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T
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
deUa Chiesa Valdese
Anno xeni - Num. 46
ABBONAMENTI ( ^ P"
I L. 2.800 per 1 estero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE. 22 novembre 1963
^ ’ntnin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P- 2-17S57
La liturgia di Dio
Una Commissione liturgica lavora
da diversi anni per rinnovare e migliorare la Liturgia in uso nella nostra Chiesa. Alcuni saggi sono stati
pubblicati e vengono attualmente usati dalle comunità che dovranno fare
conoscere il loro parere al Corpo Pastorale attraverso il loro Pastore e infine al Sinodo attraverso le loro normali rappresentanze. E’ quindi utile
che le comunità non soltanto provino
i saggi liturgici nel culto domenicale,
ma che anche li leggano privatamente e li esaminino con attenzione, per
^^oter dare poi un giudizio oggettivo
" c valido sul lavoro fatto dalla Commissione. Per preparare e anche per
giudicare un lavoro liturgico è necessario avere idee chiare sul significato
della liturgia, specialmente nella tradizione riformata valdese, nella quale
sono -nserite le nostre comunità. Cerchiamo perciò di esporre alcuni pensieri sperando così di aiutare lo studio ik Sle comunità su questo argomento.
Cieiusalmente si pensa che il culto
sia un'opera o un servizio che noi offriamo a Dio, tanto c vero che spesso
si usa l’espressione; « Fare il culto »,
l"? stato diffuso recentemente
i. l’ultimo fascicolo di saggio
i- di liturgia (lo si può richiefiere alla Claudiana al prezzo di
ì. .->00 la copia ), preparato dalla Commissione che da anni la\ ora a questa revisione liturgica, tenendo conto di successive
indicazioni date dal Corpo pastorale, in vista dell’edizione definitiva che sarà pubblicata con
.' approvazione del Sinodo. Siaassai rati al prof. Valdo Vi\ membro Ui questa Commiste di iver accettato di intror ( e tommentare questo nuo\« saggio » — che le comunità
rinno provare, pronuncianpoi in merito tramite le
i bki di chiesa — con una
di irticoli; al primo, che
i ! Il hi imo oggi, seguiranno
i traditone liturgica valdese » e « n presente saggio di liUjrgia ». Possa il nostro culto
toiTtunitario esserne rinvigorito.
c si considera l’andare in chiesa l’adempimento di un nostro dovere. In
realtà il culto, e quindi la liturgia, non
è opera dell’uomo, quasi omaggio e
offerta a Dio, ma c opera misericordiosa di Dio in nostro favore. Nel culto Dio stesso è operante : sua è la parola, suoi sono i sacramenti, suo lo
Spirito Santo, suo il perdono, sua la
consolazione e la benedizione e la pace. Frutto della sua azione sono la fede, la speranza, la carità suscitate nella chiesa, opera sua è redificazione
della medesima. Perciò il culto non è
un sacrificio, offerto dalla comunità al
suo Signore, ma un beneficio che essa
riceve da lui.
La comunità dei credenti è chiamata da Dio a partecipare all’opera sua
nel culto, con tutti i suoi membri con
fede e allegrezza nello Spirito Santo,
per ricevere i suoi doni e avere comunione con lui, e in lui vivere la comunione fraterna. La partecipazione della comunità all’opera di Dio nel culto
ha da essere in ispirito e verità; cioè
una partecipazione mediante la fede
e conformemente alla parola di Dio.
La partecipazione è di tutta la comunità chiamata, raccolta, giustificata e
santificata dallo Spirito del Signore;
perciò la comunità non può essere sostituita dal pastore e il pastore non
deve accentrare in sè e monopolizzare
Nelle comunità la liturgia può essere spontanea (più facilmente attuabile nelle piccole comunità) o preordinata (secondo la nostra tradizione riformata, e più adatta alle comunità
numerose) o può avere elementi spontanei e un ordine con vari altri elementi preordinati. La forma mista forse tiene conto ad un tempo della libertà dello Spirito e della necessità di
un qualche ordine per l’edificazione
leciproca. Il vero grande disordine c
rappresentato dal monopolio liturgico
del pastore che « fa il culto » e dice
tutto dall’invocazione all’amen finale,
come se fosse egli solo invitato dal
Signore a partecipare all’opera della
grazia nella chiesa. In nessun luogo
si sente tanto forte la distinzione non
evangelica fra clero e laicato, quanto
in questo monopolio liturgico dei pastori e dei preti.
La parte essenziale del culto è la
predicazione, perchè da essa nasce la
fede e la chiesa medesima. Tutte le altre parti della liturgia presuppongono
in qualche modo la viva predicazione
della parola del Signore, e non possono essere che risposta ad essa. I sacramenti sono segni della grazia e della presenza del Signore nella comunità dei credenti. Come tali hanno il loro Dosto nel culto e non vanno negletti o separati dalla predicazione. Non
vanno però neppure contrapposti alla
predicazione. Annunzio del Vangelo,
battesimo e S. Cena stanno in intimo
rapporto fra loro.
La liturgia ha da essere conforme
alla parola di Dio, cioè conforme al
messaggio evangelico e non semplicemente conforme alla lettera della S.
Scrittura. La Bibbia non è un codice
liturgico, sebbene contenga molte4>reghiere e canti del popolo di Dio. Anche il culto della comunità apostolica
non va imitato nella forma, ma rivissuto nella sua sostanza evangelica.
Criterio unico per giudicare della legittimità e del carattere evangelico di
una liturgia non può essere che la sua
conformità alla parola di Dio. Siccome questa conformità non è esteriore,
ma può nascere soltanto daU’accetta
zione del messaggio evangelico e quindi dalla risposta della comunità che
ad esso ha creduto, — criterio per giudicare di ogni liturgia è la parola di
Dio e la fede che l’ha ricevuta. Una
liturgia non è evangelica per la sua
brevità e semplicità, e non è neppure
antievangelica perchè ampia, solenne
e ricca. Essa è evangelica soltanto se
è risposta credente della comunità che
ha ricevuto la parola di Dio. « Tutto
ciò che non viene da fede è peccato »
(Rom. 14; 23; la versione riveduta c
in questo passo poco esatta).
La musica per sè ha una parola re
Giobbe, il credente
che discute con Dio
Giobbe ! Giobbe ! Giobbe ! E’ vero che
hai pronunciato soltanto queste bel
le parole : « L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto, sia benedetto il nome deiTEterno ! » e non hai detto nulla di
più? Hai passato tutto il tempo della
tua prova a ripetere soltanto quelle
parole? Perchè stai in silenào sette
giorni e sette notti? Che cosa succede
dentro di te in tutto quel tempo?
Quando il mondo intero si sgretola
sulla tua testa e non ti lascia intorno
che macerie, ricevi subito il nutrimento sovrumano, la spiegazione delTan:ore, il coraggio della fiducia e della
fede? Anche la tua porta è chiusa ali’altlittc che non può aspettarsi da te
altra consolazione che quella datagli
dalla pietosa saggezza del mondo, coni
meiitando un paragrafo sulla perfezione della vita? Non hai altro da dire, non osi dire più di quanto dicano
1 consolatori utlieiali che distribuiscono parole agli infelici, quei consola
tori di mestiere, rigidi come maestri
di cerimonia, ebe prescrivono agli afflitti di dire, nel momento della prova: «L’Eterno ha dato, TEterno ha
tolto, sia benedetio il nome dell’Eterno!» nè più ne :neno come se si dicesse «salute! » a chi starnuta!
No, tu che nei giorni della potenza
tosti spada dell’oppresso, sostegno del
vegliardo e appogifio di colui che soccombe, tu non hai ingannato gli uomini quando tutto sprofondava intorno a te; la tua v oce è stata voce di
sofferente, grido di oppresso, clamore
di angosciato, parola di pace per tutti quelli a cui il dolore chiude la bocca; fosti il fedeì testimone di tutta
l’angoscia e di ogni strazio che possa
contenere il cuore, il portavoce di colui che osa lamentarsi « nelTamarezza
del suo cuore » e discutere con Dio.
Perchè lo si nasconde? Guai a chi
divora i beni della vedova e dell’orfano e li spoglia della loro eredità, ma
guai anche a chi cerca di rapire alÌ’afllitto la breve consolazione che gli
viene dallo slogare il suo dolore « contestando con Dio » ! Il timore di Dio
è diventato cosi grande ai nostri giorni da impedire alTafflitto di servirsi
di questa antica consuetudine? Non si
osa più lamentarsi con Dio? E’ aumentato il timore di Dio oppure sono
cresciuti la paura e la vigliaccheria?
Oggi si pensa che l’espressione della
sofferenza, il linguaggio disperato della passione debbano essere lasciati ìU
poeti che come dei procuratori del tribunale di prima istanza sottopongono la causa delTangosciato al giudizio della compassione umana. Nessuno osa portare più oltre il dibattito.
Parla dunque, o Giobbe, indimenticabile per sempre! Ripeti le tue parole,
avvocato potente che ti presenti al
tribunale delTAltissimo, intrepido come un leone ruggente! La tua parola ha forza, il tuo cuore ha timore dj
Dio, anche quando gemi, anche quando difendi la tua disperazione dagli
amici, pronti ad assalirti coi loro discorsi, come dei briganti, anche quando, esausto per le loro proposte, riduci in polvere il loro buon senso e disprezzi la loro difesa dell’Eterno, che
è simile alle miserabili arguzie di un
vecchio lacchè o di un abile ministro.
Ho bisogno di te, ho bisogno di un
uomo che sappia lamentarsi ad alta
V oce, facendo rimbombare il cielo_ dove Dio decide con Satana dei piani
contro l’uomo! LameRtati, TEterno
non teme, sa difendersi; ma come può
farlo, se nessuno osa lamentarsi? Parla, alza la voce, parla forte, Dio sa
parlare ancora molto più forte, lui
che ha il tuono a sua disposizione —
ma il tuono è una risposta, una spiegazione certa, degna di fede, di prima
mano, una risposta di Dio stesso, risposta che anche se fulmina è più
grandiosa dei pettegolezzi e delle ciarle sulla giustizia e sulla provvidenza
inventati dalla perspicacia umana e
cclportati da vecchie comari e da eunuchi!
O Giobbe tormentato, sei ü mio aiuto indimenticabile! Posso accompagnarmi a te, posso ascoltarti? Non respingermi; non vengo in veste di impostore vicino al mucchietto di cenere, le mie lacrime non sono false, poiché non posso far altro che piangere
con te. L’uomo lieto cerca gioia _pei
condividerla, benché la sua prima
gioia Tabbia in sè stesso ; cosi afflitto
cerca tristezza. Io non ho posseduto
il mondo, non ho avuto sette figli e
tre figlie, ma anche chi ha popo può
perdere tutto- può per esempio aver
perso l’amata; può aver piaghe funeste chi ha perduto l’onore e la fierezza. la forza e la ragione di ■vivere.
