1
LA MONA NOVELLA
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceulesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Condizioiii tl’AHMoriazione t
Per Torino — l/tf Anno L. — A domicilio L. U • — Provi.\cie L. 0 fO.
Sci mesi • », — • S
Tre mesi *9. — • 9 95 ~ • t 51^.
Per Fnncia e Srirzcra franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco al confine lire 9 M
per UB anno, e lire ft per sei mesi.
Le A85ciciazioni si ricerono: in Ti/RiNoaH’lfII*lo «lei «¿lorimle, viale del Ue, num. Si«
— A Genova, alla C'upprll» %’nl«lo«f. mtiru di S. Qiiutu.
Nelle provincio, prenAo tutti gli (’fficii pattali per mezzo di VagliOf che duvrartiio estere inviali
frauco al Direttore della Hn»>A N«>vki.la e non alirirnt nti.
AH’estero, ai fiegncnli indirizzi : Lonihsa, dai sigjr. Ninshett c C. lihiai, 21 Bernera-stre^tl;
Parigi, dallalibreriaC. Meyrueis, rue Ti-onchet, a; dal nig. Peyrot-Tinel lihraiü; I.iKoe;
dai sigg. Den IH et Peiit IMerre librai, rne Neuve, ib; Oi:<cvKA,dal Kig. K. Beruud libraio
Losajìna, dal Big. Delafontaine libraio.
Soiiiiiiario.
Esame storico-critico sul viaggio di S Pietro a
Roma. — Cenni sulla pubblica istruiione nelle
Valli Valdesi. — Horae Apocalypticae. U profezie di Daniele e r.\pocalisse di S. Giovanni Apostolo.
— Notizie: Saluzzo - Ciamberl - Parigi - BpIìììo.
ES.4ME ISTOIUCO CIUTICO
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO A RO.MA.
I.
La testimonianza istorica, per essere di qualche valore, dovrebbe ascendere per mezzo di
una sicura e non interrotta serie di testimonii
sino ad alcuno 0 piti individui che potessero testificare di ciò che avevano personalmente veduto o udito; ed anche in tal caso fa d’uopo ebe
il carattere dei testimonii potesse sopjwrtare uno
stretto esame per evitare la j>ossi}iìIìtìi cbe siano
Stati ingannati dalla fantasia, o che aves.sero a
bella posta ingannato gli altri. Cosicché in vero
soltanto i primi testimonii d’un fatto posson
avere vera autorità, secondo il proverbio ; « Un
c errore non piglia valore dal perché è gene« raímente creduto, ed una verità non vale mono
■€ perchè fu trascurata ». Mille ripetizioni di una
falsa evidenza non l’av-vicineranno neppur d’un
iota al vero; coloro cbe vengono immediatamente dietro ai primi testimonii non possono
per se stessi attestarne la verità, e non fanno
altro cbe ripetere ciò cbe è già stato detto dagli
altri. Sono grandissime le probabilità cbe, mancando una chiara scritta tradizione derivalii dai
primi testimonii, la testimonianza di un qualunque fatto si mescoli coll’errore, e ne divenga
sempre piü storta e adulterata, secondo il passar
■degli anni in mezzo a cui è trascorsa. Per la qual
•cosa, la testimonianza di seconda mano merita
assai meno confidenza di quella di testimonii
oculari o contemporanei; e la testimonianza d’una
terza o quarta generazione è molto j)iù da so.spettarsi. Tutto ciò che le autorità più recenti
han testificato, debb’essere sottojjosto ad una
Stretta investigazione e confrontato dalla testimonianza precedente, la quale esse han conservata e ci hanno trasmessa. Da sè non ne sanno
piü di noi. I nostri lavori adunque in questo
esame saranno molto alleggeriti se teniamo in
vista questi principii, nell’esaminare la testimonianza che dà la Chiesa primitiva al fatto del
viaggio di san Pietro all’imperiale città dell’Occidente ; poiché dopo gli scrittori del secondo e
terzo secolo, non ce ne sono chc si possono sti
mare di qualche valore nel portarci evidenza su
questo punto.
Bisogna notare che Clemente , Policarpo e
Ignazio sono i soli tre scrittori che potevano testimoniare, o [>er vista o per udito, del fatto
della presenza di san l’ietro a Uoma. Diciamo
testimonii di vista e d’udito, benché dilTatti uno
solo d’essi potr(‘bf)’essere stato spellalore della
presenza dell’aposlolo in (juella capitale. Policarpo ed Ignazio hanno ambidue vkritato I5oma,
ma ciò accadde dopo il nÉPtlrìo di san Pietro;
e qualsiasi l’evidenza ch’eglino potrobbem fornire, non sarebbe al che poggiatji sulle parole altrui, e domandereblie un rigidissimo
esame. F»apia, Ireneo, Clemente d’Alessandria,
Dionisio di Corinto ed alcuni altri, sono di molto
minore autorità ; ed uno d essi si lagna fortemente che, anche durante la sua vita, i suoi
scritti erano stati falsificati cd adulterali, e guasti
con le omissioni ed interi»oIazioni. [Dionisio de
Corinto apud Euxeb., lib. IV, e. M).
