo proposito ricordo che anche le Chiese battiste
in Italia si stanno preparando ad approvare una confessione di fede.
— Il vostro catechismo vuol essere dunque un invito alla confessione di fede?
— Ma il metodo attivo non è incompatibile con un testo che contenga definizioni
prestabilite?
— Si potrebbe anche procedere partendo di volta in volta dagli interessi del
gruppo. Ma il catechismo non ha soltanto lo scopo di far parlare insieme: è in
sostanza una forma di predicazione. La
predicazione può essere discussa, messa
a confronto con la realtà vissuta, ma vi
sono pur sempre dei contenuti di fede
che vanno trasmessi. Esprimere la fede
oggi, pur tenendo conto delle trasformazioni culturali e di linguaggio, deve essere possibile, e lo dimostra quanto si è
fatto e si sta facendo proprio nelle Chiese
riformate.
— Per lo meno vorrebbe fornire alcuni riferimenti essenziali in vista della
confessione di fede. Ma vorrebbe anche
far capire che la fede è una forza costruttiva: il patto di Dio fa nascere una
comunità, si traduce in un modo di vivere
che incide nella società. Il che non significa certo avere una visione ottimistica
delTumanità: la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo mettono in luce
proprio la nostra incapacità di vivere secondo il patto; ma sono nello stesso tempo la piena realizzazione del patto, la
realtà della riconciliazione con Dio, che
ci spinge a costruire dei rapporti umani
nuovi, nell’agape e nel servizio. L’intenzione di fondo del catechismo « Crescere
Cristo ci libera dalla morte
1
E’ una raccolta di testi vari: autori
della Riforma, credenti contemporanei,
testi di attualità. L’antologia vuole essere
un arricchimento e in certi casi un completamento del materiale. Viene allegata
alle schede di lavoro.
Guardando la televisione, leggendo i giornali e nella nostra vitu
di tutti i giorni, siamo messi continuamente di fronte alia realtà
della morte.
Esaminate le due vignette e i relativi fumetti e rispondete alla domanda:
Le affermazioni dei fumetti quale atteggiamento rappresentano
di fronte alla morte?
Da quanto si è detto emerge l’importanza dell’animatore e della sua preparazione per il lavoro con il gruppo.
Innanzi tutto ci sembra necessario che
l’animatore si ponga con allegria e con
impegno al lavoro. Non come chi è ormai
arrivato e distribuisce agli altri il proprio
sapere, ma come chi sa di dare ma anche di ricevere; come chi si mette sempre
di nuovo in cammino con il gruppo per
scoprire insieme ad esso la gioia della liberazione che il Signore ha operato e opera in mezzo a noi: « Crescere nella fede »
non si riferisce solo al gruppo, ma coinvolge anche l’animatore.
Se vi viene in mente qualche altra frase che la gente dice, aggiungetela nel fumetti vuoti.
4 Cf'O
trac
disi
I
7
I UN NUOVO CATECHISMO PER LE CHIESE EVANGELICHE
LLA FEDE
il tesiiuovo catechismo, pubblicato a cura del SIE, (Servizio Istruitagri(§ore del catechismo, di spiegarne metodi e contenuti ai lettori
U
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nella fede » è bene espressa dal testo di
Jdiguez Bonino che apre l’antologia: l’inizio della fede è prendere sul serio il progetto di Dio per il mondo, impegnarsi con
lui per realizzarlo.
— Non è detto però che per far capire questo siano necessarie delle schede
di catechismo.
— Le schede e l’antologia sono strumenti che si prestano alla elaborazione
del catechista e del gruppo. Le schede sono inserite in un raccoglitore ad anelli: si
possono aggiungere altri materiali, si può
modificare l’ordine, ognuno può lavorare
con il metodo ohe preferisce. Ma si deve
anche riconoscere che il catechismo non
è una faccenda personale del pastore o
del catechista; un minimo di omogeneità
d'impostazione quindi non guasta. Se useremo tutti questo materiale potremo intenderci meglio, aiutarci l’un l’altro, produrre in futuro del materiale migliore.
Aggiungerei che poter disporre di una
traccia didattica non mi sembra un aiuto
disprezzabile.
— Quali consigli daresti ai catechisti?
— Direi loro di preparare scrupolosamente ogni incontro, ovviamente tenendo
presente il gruppo con cui lavorano. Io
credo che inizierò la preparazione lavo
rando sui testi dell’antologia, che sono un
ottimo aiuto per mettere a fuoco i temi
di fondo; da questo lavoro personale na.
scerà poi la scelta dei testi da proporre
per la discussione. Poi mi rileggerò la
scheda per l’animatore. Un altro consiglio
che si può dare è di non pensare ohe le
schede abbiano di per sé il potere di suscitare l’interesse. Questo nasce dal rapporto che si riesce a stabilire con il gruppo.
— Come Servizio Istruzione e Commissione per il catechismo, quali sono i vostri
progetti per il futuro?
— Innanzitutto, vendere le schede. Non
si pensi adesso che vogliamo farci un affare: U SIE ha impegnato nella preparazione e nella stampa del catechismo gran
parte delle sue risorse, il che vuol dire
che lo sviluppo del lavoro è condizionato
dal rientro delle somme impegnate. Credo comunque che lo sforzo realizzato dai
collaboratori valesse questo investimento.
Ad ogni modo, stiamo pensando a due
serie di schede per l’Antico e il Nuovo
Testamento. Conviene anche ricordare
che, in coedizione Claudiana-SIE, è in preparazione un «manuale storico antologico»
sui movimenti di Riforma e il Protestantesimo dal XIII secolo ad oggi.
Intervista a cura di
Luciano Deodato
L’apostolo Paolo, nella sua prima lettera indirizzata alla comunità di Corinto, afferma che Cristo deve regnare finché siano scon' fitti tutti Inemlci di Dio e aggiunge: «L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte».
1. Come definisce la morte l’apostolo Paolo?
2. Ritroviamo un’affermazione di questo tipo nei due fumetti al
punto 1?
Leggiamo ora il brano della I lettera ai Corinzi da cui abbiamo
tratto la frase sull’ultimo nemico. Ci serviremo del testo che si
trova in appendice a questa scheda.
Dopo averlo letto insieme,
1. sottolineate qo.n una matita coloratale espressioni e le parole
che non avete ciÈpltq;,.
2. con una matita di uh altro colore sottolineate quello che secondo voi è il centro, il punto più importante del testo.
Trascrivetelo poi qui sotto:
Per mezzo di Gesù, Dio dà a noi la vittoria sulla morte e
su tutti i poteri negativi che ci circondano.
Questa certezza ci può togiiere ogni atteggiamento di
rassegnazione o di sterile ribellione e dà la forza d’impegnarsi fin da oggi contro i nemici della vita.
Come siamo impegnati con Cristo contro i poteri negativi e di
morte che ci circondano?
Non chiederti troppo presto: che cosa si può fare?
In questa domanda è già compresa la sconfitta.
Scontata è la risposta: niente si può fare.
Ricordati piuttosto: Gesù è il nuovo inizio: in lui tutto è compiuto.
Chiediti allora: perché sto qui a non far niente?
Colui che ha fatto tutte le cose dà anche a te da fare.
obiettivo aperto 7
Il materiale proposto in queste pagine vuole illustrare contenuti
e metodi del nuovo catechismo. In fondo sono riprodottp in formato
ridotto, le due facciate della scheda IS. £’ il mátenle che v^ne dato
in mano ai ragazzi per il lavoro nel gruppo. Il catechista avra un altra
scheda a propria disposizione, illustrante il piano di sviluppo della
lezione, lo scopo della scheda, suggerimenti per un allargamento
della tematica.
LA SCHEDA PER ANIMATORI
15
Cristo
d lìbera dalla morte
— La morte è l'ultimo nemico
— Dio ci dà la vittoria sulla morte
— Dio ci impegna per la vita
I. INTRODUZIONE
A. Scopo della scheda
Questa scheda, che segue quella sulla risurrezione, è un tentativo di portare,
a livello del vissuto quotidiano, il problema della morte e della vittoria su di essa,
iniziata con Cristo.
B. Indicazioni teologiche
Il centro teologico della scheda è l’affermazione della vittoria di Cristo sulla
morte, contenuta in I Corinzi 15.
C. Indicazioni didattiche
Partendo dallo spettacolo « morte in diretta », ampiamente fornito dai mass
media e dai luoghi comuni che si sentono, si vuole portare alla riflessione sul
messaggio sorprendente del testo biblico su questo argomento.
D. Tecniche
— esame di vignette e discussione
— spiegazione
— lavoro su testo biblico
E. Riferimenti biblici
I Corinzi 15: 25-26, 33-44, 50-55, 57. In appendice: I Corinzi 15.
II. SVILUPPO DELLA SCHEDA DI LAVORO
1 Qsservazione e discussione su vignette
2 Paragone fra versetto biblico e vignetta
3 Lavoro su testo biblico
4 Spiegazione
5 Domanda d’attualizzazione
6 Poesia
1 Nella scheda precedente abbiamo visto come i discepoli, da paurosi e timidi,
vivono poi con gioia la notizia della risurrezione. Ora cerchiamo di portare
il discorso nella nostra realtà di tutti i giorni.
L’animatore deve tener presente che i ragazzi da una parte sono bombardati da immagini e letture di violenza e di morte, e dall’altra vivono in una
cultura che nasconde la morte (es. non nominare mai una malattia come il
cancro), o che ha creato intorno alla morte stessa molti luoghi comuni. Gli
esempi dati nei fumetti si potrebbero classificare come atteggiamenti di sterile ribellione (fumetto 1) o di rassegnazione improduttiva (fumetto 2).
2 11 paragone proposto fra il passo di I Corinzi 15: 26 e i fumetti vuol far ri
flettere che per Paolo la morte non è « bella morte » o « destino », ma è
il nemico che Cristo è venuto a sconfiggere.
3 11 punto centrale è il lavoro su I Corinzi 15. Abbiamo riportato il testo in
appendice per due motivi: perché sia di lettura più chiara e scorrevole
(abbiamo omesso alcuni versetti che portavano fuori dal tema centrale)
e perché i ragazzi vi possano lavorare con le matite, sottolineando e scrivendo a margine se necessario.