Soeren Kierkegaard
■Sono, queste, alcune ¡xigine de La ripresa (o La ripetizione), riportale da Roland
de Pury nel suo Giobbe, Tuomo in rivolta,
pubblicato in versione italiana dall'Editrice
CUiudicina, Torino 1962, L. 500 (pp- 29-31).
Il 9 novembre
nell’anniversario della Reichskristallnacht
Un Cirilo commemoralìvo a Dachau
Dachau è una cittadina situata a 1-5
km. da Monaco di Baviera, nella quiete di una vasta campagna. Come cittadina non ha nulla di particolarmente interessante e il suo nome sarebbe
assai poco conosciuto se non fosse stato reso tristemente noto dalla presenza di un vasto campo di concentramento dove soffrirono fame e sevizie
durante vari anni i prigioneri di Dachau.
Quel campo di funesta memoria fu
fatto organizzare da Himmler, capo
della polizia nazista di Monaco, nei
marzo del 1933. Aveva in origine una
capienza di 4.000 posti; ma, a causa
degli arre.sti in massa degli Ebrei e di
cittadini tedeschi òhe si opponevano al
regime nazionalsocialista, il campo
venne successivamente ricostruito con
trenta baracche di abitazione per una
capenza globale di 5.000 prigionieri.
Per un certo numero di anni, specialmente prima della guerra, il campo di
concentramento di Dachau servì, alla
polizia nazista, soffocatrice di ogni li
lieiosa, ma non la parola univoca del- berta, per rinchiudervi i prigionieri
. - ’ V 1 _____• • j,.! a finenti S.Ì rihpillavfl.no alla
la fede, se non è messa al servizio della parola di Dio. Perciò l’organo e
l’armonio dovrebbero servire soltanto
ad accompagnare il canto della comunità o di un suo coro. Oppure le nielodie suonate dovrebbero essere di inni della chiesa che richiamino alla
mente della comunità le parole del testo. Valdo Vinay
politici e quanti si ribeJlavano alla
dittatura hitleriana, fra i quali molti
sacerdoti cattolici e pastori protestanti. Il pastore Niemóiler, se non erro,
vi rimase per ben sette anni. Più tardi venne adibito anche alTintemamento di molti deportati da varie regioni d’Europa. I limiti di capienza,
^rciò, furono ben presto superati;
dal 1942 in poi il numero del prigionieri non fu mai inferiore a 12.000 per
GU ORTODOSSI GRECI
e H Concilio Vaticano H
Alene — 11 Sinodo nell® Chiesa ortodossa greea, rivedendo la sua posizione anteriore, ha dato la sua approvazione al patriarca ecumenico di Costantinopoli, .Ategora, per ciò che riguarda un eventuale
Cioè la partecipazione attiva, uaiDiie e » „ ^ ^
visibile della comunità al culto. Rimane vero anche per la liturgia comunitaria ciò che dice TAptostolo : « Col
cuore si crede pter ottenere la giustizia
e con la bocca si fa confessione per
essere salvati» (Rom. 10; 10).
abbia partecipato alla Conferenza pan-ortedossa di Rodi, nel mese di settembre, e
ha approvato il principio di un dialogo
« su un piano di parità », richiesto da questa conferenza. Il Sinodo, tuttavia, ha diihiarato ohe ¡1 dialogo fra cattolici e ortodossi non dovrebbe iniziare prima della
fine del concilio Vaticano II, e a condizio
ne che sia stata chiari'a la precisa portata
dell’espressione « su piano di parità ».
Nel mese di settembre l’arcivescovo di
Atene, Chrisostomo«, si era opposto energicamente alla Conferenza pan-orti^o^ di
Kodi e aveva respinto ogni possibilità di
dialogo fra le Chiese ortodosse e il Vaticano. La nuova decisione del Sinodo greco
rappresenta di fatto un mutamento d’atteggiamento da parte della Chiesa ^eca.
Tuttavia il Sinodo ha mantenuto il rifiuto
di inviare osservatori al Vaticano II (La
Conferenza di Rodi aveva lasciato piena
libertà di decisione, in proposito, ad ognuna delle Chiese ortodosse) isoepi)
sene, alla mercè delle SS e della loro
crudeltà.
Accanto all’ingresso c’era un vasto
spazio per Tappello giornaliero dei prigionieri, talvolta costretti a rimanere
in niedi per ore e ore sotto i raggi del
sole o ,sotto la pioggia e nella neve.
Del piazzale dell’appello si dipartiva
— e si diparte tutt’ora — un’ampia
strada che divideva in due settori le
baracche di abitazione; in ognuna di
esse c’erano alcuni dormitori con un
solo gabinetto e un solo locale per lavarsi. I dormitori erano stati previsti
per 45 persone ciascuno, con letti sovrapposti; più tardi dovettero servire
anche a 200 persone insieme. Il complesso degli edifìci comprendeva il bagno ( che serviva pure da camera di
tortura), una cantina per alcuni modesti acquisti, un’infermeria dove venivano condotti i prigionieri che non
si reggevano più in piedi e che talvolta morivanc nelle braccia dei loro
compagni, un locale per le punizioni
particolarmente severe, im ufficio politico ohe decideva sulla sorte dei prigionieri. La zona occupata dal campo
oer una superficie rettangolare di m.
300 di larghezza per m. 500 di Imighezza. era circondata da un muro con filo spinato percorso dall’energia elettrica oer scoraggiare qualsiasi tentativo di fuga. Fuori, a breve distanza dal
campo, il forno crematorio, con una
camera a gas, in tutto simile a ima
stanza per le docce. A Dachau, tuttavia, la camera a gas non venne mai
adoperata; dal 1942 al 1944 alcune migliaia di prigionieri morirono asfissiati dal gas, ma vennero per questo trasportati in altre località. In quel quadro di sofferenze, di stenti, di angosce, di torture e di sterminio scienti
ficamente organizzato, la morte mieteva giorno dopo giorno le sue vittime : in tutto 29.438, anche se il « Servizio delle ricerche intemazionali»
considera quasi impossibile una statistica esatta sui morti di Dachau.
• • *
Sono entrato in quel camjio la mattina del 9 novembre, con un gruppo
di pastori e di autorità ecclesiastiche
protestanti della Germania. Ero stato
invitato a partecipare a un culto commemorativo nella cappella protestante nel campo di Dachau. La Chiesa
Evangelica in Germania (EKD) intende sostituire l’attuale cappella
pro'wisoria con im edificio di culto
permanente nella parte nord del cam
po di concentramento, accanto alla
cappella cattolica dell’Angoscia mortale di Cristo, già dedicata al culto, e
a quella israelitica che verrà pure innalzata. Quello che fu im luogo di
sofferenze e di orrori dovurà così diventare un luogo di meditazione.
L'invito che mi era stato rivolto a
neme del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania dal Praesès Dr.
Ernst Wilm, della Westfalia, diceva
espressamente cos’i; «... Vorrernmo
costruire questo tempio in comunione
con i cristiani evangelici dei popoli
oppressi dalla Germania nazionalsocialista... Dobbiamo rivolgerci anzitutto ai cristiani evangelici in Germania
per questo progetto. Formeremo poco
dopo il 9 novembre un comitato che
dovrà mettere in opera la costruzione
del tempio. Per questo chiederemo anche dei collaboratori delle chiese so
relle... ».
Mi sono- trovato nella piccola cap
pella protestante, fatta di legno, in
una atmosfera di raccolta meditazione davanti a Dio. Accanto a me sedevano varie personalità del mondo evangelico tedesco, guidate dal presidente della Chiesa Evangelica in Germania, Dr. Scharf. Una corale di giovani, in semplicità di voce e di modi,
guidava il canto di alcuni inni, e mentre quel piccolo coro innalzava a Dio
le parole del Salmista; Quelli che seminano con lacrime mieteranno con
canti dì gioia (Sai. 126), tutti erano
muti, pensosi, nel ricordo del passato
e di fronte alla certezza del perdono
e della misericordia di Dio. (Quante
lacrime e quanto sangue erano stati
versati anni prima in quel campo di
concentramento, a proposito del quale il vescovo di Essen, in occasione della dedicazione della chiesa cattolica,
diceva ; « Dachau è dinanzi a noi come un repertorio di nihilismo... qui un
sadismo collettivo si è scatenato e ha
contaminato, colpito, calpestato il
volto dell’uomo... Come cristiani vogliamo dare una risposta a quell’orrore e trasformare questo luogo dove i
demoni regnavano potenti e dove la
loro forza è stata abbattuta, in un
luogo di benedizione... ».
Ho partecipato con profonda Commozione a quel culto insieme con i fratelli evangelici della Germania. Anche,
se la lingua mi era estranea, non potevo non riconoscere la pienezza della
Ermanno Rostan
{continua in 3» pagina)
2
22 novembre 1963 — N. 46
T
Nel 150- anniversario
della nascita
Hierhegaard
e la leologia prolestante posteriore
UN ESEMPIO DA IMITARE
Un titolo così roboante può far sorgere il sospetto che lo scrivente abbia
l’intenzione di delineare un panorama
chiaro e preciso dell’importanza e delle conseguenze del pensiero kierkegaardiano sulla teologia protestante
a lui successiva. Per fare una cosa
de! genere non soltanto ci vorrebbe
più spazio di quanto ci sia concesso
dalla tirannia tipografica in una presentazione popolare di K., ma ci vor
rebbe anche più tempo per studiare a
fondo l’argomento di quanto ne abbia
un povero pastore di campagna impegnato in una quotidiana fatica a contatto vivo con la realtà di ogni giorno tra esigenze spirituali altissime e
necessità materiali di orari, di amministrazione, di impegni non sempre
consoni aH’ufflcio di Ministri della Parola. E... ci vorrebbe inoltre una capacità di pensiero, di sintesi e una sicurezza di giudizio superiori alla mia.
E’ però giusto aggiungere alle notizie sia pur sommarie date sulla biografia e sul pensiero di K., qualche
accenno al cerne ed al perchè questi
abbia avuto e continui ad avere influenza sulla riflessione teologica.
Le istanze che egli pone con estrema chiarezza sono di natura tale da
ncn poter essere ignorate; e la critica che egli muove al cristianesimo costituito ha un valore superiore ed vma
portata ben maggiore che quella di
una semplice polemica con la cristianità co.stituita della Danimarca della
sua epoca. Le istanze kierkegaardiane
hanno il merito di non cercar di conciliare l’inconciliabile, e quindi di porre l’uomo dinnanzi alla necessità della scelta di fronte all’« aut-aut » postogli daH’apparizione del divino nella storia, proprio perchè questa avviene in modo «umano troppo umano»
secondo l’espressione di un quasi contemporaneo di K., Federico Nietzsche.
