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DELLE VALLI VALDESI
Epett.
Biblioteca Valica0
r- -'Ino) T0!i!i3 rSLLIC*
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC — Num. 17
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TORRE PELLICE — 22 Aprile 1960
Ammin. Claudiana Torre Pellica ■ C.C.P. 2-17557
LAICISMO
Nel cuore delle Cevenne
Il Giovedì Santo e stata resa pubblica una Lettera Pastorale della Conferenza episcopale Italiana al clero, il cui tema e: «// laicismo >y. Documento ampio e meditato,
moderato nel tono pervaso da un’indubbia preoccupazione pastorale, anche se - pub’
bhcata proprio nell attuale congiuntura politica — assume pure il carattere di una oresa di posizione politica. ^
La base teologica di questo documento, come risulta dal preambolo, è la distinzione
cara alla teologia romana, sistematizzata da Tommaso d’Aquino, fra « naturale »
lezione puramente naturalistica della vita, dove i valori religiosi
o sono esplicitamente rifiutati^ o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienL e
nella mistica penombra dei templi, senza
alcun diritto a penetrare e influenzare la
vita pubblica delTuomo », si può giustate considerare contrario airEvangelo
solo 1 ateismo — teorico e più spesso
mente
non soio i ateismo — teorico e più spesso
pratico — degli uni, ma anche 1’« eresia »
degli altri, forma moderna, quanto mai
eresia spirituali
deU’antica
secolarizzata
slica.
D’altra parte la fatale identificazione
caltolica della Chiesa con Cristo, della
Chiesa con il Regno di Dio ha portato a
quella cristianamente illecita estensione
di lla u soprannaturalità » di Cristo alla
« soprannaturalità » della Chiesa-istituzione; la parola di Cristo è identificata alla
voce del magistero ecclesiastico, l’ubbidienza a Cristo all’ubbidienza alla Santa
Madre Chiesa, perdendo in gran parte il
scuso della tensione verso il Regno veniente.
In una prima parte si esamina il fenomeno del laicismo, nelle sue forme attuali. ma quello che è più caratteristico e più
interessante e abbastanza nuovo è la messa in guardia contro il laicismo che come
mentalità si insinua nel laicato cattolico e
nel clero stesso.
Nel laicato questo pericoloso influsso si
manifesta come « tendenza, in nome di
una ormai raggiunta maggiore età, a sottraisi alla guida e all’influenza della Gerarchia e del Clero... a rivendicare una
piena indipendenza dalla Chiesa nella sfera del ’profano’... a sottovalutare o a
mellere in dubbio la capacità del messag
le carenze di qualche membro del Clero,
il cui atteggiamento — di esasperato autoritarismo e di sfiducia nei riguardi del
laicato, di chiusura mentale e grettezza di
fronte ai problemi odierni dell’apostolato
e della vita sociale, di non saggia prudenza e di poca misura nel proprio doveroso
intervento sul piano politico — può determinare dolorose situazioni d’incomprensione reciproca, di critiche scambievoli,
di diffidenze e contrasti... ».
Quasi ad addolcire il quadro, si conclude: « Qui parliamo di tentazioni possibili, di tendenze che possono affiorare,
non di uno stato di fatto che abbia una
portata estesa. Questi richiàmi alla vigi
lanza non vogliono affatto negare o met
tere in dubbio l’apporto imponente e me
raviglioso che il laicato cattolico ha offer
to alla Chiesa nel nostro paese, in questi
ultimi anni ».
Ma la mentalità laicista può infiltrarsi
anche tra le file del clero, manifestandosi
come li tendenza a ricercare con esaspera
ta sensibilità i valori della propria per
sonalità umana, della propria indipenden
za e autonomia di pensiero e di azione
a scapito dei valori insostituibili deH’òb
bedienza e dell’umiltà... ad anteporre nel
l’impostazione del proprio apostolato, l’o
pera di redenzione umana a quella reli
giosa e morale... a diminuire la distanza
fra sè e il mondo... a confondere il neces
sario aggiornamento in bramosia fatua d
cose nuove... a mettere il silenziatore sul
gii) cristiano a risolvere i problemi^^ciaÌi __^la importanza insostituibile che hanno nel
òssi... à Triilùlfefe a fòfnfé la vita sacerdotale la mortificazione e la
'de! móndo di
di amara polemica interna e a preoccuparsi più deH’apertura verso il mondo esterno che della fraterna carità e dell’unità
di spirito con coloro che — nonostante
inevitabili deficienze e lacune — lavorano
e .iolirollo al proprio fianco... ad opporre
la Chiesa carismatica alla Chiesa gerarchica... ad equiparare il laico al Sacerdote,
afl'erniando una insostituibile complementarità e parallelismo di funzioni e di poteri,
ed attenuando, fino quasi a distruggerla, la
differenza che esiste fra il Sacerdozio generico che possiede ogni cristiano e il Sacerdozio propriamente detto, fondato sul
carattere sacramentale ricevuto nell’Ordinazione ».
Le cause di questi scivolamenti sono
li la carenza di cultura teologica: per molti
nostri laici le conoscenze teologiche sono
scarse, disorganiche e confuse, sommerse
in una cultura profana a tinta laicista
(purtroppo la istruzione scolastica, nel nostro paese, si svolge ancora in un clima
prevalentemente laicista) {sic!!)... l’influsso della stampa, il cui orientamento è decisamente o almeno tendenzialmente laicista {proprio tutta?)... l’influsso di una
certa letteratura religiosa d’avanguardia,
soprattutto d’oltr’AlpCj in cui un’inquietudine costituzionale s’accompagna alle più
spericolate audacie di pensiero e si plaude
senza riserve ad ogni esperimento d’apostolato che esca dagli schemi tradizionali,
nella convinzione che soltanto così si apra
la strada a metodi validi per riprendere i
contatti perduti col mondo; l’influsso del
protestantesimo, sia nella propaganda ripresa con vigore in non poche città e regioni, sia nella diffusione attraverso riviste
delle nuove dottrine teologiche, sia nei
movimenti a carattere spiritualista {che
però non sono più protestanti che cattolici. n.d.r.), sia nella letteratura e nella
produzione cinematografica e teatrale {Wiechert, Goes, Dreyer, Bergman, V. Calvino?); l’influsso della concezione democratica, che porta qualcuno a voler applicare indebitamente alla Chiesa gli schemi
della sociologia umana, quasi che la determinazione della verità religiosa e l’esercizio dei poteri sacri dovessero essere sottoposti al consenso del laicato e al gioco
delle maggioranze e delle minoranze; la
sopravvalutazione dell’azione del laicato...;
A. I. C. E.
Convegno di primavera
Tutti i colleghi sono invitati al convegno che si terrà D. v. la domenica
lo maggio a Torino, in via Pio V 15,
col seguente programma:
Mattino: ore 10,30: Culto; ore 12,30;
Pranzo in comime.
Pomeriggio: ore 14-15: Mostra lavori e materiale didattico; ore 15: Relazione della prof. Mirella Bein su:
« La scuola dell’obbligo e il Piano della scuola ». Seguirà .la discussione e
la proiezione di due cortometraggi.
