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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Slg. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Seltimanale
della Chiesa Valdese
Anno 97 - Nnm. 4
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TORRE PELLICE - 23 Gennaio 1970
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SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
Più divisi che uniti ?
Uno dei paradossi maggiori della cristianità del nostro tempo è
senza dubbio il seguente: siamo
entrati, da oltre cinquant’ anni,
nell’« era ecumenica », viviamo nel
« secolo deH'ecumenismo », eppure
la Chiesa è forse più divisa oggi
di quanto non lo fosse prima del
1910 (anno che si usa indicare come data di nascita del movimento
ecumenico). Mai s’è parlato tanto
di unità della Chiesa e forse mai
la Chiesa è stata tanto divisa come
oggi. Mai s’è fatto tanto per l’unità cristiana e forse mai le chiese
han dovuto sperimentare così ripetute e dolorose fratture interne,
lacerazioni, dissensi e divisioni.
Tanto che è lecito porre la domanda: Oggi, come cristiani, ci stiamo unendo o ci stiamo dividendo? Una risposta sicura non è facile darla: l’odierna situazione
ecumenica è molto ingarbugliata.
Ci limiteremo perciò a poche osservazioni generali.
Constatiamo anzitutto che le divisioni esistenti da secoli tra le diverse confessioni cristiane (in particolare tra quella cattolica e quelle protestanti) permangono tuttora, almeno per quanto concerne
le questioni cruciali. Dopo vari
decenni di dialoghi, i grandi motivi di divisione tra cattolici e protestanti non sono venuti meno.
Quel che invece è venuto meno
— e non si può che rallegrarsene
profondamente — è l’immobilismo e la solitudine delle chiese.
Ci si incontra, ci si parla, ci si
spiega: di conseguenza, ci si conoosce meglio, ci si capisce meglio, ci si giudica meglio. Si condividono anche ansie e problemi, si
cerca insieme una maggiore autenticità cristiana. Tutto questo
non è l’unità, ma non è neppure
più la divisione di prima, completa e quasi compiaciuta. Come risultato del dialogo ecumenico fino
a oggi non si può dire che siamo
più uniti di prima, ma si può dire
che siamo meno divisi: se non altro per il progressivo disgelo psicologico in atto, per rinfittirsi dei
contatti e degli scambi a tutti i livelli, per la possibilità di convergenze dottrinali che si profilano
su alcuni temi particolari, e in generale per la situazione interconfessionale che, pur con tutte le sue
ombre, appare mossa, aperta,
sbloccata, non stagnante. C’è indubbiamente stato un progresso
nei rapporti tra diverse confessioni cristiane: se si tratti di un
progresso creativo, in grado cioè
di rianimare la fede (e non solo
l’interesse) delle chiese, è un’altra
questione che qui non intendiamo
trattare. Resta il fatto che la divisione tra di" erse confessioni oggi
esiste anc. o : , sostanzialmente è
altrettan! i . ale che un tempo
ma è nii . radicale e assoluta.
Soprattutio è discussa, vagliata e
verificata. Non possiamo dire se
e quando la divisione tra confessioni sarà risolta: non ci si deve
però illudere di poterla risolvere
attraverso il dialogo. Il dialogo
no- rrcerà l’unità della Chiesa.
UuiiiLa della Chiesa, se mai un
giorno ci sarà, come speriamo e
preghiamo, non verrà dal dialogo
tra le chiese ma dalla conversione
delle chiese. Il dialogo è solo una
tappa preliminare, non quella fon
damentale; è un momento introduttivo, non il momento decisivo.
Se si vuole l’unità della Chiesa
occorre andare oltre il dialogo.
Mentre le divisioni storiche tra
i cristiani permangono, ecco che
nuove e profonde divisioni all’in
terno di ogni singola confessione
si sono aggiunte o sovrapposte alle prime. È il fatto nuovo .— inquietante per certi versi, promettente per altri — verificatosi in
questi ultimi anni e mesi sia nel
cattolicesimo che nel protestantesimo. I nuovi motivi di divisione
nascono per lo più da un diverso
modo di intendere e vivere il rapporto tra fede e impegno politico,
e il rapporto tra Chiesa e società.
È ormai chiaro che oggi la solidarietà confessionale non è più
sufficiente ad alimentare e garantire né l’unità interna delle grandi
chiese storiche né l’unità interna
delle singole comunità cristiane.
Le divisioni sono probabilmente
più diffuse di quanto non appaia
in superficie. Oggi ciascuna confessione e ciascuna comunità ha
nel suo seno stesso i suoi « fratelli separati ». Alle divisioni storiche tra confessioni si è ora aggiunta la divisione nelle confessioni.
Ed è quest’ultima che è più sentita e più sofferta.
Infine, si è venuto manifestando nel nostro tempo, in maniera
del tutto inaspettata, un consenso
interconfessionale nell' area del
cosiddetto dissenso cristiano. Cattolici e protestanti si son trovati
praticamente uniti nel dissenso e
in un nuovo modo di intendere e
vivere la presenza cristiana nel
mondo. È questa una promessa
ecumenica? È l’indicazione di una
via da percorrere? Il « dissenso »
sarebbe Tembrione della Chiesa
ecumenica che aspettiamo? Non
sapremmo affermarlo categoricamente ma ancor meno potremmo
escluderlo.
Così, nell’ora di punta dell’ecunienismo, la Chiesa è di fatto più
che mai divisa. È divisa fuori e
dentro. L’unità della Chiesa è
dunque sempre più lontana, così
da apparire una meta irraggiungibile? Non lo crediamo. Pensiamo
che le divisioni storiche tra le confessioni e parte almeno delle divisioni attuali nelle confessioni non
siano degli attentati contro l’unità
della Chiesa ma delle proteste contro unità della Chiesa evangelicamente inconsistenti. Non sono dei
« no » all’unità della Chiesa, ma
del « no » all’un ità della Chiesa insufficiente o non autentica. L’unità della Chiesa non si farà se non
scartando le false unità. La ricerca, la speranza,-la preghiera, l’attesa della ChU-'sa una continua,
non malgrado ic divisioni ma attraverso esse, quindi nella sofferenza e nella co ntraddizione. Continua pure la speranza e la preghiera di una Chiesa visibilmente
una, anche se sappiamo che l’unità della Chiesa n^n è e non sarà
mai visibile. '
Paolo Ricca
deH'iM afrisano...
scrive uno studioso biafraoo
Per il Biafra e la Nigeria sono stati e sono i giorni della grande ipocrisia; si
leggano gli stralci della dichiarazione di un gruppo di personalità francesi, riportati a pag. 8 negli Echi della settimana; possiamo solo aggiungere che le
Chiese sono ben lungi dall’essere state e dall’essere esenti da questa ipocrisia.
Non sappiamo se il Biafra è morto; speriamo non definitivamente. Comunque,
ascoltiamo ancora le sue voci: per questo riprendiamo oggi da “Réforme” (10
gennaio 1970) un articolo scritto poco prima del collasso e della resa da uno
studioso hiafrano, R. I. Asuoha, autore di “Perché il Biafra?” (Pourquoi le Biafra?, Editions du Sapin d’Or), dottore in scienze economiche dell’Università di
Nancy, dottore in sociologia dell’Accademia di Sheffield e docente di economia
politica. A coloro che sostengono che la “secessione" biafrana era espressione
diretta di un neocolonialismo tendente a balcanizzare l’Africa, l’Asuoha oppone che anche il Biafra è vittima del neocolonialismo.
Sono noti alcuni degli episodi della
tragedia del Biafra. Ma pare che il suo
aspetto più importante sfugga a molti: e cioè che il problema biafrano è
un ’test’ fra molti altri di ciò che si
usa chiamare con orgoglio 'la civiltà
moderna’. Si può tradurre questa constatazione in termini ancor più chiari: la tragedia biafrana è una condanna per i cosidetti uomini ’civili'.
1. I Biafrani meritano, più dei cittadini di altre nazioni ai quali fu accordato il diritto alTindipendenza, gli
epiteti di cui li si gratifica; ’secessionisti’, ’ribelli’ o ’rivoluzionari’?
È indispensabile esaminare le vere
circostanze del dramma. La disgraziata Federazione nigeriana non era altro che una penosa raccolta di popoli
eterogenei. Di razza e di origini diverse, non hanno alcuna esperienza di vita comune; hanno vissuto e vivono ancora fianco a fianco come nemici ereditari, come i servitori di Baal e quelli di Jahve.
Nel nord si trovano i musulmani di
origine peul o cabila, nomadi in migrazione perpetua, pastori, guerrieri e
conquistatori. A est — il Biafra attuale — incontriamo un popolo in gran
parte di razza negra, essenzialmente
contadino, che vive di attività agricole
e di artigianato locale. A questi primi
iiimiiNiiiiiiiiiiiniii
itiiiiiiimiiiiiiiuiiiiiiiii
1870 1970; CENTO AMI PER «L’AMICO DEI FAmULLÌ*
Alla scuola di Dio e della sua parola
nel mondo vivo di oggi
A un secolo di distanza, «L’Amico» è ancora sentito e usato come un foglio di evangelizzazione per i ragazzi, quale si è prefìsso di essere fin dalla sua fondazione, seguendo di
paci passo la linea non tutta ascendente dell’evangelizzazione in Italia ? - Una domanda alle chiese: perchè siamo attualmente lontani dalla tiratura del 1872: 7000;^ copie?
Celebrare i cento anni di una piccola cosa come il giornaletto dei più
piccoli fra noi farà forse sorridere
molti. Altri — con un po’ di spavento —- si metteranno rapidamente a contare quanti anni sono passati dal tempo in cui erano loro a
leggere quel foglio della Scuola Domenicale... E può darsi che tomi alla mente di qualcuno il fervore infantile dei primi anni della fede, la
ricerca di allora, avida di spiegazioni, di notizie, di problemi sminuzzati alla sua dimensione. Se celebrare un centenario può essere interessante per rivedere il pezzo di
tempo che riguarda ognuno di noi,
in questo caso ci porta anche a riflettere sugli ultimi cento anni della
evangelizzazione in Italia, nella quale questo giornale si è subito inserito, seguendone di pari passo la linea. Questa riflessione vorremmo
fare in un numero speciale, nel maggio di quest’anno.
* * 4:
Racconta Emilio Comba, nella
sua Storia de’ Valdesi del 1893', che
al Sinodo del 1855 — particolarmentte importante perché vi furono discussi la Costituzione, la Confessione
di fede, la fondazione della Scuola di
Teologia, il nome da dare alla chiesa che si espandeva in Italia —, dopo
' Emilio Comba - Storia de’ Valdesi - Torino 1893, p. 412.
lungo dibattito dei pastori fra cui i
più noti il Moderatore Revel, G. P.
Melile, G. P. Lantaret, P. Geymonat, G. Appia, E. Comba e gli evangelisti L. Desanctis, B. Mazzarella,
ecc., venne votata una dichiarazione sull’indirizzo che avrebbe avuto
la missione in Italia, cioè quello di
’’annunciare l’Evangelo (•••) con
l’unico scopo di condurre le anime
di Berta Subilia
alla conoscenza di Gesù Cristo ed alla sua obbedienza (...)”. Con questo indirizzo scesero in Italia i primi pastori e raggiunsero Torino, la
Liguria, la Toscana e l’Elba, la
Lombardia e la Venezia e poi Na])oli e la Sicilia. Scesero con il
loro messaggio secolare servendosi dei mezzi a loro disposizione : i
templi per la predicazione, le scuole, il colportaggio della Scrittura, la
stampa.
Appena concessa ai Valdesi la libertà di stampa nel 1848, aveva stibito preso vita il settimanale « L’Echo des Vallées », seguito da una
fioritura di pubblicazioni, dai libri
di teologia e di edificazione agli opuscoli di divulgazione, stampati dalla
Tipografia Claudiana che ebbe origine molto presto, in seguito a un
dono di amici e che cominciò a lavorare a Firenze nel palazzo Salviati dal 1861.
A questo punto si inserisce nella
storia della nostra evangelizzazione
« L’Amico dei fanciulli ». Esso nacque appunto a Firenze nel maggio
del 1870. Era una primavera per
l’Italia, un tempo di lieto e sereno
ottimismo, di euforia, di speranza
sia per i bersaglieri che aprivano la
breccia di Porta Pia, sia per gli ardenti evangelizzatori che da quella
breccia contavano entrare — un poco trionfalisticamente, forse! — per
dialogare nella penisola. Il giornaletto per i bambini nacque proprio
come foglio di evangelizzazione : sene tirarono 2000 copie nel ’70, 3000
nel ’71 e ben 7000 nel ’72. Evidentemente erano in gran parte le comunità o il Comitato di evangelizzazione a pagare l’abbonamento di 1
franco per l’Italia (spese postali in
più per l’estero), con sconto fino al
25% secondo il numero di copie richiesto.
Il primo direttore del giornale fu
Augusto Melile cui seguirono Bartolomeo Pons, Odoardo .lalla, Selma
Longo e l’attuale direttrice. Al suo
apparire il giornale fu appoggiato
da personalità come l’On. Dep. Mazzarella, il conte Tasca di Bergamo,
G. P. Melile pastore di Torino, Paolo Geymonat di Firenze, Matteo
Prochet di Genova, Emilio Comba
di Venezia ecc., che promisero appoggio e collaborazione.
occupanti vennero a unirsi immigranti brasiliani e nordamericani, discendenti di antichi schiavi. Ma fra questi
due popoli vi erano altre differenze,
anche più gravi. Le tre regioni principali che componevano la defunta Federazione hanno vissuto sotto regimi
coloniali diversi: il Nord sotto un regime di ’protettorato'; il Sud-Est. compreso il territorio costiero di Lagos,
era una ’colonia’; il Sud-Est, compreso
il Camerún inglese, era un 'territorio
sotto mandato’. Un’esperienza coloniale comune avrebbe forse favorito l’unità politica di queste regioni. Ma si
faticherà assai, oggi, a convincerci che
i popoli di queste tre regioni possano
vivere facilmente in una federazione
democratica alla quale nulla li aveva
preparati.
Politicamente, il Nord vive sotto il
regime dell’emirato, di tipo feudale.
A Ovest vige un regime di semi-emirato e semi-democrazia tipo ’far-west’,
con interferenze religiose. Infine a Est
si ha un regime di governo gerontocratico o patriarcale, nel quale gli anziani e gli adolescenti iniziati organizzano e dirigono, sotto un Consiglio degli
Anziani, le attività comuni del popolo;
i capi-villaggio assumono a turno la
presidenza di questo Consiglio. Possono essere deposti se agiscono contro
(continua a pag. 8)
ii'iimtiiimiiiimiiimiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiii
iimiimiiiiiiiiiiiiim.mi
iiiiiiiiiliimiiiiiiiiiiiiiiiU,Vmiiiiimiimii
Nella prima pagina del primo numero si legge il suo programma:
a II vostro Amico vi parlerà sempre
di cose buone (...). Noi vogliamo insegnarvi ad esser buoni o, a dir meglio, a doventar buoni. Questo è l’insegnamento più utile che si possa
dare. Ora, per doventar buoni, noi
tutti, i grandi ed i piccini, dobbiamo andare alla scuola di Colui che
.solo è buono, cioè di Dio e della
sua Parola (...) ».
Disgraziatamente dell’800 ri sono
state conservate solo 4 annate, il ’70,
il ’71, il ’72 e il ’78 (gentilmente regalato da Annalisa Coucourde). Osserviamo che in quelle annate il programma, che in altre parole è l’indirizzo del Sinodo 1855, viene rigorosamente mantenuto. Ogni articolo,
sotto forma di episodio, di racconto,
di poesia, di notizia, spiega l’Evangelo e richiama il bambino a una
sobria e seria vita morale.
^ Hi *
Molte cose sono cambiate in cento anni: è cambiata prima di tutto
la società e i nostri piccoli crescono
in un’atmosfera secolarizzata. Alla
preghiera serale delle famiglie d
un secolo fa, è sostituito lo spetta
colo televisivo senza il quale il bim
bo non concepisce di prender sonno
AI culto cui partecipava tutta la fa
miglia oltre che gli amici e i vicini,
(continua a pag. 8 )
2
pag 2
N. 4 — 23 gennaio 1970
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
IERI E OGGI, ALLE VALLI
Nolerelle intorno al XVII Febbraio Dairistruzione catechetica
Il - Sei anni dopo
Sono trascorsi appena sei anni da
quando il Sinodo della Chiesa Valdese
ha ufficialmente fissato al 17 febbraio
la « fête de l'Emancipation », quando
il Sinodo (Atto n. 57 del 1854) revoca
la precedente delibera. La « festa dell'Emancipazione (...) sarà celebrata
nello stesso giorno della festa dello
Statuto ».
Alcuni anni più tardi (Sinodo 1861)
viene votato il seguente Atto (n. 34) di
cui diamo il testo tradotto; « Il Sinodo invita i membri di Chiesa, e in modo particolare i pastori ed i Concistori
ad associarsi, con un particolare servizio religioso di rendimento di grazie,
alla festa nazionale, fissata con legge
del Parlamento, alla prima domenica
di giugno di ogni anno ».
Cos’è accaduto di così grave, o di
così nuovo da legittimare una decisione così radicale da parte del Sinodo?
Si tratta di fatti nuovi, oppure di
una chiarificazione dovuta ad un ripensamento teologico?
Non è facile dare un giudizio preciso in merito, perché le fonti sono scarse proprio in questo periodo. La pubblicazione dei giornali nostri è irregolare e la documentazione ufficiale scarsa. Possiamo solo farci un'idea approssimativa dei fatti, attraverso la polemica che più tardi ha opposto fautori
ed avversari della « festa » del 17 febbraio, fautori ed avversari della sua
fusione con la « festa » dello Statuto.
Anche i resoconti della celebrazione,
che sopravvisse al deliberato sinodale,
ci permettono di cogliere una evoluzione che può spiegare la decisione radicale.
RADICALE, MA REGOLARE?
In un suo intervento polemico in favore della celebrazione del 17 febbraio,
il pastore Lantaret nel 1870 mette in
dubbio la legittimità della decisione sinodale abrogativa o sostitutiva che dir
si voglia. Egli parla di manovre sinodali, di un vero e proprio pronunciamento che ha colto di sorpresa la maggioranza che non è stata capace di reagire. Rivendica, proprio lui, il « duro »,
i diritti di una « piccola confederazione di Chiese » di fronte alla « Chiesa »,
salvi naturalmente « la purezza della
dottrina » ed i principi « constitutifs »
della Chiesa. Poiché questi due punti
non sono messi in discussione dalla
« festa » del 17, il Lantaret ne ritiene
legittima la sopravvivenza, piaccia o
non piaccia al Sinodo che nulla ha più
detto su quell'argomento.
ALLA RICERCA
DI UN SIGNIFICATO
Siamo quindi ricondotti sempre al
problema già segnalato nel precedente articolo: qual'è il significato del 17
febbraio?
Siamo giunti al 1870, e certe posizioni si sono precisate. Perciò nella rinnovata polemica si aggiunge e si distingue: per la Chiesa.
J.-P. P. affronta il problema sul piano della vita delle parrocchie, cercando di fare un bilancio dei risultati dell'Emancipazione, 22 anni dopo (Echo
des Vallées - 1870 n. 8). Sono essi tali
da giustificare la sopravvivenza della
«festa»? Il parere dell'articolista è
piuttosto negativo. Anche se « la Chiesa ufficiale ha un vasto campo di lavoro dalle Alpi all'Etna » che ne è della
vita comunitaria? Si assiste ad un deterioramento nella testimonianza cristiana da parte dei Valdesi in tutti i
campi; i membri di Chiesa tendono
sempre di più a scaricarsi di questa
loro specifica responsabilità.
Si pensi per esempio al « servizio
militare »: sono oltre 200 i giovani vaidesi che « le contingent militaire » trattiene « d'une manière permanente »
lontano dal focolare domestico. Esperienza negativa, perché il loro maggior
vanto è di non cs.ser stati riconosciuti
come valdesi!
Lo stesso fenomeno per le numerose ragazze che vanno « in servizio, en
qualité de bonnes ou domestiques ».
Per quanto poi si riferisce alla testimonianza in loco, cosa possono pensare i Cattolici che osservano? Meglio
tacere!
Ed allora che significato ha per la
Chiesa la celebrazione perdurante del
17 febbraio? Avremo forse ancora l'occasione di parlare della evoluzione
esteriore di questa « festa ». Notiamo
solo che essa si è arricchita nel corso
di un ventennio di molteplici elementi, ma sembra aver perso la sua carica iniziale.
Nel n. 9 (1870) la direzione dell’Ec/m
des Vallées prende una posizione molto dura nei confronti della « festa ». Il
quadro che ne viene tracciato è pittoresco e negativo; vale la pena di riferirlo (anche se risultato di una evoluzione che dovremo esaminare più oltre).
Il 17 è diventata «una solennità puramente scolastica, esclusivamente riservata all’infanzia ed alla gioventù;
consiste in una sorta di processione
(dei ragazzi) al tempio, con accompagnamento di canti più o meno armoniosi, con un discorso (...) al quale i
ragazzi, intenti alle loro piccole bandiere prestano scarsa attenzione; e finalmente una frugale collation che hanno pagato prima... Una festa » che interessa solo niù una piccola parte del1.1 popolazione, « che è diventata un
pretesto per far vacanza nelle scuole.
che allenta i legami della disciplina e
produce sia pure solo per un momento disgusto per il lavoro »; una « festa » « che porta in sé i germi della
sua decadenza ».
Parole dure, che risentono l'influenza della tensione che sta sorgendo nelle Valli Valdesi tra la Chiesa dei Santi
e il popolo dei « profani ».
La Chiesa è incerta ufficialmente; il
suo giornale ha optato decisamente
per la fedeltà al Signore della Chiesa,
ma si pone ancora una volta sul piano ¿el cigori^mo morale. Il suo appello alla testimonianza è spesso una testimonianza morale: la denunzia del
ballo fa la sua prima e decisa apparizione in questo periodo e non si esita
a chiamare in aiuto il... braccio secolare, pardon, le competenti autorità.
Però L’Echo des Vallées si rende
conto che la Chiesa non può vivere in
un ghetto di spiritualità pura, e difende i deliberati sinodali del 1854 e
1861: un «service spécial de grâces»
in occasione della festa dello Statuto
che supera l'Emancipazione: ringraziare Dio e pregare per le Autorità.
Dopo tutto, ne possono aver bisogno.
