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numero 11
del 15 marzo 1996
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Ai DELLE CHIESE EVANGE
Bibbia e attualità
L'ELEZIONE DI DIO
E LA NOSTRA
Tempo di eiezioni. Dobbiamo scegliere i nostri rappresentanti per
il governo del paese. La campagna
elettorale è alle porte e ci dividiamo su
questa o quella proposta: per ora i toni
sono dimessi e non ci sono grandi passioni. L’elezione non sembra riguardare più di tanto la nostra vita, ma c’è
un’altra elezione che riguarda di più i
credenti: è quella di Dio per il suo popolo. L’Antico Testamento racconta
come Dio ha scelto il popolo di Israele
per farne il suo popolo. Nel racconto
non è detto perché Dio ha scelto proprio Israele come suo popolo: non perché era il più grande, anzi era il più
piccolo; non perché era il più giusto.
T y UNICO motivo della scelta sta
I j nell’amore di Dio per il suo popolo. Una scèlta che non ha una spiegazione razionale perché risiede nella
sovrana libertà di agire secondo quel
che Dio giudica buono. Così Dio sceglie Abele e non Caino, Isacco e non
Ismaele, Giacobbe e non Esaù. Eppure
la scelta di Dio non è arbitraria, none
il capriccio di un tiranno. Dio sceglie
un popolo, una donna, un uomo perché essi hanno una missione da comfpiere, un servizio da rendere: scegliendo (eleggendo) un popolo, una persona stabilisce con esso un patto, un’alleanza. Compito dei profeti è ricordare al popolo la missione per la quale
sono stati eletti.
Gli Evarigeli sottolineano il carattere strumentale dell’elezione. I
idiscepoli sono scelti in vista della missione che devono compiere: arinuncìare il Regno, cacciare i demoni, guarire i malati. Tra i discepoli ci sono
anche «alcuni che non credono» e lo
stesso Giuda, «colui che lo avrebbe
tradito» (Giov. 6, 64). Infatti la chiamata obbliga l’uomo e la donna alla
decisione della fede e all’ubbidienza.
L’elezione, sempre nel Nuovo Testamento, non isola le persone ma le
mette in relazione le une con le altre e
con ¡’«eletto» per antonomasia, Gesù
Cristo. Nasce così la chiesa che ha un
solo compito: annunciare la grazia di
Dio e la salvezza per fede.
SONO ribaltati i termini. Se nella
società «eleggere» vuol dire scegliere chi inviare al Parlamento per fare
un governo, nella riflessione cristiana
eleggere significa riconoscere che sia'mo stati scelti da Dio, che ha fatto un
patto con noi. Se ci riconosciamo in
questo patto siamo in una specie di
«campagna elettorale permanente»:
dobbiamo infatti dire l'Evangelo a
quanti incontriamo quotidianamente.
Nei colloqui, nelle lettere che ricevo al
giornale c’è, a questo proposito, molto
sconforto. A dar retta sembra che tutto
vada male. Abbiamo una storia importante ma, oggi, mancano i pastori
e i soldi, la salute spirituale delle comunità volge al peggio e si sta aspettando il certificato di morte.
OI può capire il pessimismo, ma non
O condividerlo. Se leggiamo la storia
cristiana, la storia delle nostre piccole
chiese, dal punto di vista dell'elezione
di Dio, dobbiamo riconoscere che
l'amore di Dio opera anche attraverso
i semplici membri di chiesa, i Consigli
di chiesa, i laici, i diaconi, e non solo
attraverso i pastori. Malgrado i nostri
scoramenti la parola evangelica è più
che mai d’attualità come evidenziato
dalla proliferazione di tecniche e filosofie di vita tese alla ricerca di benessere e salvezza. E allora, forza! Continuiamo quella singolare «campagna
elettorale» che chiamiamo evangelizzazione. È una campagna elettorale
che coinvolge la nòstra vita. L’Evangelo non è una lettera privata, ma è per
tutti. È politica.
Giorgio Gardiol
Intervista al pastore Charles Gabel, della Chiesa riformata francese di Gerusalemme
Pace vuol dire condivisione delle risorse
Il terrorismo è un grido disperato, perché chi è disposto a sacrificare ia propria vita sa che non
ha nulla da perdere. La benedizione di Abramo è per Isacco e atiche per Ismaele
LUCIANO DEODATO
CHARLES e Josiane Gabel, ambedue pastori della chiesa
riformata di Francia, da circa dieci
anni abitano a Gerusalemme dove
curano la comunità protestante di
lingua francese. In occasione di
una loro tournée in Italia, abbiamo
raccolto questa intervista.
- Pastore Gabel, l’opinione pubblica è rimasta molto scossa dai recenti attentati in Israele e anche le
nostre chiese si sono mobilitate. Che
lettura fa di ciò che sta succedendo?
«Va sottolineato con molta nettezza che i recenti attentati sono
stati compiuti da quelli che vengono indicati come “fanatici” islamici. Si tratta di una minoranza con
la quale nulla ha a che fare la stragrande maggioranza della popolazione araba, che è invece favorevole al processo di pace, e lo ha dimostrato in modo chiaro sostenendo Arafat e il suo programma
politico. Il recente successo elettorale di Arafat, che ha conquistato
più dell’80% dei suffragi, va visto
come,una specie di plebiscito a
suo favore. I musulmani praticanti
non sono dei fanatici; noi ne conosciamo moltissimi; vivono gomito
a gomito con gli ebrei senza conflitti. Purtroppo da parte sia israeliana (ricordiamoci di Yigal Amir,
l’assassino di Rabin) che araba esistono nuclei di fanatici indottrinati
e strumentalizzati da chi non vuole
la pace».
- Può dire qualcosa di più su questi nemici della pace?
«Tra gli ispiratori del fanatismo
ritengo di poter dire che ci sono
paesi come l’Iran, dove è in vigore
la legge coranica, la “sharia”, e dove
la democrazia è debole q assente».
- Tuttavia il fanatismo trova un
terreno fertile...
«Sì, recluta i suoi militanti in
aree degradate. Per esempio Gaza
è una polveriera: un milione di
abitanti, un altissimo tasso di disoccupazione, una situazione economica catastrofica. Per anni, anzi
decermi, l’unico obiettivo è stato la
Il cimitero ebraico sulle pendici del Monte degli Ulivi a Gerusalemme
lotta, la guerra. I giovani non hanno potuto elaborare alcun progetto
di vita per l’avvenire. Non c’è da
stupirsi se oggi da quest’area provenga il maggior numero di terroristi. Bisogna aiutare lo sviluppo
economico di Gaza; allora si aiuta
anche il processo di pace. Il terrorismo è un grido disperato di giustizia. Chi è disposto a sacrificare la
propria vita vuol dire che non ha
nulla da perdere».
- Dunque secondo lei è possibile
la convivenza pacifica di arabi ed
ebrei?
«Senz’altro; ma dobbiamo fare
attenzione a non cadere in trappole. Ci sono dei cristiani occidentali
che sono più sionisti dei sionisti o
più palestinesi dei palestinesi.
Quella terra è stata sempre abitata
dagli uni e dagli altri; non è mai stata completamente israeliana. Fin
dall’epoca di Abramo: arabi ed
ebrei sono popoli molto affini. La
benedizione di Abramo non è solo
per Isacco, ma anche per Ismaele!
La convivenza, là dove avviene, non
crea problemi; i bambini crescono
insieme nel rispetto reciproco delle
culture e delle fedi. Già adesso funzionari dello stato d’Israele a vari livelli (per esempio ambasciatori) sono arabi. Pace vuol dire condivisione; condivisione della terra, dell’acqua, del turismo, ecc. Se c’è la pace.
e ormai sia arabi che israeliani lai
vogliono fortemente, i problemi,
anche quelli più difficili, si risolvono. Per esempio, Israele ha fatto
accordi con la Giordania per lo
sfruttamento comune delle risorse
idriche, una questione vitale».
- E Gerusalemme?
«Gerusalemme è stata sempre e
solo la capitale dì Israele e mai di
un altro stato. Quest’anno si celebra il trimillenario della sua costituzione a capitale del regno ^ Davide. Non sarebbe giusto chiedere
a Israele di rinunciare alla sua capitale o di fame una città a statuto
internazionale a causa dei “luoghi
santi”».
Per la pace a Gerusalemme
Gli evangelici esprimono
solidarietà e pregano
Le chiese evangeliche
italiane hanno pregato,
domenica 10 marzo, per
la pace a Gerusalemme.
Domenico Tomasetto,
presidente della Fcei,
David Armistead, dell’
Esercito della Salvezza,
Valdo Benecchi, presir
dente dell’Opera metodista, Hartmut Diekmann, decano della
Chiesa luterana,' Renato
Malocchi, presidente
deirUnione battista e
Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese,
avevano inviato alle
chiese un appello affinché le comunità evangeliche pregassero «perché
non si interrompa il pro
\
cesso di pace, perché il
dialogo fra ebrei, cristiani e musulmani sia intensificato, perché siano
assicurate pace e giustizia durature in tutta la
regione mediorientale» e
in cui ribadivano «la nostra solidarietà cori tutte
le vittime degli attentati
compiuti da gruppi fondamentalisti che pretendono di agire in nome di
Dio». L’appello si tepira
a un Salmo di Davide (il
Salmo 122, 6-9) che invita a pregare «per la pace di Gerusalemme». In,
molte comunità la preghiera è stata accompagnata dalla predicazióne
sullo stesso testo.
Elezioni in Brasile
Il presidente mondiale
dei battisti candidato?
Alle prossime elezioni
presidenziali brasiliane
che si svolgeranno nel
1998 potrebbe presentarsi il pastore Nilson Fanini che, nell’agosto del
1995, è stato eletto presidente dell’Alleanza battista mondiale. I suoi sermoni settimanali vengono ristrasmessi da 52
radio locali e da 110 canali televisivi; Fanini è
una delle personalità ecclesiastiche più influenti
del Brasile. Il paese conta 6.000 comunità battiste, con oltre due milioni
di membri. Secondo il
«Servizio di notìzie dalTAmerica Latina e dai
Caraibi», Fanini avrebbe
àmmesso 1’esistenza di
«condizioni oggettive»
per una possibile candidatura. D’altra parte, la
ben nota «Chiesa universale del regno di Dio»
(lurd) sembra avere definito una chiara strategia
in vista delle elezioni.
La lurd, che ha già
molti membri presenti in
vari Consigli comunali,
intende ampliare ulteriormente la propria influenza in occasione delle prossime elezioni. A
Rio de Janeiro, il «vescovo» Renato Maduro, della lurd, ha lanciato un
appello a Dio affinché
«ci sia un presidente
evangelico in Brasile».
450 ANNI DALLA MORTE DI LUTERO. Si sono concluse in Germania
le manifestazioni rievocative della
figura di Martin Lutero. A differenza di quelle del 1983, per i 500
anni della nascita, le manifestazioni di quest'anno hanno avuto un
carattere più ecumenico, (pag.3)
COME UTILIZZARE L'8%o? È stato
uno degli interrogativi del convegno delle opere delle chiese vaidesi e metodiste. Sarà il Sinodo a
prendere la decisione definitiva
ma dal convegno sono arrivate alcune proposte. (pag.8)
MORTE DELLA LUMACA POLINESIANA. Turgi, l'ultimo esemplare
di Partala turgida, o lumaca degli
alberi polinesiani, è morta al giardino zoologico di Londra. Quando
era in vita si muoveva ai ritmo di
70 cm l'anno. L'estinta è stata sepolta sotto una lapide con l'iscrizione «1,5 milioni di anni avanti
Cristo - 1996» per indicare la data
di nascita e morte della specie.
2
PAG. 2 RIFORMA
«Quando il Signore fece tornare i
reduci da Sion, ci
sembrava di
sognare; allora
spuntarono sorrisi sulle nostre
labbra, e canti di
gioia sulle nostre
lingue.
Allora si diceva
fra le nazioni: “Il
Signore ha fatto
cose grandi per
loro!” Il Signore
ha fatto cose
grandi per noi, e
noi siamo nella
gioia.
Fa’ tornare. Signore, i nostri deportati, come torrenti nel deserto
del Neghev; quelli
che seminano con_
lacrime, mieteranno con canti
di gioia.
Se ne va piangendo colui che porta
il seme da spargere, ma tornerà
con canti di gioia
quando porterà i
SUOI covoni»
(Salmo 126)
«Le nazioni che
saranno rimaste
attorno a voi co
nosceranno che
io, il Signore, ho
ricostruito i luoghi distrutti e ripiantato il luogo
deserto. Io, il Signore, parlo, e
mando la cosa a
effetto»
(Ezechiele 36,36)
«Ebbene, vi dico:
alzategli occhi e
guardate le campagne come già
biancheggiano
per la mietitura.
Il mietitore riceve
una ricompensa e
raccoglie frutto
per la vita eterna,
affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino
insieme»
(Giovanni 4,35-3*6)
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15 MARZO V
SORRISI E LAMENTI
La fede di Israele e la nostra nella storica alternanza
fra liberazione e attesa di riscatto
ANNA MAFFEI
Fra la predicazione appassionata del secondo Isaia, il
profeta che èsortò gli ebrei deportati in Babilonia ad osare
sperare un futuro di libertà e il
salmo 126 è trascorso poco tempo. Qualche mese, qualche anno, chi lo sa? La gente è certamente la stessa ma il contesto è
tutto diverso. Il deutero Isaia
aveva parlato di un nuovo esodo ormai imminente, ancora
più straordinario del primo, addirittura paragonabile a un
nuovo atto creativo. Il popolo
rassegnato e umiliato avrebbe
visto il deserto trasformato in
un lago, la terra arida in un rigoglioso giardino.
Dopo l’editto di Ciro, il re di
Persia, l’ispirata poesia dell’attesa prendeva le forme di un
concreto faticoso cammino delle colonne degli ex deportati
verso la terra tante volte evocata dai racconti dei vecchi. Nessun mare si era aperto davanti
al loro passaggio, nessuna roccia aveva fatto miracolosamente scaturire acqua e dal cielo
non era piovuta la manna. Il
tutto si era svolto in tale apparente «normalità» che la Bibbia
neppure ne parla. Eppure alla
Un sorriso
Un sorriso non costa nulla,
ma ha un grande significato.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dà.
Dura un istante,
ma il suo ricordo ci accompagna a lungo.
Nessuno è così ricco
^da poterne fare a meno
e nessuno è così povero
da noti poterlo ofirire.
Un sorrìso
è riposo per àU è stanco,
èCorano per l’anima afflitta,
è consolazioneper il cuore affranto.
Un sorrìso
non lo si può né comprare
bare
né imprestare, né rubare.
Perché ha valore soltanto
.'-ià
a partire dal momento in cui viene offerto.
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firie, quando la fatica e la tensione del cammino si stemperano alla vista di luoghi e paesaggi
noti e amati, qualcuno riesce a
esprimere le cose che pure tutti
comprimevano dentro. Il salmo
126 esprime la sorpresa, l’incanto di qualcosa di insperato,
di desiderato tanto a lungo che
si stenta a credere sia infine rea^ lizzato: «Quando il Signore fece
tornare i reduci da Sion ci sembrava di sognare».
Quando si è rassegnati, quando sembra che non vi sia via d’
uscita, se qualcuno vuole spingerci a sperare è quasi come se
volesse farci violenza. È stato
così difficile rassegnarsi, perché
volerci illudere ancora? E così
anche quando la soluzióne si avvicina, noi ancora stentiamo a
sciogliere le riserve della nostra
rassegnazione. È solo alla fine,
alla fine di un difficile e faticoso
percorso di liberazione, quando
il paesaggio è cambiato e noi
siamo ormai fuori dall’orbita dei
nostri oppressori che il nostro
petto può lasciarsi andare ad un
liberatorio sospiro di sollievo.
Anche le nostre labbra da tempo
serrate nell’espressione dura ed
amara dei perdènti si schiudono
finalmente: «Allora spuntarono
sorrisi sulle nostre labbra e canti
di gioia sulle nostre lingue».
Sogno e realtà per una volta si
mescolano, ci invàde uña gioia
immensa, sorriso e canto ma
anche una gran voglia di piangere si impossessano di noi. Il profeta Ezechiele esprime in altre
parole ciò che il salmista afferma qui lapidariamente attraverso due esclamazioni, una delle
nazioni, una di Israele stessa:
«Allora si diceva fra le nazioni:
"Il Signore ha fatto cose grandi
per loro! Il Signore ha fatto cose
grandi per noi”». Ezechiele dice
che dalla salvezza di Israele le
nazioni capiranno chi è Dio, in
un certo senso 1’esistenza stessa
di Israele in mezzo alle nazioni è
testimonianza, qualcuno dice
prova, dell’esistenza di Dio. «Le
nazioni che saranno rimaste intorno a voi conosceranno che io,
il Signore, ho ricostruito i luoghi
distrutti e ripiantato il luogo deserto. Io il Signore, parlo e mando la cosa ad effetto» (Ez. 36,36).
Israele molte volte nella sua
lunga storia ha vissuto insieme
ai più frequenti momenti amari
e drammatici anche l’esperienza
della prima parte del salmo 126.
Il teologo Gianfranco Ravasi, nel
commento a questo salmo, riporta un brano di una lettera di
A. Chouraqui che ad un suo
amico arabo racconta: «Usciti
dai campi di concentramento,
scampati dai forni crematori nazisti, affidati ad imbarcazioni di
fortuna, in vista del Carmelo e
della costa di Palestina, noi cantavamo il salmo 126 che sembrava essere scritto per questa
circostanza, il ritorno dei prigionieri di Sion verso la terra promessa. Il salmo era divenuto
all’improvviso una realtà viva
che palpitava nelle nostre vite
ferite. I prigionieri che il Signore
riportava, finalmente liberi, nella terra promessa eravamo noi!
Il riso che riempiva la bocca del
salmista,2.500 anni or sono era il
nostro riso e la nostra lingua
cantava il suo canto!».
Un sentimento simile a quello
espresso dal salmo e una grande
gioia unì ebrei, arabi e anche
tantissimi fra noi cristiani quando ci fu, il 13 settembre 1993, la
prima storica stretta di mano fra
Rabin e Arafat, che doveva sancire l’inizio di una nuova era,
difficile, certo, faticosa e rischiosa, ma nuova era di pacifica convivenza fra due popoli che erano
stati a lungo nemici. Anche allora, trepidanti ed emozionati davanti alle immagini della diretta
televisiva, i nostri occhi si inumidirono, le nostre labbra si
schiusero in sorrisi increduli e
anche nelle nostre chiese si
cantò di riconoscenza a Dio.
La morte di Rabin e le violenze
inaudite di questi ultimi giorni
hanno di nuovo fatto piegare la
nostra bocca in una smorfia di
dolore e serrare i nostri denti in
una morsa di indignazione. Ma il
salmo 126, che conosce la gioia e
ci dà le parole per esprimere
l’estasi della libertà dall’oppressione, ci offre anche altre parole
che possano sostenere Israele, in
primo luogo, e poi anche noi in
questa dura storica alternanza
fra entusiasmi e abbattimenti:
«Signore, fa' tornare i nostri deportati!» 0 secondo un’altra possibile traduzione: «Restaura Signore le nostre sorti, come torrenti nel deserto del Neghev».
Le parole della seconda parte
del salmo sono parole di preghiera, quasi un nuovo lamento.
Siamo di nuovo ad attendere un
riscatto, siamo di nuovo in pieno deserto dove ancora una volta attendiamo di essere dissetati. Non sappiamo se il salmista
intendeva riferirsi ad altri deportati che non avevano ancora
scelto il rischioso ma libero percorso del ritorno oppure se alludeva alla difficile opera di ricostruzione di Israele dopo l’esilio
o se era semplicemente una preghiera che sgorgava dalla comprensione che anche nella gioia
l’orizzonte non è mai del tutto
sgombro dalla minaccia del male. Quale che sia il contesto originario il salmo ci apre ad un’interpretazione della realtà, anche
della realtà di fede, che non è
mai conclusa in se stessa, ma ha
sempre l’adempimento della
promessa davanti a sé.
Un’immagine prestata al salmo dall’esperienza contadina
esprime il travaglio della vita di.
fede nell’alternanza di gioia e
perdita nel ciclo della semina e
della mietitura: «Quelli che seminano con lacrime, mieteranno
con canti di gioia. Se ne va piangendo colui che porta il seme da
spargere, ma tornerà con canti di
gioia quando porterà i suoi covoni». Semina e mietitura, pianto
amaro e sorrisi di gioia si alternano anche nelle vicende storiche di cui siamo oggi testimoni.
, A volte la mietitura è così scarsa
rispetto alle grandi fatiche di
una semina generosa, a volte la
grandine abbatte e spezza e le
gelate distruggono i giovani germogli che ci verrebbe voglia di
rinunciare, disperdere il grano e
lasciare il terreno alle ortiche.
Questa è a volte l’esperienza
dei grandi ma anche dei piccoli
operatori di pace. La tentazione
è reale. Ma se non c’è più chi rischia di perdere e continua testardamente a seminare, allora
non ci sarà più pianto, ma neppure riso, solo indifferenza, solo
tristezza, solo vuoto. Il momento
che viviamo è difficile, ma anche
Gesù invitava i suoi ad alzare lo
sguardo nonostante tutto e a
guardare lontano perché con gli
occhi della fede le campagne appena verdi sarebbero apparse già
bianche da mietere (Gv. 4,35).
Note
omiletiche
Nel commentare qnjj,
salmo nrima Wiii; ™
prima difficjL .
che si incontra è la tra^ // OHI
zione della prima parte* ¡.
versetti 1 e 4. La tradu* p Hi Dì
ne prevalente è quellaj ^ '
portata qui di fianco rtij
possono anche tradurrei
spettivamente: «Quando
Signore cambiò le sorti « hVE vi
Sion» e «Cambia ancoi Omo tee
Signore, le nostre sort H^mP77
(versione della traduziop®*'
interconfessionale in li^ . .
gua corrente, Tilc). Nefr
so della versione Tilc, fr ViagÈ'° “ ^
ginale non parlerebl conduttor
esplicitamente di un rito itfte) la ni
no dei deportati dall'esif oidesa evai
babilonese ma più gene punto sem
camente del cambiameli ¿¡ipolio è f
o della restaurazione del Aeilsocio:
sorti di Israele. In - •
Ji Israele, in quep ,ieii’Onive
.c. M riferimento al rito chiesa
no dei reduci sarebbe up "pjjjjor;
dei possibili contesti orlo '
naii del salmo ma si adj l’àt®°- La_
terebbe facilmente aneli di i^’'
ad altre situazioni inq allalieerca
Israele venne a trovati ta.Non è i
nella sua storia. lailchiesta
La struttura del salmolij Wlisinti' E^
i propri cardini nelle qui dénza puc
tro menzioni del nome che è la tei
Dio che viene riportai catahlGer
due volte al centro dell ciao no, è
composizione (vv. 2 e 3),i sa in conce
poi all'inizio di ognun, le^iese c
delle due parti in cui ils| s^prome
mo è diviso. Il salmo è |
fHaramei
la sua prima parte un car ^
to di lode e di riconosce, .
za che si trasforma nell ®‘.®P’'°po
seconda parte In una pn
ghiera perché l'opera dl{ niéfttalisn
berazione di Dio non ces ghetto, il
ma anzi continui e il tOhlbe. Esi
diffonda ovunque. cilEll vet
Un'altra pista di riflei sempre. In
sione o di studio biblici nesimo co:
comunitario potrebbe es pionale,
sere operare un paralleli piare tut
fra un salmo di lamenti ^endoler
zione come il 137 e questi ponfanzic
salmo,^i liberazione. Lesi nacolasoc
tuazioni sono opposte:è
h'T Ristudi
sori che deridono e inv#
no i deportati a cantal
ma le bocche di questi uli
mi sono serrate e incapai
di articolare alcun suora
dall'altra nella nuova at-j
mosfera di libertà i redu
ritrovano la voce e il canti
della lode, mentre I gojiiHÀ
ossia gli altri popoli, fanno:|
acláre!» fa
Chiesa luti
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Sulla coi
■ Per
approfondire
Un commento complet»
una vera professione di Ih speranza i
de dicendo: «Grandi eo»»® (Huna chii
Signore ha fatto per /oroJ.Ì jQ^g
È proprio l'affermazion4;®etti ori
degli altri, degli estraneilegg^Qj^)
che fa poi scaturire la coii|^„jpj.
fessione di fede del popct . ’
lo di Dio, beneficato dalli ? A" ,
sua grazia. isHaUcì
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l'idea di
, oon cani i
padroni,
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A. Soggin «ShUR’ sonoonc
;, in Dizionari^
e circostanziato del salni»j
si trova nel III volume
commentario ai salmi di ,
Gianfranco Ravasi II libi^
dei salmi, commento e
tualizzazione, Edizioni D»
honiane, Bologna, 1985.
Altrp commentario !
quello di Artur Weiser Di*
Psalmen, Vandenhoecki
Ruprecht, Gottingen, 1959'
Specificamente sull*
questione della traduzion*:
dei versetti 1 e 4 c'è l’ard
colo di J.
ritornare
teologico dell'Antico
stamento, voi. Il, Jenni E-j
Westermann C., TorinO/j
1982, coll. 801-802.
L
Errata
corrige
H testo biblico riferito alla meditazione di Anna Maffei nel n. 10 di iU”
forma dell’8 marzo
era:
Isaia 40,26-31
■ Isaia 49,14-16
Ci scusiamo vivamente con l'autrie®
e con i lettori per Io
spiacevole errore.
'popi
9.^
3
PAG. 3 RIFORMA
re quM
diffìcQi
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:)■ Nel
Ti le,
rierebì
un riti
Il protestantesimo tedesco a 450 anni dalla morte di Martin Lutero
Dal vagabondare religioso alla fede critica
Il più grande difetto della Chiesa evangelica tedesca è quello di ascoltare poco
^ di predicare più a se stessa che alla società che aspetta una parola di speranza
mUSEPPE PLATONE
¿OVE va il protestantesiJ‘mo tedesco a quattro sejlj e'tnezzo dalla morte del
ide riformatore? Rileggo
lil^ini appunti di questo
rio alla ricerca di un filo
¡Ruttore per capire (in
.M—vitella nuova identità della
dall'estesa evangelica. Un primo
d geiitonto.sembra chiaro. Il mo)iamei^polio è finito. Lo dice anje il sociologo Ronald Hitzer
ieirUniversità di Monaco:
,La'(®esa di massa non esiste piìi. forse una o due volte
IO. La chiesa non è più in
___di rispondere per tutti
"lla tlcerca del senso della vite. Non è un caso che dresca
lari(|iiesta di mistica, di esosaimoiitiismo. E forse questa tenne qui denza può favorire l’Islam
nome! èeèfe terza religione pratiporta catatìi Germania e che, piacro del ciao no, è una forza religio2 e 3), sa in concorrenza rispetto alognuil leciiese cristiane». Troppi
cui il si ^promessi, arrangiamenti,
lo èns^^pure la chiesa che dice
^'''•^chiaramente: «Questa è la
^3°3miafroposta! Prendere o lajna pif S'lV'" favorisce il fondaci dinentalismo, l’ingresso nel
[ghetto, il ritorno alle catapsfflbe. Essere rigidi o elastifcilÈÌl’vecchio dilemma di
tempre. In ogni caso il cristiaIjasinio compromissorio, traf dizionale, che vuole acconaltare tutto e tutti si sta speJiendo lentamente. Che cosa
. Inonftinziona? Sempre a Mo=• naco la società multinaziona^leMèKinsey ha compiuto
uno|tudio scientifico sulla
■gntaE ^^®sa luterana cittadina apjjtiupPa^o criteri puramente
nca MKlali. Risultato: il prodotsuom tó^uono ma è presentato
ova at- hrl^do miserevole. La crisi è
i redi* arrivata semplicemente perii cani ché ii^clienti» non sono più
i gojiiii IpfcBsfatti del prodotto,
i, fanno : Sulla comunità di fede e di
le Siieranza prevale l’immagine
i cose il Jd^aphiesa formata da perr sona più preoccupate degli
laziot» aspetti organizzativi, tecnici,
T^con ®'''”'®diici che non quelli
® "'fcftituali, strettamente reliIgipsi. La ricerca scientifica
[della McKinsey ha comunprodotto risultati inteINsanti anche se un po’ emidi nei confronti della realtà
,jy<^clesiastica ma l'indagine
d Wendale sulla chiesa sembra, ih ogni caso, una buona
calmi P®T riflettere sulla man
ne da dii credibilità.
Imi di Quest’ultimo senso non
I libre ®tocano vari esperimenti;
Uaimo degno di nota è quella promosso a Basilea piai pastore Felix Felix che ha introdotto per la «Festa della crea«OBe» dello scorso ottobre
eck s Idea di celebrare un culto
1959* con Cani e gatti e loro relativi
sull* Padroni. «Anche gli animali
danno bisogno dei nostro
ddiore, delle nostre parole:
-acSi ° ho'i sono - commenta
Il busto di Martin Lutero nel cortile della casa museo di Eisleben
iirej
Tipleto
salici
ne dii
Imi di
) e
ni Ot
85.
irlo i
er DÜ
il pastore Felix - un importante parte della creazione?».
Ma non si è trattato di uno
scherzo. È una nuova concezione del culto che sta emergendo. Una sorta di «comunità ad hoc», culti tematici,
su problemi circostanziati, su
realtà specifiche. L’idea di
una chiesa aperta ventiquattr’ore al giorno, con settori di
varie attività, con culti differenziati. Una chiesa non solo
per gli altri ma con gli altri
compresi i non credenti, i
peccatori impenitenti, i vagabondi della religiosità sincretista metropolitana e tanti altri ancora. Avanti, c’è posto!