Il Seggio
rinuncia... a preferire l’affannosa ricerca
della problematica attuale, invece di ancorarsi ai sicuri ormeggi della parola di
Cristo e {queir« e » fatale!) dell’insegnamento della Chiesa, anteponendo l’amore
dei libri degli uomini a quello del libro
di Dio, una vaga letteratura teologica alla
teologia sistematica, la bramosia della vana curiosità alla fame e sete di verità evangelica; a falsare nella vita sacerdotale la
giùsta gerarchia dei valori: al primato
della grazia sostituire quello degli strumenti e delle tecniche umane, al primato
della preghiera quello dell’azione esterna,
al primato della formazione interiore delle anime quello delle opere e della organizzazione esteriore, al primato della qualità quello della quantità, al primato della
sostanza quello delle apparenze, al primato della fede quello della furbizia e del
calcolo umano, al primato dell’umiltà e
della semplicità quello della potenza e della spavalderia superba ».
Quali i rimedi? Nei laici bisogna anzitutto curare « una profonda formazione
interiore... una soda educazione ascetica
che li porti al rispetto e alla pratica delle
virtù cristiane fondamentali della fraterna
rarità, deU’umiltà, della docilità, dell’ubbidienza {ahimè...), dell’abnegazione »,
educarli « al senso della Chiesa », curare
un’approfondita cultura religiosa; infine
« curiamo di evitare, nei rapporti col laicato ogni forma di esagerato {sic!) autoritarismo... non interferendo in campi dove
non abbiamo alcun diritto di fornire direttive, poiché il giudizio e la scelta sono
affidati alla libertà di ognuno »: peccato
che alcuni dei firmatari della Pastorale
non si siano ricordati di questo passo, nel
corso dell’attuale crisi di governo, e che
un altro firmatario, PArcivescovo Castaldo di Napoli, non ci abbia ripensato prima di scatenare lo scandalo del « S. Sebastiano » (cfr. qui accanto)!
In complesso, possiamo condividere il
giudizio di L. Salvatorelli (La Stampa, 17
aprile) che vede in questa difesa dei diritti della Chiesa ii un poco, una battaglia
contro mulini a vento, una esorcizzazione
di fantasmi »; se mai, nell’affrontarsi —
innegabile — di laicismo e clericalismo nel
nostro paese, c'è « netta predominanza del
clericalismo rispetto al laicismo, e precedenza — lunga serie di precedenze — nella manifestazione. Quelle esuberanze e
estravaganze laiciste, di cui abbiamo ammesso l’esistenza, sono venute dopo, e in
reazione a quelle clericali ».
E’ necessario, perchè si verifichi un vero rinnovamento religioso — che certo sta
a cuore ai vescovi italiani —, che gli onesti riconoscimenti di errori, affioranti qua
e là, timidi, nella Pastorale, non solo
siano rivolti ai problemi di fondo, ma
siano poi anche tenuti realmente presenti,
non soltanto nel clero ma anzitutto nei
più alti gradi della gerarchia romana. Che
il laicismo sia cioè considerato, come son
convinto che sia, la « verga dell’Eterno »
per punire e richiamare la Chiesa clericale, la Chiesa che domina (malgrado il paravento e forse l’illusione della « maggior
gloria del Signore ») anziché servire, come
il suo Signore. Gino Conte.
I Pastori Bouchard e Tourn riferiscono sulla visita in questo luogo classico del protestantesimo
Risalendo verso la zona alta delle
Cevenne si scopre fin lungo tracciato
che costeggia le storiche valli della
resistenza ugonotta, chiamato ancora
oggi : « lou camin dal Rey ». Lungo
questa strada i dragoni del re controllavano le mosse dei Camisardi nel
fondo valle, nei perìodi amari della
repressione ; di qui si apre il panorama delle Cevenne con catene parallele di colli e monti che si perdono sul
filo dell’orizzonte ; più lontane le cime dell’Esperou, Bougé, Aigoual che
si stagliano verso il cielo quali segni
dell’antica fede ugonotta e quali testimoni delle altetìie vicende dell’epopea camisarda. Le parrocchie sono
disseminate come vasta diaspora so
prattutto nella Valborgne, Vaifrancese e nelle valli che toccano parzialmente il Gard, la Lozère e l’Ardèche.
In questa lunga catena di pog
monti che danno inizio a S. al Massiccio Centrale regna sovrano il castagno ormai intiSichito e moribondo ;
più in alto alligna da tempo la ginestra, seminata un giorno da un poe
ta ed oggi triste regina delle plaghe
desolate dove si scorgono ancora i segni di un’antica cultura, soprattutto
del gelso; le falde dei monti sono rivestite a tratti di quercia sempreverde, interrotta da zone deserte oppure da frangie ricche di abeti e pini;
dì quando in quando a gruppi opp'>
re isolate si scorgono « les fermes »
spesso coi segni deU’abbandono, circondate da una marmaglia di viticchi,
ortiche ed edera. La natura è varia e
piena di fascino soprattutto « aux
gorges de Tarn » dove il viandante
deve sostare dinanzi ai colori più strani delle rocee che sembrano scolpite
in modo mirabile un ignoto arti
sta.
In queste terre tormentate dagli uomini e dalla natura fu annunziato
l’Evangelo sin dal 1547, a mezzo di
predicatori itineranti, soprattutto da
parte di maestri di scucia, autentici
araldi della speranza cristiana; e quei
che più ci interessa è la notizia della
presenza di Valdesi tra i quali ricordiamo i fratelli Berthier e di colpcrtori che prima di quella data recarono la Bibbia di Olivetano ai contadini
delle Cevenne. L’incendio della Parola di Dio divampò rapidamente nei
più nascosti casolari e nei castelli dei
nobili a tal punto che l’azione repressiva della Chiesa cattolica si fece rapidamente sentire, soprattutto dop;i
la revoca deU’editto di Nantes dei
1685 e direi bruscamente dopo l’uccisione da parte dei Riformati dell’abate De Chaila, a Pont de Montvert, tri.
stemente famoso per i crimini e le
torture compiuti ai danni degli Ugrnotti. Infatti dal 13 Luglio 1702 hanno
inizio le tremende « dragonnades » in
viate dal re per estirpare l’eresia; nel
contempo le comunità si fortificano
nelle « assemblées du désert » tenute
nei boschi, nelle grotte, nei luoghi di
rupati col rischio perenne della vi,ta :
sono noti i nomi di Roland, Brusson
e Cavalier per il periodo acuto dell
persecuzioni nonché i nomi di Corteiz,
Court animatori del risveglio e della
ricostituzione delle chiese nel periodo
successivo. Le; Cevenne possono celebrare liberamente i loro culti soltanto
nel 1787 con Teditto di tolleranza co'
quale si ; chiude la lunga parentesi
del suo martirio.
Lo squaUore sociale al quale abbiamo fatto cenno qui sopra, concernen
te la zona più alta, è ascrivibile a varie cause: innanzitutto lo sfruttamen.
to del bacino carbonifero di Alès che
ha attirato frotte di contadini affascinati da un guadagno immediato e
più consistente; inoltre la difficoltà
di meccanizzarsi in un terreno troppo accidentato e la carenza di una
efficiente rete stradale e, soprattutto
la scomparsa totale della cultura del
baco da seta hanno concorso in misura notevole alla emigrazione progressiva dei con tadini ; aggiungasi la rnan.
canza d’un tempestivo insegnamento
IL ROSTRO ORI PRRSR...