LE « GIUBBE ROSSE »
A POMARETTO
Che si viva in un clima di tensione
crescente lo dimostra l'atteggiamento
della nostra stampa e della Chiesa. Si
discute del Battesimo: battezzare i
bambini o gli adulti? Si ricomincia a
parlare di Risveglio. Si hanno le prime timide, poi sempre più numerose
e frequentate Riunioni di Risveglio in
molte parrocchie per giungere alla piena fioritura nel 1894. La santificazione
della domenica viene rivendicata e, nel
1894, una Unione Cristiana dei Giovani rinunzia ad inaugurare una mostra
di artigianato locale, la domenica, per
non violare il riposo domenicale!
Finché si giunge allo scandalo di Pomaretto nel 1894! Anche se anticipiamo un poco sugli sviluppi della celebrazione del 17 febbraio, ci dobbiamo
brevemente soffermare, per' renderci
conto di un clima che non si può dimenticare, se si vuol pronunziare un
giudizio equilibrato.
Il 1° aprile 1894 — riferisce « Le Témoin » — le « giubbe rosse » (il testo dice: Les gilets rouges) dopo alcune adunanze nel vicinato, passarono all'assalto per conquistare Pomaretto. Era
il giorno della « confermazione dei catecumeni » (un altro argomento di vivaci discussioni in tutto quel periodo).
L'assemblea vide con suo gran stupore un corteo contestatore; il pastore « sans robe ni rabat »; poi delle voci femminili furono udite. Ma il peggio doveva ancora venire. Dopo una
parafrasi della lettura biblica, il pastore avendo dato libertà di parola, « ces
dames » si affrettarono ad approfittarne! Queste signore parlarono, anche se
un membro di Chiesa si era alzato a
ricordare « che è una cosa indecorosa
per una donna parlare in assemblea ».
La citazione di I Corinzi 14; 34-35 non
avendo ottenuto alcun risultato, la
confusione aumentò. « Qualcuno piangeva, qualcuno rideva, qualcuno protestava ed usciva dal tempio dove non
trovava più edificazione... ».
Ma ritorniamo al nostro argomento.
Come veniva celebrato, e... quando
il 17 febbraio?
airimpegno ecclesiastico
(continua)
Gino Costabel
Ringraziando il prof. Costabel per la
cortese e fraterna attenzione con cui
segue le nostre note su documenti del
secolo scorso, proseguo, in questa nota,
l'esame della Relazione sinodale da cui
ho già tratto il materiale precedente.
Siamo ancora in tema di catecumeni e
troviamo confermato pienamente quanto il prof. Costabel segnalava sul giornale di allora, « L'Echo des Vallées ».
Ecco quanto dice una- relazione della
vai Pellice:
« Le nombre des catéchumènes a
été, pendant l’année dernière, de 70,
dont 22 ont demandé à subir l’examen
devant le Consistoire. Cet examen n'a
pas été pour tous ce que nous aurions
désiré, et surtout tous ne nous ont pas
paru animés du sérieux voulu. Nous
avons essayé de faire des représentations, à cet égard, aux parents et aux
enfants, mais en vain; la force de l’habitude l’a emporté. Nous avons été
amenés par ce fait, qui se répète du
reste chaque année, à nous demander
si, en suivant une marche un peu différente, nous n’atteindrions pas mieux
le but que nous nous proposons, qui
est d'admettre comme membres de
l’Eglise des jeunes gens qui soient, non
seulement bien instruits dans la vérité
mais pénétrés de l’importance de l’acte
qu’ils vont accomplir, et sincèrement
décidés à se consacrer au Seigneur.
« Il .s’agirait de faire subir, une fois
l’istruction terminée, un examen aux
jeunes gens qui le demanderaient, et
de leur délivrer, s’il y a lieu, un certificat constatant qu’ils sont suffisam
Facciamo conoscenza con il nnovo Innario
Siamo alla conclusione del nostro
lavoro di illustrazione circa i criteri
coi quali è stato allestito il Nuovo Innario e circa il modo di adoperarlo
utilmente. In questa puntata troverete ancora alcune osservazioni sparse;
nella prossima ed ultima, risponderemo alla domanda; Che cos'è per noi
l'innario? ed ascolteremo le « voci » di
alcuni innari stranieri attraverso la
traduzione di alcuni squarci delle loro
prefazioni.
DOSSOLOGIE
Molto frequenti ed insistenti furono,'
negli anni del lavoro per l'innario, le
richieste da ogni parte perché si arricchisse l'innario di RISPOSTE, DOSSOLOGIE, TE DEUM, in una parola di
inni brevi, con una sola strofe, coi quali la comunità potesse rispondere ai
versetti biblici o alle preghiere pronunciate dal predicatore. Non c’è chi
non veda l’importanza di tali inni: più
che mai si è sentito il bisogno, nelle
nostre comunità, di associare il popolo
alla predicazione, e, per quanto possibile, in forma collettiva, che facesse
sentire anche materialmente, nell’elevazione comune di una preghiera non
soltanto pensata o ascoltata, ma
espressa in modo udibile, quella fraternità che spesso è di sole parole. Il
nuovo innario è perciò ricco di tali inni; essi sono divisi in due gruppi: dal
174 al 179: frasi generiche e per l'annunzio di perdono; dal 183 al 200: inni
per la chiusura del culto, dossologie.
Amen. In realtà, tuttavia, gli inni dei
due gruppi indicati sono intercambiabili, per lo più, salvo ove si faccia precisa menzione del perdono. È interessante notare alcune cose: l’Amen musicato (assente nella vecchia raccolta)
è presentato, al N. 193, in quattro diverse tonalità, ad uso degli organisti di
chiesa meno esperti; essi potranno
scegliere la tonalità meno faticosa per
la loro assemblea, o che meglio « lega » con la tonalità dell’ultimo inno
cantato. - Alcuni « Gloria » e simili sono tratti dal vecchio innario (N. 174,
176, 178, 183, 184, 185, 199), altri dalla
liturgia sinodale valdese (175, 177), altri sono il miglioramento o il restauro
di una melodia mk presente nel vecchio innario ma ¿n forma arbitrariamente guastata (rt5'6=ex 23), altri infine sono melodie ripetute da altri inni
sia del vecchio‘che del nuovo innario
(p. es. il 187=256, 190=229, 192 = 96 ed
altri due inni; 194, rifacimento della
5“ str. dell’inno attuale 132, Allo Spirito onde viene; 196=212). Infine, notiamo una dossologia natalizia, il 200,
che ripete l’inno di gloria e di pace innalzato dagli angeli alla nascita di Cristo: melodia = 158.
PERCHE’ IL TESTO
FRA LE RIGHE MUSICALI?
Diverse persone si saran poste questa domanda. In realtà a chi non canta le «parti» del l’accompagnamento
non interessa che su ogni nota dell’inno possa leggersi la corrispondente
sillaba di almeno tre strofe. A chi canta in coro, a chi suona l’organo, a chi
dirige il canto, ciò è assai utile. Si è
tuttavia curato che i distacchi delle
sillabe non fossero né troppo frequenti né eccessivamente larghi. Ciò è stato agevolato dalla scelta di un corpo
tipografico più tondo e più grosso di
quello usato per il fascicolo di saggio.
In molte righe la lettura è scorrevole
quasi come se non ci fossero addirittura trattini fra le sillabe. Molti trat
Attività della “Pro Valli,,
La Pro Valli ha fallo, testé, il consuntivo
della allività svolta nello scorso esercizio, in
cui ha realizzato, con diversi provvedimenti,
i compiti che le sono allidati e che in parte
vennero già illustrati dal Segretario nella relazione pre.sentata alla Conferenza distrettuale
di San Secondo, il 5 Giugno 1969.
In particolare è stato completato, in autunno. il rimboschimrnto della « Gianavella »,
ove sono state messe a dimora altre 500 jtianticelle di resinose, ottenute e fatte trasportare
gratuitamente dal Doti. Alberto llaridon, il
quale eontinua il suo interessamento costante,
con specifica competenza al riguardo; a lui
la nostra viva rieonoseenza.
Sulla via del « Colletto Rahlti ». recentemente ricostruita ed asfaltata, da parte dell apposito Consorzio (a etti ha aderito la Tavola
Valde.se) .sono state falle collocare altre paline
indicatrici delLaccesso alla suddetta storica
località.
All'apposito Comitato della « Gianavella »
è stalo fatto un anticipo per il pagamento di
vecchie fatture insolute: sono stale inoltre
erogale L. 100 mila per il Collegio Valdese.
L. 400 mila per LOspedale di Pomaretto.
L. 40 mila per l’Ospedale di Torre Pellice.
ecc. Per Vinsegnamento della lingua francese
è stata erogata l'intera sovvenzione del Centro
culturale francese di 100 mila a favore degli
insegnanti del pinerolese. ]>rivi in tutto, o in
parte, di compensi <la parte dei Comuni, per
tale titolo, augurandosi che nel 1971 la detta
.sovvenzione, ora sospesa, possa essere ripristi
nata. anche in modo che si possa aumentare
il fondo per acquisto di libri di testo, inizialo
io un Comune della Val Pellice.
Occupandosi della difesa della proprietà
valdese, la Pro Valli segnala che a Torre Pelliee — in periferia, a valle dei Coppieri — e
sulla collina di S. Giovanni sono in vendita
ris|)etlivaniente un fondo rustico e 2500 nnj.
di area fabbricabile, su cui, a chi interessa,
potranno darsi maggiori schiarimenti da part- della Segreteria, che .sarà in grado di mettere gli eventuali ac(|uirenli in relazione eoi
venditori.
La Pro Valli continua a fare affidamento
.sulla fattiva collaborazione dei Sigg. Pastori
c dei Concistori delle comunità delle Valli,
per poter realizzare, con l'aiuto del Signore,
u:i nuovo programma di assistenza per il corrente anno.
La Pro Valli
ERRA TA - CORRIGE
A parziale correzione di quanto pubblicato nel n. scorso, il past. Alfredo Scorsoiielli
comunica che, se l'indirizzo della Chiesa Valdese di Sampierdarena è mutalo, resta invece
immutato il suo domicilio: Via Amirea del
Sarto 12/14. 16153 Genova-Sestri.
tini sono stati inoltre evitati, dovendosi stringere la composizione del testo
come della musica, per poter evitare
di girare la pagina nel corso di un inno, cosa che effettivamente non si verifica mai (come già non si verificava
nel vecchio innario),
LE MUSICHE DEI GIOVANI
Ci è stato chiesto da qualcuno perché non sia stata inserita qualche musica di stile moderno leggero, con testo religioso o comunque confacente
alla testimonianza evangelica, oppure
anche qualche canto spirituale negro.
La risposta è ben lontana dalTesprimere una netta e globale ripulsa a
queste musiche. Il fatto è che esse, per
poter rendere appieno il sentimento
che è alla base della loro ispirazione,
debbono poter essere anche eseguite
in modo coerente con quel sentimento; non si può proporre l'esecuzione di
musiche pensate (oltre che scritte) anzi vorrei dire vissute, in un dato stile,
in una certa forma mentis, a persone
che non hanno né quella forma mentis, né han pratica di quello stile. In
una parola è impensabile un canto
(che sia insieme convinto, sincero, ed
anche espressivo) di una di quelle melodie, da parte di una nostra comunità, quali esse sono oggi. Inoltre un
innario non è un saggio di ricerca e
non propone soluzioni nuove che non
siano ancora riconosciute come valido
mezzo di testimonianza della fede, da
parte di tutta la chiesa, di cui l’innario ha da essere la voce. Quella funzione di ricerca e di suggerimento può,
per il momento, essere svolta con profitto da raccolte tipo « Vieni e canta
con noi ».
UN ULTIMO CONSIGLIO PRATICO
Riassumendo le indicazioni date magari un po' alla rinfusa nel corso di
questi articoletti piuttosto improvvisati, ripeto come si può trovare un inno del quale si conosca soltanto: a) il
numero: è la cosa più semplice cd ovvia; b) le prime parole: si cerca nell’indice alfabetico, ricordando che esistono alcuni inni vecchi col primo verso modificato; c) l’autore della musica
(o del testo): si cerca tale nome nell’indice relativo, e accanto ad esso si
troverà l’elenco degli inni composti da
quell’autore; d) l'argomento: si cerca
o nell’indice numerico, in cui gli argomenti sono ben elencati ed evidenziati con caratteri tipografici diversi; oppure nell’indice analitico (alfabetico)
per argomenti, posto in fondo al volume; e) infine, se si ricorda soltanto la
melodia: cercarla ncH’indice metrico,
dopo aver contato di quante sillabe
presumibilmente si compongono i primi 4 o 5 versi. Vi paiono troppi questi
indici? E allora, ecco: negli innari anglosassoni ne trovereste ancora uno:
quello dei TUNES, cioè dei nomi tradizionali che vengono assegnati per
abitudine ormai secolare, credo, a tutte le melodie, senza eccezione; tale indice deve essere utile, tra l’altro, per
ritrovare rapidamente la medesima
melodia in innari di lingua inglese, ma
di diversa epoca, nazione, denominazione, edizione, e cioè aventi struttura
e numerazione diversissime l’uno dall’altro.
(continua) F. Corsani
ment instruits dans la doctrine chrétienne. Puis, lorsqu’ils en sentiraient le
besoin, ils demanderaient à être reçus
membres de l’Eglise et admis comme
communiants » (*).
Il problema è facilmente risolto, corne si vede: dividere l’istruzione religiosa dalla professione di fede, questo
è molto « risveglio ». Sei membro di
una? popolazione varidese, tradizionalmente cristiana? Imparerai il catechismo, i principi della fede cristiana.
Vuoi entrare a far parte della comunità dei credenti? Dovrai dimostrare di
essere convertito. Tutti i valdesi, il
« popolo valdese », come si dice ancora
oggi, siano istruiti; a far parte della
Chiesa valdese saranno i fedeli, quelli
che lo desiderano, che lo chiedono, che
amano e servono il Signore.
Giustamente nota il prof. Costabel,
si trattava di un problema ecclesiologico, si trattava cioè di sapere che Chiesa valdese si voleva avere in quegli
anni, ed ha anche ragione di dire che
non si voleva una rivoluzione ma una
lenta trasformazione. È però successo
che quella trasformazione non si è
fatta e dove si è tentata è rimasta
incompresa. Vi sono state comunità
in cui questo sistema è stato applicato,
in cui catecumeni non hanno fatto la
confermazione o sono stati rimandali;
50 anni dopo, o meno ancora, i pastori
li riammettevano con una specie di
indulgenza generale nel popolo-Chiesa.
Ci ritroviamo oggi, esattamente a
100 anni di distanza, a presentare gli
stessi quesiti e le stesse soluzioni. (La
commissione sinodale sull’argomento
riprende infatti quelle tesi) e ci troviamo davanti allo stesso problema:
fare una riforma progressiva che sia
compresa dalla Chiesa, e accettata. Sospenderemo le confermazioni nel 1973
come chiedeva « L’Echo des Vallées »
del 1873 oppure fra altri 100 anni, nel
2073 un altro pastore farà noterelle
simili alle nostre sulle riforme della
Chiesa valdese del XX secolo?
Giorgio Toorn
* « Il numero dei catecumeni e stato durante lo scorso anno, di 70. 22 dei quali hanno
chiesto di subire Pesame daimnti al Concistoro.
Questo esame non è stato per tutti quello che
avremmo desiderato, e soprattutto non tutti ci
sono parsi animati dalla debita serietà. Abbiamo cercato di fare, a questo proposito, delle
rimostranze ai genitori e ai ragazzi, ma invano:
la forza deU'abitudine ha vinto. Questo futlo,
che si ripete del resto ogni anno, ci ha condotti a domandarci se, seguendo una via un
po’ diversa, non raggiungeremmo meglio lo
scopo che ci prefiggiamo, cioè ammettere come membri della Chiesa giovani che siano
non solo bene istruiti nella verità, ma ben coscienti dell'importanza dell'atto che si dispongono a compiere e sinceramente decisi a consacrarsi al Signore.
« Si tratterebbe, una volta terminata Pistruzione. di fare subito un esame ai giovani che
lo chiedessero, e. se è il caso, rilasciare loro un
certificato attestante che sono sufficientemenle
istruiti nella dottrina cristiana. Poi. quando ne
sentissero il bisogno, chiederebbero di essere
accolti come membri della Chiesa e ammessi
come membri comunicanti ».
CENTRO EVANG. P. ANDREETTI
S. FEDELE INTELVI
Convegno teologico
E" previsto anche per il febbraio 1970 nella
sua quarta edizione. Avrà luogo da domenica
22 febbraio, ore 19.30 a martedì 24, chiudendo.si col pranzo di mezzogiorno.
L’argomento molto impegnativo fi.ssato già
l’anno scorso c il seguente :
Dio e la storia
Es.so verrà suddiviso secondo il seguente
schema :
a) Dio e la Storia - nel pensiero biblico :
Prof. .1. .\. Socgin;
Dio e la Storia - nel pensiero della liiforma. in particolare in Martin Lutero: Prof.
Vai.po Vinav:
Dio e la Storia - nella teologia contemporanea: Dr. Renzo Rehtai.ot.
h) Dio e la Storia - nel pensiero filosofico:
Prof. Geo Gastaldi.
et Confronto e messa a punto (con ampio dibattito) sul come si po.ssnno fronteggiare
le due posizioni: introdotto dal Past. Gioilcio BoiiciiAni).
L’argomento, di vivo interesse, si presenta
quest'anno iiartieolarmcule ricco di iloeenti
ben conosciuti, per la cui presenza siamo
grati.
Dato il numero limitalo di posti letto al
Centro, si jirega prenotarsi al più pre.slo. Mancando i jio.sti disponibili potremo si.stemare
altri convenuti in albergo.
Prezzo del Convegno : tutto compreso, suddivisione delle spese vive per un totale di una
cifra compresa fra le L. 3.000 e L. 4.000 jier
persona, per ehi viene alloggiato nel Centro.
Prenotarsi pre.sso il Past. S. Rrianle - Via T.
Grossi. 17 - 22100 Como - Tel. (031) 273.440.
PERSONALIA
In casa Tozz.i, a S. Mauro Torinese,
è giunta felicemente la piccola Lucia
Luisa. I più fraterni rallegramenti e auguri.
3
23 gennaio 1970 —■ N. 4
pag.
IL PASTORE ELIO EYNARD
Un ministero di ampio respiro
votato con passione airevangelìzzazione
È scomparso, nella Chiesa Valdese, nn Pastore che, per la sua attiva l'uiiecipazione alla vita della
(iivii -a tutta, ai suoi sinodi e<l ai
suoi problemi di carattere generale,
lascerà riiii])ianto anche nelle Comunità che non lo hanno conosciuto nell’espletamento diretto del suo
ministerio pastorale.
Elio Eyiiard era infatti uno di
quei (»astori i cui doni permettono
di esercitare un’influenza al di la
dei limiti, già pur spesso abbastanza vasti, di una Chiesa locale.
Consacrato pastore, all’eta di 25
anni, nel Sinodo Valdese del 1929
fu inviato, ]>er missioni ¡»iuttosto
brevi, in varie Chiese, tanto nelle
Valli Valdesi come nelle regioni più
meridionali d’Italia, il che gli permise di acquistare, fin da giovane,
una conoscenza panoramica della varietà di opere ed attività che la Chiesa Valdese, pur nella sua piccolezza
numerica, coni(>ie in regioni ed ambienti così diversificati. Un ministerio un po’ più lungo fu quello di
Palermo, primo esperimento di una
attività evangelistiiia in un centro
cittadino di rilievo, seguito poi da
un quattordicennio di pastorato a
Torino che costituì il periodo di
maggiore ¡tienezza del suo lavoro.
È a Torino che il Pastore Eynard
doveva, infatti, non soltanto sfruttare i talenti che il Signore gli aveva
concessi, ma anche trarre vantaggio
dalle esperienze acquisite nei vari
cam()i di attività della Chiesa Valdese, proprio per il fatto che questa comunità è formata, per una buona metà almeno, da fratelli in fetle
inurbati, per ovvie ragioni di lavoro, sia dalle vicine Valli Valdesi che
dalle terre del meridione. Per di
(jiù, fu a Torino che il Pastore Eynard dovette affrontare gli anni della guerra, ossia quel periodo nel
quale furono, non di rado, richieste
ai pastori, oltre che particolari doti
di saggezza e di coraggio, anche una
dedizione piìi rischiosa alle loro Comunità, le quali, anche nella dispersione degli sfollamenti, avevano
bisogno di poter riconoscere nei loro
(»astori uomini capaci di rimanere al
loro (»osto a costo di qualunque sacrificio. Purtroppo, pochi anni dopo
la fine della guerra, e proprio nel
»»»omento nel quale si »nanifestavano
in una città come Torino i più marcati segni della ri(»resa industriale,
il regolamento della Chiesa Valdese, che no»! permette ministeri pastorali oltre u»i quattordicennio, richiese il suo trasferi»ne»ito. Per la
Co»nunità di Torino (e per il suo
Pastore) fu un danno. Non che il
successore del Pastore Eynard no»»
fosse uo»no di gran doni, »»»a perché
tutto u»» patritnonio di esperienze,
di co»»oscei»ze, di ra(»(»orti umani e
di fede, che la guerra con tutti i
suoi (»roblemi e le sue sofferenze
aveva enorme»»iente arricchito, ven»le in gran parte trasferito nel reparto dei ricordi e reso inutilizzabile.
Do|»o un (»eriodo dedicato all’insegna»nento teologico, sia presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma
che »»ella Facoltà statunitense di Decatur. Elio Eynard ritornò al lavoro
(lastorale, che costituiva la sua prima e fondamentale vocazione, nella
Chiesa di lingua italiana di Zurigo,
formata in gran parte da lavoratori
italiatii ejnigrati in quella città o nei
dintorni. Anche qui le esperienze
acijuisite gli furono di aiuto per un
ministerio ricco di frutti, sia per
qua»jto concer»»e il lavoro di ca(»(lellania presso i lavoratori italiani,
che (»er i ra(t(»orti con la vita evangelica della città. È in questa città
<die la ehiamata del Signore gli è
giimla do(»o alcuni anni nei quali,
nom»stai»te alcuni seri avvertimenti
delle sue cotidizioni di salute, non
aveva voluto arrentlersi alla te»»ta
zinne di lasciare il servizio attivo
]>er (( (»Clisare un (»o’ di (»iii a se stes
so )) come i medici gli consigliavano
Ma (>er Eynard, che sejitiva forte
mente la (>ro(»ria vocazione e l’ama
va intensamente, « (»ensare a se stes
so » non poteva significare altro che
(lensare al servizio che si sentiva an
cora la volontà, anche se non sempre
(dù tutte le forze, di dare al suo Si
gnore ed ai fratelli in fede ai quali
sa(»eva di essere utile.