Insomma aiìziché piangere
sui templi vuoti meglio agitarsi per trovare nuove forme
di presenza ed accoglienza,
specie nelle grandi città sempre più multietniche e culturalmente frammentate.
Maria Jepsen, vescova ad
Amburgo della Chiesa evangelica luterana, al proposito
ha idee chiare: «Bisogna trovare risposte nuove. Del resto
Lutero, criticabilissimo in certe sue affermazioni sugli
ebrei, i turchi, la guerra dei
contadini e via dicendo ha
comunque sempre tentato di
dare risposte teologiche ai
problemi specifici del suo
tempo. Noi più che trasportare meccanicamente le risposte di Lutero nelle nostre situazioni dobbiamo imparare
dal riformatore di Wittenberg
il suo modo vltalistico, passionale di affrontare i problemi. Dobbiamo inventare un
linguaggio della fede che risponda agli interrogativi di
oggi. Il valore della persona
umana non è legato alla sua
posizione economica o all’
importanza che gli dà il mondo effimero dei mass media
ma esclusivamente al fatto
che Dio dice si all’umanità. La
tico Te-i
lenni E'!
Torino,I
CO ri'
ditàMafi
ii Ri
larJ»
Unione predicatori locali '
ASSEMBLEA ANNUALE
Casa valdese di Rio Marina
23 e 24 marzo 1996
L’annuale assemblea delFUnione predicatori locali dediC4ta all’aggiornamento teologico e storico (relatore past.
forgio Bouchard sul tema: Gli evangelici italiani chiesa
popolo, chiesa confessante e movimento evangelisticó) e
®ll’esame dell’andamento dell’Unione, si terrà presso la
Casa valdese di Rio Marina il 23 e 24 marzo 1996.
Rer informazioni rivolgersi a Mario Cignoni, tei. 06,^95333(casa) oppure 06-66941416 (ufficio).
Per iscrizioni direttamente alla Casa valdese, tei. 0565^2141; fax. 0565-962770.
salvezza viene da Dio soltanto. Solo con Dio possiamo
esperimentare fino in fondo
chi siamo e quanto valiamo».
Ritrovare lo stile diretto,
circostanziato di Lutero: è
sufficiente per uscire dalla
crisi? Ne parlo a lungo con
Carola Wolf, una delle più note giornaliste protestanti tedesche. Da anni la Wolf si occupa delle pubbliche relazioni del Kirchentag, il grande
raduno biennale degli evangelici. «Lutero conosceva bene i problemi, le aspettative
della gente. Molti suoi testi
non sono altro che risposte a
questioni di attualità. Oggi la
chiesa - dice Carola Wolf - ha
perso questa funzione. L’organizzazione ha prevalso sulla fantasia, sulla creatività. E
quando essa esplode come
nella settimana del Kirchentag, con mille idee, progetti,
colori, iniziative rimane comunque un fatto isolato. I
giovani tornano da quest’
esperienza a casa delusi, frustrati perché la routine ecclesiastica è più forte del desiderio di nuove iniziative. Prima
del crollo del muro nell’ex
Germania orientale la chiesa
evangelica aveva una funzione straordinaria di critica, di
resistenza, di coraggiosa apertura. Oggi, crollato il muro, le porte delle chiese sono
di nuovo chiuse».
Se Lutero vivesse oggi iri
Germania cosa farebbe? «Intanto - risponde la Wolf - sarebbe certamente uno degli
oratori più apprezzati nel
Kirchentag; viaggerebbe moltissimo per tutta la Germania; accetterebbe di parlare
anche nella piccola chiesa locale che inaugura la sua nuova sala di attività...». La Chiesa evangelica sembra parlare
molto e ascoltare poco, predica a se stessa ma non alla
società. Secondo Carola Wolf
la chiesa deve trovare nuovi
modi per parlare alla gente,^
non bastano Internet, i giornali, i culti; occorre ritrovare
luoghi e occasioni per parlare
insieme, costruire delle cose
incontrandosi fìsicamentè.
«La chiesa non sa - conclude la Wolf - quali immensi
tesori racchiude. Professionalità, disponibilità, idee. I
pastori dovrebbero valorizzare questo immenso patrimonio di esperienza umana. Invece- molti di loro sono come
degli impiegati, preoccupati
dei loro scatti di salario, noiosi, ripetitivi. Non hanno
mai lottato. Sono molli, non
incidono, non pongono domande decisive. Sono contenta che ci sia disoccupazione tra i teologi; era ora. Hanno capito che, come per tutte
le altre professioni in una
Germania con più di 4 milioni di disoccupati, nessun lavoro è garantito. Sì, oggi c’è
concorrenza. Per entrare nel
lavoro della Chiesa evangelica bisogna sudare, aspettare,
fare la coda, darsi da fare».
Non c’è stata una volta, in
questo breve viaggio «tedesco», che io non abbia incontrato persone dai pareri critici. Azzardo una prima conclusione; la forza del protestantesimo (ma è^ anche il
suo limite) è in questa critica
perenne. Nessun evangelico
è mai contento dei risultati
raggiunti. C’è un eterna insoddisfazione che oggi si collega anche con una crisi economica. Tagli, poche assunzioni, programmi ridotti, meno gente. Ne abbiamo già
parlato.
«Il nocciolo della Riforma
di Lutero - afferma Manfred
Kiessler, pastore a Kircheim è questo continuo ritorno
alTEvangélo, alla parola dei
profeti e al messaggio degli
apostoli. Cristo annuncia la
signoria di Dio e non del cristianesimo: la chiesa non è
un’istituzione divina, statica.
I cristiani sono persone in
cammino, le situazióni cambiano, il vecchio può sparire
purché resti il legame con la
parola biblica». Conclusione:
Lutero ci lascia in mano soltanto la Bibbia, il resto può,
deve cambiare. E sta già cambiando verso una modernizzazione tecnico-manageriale
della chiesa condita con un
po’ di neopietismo. Finita l’epoca dell’impegno politico,
finite le'grandi battaglie, è arrivata la nuova stagione dèlia
spiritualità. E da qui si ricomincia daccapo non con la
sicumera dei «beati possidentes» ma nella certezza luterana che non siamo altro
che «mendicanti». Un fede
debole per un Dio crocifisso.
(3 - fine. I precedenti articoli
sono stati pubblicati sui numeri 7
e 9 del 1996)
Servizio Rifugiati e Migranti
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
Convegno
delle chiese africane del Veneto
Il convegno delle chiese «africane» del Veneto e del
Servizio rifugiati e migranti della Fcei sul tema della
«evangelizzazione» si terrà dal 5 all’B aprile a Rimini.
Relatori i pastori Massimo Aprile, Salvatore Rapisarda, Bruno Tron.
Il convegno si conclude l’8 aprile con gite autogestite.
Costo del convegno 135.000 lire (bambini 2-12 anni
90.000).
Per informazioni e iscrizioni tei. 0532-904308 (past.
Carmine Bianchi).
L’entrata del museo di Lutero a Eisleben
ii La sepoltura a Wittenberg
Ho creduto, amato, predicato
confessato e lodato
BRUNO CORSAMI
IL ricordo della morte di
Lutero, avvenuta a Eisleben la mattina del 18 febbraio I54é, è culminato nel
ricordo della sua sepoltura,
che ebbe luogo a Wittenberg,
nella chiesa del Castello
(quella delle 95 tesi del 1517)
il 22 febbraio. A Wittenberg
Lutero aveva trascorso quasi
tutta la vita: dal 1511 alla
morte. Due semplici pietre
tombali ricordano Lutero e
Melantone: la tomba di Lutero a destra, davanti al pulpito, e quèlla di Melantone,
l’amico e collaboratore di
Lutero, morto nel l560, sul
lato opposto.
Nella chiesa del Castello si
è tenuto un culto con una liturgia ecumenica alla quale
hanno partecipato un vescovo anglicano inglese, un vescovi luterano della Tanzania, un prete ortodosso polacco e un pastore valdese;
tutti tedeschi invece, uomini
e donne, per le letture bibliche e le preghiere di intercessione. Sono stati letti estratti
dei discorsi pronunciati al funerale del riformatore da Justus Jonas, Giovanni Bugenhagen (che tenne la predica)
e Filippo Melantone. Il sermone commemorativo è stato poi tenuto dal vescovo Christoph Demke, di Magdeburgo, città sede della direzione della Chiesa evangelica
della provincia di Sassonia.
Commentando Romani 5, 111, Demke ha identificato il
centro del pensiero e della
pietà di Lutero nella certezza
gioiosa e travolgente della
grazia preveniente di Dio
manifestata in Gesù Cristo, a
cui siamo chiamati a corrispondere nella nostra vita.
Un fatto significativo è che
in concomitanza con le celebrazioni sia stata formulata
una dichiarazione congiunta firmata dai vescovi luterani di Sassonia, Turingia e
Anhalt e dai vescovi cattolici
di Magdeburgo ed Effurti
Prendendo spunto dalle ulti
me parole di Lutero («Ti ringrazio, o Padre, perché mi
hai rivelato il tuo amato Figlio, che io ho creduto, amato, predicato, confessato e
lodato...») i firmatari identificano il compito comune delle chiese nei cinque verbi
usati da Lutero.
Invitano quindi a far fmttare le posizioni di fondo sostenute da Lutero, ricevendole come interrogativi e stimoli tuttora validi per la vita
religiosa delle due grandi
confessioni cristiane. Il testo
dichiara che non è stata la
comprensione delTEvangelo
propria di Lutero a spaccare
la chiesa, ma una somma di
conseguenze politiche ed ecclesiastiche, tra le quali una
non esatta comprensione dei
motivi e propositi delTatteggiamento di Lutero di fronte
a Cristo e alTEvangelo.
Fra i punti caratteristici del
pensiero di Lutero vengono
menzionati come ormai acquisiti da tutti il primato delle testimonianze di fede tra
smesse dalla Bibbia, il superamento della contrapposizione Bibbia-sacramenti
(«Tutte le parole, tutti i racconti delTEvangelo - disse
Lutero - sono Sacramenti,
cioè sacri segni mediante i
quali Dio attua nei credenti
ciò che quei racconti indicano»). La giustizia di Dio è
identificata come giustizia
donata e non come «legge» o
criterio di giudizio. L’eucaristia rende presente per i cri
stiani il sacrificio di Cristo
avvenuto una volta per tutte
e irripetibile.
Se nella vita di Lutero o
nelle ripercussioni della sua
opera vi sono stati dei limiti e
degli aspetti non positivi, siamo chiamati a riconoscere gli
errori insiti in una presentazione riduttiva e in un rifiuto
globale delle sue posizioni. 11
documento termina con un
appello alle chiese a una mi
gliore conoscenza reciproca,
specialmente nell’ascolto
della Parola di Dio, nella pre
ghiera e nella diaconia.
agape
Centro ecumenico
Hai mai pensato di passare
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4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
.%« Verso le Assise della «Comunità evangelica di azione apostolica» (Cevaa)
La Chiesa evangelica del Lesotho
Una chiesa in piena trasformazione, che ha scélto di privilegiare la formazione
e l'edificazione delle chiese, per rafforzare il suo ruolo etico, politico e sociale
VINCENT ROUVEYROL*
La Chiesa evangelica del
Lesotho (Lee) è una chiesa in trasformazione che,
passo dopo passo, si sta assumendo* in quanto istituzione in modo praticamente indipendente, nonostante i
molti problemi e le resistenze
al cambiamento. La chiesa è
più o meno strutturata come
la Chiesa riformata di Francia, con alla base le chiese
principali (105) e i Concistori (le regioni) e, al vertice, il
«Seboka» (Assemblea generale composta di 108 delegati) che si riunisce ogni anno
ed elegge per quattro anni il
suo Consiglio esecutivo,
composto di 15 membri. Tutte le commissióni sono composte di 7 membri scelti per
quattro anni (il sottoscritto
è membro ex-officio della
commissione finanziaria).
La Chiesa del Leshoto, ad
immagine del paese, è relativamente povera e il suo primo problema finanziario è di
pagare ai pastori (71) e agli
evangelisti (123) un salario
che permetta loro di vivere.
Quando sono arrivato, nell’
ottobre 1993, il salario di un
pastore era decisamente
troppo basso e impediva al
ministro di dedicarsi pienamente al suo compito. D’altra parte la chiesa non poneva in emeritazione servitori a
volte più che ottantenni.
Questo nonostante regole
chiaramente stabilite e una
pensione pagata da organismi ad hoc, in certi casi dalla
chiesa stessa.
In passato il Consiglio esecutivo aveva privilegiato lo
sviluppo delle chiese fino a
raggiungere la cifra simbolica
di 100 comunità nel 1983 (in
coincidenza del 150° anniversario della chiesa). Ovviamente, ciò è avvenuto a danno delle necessarie emeritazioni e, aggravando il carico
dei salari, ha fatto calare questi ultimi a livelli troppo bassi. Inoltre, sono stati consacrati pastori poco qualificati
e quindi poco capaci di edificare le loro chiese. Gli evan
II Leshoto è un vasto altopiano nel cuore del Sud Africa
geristi venivano impiegati
dalle chiese locali, a volte solo perché erano anziani (tradizione mosotho), anche se
non avevano una buona formazione biblica e spesso venivano remunerati per non
far nulla o quasi.
Oggi, gli evangelisti vengono ancora scelti dalle chiese
locali ma sono tqnuti a seguire una formazione biblica
di tre anni presso la scuola
biblica di Morija. La scuola
non accetta evangelisti che
abbiano superato i 45 anni.
In breve, il problema è di ridurre un numero eccessivo
di servitori poco formati,
troppo anziani e troppo costosi e allo stesso tempo di
remunerare correttamente
l’insieme del personale. Ma
la situazione non è identica
per i pastori e per gli evangelisti. Infatti, c’è scarsità di
pastori (30 posti vacanti), e
quindi la chiesa esita a porli
in emeritazione. In quanto
agri evangelisti, è difficile
cambiare la tradizione di privilegiare gli anziani nella
scelta dei responsabili.
Nel 1995 è stato approntato
un piano di pensionamento
dei pastori di 75 anni o più:'
nel dicembre 1995 cinque pastori sono stati posti in emeritazione, altri cinque seguirán
Tre chiese e tre organismi missionari
È nata «Aco Fellowship»
piccola Cevaa mediorientale
Nell’ottobre scorso, a Kessab (Siria), l’Assemblea generale (Jella «Azione cristiana in
Oriente» (Aco) ha dato una
nuova costituzione all’Aco. Il
nuovo organismo si chiama
«Aco Fellowship» (Comunità
Aco). Questa comunità riunisce per mezzo di una convenzione tre chiese o associazioni di chiese orientali
(FUnione delle chiese evangeliche armene in Medio
Oriente, il Sinodo nazionale
evangelico della Siria e del
Libano, il Sinodo delle chiese
evangeliche dell’Iran) e tre
organismi missionari o dipartimenti di chiese (l’azione
cristiana in Oriente di Francia, il Dipartimento missionario delle chiese protestanti
della Svizzera romanda e
l’Alleanza riformata missionaria d’olanda).
L’obiettivo di questo nuovo
organismo è di promuovere
la missione di testimonianza
e di servizio delle tre chiese
orientali, ma anche dei partner europei, in particolare
nel loro contatti con i musulmani in Europa. Lo scambio
di persone, di risorse spiri
tuali e materiali è al cuore
dell’intero progetto. Ad immagine della «Comunità
evangelica di azione apostolica» (Cevaa), i sei partner portano insieme sia le riflessioni
e le decisioni sia la responsabilità finanziaria dei progetti
da intraprendere.
Piccola differenza con la
Cevaa: la comunità Aco non è
«gestita» da un segretariato
centrale effettivo ma ha nominato come segretario generale a metà tempo il pastore
Ernest Reichert di Strasburgo.
L’Assemblea generale della
Comunità Aco ha eletto presidente il pastore Jacques
Mattey, segretario generale
del Dipartimento missionario
della Svizzera romanda, e vicepresidente il pastoré Megrditch Karaguezian, dell’Unione delle chiese evangeliche
armene in Medio Oriente. In
futuro, la presidenza dovrebbe essere assunta da una personalità del Medio Oriente.
Ogni partner delega tre persone all’Assemblea generale
che si riunisce ogni due anni
e una persona al Comitato
esecutivo. (bip)
no nel 1996 e cinque nel 1997.
Il pensionamento degli evangelisti dovrebbe iniziare quest’anno e potrebbe coinvolgere tra 50 e 70 persone. Nel
contempo però la scuola di
teologia e la scuola biblica
non saranno in grado di fornire altrettanti nuovi pastori
ed evangelisti. La scuola ha
24 studenti in teologia (formazione di 5 anni, incluso un
anno di tirocinio presso una
chiesa durante il quarto anno) e 23 biblisti.
La Chiesa evangelica del
Leshoto dunque ha fatto la
scelta più 0 meno esplicita di
ridurre le sue dimensioni e di
favorire un’edificazione profonda. Data l’urgenza, e nonostante la sua debolezza, la
chiesa ha praticamente raddoppiato i salari dei pastori
dal 1° gennaio 1996 (rispetto
al 1993), a scapito del trattamento degli evangelisti. I salari vengono pagati quando le
chiese sono a posto con i loro
versamenti alla cassa centrale
della chiesa: molti pastori
pertanto vengono pagati con
parecchi mesi di ritardo. Cerchiamo però di non superare
i tre mesi di ritardo.
Questo paese, composto
essenzialmente di alta montagna e che vive sull’agricoltura, rimane molto dipen
dente dalla stagione delle
piogge. Il 1994 è stato un anno buono (25% di collette in
più nelle chiese rispetto al
1993!), ma il 1995 è stato negativo, con una siccità .che si
è ripercossa sulle collette. A
par^r mio, le prospettive della Lee si basano su tre fattori:
una visione, una formazione
e una tabella di marcia.
a) La chiesa sta cercando
un nuovo soffio pur riaffermando quello che crede. Essa
gioca un ruolo importante
nel Lesotho come interlocutore etico, attore politico e
sociale ma il quotidiano, nella sua cerca di cibo e di denaro (l’istruzione scolastica, ad
esempio, costa molto cara) è
a volte troppo coinvolgente
per favorire una fantasia visionaria. La riflessione sembra troppo legata a questioni
materiali, come ad esempio
un «grande progetto» che
permetta di risolvere i pro.blemi finanziari. D’altra parte, la Lee contribuisce fortemente ad ancorare il paese
nella democrazia (elezioni
del 1993).
b) La chiesa si sta rinnovando, non nella sua struttura ma nel suo personale. Si
cominciano a vedere alcune
donne pastori (ivi comprese
delle celibi, il che era impensabile fino a poco tempo fa in
questo paese dove l’uomo
«domina»), ci sonò più giovani pastori, meglio formati, ed
evangelisti finalmente formati e che non sono per forza
degli anziani. D’altra parte,
per quelli che lo desiderano,
viene offerta in tutto il paese
una formazione biblica.
c) La chiesa è in mutazione,
ed è spesso una lotta quotidiana far sì che le decisioni
vengano prese in modo coerente e applicate in modo
sensato. A volte è difficile
avere la persona giusta ai vari
posti di responsabilità. A questo si aggiungono i conservatorismi poco propizi ai cambiamenti. Eppure, a volte, bastano pochi servitori per fare
andare avanti la chiesa su
strade buone. ~ (bip)
* inviato della Cevaa
Sul no al l'ordinazione delle donne
Una suora cattolica
americana' contesta il papa
Una suora e teologa cattolica romana degli Stati Uniti
ha lanciato un appello per
protestare contro la risposta
della Congregazione per la
dottrina della fede, resa pubblica il 18 novembre 1995,
che sottolineava il carattere
infallibile dell’insegnamento
secondo il quale la Chiesa
non ha in alcun modo il potere di conferire l’ordinazione sacerdotale a delle donne.
Per Elizabeth A. Johnson,
presidente della Società teologica cattolica d’America e
professore di teologia all’
Università di Fordham a
New York, la resistenza all’
insegnamento della Chiesa
non è «né slealtà né ribellione ma una forma di lealtà e
di servizio».
Nel numero del 26 gennaio 1996 della rivista cattolica Commonweal, pubblicata a New York, Elizabeth
Johnson ha scritto un articolo sulla dichiarazione della
Congregazione del Vaticano
per la dottrina della fede
che, come si ricorderà, aveva
confermato che l’opposizione del papa all’ordinazione
delle donne preti era infallibile. Secondo la teologa,
questa «autorità istituzionale» cortocircuitava «ciò che
potrebbe essere uno sviluppo della dottrina voluto da
Dio» e cercava di imporre la
propria volontà con un «fiat
autoritario».
«Ho la netta impressione
che questo ricorso al potere
assoluto intervenga perché
quelli che si oppongono all’
ordinazione delle donne
stanno perdendo argomenti
su piano del ragionamento»
scrive la suora.
Secondo l’Agenzia di stampa internazionale cattolica
(Apic) di Friburgo, la Coalizione nazionale delle religiose americane, che rappresenta 2.000 suore cattoliche, aveva fatto notare che un insegnamento che non è fondato
non può essere dichiarato infallibile, ed aveva invitato
tutti i cattolici, «ivi compresi i
preti e i vescovi, a parlare forte, pubblicamente e coraggiosamente» affinché il Vaticano possa riconoscere il parere dei credenti cattolici su
questa questione. (erti)
VENERDÌ 15 MARZO L
Dal Mondo Cristiano
Utrìone europea: consultazione delle
chiese su povertà e esclusione sociale i
BRUXELLES — Quattro organizzazioni ecumeniche
alle chiese, la Commissione ecumenica europea per chiesa^
società (Eeccs), la Commissione delle Conferenze episcoi
della Comunità europea (Comece), Eurodiaconia e Eurocarit
si sono impegnate in un processo di consultazione di un
sui problemi della povertà e dell'esclusione sociale in Euroj
Questo processo, finanziato dalla Commissione europea,
l’obiettivo di esaminare ciò che dicono le chiese e le organi
zioni diaconali operanti negli stati membro dell’Unione ei
pea circa la povertà e l’esclusione sociale, di evidenziare
che fanno in pratica e di presentare alla Commissione euroi,
dei suggerimenti sulla direzione da seguire per il Programniai
azione sociale a medio termine dell’Unione. Diretto da un
mitato di rappresentanti delle quattro organizzazioni, il prog(
to prevede una riunione destinata a esaminare le informazioi
direttamente accessibili e a decidere misure da prendere a
vello nazionale ed europeo. Il progetto prevede poi una riunii
ne consultiva più ampia verso la fine del 1996 che dovrà redi
ré il rapporto da trasmettere alla Commissione europea. Ilpm
getto è coordinato da Hans-Jorgen Torkelund, presidente
Consiglio diaconale danese, al quale è stato concesso un
di congedo per svolgere questo compito. (¡¡¡j
IL Ubi
se Fra
Germania: le chiese de.vono
impegnarsi di più in politica
BONN — Le chiese tedesche devono impegnarsi di più petl
soluzione dei problemi economici e sociali. Il presidente del
Conferenza dei vescovi tedeschi, mons. Karl Lehmann, auspj
una forma di «parzialità» delle chiese che sia però qualcosa
diverso dal militantismo dei partiti politici o da un’agitàzioi
che punti ad effetti teatrali. Queste risoluzioni sono emersel ^latóri
un processo di consultazione sull’impegno sociale comune di
le chiese, portato avanti per 15 mesi in Germania. Da parte
il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germi
Klaus Engelhart, fa notare che la società ha bisogno della pait^
cipazione dei cittadini e dei gruppi impegnati. Per mons. 14
mann, questo processo di consultazione è un nuovo model ?
per l’intensificazione della proclamazione dell’insegnametì
sociale Cristiano. Stupisce, dice, vedere quanto manca un vei
dialogo tra l’economia nazionale e la politica sociale. Il risultai
più allarmante della consultazione è che è più facile entrare!
dialogo con i gmppi padronali, sindacali, partitici o parlarne!
tari che non con le chiese e le organizzazioni diaconali.
L^Eper auspica un rinvio del rimpatrili
dei profughi dell'ex Jugoslavia
sura al
sist
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^cap. 2
,'hio/o Ù
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LOSANNA — In un comunicato dell’8 febbraio scorso,
ganismo diaconale delle chiese protestanti svizzere, Eper,lj|^^^^
sieme ad altri organismi diaconali e a movimenti pacifisti, la
preso posizione contro il ritorno globale dei rifugiati deU’exl! ‘
goslavia. Secondo l’Eper, questo ritorno è prematuro in qua®
to il programma dell’Alto Commissariato deli’Onu per lA
giati (Acnur), che prevede tre tappe, deve essere rispettata
Questo programma prevede anzitutto il ritorno degli sfollai >
quindi dei rifugiati nei paesi limitrofi, e in seguito dei rifugiai
nei paesi dell’Europa occidentale. «È necessario un approcci
caso per caso per precisare chi può partire» ritiene l’EpercH
;cesi (4,
di coscienza e i disertori». L’organismo protestante è del paia
re che un ritorno rapido e indifferenziato costituirebbe un»
stegno a una politica di insediamento etnico «che è una
nuazione della politica di purificazione etnica». L’Eper predi
«Vi
che la ricostruzione del paese, un appoggio psico-sociale
riconciliazione devono essere ad uno stadio molto avanzat|p
per offrire sicurezza e dignità al momento del ritorno. (spfT
Spagna: è morto Humberto Capó
PALMA DE MAJORCA — Il 18 dicembre scorso è morto
all’età di 73 anni, il pastore spagnolo Humberto Capo, cheli
giocato un ruolo molto importante nella storia della ChieS
evangelica spagnola. Già nell’agosto 1948 partecipò come*
legato, insieme al pastore Benito Corvillon, all’Assemblea ® K'
stitutiva del Consiglio ecumenico delle chiese. Da allora ini® ^
un lungo periodo di collaborazione con il pastore Corvill®
nella direzione della Chiesa evangelica e un itinerario pastott
le caratterizzato da numerose relazióni ecumeniche e interni
zinnali. Nel 1967 si trasferì a Madrid per svolgere a tempo pi^
no il suo ministerio di segretario esecutivo della Commissioit
permanente della Chiesa evangelica spagnola. Questa rin)^
sotto la sua responsabilità dal 1954 al 1970. Fino al 1990”
membro del comitato di continuazione della Conferenza A*
chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (Coppie) e ne
presidente dal 1963 al 1970. Nel 1970 fu nominato direttore*
«La Obra Fliedner», opera dedicata all’educazione dei bamOiJ
e dei giovani. Sotto la sua direzione, il Collegio «E1 Porvenir»"
Madrid ha subito importanti trasformazioni. Fu anche segre®'
rio della Missione evangelica contro la lebbra e stretto coUel|®j
ratore della Società biblica spagnola. (Pro Hisp0,t^*
Germania: gli evangelici dicono no
alla missione fra gli ebrei
L'«!
HEPPENHEIM — 1 gruppi di lavoro «Cristiani ed ebrei» ioperano all’interno della Chiesa evangelica tedesca (Ekd)
no dichiarati contrari alle missioni fra gli ebrei, chiedendo
questa posizione venga assunta ufficialmente dalle chiese
fanno parte dell’Ekd. Così si è espressa la conferenza dei
gruppi di lavoro esistenti in ambito evangelico in Gern ^
radunatasi il 18 gennaio scorso à Heppenheim. Il presid®®.
della commissione di studio «Chiesa ed ebraismo» dell’Ekd-, ^
affermato che l’ebraismo è la radice dalla quale è nato il*^' I.
stianesimo. Arnulf Baumann, dell’«Associazione per la A
monianza e il servizio fra cristiani ed ebrei», ha auspica^®
creazione di un codice di comportamento che regoli i rapp*“
fra i cristiani e i nuovi immigrati ebrei in Germania, in
che siano evitati atteggiamenti che possano apparire
tentativi di conversione.
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DÌ 15 MARZO 1996
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cristiani e l'aldilà in un libro della Claudiana
Dio è un Dio dei viventi
Le interpretazioni delle prime comunità cristiane
e i principali testi del Nuovo Testamento
SALVATORE RICCIARDI
PAG. 5 RIFORMA
■opea,t ■
■■ganizai , T L libro di André Gonnelle )ne euri - J. e François Vouga*, di letiziare c ■ tura abbastanza agevole,
' eurojK consiste in una introduziorammai ne, in una prima parte sulle
la unQ ' ^fj^lverse concezioni cristiane
il progei ..dell’aldilà» e in una concluirmazia Ì sione (dovute a Gounelle, a
bere al |'cui si deve anche l’excursus
ra riuni( sui riformatori) e in una se
ra redig»'i^da (Vouga) su «Quel che
3a. llpm il Nuovo Testamento sul
denteili ì dopo-morte», da cui vorrei
' un am ? fi«pminciare.
(Ì>Ì i'. n primo capitolo evidenzia
' laipancanza di insegnamenti
sicuri sul dopo-morte, dovuta al fatto che mentre questo
■ problema sta in qualche modo davanti a noi, era dietro
più petBBagli autori del Nuovo Testamte deBjfconto, preoccupati sostan1, auspJlpalniente di identificare in
làlcosafflpGesù il Figliuol dell’uomo
igitâzio^Jîelle attese giudaiche e il salmersei v iyatore di quelle ellenistiche,
in entrambi i casi facendo i
uti con l’escatologia. 11 riiterdo del compimento escaalogico ha costretto i primi
Jjstiani a riorganizzare tutto
âjûro pensiero e a fare alcune affermazioni diverse e
implementari.