Origene, Tertulliano, Cipriano, Jeronimo,
Lattanzio ed Eusebio sono anche meno in autorità che gli altri ; perché si sa bene che ne’ loro
di la tradizione era divenuta assaissimo impura ;
ed alcuni d’essi, Eusebio per esempio, manifestarono un' ansietà troppo evidente di stabilire
il fatto del viaggio di san Pietro a Roma, anche
sulle piii fragili basi. In oltre, bisogna osservare
quanto facilmente gli uomini credono a ciò cbe
vogliono ; e quanto agevolmente si propaga una
fai.sa voce; specialmente se ciò sia a prò de’
ricchi e potenti, e se si possa adoperare come
appoggio di qualche tirannica usurpazione o
ambiziosa pretesa. Non si devono dimenticare i
diversi falsi scritti di quei primitivi tempi; i
Vangeli apocrifi; « 11 Vangelo di Pietro; gli
Atti di san Pietro; La Dottrina di san Pietro;
L’Apocalisse di san Pietro; 1.« Ricognizioni di
san Clemente ». Queste ed altre cotali opere
avranno senza dubbio molto influito in quei
tem])i quando la critica era ¡mjco conosciuta, e
le favole troppo facilmente ascoltate e credute.
È certo, per esempio, che Paj>ia raccontava
molte storie fabulose, tali come dell’ esistenza
ancora ne’ suoi giorni delle quattro figlie di Filippo; la qual favola venne ridetta da Clemente
d’Alossandi'ia. Alcuni scritti apocrifi sotto il
nome di Lino e di Marcello diedero origine all’opera intitolata De Excidio Hierosolymae, che
si attribuisce a Igesippo ; nella quale vien raccontata la favola, comunemente creduta finora
a Uoma, che san Pietro, fuggendosi da Roma,
s’incontrò nel nostro Signore; della qual favola
la cappella di Domine quo vadis (che ò a Roma)
è perenne monumento, buono forse quanto lo
sono quelli di cui Caio parla ; perché è cosa del
lutto incredibile cbe tali monumenti degli apostoli sarebbero stali permessi ne’ tem|)i in cui
fu |)roscritto e jKìrsegiiitato il crislianesimo
stesso. Eusebio medesimo si lagna delle favole
di Papia, e dice che l’anlichilà di ({uesto testimonio aveva condotto in errore molti scrittori
ecclesiastici chc lo seguivano, e, fra gli altri,
Ireneo. Spanheini ba sc.rillo a lungo intorno a
quello firrtusie 4 Hpta (.Si-am, De fida pro~
feclion^ Vetri, ecc., jiart. hi, c. i)-lf)).
Questa testimoniaiizji d’EHsebio rende molto
probabile chc da l'apia stesso Ireneo abbia tirato
molte delle sue leggiere asscr/.ioni. È multo
probabile ancora chc vi |)ossa essere stata seminata in Uoma qualche tradizione riguado airavei“
san Pieiro visitato quella città allorché vi era
Ireneo; vale a dire, nel tem|>o di Eleuterio»
circa cent’anni dopo la morte dcH’aposlolo. Certo
egli è che niuno dei numerosi autori prima di
Ireneo han parlato, come xi tuppone che egli ne
abbia parlalo, della visita di san IMelro a Roma;
né Clemente, né Erma, né PolicarjK), né Ignazio , nè Giustiniano, né Egesippo, nè Teotìla
d’Anliochia, nè Tazio, nè Pinelo, né Policrate^
né FilipjK» di Creta, né Apollinario, né .Melilo»
nè .Musamo, neppure Modesto; tutti quanti
menzionali da Eusebio, come di data piü antica
d’ireneo (lib. IV, cap. 21). Oltracciò Ireneo era
per certo manchevolissimo d’iiccuratezza storicai
ne sia testimonio la sua lista dei vescovi romani;
nella quale egli varia da quasi tutti i Padri occidentali, da Tertulliano, Oliato, Agostino, ecc.
Ne sia testimonio ancora ciò ch’egli dice di Papia , ch’esso era stato ascoltante dell’aposlolo
Giovanni, se pure Eusebio racconta giustamente
le Jiarole d’ireneo (Eus., lib. Ill,c. 39); ilche vien
contraddetto da Papia medesimo nella prefazione
delle sue opere, come raccontato da Eusebio. Inoltre , Ireneo sbfiglia ancora più stranamente riguardo ad un latto islorico di grandissima importanza, e diversamenteattestalodaHuni versale tradizione. Mette la nascila del nostro Signore nell’anno quarantesimo prima di -Vugusto, mentre
era veramente circìi il venlesimosettimooventesimonono; uno sbaglio di quattordici annil che
fa, il noslro Signore aver piü di qaaranl’anni al
tempo della .sua crocifissione, il quale avvenimento è cosi posto A. I>. 00! e quei fatti Ireneo
basa sui Vangeli e suU’autorilàdi quelle persone
a cui san Giovanni e certi altri degli Apostoli
li avevano raccontali! Uaronio crede che il |)asso
sia un’interpolazione; e noi abbiamo lo stesso
diritto per dire la medesima cosa de’ passi che
han rapporto al viaggio di san Pietro a Uoma *
Ma è inutile il proseguire avanti su questo soggetto.
2
Mancando a stabilire il punto i primi testimonii, niente si [>uò produrre degli scrittori
successivi che sia meritevole di piii estesa investigazione; e basta il mostrare che anche ciò
che han dotto i testimonii ordinariamente j)rodotti, è stillo malinteso ed esagerato.