Molte altre (’ose (»otrebbero dirsi
(»er ricordare il contributo dato dal
Pastore Eynard all’Amministrazione
generale della Chiesa, come membro della Tavola Valdese, come predi»'atore e conferenziere richiesto da
ogni (»arte, come un uomo, insomma, sein(»re dis(»osto a sfruttare al
massimo i talenti che il Signore gli
aveva dato, come sanno tutti coloro
che hanno (»artecipato a Sinodi Vaidesi nei quali il suo contributo fu
se»»i(»re im(»ortante, non di rado flecisivo. Del Past. Eynard, c’è chi ricorderà soprattutto la predicazione
chiara ed incisiva, sempre profondamente evangelica ed attuale ad un
tempo, chi le conferenze nelle quali
cultura e pietà non atidavano mai
disgiunte e chi la preoccupazione sociale che lo acco»n(»agnò in tutta la
sua carriera. Ii»teressato al movi»nento di « Christianisme Social »,
i»» un’e(ioca »»ella quale la Chiesa
Valdese non se»nbrava avere ancora
afferrato il senso e la (jortata di certi (>roble»ni, i»n(»egnata co»n’era dal
travaglio di assi»nilazione delle nuove correnti teologiche (»rotestanti o
(>reoccu(»ata di sopravvivere, e (»oi
ri(»re»idersi, attraverso alle esperienze del fascis»no, della guerra e delÌ‘i»n»»»ediato dopoguerra, il Pastore
Eynard ebbe vasto cam()o di attività
fra i lavoratori italiani in Svizzera.
La scuola »nedia che per loro ha
fo»idato a Zurigo, in modo da ovviare, almeno in (»arte, alle carenze coi»
le quali la madre patria li lasciava
(e lascia) (»artire destinandoli, in tal
mollo, ad una esistenza di sotto(»roletariato, e non di rado di umiliazioni, rimarrà, ne siamo certi, come un
segno di una viva e solerte preoccu(»azione cristiana e sociale, capace di
tradursi in fatti di solidarietà concreta.
Ma la (»rima passione de! Pastore
Fiynard era Vevangelizzazione; che
(»redicasse, tenesse conferenze di
cultura, si trasformasse in colporto
re volontario, distribuendo bibbie e
volantini, insegnasse in una Facoltà
0 dirigesse una scuola media, egli
era sen»(>re s(»into dal desiderio di
comunicare agli altri un messaggio
evangelico sem(»lice, sentito e persuasivo. Era uno di quegli uomini
dei quali si può dire che, al servizio
dell’Evangelo, si sforzò sempre di
farsi « tutto e tutti » (come diceva
San Paolo): dotto con i dotti e semplice con i seni(»lici, al servizio dei
(»(»veri come dei ricchi, dei fedeli
membri di chiesa come degli estranei che l’avvicinavano occasionalmente. Uno s(»irito di larga com(»rensione, di fraterna tolleranza verso chi la (»ensava diversamente, la
ca(»acità di ascoltare pazientemente
1 suoi interlocutori e di rispondere
con tatto, anche alle argomentazioni
(dù avverse o meno intelligenti, gli
(»ermettevano un dialogo facile e
a(»erto, anche se, forse, per natura
(»oteva sembrare meno comunicativo
di quanto fosse, in realtà, con coloro che lo conoscevano di più.
Ci sarà forse chi leggendo queste
righe, noterà che abbiamo posto in
rilievo solo gli aspetti più positivi
della persona e deH’opera del Pastore Eynard. Tutti gli uomini hanno, accanto ai lati positivi, quelli
che (»ossono essere criticati, e che
vengono criticati soprattutto da coloro che hanno bisogno di crearsi un
alibi per le (»ro(»rie manchevolezze.
Ma è (»ro(»rio qui che ci sembra che
le parole scelte come testo biblico
nella necrologia abbiano tutta la loro (»ortata: « L¡\ mia grazia ti basta,
: otenza si manifesta
n (Paolo ai Corinzi,
12 vers. 9). La vera
I ogni credente, e
i un pastore, non è
apparire senza di
(»erclié la mia
nella debolezza
lettera II cap.
caratteristica
quindi anche
di essere, o voi
letti, ma di sapere, nel riconoscimento dei propri limiti umani e cristiani, riporre ogn'«fiducia nella grazia di Dio. Ed è proprio su questo
(»unto che coloro che hanno conosciuto (»iù da vicino il Pastore Ey
II past. Eynard con il moderatore
GiampiccoH dopo un culto a Zurigo. recentemente.
nani ne conserveranno un caro ricordo: era un uomo che, (»ro(»rio
(jerché eonsa(»evole dei limiti che
tutti abbiamo, ma anche conscio della illimitatezza della grazia di Dio,
sapeva (jregare. Non sono pochi coloro che, fedeli, colleglli, o seni(»lici estranei in visita, ricorderanno
come tante conversazioni abbiano
trovato la loro conclusione in una
(»reghiera, come un lungo argomentare umano ahhia trovato la sua
chiusa in un atto di umiltà e di fiducia ai piedi del trono di Dio.
Ora il (»astore Eynard ha terminato un ministerio che molti avrebbero sperato (»iù lungo, anche se ormai avviato al tramonto, ed ha iniziato un servizio nuovo nel quale,
forse, gli as(»etti (»iù ap(»ariscenti
del suo ministero, quelli che tutti
ammiravamo, non hanno (»iù valore, ma nel quale invece, certamente, hanno valore le sue (»reghiere,
che hanno trovato esaudimento e gli
(»ermettono di sa(»ere, con la certezza di una visione diretta, di non avere sperato invano e di non avere
inutilmente predicato che la sola cosa vera ed eterna è la « grazia » di
Dio.
Alla Eaniiglia del Pastore Eynard,
ed ai molti amici che provano un
gran vuoto per la sua partenza, non
possiamo che esprimere il voto che,
anche in questa circostanza la « grazia », che a lui è bastata come uomo
e come pastore, basti come consolazione, nella speranza del grande incontro nella Casa del Padre.
Ernesto Ayassot
Che ne è della collezione
numismatica
del Card. Spellman?
New York (epd) — Il card. Spellmann, l'arcivescovo cattolico romano
di New' York morto nel 1967, era un
appassionato raccoglitore di monete.
La sua collezione, raccolta nel corso
della sua vita, era valutata da ’cauti’
conoscitori almeno 300 milioni di lire.
Essa comprende infatti parecchie centinaia di monete d’argento e d'oro coniate dal Vaticano, in particolare la
collezione completa delle medaglie
pontificie, a partire dal 1100. Il pezzo
di maggior valore è un ducato coniato nel 1679 sotto Innocenzo XI: vale
oltre 13 milioni di lire. Di gran pregio
sono pure alcuni esemplari medioevali
e monete auree rare di epoca precristiana. La collezione comprende pezzi
che da cinquant’anni non si sono più
visti sul mercato degli amatori. Siccome l’hobby del cai'd. Spellmann era
noto, gli erano state spesso donate in
ricordo monete di valore.
Questa collezione è stata ora acquistata da un commerciante newyorkese.
L’arcidiocesi di New York intende utilizzare il ricavato per la promozione
umana di giovani che crescono nei
quartieri miserabili della metropoli.
Non solo educazione
sessuale,
"educazioue alla morte"?
New York (epd) — La discussione
sulle giustificazioni e sui limiti della
educazione sessuale nelle scuole, che
attualmente è in corso in tutto il mondo di lingua inglese, è stata arricchita
da un intervento originale del past.
D. M. Wilkinson, cappellano presbiteriano dell’ospedale di Charlotte, nel
North Carolina. Nel corso di una conferenza data a suoi colleghi circa la
cura d’anime verso i morenti, egli ha
avanzato la richiesta che il problema
della morte sia trattato in tutte le
scuole pubbliche, inserito nel piano degli studi dell'obbligo. « I bambini devono essere preparati a accettare, comprendere e attendere la morie », affermava testualmente il past. Wilkinson.
Certo, non è possibile eliminare dal
mondo la paura della morte con delle
lezioni; tuttavia si può aiutare ad affrontare la paura della morte propria
e dei propri familiari in modo tale che
essa acquisti un senso.
Forse il past. Wilkinson con questa
sua proposta ha attaccato un tabù anche più resistente che non quello affrontato dai sostenitori di un’educazione sessuale più realistica, ancora assai
contestata.
iininiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimtiiiiimNiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii
A Torre Pellica,
il 4 e 5 gennaio
La scuola dinanzi airimmigrazione
Come già era stato annunciato su
queste pagine, presso la Foresteria
Valdese di Torre Pellice si è svolto —
il 4 e 5 gennaio scorsi — il convegno
su « La Scuola dinanzi all’immigrazione », preparato con cura da alcuni amici dell’A.I.C.E. Com’era previsto, il convegno non aveva all’ordine del giorno
relazioni più o meno ufficiali, ma affidava le sue sorti nelle mani degli stessi partecipanti che, in un modo o nell’altro, avrebbero portato il contributo
della loi'o esperienza e della loro riflessione intorno ad un problema così
importante ed urgente come quello
dell’immigrazione.
I patti sono stati rispettati e così si
è subito iniziato con la discussione intoimo ad alcuni dati emersi da un’inchiesta sui fumetti compiuta in alcune scuole medie della cintura milanese e delle Valli. Innanzi tutto, perché
studiare il fenomeno della diffusione
dei fumetti a livello di preadolescenti?
La connessione fra la lettura dei « comics » e il tema del convegno sta nel
fatto che la massiccia diffusione della
cultura di massa, di cui i fumetti non
sono che una espi'essione, ha favorito
il nascere c l’instaurarsi di alcune convinzioni non prive di conseguenze per
la vita pratica quotidiana: i fumetti,
come la letteratura più corrente, offrono degli ideali di vita ben precisi che,
se da un lato spersonalizzano l’uomo
ed il suo ambiente imponendo loro
certe mode e certi clichés oggi abbastanza noti, spingono dall’altro gli individui a crearsi un tipo di vita conforrne a questi ideali, illudendoli di
toglierli da una situazione frustrante;
inoltre, essi producono un moto indiscriminato di rifiuto delle condizioni
di partenza ed una parallela accettazione, altrettanto indiscriminata, di
tutti i prodotti che la moderna civiltà
tecnologica offi'e.
Partendo da questi presupposti, l’inchiesta ha voluto verificare il grado
di penetrazione dei fumetti all’interno
di alcune classi-campione, sfruttando
un questionario nel quale si elencavano alcuni titoli di fumetti (21) da scegliere come quelli letti abitualmente
o solo saltuariamente c quelli preferiti.
Scorrendo i risultati dell’inchiesta,
la prima osservazione che ci viene di
fai'c è di notare Tenorme difìusione
ottenuta oggi dai fumetti: sui quasi
400 ragazzi interpellati, solo 7 hanno
dichiarato di non leggerne; gli altri, in
media, conoscono da 9 a 10 fumetti e
ne leggono regolarmente da 3 a 4 alla
Un convegno di studio promosso dall’A. I. C E.
settimana. È da notare che gli alunni
di una terza media di Ferrerò e quelli
di una seconda media statali di 'Torre
Pellice non dichiarano solo di conoscere i 21 fumetti elencati, ,ma ne aggiungono rispettivamente 17 e 16!
Ai partecipanti al convegno è sembrato opportuno a questo punto insistere sul fatto che, poiché i fumetti incontrano tale e tanta popolarità tra i
ragazzi e sono diventati un « genere di
consumo » di prim’ordine, è inutile che
gli insegnanti ed i genitori continuino
a mostrai'e un moralistico atteggiamento di biasimo e di rifiuto nei confronti di queste letture; la loro sensibilità li dovrebbe portare ad esaminare almeno alcune f»'a le produzioni più
l'ecenti per rendersi effettivamente
conto del loro contenuto ed intervenire così in maniera positiva ma precisa
presso i ragazzi, i quali non solo hanno assimilato un certo linguaggio, ma
tutto un modo di pensare e di vedere
le cose proprio dei fumetti. La « documentazione » in materia di « comics »
pi’odotta a Torre sui tavoli del convegno è stata per molti una vera e propria rivelazione che ha messo in crisi
tutto un sistema di concepire l’insegnamento e di intendere il mondo della letteratura giovanile.
Se poi diamo uno sguardo alla diffusione dei fumetti « vietati » o « per
adulti » nel mondo dei ragazzi, ci accorgiamo che gli indici sono molto alti. Infatti, se il 50% preferisce i fumetti infantili (tipo il Corrici*e dei Piccoli)
e il 34% quelli di avventure, ben il
16% preferisce i fumetti vietati, dove
sesso e torture addirittura si sprecano.
Questi dati manifestano una grave
carenza dell’editoria giovanile con la
mancanza di una produzione di letture adatte agli interessi e alla psicologia dell’età. Ad una certa età. Topolino o Tex non soddisfano più la curiosità dei ragazzi cd allo»-a, poiché manca qualcosa che li possa degnamente
sostituire, ecco che l’attenzione si polarizza sui fumetti vietati che fanno
persona adulta.
Il convegno prevedeva anche la discussione sui problemi che l’insegnante deve risolvere quando si trova ad
accogliere un immigrato nella sua
classe. Si è visto che il problema dell’inserimento dell’immigrato nella classe può anche essere un mezzo per evitare di affrontare la realtà in tutta la
sua complessità; o che, se in un (»rimo
tempo bisogna puntare suU’inserimento, in un secondo tempo occorre agire
in maniera ben più ampia e globale.
Ragionando solo in termini di inserimento, infatti, si finisce per obbligare
l’immigrato a « lasciare » il suo bagaglio culturale per acquistarne un altro e, se non ci riesce, finisce per rimanere ai margini di questa nuova
realtà culturale. Il problema è di vedere come la scuola possa prima di
tutto andare verso l’immigrato per accoglierlo senza spersonalizzarlo. Il discorso si è subito rivolto verso i doposcuola, i quali dovrebbero essere un
mezzo efficace per promuovere questo
secondo genere di integrazione rivolta
non tanto alla assimilazione di nozioni e di regole, quanto alla valorizzazione delle capacità personali.
Purtroppo, la realtà dei fatti contraddice ancora questa esigenza e la
scuola si limita ad essere il più delle
volte un centro di informazione, senza
prevedere cioè un momento in cui il
ragazzo possa esprimere i propri dubbi, i pi'opri stati d’animo, le proprie
curiosità e manifesti così l’aspetto più
problematico della sua personalità.
Poiché il fenomeno della immigiazione riguarda da vicino anche le Valli, nel senso che esse si spopolano nelle loro pai'ti più alte per assistere all’e.sodo della popolazione verso i centri industrializzati del fondovalle o della città, durante il convegno ci si è voluti occupare anche delle cause che
hanno provocato questo flusso. Secondo l’impostazione data dai documenti
preparatori, bisogna riconoscere che
la causa è duplice, poiché l’emigrazione dipende da un lato da « scelte politiche fatte in alto loco » a danno delle
zorie montane, e dall’altro dagli stessi
abitanti che si sono dimostrati incapaci di operare delle scelte comunitarie che li salvaguardino da una inutile competitività interna e da un dannoso frazionamento di forze. Alcuni
hanno tentato un parallelo con la situazione svizzera, ma il paragone regge solo fino ad un certo punto, in
quanto il governo elvetico da anni
stanzia forti somme per le zone montane, ciò che consente alle popolazioni contadine di avere un alto tenore
di vita. Ciò che più colpisce, forse, è
la constatazione che le Valli, all'interno di questo fenomeno dell’emigrazione, hanno subito la stessa sorte delle
altre valli alpine, molto meno caratterizpte dal punto di vista culturale e
»eligioso. È una constatazione dolorosa perché porta all’ammissione che le
nostre Chiese, in un passato più o meno lontano, non hanno agito come elemento propulsore e vivificatore dello
spirito comunitario e hanno permesso
che venisse a crearsi una situazione
oggi per molti insostenibile. Sarebbe
auspicabile che alcuni comitati, in seno alle Chiese locali, studiassero da
vicino il problema ed avanzassero delle proposte circostanziate per quanto
riguarda le Valli; forse, la « Enrico
Arnaud », con sede a Tori'e Pellice, potrebbe fare qualcosa in questo senso;
dal canto suo, l’A.I.C.E. — secondo
quanto le è stato chiesto — si incarica
di svolgere un sondaggio per conoscere il numero di « veri » contadini oggi
attivi nei vari comuni montani.
Allo stato attuale delle cose, poiché
il fenomeno migratorio è un fatto incoiitestabile, tocca alla scuola (e alle
Chiese) preparare i giovani che lasceranno le Valli per sempre o per le sole
ore lavorative della gioimata a far
fronte alle difficoltà che incontreranno e a non lasciarsi integrare nella società dei consumi. Questa preparazione si ottiene a lunga scadenza e non
tanto su un piano nozionistico, quanto su quello formativo e dando al ragazzo il possesso di quegli strumenti
che domani gli serviranno a demistificare le ideologie che gli vei'ranno presentate come uniche verità.
Come si può constatare, il lavoro
svolto nelle due giornate è stato notevole e il dibattito è sempi'e stato molto vivo anche se alcuni temi non erano « posseduti » in tutte le loro dimensioni da persone che di solito si
occupano di scuola. Pensiamo comunque ^chc incontri di questo genere vadano ripetuti più sposso, perché è indispensabile che questi argomenti e
altri simili vengano diffusi e discussi
il più possibile, secondo una prospettiva schiettamente protestante,
Robi.rto Eynard
4
pag. 4
N. 4 — 23 gennaio 1970
La CMesa il via di rìniovaiiiiHito .
Uno degli ultimi dialoghi pubblici di Karl Barth, con il teologo Le Idee si comoaltono con le idee
cattolico Urs von Balthasar - La verità evangelica unisce O divide? (Aclista), . Dopo l-dferato delitto di cendo cosi di fatto rivivere il famigerato rea- nelle lotte popolari che essi conducono, lad
dove la conoscenza delle leggi, dei regolamenti, dei contratti collettivi, può fornire loro
utili strumenti d’azione e di difesa;
3) di far conoscere ai vari settori della
base che in numero sempre maggiore entrano in agitazione qual è il margine di legalità costituzionale che il sistema consente di
utilizzare in questa fase della lotta politica:
4) di denunciare all'opinione pubblica,
non soltanto le violazioni più o meno sistematicbe della legalità da parte di chi detiene o serve il potere capitalista, ma anche le
violenze, gli abusi, le oppressioni che vengono
esercitati legalmente e che danno un .senso
preciso e concreto airalfermazione del carattere classista della giustizia borghese.
Uscito lo scorso anno in tedesco e in
francese, ecco pubblicato in italiano,
nella collana « Le .situazioni » dell’editore Silva, un volumetto a due voci che
sarà un utilissimo strumento di riflessione, in questo periodo nel quale si
parla di unità della Chiesa. Si tratta di
una pubblicazione che raccoglie due
conferenze — dialogiche, anche se non
in forma di dialogo, e infatti l’edizione
francese, curata da Labor et Fides,
reca il titolo Dialogue — di Karl Barth
e di Hans Urs von Balthasar, jl teologo
cattolico che per primo e seriamente
si è confrontato con la teologia di
Barth. Sotto il titolo Rinnovamento e
unità della Chiesa queste due conferenze erano state presentate ai rappresentanti della Federazione delle Chiese
evangeliche svizzere, alla Conferenza
episcopale cattolica romana della Svizzera e alla Chiesa vecchio-cattolica svizzera, in una se.ssione comune di riflessione di preghiera, nel 1968.
Lo scritto di Bartn è dedicato a La
Chiesa sulla via del rinnovamento. Se
si prescinde dai ponderosi tomi della
Dogmatica ecclesiastica, si direbbe che
il grande teologo abbia teso, nelle sue
ultime opere, a scrivere nel modo più
piano, elementare nella forma per
quanto sempre estremamente ricco nei
contenuti; il suo pensiero pare farsi
sempre più umile (ma sempre più convinto), esprimendosi in modo sempre
più essenziale, sobrio e spoglio, e diremmo anche sempre più "ecclesiastico", sempre più alla portata della chiesa tutta. In brevi e luminosi capitoletti Barth parla dunque della Chiesa,
(il popolo di Dio i>eregrinante, il corpo
"mistico” di Cristo); del suo cammino
sulla via del rinnovamento, operato dal
Dio trinitario; delle sue strutture, su
questa via di rinnovamento (servizio,
"aggiornamento", libertà, rioia, disponibilità all’ubbidienza, preghiera).
Barth non tace le critiche alle posizioni cattoliche, ma lo fa con quella forma
interrogativa cui già ci avevano avvezzato le sue Domande a Roma; altrettanto recise sono però le sue critiche
a un protestantesimo razionalistico neoliberale o tendente a disfare quel che la
Riforma ha fatto, a « integrare » motivi teologici ed ecclesiastici drasticamente « semplificati » dalla Riforma.
Più ampio, lo scritto del von Balthasar: L'unità in Cristo. Considerazioni
sulla molteplicità delle teologie bibliche
e sullo spirito di unità nella Chiesa.
Non si tratta di un motivo nuovo; il
Kàsemann, il Cullmann e non ultimo,
da noi, il Subilla hanno studiato e analizzato, nella varietà dei documenti biblici, neotestamentari in particolare, il
sorgere del problema della varietà delle teologie in tensione con l’unità (o
disunione) della Chiesa. Con un linguaggio vivido e con una bella capacità di sintesi il teologo cattolico riflette sulla pluralità delle teologie bibliche, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, e sullo spirito unitario che le
anima. Il centro, di cui parla e testimonia l’intera Scrittura, è il Cristo; ma
il von Balthasar rifiuta di parlare di
« canone nel canone », cioè di un centro, di una norma a cui tutto il resto
vada ordinato e subordinato, alla cui
luce tutto il resto vada letto e ascolta
to. Per lui il « peccato » della Chiesa
sta nel dare a una delle testimonianze,
a una delle voci bibliche la prevalenza
su altre: la « pienezza » di Cristo è
tale che qualsiasi testimonianza è per
sua natura frammentaria, parziale, insufficiente. Queste riflessioni paiono
suadenti, ma ia storia della teologia
cattolica, tesa appunto a questa integrazione equilibrata (?) di motivi e di
teologie in tensione o contrastanti, è
lì a metterci in guardia nei confronti
di queste « sintesi »: la Chiesa avrebbe
dunque, oggi, dall’alto del suo Magistero — comunque vissuto ed esercitato; più monarchicamente, più collegialmente o più. comunitariamente, la
cosa non è sostanzialmente diversa, in
termini teologici — quella capacità sintetica che è mancata ai testimoni biblici? Si noti che il teologo cattolico
polemizza con i tentativi cattolici di
« semplificazione » a detrimento della
dottrina integrale, più che con le posizioni classiche protestanti. La conclusione del von Baltha.sar è che la preghiera, lo sguardo levato insieme verso il Signore, è indispensabile per poter comprendere veramente la rivelazione: e questo è senz’altro vero; ma
anche qui la preghiera deve rimanere
lucida, non sprofondare in una mistica
pigra e informe, tutta sentimento: che
questo pericolo sia presente (non nel
von Balthasar, si noti), lo mostra la
storia recente deH’ecumenismo e tanta
pratica della cosiddetta « ottava di preghiera per l’unità ».