>Gosì Marco (12, 27) dichiafrakhe Dio non è un Dio di
;'.(^orti ma di viventi {«la sal^^ezza è certa e il problema de■h^ivo è quello di vivere il prej, i njj^nie»), mentre per Matteo
paini) - 25) «l’obbedienza ha il
molo di criterio discriminante davanti al Giudizio», Luca
(21,18-19) fa appello alla fi:, ducia e alla perseveranza e
Gìbvarini (3, 14-21) collega
«l’ora escatologica con quella
jWslla elevazione della croce» e
i, indica come criterio discri■■^Hdnante per «non cadere sotil giudizio» il «credere in
¿■^^lui che ha inviato» il Cristo.
¿'Seguono sei capitoli su
fPaolo, in ordine cronologico.
nunedé
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lernii
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ons. Lel§|i:
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li sfollali
li rifui
ipproccl
’Eperdu
del paia
be uns»
i obietto! i S. SI comincia con 1 Tessaloni
;Cési (4,13-18), dove si sottolinea «l’eredità dell’apocalittica
ma coni j^udaica» con cui l’apostolo
gj. prccjJw.(condivide la convinzione di
)ciale e
avanzai
«La resurrezione di Cristo» dì Piero Deila Francesca
vivere la fine dei tempi. La risurrezione trova fondamento, da una parte, nella potenza creatrice di Dio (diversamente da quel che si affermerà in Galati; la sconfitta
della Legge, e in Romani: la
Giustizia manifestata dalla
croce); dall’altra, nella parasra (ritorno di Cristo). È interessante la valutazione di due
possibili letture del versetto
16 (pp 140-141): a) «i morti in
Cristo» risusciteranno, che limiterebbe la promessa ai
credenti, e b) i morti «in Cristo risusciteranno», che denuncerebbe la visione di una
salvezza universale.
I Corinzi 15 fonda il discorso sulla resurrezione «nella
certezza fondamentale che
Cristo è risuscitato» H-ll). E
se così non è, la fede è «illusione e disgrazia». La resurrezione dei morti non è separabile da quella di Cristo, poiché questi è il secondo Adamo (20-22). Non credere alla
resurrezione significa «sottrarsi a una logica di rinnovamento» (p. 147). In una parola «la risurrezione dei morti
è il compimento logico, nel
piano di Dio, di quel che è
iniziato con la resurrezione di
Gesù e con la creazione del
mondo» (p. 154).
Il capitolo dedicato a II Corinzi (5,1-10) passa dall’esame dei presupposti atjocalittici a quello dei riferimenti
antropologici, e conclude affermando che nell’epistola
«la visione non è né quella,
apocalittica, di una storia della salvezza, né quella, iniziatica o mistica, di un'ascesa verso le dimore celesti, ma quella,
esistenziale, dell'esistenza
escatologica come temporalità
determinata dalla grazia» (p.
177). La lettera ai Romani
(8,31-39) ha invece la sua
chiave di lettura nella cristologia: «È scomparsa la necessità di rafflgutarsi la condizione successiva alla morte, a
motivo della certezza e della
fiducia affermata nella signoria di Cristo sui vivi e sui morti». Necessità, si capisce, che
non era superata affatto, ma
che era anzi centrale nel discorso di I Tessalonicesi, forse
più pastorale che dottrinale.
(*) André Gounelle, François
Vouga: Dopo la morte...? I cristiani e l’aidilà. Torino, Claudiana, 1995, pp 201 ,£ 25.000. .
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Prosegue la pubblicazione delle opere di Bonhoeffer
IdEtica» classico incompiuto della teologia
FULVIO FERRARIO
1 rapp*"'
■ire
PROSEGUE, con ì'Etica*, la
collana delle Opere di
. Dietrich Bonhoeffer dell’editrice Queriniana, in cui i
principali scritti del grande
teologo sono presentati con
•apparato introduttivo e di
tiote dell’edizione critica te■ «esca. Mentre i precedenti libri della serie rappresentavamo testi che Bonhoeffer stesso aveva pubblicato in vita,
1 Elica è un’opera incompiuti molte pagine manoscritte
giacevano sulla scrivania del
teologo il 5 aprile 1943, quando il giudice militare Mantted Boeder e il commissario
della Gestapo Franz Xaver
Sonderegger lo arrestarono,
^che in questo caso fu l’ateico Eberhard Bethge a mettere in salvo il materiale,
pubblicato nel 1949, riscuotendo scarsissimo interesse.
, Solo dopo la grande eco
«elle lettere dal carcere, l’^iidi Bonhoeffer cominciò a
.enire apprezzata. Trattanuosi di un testo postumo, che
accoglie frammenti spesso
^compiuti, l’apparato critico
di grande importanza. La
presente edizione ricostruirne (in base a criteri il più
P^sibilè oggettivi, tipo r
..¿■teostro 0 la carta utilizzai te cronologia dei singoli
frammenti: le note (più numerose e ampie rispetto agli
altri volumi della serie) inseriscono il pensiero di Bonhoeffer nel quadro della sua
esperienza di agente della resistenza antihitleriana (i testi
risalgono al periodo 19401943), segnalano gli autori a
cui egli si richiama, mettono
in relazione le affermazioni
dell’frica al resto della sua
produzione.'
Come negli altri volumi, il
curatore dell’edizione italiana, Alberto Gallas, integra il
già ricco apparato dell’edizione originale con le proprie
osservazioni, di solito riferimenti a altri testi deUeologo;
ottimi i saggi introduttivo e
conclusivo e le bibliografie,
splendidi gli indici: questa
nuova edizione permette anche al lettore italiano una lettura dell’opera al passo con i
risultati più freschi della ricerca.
Bonhoeffer rifiuta tanto
un’etica dei principi quanto
una morale fondata sul semplice consenso per proporre la persona di Gesù come
fondamento vivente della
riflessione e dell'azione moraie. Il bersaglio polemico
principale è naturalmente la
barbarie nazionalsocialista,
ma l’autore è molto critico
anche nei confronti di quello
che chiama lo «pseudoluteranesimo», cioè l’atteggiamento della Chiesa evangelica del suo tempo (anche della Chiesa confessante), appiattita sulle posizioni correnti nella società, incapace
di critica profetica.
Alla scuola di Lutero, e utilizzando criticamente anche
la teologia e la filosofia cattolico-romane, Bonhoeffer propone un'etica della responsabilità (in un certo senso la categoria centrale della sua riflessione morale) in cui il Cristo biblico non svolge solo
una funzione critica, ma anche concretamente normativa. Molti problemi affrontati
da Bonhoeffer si pongono,
clnquant’anni dopo, in prospettiva diversa ma l’opera
conserva, oltre al significato
sforico, un’enorme importanza per la discussione attuale. Non è, nell’insieme,
una lettura facile (certamente
non può essere un’opera introduttiva, né a Bonhoeffer
né al problema etico), ma un
grande classico, che chiunque abbia un interesse non
superficiale per la teologia
deve, prima o poi, affrontare.
(*) Dietrich Bonhoeffer: Etica,
a cura-di I. T6dt, H. E. T6dt, E.
Feil, C. Green. Opere di D. B., voi.
6, Brescia, Queriniana, 1995, pp
506, £80.000.
Dopo la morte: alcuni approcci teologici moderni
La necessità di parlare per simboli
La prima parte del libro,
dopo aver registrato l’esisten-za di posizioni riconducibili
alle religioni, alla ragione e alle esperienze personali, passa
in rassegna le diverse «concezioni cristiane sull’aldilà». Nei
primi due capitoli vengono
descritte e motivate la concezione spaziale (inferno, purgatorio, paradiso) e la concezione temporale, con abbondanti riferimenti alle opere di
Oscar Cullmann e Philippe
Menoud e un’accurata disamina della dialettica fra i sostenitori dell’immortalità e
quelli della resurrezione. Viene messo bene in luce che la
visione spaziale e quella temporale si integrano e si intrecciano. Ma, è lecito chiedersi,
le categorie dello spazio e del
tempo sono solo strumenti
concettuali per esprimere
una contrapposizione fra la
vita empirica e un’altra vità
(comunque la si voglia intendere), 0 si tratta davvero di
una contrapposizione di vite
che si giocano una quaggiù
l’altra lassù, una oggi l’altra
domani?
I tre capitoli successivi si
possono leggere come risposta all’interrogativo appena
formulato, anzi, come risposta in tre tempi (Gounelle
parla di tre approcci). Innanzitutto l’approccio esistenziale, il cui alfiere è Rudolf Bultmann. Chi segue tale approccio «accetta di dipendere dall’alto» (p. 59) che gli sta di
fronte (personaggio o messaggio o convinzione che
sia), mentre chi segue un approccio oggettivante'tende a
sottomettere l’altro. Ora, «i
sistemi religiosi rientrano nel
campo di un atteggiamento
oggettivante» (p. 60), di fronte
a Dio, a Cristo, all’aldilà; e
quest’ultimo «non c’interroga
più sulla nostra esistenza attuale, perché crediamo di sapere in che cosa consiste» ma
«la fede autentica non fornisce una visione del mondo: essa significa disponibilità a
una Parola vivente». «La fede
sorge quando Cristo mi diventa presente (...) allora il
Regno si fa presente, io entro
nella vita eterna, o piuttosto
essa afferra la mia esistenza»
(p. 61). E ancora: «La vita
Paul Tillich
eterna e la resurrezione dei
morti non fanno più parte di
un futuro più o meno lontano: si verificano e mi accadono hic et nunc».
Paul Tillich è preso a campione dell’approccio ontologico. Egli ha rimproverato alle chiese di aver ritenuto «che
il loro ruolo principale fosse
quello di preparare le persone
per un mondo celeste, dimenticando che il loro compito
primario è quello di annunciare e concretizzare quaggiù
il nuovo essere» (p. 75). Questo non vuol dire che si debba negare l’aldilà, ma semplicemente che non lo si può
descrivere «a partire da è in
funzione della nostra percezione del mondo, operando
una proiezione delle nostre
esperienze e dei nostri desideri» tp. 77). Se ne può parlare,
ma per simboli: esattamente
come del Regno di Dio il
Nuovo Testamento parla in
parabole. Di simboli ne abbiamo a disposizione sostanzialmente tre: l’immortalità
dell’anima, la resurrezione
dei morti e il Regno di Dio.
Solo l’ultimo per Tillich è in
grado di «mettere in luce il
carattere necessariamente
globale, cosmico e universale
della salvezza» (p. 81). Queste
(e anche quelle di Bonhoeffer) mi sembrano le posizioni
più stimolanti per una riflessione di fede.
Non manca un capitolo sulla negazione pura e semplice
dell’aldilà, circa la quale Gounèlle si chiede se «il potere di
risurrezione dell’Evangelo non
perda molto del suo significato e della sua portata se viene
circoscritto alla vita attuale»,
e se al cuore dell’Evangelo
«non si trovi forse l’annuncio
di una vittoria totale sulla
morte» (p. 101).
Nella conclusione si afferma che la nozione di salvezza
«si trova al cuore dell’Evangelo» (p. 186), ed è liberazione
da ciò che «minaccia e aggredisce la nostra persona nella
sua dimensione morale (la
colpa), spirituale (la mancanza di sens^o), fisica (la morte),
sociale (l’alienazione economìco-politìca)» (p. 188). Liberazione anche dalla morte,
quindi possibilità di vita dopo
la morte: «...questa non può
essere né contestata né dimostrata: nessuna osservazione
la fonda in modo incontestabile; nessuna argomentazione
la dimostra in modo inoppugnabile; ma i fatti e i ragionamenti difficilmente consentono di negarla su basi puramente oggettive» (p. 190).
Che fare allora? Gounelle
esprime l’essenziale della sua
fede in questi termini: «Dopo
la morte noi continuiamo in
qualche modo ad esistere (...)
Non siamo e non saremo mai
in grado di descrivere la vita
dopo la morte. Possiamo tuttavia non soltanto affermarne
la realtà, ma avocare qualcosa di ciò che essa è (...). Non
bisogna che le nostre curiosità, pur legittime, ci distolgano da ciò che è il cuore e il
centro della fede»: il fatto che
«l’avvenire si inserisce nel nostro presente, orientandolo
verso un fine» (p. 197). Per
dirla con l’apostolo Paolo:
«Oggi vediamo come in uno
specchio, in modo oscuro. Ora
conosco in parte. Allora conoscerò appieno, come anche
sono stato appieno conosciuto» {I Corìnzi 13,12).
libri di Coetzee analizzano la società dal suo interno
L'inquietudine del bianco sudafricano
ALBERTO CORSARI
Nel 1987 arrivava a Torino, per presentare il suo
primo film, finanziato dal
Consiglio delle chiese sudafricane, un giovane regista
sudafricano, Andrew Worsdale. Il suo non era un film
direttamente politico, era
piuttosto sul genere psicologico-esistenziale, e soprattutto Andrew Worsdale era
bianco. Un bianco che annunciava al mondo che qualcosa laggiù doveva capitare:
non solo perché l’oppressione dei neri era insostenibile,
non solo perché la politica
internazionale non avrebbe
sopportato più a lungo il regime dell’apartheid, ma anche perché qualcosa di indefinito e difficile a esprimersi
si muoveva nella coscienza
dei bianchi: i bianchi, ricchi e
fisicamente «abbondanti» fino alla pinguedine, cominciavano a essere spaesati nella terra che, a sentir loro, avevano creato dal nulla obbedendo a un disegno divino.
Gli stessi dubbi, la stessa
sofferenza, le stesse lacerazioni ricorrono in uno dei
narratori contemporanei più
interessanti, John M. Coetzee
(1940), anch’egli sudafricano
bianco, di origine boera ma
studioso di letteratura ingle
se. Se due libri tradotti dieci
anni fa da Rizzoli {La vita e il
tempo di Michael K. e Aspettando i barbari, ora fuori catalogo) prendevano di petto
la questione razziale e politica, due di quelli tradotti più
recentemente da Donzelli
prendono le mosse dall’interiorità dei personaggi.
Tale è il caso di Deserto («In
thè Heart of thè Country»,
1976), lungo incubo di una
ragazza, figlia di un proprietario terriero, destinata a non
sposarsi mai e a rimanere
succube delle prevaricazioni
del padre. Quest’ultimo vive,
è vero, dell’oppressione ai
danni del servo tuttofare nero Hendrik (gli sottrae anche
la moglie), ma soprattutto
esprime un’ansia di potenza
John M. Coetzee
fuori misura perché non rapportata alle reali esigenze,
inattuale rispetto alle aspettative delle nuove generazioni (la figlia zitella) che cercano un senso al loro stare in
Sud Africa. Magda, sognando
di eliminare il padre, cercherà un rapporto improbabile e ambiguo con i servi,
destinato anch’esso a fallire.
Lo «scacco» non è un elemento catartico 0 liberatorio,
anzi il finale è assolutamente
chiuso e cupo: quello che
conta è invece il fatto di aver
innescato un processo, indipendentemente dalla sua riuscita. Come avverrà, in meglio, per il Sud .^ca.
Il potere, Tutopia di redenzione individuale e collettiva,
il bisogno di far esplodere le
passioni sono invece al centro
de II maestro di Pietroburgo
(1994), che racconta del'viaggio di Dostoevskij (allora in
esilio a Dresda) nella città
russa in seguito alla morte del
figliastro Pavel: sarà l’occasione di un bilancio di tutta la
propria esistenza, del senso
dell’àttività letteraria, della
vocazione alla militanza: interrogazioni che hanno sicuramente marcato, negli anni
del regime e dell’isolamento
gli intellettuali di una nazione
che ora si riaffaccia al confronto con le altre.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 15 MARZO l%f\
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¡Donna vota donna» è sufficiente?
Attenzione alle
professioniste» della parità
«
DORIANA GIUDICI
La prima uscita, dopo Pechino, del massimo organismo di parità (mi riferisco
al convegno organizzato dalla Commissione nazionale
per la parità il 22-23 febbraio
a Roma) ha, francamente, disorientato; non solo per
l’obiettivo, strettamente legato all’evento «elezioni»; ma
anche per il taglio deH’iniziativa, tutta fondata su un vecchio rivendicazionismo, un
po’ piagnone^un po’ ricattatorio («se non mettete in lista
le dorme, sarete sconfitti» dicevano: ma quando mai?
Non è affatto dimostrato né
provato che donna voti donna). In realtà il convegno era
platealmente rivolto ad altri,
ai potenti, infatti momento
centrale delle due giornate è
stato rincontro, con i «massimi» leader: Segni, Bianco,
Veltroni, Casini. Quando la
presidente della Commissione, on. Livia Turco, ha annunciato, in sala, il «granclfe»
incontro, la ministra degli
esteri sen. Susaima Agnelli è
sbottata in un «ma quali
grandi leader?!» guadagnandosi un applauso.
Pechino: la sua Dichiarazione, la sua Piattaforma
d’azione, in Italia, non ha
avuto ancora un serio mo
mento di approfondimento
da parte dei maggiori organismi di parità: né la responsabilità della gestione del semèstre italiano li ha stimolati ad una accelerazione, in
questo compito di diffusione
e di attuazione delle decisioni prese. Lo «spirito» di Pechino con le sue due parole
d’ordine «empowerment» e
«mainstreaming» non ha fatto breccia nella cultura delle
nostre «addette ai lavori»: è
apparso chiaro, infatti, durante il convegno che in Italia esistè un apparato burocratico che ha requisito la
questione femminile.
Già ne avevarrio avuto sentore durante la preparazione
della Conferenza di Pechino:
nessuna informazione, nessun coinvolgimento delle varie realtà economiche, sociali
o culturali. Oggi, a pochi mesi da Pechino, dobbiamo amaramente denunciare ciò
che già i vari organismi di
stampa, presenti alla Cónferenza, avevano raccontato: la
nostra delegazione brillava
per assenze e disattenzione.
Il 22-23 febbraio, a Roma,
si è compreso come 1 valori
che animano i documenti varati a Pechino (dignità, responsabilità, coscienza di sé,
diritti, valorizzazione) sono
stati, e saranno, traditi da
queste «esperte» della parità!
Durante il dibattito nel Convegno è apparso evidente il
degrado e l’obsolescenza
delle attuali strutture, a ctii è
demandata la politica della
parità. Vivono di vita propria,
ingabbiate in strutture fisse,
ripiegate su se stesse. La proposta di Pechino prospetta
invece «reti» fra donne, flessibili e tarate su specifici progetti. Solo cosi si può mettere
in campo tutta la ricchezza
delle risorse femminili. A Pechino si è scelta la «trasversalità»; qui stiamo ancora
proponendo «ghetti» per la
politica femminile: infatti le
nostre burocrate si sono costruite «nicchie» all’interno
della pubblica amministrazione o della vita politica, da
cui sono bandite trasparenza e dialettica. Dopo Pechino è ora di porre in questione quegli organismi di parità, nati negli anni ’70-80,
che svolsero allora una funzione importante, ma che
ora si sono rinchiusi su se
stessi, costituendo un ceto di
donne avulse dalla realtà.
Sui temi legati alla condizione femminile si vorrebbero
più informazione, più trasparenza, più coerenza nel
chiedere il rispetto delle leggi e contratti già conquistati
a favore delle donne.
È perdente, oltre che dannoso, cercare di rafforzare una gestione centralizzata
e verticistica, così come la
Commissione nazionale per
la parità vuol fare, chiedendo l’istituzione di un sottosegretariato alla condizione
femminile presso la presidenza del Consiglio. Non è
di questo che hanno bisogno
le donne italiane, piuttosto
di una diffusa ed articolata
cultura della parità che eviti
di «isolare» le politiche femminili. Oggi'la «questione
femminile» va posta come
tema trasversale delle diverse iniziative; occorre che le
«professioniste» della parità se ne rendano conto, e celermente, altrimenti saremo
tra breve tempo rinchiuse
nei «ghetti» tradizionali delle
•«specializzazioni» femminili:
la famiglia, il part-time, il lavoro precario.
La Commissione nazionale di parità non ha interesse
a confrontarsi con le donne
che, nella quotidianità, devono difendere la propria dignità e i propri diritti; i suoi
riferimenti, come è apparso
chiaro al Convegno, sono
Susanna Agnelli e Letizia
Moratti, due donne arrivate!
Ma arrivate in quanto figlie,
mogli, sorelle di uomini potenti. Le donne di Hairou, il
vario associazionismo femminile, a Pechino, aveva rivendicato non il potere per il
potere, non la visibilità per la
visibilità, ma potere, visibilità e presenza negli organismi decisionali per migliorare la qualità di vita di tutti,
cominciando dalle donné.
Per far questo non ci serve
né una ministra alle politiche femminili né una sottosegretaria; quello che ci occorre con urgenza è una forte e leale alleanza fra donne,
che si ponga obiettivi di crescita democratica per tutti.
Questo tipo di alleanze è
l’unica, vera forza di cui le
donne possono disporre:
credere in noi stesse, studiare, informarci, prepararci e...
costruire «reti» fra donne,
impegnate nei diversi campi
della vita economica, sociale
e religiosa: questo è il percorso che è stato scelto a Pechino da migliaia di donne.
Il patrimonio artistico delle chiese cattoliche
Lo Stato deve restituire le chiese?
L'Edito
il diritte
La questione si trascina da oltre un secolo, ma non trova
una soluzione convincente per nessuna delle parti
GIORGIO CARDIOL
IL patrimonio artistico e le
chiese che lo custodiscono
devono tornare alla Chiesa
cattolica? Su questa questione si sarebbe dovuto pronunciare il Consiglio di Stato
nella sua adunanza generale
del 22 febbraio scorso. Il
Consiglio ha preferito rinviare la questione alla prossima
adunanza.
La restituzione delle cosiddette «chiese monumentali»
non è una questione da poco.
Nella fattispecie il Consiglio
di Stato era chiamato a dare
il suo parere sulla «restituzione» di 114 chiese. Tra di esse
vi sono alcuni degli edifici
dell’arte italiana: le chiese di
Santa Maria del Popolo, di
San Lorenzo in Lucina, di
Santa Croce in Gemsalemme
e la basilica dei Santi Apostoli
a Roma, il convento di San,
Marco a Firenze, le chiese di
Santa Chiara e San Domenico a Napoli, la cattedrale di
Monreale a Palermo, l’abbazia di Farfa nel Lazio. Tutti
contenitori di opere .d’arte
inestimabili, con capolavori
di Giotto, Raffaello, Bernini,
Beato Angelico.
Finora queste chiese, e i
capolavori in esse contenuti,
erano affidate al Fondo edifici di culto (Fec). Con il Concordato del 1929 si era infatti
stabilito che «le chiese appetenti agli enti ecclesiastici
soppressi» dovessero essere
restituite alle autorità ecclesiastiche. Il nuovo Concordato del 1984 lo aveva confermato. Nel 1985 era stato istituito il Fec, un ente con finalità di «conservazione, restauro, tutela e valorizzazione degli edifici di culto appartenenti al fondo stesso».
La legge istituiva trasferiva al
Fec anche i compiti del Fondo per il culto (Fc), ente autonomo con personale proprio,
bilancio e patrimonio distinti
dallo stato, che però aveva
anche altri fini quali i pagamenti di pensioni e di assig^
gni al clero e, in genere, delle
spese di culto.
Il Fec invece deve affidare
l’esecuzione e la progettazione delle suo opere al ministero dei Lavori pubblici e a
quello dei Beni culturali e
sottostà alle norma che Regolano la gestione patrimoniale
dello stato e il suo bilancio fa
parte del bilancio dello stato.
Ed è appunto la diversa natura giuridica dei due enti che
doveva essere chiarita dal
Consiglio di Stato. Se il Fec è
un ente statale i bene assegnati sono del demanio, se’
invece il Fec è un ente «transitorio» in attesa della costituzione delle parrocchie a cui
assegnare il patrimonio, questo va consegnato alla parrocchia. Già, ma la parrocchia a cui restituire il patrimonio deve preesistere alla
nuovo Concordato, oppure
può essere una nuova?
Di più: l’art. 9 della Costituzione impone alla Repubblica di «tutelare il paesaggio e i
La chiesa di Sant’Andrea deiie Fratte a Roma
patrimonio storico e artistico
della nazione»; l’art. 822 del
Codice civile stabilisce la demanialità dei beni artistici e
culturali dèlio stato e degli
enti pubblici territoriali: l’art.
73 della legge 1089 del 1939 e
l’art 823 del Codice civile dichiarano tali beni «inalienabili». Una bella matassa giuridica difficile da sbrogliare!
Italia nostra, l’associazione
ambientalista che si preoccupa della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico italiano nei giorni inìmediatamente precedenti alla riunione del Consiglio di
Stato aveva lanciato l’allarme
circa la possibile perdita di
parte del patrimonio artistico
nazionale.
C’è il rischio che «opere,
oggetti e arredi (di cui tra l’altro manca un catalogo completo)» vengano così sottratti
al controllo dello stato e venga m^no «ogni tutela di garanzia dell’intessere pubblico, insita nella loro natura
demaniale», come afferma il
prof. Antonio Cederna. Il rischio che possano irreparabilmente degradarsi o peggio
essere dispersi nel mercato è
evidente. E noto che lo stato
italiano è da sempre incline a
disfarsi dei propri beni. È di
anni fa una legge (Andreotti)
che metteva all’asta alcune
migliaia di beni patrimoniali
(boschi, montagne, parchi,
forti, castelli, golene di fiumi,
ex carceri, ex conventi) per
fare un po’ di soldi e dando
via libera alla privatizzazione
è quindi alla cementificazione del «Bel pa'ese».
«Le parrocchie - scrive Mario Fazio su la Stampa - non
possono sostituirsi allo stato
e questa è forse la prima delle
buone ragioni di dire no.
Causa anche apprensione la
00
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1996
normale .......................L. 45.000
sostenitore./.................... 90.000
estero........................... 60.000
«3 copie al prezzo di 2»..........90.000
cumulativo GE/Confronti...........85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
possibilità che in futuro, per
difficoltà economiche, una
parte del patrimonio custodito nelle chiese vada disperso
e che in seguito al degrado
per insufficiente manutenzione alcune chiese vengano
sconsacrate, poi destinate ad
altre funzioni».
Il ministro dei Beni culturali, Antonio Polucci, riconosce
che dal punto di vista della
tutela che una chiesa passi
dal demanio alla parrocchia
«non cambia assolutamente
nulla» perché i beni sono protetti per legge. Però il passaggio afferma «un principio pericoloso, perché sino ad oggi
inviolato, della cedibilità dei
beni appartenenti al demanio». Lo stato ha pochi soldi
per mantenere il patrimonio
artistico, ma le parrocchie
possono averne ancora meno
e «ne soffriranno i lavori di
restauro e manutenzione».
Per la Conferenza episcopale italiana (Gei) i timori sono infondati perché «è noto,
infatti, che nell’ordinamento
italiano non vi è coincidenza
tra regime proprietario (i beni culturali possono appartenere ad enti e a privati) ed
esercizio della funzione pubblica di tutela». Quindi nessun parroco potrà scappare
in Svizzera con un Caravaggio sotto braccio. In pratica
cambierà poco. «Finora le
parrocchie hanno avuto queste chiese solo in uso. Allo
stato spettava la manutenzione e, se necessario, il restauro. Ora la proprietà passa alle
parrocchie e, con essa, anche
l’onere della manutenzione e
del restauri. - dice Pietro
Cariato, vescovo di Tivoli e
presidente della Consulta nazionale per i beni culturali
ecclesiastici - C’è tutta una
comunità parrocchiale chian^ata a prendersi cura di questi beni che tornano di proprietà delle parrocchie. In
questo consiste la novità e il
valore della restituzione degli
edifici di culto alle parrocchie: la comunità cristiana
viene direttamente responsabilizzata alla conservazione
del bene artistico».
Inoltre per i soldi alle parrocchie non c’è da preoccuparsi; sta per essere firmata
un’intesa tra la Cei'e il governo che prevede la «collaborazione» tra le sovrintendenze
e le curie diocesane proprio
per la materia del restauro e
della manutenzione.
Utile il
documento
sulla bioetica
Prima risposta all’invio
parte del moderatore della!
Tavola valdese, Gianni Ro.f
stan, ai presidenti dei gruppil
parlamentari della Camera J
dèi Senato del documentÒI
«Bioetlea: ricerca e orientai
mento», elaborato dal «GrupJ
po di lavoro sulla bioeticaJ
nominato dalla Tavola valde.|
se. In data 13 febbraio, il preJ
sidente del gruppo Progressi.!
sti-federativo del Senato, Ce-l
sare Salvi, ha scritto al modfr
ratore ringraziando per l’in.J
vio del documento che «nel-|
l’impatto legislativo dei tanfi]
temi che al termine “bio-l
etica” si legano, ci sarà sìcu.|
ramente di aiuto».
Ruini
confermato
presidente Cei
Camillo Ruini è stato con-l
fermato presidente dellai
Conferenza episcopale italia-f
na per un altro quinquennìo.|
65 anni, Ruini è stato vesco4
vo ausiliario di Reggio Emi4
lia, prima di diventare nell
1986 segretario generale del!
la Cei. Nel 1991 è stato nomi-j
nato cardinale e ha ricevuto!
il doppio incarico di vicario il
Roma e di presidente dellai
Cei. Ricevuta la riconfermai!
card. Ruini ha dichiarato (
«il quinquennio che iniziasi
baserà sul forte impulso che!
è venuto dal convegno di Pa-j
lermo e ha come meta l
grande giubileo del 1990».
