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in rete
SETTIMANALE PELLE CHIESE E
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - RIiale
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Tonno CMF Nora
Anno Vili - numero 32 - 25 agosto 2000
^^^SPIRITUALITÀI
l'incontro fra Gesù e Piloto
di PAOLO RICCA
Lire 2000 - Euro 1,03
■ECO DELLE VALLIHH
La Rassegna dell'arUgianato
di DAVIDE ROSSO e MASSIMO CNONE
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
PURI E IMPURI
«Voi sapete come non sia lecito a un
giudeo aver relazioni con uno straniero, ma Dio mi ha mostrato che non
debbo chiamare alcun uomo impuro o
contaminato»
Atti 10, 28
Pietro spiega, fra il paternalistico e l’impacciato, di essere stato
costretto dallo Spirito a fare visita al
pagano Cornelio. L’apostolo ha dovuto comprendere che la morte e la
risurrezione di Gesù hanno reso
l’amore di Dio fruibile ad ogni creatura, e che le vecchie distinzioni sono superate. Pietro fa fatica a liberare l’Evangelo di Gesù da una visione
legalistica del rapporto con Dio. A
ben vedere, siamo soltanto all’inizio
di quella visione, centrata più sulla
chiesa che sul Cristo, che ha segnato
per secoli la testimonianza e la missione delle chiese. Oggi, forse, questo
pesa su di noi come un complesso di
colpa dal quale non è facile liberarci,
e che contribuisce a rendere problematico il dialogo interreligioso, e a
volte inquietanti le diverse forme in
cui vediamo «inculturarsi» l’Evangelo. Riusciranno mai le chiese a rendere una testimonianza schietta e coraggiosa, senza cadere nei lacci
dell’integralismo?
Facciamo qualche altra osservazione. Cornelio è definito un
«timorato di Dio- (v. 2), e gode di
una indiscussa buona reputazione.
Questo non rende superflua la predicazione. Cristo va comunque annunciato, anche ai tanti buoni Cornelio
che conosciamo, perché sappiano
anch’essi che la vita eterna è, in ultima analisi, un dono di Dio. E va annunciato anche a coloro per i quali
pensiamo sia inutile o sprecato, come ai tanti che con cinismo o con
crudeltà giocano con i sentimenti e
con la dignità altrui, o si rendono arbitri della loro vita e della loro morte. Possono esserci dei cuori chiusi
all’amore di Dio, ma l’amore di Dio
non si lascia fermare da nessuna
chiusura. Nella sua opera missionaria, la chiesa non è protagonista. Lo
Spirito, del Signore l’accompagna,
anzi la precede nelle situazioni più
problematiche e nei luoghi più impervi, Così, la chiesa sa che non è lei
a «produrre» conversioni. Può solo
prenderne atto, e «non negare l’acqua» a chi, indipendentemente dalla
sua opera e dalla sua parola, «ha già
ricevuto lo Spirito» (v. 47).
Ma «concedere l’acqua» significa, appunto, riconoscere che
da Dio è stato concesso lo Spirito e
rallegrarsene. Non significa imporre
un marchio di aggregazione o, peg§io, di sottomissione. L’acqua del
battesimo non è un attestato di
conformità, un «nulla osta» per far
■'parte della chiesa. Conosciamo una
éhiesa che tende a ridurre tutti e ciascuno conformi alla propria imma8'ne. Da morti, se non ci è riuscita
da vivi (ricordiamo l’atteggiamento
cattolico verso un grande attore recentemente scomparso). Che cosa ha
dato una spinta alla misericordia? il
censo? la notorietà? il fatto che non
potesse annoverarlo tra gli omosessuali? Mi pare che non ci possa essere conversione di Cornelio che
non postuli anche una conversione
di Pietro. La chiesa non può essere
luogo di accoglienza né testimone efficace se non accetta di mettersi con.iuiuamente in gioqp.
Salvatore Ricciardi
Istituito in Germania un Fondo per indennizzare i lavoratori forzati del nazismo
Gli schiavi di Hitier
Allo violEnzo 6 oll'odio ontisEmito e XEnofobo dEll EStrEmo dEStio tEdEsco si
contrapponE il riconoscimEnto concrEto dEllE vittimE. Il ruolo doi protEstanti
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GIUSEPPE PLATONE
DALLa riunificazione della grande Germania (1989) a oggi, le
vittime della violenza di estrema destra superano le cento persone. Le
ultime sono quelle del recente attentato di Düsseldorf (dieci feriti in gravi condizioni). Tutti profughi russi,
sei di loro sono ebrei. È vero che il
fenomeno delle scorribande degli
«skinheads» (crani rasati) non è soltanto un fenomeno urbano tedesco
però il violento rigurgito nazista di
queste settimane acquista, anche
per ragioni storiche, un rilievo drammatico. I partiti politici, a cominciare da quello socialista, che in questi
anni hanno tentato di minimizzare il
fenomeno ne prendono ora le distanze, specie dopo Lappefio del mi
nistro Joschka Fischer che parla di
«tolleranza zero nei confronti degli
estremisti di destra». Il problema è
quello di stabilire se sia possibile
mettere fuori legge il Partito nazional democratico tedesco (Ndp), vera
e propria formazione hitleriana che
raccoglie adesioni soprattutto tra i
giovani. Messo fuori legge negli Anni
Sessanta, è risorto quattro anni fa
più grintoso che mai, superando in
alcune regioni la soglia del 5%. Tuttavia eliminarlo dalla scena politica
tedesca significherebbe promuoverlo pericolosamente come martire.
Preoccupata della situazione del
crescente antisemitismo è anche la
QQjvmnita ebraica tedesca che, annientata dal nazismo, si è ricostituita
in questo cinquantennio raggiungendo, grazie anche alle immigrazio
ni dalla Russia, il traguardo ragguardevole delle 85.000 persone; ma non
pochi ebrei, oggi, lascerebbero la
Germania che sembra non accettare
sino in fondo la presenza di una significativa presenza ebraica. La
bomba molotov contro la sinagoga
di Erfurt in aprile, le svastiche sul
monumento agli ebrei berlinesi e
tanti altri segni rinfocolano un antisemitismo mai spento.
A questa cappa di odio e violenza
hanno reagito molti tedeschi con varie dimostrazioni, come quella del 5
agosto nella Ruhr dove 2.000 persone
hanno dimostrato contro l’ondata
xenofoba. Due giorni prima a Eisenach squadre di naziskin avevano inscenato una caccia all’uomo nei con
Mostra sulla Bibbia
Dalla stampa
al computer
È aperta fino al 25 ottobre la prestigiosa mostra su «La Parola che
cambia il mondo: La Bibbia dalla
I stampa al computer», allestita a Roma presso il Teatro dei Dioscuri dalla Società biblica in Italia. Fra le numerose Bibbie esposte vi sono alcune storiche versioni, come la prima
Bibbia in italiano tradotta dal monaco veneziano Nicolò Malermi
nell’edizione del 1471 (da Rovigo) e
del 1483 (da Cambridge) , Vi è inoltre
la «classica» versione dei protestanti
italiani; ia Bibbia del Diodati nella
prima edizione del 1607 (da Bergamo) e nella seconda edizione del
I 1641 (dalla Biblioteca della Facoltà
valdese di teologia di Roma). La Bibbia, o parte di essa, oggi è tradotta in
' 2.300 lingue; nel 1999 sono stati diffusi 600 milioni di volumi. (nev)
1 Stati Uniti
Un film su
Bonhoeffer
Il film americano «Bonhoeffer, an
agent of Grace», ha ottenuto un grosso successo di pubblico. L Associazione di aiuto per i luterani (Aal) ha
lanciato, prodotto e finanziato il film
che è stato trasmesso per la prima
volta il 15 giugno su una rete televisiva pubblica con una audience di 4
milioni di telespettatori. Il film è presentato come la storia «di un teologo
cristiano che ha dato la propria vita
per salvare il popolo ebraico e che si è
opposto alla propria chiesa e all'appoggio dato da questa a Hitler». Dennis Clauss, responsabile del rapporti
con le chiese dell’Aal, ha detto; «Il nostro scopo (...) era di presentare ai telespettatori la storia di un cristiano
contemporaneo che viveva in accordo con la propria fede in uno dei periodi più bui del XX secolo». (eni)
Valli valdesi
Aperti Sinodo
e Assemblea
Con un invito a riconsiderare la
chiamata che Dio ci rivolge pronunciato dal pastore Franco Giamplccoli
nel corso del sermone inaugurale, si
sono aperti al Palazzo del ghiaccio di
Torre Pellice il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste e l’Assemblea generale dell’Unione delle chiese battiste italiane. La liturgia del culto inaugurale è stata tenuta dalla pastora Lidia Giorgi. Una parte importante dei
lavori si effettuerrà in seduta comune. Durante il culto sono stati consacrati i pastori valdesi Maurizio Abbà e
Stefano Mercurio ed è stata presentata la diacona Paola Reggiani; sono
stati inoltre presentati pastori e diaconi italiani e provenienti da chiese
estere che serviranno le chiese bmv.
REGOLE PER
LA CLONAZIONE
Su La Stampa Tuttoscienze del 25
marzo 1997, dopo il primo esperimento di clonazione su un mammifero, lo
psicologo Aldo Carotenuto esprimeva
già la perplessità che abbiamo tutti
davanti alla clonazione ma, nello stesso tempo, ammetteva che non si può
fermare la scienza. Oggi si progetta la
clonazione degli esseri umani con l’autorizzazione del governo inglese. Sperimentare la clonazione, vuol dire
creare delle copie. Vengono i brividi
solo a pensare che si possa creare la
copia di una persona. Che cosa è successo? il governo inglese è succube dei
peggiori scienziati? ha in mente di
stravolgere la vita sulla terra? fabbricherà persone-robot a scopo sperimentale o per fare la guerra?
Sicuramente niente di tutto questo
avverrà, perché la clonazione non vuol
dire creare copie delle persone, ma studiare come si riproducono le nostre
cellule e soprattutto come si differenziano. Le cellule del nostro corpo hanno tutte una specialità: all’inizio possono diventare qualsiasi parte del corpo;
successivamente si specializzano e ciascuna diventerà un tessuto con la sua
specifica funzione. Tutto è programmato per questo scopo: dall’indifferenziato si passa al differenziato; da uno
stato si passa a una funzione. Il corpo è
fatto di diversi organi che si sono sviluppati a partire da una cellula: clonare
vuol dire riprodurre questa differenziazione per poter capire come avviene.
Nessuno può dire se questi esperimenti
riusciranno o come si modificheranno
cammin facendo. Per adesso sogniamo
la possibilità di trapiantare un rene
nuovo al posto di un rene vecchio,
prendendolo non più da donatori, ma
facendolo lentamente crescere a partire da una nostra cellula. Fantascienza?
Può darsi che non sia affatto così. Non
possiamo in nessun modo fermarci sulla strada della conoscenza.
C’è ovviamente chi teme che in
qualche modo si creino copie di esseri
umani e in questo modo si metta in
pericolo l’unicità della persona umana, ma questo è impossibile e non bisogna lasciarsi influenzare dal cinema.
Nessuna persona umana può essere
clonata, perché non è possibile riprodurre la persona come persona. Ognuna è unica e irripetibile. Il problema è
invece questo: se sia lecito moralmente fabbricare qualcosa per farlo servire
agli esperimenti, quando questo qualcosa, per servire, deve assomigliare
molto da vicino a ciò che noi siamo nei
primi istanti di vita. Ci chiediamo cioè
se sia giusto fabbricare qualche cosa
che ci è cosi vicino e se sia lecito rendere «cosa» quello che normalmente è
specie umana, sia pure allo scopo di
fare esperimenti benefici per l’umanità. Su questo punto si biforcano le
opinioni delle persone autorevoli.
La soluzione non è facile da dare. Se
si guarda alla storia della scienza, è
possibile anche moralmente una prudente apertura. Le gravi colpe dell’umanità non sono creare organismi simili all’uomo per poterli studiare, ma
sembrano ben altre. Anche in questo
caso si cola il moscerino e si in^iiotte
il cammello. Lasciamo dunque che gli
esperimenti si compiano. Giustamente, tuttavia, il governo inglese propone
di sottoporli a una stretta disciplina.
Bisognerà conoscere le norme e seguire da vicino che cosa, sostanzialmente,
è permesso e che cosa resta vietato.
Segue a pag. 7 I Sergio Rosts^no
Segue a pag. 6
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
VENERDÌ 25 AGOSTO v ^/fnERDÌ 25
«Beati i
misericordiosi,
perché troveranno
misericordia»
(Matteo 5, 7)
Perciò il regno dei
cieli è simile a un re
che volle fare i conti
con i suoi servi.
^‘‘Avendo cominciato
a fare i conti, gli fu
presentato uno che
era debitore di
diecimila talenti.
poiché quello
non aveva i mezzi
per pagare, il suo
signore comandò
che fosse venduto lui
con la moglie e i figli
e tutto quanto
aveva, e che il debito
fosse pagato.
Perciò il servo,
gettatosi a terra, gli
si prostrò davanti,
dicendo: “Abbi
pazienza con me
e ti pagherò tutto”.
^Ul signore di quel
servo, mosso a
compassione, lo
lasciò andare e gli
condonò il debito.
^^Ma quel servo.
uscito, trovò uno
dei suoi conservi
che gli doveva cento
denari; e,
afferratolo,
10 strangolava,
dicendo: “Paga
quello che devi!”.
^^Perciò il conservo,
gettatosi a terra, lo
pregava dicendo:
“Abbi pazienza con
me, e ti pagherò”.
^Ma l’altro non
volle; anzi andò e lo
fece imprigionare,
finché avesse pagato
11 debito.
^'Isuoi conservi,
veduto il fatto,
ne furono molto
rattristati e
andarono a riferire
al loro signore tutto
l’accaduto.
Allora il suo
signore lo chiamò a
sé e gli disse: “Servo
malvagio, io ti ho
condonato tutto
quel debito, perché
tu me ne supplicasti;
^^non dovevi anche
tu aver pietà del tuo
conservo, come io ho
avuto pietà di te?”.
il suo signore,
adirato, lo diede in
mano degli aguzzini
fino a quando non
avesse pagato tutto
quello che gli
doveva.
^^Così vi farà anche
il Padre mio celeste,
se ognuno di voi non
perdona di cuore al
proprio fratello»
(Matteo 18, 23-35)
«BEATI I MISERICORDIOSI...»
Gesù invita ad impostare la vita della chiesa secondo un'ottica e una dinamica
particolare: nessuno è sopra gli altri nessuno ha solo «crediti» o solo «debiti»
GREGORIO PLESCAN
La parola «misericordia» si
trova spesso nella Bibbia (13
volte nell’Antico Testamento e
ben 31 volte nel Nuovo). È quasi
sempre riferita a Dio e ii fatto
che anche altre culture religiose
orientali si esprimano cosi (per
esempio l’Islam: «Allah misericordioso...») fa pensare che sia
un carattere specifico del modo
di parlare di Dio di quella zona.
Significa compatire, avere e ottenere pietà, aiutare chi è disperato. La Bibbia offre molti esempi di quello che intende con ciò:
«Il Signore, il tuo Dio, è un Dio
misericordioso: egli non ti abbandonerà e non ti distruggerà,
non dimenticherà il patto che
giurò ai tuoi padri». (Deuteronomio 4,31).
La misericordia di Dio
per il suo popolo
DIO ha misericordia del suo
popolo (alla quale talvolta
potremmo accostare la parola
«nonostante») e invita il suo popolo ad averne altrettanta. «Essere misericordiosi» è un titolo divino che si trasforma in un impegno etico, sia per l’Antico Testamento sia per i primi cristiani: il
profeta Osea (12, 6) afferma: «Tu,
dunque, torna al tuo Dio, pratica
la misericordia e la giustizia, e
spera sempre nel tuo Dio» e le
Didaké (4, 8-9), testo cristiano
della prima metà del II secolo, gli
fa eco dicendo: «Sii magnanimo,
misericordioso, senza malizia,
pacifico, buono e sempre timoroso per le parole che hai udito.
Non esalterai te stesso, non in
Preghiamo
Gesù di Nazaret,
Tu che eri solito prendere posto nella sinagoga
al sabato
Ispira con la tua presenza la vita di ogni chiesa,
in ogni luogo del mondo
Così che ogni comunità sia come la città posta
sopra il monte
li luogo dove si ricorda quello che hai domandato,
culto e servizio
Il trampolino per la preghiera e la cura reciproca
Il posto in cui troviamo l’amore condivìso
La fonte della gioia e della consolazione
Il pungolo che ci stimola all’azione
Per tutti quelli che vi si riuniscono.
Amen
fonderai troppo ardire nel tuo
animo; né l’animo tuo si accompagnerà con i superbi, ma andrà
insieme ai giusti e agli umili».
Una domanda nasce spontanea:
«Verso chi?». Infatti la misericordia può essere un sentimento
ambiguo: compassionevole, ma
che denota anche un certo senso di superiorità.
L’approccio di Cristo alla misericordia invece ci invita a riconoscere il fatto che questo
modo di essere, se autenticamente cristiano, deve essere reciproco: non la misericordia del
«superiore» verso l’inferiore, ma
piuttosto quella di chi «dà» perché sa di aver bisogno (i misericordiosi che trovano misericordia). Parailelamente all’essere
misericordiosi, ci viene detto
che si deve «sperare di trovare
misericordia». Come? Questa
domanda si avvicina molto al tema della giustizia, giustificazione e perdono così come lo intende Gesù. Il Nuovo Testamento presenta una serie di parabole e immagini che ci fanno capire in quale ambito mentale ci si
muove. Le persone non possono
mai essere giuste, né possono
mai diventarlo da sole. Questa è
la provocatoria e dura affermazione di Gesù.
Qualsiasi altra ipotesi è arrogante autoconsolazione. Due
uomini salirono al tempio per
pregare; uno era fariseo, e l’altro
pubblicano. Il fariseo, stando in
piedi, pregava così dentro di sé:
«O Dio, ti ringrazio che io non
sono come gli altri uomini, ladri,
ingiusti, adulteri; neppure come
questo pubblicano. Io digiuno
due volte la settimana; pago la
decima su tutto quello che possiedo». Ma il pubblicano se ne
stava a distanza e non osava
neppure alzare gli occhi al cielo;
ma si batteva il petto, dicendo:
«O Dio, abbi pietà di me, peccatore!». «Io vi dico che questo
tornò a casa sua giustificato,
piuttosto che quello; perché
chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato» (Luca 18,10-14).
st’ottica. La frase «Beati i misericordiosi» si avvicina a un’altra,
più famosa: «rimettici i nostri
debiti». L’accostamento c’è perché entrambe le frasi implicano
una reciprocità (perché avranno
misericordia, come noi li rimettiamo ai nostri debitori). Questo
collegamento ci riporta a ciò che
si può dire rispetto ai debiti, al
perdono e alla misericordia reciproca: essere misericordiosi, rimettere i debiti, è l’esortazione
di Gesù ad avere rapporti di un
certo tipo tra di noi (speculari a
quelli che Dio ha con noi e che
noi vogliamo che abbia), scoprendo che nelle occasioni di
credito-debito tra persone le risposte positive possibili possono
essere molte e hanno bisogno di
un atteggiamento elastico.
mento porterà a dei cambiamenti nel modo di pensare altrui e
avrà dei rapporti umani migliori.
L'immagine della chiesa
secondo Gesù
Rimettici i nostri debiti...
E in questo senso che è «beato-felice» chi è un misericordioso che si rende conto di aver
bisogno di misericordia, un peccatore perdonato e di conseguenza vive resistenza in que
GESÙ invita ad impostare la
vita della chiesa secondo
un’ottica e una dinamica particolare e specifica: nessuno è sopra gli altri (nessuno ha solo crediti o solo debiti), non è possibile pensare a una chiesa in cui
qualcuno è perfetto e qualcuno
è imperfetto. Il modo in cui noi
ci impostiamo i nostri rapporti
con Dio è speculare a quello con
cui li impostiamo con gli altri e
viceversa. Questo approccio ai
rapporti nella chiesa è fondamentale ma difficile da mettere
in pratica: generalmente succede esattamente l’opposto.
Effettivamente, se si portano
alla mente le occasioni di conflitto che sono presenti nella nostra esperienza, ci si rende conto
che la loro risoluzione segue raramente le indicazioni di Gesù,
anche nella chiesa. Quando c’è
un conflitto è piuttosto raro che
ci si metta sullo stesso piano,
perché quasi immediatamente
ci si rende conto di essere tutti
fallibili: piuttosto si tende a
rompere i ponti e a ritenersi incompresi e vittime di ingiustizie.
Anche se nessuno lo ammette,
ovviamente, l’atteggiamento più
tipico del cristiano medio (così
come quello del pagano medio) è
quello di non essere affatto misericordioso, né tantomeno di accettare che gli altri debbano esserlo nei tuoi confronti. Felice
chi sa perdonare gli altri, perché
in questo modo il suo atteggia
Alcune conseguenze
Applicare queste riflessioni
alla vita di una comunità cristiana può avere alcune conseguenze importanti: a) La misericordia è una caratteristica «divina» che può diventare umana. La
capacità di essere misericordiosi
e di ammettere di aver bisogno
che il prossimo lo sia verso di noi
è qualcosa specificatamente cristiano pur nella sua difficoltà di
realizzazione. Possiamo per esempio pensare alla chiesa come
a un’entità composta da persone
che si parlano e si ascoltano. Per
capire davvero cosa significa il
debito-credito che si ha si deve
prendere ii tempo per ascoltare,
non avere fretta e magari anche
trovare dei motivi per sdrammatizzare gli avvenimenti.
b) Essere consapevoli che la
misericordia è un modo di pensare che implica il riconoscimento dei crediti e debiti vuol
dire pensare a una chiesa di persone che si mettono in discussione. Questo non significa andare sempre d’accordo, ma saper passare sia dalla parte del
«creditore» che da quella del
«debitore».
c) Dobbiamo pensare a una
chiesa composta da persone
«sane». Spesso le dinamiche che
si sviluppano sono strane: per
esempio pochi ammettono che
vi possa essere anche la ricerca
di qualche forma di potere. In
questi casi si ha l’impressione
che i conflitti che nascono non
siano sempre affrontati basandosi sull’idea di guardare ai reciproci debiti e/o crediti in vista di
una loro remissione, ma piuttosto sull’utilizzo degli stessi come
«grimaldello» per avvantaggiarsi. Allo stesso modo è difficile
criticarsi francamente ma serenamente, perché il sistema più
diffuso è quello basato sulla critica «mordi e fuggi»: critichi
quando non ne puoi più e poi
non ti fai più vedere... Gesù, invitandoci a «rimetterci» reciprocamente i debiti ci invita a riflettere sul nostro comportamento
reciproco, anche quanto questo
significa un limite nella nostra
comunità.