Questi però seguirà Ano aU’esasperazione proprio quell’altra via, criticata dal
K., della tracotanza dell’uomo che
pensa di poter decidere ogni cosa riguardo a se stesso e al mondo.
Le nozioni di paradosso, di scandalo, di individuo, di contemporaneità
con Cristo, e i problemi del rapporto
fra divino ed umano, fede e ragione,
teologia e filosofia, interiorità ed esteriorità, saggettività ed oggettività,
eternità ed istante, sono tutte questioni che si presentano alla riflessione
di chi vuol pensare e chiarire la propria fede cristiana. K. le ha poste in
evidenza, ne ha studiato i molti aspetti, ne ha in alcimi casi, esasperati i
termini e le conseguenze. Cosi, come
per quel che riguarda l’etica ha esasperato certe indubbie esigenze evangeliche commettendo quello che è Ter
rore di talune associazioni religiose, di
accentuare troppo un’esigenza cristiana a detrimento di altre e di avere
quindi una visione unilaterale delle
cose. Ma questi errori sono possibili
proprio perchè la Chiesa ha dimenticato queste particolari esigenze o le
ha più o meno coscientemente sottovalutate.
K. ha detto che egli ha sempre voluto essere per la cristianità un « correttivo », anche se poi al termine della sua esistenza questo « correttivo »
prende l’aspetto di una mina che posta in ceno al cristianesimo dovrebbe
addirittura polverizzarlo anziché soltanto correggerlo.
Nel senso del « correttivo » l’infiuenza di K. sul pensiero teclogico è sempre attuale.
Interrogato a proposito deH’infiueaza del pensiero kierkegaardiano sulla
teologia, Karl Barth ha detto che vi
sc;no a questo ritardo tre categorie
di teologi. La prima è costituita da
quelli che, fatta, la conoscenza di K.
non ne ricavarono ’Jn gran che, salvo
alcune piccole crisi occasionali ed
inoffensive che non impediron loro di
essere sicuri di sè ed in pace con se
stessi, con la Chiesa e con il mondo
La seconda categoria è costituita da
coloro che, conosciuto K., non poterono più liberarsene, ne fecero un siste
ma, non vedendo altro che negazioni
circondare se stessi, la Chiesa ed il
mondo. Anche se POi nella loro esistenza pratica non seguirono K. fino
ai, limite, intellettualmente almeno si
comportano come persone che non
camminano ma che hanno imparato
a planare nello spazio. « La terza cate.eoria è invece composta da coloro che
fn-quentarono la scuola di K. senza
restarvi... bloccati. Questi ha esercitato su di essi una benefica influenza
che si prolunga nel tempo, nel senso
che, conosciutolo, non pcssono più dimenticarlo. Certo rincontro con il
pensatore danese ha rappresentato
anche per questi teologi una crisi, un
rovesciamento di posizioni alla presenza del carattere insolito del Cri
stianesimo, del suo messaggio e delle
sue esigenze. K. ha impedito loro per
sempre di ritornare a vivere nell’assopimento di una pietà religiosa pura
mente estetica, e di riportare i loro
passi verso te «pignatte di carne» di
un cristianesimo e di una vita ecclesiastica borghese e mai più, soprattutto, fu loro possibile ignorare o tacere il « no » pronunziato dall’Evangelo nei confronti del mondo e della
Chiesa. Ma soprattutto non ha potuto comprendere e attestare questo
«nc » ohe come il «no» racchiuso- nel
« s'v » di Dio ; come il fuoco del Suo
amore che non raggiunge soltanto qua
e là un individuo isolato, ma riguarda la totalità del mondo senza Dio.
questo amore che è il messaggio dato
alla Chiesa; ed è qui che sorpassarono il punto al quale Kierkegaard li
aveva portati. E proprio così fu loro
possibile capire tutto il rigore contenuto in questo « no » e prenderlo sul
serio : cosi ricevuto e trasmesso perdeva il suo carattere filosofico, cessava di essere un principio. Senza per
altro perdere alcunché della sua acutezza, da ora in poi non era più la
legge imposta a se stessi ed agli altri,
l’idea fissa di teologi infelici ». E
Barth continua spiegando come per
questa terza categoria di pensatori fu
da allora impossibile « confondere la
teologia con la filosofia esistenzialista
e — con humour aggiunge — per essi
planare non fu più una necessità. In
cambio impararono a camminare. Ma,
per questo, fu loro necessario seguire
altre scuole oltre quella di K. ».
A queste righe del teologo di Basilea, il traduttore di Réforme ha aggiunto questa nota ; « ... non si leggeranno certo senza emozione queste righe che sono ad un tempo una confessione di fede ed un autoritratto. E
senza alcun dubbio dobbiamo sottolineare quanto evidentemente l’Autore
non poteva scrivere, cioè che il più
grande motivo di riconoscenza ohe
possiamo avere per Kierkegaard, è
proprio quello di aver guidato... Karl
Barth dal confort e dal conformismo liberale alla disperazione esistenziale dalla quale, grazie all’aiuto di altri maestri (specialmente Blumhardt)
emerse verso l’Evangelo della riconciliazione cosmica operata da Dio in
Gesù Cristo, per divenire nell’età del
suo rigoglio il teologo ammirevole dell'umanità dì Dio, e di conseguenza,
deirumanesimc deirincarnazione nell’incontro e l’ascolto dei pagani» (efr;
Réforme dell’ll maggio c. a. n. 947,
pagg 12 a 13).
Non c’è bisogno di aggiungere che
il documento più chiaro dell’influenza di K. su Barth rimane sempre il
Commentario de « L’Epistola al Romani » di cui finalmente l’anno scorso è uscita la traduzione italiana fatta da Giovanni Miegge (Peltrinelli,
Milano). Occorre invece precisare che
ho accennato al pensiero di Barth come a quello più significativo e maggiormente diffusa nel nostro ambiente evangelico italiano, ma non perchè
pensi sia l’unico, sia pure fra teologi,
che sia stato influenzato da K. Ma in
Karl Barth, meglio che in altri, ve
diamo come il « correttivo » kierkegaardiano sia stato importante tanto
da essere veramente, secondo l’immagine sunnominata, quella mina che
polverizza una costruzione sicura e
ben fondata ma soltanto da un punto di vista puramente umano.
In questo senso, come « correttivo »
di ogni pensiero sicuro di sè, di ogni
teologia che vuol parlare di Dio anzi
che ascoltare la parola di Dio, quale
la riceviamo nelle Sacre Scritture,
Kierkegaard è e sarà sempre attuale
ea importante. E la sua influenza sarà naturalmente anche benefica nel
campo dell'etica, nel quale il cristiano corre sempre il rischio di dimenticare che esiste e deve vivere « davanti
a Dio ».
E c’è forse bisogno di concludere
dicendo che K. può essere questo benefico « correttivo » per qualsiasi « initivìduoi », per qualunque « singolo »,
sia esso un teologo o un semplice credente o diciamo pure l’uomo della
strada? Bruno Costabel
Ecco la vetrina, affittata e allestita dal Consiglio della Uiiesa i alde.se di Genova- che nel
pubblico sottopassaggio di Piazza Corvetto presenta ai passanti la nostra stanina. con ,l
rinvio a una libreria cittadina che ha accettato il deposito delle edizioni ( laiidiana (.lazie'
iimiiiiimiiiiiiiiiiii
Cronaca tiei Concilio
Attacco frontale alla curia romana
da parte di un vasto settore dell’assemblea conciliare: questo è il succo
dei dibattiti sullo schema « Dei Vescovi e del governo delle Diocesi » ( Da
Episcopis ac de Diocesium regimine),
discusso dai « padri » dal 5 al 15 novembre. I portavoce delle critiche e
dei risentimenti dei vescovi nei confronti della curia e in particolare del
S. Uffìrio presieduto dal card. Ottaviani sono stati i più noti e autorevoli rappresentanti dell’ala « progressista » : i vari Frings, Alfrink, Suenens,
Döpfner, Massimo IV Saigh e lo stesso arcivescovo di Firenze Mons. Florit. I difensori della curia sono stati
i cardinali Spellman e Confalonieri e
soprattutto il card. Ottaviani, il quale ha ricordato — e non a torto —
che in tutte le decisioni del S. Uffizio
« l’ultima parola spetta sempre al papa, che è il prefetto di quel Dicastero » : perciò, secondo Ottaviani, ogni
critica mossa al S. Uffizio e alla curia ricade necessariamente anche sul
sommo pontefice.
La polemica vescovi-curia è stata
vivacissima ed ha' raggiunto il suo
culmine nel contrasto Frings-Ottavia
RICORDANDO
Fernanda Lnng-Menotti
Una triste notizi-a ci è giunta in
questi giorni dal lor.'rano Sud America : è .stata improvvisamente chiamata « ad un più alto servizio » la nostra Sorella in fede Fernanda Long
nata Menotti, fedele compagna del
nostro caro amico e collega Silvio
Long, pastore a Fray Bentos (Uruguay).
Colpita da grave malattia e ricoverata d’urgenza in ospedale a Montevideo vi spirava, dopo alcuni giorni
di acerbe sofferenze, amorosamente
assistita dal marito e dalla figlia Ivonne, alla mezzanotte del 1 novembre,
stroncata dal morbo inesorabile.
Fernanda Menotti era nata da famiglia valdese, a Milano, ove visse fino aH’epoioa del suo matrimonio —
celebratosi esattamente 35 anni prima
della sua morte — e, subito dopo, i
gfiovani sposi nartivano per il Sud
America dove il pastore Long aveva
accettato di e'ercitare il suo ministerio, affrontando ccs' — con fede e coraggio — una vita cieña di rinunzie,
di disagi, di difficoltà di ogni genere,
in uno spirito di abnegazione e di servizio per la Chiesa p per il Signore.
Dapprima nella Pampa Argentina
(a Colonia Iris), poi a Jacinto Arauz,
indi a Colonia R. (Uruguay) ed infine
a Fray Bentos: queste le tappe di 35
anni di servizio del pastore Long e
della sua. Compagna; tappe faticose,
pesanti, che hanno messo a dura prova la loro capacità di resistenza fisica
e morale, ma che essi hanno superato
con spirito di umiltà, con coraggio e
con serena fiducia nell’aiuto del Signore.
Fernanda M - Long aveva perduto, quest’anno, una sorella ed un fratello (entrambi residenti a Milano) e
aspettava ora. con ansia comprensibile di poter tornare in Italia (avevano prcigettato di venire l’anno venturo) anche per conoscere un nuovo nipotino, il piccolo Gustavo, figlio della
.sua primogenita, Ines, e di Rocce Alabiso. ben noti neiia Cc'munità di Agape! li Signore — i cui disegni imper
'fr La Corte d’aippello di Firenze Ita
condannalo a sci e a olio mesi di carcere
— ccn la condizionale — un sacerdote e un
giornalista cattolici ohe avevano difeso il
diri to aH’ohiezione di coscienza, al momento .Iella condanna dell’obiettore cattolico F. Gozzini.
f.trutabili sono spesso così diversi dai
nostri — aveva deciso diversamente
ed essa ha iasciato questo mondo di
sofferenze e di miserie per la dimora
celeste che il Signore ha serbato per
lei.