In conclusione, come nota l’editore,
abbiamo qui « due autorevoli moniti
contro un certo irenismo ». Sono pagine serie, molto ricche nella loro semplicità, feconde di riflessione e approfondimento; le ha tradotte con cura
capace Primula De Pina Martins Vingiano. E concludiamo questa breve nota di presentazione con due citazioni.
Una di Barth, tipica; « Ho l’impressione che tale (delle Chiese) riunificazione avrà luogo solo pochi siorni prima
del ritorno di Cristo. Naturalmente
nessuno di noi sa nulla: una cosa tuttavia è certa, che è meglio far qualcosa per progredire, sia pure man pianino, verso la meta, che parlar troppo
della meta stessa »: e questo "qualcosa” è il rinnovamento, la ri-formazione
della Chiesa. E una del von Balthasar,
ambigua; « Una verità cristiana che
porta la divisione nella Chiesa è una
contraddizione in termini, una "possibilità impossibile", come direbbe Karl
Barth, poiché una verità cristiana, per
definizione, può essere solo un fattore
di unità »; ambigua, perché pare fare
astrazione dal fatto che nella Chiesa
costituita si sovrappongono la vera e
la falsa Chiesa, la vera è la falsa fede;
in questa situazione, proprio nella Chiesa Gesù è venuto a portare non la pace
ma la spada, lui che nella Chiesa è stato e sarà fino alla fine, come nel mondo, segno di contraddizione.
Gino Conte
Roma (Adi.sta), - Dopo rcfferato delitto di
Milano e Roma, sotto Fincitamento della stampa reazionaria si è aperta la caccia ai gruppetti estremisti di sinistra : perquisizioni di
sedi e di case private, fermi ed arresti ormai
non si contano più; sono stati dissepolti gli articoli 272 e 30,1 del codice penale, norme introdotte o mantenute in vita dal regime fascisi» per evitare la circolazione delle idee e
non soppres.se per la ventennale colpevole pigrizia del legislatore.
Se il ribrezzo per l’eccidio e la naturale
ripulsa per ogni .sospetto di ideale contaminazione con chi è stato capace di tanto crimine spinge a lacere ed attendere, la necessità di affermare che è urgente spezzare la
spirale della repressione ci obbliga a parlare,
tanto più che contemporaneamente si tenta,
anche qui coJi arresti e denunce .— come è
stato autorevolmente e virilmente denunciato da CGIL, CISL e UIL con la lettera inviata al Presidente della Repubblica — di
umiliare il movimento operaio, per vanificare le conquiste ottenute con le dure lotte
deU'aulunno caldo.
Se i dinamitardi, con la loro inqualificabile
azione, volevano dimostrare che lo Stato democratico è inefficiente ed incapace di condannare gli autori di azioni delittuose senza
perseguitare anche le « idee », le opinioni
difformi dal "comune sentire” dei concetti di
violenza e non-violenza, orbene stanno ottenendo un parziale successo. Cos’altro può infatti significare la incriminazione di solo 7
persone per l'orrenda strage e le contejnporanee incursioni, certamente legali, nelle sedi
dei gruppi eslremi.sti, le denunce ed arresti
di coloro ohe, |»ur estranei — come si afferma
da parte della stes.sa polizia — agli attentati,
hanno violalo gli articoli 272 e 305 della leggo penale, quasi mai finora applicati perché
ritenuti sostanzialmente anticostituzionali?
Semiilice coicidenza temporale o conseguenze,
dovute forse a forti reazioni emotive, delle
innocenti vittitne del tragico 12 dicembre fa
cendo cosi di fatto rivivere il famigerato reato d’.opinione?
Pur non condividendo le idee ed i metodi
di lotta dei gruppetti attualmente « sotto torchio », non possiamo non sottolineare la pericolosità dell'instaurarsi — anche per chi oggi è fuori bersaglio — di certi melodi di repressione.
È sempre attuale, e in periodi come l’attuale è più che mai necessario sostenerlo, se
si è veramente maturi alla democrazia, il principio secondo cui le idee si combattono con le
idee.
Intanto il Parlamento, se vuol essere rispettato non solo in forza di leggi che tutelano il suo valore e prestigio, farebbe bene a
rimboccarsi le maniche per ripulire il codice
penale di tutte quelle norme che puzzano di
fascismo lontano un miglio.
Milano (.Adista). - Si è costituito a Milano
il Comitato di difesa e di lotta contro la repressione. All’iniziativa si è giunti perché:
1) la repressione poliziesca e giudiziaria
nei confronti di movimenti, gruppi, partiti
che rifiutano la logica del sistema, si fa di
giorno in giorno più pesante;
2) le lotte dei lavoratori che sfuggono al
tradizionale schema rivendicativo sono sempre più numerose e necessitano di tutela legale. anche in sede civile;
3) troppo spesso Fopinione pubblica è
male informata sui pii» significativi fatti della giustizia ed è bersagliata da campagne di
stampa dirette dai gruppi di potere e rivolte
a far apparire come criminali coloro che ricorrono a forme nuove di azione politica;
4) non bisogna sottovalutare, nella lotta politica. Futilizzazione delle strutture legali e giudiziarie del sistema democratico;
Il Comitato in breve si propone :
1) di coordinare le difese giudiziali nei
processi penali politici;
2) di assistere i lavoratori e gli stuilenti
m■l■l■lllllllllllllllllll|:
Tutto da rifare, povero ecumenismo !
Karl Barth-Hans Urs von Balthasar Rinnovamento e unità della Chiesa.
« Le situazioni », Silva editore, Roma
1969, p. 68, L. 1.200.
Negli ultimi anni, in Italia, c’è stata
una sorta di crociata della buona volontà del clero e del laicato cattolicoromani, i quali hanno voluto finalmente conoscere il protestantesimo. Non
ingiustamente, s’è detto che sulla via
del nuovo ecumenismo il primo passo
doveva essere una conoscenza migliore, più esatta, dell’altro interlocutore.
Non sempre i risultati sono stati incoraggianti, prova ne sia questa prosa
che stralciamo da una rivista qualificata come « Studium » (n. 10, p. 699);
<t...la panoramica di quella che dovrebbe essere l’unica Chiesa di Cristo
risulta piuttosto sconcertante: Luterani, Calvinisti (Presbiteriani, Riformati), Anglicani (Battisti, Metodisti,
ecc.). Cattolici, Greco-ortodossi... tanto per restare nell’ambito delle Comunità che hanno sufficienti requisiti per
costituirsi realmente “Chiesa", cioè sacramenti, Confessioni di fede scritte,
origine storica dalla primitiva cristianità. Se consideriamo poi le Comunità
che non hanno sufficienti requisiti storico-teologici, allora una vera anagrafe è addirittura impossibile; le "Sètte"
hanno infatti come unico vero coordinatore il solo Spirito: Pentecostali, Val
Lo stemma valdese
Non si conosce per ora alcun documento preciso che ci ragguagli sulla
data della prima comparsa dell’antico
stemma col caratteristico candelabro
che, dileguando le tenebre con la sua
brillante fiamma, irradia la sua luce
sulle stelle circostenti. L’antichissima
Casa dei Signori di Luserna vantava,
nel passato, uno stemma simile al nostro, nel quale da una semplice lucerna
(antico nome della località) arde una
fiamma del tutto priva sia di raggi
che di stelle. Questo stemma, abbandonato dalla Famiglia dopo il 1559, è tuttavia sopravvissuto nelle Armi del comune di Luserna prima, ed in quelle
del Comune di Luserna S. Giovanni dopo il 1871, arricchendosi allora, forse
per compiacere alla popolazione valdese, di sette stelle, ma sempre senza
raggi. Proprio per quella caratteristica
ed importante diflerenza di raggi e stelle fra i due stemmi, si esclude la necessità storica di una comune origine,
e siccome la comparsa nella valle del
Penice dei primi ascendenti della nobile famiglia dei Luserna è più o meno
contemporanea alla penetrazione Valdese negli stessi luoghi è dubbio quale
dei due emblemi sia comparso per primo; certo audio Valdese apparve come
una naturale espressione di un popolo
per manifestare quello che sgorgava direttamente dalla hase delle sue credenze e cioè dalla Bibbia. Il Candeliere è
certamente una semplificazione di quello che appare nel 1° capitolo dell’Apocalisse, ridotto ad un solo elemento, la
cui fiamma spande una luce meravigliosa che con i suoi raggi squarcia le
tenebre ed illumina le sette stelle, le
bibliche sette chie.se che per le Valli
potevano simboleggiare le prime parrocchie costituite
Il più antico disegno di questo stemma per ora a nostra conoscenza è quel
lo apparso nel 1642 sulla facciata di un
libretto del Pastore Guerin di Bobbio
« De la regeneration» stampato a Ginevra da J. de Tournes. In esso compare
anche una scritta: « In tenebris Lux »
e dal candeliere la luce irraggia su sei
stelle soltanto. Alctini anni più tardi,
nel 1669, viene pubblicato a Leyda il
famoso libro del Pastore Jean Lcger:
« Histoire générale des Eglises Evangéliques des Vallées de Piémont ou Vaudoises » in cui compaiono, secondo le
edizioni, da due a tre stemmi valdesi;
uno di essi, che compare solo su di una
edizione olandese come antiporta della
seconda parte, riporta solo quattro stelle. Ma di tutti questi stemmi, uno'solo,
per la sua originalità, la sua semplicità
e chiarezza è degno di essere preso come modello del vero emblema Valdese,
come efl'ettivamente è stato fatto. Questo bellissimo stemma è di.segnato nell’angolo in alto a sinistra della famosa
carta « delle tre valli del Piemonte » che
illustra ed arricchisce il libro del Légcr.
La carta è, come si sa, opera del pastore Valdese Valerio Grosso che la compilò in due edizioni: la prima, che adorna l’opera di Sir Samuel Morland « The
History of thè Evan. Churches... » era
stata di.segnata nel 1640; questa non
porta lo stemma valdese; venne poi rifatta dallo stesso V. Gros.so nel 1668
nello stesso formato ma con numerose
modifiche per illustrare l’opera del Léger; in questa seconda edizione compare il famoso stemma accompagnato
da due scritte; sul margine dell’ovale
si legge: « Lux lucet in tenebris » mentre al di.sotto compare un nastro con:
«Antiqui.ssima Convallium Insigna». La
tenue stonatura pro.sentata dalla prima .scritta proviene certamente dal fatto che essa è stata tradotta letteralmente in latino da un testo france.se
della Bibbia; la seconda scritta dimostra quanto lo stesso disegnatore rite
nesse già allora nel 1668 quello stemma
di origine molto antica. E’ proprio negli ultimi anni di quel XVII secolo che
quello stemma incomincia ad essere copiato, proprio in Olanda, con lievi modifiche. Lo troviamo infatti riprodotto
~su di una medaglia assai rara coniata
in Olanda nel 1691 in occasione del Congresso dell’Aia, ove, vicino alle figure
delle 4 Grandi potenze della lega di Augusta, compare un soldato valdese che
inalbera un vessillo con lo stemma del
suo popolo, forse timida allusione ad
una possibile bandiera valdese accompagnante gli eroi del '’lorioso rimpatrio. Altra imitazione successiva è quella che compare, nuovamente su di una
carte delle Valli Valdesi, molto rara e
poco conosciuta stampata allora, benché senza data, ancora in Qlanda: che
porta il .solo ovale, col candeliere irradiante le sette stelle, e la scritta: « Lux
mea Splendet in Tenebris ».
Ed ecco finalmente apparire, nelle nostre Valli il primo documento ufficiale
in cui compare un piccolo sigillo con
un candeliere che irradia la sua luce
sulle sette stelle: è un alto sinodale del
1’ agosto, sottoscritto ad Angrogna dai
pastori delle Valli; da allora questo
stemma può essere definitivamente considerato come il simbolo della Chiesa
Valde.se.
E. P.
* * *
Con felice iniziativa viene ora messa
a disposizione di chi la desidera una
bella riproduzione, in fusione di ghisa,
dello stemma Valdese, come compare
suH’opera del Léger, ma leggermente ingrandita. Questa artistica riproduzione
è in vendita presso la Libreria Claudiana di Torre Pellice, a favore del Collegio Valdese.
Notiziario
Evangelico
Italiano
a cura di Renato Balma
desi. Quaccheri, Sabbatisti, Mormoni,
Testimoni di Jehova e così via».
Il volonteroso scrittore ha fiutato
che nel protestantesimo ci sono delle
’chiese’ e delle ’sètte’, secondo una distinzione individuata dalla sociologia
religiosa e accettata dalla storiografia
come strumento d’analisi. Ma poi, la
buona volontà ecumenica è pietosamente naufragata con una serie di
svarioni buffi assai. Le più malsistemate risultano... le Chiese che vivono anche in Italia: Battisti, Metodisti e Vaidesi. La sorte peggiore è quella capitata ai Valdesi, che si vedono negata
la loro qualità di Chiesa ’riformata’,
perdono la Confessione di fede e finiscono in compagnia dei Mormoni e
dei Testimoni di Geova!
Il fatterello ha un suo risvolto interessante: non per caso — in tanta confusione di idee — proprio i Valdesi risultano i più maltrattati; essi sono la
vecchia eresia di casa, la pecora nera
in famiglia, ed è giusto che siano e rimangano nel confuso limbo delle denominazioni d’origine male accertabile. L’unica cosa per la quale non v’è
da recriminare è che siamo stati messi fra le ’sètte’; forse oggi non siamo
più « anche » una sètta, e dovremmo
« anche » esserlo. Sarebbe il solo modo per restare fedeli alla nostra particolare vocazione.
A tutti capita di stampare delle grossolanità tipo ancien régime, e non per
questo apprezziamo meno la valida rivista che ha avuto la sfortuna di pubblicare un articolo come quello che ha
la perla succitata. Ma, dobbiamo pur
rilevarlo, ancora nei rapporti ecumenici, non siamo neppure alla fase di
una conoscenza sommaria, ma esatta.
C’è veramente tutto da rifare.
l. s.
PESCA
Perle ecumeniche
La rivista « Gentes », mensile della « Lejsa
tnissionaria .studenti », c un organo vivace e
relativamente "aperto”: ma nella rassegna
fiililiografiea tlel n. 1/1970 abbiamo trovalo
alcune "perle ecumeniche”, nella recensione
di opere protestanti. Ecco ad es. come si presenta il commento alla Genesi del von Rad.
« Quest» commento essendo seritlo da un protestante per dei protestanti non pretende dt
e.ssere "te dernier mot de la saftesse nel campo della critica delle fonti bibliche, ma si propone di dare al lettore una visione piu prysa possibile di questo genere di "letteratura ».
E ancora, ecco come viene pre.sentato // Piatale di Karl Barili (edito dalla Morcelliana!):
<r Karl Rarth. massimo teologo del Protestantesimo odierno, attacca nella .sua polemica in
un'unica condanna, sia il Cattolicesimo che :l
Protestantesimo liberale. Egli condanna in
pratica l'Umanesimo, che è l'usurpatore dei diritti di Dio e soffocatore della .sua parola. La
lettura di quest'opera non dovrà essere fatta
senza le debite cautele, ma è indubbio che il
lettore prudente potrà ricavarne illuminazione
e conforto ».
DALLE CHIESE METQDISTE
Venerdì 16 gennaio, Valdo Benecchi,
Pastore della Chiesa Metodista, ha parlato a Bologna nella Facoltà di Teologià dello « Studium S. Thomae » sul
tema: « L’anabattismo ». Non si è trattato di una conferenza speciale, ma di
una normale lezione in.serita nell’orario comune e riservata naturalmente
agli studenti del corso di Storia della
Chiesa. Nell’anno accademico in corso
il Pastore Benecchi terrà altre lezioni.
DALL’ESERCITO DELLA SALVEZZA
Giro di visite. - « Il grido di guerra »,
sotto nuova veste tipografica e trasformato in mensile, dà notizia del giro di
visite compiuto dal nuovo Colonnello
Fivaz in tutta la penisola, da Torino
a Firenze a Napoli ed in altre località,
accolto ovunque con calore e con canti.
DALLE CHIESE BATTISTE
Presenza battista a Trieste. - La Chiesa battista di Trieste, ad un solo anno
dalla sua costituzione, si è già profondamente impegnate nell’opera di testimonianza e di penetrazione nella città.
Il Prof. F. S. Romano, noto storico e
docente presso la facoltà di lettere della città, recentemente ricevuto nella
comunità contribuisce notevolmente
col suo valido apporto; sono state
trasmesse dalla radio Friuli-Venezia
Giulia due conversazioni : « Comunità
evangeliche a Trieste nel tramonto dell’impero arburgico » e il « Problema
religioso di uno scrittore triestino », in
riferimento all’opera di Bruno Steffé;
« Enzo Delise: non credo al dio dei
preti ». In attesa di una sede adeguata,
il Prof. Romano mette inoltre a disposizione del « Centro di Stqdio e Cultura
Evangelica » il suo attrezzato studio.
Assemblea a La Spezia. - Le relazioni presentate dal pastore e dal Consiglio di Chiesa all’assemblea ordinaria
annuale di La Spezia « invitano pressantemente i fratelli a ritrovare lo
spirito della comunità primitiva, capace di resistere ai potenti di questo
mondo; riconoscendo implicitamente
nella divisione di classe la realtà odierna del peccato, esortano i fratelli a
testimoniare della loro appartenenza
al Regno di Dio abbattendo aH’interno
della comunità le barriere sociali che
oi dividono di fatto » (dal Messaggero
Evangelico del dicembre 1969).
* * *
« Il cristiano » di dicembre, ignorando praticamente la riunione nazionale
dei fratelli Anziani delle Chiese dei
Fratelli già annunziata in questa rubrica, ci dà modo di fare una considerazione di ordine generale o meglio
una domanda rivolta praticamente a
tutte le Chiese non « storiche ». Se queste riunioni a carattere nazionale hanno, come si spera, non solo una funzione meramente amministrativa, ma
anche di analisi della situazione della
Chiesa nella società nel presente momento e di confronto delle posizioni
di fronte alla Parola di Dio di fratelli
provenienti da varie località, perché
non comunicare que.sta parte dei lavori a tutti i fratelli mediante lo strumento più idoneo che è la rivista che
ciascuna di queste chie.se possiede?
Anche in Svizzera
Aumentano gli obietturi
di coscienza
per motivi politici
Zurigo (cpd) — Nel corso del 1969
oltre 70 cittadini e .soldati elvetici hanno rifiutato di compiere il servizio militare. Nel 1968 erano stati 67, 75 nel
1967 e 99 nel 1966. È da notare in modo particolare l’aumento dei rifiuti del
servizio militare per motivi politici.
Malgrado la crescita generale del rifiuto del servizio militare per motivi
di coscienza, soprattutto fra i giovani
svizzeri, si fa ancora e sempre attendere l’istituzione di un servizio civile
(non di una guardia civile!).
5
23 geiuiaiu 1970 — N. 4
pag. 5
Domenica 8 febbraio W70
MII liioL'nata mondiale
contro la leblira
Domenica 8 febbraio 1970 sacelebrata la 17“ giornata mondiale contro la lebbra.
Chiediamo alle Chiese di parlc.:ipare a questa giornata in
modo attivo e di organizzare
una colletta in favore dei 202
mila malati in cura presso gli
ospedali della Missione Evangelica contro la Lebbra (fondata
nel 1874 in Irlanda).
Con 10 franchi svizzeri (meno
di 1.500 lire) è possibile « mondare » un lebbroso in 18 o 24
mesi di cura (a seconda della
densità della pigmentazione
della pelle).
Siamo a disposizione per fornire materiale di presentazione
in lingua italiana. Su! numero
scorso del nostro settimanale è
apparso, come altre volte in
passato, un articolo sull'attività
della Missione.
L’ammontare delle collette
dovrà essere inviato a:
Missione contro la lebbra
Ghigo 10060 Frali (Torino)
C.C.P. N. 2/35862
L'opera sanitaria
delle società missionarie
L'attività missionaria
ostacolata inJlgeria
Algeri (epd). - Trentacinque giovani
— 28 algerini e 7 stranieri, dei quali 4
americani, 2 svizzeri e 1 inglese ■— sono '.stati arrestati domenica 28 dicembi'e nel momento in cui, poco dopo la
mezzanotte, lasciavano la loro riunione
in un edificio della Chiesa evangelica
metodista in Algeri. Dopo interrogatorio da parte della polizia, i giovani
sono stati rilasciati, l’indomani. Il martedì 30 gli stranieri hanno ricevuto
l’ordine di lasciare il paese.
Inoltre lunedì 29 dicembre due personalità direttive e una collaboratrice
della Chiesa evangelica metodista in
Algeria sono state arrestate, e trattenute sotto inchiesta. Quegte tre persone sono di nazionalità, rispettivamente,
francese, elvetica e americana. Anch’esse hanno ricevuto Tordine di partire.
La riunione che ha determinato
l’azione della polizia era un convegno
giovanile di due giorni, che era stato
preparato da un comitato costituito da
giovani algerini e stranieri, per discutere sul tema: « La nostra generazione
fra ieri e oggi». Ad eccezione di un
indiano, tutti gli oratori erano algerini.
Riunioni di questo tipo erano già state
organizzate e tenute nel marzo e nel
dicembre 1968.
L’incontro aveva lo scopo di discutere problemi di etica e di impostazione
della vita, non problemi politici o religioso-ecclesiastici. Il convegno si era
svolto ordinatamente ma è stato evidentemente frainteso dalla polizia che
vi ha visto un’azione sovversiva.