E’ chiaro che la domanda 1 richiederà alTanimatore di fornire risposte sulle
parti più oscure del testo. Non possiamo in questa sede fornire una com.
pietà esegesi del passo. Consigliamo la lettura del voi. Ili del Nuovo Testamento Annotato, Claudiana, o di qualche buon commentario, e la voce «Risurrezione » nel Dizionario biblico, Claudiana 1984.
Alla domanda 2 i componenti del gruppo possono dare risposte diverse. Devono essere tutte raccolte e scritte su un foglio o lavagna. In un successivo
scambio di idee si può sottolineare il fatto importante della vittoria di
Cristo sulla morte. Nelle righe sotto la domanda 2 si può far scrivere la
risposta individuale o quella concordata dal gruppo.
^ Come riepilogo della discussione leggere il contenuto del riquadro.
5 La domanda di attualizzazione non è facile. Se necessario, Tanimatore può
dare dei suggerimenti discreti, riprendendo eventualmente gli argomenti
trattati in altre schede (es. la ■?: Il disordine deU’umanità; la 11: Gesù abbatte le divisioni).
6 Con questa poesia si vuol ribadire in altra forma l’idea centrale: Colui che
ha fatto tutte le cose (che ha vinto la morte) dà anche a te da fare (t’impegna con lui a favore della vita).
III. ALTRI SVILUPPI POSSIBILI
Lavoro sull’Antologia, testi 23-24.
8
8 vita delle chiese
5 giugno 1987
ECUMENE: CONSULTAZIONE METODISTA
Come testimoniare
VALLECROSIA
Tutto esaurito
La presenza delle comunità nelle realtà sociali: sintomo di vitalità Discussi anche gli aspetti finanziari e i rapporti con le altre chiese
Il gioco e il senso teologico della festa nel
convegno tra le scuole domenicali e le famiglie
Svariati sono stati gli argomenti di dibattito per gli intervenuti all’annuale consultazione
delle chiese metodiste italiane,
svoltasi ad Eciunene, presso Roma, nell’ultimo fine settimana
di maggio. La discussione, introdotta da una relazione del Comitato permanente delI’OPCEMI, ha fornito ad oltre 100 presenti un sintetico quadro della
situazione delle chiese ed ha
avuto come argomento iniziale
quello relativo alla situazione finanziaria. Nello specifico si è
appreso che gli stabili utilizzati
come locali di culto sono per
la maggior parte vecchi e biso^osi di manutenzioni e restauri improrogabili, la cui entità,
però, finisce per superare, soprattutto nel caso degli edifici
più antichi e delicati, le capacità finanziarie dell’amministra-zione centrale. Diventa necessario, quindi, è stato da più parti
osservato, esaminare ogni situazione in modo attento, riaffermando il diritto di accettare anche finanziamenti pubblici, quando essi siano concessi per lavori in edifici vincolati e appartenenti, in fondo, a tutta la collettività.
A parte il problema degli stabili, è stato evidenziato come
la situazione finanziaria non sia
generalmente florida. Quasi tutte le chiese sono riuscite a rispondere positivamente agli impegni presi nel corso dell’anno
passato; risulta chiaro, però,
che è necessario sia un ulteriore sforzo da parte dei singoli (inteso come momento di maggiore responsabilizzazione nei confronti delle conseguenze delle
proprie scelte di fede), sia un
diversificato uso delle varie ri
sorse, così da prevedere nuove
possibilità di finanziamento per
situazioni e per progetti specifici e ben definiti.
La presenza attiva della maggior parte delle comrmità metodiste nel tessuto sociale in cui
operano, testimonia della loro
vitalità, malgrado i problemi finanziari. A fronte di ciò diventa necessario approfondire e diffondere la riflessione sul senso
e sul modo della propria testimonianza nell’attuale società
italiana, sia esaminando attentamente le radici e le ragioni storico-teoloigiche di tale testimonianzia, sia mantenendo, anzi incrementando, il rapporto con le
grandi chiese protestanti estere, e in particolare con quelle
metodiste.
Infatti, proprio in questi ultimi_ anni, si sono ripresi e intensificati i rapporti con le chiese
metodiste inglesi e americane.
Le visite reciproche, gli scambi
di idee e di materiale contribuiscono sicuramente, si è detto,
alla comune crescita spirituale
e alla « sprovincializzazione »
delle chiese italiane, ma sono
anche in grado di rendere possibili, fin da subito, nuove forme di testimonianza e di intervento sociale, come (ma è solo
una tra le tante possibilità) la
partecipazione al grosso lavoro
di accoglienza e assistenza per
gli stranieri immigrati più o meno' clandestinamente in Italia.
Anche il lavoro di ricerca storica specifica sta procedendo,
sia attraverso la riorganizzazione e risistemazione degli archivi
delle varie chiese metodiste italiane, sia attraverso tesi di laurea sul metodismo.
Si sono esaminati inoltre i
rapporti con le altre chiese evangeliche italiane, evidenziando
come l’integrazione tra chiesa
metodista e chiesa valdese sia
sempre più profonda e sentita,
malgrado rirriangano ancora delle Questioni disciplinari da definire. Le ipotesi di integrazione
con le chiese battiste deH’UCEBI acquistano sempre più rilievo e cercano di concretizzarsi
in progetti di cura « integrata »
di comunità appartenenti alle
diverse denominazioni. E’ inoltre ormai antico e consolidato
l’impegno comune di battisti,
metodisti e valdesi italiani in organizzazioni, comitati e associazioni di vario tipo.
Si prevede per la primavera
del 1989 un’assemblea congiunta (sinodo valdese-metodista e
assemblea UCEBI) che secondo
la risoluzione del Comitato permanente « dovrà rappresentare
un grosso passo in avanti nella
nostra collaborazione e nel riconoscimento della nostra vocazione comune».
Grosso momento di incontro
e di dibattito, la consultazione
delle chiese metodiste ha rappresentato un utile pretesto per
riannodare relazioni e collegamenti tra le realtà comunitarie
disperse e frammentate; ma anche per informare e sensibilizzare tutte le comunità intorno a
molti problemi a volte trattati
in modo superficiale. Senza l’impellenza di votazioni di vario tipo, i lavori della consultazione
hanno anche permesso di lasciare spazio a momenti di. conoscenza e contatto reciproci che
hanno sicuramente giovato anche ad accrescere lo spirito fraterno dell’incontro.
Alberto Bragaglia
GENOVA
Mario Barbi
Proprio trent’anni fa, alla Pentecoste 1957, aveva fatto fra noi
la professione di fede evangelica; quest’operaio, sensibile e intelligente, attivamente impegnato nella vita sindacale, era entrato quasi casualmente nel luogo di culto di Via Assarotti, attratto dal canto; rincontro con
l’Evangelo, e con la comunità,
era stato decisivo, durevole. Un
serio, approfondito catecumenato, poi la professione di fede:
e da allora, in questi trent’anni,
Mario è stato davvero parte viva, attiva, calda della nostra vita comunitaria. Quest’uomo che
era abituato a dire — con passione — « compagno », ha imparato a dire, senza rinnegare nulla dell’esperienza e delle convinzioni, sì, a dire « fratello », con
almeno pari passione e via via
con più intensità e profondità.
La sua origine l’ha mantenuto
sempre molto ’’laico”, la sua
’’pietà”, fresca e intensa, era però sempre molto realistica e concreta, detta e schiva al tempo
stesso; personalmente, ricordo in
lui uno di quelli che più mi stimolava, a volte schiettamente
insoddisfatto, a una predicazione riferita (non suddita) all’attualità; era fra noi di quelli —
anche qui talvolta schiettamente
insoddisfatto — che avrebbero
voluto la comunità più ’’parlante”, più dichiarata, più attiva su
questioni di attualità (e negli
ultimi anni gli stava a cuore
particolarmente la questione della pace). Ma, se aveva idee e
convinzioni radicate, sapeva ascottare, e comunque rispettare
l’altro. Specie il « fratello », la
« sorella ».
Il culto — ascolto della Parola, raccolta adorazione comune,
lieto, atteso incontro con fratelli e sorelle — era parte essenziale della sua settimana, della
sua vita; senza ombra di bigottismo beghino, conosceva però
la gioia del culto, e in questi
ultimi tempi ne ha sentito spesso, con crudezza, la privazione.
Via via sempre più partecipe,
ha occupato posti di responsabilità fra noi. Un primo quindicennio come diacono, poi, dopo
alcuni anni, era rientrato nel
concistoro e vi sentiremo molto,
pure lì, la sua mancanza di fratello attento e sensibile. E’ stato
fra noi l’animatore appassionato dell’amicizia per il «Gould» di
Firenze: anche in questo caso, una amicizia esigente, e almeno
finché ha potuto partecipare alle
sedute del comitato fiorentino,
non esitava a dire certe riserve,
certe critiche, quando le riteneva fondate. Ma è soprattutto all’Ospedale Evangelico Internazionale che Mario Barbi ha dato,
da molti anni, se non il meglio,
certo il più di sé. Colleghi, collaboratori, tutto il personale —
i rapporti con questo costituivano la sua responsabilità più diretta — lo ricorderanno certo in
Un vero primato quest’anno a
Vallecrosia, per il convegno primaverile, ormai tradizionale, di
scuole domenicali e famiglie:
140 presenze che hanno fatto registrare un « tutto esaurito »!
Le nostre giornate, rallegrate
da un sole primaverile (eccetto
le poche ’’gocce” della domenica
mattina) sono state un alternarsi di giochi — che hanno coinvolto anche i grandi —, di riunioni
e di tavole rotonde, il tutto ritmato dal suono della campana
che ci invitava a riunirci per il
pranzo o per la cena.
Sabato mattina abbiamo ascoltato Laura Lattughini, una giovane insegnante elementare della comunità di La Spezia, che
ci ha parlato sul tema: « Il gioco come modalità di apprendimento » e subito dopo il pastore Letizia Tomassone che ha affrontato l’argomento dell’«Aspetto teologico della gioia e della
festa ».