I funerali, celebratisi ii 2 corrente
a Colonia — ove risiede un figlio della cara Scomparsa — sono stati una
significativa testimonianza di affette
e di .stima: una vera folla di amici —
valdesi e non — di Colonia, di Fray
Bentos, di S. Pedro, di Tarariras, di
Colonia Vaidense, di Cosmopolita, di
Ombues de Lavalle, di Montevideo, di
Paysandù, è accorsa per la mesta circostanza a testimoniare il proprio affettuoso cc-mpianto al pastore Long
ed alla sua famiglia. Erano presenti
tutti i pastori valdesi dell’Uruguay e,
durante il rito funebre presieduto dal
pastcre C. Delmonte nel cimitero lo
cale, hanno porto il loro saluto estremo aH’estinta il nastore Artus, a nome di tutta la Chiesa Valdese, ed i
repnresentanti delle Comunità di Colonia, San Pedro e Rio Negro.
Noi, oggi, attraverso. le colonne di
questo nostro giornale, desideriamo
far giungere all’amico Silvio Long ed
ai suoi figli e parenti tutti, colpiti da
cos'. dura nrova, la nostra parola di
simpatia fraterna e di solidarietà cristiana, ripetendo con loro la parola
della consolazione e della suprema
speranza del Divine Maestro : « Io sono la Resurrezione e la Vita ».
pastore Elio Maggi
Li
(iella Signora lliiita Bnsiii
Al momento di andare in macchina
apprendiamo con dolore la scomparsa
della Signora Anita-Bosio, vedova del
Past. Paolo Bosio, deceduta a To-rrc
Penice il 18 c. m. La stima affettuosa
di cui. era circondata questa compagna di pastore non ha bisogno di essere sottolineata qui; naturalmente
ricorderemo meglio il suo servizio nella nostra Chiesa. A tutti i famigliari
eolpiti da questa separazione vogliamo però far giungere subito il nostro
pensiero di fraterna simpatia in quest’ora triste che tuttavia è veramente
senza amarezza, nella luce della risurrezione in Cristo.
ni avvenuto nella congregazione dell’8 novembre: l’atmosfera in aula era
estremamente tesa e si stava ripetendo una situazione analoga a quella
creatasi durante la prima sessione a
proposito dello schema sulle fonti della rivelazione. Poi le acque si sono calmate: il card. Lercaro ha avanzato
una proposta conciliativa e il pericolo di clamorose rotture è stato scongiurato. Resta però Timpressione che
la curia è stata posta in netta minoranza e che la battaglia che ha combattuto era già perduta in partenza.
E ciò tanto più che il papa, che si era
prudentemente e abilmente distanziato dalla cuna coi suo discorso del 21
settembre in modo da non essere coinvolto in questa polemica (che da tempo era nell’aria e i cui segni premonitori si erano già manifestati nel corso della prima sessione), sembra parteggiare per coloro che reclamano un ■
ridimensionamento della curia romana e soprattutto una riduzione dei
suoi poteri.
Paolo VI dice:
«È il più puro Evaogelo »
Papa Paolo VI, ricevendo il sette
novembre in udienza privata Massimo IV Saigh, gli avrebbe detto : « Quello che avete affermato nel vostro interventc di ieri è il più puro^ Evangelo ». Il giorno avanti Massimo IV aveva sostenuto dinanzi a 2.136 « padri »
che « non risponde alla natura della
Chiesa nè ai bisogni dei tempi che
interno al papa ci sia soltanto la curia romana... Il papa ncn deve governare la Chiesa universale con l’aiuto
soltanto dei preti della sua diocesi »■
Muovendo da questa premessa, Massimo IV ha proposto l’istituzione di
« un Sacro Collegio della Chiesa Universale, comprendente i patriarchi apostolici dell’Oi’iente, i cardinali arcivescovi residenziali dei diversi paesi
e alcuni vescovi designati dalle conferenze episcopali nazionali ». Questo
nuovo «Sacro Ccllegic»» (diverso e
molto più ampio dell’attuale Sacro
Ccllegio che è formato dai soli cardinali, di cui solo alcuni hanno una responsabilità pastorale diretta, e che è
stato il secondo bersaglio delle critiche dei «padri») dovrebbe riunirsi periodicamente a Roma e alcuni suoi
rappresentanti dcvrebbero risiedere
sempre interno al papa. In questa prospettiva la curia non sarebbe più la
mediatrice tra il papa e i vescovi ma
un organo esecutivo e amministrativo al servizio del papa e di questo istituendo « Collegio episcopale » nelle
cui mani sarebbero poste le redini del
governo della Chiesa.
Si cemprende che la proposta di
Massimo IV, ripresa poi da altri vescovi, sia parsa a Paolo VI come « puro Evangelo » se si pensa che nel suo
discorso del 21 settembre alla curia
i! papa aveva detto : « Qualora il Concilio esprima il desiderio di vedere, in
ccnfornntà con la dottrina della Chiesa e la legge canonica, alcuni rappresentanti dell’episcopato, soprattutto
fra i prelati che governano una diocesi, associati al capo supremo della
Chiesa nello studio e nella responsa
bilità del governo ecclesiastico, non
sarà certo la curia ad opporvisi ». Ir.
realtà la curia si è opposta, anche se.
a quanto pare, invano. E si è opposta,
forse, non tanto per difendere se stessa quanto per difendere il papa, le cui.
prerogative, sancite dai dogmi del Vaticano I, sarebbero minacciate dalla
istituzione di un Consiglio episcopale
che assista il pontefice nel governo
della Chiesa. Cos'. almeno sembra a'i
card. Ottaviani il quale, in un’intervista concessa a una agenzia di stampa
cattolica, ha detto che un tale Consiglio « limiterebbe o condizionerebbe il
potere universale, immediato e supremo del pontefice: un conto è che il
papa faccia uso di tale organismo, ma
tutt’altra cosa è che egli sia obbligato
atì usarlo».
Onali sono i peri rapporfi
fra il papa e la curia?
Che cosa pensare di tutta questa intricata questiorie? Che cosa significa
questa levata di scudi contro il S Uffizio e questo tentativo — che probabilmente riuscirà — di detronizzare la
cuna romana? Per dare una risposta
esauriente bisognerebbe conoscere da
vicino i rapporti^ che intercorrono tra
Il papa e la curia. Ma proprio ouesti
rapporti sono avvolti nel più fitto mistero. U^cialmente la curia è lo strurnento di cui il papa si serve per esercitare i suoi poteri universali ed assoluti sulla Chiesa: in altri termini
essa e il braccio destro del pontefice
romano. Ma si ha l’impressionf) che
nmlte volte la curia si sia praticamente sostituita al papa e abbia preso delie decisioni (e inflitto delle sanzioni!)
che non provenivano dal papa ma dagli uomini della curia stessa. Per cui
itt più di una occasione avvenne che
l’infallibilità del papa significò concretamente infallibilità della Curia e
non era più chiaro se la curia era davvero solo il braccio destro del papa o
se non era piuttosto il papa che diventava, ciccasionalmente, il portavoce della curia, non si sapeva più se
era la curia che eseguiva gli ordini
del papa o i.nversamente se era ù papa che, bon gré mal gré, obbedì a ai
suggerimenti e alle direttive delia curia.
L’opinione prevalente emersa dai
dibattiti conciliari è che i pote;n: attualmente esercitati dalla curia .sono
dei poteri che in realtà spettano a!
ccllegio episcopale. La curia occupa
insomma, nel governo della Chiesa, ut;
posto _ che non le compete. Si tratta
quindi, ferma restando la conccittono
della Chiesa come come organismo gerarchico, di ristrutturare il vertice di
questa piramide gerarchica, affiancando al papa un Consiglio episcopale di
cui la curia sarebbe solo più l’organo
esecutivo; si tratta, in altri termini,
di togliere alla curia il sue potere deliberante.
miente caceia
alle streghe
Dal punto di vista delle strutture
della Chiesa cattolica e dei princ’pi
dogmatici che ne sono alia base, queste innovazioni non sembrano implicare delle modifiche sostanziali. Ma è
indubbio che se la potenza, anz’ l’onnipotenza della curia remana verrà in
qualche modo frenata o imbrigliata,
la Chiesa cattolica ne trarrà un notevole beneficio : certi metodi autoritari, scffocatori della libertà, saranno
abbandonati e una nuova visione della funzione e della presenza della
Chiesa nel mondo' potrà farsi strad.a
anche in 'Vaticano.
D’altra parte sarebbe ingiusto pensare che la curia romana sia solo un
covo di reazionari. Non si può dimenticare che il card. Bea è un cardinale
della curia e che lo stesso Paolo VI
è stato per circa 30 anni un uomo della curia romana...
Lunedi 18 novembre il Concilio ha
iniziato la discussione dello schema
sull’ecumenismo (De Oecumeaisma),
cui verrà associato un testo sulla libertà religiosa (De libértate religiosa) e un importante documento sugli
Ebrei, redatto dal card. Bea. Questo
documento, pur non essendo molto ricco da un punto di vista teologico, non
potrà non essere accolto con favore e
soddisfazione da tutti coloro che hanno un minimo di sensibilità per quel
« mistero di Israele » che non è senza
rapporti con il mistero stesso di Dio
— il Dio di Àbramo, di Isacco e di
Giacobbe. Paolo Ricca.
3
7
22 novembre 1963 — N. 46
P«8 5
Si farà I’udìodb dia Chiesa Metodista
con ia Chiesa AMcana?
Un culto commemorativo
Dachau
a
(segue dulln 1" ¡Miginu\
II
Abbiamo notato nel precedente articolo, che una minoranza dei membri metodisti della commissione che
ha redatto il rapporto sul progetto di
unione della Chiesa Metodista colla
Chiesa Anglicana, non ha creduto poterlo firmare, e ha presentato, in appendice, un rapporto di minoranza.
Dopo aver precisato che anche loro
sono desiderosi di vedere la loro chiesa unirsi con quella anglicana, essi
dichiarano che non credono che il
piano proposto garantisca una unione
Mlida e duratura, anzi essi affermano
che la prccedura proposta, porterà
certamente a nuove scissioni dal lato metodista, e forse anche dal lato
anglicano.
Le loro obbiezioni principali sono le
seauenti :
ì. Sacre Scritture e Tradizione. Il
rapporto non sottolinea abbastanza
chiaramente il «posto predominante
e normativo )¡ della Sacra Scrittura,
e non chiarisce sufficientemente la
sua relazione con la tradizione. Que
sto fatto non appare soltanto nel paragrafo .specificamente consacrato .a
questo argomento, ma anche nelle soIxizioni proposte per i vari problemi
che confrontano le due chiese.