I
SCO
:var
del
,pei
me
^id(
dat
mu
que
sul
'in
Carta sanitaria
del giubileo
La task-force che ha il conP
pito di prevenire le emergenze che si potrebbero verificare il occasione del giubileo
del 2000 ha affrontato quella
sanitaria. Ai 25-30 milioni d
pellegrini attesi verrà distribuita la «carta sanitaria del
pellegrino» che garantirà cu-1
re e assistenza negli ospedali
pubblici e privati. Resta da
definire, piccolo particolare/
il costo della carta e chi pagherà. Intanto il ministero ha
deciso che gli ospedali valde-.
si di Torre Pellice e Pomaiet-i
to non saranno chiusi avendo]
la Regione Piemonte diinostrato la loro indispensabilidj
per il funzionamento del si-]
sterna sanitario pubblico.
Spot
delle donne
Lo spot è pronto. Lo ha eia'
borato la Commissione pet f
pari opportunità per sottohneare l’importanza di avete
più donne in Parlamento- («•
cuni pensano però che sia la
contrasto con la legge delle
par condicio che prevede a
divieto alla pubblica aminiw'
strazione di fare qualsiasi 0'
po di campagna in vicinante
della scadenza elettorali;
L’idea è semplice: gio
‘tare
donne impegnate in tu
ttil
campi che, dopo aver ricol'
dato le qualità delle donai'
chiedonb di scegliere, il*
aprile, una donna. Alla fii)®^
sovrimpressione la scrid '
«Le donne, 30 milioni, soO
pronte a governare».
pV.' •
li---;
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r' L'Editore si impegna a corrispondere
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Fondato nel 1848
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II prolungarsi delle nevicate ha fin qui sconsigliato lo
scoperchiamento del tettò del tempio di Lusema San Giopg;'. vanni per procedere ai necessari lavori di consolidamento
delle travature. La ditta è pronta a iniziare i lavori non appena il clima darà garanzie più sicure. Nel frattempo i
membri di chiesa hanno già raccolto 120 milioni attraverso
1 doni e varie iniziative, ma per poter realizzare il consolidamento previsto occorrerà almeno mezzo miliardo; il Clomune ha stanziato da parte sua 13 milioni. Il culto, ben frequentato, si svolge nella sala Albarin dove l’assemblea ri■ sulta decisamente più raccolta.
Torre Pellice al nono posto in Italia per quanto riguarda la ricchezza disponibile per ciascun abitante; la notizia, pubblicata la sco^a settimana sul «Sole-24 ore», è
stata ripresa con tempestività
dai principali quotidiani.
L’indagine condptta dall’Ancitel ha confermato cose già
nòte (la ricchezza è concentrata al Nord e la povertà al
Sud) ima il caso di Torre Pellice, dove non esiste ùn^ artigianato pàrticolàrmente* fiorente, non ci sono grandi industriali, la maggior parte dei
redditi sbno da lavoro dipendente, è stata una vera e propria sorpresa. C’entra la presenza valdese? ha chiesto al
sindaco il corrispondente del
«Sole»; «Forse c’è un mag
LA STATISTICA DEL «SOLE-24 ORE.:
SOLDI IN BANCA
PIËRVANDO ROSTAN
giore senso dello stato e dunque si evade di meno», è stata
la risposta in una battuta.
In realtà l’indagine condotta non è stata effettuata considerando le semplici dichiarazioni dei redditi; sarebbe
troppo superficiale fermarsi
ad esse e rispolverare il vecchio discorso del pollo; tu ne
mangi due, io nessuno ma la
media dice che ne mangiamo
uno a testa. La ricerca che ha.
portato alla classifica considera i beni disponibili, dunque proprietà e conto in banca. E non è certo una novità
che il Pinerolese nel suo
complesso e in questo caso
Torre in particolare, registrino livelli assai elevati di risparmi nei vari sportelli bancari o postali e significativi
investimenti in Bot. Del resto
la tmffa dei finti container di
Candeliere non era nata pro
L-'Pi nero lese
Candidature
(decise
Roma
Dopo la manifestazione torinese: preoccupazione ma anche rifiuto dell'intolleranza
L'Ascom dì Pinerolo si dissocia dai fischi
DAVIDE ROSSO
1 il commergenverificagiubileo
0 quella
lilionidi
à distriaria delR^’
Ttirà cuospedali
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: chi pa¡stero ha
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o del silico.
o ha siine peri'
- sottoli'
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he slaiJ
■Entro la settimana dovranno essere raccolte le firme a
sostegno delle candidature
(per le prossime elezioni poli® tiche del 21 aprile e le discus^'Jsioni continueranno fino alS.' rultimo, nell’uno come nell’
^%ltro schieramento, per defila aire i nomi dei candidati.
Mai come questa volta le
I*" hcelte saranno frutto di accordi non solo torinesi ma
H''àddirittura romani; lo am^ mettono tutti da sinistra a
f ! .destra, compresi i Federalisti
“”;Jliberali; Riccardo Sandrone,
‘''eletto due anni fa a Nichelino
mà del gruppo vai Pelis ex
Lega Nord, aspetta notizie:
¡''Entro la settimana devo, se
, 'èandidato, raccogliere le mie
300 firme di sottoscrizione e
così è per gli altri»,
t Per quanto riguarda il Pinerolese i confronti paiono
definiti: gli ex Lucio Malan e
cClaudio Bonansea dovrebbe./fo essere della partita, il primo alla Camera e il secondo
A al Senato; hanno dovuto lot
■ tare perché fra An e Forza
Italia gli altri cespugli a un
■ iqerto punto hanno dovuto fate delle rinunce. La Lega po
gedellì ì:* , reoell.
levedeil ; ' ““^dhe essere tentata di pro
amniii'j'
risiasi ti'
icinan®
ttoral«;
giovaiij
n tutti*
er rico*'
la fine f
scritti*
ni, SOI*“
:- fis
■ porre un candidato forte da
■F- contrapporre a colui che dopo pochi mesi nel ’94 abbandonò il Carroccio e che i leader piemontesi considerano
' un «traditore».
Nell’Ulivo i nomi sembrano definiti e sono quelli fatti
fin dalla prima ora: Elvio
■Passone, magistrato a Torino
tua figura di spicco del Pinefolese, per il Senato e Giorgio
plerlo, giornalista della Rai e
Consigliere provinciale Ppi,
Pct la Camera. L’altra ipotesi
proposta dai comitati Prodi
(firminio Ribet) è stata scarfuta, a costo di scontentare
upa parte dell’elettorato di sintstrà. In ogni caso le candi•dature verranno decise con un
complesso sistema dai vertici
nazionali dei partiti.
T 9 Ascom di Pinerolo
■\xX-4 si è'.dissociata ufficialmente da quanto è avvenuto lunedì 4 marzo al cinema Lux di Torino»; questo è
quanto ci ha detto il presidente dell’associazione commercianti di Pinerolo, Ezio Bruno. Ma vediamo di ricostruire
brevemente l’accaduto: 1’
Ascom della provincia di Torino e la Confesercenti hanno
organizzato una giornata di
mobilitazione lunedi 4 marzo,
che doveva avere il suo culmine in un’assemblea al cinema Lux di Torino.
L’assemblea, che aveva
all’ordine del giorno le norme
fiscali ritenute sempre più pesanti e oppressive, leggi e
vincoli nell’organizzazione
del lavoro e il problema dell’usura, è stata caratterizzata,
dalla forte contestazione (fischi, insulti, accuse) che una
parte dell’uditorio ha riservato ad alcuni polìtici. All’assemblea era presente anche
una delegazione di commercianti del Pinerolese; la mobilitazione ha avuto una discreta adesione a Pinerolo e nelle
valli, dove peraltro h^ coinciso con il giorno di chiusura di
molti esercizi.
«I4 mia iihpressione - dice
Ezio Bruno - è che i fischi
fossero pilotati; non tutti i
commercianti fischiavano e
tra chi contestava c’erano anche persone che commercianti proprio non erano. L’errore
comunque è stato quello di
non lasciar parlare, di non lasciar esprimere persóne che
oltre tutto erano state invitate,
facendo passare così un’immagine dei commercianti
sbagliata, lontana dallo spìrito tollerante tipico della nostra categoria. Bisognava lasciar entrare solo il lavoro autonomo lasciando fuori gli altri. I fischi però sono anche
un segnale dell’esasperazione
crescente fra i commercianti;
in un momento in cui ci sono
pochi soldi in giro e inevitabilmente si avverte un calo
nelle attività cresce il disagio
da parte di molti commercianti nei confrohti dei politici che non sono stati in grado
di prevedere questo calo e di
porvi rimedio». A Torre Pellice l’adesione alla protesta è
stata pressoché totale, anche
Se praticamente tutti gli esercizi pubblici non di turno sono rimasti aperti; i commercianti di Torre però sono da
alcuni anni «autonomi» anche
còme organizzazione: hanno
dato vita a una associazione
che non aderisce a nessun
sindacato ufficiale. «Il malumore per le difficoltà del settore è forte: il commercio arranca, i supermercati ci sottraggono lavoro, le normative
sono assài complesse - spiega la presidente. Alma Charbonnier - e di fronte alla proposta di chiusura del 4 marzo
la nostra associazione ha deciso di aderire.
Ci sentiamo molto tartassati, anche a livello di mass media, ben sapendo che non sono i piccoli imprenditori
quelli che evadono le tasse.
Dopo quello che è successo a
Torino mi sbno sentirla però
molto amareggiata; la stessa
scelta del lunedì come giorno
dello sciopero mi è sembrata
poco felice: in un giorno diverso forse ci sarebbero state
più saracinesche aperte...».
T\ arante la processione del CorKK Lf pus Domini, i valdesi si barricavano in casa e abbassavano le serrande.
Sembrava di vivere la scena di un film di
don Camillo, con i pochi cattolici in fila
lungo le strade vuote. Quando ,ci penso,
mi vien quasi voglia di gridare al miracolo». Cosi si esprime il parroco di
Germano Chisone, don Lanfranchini, in
una intervista pubblicata recentemente
sul mensile yeiMi.
La cosa mi ha colpito prché, anche se
in apertura del servizio si afferma che in
passato,, «nelle feste indicate, i cattolici
andavano in processione con il proposito
di “farla vedere" ai valdesi», poi in
realtà non si fa una anàlisi delle ragioni
che possono aver determin^o in passato
questa situazione. Ma anche senza voler
dare quel senso indubbiamente negativo
del «fargliela vedere», è probabilmente
opportuno rifarsi all’editto, del 25, giugno
1620, espressamente richiamato dal ranipendìo di editti riguardanti i valdesi ìndi
IL FILO DEI GIORNI
RIVERENZA
BRUNO BEILION
rizzato al Senato e al prefetto di Pinerolo
il 20 giugno 1730. Esso suonava: «In occasione di processione o che si porti il
St.mo Sacramento, doversi gli Eretici dovunque occorrerà il passaggio delle medesime [processioni] o dell’altro [del Sacramento] subito levarsi il cappello in
segno di riverenza 0 ritirarsi al comparire
dell’una o dell’altro».
Credo che in questo «ritirarsi» al comparire della processione sia la chiave di
lettura corretta per comprendere l’uso,
certamente ancora presente fino a non
molti anni or scmo, di non farsi trovare in
strada. Per non doversi levare il cappèllo
in segno di riverenza. Riverenza non sentita ma imposta e quindi avvertita come
fortemente contraria alla propria coscienza. Ma forse-anche per il timore di poter
essere accusati di non aver usato della
necessaria «riverenza», cioè di non avertenuto un atteggiamento consono alla circostanza, di aver offeso ciò che per i cattolici è invece importante.
Credo che della stessa natura, istintivamente contraria a certe manifestazioni di
sensibilità religiosa, sia anche l’avversione che molti valdesi provano di fronte al
crocifisso, forse aggravata dal fatto che
esso era lo strumento con cui, al tempo
delle guerre di religione, da parte dei religiosi che spesso accompagnavano la soldataglia, si sapeiva la conversione degli
eretici. Il fatto che oggi non ci si ritiri davanti alla processione è quindi un elemento positivo, almeno nella misura in
cui si è coscienti (?i non essere costretti
ad alcuna riverenza versouciò che è estraneo alla propria sensibilità di fede.
prio nel Pinerolese e non aveva mietuto molte vittime anche in vai Pellice?
Se una considerazione si
può fare su questa ricchezza
venuta a galla improyvisamente per una classifica, riguarda proprio il fatto che
grandi quaiitità di denaro siano di fatto congelati in banca:
il denaro investito in Bot non
ha ricadute sul territorio ma
solo sul proprietario. È il vecchio discorso di una «finanziaria di valle»: non si vuole
investire denaro in progetti
concreti in grado di produrre
lavoro e ricchezza o mancano
progetti credibili e praticabili?
Il mondo dell’imprenditoria
dovrebbe essere sollecitato,
non meno di quello della politica, a rifleftére in proposito.
ÎHÿUCiTO
Numero
-xf
Preghiera
180 donne cristiane, in
gran parte delle Valli ma
pròvaaienti ancjie (te .Torino, hanno partèèipafo alla
Giornata di preghiera che
si è svolta a Bobbio Pellice. La liturgia era stata
preparata da un gruppo di
donne haitiane, e proprio
sulla situazione del loro
travagliato paese si è riflettuto durante rincontro.
Pagina II
Viabilità
In un incontro che si è
svolto a Porte i parlamentari Malan e Bonansea,
l’eùropaflamentare Bontempi e amministratori locali si sono confrontati
sull’annoso problema della
viabilità nel Pinerolese: si
è parlato delle vmanti alla
statale 23, del completamento dell’autostrada Torinc3-Pinerolo e, ovviamente, anche dei mancati interventi in vista dei Mondiali
di sci del 1997.
Pagina II
Religione e società
Il ciclo di conferCTze'
quaresimali organizzato
dalla diocesi di Pit«rolo si
è aperto con uno studio del
sociologo Franco Garelli
sulle abitudini religiose
degli italiani; ne emergono
aspetti in parte inediti e in
parte contraddittori, che
occone conoscere.
' Pagina III
Val Pellice in video
La vai Pellice si è dotata
di un nuovo strumèfltò per
farsi conoscete: il video
presentato a Torre Pellice,
e destinato prevalentemente agli Ojpeiatori timsticit
illustra la storia e l’ambiente pella valle, oltre naturalnìente a presentare
una dettagliata panoràmica
sui singoli Comuni.
Pagina IH
8
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S'i"
PAG. Il
E Eco Delle mLLi ^ldesi
venerdì 15 MARZO 19'
Angrogna: il monumento di Chanforan (foto D’Ottavio-Fracchia)
RONACHE
Si è svolta a Bobbio Pellice la «Giornata mondiale di preghiera delle donne»
In solidarietà con la popolazione di Haiti
ANGROGNA: SI DIMETTE UN CONSIGLIERE — Il
Consiglio comunalé di Angrogna si è trovato di fronte alle
dimissioni da consigliere di Vincenzo Piccione, attualmente
gestore del rifugio Vaccera per conto della Cooperativa
Mount Servin. Fra le ragioni che hanno portato alle dimissioni alcunp divergenze di opinione con la maggioranza, di
cui Piccione faceva parte e che rappresentava anche in Comunità montana dove ricopriva l’incarico di consigliere delegato alla Protezione civile. Anche il consigliere di minoranza Luciano Franchino ha rassegnato le proprie dimissioni, a sua volta per motivi personài. Il Consiglio ha anche
approvato il bilancio ’96 che pareggia su una cifra di 1,3 miliardi; fra le cifre più impegnative la manutenzione stradale.
DRAMMA SFIORATO A VBLLAR PELLICE — Dovrebbe
fortunatamente risolversi al meglio il drammatico incidente
che sabato scorso ha causato il ricovero urgente all’ospedale
Regina Margherita di una bambina di 20 mesi di Yillar Pellice, Rebecca Pontet, che è scivolata in casa riportando un
grave trauma alla tempia nell’urtare contro lo spigolo di una
, sedia. In un primo tempo, hanno detto i genitori, Roberto
Pontet titolare di un ristorante, e Jane,Atkinson, non sembrava nulla di grave ma dopo qualche ora la piccola ha cominciato a barcollare; immediata la corsa a Pinerolo e poi il trasporto con l’elisoccorso a Torino per il ricovero in rianimazione; dopo alcune cure intensive un primo segnale di recupero: la piccola Rebecca, probabilmente, ce la farà.
ANCORA VARIAZIONI SUGLI ACCORPAMENTI SCOLASTICI — È una, vera telenovela quella degli accorpamenti delle scuole nel Pinerolese; la decisione che sembrava farsi strada lunedì 4 marzo di un polo verticale a Torre
Pellice e due orizzontali per il resto della vai Pellice il giorno dopo, a seguito di varie pressioni è diventata, in vai Pellice, tre poli verticali. Trascorso un giorno sembra che neinmeno questa soluzione trovasse il gradimento necessario: il
14 marzo il Consiglio scolastico provinciale dovrebbe infine dare il suo parere definitivo. Una novità certa invece arriva dalla vai Chisone dove, di fronte al rischio di taglio e
alla grave incertezza che gravava sulle scuole della valle, il
direttore didattico di Perosa, Franco Calvetti, ha preannunciato di voler chiedere il pensionamento. Possibile a questo
punto un polo verticale a Perosa Argentina e due orizzontali
a Villar Perosa che non perderebbe più la presidenza grazie
all’accorpamento della media di Perrero.
PEDEMONTANA: LA GIUNTA INCONTRA I COMUNI
— Sono iniziati gli incontri da parte della giunta della Comunità montana Pinerolese pedemontano con le giunte dei
singoli Comuni facenti parte della Comunità; scopo dell’iniziativa un rapporto migliore con le amministrazioni locali in
un’ottica di collaborazione e di progettazione globale.
SPORTELLO DEI SERVIZI IN MONTAGNA — Prende il
via in tre Comunità montane del Piemonte il primo progetto
pilota di sportello unico dei servizi per i residenti ih montagna: una delle tre Comunità è la Val Chisone e Germanasca. L’obiettivo principale è quello di costruire un unico
punto di accesso per la gente che vive e lavora in montagna;
l’attività dei futuri uffici di relazione con il pubblico si configurerà con notizie sui responsabili, sui tempi e sulle modalità di attuazione dei procedimenti e dei servizi, con ricerche sui bisogni della popolazione in funzione dei servizi da
migliorare, la progettazione e realizzazione di iniziative
volte ad avvicinare i cittadini alle normative, alle strutture
pubbliche, ai servizi nonché ad una corretta informazione
sui diritti dei cittadini verso gli enti pubblici.
INCONTRI VERSO LA MATURITÀ — L’assessorato
all’Istruzione della città di Pinerolo propone quattro incontri
sul tema «Il nazionalismo nella storia europea» in vista degli
esami di maturità; i destinatari ovviamente sono gli studenti
. dell’ultimo anno delle superiori interessati ad approfondire
alcuni argomenti. Tutti gli incontri saranno tenuti dal prof.
Alberto Gabella, docente alla facoltà di Scienze politiche di
Torino e all’Istituto di Studi filosofici di Napoli, e si svolgeranno dalle 14 alle 15,30 presso l’aula magna del liceo Porporato. Le adesioni devono pervenire entro il 16 marzo presso la presidenza del proprio istituto. Il primo incontro sarà il
21 marzo ed avrà come oggetto «Nasce la “nazione” con la
Rivoluzione francese; J.-J. Rousseau e il nazionalismo».
SCUOLA: SINDACATO DI BASE IN SCIOPERO — Ufja
cinquantina di insegnanti ha partecipato sabato 9 marzo ad
un incontro presso la sede di Alp a Pinerolo in rappresentanza di varie organizzazioni sindacali di base del settore
scuola; sul tappeto ancora una volta i problemi del nuovo
contratto della scuola ma anche la difesa della scuola pubblica, i libri di tèsto che gravano pesantemente sul bilancio
delle famiglie. Nel mese di marzo gli aderenti a varie sigle
di sindacati di base della scuola (Unicobas, Flsu, Sdb, Aid)
aderiranno a uno sciopero della prima ora di ogni giorno e,
' nel Pinerolese, verranno distribuiti volantini ^er spiegare
alle famiglie le ragioni della protesta.
finerol
fè
LILIANA VIGLIELMO
La «Giornata mondiale di
preghiera» 1996„che ha
radunato a Bobbio Pellice
180 donne delle Valli e di
Torino, è stata non solo un’
occasione di incontro molto
apprezzata da chi frequenta
un’Unione femminile, ma anche un momento significativo
di informazione e di riflessione sulla triste realtà di un
paese, Haiti, uno dei più poveri del biondo. Le donne di
Haiti, appartenenti a diverse
chiese cristiane, hanno preparato la liturgia nella quale riecheggia un grido: «Anm’wé»,
che in lingua creola è un’invocazione di aiuto per segnalare un pericolo incombente.
Ha illustrato la condizione
tragica della vita ad Haiti padre Cipriano, appartenente
alla comujiità di Madian di
Torino, fondata dai Padri camilliani per dare un aiuto ai
senzatetto della città, insieme
ai due giovani volontari che
sostengono quest’opera. I Padri camilliani si propongono
di iniziare una missione sanitaria a Port-au-Prince, capitale della Repubblica haitiana, dove la fame e le malattie
fanno strage della popolazione più misera.
Le descrizioni di padre Cipriano e dei giovani Marco e
Carla aprivano uno scenario
su una città allucinante, nella
quale vivono due milioni di
abitanti, per la maggior parte
in baracche, senza fognature,
quasi senz’acqua èd energia
l^uto
seitiblèa» ¡
di^i
tutto rtttovi
icüîC’ù U:
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dentisi
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Nonù’è
'dei ca^tol
ora, Péris
laici,ur
I pacchi a protezione degli abitanti di Haiti, un’isola in cui continua ad essere diffusa la violenza
forme int(
iVC,#airet
neì|ianoi
ca
fedo atte
elettrica, privi di ospedali e
di medicine. Il popolo haitiano, sempre sfruttato dai suoi
governanti, dopo le ultime
elezioni democratiche ha visto emergere una debole speranza di miglioramento; purtroppo si affaccia il pericolo
di un ulteriore sfruttamento
da parte delle industrie occidentali che trovano una manodopera attiva e di poche
pretese da assumere- al di fuori di ogni legislazione.
Ciò che tuttavia ha meravigliato e commosso padre Ci
priano è stata la grande vitalità e l’allegria che trasparivano dagli occhi degli innumerevoli bambini vaganti per le
strade alla ricerca di qualcosa
per sfamarsi: a questi bambini e alla loro incredibile voglia di vivere la missione sanitaria dei Camilliani dedicherà tutti suoi sfqrzi.
La colletta che ha seguito il
culto, curato dalle Unioni
della vai Pellice, è stata destinata ai bambini di Haiti, i cosiddetti «restavek», che lavorano nelle città senza alcuna
; e|àre ev^
'^*“«»-re, r
iseinun
¡iba, le
. Le
streÆvani
più'suppo
nei 1
retribuzione. La somma rai
colta, 1.080.000 lire, sarà
stinata ad un «foyer» dovj
questi piccoli possono trovi
re un aiuto e imparare a leg.)
gere e scrivere.
Altre offerte sono state coni
segnate a padre Cipriano Ci
me incoraggiamento pe*ganoa;vis
l’opera che la sua comuniS lorogÉratic
intende iniziare. In concluí le,^ciale
sione della giornata none ,'alnoTon
mancato un sentito ringraziai cfo di con
mento rivolto alla chiesa ! ideila dioc
Bobbio Pellice per Tottinl ^mefomal
accoglienza.
Un incontro organizzato a Porte
L'eterna questione
della viabilità
PAVIDE BOSSO
Sabato 9 marzo presso gli
impianti sportivi di Porte
si è tenuto un dibattito pubblico sulla viabilità nel Pinerolese dal titolo significativo
«Pinerolese, la viabilità è
morta»; sul tappeto le varianti
alla statale 23 e il completamento dell’autostrada TorinoPinerolo ma anche e, soprattutto il disagio dei cittadini di
fronte a una situazione che
sembra non volersi sbloccare.
L’incontro, che è stato organizzato dal Comune di Porte con la collaborazione del
comitato per la statale 23, ha
visto la partecipazione tra gli
altri dell’onorevole Lucio
Malan, del senatore Claudio
Bonansea, dell’eurodeputato
Rinaldo Bontempi, di amministratori della Provincia di
Torino e della Regione Piemonte che si sono confrontati
sugli annosi problemi della
viabilità nel Pinerolese. Se da
un lato sembra che verrà realizzato il ponte a monte di
Pomaretto, per altro verso pare che per gli altri progetti
sulla statale non vi siano i
soldi, così come per la realizzazione dell’autostrada Torino-Pinerolo.
Al di là delle discussioni,
degli interessamenti politici
ma anche dei rinvii di competenza tra Roma e i responsabili locali, quel che sembrava
emergere tra i cittadini che
partecipavano al dibattito era
lo scontento e la preoccupazione per una situazione che
dal punto di vista del fraffico
soprattutto in vai Chisone,
anche in vista dei campionati
mondiali di sci del ’97 a Se
striere, sta diventando sempre
più insostenibile. Alcuni rappresentanti del comitato per
la statale 23 hanno detto, nel
corso del dibattito, che a questo punto i politici non bastano più, occorre che sia la popolazione a mobilitarsi anche
a costo di bloccare la strada
durante i Mondiali.
C’è anche ^hi vede i Mondiali come un’ultima occasione per prendere qualche soldo per migliorare le nostre
strade, cosa considerata sicuramente da tutti come un investimento per il territorio sia
dal punto di vista economico
che, e sono soprattutto i cittadini a dirlo, dal punto di vista
dell’incolumità^ delle persone
che vivono la realtà di questa
nostra viabilità che, come è
stato detto più volte durante
il dibattito, non è morta ma è
seriamente in coma.
Nonostante l'apertura domenicale , .y,
I disservizi
delle nuove
Vi
Poste
GUIDO CASTIGLIA
Dallo scorso fine settimana gli uffici postali di 15
grandi città restano aperti anche alla domenica; c’è stata
una certa discussione su questa iniziativa ma per le valutazioni siamo forse troppo
all’inizio. Tuttavia chi si trova quotidianamente a fare i
conti con il cattivo funzionamento degli uffici decentrati
può sentirsi preso in giro.
Abbiamo più ,volte dato
conto delle difficoltà nella distribuzione della posta, nel
poter semplicemente spedire
una raccomandata o un pacco
postale in più di uno dei nostri
paesi. Ma anche Pinerolo non
scherza. Nei giorni scorsi, in
occasione di alcune importanti scadenze fiscali, si è creata'
una coda di altri tempi. Un
solo sportello per un sistema
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(già Bomo)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
incapace di cogliere i momeii'
ti e le necessità specifiche
una giornata o di un periodi
un sistema vecchio nella strufi
tura e nella mentalità, chi
sembra muoversi senza turba
menti e fingendo di ignora«
centinaia di utenti fermi in attesa, in ossequio a «leggi iD'1
teme» di un mondo elefantiaco. Perché non vengono aperti
più sportelli nelle giornate !
grande affluenza per scadenzi
di bollette o fiscali? Perche
iTome (
iinunità
|ce,nelqu
' terreg rea
nienti éor
fedo un;
ion ilrduj:
te alla va
per.jino s
eompatil
non si professionalizzano i feo di
stes;
ve e le rii
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Alle pi
(piani di
elle risor
quell’ente che doveva far pf
tire un’urgente comunicazwj,*' l/ll
ne e di chi la stava aspetta»^^ .
do. Una segnalazione è stah ;Q^|
One)
feo dal
lenti,
Itinerari
Intana
'Polazii
nuovi assunti e non si aggn
nano i veterani invece di coà
tinuare con sistemi da anM
’60 o con le assunzioni a termine per cui appena un nuovi
impiegato ha capito in —
ufficio si trova e qual è il sue -al tmen,
Copipito viene rimandato a cas ,fellice il
sa? Eppure sembra che nessi) ^ H gjjjg
no sappia prendersi le propn® .Verse sezi
responsabilità...
Poi arriva anche la notizi*
clamorosa: dei telegraini!,
spediti dalTufficio di Torrei
Pellice, cinque giorni dop®
non erano ancora stati fe
partire, con buona pace
inviata al Prefetto, ma il
non è isolato: nell’era deh
<1
informatica la privatizzazio^ ■ .. d>
delle Poste invece della ta! . g
decantata efficenza ha prod£*'i :d»j
to tanti guai.
RADIO BECKWITH ,
evangelica!^
FM 96.500 e91.200,
SI
Aguase
®®chen.
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tì
pinerolo: il mondo cattolico si interroga sugli atteggiamenti religiosi degli italiani
C'è un futuro per la fede in questa società?
SERGIO TURTULICI
A Palermo nel novembre
1995 la Chiesa cattolica
Ija^uto una importante assemblèa, arrivandoci in condizioai socio-politiche del
^itoove. Non c’è più il coHg^^ino ideologico e politic^^’è un postcomunismo
*”‘ilé. Non c’è più la De
a, partito-stato e cinedi trasmissione del Vati^je’è ancora un’anima
^»ftcristiana mediatrice e
l^hhnista più antica della
vagante.
^ }fon :c’è più unità politica
ci. Si fa politica
na rac'
;arà'di#
» dove
) trova^
ano Ci
to pi
dei
ora, f%istiani cominciano a
fare politica in termini più
laici in on tempo in cui la secojpzazione è avvenuta l’e^erfftoza religiosa assume
forme intermittenti, soggettive,^rette. È un fatto nuovo
nel^anorama italiano e la
Chitóa cattolica ne sta prenidendo atto, le va dato merito,
^ojtyla fa spettacolo in tv
e pare evocare nostalgie del
^pa-re, ma se guardiamo le
,!(0se in una prospettiva sociologica, le cose appaiono dia leg^iya-se. Le chiese, anche le no'stre evangeliche, non hanno
ite con^ ipiù supporto, cinture di sicutezza nei partiti politici, navigano a vista in mare alto nella
La chiesa come luogo di azione sociale
munitwloro piratica profetica, culturaonclufl.'le¡‘|0ciale. A Pinerolo quest’
I none
anhoj’ormai tradizionale ciigraziaS do di conferenze quaresimali
liesa di -Ma diocesi cattolica ha coIme'fema lo stesso di Palermo:
^ome annunciare il Vangelo
’ottin
in un mondo che cambia.