Un momento di vivo interesse
è stato quello in cui i monitori
si sono riuniti, sotto la guida
di Sandra Rizzi, per riferire sul
programma svolto nelle proprie
S.D. e per discutere sia su quale
possa essere la migliore impostazione della lezione, sia su quale possa essere lo svolgimento
più adatto alla mentalità infantile. Inutile dire che i pareri, e
sul programma e sulla didattica,
sono stati quanto mai vari e
spesso contrastanti (lo sapete
che noi siamo tra le scuole più
’’conservatrici”?) ma è sempre
bello e utile questo momento di
riflessione comunitaria per l’arricchimento che esso porta a ciascuno di noi. Alla sera, poi, abbiamo assistito ad ima insolita
presentazione — con ombre cinesi! — della notissima parabola del figliol prodigo, curata dalla S.D. di La Spezia; Pinuccia
Carreri e Susanna Stoehr, animando con grandissima abilità
dei simpatici pupazzi, hanno
presentato, tra le entusiastiche
acclamazioni del pubblico, una
breve storia su un malato « difficile »: il « messaggio » è stato
spiegato da Susanna; infine la
S.D. di Sampierdarena ha vivacizzato in modo originale la
lettura di alcuni passi del libro
del profeta Isaia con la proiezione di colorate diapositive.
Il culto della domenica mattina (Matteo 21: 28-32) è stato
guidato dai giovani di La Spezia; insolita per noi la formula
del sermone: a tre voci, di cui
una interrogante.
Dopo il pranzo, come tutti gli
altri precedute dal ringraziamento al Signore con « Per il cibo che ci dai... » cantato a canone, sono incominciati i saluti,
gli auguri, le promesse di ritrovarci ancora tutti insieme l’anno
prossimo nella ospitalissima Casa Valdese.
Ancora un ringraziamento ai
signori Nisbet e un plauso alla comunità di La Spezia per
tutto il lavoro che ha dovuto e
saputo organizzare e svolgere!
Nunzia Mastrorilli
RICORDO
Nadia Aquilante
L’incontro con l’Evangelo e con la comunità, per la quale ha lavorato
molti anni - La gioia del culto e il lungo impegno per l’Ospedale
modo particolare; il suo carattere schietto, diretto, forte, certo, ma pieno di umanità, via via
temperato negli anni dall’esperienza e infine dalla sofferenza
faceva si che gli si voleva bene.
Quanti, e non solo evangelici, al
momento di un ricovero, hanno
trovato in lui una disponibilità
piena, attiva, sensibile, e anche
sempre molto funzionale. Solo
pochi, poi, quelli che gli sono stati più vicini, hanno realizzato la
massa di lavoro che Mario, soprattutto negli ultimi anni, dal
momento del pensionamento, si
è accollata e ha svolto con quella passione che — per lui come
per i suoi colleghi — traspariva nel modo con cui considerava quest’opera, e ne parlava.
Con la gioia, e le soddisfazioni,
molta fatica e affanno, molte
preoccupazioni.
Quando mi chiamava « pastore », lo diceva sempre un po’
scherzando, mettendomi molto a
mio agio dato che il titolo mi
pare, teologicamente, assai problematico, e lo uso in mancanza
di meglio; ma più spesso mi
chiamava « fratello », ed era molto bello. Posso solo dire di avere ricambiato troppo poco questa sua fraternità calda e generosa. E’ stato comunque un
testimone del Cristo in cui aveva creduto, del Signore dal quale si sapeva — malgrado tutto
— amato.
Gino Conte
PALOMBARO — I funerali
della sorella Nadia Aquilante sono stati celebrati, tra la generale
commozione, a Casacanditella.
Così è piaciuto al Signore mettere fine alle prove di Nadia; e
noi, che della sua vita siamo stati per lunghi anni fraterni compagni e testimoni, vogliamo qui
ricordarla non certo per formale dovere di cronaca, ma per intimo e sofferto bisogno.
L’ultima volta che Nadia mi
chiamò, fu dopo aver letto su
queste pagine le righe dedicate
alla memoria di Zia Undicina.
Era commossa e desiderava comunicarmi che i sentimenti ritrovati in quello scritto, erano
i suoi stessi sentimenti. Quel che
scriviamo ogni volta che un fratello o una sorella ci lasciano,
va ben oltre la figura dello scomparso. Scriviamo infatti episodio dopo episodio la storia delle
nostre chiese in Abruzzo, la storia dei nostri giorni di testimonianza gioiosa e ricca di volti, di voci e di promesse, la storia dei nostri giorni di testimonianza sofferta o sempre più impoverita di qualcuno dei nostri.
Nadia aveva vissuto pienamente, con la nostra stessa gioia e
con la nostra stessa angoscia,
questa vicenda collettiva, per cui
non solo la vita individuale, ma
la stessa vita comunitaria è posta sotto il segno del « Son come l’erba che verdeggia la mattina... la sera è segata e si secca ».
Nadia faceva parte di una delle grandi famiglie evangeliche di
Palombaro. La sua infanzia, la
sua giovinezza, fluirono all’interno della comunità. Quando compì i suoi studi universitari a
Roma, alloggiò tutto il tempo
nel Convitto della Facoltà Valdese e là ebbe modo di stringere
rapporti amichevoli con i numerosi studenti ed ospiti che in quegli anni popolavano la Facoltà.
Quando tornò a Palombaro per
dedicarsi all’insegnamento, ritrovò forse un ambiente troppo angusto, dove le esperienze maturate non avevano spazio per espandersi.
Una sorella assai più schiva di
quanto apparisse. Assai più fragile ed indifesa di quanto fosse
necessario per superare certe
prove che la vita ad alcuni riserva. Per questo Nadia incontrò serie difficoltà e la sua salute ormai da anni accusava il
peso di prove superiori alle sue
sempre più deboli forze. Di certo fu assai sola, negli ultimi anni, di quella solitudine che non
riesce dalle quotidiane presenze
ad essere colmata.
Non le spedii mai l’ultima lettera che le scrissi, sperando di
rivederla per consegnarla di persona. Forse abbiamo tutti un
gran rimpianto per non aver saputo dire a Nadia quel che aspettava da noi.
Ed ora che anche lei dorme
sulla collina, il Signore ci conceda di saper parlare in tempo e
nel giusto modo a quelli che restano. Perché sgomenta questa
angoscia che ci afferra nel misurare di quanto amore abbiamo bisogne e quanto poco siamo capaci di chiederne e donarne.
Tutti quelli che amarono Nadia e tutti quelli che Nadia amò, pensano con fraterna solidarietà alla madre Domenichella, al fratello Sergio, alle zie, a
quelli che insieme a noi la ricordano nella fede e nella speranza comune.
Gianfranco Santoleri
9
5 giugno 1987
vita delle chiese 9
NAPOLI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Al n. 6 di corso Ponticelli impegno finanziario
Al numero 6 del corso Ponticelli, proprio nel cuore del popoloso quartiere di Napoli, si legge la targa « Chiesa Evangelica
Metodista ».
Il portoncino d'ingresso dà su
un cortile dal quale si accede
ad una bella sala di culto che
era veramente stracolma il 28
maggio scorso, giorno deH’inaugiirazione. « Siamo contenti di
redere qui rappresentato tutto
l'evangelismo napoletano », ha
detto il past. Anziani che presiedeva il culto.
Per chi conosce la storia della presenza evangelica a Ponticelli, l’apertura di un locale non
è una cosa come un'altra, non
è l’ordinaria routine ecclesiastica. Non si tratta di fare del
trionfalismo. « Non vogliamo
gloriarci di quattro mura », ha
detto il pastore Paolo Sbaffi,
presidente dell’OPCEMI, nella
sua predicazione su I Samuele
8. < Israele chiede un re, si affida a istituzioni umane, rifiuta di dipendere dall’Eterno. La
nostra fiducia e la nostra riconoscenza siano invece solo nel
Signore, che ci ha permesso di
raggiungere oggi questo obiettivo ».
Proprio Paolo Sbaffi, agli inizi degli anni '70, è stato tra coloro che hanno dato avvio al la
voro di Ponticelli, una proposta
di testimonianza evangelica era
quasi una scommessa in uno
dei quartieri più disgregati e poveri della città. Attorno a lui si
è aggregato il primo gruppo di
giovani che lavorava al centro
sociale « Casa mia », che insieme con l’ospedale evangelico
« Villa Betania » costituiva imo
dei punti di riferimento della
nostra presenza nel quartiere.
Si parlava in quegli anni di
« testimonianza implicita » e di
« testimonianza esplicita ». Ce lo
ha ricordato il pastore Aurelio
Sbaffi, presidente della Federazione delle chiese evangeliche,
nel messaggio che ha rivolto all’assemblea.
Un dibattito forse un po’
astratto e intellettualistico che
rispecchiava il clima del '68, ma
che rispondeva bene all’esigenza
di non « far prediche » (non solo quelle), e di scendere invece
sul terreno concreto dei bisogni
quotidiani di una popolazione
oppressa e senza speranza, sul
terreno della promozione culturale e umana. Di qui una serie
di iniziative, asilo, doposcuola,
scuola serale, ospedale, e poi,
dopo il terremoto. Villaggio Caracciolo, Centro culturale Emilio Nitti. Il primo gruppetto di
giovani si è esteso e consolida
ASSEMBLEA XII CIRCUITO
Evangelizzazione
ed ora di religione
Domenica 17 maggio si è tenuta a Palombaro l’Assemblea
del XII Circuito (Ataruzzo-Molise). Durante il culto d’apertura
si è ascoltato un efficace sermone del pastore Girardet, che ha
poi fatto da leitmotiv ai lavori.
Il rapporto del pastore Girarde: sulle risposte date dalle
chiese alla domanda: « Che diresti dell’Evangelo al tuo vicino? » ha posto davanti a tutti il
problema dell’evangelizzazione.
Le relazioni delle chiese erano
curate e dettagliate senza essere
pesanti e contenevano spunti
non usuali e note che meritavano attenzione.
Ci si è posto, in termini operativi, l’obiettivc di un campo
per Scuole Domenicali da tenere a fine giugno al mare, a Vasto.
Si è affacciata l’ipotesi di allargare i colloqui pastorali anche ai predicatori locali del Circuito, in vista di una loro migliore preparazione e utilizzazione.