2. Episcopato. Nel corso- delle discussioni è apparso che gli anglicani
pensano .;he sia essenziale che i! corpo pastorale metodista venga ailineato nella successione apostolica, mediante rimposizione delle mani da un
vesco'v-c. Í firmatari del rapporto di
minoranza affermano che questo epi.scopato storico non è conforme alla
Sacra .Scrittura. Con nomenclatura
diversa la Chiesa Metodista possiede,
nella persona dei suoi sovraintendenti, un
stente
rendo.'-'
<= r t
nomi e
z on
scopaio
proc
crd
ce s
d
piscopato simile a quello esinella chiesa primitiva. Atte'àl!’insegnamento della Sacra
A basterebbe cambiare alcuni
modificare un po’ l’organizzaella chiesa per avere un epiveramente evangelico, senza
re alla creazione di un nuovo
di vescovi integrati nella suc■ apostolica di cui sarebbe sooa La.1 au l’episcopato storico della Chiesa Anglicana.
3. tionsacrazione sacerdotale. La formula proposta per la imposizione delle marii da parte del vescovo anglicane ai pastori metodisti è la seguente.
« Ti sia concessa l’autorità di esercitare la funzione di prete » (in inglese,
thè office of priest). A questo proposito il rapporto di minoranza osserva
che ia parola « prete » non è usata qui
secondo retimologia della parola greco « presbyteroi » da cui deriva, ma
secondo il significato acquistato nella
tradizione ecolesiastica, e corrispo-ndente alla parola greca « iereys », che
nel Nuovo Testamento è esclusivamentf riservato al Cristo. L’esigenza
da patte anglicana del conferimento
di questa funzione sacerdotale ai pastori metodisti non è conforme alle
Sacre Scritture.
4. Sacramenti. Nella Chiesa Anglicsna il culto di Santa Cena non può
essere ,;;resieduto che da un sacerdote
consacrato da un vescovo e i membri
di quella chiesa non possono ricevere la comunione che da un pastore
che sia stato consacrato da un vesco
vo. Nella Chiesa Metodista, invece, anche un laico può essere autorizzato a
presiedere un culto di Santa Cena.
Per di più la Chiesa Metodista gode
della intercomunione con tutte ^e chie
se non episcopali della Gran Bretagna. Il rapporto della minoranza sostiene ohe la Chiesa Metodista ha ragione di ammettere che un laico possa presiedere un culto di S. Cena, e
CCS, dovrebbe essere anche nella Chiesa Unita. Per quanto concerne la inlerccmunione colle altre chiese protestanti, il piano proposto la garantisce ai metoriisti soltanto nella prima
fase, e non dopo la unione organica
delle due chiese il che non è sufficiente
Nella sua conclusione il rapporto
di minoranza, pur riconoscendo che
in ogni chiesa vi sono necessariamente delle divergenze di interpretazione e correnti varie, afferma,
« che considerando le due grandi correnti tuttora presenti nel mondo protestante (la corrente evangelica e
quella episcopale o cattolica) per una
chiesa puramente evangelica, come la
Chiesa Metodista, accettare di unirsi ad una chiesa « eterogenea », come. quella anglicana, che permette
ed anche incoraggia delle dottrine e
delle usanze che non sono conformi
al Vangelo, sarebbe fare im passo in
dietro ».
H: 3):
Ora ii Rapporto, compresa l’appendice, è allo studio nelle due chiese
interessate. La conferenza Metodista ha raccomandato alle comunità
di non studiarlo isolatamente, ma di
promuovere degli incontri con dei
membri della Chiesa Anglicana, e di
studiarlo con loro, così, da conoscere
il loro punto di vista di prima mano.
Il giornale ufficiale della Chiesa
Metodista (The Methodist Recorder)
pubblica ogni settimana articoli scritti da personalità del mondo metodista e di altre chiese, nonché numerose lettere dei lettori. Da questi documenti è facile vedere che i metodisti
seno divisi, e sembra anzi che la maggioranza sia perplessa e nettamente
opposta al piano così come è. Sembrerebbe irvece che nella Chiesa Anglicana l’opinione generale sia piuttosto
favorevole, poiché gli elementi della
Chiesa Alta (tendenza cattolica) non
hanno ceduto nulla di essenziale, e
quelli della Chiesa Bassa (tendenza
evangelica) sperano che l’unione con
i metodisti refforzerà la loro posizione in seno alia loro chiesa.
In un breve resoconto come questo é impossibile riprodurre esattamente tutti gli argomenti addotti
prò e contro le proposte della commissione, non che tutte le sfumature
e le riserve che qualificano le tesi, che
ned abbiamo indicate in modo necessariamente succinto e schematic.o. E’
impo'sibils dire quale sarà in definitiva il piano di unione che verrà approvato da ambe le parti, ma è prevedibile che modificazioni importanti saranno richieste da molte comunità metodiste.
Air inizio di questa ricerca affannosa dell’ unità, mi sembra che il
Professore J. Huxtable abbia avuto
ragione, quando in una discussione a
Cambridge a cui hanno preso parte
ultimamente esponenti delle Chiese
Metodista e Anglicana, ha concluso il
suo intervento dicendo : « La unione
che desideriamo si compierà soltanto, accettando il ravvedimento, la
nuova nascita, e il rinnovamento...
Tutti i nostri preconcetti sono sotto
esame, tutte le nostre tradizioni sono
sottoxxiste al giudizio, tutte le nostre
abitudini sono scrutate alla luce della Parola di Dio. Noi tutti, uomini di
chiesa testardi, dobbiamo incontrarci
in un punto, dove diremo proprio sinceramente : « sia fatta la Tua volontà ».Soltanto al di là di un tale Ge
tsemani può esservi una vita risorta ».
R. Coìsson
PERSEIIIÌZIOXE RELIGIOSA
A CUBA?
Londra. — Lo scrittore inglese Graham
Green ha affermato, in un'intervista alla
BBC. di non aver notato a Cuba la minima
traccia di persecuzione religiosa, ma al contrario un'assoluta libertà religiosa. In quanto cattolico-romano ha espresso il suo malessere di fronte al fatto che negli Stati Uniti
anche dei vescovi erano in campagna contro questa pretesa persecuzione, con evidenti
intenti demagogici.
PERSONALIA
Vivi rallegramenti alla signorina Angela Chambon della comunità di Pomaretto per aver conseguito con brillante votazione il diploma di infermiera della Croce Rossa Italiana in
Roma.
fraternità e della comunione, nella
realtà del perdono di Dio, sempre più
grande di tutti i nostri peccati. Chi
in quell’ora avrebbe potuto rimanere
in piedi davanti a Dio, soddisfatto di
sé stesso e della propria giustizia? La
predicazione venne fatta dal Dr. Wilm,
Presidente della Chiesa della Westfalia, il quale era stato p>er quattro anni internato a Dachau.
Poi il Presidente Dr. Scharf con
chiara voce lesse il seguente messaggio:
« Venticinque anni or sono, il 9 novembre 1938, i templi ebraici della nostra città furono incendiati e quell’avvenimento fu ij segnale dello sterminio dei nostri fratelli e compatrioti
ebrei. Già prima di allora erano stati
messi fuori legge e persegruitati. Insieme con loro, molti altri furono portati nelle carceri e nei campi di concentramento. Il nazionalsocialismo aveva
seminato odio contro molti che appartenevano ad altri partiti, a un’altra
razza o nazione. Ma ora il seme maturava e portava frutti sempre peggiori.
« Qui a Dachau, il 9 novembre 1963,
noi ricordiamo tutte le vittime del nazionalsocialismo : anzitutto gli ebrei, i
cristiani, i combattenti nella Resistenza, gli oppositori politici della tirannide nel nostro popolo e altrove,
i lavoratori stranieri e le persone
adesso ancora inferme o ammalate.
Ricordiamo lutti gli uomini che portano il lutto per questi morti.
« Ci inchiniamo sotto un giudizio di
Dio a causa dell’empietà del di^rezzo degli esseri umani... Prima di parlare delle nostre sofferenze, della fame, della occupazione, deUa divisione
del nostro paese e dell’ingiustizia, dobbiamo e vogliamo parlare della nostra
colpa. Lo facciamo con le parole della Bibbia • « Perchè il vivente si ram
E’ vietato l’accattonaggio...
Che cos'è hi Chiesa (la Chiesa Valdese nel
caso nostro)? Siamo noi, i componenti delle
varie comunità che si raggruppano sotto questo nome.
Ma allora, come spieghiamo, come giustifichiamo il nostro atteggiamento, il nostro
disinteresse, come membri singoli, di fronte
alle difficoltà della chiesa, dinanzi alla sofferenza delle sue opere più utili, più cristiane?
L’apologo di Menennio Agrippa è sempre valido, cari amici!
E perciò, invece di parlare soltanto, con
una certa soddisfazione, di Ospedali Valdesi.
di Orfano.lroiì Valdesi, di Rifugio, di Asili
0 Case di Riposo Valdesi, percl.è non ci chiediamo tutti ed ognuno, come vivono queste
opere, come possono affrontare le difficoltà
crescenti ogni giorno per l’adeguamento alle
nuove esigenze legislative, mutualistiche e.
specialmente, igieniche ed economiche? Perchè no-T .sentiamo quelle opere come creature
nostre, membra sofferen'.i del corpo valdese?
Non ci seniiamo turbati nel pensare — se
pure lo realizziamo nella nostra mente super.iciale e passiva — agli acrobatismi necessari
pei far quadrare, o quasi, i Itilaiici di qiielL
opere? Perchè non ci chiediamo lutti se non
si potrebbe ottenere di non dover inendicare
presso amici od enti, esteri e nazionali, quel
minimo indispensabile alla vita (e qualche
volta al vegetare soltanto) di opere sociali
sorte in tempi più difficili dei nostri, per fede
di alcuni veri cristiani i quali, davanti a impellenti necessità, si buttarono, con fede in
Dio e con fiducia nella comprensione, nella
solidarietà della chiesa e del popolo valdese?
Occorrevano ospedali, orfanotrofi, asili e li
fondarono con meraviglioso slancio di dedizione e sacrificio. E quell credità da essi lasciata doveva trovar riscontro e comprensione nel futuro. Ma che fecero i loro successori, oltreché gloriarsi di opere benefiche che
sollevarono nel tempo tanti dolori, e confortarono tanti sofferenti?...
Siamo ridotti ad un tale stato di indifferenza e di -sonnolenza da non vedere, da non
capire le nostre imprescindibili responsabilità?
Occorre un Giovanni Battista che ci chiami « razza di vipere »? clic ci rammenti che
è vano appellarsi a un nome eroico o santo
del passato, poiché anche dalle pietre possono sorgere « figli di Abramo »?!
l'ecchia magna
maricherebbe? Ognuno si rammarichi del proprio peccato! Esaminiamo
le nostre vie, scrutiamole, e torniamo
aU’Etemo ! Eleviamo insieme con le
mani i nostri cuori a Dio nei cieli!