Franco Garelli, docente di
Sociologia della conoscenza
all’Università di Torino, aveva tenuto la relazione intro-duttiva a Palermo e l’ha ripresa a Pinerolo: la fede ha ancora un futuro? Garelli è partito da un’indagine demoscopica del 1994, condotta faccia
a faccia su un campione di
4.500 individui, rappresentativo dell’universo italiano.
Un fatto emerge dall’indagine: permane un’allargata
propensione religiosa, una
identificazione nei valori cattolici. L’88% degli italiani
continua a riconoscersi cristiano, il fenomeno delle sette
enfatizzato dai media interes
sa solo l’l,50%, più o meno
stille medie europee, il 30%
frequenta con assiduità i culti,
il 22% si dichiara convintoattivo nella chiesa.
Se si va nel profondo le cose si fanno più problematiche.
C’è un credere più consapevole, il 62% dichiara una volatilità, una mobilità della
propria fede, alti e bassi nel
corso della vita. Ma c’è anche
un relativismo, un pluralismo
del credere. La chiesa, la parrocchia è vista come luogo di
coesione, di interazione sociale, il papa è un’immagine
forte e rassicurante, la tv si fa
eco dello sconcerto non dei
credenti ma dei laici e degli
agnostici se si tocca il «Padre
Nostro» per cercarne una traduzione più comprensibile.
Al contempo emergono dati
che rivelano intermittenza,
discontinuità, ci sono aspetti
della dogmatica di fede che
fanno problema, la funzione
sociale della chiesa viene valutata'più di quella religiosa,
si riconosce nella chiesa una
fonte sicura di riferimenti
morali ma non sempre si è disposti a seguirli. Spesso alla
fede si accompagna una pluralità di credenze, di suggestioni. Se l’adesione alle sette
è meno diffusa di quanto potrebbe sembrare, c’è però un
16% di credenti che crede anche al malocchio, un 17% allo spiritismo, un 35% agli influssi astrali.
Che conclusioni trarre, che
ipotesi di lavoro per ridefinire
predicazione, culto, pratica e
relazioni delle chiese cristiane? Non tocca al sociologo
dare indicazioni pratiche ma,
come osservatore e credente,
qualche stimolo Garelli l’ha
dato. Ne segnaliamo due. Un
corpo di chiesa (o di chiese,
potremmo dire guardando alle
evangeliche) estremamente
diversificate deve far sì che il
predicatore si chieda ogni volta a che pubblico parla, non è
più possibile una predicazione
univoca. Va riscoperto il simbolismo del linguaggio biblico. Gesù spiegava in parabole
Tevangelo del Regno: possibile che nessuno sappia più
inventare oggi parabole moderne per comunicare la speranza cristiana?
JPrisentata una cassetta destinata soprattutto a operatori turistici e culturali
ir Í
Il volto e la storia della vai Pellice in video
1
L,
nomefl'j
fiche
jerii
¿íome ormai è risaputo la
oinunità montana vai Pelli
la struK
tà, chi
■;Ce, nel quadro dei progetti Inrealizzati con finanzialìnienti èbmunitari, sta conduIcendo una serie di interventi
con ilduplice obiettivo dì da
a turbai compatibile con la tutela
gnoraK
ni in aleggi in
te valle delle prospettive
per:Uho sviluppo economico
•iell’ambiente, incrementando
i,nello stesso tempo le iniziatiche e le risorse per attirare un
lefantia" *Wsrao che sappia apprezza
te questa opportunità.
Alle precedenti iniziative
(piani di ecosviluppo, guida
nlle risorse della valle, perTso di valle in via di ulti, ione) si aggiunge ora un
j^ideo dal titolo Val Pellice,
'lenti, risorse, tradizioni,itinerari, che la Comunità
n nuov^^ntana ha presentato alla
in qual®opolazione e agli operatori
è il di cinema Trento di Torre
ito a c« i.fellice il 28 febbraio,
e nesstH ^ Il filmato è composto di dipropri^ ^ Verse sezioni, che all’occasio
10 apertji
mate "
cadenzi
Perch
zzano
aggi'
di col
da annij
ni a ter*
ne possono anche essere proposte separatamente. Dopo
una presentazione generale
della valle con riprese aeree
si passa alla visita particolareggiata dei 9 Comuni con le
loro peculiarità e attrattive;
seguono le rievocazioni storiche e la presentazione delle
attività economiche e dei servizi, per terminare con le va^rie opportunità culturali, paesaggistiche, sportive, passando anche per l’accoglienza e
l’ehogastronomia. Bisogna
sottolineare che purtroppo il
filmato contiene non pochi
svarioni e informazioni non
corrette^si dice per esempio
che i valdesi e i metodisti sarebbero in Italia 50.000, oppure òhe il Sinodo è momento
d’incontro dei pastori e anco-,
ra il corteo del culto di inaugurazione viene definito
«processione».
Per Bruna Peyrot, assessore
alla Cultura della Comunità
montana, dal filmato emergo
notizii /i
gramnhj
li Torr-'
ni dop«
ati fai],
pace «>
farp
nicazi
spetti
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?zazioi*l
11a tant«
/
■el «gimeru»
Caro direttore,
la I"-- 'I ? jumarre, ibrido
prodo*'í| A 'no-bovino immaginato
• nostri antenati e di cui si è
® Porosa- Argentina,
tl suo nome dal «cam
o gimel in una
; S'otnitica. La descrizione dà lo. storico Léger
^sponde, perduta la gob-'
” ^npo d natura
fece resperimen
to e non ne venne nulla. Ancor oggi c’è chi ci ‘crede, ma
che possa essere un bif o^un
baf, come veniva precisato, fa
pensare che già-allora ci fosse
chi voleva prendere in giro.
L’animale presentato come
gimeru era probabilmente uri
mulo. La montagna conósceva bene il cavallo, che si ritrova nella toponomastica
(esempio Pralarussa, ricordate il ronzino). Il mulo dovette
essere importato da viaggiatori, mercanti e soldati.
Gustavo Malan
Torre Pellice-La Tour
no due punti focali: l’ambiente naturale' del tutto particolare nella sua differenziazione
tra la pianura e lo spartiacque
in uno spazio così contenuto;
e la storia, che oltre alla vicenda religiosa di una minoranza è anche storia di insediamenti, di lavoro, di battaglie per la libertà, di organizzazioni di volontariato e di
progetti di solidarietà. Ciascuno si può riconoscere a'
partire dal proprio punto di
vista e nello stesso tempo può
scoprire altri segmenti di
realtà comunque significative. Quindi dobbiamo raccogliere la sfida; a partire dà
queste verità e da questo patrimonio dobbiamo confrontarci con la diversità, con l’altro, con il turista che rappresenta altri paesi e altre culture. In questo scambio si giocherà, fra tradizione e apertura, la nostra capacità di saper
essere accoglienti in futuro.
Per l’assessore al Turismo
della Regione Piemonte, Antonello Angeleri, il filmato
mostra che la valle ha dei numeri su cui può puntare; Angeleri si augura che in futuro
si sia in grado di individuare
un momento forte su cui far
convergere l’attenzione, tale
da attirare altre fasce di turismo oltre a quello straniero e
di tipo «religioso» che già
frequenta la valle. L’assessore ha poi fatto presente che è
PAG.
Ili
Réunion des Vaudois chez les Appia
XVII février à Paris
in atto una svolta della politica regionale nei confronti del
turismb, concentrato principalmente nelle aree forti (Sestriere-Alta vai Sùsa): pur
avendo la Regione Piemonte
55 aree protette di alta valenza turistica, la cultura dell’accoglienza non appartiene al
piemontese, per cui non ne
sono state colte le effettive
potenzialità.
Ora il problema sembra essere stato recepito e si dovrebbe invertire la tendenza.
Da più. parti si stanno varando
progetti utilizzando vari finanziamenti comunitari, ed
entro breve termine dovrebbero ipiziare, già a partire
dalle scuole elementari, dei
corsi diseducazione all’accoglienza. Anche sul fronte del
riordino e dèlia promozione
turistica (problema delle Apt,
aziende di promozione turistica), ha proseguito l’assessore,
è attualmente alio studio della
commissione competente una
nuova legge regionale che
sarà presentata a breve. S,
La videocassetta è in distribuzione per le associazioru e
gli operatori interessati presso il servizio di Ecologia della Comunità montana (Ufficio tecnico, via Caduti per la
libertà, Torre Pellice). La serata è stata allietata dal grappo «Les Armonies», con canti tratti dal repertorio storicopopolare delle Valli.
Usato garantito
Sviluppo e stampa
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Via Buniva 27-10064 PINEROLO (TO) - Tel. Fax 0121 /79S223
Le froid s’est emparé de Paris, le couturier hiver l’a revêtu de blanc, les Vaudois et
leurs sympathisants se sont
retrouvés sur la montagne
Sainte Geneviève chez les
Appia pour commémorer une
fois de plus «le 17 Février».
Cette convetgence annuelle
est l’objet d’un serremaht de
cœur pour celle qui envoie les
invitations et reçoit en retour
celles qui ne seront pas honorées pour cause de départ
vers la province ou l’ultime
voyage. Notre moyenne d’âge
est élevée, aussi de nous rassembler joyeusement durant
quelques heures nous redonne
énergie pour affronter la vie
quotidienne.
Après les potins de la commère qui informe des événements aux Vallées, le professeur H. Appia évoque le «17
Février 1848» où dans l’allégresse générale les Turinois
participèrent à la fête. Turin
était le siège des ambassades
auprès de la Cour de Savoie,
beaucoup d’entre elles de
Pays protestants, cela explique ces mouvements de sympathie spontanée. L’important
était que nos anciens obtinssent enfin une liberté due
pour la plupart à la finesse
politique de Robert d’Azeglio
et de Gioberti.
Félix Vigne nous informait
du retour des bouquetins dans
les Alpes Cottiennes, dû à la
persévérance de Robert Janavel. Cette opération en exem.plaire comme celles qui s’effectuent et se préparent grâce
aux accords mtereg. Une nouvelle géographie des frontières prend forme, quel espoir!
L’espoir: le docteur Olivier
Appia devait l’évoquer au
cours'de sa méditation biblique, sSulignant que très souvent les traductions de l’Ancien et du Nouveau Testament
issus de l’hébreu apportaient
plus d’optimisme nuancé envers un avenir qui ne sera pas
obligatoirement déprimant.
Vint l’instant du réconfort
autour d’un buffet somptueux,
propre aux confidences particulières puis la dispersion
dans la nuit. Prompt rétablissement Madame Gimer, bonne retraite à Figeac Monsieur
Blanc, merci au correspondant de La Stampa d’être venu, à l’année prochaine.
Paris, le 2 mars 1996
H. Vigne-Ribet
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio ’ •
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Teh 82352-249 t- day ospitai '
UssI^IO
Servizio Socio Assistenziaie
distretto vai Pellice - C.so Lombardini 2 - Torre Pellice
La Regione Piemonte con D.G.IT, N. 120-5884 del
05/02/1996 ha autorizzato l’avvio di un
Corso di prima formazione
per assistenti domiciliari e dei servizi tutelari
Condizioni di accesso, i posti sono 30
-cittadinanza europea;
- possesso della licenza dellq scuola deN’obbligo (non possono accedere
persone coli titolo dt studio superiore alla licenza media inferiore o in
possesso solo della licenza elementare se nate dopo il 1952);
- età minime 25 anni. Massima 45 anni;
- stato di disoccupazione al momento deH’iscrizione;
- superamento di una prova attitudinale;
(L'Ente si riserva di verificare quante dichiarato reiativamente ai titoiq di
studio e stato di disoccupazione).
Obiettivi dei corso
Il corso intende fornire l’acquisizione di una professionalità polivalente come
momento di integrazione tra le professionalità e di attività di assistenza alla
persona, dì aiuto domestico e aiuto nella vita di relazione, che metta l'opera
.toreingradodi:
- far ottenere al destinatario del suo intervento il massimo recupero di autonomia possibile; •
- supplire alle carenze di autonomia della persona rispetto alle funzioni
essenziali per la vita quotidiana, igienico sanitarie, relazionali ecc.
Durata dei corso
L
- n. 600 ore, di cui 300 di lezioni teoriche e 300 di attività pratiche presso
strutture e servizi territoriali.
La frequenza è obbligatoria per i 4/5 delle ore del corso.
Prove finaii:
Al termine del corso i partecipanti dovranno sostenere una prova di idoneità
di fronte ad una commissione esaminatrice ai sensi della L. R. n. 8 del
25/02/80. Agli idonei verrà rilasciato un attestato di qualifica professionale
di «Assistente domicitiare e dei servizi tutelari» ai sensi e per gii effetti
dell'art. 14 della legge n. 845 del 21/12/1978 e L. R. n. 62 del 13/04/1995.
Orientamento e informazioni
L'iscrizione al corso è preceduta da un momento di informazione collettiva
volta ad illustrare agli interessati gli ambiti di, lavoro ed I contenuti relativi
alla professionalità deir4ss/stón(e domiciliare è dei servizi tutelari aWo scopo
di evitare il pervenire di domande di ammissione al. corso da parte di persone non sufficientemente motivate o con scarsa attitudine ad una professione
di aiuto. ‘
A1 fine di agevolare la partecipazione del maggior numero di persone sono
previsti due incontri di 2 ore ciascuno in orari diversi
// giorno 18 ntarxo 1996 rispettivamente
ris9ieore9siihoi0'f1edaaeote 14aileare16
che si svolgeranno presso la sala consiliare del Distretto Val Pellièe, c.so
Lombardini 2-Torre Pellice. ^
In quell'occasione verranno forniti i moduli per la domanda di ammissione al
corso.
Torre Pellice 14/02/1996
I Direttore Generale Supplente
(Attilio Balbinot)
/•:
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PAG. IV
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Nelle
Chiese Valdesi
MONITORI PRIMO DISTRETTO — I monitori del I
distretto si riuniranno domenica 17 marzo, alle Ì7,30,
^ presso i locali dell^ chiesa valdese di Pinerolo.
ANGROGNA — Riunione quartierale il 19 marzo, alle
20.30, al Sene. Domenica 17 marzo il culto, al capoluogo, sarà presieduto dall’Unione femminile.
BOBBIO PELLICE — Martedì 19 marzo, ore 20, si svolgerà la riunione al Centro.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La prossima riunione
sarà il 18 marzo, ore 20,30, a Bricherasio. Mercoledì .20,
ore 20,45, studio biblico sul libro degli Atti. Domenica
24 marzo si svolgerà l’àssemblea di chiesa: si parlerà di
identità valdese e si procederà all’elezione dei deputati al
Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
PEkRERO-MANIGLIA — Domenica 17 marzo è convocata l’assemblea di chiesa. Martedì 19 marzo, alle
14.30, si riunisce TUnione femminile.
PINEROLO — Domenica 17 marzo si svolgerà l’assemblea di chiesa per approvare il bilancio consuntivo 1995.
Giovedì 21 il prof. Bruno Corsani parlerà all’Unione
femminile sul tema; «Sacerdozio universale»; la riunione è aperta a tutti.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartieraU saranno il 15, ore 15, a Inverso Clot e il 20, ore 20,30, ai
Maurini.
PRALI — La prossima riunione quartierale sarà lunedì 18
marzo, ore 19,30, a Villa.
PRAROSTINO — Riunioni quartierali il 27 marzo, ore
20, presso la scuoletta di Collaretto, il 28, alle 15, nella
SGUoletta dei Gay.
RORÀ — Giovedì 21 marzo, alle 20,30, riunione di studio
biblico.
SAN GERMANO — Domenica 24 marzo, alle 15, bazar
di beneficenza organizzato dall’Unione femminile.
SAN SECONDO — Domenica 17, al termine del culto,
una rappresentanza dell’Asilo dei vecchi di San Germano parlerà della vita dell’istituto. Martedì 19 marzo, ore
20,30 studio biblico sulla lettefa agli Ebrei.
TORRE PELLICE -—Le prossime riunioni quartierali saranno il 19 marzo, alle ore 20, ai Simound e il 20 ai
Bouissa, ore 20,30.
VILLAR PELLICE/— Le prossime riunioni quartierali
saranno/il 19 a Ruà-Garin e il 20 alla Piantà; allo studio
il documento sinodale sull’ecumenismo.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali saranno il 19 marzo, ore 14,30, ai Trossieri, e alle 20 a Serre
Giors. II culto del 24 marzo sarà presieduto dalla pastora
Daniela Di Carlo, che presenterà il tema dei problemi
morali legati alle scoperte scientifiche del nostro tempo;
seguirà un’agape comunitaria offerta dal Concistoro per
esprimere la propria riconoscenza a tutti coloro che negli ultimi anni hanno dato lavoro volontario in varie iniziative di manutenzione stabili; prenotarsi entro il 17
marzo presso il pastore. *
■I
Un'esperienza a Torre Pel lice
In viaggio con Ulisse
dalla scuola materna
t Ego Delle vai.o moEsi
,■ I
M-.Í ,
Si può narrare tutta l’Odissea a dei bambini di 4-5 anni?
Sembra proprio di sì e con
notevole successo stando a
quanto hanno raccontato le
insegnanti della scuola materna di Torre Pellice che hanno
ideato e stanno portando avanti questa bella esperienza:
«Ne/ corso di questo anno
scolastico avevamo in mente
di parlare ai bambini di miti
e così anziché scegliere una
fiaba abbiamo provato conl’Odissea, che ben si presta
ad essere raccontata in piccoli episodi - spiega Ombretta Amoulet, una delle due insegnanti della sezione dei
«grandi» - e siamo poi andate avanti ben oltre le idee che
avevamo visto il grande entusiasmo mostrato da tutti i
bambini».
Sin dall’inizio dell’anno
scolastico dunque i piccoli
alunni della matemà torrese
hanno cominciato a «leggere»
il grande poema omerico,
prendendo sempre più confir
denza e familiarità con nc^
antichi e desueti, lasciandosi
affascinare dal prode Ulisse,
dai mostri, dalle incantatrici,
daH’avventura. «Ciascun episodio è stato lètto, illustrato.
BRQOMBALL — La pizzeria Tommy guida il torneo di
broomball di Torre Pellice, dppo quattro turni, con 7 punti; al
secondo posto la pizzeria Montenero con 5 e dietro si collocano
il Chiosco con 3 e il Martinez Sibille con 1. Negli ultimi due
turni il Montenero si è imposto per 4 a ^ sul Martinez Sibille, la
pizzeria Tommy ha battuto il Chiosco per 3 a 1 dopo aver chiuso il primo tempo O.a 0, lo stesso Chiosco ha superato 2 a 0 il
Martinez ed è finito il parità (lai) l’acceso confronto fra
Montenero e Tommy.
PALLAMANO — Nel torneo federale Open cup riservato
alle categorie maschile seniores il 3S è stato sconfitto di misura
a Tortona per 17 a 20. Gli avversari si sono dimostrati una eccellente formazione e l'incontro è diventato così assai piacevole; hanno comunque pesato le assenze per infortunio di Pons,
Gaydou e Bounous. ,
visto in videocassetta, spesso
anche drammatizzato - racconta l’altra insegnante, Carla
Ronco - e insieme ai bambini
abbiamo poi realizzato cartelloni che raccontavano i vari canti, sfruttando ogni volta
materiali di recupero e soprattutto puntando sulla fantasia dei bambini. Così per
esempio abbiamo realizzato
rimbarcazióne di Ulisse con
bottiglie di plastica, plastilina e cartoncino, oppure abbiamo utilizzato ritagli di
carte di varie fantasie per vestire sui cartelloni Nausicaa,
le sirene, e così via. Con i
bimbi che andranno in prima
l’anno prossimo abbiamo anche scritto l’alfabeto-di Ulisse, prendendo spunto dalle
lettere che compongono ciascun. nome dei tanti personaggi dell’Odissea».
I bambini in questo modo
hanno di volta in volta seguito
Ulisse e i suoi compagni in un
viaggio che avvince e coinvolge da tanti secoli, al di là
del fatto che la gran parte di
loro non sa ancora né leggere
né scrivere, tutti desiderosi di
arrivare alla fine di/un viaggio, che li porterà alle soglie
della scuola elementare.
PALLAVOLO — Cade di nuovo il Magic Traco Pinerolo in
B2; opposta alla non irresistibile Sanitars Brescia la formazione
di Mina, fino a due settimane fa in lotta per la promozione, è
stata battuta per 3 a 0 dalle lombarde. Ciò è accaduto proprio
nella giornata in cui la capolista Trecate è stata sconfitta e raggiunta a sua volta al comando dal Vigevano.
In campo maschile è andata meglio; il Body sistem in CI ha
infatti vinto per 3 a 1 in trasferta col Purity.
Le maggiori soddisfazioni per il 3S continuano a venire dal
settore Allievi; la squadra A ha battuto in un tiratissimo incontro l’Arte e mestieri (2 a 1 con parziali di 9-15; 17-15; 16-14)
ma hanno vinto anche le formazioni B (3 a 0 a Ouix) e C (2 a 1
a Gassino); in terza divisione maschile junior il 3S è stato invece nettamente battuto per 0 a 3 ad opera del Jolly Vinovo, mentre analogo passivo hanno subito le Allieve opposte in casa al
San Maurizio. In 3“ divisione femminile le valligiane hanno perso per 1-3 ad opera del Villafranca e vinto 3-0 sul Volverá.
CALCIO: PAREGGIA IL PINEROLO — E un buon momento quello che attraversa il Pinerolo nel campionato Dilettanti; opposto in trasferta allo Chatillon S. Vincent, il team di
Bortolas ha ottenuto un buon pareggio per lai (rete di Fabbrini) frutto di una gara vivace con azioni su entrambi i fronti; domenica al Barbieri arriverà il Poggibonsi che attualmente sopravvanza il Pinerolo di un solo punto. Male invece il Saluzzo
che, sconfitto in casa per 0 a 1 ad opera della Colligiana, vede
allontanarsi le speranze di salvezza.
In Promozione continua il digiuno di reti e dunque di vittorie
del Lusema; opposti in casa al Rivoli i valligiani hanno ottenuto il 12° pareggio della stagione (0 a 0). A causa della vittoria
dell’ex fanalino di coda Storari, il Lusema si trova ora all’ultimo posto in classifica.
CONCLUSI I TORNEI DI TENNIS TAVOLO — Nell’ultimo turno dei campionati di tennis tavolo la Valpellice ha ottenuto tre vittorie. Nella CI nazionale la formazione schierata si è
distinta per i risultati; due vittorie in casa contro le Poste e il
Cus di Torino, solo Ciriè e Grinza hanno saputo battere i valligiani, con le altre formazioni le partite sono state sempre vinte.
Per- la C2 regionale si è trattato in assoluto del miglior campionato; partita con l’obiettivo di una classifica tranquilla, la
squadra si è classificata al secondo posto; questo risultato, fhitto di un costante niiglioramento della qualità dei giocatori, consentirà domenica 17 di partecipare ai confronti con le varie seconde degli altri gironi per un posto nella categoria superiore
ovvero la CI nazionale.
Un grande rammarico invece per la squadra di D2 provinciale che, scontando le assenze di due atleti per influenza, ha perso un incontro decisivo e per differenza set si è classificata al
terzo posto pur essendo al primo a pari merito come punteggio.
Questi i risultati: Cl: Valpellice-Don Carlo Grugliasco 5 a 0
con tre punti di Davide Gay e uno di Malano e Rosso; serie C2
regionale Valpellice-Castelnuovo Don Bosco 5 a 1 con due
punti di Rossetti e Piras e uno di Pratz; nella D2 ValpelliceMoncalieri 5 a 0 a tavolino per assenza degli avversari.
Un libro di Lorenzo Tibaldo
L'Onarmo e la
cultura della fabbrica
La storia dell’Onarmo (Opera nazionale assistenza religiosa morale operaia) a Pinerolo, letta principalmente
attraverso gli articoli della
circolare «Il fuòco», è la vicenda raccontata in una ricerca condotta da Lorenzo Tibaldo, insegnante di materie
letterarie nella scuola superiore e da anni impegnato
nello studio della storia del
movimento sindacale e operaio pinerolese. «Il fuoco»,
mensile scritto da operai e
impiegati, diffuso in oltre
1.000 copie, era letto con interesse nelle fabbriche perché
sapeva trattare con semplicità
i problemi dei lavoratori.
L’impegno dell’Onarmo
per dare vita, specie nel periodo ’43-48, a una cultura di
fabbrica in grado di mettere
in relazione positivamente
operai e imprenditori, l’attività dei cappellani, la posizione talvolta prudente e poi
VENERDÌ 15 MARZO 1996
più decisa nella lotta per la
Liberazione sempre però con
l’attenzione a «neutralizzare
in mezzo ai partigiani la propaganda comunista o comunque anticristiana», il «rischio
della laicizzazione» nell’immediato dopoguerra, l’opera
di diffusione della cultura e
dell’istruzione, sono alcuni
degli argomenti trattati nel
volume «La religione non è
una fiaba».
Il libro, che è edito dalla
Kosmos, verrà presentato venerdì 15 marzo alle 17 nella
sede dell’Associazione generale degli operai e società arti
e mestieri di Pinerolo, in via
Silvio Pellico 19. A presentare il lavoro di Tibaldo saranno Gino Camurati, assessore
a Pinerolo e Aurelio Bernardi, direttore dell’archivio
diocesano; interverrà all’incontro anche Carlo Borra,
uno degli ultimi testimoni di
quegli anni.
RADIO BECKWITH (FM
96.500 e 91.200) propone, dalla
prossima settimana, due nuovi
programmi: «Conoscere la Costituzione», in onda il mercoledì alle 8,45 e il giovedì alle 15,30;
«Incontro con te», programma in
arabo, in onda alle 7,45 del giovedì e alle 13,45 del venerdì.
14 marzo, giovedì — TORRE PELLICE; Dalle 8,30 alle
11,30 prelievo di sangue presso
la sede Pidas in córso Gramsci 1.
15' marzo, venerdì — SAN
GERMANO; Alle 20,30, all’ex
municipio di Inverso Porte alla
Turina, Giancarlo Bounous parlerà di «Pàrchi e riserve naturali
in Sud Africa».
15 marzo, venerdì — POMARETTO: Alle ore 20,45,
nella sala del teatro, la redazione
della Beidana «cultura e storia
nelle Valli valdesi» presenterà
l’ultimo numero, delle rivista
uscito in febbraio.
15 marzo, venerdì — PRAGELATO; Alle 21, nella sala
mostre, il presidente della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca, Erminio Ribet, parlerà di «Servizi sanitari e socioassistenziali sul territorio».
15 marzo, venerdì —PINEROLO: Alle 20,30, presso l’hôtel Cavalieri, Fon. Malan terrà
un incontro pubblico sul tema
delle prossime elezioni politiche.
16 marzo, sabato — SAN
SECONDO: Si svolge la tradizionale fiera di S. Giuseppe con
4“ edizione de «Il robivecchi».
16 marzo, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,30, alla sala Albarin, la filodrammatica valdese di San Secondo presenta il dramma teatrale «Il marchese di Pianezza».
16 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 16,30, nel palazzo
del Senato dei Principi d’Acaia
in largo D’Andrade, verrà inaugurata la mostra «Sahara, arte e
cultura del deserto africano»; la
mostra resterà aperta in tutti i
week-end fino al 14 aprile, ad
eccezione di quello di Pasqua.
16 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 21, al Teatro-incontro di via Caprini, per la stagione teatrale pinerolese di prosa, verrà rappresentata «Gli amori inquieti» da Carlo Goldoni con
Edy Angelillo.
16 marzo, sabato — ANGROGNA: Lo Sport club Angrogna organizza per le 21, nella
sala unionista, una serata con diapositive su ñora e fauna della vai
Pellice a cura di Erich Charbonnier; partecipa il coro «La draia».
17 marzo, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 15, alla Casa unionista, si svolge l’annuale assemblea dell’associazione Amici dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice:
17 marzo, domenica — PINEROLO: Alle 14,30, nel tem
■ pio valdese, in via dei Mille 1,
avrà luogo un incontro delle coppie interconfessionali per discutere del dépliant illustrativo per
le nuove coppie interconfessionali e per preparare rincontro internazionale di luglio ’97.
18 marzo, lunedì — TORRE
PELLICE: Alle 17,30, nella biblioteca della Casa valdese, conferenza su «Piero Gobetti: intransigenza e tolleranza» con Emilia
Perosa Alessandrona, direttrice
dell’Istituto per la storia della
Resistenza e della società contemporanea. Seguirà l’inaugurazione di una mostra su Gobetti al
Centro culturale valdese.
18 marzo, lunedì — BIBIANA: Dal mattino si svolge la tradizionale fiera di primavera.
19 marzo, martedì — PINEROLO: Alle 20,45, nella chiesa
Madonna di Fatima, per il ciclo
di incontri organizzati dalla diocesi cattolica di Pinerolo su «I
credenti in un mondo che cambia», la professoressa Cettina
Militello parlerà su; «Da fratelli
separati a fratelli ritrovati».
19 marzo, martedì — PINEROLO: Alle 20,45, presso la
scuola infermieri di via Trieste
42, prosegue il corso di formazione per volontari organizzato
dall’Anapaca. Il tema della serata (tumori della sfera ginecologica) sarà trattato dai dottori Trompeo, Airoldi e Sarli.