Non potevano mancare accalorati interventi sulla vexata quaestio dell’ora di religione. In un
Circuito che abbraccia due tra
le regioni più bianche d’Italia,
non si riesce sempre ad arginare
i mai sopiti (ri)sentimenti anti-''
clericali ed antigovernativi. Qui
la fermezza e la chiarezza di
studenti, genitori e pastori sono messe a dura prova, oltre che
dalla oggettiva osticità della materia, anche dall’humus socioculturale nel quale siamo chiamati
a testimoniare.
Una visione d’assieme sul Circuito: i problemi di sempre ma
una grinta nuova neU’afirontarli.
La dispersione, le difficoltà di
operare in condizioni di estremo
disagio, non rallentano la corsa.
La sovrintendente Gianna Sciclone si è presentata alla scadenza del suo mandato ed abbiamo provveduto ad eleggere
al suo posto il pastore Enos
Mannelli. Non per pura ritualità abbiamo ringraziato Gianna
del suo instancabile prodigarsi
ed abbiamo augurato ad Enos
Mannelli di essere benedetto dal
Signore nella sua nuova responsabilità.
Una giornata ricca di stimoli
per riflettere. Poca effusione di
sentimenti, ma una voglia decisa di uscire, per quanto possibile, dal risaputo.
G. S.
VERONA
Contro
l'apartheid
VERONA — In occasione della seconda assemblea « Beati i
facitori di pace », tenutasi all’Arena di Verona il 30 maggio, il
fratello Farisani, vescovo vicario della chiesa luterana del Sud
Africa, ha partecipato al culto
di domenica 31 maggio nella nostra chiesa valdese di via Pigna.
Il messaggio che ci ha rivolto,
dopo il sermone del past. Gandolfo, era pervaso da amarezza
e sofferenza. Esso ha evidenziato lo stridente contrasto esistente in Sud Africa tra il senso
della parola di Cristo e la situazione reale. La giustizia che Dio
vuole, l’amore e la solidarietà
tra fratelli che sono predicati
nell’Evangelo, non sono per i
neri. Il rev. Parisani ha richiesto solidarietà e partecipazione
alla lotta del popolo nero contro il governo Botha.
Ha poi ricordato che esistono pubblicazioni e testimonianze
affinché si conosca la vera realtà
di chi soffré. Alcuni membri della comunità hanno preso parte
a una preghiera ecumenica, organizzata da padre Zanotelli
nella chiesa di San Nicolò, dove
i vescovi africani hanno invocato da Dio giustizia per il loro
popolo.
to. Ma adesso la testimonianza
è diventata esplicita, senza pudori 'o incertezze. Resta acuto il
rimpianto di coloro che hanno
lottato e lavorato a questo progetto e non hanno potuto vederne i risultati, perché la morte
ce li ha tolti: Teofilo Santi, Emilio Nitti sono stati ricordati all’assemblea. Tra le carte di Emilio ho ritrovato un programma
d’italiano (poesie e prose, epica),
svolto nelTanno 1971-72 al corso
serale per lavoratori del Centro
sociale « Casa mia ». Una significativa estensione del concetto
tradizionale di epica: il programma comprende da brani di Bertolt Brecht a commedie di Eduardo De Filippo, alla storia di
Saul dal I libro di Samuele, a
episodi della resistenza a Ponticelli nelle ’’quattro giornate” di
Napoli. Nella relazione didattica
che lo accompagna si dice che
la scelta dei testi di studio « mira a conseguire in un unico momento educativo preparazione
scolastica e maturazione civica,
intesa come risveglio della coscienza, verifica delle proprie
scelte di vita, impegno etico-politico. Ed è in questo che gli insegnanti esprimono al meglio
quella volontà di servizio e testimonianza evangelica che aninia tutti i collaboratori, in massima parte volontari, del Centro
Sociale Casa Mia ».
Il passato è passato... Tornando al presente la serata è stata
bella e significativa. Il culto, la
Santa Cena, i vecchi inni accompagnati aH’arm'onium da Filippo
Lops, organista non vedente. E,
dulcis in fundo, un rinfresco.
Rosanna Nitti
POMARETTO — La comunità
ha accettato la richiesta avanzata di impegno per il 1988 nella
cifra di 64.700.000 lire.
• Durante il culto di domenica
24 maggio è stata presentata al
battesimo Francesca Ferrerò, di
Valdo e Nilda Giacomino.
• Sabato 30 maggio si sono
uniti in matrimonio Nicoletta
Poet e Luciano Pons.
'• Hanno reso partecipe la comunità del loro matrimonio Raimondino Peyrot e Monica Chiapperò.
• Lunedì 1° giugno si sono
svolti i funerali del fratello Eli
Coucourde, deceduto all’ospedale dopo lunghe sofferenze. Per
alcuni anni aveva ricoperto l’incarico di direttore della Banda
musicale di Pomaretto. Alla famiglia la comunità esprime la
sua cristiana simpatia.
Scuoia domenicale
VILLAR PEROSA — In atmosfera familiare e distesa, domenica 24.5, si è svolta la gita della
scuola domenicale a San Marzano, dove i partecipanti hanno
ricevuto una calda accoglienza
da parte delle sorelle e fratelli
della Chiesa metodista con il
pastore Ugo Tomassone.
Con questa gita si è conclusa
l’attività della scuola domenicale. Oltre ai monitori, si ringraziano le persone che hanno aiutato nel canto.
• Ringraziamo Flavio Micol e
Sergio Ribet per avere presieduto i culti del 17 e del 24 maggio.
• Il 25 maggio ha avuto luogo
il funerale di Livio Bounous.
Esprimiamo a tutti i familiari
ASSEMBLEA II CIRCUITO
Confronto
col cattolicesimo
Il confronto col cattolicesimo
e la strategia pastorale sono stati i due argomenti di maggior
rilievo affrontati nel corso dell’Assemblea del secondo Circuito, che si è tenuta a Piossasco
venerdì 29 maggio.
Dire cattolicesimo, nel pinerolese, da qualche mese significa
essenzialmente parlare della minacciata sospensione a divinis
del sacerdote Franco Barbero.
Effettivamente anche la Chiesa
valdese locale si è sentita coinvolta nel « caso », e giustamente.
Qualora infatti una rottura dovesse aver luogo nella Chiesa
cattolica, come si comporterebbe la Chiesa valdese, che da anni partecipa a diverse iniziative
ecumeniche? Dovrebbe prendere
posizione e schierarsi per una
delle due parti in causa o tentare di mantenere la sua neutralità, sostenendo magari che
si tratta di affari interni di
un’altra parrocchia?
Dopo il dibattito, l’Assemblea
ha dato mandato al Consiglio
di formare una commissione che
segua in modo particolare l’evolversi del mondo cattolico nel
pinerolese ed ha chiesto che
venga organizzato entro l’anno
un convegno sulla figura di Maria, quale è presentata negli evangeli e quale è vista nel mondo cattolico.
Il secondo argomento di dibattito, si diceva, è stato quello
della strategia pastorale. Avverrà infatti in ottobre che due pastori (su otto) del Circuito saranno trasferiti e fino ad oggi
la Tavola non ha potuto dare
garanzie per quanto riguarda la
loro sostituzione. Il problema è
serio, perché i pastori in partenza vengono sottratti a due situazioni particolari: Pinerolo e
Piossasco.
Un posto pastorale a Piossasco
è presente solo da una decina
di anni ed era stato creato seguendo Tipotesi secondo cui nella pianura tra Pinerolo e Torino
si sarebbe verificata una forte
concentrazione di industrie, e
dunque di persone immigrate
dalle Valli. L’ipotesi non ha preso corpo, per lo meno nelle proporzioni previste, e Piossasco è
rimasta una piccola comunità di
una quarantina di membri. Pinerolo, d’altro lato, è una comunità in crescita, situata in
una cittadina in crescita, su cui
convergono molte delle iniziative delle Valli.
Partendo da queste considerazioni, quali indicazioni dare
aila Tavola, da parte del Circuito? Non è semplice. Del resto
non è sufficiente fare l’elenco
della spesa, aspettando che la
Tavola trovi le forze per esaudire tutte le richieste. L’Assemblea, dopo aver espresso la sua
preoccupazione per la situazione che si verrebbe a creare, ha
pertanto chiesto al Consiglio di
dare alla Tavola tutte le informazioni necessarie.
Ultimo atto deli’Assemblea è
stata la nomina del Consiglio.
Rieletti i membri uscenti T. Noffke, sovrintendente. Lidia Longo, Rosanna Paschetto, Claudio
Rivoira e infine Kiaus Langeneck è stato nominato in sostituzione di Franco Rivoira, dimissionario.
P. R.
la simpatia della chiesa.
• Il culto di Pentecoste, con
S. Cena, inizierà alle ore 10. Il
culto di domenica 14 giugno avrà inizio alle ore 11, dato che
si svolgeranno i lavori della Conferenza Distrettuale.
’’Arrivederci”
con agape
ANGROGNA — Domenica 7,
giornata comunitaria. Nel corso
del culto con Santa Cena (suoneranno i trombettieri valdesi)
verranno battezzati due neonati
e alla famiglia del past. Platone
verrà dato T« arrivederci » della
comunità. '
Alle 12.30 è prevista un’agape
comunitaria nella Sala unionista
per trascorrere insieme la giornata.
O Venerdì 5 giunge alla ”Ca
d’ia pais” del Bagndou il primo
(in assoluto) gruppo di ospiti,
12 persone, provenienti dalla
Germania, guidato da Renate e
Gerhard NoUe. Con un campo
di lavoro volontario i giovani
del gruppo FGEI del PrassuitVernè hanno predisposto la Casa per la stagione estiva.
Simpatia
VILLASECCA — A nome di
tutta la comunità rinnoviamo
l’espressione di viva simpatia umana e di comunione di fede
nella risurrezione dei morti a
tutti i familiari di Alberto dot.
TORRE PELLICE — La terza edizione della « due giorni per la pace »
si svolgerà sabato 27 e domenica 28
giugno.
Per l'occasione è stato promosso
un concorso aperto a tutti per il bozzetto del simbolo che sarà posto come
emblema della manifestazione. Il tema scelto è: « Finché la terra durerà,
sementa e raccolta, freddo e caldo,
estate ed inverno, giorno e notte,
non cesseranno mai » (Genesi 8: 22).