Quando il Cardinale
dice: Noi
li Cardinale è l’Arcivescovo di Napoli
Alfonso Castaldo. Al Teatro S. Carlo di
Napoli era in programma il « Martirio di
S. Sebastiano », un balletto drammatico di
G. D’Annunzio e C. Debussy; un’opera
che è all’Indice. L’Arcivescovo, su La Croie, il giornale della Curia napoletana, aveva deplorato ’’una rappresentazione che
mette in scena sconvenienze in .sè e nelle
circostanze” (la figura del martire doveva
es.sere impersonata dalla bella danzatrice
Ludmilla Tcherina) e che comunque è
sotto il veto dell’Indice; e aveva invitato
i fedeli a disertare lo spettacolo. Fin qui
— a parte il nostro serio rifiuto dell’idea
•stessa di un ’’Indice” — niente da eccepire: una preoccupazione ’’pastorale”, che
a noi pare certo assai miope e bacchettona... Ma ecco lo ’’scatulalo”: la Sovrinteiulenza del S. Carlo trasforma lo spettacolo in un concerto con le musiche di
Dehu.s.sy, e disdice gli impegni con la
Tcherina. Il Cardinale ha detto: No, e tanto basta. Non .si crede ai propri occhi, eppure è così, nella nosfa terribilmente laicista Italia. A Napoli, ci dicono i giornali,
sono tutti in .subbuglio. Però, chi .si agita
davvero è la Tcherina, che vincerà evidentemente la causa intentata alla Sovrintendenza del S. Carlo ; mentre finora non .si
è avuto l’impressione di una vera .sollevazione dell’opinione pubblica, non solo
contro l’indebita inframmettenza arcivescovile, ma .soprattutto nei riguardi della
inqualificabile acquiescenza dei Sovrintendenti del S. Carlo. Non sarebbe il caso
che pagassero loro le spese (decine e decine di milioni sperperati) di questo attentato alla libertà di un istituto che, sovvenzionato com’è dallo Stalo, è di noi tutti
cittadini e non loro nè del Cardinale Arcivescovo di Napoli?
Olimpionici schedati
Ci stiamo facemlo ridere dietro^ alV
stero, dopo un^ondata di proteste, per
questionari che un comitato medico-scien
tifico presieduto dal prof. Gedda, ex diri
gente dell’Azione Cattolica, sta inviando
a tutti gli atleti che parteciperanno ai gio
chi olimpici di Roma. L’idea delVindagi
ne utile alla medicina sportiva è naturai
mente lecita e buona; assai meno felici
invece, alcune delle, 73 domande, fra cui
specialmente la ventiseiesima: « Il vostro
matrimonio ha dato buoni, mediocri o cat>
tiri risultati? y> {segnare con crocetta);
e soprattutto Vultima, relativa alla ’’sfera
sessuale”, chiamata pudicamente ’’temperamento”: l’atleta deve qualificarlo con
tre. due, un « + » oppure un « — ». Queste domande, che potrebbero ancora essere
lecite se fosse assicurato l’anoninutto, assumono un carattere di vera indiscrezione
inquisii orlale per il fatto che la scheda
dovrebbe esser firmata e corredata da fotografia!
Questa scuola laica!
Bari. - A Gioiii del Colle .s'è svolta la
Settimana liturgica organizzata dall’arcivescovo di Bari monsignor Enrico Nicodemo. Essa è consistita in una .serie di
conferenze religiose tenute dai predicatori
benedettini dell’abbazia di Santa Maria
della Scala in tutte le scuole della cittadina in sostituzione delle normali lezioni.
E’ stato fatto obbligo agli alunni di frequentare tali ’’lezioni liturgiche” e di
prendere parte al canto degli inni religiosi.
(L’Espresso)
Così, a occhio e croce, non si direbbe
che il nostro bel paese sia poi così terribilmente laicista, no? e se anche un po’
lo fosse, con chi devono prendersela, i vescovi nostrani?
agricolo, atto a sollecitare l’applicazione di metodi moderni di cultura, la
tassazione sproporzionata al reddito.
Dinanzi alla cospicua emorragia della campagna la chiesa non è rimasta
insensibile ed ha cercato di scoprire
qualche rimedio per interessamento
di alcuni Pastori e laici-contadini
molto consacrati alla Causa. Il Pastore Bouneau, con alcuni colleghi non
disama dinanzi alla drammatica situazione della campagna; e grazie
a Dio qualche cosa ha cominciato a
muoversi nella vita sociale di quel popolo : ogni anno ci sono incontri interparrocchiali col preciso scopo di discutere i problemi vivi della campagna e che hanno dato origine ai cosiddetti « CETA » vale a dire ai « Centre d’études tecniques agricoles » sorti
in varie parrocchie per la rinascita
delle Cevenne. Attualmente la capra
è aH’ordine del giorno e sembra costituire uno dei rimedi dell’economi,^
della zona alta; si è cercato, con metodi modernissimi di preparare un
nuovo tipo di formaggio, il « pélardon » che è molto ricercato c:d apprezzato; si parla e si cerca di rimboschire, si diffondono i concimi, si crea,
no prati artificiali. Il Pastore Bouneau mi parlava pure con entusiasmo
della villeggiatura evangelica atta a
ripopolare almeno in estate le parrocchie con dei benefici notevoli per i superstiti.
Nel cuore delle Cevenne, a Saint Hi.
laire, nella parrocchia del Pastore
Bouneau è stata adibita una vecchia
abbazia per campi di lavoro e studio
per catecumeni e giovani; quest’agape delle Cevenne è un segno della rinascita, è un’indicazione per i contafiini a rimettere a posto i loro casolari in vista deH’ospitalità estiva e soprattutto è un segno del miracolo che
Dìo può compiere per la salvezza del
villaggio sotto il profilo spirituale e
sociale.
A Vialas, Florac, Saint Privat, Saint
Germain de Calberte, Sassagnac, Vébron ho incontrato dei calabresi, siciliani, pugliesi, lombardi coi quali ho
avuto un simpatico dialogo religioso :
ho distribuito loro opuscoli. Evangeli
e Nuovi Testamenti. Lungo una strada di Florac ho sentito cantare in italiano, mi sono avvicinato ed ho saputo ch’erano giovani di Caltanissetta
con uno spagnolo. Ringrazio i colleghi
francesi per Topportunità che m’han
no offerta di incontrare quegli emigranti e lasciare loro un piccolo ricordo dell’Italia evangelica. Ho ripensato molto aU’opera compiuta dai nostri colleghi all’estero per i nostri etnigranii e mi auguro che sempre più
le nostre chiese protestanti siano sensibili ai bisogni spirituali di quei fratelli italiani.
La nostra missione, terminatasi a
Montpellier con un’apprezzata conferenza del collega Tourn agli studenti
in teologia, ha lasciato nel nostro
cuore una speranza: le Cevenne come
le nostre Valli possono conoscere il
miracolo della rinascita sociale e religiosa ad un tempo, quando la comunità^ avverte la sua vocazione per il
servizio a benefìcio degli altri.