(Quinta di una serie
di otto meditazioni)
Note
omiletiche
Si può parlare dm
chiesa senza essere reu
ci o clericali? Sì, a
dall'affermazione
secondo la quale la
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ricordia si trova
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Una vei
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delle madonne che pj,
gono...) ma è più difflj
farlo al nostro mtem,
Questo perché nonèf,
le avere un giudizio c,
retto di chi si è... ma,
che perché alcuni co,
portamenti sono c,
«umani» da ripetersi se,
pre e comunque, non»
tanto in una particola,
chiesa. È impossibilec|
non si creino mai coni
ti, situazioni in cui si,
convinti di aver ragie,
in assoluta buona fe^
ma in contrasto con a¡
In questo caso è poss¡d¡
agire «cristianamente
Gesù sostiene di sì, attt¡
verso la «misericordia.
Dire questo non è nép,
tendere di annullare i i
fetti umani dei suoi cor
ponenti (trasformani
quel piccolo mondo rej
che è la chiesa in uñase
ta di improbabile utopii
né di banalizzare i co
flitti etichettandoli con
«frutto del peccato» (d
pur esiste): significa di
che il modo «cristiano»,
interpretarli si fonda sull
misericordia reciproca;sì
pere che ne hai bisogno,
che la puoi esprimer!
Rendersi conto che tiitl
hanno crediti e debiti!
devono fare i contici
questa verità.
Possiamo cercarei
analizzare le situazioi
concrete in cui ci trov»
mo, stando attenti a noi
cadere nell'errore di ut
lizzare il pulpitomate
mente, ma neppure igno
rando i problemi quandi
ci sono. Una predicazion
così è difficile (è difficili
mettere il dito nella pii
ga e ancora di più farloi
maniera misericordiosil
ma porta frutto: quellod
essere più sani e coH'
prensivi dei limiti di di
scuno e delle reciproci»
aspettative. Non semp»
questi sono chiari edi
spliciti: spesso nascondi»
mo quello che desideri»
mo veramente per timo»
di essere giudicati, opi
ché «non si fa».
Ad esempio la pároli
«potere» è generalmen*
considerata una parolai
da da noi, perché rimai
da a modelli che noi
piacciono. Ma ciò nono
solve il problema: da c<
lato la chiesa va comuo
que governata, dall'alW
non si può annullali
l'ambizione negandola*
perché «non é bello» ’
rischia di fingere che no*
esista (magari sventolali
do «principi protestan^
comodi, come un «sacf
dozio universale» fcr®’
dal suo contesto) (i**
comportarsi come indie*
l'istinto. Se non si stab#
sce un principio per cui
rapporti sono tra persoi»
che hanno uguali diritti
doveri il risultato che si>
no tra persone che han«
più (e meno) crediti od»
biti (magari definiti «d®
ni»). Ma questo non fuj
ziona mai: la mancanza
misericordia recipe®^'
porta all'abuso. Per G®*
è meglio essere
mente franchi mettendo
tutti sullo stesso piali“
partendo da questo.
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Una meditazione tenuta dal professor Paolo Ricca a un incontro del Sae nel 1991
Rincontro tra Gesù e Filato
Uno verità che viene da lontano, che giunge come forestiera e che Cristo vuole radicare nella
nostra storia, nel nostro mondo e nell'umanità. Verità è essere liberi di amare
PAOiO RICCA
Il /f A dunciue, sei tu re?
«jyiGesù rispose: Tu lo
dici, io sono re; io sono nato
per questo, e per questo sono
venuto nel mondo: per testimoniare della verità».
Così dunque Gesù si presenta a Pilato, ma anche a
Erode e a Caifa e a ciascuno
di noi: come un testimone
della verità, e questo è per lui
essere re: non sedere su un
trono ma stare con la verità;
se stai con la verità sei un re e
puoi sfidare tutti i re della
terra. È come se Gesù dicesse: «Il mio regno è la verità, e
io sono qui davanti a te come
testimone della verità».
(...) Due aspetti di questa
straordinaria regalità di Cristo devono essere notati. Il
primo è l’insistenza con cui
Gesù dice; «Io sono nato per
questo, e per questo sono venuto nel mondo». Aveva appena detto: Il mio regno non
è di questo mondo... il mio
regno non è di qui» (Giov. 18,
36). Non è di questo mondo,
ma è in questo mondo; non è
di qui, ma è qui. «Sono nato... sono venuto» per portare in questo mondo ciò che
non è di questo mondo. E qui
due cose vanno dette: da un
lato la verità di cui Gesù è testimone è straniera, viene da
fuori, viene da lontano, non
ci è familiare; d’altro lato Gesù è venuto per testimoniarla, renderla presente, radicarla nella storia e nella coscienza dell’umanità (...).
Il secondo aspetto è tutto
racchiuso in questo verbo
«testimoniare». Anche qui si
vede come Gesù non sia un
re di questo mondo e la sua
regalità sia totalmente diversa da quelle dei re di questa
terra. I re infatti non testimoniano ma impongono, ordinano, comandano. Gesù invece non dice; «lo sono re e
Antonio
una svolta
ndire
nella vita
sono nato per questo: per
imporre la verità, ma: per testimoniare della verità». La
differenza è fondamentale,
per due ragioni almeno. La
prima è che una verità imposta non è più una verità, perché quando è imposta la verità non libera ma costringe,
diventa una gabbia, una prigione, e una verità che non libera non è vera. La seconda è
che il testimone non è il padrone della verità ma la serve. Il testimone non si appropria della verità, non la incamera, non la monopolizza, le
rende testimonianza, ne parla, ne vive, si identifica anche
con essa ma non nel senso
dell’appropriazione, dell’accapparamento, del monopolio, ma nel senso della totale
dedizione, del totale servizio
alla verità. «Per questo sono
venuto nel mondo: non per
imporre ma per testimoniare
della verità». Se Gesù avesse
imposto la verità, sarebbe
stato un re di questo mondo.
Egli si manifesta come un re
di un altro mondo, re diverso,
re alternativo in quanto egli
non impone la verità ma la
testimonia (...).
Ma ora vediamo quel che
succede a questo testimone
della verità. Viene flagellato,
schernito, incoronato di spine, esposto alla folla come
una grottesca caricatura di
re, anzi di uomo («Ecco l’uomo», dice Pilato, profeta senza saperlo), l’uomo «dinanzi
al quale ciascuno si nasconde
la faccia» (Is. 53, 3), l’uomo
nel quale non ti puoi riconoscere a meno che non diventi
anche tu testimone della verità, l’uomo che non vorresti
mai essere, a meno che non
accetti anche tu di essere, tra
gli uomini, testimone della
verità (...).
«Allora Pilato lo consegnò
loro perché fosse crocifisso»
(Giov. 19, 16). Fratelli e sorel
Franca
Dio è Padre
e liberatore
le, com’è pericoloso essere
testimone della verità. Si rischia la vita, si rischia la carriera, si rischiano le amicizie,
si rischia il posto. È pericoloso dire la verità, è pericoloso
anche sapere la verità. «Sapeva troppo», si dice di persone
eliminate dalla mafia: non è
che sapevano troppo, ma sapevano la verità. Chi sa la verità e la dice è davvero «persona a rischio» come si dice
oggi. Certo dipende anche da
dove dici la verità, perché testimoniare la verità non è
ugualmente pericoloso dappertutto. Una cosa è dire la
verità in privato, un’altra è
dirla in pubblico: in pubblico
è più pericoloso. Perciò molti
che dicono la verità in privato non osano fiatare in pubblico: sono per così dire i testimoni clandestini della verità. Ce ne sono molti in Italia, sia nella società sia nella
chiesa. Ma anche in pubblico, non è ugualmente pericoloso dappertutto; ci sono dei
posti riparati, dove non si
corrono rischi. Gesù si trova
nel luogo più esposto: davanti al trono di Pilato che, non a
caso, gli ricorda minacciosamente: «Non sai che ho potestà di liberarti e potestà di
crocifiggerti?» (19, 10), cioè
che ho su di te potere di vita
e di morte. E perché è così
pericoloso dire la verità davanti al potere? Perché la verità è pericolosa per il potere. Non c’è nulla che il potere tema tanto come la verità!
Quanti troni cadrebbero se si
sapesse la verità! (...)
La verità è pericolosa per
tutti i troni, anche per il nostro piccolo trono personale,
' per il piccolo spazio spirituale e materiale che ci siamo ritagliati per essere tranquilli e
nel quale Gesù, testimone
della verità, viene a disturbarci. Come è pericolosa la
verità! Tanto che molti dico
Alla domanda di Gesù, Pietro risponde; «Tu sei il Cristo». La professione di fede di
Pietro è forte e sconvolgente
insieme. Nell'Evangelo di
Matteo dopo questa risposta
Gesù gli dirà: «Beato te Simone, figlio di Giona, perché né
la carne, né il sangue te
l’hanno rivelato ma il Padre
mio che sta nei cieli». In Marco la domanda troverà una
piena risposta nella confessione del centurione che
guardando Gesù morire in
quel modo dirà: «Veramente
quest’uomo era il Figlio di
Glo». Ciò che è avvenuto
•tell’animo defl’ufficiale romano in quel momento è
qualcosa di profondo e di rauic^e che non ha certamente
cadici ambientali: le aspettative del centurione erano riposte sicuramente nell’impeto di Roma e su eventuali
promozioni nell’esercito. La
jtase colta dai presenti sotto
la croce segue la svolta nella
tata di quell’uomo: non potrà
ttiai più essere quello di prittia. La salvezza gli veniva dogata proprio mentre guardava il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce.
Antonio
Incontrando Gesù, uomo
come me, nella tua Parola, mi
sono incamminata verso la
conoscenza del Padre, l’«Io
sono» (Esodo 3, 14), il Dio
personale, il Dio di Abramo, il
Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe che, unico Signore nostro (Deuteronomio 6,4), ogni
giorno fa uscire ciascuno di
noi dal paese d’Egitto, dalla
condizione di schiavitù per
pura misericordia e gratuità.
Un Padre, dunque, misericordioso e premuroso con i
suoi figli ma che sentivo così
lontano nella sua trascendenza, non comprensibile
nel mio ristretto esistere. Gesù, il Cristo, è il Dio vivente,
vivo in mezzo a noi, nella nostra debolezza e caducità, vivo anche nell’incontro, nella
conoscenza, nell’amore del
fratello che mi è accanto. Ancora mi è difficile accettarlo e
comprenderlo come il mio
«liberatore» perché ancora
molte sono le liberazioni di
schiavitù e la mia fede vacilla
spesso. Ma sento che Gesù,
ogni giorno, rende viva anche
in me quella piccola scintilla
di divinità che il Padre ha donato a ciascuno di noi.
Franca
no: non c’è verità, niente
paura, possiamo stare tranquilli, tranquilli senza verità.
Oppure altri dicono, come
Pilato: che cos’è verità? come
per dire: Anche se c’è, è come
se non ci fosse, perché non
sappiamo che cosa sia.
Ah Pilato! L’avevamo dimenticato, dobbiamo tornare
a lui. Torniamo a lui e al testimone della verità che gli
sta di fronte e, ormai, tace. E
un silenzio eloquente. È un
silenzio che parla. E che cosa
dice questo silenzio? Potrebbe dire più o meno questo:
«Pilato, ti vedo molto agitato,
stranamente sono più calmo
di te. Tu forse hai ancora
paura che io sia un tuo antagonista, un concorrente. Ma
no, rassicurati, te l’ho detto; il
mio regno non è di questo
mondo. Io non disprezzo il
tuo regno, anzi ti ho persino
detto che il tuo potere ti è
stato dato dall’alto (19, 11).
Tu fai le leggi, mantieni l’ordine, ci vuole anche quello.
Ma il mio regno è un altro, è
il regno della verità, è il regno
di Dio perché la verità è di
Dio. La tua domanda cos’è la
verità equivale a quest’altra,
chi è Dio? Ebbene ora ti dico
chi è Dio e così rispondo alla
tua domanda: Dio è libertà,
te lo dico io incatenato davanti a te; non è la libertà che
è Dio, è Dio che è libertà. Il
regno della verità è il regno
della libertà. E la libertà più
grande, più bella, più felice è
la libertà di amare. Ecco allora la risposta alla tua domanda: Chi è Dio? Dio è colui che
ama nella libertà. Che cos’è
verità? Verità è essere liberi di
amare. Allora sei un re, o Pilato: quando impari la libertà
di amare».
(da Aaw, Chi dite che io sia?
Gesù interpella recumenismo
e il dialogo interreligioso, a
cura del Sae, Roma, Dehoniane, 1992, pp. 182-189)
Massimo: ho scoperto
un Dio finalmente uomo
■ ameditrk»
Claudiana
via Princ. Tomaso, 1 ■
Torino tei. 011 -6689804
fax 6504394
http://www.arpnet.it/
valdese/claudian.htm
«Chi dite voi che io sia?»: è
una domanda molto personale che mi riporta al momento del mio battesimo che
ho fatto a 27 anni. In un percorso spirituale che andava
avanti da qualche anno ero
finalmente divenuto consapevole che solo Cristo mi
aveva liberato dall’impalcatura che la religiosità in cui
vivevo mi aveva costruito intorno. Quando queste arcate
bellissime, ma ormai prive di
significato, si sono rotte ho
scoperto che anch’io avevo
desiderato costruirle e mantenerle perché quei falsi orizzonti mi davano tranquillità
anche nella mia fede.
Il mio mondo era ormai distrutto. Non è stato solo un
cominciare da capo, come
accade quando nella nostra
vita vengono i momenti in
cui si ricomincia a vivere, ma
la scoperta di una grazia
inimmaginabile, di un Dio finalmente uomo, vicino nei
problemi, accanto nella sofferenza. Quando ti trovi ad
addormentarti alla sera e
non sai se il tuo vicino di letto sarà ancora vivo domani.
Quando ti domandi se Dio è
prigioniero del rito oppure se
fa qualcosa. Da lì ho cominciato a capire che Dio può
svelarsi anche nel rito, se
questo acquista una dimensione e un ruolo. Eppure il rito non mi era mai piaciuto e
pensavo che fosse la costruzione dell’uomo per la sua
autoglorificazione, il rito bel
Tintoretto: «Cristo davanti a Piiato» (1567)
Testimonianze di un gruppo
di ricerca ecumenico
Nella domenica di Pentecoste il Gruppo ecumeriico di La Spezia ha voluto ritrovarsi, insieme al delegato per Vecumenismo e
il dialogo, a chiusura dell’anno 1999-2000. Da tre anni questo
gruppo, composto da credenti battisti, metodisti, avventisti, assemblea dei Fratelli, cattolici, membri del gruppo cattolico Samuel, si riunisce ogni lunedì del mese per commentare in modo
comunitario un testo biblico. Quest’anno inoltre è iniziata una
serie di incontri per la reciproca conoscenza denominazionale
che proseguiranno l’anno venturo.
Nel ’99 il gruppo ha meditato il Libro di Ruth da dove sono
emerse problematiche femminili non ancora affrontate in alcune comunità rappresentate. Passando poi all’Evangelo di Matteo abbiamo voluto soffermarci sulle domande di Gesù riportate
nel capitolo 16, versetti 13 e 14: «Chi dice la gente che Io sia?»,
«E voi chi dite che Io sia?». Di conseguenza il gruppo è stato portato a riflettere sulla cristologia, tema che l’anno prossimo sarà
ulteriormente approfondito. Sulla seconda domanda di Gesù
ognuno fra i presenti ha voluto rispondere in modo personale,
cioè informa di testimonianza. Ne è risultato un fecondo ascolto reciproco che abbiamo pensato di estendere ai lettori di Riforma come piccolo segno del nostro impegno ecumenico.
(Anna Sinigaglia)
Marisa: la radio
mi ha annunnciato Cristo
lo e ricco per un Dio di gloria
che non può guardare le miserie umane, ma non era vero. Assaporando l’evento della grazia ho scoperto che anche con la nostra ritualità
possiamo ricordarlo e rispondere, se ne siamo consapevoli del significato, se
cioè il rito ci appartiene e diventa un modo della nostra
preghiera.
Penso di aver scoperto meglio questo Cristo anche attraverso l’atto liturgico. Il
mio problema di ieri e di oggi
è comunque uno: sono convinto che Dio ci è veramente
vicino nella gioia e nella sofferenza (e specialmente chi
ha sperimentato momenti
difficili si è reso conto, anche
dopo, che il Signore gli è stato veramente vicino anche se
lì per lì non se ne è reso conto) e ci solleva quando noi
cadiamo nel peccato con
' grande misericordia. Fino a
quando lo farà, visto come
noi uomini e donne lo ignoriamo o lo rifiutiamo?
Massimo
Per noi chi è Gesù? È una
domanda che ogni generazione di credenti deve porsi.
È sempre presente il rischio,
anche per noi oggi, di guardare a Gesù soltanto come al
fondatore di una religione, al
maestro di cui seguire gli insegnamenti, a colui da cui
attendiamo soltanto benefici
e non guardare a lui come a
colui che è stato crocifisso
per noi, per la nostra salvezza, e che Dio ha risuscitato
dai morti perché avessimo
vita e l’avessimo in abbondanza. Non possiamo non
partire dalla confessione di
fede che si basa sulla testimonianza resa dagli apostoli
e che ci viene dalla Scrittura
e attraverso la quale lo spirito di Dio suscita la fede. Certamente nella storia personale di ciascuno di noi, il nostro incontro con Gesù si è
diversificato a seconda delle
situazioni, dei momenti, dei
percorsi fatti.
Pe quanto riguarda me
l’incontro con Gesù è avvenuto in prima istanza attra
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verso la predicazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo
in una serie di messaggi radiofonici del culto evangelico e questo in un periodo
della mia vita di completo
ateismo e nello stesso tempo
di ricerca angosciosa di senso dell’esistenza. È stato l’incontro con colui che ti accoglie così come sei e nello
stesso tempo ti prospetta
una vita diversa. Questo incontro ha dato un senso al
mio esserci, un nuovo orientamento che ha cambiato il
mio modo di pormi di fronte
a Dio, al mio prossimo e alle
difficoltà della vita. Ma rincontro di Gesù si è poi consolidato in un rapporto di fede all’interno della comunità
dei credenti, di coloro che
Dio ha chiamato al suo servizio delle più diverse esperienze esistenziali.
La dimensione comunitaria della confessione di fede
è essenziale per la testimonianza cristiana, perché se il
rapporto con il Signore è
personale, non è però mai
un fatto privato. Di questo
sono convinta: è importante
riscoprire questo aspetto
della vita di fede. Gesù si
aspetta da noi, come si
aspettava dai discepoli di allora, una risposta che ci
coinvolga tutti nell’annuncio
dell’Evangelo della grazia a
tutte le creature perché la
nostra salvezza è in vista della salvezza di tutti.
Marisa
4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 25 AGOSTO 2oon * 2
■ Il nuovo presidente della Conferenza metodista britannica eletto nel giugno scorso
Discepolo di Cristo con radici nel sikhismo
Per il metodismo britannico l'elezione del pastore Inderjit Bhogal ho significato un salto
di guolità definitivo di fronte alle sfide di una società multirazziale e multireligiosa avanzata
VALDO BENECCHI
LDELEZIONE del nuovo
I presidente della Conferenza metodista britannica,
pastore Inderrjit Bhogal, che
si è svolta in giugno ad Huddersfied ha rappresentato indubbiamente una rinnovata
presa di coscienza da parte
del metodismo britannico
della propria identità più autentica. Inderrjit Bhogal è nato in una famiglia sikh profondamente religiosa e cresciuto in un’area del Kenia
dove persone appartenenti a
religioni diverse, cristianesimo, induismo, sikhismo, islamismo vivevano fianco a
fianco. Quando il Kenia raggiunse la sua indipendenza,
la famiglia emigrò in Gran
Bretagna, e qui il giovane Inderjit sperimentò il razzismo
sulla propria pelle. In seguito
divenne pastore metodista.
Nel suo discorso di insediamento, che ha poi influenzato profondamente lo svolgersi
dei lavori della Conferenza e
le relative delibere, il neopresidente ha esordito dicendo
significativamente: «Io sono
un discepolo di Gesù Cristo,
con radici nel sikhismo».
Questa elezione, scrive il
Methodist Recorder, ha significato per il metodismo britannico un salto di qualità
definitivo di fronte alle sfide
di una società multirazziale e
multireligiosa avanzata come
la propria e di fronte a un assetto del mondo che si sta
profondamente modificando
per i grandi flussi migratori e
che comporta una maturazione umana, religiosa, politica, culturale e spirituale globale a cui il metodismo si impegna a dare il proprio contributo. Sarebbe interessante
ripercorrere ampiamente il
discorso del neopresidente,
ma ciò non è possibile per cui
mi limito a pochi spunti.
Il pastore Bhogal ha scelto
il metodismo per la sua tradizione di impegno sociale e
politico dando la priorità al
povero; l’insistenza metodista che Gesù Cristo è morto
per tutti e che tutti sono benedetti da ciò che Wesley ha
definito «grazia preveniente»
di Dio; la musica e il canto; il
significativo contributo al
dialogo fra le fedi a livello
mondiale; l’impegno per affermare ulteriormente il ministero pastorale delle donne
e dei neri; il ministero dei laici; il sistema delle classi; il
culto del Patto; il non conformismo dei metodisti rispetto
agli schemi religiosi, economici e politici della società; la
spiritualità metodista che ci
fa sentire che siamo tutti
uno, interdipendenti e partecipi gli uni degli altri, a livello
nazionale ed internazionale.
Una vasta e spiritualmente
ricca comunità di settanta
milioni di persone sparse in
tutto il mondo il cui contributo a livello internazionale
ed ecumenico non può essere sottovaluto.
Il «sogno» di M. L. King
Il pastore Bhogal si muove
nella prospettiva del «sogno»
di Martin Luther King, un sogno che egli incomincia a vedere realizzato intorno a sé:
una sorprendente raccolta di
persone dalla pelle nera,
bianca e di altri colori, persone di diverse età; sente il profumo di cibi delle diverse culture, compresa la sua, le strade sono affollate di cristiani,
di sikhs, di musulmani, di
hindú, di somali, di pakistani,
indiani, cileni, cinesi, irlandesi, inglesi.. Molti fra di essi
sono giunti in Gran Bretagna
come rifugiati e migranti, co
Pakistan: una delle comunità tribali che ha abbracciato il cristianesimo negli ultimi anni
me lui e la sua famiglia. Fra di
essi c’è uno spirito di rispetto, un’atmosfera che abbraccia tutti. Qui vibra la vita.