In risposta alle nostre osservazioni verrà detto:
« Ma com’è possibile che Ireneo ed altri antichi
« scrittori abbian potuto airerniare come latto
« positivo ciò che oi-a si dice essei’ senza prova? »
Ad una domanda si può benissimo risfiondere
con un’altra : « (lom’è possibile <ihe Ireneo e
« Papia ed altri abbiano fatto gli enormi errori
«che si sono già riferiti, e abbian dato come
« fatti indubitati coso che l’universale consenso
« riconosce per (avole ? »
Che si risponda a tpiesta diflicoltii, e sarà
tempo di trovare una risposta per l’altra. Basta
il dire che tutti sappiamo quanto facilmente si
sparge al presente una falsa voce; e che in quei
tempi antichi era sempre più facile il promulgare un errore, essendo allora più dilìicili i
mezzi per smascherarlo.
Nel prossimo articolo considereremo l’asserzione del Viaggio di san Pietro a Roma a fronte
de’ fatti menzionati nel Nuovo Testamento.
F.
CE.\M
SULLA PUBBLICA ISTRUZIONE NELLE
VALLI VALDESI.
(Joila nostra corripondensa)
Voi mi chiedete alcuni particolari sullo stato
dello nostro scuole, ed 6 con piacere ch’io mi
accingo a darveli, enlro la sfera dello mie conoscenze. Vi confesso però che sarebbe grande
tonsolazione per me so potessi comunicarvi in
proposito de’ reali progressi ed un avviamento
fermo esicuro verso il meglio ; ma pur troppo! è
invece con desiderii, con ¡speranze avvenire e col
sentimento profondo degli attuali inconvenienti
che dovrete riempiore le colonne del vostro
giornale. Ricadrà egli sopra di noi il rimprovero che — la critica è facile, l’arte diiTicile? —
Ma noi risponderemo colle parole espresse al'cuni anni sono, con benivoglienza commovente,
dall’arcidiacono Linder di Basilea: « Godo addi« larvi lo vostre lacune perchè, visti irimarche« voliprogressi che qui rinvenni dopo la miaas« senza di 40 anni, ho la fiducia che tutti gli
« altri cho mancano ancora si compieranno ».
Voi conoscete il nostro sistema d’istruzione primaria; circa duecento scuole sono aperte alla
nostra gioventù: colesta sola cifra vi mostra
cho, nella maggior parte delle località, i fan-ciulli devono essere affidati ad uomini che non
si trovano all’altezza della missione loro, o cho
i mezzi intellettuali ed economici del nostro
paese non possono bastare a tale moltitudine
di stabilimenti; in oltre siccome le attribuzioni
di ogni scuola non sono chiaramente delineate,
così diventano facile pretesto d’irregolarità le
une per le altre: talun fanciullo, a cagion di
esempio, si scusa del non frequentare la scuola
sussidiaria, dicendo cho il padre suo preferisce
mandarlo alla scuola del quartiere: altri passa
dall’una all’altra scuola, secondo il capriccio
del momento. Fra i più sensibili inconvenienti
ch’è, d’altra parte, il più facile a correggere,
dandosi qualche pena e sacrificio, notisi quello
della mancanza totale di libri di lettura : ogni
educatore di fanciulli sa per esperienza quanto
gli sia indispensabile e.ssero sostenuto nell’opera sua per buoni melodi, stante l’impossibilità chc l’inslitutorc medesimo fornisca tutte
le idee e tutte le conoscenze cui deve dedicarsi
la gioventù, durante i lunghi giorni di scuola;
questa necessità diventa poi assoluta ed urgente,
quando trattasi di maestri quali si possono trovare con istipendiitli 40franchi annuali (I) quando i libri di lettura mancano e la Bibbia, sovente lacera, macchiala e mal compresa, fa la
somma delle lezioni.
L’ignoranza de’ genitori si oppone eziandio
su questo punlo ai miglioramenti che si vorrebbe
introdurre , e la tenacità dell’abitudine non cedo
che dopo lunghee reiterate sperienze. Giova sperare che la Commissione eletta dal Sinodo onde
apparecchiare libri di lettura, ben presto co ne
somministrerà di eccellenti, ovvero ne proporrà
di quelli cho già esistono, perchò vengano adottati immediatamente. Tali come sono, sprovviste di libri e di maestri idonei, le scuole c!i
quartiere dovrebbero essere soppresse dovunque
la prossimità delle scuole centrali permette d’inviarvi i fanciulli di tutte le località che non sono
inacessibili nell’inverno a cagione degli agglomeramenti di nove o dei cumuli di fango ; si
potrebbero così formare de’ centri più frequentati e più facili ad essere diretti ed invigilati.
Se v’è opera che richieda una direzione centrale, energica, autorevole e munita al bisogno
della sanzione della legge, è la nostra istruzione
primaria ; vi sarebbe di che impiegare ed
eziandio consumare iulta l’atlivilà dell’uomo il
più atto ; vi occorrerebbe un sistema uniforme
nella distribuzione delle ore, nel metodo d’insegnamento, un uomo energico e benevolo che
insinuasse negli istitutori il sentimento di una
invigilanza attiva, ed avessero questi un occhio
perspicace da non lasciar passare alcun errore
senza manifestarlo, non alcun merito senza ricompensa; potrebbesi pure stabilire una specie
di gerarchia sulla regola delle capacità e degli
stipendi correlativi. Tulio ciò richiederebbe un
uomo, e nell’anno decorso un progresso reale
appariva, in seguito aH’attivilà del nostro primo
ispettore evangelico; le sue incessanti corse e
visite fatte a quasi tutte le scuole, hanno abbastanza comprovato ch’egli poteva esercitare sui
nostri stabilimenti d'istruzione primaria un'utile
soprantendenza, ma per motivi di cui mi è impossibile comprendere la validità il sig. Hollier
diede la sua dimissione; molti amici ne furono
addolorati, e, tra gli altri, chi vi scrive.