Noi_ abbiamo peccato, siamo stati ribelli. e tu non hai perdonato» (Lam.
3: 39-42).
« Imploriamo il perdono di Dio e
cerchiamo la riconciliazione tra Lui e
noi e tra noi e gli altri.
« Abbiamo deciso di costruire qui,
sul terreno dell’antico campo di concentramento di Dachau, in nome dei
cristiani evangelici, un tempio che recherà il nome di « Espiazione di Cristo ». In esso vogliamo ricordare da
vanti a Dio e agli uomini tutte le vittime del regime nazionalsocialista. Vogliamo sentire il monito del pentimento e della conversione. Vogliamo cercare qui il perdono di Dio mediante
la virtù espiatrice del sangue di Cristo... Qui vogliamo sentire la chiama
ta alla riconciliazione tra noi e all’opera di pace in mezzo ai popoli.
« Chiediamo ai cristiani evangelici
nel nostro popolo e nei popoli vicini
e oppressi di cooperare con la loro fede e con il loro amore alla costruzione
di questa chiesa...
«_E’ nostro desiderio che la parola
scritta nel ’bunker’ dell’antico .campo
di concentramento di Buchenwald, in
memoria del Pastore evangelico Paul
Schneider venga posta su questa nostra chiesa in vista dei culti che vi saranno celebrati : NOI FACCIAMO DA
AMBASCIATORI PER CRISTO, COME SE DIO ESORTASSE PER MEZZO NOSTRO; VI SUPPLICHIAMO,
NEL NOME DI CRISTO: SIATE RICONCILIATI CON DIO ».
Era Tuna del pomeriggio' quando
uscivamo dal campo di coricentramento di Dachau, dando un ultimo sguardo ai fili spinati. Prima si era svolta
una breve cerimonia sul terreno dove
sorgerà la chiesa; poi avevamo fatto
un rapido giro, in silenzio, al museo
di Dachau. al forno crematorio, alla
sala delle torture.
Tutto era calmo, attorno a noi, tutto era illuminato dai raggi di un bel
sole autunnale che faceva emergere
daH’ambìente il rosso e il giallo de!
folto fogliame circostante.
Veramente la bontà e ia misericordia di Dio sono più grandi dell’odio
degli uomini. E se abbiamo voluto dilungarci un. po’ in questa cronaca parlando di Dachau, non è ri°r cu’'o e
semplice desderio di far rivivere il ricordo delle co.se empie che vi si sono
compiute, ma per ‘ncolp^rn in noi la
parola della riconciliazione, a causa
del perdano di Dio mediante il sacri
ficio di Gesù Cristo.
II nrrande miracolo, la cosa veramente importante e estranea alla natura
umana è che gli uomini già divisi dall’odio dei mondo possano stare insieme davanti al Signore, come figlioli
l'itrrvati dal Padre.
Dachau è un ammonimento solenne agli uomini e alle nazioni. Gesù
Cristo regna e egli fa « ogni cosa nuova ». perchè « ha portato egli stesso i
nostri peccati, sul legno, affinchè,
morti al peccato, vivessimo per la giustizia ».
Ermanno Rostan
I L E ¥ T O R I CI SCRIVONO
Sui matrimoni misti
Ln letlore. da Ìvrea: i
Caro DircUore.
dal n. 1186 datato 10 novembre
1968 fleÌla notissima rivista « Grazia »
e precisamente nella rubrica « Cerchiamo insieme - colloqui con Padre
Rotondi » a pag. 37 rilevo quanto segue:
Mutriinonio non cattolico (mi sposerò con un Protestante). :
« La legislazione canonica la colpirà con gravi pene ecclesiastiche, se j
Lei celebrerà le nozze secondo il rito {
ACA i' rOLlCO. Ovviamente, quel matrimonio non avrà sacramentalmente
alcun valore. Questo è quanto ho il
dovere di rispondere alla Sua domanda.
« Per ciò che riguarda un ritorno
alla Chiesa Cattolica, tale via non è
sbarrata, ma mi sembra che Lei se
la figuri troppo agevole. Mi permetta
una domanda : Lei dice che i genitori
di Lui avrebbero un dolore, se venisse
celebralo ii rito cattolico; ma i suoi
genitori. Signorina, non avranno un
dolore a causa della celebrazione del
rito Acattolico? Il suo fidanzato non
sarà colpito da pene ecclesiastiche, se
accederà al rito cattolico (rito che comporta validità civile del matrimònio),
ma Lei, Signorina, si, se accetterà un
rito' diverso.
« Infine, la Sua coscienza non ha
niente da obbiettare alla richiesta del
suo fidanzato? Queste domande non
serviranno presumibilmente a niente
giacche Lei parla del prossimo rito
come di una cosa scontata; ma almeno
gioveranno ad accrescere la Sua re^PPns^iUlà..nel_grave passo che vuole
compiere ».
Penso che dopo tuiUe le enorniilà j
suindicate non occorrano altri com- j
mentì: forse e tutt'al più sarà giove ^
vols ricordare che,., siamo in pieno j
clima ecumenico con tanto di Concilio ;
\ aticano li aperto nella sua seconda ■
aes.iione e durante il quale, cì dicono j
che ci stanno aspettando tutti... a brac- ;
eia anorte!!! D. J.
In realtà non si tratta tanto di
'‘enormità': la posizione cattolica è
molto chiara, estremamente coerente
in tutti i suoi aspetti. Ogni matrimonio. anche misto, acattolico (in altra
chiesa o civile) è per la dottrina cattolica puro concubinaggio, in quanto
ii matrimonio può considerarsi cristianamente valido (e ¡ or la leohigii "ntlolica ciò significa anche " rivdniont •
valido ") solo se sacromentalrivnte celebrato dal sacerdote a do nbUr.tufo.
La concezione cattolica del sacerdozio
e del sacramento implicano •lecessariumente il non-riconoscimento di ogni
altro matrimonio. Nessuna umanità
può mutare questi che non sono feno
meni di intolleranza " sorpassata
bensì parte integrante del sistema cattolico.
Si sa che uno dei temi aliord ne
del giorno dei lavori del Vaticano II
è proprio questo, dei matrimoni misti. E' sempre pericoloso ” anticipare tuttavia, in base allo stato dei
fatti e dei prìncipi (è toccarli significherebbe scrollare lutto il sistema cattolico ) non e dato di prevedere grandi novità, salvo, forse, una mitigazione tattica degli impegni richiesti al
coniuge acàttolico- nel caso di matrimonio misto celebrato in chiesa cat
lolica, in modo da evitare di ferire i
Q dii recuperare md modo migliore ]
iu'io il recuperabile. |
Purtroppo è così; non perchè ce^'le ]
tersone o certe correnti siano particc.L'.rmente intolleranti o chiuse, ni ' j
'Tchè. ¡1 cattolicesimo è questo, ed è !
c'aipre preferibile la chiarezza che j
dice pane al pane (concubino a chi è !
considerato concubino), anche se è!
[j me duro ai denti. Possiamo solo au.:p'.j.tre che tutti coloro. " laici ” e j
specialmente evangelici, che pensano
di contrarre matrimonio misto, consi- i
devino con la stessa lucidità e coeren- '
za II problema di fede che sta (se :
sta ) dietro la loro decisione. E' evi- |
dente quali dolorosi problemi umani
ponga tale considerazione, ma sono
problemi inevitabili, ed è bene porli
in tutta chiarezz-a subito, all'origine
di una vita a due che voglia essere
veramente condivisa.
Si
cerami [q, cittadino del cielo...
libri
Vari lettori ci scrivono chiedendo
libri evangelici, attualmente esauriti: '
ultimamente ;
R. Stew.\rt: Commentari agli Evangeli di Matteo. Marco. Giovanni.
E. Bo!^io: Commentari alle Epistole
{eccetto alVEp. ai Romani). j
E. CoMB.A: Storia dei Paldesi (ediz. |
maggiore).
E. Comba: Cristianesimo e Cattolicesimo romano. ,
G. Li ZZI : Dall'alba al tramonto. !
Se qualcuno, possedendoli (in buo- i
no stato) fosse disposto a cederli, scriva alla Librerìa Claudiana. Via Principe Tommaso L Torino, indicando le
condizioni. Grazie.
Religiosità e libertà
Un lettore, da Molitorio al Vornano:
Sono un letlore della « Luce ». Nè
protestante nè cattolico, appartengo alla schiera di quanti auspicano una
più ampia fraternità cristiana, una
maggiore tolleranza interconfessionale.
Go che esiste una « Associazione per
la libertà cristiana » o « Associazione
del Cristianesimo liberale ». Vi sarei
molto grato se voleste fornirmi le
più ampie informazioni possibili sulla
suddetta associazione, cominciando dal
vero nome di essa.
Ringraziando E. M.
Non comprendiamo con precisione
a quale organizzazione o movimento
Lei si riferisca. Vi e. in Svizzera in
particolare. un'Associazione per il Protestantesimo liberale, la cui sezione
ginevrina {b. Georges-Favon) pubblica
un periodico: ’Le Protestant". Pensiamo però che Lei intenda VAssociazione per la Libertà Religiosa in Italia. la cui sede è in Roma, Via Tacito 23. Scrivendo direttamente potrà
avere senz’altro maggiori particolari
su quest'Associazione che con pubblicazioni. organizzando conferenze e
convegni tramite le sue sezioni regionali, ha a cuore la difesa della libertà
religiosa e più largamente la liberta
di coscienza nel nostro paese tult'altro
che maturo, in questo campo...
« E come Gesù fu sbarcato, vide
una gran moltitudine e ne ebbe
compassione V (Marco 6: 34).
Per un credente non è sempre cosa
fa'dle il conciliare le aspirazioni, gli
slanci della sua anima e del suo cuore rinnovati e protesi alle altezze eterne con la sua realtà umana e terrena
che lo lega alle vicende della colletlività nazionale e della comunità uman:i. Questo disagio si accentua ancora
L più quando il credente-cittadino è
chiamato a collaborare con la sua
adesione, e in base alla sua coscienza,
al miglioramento delle strutture sulle
quali è fondata ogni collettività civile.