Inviamo un pensiero di riconoscenza ai colleghi delle Cevenne, al capodistretto Kretzschmar. all’organizzatore Maurice Cavalié ed a quanti sono stati cosi ospitali verso di noi.
Gustavo Bouchard
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pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
22 aprile 1960 — N. 17
PasSäAQi e presente delle Cevenne protestanti
T -, r'* _ -a „i ma »rìrtjirt*.4 TTn fÄm,T\rt 1 Q.VOTCÌ.VÌÌ.TÌO Tlfil
Le una sin
golare regione, e non solamente per^
cnè la storia ne ha fatto uno dei
luoghi classici del protestantesimo,
come le nostre Valli, un luogo legato
per sempre alla nostra stessa tede,
cono un. lucgo .caratteristico soprattutto i-ti u paesaggio, la gente, le aDitudini, per un insieme di cose che le
rendono quasi una éccezione m tutto
Il territorio nazionale francese. Come
tutti conoscevo per sentito' aire le Oevenne e rn- ero ratto la mia idea in
proposito, me le immaginavo a moao
imo. la reaita che incontrammo nei
nostro Viaggio lu leggermente aiversa, ma ripensando Ora a queiie due
settimane trascorse laggiù mi pare
uiie quelle terre non possono essere
ciiverse aa come sono e pensane aiverse sareo'oe impossibile.
Oiungemmo aa Aies nel pomeriggio, Il past. doucnaia ea io, come i
uaroi anucni, uopo lungo eu avventuroso viaggio, a uue a uue, uno anziano ea uno giovane. Aa Aiès si era
ciia Sogna ueitc nevemie, nel centro
ai un importante bacino minerario,
in uria terra già aensamenie protestante. 1 colleglli cne erano venuti ad
at tenueici ei ano pastori « a la montagne», nelle parrocchie piu lontane
oioc c oi panarono a lungo delle loro
sedi e dei prooieim locaii. uue cose
mi colpirono nei loro discorsi, aue elementi particolari cne mi mscniusero
la comprensione di quella terra. Discorrevano di quei luogni come se
lessero remotissimi, perduti, in un
monao diverso, mentre si trattava in
realta solo tu pocni cnilometri, ne
parlavano per altro con profondo afletio, come di una realtà cne si ama
proi oiidamente.
Mentre nsalivamo nella sera la Val.
lée irangaise verso la prima tappa
del viaggio, mi si chiarivano questi
concetti. La caratteristica dei luoghi
che attraversavamo era proprio questo senso di solitudine, di isolamento,
di remoto, perduto, a sè ; si viaggiava
per Chilometri in un immenso deseruo ai colline coperte di arbusti e di
castagni, solcate da profondi valloni,
e qua e là ruderi di castelli e di antiche cascine. Negli angoli più segreti,
su piccoli ripiani o sui cocuzzoli c’erano le case ed anche le scuole, con un
maestro per soli quattro o cinque allievi; c era ancora una esistenza di
uoimni e di lavoro, lo vidi chiaramente il giorno appresso daU’alto, ma
l'animo di quella terra era veramente
la solitudine, il deserto. La chiesa del
secolo XVIII fu appunto detta «chiesa
del deserto» vìvendo> alla macchia
su quelle alture; Compresi d’altro lato
che quella terra può suscitare un profondo affetto, che si finisce per le
garsi a lei in modo forte e duraturo ;
il mio collega mi parlava dei suoi parrocchiani e della loro vita con un
timbro di voce che non inganna^
Quella sera nel piccolo tempio di St
Croix illustrai per la prima volta la
situazione e la storia della nostra
chiesa davanti ad un uditorio di contadini attenti e scrii.
La sera seguente fu però fra le piu
simpatiche e significative. Tenni la
mia chiacchierata nella cucina di una
casa tipicamente cévenole, il locale
spazioso, basso, pavimentato di pietra
con l’ampio camino dove il fuoco consumava grossi ceppi. Il padrone di
casa mi fece visitare il suo podere,
immenso in superficie ma ridotto a
pochi campicelli e prati attorno alla
casa, il resto ; boschi di castagni divorati dalla malattia deirinchiostro,
condannati a morire. Un tempo quando la valle era abitata da una iiopo
lazione superiore dalla 6 alle 7 volte
a quella attuale ognuno viveva nel suo
piccolo « domaine » con le pecore la
segala, le castagne soprattutto da cui
si ricavava il cibo per tutti, uomini e
bestiame. Oggi una agricoltura del
A S.te-Croix, Vallèe Française (Lozère)
genere è assurda qui come altrove, la
coltivazione di un campicello non dà
da vivere a nessuno, bisogna partire
cercare altrove. Eppure quel contadino magro e loquace faceva progetti
per Tavvenire, non sarebbe partito
prima di aver tentato ogni via ; avrebbe abbattuto i castagni, sradicato i
ceppi, livellata la terra e seminato foraggio e forse un giorno sarebbe arrivato ad aggiustarsi im po’ la casa.
Lui ed altri, dispersi nella valle, ave
vano fondato un centro di studi speri,
mentali per esaminare praticamente
tutte le possibilità di coltura; l’ultima
soluzione sembrava essere quella del
l’allevamento di capre per produrre
un foraggio pregiato. Quegli uomini
amano la loro terra ma non come i
cittadini che la vedono da lontano
come turisti, la amano per davvero e
vogliono viverci ma
non mantenende
vecchi sistemi or
mai finiti e sorpassati ma ceroan
do vie nuove fuori
della routine tra
dizionale.
Nel riguardare
l’indomani mattina
per l’ultima volta
la Vallèe frangaist:
dall’alto e conside
rande che quel
rimmensa distesa
ocstituisce oggi una
sola parrocchia
laddove ve n’erano quattro con 4
templi pensavo alle
nostre comunità delle Valli così raccolte, anche le più vaste, dove il pastore dirige in loco una attività seguita, dove si è così vicini gli uni agli
altri. Al termine del mio viaggio illu
stravo' sulla carta geografica la dispo
sizione del nostro distretto al pastore
Kretzschmar capo della regione ; egli
esclamava subito « c’est impossible,
vous avez un pasteur chaque deux
pas ! !» ; in fondo egli aveva ragione
e questo ci deve spronare ad un maggior senso di riconoscenza e di consacrazione.
A S.t André trascorsi un giorno so
lo, un piccolo paese in una valle angusta, un tempio immenso sproporzionato alle necessitai attuali, su tutto
un senso di abbandono, di sfiducia,
come tutti i paesi che vivono di vii
leggiatura l’estate e l’inverno sembra
no mòrti. Un tempo lavoravano nel
la valle tre filature di seta e tutta la
montagna appare ancora oggi taglia
ta dai muriccioli che sostenevano ì
terreni dove crescevano i gelsi. Non
solo a S.t André ma nella gran mag
gioranza dei paesi delle Cevenne Tal
levamento del baco da seta diede la
voro e fortuna fino al 1918. Dopo la
guerra per il mancato ritorno di mol
ti uomini partiti o caduti sul fronte
tutto morì e cominciò la grande migrazione verso il piano.