Uno dei vantaggi, dovuti in gran parto al
nostro primo ispettore evangelico, è la raunanza
degli institutori de’ quartieri al principio d’inverno; è con assai vivo piacere chc noi vedemmo durante la prima settimana di novembre
dell’anno 1854-5.5 i nostri insegnanti di quartiere, in numero di circa 80, raccolti in ¡scuola
(I) Allude il nostro corrispondente ai maestri
detti di quartiere, di cui le scuole uon sono aperte
che per tre o al più quattro mesi all'anno; i maestri comunali che fanno scuola per dieci mesi
dell’anno hanno stipendi di 600, 500, 400 fr. secondo le località. (Red.]
di metodo, alla Torre; l’attenzione colla quale
ne seguivano le istruzioni, il buon volere che
appalesavano onde perfezionarsi nel difficile incarico, a fronte dei tenui vantaggi materiali ¡n
aspeítat¡va, necessariamente conc¡l¡avano loro
l’affezione e l’interessamento d¡ quelli che s&
nc occupavano, e ci facevano comprendere
avervi un’abnegazione, una forza, un genio per
l’istruzione, ch’altro non richiedono che d’essere
stimolate dalla invigilanza e dalle frequenti visite de’ Pastori, nonché d’un ispettore generale.
Speriamo che il Sinodo del 1856 o il governostabilirà cotesio ispettore evangelico, assegnandogli un emolumento fisso che renda l’opera
sua eseguibile od investendolo de’ necessarif
poteri affinchè la di lui autorità sia rispettabile
e ferma.
Tuttavia, benché ¡mperfetta, la nostra v¡la
scolastica offre grandissimo interessamento; da
lei dipende tutto l’avvenire del nostro popolo,
ed ogni persona, cui sta a cuore il suo benessere morale e materiale non può riguardare
con occhio indifTerente cotesti fanc¡ulli che il
Signore additò aH'amor nostro, dicendo che« quegli che riceve uno di essi, riceve Lui
« stesso ». Le nostre feste fanciullesche di Natale dimostrarono cho tale amore è diffuso, e
v¡ assistemmo con molto piacere. Qui è la bella
famiglia della scuola infantile di Torre, la quale,
al cospetto di numeroso uditorio e dirimpetto
ad un magnifico albero carico di doni e di lucignoli, è posta in prima a p¡ccolo esame; gli
uni recitano, gli altri narrano, tutti insiemecantano e rispondano così bene ai quesiti di
storia biblica che un/iì cattolico-romano disse,
uscendo: « Cotesti bimbi sanno la storia bi« blica meglio de’vecchi ». Là ò l’interessante
gruppo delle orfanelle di Torre cha sono riunite,,
non già dintorno ai lor genitori, ma dinanzi al
Padre celeste che lo ama e che aperse ad esse
cotesto prezioso asilo, dove crescono sotto 1»
direzione attiva e cr¡st¡ana di un’antica allieva
d’Oberlin e d¡ una diaconessa; la rimembranza
del venerando dottore Gilly è associata alla
festa loro, imperciocché a lui è dovuta la metà
delle spese. Più lungi, è la scuola infant¡le di
Sap Giovanni, in cui que’ bimbi danno altresì
prove.d¡ cogn¡z¡on¡ che rallegrano 1 padri e gli
amici loro. Il giorno di Natale, al dopo pranzo,
tutta l’armata delle scuole di Torre si raccolse
per ricevere anch’essa alcuno strenne ; dopo
una siiiegazione biblica e l’esecuzione di predispepti canti nel tempio, la giovane compagnia, diretta da tutti gli institutori di quartiere
e di parrocchia, fanciulli e fanciulle, si recò
alla scuola di Santa Margherita, dove l’albero
di Natale, ornato di lampade tricolori, concorreva ad accrescere la comune letizia: fatte alcune esortazioni, cho l’impazienza della numerosa truppa induceva ad accorciare, si passò
all’atlo principale ed importante della festa,
cioè alla distribuzione de’ berlingozzi o pani,
di eleganti quaderni e di alcune penne, se non
cho un’abbondante neve e il sopraggiungera
anticipato dello tenebro insegnarono con rammarico ai giovanetti come tutti i piaceri trapassano assai veloci. Alcuni giorni dopo vi ebbe
ancora un piccolo divertimenlo alla scuola delle
fanciulle povere, alle quali le signore di Torre
vollero dare alcune pezzo per vestimenta e delle
3
voluminose focaccie. La gioia era generale, e
vi ha luogo a sperare che alcuni fra que’ giovani cuori ne ritrarranno l'istruzione, cho — il
servigio al Signore è accompagnato mai sempre dalla gioia e dalla felicità ! — Un complemento necessario in ordine all’istruzione primaria è la scuola settimanale della domenica :
è gran bene per le Valli cho le scuole di domenica siensi moltiplicate; quelle di Torre, di
San Giovanni, di Prarostino, del Pomareto,
ecc., ecc., sono tutte assai frequentate e non
solo da fanciulli, ma eziandio da moltissimi
adulti che vi trovano un pascolo spesse volle
più confacente alla intelligenza loro, cho non i
sermoni. Sulle alture di .\ngrogna un semplice
villico, fratello carissimo nella fede, riunisce
numeroso uditorio di fanciulli e di padri tulle
le mattine della domenica e tutte le sere del
lunedi; vicino a Chabriol, un semplice reggente
di quartiere, in addietro domestico a Torino,
aperse una scuola domenicale che prospera, se
non erro; al Taillarel, il reggente di quartiere
raduna la domenica molti giovani che non possono frequenlare la scuola nella settimana; e
flalla fabbrica di Pralafera, il reggente sussi" diario di San Giovanni, coadiuvato attivamente
dalla padrona di casa inslruisce buon numero
di lavoranti dol sig. Malan. Tuttavia le scuole
di domenica nello Valli devono assumere ancora un assai più grande sviluppo ondo bastare
ai bisogni. E infatti, che cos’è lullo questo che
noi operiamo, quando si pensa che lesto un
Americano raccontava il fatto segueuto?