Particolare attenzione per I concorrenti andrà posta alle parole « Finché la
terra durerà... ».
Il termine per la consegna dei bozzetti è fissato per il 10 giugno prossimo. Il bozzetto, di dimensioni massime di cm. 18 X 24, dovrà essere inviato
a: Mirella Benedetto, via Bouissa 9 10066 Torre Pel lice.
Venerdì 5 giugno
□ CONCERTO
DEL CORETTO
LUSERNA S. OlOVANNI — Presso
il tempio valdese, alle ore 20.45, sì
svolge un concerto del Coretto di Torre Pellice su invito del gruppo Cadetti di S. Giovanni.
ANGROGNA
Sabato 6 giugno
Tempio di Pradeltorno
ore 20.45
CONCERTO DEL
GRUPPO POLIFONICO
della Val Pellice
diretto da Dino Ciesch
Inni della tradizione riformata.
La serata, aperta a tutti, è dedicata alla Foresteria « La
Rocciaglia ».
10
10 valli valdesi
5 giugno 1987
PER GLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
FERROVIA
Il cerchio
e il
popolo
chiesa
Nelle grosse chiese delle Valli
è risaputo che un’alta percentuale degli iscritti è praticamente estranea alla vita della comunità sia a livello di partecipazione che di contribuzione. La
situazione viene solitamente illustrata con l’immagine di un
cerchio dove il centro è costituito dall’insieme degli « impegnati » ( quello che la chiesa di Bologna, nel suo interessante
"check-up” sul numero del 15
maggio, definisce il « gruppo
portante ») attorno a cui si situano, in ordine decrescente per
interesse, le successive fasce di
« popolo-chiesa » fino a giungere
all’area esterna dei totalmente
indifferenti. E’ evidente che una
consistenza numerica sulla carta non rispondente alla realtà,
oltre a mettere in luce un grosso problema di ordine spirituale, non può che produrre delle
sfasature anche a livello amministrativo e di previsioni di bilancio, cosa che in effetti sta
accadendo. Per questo insieme
di motivi si dovrebbe dunque
affrontare seriamente l’annosa
questione. Ma come agire concretamente? Considerare questi
valdesi, tali evidentemente di
nascita ma non per scelta, dei
« simpatizzanti »?
Questo, pur non incidendo minimamente sul problema di fondo (che più ci interessa perché
riguarda la fede), contribuirebbe
certo ad avere, e dare, della situazione un’immagine più realistica. L’ipotesi però non appare
corretta se si pensa alla definizione di simpatizzanti quale risulta dai nostri ordinamenti
(«coloro che... si interessano all'annuncio dell’Evangelo promosso nell’ambito della Chiesa
locale o ne frequentano il culto»). A questo punto d’altronde
non si può far a meno di osservare che è ancor meno pertinente in simili casi la qualifica di
membri comunicanti.
Partendo dalla constatazione
che la questione è delicata e presenta due aspetti, uno di ordine
spirituale e l'altro di ordine pratico (che sono però strettamente connessi tra loro), mi sembra
che la strada ovvia e giusta sia
quella di affrontare il discorso
con i diretti interessati, tentando appunto di vincere la loro
indifferenza con il nostro interessamento. E’ chiaro che a questo punto ci si scontra con grosse difficoltà: ristabilire approfonditi contatti con centinaia di
persone che si sono autoemarginate, con le difficoltà oggettive
inerenti agli orari di lavoro e
in genere ai ritmi della vita moderna, è un’impresa che sgomenta e che non può essere delegata ai soli pastori e nemmeno, verosimilmente, ai soli anziani ( ma neanche da loro sottovalutata ed elusa). Amerei che
si aprisse un dibattito a questo
proposito e per iniziare domando, e mi domando, se proporsi
di raggiungere la fascia limite
del cerchio sia ipotizzabile e se
esaminare con gli indifferenti
il significato dell’espressione
« membro di chiesa » potrebbe
essere un buon avvio al discorso.
Mirella Argentieri Bein
Due convenzioni per
Rifugio Cario Alberto
e Asilo Valdese
I due documenti approvati dalla Comunità Montana Val Pellice - La
soluzione, attesa, offre oggi 60 posti in valle; basteranno in futuro?
Nel corso della sua ultima assemblea il consiglio della Comunità Montana Val Pellice USSL
43 ha approvato due convenzioni: con il Rifugio Carlo Alberto
e l’Asilo per anziani di Lusema
S. Giovanni. Si tratta di un ulteriore passo per trovare in valle una soluzione al problema
delle persone non autosufficienti, in costante aumento, tenendo comunque presente l’importanza, ove nossibile, di garantire anche altre risposte, tipo il
mantenimento a domicilio o l’accoglienza in strutture residenziali con la necessaria assistenza.
Il piano triennale di attività
e spesa dell'USSL prevedeva per
le persone non autosufficienti
l’esigenza di 50-60 posti; 20 erano già stati reperiti presso la
Pro Senectute di Lusema ed ora,
di fronte alla totale copertura
di quei posti e contemporaneamente airimpossibilità di gestire direttamente una propria
struttura, l’Ente di valle ha scelto queste due altre convenzioni.
Sulla base degli atti aj^rovati,
i due centri per anziani si impegnano, a partire dal 1® luglio,
« ad accogliere 20 anziani provenienti dal territorio, in base
a proposta della Comunità Montana USSL 43 - servizi socio assistenziali, ner lo più su richiesta degli operatori del distretto
di base, e di concerto con l’Ente (Asilo o Rifugio) tenendo conto delle esigenze dell’utente e
della famiglia ». Inoltre dovranno essere garantiti l’assistenza
tutelare, la ricerca dell’« effetto
casa », evitate barriere architettoniche, impostati interventi di
animazione, socializzazione e
mantenimento di autonomia,
ove possibile. L'USSL si impegna a fornire il sostegno dei
servizi e a pagare, stabiliti i contributi delle famiglie, in rate
mensili il conto della retta convenuta in 1.260.000 lire per ospite. E’ importante aggiungere che
sui 40 posti che vengono messi
a disposizione dei non autosufficienti, attualmente 30 sono già
occupati: restano dunque liberi
3 jxjsti all’Asilo e 7 al Rifugio.
A convenzioni approvate abbiamo rivolto alcune domande
al presidente della Comunità
Montana-USSL, Longo, ed al direttore dell’Asilo di S. Giovanni,
Gobelin.
« Si tratta di un obiettivo
molto importante — esordisce
l’arch. Longo — perché risponde a delle esigenze reali; non
credo che i 60 posti possano essere in assoluto sufficienti per
il futuro, ma la strada è ormai
tracciata e da questa linea non
si uscirà certamente. Si tratta
anche di un adeguato utilizzo
della quota sanitaria, 500 mila
lire mensili, per casi di anziani
non autosufficienti ».
Il fatto che tutti gli istituti
convenzionati siano legati alle
chiese (cattolica o valdese) può
creare dei problemi?
« Fino ad oggi, utilizzando la
sola Pro Senectute, il problema
era molto meno sentito; sono
convinto che ci debba essere un
filtro concordato fra Ente pubblico, privato ed utente e nel limite del possibile favorire il desiderio dell’utente ».
La popolazione della Val Pellice è aumentata in 5 anni di
circa 2.000 unità; sarà sufficiente la soluzione attuale?
« Mi auguro — conclude il
presidente Longo — che la valle
non diventi il dormitorio degli
anziani e che qualcosa cambi
per una società viva e in sviluppo. Sta di fatto che negli ultimi anni si è assistito all’immigrazione prevalente di persone autosufficienti ed alle soglie
del pensionamento: da ciò potranno nascere grossi problemi
sui servizi. Noi siamo‘ attrezzati
ed anche disponibili, ma è chiaro che questo non potrà essere
il nostro obiettivo politico di domani ».
« Si può dire ’’finalmente!”, —
esordisce a sua volta Gobello —
infatti è dal 1983 che l’Asilo Valdese attende di sottoscrivere la
convenzione che fa carico all’USSL della quota sanitaria per
i cittadini non autosufficienti ricoverati. Certamente i posti letto convenzionati non sono sufficienti, tenuto conto della real
tà che vede ben 57 isu 87 ospiti
dell’Asilo non autosufficienti ed
al 95% provenienti dal territorio; questi pochi dati bastano
ad evidenziare una situazione
difficile ed i costi che ne derivano. A questo proposito è bene ricordare che a tutt’oggi il
deficit di gestione derivante dalle rette non pagate, salvo pochissimi casi a carico del Comune, è stato completamente a
carico della chiesa valdese di S.
Giovanni.
Ben venga dunque la corresponsione della quota sanitaria
che sana parzialmente la situazione finanziaria, ma oltre a questo aspetto, seppur importante,
sottolineo il riconoscimento del
diritto del cittadino alle previdenze previste dalla legge. Mi
auguro quindi, in conclusione,
che i problemi non ancora risolti trovino rapida soluzione in
collaborazione con l’Ente pubblico ».
Piervaldo Rostan
LUSERNA SAN GIOVANNI
Un bilancio
di 9 miliardi
L’atto politico più importante
ohe il Consiglio comunale di Luserna S. Giovanni ha approvato
nella sua seduta del 28 maggio
scorso, è senz’altro il bilancio di
previsione per il 1987; l’atto per
cui saranno presto coinvolti i
cittadini è invece quello che prevede l’aumento di una serie di
tariffe, dall’acquedotto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani
(-1- 50%).
Andiamo però con ordine. Un
decreto legge dell’inizio di maggio consente ai Comuni la possibilità di aumentare alcune tariffe di servizi, con l’intenzione di
ridar spazio alle capacità impositive. Le amministrazioni sono
libere di assumere o meno questo tipo di provvedimenti, chiaramente impopolari, fermo restando che è fatto obbligo di
chiedere all’utente la copertura
del costo dei servizi per una quota almeno pari al 32%. La decisione di andare a questi aumenti
è stata fortemente avversata dall’opposizione comunista, la quale
ha in particolare contestato la
scelta di avvalersi di questo tipo
di finanziamento a scapito delle
fasce sociali più deboli.