Diicoltà per la Missione
il Basilea
nel üabah malese
Basilea (epd) — Da qualche tempo
la Missione di Basilea incontrava notevoli difficoltà nel l’ottenere le autorizzazioni di lavoro e di soggiorno per i
nuovi collaboratori che intendeva inviare nel Sabah (ex Borneo settentrionale britannico), nella Federazione malese; anche le richieste di prolungamento deH’auloriz/.azione di soggiorno
e di lavoro per i collaboratori che già
erano all’opeia nel paese, rimanevano
a lungo senza risposta. Ultimamente
.gli iifFu i della Missione hanno avuto
la buona notizia che l’autorizzazione
era sta;.' aala per quattro collaboratori, c prolungata per qualche altro.
Invece un agronomo basileese e un pastore zurighese si sono visti inaspettatamente ritirare il permesso di lavoro
e di soggiorno e hanno dovuto partire, l’uno per un altro campo di missione, l’altro per la Svizzera, senza che la
Missione di Basilea ne abbia saputo la
ragione e senza che abbia potuto compiere ulteriori passi per cercare di prolungare il loro lavoro in quella regione.
Nella prima metà di questo secolo
era cosa normale per i missionari cercare di aiutare i malati incontrati nel
corso dei loro viaggi per evangelizzare le popolazioni indigene, o che venivano a trovarli alla loro residenza.
Durante la loro preparazione i giovani candidati seguivano corsi di pronto
soccorso e sulla cura delle malattie
più comuni. Alcuni si addestravano
anche a estrarre i denti guasti, e questa loro capacità era particolarmente
apprezzata dalla gente, fra cui si svolgeva la loro opera. Tutti i campi
sionari cercavano di avere nei loro
quadri dottori e infermiere e quasi
tutti avevano uno o più ospedali cne
svolgevano una attività preziosissima,
sia per i membri della missione, sia
per la popolazione in generale, non
essendovi in quelle regioni organizzazioni sanitarie.
Da allora le cose sono compietamente cambiate, e al momento attuale a tutte le organizzazioni missionarie s’impone la necessità di un ripensamento radicale dell’impostazione e
dei fini delle opere missionarie nel
campo sanitario. Sono vari i fattori
che impongono questo ripensamento.
1. - Gradualmente la direzione dello opere assistenziali, fondate e dirette dai missionari occidentali in Africa e in Asia, viene assunta dalle Chiese locali, con un appoggio più o meno importante da parte delle Società
Missionarie che le hanno fondate. In
certi casi questa eredità può essere
per le giovani comunità uno strumento utile di assistenza e di testimonianza, in altri invece può essere un
peso troppo grande, che assorbe energie e fondi che potrebbero essere meglio utilizzati per altre attività.
2. - Tutte le giovani nazioni indipendenti si sforzano di sviluppare i loro
servizi sanitari con mezzi molto superiori a quelli di cui dispongono le
Chiese, e i servizi offerti da queste
non sono più essenziali, ma si presentano tutt’al più come una alternativa. Questo fatto ha avuto delle conseguenze spesso molto svantaggiose
per le Chiese.
a) Molti degli indigeni, che hanno seguito corsi preparatori negli
ospedali missionari, sono attratti dalle migliori condizioni economiche offerte dai governi. In Nigeria, per
esempio, sebbene la larga maggioranza dei medici siano cristiani, e una
buona parte della cura dei malati sia
ancora fornita da ospedali missionari,
non un solo dottore nigeriano lavora
in uno di essi: questi dipendono ancora interamente dal personale proveniente dall’Occidente.
b) Le attrezzature degli ospedali
missionari sono antiche e spesso molto inferiori a quelle dei moderni ospedali governativi. I fondi per ammodernarle mancano, a meno che il governo intervenga con sussidi importanti, il che non è sempre il caso. La
tendenza alla specializzazione, così
caratteristica della medicina moderna, riduce gravemente l’efficienza di
piccoli ospedali forniti di personale
numericamente ridotto.
c) Finanziariamente gli ospedali
missionari dipendono spesso da quello che i malati possono pagare. Questo può indurli a sviluppare la loro
opera a favore della gente ben provveduta, negligendo i poveri, oppure ad
elevare le tariffe per gli uni, per avere i mezzi per curare gli altri. Però
Vari fattori impongono un ripensamento radicale dell’impostazione e dei fini delle opere
missionarie in campo
sanitario.
questo crea una situazione penosa e
demoralizzante per molti dottori cristiani che sono partiti in missione
non per vendere i loro servizi, ma per
offrirli gratuitamente nel nome di
Cristo ai poveri diseredati.
d) Infine è opinione generale oggi che alleviare le sofferenze dei malati non è sufficiente, ma occorre allo
stesso tempo cercare di prevenire le
malattie con tutti i mezzi possibili.
Questo implica una organizzazione e
dei mezzi che sono evidentemente al
di là delle possibilità delle giovani
Chiese, e anche delle Società missionarie che continuano ad aiutarle.
Si tratta quindi di studiare attentamente la situazione attuale per de
ll parere
dì un missionario
Evangelizzazione
0 aiuto tecnico e sociale?
Un missionario che, inviato dalla Société des Missions Evangéliques de Paris, è al lavoro a Bohicon, nel Dahomey, a servizio di quella Chiesa evangelica nella zona dove ha operato nell’équipe dell’Azione Apostolica Comune
(il paese dei Fon), ha scritto questa
corrispondenza che riprendiamo da
« Le Christianisme au XX» siècle ».
Le parabole, a voi paiono delle belle
storie, belle ma assai lontane dalla vostra vita: evidentemente con le vostre
strade asfaltate, le vostre automobili,
le vostre pompe elettriche, sfuggite alla realtà quotidiana di un villaggio della savana. Vorrei che aveste potuto essere con me, quindici giorni or sono,
a Kpakpamé. Nel pomeriggio, all’improvviso grandi grida, richiami, invocazioni di aiuto: vado a vedere che
succede. Una ventina di persone si agitano intorno a una cisterna abbandonata. Penso: « Ci sarà caduto dentro
un ragazzo! ». Ma no, sento un belato,
e infatti si distingue, sul fondo, un
agnellino che di laggiù grida la sua angoscia. Come organizzare il salvataggio? una scala? No, è troppo profondo, oltre 12 metri... Guardo con curiosità gli uomini che preparano una lunga corda: uno di loro si farà calare
sul fondo? Ma no, chiamano un ragazzo di dodici anni. « No, no, non voglio,
ho paura! ». Akballo, 8 anni, si presenta: « Vado io! » Si fissa un bastone all’estremità della corda, il ragazzo ci si
siede sopra, si afferra saldo alla corda
e lo si fa scendere lentamente. Tutto
bene, eccolo sul fondo. Ma l’agnello
bela anche più forte. Come fare? Tirare su il ragazzo che tenga la bestia?
No, Akballo resta giù, sa di dover legare l’agnello. « Non per il collo! — gli
gridano gli uomini — per le zámpe di
davanti! ». AH’agnello la cosa piace poco, ma così lo si tira su facilmente. Si
getta di nuovo giù la corda con il bastone, Akballo ci si siede sopra e... tutto è finito bene. Proprio come nella
parabola che conoscete, Akballo si
prende fra le braccia l’agnello per portarselo a casa; e davvero tutti sono
felici!
La sera, in quello stesso villaggio,
intorno al fuoco, ho parlato di Gesù, il
buon pastore, prendendo lo spunto da
questo episodio; e stavano attentissimi.
Ma per voi, amici lontani, mi piacerebbe prolungare questa parabola.
Perché non lasciare l’agnello in fondo alla cisterna? Non ci sta poi male,
è al riparo dal sole, dai cagnacci; gli si
può gettare dclTerba due volte al giorno, e si può pure scendere a curarlo,
se ha una zampa spezzata. Lasciandolo lì, ingrasserà per benino, e almeno
non rischierà di ricadere in qualche
altro buco.
Non ridete: è esattamente quello
che si fa con il popolo dei Fon, con
tutti i popoli feticisti, siano essi europei o africani.
La gente di buon cuore manda cibo;
tecnici c infermiere scendono in fondo alla cisterna, cioè s'installano coraggiosamente nei villaggi: ma alla fin
fine, che fanno? migliorano la prigione! Iniezioni di penicillina, radio emit
tenti e ricever., sementi selezionate...
non è questo che libera la gente dalla
paura del dio d i vaiolo o del pitone.
Se l’assistenza tecnica non è accompagnata da una vigorosa predicazione
delTEvangelo, si riduce a ingozzamento di oche all’ingrasso! Ditelo ben chiaro ai volontari che si preparano al servizio oltremare. (Il missionario si riferisce qui al servizio civile oltremare,
alternativo al servizio militare, che 'in
Francia offre possibilità molto più ampie di quelle che oifi e, per noi, la Legge Pedini; n.d.r.).
Da quando sono stato prigioniero,
penso che il bene maggiore datoci da
Dio è la libertà: da quel periodo ho
avuto orrore di tutte le gabbie, siano
quelle dei polli negli allevamenti ultraperfezionati o i conventi di stregoni
feticisti che pullulano nella nostra regione.
Del resto, se i Fon diventano cristiani sono certo che vi saranno meno problemi sanitari e terre devastate dagli
incendi della savana.
Akballo, comunque, aveva capito che
i! suo agnellino era fatto per scapicollarsi gioiosamente al sole.
Pierre Tissot
iiiiiiiimiiiiiiijiiiiimiiii
jiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiNiiitiiiiiiiiitMiHiiiKiiiiiNmiiiMmiimiiiiiitiiiiiiiiiHMiiiiMimiiiiimiiiii
Il coccodrillo^« Mìcodemo
Zurigo (epd). - Le grandi onoranze
tributate dalla stampa comunista al
prof. J. Hromadka, fondatore della
Conferenza Cristiana per te Pace e suo
presidente dal 1958 al 1969, al momento
della sua morte, non ingannano: questa morte è giunta in buon punto.
Hromadka aveva presentato le dimissioni dal suo mandato dopo che il Comitato di lavoro della CCP, nella sua
sessione tenutasi a Buckow (Germania
or.) dal 21 al 24 ottobre, aveva negato
la sua fiducia al segretario generale del
movimento, da venti anni a quel posto,
il past. J. Ondra. Nella sua lettera di
dimissioni egli scriveva fra l’altro: « I
veri bersagli di ogni critica politica
mossa al dr. Ondra sono le dichiara
ZOOMATIC
Moilernisti
La blague ecumenica del mese: abbiamo tanto camminato
uno in direzione dell’altro che
per finire ci siamo incrociati senza fermarci! Il che potrebbe esser illustrato dalla storia di quel
prete che vende tutte le statue,
ceri e altre suppellettili disusate della sua chiesa a dei protestanti che sono venuti per disputarsele e conservarle gelosamente.
Vera o no la storia è come al
solito l’indice di uno stato d’animo europeo che non tocca ancora l’Italia.
Al presidente di una grande
chiesa fu chiesto se credeva che
Dio fosse fuori dell’uomo o nel
profondo dell’uomo; domanda
vigliacca perché il pio manager
non poteva che rispondere optando per la seconda alternativa, la prima essendo del tutto
fuori moda. Morale: la più nuova teologia” è sempre stata quella di chi ha voluto conservare
alla chiesa un posto in prima pa
Vie Radei.
zioni da me fatte nei giorni tragici dell’estate 1968 ».
Si è ora appreso che il direttore dell’Ufficio esteri del Patriarcato di Mosca, il metropolita Nikodim, era comparso improvvisamente alla sessione
del Comitato di lavoro della CCP in
Buckow e aveva parlato contro Ondra.
Eppure proprio questi si era sforzato
di non destare alcuna ostilità fra gli
« amici della pace » comunisti. Si deve
quindi dedurre che Tattacco era piuttosto rivolto contro Hromadka: poiché
non era così facile deporre un Premio
Lenin per la pace, si attaccava il segretario generale. In tal modo si costringeva Hromadka a dichiararsi solidale con Ondra. In questo contesto merita di essere notato che i rappresentanti romeni a Buckow non si erano
associati aH’ultimatum contro Ondra
presentato dai cinque paesi dell’intervento anti-Praga.
In un telegramma ai membri del Comitato di lavoro della CCP, Nikodim ha
fatto le condoglianze per la morte dell’ex presidente della CCP, prof. J. Hromadka: « Ricorderemo sempre l'attività svolta dal prof. Hromadka nella
CCP, della quale è stato co-fondatore e
collaboratore per lunghi anni. Nelle nostre preghiere al Signore della vita e
della morte Gli chiediamo che l’anima
dello Scomparso possa riposare in
pace ».
Se son lacrime, son di coccodrillo.
Visita iuterana
a Chiese neii'ilRSS
Ginevra (Relazioni Religiose) - Una delegazione della Federazione Luterana Mondiale,
che si è recata nei giorni scorsi nelFURSS
per visitare le comunità luterane di questo
paese, non è stata autorizzata dal governo
sovietico a prendere contatti diretti con i confratelli di alcune zone. Alla delegazione della
Federazione Luterana Mondiale è stato negato
il permesso di recarsi in Lituania, Estonia,
Kazakistan e Siberia. Ha potuto invece visitare liberamente i centri luterani di altre repubbliche sovietiche.
terminare quali possono essere oggi i
principi che devono guidare le chiese
nelle scelte che si impongono per una
giusta e efficiente utilizzazione dei
mezzi di cui esse dispongono : quali
istituti sanitari devono essere chiusi,
quali possono essere trasformati o
sviluppati; in quale sfera dell’opera
sanitaria le comunità cristiane possono essere più utili, nella cura o nella
prevenzione? ecc. Nel settembre 1968
una Commissione, creata dal Consiglio ecumenico delle Chiese, ha avuto una prima sessione per esaminare
questa situazione e tracciare alcune
linee direttive per l’avvenire. Ecco alcune di esse indicate in un articolo
della « International Review of Mission» (Aprile 1969).
1. - Il problema della salute ha implicazioni molto varie e coinvolge molti aspetti della vita individuale, sociale ed economica degli uomini. Tutta
la comunità dei credenti deve collaborare nei vari campi connessi direttamente o indirettamente con la questione della salute.
2. - L’attività della chiesa sarà più
efficace se svolta in stretta collaborazione con gli organi governativi e con
le altre chiese, che svolgono la loro
attività nella stessa regione. Una tale
collaborazione permetterà di evitare
di sprecare le energie e i mezzi disponibili, e di utilizzarli al cento per cento a beneficio della popolazione, inserendo l’opera della chiesa in un piano di sviluppo studiato attentamente
assieme agli altri.
3. - Queste nuove direttive, una volta stabilite su una base seriamente
studiata, dovranno essere spiegate alle persone impegnate nell’opera assistenziale della chiesa, e ad esse toccherà ridimenzionare le loro attività
per incrementarle. A questo scopo saranno essenziali corsi e conferenze di
aggiornamento.
4. - In una visione allargata del problema della salute pubblica, con le
sue implicazioni demografiche (aumento continuo delle popolazioni),
sociali (occupazione e disoccupazione), morali (vizi e uso delle bevande
intossicanti e droghe), le Chiese possono portare un contributo prezioso
e porsi all’avanguardia degli sforzi
per prevenire conseguenze disastrose
per i popoli di cui sono parte integrante.
5. - Questo ripensamento porterà
coloro che operano in questa opera
assistenziale a scelte difficili, forse a
sacrificare certe istituzioni che nel
passato sono state utilissime, ma che
oggi non hanno più ragione di sussistere, a sviluppare la loro azione in
una nuova direzione, diversa da quella seguita nel passato; può darsi anche che i cambiamenti proposti incontrino l’opposizione di certi membri di chiesa, chiamati a sacrificare
un servizio che faceva loro comodo.
Ma la Commissione augura che queste difficoltà possano essere superate
in una visione più ainpia e più vera
del servizio che la chiesa deve rendere nel mondo a testimonianza dell’amore di Cristo.
R. C.
Contro la fame
degli altri
Pubblichiamo l’elenco delle offerte
pervenuteci in questa ultima settimana:
Da Torino: G. Cavalli L. 10.000;
1. Imperiale 2.000; M. Meda 3.000; S. e
P. Montalbano 2.000.
Da Venezia: fam. Viti 1.000; fam.
Zecchin 3.000.
Da Trieste: Colletta natalizia scuola
domenicale 20.000.
Da Luserna S. Giovanni: G. e L. B.
L. 5.000.
Da Como: T. Bongardo 2.000.
Da Lucca: S. Cornelio 5.000.
Da Torre Pellice: M. e E. B. 5.000.
Da Firenze: M. Villani 5.000.
Da Pinèrolo: G. e 1. E. 60.000.
Totale L. 123.000; tot. prec. 502.336;
in cassa L. 625.336.
Preghiamo i lettori di voler inviare
le loro sottoscrizioni a: Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino,
sul conto corrente postale n. 2/39878.
Grazie.
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N. 4 — 23 gennaio 1970
Un’inchiesta fra ragazzi delia cintura industriale milanese e delle Valli Valdesi
Il lumetto, un aspetto della sattnealtura
riservata oggi alla magipor parte dei eittadioi
Fenomeno troppo trascurato, i fumetti hanno un gran peso nella formazione dei ragazzi, tendendo a disabituarli da ogni vera lettura - Se si vince la sensazione immediata di disgusto
che molti procurano, ci si rende conto che propagano la morale del nostro tempo, magari in
torma un po’ più rozza e in chiave d’evasione - La responsabilità della famiglia e della scuola
Nel quadro della preparazione del
convegno AICE svoltosi a Torre Penice il 4-5 gennaio 1970, ho curato un’inchiesta sulla diffusione dei fumetti tra
gli alunni della media unica statale,
con la collaborazione di Roberto Eynard, Susanna Peyronel, Donatella Rochat, Claudio Tron ed Enrico Vola. La
inchiesta non ha ambizioni scientifiche, tuttavia i suoi risultati possono
interessare anche al pubblico più vasto di insegnanti e genitori, tanto più
che una parte delle risposte proviene
da alunni delle Valli valdesi. Ne riassumo perciò le conclusioni.
L’inchiesta è stata svolta per mezzo
di un questionario ciclostilato sottoposto agli alunni di una ventina di classi
di diverse scuole medie. Il questionario (anonimo) comprendeva tre domande: 1) quali fumetti hai letto almeno un paio di volte? (seguiva un
elenco di 21 fumetti di vario tipo, in
ordine alfabetico); 2) quali fumetti
leggi regolarmente?; 3) quali sono i
fumetti che preferisci? Sono stati
riempiti 391 questionari, 217 di scuole
della provincia di Milano (Arluno, Bellinzago, Cogliate, Mesero: piccoli centri ai margini della zona industrializzata) e 174 di scuole delle Valli valdesi
(Perrero e Torre Pellice), con una leggera prevalenza maschile.
La conclusione più evidente dello
spoglio di queste risposte è che i fumetti hanno un grande peso nella formazione dei ragazzi, i quali ne sono
instancabili consumatori. Su 391 intervistati, solo 7 hanno dichiarato di non
leggerne attualmente: una minoranza
trascurabile. Sui 21 fumetti iscritti nel
questionario, gli intervistati ne conoscono in media 9-10 a testa e ne leggono 3 alla settimana; ed a questi bisogna aggiungere tutti i fumetti non
compresi nell’elenco del questionario.
Ad esempio, i 15 alunni della III di
Perrero conoscono tutti i 21 fumetti
del questionario più altri 17 che aggiungono: e non si tratta di un eccezione! . .
Un’altra osservazione interessante e
l’uniformità dell’interesse dei ragazzi
per i fumetti: tra le scuole della pr(>
vincia di Milano e quelle delle Valli
non ci sono grosse differenze nella
quantità e nell’orientamento dei fumetti noti o letti. L’unico dato generale è che i maschi leggono un po’ pm
fumetti delle femmine. .
È più difficile giungere a conclusioni sicure sulla preferenza per questo
c quest’altro fumetto. I 21 fumetti
elencati nel questionario sono stati
perciò divisi in tre gruppi relativamente omogenei:
1. fumetti comici (per es. braccio
di ferro, corriere dei piccoli, monello,
tom e jerry, topolino e simili). Si tratta di fumetti che si rivolgono ai piu
piccoli lettori con avventure prevalentemente comiche, senza troppa cattiveria né troppa violenza (anche i pugilati sono spesso visti in chiave comica,
tuttavia non mancano punte di sauismo). Alcuni di questi fumetti hanno
un certo gusto, altri sono decisamente infantili, tutti sono generalmente innocui, nel senso che non insegnano ne
male né bene.
2. fumetti d’avventura (per es. tex,
bleck macigno, miki, guerra d eroi,
batman, superman e simili). Sono tumetti che narrano di guerra, di fantascienza o più spesso sono ambientati
nel leggendario west americano. Si basano sulla violenza (specialmente quelli di guerra e western, in cui i morti
si sprecano) e sulTavventura, ma conservano certi limiti: i protagonisti
sono sempre eroi positivi, che non uccidono a freddo né per rapina, ma
servono la legge dando la caccia ai delinquenti e proteggendo i deboli. Esiste quindi un codice morale, le cui trasgressioni sono prima o poi punite, si
tratta di un codice primitivo, fatto di
lealtà e di violenza, che piace ai ragazzi ma ha poche attinenze con il
mondo in cui viviamo. In questi fumetti, infine, le donne hanno un ruolo secondario, eterne fidanzate o innamorate che non raggiungono mai il loro sogno, perché l’eroe non può concedersi i piaceri borghesi della casa e
della famiglia, ma deve sempre essere
pronto a partire in caccia di qualche
pericoloso fuorilegge.
3. fumetti vietati (tipo isabella,
diabolik, kriminal, satanik e simili). Si
tratta dei cosiddetti « fumetti per adulti », venduti invece a qualsiasi bambino, che mescolano in dosi variabili ma
sempre forti sesso (nei suoi aspetti
più morbosi e brutali), violenza c sadismo, delitto (che generalmente rtmde) e suspense di bassa lega. Ciò che
caratterizza questi fumetti è il rovesciamento di alcuni tabù morali, i
protagonisti possono rubare, uccidere
con ci-udeltà o a tradimento, violare la
legge (che è invariabilmente inetta o
corrotta); se sono uomini, hanno spesso una compagna fissa a cui possono
anche essere fedeli, ma tale caratteristica non si estende agli altri personaggi e specialmente alle protagoniste
femminili. Più del contenuto in sé, tuttavia, colpisce in questo genere di fumetti la rozzezza dell’espressione: sono i fumetti più facili da leggere perché basati quasi esclusivamente sulla
immagine invece che sulla parola (si
confronti la lunghezza delle didascalie
con quella degli altri tipi di fumetti);
la trama presenta regolarmente incongruenze o vere e proprie contraddizioni interne o salti logici, che il lettore
accetta perché vive il fumetto immagine per immagine, senza badare allo
sviluppo narrativo.