€ Un fanciullo attirò un giorno suo padre
alla scuola di domenica; questi apprese a leggere, vi passò quattro anni come allievo, si
converfi, divenne ammonitore, direltore, ordinatore di scuole, e finalmente missionario
doirUnione delle scuole di domenica. In quesla qualità egli percorso l’illinese e il Missurì,
e dopo il 1849 vi ha stabilito o02scuole di domenica con 3,575 consiglieri e 21,.330 fanciulli ! »
Quante forze perdute havvi ancora fra uoi !
Quanti cristiani che potrebbero alla fine rinunciare ad immiserirsi nelle proprie debolezze,
e, contando sulla forza di Dio, intraprendere
una piccola scuola di quattro o sei fanciulli,
dai quali più lardi sarebbero benedelli per lulla
la vila loro; un vecchio alunno della scuola di
domenica, dirflla dalla moglie del Pastore di
Pramolo, mi diceva ch’era in della modesta
scuola ch’egli aveva ricevuto le sue prime impressioni religiose; se ne’borghelli solitari il
reggente di quartiere, l’anziano, l’uomo il più
istruito raccogliesse tulle lo domeniche intorno
a lui una piccola famiglia di fanciulli, certaiijcnte più di un nobile frutto giiignerebbe a
nialurilà, o quegli che inaflTia sarebbe inafllalo.
— Il nostro Collegio ebbe puro alla di lui volta
la festa sua, ma di un genere più accademico.
Il 17 del mese furono presentali i concorsi
aperti alla fino dell’anno scolastico precedente;
in generale si conobbe che i concorrenti avevano
lavorato: in seguilo, l’osposizione orale è stala
interessante; ma venne riconosciuto un difetto
assai rimarchevole in quanto allo stile e alla
redazione scritta: coteslo inconveniente, causato in principalità dal non possedere il nostro
popolo una lingua madre, ò di grave momento
e merita tutta la nostra attenzione ; tuttavia
havvi reale progresso nella conoscenza (leU’italiano. E. e C. Malan offersero un lavoro sul
Filoteto di Sofocle; Prochiello sovra Pascal, Jalla
sul volume 2“ del Kosnios, Rostagno e Meille intorno alla Guerra de' trent'anni, Comba su
Virgilio. La nostra gioventù comincia altresì a
gustare la letteratura, e pubblica un picciolo giornale autografato. Lo Studente, che, dicesi, verrà
presto stampato: uniamo a cotesta tenue pubblicazione i nostri migliori voti; ma in pari tempo
avvertiamo que’carissimi giovanetti del pericolo che si corre presentandosi al cospetto <lel
mondo, senza essere bene armati; lo stile è
l’uomo, e ciò che si chiederà ad un giornale,
espressione dello svilupi>o del nostro collegio,
non saranno di cerio nè falli, nè istruzioni materiali , imperciocché i libri le somministrano
in abbondanza, ma bensì il frutto di un lavoro
individualedel pensiero giovane, ¡lieno di forza,
di entusiasmo« di nobili aspirazioni, un frutto
saporito cho ristori ed autentichi le belle speranze, mostrandoci come la nostra gioventù si
occupi soriumenle, indefessamente. Speriamo
cho il giornale Lo Studente ci ollrirà oggimai
questa specie d’interessamento.
Credetemi vostro affezionatissimo in G C.
G. A.
IIOR.E APOCALYPTO
LE PROFEZIE DI DANIELE
E L’APOCALISSE DI S. GIOVANNI APOSTOLO
SEC0ND.\ EDIZIONE
Torino 1853. — Stamperia dcH'Uniune TipograSco-Editiice.
Voi. unico, in-l6°, pag. 319, con 6 Tavole litograflche.
PREZZO I.. f, tS.