Una visione della Gran Bretagna multiculturale di oggi e
del futuro. Non è sempre così, ma è possibile.
Il rispetto espressione
deU'amore
Per il presidente Bhogal il
rispetto è la più profonda
espressione dell’amore. Rispetto nelle relazioni fra persone, fra le fedi diverse, verso
l’ambiente e gli animali. Rispetto nella nostra relazione
con Dio. Tutti gli esseri umani
sono creati a immagine di Dio
e ciò significa che hanno pari
valore e dignità per cui devono essere trattati con rispetto.
Non va trascurato il rispetto
per se stessi. L’abuso o l’attacco alla creazione o alle persone è un assalto all’immagine
di Dio. La violazione dei diritti
umani è una violazione all’immagine di Dio nelle persone. Affermare che tutte le
donne e tutti gli uomini sono
fatti a immagine di Dio significa che c’è una sola razza, la
razza umana con tutte le nostre differenze che vogliono
dire che abbiamo molto da
offrirci gli uni gli altri. Al rispetto segue l’abbraccio, cioè
accettarci gli uni gli altri senza pretendere di pensare, di
parlare o di apparire e comportarci nello stesso modo.
Ognuno con la propria identità e con le proprie radici.
Ricaviamo ancora alcuni
spunti dal discorso di insediamento del neopresidente
della Conferenza metodista
britannica. Rispetto, abbraccio, vita. Nella creazione,
nella crocifissione lo scopo
di Dio è di dare la vita, non
di toglierla. Gesù Cristo è venuto per dare a tutti una «vita abbondante» (Giovanni
10, 10). Rispetto per quello
che siamo, abbraccio con
tutte le nostre differenze,
questo può garantirci una vita piena. Purtroppo la storia
è stata caratterizzata dall’uccisione, dalla morte, dalle
guerre, dalle torture, dalle
persecuzioni, dalla malnutrizione, dalla droga, dai debiti,
dalla povertà, dalle discriminazioni. La chiesa, che ha al
centro della propria fede il
Signore della vita, non può
dare in nessun caso e per
nessuna ragione il suo appoggio a qualsiasi cosa o a
chiunque uccida.
La chiesa e la nazione saranno giudicati da come trattiamo i più vulnerabili, la cui
vita è in qualche modo minacciata. Questo è il test di
qualsiasi spiritualità, moralità o teologia per quanto riguarda la chiesa, e della fibra
morale di una nazione. Moltissimi sono stati i temi affrontati dalla Conferenza. Mi
limito 0 alcuni che, più di altri, possono interessare la nostra realtà italiana. Il Comitato «Fede e ordine», in applicazione di un ordine del giorno del 1997, ha proposto un
ampio documento sull’ipotesi di episcopato nel metodismo britannico. Il mandato
era di esplorare; 1) la comprensione che attualmente i
distretti hanno dei propri
compiti sia a livello della gestione del campo di lavoro,
sia della vita delle chiese più
in generale in vista di dare loro più forza; 2) i modelli di
episcopato applicati nelle varie chiese. Il Comitato era stato altresì incaricato di proporre alcune linee di riflessione che potessero aiutare i
propri rappresentanti nei dialoghi ecumenici in particolare per quando riguarda le
strutture della chiesa.
11 Comitato ha preparato
una notevole relazione che è
partita dal concetto neotestamentario di «episcopo» alla
cui luce sono stati, quindi,
esaminati il ruolo dei circuiti,
dei distretti, della Conferenza
e le varie forme di espiscopato: Chiesa metodista unita.
Chiesa anglicana. Chiesa cattolica romana. È stata altresì
esaminata la Concordia di
Leuenberg che non dice nulla
esplicitamente sull’episcopato ma parla di mutuo riconoscimento dell’ordinazione e
di intercelebrazione della cena del Signore. Ne è seguito
un vigoroso e alle volte tempestoso dibattito. La Conferenza ha adottato il documento rinviandolo alle chiese
in vista di una eventuale decisione nella Conferenza 2002.
Una società pluralistica
In Gran Bretagna c’è una
società pluralistica con molti
casi di matrimonio fra persone di fede diversa. Fin dal
1994 è in discussione nella
Chiesa metodista britannica
la questione dei matrimoni
fra persone di fedi diverse,
forse potremmo definirli;
matrimoni interfede. Il documento sottoposto al dibattito
e all’approvazione della Conferenza spazia dagli aspetti
legali a quelli liturgici, ma soprattutto si sofferma sull’aspetto pastorale che si ritiene, giustamente, essenziale,
sia prima che dopo la celebrazione del matrimonio. È
particolarmente importante
che la coppia sia incoraggiata a parlarsi della propria fede, così che il rispetto per la
fede dell’altro/a possa crescere in vista anche dell’educazione dei figli.
Noi in Italia abbiamo ap
provato un documento sui
matrimoni interconfessionali
fra metodisti, valdesi e cattolici, ma ben presto dovremo
guardare alle esperienze di
chiese sorelle che hanno fatto
il passo successivo, vale a dire
il matrimonio fra fedi diverse.
La Conferenza ha approvato
le linee guida contenute nel
documento proposto.
Appello alle chiese
L’appello alle chiese per
passare da prese di posiziona
all’azione è stato un tema
persistente del dibattito sulla
giustizia razziale. La Chiesa
metodista ha una lunga storia nella promozione della
giustizia sociale e razziale.
Tuttavia, dice il documento,
in questo nuovo millennio è
importante per la chiesa valutare seriamente il tipo di
chiesa e di società che vogliamo essere. La Chiesa metodista ha un ufficio apposito per
la giustizia razziale il cui impegno va dalla consulenza legale alla preparazione di materiali, dai corsi di formazione, alla gestione di un fondo
a favore di progetti multirazziali. 11 comitato che ha presentato un documento su
questo tema ha, tra l’altro,
proposto che la giustizia razziale e la teologia nera siano
materie pienamente incorporate nei programmi degli studi teologici per pastori e per
diaconi. Si ritiene ancora
troppo basso il numero di
asiatici e di neri in posti di responsabilità della chiesa; nella Chiesa metodista ci sono
per ora soltanto 45 pastori
asiatici e neri. Il presidente
ha voluto evidenziare la presenza nell’assemblea di delegati indiani o neri invitandoli
sulla piattaforma e offrendo
loro la possibilità di dare una
testimonianza sull’esperienza che vivono nelle loro chiese. Non mancano alcuni episodi di incomprensione dovuti soprattutto a certi stereotipi non del tutto superati.
Fra altri temi affrontati:
l’ordine diaconale metodista,
il ruolo degli evangelisti, il
ministero pastorale nelle carceri, le case di riposo metodiste, i bambini e la santa cena,
il battesimo dei bambini, la
missione rurale, l’uso dell’alcol nei locali delle chiese, la
cultura, il dialogo ecumenico, l’integrazione dei giovani
nelle chiese, la pensione dei
ministri e ovviamente le finanze. Momenti davvero alti
dal punto'di vista spirituale
sono state le consacrazioni
degli 80 candidati, avvenute
in chiese diverse. Chi scrive
queste note ha avuto il piacere, l’onore e anche Femòzione di presiedere uno dei culti
di consacrazione.
DAL MONDO CRISTIANO
I Alla vigilia del summit del G8 a Okinawa
lappello di Kofi Annan per cancellare
il debito dei paesi più poveri
NEW YORK — Alla vigilia dei summit del G8 che si è riunito a Okinawa (Giappone) dal 21 al 23 luglio scorsi, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha rivoito ai
leader degli otto paesi più industrializzati dei mondo un fona
appello per l’immediata cancellazione dei debito internazionaie dei paesi più poveri. «Tutti sappiamo che non si tratta di
un problema di semplice soluzione - dice l’appeilo - ma sappiamo anche che la soluzione va trovata con urgenza». «Annan ha dato voce ai miiioni di poveri che da anni attendono
una risposta» è stato il commento di Ann Pettifor, coordinatrice deila Campagna internazionale «Jubilee 2000» per la
cancellazione del debito, movimento al quale aderisce anche
la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (nev/jc)
i Stati Uniti
Verso la piena comunione tra la Chiesa
episcopale e la Chiesa luterana
DENVER — Chiesa episcopale e Chiesa luterana degli Stati
Uniti (Elea) più vicine alla piena comunione, dopo l’approvazione da parte dei delegati all’assemblea generale episcopale che si è svolta a Denver, del documento proposto dalla
chiesa luterana «Chiamati ad una unica missione». Il documento (che verrà ora sottoposto allo studio delle chiese locali) prevede un’ampia collaborazione tra le due denominazioni evangeliche, fino all’interscamhio pastorale. L’Elea rappresenta oltre 5 milioni di luterani degli Usa; la Chiesa episcopale (anglicana) 2 milioni e mezzo. (nev/wfit)
Per la prima volta nella sua storia
Il Consiglio generale dell'Alleanza
mondiale battista si è riunito a Cuba
CUBA — Dal 3 all’8 luglio scorso, per la prima volta nella
sua storia, l’Alleanza mondiale battista (Bwa) ha riunito il
suo Consiglio generale a Cuba, ricevendo, a sorpresa, una
visita di Fidel Castro che neil’occasione ha annunciato di
aver concesso il permesso per l’importazione di 50.000 copie
delia Bibbia. Durante i lavori del Consiglio sono state tenute
varie manifestazioni evangelistiche alle quali hanno partecipato gli oltre 30.000 battisti cubani. La Bwa riunisce circa 43
milioni di fedeli presenti in 110 nazioni. (nev/icp)
(Stati Uniti
Il pastore Syngman Rhee eletto nuovo
moderatore della Chiesa presbiteriana
LONG BEACH (California) — Ha 69 anni ed è di origine
coreana il nuovo moderatore della Chiesa presbiteriana degli Usa, Syngman Rhee. Eletto al termine dei lavori della
212^« Assemblea della chiesa (10 luglio scorso a Long Beach,
California) il pastore Rhee guiderà per il prossimo anno la
più influente e una delle più grandi chiese protestanti degli
Stati Uniti d’America; oltre due milioni e mezzo di fedeli,
11.400 chiese locali e 15.000 pastori. (nev/eni)
lln(jia
Riunione del comitato esecutivo
dell'Alleanza riformata mondiale
BANGALORE — Si è riunito a Bangalore (India) dal 20 al
29 luglio il comitato esecutivo dell’Alleanza riformata mondiale (Arm), la comunione mondiale delle chiese nate dalla
Riforma calvinista-zwingliana con 215 chiese membro e 75
milioni di fedeli in 108 paesi. Fra i temi affrontati, la persecuzione dei cristiani nelle Molucche (con un appello al presidente indonesiano e all’Onu per una immediata cessazione del conflitto), i 125 anni di storia deU’Arm (fondata il 21
luglio 1875), il prossimo Consiglio generale dell’Alleanza
(che è stato fissato per il 2004 in Ghana), l’omosessualità
(con una dichiarazione sui diritti umani degli omosessuali,
che pur essendo stata approvata a larga maggioranza non ha
mancato di suscitare un acceso dibattito, date le diverse posizioni sul tema omosessualità esistenti fra le chiese membro, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo), il sostegno al
processo di riunificazione delle due Coree. (nev/warc)
Germania
Le chiese contrarie al riconoscimento
delle coppie omosessuali
BERLINO — La Chiesa evangelica tedesca (Ekd), come
quella cattolica, si oppone al progetto di legge governativo
che intende riconoscere le coppie omosessuali. Secondo u
portavoce dell’Ekd, Thomas Krueger, gli evangelici tedeschi
intendono combattere la discriminazione degli omosessuali,
ma anche «proteggere il matrimonio», al quale le unioni
omosessuali non possono essere equiparate. Per il vescovo
evangelico di Berlino-Brandeburgo, Wolfgang Huber, la proposta registrazione «tratta le convivenze omosessuali
il matrimonio. 'Vogliamo evitare proprio questo». Ma non
tutti, nella Chiesa evangelica tedesca, sono di questa opin'°^
ne: per Margot Kaessmann, vescovo di Hannover, «non h
senso opporsi alla legalizzazione delle convivenze omosessuali», che non minacciano affatto l’istituzione matrimonia
le: «Il vero pericolo sta nel fatto che le persone hanno pnnr
di impegnarsi nel matrimonio», ha detto la Kaessmann, so
tolineato che solo nello scorso anno in Germania sono aW
nuti 190.000 divorzi. (nev/enV
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i/pMERPi 25 AGOSTO 2000
PAG. 5 RIFORMA
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¡Tra passato e futuro, la cultura e la teologia di fronte allo svolgersi dei secoli
Cè un fine alla base della Storia
Dallo considerazione limitata ai puri eventi alle interpretazioni filosofiche e teologiche: il
posto di Dio nella vicenda umana e nelle sue tragedie. Il futuro sarà solo progresso?
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FRANCO CAMPANEUI
Karl Lowith, in un breve,
brillante saggio', sostiene
che l’assunto principale consiste nel principio che tutta la
storia umana non è fatta che
di ciclici corsi e ricorsi ovvero
di fatti, di «pragmata», accaduti una volta nel passato e
accadenti nel presente. Cosicché ricercare o dare un
senso alla storia del mondo è
impresa ardua e un tantino
arrogante: a modello egli non
si stanca di. citare gli storici
greci, Erodoto, Tucidide, Polibio, che per niente si curavano di una «filosofia della
storia», ma si soffermavano
appunto sui meri accadimenti, osservandoli e narrandoli
alle future generazioni che ne
potessero trarre ammonimenti. Anche la presenza
delle divinità che scendevano
in campo fra gli uomini era
data per naturale e senza fini,
ma come facenti parte della
storia di quel momento. Insamma uno schietto pensiero laico secondo cui «La mo
Giorgio Spini, nella bella introduzione ai 5 volumi di «Storia»
della Enciclopedia Bompiani (1985), ha sostenuto che esiste un
bisogno incontrovertibile per gli uomini di conoscere il proprio
passato e l’altrui, pur se con metodi e strumenti limitati o provvisori. E proprio la limitatezza e la precarietà dell'indagine ha
creato una serie di problemi e questioni pressoché infinite nella
moderna storiografia. Per il saggista tedesco Walter Benjcimin,
animato da un inesauribile pessimismo esistenziale, convinzione era che il progresso altro non fosse che una mera fatalità cronologica: riteneva infatti che, dopo due secoli di cosiddetto progresso ininterrotto, gli uomini si ritrovassero ancora poveri e
denudati proprio a causa dell'intima barbarie che governa le
società progredite e opulente.
Come noi dunque possiamo intendere lo svolgersi dell’avventura umana? La storia come succedersi ininterrotto di eventi, di
accadimenti, retta unicamente dal caso, senza una meta riconoscibile, senza un limite, costituita da un inizio e non da una
fine, con un termine naturale che corrisponde alla vita dell’universo naturale stesso? Oppure la storia preordinata da un disegno, da uno scopo, da un significato, vale a dire la storia
dell’uomo all’interno del cosmo, l’uomo fatto a immagine del
suo Creatore e posto sulla terra per rendergli gloria, dalle origini alla fine dei tempi? Come possiamo regolarci?
ÌìjÌÌÌ^BBÌ
Giorgio Spini
derna coscienza storica (...)
non sa più pensare insieme
Luna volta del futuro con
Luna volta del passato perché non vuol più ammettere
che tutte le cose terrene sorgono e tramontano» (ibidem,
pag. 133). Siamo qui sul terreno di una speranza costruttiva, potremmo dire, ancorché permeata della dottrina
nietzscheana dello eterno ritorno. Individuato così, in
una sorta di secolarizzazione
etica, il senso e la lezione della storia, essa non può che
progredire e migliorare.
Da tutt’altra angolazione
ha visto il problema il teologo
luterano Rudolf Bultmann; in
un suo ponderoso studio" sintetizza il significato della storia nella seguente espressione: «Dio è il signore della storia, come è il creatore del
mondo. Questo significa: 1)
l’idea dell’unità della storia,
2) la convinzione che la storia
ha un senso. La storiografia
non è quindi uno strumento
dì educazione politica attraverso la conoscenza razionale
dei fattori che operano negli
avvenimenti politici. È invece
come una predicazione rivolta al popolo sulla retta condotta di vita, mediante l’appello alla responsabilità»
(pag. 971). «Il senso della storia - dice ancora Bultmann è invece sempre nel presente.
E l’uomo lo afferra in quanto
coglie la responsabilità davanti a cui egli è ogni volta
collocato. Ciò non significa
l’atomizzazione del cammino
della storia; infatti la responsabilità del presente è in fondo sempre responsabilità per
l’eredità del passato di fronte
al futuro. E l’unità della storia
nasce appunto da questa responsabilità puntualmente
assunta» (pag. 978).
Visione critica o visione
cristiana? Da secoli la cultura
occidentale si divide tra queste antitetiche e tuttavia, non
di rado, coincidenti interpretazioni. È indubitabile che il
rispetto che concediamo alle
nostre convinzioni debba
rendersi del pari al punto di
vista laico o agnostico, ogniqualvolta gli intenti siano
improntati da spirito di vera
ricerca e di sincera coscienza
dei propri limiti. Fino ai giorni nostri tanti pensatori continuano a chiedersi, come
Karl Popper: «Hat die Weltgeschichte einen Sinn?»",
cioè se la storia del mondo
abbia un senso; non è forse
questo un interrogativo che
ci coinvolge e chiama in causa la nostra responsabilità di
timorosi annunciatori del
messaggio cristiano?
Secondo Spini la sola lezione che la storia indiscutibilmente fornisce è che il domani sarà diverso dall’oggi;
ma non si tratterà necessariamente di progresso, come
progresso dello spirito umano non si è dato nelle realtà
di Auschwitz e di Hiroshima.
Si può essere tuttavia sicuramente certi che i troni dei
potenti di oggi non rimarranno assoluti ed eterni; che le
verità che sono oggi fuori discussione, appena ieri non lo
erano, come non lo saranno
probabilmente domani. Cosicché dalla storia gli uomini
continueranno ad apprendere soprattutto la lezione della
loro umana relatività.
1) Karl Lowith: Il senso della
storia (in «Storia e fede». Bari,
Laterza, 1985).
2) Rudolf Bultmann: La concezione della storia nel mondo
greco e nel cristianesimo (in
«Credere e comprendere». Brescia, Queriniana, 1977).
3) Karl Popper et alii: Der
Sinn des Lebens, Monaco di
Baviera, Dtv, 1999.
Un recente libro sulla questione ecologica nella tradizione ebraica
La centralità umana prevede anche dei limiti
TERESA ISENBURG
DI fronte ai cambiamenti
rapidi, e forse irreversibili, die l’uomo sta apportando alla sua casa, cioè alla
Terra, ogni occasione che invita a riflettere sul nostro
rapporto con la natura va
colta con interesse. Così l’antologia dal titolo Ecologia &
ebraismo”’ è un’opportunità
da non perdere per porsi
qualche domanda sui fondamenti religiosi della cultura
occidentale in rapporto all’idea di natura e soprattutto
alla relazione che intercorre
fra Dio, uomo e natura. La
curatrice Eden Bernstein,
fondatrice di un’associazio
ne americana impegnata ad
attuare gli insegnamenti della tradizione ebraica relativi
all’ecologia, si propone in
primo luogo di contrastare
una critica degli ambientalisti: quella inizialmente formulata ormai cinquant’anni
fa da Aldo Leopold, uno dei
fondatori dell’ecologismo
moderno, che le religioni che
si rifanno ad Abramo (e quindi i tre grandi rami monoteistici del libro: ebraismo, cristianesimo e islamismo) privilegiano l’uomo a svantaggio della terra, cioè sono antropocentriche e quindi in
buona parte responsabili
della crisi ambientale.
Nei brani presentati vengo
no esaminate diverse fonti: i
testi biblici, quelli di commento e codificazione, cioè
la Mishnà, il Midrash e il Talmud, e diversi apporti chassidici. Questo insieme di fonti
già ci dice la complessità della formazione del pensiero
ebraico in cui la parola della
Torà si fonde con l’elaborazione della tradizione che ha
avuto un’influenza enorme e
ha dato un alone culturale
più diffuso rispetto all’incidenza specifica della fede. Mi
limito a qualche riflessione
relativamente ai testi biblici
che possono essere di fondamento alla concezione del
rapporto reciproco fra Diouomo-natura.
Ovviamente il punto nodale di partenza è la descrizione
della creazione e quindi la
parte iniziale della Genesi. È
ormai condivisa l’interpretazione secondo la quale vi sono due diverse descrizioni
della genesi: nella prima Dio
mette ordine nel caos e solo
alla fine di questo processo
inserisce l’essere umano per
dominare sulla terra e sulle
creature. Ma subito si pone
anche un limite a tale dominio istituendo il settimo giorno, il giorno del risposo, l’importanza del quale è ribadita
anche nei comandamenti.
Nella seconda versione, che
si può chiamare antropocentrica, all’uomo viene data la
vita per primo e a esso è concesso il grande privilegio di
imporre il nome agli animali
e anche alla donna. Ma pure
in questo caso l’argine del limite è ben presente: non solo
l’uomo è fatto di polvere per
LIBRI
Narrativa
Famiglie 2000
Il sottotitolo suona «Scene di gruppo con interni» ma sia i
gruppi sia gli «interni» sono le famiglie italiane. Famiglie
2000 è lo studio pubblicato dalla psicoioga Tilde Giani Gallino (Einaudi, 2000, pp. 276, £ 24.000) che
affronta i mutamenti della struttura familiare, ma soprattutto la percezione che di
questa struttura hanno gli elementi più
giovani. I mutamenti della famiglia vengono analizzati secondo le innovazioni
nelle abitudini private e sociali, dall’utilizzo delle nuove tecnologie al tempo libero
dopo la scuola. Filo rosso di tutta la ricerca sono i disegni fatti dai bambini stessi.
confermarne l’origine legata
alla terra, non solo non è
chiamato a dare nome agli
alberi che Dio pone nella dimora che prepara per l’uomo
stesso, cioè il giardino dell’Eden, ma gli si vieta anche
di mangiare i frutti della conoscenza. E dopo la trasgressione i cherubini armati di
spada fiammeggiante vengo
no posti «per custodire la via
dell’albero della vita» e im
porre anche qui un confine.
La natura, la terra, come
bene che appartiene a Dio è
dunque fortemente presente
nell’Antico Testamento: essa
si inquina e diventa sterile
per la malvagità umana: e allora vi è la perdita del giardino dell’Eden, il diluvio, la im
produttività del suolo bagna
to dal sangue di Abele. La terra appartiene a Dio, di essa
l’uomo non può appropriarsi, e per ricordarci ciò vi è il
settimo giorno di riposo sacrale, il settimo anno sabbatico di riposo della terra e di
vita frugale, l’anno giubilare
ogni sette volte sette anni come momento di giustizia sociale perché «le terre non si
venderanno per sempre».