Mn se q-ueslo conilitlo interiore ha lo
scopo di preservare il cristiano dai pericoli insili in una azione terrena, non
per questo egli deve temere di « sporcarsi » neiraifiancarsì a chi. in ultima analisi, è il suo prossimo. Io credente. cittadino del cielo, devo dare
la mia opera sulla terra affinchè i presupposti ideali della mia fede siano
una realtà anche .sulla terra per il
I mio prossimo. Io credente, cittadino
i del cielo, devo portare e continuare
I nel mondo Tinsegnamento del mio Signore e Maestro il quale passava in
I mezzo alle turbe « facendo del bene »,
! non disdegnando il contatto con il popolo, quel popolo che i farisei di ieri
e di oggi considerano « maledetto perI chè non conosce la legge ». « Gesù vide una grande moltitudine e ne ebbe
compassione »: Gesù dunque vede la
moltitudine e diventa una sola cosa
I con essa : le sue malattie, i suoi clamo-rì, i suoi fremiti di giustizia e di
libertà, trovano eco nel Suo grande
cuore e anche se sa che il risultato
sarà minimo sì mette ad istruirla spiegando l'amore del Padre che vuole
elevare ogni penrsona alla dignità di
figlio di Dio; ma sa anche che quella
turba ha dei problemi immediati da
risolvere e questo incarico Gesù lo
affida ai suoi discepoli : « date loro
voi da mangiare ». Il bene non basta
volerlo, bisogna farlo. Non basta volere la pace, bisogna combattere la
guerra: non basta volere il bene, bisogna combattere il male: non basii
volere che tutti i bambini del mondo
sorridano, bisogna combattere la fame
che fa piangere tanti bambini nel
mondo, mentre tanti cristiani autosufficientì sono satolli: non basta volere
la grazia di Dìo. bisogna comba! ten*
il peccato di Satana: è tutta una gamma di cose unita da un filo conduttore : l'aziont, poiché l'assenteismo non
aiuta il bene.
« Gesù vide una grande moltitudine e ne ebbe compassione » e se io
che credo in Luì sono stato rinnovalo
e sono diventato un figlio di Dio.
quindi un cittadino del cielo, lo devo
al fatto che il mio Salvatore, ad un
impulso del cuore, la compassione,
unì razione: prese la croce e sali sul
Calvario; per me e per il mio prosLuigi Camorra
evangelico battista torinese, membro della corrente socialista in seno al Direttivo sindacale C.G.LL.
Dipendenti Comunali di Torino.
ABBIAMO RICEVUTO
Per il Rifugio C. Alberto, la famìglia Schindler in occasicne del matrimonio dei figlio Oskar, L. 5.000.
4
p«g. *
JS^
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
22 novembre 1963 — N. 4g
T
ROBA
Vogliamo ancora una volta esprimere
tutta la simpatia cristiana alla famiglia
Tourn delle Fucine per la morte improvvisa
del loro caro Giovanni. E ripetiamo anche
qui la nostra certezza nella risurrezione dei
morti e nella vita eterna che il Signore dona
a tutti i suoi figlioli. Giovanni Tourn è stato un fedele servitore del Signore nella nostra comunità come membro anziano del Concistoro per parecchi anni, continuando cosi
la missione di suo padre che anche servi il
Signore nello stesso ministerio di Anziano per
molti anni. Nel dolore il Signore è sempre
presente con la sua gioia.
— Domenica prossima 2i corr., alle ore
15, avremo alle Fucine il nostro culto mensile con celebrazione della S. Cena.
L Untane delle Madri ringrazia sentitamente il past. Giovanni Conte "e Signora
per la loro lettera dall’Africa, dove attualmente essi lavorano. Oltre che di legame, la
lettera è un segno di amicizia e di affetto.
Invochiamo sulla famiglia Conte ogni benedizione e tanti doni da pa^rte dei Signore.
La nostra Unione Giovanile ha accettato con viva gioia l’invito da parte dell’Unione dei Coppieri (Torre Pellice), a trascorrere una serata in quella sede martedì 26
novembre. Tutti gli unionisti che vogliano
parteciparvi sono pregati di trovarsi nella
sala delle attività alle ore 19,30 dello stesso
giorno, per decidere sulla disponibilità dei
mezzi di trasporto.
Mercoledì 27 corr. avremo alle Fucine
la solita riunione alle ore 20. Ma questa rivestirà un carattere speciale per la gradita
presenza del nostro caro amico Dott. Gardiol, che ci rivolgerà un messaggio di estremo interesse e di attualità. L’Invito è rivolto a tutti, che speriamo di vedere numerosi.
VILLAR PELLICE
Il 9 novembre, circondati da un folto
gruppo di parenti ed amici, si sono uniti in
matrimonio Giovanni Baridon e Eletta Caterina Berton, dell’Inverso. Rinnoviamo loro
il nostro fraterno augurio di una lunga vita
in comune grandemente benedetta dal .Signore e vissuta sotto al suo sguardo.
II S. Battesimo è stato amministrato al
piccolo Erik, di Marco e Giovanna Michelin
Salomon, dei Garnier. Il Signore accompagni
con la sua grazia questo piccolo agnello del
suo gregge e lo colmi con le sue benedizioni, insieme ai suoi genitori, al suo padrino
e alla sua madrina.
Gentilmente invitati, i giovani unionisti
dell’Inverso si sono recati in visita all’Unione Giovanile di Bobbio Pellice sabato sera
16 corrente. Accolti con molto affetto, essi
hanno trascorso con gli Unionisti Bobbiesi
— ai quali esprimono ancora il loro vivo
grazie ed ai quali dicono : a arrivederci all’Inverso » — una bella e buona serata.
Il piccolo Gilberto è venuto ad allietare il
focolare domestico di Giovanni c Adriana
Chauvie, del Centro. Gli porgiamo il nostro
più cordiale saluto di benvenuto, ed esprimiamo vive felicitazioni ai suoi genitori.
L’Unione delle Mamme e VUnione delle
Giovani sono convocate in seduta comune per
domenica 24 novembre, alle ore 14, alla Miramonti. Tutte le mamme e le giovani della
Comunità sono cordialmente invitate ad intervenire.
E’ preannunciata per sabato sera 7 dicembre una speciale serata musicala — con esecuzione di brani di musica sacra ed altri _____
offertaci dalla Corale di S. Germano Ckisone
e dalla nostra Corale. Invitiamo tutti a non
prendere altri impegni quella sera ed a prendere buona nota della data, onde approfittare
di questa occasione unica per udire del bel
canto. AI termine verrà fatta una colletta
il cui provento sarà devoluto al fondo « prò
armonium nuovo ».
PIHERQLO
I nostri culti domenicali continuano ad
essere ben frequentati e ne rendiamo grazie
al Signore. C'è una benedizione nella comunione fraterna che si esprime nel culto.
Anche la Scuola Domenicale riunisce attualmente un numero incoraggiante di barn
bini.
L Unione femminile ha ripreso la sua
attività di studio e di lavoro e prepara il
suo bazar per T8 dicembre.
L’Unione Giovanile ha avuto la gradita
visita del Segretario della FUV, Past. Giorgio Bouchard che ha tenuto desto l’interesse
dei numerosi giovani presenti con una brillante conferenza.
II Past. Giorgio Bouchard ha anche presieduto il culto della domenica 17 novembre. Lo ringraziamo per la sua visita e per
il suo messaggio.
L’Assemblea di Chiesa riunitasi il pomeriggio della domenica. 17 novembre ha proceduto alla rielezione di quattro membri del
Concistoro che scadevano per compiuto quinquennio. Essi sono: Dr. Italo Mathieu, sigg.
Emilio Cardon, Emilio Godine, Remo Gardiol. L’Assemblea ha inoltre eletto altri due
membri del Concistoro e cioè i sigg. Alfredo
Griot e Edmondo Bosio.
La nostra Corale, dopo, un periodo di diffìcoltà, sembra essere avviata alla ripresa c
speriamo che altri elementi vogliano aggiungersi a quelli che si sono impegnati.
Con martedì 19 novembre riprendiamo la
serie di studi biblici e di conferenze varie.
Rinnoviamo la nostra simpatia cristiana al
fratello Mario Costantino per la dipartenza
della moglie Fornerone Olimpia; e al fratello Avondet Dino per la dipartenza del
padre.
Alcune famiglie, trasferitesi di recente a
Pinerolo, si sono fatte iscrìvere fra i membri della nostra Chiesa. Speriamo che il loro
esempio sia seguito dalle molte altre persone che non si sono ancora fatte conoscere e
delle quali non abbiamo l’indirizzo.
TORRE PELLICE
S. GERMAl^O CHISOHE
L’Associazione ‘‘Enrico Arnaud
riprende la sua attività
Dopo la parentesi estiva, domenica 17
corr. ha riaperto i suoi battenti la Soc. Enr.
Arnaud, iniziando così la propria attività
per Fanno sociale ’63-’64, attività che vogliamo sperare sarà un pochino più fattiva che
non lo sia stato per il passato, dato che alle
parole (molte, alle volte) non sempre sono
corrisposti ì fatti.
Dopo la lettura della relazione morale e
finanziaria, approvate senza discussione, si è
proceduto alla nomina del C.D. per il prossimo anno. Sono stati confermati i Sigg.
Prof. Augusto Armand-Hugon, Carlo Pasquet e Ing. Giovanni Pontet. Avendo il sig.
Italo Hugon insistentemente pregato di non
essere nominato, dati i suoi molteplici altri
impegni, al suo posto viene nominato il Prof.
Ermanno Armand-Hugon il quale fungerà
da Segretario.
Dopo la consueta lezione storiografica del
Prof. A. Armand-Hugon durante la quale
FUIRIUIlim mililll VALHSE
Cartoline di Natale
Ricordiamo che sono in vendita alla Claudiana, ancora un
certo numero di cartoline e car
toncinì di Natale, editi Tanno
scorso dalla Federazione, al
prezzo rispettivamente di L. 35
e L. 50. Il provento della vendita sarà quest’anno devoluto alla borsa di studio per maestra
giardiniera.
Il Gomitato Nazionale
ha letto una lettera scritta nel lontano giorno del 2 maggio 1655 da un gesuita ad altri
gesuiti suoi confratelli per rallegrarsi dei risultati, veramente splendidi, ottenuti dalle
truppe regolari ed irregolari del marchese di
Pianezza nelle famose gesta dette « Le Pasque Piemontesi », si passa alla ricerca di un
programma da svolgere nel corso del presente anno sociale. A chi scrive queste linee,
sembra che in qualunque campo — politico,
sociale e economico — è il C.D. che presenta « un programma » e durante la discus
sione di questo, possono venire esposte dai
presenti, altre idee, altre attività che possono essere incluse nel programma originale.
Alla discussione che ha fatto seguito, abbiamo sentito le solite critiche alla nostra
stampa evangelica con speciale riferimento a
« L’Eco », « sul quale vi sono alle volte articoli che non sono comprensibili alla maggior parte dei lettori delle nostre Valli ». A
questa critica ha fatto seguito la proposta che
i soci della Enr. Arnaud si facciano zelanti
propagandisti per procurare alla criticata nostra stampa, numerosi nuovi abbonati. Non
c’è un contrasto su quanto precede?
Inoltre è stato chiesto come e cosa fare
per aumentare il numero dei nostri soci, specialmente fra gli uomini più giovani e quindi più promettenti, perchè più vìvi di forze,
cosa che non è fra i presenti che, salvo pochissimi, quasi tutti hanno passato la cinquantina!