L’indomani, a S.t Jean, eravamo
ancora nelle Cevenne ma ormai verso
il piano con problemi diversi e mentalità semi-cittadine; sembrava di essere a Torre Pellice, una Torre Pel
lice contadina. Il collega Basti an mi
aveva riservato un programma di incontri veramente vorticoso, con i ca
tecumeni, le madri, la serata genera
le con proiezioni, il circolo d’uomini.
Fu questa una interessante esperien
za di attività non prettamente ecclesiastica : il circolo è infatti aperto a
tutti e vi si presentano problemi di
interesse generale con ampia discus
sione. Dopo la mia presentazione del
la situazione italiana si accese vivo il
dibattito sul problema che oggi pre
occupa molta parte deU’opinione francese: il problema della scuola; scuola laica come tuttora? scuole confes
slonali sovvenzionate dallo stato? Si
capisce subito la posta in gioco ed il
pericolo per le future generazioni di
essiere istruite la una atmosfera sco
lastica come la nostra.
Dal ‘^‘'Musée du
alla Facoltà di
désert.
Montpellier
Durante il mio soggiorno a St. Jean
du Gard ebbi occasione di visitare il
museo del deserto che raccoglie i documenti del tempo in cui la chiese
riformata era perseguitata, secoli
XVII e XVIII, e le assemblee si tenevano nelle località meno accessibili;
nel deserto. Il museo sta al centro di
un antico villaggio- ora quasi interamente abbandonato; il mas Soubey
ran, in un caratteristico vallone soli
tarlo, pieno dei ricordi della guerra
dei camisardi e delle gesta del loro
capo Rolando. La sua casa costituisce
il nucleo centrale dell’esposizione ;
nella cucina e nelle minuscole camere della sua abitazione viene presen
tato il materiale rimasto di quella
tragica epoca, copie di editti reali, armi, bibbie ecc. La seconda parte dei
museo è invece composta di 4 a,mpie
sale consacrate alla memoria dei predicatori, uccisi nel secolo tra il 1684
e 1765, dei condannati alle galere, degli esuli, in quest’ultima sala è collocata una lapide di marmo dono della
chiesa valdese, simbolo dell’unità di
fede che ci lega alla chiesa riformata
di Francia.
Visitando questo museo non ho potuto far a meno di constatare come
tutti i musei storici abbiano un aspet.
to poco accogliente, rassomiglino a
quelle soffitte in cui si accumula tutto
quello che non si utilizza più, e non
riescano a dare una esatta visione
delle cose. Sarebbe forse necessario
che anche i musei storici come quelli
d’arte si rimodernassero e riducendo
le cose esposte le presentassero in mo.
do più attraente possibile; questo ri
chiede naturalmente tempo, denaro,
collaborazione ma forse ne vai la pe
na.
Dopo le montagne fu la pianura, la
regione della vigna: il Gard è fra i
Noterella biblica
Devo purtroppo confessare che non tutte
le volte che mi dispongo ti predicare su un
testo dell'Antico Testamento vado a consultare il testo ebraico: la mia conoscenza
di tale lingua è rimasta piuttosto rudimentale... Tuttavia, esaminando per la predicazione di Pasqua il lesto Giobbe 19: 25-27:
"Ma io so che il mio Vindice vive, e che
alla fine si leverà sulla polvere. E quando,
dopo In mia pelle, sarà distrutto questo
corpo, senza la mia carne vedrò Iddio. Io
lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei, non ciucili di un altro... il cuore, dalla brama, mi si strugge in seno!" — mi sono ricordalo che
questo testo è una delle "arie ’ più belle
delToràtorio di G. F. llaendel. Il Messia”, il cui ie.sto. inglese, è quasi completamente costituito da passi biblici. Ora, il
soprano canta: "Io so che il mio Redentore vive. E anche se i vermi distruggeranno queiefo corpo, pure con la mia ^carne itedrò iddio. Perchè ora Cristo è risorto dalla tomba, primo fra lutti coloro
che dormono".
Sono andato a vedere il testo ebraico e,
almeno nelFedizione che possiedo (che^ non
è critica), mi pare che il lesto porli: "con
la mia carne vedrò Iddio”. Interessante,
poi. -consultarti -fc varie versioni. Mentre,
con la. nostra Riveduta, la versione di
Ostervald e-qualìa’.di Segond, la Version
synodale e la "Bibbia di Zurigo ' (ciuesla
ultima però con la nota: "La versione
data di questo difficile passo cerca di corrispondere per quanto possibile al senso
de
V.
tero
l testo ebraico — assai incerto per il
26) portano "senza la mia carne...”, Lu■o. Diodali, In Bible de Jérusalem tra
ducono "con la mia carne...”. Un passo
ben controverso : e se l ho citato non è
solo ¡terchè mi interessa personalmente,
ma perchè è un esempio di quanto sia im-^
portante e necessario il lavoro dell esegesi
biblica, quando in certi casi diverse traduzioni pos.sono far dire ad un lesto due
cose esallamente opposte.
Mentre spero vivamente che qualcuno di
coloro che meglio conoscono l’ebraico e
hanno a disposizione commentari che non
possiedo, ci voglia dire il suo parere, mi
piace citare qui la nota relativa al nostro
passo, che la Bible de Jérusalem ripartii
in calce:
"Job calomnié et condamné par ses amis
alletul un Défenseur qui celte fois n’est
autre que Dieu lui-même. Job continue
à croire son bonheur perdu et .sa mort prochaine: Dieu n’interviendra, pour venger
sa cause, qu’après sa mort. Job toutefois
espère en être témoin, ’voir’ son Vengeur.
Il .semble donc ici, dans un élan de foi
nu Dieu qui peut faire revenir du shéol
(séjour des morts), escompter un retour
imssager à In vie corporelle, pour le temps
de la vengeance. Cette, brève échappée de
la foi de Job hors des bornes infranchissables de la condition mortelle, pour satisfaire son besoin de justice dans une situation désespérée, prélude à la révélation
explicite da la résurrection de la chair .
Gino Conte
dipartimenti francesi più ricchi di vi
gneti. I sistemi agricoli sono ormai
segniti in pieno: ipeccanizzazione, ri
composizione delle proprietà, moriecultura. Fu certo una sorpresa per mi.
vedere contadini comprare dai nego
zianti del paese che passano col fur
goncino pane, verdura, frutta ecc.
Contadini che non hanno nemmen..
più un orticello o un campo e neppu
re bestiame ma consacrano tutto il
loro tempo e la loro terra alla coltura di un solo prodotto, in questo caso
la vigna. Questo sistema offre certi
pericoli e non ci sentiremmo di propugnarlo a fondo, ma qualcosa del
genere dovrebbe essere fatto pure da
noi. Anziché continuare a piantare di
tutto per non raccogliere niente, con
ostinazione e fatica dovremmo imparare che è conveniente produrre uria
sola cosa ma venderla, oggi probabilmente è il bestiame che ha maggiori
possibilità di riuscita nei mercato co
inune ; ma per allevare bestiame in
modo redditizio occorre fare alcune
riforme di terreni e di razze e di si
sterna di vendita che non tutti sono
d’accordo di fare.