Moltissimi dunque nella
Bibbia sono i riebiami al fatto
che, nei confronti del creato,
l’uomo è solo un avventizio o
un forestiero il cui compito è
di lavorare e custodire il giardino nel quale è collocato, rispettando dichiarati confini e
limiti.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei,
________trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 3 settembre, ore 23,40 circa, andrà in onda:
«Assemblea-Sinodo»; «Perle di vetro. Storie di fede e vita quotidiana»; «Terza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì
4 settembre alle ore 24,30 circa e lunedì 11 alle 9,30 circa.
11 libro di uno scienziato domenicano
Evoluzionismo
e teologia della creazione
(*) Ecologia & ebraismo. Dove ia natura e il sacro si incontrano: a cura di Ellen Bernstein, Firenze, Giuntina, 2000,
pp 290, £ 28.000.
Nell’ambito del dibattito,
sempre vivace, sul rapporto
tra teologia e scienze naturali
Jacques Arnould, un teologo
domenicano francese che è
anche scienziato, offre un
contributo sul tema classico
delle conseguenze teologiche
del paradigma biologico evoluzionista*. La tesi centrale è
che la teologia cristiana della
creazione deve superare la
tentazione di interpretare
l’evoluzione come abitata da
una finalità interna, da identificare direttamente con il
progetto di Dio. La biologia
moderna, secondo il teologo
francese, non favorisce una
lettura dei dati a partire dall’idea che l’evoluzione abbia,
per così dire, uno scopo. Al
contrario, l’idea cristiana di
creazione deve valorizzare la
contingenza, intesa qui come
rinuncia a inquadrare la
realtà descritta dalla scienza
in un disegno generale in cui
sia inscritto un senso teologico individuabile mediante la
riflessione.
L’idea di creazione, secondo Arnould, non indica tanto
il ruolo di Dio nell’origine
della realtà, quanto il rapporto che oggi la fede individua
tra Dio e il mondo. Molto importante, in tale quadro, è la
nozione di gratuità: dal punto
di vista della fede, la realtà è
«creata» perché è espressione
della libertà di Dio, dal quale
riceve la propria autonomia,
compresi gli aspetti indecifrabili e inquietanti. Tali elementi, in sé ben noti alla tra
dizione, si prestano secondo
l’autore a essere collocati nel
quadro intellettuale determinato dal darwinismo e dai
suoi sviluppi. Tra gli elementi
problematici occorre menzionare la questione cruciale
della sofferenza: Arnould vorrebbe dissociare il dato della
sofferenza e della morte come si presenta in natura
dall’idea di una corruzione
della creazione ad opera del
peccato: la sofferenza e la
morte come elemento della
selezione sono, egli dice, un
fatto biologico, moralmente
neutro. Il fatto è che il rapporto tra i due piani è complesso: che la morte sia un
fatto naturale è ovvio, ma la
Bibbia la interpreta teologicamente come elemento negativo, precisamente affermando ebe «dopo» il peccato neppure la creazione è «neutra».
Quella di Arnould, comunque, è un’opera che si sforza,
nel dialogo con la scienza, di
andare al di là del riferimenti
generici, per affrontare direttamente l’immagine del mondo offerta dalla ricerca recente, comprese le conseguenze
etiche (si vedano le osservazioni sulla sociobiologia) e in
questo costituisce indubbiamente un apporto di interesse duraturo, (f.f.)
(*) Jacques Arnould: La teologia dopo Darwin. Elementi
per una teologia della creazione in prospettiva evoluzionista. Brescia, Queriniana. 2000
(Giornale di teologia, n. 270),
pp. 381, £46.000.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 25 AGOSTO 2000 I VENERDÌ 2¡
L'esame di fede sostenuto dai due candidati valdesi al ministero pastorale
Predicare TEvangelo oggi
Maurizio Abbà e Stefano Mercurio hanno superato l'ultimo «esame» e sono stati consacrati
a Torre Pellice durante il culto di apertura del Sinodo e dell'Assemblea battista
GIUSEPPE HCARA
Maurizio Abbà e Stefano Mercurio sono i due
candidati al ministero pastorale che quest’anno si sono
presentati davanti al corpo
pastorale per essere esaminati
in vista della consacrazione,
dopo il periodo di prova svolto rispettivamente ad Alessandria-Bassignana e Rorà.
Al primo è stato chiesto di
parlare di «zone d’ombra e
difficoltà nel contesto dell’amore» durante la sua esperienza pastorale. A questa
domanda Abbà ha risposto
che una zona d’ombra nelle
nostre esistenze può essere
quella del «tempo che fugge
via e che rimpiangiamo perché ci siamo soffermati a fare
solo ciò che è secondario e
superficiale», mentre ciò che
conta è saper ascoltare per
poter dire una parola determinante e chiara a tutti dalla
casalinga, al giovane, all’anziano; è in questi termini che
si può riscoprire la dimensione dell’amore.
Alla domanda relativa al
«rapporto tra Israele e chiesa» Abhà ha risposto sostenendo che «purgare il cristianesimo dall’eredità di Israele
significa fare del cristianesimo una religione che non ha
a che fare con la religione di
Gesù di Nazaret», ma alla domanda spontanea «se bisogna evangelizzare anche
Israele» ha spiegato che ogni
credente è tenuto a render
conto della speranza che è in
lui, a testimoniarla, consapevole che non si può rinunciare ad annunciare e confessare Cristo come via, verità e vita. Alla domanda sui «modi
in cui andrebbe formulata
una richiesta di perdono per
le colpe della chiesa» il candidato si è chiesto «chi perdona
cosa e se noi abbiamo la possibilità di perdonare a distanza di secoli?», sebbene non
sia facile chiedere perdono e
donarlo. Anche qui il perdono si collega all’amore.
Stefano Mercurio, rispondendo a una domanda sulla
Trinità, ha esordito spiegando che essa è un «modello
con cui la teologia cerca di
esprimere in parole umane il
grande mistero del Dio che
si è rivelato nell’Evangelo».
Nella relazione tra il Padre e
il soggetto che ama vi è
l’idea che sta alla base di
questo modello, e cioè che
Tessere umano è chiamato
alla comunione con Dio.
Dunque, anche se Dio non
ha bisogno dell’umanità per
essere completo in sé, la
coinvolge nel suo essere, è
questa la natura di Dio, il dono di Dio. Alla seconda domanda postagli, «la predicazione evangelica tra tradizione e necessità della conversione», Mercurio ha aperto
un confronto con la New Age
OFFERTA PER LE COMUNITÀ
CD «MUSICA PROTESTANTE»
E OPUSCOLO «L'UTOPIA DI DIO»
Il compact disc «Musica protestante» e l’opuscolo sul giubileo biblico «L’utopia di Dio», saranno in vendita nelle librerie evangeliche a partire da settembre ma è possibile ritirare cd e opuscoli direttamente al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste e all’Assemblea battista. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio stampa del Sinodo (Anna Pensa) nella Casa valdese di fronte all’Aula sinodale, oppure all’Ufficio
stampa dell’Assemblea battista (Luca Negro) a Villar Pellice.
A PIEDICAVALLO (alta valle Cervo - Biella)
Domenica 27 agosto, alle ore 17, a chiusura
della serie di culti estivi, nella chiesa valdese
Culto in piemontese
Centro incontri delle assemblee del Fratelli
a Pravernara (nei pressi di Valenza - Alessandria)
Mercoledì 30 agosto 2000
Maurizio Abbà parla sul tema
Gesù nel dialogo fra ebrei e cristiani
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redaz @ riforma.i1;
REDAZIONE NAPOLI:
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fax 081/291175, e-maii: riforma.naembox.netway.i1;
REDAZIONEPINEROLO:
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle vaIN)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
OIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1 800. Economici; a parola £ 1,000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 31 del 18 agostoo 2000 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, giovedì 17 agosto 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
che insegna a ricercare la verità ultima in se stessi, scoprendo energie in sé sotto
l’autorità di un maestro.
Il candidato ha dunque
esposto li suo pensiero che
vede in Cristo un rapporto
diverso da quello delegato a
un’autorità che ispira fiducia,
e ha spiegato che in Cristo
non c’è obbedienza cieca, ma
sequela consapevole. «L’eredità di Miegge e Gangale nei
nostri rapporti con la cultura
italiana» era l’ultima domanda a cui il candidato Mercu
rio ha risposto riferendo che
«Miegge e Gangale ci hanno
lasciato un’eredità di lavoro»;
abbiamo da «perseguire l’obiettivo di una cultura che ha
perso ed è stata messa in cattiva luce dalla stampa italiana». L’eredità da portare
avanti è, dunque, il coraggio
del dialogo con la cultura del
nostro tempo, in modo laico
e responsabile, una responsabilità fondata sul Dio biblico che chiama sempre a una
nuova identità da assumere
fino in fondo.
Il pastore Giampiccoli con I colleghi neoconsacrati
Gli schiavi di Hitler
fronti di due giovani di colore. Un segnale forte è giunto recentemente dalla Chiesa evangelica tedesca che ha deciso, insieme
al suo organismo diaconale, di devolvere la somma di dieci milioni di marchi (circa dieci miliardi di lire) al fondo di indennizzo «Memoria, responsabilità, futuro» a favore dei lavoratori forzati del periodo hitleriano, i cosiddetti «schiavi di Hitler». Il
fondo, alimentato principalmente dallo stato e dall’industria,
dovrà raggiungere la somma di cinque miliardi di marchi. Il
praeses della Chiesa evangelica tedesca, Manfred Koch, ha dichiarato che «i lavoratori forzati furono utilizzati anche
nell’ambito delle chiese evangeliche. Anche noi abbiamo partecipato a quel sistema di illegalità e violenza. Confessiamo
questo peccato. Gli aspetti oscuri del passato debbono essere
chiariti anche per rendere giustizia alle ■vittime della barbarie.
Il nostro è un gesto che giunge tardi, come in ritardo su questi
problemi è tutto il popolo tedesco».
Il deputato verde Berger ha iniàtato ufficialmente la Chiesa
cattolica a compiere lo stesso passo ma a tutt’oggi la Chiesa
cattolica tedesca ha fatto sapere di avere avviato un’indagine
su tutta la materia prima di prendere qualunque decisione.
Dalle colonne dell’autorevole Frankfurter Allgemeine Zeitung
del 25 luglio si osserva però come molte istituzioni cattoliche
abbiano utilizzato l’opera dei lavoratori forzati iscrivendola
nel quadro di un gesto umanitario. Insomma, durante la guerra i prigionieri politici impiegati nelle opere della Chiesa cattolica non sarebbero stati trattati poi così male. Certo, nell’anno della perdonanza pontificia del giubileo ci si aspettava
qualcosa di più concreto.
Secondo la teologa evangelica Susanne Labsch, di Karlsruhe,
il gesto di indennizzo si ricollega in qualche modo alla pubblica
confessione di peccato che le chiese evangeliche tedesche fecero a Stoccarda nel 1946 riconoscendo la propria corresponsabilità nel regime nazista. Quanto alla violenza neonazista di oggi,
sostiene Labsch, occorre coglierne la dimensione sociale legata
alla mancanza di prospettive concrete della gioventù dell’ex
Germania Orientale. Insomma, le ombre delle due dittature che
hanno attraversato il secolo continuano ad accompagnare il destino tedesco. E quindi quello europeo.
Giuseppe Platone
Scomparsa a fine luglio in Val d'Aosta
Ricordo di Berta Subilia
PAOLO RICCA
CI sono persone, tutti ne
abbiamo incontrate nel
corso della nostra vita, dalle
quali non vorremmo mai separarci, persone che vorremmo avere sempre con noi.
Non sono tante, ma ci sono.
Berta era una di queste. Sono
persone, come dire, benefiche, che fa piacere avere accanto, dalle quali ti puoi
aspettare del bene, non del
male, la cui presenza si rivela
come presenza amica. Berta
era una presenza amica. Per
questo addolora perderla,
malgrado l’età avanzata. L’amicizia non ha età. Anche il
suo volto e il suo sguardo trasmettevano messaggi positivi. Ricordo e ricorderò il suo
viso aperto, sorridente, e il
suo sguardo dolce.
Per conto del decano, prof.
Ermanno Genre, di tutti i colleghi e del Consiglio, porto il
saluto, il ricordo e la gratitudine della Facoltà valdese di
teologia, nella quale (durante
gli anni di docenza di suo
marito Vittorio) e accanto alla quale (dopo la sua emeritazione). Berta ha trascorso la
metà circa della sua vita.
La Facoltà, potremmo dire,
più che il suo alloggio al terzo
piano di via Pietro Cossa, è
stata la sua casa. Non solo
perché per qualche tempo
Berta ha diretto il Convitto e
non solo perché è sempre
stata vicina agli studenti con i
quali parlava volentieri in
tempi e luoghi diversi come
una loro compagna. La Facoltà era la sua casa perché la
teologia era il suo interesse
dominante, quasi la sua passione. Se fosse nata venti o
trent’anni più tardi Berta,
possiamo supporre, avrebbe
studiato teologia e sarebbe
probabilmente diventata pastora. Aveva una sua posizione teologica ben profilata,
che esponeva e difendeva con
una convinzione che nasceva
da dentro e faceva tutt’uno
con lei. Era una certezza interiore, lìmpida come il suo
sguardo, che la rendeva salda
forte, senza toglierle il tratto
affabile, amabile, e che irradiava intorno serenità. Anche
dirigendo per tanti anni L’Amico dei fanciulli, che la consacrò come «Zia Berta» in laiga parte dell’evangelismo italiano, riuscì a conferire al
giornale una linea biblicoteologica riconoscibile.
In Facoltà e intorno a essa,
in particolare nella Libreria
di cultura religiosa diretta da
Elena Senn, fiorirono per
Berta tanti rapporti importanti che l’hanno accompagnata tutta la vita. Nacquero
anche amicizie durature, come quella con il prof. Oscar
Cullmann e la sorella Louise,
consolidate anche nel corso
delle estati, con visite reciproche a Planpincieux e Chamonix. La Facoltà ricorda anche con gratitudine il lungo
servizio reso da Berta alla rivista Protestantesimo, sia
quando la dirigeva Vittorio
Subilia, sia dopo.
Ho cercato una parola biblica che accompagnasse il
saluto della Facoltà e ho scelto questa; «In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Signore, mi fai
abitare al sicuro» (Salmo 4,8).
In che modo il Signore ci fa
«abitare al sicuro»? Facendoci
abitare in lui, facendosi lui la
nostra abitazione. La sua pace è la nostra casa, la nostra
abitazione, già in questa vita.
Berta ci abitava, perciò irradiava serenità. È la pace del
Signore, non del cimitero,
della vita, non della morte,
della vita eterna, non della
morte eterna. Il Signore infatti trasforma la nostra morte
in sonno (Marco 5, 39; Giovanni 11, 11). e il nostro sonno in risveglio (Efesini 5,14).
(Parole pronunciate nella
cappella del cimitero germanico di Roma il 2 agosto 2000)
CRONACHE DELLE CHIESE
TORRE PELLICE — Domenica 16 luglio il past. Mazzarella, per
il Consiglio del 1° circuito, ha proceduto alTinsediamento
del pastore Ennio Del Priore.
• La comunità formula vivi auguri a Danilo Rivoira e Brunella Gallo che si sono recentemente sposati nel tempio.
• Si sono svolti i funerali di Berta Baridon ved. Audisio, Lina Agli ved. Buffa e Maria Rigotti Gaydou.
PRAMOLLO — Ringraziamo il past. Teofilo Pons che ha presieduto il culto del 23 luglio: la comunità si è particolarmente rallegrata di aver potuto riascoltare un pastore che
ha svolto il proprio ministerio a Pramollo per tanti anni.
• Si è svolto il 20 luglio il funerale di Ivana Sappé ved. Miglio: la comunità è vicina ai familiari.
SAN GERMANO — A Carla Bounous e Alessandro Cammarata
e ad Antonella Roccione e Flavio Pollano, unitisi in matrimonio domenica 23 luglio, al mattino durante il culto gli
uni e il pomeriggio gli altri, vada ancora il pensiero affettuoso, con molti fraterni auguri di tanta gioia e serenità
sotto lo sguardo del Signore, da parte della comunità di cui
Carla e Alessandro sono membri attivi.
• Un caloroso benvenuto a Martina di Patrizia e Riccardo
Bertalmio giunto ad allietare i genitori e il fratellino Mattia.
• Ci siamo dovuti separare da Ivo Avondet, deceduto iniprowisamente all’età di 70 anni dopo solo sette mesi dalla
scomparsa della moglie, e da Guido Soulier degli Azzari che
ha terminato la sua vita terrena dopo un periodo di malattia.
Ascoltate, per favore,
questa lettera con attenzione: «Caro signor pastore,
sono un insegnante astigiano, evangelico (...). Con i miei
alunni sto studiando la tragedia della Shoah e, da qualche
tempo, raccogliendo opinioni nel mondo cristiano su un
aspetto specifico della questione. La domanda che ci
siamo posti (e che vorremmo
porre a Lei) è questa: perché i
cristiani (protestanti e cattolici) non si sono opposti (eccezioni, lodevoli a parte) alla
tragedia del genocidio? Perché tanta ostilità verso gli
israeliti se Gesù stesso disse
che “la salvezza viene dagli
ebre” (Giovanni 4, 22)? E oggi, che cosa possiamo fare,
concretamente, perché simili
EUGENIO RIVOIR
catastrofi non abbiano più a
ripetersi?».
Un insegnante, la sua classe, in una scuola media statale, discutono, commentano,
riflettono, si fanno delle domande e ne fanno agli altri.
Un gioiello: un luogo dove si
cerca di opporsi all’indifferenza e ci si chiede che cosa si
può fare per non seguire pas
sivamente le notizie che ci
raggiungono. Qui Una notizia
diventa parola viva che interroga, che chiede riflessione,
che invita a cambiare. Così
sono le notizie nella nostra
vita; momenti di verità che ci
aiutano a capire il mondo (e
noi in mezzo agli altri).
Le notizie non si fermano
alla cronaca; domandano:
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perché? e non smettono di
domandare «perché?», continueranno a domandare anche quando ci sembra di avere risposto. Le notizie che ci
arrivano sono domande per la
nostra vita. È importante che
anche noi, come questi ragazzi di una scuola media con u
loro insegnante, impariamo a
vivere il mondo che ci circonda come una serie di domande che non ci lasciano pijj
tranquilli, e trasmettiamo agl*
altri le domande che abbiamo
ricevuto. Le domande, è chiaro, sono fatte a tutti noi, e non
soltanto a chi le riceve...
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(Rubrica «Parliamone
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evangelico» curata dalla
razione delle chiese evangelica
in Italia di domenica 20 agosto)
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* L'annuale «concerto tra le vette»
Festa musicale al Boucle
Nella splendida giornata di domenica 20 agosto, ai 2.620 metri del colle Boucle, per il terzo anno consecutivo i «Fiati del
Boucle» hanno dato vita al suggestivo concerto fra le vette. Alberto Damiano, Boris Vottero, Ivan Vottero, Luciano Micol,
Marco Ribet, Piero Ceste, Sergio Bounous, dopo aver risalito la
bella montagna hanno dato vita ad un concerto dal ricco repertorio, dalla musica barocca al dixieland passando per le musiche da film e al genere pop. col Boucle si trova il bivacco
Soardi, a soli 5 metri dal confine con la Francia, dotato di una
quindicina di posti letto, con cucina e impianto di illuminazione: nel periodo estivo è custodito e costituisce ottimo punto di
partenza per gite in quota sia nel Queyras che in Italia.
M Due giornate dedicate a Gangale
Il profeta delle minoranze
«Giuseppe Gangale, profeta delle minoranze» è il titolo del
convegno che si tiene sabato 27 e domenica 28 agosto neUa Casa valdese di Torre Pellice. I lavori incominceranno alle 15 di
sabato con gli interventi di Giorgio Bouchard, Alberto Gabella,
Alberto Cavaglion e Saverio Festa: la sera, alle 21, verraimo leG
te deUe poesie di Gangale con accompagnamento musicale e il
past. Sergio Ribet presenterà il libro sulla rivista diretta dd teologo calabrese: Una resistenza spirituale. Conscientia (19221927), a cura di Davide Dalmas e Anna Strumia (Claudiana,
2000) Domenica si riprenderà alle 9 con interventi di Fr^co
Scaramuccia, Anna Strumia, Giovanni Rota, Vito Baresi, Corrado lannino, Sergio Rostagno, Paolo Bagnoli e Giorgio Tourn.
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Fondato nel 18481
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_ Il palaghiacdo di Torre Pellice ospita per la prima volta il Sinodo e l'Assemblea battista
2.000 persone all'apertura del Sinodo I “mi
Il sermone del culto inaugurale ha preso spunto dal primo capitolo del libro del pro feta Geremia
per chiarire ai credenti e alle chiese la necessità di rispondere alla vocazione che ci viene da Dio
PIERVALDO ROSTAN
DAVIDE ROSSO
Nel corso di un culto
comune tenutosi
nello stadio del ghiaccio
di Torre Pellice si sono
aperti, domenica 20 agosto, i lavori del Sinodo
delle chiese valdesi e metodista e dell’Assemblea
generale dell’Unione cristiana evangelica battista
d’Italia (Ucebi): questi si
terranno per la maggior
parte a Villar Pellice.
«È impossibile sottrarsi
alla presenza di Dio, così
come è impossibile sottrarsi alla sua chiamata».
Partendo da questa affermazione e predicando
sul testo di Geremia 1, 410 il pastore valdese
Franco Giampiccoli, che
ha predicato nel corso
del culto di apertura che
per la prima volta in questi ultimi anni non si è tenuto nel tempio di Torre
Pellice, presieduto dalla
pastora battista Lidia
Giorgi e a cui hanno partecipato circa 2.000 persone, ha affermato che
come credenti viviamo la
chiamata sotto il segno
dell’«ambivalenza fra impulso a sottrarsi, a fuggire, e la promessa di guida
e liberazione. Nella sua libera sovranità il Signore
può servirsi della nostra
bocca per parlare agli uomini del nostro tempo e
che la nostra debole parola umana può diventare bocca per parlare agli
uomini del nostro tempo». Parole che i deputati sinodali terranno sicuramente presente nel
momento in cui i lavori
del Sinodo e dell’Assemblea saranno congiunti
6 si dovrà affrontare il
problema dell’evangeliz
Per i prodotti tipici e di
qualità è sempre più business. Le prime stime parlano di un comparto capaci
di fatturare nell’ultimo anno 25.000 miliardi in Italia.