Da notare che la lunga discussione su questo argomento ha
messo anche a fuoco la difficilissima situazione generale dello
smaltimento rifiuti nel pinerolese
la quale, malgrado l’impegno
anche economico di alcuni Comuni in questi anni, è ben lontana da soluzioni accettabili e
rapide, mentre la discarica di Pinerolo sta ormai esaurendo gli
spazi disponibili.
Per quanto riguarda il bilancio, va segnalato che, a fronte
delle dichiarazioni dell’assessore
Maurino secondo le quali nel documento programmatico si abbozza per la prima volta una
serie di iniziative (recupero centri
storici, « estate ragazzi », rilancio
agricoltura, manutenzione e rivalutazione vie e piazze), il gruppo
comunista sceglie la via dell’astensione, definita da Suppo
« voto di fiducia sulle buone intenzioni ».
Il bilancio approvato pareggia
su una cifra di quasi 9 miliardi
di lire, metà della quale è determinata dalle spese in conto capitale; da segnalare ancora che
fra le opere finanziate con mutui
spicca la costruzione di una nuova scuola media con previsione
di spesa di 9(X) milioni.
Oltre a queste importanti decisioni, va aggiunto che sono
stati decisi i lavori di sistemazione della strada Luchera, ed approvati alcuni atti concorsuali
che permetteranno prossimamente alcune nuove assunzioni. P. R
Orario estivo
Con Franca Coisson, presidente del Comitato di difesa del
servizio ferroviario, vogliamo
cercare di fare un primo commento « a caldo » sul nuovo orario, entrato in vigore dal 31
maggio.
Che cosa c’è di buono e di
meno buono nel nuovo orario?
« Bisogna dire innanzitutto che
ci sono state delle risposte positive ad alcune questioni che erano sorte nei vari incontri del
” Comitato di coordinamento ”
tra Regione Piemonte, Provincia
di Torino ed ente ferroviario:
alcune innovazioni, che auspicavamo da molto tempo, sono state introdotte» (si tratta in particolare del trasbordo, ora non
più necessario, per il treno in
partenza da Torre alle 6.17, dell'attivazione di una corsa in più,
in partenza alle 7.48, della ripresa di quei lavori di manutenzione e di parziale automatizzazione dei passaggi a livello, già iniziati anni fa e poi sospesi).
Ci sono invece aspetti che
non possono lasciarci molto soddisfatti...
«Certo, ed in particolare si trat.
ta della mancanza di un servi:
zio alternativo per quelle corse
(serali-notturne) che saranno limitate a Pinerolo » (i treni in partenza da Torino alle 19.40; 21.41;
22.48: solo ner quest’ultimo pare, ma dall’orario non risulta,
che sarà attivato un servizio automobilistico). « Ma quello che
maggiormente ci lascerebbe
perplessi, anche se per ora si
tratta solo di voci, è un provvedimento "ventilato", che riguarderebbe la possibilità, come
risulta dall'orario ufficiale, pubblicato dalle FFSS, di sostituire
il servizio ferroviario con quello automobilistico nei mesi di
luglio e agosto: si tratta di un
provvedimento che non era mai
stato oggetto di discussione negli incontri fin qui avuti, e rispetto al quale bisognerà far
sentire la voce del Comitato,
sempre che sia possibile adesso.
Se un’ipotesi del genere può essere accettata per un breve periodo, durante le ferie, sarebbe
disagevole in un arco di due mesi, per tutti i pendolari che continuerebbero a recarsi al lavoro ».
Al di là di questo punto, che
necessiterà di ulteriori chiarimenti, qual è lo stato di salute del
treno?
« Direi che nel complesso il
treno è più vivo che mai: con
le nuove corse, e con dei tempi
di percorrenza sensibilmente migliorati (con l’eccezione dei treni delle 16.58 e 17.53 da Torre
Pellice, che sostano mezz’ora a
Pinerolo) è diventato senz'altro
più competitivo, ha perso il carattere di "ramo secco" ».
Questo è, in fin dei conti, ciò
che il Comitato di difesa ha sempre sostenuto. Segnaliamo ancora che un manifesto del Comitato è affisso da qualche giorno
nei comuni della valle: esso illustra e commenta il nuovo orario, ma ribadisce anche che nuove iniziative dovranno essere
prese, per garantire un servizio
sempre più efficiente: il proposito non è velleitario, e le migliorie innegabili fin qui raggiunte lo dimostrano. A. C.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
L'uso dei mezzi meccanici
Il Consiglio della Comunità
Montana Val Pellice ha recentemente approvato i rendiconti sul
servizio sgombero neve per lo
scorso inverno. Il quadro degli
interventi evidenzia, su un totale
di quasi 25 milioni di lire, spese
per oltre 10 milioni ad Angrogna,
e di poco superiori ai 4 milioni a
Bibiana e Rorà. Notevoli interventi sono stati effettuati dalla
provincia di Torino nei comuni
di Bobbio e Villar Pellice.
Nella stessa assemblea sono
stati approvati i rendiconti della
gestione dei mezzi meccanici per
movimento terra e manutenzione
viabilità minore. Su questo argomento erano state in passato più
volte mosse critiche di scarso
utilizzo dei mezzi della Comunità.
11
f
5 giugno 1987
valli valdesi 11
Lettere all'Eco delle Valli
PETIZIONE E
INTERPRETAZIONE
Sig. direttore,
scrivo per chiederle perché in sostituzione del mio articoletto: .. Legge 449/84; disinformazione totale »,
avete pubblicato un elaborato di esso
(almeno così credo), a firma L, D., con
titolo " Alia messa dei defunti », sul
n. 21 del 29 maggio.
Il mio scritto voleva mettere in evidenza questa disinformazione (sia delle autorità scolastiche sia degli utenti della scuola) e voleva anche essere
un messaggio alle famiglie valdesi.
Inoltre andrebbe rettificato un grave errore di interpretazione contenuto neH’articolo citato: la giustificazione addotta per respingere la petizione,
basata su « motivi educativi », non si
riferiva alla dovuta partecipazione di
tutti gli allievi alla cerimonia, bensì
ad una presentazione della petizione
for.malmente non corretta. Risultando
così diverso il significato, la prego di
correggere questa erronea notizia.
Alba lazeolla Kovacs, Torre Pellice
Sulla vicenda abbiamo ricevuto altro
materiale da alcuni docenti ed abbiamo deciso di rielaborare redazionalmente il tutto. E’ vero che molti non
conoscono la legge 449, ma è altresì
vero che i presidi sono tenuti per legge,
in quanto funzionari dello stato, ad applicare le leggi che, ricordo, entrano in
vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione sulla Gazzella Ufficiale e non dopo che il Ministro ha emanato una circolare. Come
si vede, molto rimane da fare per conoscere il nostro sistema giuridico.
Chiediamo scusa per l’involontario
errore in cui siamo incorsi nella valutazione dei ’’motivi educativi”.
Giorgio Gardiol
UN PARCO
IN VAL PELLICE?
Egregio Direttore,
prendo il n. 10 de l’Eco del Chisone
dalla cassetta delle lettere e subito,
In prima pagina, noto un'immagine che
mi colpisce: un uomo anziano guarda desolato una vecchia casa di montagna oramai sola e disabitata. Lo spopolamento delle vallate alpine è un fenomeno che negli ultimi decenni si è
fatto molto sentire.
Leggo tutto l’articolo e comprendo
il significato della fotografia, qualcuno
vuole costruire una ovovia per migliorare la vita di questa gente. In alcuni
numeri precedenti, questo qualcuno
voleva costruire un traforo al colle
della Croce, un valico al colle dell’Urina, eco.
La Val Pellice è una delle più belle
valli del Piemonte per quanto riguarda la parte alpina; ricca di fauna e
di fiora essa rappresenta una delle
poche oasi dove tutti possono ancora
trovare un po’ di pace e riposo, specialmente nel periodo estivo; basta
pensare al numero di persone che annualmente frequenta la stupenda conca
del Prà e non credo che la camminata di un’ora sia un disagio per queste
persone.
Ora, se ragioniamo un momento lasciando da parte tutti gli interessi
economici (che comunque sarebbero
solo per qualcuno), costruire una strada, un traforo, un’ovovia, significherebbe infliggere una ferita irreversibile che segnerebbe inevitabilmente
l’inizio del degrado della valle.
lo non penso che la costruzione di
attrezzature turistiche risolverebbe il
problema dello spopolamento della
montagna, ma bensì ne creerebbe
un altro: lo spopolamento anche da
parte degli animali. Dove troverebbero rifugio camosci, lepri, volpi, poiane,
ecc., animali che hanno bisogno di
pace e tranquillità? Penso sia sacrosanto riservare un po’ di territorio anche a loro.
La Val Pellice non è così estesa da
permettere la costruzione di attrezzature turistiche senza danneggiare la
parte rimanente. Anni fa l’industria
ha fatto sì che la montagna si spopolasse, ora un’altra industria vorrebbe
ripopolarla: l’industria del turismo. E’
vero, il palcoscenico è sempre uguale,
ma cambiano gli attori; i turisti non
potranno mai avere l’amore e il rispetto per questi luoghi come li hanno avuti le persone ora anziane che un
giorno abitavano più o meno felicemente la parte alta della Val Pellice:
per essi questi territori rappresentavano la vita, per i turisti niente più di
un divertimento.
Chi ama e frequenta la montagna
penso che troppe volte abbia assistito a spettacoli come la lattina della
coca-cola nella tana della marmotta o
le borse di nylon nelle cristalline sorgenti; potrei fare molti altri esempi
ma II risparmio. Purtroppo un certo tipo di turismo non tiene conto di queste cose, ma allora perché non cercare di indirizzare la gente verso un
altro tipo di turismo?
Allora se vogliamo fare qualcosa per
questa valle, perché non proponiamo
di creare un bel parco? E’ anche una
attrazione turistica ma è molto meno
distruttivo.
Insomma, io propongo solo di non
ripetere errori che troppe volte sono
stati fatti, lasciando da parte tutti gli
interessi personali e cercando di valorizzare quello che abbiamo sfruttandolo con intelligenza e cercando di farlo
durare il più possibile nel tempo, in
modo da lasciare una eredità degna
alle generazioni del futuro.