La prima volta che mi recai alle mani il bel
volume del quale vieu qui annunziata la seconda
edizione, io lo venni attentamente soorrendo con
animo ancor cattolico. Era, è vero, già scevro
d’ogni vecchio fermento di teocratiche dottrine,
e disposto ad ammettere tutti quanti gli errori,
e le superstizioni, e i vizi onde la storia inesorabilmente convince il papato. Stava io però le
mille miglia lontano dal mai sospettare che sulla
sedia così detta di san Pietro prender potesse
posto queirUomo del peccato di cui parla san
Paolo nella sua seconda ai Tessalonicesi, e dissero concordemente i Padri, dover essere l’Anticristo. Avendo anzi io assai tempo indietro
letto i commenti del celebre Newton sulle visioni profetiche di Daniele e di Giovanni, teneva
per impossibile il dimostrare che questo Anticristo fosse il romano pontefice, dacché non essendo riuscito a provarlo un filosofo del valore
di Newton, mi pareva non dovesse potervi riuscire persoaa. Nell'atto però che io non accettava la sentenza di Newton, nè tampoco sapeva
indurmi ad abbracciare quella di Bossuet, che
tutta l’Apocalisse applicava alle catastrofi della
nazione giudaica e dell'antico impero romano,
mi rimaneva pertanto nella mia tranquilla ignoranza, considerando come tuttavia suggellati ed
inesplicabili ai cristiani intelletti i sensi ascosi
in que’ testi profetici, quando il caso portò che
avvicinassi persone istruite, e pie, e costumate
inSn daH’infanzia a meditare liberamente nella
Sacra Bibbia, le quali mi appresero a consultaro
intorno a qiie’ testi profetici altre opero più persuasive assai che quelle non erano di Bossuet c
di Newton , e tali trovai essere coteste //or*
Apocaìyptics.
Esse rinnovarono su me spiritualmente il prodigio del cieco nato dell Evangelo. Più io m'innoltrava nella lettura delle medesime, e più mi
sentiva come cader dagli occhi della mente antiche scaglie , e più aperta vedea la grande, la
immensa, la enorme e infinita distanza che è da
G. C. al pontefice, dall’opera del Verbo incarnato a quella del piccolo uomo incoronato di
Roma, lo finii per vergognarmi innanzi a Diod'avergli dato un vicario in terra, quasi potesse
anche un solo istante essere assente da noi, o
abbisogni d’ un supjilimento Colui che riempie
l’universo, e nella sua immensità abbraccia i secoli. No, dissi fra me; nn uomo che si spaccia
d’avere in terra l’autoritiì del Signore che è nei
Cieli non può che esser un usurpatore orgoglio.sO'
al pari di Lucifero, che si fece uguale aH’Altis—
Rimo. Mi parve ilunque ragionevole la sentenza
di Newton, e compresi, cho quantunque verissima,
non poteva a’ suoi tempi essere ancor posta in
pienissima luce, perchè sono posteriori gli avvenimenti chc più la illustrarono, e di conseguenza meglio di lui assai è riuscito all’intento
l’autore deir/Zor.» Apocalypiirm.
Egli ha provato ogni cosa a rigore di storia,
astenendosi da tutte declamazioni. Chiunque lo
legge non può nou convenire che l’AnticristO'
profetalo da Daniele e da Giovanni sotto emblemi
figurativi deve essere una potenza ecclesiastica
e civile, cresciuta a poco a poco e assisa sul tronode’ Cesari. Deve inoltre tener seggio nel tempiO'
di Dio, e in.segnare superstizioni ed errori e perseguitare i santi che a lei si oppongono: devo
infine essere continuamente involta nella perpetua lotta tra il monopolio deH'iniquità, e le
tendenze verso il regno della Giustizia impressenell’uraanità dalla predicazione del Vangelo. Ora
è un fatto storico, che al progresso deli'Evangelo
fece dapprima opposizione il romano Impero
protettore del Paganesimo. Cotesta opposizione
il nostro autore la svela in tutte le sue parli
predetta dall'apostolo nei primi sei sigilli dell’Apocalisse. Pochi e recisi fatti profetici ci danno
l'intera istoria degli imperatori Nerva, Trajano,
Adriano, e dei due Antonini sino alla successione
di Comodo dall’anno 96 circa dell’èra volgare
sino aU’anno 180. .\pprcsso vi descrivono i 50
anni e più di sanguinosa guerra civile che seguirono all'uccisione di Comodo. Poi ci narrano lo
publiche gravezze portate all’eccesso dagli editti
e proconsoli di Caracalla, poi i 20 anni circa di
militare tirannide a cni fu soggetto l'impero romano funestato a un tempo dalla fame, dalla peste c dalle belve feroci. Indi vi schierano innanzi
l'eletta di que’ grandi e virtuosi principi i quiili
in poco più di .‘JO anni trionfarono de'nemici intestini ed esterni dello Stato, e si ebbero meritamente acquistato fama di ristoratori dol romano
Impero, vo’ dire un Claudio sopranomato il Gotico per le vittorie riportate sui Goti, un Aureliano,
un Probo, un Diocleziano. In mezzo però a lutto
queste vicissitudini del Romano Impero l’occhio
del Profeta discerne l’andamento, or impedito, or
prospero, or combatuto della Chiesa di Cristo,
alla quale non mancano mai testimonii e martiri,
e appunto sotto Diocleziano e colleghi furono cosi
numerosi e frequenti che quell'impero fu detto
l’L’ra dei Martiri. Venne però susseguila ben presto dall’impero di Costantino, che primo tra i
Cesari dichiarossi cristiano. Qui secondo il nostro Autore hanno compimento le profezie racchiuse ne’primi sei sigilli dell’Apocalisse, e qui
4
finisce la prima parte del libro. Con quanta erudizione e dottrina egli spieghi ed applichi gli
emblemi figurativi del testo profetico ne può solo
esser giudice chi attentemente lo legge.