A che si deve tutto questo?
I vari scandali sui «polli alla diossina», sull’uso di antibiotici negli alimenti degli animali poi destinati alle nostre tavole, la diffusio
non si fa attirare dall’idea
di consumare un cibo naturale e non lo cerca come
prima scelta. La prima
conseguenza è stata una
crescita nel nostro paese
delle terre coltivate secondo il metodo biologico
(cioè senza pesticidi e concimi chimici, accettando di
sottoporsi a periodiche verifiche sulle
produzioni)
ne sempre più La ricerca nell’ordiiie
consistente, del 40% nell
soprattutto di pCOdotti naturali ultimo anno,
r.—: Oggi circa 44
diventa anche
occasione di
sviluppo agricolo
I cortei del Sinodo e della Assemblea battista si incontrano per poi proseguire verso il palaghiaccio
zazione e predicazione.
Certamente la novità
della prima volta al palazzotto, inizialmente vista in maniera non proprio positiva da molti, alla fine sembra aver pagato, anche se non tutti sono rimasti entusiasti del
«lungo» percorso dalla
Casa valdese al palazzotto e soprattutto dell’acustica della struttura costruita, non bisogna dimenticarlo, per ospitare
incontri di hockey e non
gruppi di corali o incontri di preghiera. Un’esperienza comunque che,
sia pur dettata dalla necessità visto l’alto numero previsto di partecipanti al culto, alla fine
sembra essere stata positiva: l’impressione tutto
e insie«Culto
3 FedO'
igelicho
agosto)
sommato è anche quella
di essere per una volta
andati oltre gli stereotipi
e la ripetitività di molti
culti avendo creato un
qualcosa di diverso.
Nel corso del culto di
domenica sono stati consacrati pastori Stefano
Mercurio e Maurizio Abbà ed è stata presentata
la diacona Paola Reggiani. 1 lavori sinodali, che
anche quest’anno còme
già quello scorso si svolgerà a gruppi discutendo
poi in plenaria quanto
prodotto, proseguiranno
fino a sabato 26 agosto
avendo due giorni di sessione congiunta con l’Assemblea battista che si
sta svolgendo in contemporanea a Villar Pellice.
Fra gli argomenti all’ordine del giorno delle
due assemblee sono da
segnalare, oltre all’evangelizzazione, su cui è stato preparato un documento dal titolo «Dire la
salvezza alle donne e agli
uomini del nostro tempo», anche di ecumenismo, bioetica, laicità dello stato e di memoria e riconciliazione fra le fedi
religiose con una serata
pubblica che si terrà giovedì 24 nel tempio di
Torre Pellice. Inoltre quest’anno entrambe le assemblee sono chiamate a
rinnovare gran parte dei
loro esecutivi, a cominciare dal moderatore della Tavola valdese e dal
presidente dell’Ucebi.
Sui monti di Bobbio Pellice
Muore sulla via
della speranza?
I prati dell’alta vai Pellice, oltre il Barbara, verso il Col dei Coi, sono
stati teatro della tragica
fine di un uomo ritrovato
mercoledì scorso da un
pastore. Mauro Gaydou.
Le condizioni del corpo,
dilaniato dagli animali e
dal caldo, la totale assenza di documenti o di altri
elementi che possano
aiutare nell’identificazione della persona, fanno
pensare a un uomo che
cercasse di attraversare il
confine per raggiungere la Francia o probabilmente il Nord Europa.
Un profugo curdo? Un
albanese? Due soli elementi hanno in mano gli
inquirenti: un accendino
e una scheda telefonica
Si cercherà di risalire
alle eventuali telefonate
effettuate tramite la tessera magnetica per «agganciare» eventuali amici
o parenti. Proprio la possibile presenza con l’uomo di altre persone è
un’altra ipotesi al vaglio:
il fatto che col corpo non
si siano trovati né documenti né un portafoglio
potrebbe far supporre
che l’uomo in cerca di
fortuna prima di essere
abbandonato forse colpito da un malore sia stato
spogliato dei suoi effetti
personali da compagni di
a,wentura. Resta anche il
dubbio sul periodo del
decesso: i pastori dicono
di salire da quelle parti
(un luogo comunque decisamente fuori da sentieri transitati da turisti)
periodicamente e di non
aver mai notato nulla, ma
secondo le prime rilevazioni dei medici le condizioni del corpo farebbero
risalire il tragico epilogo
addirittura al prossimo
inverno. Viceversa l’abbigliamento dell’uomo (fra
l’altro senza calze) farebbe supporre una salita
nel periodo estivo.
Al di là delle crude note di cronaca siamo probabilmente di fronte ad
una pagina locale di un
dramma globale, quello
dell’emigrazione in cerca
di fortuna: questa volta il
teatro sono state quelle
montagne che nei secoli
hanno visto a loro volta
altre emigrazioni e forse
altri drammi.
fuori dall’Europa dei cosiddetti organismi geneticamente modificati sono elementi che inquietano e che
inducono molte persone a
cercare cibi e sapori i più
genuini possibili. Stiamo
parlando, «ovviamente» di
una tendenza nel mondo
occidentale; a livello mondiale infatti il fenomeno è
contraddittorio: secondo
l’Oms (l’organizzazione
mondiale per la sanità) negli Stati Uniti il 55% degli
abitanti è sovrappeso a causa della cattiva e sovrabbondante alimentazione ma
questa tendenza non sembra più tanto legata alla
semplice disponbihtà di ricchezza economica quanto a
fattori culturali. In conseguenza di ciò le classi più
abbienti, nel cosiddetto
mondo industriale, stanno
cambiando i loro stili di vita
e di alimentazione andando
a cercare prodotti di qualità, mentre nei paesi meno
ricchi e nelle classi sociali
più povere si sta diffondendo un modello alimentare
fatto di tanti grassi, zuccheri e di bassa qualità. Basti
ricordare (è uno dei tanti
paradossi del rapporto
Nord-Sud) che quattro dei
cinque ristoranti che McDonald’s apre ogni giorno nel
mondo sono fuori dagli
Usa, moltissimi nei paesi in
via di sviluppo...
È dunque un fenomeno
soprattutto diffuso fra i livelli medio-alti della società, quello delle scelte alimentari che inducono alla
riscoperta delle tradizioni
culinarie, dei prodotti tipici, meglio se «biologici»,
certificati secondo le norme
che almeno l’Unione europea si è data da alcuni anni.
Tornando all’Italia tutte
le indagini di mercato confermano che consistenti cifre di cittadini sono disposti a pagare cifre maggiori
pur di avere un cibo garantito: solo uno su cinque
mila in Italia.
E nel Pinerolese che cosa succède?
Qualcosa si
sta muoven■**"*™*** do anche se,
almeno nel comparto biologico, non senza ritardo.
Molte coltivazioni sarebbero «storicamente» biologiche; basti pensare alla castanicoltura in vai Pellice o
alle coltivazioni di piccoli
frutti avviate negli Anni 7080 qua e là nelle valli. Dunque si tratterebbe semplicemente di «codificare» queste modalità di coltivazione, di seguire le indicazioni
delle leggi nazionali in materia di biologico, di compilare i registri aziendali previsti dalle normative. Purtroppo in questi anni poche
aziende agricole hanno optato per questa scelta, al
contrario di quanto è accaduto nel vicino Cuneese dove le organizzazioni di categoria hanno spinto in modo
forse addirittura eccessivo
alla adesione al metodo
biologico. Infatti chi ha fatto questa scelta negli ultimi
cinque anni ha potuto contare anche su discreti contributi comunitari a sostegno della propria attività e
dunque indirettamente alla
presenza di attività antropiche in zona montana.
Naturalmente, è più che
un auspicio, chi ha scelto di
coltivare in modo biologico
lo ha fatto non tanto in vista delle agevolazioni finanziarie ma per convinzione e per rispondere a un
bisogno che, si diceva all’inizio, è in forte espansione. Qual è la consistenza
del biologico nel Pinerolese? I conti sono semplici; su
164 aziende di produttori
biologici in provincia di
Torino, 13 sono in vai Pellice, 5 nel Pinerolese pedemontano, nessuna nelle
valli Chisone e Germanasca. Sono in vista nuove opportunità dall’Unione europea: saranno anche una
sfida per tutto il territorio.
8
PAG. 8 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ¥vldesi -■
VENERDÌ 25
A TORRE SI RESPIRA TRANQUILLI — È un quadro
rassicurante quello che emerge dalle indagini
condotte la scorsa primavera con il laboratorio
mobile dell’Arpa sulla qualità dell’aria. Per circa
un mese il furgone dell’Arpa era stato parcheggiato all’ingresso di Torre Pellice nei pressi del
ponte sull’Angrogna. Secondo una precente indagine condotta col metodo degli indicatori biologici (presenza o meno di licheni sugli alberi)
quella risultava una delle zone più «inquinate»
della valle. Tutto relativo comunque; non siamo
al centro di una metropoli, e in effetti i dati
emersi dalla ricerca dell’Arpa sono assai rassicuranti; dalle verifiche effettuate su monossido di
carbonio, biossido di zolfo, ossidi di azoto, ozono e polveri sospese solo il primo presenta qualche picco, comunque sotto il livello di attenzione. D’altra parte il controllò è avvenuto in una
zona di incrocio e di intenso traffico...Una seconda indagine verrà comunque condotta in
tardo autunno con condizioni atmosferiche meno favorevoli alla qualità dell’aria.
GUIDO BERTINAT VIGILE MESSO PER 31 ANNI —
Sono stati celebrati in un tempio stracolmo i funerali di Guido Bertinat, dal 1958 al 1989 messo
comunale a Bobbio Pellice. Bertinat, classe 1930,
è stata una delle più conosciute figure del paese e
per molti armi anche T«uomo di fiducia» di gran
parte della popolazione. Nel corso degli oltre tre
decenni di servizio, il lavoro e le incombenze comunali cambiarono moltissimo, ma la stima dei
cittadini bobbiesi non si fece mai meno.
THE WALDENSIAN STORY — Prescot Stephens, da
molti anni attivo nel comitato inglese di aiuto ai
valdesi, ha pubblicato il libro «The Waldensian
story. A Study in Faith, Intolerance and survival». Per iniziativa della Società di Studi valdesi e
del Gruppo di studi vai Lucerna il volume sarà
presentato il 30 agosto alle 21 nella biblioteca
della Casa valdese, da Giorgio Bouchard con il
commento di altri interventi sotto la presidenza
di Aldo Comba per manifestare la riconoscenza
dei valdesi all’amico Stephens.
ANCORA INCENDI AI CASSONETTI — Di nuovo
all’opera i piromani dei cassonetti: per due volte, nel volgere di una settimana, prima un cassonetto della carta in via Rossenghi, poi uno dei rifiuti in corso Gramsci, son stati incendiati nottetempo. Come al solito l’intervento dei vigili del
fuoco ha contenuto i danni, comunque d alcune
centinaia di migliaia di lire.
WEEK-END AL COL BARANT — Le associazioni
Astrofili Urania e Botanica Alpi Cozie presentano un week-end «Natura e scienza» al Rifugio
del Col Barant. L’appuntamento è per sabato 26
agosto con un’esposizione sulla flora e fauna locale: segue una serata a cura degli astrofili. Domenica mattina possibilità di osservare la fauna
locale guidati da un tecnico faunistico e visita al
giardino botanico Bruno Peyronel. Segue polentata. (prenotazioni allo 0360-716471).
L’ASL A PINEROLO TRASLOCA — Dal prossimo
giovedì 31 agosto cambieranno sede gli sportelli
dell’Asl 10 per la scelta o la revoca del medico di
famiglia e per l’assistenza sanitaria all’estero. Gli
sportelli attualmente in via Montebello 39 a Pinerolo rimarranno chiusi il 30 agosto per il trasloco e riapriranno il 31 presso l’ex ospedale
Cottolengo, tei 0121-235046, con il seguente
orario: mattino da lunedì a venerdì 8,30-12; pomeriggio, martedì e giovedì, dalle 14 alle 16. Per
la scelta o la revoca del medico è comunque
possibile rivolgersi direttamente alle sedi dei distretti a Torre Pellice, Perosa Argentina, Airasca,
Cumiana, Cavour e Vigone.
DOMANDE PER RAZZE IN VIA DI ESTINZIONE —
Entro il 15 settembre, secondo una delibera della
giunta regionale del Piemonte, si potrà aderire al
programma di sostegno alle razze in pericolo di
estinzione. Per la specie ovina, che riguarda anche il territorio pinerolese, gli interventi economici a sostegno riguardano le razze sambucana,
frabosana, garessina, saltasassi e tacola. L’ammissibilità resta subordinata alle decisioni che
verranno prese a livello europeo e della Fao circa
la condizione di reale rischio di estinzione.
ARTE PREISTORICA A PINEROLO — Una statua a
grandezza naturale dell’uomo di Neandertal. È
un’opera scientifica dello scultore Saulo Guarnaschelli, che sarà presentata venerdì 1° settembre alle ore 18 al museo d’arte preistorica
di Pinerolo, in viale Giolitti. 11 restauro e l’allestimento museale sono curati da Tere Grindatto, l’evento è stato organizzato da Dario e Roberto Seghe per la manifestazione comunale
«Musei insieme». In serata, alle 21, è prevista
una conferenza di Giacomo Giacobini, direttore del laboratorio di paleontologia umana
dell’Università di Torino, che illustrerà caratteristiche fisiche e culturali, storia evolutiva e distribuzione spaziale dell’uomo preistorico.
Sabato alla Fenulli di Pinerolo
Al via la Rassegna
di artigianato
DAVIDE ROSSO
..T^AR fare “sistema”
«F i
agli imprenditori,
alle associazioni e amministrazioni pubbliche,
pensando al futuro cercando magari di creare,
tutti assieme, un progetto e una proposta unitaria, dobbiamo candidarci per gli anni avvenire
alla realizzazione della
Rassegna dell’artigianato artistico del Piemonte». Sono parole di Luigi
Chiabrera, presidente
dell’Atl 2, l’ente organizzatore della 24“ Rassegna
dell’artigianato del Pinerolese che aprirà le sue
porte al pubblico il 26
agosto all’expo-Fenullli
di Pinerolo. La filosofia
della manifestazione,
che si protrarrà fino al 3
settembre, è quindi chiara: pensare la Rassegna
dell’artigianato come
momento di incontro, di
scambio e di aggregazione del territorio. «Il Comune di Pinerolo - dicono in Atl - ci ha affidato
l’incarico organizzativo
della manifestazione fino
al 2006 e molte delle diverse iniziative in cantiere per quest’anno, come
ad esempio le serate di
degustazione di piatti tipici in programma nello
spazio ristorante dell’expo-Fenulli, pensiamo
possano servire anche
come punto di partenza
e spunto per far crescere
ulteriormente negli anni
la manifestazione».
Novità importante poi
di questa ventiquattresima edizione sarà lo spostamento dello spazio incontri in una struttura
creata per l’occasione in
viale Giolitti, fuori quindi, ma non distante, dall’expo-Fenulli, per consentire da un lato di avere maggiore spazio per gli
espositori dall’altro di
avere un luogo più tranquillo dove fare incontri
e spettacoli nel corso della rassegna. Altra novità
sarà data dallo stand dedicato all’artigianato artistico tipico piemontese,
un modo, dicono all’Atl,
per mettere in evidenza e
rivalutare un aspetto dell’artigianato spesso non
abbastanza valutato.
Molte anche le iniziative
collaterali, le più organizzate nei musei cittadini,
che vanno dalla mostra
su “L’uomo di Neanderthal» al museo d’Arte
preistorica a quelle di
pittura moderna della
Collezione civica d’Arte,
dalla mostra su «Il duca
degli Abruzzi alla conquista del Polo Nord» in programma al Museo etnografico a «L’Africa che
verrà» in programma
aH’expo-Fenulli e organizzata dal Comune di
Pinerolo e dal Servizio
migranti Caritas.
La Cna sul territorio pinerolese
L'artigianato conta
15.000 lavoratori
MASSIMO CNONE
Cf È già l’impegno olimpico del 2006
nei programmi di questa
24“ rassegna all’Expo Fenulli di Pinerolo. Almeno
stando alle parole di
Mauro Prot, responsabile
di zona della Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato. «Una edizione di transizione commenta Prot - : quest’anno c’è la volontà politica di rivoluzionare la
rassegna, con l’affidamento dell’organizzazione da parte del comune
di Pinerolo all’Atl2».
Per la Cna queste manifestazioni «danno buoni risultati in termini di
affluenza, ma le più specializzate e legate a un
solo settore, come a Saluzzo, subiscono pesanti
flessioni: il pubblico
sembra preferire il «di
tutto un po’». E nel Pinerolese? «Non c’è ancora
un’identità, una vocazione forte che rivaluti uno
o più settori». Eppure
l’artigianato «tira» e crea
produzione.
Sono tre i principali rami dell’artigianato; servizi a cose e persone, produzione di prodotti e artigianato tipico. Tutti
settori che registrano
una tendenza positiva.
«A fronte delle recenti
crisi di grandi complessi
industriali tradizional
XV agosto all'Inverso Roland! di
Le madri di Plaza de
Torre Pellice
Mayo
DANIELA GRILL
UN sole caldissimo e
una giornata particolarmente tersa hanno
accompagnato la festa
del 15 agosto di quest’anno, all’inverso Rolandi di
Torre Pellice. Il culto del
mattino è stato trasmesso in diretta da radio
Beckwith evangelica, per
chi non ha potuto essere
presente di persona alla
giornata; dopo i saluti di
benvenuto del presidente
del primo distretto, past.
Luciano Deodato, ha predicato il pastore Renato
Coìsson, scegliendo come passo per la meditazione biblica il «sermone
sul monte» di Gesù del
capitolo di Matteo, testo
che si è adattato perfettamente all’atmosfera comunitaria della giornata;
al termine del culto è intervenuto con un breve
messaggio di saluto il
moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan,
che ha ricordato i progetti di rilancio, che si sono
già realizzati e che si intende continuare a portare avanti, per una sempre maggiore efficienza
dell’ospedale valdese di
Torino e di quelli di Pomaretto e Torre Pellice.
Nel primo pomeriggio
dopo vari interventi
In conclusione della
giornata la compagnia
gioielli
VI ASPETTIAMO
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
tel.012D397550
teatrale «Assemblea Teatro» ha presentato lo
spettacolo dal titolo «Più
di mille giovedì», la storia
delle «Madres di Plaza de
Mayo», tratto dal romanzo he irregolari di Massimo Carlotto, basato sui
tragici fatti dell’Argentina. La rappresentazione
teatrale, presentata da
Renzo Sicco è stata interpretata da Gisella Bein;
l’attrice, in un lungo e
coinvolgente monologo
seguito con partecipazione dagli numerosi presenti, ha dato vita alla
storia, quella dei mille
aspetti atroci della guerra durante la dittatura
argentina; dal problema
dei desaparecidos a quella dei bambini trattati
come bottino di guerra,
dai campi di concentramento clandestini alla
persecuzione degli ebrei.
mente molto forti nel Pinerolese - spiega Mauro
Prot -, c’è stata purtroppo una riduzione del fatturato dell’indotto artigianale, ma anche una
felice riconversione in
prodotti che portano a
scambi interregionali».
Agevolazioni per gli insediamenti produttivi e
turismo che crea nuovo
indotto: sono queste le
carte da giocare per un
settore che occupa 5.200
imprese iscritte alla Camera di commercio nel
solo comprensorio di Pinerolo. Oltre 15.000 persone in tutto che lavorano nell’artigianato. «La situazione è migliorata dice ancora Prot -; ma
l’ultimo quinquennio è
stato molto duro e il turnover eccessivo. Ci sono
molte ditte che “muoiono” troppo in fretta».
Un’altra priorità è la formazione mirata alla riqualificazione, impegno
sentito anche dai sindacati di categoria; ci sono
poi corsi di formazione
specifica per i dipendenti, ad esempio in campo
di sicurezza sul lavoro o
nell’informatizzazione.
La Cna interviene nella
rassegna di fine agosto
con «Imprese a porte
aperte», un’iniziativa originale che intende portare fisicamente i visitatori
nelle imprese più interessanti del territorio.
^Artigianato
Uno spazio
«valdese»
Anche quest’anno ij
Chiesa valdese sarà pre.*
sente alla Rassegna dell' '
artigianato del Pinerole. . tL'lNIZl
se. Un gruppo di lavoro’, A ^ erup
del 2“ circuito sta prepa. i*„tari di d
rando uno stand nello Sento, cc
Qnayin npnirptr^ orvi; . «
spazio dedicato agli e- “uettuali e
spositon «istituzionali, :',,iVincen:
che sarà intitolato «lede Snolanci
oggi» e in cui verrà pre. ^adelpr«
sentala! attività dell’Asilo c^era, Lui
dei vecchi di San Germa- « un «Mai
no e in particolare il nuo. ^la Ungu£
vo progetto di assistenza fiammato il '
domiciliare e assistenza „agine culti
giornaliera attivato pres- Lìauj. La i
so la struttura. «Lo spazio deidifensor
espositivo che stiamo ècheTitalia
preparando - dice Ileana ciato dalTi
Lanfranco, del gruppo di sempre più
lavoro-vuole proporre e termini atra:
introdurre un discorso ticolarediq
sulla diaconia che magati dalla dlffus:
potrà continuare anche! Sica e tei
prossimi anni». Lo stand mini dunq
sarà gestito nei giorni tecnica, seti
della Rassegna da perso- sommato se
ne volontarie che hanno si. Per quei
dato la loro disponibilità «Basic engli
«Abbiamo ancora dei po- Ma la qu
sti liberi - continua la complessa.
Lanfranco - per coprire fatto notare
tutto il periodo di durata
della manifestazione, chi
volesse proporsi sarà bene accetto», (dr)
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
tei. 0121-954194
Una proposta della Fdei
Festival delle donne
MASSIMO GNONE
T E donne non la
«Fii
sciano tracce negli
archivi, nella storia non
esistono». Sono parole di
Marina Jarre, autrice, fra
i numerosi altri, del romanzo storico «Ascanio e
Margherita». Sorridendo,
rifiuta l’appellativo di
scrittrice: «Mi sono divertita a cercare fra le
vecchie carte, non sapendo che cosa avrei trovato, gioendo della sorpresa». La torinese Jarre
è intervenuta all’inaugurazione, sabato 19 agosto, del nuovo archivio
delle donne, ospitato nel
Centro culturale valdese
di Torre Pellice e intitolato alla pugliese Miriam
Castiglione. «Al momento sono solo quattro faldoni - ha commentato
Doriana Giudici, presidente della Federazione
donne evangeliche - ma
contiamo sull’arrivo di
nuovo materiale».