21 marzo, giovedì — TOR.
RE PELLICE: Alle 15,30, alla
biblioteca della Casa valdese, per
gli incontri dell’Unitré, Alessandra Masoero, flauto, e Federica
Zavattaro, pianoforte, proporranno musiche di Chopin, Chaminade, Fauré, Enescp, Bach.
21 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 21, al Circolo so- ^ j
ciale di via Duomo, conferenza'
«Sahara, impressioni di un viag-y
giatore» con proiezione di diapositive, a cura del dr. Giancarlo
Turco, collaboratore scientifico
del museo Craveri di Bra.
22 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 21, all’Associazione Nexus, la psicologa Silvia Bonino parlerà su: «Delle madri,
delle figlie, e del tempo: relazio-<
ni familiari in mutamento».
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)ERVIZI
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CHISONE - GERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154 ;
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 17 MARZO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Vja Umberto I, telef.
81205.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei, 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 17 MARZO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERIS
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi del distretti.
SERVIZIO ELIAMBULAI
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in prograitìfma, giovedì 14 e venerdì I5f
ore 21,15 La pazzia di R®
Giorgio; sabato 16, ore 20 e
22,10, domenica 17, ore 16,18,,
19, 21 e lunedì 18, ore 21,15^
Babe, maialino coraggioso.
BARGE — Il cinema Co-,
munale propone, giovedì U.
La lettera scarlatta; venerdìi
Le nozze di Muriel; sabatol
Desperado; da domenica (15> '
17, 19, 21) a giovedì. Va’ dove
ti porta il cuore; feriali ore 2h
PINEROLO — La multisa-i
la Italia propone, alla sai*)
«2cento», Pensieri pericolosti
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salute e
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L’Èco Delle Valli Valdesi
via Pio V, 15-10125 Torino
tei. 011/655278
Sped. in abb. post./50 ",
Pubblicazione unitaHa con Riforma
non può easare venduto saparatamen#
Reg. Tribunaie di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Glamplocoll
Stampa; La Ghisletfana Mondovl
Una copia L. 2.000 „
11
ì 15 MARZO 1996
Fede E Spiritualità
PAG. 7 RIFORMA
La provvidenza di Dio opera nel mondo, ma sappiamo riconoscerla?
IL SAMARITANO, OGGI
LUCIANO DEODATO
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iazioa Boladri,.
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Entro circospetto nel tempio a culto già iniziato e si sedette suU’ultimo
banco, in fondo. Ascoltò tutto con at;jteizione e prese l’innario, seguendo le
'^jdodie, come se in qualche modo già
lefonoscesse. Erano due, tre anni che ci
cercava, sicuro che anche in questa
grande città doveva esserci una chiesa
metodista, la sua chiesa. Aveva avuto
contatti con altri evangelici presenti nei
ieri della periferia ma, pur apprezzandone la sincera fede, non erano
auefli ì fratelli e le sorelle che cercava.
Qualcuno infine lo mise sulla pista giusta e così capitò da noi. Per Natale ci insegnò gli inni della sua chiesa.
Aveva lasciato il suo villaggio in Africa, fatto in parte di metodisti e in parte
di cattolici, dove tutti si conoscevano.
Dopo le scuole deU’obbligo aveva tro'vato lavoro come commesso in un supermarket della capitale ma maiitenere
k famiglia era un vero problema: sentì
parlare dell’Italia, e decise di fare il
Bande balzo. Arrivò con visto turistico
esubito si eclissò nel mondo dei clanJestini. Non conosceva nessuno e sapeva di vivere in un mondo pieno di insidie dove bisognava muoversi guardinghi per non cadere in trappole,
jiìovò un lavoro molto duro in campagna; faticava senza orari per una paga
Itìserabile. Si ammalò, per un mese rifdasè a letto e perse il lavoro. Fu dura e
molte volte fu preso dalla tentazione di
pmare al villaggio, ma strinse i denti e
tirò avanti. Si riprese e trovò un altro lavoro e così, un passo dopo l’altro, conIdando nell’aiuto del Signore, e metìndocela tutta, lentamente cominciò a
itruirsi un’esistenza.
Lavorava dalla mattina alla sera, paowiamente in nero; viveva in una
itaiiza impossibile, praticamente una
ina umida dove tutto ammuffiva.
Non molti anni fa erano molti gli italiani costretti a emigrare
I
355
i98790
stiva;
dalle scarpe agli abiti. Pagava imo sproposito di affitto e i padroni di casa con
un trucco gli caricavano anche la loro
bolletta della luce. Eppure era sempre
allegro. Un giorno i suoi occhi erano
umidi come quelli di una gazzella. Aveva ricevuto la notizia della morte improvvisa della moglie. Che fare? Tornare al paese, con il rischio di non poter
più entrare in Italia? O rimanere per
guadagnare quei pochi soldi necessari a
mantenere la famiglia? Rinìase, il cuore
spezzato in due.
Piano piano la ferita si rimarginò e riprese a sorridere. Ma ogni tanto rughe
di sofferenza si disegnavano sul volto,
quando si scontrava con la dura e ottusa violenza del razzismo. Allora mi raccontava due, tre, quattro volte l’episodio incredulo, quasi a dovere convincere se stesso più che me della realtà di
quanto successp, al di là di ogni logica.
Dalla vita accettava tutto, fatica, malat
tia, dolore, ma il razzismo no. Veniva a
trovarmi di sera e spesso finiva poi per
mangiare un piatto di minestra con me.
Mentre in genere ero io a fare la preghiera prima del pasto, ima volta lo invitai a farla lui. «Signore, ti ringrazio per
la giornata che mi hai dato, perché ho
potuto lavorare anche oggi, e ho potuto
guadagnare i soldi necessari. Grazie per
questo pane. Benedici questo cibo.
Amen». La battaglia per la vita anche
quest’oggi era stata vinta. —.
Questo era vero per lui, ed era vero
per noi; o almeno per quanti in quella
sera si apprestavano ad andare a dormire. Sì, la provvidenza di Dio anche
quel giorno si era estesa misericordiosa
sulla umanità intera: ma c’era chi lo sapeva e chi no. Un po’ come quella volta
in cui Gesù guarì dieci lebbrosi, ma uno
solo tornò indietro a dirgli «grazie!».
E questi era un samaritano. Uno straniero.
Dobbiamo chiedere, come prova della grazia di Dio, la felicità
iSenza timore di vivere nella fede una vita piena e felice
»
sso le
/)
I
-Ilei-.
)graitì»;.
-dì I5i
di Re
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ìdì 14,
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i’ dove
ore 2h
lultisa-:
a salii
;olosi.
Molti cristiani seri sono
Sipresi di trovare con tanta
_ lenza, quando pregano i
«Salmi, la domanda per una
^ vita'felice. Presi dall’idea delI la croce di Cristo, molti penano infatti che la vita e le
Wi^dizioni visibili e terrene
di Dio siano già per se stesse
® bene ambiguo o per lo
iffleno da non desiderare. Per
ifiesto essi ritengono che le
preghiere del salterio che
'Chiedono questi doni rappresentino uno stadio elementare e imperfetto della
^letà dell’Antico Testamensuperato dal Nuovo Te™®iàento. Ma con questo es51 vogliono essere più spiri“slidiDio stesso.
Le preghiera per il pane
quotidiano abbraccia tutto il
nampo delle necessità della
^ta corporale; allo stesso mo®u, la preghiera per la vita, la
aiute e per ottenere delle
Fove visibili della benevosnw divina, fa parte necesrnriamente della preghiera
la si rivolge a Dio, creatore e
consolatore di questa vita. La
vita corporale non è disprezzabile; al contrario, Dio ci ha
donato la sua comunione in
Gesù Cristo perché noi possiamo vivere di lui in questa
vita sin da quaggiù, e poi nella vita futura. Se egli ci dona
delle preghiere terrene è perché possiamo meglio conoscerlo, lodarlo e amarlo. Dio
vuole che i buoni abbiano
prosperità sulla terra (Salmo
37). E questa volontà non è
diminuita nemmeno dalla
croce di Cristo; essa è anzi
confermata: proprio quando
degli uomini che seguono
Gesù devono sopportare
molte privazioni, avviene come avvenne per i discepoli
che alla domanda di Gesù:
«Vi è mai mancato qualcosa?», rispondono: «Nulla!»
(Luca 22, 35). La condizione
perché questo avvenga è proposta dal salmo: «È meglio
poca cosa per il giusto che
una grande fortuna per Tempio» (Salini 37,16).
In realtà non dobbiamo te
mere di chiedere, come lo fa
il salterio, la vita, la salute, la
pace, un bene terreno; ma a
una condizione sola: quella
di vedere in tutto ciò, come
lo vede lo stesso salmo, la
prova delle relazioni di grazia
di Dio con noi e di essere
inoltre certi che la bontà di
Dio vale più della vita (Salmi
63,3ss; 73,25 ss).
Il salmo 103 ci insegna a
vedere in tutta la ricchezza
dei doni di Dio, dalla conservazione della vita sino al perdono dei peccati, una grande
unità, e a presentarci innanzi
a Dio per lodarlo e ringraziarlo di tutto questo (cfr.
Salmi 65).
È per l’amore di Gesù Cri
sto che il creatore ci dona'e ci
conserva la vita; e così egli intende prepararci a acquistare
la vita eterna mediante la perdita di tutti i beni terreni nella
morte. Ed è solo per l’amore
di Gesù Cristo e perché lui ce
lo comanda, che dobbiamo
chiedere i beni della vita, ed è
per suo amore che noi dobbiamo farlo anche con fiducia. E quando abbiamo ricevuto ciò di cui abbiamo bisogno, non dobbiamo cessare
di ringraziare Dio dal fondo
del nostro cuore che egli sia
così amorevole, per l’amore
di Gesù Cristo.
(da Dietrich Bonhoeffer; Pregare i Salmi con Cristo. Brescia,
Queriniana, 1969, pp 53-55).
Nella collana «Sola scriptum» è uscito il n. 16
RaulTillich
Teologia sistematica
Volume I
a cura di Renzo Bertalot
pp 344, L 49.000
L’ope^ra fondamentaie del grande filosofo-teologo tedescoamericano in cui espone in forma completa il suo sistema
teologico in diaiogo costante con il
mondo della cultura, costituisce
una delle presentazioni più ricche,
influentfe créative del pensiero cristiano che sta alla base della riflessione dj questi liltimi 40 anni. In
questo primo volume (cui seguiranrio altri 3) fautore presenta il
metodo fondamentale e I principi
del suo sistema, la sua famosa
<?«■ «correlazione» tra le domande più .
profonde dell’essere umano e le ri- T /,*
sposte teologiche. tIiB
m mmediùKù
Claudiana
V)A PRINCIPE TOMMASO, 1 • 10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43,94 - C.C.P. 20780102
TU APRI LA TUA MANO
E SAZI
r.
Io t’esalterò, 0 mio Dio, rfiio Re,
e benedirò il tuo nome in sempiterno.
L’Eterno è misericordioso
e pieno dtcompmsione,
lento all’ira e di gran beiìignità.
L’Eterno è buono verso tutti
e le sue compassioni si estèndono
a tutte le sue opere.
Tutte le tue opere ti celebreranno, o Eterno,
e i tuoi fedeli ti benediranno.
Diranno la gloria del tuo regno
e narreranno la'tuà potenza
per note ai figlioli degli uomini le tue gesta
eia gloria della maestà del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
e la tua signoria dura per ogni età.
L’Eterno sostiene tutti quelli che cadono
e rialza tutti quelli che sono depressi.
Gli occhi di tutti sono intenti verso di te,
e tu dai loro il loro cibo a suo tempo.
Tu aprì la tua mano,
e sazi il desiderio di tutto ciò che vive.
L’Eternò è giusto in tutte le sue vie
e benigno in tutte le sue opere. '
L’Eterno è presso
a tutti quelli che lo invocano,
a tutti quelli che lo invocano in verità.
Egli adempie il desiderio
di quelli che lo temono,
ode il loro grido e li salva.
L’Eterno guarda tutti quelli che l’amano,
ma distruggerà tutti gli empi.
(dal salmo 145)
Universalità della signoria di Dio
Imparare l'alfabeto
delia riconoscenza
Il Salmo 145 è un «salmo alfabetico»; ogni versetto comincia con una lettera dell’alfabeto ebraico, «alef», «bet»,
«ghimel» ecc. Una composizione simile, ma molto più
estesa, si ritrova nel Salmo
119. L’intento dell’autore è
quello di annunciare «la dimensione universale dell’opera della misericordia divina. L’autore, curiosamente,
mettendo insieme tutte le lettere delTalfabeto ha cercato
nello stesso tempo di riunire
tutte le creature sotto il segno
non solo della misericordia
divina, ma anche della lode è
di ricordare tutta la grande
opera di Dio in ogni, tempo»*.
C’è tuttavia un piccolo giallo: quest’opera, che vorrebbe
essere perfetta, ha un’imperfezione. In una parte di antichi manosc'ritti manca un
versetto che doveva cominciare con la lettera «nun». La
nostra Riveduta, accogliendo^
il «Testo masoretico» (TM)
che non lo contiene, lo ha
saltato, né ha sentito la necessità di segnalarlo in nota.
La versione detta dei Settanta
(LXX) e altre come la Siriaca,
lo hanno conservato. Può essere interessante segnalare
che oggi si ritrova anche in
un manoscritto di Qumran
(11 Q Ps). Il versetto caduto o
dimenticato va collocato tra il
13 e il 14 e suona cosi; «Dio è
fedele nelle sue parole e benigno in tutte le sue opere». Come si vede non aggiunge nulla al messaggio generale del
salmo. La sua caduta, volontaria o no, potrebbe indicare
che, per quanti sforzi faccia.
Tessere umano non riesce a
esprimere tutta la lode dovuta a Dio.
Due temi, a detta dei commentatori, si inseguono e si
allacciano in questo salmo.
Da un lato la dimensione universale dell’opera di Dio:
«L’Eterno è buono verso tutti
e le sue compassioni si estendono a tutte le sue opere» (v.
9). Popoli vicini e lontani.
tribù disperse ai quattro angoli della terra, credenti e increduli, tutti, nel senso più
ampio possibile, sono ricompresi nell’amore di Dio. Ma
anche le piante e gli animali, i
fiumi, i mari le montagne
ecc., insomma tutto il creato
gode di questo amore. È una
dimensione che forse dovremmo ricuperare perché
quando i. credenti tacciono,
«le pietre» si mettono a gridare. Le chiese hanno predicato
molto la salvezza individuale,
hanno puntato tutto sulTanima e dimenticato tragicamente i corpi cioè la natura,
anch’essa parte della stupenda e mirabile opera di Dio.
L’altro tema è quello della
signoria di Dio. Una signoria
che si esprime nel dare concretamente il cibo, come anche il perdono e la salvezza,
a ogni creatura. Il tema della
provvidenza divina si unisce
a quello della salvezza. «Tu
apri la tua mano...» (v. 16) e
ognuno riceve la vita. I gigli
dei cartipi, che non faticano
né filano, sono rivestiti in
modo più glorioso del grande Salomone, e il Padre celeste provvede al nutrimento
degli uccelli del cielo che
non seminano né mietono,
né raccolgono in granai (cfr.
Matteo 6, 26 ss).
‘ Se questa è l’opera di Dio,
qual è la nostra opera? Il salmo usa alcuni verbi: celebrare, dire, narrare, rendere note
le opere di Dio. In realtà, come si vede, si tratta di una sola azione: raccontare quella
che è l’azione di Dio. Ed è
chiaro che nel raccontarla
uno se ne appropria, ne prende consapevolezza, la vive e
la sua esistenza acquista un
senso. Nel ringraziare Dio per
il pane (in senso ampio) con
il quale provvede quotidianamente alla nostra vita, scopriamo il senso profondo della nostra esistenza.
(') Alphonse Maillot-André Lelievre: Les Psaumes, v. III. Genève, Labor et Fides, 1969, p. 248.
12
PAG. 8 REFQP^
■
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 15 MARZO il
I- '
li Convegno annuale delle opere valdesi e metodiste a Firenze
L^8%o al servìzio delle strategìe diaconali
Una comunità di persone pronte a entrare in relazione fra loro
Una forma di sostentamento che non può travolgere l'ordinamento valdese
JEAIMACQUES PEYRONEL
Quale deve essere la nostra strategia diaconale?
Su questa questione si sono
confrontate, in un ricco dibattito, le circa sessanta persone che hanno partecipato,
sabato 2 e domenica 3 marzo, presso l’Istituto Gould, al
convegno annuale delle opere. L’incontro di quest’anno
rivestiva infatti un’importanza particolare in quanto il
prossimo Sinodo dovrà prendere decisioni sia sui criteri
di ripartizione dell’8 per mille
sia sul definitivo riordino degli enti ecclesiastici.
Nello studio biblico dell'
apertura, centrato sulla parabola del buon samaritano, il
pastore Gianni Genre ha rilevato come ogni diaconia nasca da un incontro non. programmato con persone in
carne ed ossa che si trovano
in una determinata situazione di bisogno. Tutto inizia
con una relazione corta,
spontanea, coinvolgente che,
se necessario, potrà proseguire in, una relazione lunga, distinta dalla prima. È chiaro
che le nostre opere si muovono nell’ambito delle relazioni
lunghe. La sfida è che gli operatori sappiano, pur nella
routine del loro servizio, essere «simili» al samaritano, cioè
veri «prossimi» delle persone
che vengono affidate loro.
Quest’aspetto dell’istituzione diaconale vista non come
struttura anonima e impersonale ma come comunità di
persone (gli operatori) che
entra in relazione con altre
persone (gli utenti), è stato
poi riproposto come uno dei
criteri da prendere in consi
Un momento del convegno di Firenze
derazione nella ripartizione
dell’8 per mille. Su questa delicata questione, il pastore Alberto Taccia ha presentato
una relazione molto apprezzata. Il discorso, ha detto, deve inserirsi fra due precise
esigenze: quella della coerenza e quella della continuità.
La Chiesa valdese ha un suo
ordinamento autonomo che
non può essere travolto da
questa nuova forma di sostentamento della diaconia.
L’8 per mille, però, non è
equiparabile ad un corrispettivo di servizio reso. Che Cos’
è? È denaro privato o pubblico? Molti sono convinti che si
tratti del proprio denaro, il
che è profondamente sbagliato. Si pone quindi la questione del rapporto tra questa
PESCHICI — Il giorno 29 febbraio si è svolto un incontro ecumenico presso la chiesa evangelica. La liturgia è stata condotta dal parroco, don Antonio Criscuoli, e dal pastore Antonio De Noia: entrambi hanno parlato dell’amore di Dio
che unisce in sé i credenti nel nome di Cristo. Ringraziamo
Dio per la comunione fraterna, senzà dimenticare l’opera
che dobbiamo ancora svolgere in questo paese.
PIACENZA — All'inizio della «Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani» la Chiesa metodista ha avuto come
ospite il prof. Paolo Ricca che, giunto da Roma il 18 gennaio, si è incontrato fraternamente per due ore con la comunità prima di tenere una conferenza pubblica sulla teologia di Martin Lutero. Il mattino successivo il prof. Ricca
ha tenuto un’altra lezione al seminario «Alberoni», questa
volta sul tema del papato e dell’ecumenismo. Entrambe le
conferenze hanno visto una grande partecipazione di pubblico, che ha dato vita a due bei dibattiti. Per la Chiesa metodista e per la comunità cattolica locale è stata un’esperienza molto buona e fruttuosa.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Teofllo Pons che è
tornato nella nostra comunità per presiedere il culto di domenica 3 marzo. •
• Ringraziamo i giovani della filodrammatica che hanno replicato tre volte la serata del XVII Febbraio nella nostra saia
e poi i’hanno ripetuta a San Secondo (prossimamente si
esibiranno a Luserna San Giovanni). Siamo loro grati per
' l’impegno dimostrato anche nella ristrutturazione della sala delle attività.
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
FIRENZE — Domenica 21 gennaio si è svolto nella chiesa valdese di via Manzoni un incontro di scuole domenicali. Protagonisti sono stati i bambini e le bambine di 4 comunità
evangeliche di Firenze: apostolica, battista, metodista e valdese. Oltre ai giochi è stata una occasione per i bambini di
conoscersi e riconoscersi nell’Evangelo. Anche } genitori e
gli adulti che accompagnavano i bambini hanno avuto la
stessa opportunità. Le prossime iniziative di coinvolgimento delle scuole domenicali sono un corso di formazione pér
monitori e un secondo incontro per i ragazzi a Casa Cares.
nuova forma di finanziamento e le altre forme di finanziamento delle nostre opere. Da
alcuni anni siamo alle prese
con una crisi delle contribuzioni ordinarie. Anche le
chiese estere, generose sostenitrici delle nostre chiese e
delle nostre opere, sono costrette ad operare tagli cospicui. D’altra parte, sull’onda
della crisi dello stato sociale,
il rapporto tra enti pubblici e
opere si sta deteriorando.
Tenendo conto di questa
situazione, Alberto Taccia ha
indicato cinque possibili
orientamenti per l’attribuzione dell’8 per mille: a) supporto per opere in difficoltà; b)
progetti nuovi per rispondere
a nuove sitdazioni di disagio;
c) progetti nuovi nell’ambito
di opere esistenti per adeguare il servizio a nuove esigenze; d) piano graduale pluriennale di risanamento dei debiti che gravano su alcune opere: e) istituzione di un fondo
di sostentamento la cui rendita possa permettere l’attribuzione di borse ad anziani e
minori che non sono in grado
di coprire l’intera retta.
Per molti non vi è dubbio
che l’8 per mille deve essere
visto essenzialmente come
uno stmmento al servizio della nostra strategia diaconale,
in modo che piccole e grandi
opere, in particolare nel Sud,
possano portare avanti il loro
servizio, dove risulti irrinunciabile, senza l’assillo quotidiano della scarsità di mezzi
finanziari.
Ma per poter elaborare una
strategia coerente, occorre
fare la massima chiarezza circa la posizione giuridica e fiscale delle varie opere. La Tavola valdese ha ricevuto dal
Sinodo il preciso mandato di
presentare una proposta definitiva per il riordino degli
enti ecclesiastici. La questione, ha spiegato il vicemode
ratore Franco Becchino, è
aperta fin dal 1979, con il Patto di integrazione valdese
metodista. La proposta di
puntare su un decentramento a livello delle strutture distrettuali non ha avuto il necessario consenso sinodale.
Si è così arrivati al 1993, con
la decisione sinodale di istituire la Commissione sinodale per la diaconia (Csd), con
funzioni di coordinamento e
di controllo sulla sola area
socio-sanitaria.
Franco Becchino ha ricofdato le tre soluzioni prospettate finora: a) accorpamento
della diaconia per tipi di intervento con creazione di varie Commissioni sinodali amministrative (Csa); b) raggruppamento degli enti su
base territoriale distrettuale;
c) accorpamento delle opere
minori a livello concistoriale.
È chiaro però che non si può
non tener conto del già avvenuto avvio della Csd. Per cui
la Tavola sembra intenzionata a puntare su un’unica Csa
nella quale dovrebbe confluire gradualmente la maggior
parte delle opere, suddivise
per settore di intervento. Ciò
dovrebbe consentire un riequilibrio tra le varie opere,
anche dal punto di vista fiscale, con la formazione di un bilancio consolidato tra opere
in attivo e opere in passivo.
Andrea Ribet, con l’ausilio
di un grande cartellone, ha illustrato le varie possibilità,
segnalando pregi e difetti di
ognuna. Da un questionario
distribuito ai partecipanti è
emerso che la maggioranza
era favorevole all’istituzione
di un’unica Csa, o, in subordine, di diverse Csa settoriali. Il
convegno comunque non
aveva potere decisionale. In
questo campo, come in quello dell’8 per mille, toccherà al
prossimo Sinodo fare le necessarie scelte strategiche.
Federazione giovanile evangelica italiana
XII Congresso nazionale
Ecumene 5-8 aprile 1996
I gruppi giovanili aderenti sono invitati ad iscriversi al più presto
presso la segreteria nazionale: Silvia Rostagno, via Trapani 23 pai.
C/12, 00055 Ladispoli (Roma), tei. 06-9910185, fax 06-3201040. Il
costo è di lire 110.000.
Ricordiamo che è possibile partecipare al Congresso anche come
osservatori e osservatrici se non si appartiene a nessun gruppo.
Invitiamo in modo particolare i gruppi giovanili non federati a conoscere le attività della Federazione, nel momento della presa di
decisioni.
Chiediamo alle chiese, ai pastori e alle pastore, di favorire la partecipazione dei giovani, anche con un aiuto finanziario.
Silvia Rostagno
A
L’a settimana della libertà a TaranJ
La chiesa del 2000
sarà una chiesa ecumenica!
ALBA MUROIA
7ea
La Chiesa valdese di Taranto, sabato 10 febbraio,
in occasione della «Settimana
della libertà», ha avuto un incontro pubblico sul tema
promosso quest’anno dalla
Fcei: «Un patto per la vita».
All’incóntro hanno parlato
del tema il pastore di Catanzaro Bmno Gabrielli e il parroco della chiesa di Sant’Antonio di Taranto, don Franco
Mazza.
Il pastore di Taranto, Odoardo Lupi, ha letto l’intero
capitolo 30 del DeuteronomiOi soffermandosi soprattutto sul versetto 19 e spiegando all’assemblea il significato che ha per i valdesi questa settimana. Il pastore Gabrielli, ricordando il tema
proposto dal Consiglio ecumenico delle chiese «Giustizia, pace, salvaguardia del
creato», ha indicato nel patto
l’impegno unilaterale di Dio
nei confronti di tutte le creature; un Dio che aspetta una
nostra risposta e che ci aiuta
a stipulare patti con gli altri
per la vita.
Inoltre il pastore Gabrielli
ha affermato che bisogna offrire alle chiese cristiane la
possibilità dell’evangelizzazione quale centro della loro
azione anche ecumenica: «La
chiesa del 2000 o sarà ecumenica 0 non sarà chiesa; o
sarà capace di lavorare con la
parola di Dio o chiuderà».
Certo il cammino è lungo e
difficile, ma i segnali di apertura non njancano; ad esempio il fatto che per la prima
volta il magistero papale vie
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delle ultime encicliche;
pure la presenza di rapi
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infine la nascita del Coi
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luogo di dialogo sui punt|
ci dividono, sia incontro
base della parola di
L’ecumenismo funziona;
fatti, se si guarda insù
nella stessa direzione, ifj
morati ed amati dallo sti
Dio e svolgendo gli st!
compiti.
Ha poi parlato don Fi
Mazza, che ha letto ali
passi dell’enciclica «Evi
lium vitae»: «In questa éi
dica - ha affermato -èi
chiesta una cultura che li
il rispetto assoluto della
ma questo impegno ni
prerogativa esclusiva deli
denti, bensì di tutte le pi
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vinzione civile va fondai
rispetto della vita ricc|
scendo che la dignità di
essere umano costituisi
fondamento della libi!
della giustizia e della pai
mondo». Franco Maz;
poi posto l’accento sullaj
orità che dobbiamo daref)
spiritualità, citando unt
setto di Giovanni: «Dio èp contìnue
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l’uomo abbia vita in abl; pa,fonda
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mino ecumenico.
Chiesa valdese
La dispersione
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Per una piccola comunità,
la morte di due suoi membri
nell’arco di un mése pone
degli interrogativi sul suo futuro e la sua sopravvivenza. A
Coazze il 12 gennaio è scomparsa Vittorina Portigliatti, il
20 febbraio Mario Ferro.
Vittorina, appartenente a
una delle famiglie più antiche della chiesa, con la partecipazione costante e silenziosa, rappresentava la continuità e la presenza. Mario
Ferro, rimasto formalmente
all’esterno della comunità, è
stato un amico fraterno. Fin
da giovane aveva espresso le
sue riserve verso il ruolo del
clero cattolico nella vita sociale della vai Sangone. Durante la lunga malattia che ha
preceduto la sua morte ha riflettuto sul messaggio evangelico, e lo ha fatto proprio
esplicitamente. In occasione
dei due funerali la chiesa valdese ha trovato la forza e il
coraggio di cantare inni di
adorazione e di speranza.
Fra l’uno "e l’altro funerale
la chiesa ha avuto due incontri significativi. Il 27 gennaio,
aH’indomani della Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani, si è incontrata con
la Chiesa cristiana evangelica di Beinasco, una chiesa di
provenienza pentecostale,
che attualmente è libera e
autonoma. È stato un contatto positivo con una mentalità diversa e. insieme con
una militanza nella fede
molto coinvolgente per i singoli e per le famiglie che ne
fanno parte.