A questa ripresa, come è naturale, non
poteva mancare la consueta discussione « sulle visite da farsi collettivamente alle altre
Chiese delle Valli »; sul come queste visite
devono essere fatte; se « invitare » e se si
debba provocare un invito a noi...
E tante altre belle parole abbiamo risentito, che purtroppo resteranno parole perchè
ci mancano i mezzi e la virilità necessaria
per lo svolgimento di un programma attivo
e fattivo, quale è racchiuso negli scopi per
i quali è stata costituita la « Enr. Ernaud »
fra i quali vi è quello di affratellare maggiormente i vari Membri di Chiesa, per meglio conoscersi e per passare qualche momento insieme, in buona armonìa. E questo
scopo, possiamo dire che è stato ben raggiunto e che questo solo fatto dovrebbe far
si che la Enr. Arnaud fosse più apprezzata
e più frequentata da tutti gli uomini di
buona volontà, ricordandoci tutti di quel
detto: oh! come è piacevole che i fratelli dimorino insieme!
Prima di chiudere questa nostra chiacchierata che non ha lo scopo di demolire ma
sìbbene di vivificare, desideriamo render pubblica una critica del Missionario Coisson, il
quale ha detto di essere stato scandalizzato
al vedere che alle Assemblee di Chiesa ci
siano soltanto una cinquantina di presenti,
su 1600 membri di Chiesa e invita i consoci
a fare quanto è loro possibile perchè il numero dei partecipanti sia, alle prossime Assemblee, molto più cospicuo. L. R.
iDiiugurazione dei restauri
al tempio
Il Concistoro Valdese di S. Germano, in
occasione dei restauri effettuati al Tempio,
invita tutta la Comunità a riprendere coscienza della propria vocazione e chiede la partecipazione solidale e compatta di tutti alle
varie manifestazioni che si svolgeranno con
il seguente programma :
Domenica 24 novembre - ore 10,30 : culto
con S. Cena presieduto dal pasl. Gustavo Bertin (già pastore a S. Germano dal 1936 al
1950); ore 20.30: culto di appello con il
messaggio del sig. Vice-moderatore.
Domenica 1« dicembre - ore 10.30: culto
presieduto dal sig. Moderatore; ore 15.30:
convegno dei catecumeni dei 4 anni. Alcuni
pastori sottolineeranno l’importanza dell’istruzione catechetica; ore 20.30: culto presieduto dai pastori Giorgio Bouchard e Alberto Taccia, rispettivamente segretario generale e capogruppo della F.U.F. Essi parleranno sull’attualità della testimonianza cri
Culto Radio
ore 7.40
DOMENICA 24 NOVEMBRE
Fasi. Piero Bensì
(Chiesa battista d jPirenze)
DOMENICA 1 DICEMBRE
Past. Pietro Valdo Panascia
(Chiesa valídese di Palermo)
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Assegnate le borse di studio
indette dall’A.I.C.E.
Anche quest’anno abbiamo avuto il piacere di aaseignare ben quattro Borse di Studio
di L. 40.000 (.aduna ad altrettanti studenti
bisognosi; essi sono:
1) Amoulet Ombretta - 111 Media - di Torre Pellice.
2- Monnel Ornella - III Magistrale - di
Villar PeBice.
3; Pone Lelia - 111 Magistrale . di Pomaretto .
4i Giordan Guido - 111 Magistrale - di Angro'gna.
É’ colla più viva gratitudine che ringraziamo tutti coloro che hanno voluto farci
pervenir, grandi e picciile somme di danaro perchè la nostra bella iniziativa non
muoia.
Ecco l’elenco degli ultimi benefattori:
P. Peyrot, Torre Pellice l.(KK); un’insegnante in occasione del XX anniversario della
laurea della Prof .sa Marcella Gay 20.000;
Elide Plalzer, Milano 3.500; Cléanthe Rivoiro Pellegrini, Torino 20.000; Ugo e Jolanda Rioviro Pellegrini, Torino 100.000;
Ivonne Gardiol, U.S.A. 14,200; llda Revel,
S. Germano Obisone 2.0(X); Giorgina Già
cene, S. Germano -Cbiso-ne 2.000; Balma
Elsa, Pomaretto 500; Bouissa Clementina,
Torre Pellice 1.000; Bert Guido, Torino
1.000; Pascal Anita, Maniglia 3.500; Baret
Maria, Massello 500; Beux Maria, Torre
Pellice 1.000; Gay Marcella, Pinerolo 5.000:
Dalmas Margherita, Villar Pellice 1.000:
Jervis Lucilla, Torre Pellice 2.000; Tourn
Flora, Bordigbera 1.500; Giordano Emma,
Torre Pellice 500; Frida ed Erica Gardiol.
Terre Pellice, in memoria di Maria Meyne’ 5.000; Forneron Laurenzia, Prarostino
5.000; Borsalino Angela, Como 5.000.
Le offerte si ricevono .sul conto corrente
postale n. 2/40715, intestalo al M*> Dosio
Levi T., S. Secondo di Pinerolo.
Un sincero e mesto saluto vada alla memoria della nostra grande e rara amica Signora Cléanthe Rivoiro Pellegrini, recentemente scomparsa, che mai dimenticò di
farci pervenire la sua generosa offerta.
S TAT U T O
,\rt. 1 Per iniziativa dell’A.I.C.E. sono istimite una o più Borse annuali dì
Studio (a seco-ndo delle disponibilità) pagabili all’inizio dell’anno scolastico.
Art. 2 Le Borse di Studio sono riservate
agli studenti evangelici che frequentino l’Istituto Magistrale e che s’im
pegnino ad insegnare almeno 5 anni nelle scuole elementari statali
delle Valli Valdesi, o subordinatamente, nelle scuole elementari evan
geliche italiane. Qualora il candidato non potessere tener fede all’impegno sarà tenuto al totale rimbor
so, entro cinque anni della somma
complessiva percepita.
Art. 3 Gli aspiranti dovranno presentare:
al La pagella dell’ultinio anno scolastico o documento equipollente.
b) Certificato in carta libera dell’agente delle imposte.
c) Stato di famiglia in carta semplice.
d) Dicliiarazione del padre che gb
altri componenti della famiglia
non posseggono altri redditi.
e) Presentazione di un insegnante
evangelico o di un Pastore.
f) Domanda in carta libera firmata
dal padre o da chi ne fa le veci.
Art. 4 Presso il Cassiere A.I.C.E. sarà tenuto un registro coi nomi di tutti
coloro che aivranno versato « prò
Borse » sia pure piccole somme di
danaro. Detto registro sarà a disposizione degli interessati e le liste
dei doni verranno pubblicate sulla
stampa evangelica.
Art. 5 I nomenitavi dei vincito-ri delle borse saranno pubblicati annualmente
sul giornale « Eco-Luce ».
II Comitato Nazionale A.I.C.E.
ab Parola di Dio»
alla radio-teirvisioiie
della Svizzera italiana
Dal mese di novembre, la prima e terza
domenica del mese, alla seira verso le dìe<‘i
(Torà non può essere del lutto fissa nei
programmi televisivi perchè an<lie Tullimo
notiziario è emesso con spostamenti do\*uti ad altre trasmìssìonij la televisione del.
la Svizzera Italiana ha offerto alla nostra
comunità cinque minuti per un messaggio
religioso. L’abbiamo intitolata « La Parola
di Dio ».
Un nuovo strumento di diffusione de]
messaggio evangelistìco c¡ è offerto. Ne
ringraziamo il Signore e chiediamo si pregliì per questa nuova possibilità. Enientre
a volte negli ambienti evangeli<‘i non si
sostiene abbastanza Tenera della chiesa ffi
lingua italiana nel Ticino, è di conforto
vedere come Dìo ci apre le porte e come
la popolazione nella quale vìviamo ha sti.
ma della nostra comunità. Da Mente Ceneri non si nuò raggiungere tutta l’Italia,
specialmenlt colla televisione, credo però
o/pportuno segnalarlo alTEco delle Valli
con prégliiera^ quando sì indicano Irasmis
sioni evangeilìche di lingua italiana di non
dimenticarli Radio Monte Ceneri la prima
e la terza domenica del mese, alle ore 9.15
un quarto d’ora di conversazione evangeli,
ci e la sera delle medesime domeniche circa alle dieci alla televisione cinque minuti
della Parola del Signore Guido Kivoir
Direttore resp. : Gino Conte
stiana. Confidiamo in una larga partecipazione dei giovani.
Domenica 8 dicembre - ore 10.30: culto;
ore 14.30: incontro regionale delle Unioni
Femminili. Un invito particolare è rivolto a
tutte le donne della parrocchia.
Domenica 15 dicembre • ore 10.30: culto;
ore 20.30: culto dì Avvento presieduto dal
pastore di Pramollo sig. Teofilo Pons.
Sabato 21 dicembre • ore 20.30: concerto
di musica sacra con la partecipazione delle
Corali di Villar Pellice e di S. Germano.
Domenica 22 dicembre - ore 10.30: culto.
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. • Torre Pellice (Toi
I familiari ed i parenti del compianto
Erminio Sappè
deceduto dopo violenta malattia alla
età di anni 52, riconoscenti per la
crande manifestazione di stima e di
affetto tributata al loro caro Scomparso, ringraziano di vivo cuore tutu
coloro che con fiori, scritti, parole di
conforto e di presenza hanno voluto
partecipare al loro immenso dolore.
Un grazie particolare ai compagni di
lavoro del loro Caro ed ai Pastori
Deoidato e Pons.
« Se muoiamo con Lui, con Lui
anche vivremo» (2 Tim. 2: 11)
Pramollo ( Allieri), 7 novembre 1963
La famiglia Costantino profonda
mente commossa per le dimosi,razioni di conforto ed affetto’ ricevute per
ki, dipartita della loro cara
Olimpia
esprime la sua sincera gratitudine a
tutti coloro che con scritti, fiori, o di
presenza hanno piartecìpato al suo
grande dolore.
In particolare ringrazia i Pastori
sigg. Deodato e Genre, i parenti, i vicini ed amici, e quanti si prodigarono
in questa triste circostanza.
Miradolo 9-11-1963
« Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita».
(1 Giov. 3: 14)
Ha risposto con gioia alla chiamata del Signore
Anita Bosìo
nata Mosca
10 annunziano il fratello', la sorella,
11 cognato, le cO'gnate e i nipoti Bosio, Mosca e Comba.
Torre Pellice, 18 novembre 1963
Il servizio funebre avrà luogo mercoledì, 20 c. m. alle ore 10 nel Tempio
Valdese.
Per desiderio dell’estinta si prega
di non mandare fiori e di rimettere
gli eventuali doni in memoria alla Casa Valdese delle Diaconesse in Torre
Pellice.
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