L’iniziativa intende
raccogliere organicamente testi e materiali,
antiche ricette di cucina
ed epistolari, parole e
pensiero al femminile:
un punto di riferimento
per la ricerca, ma anche
per la curiosità e il dibattito. L’archivio delle donne è una costola orgogliosa dell’archivio, curato da Gabriella Ballesio,
della Società di studi vaidesi e della Tavola; con
tutte le nuove integrazioni, come ha ricordatoli
moderatore Gianni Rostan, riferendosi ai documenti delle chiese battiste e libere italiane.
Il pomeriggio è proseguito con il Festival della
Fdei. Con ritmi forse
troppo serrati, sono stat
toccati temi quali la vio
lenza domestica, le re
sponsabilità specifiche
dei e delle credenti di
fronte alla contempora
neità, il problema del de
bito estero e la bioetica.
In serata la presentazione
del nuovo libro di Bruna
Peyrot, «Una donna nomade», dedicato alla vita
di Miriam Castiglione.
legge apprr
cembre 19
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Doriana Giudici
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Corso Gramsci, 2 - Torre Pellice - Tel. 0121-M820 - Fax 0121-932063
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PI Fra lingua e dialetto
0 a una inutile
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role. . t L'INIZIO di giugno
voto (A un gruppo di parlafepa- dentari di diverso orienrello Sento, con alcuni m>li e- .jUettuali e scrittori (fra
nali» !ui Vincenzo Consolo)
¡nno Iacinto- alla prePre- “nza del presidente della
Asilo Camera, Luciano Violan
rma- un «Manifesto della
nao- bella lingua» che ha intenza fiammato il dibattito sulle
enza „aóne culturali dei quoPres- ridiasi. La tesi di fondo
pazio dei difensori della lingua,
amo X elle l'italiano sia minacleana ciato dall’introduzione
po di sempre più massiccia di
'rree termini stranieri e in par:orso ticolare di quelli derivanti
'agati dalla diffusione di inforichei malica e telematica: ter?tand mini dunque di origine
‘orni tecnica, settoriale, e tutto
erso- sommato sempre gli stesanno si, Per questo si parla di
bilità «Basic english».
d po- Ma la questione è più
ua la complessa. Qualcuno ha
rrire fatto notare infatti che la
irata legge approvata il 20 dichi cembre 1999 (con abis1 he- sale ritardo) sulla tutela
delle minoranze linguistiche dimostrerebbe un
certo impegno nei confronti di alcune parlate
locali (nella zona delle
vaUi valdesi l’ocdtano), a
scapito della lingua nazionale. Altri, sempre fra
i proponenti del «(Manifesto», hanno viceversa
chiarito di non avere
niente contro i «dialetti».
Ora la legge, che ottempera finalmente all’art. 6
della Costituzione, pur
con tutti i suoi limiti, non
può essere messa sul
‘banco degli imputati per
una mancata tutela della
vai- lingua nazionale,
con II punto è che il linizio- guaggio tecnico-settoriatoil le sta invadendo campi
Ro- che non gli sono propri:
ocu- è ormai invalsa l’abitudiatti- ne di dire, magari in sede
politica, che la maggioose- ranza si è salvata in cordella ner, o che il tal leader di
orse partito è stato preso in
stati contropiede. Questa
«tracimazione» di parole
che nascono in un preci
so contesto, e poi diventano di uso generale, può
andare bene come paradosso, come battuta, una
volta, due: se diventa un’
abitudine è una spia: indica cioè la limitatezza
del vocabolario di chi dovrebbe commentare i fatti politici più generali.
L’italiano sta diventando sempre più povero:
povero di scelte lessicali,
banale neU’argomentazione, sciatto e approssimativo nella concezione
della frase e nell’utilizzo
della sintassi. Ma difficilmente questo si può imputare ai dialetti: lo si faceva un tempo, quando
ai piemontesi e ai montanari in genere si rimproverava di usare il
«che» a introdurre frasi
subordinate che avrebbero richiesto un diverso
uso del pronome relativo
(esempio, l'incipit di una
celebre canzone: «Era
una notte che pioveva...»).
Ma oggi errori di questo
tipo si leggono sui quotidiani e si ascoltano nei
talk-show, non si sanzionano nelle scuolette di
montagna. Lungi dall’essere colpevole, l’elemento della parlata locale potrebbe dare un’aggiunta
di fantasia a un serbatoio
linguistico sempre più
striminzito.
No dunque a una guerra tra lingua nazionale e
dialetto; sì alle reciproche
influenze, posto che ciò
che conta è la reale corrispondenza tra i concetti
che si vogliono esprimere
e le parole per dirlo. Non
ci si spaventi di usare parole italiane andate in disuso: non si spaventano
giornalisti di razza e ormai lunga carriera (uno
su tutti: Igor Man, che
parlando di Medio Oriente dà lezioni di bella lingua); e non si spaventi
chi legge; e se deve lambiccarsi il cervello per capire un termine poco conosciuto, una volta trovato il significato questo rimarrà nella sua mente; e
andrà un giorno ad arricchire il serbatoio di altri.
iTorino-Pinerolo: la quinta edizione del Festival dal 17 al-25 luglio
Klezmer: musica sempre migliore
Lo tradizione zingara e quella dell'ebraismo dell'Europa orientale affascinano
il pubblico grazie ailavoro e all'impegno di gruppi internazionali di prestigio
SERGIO FHANZESE
Anche quest’anno
durante la seconda
metà di luglio, prima
nell’ex cimitero di San
Pietro in Vincoli a Torino
e poi in piazza San Donato a Pinerolo, si è svolta la rassegna di musica
klezmer e zingara, giunta
ormai alla sua quinta
edizione. Il Festival «Vincoli sonori» non è il solo
in Italia che chiama a
raccolta esponenti di
questi due generi musicali ma è sicuramente
uno tra i più apprezzabili
appuntamenti che l’estate ci regala ogni anno
e in senso pieno, data la
gratuità di tutti i concerti.
E dalla passione per la
musica klezmer e dalla
successiva scoperta delle
tradizioni rom e balcaniche che nel 1996 veniva
dato il via all’iniziativa
organizzata da Teatrosfera (oggi Associazione Sfera). (Quello che fino a pochi anni fa rappresentava
una novità assoluta per il
pubblico italiano incontra un numero sempre
crescente di appassionati
e, di conseguenza, iniziano a proliferare coloro
che producono musica
klezmer e zingara (dove
però non sempre nuove
o vecchie formazioni sono all’altezza di ciò che
promettono).
La quinta edizione del
Festival «Vincoli sonori»
ha dimostrato che è invece possibile continuare a
proporre musica di ottima qualità anche quando
un genere artistico prima
sconosciuto tende a diventare «di moda» e per
questo rischia di «degenerare». Quest’anno gli
appuntamenti con il pubblico sono stati nove. Ad
aprire la quinta edizione
del Festival a Torino sono
stati i «Brave Old World»,
mentre altri gruppi (per
esempio i «Bratsch») si
sono esibiti a Pinerolo.
Tra queste due eccezionali formazioni musicali
Musicisti rom ungheresi con cimbaio e contrabbasso
nel corso della rassegna l’inizio di questo secolo.
si sono esibiti altri tre
gruppi di genere klezmer
e tre di musica zingara,
oltre alla serata di martedì 18 luglio dai contenuti soprattutto ebraicoyemeniti e mediterranei
che ha visto esibirsi Timna Brauer e Elias Meiri
Ensemble.
Vorrei cogliere l’occasione della manifestazione da poco conclusasi per
esprimere alcune considerazioni sul genere musicale che essa presenta
(ulteriori informazioni relative ai gruppi possono
essere reperite sul sito Internet indicato in calce).
Mentre la musica klezmer
è abbastanza facilmente
classificabile, con un’origine certa sia nel tempo
che nello spazio, altrettanto non si può dire per
la musica ¿ingara. Quest’ultima definizione appare infatti piuttosto azzardata in quanto è musica zingara sia quella della
tradizione dell’Est europeo che il flamenco dei
Gitani e il jazz-swing dei
Manouche. Essa è molto
più articolata e varia di
quella che veniva suonata
da musicisti ebrei negli
shtetl (villaggi) dell’Europa Centrorientale a cavallo tra il secolo scorso e
Tuttavia c’è qualcosa che
lega intimamente la musica ebraica a quella zingara: entrambe nascono
nella diaspora, in entrambe si coglie la profondità dei sentimenti,
siano essi di gioia o di
sofferenza, e Luna quanto l’altra giungono diritte
al cuore. E chi ascolta
non può fare a meno di
pensare alla singolarità
di un destino comune
che da sempre lega intimamente il popolo ebreo
e il popolo rom e che forse va al di là di semplici
coincidenze.
La musica klezmer e la
musica rom sono musiche della memoria. Attraverso di esse si narrano molteplici vicende e
immani tragedie. Non è
possibile ascoltare questa musica senza accompagnarla con profonde
riflessioni. L’artefice di
queste melodie è il popolo dell’esilio fatto di genti
che per ragioni diverse
sono costrette ad abbandonare la propria terra
per andare altrove. E oggi sono molti gli «esiliati»: in primo luogo lo sono tutti coloro costretti a
emigrare per cercare sostentamento altrove, in
qualche lontana goldene
medine (in yiddish «il paese d’oro», espressione
usata dagli emigranti
ebrei d’inizio secolo per
indicare TAmerica).
Con la maggior parte
di essi la musica Wezmer
o la musica rom non nulla ha a che vedere, eppure gli somiglia molto: sradicata come loro, triste e
lamentosa, ubriaca di
suoni come gli uomini
ubriachi di vino quando
vogliono dimenticare il
dolore, melanconica come chi sogna la propria
casa e generosa con chi
ascolta, come è generoso
chiunque giunge da lontano portandoci in dono
le proprie braccia e il
proprio sapere... 11 Festival «Vincoli sonori» rappresenta ogni anno di
più un appuntamento da
non mancare perché
nelTawicinare le persone alla musica riesce a
veicolare, attraverso di
essa, un messaggio di
amicizia, di accoglienza
e di tolleranza... e non è
certo poca cosa.
Sito Internet del Festival Vincoli sonori: http:
/ / www.geocities.com/tsf
era/vincolisonori.htm.
PAG. 9 RIFORMA
■ «L'Alpe»
Animali
veri e mitici
Si intitola «Bestiario alpino» l’argomento monografico del secondo numero della rivista «L’Alpe». Pubblicata da Priuli
& Verlucca con il coordinamento scientifico
di Daniele Jalla e sotto la
direzione di Enrico Camanni (giornalista specializzato in argomenti di
montagna, ma anche memorialista e curatore di
alcuni volumi pubblicati
da L’Arcière - Vivalda),
«L’Alpe» unisce caratteristiche solitamente isolate, a seconda dei casi, in
diverse testate: infatti la
scelta consapevole di argomenti che interessano
e coinvolgono «dall’interno» il mondo alpino si affianca al reperimento di
esperti di livello accademico e, non ultimo, a un
livello notevole di elaborazione grafica e di eleganza del prodotto.
Il Bestiario di cui si
parla in queste pagine è
quello che ricorre nelle
tradizioni popolari, è fatto di fantasia e leggenda
ma anche di condizioni
concrete di vita: bello
l’articolo di Gustavo Buratti sull’uomo selvatico.
(Bestiario alpino. «L’Alpe» n. 2. Pavone Canavese,
Priuli & Verlucca, £ 19.500).
Amhipntatn in valle di Susa il romanzo del folclorista Alessandro Perissinotto
Il mistero nelle strofe di una vecchia canzone
no
vità
Potrebbe essere una
valle alpina delie nostre;
potrebbe essere il protagonista di una delle comPlàintes di argomento
storico-popolare. In fondo si tratta di montanari,
oi lavori contadini, di superstizioni e di Inquisizione. Invece il bel roroaiKo di Alessandro Perissinotto*, folclorista
nato a Torino nel 1964, ci
conduce in un’altra valle,
sia pure poco lontana, la
valle di Susa. E il protapnista della vicenda,
Lolotnbano, dà il proprio
nome alla canzone e
fii^di anche al libro.
Costruito con la strutnira del poliziesco, il rontanzo muove proprio
aUe strofe della canzontia vicenda cupa,
na comunità montanaa> quella di Chiomonte e
relativo comprenson> ina anche del territoche sta al di là dei
- ®nti, del Briangonnais,
su odi personali
gelosie, ricatti e atti no1^: un intrigo che l’au_ nel corso delle nro
P^e ricerche, ha scoperniuovendo dal canto
di una vecchietta, per
immergersi poi nei documenti d’epoca, base anche della canzone.
E i fatti dell’epoca dicono che nell’estate 1533
una morte misteriosa
colse un’intera famiglia e
anche le bestie che ne
erano il patrimonio. Le
accuse colpiscono Colombano Romean, robusto, determinato e solitario minatore, che da anni coltiva e mette in pratica un progetto ambizioso, quasi una follia se
non fosse perseguita con
metodicità e con i crismi
di accordi pubblici. Si
tratta di scavare nella
montagna una Canalizzazione che permetta
l’irrigazione dei campi
con l’acqua che discende
dal versante opposto;
una sorta di traforo destinato alla sola acqua.
Ogni volta che, per otto
anni, si approssima la
bella stagione, Colombano riprende a scavare
con testardo accanimento: ogni volta che torna
l’autunno inizia il lungo
lavoro di manutenzione
e costruzione dei mate
.,ni/t'iìc Ji i t'loniluiu’
riali necessari allo scavo.
In molti accusano Colombano di avere ucciso
la famiglia; in una seduta
pubblica il giovane giudice, che racconta in prima
persona tutto il dramma,
scandito dalle strofe della
canzone poste in epigrafe
ai vari capitoli, riesce a
scagionare il minatore
ma è un successo di breve durata, perché più
gravi accuse, ben più corroborate, arrivano da
fonte insospettabile. È
ormai una corsa contro il
tempo: il materiale folclorico diventa oggetto di
un thriller. A questo punto non si può aggiungere
altro alla trama.
Alcune osservazioni si
possono fare, invece, sul
libro. Essendo lavoro di
un folclorista di mestiere,
è naturalmente accurata
l’indagine sulle fonti, sia
quelle della canzone sia
quelle degli archivi; ed è
inoltre da segnalare la
presenza di nomi di famiglia che stanno, evidentemente, al confine tra la
valle di Susa e le propaggini della vai Chisone: i
Lantelme, i Passet; si parla degli abitanti di Prazlat. Poi c’è la ricostruzione di un ambiente, quello
della commistione tra potere ecclesiastico e «braccio secolare», tra superstizione ed esercizio del
diritto come poteva essere quello del ’500: un clima di sospetti reciproci,
in cui si montano calunnie che altrettanto rapidamente si sfaldano, con
punte di comicità quando chi le ordisce ne rimane a sua volta vittima. Poi
ci sono i musicanti occitani, si adombra una persecuzione che potrebbe
essere quella nei confronti dei valdesi.
Ma soprattutto, per un’
opera che parte dalla
cultura popolare, c’è la
rivalutazione orgogliosa dei tentativi di costruire una spiegazione del
mondo a partire dalla
realtà conosciuta. C’è, fra
gli abitanti del luogo ma
anche fra i maggiorenti e
gli intellettuali, una propensione a ragionare
partendo dall’evidenza
dei dati oggettivi, concreti della montagna, come la volubilità del grano, per arrivare ai fati più
grandi di noi che fanno
muovere il mondo. Una
forma di saggezza, dispensataci nel corso di
pagine avvincenti e mai
tentate dal bozzettismo o
dal pittoresco. In ultimo
spicca, a fronte di questa
ambientazione montanara, il nome dell’editore: la palermitana Sellerio, che pubblica nella
stessa collana i polizieschi del «girgentino» Andrea Camilleri o quelli
del bolognese Carlo Lucarelli. (a.c.)
(•) Alessandro Perissi notTo; La canzone di Colombano. Palermo, Sellerio, 2000,
pp. 209, £ 18.000.
Realizzata una video-intervista
Mario Rigoni Stern
la guerra e il bosco
Conosciuto al grande
pubblico soprattutto per
il suo spettacolo del 1997
sulla tragedia della diga
del Vajont, Marco Paolini (che ha a fine giugno
tenuto un’altra performance sul disastro aereo
di Ustica) ha reaUzzato,
insieme al regista cinematografico e televisivo
Carlo Mazzacurati, una
video-intervista al noto
scrittore Mario Rigoni
Stern*. Su un terreno innevato, nella zona dell’Altopiano di Asiago dove vive, il «sergente nella
neve» va con la memoria
a quegli anni di guerra
così efficacemente descritti nei propri romanzi
e racconti [Il sergente
nella neve, appunto, e
via via Quota Albania,
Ritorno sul Don, L'anno
della vittoria. Storia di
Tónle, Amore di confine,
Le stagioni di Giacomo,
Sentieri sotto la neve).
Sono ricordi in cui emerge una costante etica
della letteratura di Rigoni: la capacità di trovare,
anche nelle situazioni più
tragiche e crudeli, l’umanità delle persone. A lui,
alpino italiano, dunque
invasore, e ormai disperso, la famiglia che vive
nell’isbà apre la porta:
perché? Semplicemente
perché, risponde lo scrittore, «...ho chiesto permesso come quando si
bussa davanti a una porta
chiusa (...). Non ero più
un nemico, ero un disgraziato che aveva fame».
L’alpino che visse le giornate tragiche con l'alpino
Emilio Tourn ricorda di
come agli italiani fu ordinato un giorno di andare
all’assalto, in Albania: i
tedeschi avrebbero appoggiato l’attacco con
aviazione e artiglieria. Invece, quando gli alpini
mossero per attaccare,
nessuna aviazione li appoggiò, nessuna artiglie
ria. Era tutta una prova
del comando nazista per
verificare quale fosse la
tempra degli italiani, che
morirono in massa. Quella costrizione, quel combattere gente sconosciuta
per decisioni di qualcuno
che non stava lì, quell’assurdità cementarono tuttavia dei rapporti sinceri,
che Rigoni sente il dovere
di ricordare.
Rapporti non troppo
diversi da quelli che intrattiene con la natura e
che descrive in altri libri
[Il bosco degli urogalli;
Uomini, boschi e api, Arboreto salvatico); rapporti che non sono di sfruttamento, ma nemmeno
di accondiscendeva. Si
tratta piuttosto di rispetto, un rispetto fatto anche di strategie, di avvertimenti, per esempio ai
predatori: fin qui puoi
arrivare, dopo ti do la
caccia, perché se no ci rimettono altri animali e le
colture. Non quindi, uccidere per uccidere, ma il
tentativo di tenere ciascuno il proprio utile
ruolo, dall’uomo a tutti
gli altri abitanti del bosco. Anche questa è una
lezione di umanità.
(•) Carlo MazzacuratiMarco Paolini: Ritratti. Mario Rigoni Stern. Video e libro. Pordenone. Edizioni Biblioteca dell’immagine.
2000, £ 25.000.
10
PAG. 10 RIFORMA
Yalu
VENERDÌ 25
? Un convegno suH'impegnativa eredità del pastore, teologo e professore
Miegge e le ffgiornate» del
FEDERICA TOURN
DOPO Massello, nel ricordo di
Giovanni Miegge nel centenario della sua nascita, è stata la volta del Ciabàs. Lo scorso 18 agosto
la «Giornata Miegge» è stata infatti dedicata quest’anno alla figura
del teologo, in riferimento in particolare al ruolo di animatore delle
«giornate del Ciabàs»: otto incontri, che in un arco di tempo che va
dal 1935 al 1950, hanno permesso
a pastori e laici (e questi ultimi
erano la maggioranza) di confrontarsi su importanti nodi teologici
in relazione ai cruciali avvenimenti politici e sociali del periodo. Nel
'42 si parlava di «umanismo e antiumanismo» - ha ricordato Mario
Miegge, figlio del teologo e docente universitario - perché già si percepiva la caduta del nazismo e si
cominciava a pensare alla predicazione protestante nel dopoguerra.
Così nel 1943, cinque giorni prima
deH’8 settembre, si discuteva di
«Concordato e separazione nei
rapporti tra Chiesa e Stato» e nel
'46, a clima politico compietamente mutato, si cercava di fare il
punto su «Cristianesimo e valori
dell’occidente tra liberalismo e
marxismo».
Difficile definire con precisione
l’eredità di Miegge, che è stato essenzialmente uno spirito libero:
anche tra i barthiani del Ciabàs,
ha ricordato il pastore Giorgio
Tourn, era un solitario, uno che
guardava sempre avanti, curioso
di ricevere nuovi stimoli. Ecco
perché accetta l’invito di Tullio Vinay a trasferire ad Agape, da poco
fondata e di cui intuisce le potenzialità, gli incontri teologici. «Era
un singolare esemplo di calvinista
- ha detto il pastore Tourn - perché aveva del mondo una visione
dialettica, tra il pensare e il vivere,
dove il pensare è la costruzione
del pensiero teologico, non il semplice mettere ordine fra le esperienze; non è solo dirsi ma dire
davanti a Dio. E il vivere è la vita
della comunità, nella consapevolezza che chiesa non è solo l’umanità dei credenti ma anche Lui che
sta al di là di noi».
Dialettico Miegge lo era anche
nella coscienza confessionale, tra
il legame con la sua comunità e
una visione delTecumene come
ricchezza. E nella sua umanità, diviso fra il sogno dell’insegnamento (per questo si candida appena
trentenne a professore della Facoltà di Teologia) e la realtà della
malattia, tra la salute - intesa anche come riconoscenza per la bellezza del creato - e la malattia, e
quindi la sofferenza e la morte.
Il desiderio di insegnare («per
desiderio di riflessione teologica,
per formulare i pensieri della fede», come scrive lui stesso) era una
Giovanni Miegge
spinta anche ad aiutare gli altri a
capire, a «filosofare». Questo è anche il senso di Per una fede, che
non disdegna di entrare in discussione con l’esistenzialismo e il
marzxismo nell’intento di «ridare
fiducia al mondo» contro il pessimismo radicale. Pensare come
«spiriti pensosi», ecco l’eredità di
Miegge: «Oggi siamo eretici in
quanto ognuno di noi si occupa di
una piccola parte di verità - ha
concluso Daniele Garrone, professore alla Facoltà - invece dobbiamo riprendere a misurarci con l’interezza del discorso cristiano, senza sfuggire alla sfida dell’etica».
Un viaggio comunitario della chiesa valdese di Villar Pellice
Alla scoperta della varietà della Francia
IMARTA LAUSAROT
Nella prima settimana di luglio ha avuto
luogo il viaggio in Francia organizzato dalla comunità di Villar Pellice.