Nel corso della settimana fumino
invitati a parlare alla pastorale, incontro di tutti i pastori della regione,
a Vialas : il pastore Bouchard illustrò
la situazione interna della nostra
chiesa ed i suoi problemi facendo par.
ticolare riferimento alle nostre comunità delle valli. Ñel pomeriggio ebbi
occasione di illustrare il rapporto d:l
la commissione sinodale sul cattolice
simo presentato e discusso anni fa al
nostro Sinodo. Questo documento è
stato vivamente apprezzato e discusso da tutti i presenti, la discussione
ci ha convinti una volta ancora che
il posto' occupato dalla nostra chiesa
nel dialogo ecumenico attuale è importantissimo direi essenziale. A noi
è dato conoscere in modo reale e vero il cattolicesimo romano e la nostra
funzione consiste nel mediare questa
nostra conoscenza al protestantesimo
estero sia europeo che americano.
Ci si domanda spesso a che possano servire queste visite all'estero, queste missioni più o meno lunghe di
pastori in tutti i paesi d’Europa. Tem
po perso, dice qualcuno, pastori tolti
alle nostre comunità già così poco
seguite ecc. Un tempo la figura clas
sica era quella del collettore, di cui
molte cose si sono dette e non sem
pre esatte ; la sua missione aveva lo
scopo di interessare le chiese estere
alla nostra opera ed ottenere il loró
appoggio. Oggi la figura del collettore è scomparsa da tempo, non esiste
più, anche se molti continuano a par
lare dei pastori aH’estero come di col
lettori. Le nostre missione hanno all’estero una funzione ben più importante che quella di procurare appog
gi alla nostra chiesa, dobbiamo essere in grado di dire una parola autorevole e documentata sulla vita ed il
pensiero della chiesa romana con cù’
siamo a contatto cotidiano e questa
parole può essere detta spesso solo
da noi.
Di questo ci siamo resi conto du
rante tutto il nostro viaggio ma par
ticolarmente nell’ultima tappa a
Montpellier. Visitammo la facoltà di
teologia, una delle tre facoltà dove si
preparano i giovani per il pastorato,
le altre due sono quelle di Parigi e
di Strasburgo. Ci fu data opportunità
di rivolgere agli studenti un breve
messaggio, introdotti dal decano prof.
Cadier con parole piene di affettuosa
simpatia. Sarebbe' veramente augurabile che i nostri contatti con quella
facoltà fossero più intensi per la coimunanza di problemi e per una maggior comprensione delle nostre due
chièse. Vi sì conserva un ricordo assai vivo e riconoscente per il soggiorno che il. past. Eynard allora professore alla nostra facoltà fece ailcuni
anni fa; è necessario però che la nostra presenza si faccia più viva e continua in quel settore considerando
anche il numero importante di studenti africani che vi studiano. Visitammo nel pomeriggio Nîmes ed i
suoi monumenti romani; fu uno dei
pochi giorni di bel tempo che ci offrirono le Cevenne, ci lasciò perciò
un ricordo molto bello.
Giorgio Tourn
Sette giorni
GIOVEDÌ’14
Gronchi affida á Fahfdni l’ibcaritìo d-i
formare un governo di centro-sinistra.
I còrsi non vogliono saperne dei progettati scoppi atomici sotterranei nella loro isola. Intanto a Ginevra il rappresentante sovietico si associa alla ricerca di un
piano comune di controllo delle esplosioni
nucleari sotterranee.
VENERDÌ’ 15
La direzione DC dà il suo appoggio al
tentativo di Fanfani.
Dopo Oberländer, un altro minislro di
Bonn, Seebohm, si rivela apertamente nazista, duramente attaccato dalla stampa comunista e da quella cristiano-democratica.
SABATO 16
Nennd assicura a Fanfani l’astensione
del PSI nella votazione di fiducia.
Tre scienziati italiani hanno scoperto dopo lunghe ricerche una nuova particella
sub-atomica, 1’« anti-sigma-più », un mese
circa dopo che scienziati russi avevano scoperto r« anti-sigma meno ». Si tratta di
frazioni dell’antimateria, una entità fisica
che ha la caratteristica di distruggere la
corrispondente materia sviluppando incalcolabile energia: tale sviluppo di energia
sarebbe di molto superiore a quello delle
attuali fissioni nucleari più forti.
II governo sudafricano ha diffidato i negri pena la perdita del posto, dall’aderire
allo sciopero di una settimana — a partire dal 21 — indetto dal Congresso nazionale africano. Continuano rastrellamenti e
arresti dei capi. La Conferenza panafricana
riunita a Conakry (Guinea) propone sanzioni economiche contro il governo sudafricano.
DOMENICA 17
Turismo in serie.
LUNEDI’ 18
Voci contrastanti nella DC intorno al
tentativo Fanfani; la gerarchia ecclesiastica non si è ancora pronunciata.
De Gaulle giunge nel Canada, prima
tappa di un viaggio in America, il cui
punto saliente saranno i colloqui di Washington sull’Algeria, sulla politica atlantica e sulle questioni atomiche, in vista
della conferenza alla vetta.
I razzisti sudafricani cercano di stroncare con massicci arresti lo sciopero generale dei negri, che iniziatosi oggi dovi-elihe durare tutta la settimana.
MARTEDÌ’ 19
I gruppi parlamentari DC danno un
« cauto » appoggio a Fanfani.
II malcontento contro il governo sudcoreano di Sygman Rhee, accresciuto dai
brogli nelle recenti elezioni, porta ad ima
sommossa in vari centri; in particolare a
Seul la repressione ha fatto 81 morti e almeno 300 feriti; dura protesta americana.
Fallisce, per l’arresto o la fuga di tutti
i capi, lo sciopero dei negri in Sudafri« a.
ma la tensione permane violenta.
MERCOLEDÌ’ 2»
La direzione D.C. .esamina- iloprogetto
di governo Fanfani.
Scoppia nel Venezuela una rivolta militare.
[n seguito ai sanguinosi disordini vetificatisi ieri il governo della Corea del
Sud si è dimesso.
DECIMA
MUSA
La signora B. Subilia e Daniele Rochat
hanno scritto al giornale rilevando qualche aspetto, secondo loro negativo, di questa rubrica. Rispondo brevemente a questi interventi, considerandoli insieme, perchè in sostanza dicono le stesse cose.
lo) Anzitutto, una questione generale:
a la critica cinematografica non è indispensabile per l’Eco », « non è una preoccupazione essenziale della nostra stampa
ecclesiastica ». Consento pienamente. Ma ci
sono tante cose, ugualmente « non indispensabili » sull’Eco : per esempio, gli
articoli di informazione e di discussione
politica (non sono il primo a notarlo!).
Eppure, ci stanno, e si stanno bene. E perchè? E’ la veccliissima questione del chiuso ed aperto. Per quanto poi riguarda il
cinematografo, ritengo che una rubrica come « Decima Musa » ha la sua utilità come fraterno consiglio agli ignari e ai cerduli (nell’ambito del pubblico che affolla
le comuni sale da proiezione ce ne sono
innumerevoli), come ricerca di una posizione critica protestante, come informazione su certi fatti artistici che hanno una
risonanza mondiale (non dimentichiamo
che il commercio cinematografico investe
l’opinione pubblica e il denaro pubblico
non più e non meno di una sciagura —
ahsit infuria verbis! alluvionale o di un
terremoto!). Del resto, il fatto che la rubrica di Mascherino Ita sollevato dei rilievi è la prima prova della sua utilità: la
crilica funziona!