Enrico Bertone, Bagnolo P.
UN CORSO DI
STORIA LOCALE
Lo Studio della storia nella scuola
dell’obbligo deve aiutare gli allievi a
cogliere nel passato le radici del mondo contemporaneo, ed al raggiungimento di tale fine giova senz’altro soffermarsi sulle vicende del territorio che
i ragazzi conoscono per esperienza
diretta; questa è la convinzione che
alcuni insegnanti delle Scuole Elementari e della Scuola Media di Luserna
San Giovanni hanno ritenuto di concretare in modo adeguato inserendo
nella propria programmazione didattica il corso di storia locale organizzato
dall’Assessorato alla Cultura del Comune e gestito dalla professoressa
Vera Cognazzo, docente alla Scuola
Media di Bibiana ed appassionata cultrice della materia.
La scelta si è rivelata felice, perché
la professoressa Cognazzo ha saputo
rendere particolarmente interessanti i
suoi incontri con le varie classi, ricorrendo ad un linguaggio insieme rigoroso ed accessibile aH’uditorio, ed
evidenziando sempre le connessioni
tra storia religiosa, politica, economica,
artistica ed evoluzione del vissuto
quotidiano; proiezioni di diapositive,
audizioni musicali, escursioni guidate
hanno integrato le lezioni, facendo del
corso un’interessante esperienza d’insegnamento realizzata attraverso mez
zi diversificati. Uno spettacolo di musiche e danze della tradizione occitana
ha concluso questo valido excursus
nel nostro passato.
Un gruppo di insegnanti deiia
Scuoia Media Stataie "De Amicis"
di Luserna S. Giovanni
OLTRE OGNI
DOGMATICA
Giovedì 28 maggio, protestanti e
cattolici, ci siamo uniti nella lettura
deH’Epistola di Paolo ai Romani, cap.
8. Personalmente ho rimpianto che
non ci fossero con noi ebrei, musulmani, buddisti e rappresentanti di altre
religioni per ricercare se, al di là di
ogni divisione e condizionamento, non
avremmo potuto sentirci anche con loro spiritualmente in armonia e liberi
nella nostra responsabilità.
Nei presenti sentivo aleggiare l’anelito del sacerdozio universale che rifiuta ogni vicariato divino sulla terra,
il superamento di ogni dogmatica, il
desiderio di ulteriori, più approfondite riforme.
Penso che nei versetti 18-28 della
Lettera ai Romani l’umanità intera può
sentirsi unita in un vincolo d’amore
nell’attesa del regno che non possiamo far altro che attendere, pazientemente sperando in quell’adozione che
ci salvi con tutto il creato dalla corruzione.
Lucia Gallo Scroppo, Torre Pellice
PINEROLO
"Sequestrato"
in classe
Cesa succede ad un ragazzo
che non intende partecipare alla
messa per i defunti organizzata
dalla scuola? Non può fare alcuna attività alternativa, perché
è rimasto solo nella sua classe,
non può essere seguito dal suo
insegnante, perché questi ha deciso di approfittare dell’occasione per ricuperare interrogazioni
con altri alunni, ma (questo è il
belio!) non può neanche decidere di andarsene a casa.
Essendo maggiorenne va in
presidenza per comunicare la
sua intenzione di andare via. IVIa
gli viene negato il permesso
(sebbene, a rigor di logica, non
dovrebbe aver bisogno di alcun
permesso). Per evitare storie
accetta di rimanere, come sequestrato, in classe.
Succede però che la messa
termini una mezz’ora prima
della fine dell’orario scolastico.
’Tutti gli allievi, felici, dalla chiesa partono direttamente verso
le loro case (non si sa se con
permesso o senza permesso). Il
nostro rimane solo in classe ad
attendere il suono dell’ultima
campanella.
Il caso è successo all’Istituto
Alberghiero di Pinerolo il 14 maggio. Un caso non unico, ma uno
fra i tanti.
C’è da domandarsi come mai
una preside tanto zelante nelTappllcare, anche oltre la lettera, e
solo in certi casi, i regolamenti,
non abbia poi alcuno scrupolo
ad agire contro la Legge 449/84.
L. D.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 4 giugno,
ore 17, al Centro d’incontro ha luogo
una riunione con il seguente o.d.g.:
a) Riepilogo della seconda Azione Urgente in favore di Odhiambo Olel (Kenia); b) Azione Urgente in favore di
4 studenti scomparsi dopo essere stati
arrestati durante una vasta operazione di polizia all’Università di Lima (Perù); c) Proseguimento della Campagna USA (pena di morte); d) Concerto: sabato 6 giugno, ore 20.45, tempio valdese, Torre Pellice. Organo; F.
Coreani; canto: C. Arnoulet. Messaggio per Amnesty: Claudio Lupo; e)
Programma a Radio Beckwith, replica
venerdì 5 ore 15.
Concerti
TORRE PELLICE — Organizzato dal
gruppo Val Pellice di Amnesty International, sabato 6 giugno alle ore 20.45
presso il tempio valdese si svolge un
concerto di musiche dell’800 e del 900;
organo: M.o Ferruccio Corsani, canto:
basso Carlo Arnoulet.
Nell’intervallo messaggio per Amnesty.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Proseguono gli
incontri di « Spazio Giovani » sul tema: « Il ritorno possibile: esperienze,
problemi, prospettive ». Venerdì 5 giugno alle ore 21 presso il convitto di
via Angrogna incontro con operatori
turistici ed agroturistici della zona.
TORRE PELLICE — Presso la nuova
sede dell’USSL 43 in corso Lombardini 2 viene presentata al pubblico una
mostra di una ricerca sulle trasformazioni delle borgate della Val Pellice;
la ricerca riguarda le borgate Piage
e Molar di Bricherasio, Pecoul e Jalla
di Luserna S. G., Odin di Angrogna,
Bonnet di Torre Pellice e Payant di
Bobbio Pellice.
La mostra resta aperta fra le ore
15 e le 18 fino a domenica 7 giugno.
BRICHERASIO — Presso la sede del
Distretto Socio-Sanitario In Via S. Michele viene presentata la mostra sull’asilo nido intercomunale dal titolo:
« 0-3, importanti perché? ».
La mostra (fotografie, diapositive,
videotape) resta aperta venerdì 5 giugno dalle ore 17 alle 19 e sabato 6
dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato 6
e domenica 7 giugno si svolge la
« Festa della Repubblica e della Costituzione ». L’inizio è fissato per le ore
15.30 con l’apertura presso la piazza
del mercato coperto di una mostra,
« La nostra primavera », realizzata dall’Istituto Storico della Resistenza In
Piemonte. Le giornate proseguono attraverso momenti di dibattito, concerti
e proiezioni (Coro Alpino Val Pellice,
originale televisivo del Gruppo Teatro
Angrogna ’’Ninna nanna della guerra").
Solidarietà con il Nicaragua
PINEROLO — Presso TExpo Fenulli
sabato 6 giugno a partire dalle ore
16.30 si svolge una festa di solidarietà col Nicaragua. Oltre a momenti ricreativi e musicali sono annunciati momenti di informazione su avvenimenti
del Nicaragua e del Salvador.
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RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Emilia Rivoira ved. Caydou
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro Che con
presenza, fiori, scritti e parole di conforto, si sono uniti a loro nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Platone, alla dott.ssa Silvana Pons
e al personale medico e paramedico
delTOspedale Cottolengo di Pinerolo.
Pradeltorno, 4 giugno 1987
RINGRAZIAMENTO
I familiari e parenti del compianto
Alberto Clot
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti coloro ohe con la loro presenza,
scritti e fiori hanno preso parte al loro
grande dolore.
Un particolare ringraziamento al personale medico e paramedico dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, alla signora
Denise Micol, al pastore Aldo Rutigliano.
Chiotti, 25 maggio 1987
RINGRAZIAMENTO
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno, ed Egli si è chinato
su di me e ha ascoltato il mio
grido »
(Salmo 40: 1)
I familiari di
Livio Bounous
di anni 55
riconoscenti per la dimostrazione di affetto, ringraziano tutti coloro che con
la loro presenza e con parole di conforto hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai medici e al personale deirOspedale Valdese di Pomaretto.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile].
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica ;
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12
12 fatti e problemi
5 giugno 1987
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
AMNESTY INTERNATIONAL
Le guerre della periferia Prigionieri
del mese
131 conflitti interni e 83 tra stati - L’Asia è il continente più colpito - Nel Terzo Mondo pesa l’eredità delle strutture coloniali
In questi ultimi 40 anni, dalla
fine cioè della II guerra mondiale ad oggi, ben 214 sono le
"''gùerre o i conflitti armati scoppiati nel mondo. E' quanto afferma lo scienziato Helmut
Nuhn, dell’Istituto di geografia
e di geografia economica dell'Università di Amburgo. La maggior parte dei conflitti (131) hanno avuto un carattere interno,
mentre ben 83 sono state le
guerre scoppiate tra stati. « Questo dato — scrive il prof. Nuhn
— indica che le guerre classiche,
intese come confronto tra eserciti di stati avversari, accompagnate da dichiarazioni ufficiali
di guerra e seguite da trattati
di pace, non esistono più ».
Molto rari sono stati i conflitti
nei paesi socialisti ed occidentali, mentre si sono moltiplicati
quelli nei paesi in via di sviluppo. r
« Le guerre non si svolgono
più all’interno dei blocchi delle
potenze, ma si sono spostate —
osserva il prof. Nuhn — verso
la periferia ». D’altra parte non
si può assolutamente trarre la
conclusione che il ricco Nord
sarebbe più pacifico. I paesi industrializzati europei e l’America del nord hanno partecipato
in modo più o meno indiretto'
a numerosi conflitti del Terzo
Mondo. Tra le cause va segnalato il processo di decolonizzazione, che ha riguardato in particolar modo la Francia e la
Gran Bretagna, gli interessi commerciali, l’accesso alle materie
prime e, da non dimenticare, il
confronto tra Est ed Ovest. « Gli
Stati Uniti non sono stati toccati da alcun conflitto armato
sul loro territorio, ma hanno
preso parte ad una dozzina di
guerre oltre le loro frontiere,
cioè due volte più dell'Unione
Sovietica », scrive in un articolo
pubblicato da « Geographische
Rundschau » il prof. Nuhn.