I medesimi pregi si ammirano nel nostro autore quando sull'orme del profeta ci mena a considerare l’opposizione che è fatta al Vangelo da
quella grande apostasia la quale si manifestò
subito dopo scomparso dal mondo l’impero di
Koma pagana. Questa grande apostasia è appunto
il peccato a cui Tariconosciuto l’Auticristo, che
nella 2* ai Tessalonicesi è appunto chiamato
l’uomo del peccato. Cotesta apostasia consiste
nello staccarci daH'uuico nostro Salvatore G. C.
per cercar salute iu altri fuori di lui. Il pretendere coi Pelagiani di poterci salvare da noi colle
nostre forze operando il bene ed evitando il male
è un rendere inutile la Redenzione di Cristo, è
negare a Lui il merito di Salvatore. L’ammettere
coi Semipelagiani che noi incominciamo l’opera
di salute abbracciando volontariamente la fede,
ma siamo abilitati a proseguirla dalla grazia di
Cristo, è un dividere fra noi e Cristo il merito
della nostra salvazione, ed è sempre di conseguenza un sottrarne parte a Lui; laonde conviene
assolutamente credere e tenere con S. Agostino
che l’unico Salvatore è G. C. e noi siamo salvati
intieramente da Lui.
Ora quesla dottrina che è fondamento alla fede
Evangelica tuttoché sia accettata e sancita dalla
Chiesa Romana, non ci venne però mai professata ed ammessa senz’altre istruzioni e pratiche
accessorie, le quali, in tutto o in parte, scemano
il merito dovuto unicamente a Cristo, Tanta infatti fu la fiducia da Lei predicata nel Ritualismo
o formalismo ecclesiastico che si giunse a credere avere il Battesimo la virtù di rimettere col
peccato originale eziandio ogni altro peccato
fosse pur quello di Caino e di Giuda, semprechè
sia amministrato uel modo che la Chiesa prescrive, cosichè i suoi teologi dicono che in tal
caso il Battesimo ci salva ex opere operalo.
Di cosi fatti errori ed altri molti che vengono
tutli maestrevolmente accennati dal nostro autore
apparisce infetta la Chiesa di Cristo cessato appena il Paganesimo ; e lungi dal purgarsene va
sempre peggio aumentandoli coll’andar del tempo
e coll’acquistare potenza e ricchezze, tantoché si
adempiono tutte le visioni del settimo sigillo e
delle prime sei trombe, passano i barbari, sopraTengono i Turchi, accade la Riforma, e la romana
Chiesa sta fitta e ferma nella sua mala via, e a
canto di Cristo Redentore tiene tuttavia la Vergine, i Santi, le Indulgenze, le Reliquie, i Digiuni, i Pellegrinaggi, le Assoluzioni e mille altre superstiziose pratiche da cui fa credere si
possa sperare salute. Che se oggi più non tribola i fedeli testimonii e confessori dell’unica
rera dottrina di Cristo, lo ha fatto pur troppo in
passato, e nei modi i più crudeli e più barbari ;
di che può dirsi benissimo d’aver Ella perseguitato i Santi. Qual dubbio pertanto che Ella non
sia la colpevole di quella grande apostasia di cui
è parola nel Sacro Testo? I mostruosi emblemi
che aU’Anticristo appropria la visione di Daniele
e di Giovanni le quadrano a cappello, siccome
lo fa chiaramente conoscere colla storia alla
mano il nostro autore in tutta la 2», la 3* e la 4*
parte, dove sono con mirabile evidenza spiegati i
capitoli vili, IX, II, III, xni, xiv dell’Apocalisse.
É similmente mirabile la quinta parte ove ti
dà la rivoluzione francese figurata ne’ sei calici
della settima tromba. Qui egli ti svolge il gigantesco dramma dei tempi moderni che scavando un abisso fra noi e i secoli passati, ci
hanno divisi per sempre dal medio-evo, togliendo
ogni fede alle prestigia di quella usurpatrice potenza ecclesiastica la quale vestita di porpora ha
regnato sopra i re della terra, e della gran Babilonia madre delle abbominazioni, di cui è incominciato il Giudicio che secondo l’autore conviene ricercare nei capitoli xix, xx, xxi, txti,
dell’Apocalisse.
L’opera si chiude con una assai assennata sinopsi dove si veggono gli errori con cui sogliono
scrivere la Storia gli uomini della Chiesa romana;
errori che falsando la verità dei fatti impediscono
a chi legge di osservare come nasce e progredisce nel Cristianesimo l’apostasia dell’Anticristo
e gli tolgon(^ la possibilità di riconoscere come
negli avvenimenti si compia la rivelazione di
Patmos. Quanto a noi dichiariamo di essere rimasti colpiti dalla verità che domina in tutto il
libro; e se eravamo ancor papisti quando l’abbiamo tolto a leggere, ora l’addio mercè, non siam
più che puri Evangelici e però seguaci di quell’Unico Redentore G, C., che speriamo indipendentemente dal papa ci salverà. Y.
I%T €■ TT JC 3B JC 3E
SALtTzzo—Un voto del Consiglio Comunale dogno d’imitazione—Il municipio di Saluzzo era
ancora nell’uso di muovere ogni anno un ricorso
al papa per chiedere l’indulto quaresimale.