In nove giorni le esperienze vissute sono state
numerose e tutte significative. Un luogo ricco dal
punto di vista storico, e
che ha coinvolto particolarmente a livello emotivo, è quello dello sbarco
degli alleati in Normandia durante la seconda
guerra mondiale. Abbiamo poi apprezzato la
bellezza dei paesaggi, in
particolar modo le alte
coste rocciose a picco
sull’oceano, il fenomeno
delle maree e le tipiche
abitazioni bretoni e normanne.
Molto interessanti,
benché brevi, le visite di
Parigi, di Mont-Saint-Michel e dei castelli della
Loira. Vogliamo ricordare alcuni piacevoli momenti comunitari: il rituale giornaliero della
scelta del menu serale, la
ricerca delle tipiche «cavea» per la degustazione
e l’acquisto dei vini locali, e la speranza collettiva
in un miglioramento del
le condizioni meteorologiche. Il viaggio si è rivelato un’occasione co
struttiva di incontro e conoscenza reciproca fra i
partecipanti.
APPUNTAMENTI
25 agosto, venerdì
TORRE PELLICE: Alle ore 15, alla biblioteca comunale, incontro per bambini sulla fiaba, con gli operatori del progetto «Pollicino».
26 agosto, sabato
SESTRIERE: Al Colle, dalle 9,15, giornata dedicata
alla commemorazione di caduti e partigiani delle valli
Chisone, Germanasca e Alta Valle Susa; chiusura alle
11 con orazione ufficiale di Vittorio Negro, presidente
provinciale dell’Anpi.
FENESTRELLE: Alle 21, a Pracatinat, uscita sul territorio e osservazione «Conoscere le stelle».
27 agosto, domenica
PINEROLO: Alle 21,15, al palatenda di via Giolitti,
omaggio ai Beatles con Stefano Cerri che presenta
«Arup Kanti Das», Mark Baldwin Harris, Donato Scolese e Giancarlo Parisi.
RINASCA: Tradizionale grande festa alla borgata
«Albarea», con pranzo, cena, danze con orchestra.
28 agosto, lunedì
PINEROLO: Alle 21,15, al palatenda di via Giolitti,
ballo liscio con l’orchestra Lucy Stella.
COUMBOSCURO: Fino al 3 settembre, «Roumiage
de Setembre 2000».
29 agosto, martedì
PINEROLO: Alle 21,15, al palatenda di via Giolitti,
«I Guitti del ’600»; teatro, danza, musica e canto con i
protagonisti della «Maschera di ferro».
30 agosto
PINEROLO: Alle 21,15, al Palatenda, concerto del
gruppo «Architorti» in «Un viaggio attraverso la musica di tutte le epoche».
31 agosto, giovedì
RORÀ: Passeggiata storica al Bric dei banditi, a cura
della Società di studi rorenghi. Appuntamento alle
ore 14,30 al tempio. Informazioni presso il pastore,
tei. 0121.93108.
PINEROLO: Alle 21,15, al Palatenda, concerto de
«Lou Dalfin», musica occitana.
1“ settembre, venerdì
PINEROLO: Alle 21,15, Claudio Madia presenta «Il
tesoro di Bombardone», serata dedicata ai bambini,
al Palatenda di viale Giolitti.
2 settembre, sabato
PINEROLO: Alle 21,15, al Palatenda, musica leggera
con Massimo Bubola &Eccher Band.
3 settembre, domenica
PRAMOLLO: In borgata Ruata, mostra mercato bovina e caprina.
PRAGELATO: Festa della borgata Due.
TORRE PELLICE: Per le vie del centro storico, raduno di auto d’epoca.
PINEROLO: Al Palatenda, alle 21,15, cabaret con Federico Bianco in «Avrei bisogno di una controfigura».
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CHISONE-GERMANj^
Guardia medica:
SERVIZI
notturna, pretest., fest¡v»
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22) 1
DOMENICA 27 AG0si|
Villar Perosa: De Paoli -i
Nazionale 29, tei. 51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: 81(]||
Croce Verde, Porte: 20l4j
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Guardia medica:
notturna, prefest.,
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
DOMENICA 27 AGOSK
Bobbio Pellice: Farmacj
Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, 95335S
C. V. - Bricherasio, i
CINEMA
RADIO
BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200-96.550.
Tel. 0121-954194
redazione. rbe@tpellice.tiscalinet. it
TORRE PELLICE H
cinema Trento ha inp#
gramma, venerdì 25, oi
21.30, Il gladiatore; sah
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giorni; domenica 27, «
21.30, Tutto l’amore ci
c’è; lunedì 28, ore 21,|
La nona porta; mariti
29, ore 21,30, Le ceneiil
Angela; mercoledì 30, oi
21.30, Insider, dietro!
verità; giovedì 31, oi
21.30, South Park: il fili
LUSERNA SAN GU
VANNI — Per il cinem
all’aperto, giovedìì
agosto, ore 21,30, pres
il Rifugio Re Carlo Alte
to, sarà in visione Buei
vista social club.
BARGE — Il cinei
Comunale ha in ptt
gramma, venerdì 25, oi
20, Elmo in Brontolai
dia, ore 21,30 Fine dim
storia; sabato 26,«
21,15, Erin Brockovk
domenica 27, ore 21,11
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porta; martedì 29, crei
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rican pie
Le nostre proposte di itinerari turistici per l'estate nelle valli valdesi - 2
Rorà: un giro intorno all'ex Rifugio Valanza
Km 20 (10 di salita)
Dislivello salita 800 m
Tempo di percorrenza 35 ore.
La salita inizia su strada asfaltata e in seguito
sterrata con alcuni tratti
ripidi e fondo reso sconnesso dalle piogge.
ACCESSO: da Pinerolo
seguite la strada provinciale della Val Pellice fino
alla rotonda di Luserna
San Giovanni, qui svoltate a sinistra e seguite le
indicazioni per Rorà.
Raggiunto in auto il
centro di Rorà (954 m),
potete rifornirvi d’acqua
alla fontana entrando in
paese a sinistra. Proseguite sulla strada principale e al primo tornante
a destra continuate per
Pianprà. Dopo un chilometro circa deviate a destra seguendo l’indicazione per il ristorante di
Pianprà (cartello giallo).
Dopo 2,2 chilometri svoltate a sinistra seguendo
le indicazioni «Colonia
alpina Piccolo Tibet».
Poco dopo la colonia, la
strada diventa finalmente sterrata e alterna tratti impegnativi ad altri
piuttosto scorrevoli. Raggiunto il bivio al chilometro 3,65 proseguite in
piano verso sinistra pas
sando accanto a baite ristrutturate, dopo le quali
la strada interseca il sentiero Gta. La vegetazione
inizialmente costituita
da faggi inizia a cedere il
posto ai larici che andranno diradandosi in
quota.
A quota 1.410 metri,
poco prima della borgata
Uvert, Ivert sulle carte
ige (1.463 m), sulla destra
potete trovare un'altra
fontana. Arrivati alla borgata la vista spazia (nebbia permettendo!) sulla
valle sottostante e conviene approfittarne per
uno spuntino energetico,
dato che dovete ancora
affrontare la parte più faticosa della salita costituita da ripidi tornanti.
Un bel traverso panoramico porta finalmente
alla costruzione dell’ex
Rifugio Valanza. Durante
l’ultima nostra uscita abbiamo parlato con la
proprietaria che ci ha
confermato che è stato
Rifugio Cai fino agli Anni
50, in seguito rifugio privato e dopo un periodo
di gestione della Comunità montana, dal 1996 è
diventato un’abitazione
privata.
La discesa si svolge inizialmente su sentiero e
continua su carrozzabile
con buon fondo. Il sentiero si imbocca a ridosso dell’ex rifugio ed è
contrassegnato da evidenti segni gialli.
Nella prima parte questo «single track» è tecnico e pietroso ma diventa
presto più semplice fino
a incrociare la carrozzabile nei pressi di una bergeria di recente ristrutturazione (1.570 m). Proseguite la discesa senza
mai abbandonare questa
strada che vi porterà nei
pressi di Punta Cornour
(1.447 m). La carrozzabi
le presenta fondo compatto, veloci tratti ghiaiosi e alcuni tornanti asfaltati di recente (attenzione alle profonde canaline di scolo). Si raggiunge
poi il Parco montano e
tenendosi a sinistra al
successivo bivio si ritorna a Rorà.
Cristina Gian
Daniele Giacomino
CROCE ROSSA TORRE
PELLICE 0121.953355
NUMERI DI EMERGENZA - CORPO NAZIONALE SOCCORSO
ALPINO 118
ELISOCCORSO 118
NORME COMPORTAMENTALI
- Informate qualcuno
del percorso che intendete effettuare
- Indossate sempre il
casco
- Ricordate che i pedoni hanno la precedenza
sui sentieri
- Non disturbate gli
animali
- Non danneggiate i
prati con inutili inchiodate.
NELLE CHIESE VALDESI
AGAPE — Dal 29 agosto al 5 settembre, campo p»
ragazzi e ragazze delle scuole medie, su «Viaf
gio all’interno»; dal 3 al 10 settembre, campi
per le scuole medie su «Ci vediamo, al limite».
PRALI — Domenica 3 settembre, il pastore Ema
nuele Fiume saluterà la comunità.
PRAROSTINO — Domenica 3 settembre, alleili
culto a San Bartolomeo, alle 17 riunione al Ri*
e cena comunitaria.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 27 agosto,
alle 9, culto a Fontane.
TORRE PELLICE: Domenica 3 settembre, giornali
comunitaria ai Simound, alle 15.
VILLASECCA — Domenica 3 settembre, riunione!
Eiciassie con la comunità di Pomaretto, alle la.
Legg'
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venerdì 25 AGOSTO 2000
PAG. 11 RIFORMA
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.ICÈJ
i Prego per
il Sinodo
Leggo di una scrittrice
messa all’indice in Grecia per
aver scritto un’opera in cui si
iootizza una relazione intima
tra Gesù e la Maddalena.
Confesso che anch’io resto
amareggiato da questi azzardi pseudo-culturali di dubbio
gusto che portano a niente.
Del resto sortite come queste
11
Utica:
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), alle 15.
da intellettualismo da chi
cerca fama attraverso la provocazione) non sono una novità e di questa teologia dell’ombelico abbiamo molti
esempi- Da anni assistiamo a
sforzi spasmodici da parte di
tanti per riportare Gesù Cristo a una dimensione sempre
più umana (...). Solo che 1 uomo Gesù che si vorrebbe non
è rUomo figlio di Dio icona
del Padre, ma la creatura nella sua dimensione più piccola. Gesù si è fatto sì uno di
noi ma per innalzarci, per levare lo sguardo dal nostro
piccolo io per farci incontrare
personalmente il Padre, non
per aiutarci a condurre una
vita tranquilla diventando
migliori, un po’ più buoni, un
po’ più onesti. Per questo
non è necessaria la Pentecoste; bastano semplicemente
un po’ di intelligenza e civiltà. E neppure tanta. Forse
mi sbaglio ma sento il reale
pericolo di una banalizzazione di Gesù che si manifesta
spesso in una lettura del Vangelo che ne lima una radicalità incomprensibile e inaccettabile ai più. (...)
Nella intestazione di Riforma avete riportato Giovanni
14, 6. Non è uno scherzo.
Non c’è chirurgo della penna
0 del pensiero che possa
cambiare il senso di quelle
parole nette; «Io sono la via,
la verità, la vita»! Non dice «io
potrei essere», ma «Io sono».
Dobbiamo rispetto e amore a
tutti. Ma dobbiamo essere altrettanto saldi in questa Verità che è unica. Noi tradiamo Cristo quando rinunciamo alla nostra identità cristiana, quando lo livelliamo
verso il basso, quando lo facciamo parlare come un pur
lodevole volontario dei servizi sociali ma non come il Signore che conduce la nostra
vita. Noi possiamo, dobbiamo dare un’alternativa al
mondo perché il mondo di
questo ha bisogno.
Tuttavia perché l’alternativa sia tale ha bisogno di testimoni che la esprimano; testi
moni veri, scomodi anche;
persone che per il Vangelo si
mettano in discussione e
mettano la vita a sua disposizione e siano davvero disposte a mollare tutto per un Regno che non è mito o speranza ma certezza già qui, oggi.
Il pauroso vuoto che ci circonda ha bisogno di questo,
esige questo, vuole questo; è
stanco di mezze parole, mezze figure e sotterfugi. Leggo
sulla rivista Jesus di luglio
una citazione di Roger Garaudy: «Uomini di chiesa, restituiteci Gesù!». Oggi più che
mai viviamo un momento di
grandi scelte. Possa il Sinodo
che state vivendo essere un
momento di grazia per tutta
la cristianità, per tutte le confessioni cristiane unite in un
rinnovato incontro e abbraccio nella luce dell’unica Verità che è il Cristo: io, cattolico, mi unisco alla vostra preghiera per la sua buona riuscita.
Giulio Fezzardini
Uboldo (Varese)
I gay verso
Cristo
Vorrei rispondere alla lettera del signor Anziani pubblicata su Riforma del 28 luglio
nel quale egli se la prende
con le varie manifestazioni,
più o meno pittoresche, dei
manifestanti del Gay Pride.
Siamo d’accordo che tali
show hanno ben poco a che
fare con l’amore di Dio, ma a
mio avviso queste persone
reclamano il diritto di esistere, di essere considerate come persone, e lo fanno tentando di scuotere un’opinione pubblica che vive e si nutre di luoghi comuni secondo
i quali il gay è un pervertito,
un immorale, un peccatore,
anzi «il Peccatore» con la P
maiuscola.
Lasciamo perdere questi
toni e cerchiamo di andare a
vedere il perché di questa
protesta, e perché in toni così
clamorosi e «vistosi». Io me la
prenderei invece, e mi sento
solo in questa mia «crociata»,
contro un diffuso travestitismo, e con la tv e il cinema
che ammiccano a esso; me la
prenderei insomma con i film
tipo «Il vizietto» di Ugo Tognazzi e con tutti coloro che,
non gay, si vestono da donna
per fare spettacolo, perché
così vuole la moda del momento, in tv e al cinema. I gay
invece, quelli che hanno sentimenti buoni, quelli che gay
lo sono veramente e non solo
La Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia (Fcei)
ricerca
operatore-trice per il settore sociale del
Servizio rifugiati e migranti (Srm)
presso gli uffici romani della Fcel
Il lavoro offerto si espleta principalmente nei seguenti ambiti.
~ sportello di consulenza e orientamento (counselling, formazione, interventi diretti alla persona);
~ rapporti con enti pubblici e con il «privato sociale» in Italia
e all’estero (realizzazione di progetti di integrazione per
rifugiati e migranti);
~ collaborazione con le comunità evangeliche (promozione
e sostegno di progetti locali, formazione di operatori, consulenza per casi individuali).
Si richiedono
~ titolo di studio di livello universitario;
~ buona conoscenza dell’inglese e di una seconda lingua
straniera;
~ esperienza, interesse e motivazione a operare nel settore
dell’immigrazione e del lavoro sociale;
- eppartenenza a una chiesa evangelica;
'Conoscenza dell’uso del personal computer;
-disponibilità a viaggiare in Italia e all’estero;
~ disponibilità a lavorare con orario flessibile quando necessario per conseguire gli obbiettivi assegnati;
- Capacità e volontà di lavorare in squadra con tutti gli opetatori/trici del Srm;
-disponibilità a iniziare il lavoro nell’ottobre 2000.
Le domande, complete di curriculum, dovranno pervenire
®ntro il 14 settembre 2000 a: Fcei, Ufficio di presidenza, via
Pitenze 38,00184 Roma, fax 06-4828728.
3-10 luglio: una delegazione del Servizio rifugiati e migranti della Fcei in Albania
Un patrinionio di esperienze da non disperdere
ELISA STIIUTANO
Dal 3 al 10 luglio 2000 una piccola
delegazione del Servizio rifugiati e
migranti (Srm), composta da Franca Di
Lecce e da chi scrive queste note si è recata in Albania, dove la Fcei è da alcuni
anni impegnata con «Reconciliation by
Education», un progetto educativo il cui
obiettivo è quello di sensibilizzare sulla
questione dei diritti umani, della gestione nonviolenta dei conflitti, della tolleranza, dell’identità attraverso corsi annuali, Punti verdi, campi estivi per ragazze e ragazzi albanesi, e che sì è attuato con la collaborazione della Baptist
Foundation of Tirana (Bft) e del past.
Saverio Guarna. Nonostante la non prosecuzione della collaborazione con la
Bft e la scadenza, a fine settembre,
delFincarico albanese del past. Guarna,
la Fcei è molto interessata a non disperdere il piccolo ma prezioso patrimonio
di esperienze maturate in questi anni e a
proseguire il suo impegno in Albania.
La missione del Srm ha avuto perciò
l’obiettivo di avviare contatti in vista di
future collaborazioni, di verificare la
presenza evangelica nei centri giovanili,
di approfondire la conoscenza della
realtà locale, e soprattutto quella di un
progetto specifico: la creazione di una
rete di centri di aggregazione giovanile
che si sta attuando in collaborazione
con il dipartimento degli Affari sociali e
alcune organizzazioni albanesi e italiane, tra cui il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) di cui la Fcei è membro.
Accompagnate dal coordinatore dei
centri Ics in Albania Ernesto Bafile, abbiamo visitato i Centri giovanili di Tirana, Librazhd, Korca, Berat, Valona, la
casa famìglia di Elbasan, il centro «Minerva» di Tirana (che si occupa di progetti gestiti e rivolti a donne albanesi);
abbiamo incontrato i responsabili e lo
staff locale, rappresentanti dell’amministrazione comunale e del mondo
evangelico. Attualmente l’Albania vede
un proliferare dì chiese evangeliche,
tutte nate dall’opera di missionari stranieri, prevalentemente americani: i
membri sono quasi tutti giovani, così
come giovani sono gli albanesi impegnati nelle organizzazioni evangeliche.
Giovani evangelici sono presenti, come
operatori locali, nella struttura di alcuni
dei Centri giovanili visitati; un impegno
sociale vissuto come vera testimonianza, lontano da logiche di proselitismo.
I Centri offrono sevizi di varia natura
(corsi di lingua, di computer, prestito
libri, piccole cineteche), si fanno promotori dì eventi culturali (concorsi letterari, seminari, dibattiti), di campagne
sociali (pulizia spiagge, strade, informazione su problematiche come la
droga, diffusione delle armi, discriminazione femminile, ecc.), ma soprattutto costituiscono uno spazio in cui ragazze e ragazzi possono incontrarsi,
giocare, discutere, ascoltare musica,
leggere un buon libro, chiacchierare,
suonare: una vittoria e una conquista
quotidiana per un paese come l’Mbania, che con fatica cerca di districarsi
tra i traumi del passato e la ricerca di
una propria «normàlità».
Alcuni frammenti
di storie sfiorate
K, lo chiameremo così, ha 11 anni e si
porta scritti sul corpo i segni di una violenza inaudita; il padre, in un eccesso
d’ira, lo ha cosparso di benzina e gli ha
dato fuoco. Lo conosciamo alla Casa famiglia di Elbasan. Ci viene incontro
sorridendo, anche lui come tutti gli altri
bambini vuole realizzare una foto ricordo insieme «agli italiani». Poi torna correndo a giocare.
X è una giovane ragazza, anche lei si
trova nella Casa famiglia di Elbasan.
Dopo le presentazioni di rito, si trova a
parlare con una di noi e racconta, semplicemente, senza enfasi, come se parlasse di un’altra persona, della morte di
sua madre, sgozzata dallo zio davanti ai
suoi occhi, a quelli delle sue due sorelle
e del fratellino più piccolo, handicappato. Si era ribellata a che una delle figlie finisse sulla strada a prostituirsi. Il
coordinatore del centro ci racconta poi
quello che X non ha detto; come raccontare a delle estranee, orrore nell’orrore, di come lo zio li abbia poi ripetutamente stuprati?
A Tirana prendiamo un caffè con la
signora Diana Churi, presidentessa del
centro di donne «Minerva». Ci racconta tra l’altro del loro attuale progetto:
assistenza giuridica, psicologica, corsi
professionali per una quarantina di
donne detenute nel carcere di Tirana.
Quasi tutte sono state condannate per
aver ucciso il proprio maritò, dopo an
ni di violenze domestiche.
per provare l’avventura di
una notte, sono persone che
vanno capite, ascoltate, rispettate, integrate, e che vanno incoraggiate ad andare
verso Cristo, per la loro strada
se vogliono, ma insieme a noi
cristiani «etero», senza discriminazioni. Questo è, credo, il
vero amore in Cristo.
Marco Stori - Rovigo
■ ffE noi, non
esistiamo?»
Mi ero ripromessa di non
intervenire più su queste colonne in merito alle continue,
provocatorie polemiche contro l’ecumenismo, ma vengo meno a quanto proposto a
me stessa dopo aver letto su
Riforma del 21 luglio la lettera di Sergio Margara; «E noi,
non esistiamo?». Non intendo parlare del World Gay Pride 2000: ho seguito per tv,
sulla stampa nazionale e sulla nostra stampa i vari commenti sull’evento e ovviamente condivido la volontà
di por fine a ogni forma di
emarginazione (anche se
espressa in toni «huonisti») e
di accogliere tutti, senza discriminanti, nella comunità
sia religiosa che civile. Ciò
che rifiuto con fermezza è
l’ennesima provocazione antiecumenica della lettera di
cui sopra, dove l’autore, deluso perché alla manifestazione
gay di Roma non c’era stata
«una nostra voce», si chiede
se «siamo stati ancora una
volta dimenticati» e conclude
con un ammonimento ai
«fautore dell’ecumenismo».
Se avessimo voluto essere
presenti, chi ce lo avrebbe
vietato? Forse gli organizzatori gay della manifestazione,
fra i quali hanno partecipato
alle interviste anche omosessuali credenti, molti dei quali
trovano spazio proprio nelle
nostre chiese? O addirittura
pretendevano un formale invito nel luogo della più libera
e informale aggregazione?
L’ipotesi di Sergio Margara
mi appare faziosa e di parte.
E a questo punto sono io a
concludere, con le sue stesse
parole: «Penso che non ci sia
altro da aggiungere». Forse
però è meglio concludere con
le parole dell’apostolo Paolo:
«L’amore non sospetta il male» (I Corinzi 13, 5).