Secondo i risultati dell’inchiesta, le
preferenze dei ragazzi per i diversi tipi di fumetti si distribuiscono così:
maschi:
fumetti comici 28%
d’avventura 51%
vietati 21%
femmine:
fumetti comici 70%
d’avventura 20%
vietati 10%
Premettiamo subito che non ci sono
grosse differenze, in queste preferenze, da scuola a scuola; anche le differenze dovute all’età non sono poi così
gravi. Tra gli alunni di III media, i fumetti preferiti Sono, per i maschi, i seguenti: comici 29%, d’avventura 46%,
vietati 25%; femmine: comici 55%, di
avventura 30%, vietati 15%; l’unico dato interessante, in questo confronto, è
la maggiore percentuale di preferenze
per i fumetti vietati.
Vediamo di analizzare questi dati.
Per i maschi, i fumetti comici, più infantili, cedono il passo a quelli d’avventura, con una discreta presenza di
fumetti vietati (che del resto contengono molti elementi d’avventura); essi
continuano a leggere Topolino anche
a 14 anni, ma considerano loro eroe
Tex o Diabolik. Le femmine invece
hanno meno scelta, poiché apprezzano
assai meno i fumetti d’avventura: devono perciò contentarsi di fumetti comici, malgrado i loro contenuti spesso
puerili. E probabile (di questo l’inchiesta non si è occupata) che sia proprio
verso i 14 anni che le ragazze si orientano verso i fotoromanzi, in cui trovano quello che i loro coetanei maschi
hanno già nei fumetti d’avventura o
vietati.
Rimane come dato preoccupante la
forte incidenza dei fumetti vietati (che,
non dimentichiamolo, sono letti anche
in età assai più matura). Qui però bisogna stare attenti a non cadere in un
facile giudizio moralistico che lascia
il tempo che trova presso i ragazzi,
fatalmente attratti dal fascino del proibito. I fumetti sono una parte importante nel mondo del ragazzo, ma la famiglia come la scuola li ignorano, oppure riservano loro solo generiche condanne che nulla possono. Eppure i ragazzi sono disposti a parlare dei loro
fumetti (purché non in posizione di
accusati), come prova l’entusiasmo con
cui è stato accolto in diverse classi il
nostro questionario, attraverso il quale gli alunni vedevano preso sul serio
un mondo che gli adulti non possono
o vogliono capire.
Ignorare i fumetti vietati non ha
quindi senso. Chi infatti, vincendo la
immediata sensazione di disgusto che
molti tra essi procurano, ne legge alcuni, si rende conto che la morale propagata è in fondo quella del nostro
tempo, un po’ più rozza e in chiave di
evasione. Il successo a qualsiasi prezzo, il sesso come merce, la donna come oggetto, l’aggressività come base
del successo in affari, il ripudio dei
vecchi schemi di comportamento, anche il superamento di certe ipocrisie,
tutto questo si trova nei fumetti come
nella nostra vita; Diabolik in fondo si
comporta non molto diversamente (ove
si escluda una certa facilità nel ricorso
all’omicidio diretto) da tanti protagonisti della nostra cronaca. Ed è purtroppo abbastanza logico che il giovane passi dal codice d’onore di Tex, inservibile nella nostra epoca, a quello
di Diabolik, tanto più (ed è questo un
punto che va sottolineato) che il mondo dei fumetti non gli offre alternativa. Siamo noi stessi a mettere in mano ai bambini Topolino o altri fumetti
innocui; preso nel gioco, diventato consumatore abituale di fumetti, il ragazzo sostituisce Topolino con Tex e poi
Tex con Kriminal: anche se volesse un
fumetto diverso, tale da suscitare Tapprovazione dei genitori, non lo troverebbe perché non esiste un fumetto
« buono » adatto a chi ha superato
l’età dei western.
Ciò che mi sembra più negativo, in
definitiva, non è tanto il contenuto dei
fumetti vietati o lo scarso gusto delle
loro immagini (il cinema ci offre anche di peggio), quanto il fatto che il
fumetto disabitua a leggere qualsiasi altro tipo di pubblicazione e si dimostra idoneo a diffondere quasi soltanto gli aspetti peggiori della nostra
civiltà. Il giovane che legge Diabolik o
Isabella continuando a studiare ed a
maneggiare libri non ne ricaverà gran
danno, soprattutto se la famiglia e la
scuola sapranno trattare anche questo
argomento, togliendogli il fascino del
proibito ed avviando il giovane ad una
lettura critica. Invece il consumatore
abituale di fumetti non solo tende ad
identificarsi con il tipo umano che la
pubblicità gli propone, ma si priva di
ogni capacità di reazione autonoma,
diventa oggetto passivo delle manipolazioni della civiltà di massa.
Un ultimo aspetto della questione è
stato messo in luce dalla nostra inchiesta. Una quarantina di questionari sono stati riempiti da alunni di alcune scuole elementari delle alte Valli; ne è risultato che 20 fumetti sui 21
elencati erano già noti ai bambini e
12 regolarmente letti; tra questi alcuni di quelli vietati, pur posposti agli
altri nelle preferenze dei piccoli lettori. Il fatto indica che in diverse famiglie questo tipo di letteratura circola liberamente; evidentemente sono
spesso i fratelli maggiori (qupdo non
i padri) ad iniziare i fanciulli alla lettura di tutti i tipi dei fumetti. Il ciclo
così si chiude: il fumetto vietato, che
in certe famiglie fa scandalo (ed i ragazzi lo leggono di nascosto), in altre
circola apertamente. Nell’uno e nell’altro caso la scuola ha una responsabilità precisa: affrontare questo argomento per mettere certi fumetti nella
loro giusta luce, aiutando cioè i ragazzi ad una lettura critica che fornisca la possibilità di un superamento
dell’atteggiamento di ricezione passiva dinanzi a questo come agli altri
veicoli dei miti della civiltà moderna.
Il fumetto è oggi un aspetto della sottocultura che il nostro mondo pare riservare alla maggior parte dei cittadini; dinanzi alla sua diffusione la politica dello struzzo (il moralismo che si
indigna senza discutere seriamente
con i ragazzi) è la peggiore possibile.
Giorgio Rochat
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Una conferenza del prof. Soggin, a San Secondo
Israele, il sionismo
e la chiesa cristiana
Nel quadro del programma di conferenze
predisposto dal Comitato del Collegio Valdese
si comunica che il Prof. Alberto Soggin parlerà, la domenica 1 febbraio p. v., alle ore 15,
presso la Foresteria di Torre Pellice sul seguente argomento. Israele, il sionismo e la
chiesa cristiana.
Il Prof. J. Alberto Soggin, Ordinario dì
lingua ebraica e di esegesi delPAntico Testamento presso la Facoltà Valdese di Teologia
di Roma, ha .soggiornato a lungo in Israele
per motivi di studio e conosce, la lingua israeliana parlata: può così es.sere considerato un
esperto dei problemi legati allo Stato di Israele. La conferenza annunziata è pertanto fondata. oltre che .su basi di alta cultura, su notizie di }>rima mano e su esperienze di vita
dirette.
Il Comitato del Collegio Valdese c pertanto particolarmente lieto di annunciare questa
Esperienze e traumi pedagogici in un borgo sardo
Le bacchette dì Lula
Ho palilo più a scuola che in galera » dice un paslore
Albino Bernardini ha pubblicato nella stessa serie azzurra della collana
« Educatori antichi e moderni » Un
anno a Pietralata, la storia dei suoi
rapporti con una « scolaresca » romana di borgata. Ritroviamo quel tipo di
impegno in questo nuovo libro. Le bacchette di Luta (pp. xvi-184, L. 1000),
che forse andava letto prima dell’aÌtro, anche perché vi è narrata un’esperienza d’insegnamento precedente: nella Sardegna più interna e arcaica.
La situazione che vi si rispecchia, i
problemi che vi esplodono appartengono a un mondo rispetto al quale
perfino il sottomondo di Pietralata ci
è più vicino, saldato com’è alla storia
del moderno urbanesimo. Il maestro
era più giovane, armato quasi soltanto delle sue qualità umane. E ancora,
a Pietralata i problemi nascevano e si
concludevano dentro le pareti della
classe e della scuola. Nel borgo sardo
in cui un pastore può dire —• e le sue
parole dovrebbero essere l’epigrafe del
libro — « ho patito più a scuola che
in galera », il conflitto è generale, corale; il maestro incapace di adattarsi
alle vecchie regole locali vi tira dentro
per i capelli (l’espressione, qualche volta, è da prendere alla lettera) colleghi
e genitori, pastori e sindaci, preti e
autorità scolastiche. I ragazzi gli arrivano a scuola portandosi le bacchette
destinate a punirli. Sono sportivi nell’offrirle al nuovo maestro: si è sempre fatto così; i ragazzi bisogna picchiarli perché imparino la legge.
Quelle bacchette potrebbero stare
nello stemma del municipio a rappresentare non solo la crudeltà dell’ambiente scolastico, la tirannia della maestra Ballena su intere generazioni di
« cittadini », ma anche la crudeltà della vita fatta di miseria, fatica, ignoranza; la cecità del prete che non ha
più la forza di « guastarsi » con i potenti locali.
Nel momento in cui rifiuta le bacchette, il maestro s’impegna ad agire
per dimostrare che l’educazione non
ha bisogno della violenza; ma s’impegna anche in una lotta contro tutto ciò
che le bacchette simboleggiano. Al fondo della sua rivolta, c’è l’istintivo convincimento che per trasformare in
« scuola » la miserabile stamberga non
bastano le risorse pedagogiche, ma occorrerà portare la battaglia fuori, tra
la gente, in piazza. Un maestro non è
tenuto, per contratto, a proporsi la rieducazione di un intero paese. Un uomo, se è un uomo, sì. Su questo il maestro Bernardini non ha dubbi.
Prendiamo l’episodio della rissa in
classe con il prete, durante l’ora di religione. Una scena terribile, sotto gli
occhi dei ragazzi. Chi legge capisce che
Bernardini darebbe un braccio per non
essere trasceso a quello spettacolo penoso per lui e per il prete. Zero in pedagogia, non c’è dubbio. Zero in psicologia, in diplomazia, in condotta. Ma
chi legge capisce anche che l’azione di
rottura, in un ambiente dominato dal
la violenza, era necessaria. Sbagliare
per timidezza o convenienza sarebbe
stato peggio che sbagliare per intolleranza.
Altri episodi hanno deH’incredibile,
in questo libro « arrabbiato »: pagine,
diciamolo apertamente, che sarebbera
piaciute a don Milani e ai suoi ragazzi
collezionisti di « orrori » della « scuola di classe ». Bernardini si batte per
i figli dei contadini e dei pastori, può
andare anche in prigione per loro. Lo
ha fatto. Perciò, quando racconta, non
può mai aver l’aria di raccontare qualcosa di distaccato; c’è un’unità assoluta tra « esperienza scolastica » e
« esperienza umana » in questo memoriale imprudente e bellissimo.
Bernardini, da un punto di vista burocratico, è uscito dalla sua battaglia
sconfitto. Le autorità scolastiche lo
hanno allontanato dal borgo in cui ha
dato scandalo. E un « piantagrane » in
un mondo la cui legge suprema è « evitare le grane », cioè la responsabilità,
l’amore.
Dalla Prefazione di
Gianni Rodari
Nella stessa serie :
Bruno Ball, Il mestiere di padre. L. 1.000.
Albino Bernardini, Un anno a Pietralata.
L. 1.000; Albert G. Chanter, L’educazione
sessuale nella scuola elementare. L. 800. Lia
Giudice, Le ragazze dell'Alberane. L. 1.000.
D. C. Mea.sham, Quattordicenni: autobiografia di un gruppo. L. 800.
(da “Il sedicesimo’’, bollettino bibliografico de La Nuova Italia Editrice).
PRO COLLEGIO VALDESE
In memoria
del past. Elio Eynard
Guido e Delia Botturi L. 100.000;
Yvonne Godino Costantino 25.000; Ade
e Enrico Gardiol 30.000; Marta Turin
2.000.
Le offerte possono essere versate direttamente sul conto n. 39725 presso
l’Istituto Bancario Italiano in Torre
Pelllice o presso il Dott. E. Gardiol 10066 Torre Pellice - Viale Trento, 12.
DONI ECO-LUCE
Da Coazze: Andrea Ostorero, 200; Ambrogio Rosa Brusin, 200: Nella Boero Alloa, 200:
Emilia Boero, 200: Elvidìo Mattone 500; Lidia Rosa Brusin, 500.
Da Firenze: Ist. Gould 500; Umberto Bartolacci, 500; Nicla Fioriti, 500; Cesare Garuti. 500.
Da Ferrerò: Elvira Pascal 500: Eline Quattrini 500: Alberto Giov. Ghigo 500; Desiderata dot 500; Abramo Ferrerò 500.
Da Porte: Emilio Martinat 500; Adele
Pontet Sappé 300.
Grazie! {continua)
MiiiiiiMiimmiiiiiii>ii>iiiiiiimiiiiiiiiiimiimiii"iiiiliimiiii
I lettori ci sermono
conferenza e fin (l'ora ringrazia il Prof. Soggin per aver accettato di dare la .sua collaliorazione, con un contributo di grande inleres.se, che viene a completare quello già offerto in ottobre dal Prof. Peyronel.
La conferenza del Prof. Soggin sarà tenuta
pure a Milano.
Al termine deircsposlo del Prof. Soggin,
seguirà un libero dibattito .sui problemi altnalissirni creati dalla .situazione del vicino
Oriente.
Verranno infine fatte le usuali comunicazioni .suH'opera del Collegio Valde.se.
Si prega infine di ricordare che le offerte
])ro Collegio possono essere fatte .sia presso la
.sede che utilizzando il c.c.p. n. 2/32709 intestato al Comitato del Collegio Valdese o il
c/c bancario n. 57760 dellTsliluto Bancario
Italiano, filiale di Torre Pellice.
Il Comitato
Ecumenismo
e democrazia
Un lettore da Losanna:
Per decisione del Consiglio sinodale della Chiesa riformata del cantone di Vaud
e del Vescovado della Diocesi dì Losannna-Ginevra-Friburgo. le parrocchie delle
due confessioni sono competenti per accordare rutìlizzazione dei rispettivi locali
di culto nei casi seguenti: periodi stagionali nei luoghi turistici o di cura; durante
i lavori di manutenzione o di riparazioni
importanti; per un servizio unico tenendo però conto della carenza di locali idonei,
della distanza di una chiesa della stessa
confessione, deiraffluenza straordinaria di
fedeli; per la celebrazione di un solo culto, per esempio celebrazione di un matrimonio, ina con la prudenza che s’impon?
e mai per ragioni dì fantasia.
Per evitare possibili confusioni rulilizzazione normale e permanente di un luogo di culto non sarà permessa in nessun
caso. Fanno, certo, eccezione, i luoghi dove
esiste un « siniiiltaneuin », por esempio
nel distretto d'Echallens dove la Chiesa
cattolica è ufiìcialmente riconosciuta.
* ♦ *
La Confederazione Svizzera è una repubblica veramente democratica: niente
titoli nobiliari, niente ordini cavallereschi,
niente privilegi per certe categorie di cittadini, ad esempio per i deputati alle Camere federali. Questi infatti pagano le loro lasse, non fruiscono di nessuna tessera
gratuita permanente sulle ferrovie, non
hanno diritto a nessuna precedenza o a
posti riservali nelle imprese di trasporlo c
ricevono unicamente' una diaria (conto
fr. sv.) per ogni seduta alla (fuale jiartecipano ed il rimborso delle spese di viaggio
Le autorità comunali della iiidustre cit
ladina di Monlbey. nel Vailese, hanno de
eiso di estendere questa uguaglianza ai de
funtì: nel nuovo cimitero non vi saraii
no più monumenti funebri, i morti riposeranno in pace sotto un ceppo uguale
per tutti cou la semplice indicazione del
loro nome, anno di nascita e di decesso. Il
cimitero non comporterà che un semplice
tappeto erboso diviso in zone delimitate
da siepi sempreverdi alternate con piantagioni di rose.
^ /. Rosetti
Il nuovo Innario
Un lettore, da Luserna S. Giovanni:
Non sui pregi ma sulle pecche scriviamo, notando il rimarchevole impaccio in
cui si trovano le comunità — alle Valli —
man mano che lo adottano; e lo si rìsconIra su parole e musica, ritoccate senza che
a parer dì molti, fosse indispensabile. L'avvenire dirà se questi molti sbagliano.
Innovazione discutìbile, V indicazione
metronomica, che oltre a non essere quella scelta dall'autore, meno ancora che in
passalo gioverà ad ottenere che sia osservata la stessa misura tanto è amjiia la gamma d’adattamento.
Vera già fra ehie.sa e chiesa e fra le
corali una eoinples.sità dì movimenti che
non sì riuscì mai a colmare; cosa no sarà
ora? Tranne che sì sia voluto avallarli in
massa.
Una critica spesso udita, riguardava i
testi musicali alla « zum-pa-pa » e le « lagne ». Ma se pensiamo dì non })iù ritrovarne nella edizione 1969, ricrediamoci.
Saranno di tipo diverso ma ci sono; e per
citarne uno. la « complaintc vaudoise » alla cui musica sono stali applicali i dieci
comandamenti, aveva i crismi del .sacro
Pur consci di appesantire queste linee,
rileveremo ancora che parecchi inni di
perfetta levatura musicale, perciò di autori eccelsi, sono stali inspiegabilmente ed
immeritatamente sacriiìcatì. Quanto a malincuore ci uniformiamo a ([ueste lacerazioni.
Con questo chiudiamo, con un doveroso ringraziamento al prof. Corsani che
ha accettato di fare il profilo della re[ cente edizione. Per molti segni era ed è
j utile e necessario. Evidentemente di quest'avviso è stato anche l'esimio Direttore
! dei « foglio ».
I Gustavo Albarin
7
23 gennaio 1970 — N. 4
pag
Un modo serio e appassionato
di sentire la missione nel nostro paese
XXI Convegno Evangelico dei Servitori di Dio in Italia
ROMA
A cento anni da Porta Pia
Dal 30 dicembre ’69 al 2 gennaio c. a.
ha avuto luogo a Vico Equense (Sorrento) all’Hòtel Aequa il 21° Convegno
Evangelico dei Servitori del Signore in
Italia. 1 partecipanti, una sessantina,
più una quarantina fra bambini e giovani (figli elei partecipanti al convegno) hanno seguito programmi parai-'
leli indipendenti. Per ragazzi e giovani
programmi speciali erano stati organizzati e dei Fratelli specialmente qualificati si sono occupati di loro in sale
indipendenti durante tutta la durata
del convegno. I partecipanti adulti hanno seguito lo svolgersi del convegno
nel grande salone al piano terra dove
hanno alternativamente preso la parola oratori e relatori.
L’oratore principale delle giornate è
stato il dr. G orge Peters, titolare del!:,i rai’.edra de!le Missioni al Dallas
l'iieoiogic.'.iì Scininary di Dallas, Texas
(U.S.A.). n dr Peters ha presentato
agli intervenuti studi quotidiani centrati essenzialmente sul libro degli Atti Apostolici facendo notare fra l’altro
che esso dovrebbe più giustamente esser chiamato il libro degli Atti dello
Spirito Santo poiché è Lui che agisce
utilizzando gli uomini ai quali è richiesto di pregare. Nei suoi studi approfonditi nel campo missionario mondiale e nei suoi viaggi in moltissime parti
de! mondo, l’oratore ha dichiarato di
aver fatto delle ricerche per scoprire
la dinamica del Risveglio specialmente in Africa, in Indonesia ed in Corea
■cercando di individuare il fattore base
chi. determina il moltiplicarsi delle
•chiese evangeliche, con particolare riferimento alle chiese africane.
L’oratore si è detto certo che il libro degli Atti è il manuale o libro di
testo delle odierne missioni. La sorgente del Risveglio va individuata in
Matteo 16; 13-18 e particolarmente nelle parole di Gesù: « Io edificherò la
mia Chiesa e le porte dell’Ades non la
potranno vincere ». Quindi, in primo
luogo va notata l’iniziativa divina: « Io
edificherò la mia Chiesa ». Dio non ha
mai intrapreso un’opera che non sia
deciso o che non sia capace di portare
a termine. Non ha detto: « Cercherò
di edificare la mia Chiesa » ma ha solennemente dichiarato di volerlo fare
e sappiamo che lo farà perché ne ha
il potere. In secondo luogo, l’opposizione che l’inferno avrebbe scatenato
contro la Chiesa e che Gesù prevede
già dalia sua fondazione. Ma Gesù ha
dichiarato che invano le porte dell’inferno si sarebbero accanite contro la
Chiesa per vincerla!
‘ Se i primi 3 secoli della Chiesa sono, secondo gli studiosi di statistica
di storia ecclesiastica, ricchi di circa
100.000 cristiani, i secoli successivi,
sempre secondo gli studiosi, hanno visto dai 3 ai 4 milioni di persone convertirsi a Gesù Cristo. Di qui appare
che l’espandersi della Chiesa Cristiana
proviene dalla moltiplicazione spontanea. Infatti, termini quali: « aggiungere, aumentare, crescere, moltiplicare,
moltitudini, folla, grande numero »
(Atti 2; 46; 4; 4; 11: 24), nonché le statistiche rilevate dal libro degli Atti,
dove da 120 persone iniziali (Alti 1:15)
si sale a 3.000 (Atti 2: 41) ed a 5.000
uomini (senza contare donne e bambini, Atti 4; 3), fino all’espansione della
Chiesa nei capitoli successivi, sono la
dimostrazione di questa spontaneità di
propagazione, data dallo Spirilo Santo
in risposta alla preghiera dei credenti.
Un concetto importante è quello dell’evangelizzazione e della salvezza del
nucleo familiare totale. Luca 19: 9:
« Oggi la salvezza è entrata in questa
casa ». Giov. 4: 53: « Il padre credette
con tutta la sua casa». Atti 16: 31:
« Credi nel Signor Gesù e sarai salvato tu e la casa tua». Atti 18: 8; «Crispo credette con tutta la sua casa ».