Domenica 11 febbraio la
comunità ha incontrato i coniugi uruguaiani Ariel Rostan e Azucena Cairus e il
gruppo «Aleph» di Torino. I
pelle vari(
ISvizze
¡ioni £
Il tempio di Coazze
primi hanno tracciata
breve quadro della Cli
valdese della regione
tense mentre il gruppf
vanile «Aleph» avrebbe J
to incontrare i giovi
Coazze e della vai Sar
La loro poca partecipi
ha obbligato a con^
quanto sia difficile rer
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adeguata e oggi vive :
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Tuttavia si può averi
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che di testimonianza "
che per una comunità^
come quella di Coazzi^
prossimi mesi si annui
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«seconda casa», sopr^®.
nella stagione estiva. W
tipo di presenza può co^
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15 MARZO 1996
Vita Delle Chiese
La Chiesa valdese di Bergamo, il suo passato e il suo presente
Una comunità in una città di frontiera
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La Riforma segna profondamente la cultura^della chiesa
le cui maggiori famiglie hanno il senso della vocazione e dellla responsabilità
PIERA ECIDI
GAMO, una comunità
internazionale. Un XVII
iberai^^bbraio insolito, questo,
j| pastore Giorgio Boulàrd e io in una chiesa che
.spira un’aria profondaiente diversa da tutte quelle
,e finora nel nostro paese
IO conosciuto. Bergamo, initutto, è una città «diverj»; arroccata con i suoi stupendi gioielli architettonici
lon Fr^
tto ald
a «Evaj
testa ei
iella parte alta, con una stola di orgogliosa indipenden1,spassata sotto infinite dotaazioni. Nata ligure viene
sottopiessa dagli etruschi, dai
i, dai romani, dai goti, dadai vandali - tanto
ir dirne alcuni - dai longodi, dai franchi; poi è sede
ato -èfdi'^eovi-conti tradizional
a che li
I della
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:e le pi
tà. La
Fondai
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lità á
sente filoimperiali, poi libe) Comune, poi dilaniata tra
elfi e ghibellini, poi dominata da Milano, poi da Venera, e con alterne vicende dai
Rcesi, dagli spagnoli, e doéÓ una breve «Repubblica
tegamasca» in seguito alla
LUifolUzione francese, sotto
Maz;
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IO dare
do un
«Dio è
noi, pi
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O il SUI
lo alla
mtico
stituis»^essa all’occhiuto regime
a libel aÜtriaco, e patriottica, garilla pai^balàna, eroicamente alpina
iella prima guerra mondiale,
ne antifascista.
Idna storia di fierezza e autonomia che lotta contro le
(.‘.contìnue sottomissioni: città
difrontiera, aperta all’Euro,‘|ondamentale per la piatto nel suo sbocco oltralpe,
le vie commerciali
ìlla Valtellina e dei Grigioni,
asa da una ricerca di liirtà perennemente risorte: qui la Riforma ebbe inte^santi apporti, innestandosi sul terreno a lungo dissodato dalla'fiereficfl pravità
deiyaldesi medievali duramente repressi dall’Inquisitìone. Qui ebbe i natali una
delle maggiori personalità
' Fofmate italiane, Girolamo
chi, fuggitivo dall’Italia
nelle varie città riformate delSvizzera, poi ospite nei
oni e infine in Germania
diversità di Heidelberg,
icipe di tutto il travaglio
ologico che spesso conippòse in quegli anni i disi'segmenti del protestanlimo europeo.
Età vescovo a Bergamo
pel Vittore Soranzo, nella
residenza di campagna di
'rie (ora di proprietà di una
niglia evangelica, gli Zavat, che là comprarono, iro* Bella sorte, dopo la confiipoleonica), furono trodall’Inquisizione due
di libri di teologi proteitì, per cui fu processato,
ipiigionato per vari anni a
Castel Sant’Angelo, reinte|tato, di nuovo inquisito,
'Sgito a Venezia e morto dooventicinque giorni di li
tcciat|
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giova
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Una veduta di Bergamo
bertà umiliata», nel 1558, cóme nota Luigi Santini nel suo
bel libro su La comunità
evangelica di Bergamo (Torre
Pellice, Claudiana, I960).
Tutto questo per accennare
appena alle coordinate storiche in cui si situa quella «diversità» che si respira nella
comunità evangelica di Bergamo, e che si nota a prima
vista nel tempio di rossi mattoni, costruito 120 anni fa su
un terreno donato da un’altra
famiglia riformata originaria
della Svizzera, i Frizzoni, e in
cui stupisce subito il portale
ornato da una lunetta affrescata con un ottocentesco
Cristo risorto tra due angeli.
Anche le tre coloratissime vetrate, all’interno, nell’abside,
hanno la raffigurazione della
resurrezione di Gesù al centro, e da un lato l’apostolo
Paolo con la spada, vecchio, e
dall’altro l’evangelista Giovanni, giovane, con il Libro.
«La comunità ha voluto
con questa scelta iconografica
immediatamente significare
alla città il suo essere cristiana» mi spiega il pastore Thomas Soggin illustrandomene
la storia, e altrettanto insolita
è la presenza, oltre che di un
fonte battesimale vicino al
tavolo della Santa Cena, di
un calice poggiato vicino alla
Bibbia: «L’ha voluto il pastore
Carlo Lupo - osserva Soggin per indicare la centralità del
momento della comunione,
oltre quello della predicazione, nelle nostre chiese».
I pastori
Molte sono le personalità,
anch’esse in qualche modo
insolite, di pastori che «hanno servito Bergamo» (come
recita con bell’espressione
Santini facendone l’elenco in
appendice al suo libro). Per
dare un’idea delle loro caratteristiche, oltre al primo, Orelli, agli inizi dell’800, Howard Teofilo Gay, all’inizio del
nostro secolo, che fu maestro
di Giovanni Miegge; Mariano
Moreschini, che a Napoli
aveva dialogato con Croce;
Carlo Lupo, che fu anche
poeta; Neri Giampiccoli, più
tardi moderatore. E adesso,
in una comunità così «europea», che all’origine parlava
tre lingue, francese, tedesco e
italiano, in quanto composta
da riformati svizzeri, tedeschi
e ugonotti, una coppia pastorale Soggin-Girardet, parimenti «europea», nelle cui
ascendenze infatti, oltre al
ramo italiano, scorre sangue
olandese per lui e anglofrancese per lei.
Ed è proprio l’aria dell’Europa quella che si respira in
questa comunità che conserva i modi e la cultura del protestantesimo d’oltralpe. E
non solo nei nomi delle maggiori famiglie: Steiner, Frizzoni, Zavaritt, Blondel, la cui famosa Enrichetta giovanissima sposò il Manzoni (e la comunità conserva Tatto di matrimonio). Ma anche nella
ricchezza operosa che immediatamente si cogliernella comunità non meno che nella
città: frutto di una calvinistica
e poi weberiana etica del lavoro: il lavoro del commercio,
delle libere professioni, dell’
industria, il protestantesimo
imprenditoriale d’oltralpe,
che lavora e guadagna e produce ma che investe e anche
generosamente dona, con
forte sensibilità sociale.
La Casa di riposo
%
■
ialS ^ Cai
di riposo di Gode
Per esempio, frutto di due
cospicue donazioni è la casa
di riposo «Caprotti-Zavaritt»
di Gode, un vero gioiello per
la qualità dell’assistenza,
completamente ristrutturata
e ampliata oggi, circondata
da un parco di Gorle. «È la
casa più bella di tutta la Ber,gamasca - nota il direttore,
Daniele Vairos, già capitano
dell’Esercito della Salvezza -,
la chiamano l'albergo a quattro stelle. La gestiamo autonomamente come comunità,
ma è convenzionata con la
Regione».
L’età media degli ospiti, 36
in tutto, è di 88 anni; ci sono
le camere doppie per le coppie di ànziani sposi, i bagni
singoli e quelli «assistiti» su
ogni piano, come su ogni
piano ci sono cucinotte autonome, oltre alla grande cu
cina e sale da pranzo del
pianterreno. Ci sono una palestra modernissima per la
riabilitazione, studi medici e
fisioterapici, una «sala hobby» e un salone per il tè pomeridiano, per iniziative culturali e artistiche varie, e per
i corsi biblici, ma anche una
piccola stireria autogestita e
una sala da parrucchiere e
da estetista.
Ogni stanza è «personalizzata» con la sua targhetta con
i nomi sulla porta, gli ospiti se
Tarredano con i loro mobili e
quadri, sono ospitati cattolici
e ebrei non meno di evangelici, e si nota subito l’appartenenza confessionale da piccole cose: un versetto biblico
appeso, oppure una madonna sul comodino, tra le foto di
famiglia. Il personale, 42 in
tutto, in gran parte cattolico,
è noto per la sua gentilezza, e
i cinque dirigenti sopo evangelici di diverse confessioni.
«Siamo, con molta fatica, in
attivo - dice Vairos - grazie
anche all’impegno degli “Amici della Casa di riposo", della
comunità e in particolar modo dei giovani. È importante
che le persone qui si trovino
bene come a casa propria». E
infatti oltre al bel parco ci sono grandi terrazzi, salottini,
divani fioriti, mobili e quadri
antichi, una grande specchiera dorata nell’ingresso, tutti
doni delle famiglie, come in
una bella casa confortevole.
Il Centro culturale
Stessa atmosfera di vecchie
cose di famiglia e oggetti bellissimi, tutti lasciti, nella prestigiosa sede del «Centro culturale protestante», un palazzotto del ’600 (anch-’esso una
donazione) recentemente restaurato dalla comunità. Lì
avviene la grande agape del
XVII Febbraio con una settantina di persone: non solo
europei delle varie nazioni e
americani ma famiglie di ganaensi, sudanesi e eritrei;
davvero un variopinto e insolito insieme; «Una comunità
internazionale - commenta
Soggin questa è sempre stata, e oggi è ancora di più, la
sua vocazione».
La Chiesa battista
di Lugano
cerca un pastore
Chi può dare una mano
si rivoiga per favore a:
Paolo Schmitt,
via Ceresio 12, Chi 6963
PREGÀSSONA
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
MILANO — «Tra passato e futuro: il popolo cristiano si confessa» è il titolo di un
ciclo di incontri organizzati dal Centro culturale protestante. In quest’ambito il past.
Giorgio Toum parla sul tema «Quale modello di società ha offerto e offre la chiesa
cristiana»: ore 17, in via F. Sforza 12a; tei. 02-76021518.'
NAPOLI — Giorgio Bouchard e Biagio De Giovanni discutono con l’autore il libro «Il sogno del re di Babilonia»
di Mario Miegge (Feltrinelli);'ore 18, Centro culturale Ca
racciolo, via dei Cimbri 8. Per informazioni tel.081-264510.
TORINO — «Dio non è così» è il tema di
un corso sulla -figura di Dietrich Bonhoeffer
organizzato dal Centro teologico, dalTUciim
e dalTUfficio diocesano della scuola. In quest’ambito Ugo PerrOne parla sul tema «Dio e
il mondo adulto»: ore 15, presso la sala di
corso Matteotti 11 ; tei. 011-5611923 (ore 9,30-12).
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di incontri organizzati dalla Facoltà valdese di teologia e dal Centro evangelico di cultura e dedicati al tema della Riforma in Italia la prof
Laura Ronchi parla sul tema «Le tendenze
eretiche»: ore 18, aula magna della Facoltà
in via Pietro Cossa 40. Per informazioni tei 06-3215128.
TORINO — «Dio non è così» è il tema di un corso sulla figura di Dietrich Bonhoeffer organizzato dal Centro teologico, dalTUciim e dalTUfficio diocesano della scuola. In quest’ambito Giannino Piana parla sul tema «L’amore di Dio e
lo sfacelo del mondo»: ore 15, presso la sala di corso Mat
teotti 11. Per informazioni tei. 011-5611923 (ore 9,30-12).
TORINO — Si tiene il settimo e ultimo degli incontri del «corso di formazione dei laici», coordinato da Giuseppe Platone, sul tema «Un patto per la vita». Argomento dell’incontro «Etica del lavoro». Il corso si articola in due sessioni uguali alle ore 16 e alle ore 20,45 e si svolge nella sala, valdese di via Pio V, 15
(1° piano). Per informazioni tei. 0Ì1-6692838.
VENEZIA — Nell’ambito del «corso di ecumenismo» organizzato dal Centro Germano Pattaro, dalla Chiesa valdese
e dal Sae, Paolo Ricca parla sul tema «Unità e diversità nella ricerca ecumenica»; ore 18, presso il Centro Pattaro (zo
na San Marco). Per informazioni tei. 041-5227549.
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di incontri organizzati dalla Facoltà valdese di teologia e dal Centro evangelico di cultura e dedicati a «Parole per una nuova politica». Lino De Benetti e Daniele Garrone parlano sul
tema «salvaguardia del creato»" ore 18, aula
magna della Facoltà, via ftetro Cossa 40; tei. 06-3215128.
TORINO — I diritti sociali in Europa sono il tema di un
cidlo di incontri organizzati dalla Commissione «chiesa e
società» della Chiesa valdese. In quest’ambito Jean-Jacques Peyronel parla sul tema «Il libro bianco sulla politica
sociale europea»: ore 20,45, sala valdese di via Pio V, n.
15 (1° piano). Per informazioni tei. 01-6692838.
MILANO — «Tra passato e futuro: il popolo cristiano si confessa» è il titolo di un ciclo di incontri organizzati dal Centro culturale protestante. In quest’ambito il past. Fulvio Ferrario parla sul tema «Il popolo di Cristo nel suo rapporto con il mondo e la storia»; ore 17, nella sala attigua alla Libreria Claudiana in via
Francesco Sforza l2“. Per informazioni 02-76021518.
RIOMARINA — Ha inizio l’annuale assemblea dell’
Unione predicatori locali dedicata all’aggiornamento teologico e storico (relatore il past. Giorgio Bouchard) e all’esame dell’andamento dell’Unione. L’assemblea si conclude il
24 marzo. Per informazioni tei 06-5895333 oppure 0666941416 (Mario Cignoni). Per iscrizioni direttamente alla
Casa valdese tei. 0565-962141, fax 0565-962770.
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di lettura ecumenica
della Bibbia guidata dai biblisti Giuseppe Sorani e Daniele
Garrone, si conclude lo studio della Lettera di Paolo agli
Efesini (cap. 2). Organizza il Sae, presso la sala delle Suore francescane missionarie in via Giusti 12, alle ore 18. Per
ulteriori informazioni tei. 06-58331825.
TRIESTE — Nell’ambito dello studio sulTEvangelo di
Luca, promosso dal Gruppo ecumenico, il pastore Renato
Co’isson parla sul tema «Beati voi che siete poveri»: ore
18,30, via Tigor 24. Per ulteriori informazioni 040-303715.
ROMA — Presso la Facoltà valdese di teologia si tiene l’incontro dell’associazione
delle donne protestanti in Italia per la ricerca
teologica «Sofia»; tema dell’incontro «Avere corpo, essere corpo» tei. 06-3215128.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle,7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed èstero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore
9,30. Domenica 24 marzo (replica lunedì 1°
aprile): l’Europa delle fedi, la scelta del volontariato, incontri con protestanti nel mondo.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
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PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 15 MARZO
I Le ricorrenze della storia valdese
Non c'è solo ili 7 febbraio
ci sono altre date importanti
GIOVANNI GÖNNET
Non sono molto numerosè le date valdesi, che
possono essere associate per
pregnanza storica a quella
del 17 febbraio; ne citerò solo due; il 21 gennaio 1561 e
rii settembre 1689, a cui aggiungerei il 20 settembre
1870 (anche se quest’ultima
data, di valore più fcivile che
religioso, riguarda tutto il popolo italiano).
Se il 17 febbraio 1848 celebra l’Atto di emancipazione
del 1848 con il quale i valdesi
piemontesi, il cui culto qra
però ancora «tollerato conformemente alle leggi», si sentirono comunque indotti «ad
incamminarsi senza indugio
nella via aperta all’evangeliz-.
zazione d’Italia, cui li spingeva la loro fede» (cfr. Ernesto
Comba, Storia dei Valdesi,
Torre PelHce, 1930, p. 351),
nel 1561 e nel 1689 ci troviamo di fronte a due «giuri» solenni, con i quali coloro che
«le mani alzano al del» si impegnano a restare uniti per
meglio servire il Signore.
21 gennaio 1561; siamo a
metà del '500.1 valdesir rinchiusi nelle loro valli piemontesi, devono fronteggiare
l’assoludsmo del duca di Savoia il quale, appena rientrato in possesso dei suoi stati,
non sopportava che una minoranza vi professasse un
culto non conforme al cuius
regio eius religio. Poiché essi
non intendono demolire i loro templi e disertare le loro
funzioni religiose, il duca fa
scoppiare contro di loro la
prima delle fùiieste guerre di
religione in Europa. Dopo le
prime scaramucce e un tentativo infelice di mediazione
a Torino, i responsabili dei
valdesi sottoposti ai Savoia,
presi contatti con i loro fratelli della vai Pragelato, sotto
dominio francese, decidono
di unire le loro forze.
Secondo il racconto del napoletano Scipione Pentolo
(Historia delle grandi e crudeli persecuzioni fatte ai tempi
nostri in Provenza, Calabria e
Piemonte contro il popolo che
chiamano valdese.... Torre
Pellice, Tip. Alpina, pp 198199) le trattative si svolsero in
due tempi; prima si decise
che «il popolo valdese, et di
qua et di là dei monti, farebbero tra loro perpetua et in
violabile confederatione» promettendo tutti di mantenere
«con la gratin di Dio, la pura
predicanone dell’Evangelio»',
poi, in un consiglio generale
dei capifamiglia, tenuto al
Podio di Bobbio Pellice il 21
gennaio 1561, si confermò
l’adesione alla pattuita confederazione, facendo «una
solenne protestatione» di rinunciare «alla falsa religione
del Papa» e di voler «vivere et
morire nella Parola di Dio». È
il primo «giuro», quello ricordato come il Patto d’Unione
del Podio, rinnovato lO anni
dopo rii novembre 1571
(cfr. Augusto Armand Hugon,
Storia dei valdesi - II, Torino,
Claudiana, 1974, p. 27 e 45).
11 settembre 1689; Rientrati fortunosamente nelle loro valli natie e prima di procedere alla riconquista delle
terre rimaste abusivamente
nelle mani di contadini cattolici fatti venire dal Vercellese,
i contingenti valdesi del Glorioso Rimpatrio furono indotti dal loro colonnello e pastore Enrico Arnaud a prestare un giuramento «di natura
essenzialmente militare» (come precisa Armand Hugon,
p. 180); di fatto, essendovi
stato qualche sbandamento
nefle file dei rimpatriandi, si
lesse a tutti una formula di
giuramento di fedeltà reciproca tra ufficiali e soldati,
con la promessa finale di
«strappare, per quanto sarà
possibile, il rimanente dei fra-,
telli nostri alla crudele Babilonia, per ristabilire con essi e
mantener il suo régno [di Gesù Cristo] fino alla morte»
(cfr. Comba, pp 249-250; Armand Hugon, pp 184-185). È
il sécondo «giuro», quello noto come «Giuro di Sibaud».
Dunque, fin qui, si tratta di
impegni fortemente pronunciati, in cui popolo e pastori
sono intimamente congiunti
senza steccati di alcun genere. Vedo un solo parallelo nella creazione della Repubblica
di Ginevra, con il suo motto
«Post tenebras lux»; dopo le
tenebre del romanesimo e del
dominio sabaudo, la libertà
dei cittadini, non più sudditi,
vogliosi di seguire solo l’insegnamento dei Vangeli.
20 settembre 1870. L’episodio è troppo noto, basta ricordare l’attimo fuggente del
cane «Pio IX» che introduce
nell’Urbe un carico di Bibbie.
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REDATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Alberto Coreani;
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Rnerdo con il ri.
176 del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 10 deH'B marzo 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 6 marzo 1996.
Dopo l'incontro di Bangkok tra i capi di governo europei e asiatici
Quale sviluppo economico o sociale?
La ricetta del liberismo e dell'economia sociale di mercato a confronto nel
dib0to internazionale. Come affrontare le emergenze derivate dai tagli di spesa,
PAOLO FABBRI
SI è appena svolto a Bangkok il primo vertice
deU’Asian European Meeting
(Asem) che comprende ! capi
di stato e di governo dei 15
paesi delTUniòne europea e
di 10 paesi asiatici. Contemporaneamente in Italia è
tempo di elezioni e di proclami. Nascono nuovi partiti, si
ripropone il problema degli
schieramenti (destra, sinistra, centro). Proprio la contemporaneità dei due avvenimenti ci induce alla prima riflessione; mai come óra sono
apparse inadeguate le proposte politiche dei vari partiti e
movimenti di fronte all’incalzare di una. integrazione
mondiale dei mercati che
non viene neppure presa in
seria considerazione.
Colpisce la differenza di livello fra il dibattito politico in
corso a casa nostra e la portata dell’incontro euroasiatico.
Qui da noi la fumosità, la
scarsa concretezza, l’incapacità di individuare le linee
portanti di un progetto politico. A Bangkok due gruppi di
paesi fra i quali è in corso una
competizione commerciale
durissima, destinata a ridurre
la dimensione delle varie forme di stato sociale in Europa,
che individuano rapidamente gli interessi comuni su cui
basare una limitata collaborazione. Da parte asiatica la
necessità di infrastrutture
per adeguare quelle esistenti
al poderoso ritmo di sviluppo dell’area (mediamente intorno al 5-6%, contro il 33,5% dell’Europa), da parte
europea la capacità e l’interesse di fornire queste cose;
per converso da parte asiatica la necessità di penetrare
nel mercato europeo senza
lotte selvagge e da parte europea di utilizzare in qualche
misura a proprio vantaggio il
minor costo di manodopera
dei paesi orientali vendendo
poi a loro stessi prodotti di
elevata tecnologia.
Questo ci porta alla seconda riflessione; quello che si è
svolto nella capitale tailandese è stato un vertice estremamente pragmatico; questa è
stata probabilmente la chiave
del suo successo. Sono stati
riaffermati principi, fondamentali per gli europei, sui
diritti umani, ma è stato evitato di farne un ostacolo insormontabile. Dietro questa
scelta stava certamente una
forte dose di realpolitik, la
consapevolezza di trovarsi di
fronte a fenomeni potenzialmente esplosivi, che vanno
posti sotto controllo per evitare il pericolo di conflitti sociali o comunque di scontri
rovinosi per tutti. C’era però
anche la convinzione che il
progresso economico equilibrato costituisce una premessa indispensabile per il
progresso sociale.
I documenti conclusivi del
vertice stabiliscono gli impegni a organizzare una riunione dei ministri dell’economia
nel 1997, un gruppo di lavoro
dei settori pubblico-privato
per esaminare le opportunità
di investimento e sviluppo
del commercio, la costituzione di un Forum degli affari, lo
scambio di giovani studenti,
l’affermazione della fondamentale validità della World
Trade Organisation come organismo di riferimento internazionale sul commercio, la
lotta al narcotraffico, le prossime assemblee plenarie che
si terranno a Londra nel 1998
e in Corea del Sud nel 2000.
In sintesi si può affermare
che il fenomeno della «mondializzazione», cioè della forte integrazione dei mercati a
livello planetario, ha trovato
un altro momento di gestione, un altro punto di riferimento in cui l’Europa è protagonista. Per la prima volta
Europa e Asia si sono incontrate alla pari, archiviando
un’epoca di colonialismo ormai superato (nel 1997 Hong
Kong tornerà alla Cina e così
Macao nel 1999) in cui i paesi
Cmo s
il suo
Seoul, dove si terrà il prossimo meeting europeo-asiatico
asiatici erano stati posti in
una condizione di oggettiva
inferiorità.
Il lato debole del nuovo
strumento organizzativo e in
generale del nuovo indirizzo
è naturalmente l’inconsistenza politica dell’Unione europea rispetto agli altri due
grandi interlocutori dei paesi
emergenti asiatici; Stati Uniti
e Giappone. Molto, anzi moltissimo sarà lasciato nei prossimi anni aH’iniziativa delle
imprese e al modo in cui i vari stati nazionali le sosterranno. Il grande successo del
meeting di Bangkok non deve
però farci pensare che sia superato il problema della differenza nel costo di mano
d’opera fra paesi europei e
paesi asiatici. Il problema resta con tutta la sua drammaticità. Gli Stati Uniti hanno risposto alla sfida con il liberismo selvaggio di stampo reaganiano; riduzione delle tasse, parallela riduzione delle
spese sociali, nessuna tutela
per i lavoratori a cui compete
di organizzare individualmente la soluzione dei propri
problemi di previdenza e assistenza, mentre i casi degli
emarginati sono tendenzialmente lasciati alla privata beneficenza. Bill Clinton ha cercato di modificare un po’ le
cose soprattutto con la sua
riforma sanitaria, ma l’operazione non gli è riuscita.
Quale sarà la risposta dell’
Europa? La Francia di Chii|
ha tentato la strada del tagl
drastico e unilaterale delli
stato sociale, provocando
rivolta che tutti hanno potu|
vedere. In Italia si è tagliuz:
to qua e là (anche dove ni
era opportuno e senza prei
cuparsi dell’equità) guardi
do solo alle entrate e usciteli
se stesse, senza consideri
le influenze future delle
sulle altre e soprattutto sei
un disegno complessivo.
Lo stato sociale italiano d(
vrà essere ridimensionati
come del resto quello di tu|
gli altri paesi europei (Germi
nia compresa), ma lo si p\i|
drasticamente ridurre o
nullare, portando in Europa]
modello americano o ridisi
gnare cercando di consei
comunque allo stato lari
sponsabilità di garantire i
tadini nelle situazioni esti
me di emarginazione e di
stenerli adeguatamente nel
situazioni difficili (malatti
disoccupazione, ecc.).
A seconda del modo in ci
le forze politiche si colloci
ranno di fronte a questo pi
blema, connesso con Fini
spensabile ingresso dell’Ita|
nell’Europa di Maastricht,
potrà posizionarle a destra,
centro o a sinistra evitando
ricorrere a criteri quanto mi
vaghi come le equazioni cei
tro=moderatismo e destra=!
berismo adatte solo a confoi
dere le idee.
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Paolo Paschetto (1885-1963)
«Credo in Dio onnipotente,*.» da
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15 MARZO 1996
Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Intervento: replica alTarticolo di Maurizio Girolami «Per una vera democrazia»
[ poteri del paese sono tutti schierati da una sola parte?
LUCIO MALAN
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CARO sig. Girolami, leggo
il suo articolo «Per una
vjra’femocrazia» e non posgo^re a meno di farle presente.lplcune cose in merito
jllaSua preoccupazione sulla
j(.(a^ntrazione dei media,
dilette a rischio il pluralijjio^elle idee, nel campo
dgii^ormazione come nella
scuola .® nella politica». Anjli’lo s'pno preoccupato di
quésta'iconcentrazione, che
va ben oltre il solo campo
liellMormazione, ma è ben
pjgjlpiificato in poteri fortissimi e in strutture gigantesche e,papillari, lo vedo, e per
(vedere basta guardarsi intorao, i^ierati sul campo per la
rima volta tutti insieme.
Tutti i giornali a cominciare
i controllati da Superla (Corriere, La Stampa,
laggero, Repubblica, Sep3loi&, cioè i più grandi, e
_ lidi di altri) e ad esclusione di pochi e minori (Il Gloriale, Il Tempo, Il Foglio); tutiala;Stampa di partito finaniata dal contribuente, la
totalità dei periodici lofiji in mano alle stesse coniiterie ó al clero «progressi;ìpoi l’intero palinsesto di
*|ai3,’Telemontecarlo e Video
tele (a cui Dini ha appena
lato il calcio, le frequenze
léjpestiti delle banche ami(dièl,Maurizio Costanzo (due
ore di trasmissione al giorno),
conTgl, 2 e 5 più o meno
~ iptali, e dall’altra parte solo
dio Aperto, Sgarbi e
'nàtisela la notizia».
Poi Mediobanca di Cuccia,
|lpque quasi tutte le banche', la Fiat (200.000 miliardi
lo in ci
ISTA
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ìttera aperta
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tricht,!
destra, il
itandoiife 7? Ai membri
anto mai ^ ifelte Commissione esecutiioni celi ■'uMl/ distretto e al sovrinlestra=!i ^1 tendente del 9° circuito.
i confoD sorella e cari fratelli,
«Chi fa falla», dice il pro
-------1 yetbio. Voi fate certo del vo
1^meglio per assolvere le
TOonsabilità non lievi che
itìiiesa vi ha affidato. Temo
1
di
|cri) che abbiate anche falla•3 preso qualche cantons. Mi riferisco a due fatti
^nti di per sé non gravi,
iche sono indicatori di un
®odo di essere chiesa che
condivido, per cui vorrei
|timere il mio dissenso
8erno attraverso questa
TOra aperta. ,
Pimo fatto. La Commis™ J*®, esecutiva del II distretconvocato il 18
una riunione dei casjLj^delle sei chiese del 9“
allagata ai présidenÌhi di chiesa, non
due pastori, a un can
*ai. ® ® un predicatore loIn ‘ ‘ ■
ìidesti
Attività di servizio. Se
SI aggiungono la de
pa
:o
da
lezioni politiche del 21 aprile 1996
' della favola per il II
dal contribuente negli ultimi
20 anni) che ha incamerato
anche il ministero degli Affari Esteri, (appunto, gli affari
esteri della Fiat, anche nella
Cina e nell’Iran che calpestano i diritti umani). De Benedetti (con i suoi fallimenti
eternamente finanziati dal
contribuente). Supergemina,
le fabbriche di armi della
Lombardia a cominciare dall’Agusta indagata ifi tutto il
mondo ma non in Italia, i colossi delle cooperative rosse
e numerosi altri.
E ancora, i sindacati (20 mila miliardi drenati dalle buste
paga in 10 anni, i funzionari
pagati dalle aziende, cioè dal
lavoro dei loro cojleghi, per
fare la campagna a D’Antoni
e Dini), le strutture dell’uriico
grande apparato partitico ri'-'
masto (il Pds coi suoi 500 miliardi di debiti, spesi per darsi
quella struttura), la stragrande maggioranza degli insegnanti statali (che «controllano» il 94% degli studenti),
delle burocrazie ministeriali e
parlamentari (foltamente
presenti nel, governo-partito
di Lamberto Dini e danarosissima e intraprendentissima
signora), quasi tutte le consorterie universitarie, gli intellettuali a gettone, gli im
prenditori della cultura finanziata dal contribuente, i tre
quarti della magistratura,
quasi tutta la Corte Costituzionale (vedere le sentenze
dei referendum): Scalfaro, Dini, Pròdi, Maccanico, De Mita, D’Alema, Bertinotti, Segni,
Amato, Montanelli, Bocca,
Biagi (1 miliardo e mezzo dal
contribuente): una bella e
maggioritaria fetta della Chiesa cattolica, le Adi... e altri
che forse dimentico.