2») Il problema delPiniprovvisazione. Ho
scritto de « La dolce vita » senza averla
veduta, e ciò Ita lasciato perplessa la signora Subilia. Questa critica cieca, che fa?
Vorrei, molto brevemente, richiamare la
gentile lettrice al mio « cappello » del N.
12 dell’Eco. Dicevo esattamente cosi: « Io,
che non l’ho visto ancora (il film), pongo
il quesito preliminare e generale, che è
particolarmente valido per questa pellicola: il cinematografo è arte o cronaca?».
E proseguivo su questo tono. Io ho cioè
posto un problema di ordine generale, di
principio (ancora una volta!, ma non si
può farne a meno, se si vogliono dare delle idee, e non rimasticare dei raccogliticci!); e alla luce di quel problema ho giudicato un film che — per consenso di tutta
la crilica cinematografica, nessuna esclusa
— è stato chiamato una cronaca del tempo presente, in certi ambienti, in certe
città (perfino A. C. Jemolo Fila presentato
così in un elzeviro de « La Stampa »). La
signora Subilia mi chiama improvvisatore:
ma ha veramente ietto il mio articolo? Ci
sarebbe da dubitarne. Comunque, essa
avrebbe preferito « una opinione di una
Improvvisazione o competenza
persona competente sul giornale che le
ispira fiducia »... Bene, questa funzione fiduciale (cattolica) la posso adempiere con
due parole, coi termini stessi del C.C.C. :
« sconsigliabile per tutti, soprattutto per
signore ». Contenta?
La signora Subilia, poi, gentilmente, mi
cita il metodo sperimentale in uso nelle
scienze, ecc. Non spetta proprio a me rispondere che nella scienza storica, e anche nella storia delle origini del cristianesimo, il metodo sperimentale conduce a
ben 1301'hi risultati sicuri... Io dicevo che
per criticare il metodo dei Gesuiti non è
necessario essere stati a scuola con Ignazio
di Loyola. Ma come si può oggi scrivere
su Gesù di Nazareth senza... averlo visto?
Mi si dira: gli Evangeli sono ispirati...
D’accordo. Ma se sono ispirati, non sono
puri libri storici. E allora? Ecco perchè
prego la mia gentile interlocutrice di rileggersi quel mio articolo, attentamente,
fino in fondo.
3») A questo punto, secondo e buone
norme della doccia scozzese, debbo riconoscere la mia gaffe, avendo attribuito ad
Albert Camus un soggetto di Marcel Camus, quello deH’wOrpheu negro». Un
lapsus? Non cerco attenuanti. Il fatto è
che entrai in sala all’ultimo spettacolo, con
le didascalie del film già proiettate. Chiesi al mio vicino — ho l’abitudine di discutere di ogni film con i miei vicini — se
sapesse il nome del soggettista (non del regista, che non mi interessava, in questo
caso). Quello disse « Camus ». Furono galeotti il precedente letterario di Jean
Cocteau, e il fatto che Albert era nato in
Africa settentrionale francese (credo in Tunisia, o in Algeria) e sebbene il film sia
fatto con attori indigeni (negri) brasiliani,
un attimo dopo il mio pensiero si bloccò
su Albert. Ne sono mortificalo.
4o) Detto questo, rialzo il ...capo. Trovalo il ...neo, Daniele Rochat scambia il
mio punto di vista in merito alla critica
cinematografica (che è rispettabile), per
superficialità e per incompetenza. Per la
superficialità, lo rimando a quanto ho dello cominciando. Per l’incompetenza, beh,
sarebbe facile dirgli che né la mia incompetenza può esser dimostrata da un
errore come quello che egli ha rilevato,
né la compentenza altrui (pardon!) può
esser dimostrata con una spulciatura di
quel genere. A quel conto, non si salverebbe nessuno. Non so se mi spiego. Ma
preferisco non scendere su quel terreno e
lo ringrazio della rettifica, persuaso che
sia sempre possibile trovare qualcuno che
I ;
Mascherino
proclama supercompetente!
3
N. 17 — 22 aprile 1960
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag.
BROUTILLES
Crand bruit pour Pâques
(à Saint Jean)
La fête de Pâques est arrivée; le
curé de la paroisse de S. Jeaa Baptiste
(une des trois paroisses de la commune de Luserna San Giovanni) a préparé, pour cette occasion, une « mission », ce qu’on appelle chez nous
« campagne de réveil ». Naturellement.
eux, ils ont plus d’expérience (et plus
de moyens aussi). Ils ont fait les choses à la grande : des « conférences »
pour hommes, pour femmes; pour
hommes mariés, pour célibataires,
pour mères de familles, pour demoiselles, pour fillettes, pour garçons.
(Nous aurions peut-être quelque chose à apprendre dans le domaine de la
« spécialisation »).
Je suis trop bien informé, ditesvous; hélas, oui. Car monsieur le curé
connaît bien ses ouailles; il sait que
leur esprit est prompt, mais que leur
chair est faible; aussi, pour être sûr
de se faire entendre par tous, a-t-il
placé en haut du haut clocher je ne
sais quel engin, de sorte que tous ont
pu suivre « lo svolgimento delle sacre
funzioni », comme ils disent.
Ça a commencé le jour de Pâques;
dans l’après-midi, antiennes et répons
m’ont secoué; après, le prêche est
venu: j’ai pu l’écouter et savourer la
bonne méditation moralisatrice; j’ai
dûment apprécié l’exhortation finale:
lisez la Bible; et l’omission du nom
de Marie.
Le soir est venu.
Le lundi matin ça a recommencé.
D’en haut du haut clocher l’engin a
recommencé, sans pitié pour le sommeil du juste. J’ai dû me lever. Du
bois m’attendait; j’ai commencé à
fendre. La hache s’abattait au rythme
de la voix du clocher ; « Mamma ce
n’è uWa sola »; « Emmanuel »; « La
fonte viva ». C’était fort bien chanté;
je connaissais la première; j’ai fait la
connaissance des deux autres: deux
« grands prix » de je ne sais quel festival de sacrée musique « leggera » catholique.
J(a.i-,pw entendre.^-.J .... ......
J’ai dû entendre.
Car l’engin avait une voix satanique. qui remplissait le bas de la Vallée. s’épanouissait vers le Pélis, vers
le Fond de S. Jean, entrait dans toutes le maisons. Aucun moyen de la
faire taire: « Vous devez m’entendre ».
C’est ce que certains bons catholiques appellent « bourrer les crânes »,
quand ils parlent des méthodes des
partis de gauche.
Mais..., glissons: c’était la semaine
de Pâques; la semaine de la « Pasquetta » aussi. (A ce propos la voix
annonça d’en haut du haut clocher
que, par égard à la « merenda » traditionnelle, la « conférence » de l’après-midi était renvoyée à plus tard).