Altro concetto: quello dell’evangelizzazione di località e di città intere. Atti
8: 8: « Vi fu grande allegrezza in quella città (Samaria) ». Atti 8; 14: « Gli
Apostoli, avendo inteso che la Samaria
avea ricevuto la parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni ». Atti 9: 32
e seguito: « Pietro venne anche ai santi che abitavano a Lidda... ». Atti 9: 42;
« E ciò fu risaputo per tutta lopp^ e
molli credettero nel Signore ». Pei
concludere; l’evangelizzazione di Paolo
ad Efeso (Atti 19). puanto agli odierni
problemi d’evangelizz.azione 1 oratore
ha anche parlato del concetto della
evangelizzazione sistematica dei diversi quartieri delle nostre città, dove i
credenti possono effettuare visite regolari e creare nelle case nuclei di studio comune della Bibbia.
Il prof Domenico Maselli, nella sua
relazione sugli sviluppi nella formazione di una Comunione delle Chiese
Libere in Italia, ha dichiarato, fra l’altro, di aver continuato le ricerche e
di aver individuato nella Scrittura la
base e la forza della Chiesa storica
italiana. .
11 past. Elio Milazzo ha dato ogni
mattina una benefica meditazione biblica pre.sentando, fra Paltro, i temi;
« Ravviva il dono che è in te » (Ger. 1:
1-19); «Se il nostro essere esterno si
disfà, noi abbiamo nel cielo un edificio » (2 Cor. 4; 16 a 5: 1); « Perché siete turbati? Non temete! » (Luca 24: 38).
Un pensiero: « Noi arriviamo sempre
secondi quando annunciamo l’Evangelo perché lo Spirito Santo ci ha preceduti ».
Ogni mattina alle 7.30 aveva luogo
una riunione di preghiera introdotta
dal Frat. Vincenzo Rosheger con un
brève passo della Scrittura per domandare a Dio la Sua benedizione sulla giornata, sugli oratori ed intervenuti. Una parte più grande sarà fatta,
nelle prossime conferenze, e alla preghiera e al canto già molto apprezzato nel convegno di cui diamo notizie.
Varie relazioni sono state presentate, fra cui: « Il servitore di Dio e il
suo tempo », « Il servitore di Dio e la
sua famiglia », « La chiesa missionaria
ed i malati mentali », « Il servitore del
Signore e la sua salute », « Studenti
Italiani per Cristo» (Campus Crusade
for Christ International), « La Lega
del Testamento Tascabile » (con diapositive a colori), « Fondazione per ex
preti De Wartburg » Olanda. Alla fine
delle giornate sono stati proiettati
films dell’Istituto Moody.
Due gruppi di studio, rispettivamente sulle pubblicazioni evangeliche e
sulla radio-films, si sono riuniti per
considerare gli sviluppi possibili delle
loro attività. Per la radio, il problema
resta soprattutto finanziario. Per i
films si prevede il doppiaggio in italiano di produzioni americane. Per le
edizioni evangeliche è stata raccomandata l’adesione all’Associazione Italiana degli Editori. Tale adesione prevede la classificazione decimale universale di ogni nuovo titolo di libro. È stato rilevato che l’85 per cento delle persone sono evangelizzate mediante pubblicazioni evangeliche.
Foriunato J. Gaghani
agente
deU’Lhnone Biblica Italiana
Nel quadro dell’attività del Centro
evangelico di cultura, sabato 17 gennaio il past. Alberto Ribet ha presentato a un buon numero di intervenuti
nell’aula magna della Facoltà valdese
di teologia il tema: Chiesa e Stato in
Italia dal 1870 a oggi. In quest’anno
centenario della breccia di Porta Pia,
è del più alto, interesse rintracciare
nelle sue grandi linee il processo ora
evolutivo, ora — e più spesso — involutivo che i rapporti fra Chiesa e Stato hanno conosciuto nel nostro paese;
proprio in vista di una chiarificazione
e di una situazione che sia più valida
civilmente e soprattutto più conforme
alla lievitazione evangelica che si fa
sentire in varie direzioni.
PERRERO > MANIGLIA
L’Unione femminile ha accolto con gioia,
per una seduta in comune, il 30 novembre,
quella dei Chiotti, ed insieme si sono ancora
ritrovate per visitare la domenica 14 dicembre
l’Asilo di San Germano.
Le sorelle anziane delia comuntà hanno
ricevuto la visita, nelLimminenza delle feste
natalizie, delle rappresentanti dell’Unione femminile.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
c( Ivrea la bella » cantava il Carducci, quando probabilmente il Castello dalle « rosse torri » non era ancora divenuto sede di carcerali e le vie della città non erano una iiuman.’i di automobili, semplicemente perché non
c’erano ancora i grandi stabilimenti Olivetti.
Che figura farà il nostro tempietto ormai quasi terminato sulla statale Ivrea-Chivasso? Non
possiamo dirlo fino a quando non lo vedremo
in funzione al servizio della predicazione
evangelica nella comunità e in mezzo ai cittadini.
Per ora le attività ecclesiastiche si svolgono un po’ in ordine sparso, come si dice in
gergo militare: i culti nella sala di Via S. Giovanni Bosco, la Scuola domenicale nei locali
del doposcuola « Il melo » aperto e sostenuto
da un gruppo di persone della comunità, l’Unione giovanile in casa di un giovane; inoltre gli studi del martedì sera si sono per
ora trasformati in gruppi di conversazione e
di studio biblico in casa dì membri di chiesa
disposti ad aprire le porte della loro abitazione.
I culti del periodo natalino sono siati piuttosto decimati daH’iniluenza. La tradi/’onale
c( festa dell'albero » è stata inquadrata nel culto domenicale del 21 dicembre, con la collaborazione dei bambini i quali hanno rinunziato ai loro doni in vista di una colletta. Tutto è stato più semplice e più adeguato al contenuto cristiano del Natale. Il Pastore ha parlato deirassistenza spirituale e materiale fra
i carcerati, compiuto dalla sig.na Selma Longo. La Scuola domenicale, con l’aiuto della
colletta durante il culto, ha inviato alla sig.na
Longo una somma di circa 38.000 lire.
Nel mese di noveml>re una serie di tre predicazioni è stata dedicata al problema dell ateisnio: 1) L ateismo nella Bibbia; 2) Aspetti
dell ateismo contemporaneo', 3) La chiesa cri
stiano di fronte all'ateo. Il Pastore Roberto
Jahier ha presieduto il culto domenica 14 dicembre; domenica 11 gennaio i culti a Biella
e ad Ivrea sono stati presieduti rispettivamente dal Past. Rostan e da Mario Castellani.
II periodo natalizio è stato purtroppo rattristalo dalla dipartenza di due sorelle in fede:
Massa Letizia, da alcuni anni membro della
nostra comunità, e Cesarina Bollino dì Traiisella, evangelica di fede e con Tesempio della
sua vita. (( Cesarina », come si usava chia
marla, viveva sola nella sua casetti, in un
villaggio dov'era con< .-ciuta e stimata. Aveva
69 anni e fin dalla uà giovinezza era stata
convinta dall’Evangeio ad essere teslimoiie di
Cristo. Aveva comù .nlo la prova e l'aveva
accettata coraggiosa.nrnte. Leggeva m-nlto e
seguiva con interess«- bi vita della nostra Chiesa: della sua slanzei ' : attorno al tavolo coperto da giornali, molii’ volte abbiamo cantato i
nostri inni e letto lu ^’arola di Dio. Nel luglio
scorso aveva supera'.i una grave prova; purtroppo la prova que.sia volta le è stata fatale.
Dall'ospedale dì Ivre:-. il 10 gennaio, abbiamo
accompagnato la sua salma a Trausella, sulle
montagne della Val 'Ihiusella. La natura era
silenziosa e raccolta dopo il servìzio funebre,
la salma di Cesarin<' e stata deposta nella sua
ultima dimora terre .i. nel cimitero del villaggio, sotto un alto siìato di neve. Nel silenzio
di quelLora e nella tristezza dei nostri cuori
abbiamo ripetuto le parole dell’Apocalisse :
« Beati i morti che d". ora innanzi muoiono nel
Signore ».
Riunione ecunwnicn a Biella
La settimana di preghiera per l’unita dei cristiani è stata aperta a Biella
da una riunione alla quale hanno preso parte oltre un centinaio di persone,
di cui almeno la metà erano giovani.
1 occava ai Valdesi ospitare, quest’anno, la riunione, per cui il nostro locale
era appena sutliciente a contenere tutti.
oattolioa era rappresentata,
ohi e che da molte persone, tra le quali 1 giovani erano in maggioranza, da
alcuni .sacerdoti e chierici delTordine
dei « Filippini » che sono considerati
in Diocesi gli uomini di punta di ogni
rinnovamento (non senza spunti contestatari). Sotto la direzione del Pastore Ayassot e di Padre Bendotti letture bibliche, canti di inni, interventi
spontanei sia di testimonianze di fede
che di preghiera si sono alternali, per
la durata di un’ora e mezza, senza il
benché minimo segno di stanchezza
Non è ormai diffidile trovare, per il
canto comune, inni religiosi la cui melodia, seppur con differenti parole, è
conosciuta sia da cattolici che da evangelici. Mentre i giovani cattolici hanno
anche presentato, con accompagnamento di chitarra, alcuni loro canti caratteristici, li valdesi hanno cantato per
gli ospiti due canti della Riforma. Letture bibliche, liberi interventi per brevi
messaggi o preghiere spontanee, cui
hanno preso parte sia protestanti che
cattolici, giovani e meno giovani, uomini e donne, hanno permesso ai sacerdoti presenti ed al pastore di ridurre al
minimo indispensabile i loro interventi.
dando alla riunione un piacevole clima
di libera spontaneità nella quale la traccia preordinata diventa invisibile. Gli
interventi hanno sottolineato, da ambo
le parti, la necessità che ii dialogo interconfessionale isia sempre più un dialogo di « base » improntato sia a carità
che a verità, ossia un dialogo tra fratelli, sì, ma tra fratelli che non nascondono, né a sé né agli altri, i motivi
del dissenso teologico che sussiste tra
le chie.se, anche in clima d’ecumenismo.
Non è, ovviamente possibile commentare le preghiere, ma dobbiamo dire
che sono state tutte, oltre che brevi e
chiare, completamente spoglie di quel
frasario di 'tradizionale unzione che,
non di rado, fa inciampo all’immediatezza dell’intenzione.
I due gruppi riprenderanno, nelle
prossime domeniche, gli incontri di
pubblico dibattito, che già li hanno riuniti numerosi, nel periodo autunnale,
per affrontare, nella comune ricerca
di una maggiore fedeltà al loro impe
gno cristiano, vari argomenti che sono
stati proposti. I primi due sono già
•stati fissati: « Il cristiano e la politica » e «il cristiano e il denaro »; gli altri argomenti verranno programmati
man mano che la loro proposta sarà
appoggiata dall’ assemblea E anche
prevista una riunione speciale di canto
sacro che dovrebbe avere lo scopo di
far conoscere reciprocamente ai due
gruppi i canti più caratteristici delle
rispettive innologie.
P 0 M A R E T T 0
— In que.sti ultimi tempi la nostra Comunità è stata assai provata per la dipartenza di
alcuni fratelli e di una giovane sorella.
Ricordiamo i loro nomi o>n commossa gratitudine e ferma speranza nella vita eterna :
Bouchard Giovanni Paolo, deceduto a Villa Turina il 5 novembre, all’età di anni 71.
Paschetto Alfredo, deceduto a Chieri il 17
dicembre, all’età di anni 8i.
Robert Lilia nata Romano, deceduta subitamente all'ospedale Civile di Pinerolo il 30
dicembre, all’età di anni 33. La sua dipartenza è particolarmente dolorosa perché segue <li pochi mesi quella del padre e della
nonna. Figlia unica, essa lascia nel dolore la
madre, il marito e la piccola Paola di sei
anni. Molto amata da quanti l'hanno conosciuta essa ricevette, giovedì 1" gennaio da una
immensa folla, una grande dimostrazione di
stima e di cordoglio.
Codino Ernesto deceduto airo.spedale Civile
di Pinerolo il 3 gennaio, all'età di anni 79.
La sua morte è sopravvenuta in seguito all’amputazione di una gamba.
Alle famiglie nel duolo rinnoviamo l’espressione della nostra profonda jiartecipazione al
loro dolore ripetendo le parole di Gesù : « Non
la mia, ma la tua volontà sia fatta ».
L’inaugurazione della seconda sezione della
Scuola Materna è stata l’occasione per visitare i locali costruiti « ex novo ». Un pensiero riconoscente è stato rivolto ai donatori vicini e lontani, ai signori Pons Attilio e Ines
per 1 impegno con cui hanno seguito i lavori,
al geometra Elio Giaiero per il progetto generosamente offerto, alla commissione edilizia,
alla commissione della Scuola Materna, aUa
ditta Vinçon costruttrice, a Rino Stocco per
la sua collaborazione, a quanti hanno preparato
e dato per il ricevimento della giornata, al
Comune per il suo contributo annuale. La pastoressa Gianna Sciclone ha parlato dei problemi della Sicilia in particolare riferimento al
poco di fatto da parte del governo nei confronti dei terremotati della valle del Belice. Essa
ha parlato pure al gruppo giovanile e al tempio dove la sua predica è stata seguita dal dibattito da parte di un gruppo di giovani su
di un tema molto importante. Ringraziamo la
Pastoressa Sciclone per la sua visita molto
gradita.
Prossimamente avremo alla cappella di Perosa, e precisamente il 10 febbraio, una tavola rotonda suH’importante problema dei
bambini malformati: situazione oggi, terapia,
ecc., presieduta dalla dottoressa Frida Malan
assessore all’igiene del Comune di Torino,
con la dottoressa Lea Vinay ed un altro medico.
Recentemente abbiamo celebrato il matrimonio di Ghigo Walter e Meytre Elsa; un
pensiero affettuoso per una vita vissuta nella
gioia e comunione del Signore.
Inviamo il nostro pensiero di viva simpatia alle famiglie di Rostan Maria Luigia e
Pons Maria Elisa in Rostan.
Offerte Pro Collegio
pervenute
alla Associazione
“Amici del Collegio”
Dott. G. Comba, Torre Pellice, L. 20.000;
Avv. G. Angiolillo. Roma. 20.000; Sig.na
M, Mondon, Pinerolo, 10.000; Fam. Cairus,
Villar Pellice, 20.000; Sig. A. Dona, Genova,
50.000; Sig.ra A. Marilon, Torino, 10.000;
Sig.na Miletto, Torino, 5.000; Sig.ri J. e R.
Bertin. Francia, 5.000; Sigma A. Girard, Torre Pellice, 3.000; N. N. 1.000; Sig. J. L. Gilbert, Genova, 5.000; Sig.ra L. Vidossich,
100.000; Sig. S. Long, Lugano, 50.000; Sig.na
Buffa, Torre Pellice, 5.000; Sig. E. Corsani,
Genova, 10.000; Dot.t G. Maggiore, Milano,
25.000; Sig.na E. Ayassot, Roma. 10.000;
Sig.ra E. Charboimìer, Torre Pellice, 5.000;
Sig. V. Perolini, Torre Pellice, 30.000; Sig.ra
Lupo Maiali, 50.000; Rag. E. Ba.stia, Torre
Pellice, 20.000; Sig.ri 1. e E. Beux. Torino,
50.000: Sig.na A. Gamba. Torre Peli,, 25.000;
Prof. C. Malan. Torino, 50.000; Sig. R. Bouvier, Torre Pellice, 20.000; Sorelle Frache,
Torre Pellice. 3.000; Sig.na L. Costabel, Torre
Pellice, 4.000; In memoria di Dante Gay, la
fam. Torino, 10.000; Sig.ra G. Garrone. Torino. 10.000: Amici Zurigo, 157.216; Sig.
Waldiiirh, Zurigo. 1.449: Sig.na Bertinatti,
Zurigo. 14.490; Sig. Hiirsl, Svizzera. 21.735;
Sig.na V. Spella. Torre Pellice, 10.000: Sig.na
M. Daliiias, Torre Pellice, 5.000; Doti. R.
Mcynet. Torre Pellice, 20.000.
Offerte per il Collegio o sottoscrizioni di
impegni quinquennali potranno essere effettuati tramite il c.c.p. num. 2/22861 o tramite conto corrente bancario deirislituto Bancario Italiano num. 39720.
AVVISI ECONOMICI
ABILE tuttofare disposta trasferirsi mare
mesi estivi cerca piccola famiglia già con
aiuto fisso. Rivolgersi Dott. Jacobaccì. Corso
Montevecchio 46, Torino, tei. 51.16.72.
FAMIGLIA cerca tuttofare fissa a Cavour.
Ottimo trattamento. Telefonare al 6106 Cavour.
CPiRCASI pianoforte buone condizioni. Rivolgersi Pastore Genre. S. Secondo di Pinerolo.
11 14 dicembre a Pomaretlo è stalo eeleiiiato
il funerale del nostro fratello Enrico Pons,
dei Saretti di Chiabrano, deceduto tììlctà di
79 anni. Al figlio ed ai parenti, rinnoviamo le
nostre sentite condoglianze.
Un vivo ringraziamento rivolgiamo a nome
della comunità al prof. C. Tron che ha presieduto i culti dì Natale a Perrero, dove la Corale ha portato il suo apprezzato contributo,
ed a Maniglia.
Ben riuscite le celebrazioni della festa dell’Albero di Natale per i nostri bambini, il 21
dicembre a Perrero ed il 25 a Maniglia. Ringraziamo quanti hanno offerto la loro fattiva
collaborazione e la Corale per la sua valida
partecipazione.
Il 27 dicembre, nel nostro Tempio si sono
sposati Eliana Peyran, dì Perrero e Franco
Grill dei Chiotti. Rinnoviamo a questi sposi
i migliori auguri di felicità e dì benedizioni
nel Signore.
Il 30 dicembre un mesto corteo ha accompagnato al campo del riposo le spoglie mortali della nostra sorella Enrichetta Poét, nata
Ferrerò, spentasi dopo breve malattia al Cassas, all’età di 60 anni. Rinnoviamo alla sua
famiglia ed ai parenti l'espressione della nostra profonda, fraterna simpatia e ringraziamo
il pastore C. Tourn che ha presieduto il funerale.
11 31 dicembre ì giovani della nostra Unione e di quella dei Chiotti si sono riuniti per
un’agape fraterna e per aspettare insieme
l'anno nuovo.
La Corale ringrazia vivamente la comunità
di Massello per la fraterna accoglienza riservatale in occasione della sua visita deH'll gen
RINGRAZIAMENTO
Valter Serre e la piccola Donatella
ringraziano sentitamente tutti coloro
che in vari modi hanno preso parte
alla loro solitudine e al loro dolore
in occasione della dipartenza della
loro cara mamma e nonna
Giulia Revel
in Griot
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1).
Pomaretto, gennaio 1970.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maria Rostan
profondamente grati delle dimostrazioni di simpatia e di affetto per la
dipartita della loro cara, sentitamente
ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro
lutto. Un ringraziamento particolare
alla Direttrice e al personale del’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone ed al pastore Bouchard.di Pomaretto.
Masselli di Pomaretto,
10 gennaio 1970.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
Una lunga e dolorosa malattia ha
stroncato l’esistenza terrena di
Giovannino Barus
all’età di 17 anni
Affranti, ma fiduciosi nelle promesse di Gesù Cristo, lo annunziano i
genitori Amedeo e Ida Barus, le nonne, zìi, cugini e tutti i parenti.
Ringraziando quanti hanno manifestato la loro solidarietà fraterna ed
umana durante gli anni della malattia ed in occasione del lutto, inviano
un pensiero particolare al prof. Lo
Bue, al Dr. Peyrot, ai vicini ed amici
che si sono prodigati in modo particolare.
« Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte
non temerei male alcuno perché
Tu sei meco ».
(Salmo 23: 1, 4).
« Beati i morti che d’ora innanzi
muoiono nel Signore ».
Il 9 gennaio, serenamente ha terminato la sua corsa terrena
Anna Rostan
di anni 89
La nipote Anna Ribet ed i parenti
tutti, nel darne il triste annunzio, e
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che
con la presenza o gli scritti hanno
partecipato al loro dolore.
S. Germano Chisone,
19 gennaio 1970.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Giovanni Hidoarido
Mennsan
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringrazia di vero cuore l’Associazione Combattenti e la Sezione
Coltivatori Diretti per la rappresentanza e tutte le gentili persone che in
vario modo hanno voluto prendere
parte al suo grande dolore.
Luserna S. Giov., 26 dicembre 1969.
8
pag. 8
N. 4 — 23 gennaio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
In nome dell'uomo africano...
Precisazione sei massacri
di indiani in Brasile
Rio de Janeiro (bip) — Il padre gesuita E. Schwade, missionario presso
gli indigeni dell’Amazzonia, è rientrato
a S. Leopoldo dopo aver trascorso tre
anni nella boscaglia. Al suo rientro, ha
fatto una dichiarazione al redattore tedesco dell’ufficio informazioni della
Federazione Luterana Mondiale riguardante gli stermini praticati sulle tribù
indigene di quella regione.
Fin dal 1968, innumerevoli indigeni
sono stati massacrati da società private o da singoli individui, brasiliani e
stranieri, ed i cui maggiori responsabili sono i cercatori d’oro, di gomma
e di uranio (n.d.r.: ricordiamo con orrore quanto venne reso noto a suo
tempo. Veri e propri safari organizzati, in cui all’animale veniva sostituito
l'uomo, padrone da millenni di quelle
regioni; lanci aerei di zucchero avvelenato e di indumenti infettati con
germi di terribili malattie).
È veramente grave che i pubblici
poteri siano rimasti passivi per così
lungo tempo. Attualmente il nuovo governo si sforza di fare qualcosa, ma
il ministero della Giustizia è ancora
inefficiente.
Un congresso, incaricato di studiare
ouesta grave questione, si è riunito
nello scorso agosto. Vi hanno partecipato i rappresentanti di dieci Chiese
ed hanno lavorato aH’elaborazione di
un programma comune coi missionari
e col governo.
UN DOCUMENTO DELLA D.M.E.:
MISSIONE E SVILUPPO
SONO COLLEGATI
Ginevra (soepi) - Un documento dal titolo
" Commenti sulla missione e sullo sviluppo »
è stato redatto dai 60 membri del comitato
della Divisione della Missione e delLEvangclizzazione (DME) del C.E.C., che ha terminato
recentemente i suoi lavori al centro ecumenico di Ginevra.
« Lo sviluppo non è solo una questione di
economia e di tecnica, ma anche un problema
di rapporti fra i vari gruppi di un paese e fra
i diversi paesi. Il vero sviluppo è la lotta per
la pienezza deH’uomo, come individuo e come
collettività ».