L’Asia è stato il continente
maggiormente travagliato: dal
Vicino e Medio Oriente, fino al
Sud-Est 89 sono state le guerre.
Subito dopo si trova l’Àfrica,
con 78 conflitti, che hanno riguardato per lo più i giovani
stati situati a sud del Sahara.
Nuhn spiega- la situazione col
fatto che, doj» la decolonizzazione degli anni ’60, « non è stato
possibile realizzare un consolidamento profondo dello StatoNazione. Questo spiega anche i
numerosi tentativi di colpi di
stato e i numerosi cambiamenti
di governo ». L’America Latina,
con « solo » 33 guerre, appare
come un continente relativamente pacifico. Questo perché, secondo Nuhn, si tratta di un continente nel quale gli stati hanno raggiunto l’indipendenza già
nel secolo scorso e dove, a parte qualche eccezione, il processo
di edificazione nazionale è già
compiuto.
La questione è molto più complessa per l’America Centrale,
dóve « le tensioni economiche e
socio-culturali sfociano sempre
più spesso in conflitti armati ».
Il prof. Nuhn critica gli Stati
Uniti che hanno voluto considerare l’America Centrale come
una regione posta sotto la loro
sfera d’influenza e nella quale
si sono arrogati un diritto d’intervento. Fino ad oggi essi hanno sostenuto unilateralmente le
forze conservatrici, impedendo
così i processi sociali di rinnovamento. Sempre secondo Nuhn
la crescita deU’anti-americanismo, e della pressione rivoluzionaria, accompagnata dalla tendenza ad integrare questi conflitti nel contrasto tra Est ed
Ovest, rischia di creare tutte le
premesse per lo scoppio di una
guerra.
Una delle cause di fondo dei
numerosi conflitti armati che si
svolgono nei paesi in via di sviluppo consiste nelle « strutture
coloniali ». Mentre in Europa le
rivendicazioni territoriali, come
anche i problemi delle minoranze, sono oggi di secondaria importanza, il processo di consolidamento territoriale in molti
stati del Terzo Mondo non ha
ancora raggiunto un sufficiente
grado di consistenza. Il nazionalismo e i problemi delle minoranze, come anche quelli delle
frontiere non garantite dal diritto intemazionale e i cui tracciati sono spesso imprecisi, suscitano tensioni latenti e confronti armati.
L’esistenza di numerosi conflitti armati alTintemo dei paesi in via di sviluppo è dovuta
alle strutture sociali injuste e
al potere. Piccoli gmppi privilegiati molto ricchi opprimono
masse di miserabili pronte a rivoltarsi. La violenza stmtturale
del sistema interno di colonizzazione provoca fame, malattie,
sottosviluppo e suscita la con
tro-violenza degli oppressi che
si esprime nella guerriglia e nei
sollevamenti popolari.
Il settore economico che trae
maggiore profitto dalle guerre
è T’industria degli armamenti
sia dei paesi sviluppati che di
quelli in via di sviluppo.
Nel 1965 solo il 6,3% delle
spese per gli armamenti proveniva dai paesi del Terzo Mondo,
ma nel 1979 questa percentuale
si era innalzata fino al 15,3% ed
attualmente la cifra si aggira
intorno al 25%. Le conseguenze
di questa crescita sono disastrose ed impediscono lo sviluppo
autonomo del Terzo Mondo.
Scrive il prof. Nuhn: « Gli acquisti di armi aggravano l’indebitamento e assorbono valuta
pregiata, intralciano lo sviluppo
dei settori produttivi ed impediscono ogni miglioramento nei
settori dell’educazione e della sanità ». E riprendendo una citazione tratta dal rapporto della
Commissione Brandt Nord-Sud
del 1981, conclude amaramente:
« La proliferazione delle armi
non rende il mondo niù sicuro,
ma più povero ».
mia Jaenicke
(traduzione Luciano Deodato)
REGGIO EMILIA
Sindacato
e industria bellica
Il settore metalmeccanico è pesantemente
coinvolto nella produzione degli armamenti
Una ricerca sulTindustria metalmeccanica di Reggio Emilia
per conoscere quanto e cosa essa produce per l’industria bellica è stata decisa da un gruppo
di associazioni quali: CisT, Cgil,
Adi, Donne per la pace, gruppi
giovanili e femminili De, Psi,
Pei, Centro missionario diocesano, Coordinamento obiettori di
coscienza, circoscrizioni comunali, ecc.
Il segretario dei metalmeccanici della Cisl ha dichiarato;
« Intendiamo rompere l’intollerabile assioma che vede nel
mondo l’alimentarsi reciproco
della .produzione delle armi e
della crescita della fame ». In
fondo « si tratta di passare dai
bla bla sulla pace ad esperienze concrete che mettano in campo le sensibilità dei singoli e
delle associazioni ».
Ma perché proprio i metalmeccanici come punta di lancia in
questa operazione? Proprio tale
settore appare il maggiormente
Dir, propr,: farri. Caroni
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Il Notiziario di A.I. del mese
di aprile presenta ì casi di tre
prigionieri per motivi di opinione, in favore dei quali i lettori
possono inviare appelli alle autorità dei loro paesi.
Nell’interesse dei prigionieri è
bene scrivere le lettere in termini sempre corretti e cortesi.
interessato alla produzione bellica, in campo nazionale ed in
quello locale. Si tratta quindi di
capire e di proporre eventuali
alternative. « Non sarà facile —
ha precisato il segretario dei metalmeccanici Cgil —. Spesso i lavoratori che producono pezzi di
armi lo fanno senza esserne consapevoli. Perché, di fronte ad
una coscienza civile che si è
elevata, si sceglie spesso di occultare la destinazione finale della produzione ».
Un gruppo di dieci persone
sceglierà il campione di aziende
su cui operare e definirà gli
strumenti coi quali condurre la
rilevazione. « Non intendiamo
creare problemi alle aziende —
ha soggiunto — ma proprio con
le direzioni aziendali ed i rappresentanti delle industrie vogliamo cercare soluzioni capaci
di portare ad una vera riconversione ».
(da L’Incontro)
Abbonamenti
semestrali
L. 16.000
CHARLOT JACQUELIN
HAITI
Insegnante di letteratura, 32
anni. E’ stato arrestato nella
notte del 19 settembre ’86 a Cité Soleil alla periferia di Portau-Prince e quindi portato nell’ufficio di polizia del luogo. In
seguito è stato trasferito da 8
poliziotti in un luogo rimasto
sconosciuto. Egli lavorava al
progetto promosso dalla Chiesa
per una vasta campagna di alfabetizzazione, dopo il cambiamento del governo del 7.2.86. Amnesty International ha rivolto degli
appelli al ministero della Giustizia, ma è stato risposto che alle forze di polizia di Port-auPrince il caso di Charlot Jacquelin era del tutto sconosciuto. Recentemente il generale Namphy,
in un’intervista al giornale ”Le
Monde”, ha dichiarato che Jacquelin era un attivista e apparteneva ad una organizzazione clandestina in cui usava un soprannome. Questa, secondo lui, è la
ragione per cui è impossibile
svolgere delle indagini.
Si pregano i lettori di insistere per un’indagine seria ed imparziale sul caso di Charlot Jacquelin scrivendo, in francese o
italiano, a:
Son Excellence
Lieutenant Général
Henry Namphy
Président du Conseil national
du Gouvernement
Port-au-Prince - Haiti
HABIBURAHMAN HALAH
AFGHANISTAN
Insegnante di giornalismo all’Università, 50 anni. E’ stato
arrestato nel dicembre ’81 vicino
alla frontiera del Pakistan. Nell’82 sono stati arrestati altri insegnanti dell’Università, che avevano espresso critiche sul ruolo degli insegnanti sovietici e
sui nuovi arresti di studenti. Essi avevano avuto legami con una associazione universitaria che
promuoveva la libertà d’insegnamento. Halah nelT83 è stato processato a porte chiuse con l’accusa di attività rivoluzionaria,
di associazione illegale e di tentativo di espatrio clandestino. E’
stato condannato a 7 anni di
carcere. Durante la detenzione ha
subito maltrattamenti.
Chiedere, in inglese o italiano,
la sua immediata ed incondizionata scarcerazione a:
General Secretary Dr. Najib
Office of thè Central Committee
of thè People’s
Democratic Party of Afghanistan
Kabul - Democratic Republic of
Afghanistan
SMANGALISO MKHATSHWA
SUD AFRICA
Sacerdote cattolico, 45 anni.
E’ stato arrestato nella notte dell’il giugno del 1986 dalla polizia nei pressi di Pretoria e rinchiuso nel posto di polizia
della zona. Il 20 agosto è
stato portato via, aggredito dopo essere stato bendato, umilia
to e minacciato per 30 ore consecutive. Riportato alla stazione
di polizia, secondo le testimonianze, non riusciva quasi più
a camminare.
E’ stato allora rivolto un appello urgente alla Corte Suprema affinché si pronunciasse sulla legalità della sua detenzione.
La Corte di Pretoria ha respinto il ricorso sostenendo che egli
era stato imprigionato regolarmente in base alle leggi d’emergenza, per cui il Ministro della
Giustizia può autorizzare la detenzione a tempo indeterminato
e senza processo.
Chiedere il suo rilascio, in inglese o italiano, a:
Mr. P. W. Botha
State President of South Africa
Unions Buildings
Pretoria - Sud Africa
L’EFFICACIA DELLE LETTERE
« Ogni lettera che voi scrivete
brucia come il fuoco nelle mani dei governanti », ha detto un
giorno Adolfo Perez Esquivel,
pittore e scultore argentino.
Premio Nobel per la pace nel
1980. Egli parlava per esperienza personale, infatti nel 1977 era
stato imprigionato e torturato.
Durante la detenzione era stato
adottato da Amnesty e non rnolto dopo aveva ottenuto la liberazione.
A cura del
Gruppo ’’Val Pellice” di A. I.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reo
Tribunale di Pinerolo n. 17!>.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio Gardiol (direttore) , Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
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