Forse è proprio questo colossale accumulo di potenza
finanziaria, politica, economica, burocratica, sedicente
intellettuale e veramente in
grado di condizionare le idee
di milioni di elettori, ad avere
ragione, per carità. Non è
che l’accumulo e l’eterogeneità dei fini siano per forza
a torto. Ma mi dispiace, io
sto dall’altra. E forse non è
uno scandalo se da quest’altra parte c’è anche un imprenditore le cui aziende valgono meno della metà della
sola Fiat, molto meno delle
cooperative rosse, e che si
permette di non essere docilmente al servizio dei Cuccia
e degli Agnelli.
Il pericolo per la democrazia non mi pare sia chi lotta
contro i potenti coalizzati,
anche se un pochino di potenza eel’ha anche lui. Certo
piacerebbe a lor signori che
da questa parte non ci fosse-,
ro neanche più quelle poche
armi informative che abbiamo. Non si accontentano di
aver infiltrato anche nella Fininvest i vari Costanzo e
Curzi e di non cedere un millimetro di spazio alle opinioni altrui sui propri organi di
informazione (ancora una
volta «quello che è tuo è mio,
è quello che è mio è mio»).
Caro fratello Maurizio, noi
evangelici abbiamo tante responsabilità ma francamente
quella di non esserci esplicitamente aggiunti alla «gioiosa macchina da guerra» degli
Scalfaro, Scalfari e Montanelli, Agnelli, Cofferati e Borrelli,
Dini, Cuccia, D’Antoni, De
Benedetti, Pivetti e Bertinotti... C’è forse qualcos’altro
che dovrebbe «accendere la
consapevolezza» delle nostre
comunità, che se vit^ono, vivono della parola del Signore,
e non di quella del Padrone.
distretto e uno o forse più
rappresentanti della Ced, si
arriva a un totale di 17 o più
persone, convocate per «fare
il punto» sugli impegni contributivi presenti e futuri delle chiese del circuito alla cassa centrale.
Naturalmente, quando si
organizza una riunione così
importante, ogni aspetto deve essere curato nei minimi
particolari. Per esempio, si
apprende dalla lettera di
convocazione che la riunione inizierà alle ore 10,30 nei
locali della chiesa di Zurigo e
che occorrerà iscriversi per il
pranzo. Per fortuna il convocatore non si spinge fino a
stabilire il menù della giornata. Resta tuttavia un po’
diffìcile capire come a cotanto talento organizzativo che
si esprime in un impeccabile
burocratese sia potuto sfuggire di chiedere al Consiglio di
chiesa di Zurigo il permesso
di utilizzare i locali della Casa comunitaria.
Secondo fatto. Le nostre
piccole chiese d’emigrazione
hanno un bisogno urgente di
formare delle sorelle e dei
fratelli che siano in grado di
predicare, dato che nel circuito abbiamo solo due pastori e un candidato e ben
presto forse neanche quelli.
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COMUNICATO
®®Rfonnità di quanto prescritto dall’art. 3 del Decreto
agedel ifi ion£ « io iiffiHalp. ti. 14 dcl
ÌiciaT ® 1 editoria del 26 febbraio 1990 (uazzena ui
n. 48 del 27 febbraio 1996), si comunica chel’editore
ij_ ®tende pubblicare avvisi pubblicitari a pagamento o
*^■<1611 ®Iezioni della Camera dei deputati e del Senagiom \^®Pubblica per la cui votazione è fissata la
giom '■*‘''P^oooca per la cui votazione è fissata la data del
fo/i” , ®P*^Ie 1996, sui settimanali editi Riforma e L Eco
mi Valdesi.
L’editore
L’Acelis prima e il circuito
più tardi hanno registrato
questa esigenza e organizzano regolarmente dei corsi di
formazione. Orbene, da mesi
era stata stabilita e comunicata alle chiese la data del 24
marzo per un incontro da tenere a Zurigo e destinato alla
formazione dei predicafori
locali del 9“ circuito. Adesso
ci viene detto che dovrà essere annullato, perché coincide
con l’assemblea annuale
dell’Unione predicatori locali, cioè disavvertitamente dei
366 giorni di cui è composto
l’anno bisestile 1996 si è scelto proprio il giorno meno
adatto. Non è il caso di farne
un dramma, per carità. Sarebbe solo desiderabile che
in futuro a questa e altre dimenticanze, su cui è preferibile stendere un pudico velo,
si portasse davvero rimedio.
Questi fatti mi inducono a
tre brevi considerazioni. La
prima è presto detta: la Ced
sappia che è sempre benvenuta in mezzo a noi ma ricordi altresì che è tenuta, come
qualuhque altra persona o
gruppo che intende utilizzare
i locali della Casa comunitaria, a chiedere prima l’autorizzazione al Consiglio. Ciò
non soltanto per ovvi motivi
amministrativi o di buon gusto, ma anche e soprattutto
per 1,’ottima ragione che nel
nostro ordinamento le chiese
locali sono l’elemento ecclesiologico primario. La Ced
(come del resto qualunque
. altro organo esecutivo) è al
servizio delle chiese e noij,viceversa.
La seconda considerazione
meriterebbe ben altro approfondimento, ma detta nuda e cruda si può riassumere
così: non bisogna cedere
all’illusione che le riunioni
siano una panacea per risolvere ogni questione. È certo
encomiabile la volontà della
Ced di assicurare il livèllo
contrib\ftivo necessario alla
vita della chiesa. Ma è possibile che nell’epoca del fax e di
Internet per «fare il punto» di
una realtà modesta come
quella del 9° circuito si debbano mobilitare cosi tante
persone, quando sarebbe sufficiente un giro di telefonate
o, ancora più semplicemente,
farsi fornire i dati dal sovrintendente che ha ben chiaro il
quadro d’insieme? Inoltre, se
la Ced ritiene davvero indispensabile un incontro, perché invece di convocare una
riunione straordinaria non si
avvale della sede istituzionale
più adatta, ossia dell’Assemblea di circuito ordinaria,
prevista per l’il maggio, evitando così «strapazzose» e
costose trasferte? Insomma
nel suo zelo la Ced si è lasciata prendere un po’ troppo la
mano, dimenticando che la
quantità di riunioni va talvolta a scapito della qualità del
nostro lavoro in loco?
La terza considerazione è
questa: troppe iniziative interessanti e buone si accavallano nei programmi della nostra chiesa. Sarebbe auspicabile che prima di promuoverne delle nuove cercassimo di
saper se c’è già altro che è
stato proposto alla comune
attenzione.
Con franchezza e cordialità
fraterne
Emidio Campi - Zurigo
Ci manca
laYneditazione
di prima pagina
Leggiamo Riforma con
gioia fin dall’inizio. Ci sembra tuttavia un peccato che la
meditazione biblica della’prima pagina sia sparita. È stata
sostituita con «Bibbia e attualità», ma non è più la stessa cosà.
Anche a nome di mia moglie Paola e di mio padre, anch’essi attenti lettori di Riforma, vi preghiamo affinché la
meditazione biblica abbia di
nuovo spazio, poiché ha un
valore unico.
Heiner Blattmann
Winterthur
ta pace
nei programmi
I problemi oggi sono mondiali. Ciò richiede di mettere
al centro dei programmi la
politica estera. In effetti nei
programmi elettorali c’è poco
o nulla della politica estera di
paqe. In quest’ottica planetaria i problemi numero uno
sono quelli della giustizia internazionale, della pace e della salvaguardia del creato.
Devono essere promossi la
democratizzazione e il rafforzamento dell’Onu, la costruzione di un corpo di polizia
internazionale eliminando gli
eserciti, la preparazione e
l’invio di «caschi bianchi», la
nuova legge sull’obiezione di
coscienza, il sostegno preferenziale al volontariato inter-,
nazionale, tagli reali ed energici alle spese militari, un’opposizione netta e inflessibile
al nuovo modello di difesa del
predominio economico e
guerrafondaio dei paesi ricchi
sui paesi poveri, la riconciliazione, la convivenza e la difesa popolare nonviolenta, come avviene oggi nei Kossovo.
Alcuni parlamentari si sono
distinti per le battaglie politiche in favore di Questi punti:
occorre riconoscerli, premiarli e votarli. I candidati
impegnati nel movimento per
la pace e per la giustizia sono
poco amati dai quadri istituzionali e dai dirigenti dei partiti. Essi devono essere sostenuti dal popolo, adeguatamente informato dal mondo
pacifista a livello cittadino,
provinciale e regionale.
Siano benvenuti anche
nuovi candidati portatori di
una cultura giuridico-politica
di solidarietà e di pace. Si traduca in leggi chiare l’art. 11
del dettato costituzionale. La
Costituzione deve essere attuata più che cambiata.
p. Angelo Cavagna (Gavei),
Roberto Minervini (Loc), Fabio Giunti (Pax Christi), Silvano Tartarini (Ldu), Alessandro Colantonio (Mir)
Le innovazióni
non devono
stravolgere
Scrivo a proposito delle innovazioni recentemente apportate al giornale. Sono
sempre apprezzabili i tentativi di miglioramento, ma
confesso che mi mancano
molto le brevi riflessioni bibliche che apparivano in
fondo alia prima pagina. Interventi brevi ma estremamente densi e illuminanti
che mi hanno sempre dato
molto, permettendomi di entrare in contatto con varietà
di pensiero e spiritualità davvero sorprendenti. Peraltro
trovo valida la nuova veste
data alle meditcìzioni ora in
seconda pagina con le note
di approfondimento.
Poi un apprezzamento per
le voci che vedo levarsi sem
pre piu numerose in nome
del dialogo ecumenico; sono
d’accordo con chi si esprùne
per un dialogo che tenga
davvero conto delle proprie
identità senza puntare a un
pasticciato sincretismo religioso. Andiamo avanti quindi sorreggendo il nostro dialogo con una preghiera attiva
conffdando nella forza unificatrice dello Spirito Santo,
consci del fatto che nessuno
detiene (e mai deterrà) il monopolio della Verità.
Chi dalle varie parti delle
diverse barricate si ostina ad
arroccarsi sulle proprie posizioni, forse per una inconfessata paura di perdere qualcosa della propria identità tenga presente, come ben ci insegna l’episodio di Gamaliele
negli Atti, che nessuno potrà
mai fermare un’attività ispirata da Dio, nostro Padre. E
personalmente penso che
non ei sia nessun padre, nessun vero padre, che si compiaccia nel vedere i propri figli divisi.
Specialmente se questo avviene nel suo nome.
Giulio Fezzardini
Uboldo (Va)
Auguri al piccolo Federico
e felicitazioni ai genitori Luca
Natali e Marisa Deiara.
RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi coricherò
e in pace dormirò,
perché tu scio, o Eterno,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4,8
I familiari della cara
Celina Chambón ved. Baret
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che, in vario modo,
hanno partecipato al loro doloro.'
Un particolare ringraziamento
al dott. Pusineri e al reparto di
medicina dell’Ospedale civile di
Pinerolo, ai pastori Peyrot e Noftke e alla dott.ssa Taraselo per le
amorevoli cure prestate.
Pomaretto, 1“ marzo 1996
RINGRAZIAMENTO
«Sia che vegliamo,
sia che dormiamo,
viviamo insieme col Signore»
I Tess. 5,10
Il giorno 5 marzo 1996 è mancata
Franca Rinaldi in Comba
i Con profondo dolore lo annunciano il marito Aldo, il papà Nando, la mamma Elba, la sorella Lillina, cognate, cognati e nipoti.
Un sentito ringraziamento a
quanti hanno preso parte al loro
dolore, in particolare al personale
medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pollice, a
don Armando e ai pastori Rostagno e Mazzarella.
Torre Pellice, 15 marzo 1996
I
4 iltei
16
PAG. 12 RIFORMA
Incontro a Bruxelles dei rappresentanti delle chiese membro delI'Eeccs
Quale Europa vogliono le chiese protestanti?
Le chiese protestanti europee lamentano il fatto che il gruppo di riflessione
dell'Unione europea non abbia insistito di più sulla dimensione sociale
KEITH JENKINS
Rappresentanti di diverse chiese membro
della «Commissione ecumenica europea per chiesa e società» (Eeccs) si sono ritrovati a Bruxelles il 22 e 23 febbraio scorso per dibattere
sulla prossima Conferenza
intergovernativa deH’Unione
europea. Rivolgendosi ai partecipanti Arie Oostlander,
membro olandese del Parlamento europeo, si è raUegrato per l’interesse manifestato
dalle chiese e ha dichiarato
quanto sia importante che
esse si esprimano sulla riforma delle istituzioni europee.
I partecipanti alla consultazione, hanno chiesto che le
chiese diano un giudizio sui
cambiamenti da apportare
alle istituzioni delTUnione
europea nella misura in cui
tali cambiamenti contribuiscono alla giustizia, aUa pace
e alla riconciliazione, valori
che sono alla base deU’integrazione europea. Tali valori
sono altrettanto importanti
quanto queUo di garantire un
ftmzionamento efficace delle
istituzioni.
I partecipanti hanno lamentato che il gruppo di riflessione delTUnione europea, che ha preparato un
rapporto in vista della Conferenza intergovernativa, non
abbia insistito maggiorinente
sulla dimensione sociale e si
sia principalmentè interessato alla questione della competitività. Essi hanno chiesto
misure più importanti su
Le chiese europee si preoccupano deiia povertà e deil’esciusione
questo punto che, per via
della disoccupazione e dell’
esclusione sociale, costituisce una forte preoccupazione
per tutti i cittadini europei.
La dimensione sociale dovrebbe essere parte integrante del Trattato per tutti gli
stati membro e non essere ridotta a un protocollo per_14
di essi.
Un altro oratore, Daniel
Calleja, capo di gabinetto del
Commissario europeo Oreja,
ha segnalato che la Commissione europea inviterà la
Conferenza intergovernativa
ad esaminare come ampliare
e nel contempo approfondire
l’Unione. I partecipanti hanno appoggiato Tauspicio di
un ampliamento, in particolare per quanto riguarda i
paesi dell’Europa centrale e
orientale, ma essi ritengono
La Chiesa ortodossa in aiuto
dei bambini della strada
Sei anni dopo la drammatica notizia che migliaia di
bambini romeni erano abbandonati, le organizzazioni
umanitarie continuano ad essere «sommerse» dal numero
dei bambini senza casa in
quel paese. Il grido d’allarme
è stato lanciato da Elena Demofedeceu, portavoce dell’
Associazione Sari Stelian, collegata alla Chiesa ortodossa,
in occasione dell’inaugurazione, da parte delle chiese
romene, del primo Centro a
tempo pieno di cure per i
bambini di strada a Bucarest.
Sotto il regime comunista
il vagabondaggio era illegale,
e i bambini senza casa venivano rinchiusi in orfanotrofi
statali male attrezzati. Secondo un rapporto pubblicato
dal ministero della Sanità romeno, la sovrappopolazione
negli orfanotrofi ha nuovamente raggiunto i livelli del
1989, dopo essere calata temporaneamente con il miglioramento delle procedure di
adozione e la legalizzazione
dell’aborto. Proprio in Romania si registra attualmente il
maggior numero di aborti in
Europa: oltre 1,2 milioni Tanno a fronte di 500.000 nascite, su una popolazione di 24
milioni di abitanti.
Nel 1994, 1.888 neonati sono stati abbandonati nelle
maternità, di solito da madri
che dichiaravano di essere
troppe povere per allevarli. Ci
sono almeno 100.000 giovani
sotto i 18 anni ancora ricoverati negli istituti statali, precisa il rapporto. D’altra parte, il
paese manca ancora di personale qualificato per occuparsi
dei bambini non desiderati.
Per la Demofedeceu le stati
che questo ampliamento richieda preliminarmente un
approfondimento delTÙnione. Nonostante questa tensione tra ampliamento e approfondimento, è possibile
trovare un.giusto equilibrio
consentendo ai vari paesi di
associarsi alle varie componenti delTUnione secondo il
proprio ritmo, a condizione
di mantenere un obiettivo
comune e istituzioni comuni.
In vista di garantire la democrazia, la trasparenza e il
rafforzamento della Corte europea di Giustizia, i partecipanti hanno chiesto di andare verso una politica estera e
di sicurezza comune, e verso
una cooperazione in materia
di giustizia e di affari interni
integrate alle strutture comunitarie, anziché considerarle
come campi relativi alla coo
perazione tra i governi. Può
darsi che questo non sia realizzabile nell’immediato, ma
occorrerebbe adottare misure concrete in questo senso.
Per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e proteggere la diversità alTinterno
degli stati membro, è importante mettere maggiormente
in atto i principi di sovranità
condivisa e di sussidiarietà
(presa di decisione al livello
più adatto e il più vicino possibile al cittadino).
Elmar Brok, parlamentare
tedesco e membro del gruppo
di riflessione delTUnione europea, ha dichiarato ai partecipanti che i cinque prossimi
anni saranno decisivi per verificare se l’Unione europea
ha realmente creato un ordine di pace e di giustizia, o se è
tornata agli egoismi nazionali
che hanno dominato l’Europa nel corso dei secoli passati. Pascal Héctor, primo segretario alla rappresentazione permanente tedesca presso l’Unione europea, ha posto l’accento sul fatto che la
Conferenza intergovernativa
fa parte di un processo di integrazione in corso e non rappresenta un fatto isolato.
In conclusione Keith Jenkins, segretario generale delTEeccs, ha esortato i partecipanti ad incitare le loro chiese a seguire insieme ai loro
governi e Parlamenti nazionali le questioni relative alla
Conferenza intergovernativa
e ad incoraggiare un ampio
dibattito pubblico su queste
questioni. (hip)
IMI®
Aperto un Centro di cure a Bucarest
stiche ufficiali, che indicano
che vi sono 2.000 bambini
senza casa a Bucarest e 8.000
nel resto del paese, sono molto al di sotto della realtà.
Il Centro medico della
Chiesa ortodossa, che ha appena accolto i suoi dodici primi bambini, è gestito dall’Associazione San Stelian, e riceve fondi da Aid-Rom, agenzia
ecumenica di aiuto umanitario finanziata dalle chiese ortodosse, riformate e luterane.
Consacrato il 12 febbraio
scorso dal prete ortodosso
Constantin Cornitescu, il
nuovo Centro verrà forse ampliato e ospiterà un foyer per
30 bambini della strada e altri
servizi. L’Associazione, che
ha firmato un accordo di cooperazione con dodici opere di
beneficenza occidentali, tra
cui 'Save thè Children, nel
marzo 1995, distribuisce anche pasti ai bambini abbandonati in oltre venti luoghi di
Bucarest. Elena Demofedeceu ha sottolineato che TAssociazione non riceve alcun
aiuto finanziario dal governo,
il quale Tautorizzà però a lanciare appelli alla radio e alla
televisione per reperire fondi.
«Speriamo che una maggiore
collaborazione con donatori
stranieri ci aiuterà a sormontare la situazione. Ma questo
esigerà uno sviluppo importante dei nostri programmi
attuali», ha dichiaratola Demofedeceu. La Chiesa ortodossa, alla quale aderisce
T87% della popolazione, conta 65 cappellani a tempo pieno negli orfanotrofi, e oltre
200 preti che esercitano il loro ministerio negli ospedali,
nelle carceri e nelle case per
anziani dello stato, (spp/eni)
Istituto di etica sociale di Losanna
^eredità del pietismo nella
emancipazione delle donne
«Capire la disuguaglianza»
è il titolo di un recente quaderno pubblicato dall’Istituto
di etica sociale della Federazione delle chiese protestanti
della Svizzera. Il quaderno,
dedicato alla questione femminile, presenta tre relazioni
presentate in occasione di un
colloquio organizzato all’
Università di Losanna sul tema: «La religione: un freno
all’uguaglianza?».
Il femminismo protestante
nella Svìzzera romanda deve
molto al movimento del Risveglio e al cristianesimo sociale delT800 e dell’inizio del
’900, ricorda Anne-Marie
Käppell, dottore in storia.
NelT800, l’unico spazio pubblico consentito aUe donne è
quello della chiesa, sempre
più disertato dagli uomini
che si occupano maggiormente di politica, entrando
così in una specie di «religione civica».
Due campi privilegiati favoriranno l’inizio dell’emancipazione delle donne: l’educazione e le opere filantropiche. Infatti è sotto Timpulso
dei movimenti pietisti del
’700 che si aprono a Ginevra,
Neuchâtel e Losanna i primi
pensionati e scuole femminili. Il teologo Alexandre Vinet
ne fu uno dei promotori.
Questi istituti diedero un
grande rilievo all’istruzione
religiosa ma favorirono anche Temergere di idee sociali
e femministe.
Molte opere filantropiche
femminili trovano la loro origine nel movimento religioso
del Risveglio. Le pioniere del
femminismo romando, in
particolare la pedagoga Emma Pieczynska-Reichenbach
o la filantropa Emilie de Morsier-Naville, si sono impegnate a fondo nella battaglia
portata avanti dall’inglese Josephine Butler: l’abolizione
della prostituzione regolamentata. La Butler scelse Ginevra per fondare nel 1875 la
Federazione abolizionista internazionale.
Se le donne del Risveglio
mettono le loro forze al servizio delle comunità religiose,
le donne del cristianesimo
sociale si impegnano più fortemente in campo politico.
In Svizzera come in Francia,
il movimento cristiano sociale è un eredità del pietismo.
Per la liberazione della «donna schiava», ossia della prostituta, simbolo di asservimento economico, cristiani
sociali e abolizionisti si alleano, battendosi per l’unità
morale dei due sessi.
All’inizio del ’900 l’educazione rimane il cavallo di battaglia delle pioniere del femminismo. Emilie Gourd ccea
nel 1912 il giornale, Donne
svizzere che giocherà un ruolo decisivo nel campo della
formazione e della promozióne delle donne, come ricorda Martine Chaponnière,
dottore in Scienze delTedu
cazione.
Il contributo di Françoise
Messant-Laurent, professore
di sociologia all’Università di
Losanna, conclude questo
quaderno dedicato all’uguaglianza. Il giudizio della sociologa è amaro: ogni volta
che vengono fatti degli sforzi
per rompere la segregazione
orizzontale o verticale, la società mette in moto nuovi
meccanismi che ricreano le
divisioni tra i sessi. (spp)
VENERDÌ 15 MARZO
Si sono incontrate a Vincennes
Il futuro dell'Africa
è nelle mani delle donne
JACQUELINE BABUT
CHE cosa sappiamo degli
uomini e delle donne
africane che si trovano in
Francia e che incontriamo
nelle nostre chiese? Certo, i
media protestanti ci informano sulle chiese in Africa. Ma
anche se abbiamo qualche
idea sulle condizioni di vita
laggiù, l’Africa rimane spesso
un’entità senza sfumature.
Sabato 10 febbraio, nei locali della chiesa riformata di
Vincennes (Val-de-Marne)
alcune donne africane hanno
alzato il velo per noi parlandoci del loro paese e dei problemi economici che hanno
dure ripercusssioni sulla vita
delle donne. «Donne africane
di qui di fronte ai problemi di
laggiù», era questo il tema di
quella giornata di testimonianze e di scambi.
L’incontro è nato dall’ultimo colloquio del Gruppo Orsay: «Non c’è più ragione di
sperare oggi?», che si è svolto
a Orsay (Essone) il 1“ e il 18
febbraio scorso. Proseguendo
nella sua riflessione sulle teologie femministe, il Gruppo
Orsay aveva invitato una teologa africana, Liz Vibila, dello
Zaire, che sta terminando la
sua tesi ad Amburgo su «Dualità uomo e donna. Sfide teologiche per una chiesa di reciprocità nello Zaire». Diverse
donne presenti hanno manifestato il desiderio di proseguire la riflessione. A proporre questa giornata è stato
dunque un gruppo di donne
africane e di donne francesi
della regione parigina. (...)
Con la testimonianza di tre
partecipanti, siamo stati posti
subito di fronte alle realtà
economiche che stanno vivendo le donne laggiù. Su di
esse ricade il compito di
provvedere ai bisogni della
loro famiglia. Sono dunque
loro, ha detto Yvette Aklé, ad
essere le prime colpite dalla
crisi economica del loro paese. Ha parlato del Togo e del
Benin che essa considera come «cugini primi». Laggiù, il
commercio è una questione
di famiglia che si basa sul coraggio delle donne. Il mercato è un affare di donne. E se il
commercio è la via dell’indipendenza, per loro è anche
quella del rischio. Così, le cristiane colte diventate quadri
sono spesso costrette ad abbandonare il loro posto di lavoro e si ritrovano a fianco
delle loro concittadine analfabete sulla piazza del mercato. La crisi economica, aggravata dalla svalutazione del
franco Cfa, rende più difficile
la vita quotidiana.
In Camerún, ha detto Catherine Djomby, la situazione
non è più rosea. Ha citato
l’esempio di Maria Teresa,
una donna di 40 anni che vive in città: è maestra, ma non
viene più pagata; è stata costretta a riconvertirsi. È diventata tinteggiatrice per assicurare l’avvenire dei suoi.
Bernadette, donna di campagna, non riesce più a nutrire
la propria famiglia: insieme a
suo marito, modesto panieraio, ha tirato su una piccola
impresa. In città, più ancora
che in campagna, la vita è
molto difficile; i prodotti importati hanno creato nuovi
bisogni ma la svalutazione li
ha resi inaccessibili. Per le
donne, la svalutazione si fa
duramente sentire.
Nel Ruanda, la condizione
delle donne è molto diversa;
l’attività economica è nelle
mani degli uomini; la donna
aiuta suo marito ma non
prende iniziative. Oggi, dopo
i massacri che hanno colpito
soprattutto gli uomini, oltre il
70% della popolazione e femminile. La responsabilità economica della famiglia è or
mai a carico delle donne,
stono soluzioni a queste
tuazioni apparentemente
sperate? Alcune risposte sor^
state date a titolo di esem|
Delle donne stanno lottam
laggiù e, insieme a loro, al)
lottaño qui. Da tempo esisto^
no le «tontines», sorta di bauche cooperative create daÙe
donne. Questo tipo di aiuto si
sviluppa a volte con l’aiuto'
dello stato, come ha detto Ju,
henne Napon, del Burkina
Faso, autrice di una tesi s'^
«sistema di finanziamento
dei micro-progetti delle don,
ne nel Burkina». Ci sono circi
70 associazioni femminili in]
quel paese che devono impi
rare a lavorare in collabora,
zione. Charlie Lukala ha par
lato della situazione nell
Zaire dove tocca alle donne a]
far sopravvivere la popolazio;
ne, dato che gli uomini noi
hanno più lavoro e quindi
nessun salario.
La Chiesa del Cristo neUi
Zaire ha una Federazione!
delle donne protestanti chli
opera nei campi delTalfabe
tizzazione, dello studio bibli-’
co e dei lavori manuali. Maria Teresa Abéla, residente in
Francia, ha parlato di un modesto bollettino, «Contadine
africane» che viene redatto
da coltivatrici africane che]
raccontano le loro esperienza
di lavoro e le loro applicazio-j
ni tecnologiche. Il bollettinoj
viene impaginato in Francif
e poi spedito laggiù. Infine ii
pastore Yo Ludwig, membrpj
del Comitato della Scod (So,
cietà cooperativa ecumenici
per lo sviluppo), ha dato in|
formazioni su questa coopfì
rativa.
Bisogna evitare di avetf
una visione monolitica deW
donna africana: in Franctf|
come in Africa, c’è tutto uii
ventaglio che va dalle donne,
universitarie alle donne anaffabete. Le donne di qui man, j
tengono legami con il loro
paese di origine. Esse contribuiscono qui alla vita di 1^giù: non si può parlare delle
donne di qui senza pensare ]
alle donne di laggiù, e viceversa. All’incontro, le donnei
giunte dall’Africa hanno
nifestato il desiderio di ritto- j
varsi di nuovo per riflettérel
sui problemi ai quali sono
confrontate in Francia: Taifa;
betizzazione delle donne qui,
il problema del bambini sradicati dal loro paese di origne e confrontati con una sco
larizzazione francese: la responsabilità nei confronti dei
concittadini rimasti laggiù.
L’incontro si è poi allargato: il pastore Ka Mana ha af-|
fermato che la forza reale]
delle chiese delTAfrica sta m
movimenti di donne che pu-j
re non hanno ancora accesi
alle decisioni nella vita dett
chiesa. Spetterà probabil'
mente alle giovani teologhi]
come Liz Vibila riuscire a dare forza e coraggio alle donn®j
per ottenere che esse parte^i
pino alle responsabilità neW
loro chiese e nella società. Gf|
stereotipi maschile e femn>j’
nile hanno la vita dura. AVÇ“'
te, essi sono stati introdotti"
rafforzati dalTapporto oCd'
dentale cristiano. Oggi*,”
“Africa ci sono molti mo''/'
menti che lavorano per**
causa delle donne e per la
struzione della nuova
Occorrono reti internazioni^
che riflettano su questi pf®
blemi. Come esempio, il F
store Mana ha citato le rei"
zioni positive tra donne m“’
sulmane e donne cristian^
nel Sehegal. La giornata d.
conclusa con una serie ,
informazioni sulla Confer^
za dell’Onu sulle donne a T
chino. La violenza e la r;
vertà di cui si è parlato a
Pe
chino colpisce duramen^.^
donne africane. ^
'TA
une
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fai dis
iiarar
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opola
ecolo.
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