Il documento prosegue : « Lo sviluppo è legato al potere... E quale è la natura del potere? Chi lo detiene? Compito essenziale dei
cristiani nel campo dello sviluppo è determinare dove Dio è all’opera nella lotta degli uomini e parteciparvi. L'appello allo sviluppo è
contenuto nell’appello dell’Evangelo del Regno di Dio e della sua giustizia ».
Circa le società missionarie, il documento
dice : « Le missioni che giustificano la propria
esistenza c»J mandato avuto, che è quello di
proclamare 1 Evangelo a tutti gli uomini, non
possono permettersi di ignorare le conseguenze che un uso irresponsabile del potere e dei
capitali dei loro paesi hanno sulla vita degli
uomini cui sono venute a portare 1 Evangelo
della libertà. I programmi tradizionali di educazione, di lavoro medico e di servizi sociali
possono o meno promuovere lo sviluppo. Questo dipende molto dalle particolari relazioni
che sono state stabilite e dai risultati raggiunti Senza una Chiesa locale forte, libera di
prendere delle decisioni e di definire le sue
priorità, il ruolo delle società missionarie e
degli organismi assistenziali nello sviluppo può
non es.sere che un paravento che nasconde
una nuova forma di colonialismo.
E a maggior ragione, le società missionarie
e gli organismi assistenziali devono chiedersi
s • lo sviluppo non è, alla fin fine, bloccato dal
fatto che le Chiese ch’essi rappesentano sono
prigioniere di istituzioni e di politrche che
sono, velatamente, razziste e sopraffattrici ».
NUOVO COLLABORATORE
al « SERVIZIO CRISTIANO »
DI RIESI
Losanna (bip). - Il past. Giorgio Paschoud,
direttore del Centro sociale protestante di Losanna sin dal maggio 1962. ha deciso «i lasciare questo suo incarico. Ha risposto atlermativamente ad un appello del « Servizio cristiano » di Riesi in Sicilia. Egli animera il
lavoro della comunità a fianco del suo tonda
tore e principale responsabile, il pastore lullio Vinay.
A suo tempo il pastore P.is.'.rioiid. c.ie prima di dirigere il Centro sociale di Losanna
aveva svolto il suo ministerio presso tre parrocchie del Vaud. ha creato 1’« As.sociazionc
degli amici svizzeri di Riesi», .seguendo
Fescmpio della omonima associazione francese.
appello ecumenico
ALLE « autorità’ » ^
P^ EUCARESTIE IN COMUNE
Zurigo (hip). - Il cardinale Willebrands,
presidente del Segretariato del ’Vaticano per
l'iinità dei cristiani è stato invitato a parlare
nella chie,sa di S. Pietro a Zurigo sotto gli au
spici del gruppo di lavoro delle chiese cristiane.
In occasione di detta visita e del 450° anniversario della Riforma a Zurigo, questo
gruppo ecumenico ha inviato un appello alle
autorità ecclesiastiche responsabili : il Consiglio sinodale della Chiesa evangelica riformata del cantone di Zurigo, il vescovo della
Chiesa vecchio-cattolica Kiiry, il vescovo della
Chiesa metodista, il pastore Schafer e il cardinale Willebrands incaricato di tra.smettere
il messaggio a Paolo VI. Questo appello dice
fra l’altro :
ff Coscienti che la misura è colma dopo 450
anni di lotte confessionali... e che il cammino dell'unità deve essere ricercato non solo
colle parole ma anche con dei fatti... preghiamo le autorità ecclesiastiche con molta insistenza di autorizzare che nelle comunità ecumeniche vengano celebrate delle eucarestie in
comune sotto la presidenza congiunta di ministri evangelici e cattolici...
...È una simile comunità che ci aiuterà a
trovare la piena unità ecclesiale. Non tardiamo oltre, non seminiamo più la delusione laddove batte il cuore del movimento ecumenico. Al contrario, lasciamo che il riformatore
zurighese (si allude a Zuinglio) ci rivolga
queste parole: “per l’amor di Dio, fate qualcosa di coraggioso" ».
( segue da pag. 1 )
la giustizia sociale o l’opinione pubblica.
Infine, l’ultima divergenza sta nella
differenza di religione. A Nord il popolo vivente nell’islamismo non è stato
convertito sotto il regime coloniale
britannico. A Est, invece, i Britannici
e altri missionari europei hanno lasciato alla popolazione la Bibbia, con la
sua visione e i suoi costumi.
Quali potevano essere le conseguenze di questa disparità di credenze?
A Est, grazie al cristianesimo e anche
alla loro natura dinamica e ricettiva,
uomini e donne acquisiscono in misura crescente lo spirito di libera iniziativa; continua è l’educazione delle masse. L’Ovest ha cercato di seguire questo esempio, ma con un ritmo evolutivo assai più lento.
Lo scarto fra l’Est e il Nord cresceva continuamente, a misura che i Biafrani proseguivano la loro marcia verso la nuova civiltà di cui si erano aperte dinanzi a loro le porte. La loro originalità dava già i migliori risultati, e
anche il loro lavoro, perché non risparmiavano fatica. La proporzione
delle persone istruite non cessava di
crescere. Raggiunto questo vantaggio
(verso la fine del periodo coloniale e
prima dell’indipendenza della Nigeria), gli uomini dell’Est cominciarono
a organizzare in tutto il paese partiti
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Cari fratelli.
L’utile delle Vostre ordinazioni, oltre i 1200 colli annui, sarà
devoluto per la costruzione di
un’Opera Evangelica in Marsala,
il cui fondo, attualmente, e di
L. 1.400.000 circa.
Attendo da tutti, fin da adesso,
copiose commissioni, aiutando
CO.SÌ la Nostra Istituzione Fraterni Scrivete a CASA VINICOLA,
GARZIA SALVATORE - Via Ca^
puccini, 6 - 91025 MARSALA.
CHI ERA PINELLI?
Ormai molte settimane sono passate dal giorno dell’eccidio di Milano,
e il mistero continua ad infittirsi sernpre più sui veri colpevoli. Chi non ricorda l’episodio agghiacciante del Pinelli, definito « l'anarchico suicida » al
quale non si fece in tempo a terminare il primo interrogatorio? Ma come
avvenne quel fatto? Ancora non lo sappiamo esattamente!
Intanto 1’« Astrolabio » (del 4 c.) ha
pubblicato la seguente lettera di Giuseppe Gozzini.
« Signor Direttore,
il mio primo incontro con Pinelli risale ad alcuni anni fa. Sapeva che io
ero stato il primo obiettore di coscienza cattolico in Italia, aveva seguito gli
sviluppi del mio processo negli arnbienti cattolici (soprattutto fiorentini)
ed era come affascinato dal tipo di testimonianza. Conosceva (e non per
sentito dire) movimenti e gruppi che
s'ispiravano alla non-violenza e voleva
discutere con' me sulle possibilità che
la non-violenza diventasse strumento
d’azione politica e l’obiezione di coscienza stile di vita, impegno sociale
permanente.
Io gli parlavo di “società basata sull’egoismo istituzionalizzato", di “disordine costituito”, di “lotta di classe” e
lui mi riportava oltre le formule, alla
radice dei problemi, incrollabile nella
sua fede nell’uomo e nella necessità di
edificare V'uomo nuovo", lavorando
dal basso. Poi ci vedemmo in molte altre occasioni e i punti fermi della nostra amicizia divennero don Primo
Mazzolari e don Lorenzo Milani, due
preti “scomodi”, che hanno lasciato il
segno e non solo nella Chiesa.
Viveva del suo lavoro, povero “come
gli uccelli dell’aria”, solido negli affetti, assetato di amicizia, e gli amici li
scuoteva con la sua inesauribile carica
umana. Le etichette non mi sono mai
piaciute. Quella, che hanno appioppato a Pinelli: “anarchico individualista",
è melensa, per non dire sconcia. Si è
sempre battuto infatti contro l’individualismo delle coscienze addornesticate: lui, ateo, aiutava i cristiani a credere (e lo possono testimoniare tariti
miei amici cattolici); lui, operaio, insegnava agli intellettuali a pensare, finalmente liberi da schemi asfittici.
Non ignorava le radici sociali della
ingiustizia ma non aveva fiducia nei
mutamenti radicali, nelle “rivoluzioni ,
che lasciano gli uomini come prima.
Paziente, candido, scoperto nel suo
quotidiano impegno era lontano dagli
“estremismi” alla moda, dalle ideologie che riempiono la testa ma lasciavano vuoto il cuore. Stavo bene con
lui, anche per questo.
Poi, d’improvviso, l’arresto, gl interrogatori, la tragica fine. Dalle pagine
dei giornali mi appare la sua immagine deformata in una lente mostruosa mentre permane il mistero sulla
sua morte. “Era un bravo ragazzo
(scrivono), però..." E le fantasie si accendono. Ma quali sono i veri indizi,
i sospetti fondati? Voglio che mi sia
restituita la memoria del Pinelli, quello vero, che io ho conosciuto ».
SULLA TRAGEDIA
DEL BIAFRA
Alcune illustri personalità della
sinistra francese, fra le quali J.-P. Sartre S. de Beauvoir e il celebre matematico "L. Schwartz, hanno pubblicato
su « Le Monde » (del 13 c.) un articolo,
dal quale riportiamo i seguenti passi
salienti:
«Ora lo sappiarno: i genocidi hitleriani furono fatti con la complicitàpassiva degli alleati. Tuttavia la passività delle democrazie e dell’URSS (il
loro rifiuto di bombardare le ferrovie
che conducevano ai campi di concen
tramento, o d'aiutare la rivolta dei miserabili) aveva almeno un’ombra di
giustificazione: cioè che si trattava di
una guerra mondiale, di una guerra totale. Oggi invece, quasi tutte le nazioni associate all’ONU e in condizioni di
pace, alcune delle quali crepano di ricchezza, sono complici non soltanto
passivamente del supplizio passato e
futuro delle popolazioni biafrane: è
anzi in piena consapevolezza che esse
hanno respinto ogni procedura che
avrebbe permesso di salvare dei nuclei
etnici, per i quali già temiamo di dover portare il lutto. Esse hanno tollerato che, per vincere quelle popolazioni, si procedesse lentamente, strumentalizzando la fame e la malattia; hanno tollerato che l’Inghilterra pseudolaburista e la Russia pseudosocialista
facessero a gara nell’inviar e il personale più esperto e le armi più micidiali, in modo che gf assassini potessero
agire nelle condizhhi migliori. Nulla è
mancato: il fuoco, la spoliazione, l’assassinio puro e semplice, i bombardamenti degli ospedali e dei mercati, un
cordone sanitario quasi perfetto. E tutto questo con l'approvazione di quasi
tutti gli Stati africani, degli Stati arabi, degli Stati del “terzo mondo”, degli
Stati socialisti, democratici, fascisti
ecc., nonché del segretario generale
U Thant, il quale ha dato la sua benedizione assassina alla grande causa
dell’unità petrolifera della Nigeria.
Nessuna giustificazione per questi
comportamenti ignominiosi, se non taluni sofismi, tortuosi e che non riescono neppure a camuffare la partecipazione di siffatti mostri freddi a qualcosa che non ha nome: un qualcosa
che ha già indotto a trasformare gli
ebrei in sapone e i negri del Sudan in
cacciagione, ad ammazzare lentamente gl’indiani dell’America del Sud, a
trucidare i kurdi dell’Irak e i comunisti indonesiani; che^ ha indotto ad
eliminare i Vietnamiti insieme con la
loro fauna e la loro flora, a deportare
nell’Unione Sovietica milioni di cittadini e ad inviare in Cecoslovacchia t
carri armati. L’episodio del Biafra riunisce in se tutte queste cose e segna
l’inizio d’un’epoca decisamente nuova,
nella quale una nazione qualunque potrà davanti ad un’altra nazione qualunque o davanti a tutte le altre nazioni, vantarsi di fare una cosa qualunque in nome d’tin principio qualunque. Si rallegrino pure i servi assassini e i servi ideologi: il loro regno ha
fatto il giro del mondo (...).
Quanto al Biafra, già si cerca di limitare o d’impedire possibili massacri- siamo disposti a scommettere che
lo si fa affinché non venga pronunciata la parola “genocidio”. Si tratterà di
inventare una nuova parola, che valga
a designare ciò ch’è accaduto: tutta
una generazione di bambini distrutta,
carenze irreparabili in milioni di esseri un numero spaventoso di rifugiati
che non si possono nutrire immediatamente, e morti, morti a centinaia di
migliaia, morti di cui il vincitore s incaricherà di fare il censimento, con la
obbiettività ben nota di coloro che
hanno il vento della Storta in poppa...
Il seguito degli avvenimenti è prevedibile: alcuni massacri, per un temDO sufficiente perché possano passare
per “atti di guerra” e senza testimoni.
Poi ci si rivelerà che i Nigeriani .sono
pieni di d’amore per i Biafrani e che
Zn sognano altro che di nutrir i, e
che invece i veri responsabili dell ecatombe sono i Biafrani stessi. La stampa pubblicherà naturalmente i documenti e le prove fornite dai Nigeriani.
Rimane ancora da aggiungere che,
dopo l’assassinio della speranza biafrana, il regno del gangsterismo politico s’è ormai diffteso su tutta la superficie della terra. Di questa terra noi
facciamo parte. Per il momento, il resto è silenzio ».
politici democratici. Presto le loro attività porteranno l’intera Nigeria alla
indipendenza, malgrado la Gran Bretagna.
Strada facendo era stato commesso
un altro errore. La Gran Bretagna lasciò ai Nordisti musulmani oltre la
metà del territorio e della popolazione
del paese, mentre non ne riconosceva
che magre frazioni agli altri gruppi
etnici, di cui aveva anzi spostato le popolazioni, senza garanzie di sicurezza.
Questa discriminazione ebbe altre conseguenze, cui non possiamo che accennare: alienazione dei popoli sotto una
entità politica alla quale non erano
stati preparati, frustrazione, rivolte,
cattiva amministrazione, e soprattutto
ripartizione disuguale dei beni nazionali, come pure assenza di protezione
per le regioni minoritarie.
Concludendo, se la Federazione nigeriana è fallita è stato semplicemente a
causa dell’errore che non è stato commesso in nessun altro caso della storia delle federazioni: l’abbandono di
popoli eterogenei —- senza esperienza
coloniale comune, radicalmente opposti per la loro tradizione e le loro credenze religiose, su territori pericolosamente ripartiti, con enormi differenze
di livello culturale e politico — in una
specie d’inferno politico, proprio in
un’epoca in cui i paesi evoluti parlano
di ’scientific management’ e delle condizioni che lo favoriscono!
2. Le grandi potenze non si aggrappano a queste qualifiche improprie di
’ribelli’, ’secessionisti’ e ’rivoluzionari’,
a proposito dei Biafrani, per dissimulare le loro debolezze?
A una soluzione originale e degna
di una nazione civile, la Gran Bretagna preferisce lo sterminio. Davanti
all’opinione pubblica mondiale essa
tenta di scolparsi di non volere se non
l’unità, fra Biafrani e Nigeriani, per il
loro bene. Ma dissimula il suo egoismo
e il suo desiderio di rivincita contro
un popolo che l’ha costretta ad accordare l’indipendenza all’antica Nigeria.
Quanto agli altri paesi civili, di fronte alla posizione falsa della Gran Bretagna, che hanno fatto per fermare il
massacro?
Nulla, nell’attività russa, permette di
di dire che l’Unione sovietica sia veramente amica degli Africani, a loro solo
vantaggio. È chiaro al contrario che la
sua politica tende a costituire e consolidare un blocco politicamente favorevole alle sue aspirazioni.
Che dire, infine, dell’atteggiamento
americano? Non ha avuto altro risultato che quello di raffreddare gli spiriti più lucidi, quelli che credevano
che lo scopo degli Stati Uniti fosse
quello di assicurare la protezione delle
nazioni piccole e povere ingiustamente
minacciate dalle « grandi ».
cati perché le potenze « civili » possano soddisfare i loro disegni?
Pur preferendo sviluppare il commercio di armi, anziché promuovere il
progresso in questi paesi, le potenze
sbandierano l’aiuto umanitario che accordano; come se questo aiuto, accuratamente calcolato, impedisse ai Biafrani di morire!
Si dica quel che si vuole, ma la
tragedia biafrana contribuisce a rivelarci le menzogne di quel che chiamiamo « la civiltà moderna » per gli spiriti lucidi essa diventa un simbolo, un
segno tracciato sul muro del tempo.
È più che ora che l’Africa rifiuti di
rimanere « terra di dominazione ». Deve comprendere che la sua unità dipende da parecchi fattori essenziali
che attualmente, purtroppo, le mancano; che, ad esempio, non godrà di questo progetto di unificazione, in sé invidiabile e rispettabile, fino a che i suoi
dirigenti non saranno riusciti a governare correttamente il loro Stato, in
un’evoluzione continua, nella tolleranza religiosa, con il senso della cooperazione effettiva e dell’unità.
Solo grazie a una politica di buon
vicinato, risultante da una cooperazione in tutti i campi e da buone relazioni tanto all’interno che con l’esterno,
potrà realizzarsi uno scambio di uomini e di mezzi, prima tappa verso la
reciproca comprensione.
Africa, utilizza meglio le dimensioni
politiche attuali delle tue nazioni, piut
tosto che continuare i massacri dei
tuoi, dei tuoi uomini, che dovrebbero
servirti, se i loro capi si comportassero in modo da conquistarli anima e
corpo alla loro convinzione!
Anche l’unità si raggiungerebbe senza massacro, se tu riuscissi a fare un
grande sforzo di sviluppo, di formazione, sì da promuovere gli organismi comuni, sia economici che culturali, dei
quali hai tanto bisogno.
Ma come immaginare questa unità,
quando certi dirigenti si preoccupano
più di soddisfare i loro padroni, le
grandi potenze, che di promuovere il
progresso effettivo dei loro cittadini?
Non si deve pensare che l’unità africana non si attuerà finché l’Europa non
avrà, essa, realizzato la sua unità, dato
che la sua divisione coinvolge quella
dell’Africa?
Africa! Europei e Americani ti parlano di unità vendendoti armi: devi capire le loro intenzioni nascoste e soprattutto cogliere che idea si facciano
dei tuoi uomini!
La tragedia biafrana non tende forse a illustrare la concezione iiidegna
che gli altri popoli hanno degli Afri
cam ?
R. I. Asuoha
lu.iiiiimmiiiiiinninnTniMr
3. L’unificazione del Biafra con il
sue nemico ereditario, la Nigeria, sarà una tappa verso la trasformazione
del mondo in un paradiso unito degli
uomini e degli Stati?
Da secoli l’Europa, dopo avere realizzato un’unità di « civiltà » e di « cultura », tenta di realizzare un’unità più
effettiva e più pratica nei settori tecnici, economici e anche politici. Fino ad
oggi, non vi è affatto riuscita. Ora,
quando si tratta del problema dell’unità specificamente africana, molti formulano questa riflessione: « Soiio piccole nazioni, devono formare un’Africa
molto unita, persino livellata, per poter agire efficacemente sul piano interno come su quello esterno »■ . .
In Europa i dirigenti politici ftriinenti, i professionisti e i tecnici di
ogni ordine e grado appartenenti a
ciascuna dele nazioni che la compongono, non sono riusciti ad appianare
tutti gli ostacoli, psicologici o altri,
che si frappongono all unificazione del
continente; perche questi stessi politici e teorici sostengono la tesi dell’unità africana, se non per condurci a un
suicidio cóllettivo e a perpetui disordini, che porterebbero di conseguenza
gli Europei a trasformarsi in « gendarmi »? Questi politici e questi teorici
non sono altro che dei nostalgici dell’èra coloniale; non hanno il mimmo
senso delle realtà africane, né del resto delle realtà dei loro paesi. Ecco
una delle vere cause del nostro dramma...
4. Come mai esiste una tragedia biafrana, nella quale esseri innocenti sono sterminati con la benedizione dei
paesi ’civili’?
Se le potenze mondiali attuali rifiutano di venire in soccorso dei Biafrani, lungamente e duramerite malrnenati dall’epoca della schiavitù, e di aiutarli a ottenere la loro indipendenza
sul loro territorio dopo che due mnu>
ni di loro vi sono stati uccisi, mentre
riconoscono tale diritto ad altre nazioni; se queste stesse potenp si atteggiano a campioni del’unità afiicana
pur rifiutando, come fa la Russia, la
unificazione delle due Germanie; se
ovunque, altrove, in Europa e nel Medio Oriente, queste potenze si precipi;
tano a « proteggere » le popolazioni dei
paesi che esse dominano economicamente o ideologicamente, e rifiutano
di fare altrettanto per i Biafrani, non
vi è dubbio che questo atteggiamento
contradditorio dipende dalla loro concezione dell’iiomo africano.
È già questa concezione ad aver determinato la schiavitù dei negri; e secondo quest’ottica, che cosa sono i
Biafrani se non poveri negri senza importanza che dovranno essere sacrifi
Alla scuoia di Dio
e della sua parola
nel mende vivo di oggi
(segue da pag- 1)
e sostituita la gita domenicale, nuova pratica quasi religiosa. Anche la
pedagogia è cambiata e i bambini
stessi: chi oserebbe rivolgersi a loro
per insegnare col tono paternalistico dell’800? E poi sanno tante cose
e sono cosi liberi !
Pure la teologia è cambiata. La
critica biblica ci ha insegnato ad andare cauti nelle nostre affermazioni
e il tempo che viviamo ci rende molto insicuri sulla possibilità di inse(rjiare, noi, a c( doventar buoni ».
Eppure, magari detto altrimenti,
quello di « condurre a Gesù » rimane il compito della Chiesa quando
lavora per i piccoli. Ad altri il giudizio se, a un secolo di distanza,
« L’Amico dei fanciulli » è ancora
valido a questo scopo, se è ancora
un foglio di evangelizzazione per il
nostro tempo.
* sH *
L’Israele dell’Antico Testamento
non celebrava i centenari. Israele
celebrava i giubilei. Il giubileo era
un anno simbolico, l’anno che se<ruiva 7 settimane di anni. Era, nella linea del Decalogo, l’anno che apparteneva all’Eterno. Era anno di
giubilo, perché l’Eterno è 1 Id( io
nostro. In quell’anno non si faceva
né semina né raccolta, per indicare
che la benedizione di Dio era sul suo
popolo.
Questa benedizione, in questo spirito, vorremmo invoc.are sui bambini della nostra generazione negli anni difficili che ci stanno davanti, perché sia loro dato di poter vivere la
obbedienza che sarà richiesta nel loro tempo.
Berta Subtlia
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre PeHice (Toì