Il consigliere deputato Buttini dava un ultimo
calcio a quel ridicolo ricorso proponendo il seguente ordine del giorno cosi motivato :
< Perchè dirimpetto alla libertà di coscienza le
< azioni che non ledono la carità di Dio nè quella
« del prossimo non possono essere nè moral« mente nè religiosamente impedite da nessuno;
« Perchè le verità, derivando da identico fonte,
c sono tutte quante divine sorelle, e ciò che è
c vero nell’igiene non può essere contraddetto
« dal Vangelo, e suggerendo l'igiene l’uso delle
« carni non vi si può opporre al certo il vangelo
« o comandamento di papa;
« Perchè secondo lo stesso divin codice nes« suno può essere giudicato vogliasi nel cibo, vo« gliasi nella bevanda; e non è ciò che entra
« nella bocca, ma quel che n’esce che contamina
« l'uomo ;
c Perchè l’occuparsi intorno a materie atte« nenti a certe idee religiose sarebbe un imitare
« le ben derise deliberazioni d'un noto municipio;
« Perchè alla fin fine si tratterebbe di cose as« solutamente ed evidentemente estranee alle tt« tribuzioni del Consiglio ;
« Il sottoscritto reitera l'instanza affinchè si
« smetta l’usanza di muover ricorso al papa per
« l’indulto quaresimale, e sia così tal cura abban« donata all’individuale coscienza de’cittadini,
< G, B, Bl'ttiki ».
Fu adottato all’unanimità.
La Gazzella del Popolo, da cui togliamo questa
notizia, aggiunge :
Nello svolgimento della proposta il consigliere
Buttini aggiunse ancora due testi di S. Paolo, che
crediamo bene di riprodurre per dimostrare che
altro è ciò che scrissero gli apostoli, ed altro ciò
che dicono i preti d’oggidi :
« Mangiate di tutto ciò che si vende nel ma« cello, senza farne scrupolo alcuno di coscienza,
« perciocché del Signore è la terra e tutto ciò
« ch’ella contiene ». (1 Cor. v. 25, 26)
« Or lo spirito dice espressamente che negli
«ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede,
« attendendo a spiriti sodduttori ed a dottrine
« diaboliche d’uomini che proporranno cose false
« per ipocrisie , cauterizzati nella propria co
« scienza; che vieteranno il maritarsi e comanK deranno d’astenersi da cibi che Iddio ha creato
» acciocché i fedeli e quelli che hanno conosciuta
« la verità, gli usino con rendimento di grazie ».
(1 Tim., ir. 1 a 4.)
Ciamberì, — Le dame del sacro onore. — 11
tribunale di Ciamberì ha condannato le dame
del sacro cuore a 50 lire di ammenda ed alla
chiusura del loro stabilimento,
Parigi. — Il principio protestante esposto da
un giornale papista. — Nella polemica del Débats coU’Um'i’ers , in proposito della libertà religiosa, noi abbiamo notato il passo che segue,
perchè ci par degno d’essere conservato:
« L’Univers ci fa osservare essere la Chiesa
<i stessa che dice: — Io sono la vera Chiesa 1 —
f A meraviglia; ma è la coscienza di ciascheduno
€ che aderisce o che non aderisce a tale dichia« razione. E dunque sempre, in ultima analisi,
« la coscienza individuale quella che esamina le
« prove su cui si fonda la Chiesa; che le ammette
« o le rigetta: che presta loro obbedienza o no.
« Vi sono de’ protestanti: questi non riconoscono
« nella Chiesa cattolico-romana la vera Chiesa.
« Eppure eglino hanno i lor motivi, giudicio,
« coscienza, come ì’Um'vers-, e quando l'iTnit’erj
< dice loro : — Ecco la vera Chiesa ! — essi pos« sedono il diritto di opporre le lor convinzioni
<1 alla convinzione dcH’Unti-eri »,
Chi scrisse coteste linee? Il sig. di Sacy. Uno
scrittore protestante avrebbe egli potuto dire
meglio ? (L'Espérance)
tironn* Bonenleo KrrFnte.
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re, num. 31
almanacco pel 1856.
Anno III.
PREZZO Cent 25.
La lieta accoglienza chc il pubblico fece a
questa pubblicazione dacché essa comparve,
incoraggiò i suoi editori a non lasciar intentato
alcun mezzo di corrispondervi. E perciò appunto
l’Amico di casa di quest’anno va adorno di quattro
bellissime litografìe, appositamente fatte ad illustrare una scelta utile quanto dilettevole di
argomenti.
Andando congiunta a questi pregi la tenuità
del prezzo di cent. 2.5, gli editori confidano
che non sarii per venir loro meno in quesl’anao
quel favore, di cui già ottennero un pegno così
segnalato negli anni passali.
Aniso ai Librai della Capitale e tleile ProTincie.
6i accorda lo sconto del 30 p. ®f, por l’acquisto non meno di 25 copie ; jl 40 p. °[o per
100 e al di là. — Dirigersi con vaglia postale
e lettera affrancata a Rinaldo Racchetta, borgo
S. Donato, casa Caffarelli, in Torino.
L ami de la jeunesse
Jionrnal menHiiel
publié
sous la direction de M. A. VULLIET.
Prezzo per gli Stati sardi , fr. 4
Ai genitori ed ai maestri cristiani bramosi di
offerire ai figli ed agli allievi un ottimo pascolo
cosi religioso come morale, intellettuale ed anche artistico, non possiamo raccomandare abbastanza questa pubblicazione, che aggiunge alla
bontà intrinseca il pregio di una stupenda esecuzione materiale.
Le Associazioni si ricevono in Toriko al Deposito dei Libri religiosi, Viale del Re, num. 31.