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Nel calcio cifre
da scandalo
Per uno che ha considerato
il calcio come un gioco e che
quando lo ha praticato in
gioventù dal punto di vista
agonistico ha ottenuto solo il
rimborso spese e gli indumenti, la notizia che è stato
superato un record circa l’acquisto di un giocatore professionista (e precisamente che
Figo è stato acquistato dal
Reai Madrid per la cifra sbalorditiva di 140 miliardi) c’è
di che rimanere sbigottito. A
questo punto non si può fare
a meno di pensare che lo
sport come passione spontanea e autentica viene sepolto
dai miliardi. Come è possibile considerare il calcio un
gioco quando un giocatore
vale così tanti miliardi? Se io
fossi in Figo avrei persino
paura a scendere in campo
perché mi sentirei tanto prezioso da pensare che un
infortunio possa rompere il
giocattolo, e che giocattolo.
Inoltre è assurdo che mentre da una parte si cerca in
tutti i m.odi di sensibilizzare
l’opinione pubblica per sanare il debito a favore dei paesi
sottosviluppati, si cerca di far
capire che milioni di bambini
ancora oggi muoiono di fame
e che i senza tetto sono una
cifra notevole, dall’altra si
sperperino miliardi per accaparrarsi un giocatore che,
seppur famoso, è sempre un
uomo come tutti gli altri. Comunque, quando inizierà il
campionato i tifosi continueranno a riempire gli stadi, si
ripeteranno scene di violenza, ci saranno fanatismi nei
confronti di questi «uomini»
superpagati. E giunto il momento, anche se piace il gioco del calcio, di dire basta a
questo scempio economico
miliardario, affinché il calcio
ritorni a essere un gioco
umano e accettabile, anzithé
una miniera non meritevole
di denaro.
Erminio Podestà - Genova
PARTECIPAZIONI
Hai fatto
rabbonamenl
RINGRAZIAMENTO
«Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 102, 23
Le zie e I cugini del caro
Bruno Simondet
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto tributata
al loro caro, ringraziano tutte le
gentili persone che con scritti,
parole di conforto e partecipazione ai funerali hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai medici e infermieri dell’ospedale civile di Pinerolo, rep. Chirurgia, aH’amico Giuseppe Morero, al sig. Riccardo Ughetto, al
direttore Giorgio Baret e a tutto il
personale deH’Asilo dei vecchi di
San Germano, al past. Vito Gardiol, alla sig.ra Cluadia Jahier e
all’impresa Loris Bounous.
Prarostino, 24 agosto 2000
RINGRAZIAMENTO
«Heureux dès à présent
les morte qui meurent
dans le Seigneur»
Apoc 14,13
La moglie, la figlia e tutti i familiari del caro
Giovanni Geymonat
(Jean)
di anni 80
riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con scritti, parole e presenza personale hanno inteso solidarizzare con la famiglia nel lutto.
In particolare vogliono ringraziare la dott. Pons, tutto il personale medico e paramedico delrOspedaie valdese di Torre Penice e dell’Asilo valdese di Luserna
San Giovanni, l’Ana sezione di
Luserna San Giovanni, il pastore
M. Berutti per il suo assiduo sostegno spirituale durante la malattia e per l’annuncio dell’Evangelo della resurrezione e il
sig. Sergio Giacotto delle Onoranze funebri «Val Pellice» per la
sua grande professionalità.
Eventuali offerte in memoria
verranno devolute all’Ospedale
valdese di Torre Pellice.
Luserna San Giovanni
25 agosto 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ritorna anima mia
al tuo riposo perché l’Eterno
ti ha colmata di beni»
Salmo 116, 7
La figlia e i familiari tutti della
cara
Maria Lidia Gaydou
ved. Fraschia
profondamente commossi e
riconoscenti per la dimostrazione di affetto tributata alla loro
cara, nell’impossibilità di farlo
personalmente, ringraziano tutti
coloro che con offerte, scritti, parole di conforto e presenza hanno partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla famiglia Nesta, alla sig.ra
Caterina, ai vicini di casa, al
dott. Genesi, agli infermieri del
Servizio domiciliare, al pastore
Berutti.
Luserna S. Giovanni
24 agosto 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I figli e i nipoti della cara
Evelina Ribet ved. Tron
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che con scritti, presenza, parole di conforto e fiori
hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al medico di famiglia dott. Rol e
all’anziana Iva Castre per la loro
costanza, ai medici e infermiere
dell’Ospedale valdese di Pomaretto e al pastore Sergio Ribet.
Pomaretto, 25 agosto 2000
RINGRAZIAMENTO
«Nell'angoscia ho invocato
il Signore, e il mio grido
è giunto al suo orecchio»
Salmo 18, 7
È deceduta
Emma Rostan ved. Barai
1 figli ringraziano tutti coloro
che in vario modo hanno preso
parte al loro dolore.
Perosa Argentina
18 agosto 2000
RINGRAZIAMENTO
La moglie Ivana, i figli e le
nuore, unitamente al fratello Fulvio e alla sua famiglia, ringraziano quanti hanno partecipato al
loro dolore per la scomparsa di
Carlo Alberto Acinelli
Rio Marina, 25 agosto 2000
12
PAC. 12 RIFORMA
VENERDÌ 25 ACOSTO 2000
Dichiarazione aH'Onu del Consiglio ecumenico delle chiese
Per la decolonizzazione di Porto Rico
Il 12 luglio scorso il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) ha chiesto all’Onu di
adoperarsi «a favore della decolonizzazione di Porto Rico». In una dichiarazione trasmessa al Comitato speciale
della decolonizzazione dell’
Gnu a nome della Commissione delle chiese per gli affari internazionali (Ceai) del
Cec, quest’ultima ha chiesto
di aiutare i portoricani ad ottenere giustizia per gli abitanti di Vieques, una delle più
piccole isole di Porto Rico, ad
est dell'isola principale.
La dichiarazione è stata
presentata da Eunice Santana, pastora della Chiesa dei
Discepoli del Cristo ed ex
presidente del Cec, che attualmente dirige l’Istituto caraibico di formazione e di
azione ecumenica a Arecibo
(Porto Rico). La Santana ha
detto che il decennio dell’abolizione del colonialismo,
lanciato dall’Onu nel 1990, si
è concluso senza che si fossero trovate soluzioni al problema di Porto Rico, lasciando
sussistere una situazione
«particolarmente vergognosa». Santana ha ricordato al
Comitato di avere già attirato
la sua attenzione sul problema di Vieques con le dichiarazioni del Cec del 1998 e del
1999, e ha dichiarato che le
azioni delle forze navali Usa
in quella zona durante gli ultimi 15 mesi testimoniano del
disprezzo che gli Usa continuano a manifestare per i diritti del popolo portoricano.
A rischio della propria vita,
centinaia di portoricani si sono accampati nella zona riservata di Vieques, usata come campo di esercitazione
dalla marina americana fin
dal 1941, e molti di loro, fra
cui un vescovo e diecine di
membri del clero, sono stati
arrestati: i manifestanti si «sono ispirati all’esperienza della
liberazione narrata nella Bibbia», ha detto all’Onu la Santana. Nel novembre scorso il
direttore della Ceai, Dwain C.
Epps, scrisse al presidente
Clinton per appoggiare il movimento di protesta. Il 2 maggio, all’annuncio di prossimi
Veduta di Porto Rico
arresti, il segretario generale
del Cec, Konrad Raiser, dichiarò in una lettera che simili arresti «non saranno capiti
dalle chiese», esortando Clinton a «porre un termine immediato a quell’intervento». I
manifestanti sono stati però
fermati due giorni dopo.
Secondo la Santana, il referendum proposto dalle forze
navali americane per chiedere
agli abitanti di Vieques di decidere se sia meglio accettare
40 milioni di dollari per permettere all’esercito Usa di utilizzare il territorio per tre anni
oppure 50 milioni per il suo
utilizzo permanente, è una
barzelletta di cattivo gusto.
Mettere gli abitanti di fronte a
una simile alternativa li costringerebbe ad agire contro
la propria coscienza ed escluderebbe automaticamente
l’opzione che la maggior parte di loro preferirebbe, cioè la
partenza immediata delle forze Usa. La Santana ha chiesto
un «processo legittimo di autodeterminazione per il popolo portoricano», e ha chiesto
l’aiuto del Comitato dell’Onu
per ottenere che gli Usa cessino di bombardare l’isola, puliscano la zona, risarciscano la
popolazione di Vieques per i
danni subiti, e lascino il territorio.
Mentre il Comitato della
decolonizzazione stava ascoltando gli oratori, esso
aveva di fronte una risoluzione presentata da Cuba la quale sosteneva che le iniziative
passate «non erano riuscite a
lanciarè il processo di decolonizzazione di Porto Rico» e
notava «con soddisfazione»
che erano state fatte proposte
in vista di una «conferenza
costituente sovrana del popolo di Porto Rico». A proposito
dei portoricani riconosciuti
colpevoli di atti violenti di
protesta negli Usa, la risoluzione si congratulava per la liberazione di undici persone
10 scorso anno, e chiedeva a
Clinton di «liberare tutti i prigionieri politici portoricani».
Nel 1993, in occasione di un
referendum, il 48% dei portoricani aveva scelto di conservare l’attuale statuto di «commonwealth», il 44% auspicava
di diventare uno stato Usa, e il
4% aveva optato per l’indipendenza. Ma, secondo alcuni portoricani, il referendum
non ha risolto il problema per
11 modo in cui i partiti politici
vi si erano impegnati, per cui
occorre trovare un nuovo metodo come quello della conferenza costituente.
La dichiarazione trasmessa
dal Cec al Comitato dell’Onu
non ha appoggiato la risoluzione cubana ma, dopo la seduta, Eunice Santana ha detto che questa è compatibile
con la posizione del Cec e si è
detta «molto felice» quando il
Comitato ha approvato la risoluzione per consenso al
termine delle audizioni. Risoluzioni analoghe erano state
adottate in precedenza ma
mai per consenso. (eni)
Intervista alla presidente di «Oikocredit» nell'Est della Francia
«Oikocredit» o come ridurre lo squilibrio
tra paesi del Nord e paesi del Sud
Jacqueline Delpy è presidente dell’associazione «Oikocredit France Est».
- Come riducete lo squilibrio tra paesi del Nord e paesi
del Sud?
«Creato su iniziativa del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) nel 1975, la Scod
(Società per la cooperazione
ecumenica e lo sviluppo),
che ha sede nei Paesi Bassi, è
stata fondata per permettere
alle chiese di orientare i loro
fondi verso il Terzo Mondo.
Diventato “Oikocredit” nel
1999, il suo scopo è di impegnarsi per una giustizia economica e sociale intrattenendo rapporti in loco, mobilitando capitali per farli fruttare nel senso di una distribuzione più equa del potere
economico nel mondo. Per
sormontare la povertà, la
Scod propone prestiti finanziari a interesse moderato a
gruppi di persone povere,
creatori di imprese nel Terzo
Mondo».
- Oikocredit funziona su
base volontaria?
«Sì. Siamo una squadra
composta di poche persone:
un capo d’impresa, un tesoriere, una segretaria impegnata nella missione, un giovane e io, la presidente. Siamo tutti volontari, tutti impegnati al servizio del cliente, al fine di aiutare gruppi e
cooperative e viviamo la
realtà del sacerdozio universale, pienamente responsabili, ognuno al proprio livello
e secondo le proprie competenze, in questo compito di
informazione, amministrazione e gestione. La nostra
associazione, che ha la propria sede amministrativa a
Colmar, ma con permanenze
a Ostheim, diffonde documentazione in tutta la regione Est della Francia. Un rapporto annuale, lettere di
informazione, circolari, vengono spediti ai 175 membri
aderenti a Oikocredit, un
quarto dei quali è costituito
da gruppi o chiese, per lo più
protestanti».
il
Giuseppe (Alba), Sauro (Albisola
Superiore), Elsa (Alessandria), An
^ lo,
Kiiorma
ionio (Alpignano), Elda (Angrogna). Guido (Aosta), Luca (Arezzo), Ester (Basilea), Laura (Bassano Del Grappa), Dario (Bassignana), Carla (Bergamo), Gustavo (Bergamo), Kathrin
(Berna), (Biella), Maurizio
(Bologna), Marta (Buccinasco). Sorelle (Cándelo),
Giovanni (Cándelo), Elena (Carmignano), Paolo
Nicola (Milano), Patrizia
(Catania), Maria (Catania), Giovanna (Cinisello
Balsamo), Bianca (Collegno), Ferdinando e Lucilla
(Collegno), Giorgio (Como),
Olindo (Condove), Federico
(Crema), Giorgio (Cuneo), Anita (Favara), Franca (Ferrara), Eva
(Fermo), Letizia (Firenze), (Firenze), Laura (Frankfurt/M 1), Luciano
(Genova), Erika (Genova), Renata (Genova), Francesco Maria (Milano), Dieter (Genova), Gabriella (Genova), Bruno (Genova), (Genova),
Adriano (Grugliasco), Giovanni e Lilia (Inverso Pinasca), Valdo
(Inverso Pinasca), Roberto (Cernusco Sul Naviglio), Angela (Lodi),
Erina (Lucca), Lea (Luserna San Giovanni), Relio (Luserna San Giovanni), Marco (Luserna San Giovanni), Odette (Luserna San Giovanni), Ada (Luserna San Giovanni), Irma (Malnate), Lionello
(Manta), Peter (Meinerzhagen), Daniele (Milano), Sergio e Mimma (Milano), Battista (Milano), Bruno (Roma), Orietta (Milano),
Bruno (Milano), Carlo (Milano), Ester (Milano), Cecilia (Milano),
Claire (Milano), Bona (Milano), Marcello (Milano), Susanna e Carlo
(Milano), Roberto (Milano), Claudio (Garbagnate Milanese), Miranda (Milano), Luca (Mirabello), Jolanda (Merano), Egidio (Montorio Al Vomano), Fernando (Montreal), Umberto e Mirella (Monza), Eugenio (Monza), Pier Valdo (Morgex), Maria Elisa (Napoli),
Olga (Napoli), Paolo (Napoli), Marco Tullio e Alba (Torre Pellice),
Pietro (Palermo), Fiorella (Pavia), Bice (Pavone Canavese), Silvana
(Perosa Argentina), Ermanno (Perugia), Emma e Giustino (Pescara), Valdo (Pinerolo), Giovanni (Pinerolo), Franco (Pinerolo), Jole
(PIneroloL Marco (Prarostino), Ettore (Pinerolo), Giorgina (Pinero
rin^zia i propri
sostenitori
lo). Giuliana (Pinerolo), Vidia (Pineto), Franco
e Anna (Pino Torinese), Mario (Torre
Pellice), Ebe (Pomaretto), Giulio (Genova Pra), (Pordenone), Libano
(Roma), Giorgio e Mercedes
(Roma), Romola (Roma), (Roma), Giorgio (Roma), Paola
(Roma), Salda (Roma),
Franco (Roma), Francesco
(Roma), Renato (Morena), Fulvio e Alba (Roma), Alfredo (Romano
D'ezzelino), Silvia (Rovereto Sulla Secchia), Tina
(San Fedele Intelvi), Ina
(San Germano Chisone),
Ugo (San Germano Chisone), Gabriella (San Leo),
Giorgio (San Martino Siccomario), Anna (San Secondo
Di Pinerolo), Mauro (San Secondo Di Pinerolo), Rolando
(Angrogna), Domenico (Sanremo),
Gioventù' (Santa Severa), Elio (Santhia'), Pierluigi (Saronno), Joos (Savigliano). Dina (Savona), (Savona), Mirella (Segrate), Lydia e Silvio (Seriate), Maria Piera (Torino),
Elide (Torino), Alberto (Torino), Franco (Torino), Enrico (Torino),
Marco (Torino), Elena (Massello), Emanuele (Torino), Mimma (Torino), (Torino), Gianfranco (Torino), Sergio (Torino), Gabriele e
Nive (Torino), Pina (Torre Pellice), Emanuele (Torre Pellice), Ferruccio (Torre Pellice), Lina (Torre Pellice), Maria (Torre Pellice),
Bruno (Valtournenche), Enrico (Venaria), Eunice (Venezia), Evelina
(Venezia), Paolo (Venezia), Lorenzo (Verona), Mario (Vicenza),
Bruno (Villar Perosa), Elena (Torino), Giovanni (Torre Pellice), Ruggero e Grazia (Verona), Montesacro (Roma), Genevieve (Losanna),
Maria Luisa (Bologna), Giuseppe (Monza), Maja (Ponte San Pietro), Erica (Chiavari), Pierre G. (Geneve 11), Marisa (Pino Torinese),
Simone (Milano), Andrea e Antonella (San Germano Chisone),
(Genova), Donald e Elizabeth (La Cross, Wi), Ivonne (Luserna San
Giovanni), Gabriella (Roma), Pier Claudio (Rueil-Maimaison), Luciana (Torino), Michele (Pordenone), Evangelica Befania (Napoli),
Mario (Napoli), (Portici), Marco (Torre Pellice), Giovanni (Trieste),
Luigi (Sant'antonino Di Susa), (Buccinasco), Alfredo (Santiago De
Surco-Lima), Enrico (Torre Pellice), Carolina (Vallecrosia).
Con «sostenitore» (L 200.000) siamo riij|dti a creare l'aW>onaméhto «ridotto»
“(L incontro a;coÌoro che hanno uh bl|écf reddito fóitHllare, manterWri
bloccato per 4 anni (dal 1997) il prezzo dell'abbonamento ordinarlo (L 105.000).
Ne|la situazione di dispersione degli evangelici italiani, l'abbonamento «sostenitore» è un aiuto
piezi(»o per mantenere uno strumentò capillare e settimanale di informazione evangelica.
................ i Continuate ad aiutarci!! '■ ■ r '.M:. :*'
- Fare credito, questo è
vostro motto?
«È soprattutto la sorpresa
di constatare che questo
motto non è utopistico. Questo sistema di prestito stupisce e affascina: stupisce perché è diverso dal dono e dal
sistema abitualmente praticato nelle banche, e perché
questa nuova nozione richiede tempo per fàrsi strada: affascina perché, contro ogni
aspettativa, i progetti vanno a
buon fine. È la sorpresa della
riuscita. I poveri considerati
insolvibili rimborsano. Un simile sistema di circolazione
del denaro seduce. Il denaro,
una volta rimborsato in America Latina per un progetto di
caffè, viene reinvestito in un
progetto di irrigazione in
Africa e, dopo rimborso, continua a circolare in Asia affinché agricoltori possano tornare in possesso delle loro
terre... Così il denaro fa il giro
del mondo per produrre ogni
volta nuovi benefici».
(da Firn Information,
maggio-luglio 2000)
Giovani rifugiati burundesi in Ruanda nei 1993 (Foto Hcr/B Press)
La crisi internazionale del debito - 5
È possibile uscirne?
ERIC TOUSSAINT
EL 1997, il debito totale
del Terzo Mondo (esclusi i paesi dell’Est) ammontava a circa 1.950 miliardi di dollari. Il Terzo
Mondo rimborsa ogni anno
oltre 200 miliardi di dollari.
L’insieme di tutti gli aiuti
pubblici allo sviluppo (ivi
compresi i prestiti rimborsabili a un tasso inferiore a
quello dei mercati) non supera 45 miliardi Tanno in
questi ultimi anni. Per rimborsare il suo debito, l’Africa
subsahariana spende 4 volte
di più di tutte le sue spese
sanitarie e scolastiche.
Altre cifre: Tindebitamento delle famiglie Usa raggiunge 5.500 miliardi di dollari (1998). Il debito pubblico degli Usa supera i 5.500
miliardi di dollari. I debiti
pubblici dei 15 stati membri
delTUnione europea superano i 5.500 miliardi di dollari. Ogni anno, le spese militari nel mondo ammontano a 780 miliardi di dollari,
quelle di pubblicità raggiungerebbero 1.000 miliardi di dollari.
l
Le proposte
de! movimento Attac
La piattaforma del movimento Attac International
appoggia «la rivendicazione
delTannullamento del debito pubblico dei paesi dipendenti e Tutilizzo delle risorse
liberate a favore delle popolazioni e dello sviluppo duraturo, quello che molti
chiamano la soluzione del
debito sociale e ecologico»
(Piattaforma adottata i 1112 dicembre 1998). In Brasile, il Movimento dei Senza
Terra (Mst) chiede in particolare nel suo programma
d’urgenza: «L’interruzione
del salasso di valute, principalmente tramite il controllo dei movimenti di capitali
e la sospensione del pagamento del debito estero:
l’abbassamento dei tassi di
1
1
et
interesse e l’istituzione di
una moratoria per il debito
interno’*: la rottura dell’accordo con il Emi» (Intervento del Mst all’Incontro internazionale del Cadtm, Comitato per l’annullamento del
debito del Terzo Mondo, del
12-13 marzo 1999). Il
Cadtm, da parte sua, sostiene la stessa rivendicazione
di Attac International, cioè
l’annullamento generale del
debito pubblico dei paesi dipendenti e i’uso delle risorse
liberate a favore delle popolazioni e dello sviluppo duraturo. 11 Cadtm aggiunge
che queste risorse liberate
devono rientrare in un fondo di sviluppo nazionale
controllato dai movimenti
sociali della Periferia. Tale
fondo deve essere alimentato da risorse aggiuntive: la
restituzione ai paesi interessati delle somme depositate
al Nord dai ricchi del Sud (il
che implica l’apertura di in
chieste internazionali, ad
esempio sui patrimoni dei
parenti e amici del defunto
Mobutu). Occorrérebbe aggiungervi i trasferimenti dai
paesi più industrializzati
verso i paesi dipendenti per
risarcirli dal saccheggio di
cui sono stati (e sono tuttora) vittime. La Cadtm sostiene inoltre la proposta della
«tassa Tobin». Per ottenere
l’attuazione di simili proposte, ci sarà bisogno di un potente movimento cittadino a
livello mondiale e di un
fronte dei paesi indebitati.
(fine)
(*) In diversi paesi della Periferia (Brasile, Messico, Federazione russa), il debito
pubblico interno è letteralmente esploso in questi ultimi anni, In Brasile, il ii®*^**°
interno ammontava nel 199“
a circa 300 miliardi di dollari
(mentre il debito estero ammontava a 216 miliardi di dollari). Nel 1998, il tasso di interesse sul debito interno ha
oscillato tra il 20% e il 49,75%
(mentre il tas$o di inflazione
oscillava tra il 2% e il 5%).
uon
loro
pan
vo :
aspi
va i
U 1:
ta).
Seri
Ecc
con
fatt
altr
do '
che
nel
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me:
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sì c
sui
sei
toi
tU(
qu
sa’
pe:
las
ter
co:
Lu
pa
«P
Ge
re
tal
sai
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afi
bi;
cii
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m;
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I
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nc
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il
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Pr
ur
Bi
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di
di
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sti
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ci