J’ai remercié la « merenda » et
dans le silence inattendu, j’ai commencé à fureter dans mes vieux papiers. J’ai retrouvé un nom; R. Guardini, me semble-t-il : catholique, historien et philosophe; le titre d’un opuscule (imprimatur): « Qui est un gentleman? ». A la voix puissante et tapageuse du clocher je voudrais faire
arriver ces paroles catholiques:
« ...Quand on pense à ce qui arrive
à un homme lorsque le ’’bruit” én
fait sa victime, il est permis de supposer qu’on pourrait définir le gentle
man en disant que c'est un homme
qui sait apprécier la valeur et le prix
inestimable du silence. Un homme
qui sait encore réserver au silence une
petite place, quand tout, autour de
lui, ce qui reste d’humain est emporté
par la vague du ’’bruit”. Un homme
qui s’efforce de résister au démon qui
se nomme le ’’bruit” et qui pénètre
partout, chez nous, hors de nous et
en nous: même dans notre piété. Un
combat sans espoir, s’il fallait en juger s.ur les apparences... ».
Faire du bruit, beaucoup de bruit,
n’est-ce pas le mot d’ordre, aujourd’hui?
Et je lis ailleurs : « Pourquoi le
jeûne homme sur sa ’’moto” doit-il
faire tout ce bruit?... Parce qu’il doit
être quelqu’un et il n’a aucune personnalité; le vacarme de sa ’’moto”
lui donne cette personnalité: il devient quelqu’un; il s’impose par son
vacarme » : tous doivent l’entendre.
La voix de l’e^igin du clocher a fait
beaucoup de bruit; tous ont dû l’entendre; combien l’ont-ils écoutée? Car
savoir se faire écouter est un art difficile; il n’est pas facile de résister à
la tentation de se faire entendre quand
on est incapable de se faire écouter.
Du bruit; encore plus de bruit; toujours du bruit: il y a tant de crânes
qui ne demandent qu’à se laisser
bourrer! L. A. Vaimai.
Lavori per il tempio di Pradeltorno
Se anche da qualche tempo VEco non ha
più parlato del tempio di Pradeltorno, non
bisogna pensare die non ci si interessi più
di questo stabile così caro al cuore di
tanti valdesi e così utile per i membri di
Chiesa di questa frazione. La fotografia
che qui pubblichiamo ci dimostra che i
pradeltornesi non sanno soltanto ricevere
con gioia e gratitudine i doni inviati loro
« Pro restauri », ma anche por mano ai
lavori pagando di persona. I tre uomini
che sono stati qui fotografati stanno compiendo una « roida » (ossia offrono giornate di lavoro gratuito) per il tempio. Stanno scavando sabbia dall’Angrogna. Il materiale edilizio è carissimo a Pradeltorno,
a causa del porto. Se non si facesse un’economia avveduta (fino ...all’osso) non potremmo fare nemmeno un terzo del lavoro
progettato con i fondi a disposizione e... in
arrivo. Continua perciò ancora il sistema
delle « roide ». Tre persone hanno scavato
sabbia. Altre tre hanno offerto una giornata di lavoro per riordinare le mura di
sostegno del terrapieno su cui è costriuto
il tempio, e gli scalini di accesso al medesimo. Altre persone hanno già contribuito
con giornate di lavoro Tanno scorso. Naturalmente in questo modo non si può
procedere con speditezza uguale a quella
che si potrebbe avere mettendo al lavoro
persone « a pieno impiego ». Senza fare
del sentimentalismo, possiamo affermare
che questo sistema ha, oltre alTindubbio
vantaggio delTe<'onomia, la particolarità
di fare sentire a chiunque dona qualche
ora per questo scopo, che l’edificio di culto in generale ha un valore di testimonianza, e che la cappella di Pradeltorno in particolare è li, prova tangibile della collaborazione di molti credenti che lo hanno
voluto edificare per cantarvi le lodi al Si
gnore, e quale preziosa eredità trasmessaci
dai padri, eredità che va tenuta in ordine
ed in efficienza per trasmetterla ai posteri,
ai figli dei figli. Esso ricorderà loro che
anche senza molto denaro si può fare qual
che cosa quando la buona volontà e soprat
tutto Timpegno cristiano sono all’opera.
Cogliamo l’occasione per ringraziare an
cora tutti coloro che si sono associati e si
associano alla fatica dei pradeltornesi in
viando loro denaro per la sottoscrizione. E’
come se facessero la t< roida » con noi, co
me già giustamente hanno osservato i par
tecipanti all’agape fraterna del XVII feb
braio a Torino inviandoci quanto hanno in
quelToccasione raccolto per il tempio di
Pradeltorno. Bhuno Cosiabel
é uscito
ROBERTO NISBET
Ma il Vangelo non dice così
XIII edizione — L. 250
Claudiana - Torre Pellice
DONI PER PRADELTORNO
Coisson Roberto e Signora, missionari
allo Zambesi (Africa), L. 5.000 — Coisson
Edith, Torre Pellice, 1.500 — L. F., Torre
Pellice, 3.000 — Geymonat-Chauvie, Torino, 1.000 — Uno studente di Torino, 1.000.
Ricordiamo che per l’invio di offerte
« Pro Pradeltorno » ci si può anche servire
del C.C.P. n. 2/18502, intestato a: Bruno
Costabel - Via Serre, 8 - Angrogna (Torino), specificando la causale del versamento.
La Settimana Santa è stata per la nostra
comunità un raccolto e gioioso periodo, c
il tempo, salvo gli ultimi giorni, ha favorito la partecipazione ai culti.
La Domenica delle Palme si è avuto, al
Centro, il culto con le confermazioni e alcuni battesimi dei catecumeni : Marcella
Bonjour, Germana Bouvier. Ottavia Castellucci. Alma Charhonnier, Emma Cougn,
Laura Gardiol, Liliana Gioirne, Paola Gönnet, Elda Jourdan, Jolanda Jourdan, Giuliana IJugon; Alida Malan, Vanda Malan.
Ada Michelin, Carla Pons, Clara Ricca, Mirella Ricca, Adriana Travers. Graziella Valente, Enrico Bein, Renato Boiero, Luigi
Cardon, Rinaldo Walter Costantino, Roberto Eynard, Giacinto Giordan, Corrado
dalla, Enrico Jalln, Bruno Malan, Giorgio
Mathieu, Franco Pretto, Renzo Ribotta,
Marco Ricca, Guido Rivoir, Walter Rivoira. Franco Taglierò.
Con viva gioia e speranza abbiamo accolto questi giovani nella piena comunione della Chiesa, e ci auguriamo e auguriamo ad ognuno di loro die, certi della
personale vocazione ricevuta da Dio, sentano sempre l’impegno che hanno assunto
davanti a Lui.
Ben frequentati, molto belli e raccolti,
i culti di S. Cena del giovedì sera al centro e del venerdì sera ai Coppieri ; assai
minore la partecipazione al culto mattutino del Venerdì Santo, e non possiamo
nascondere che ci è profonda:inente dispiaciuto di vedere che per molti era un giorno come tutti gli altri, e che anche il mercato, a differenza di altri anni, si è tenuto
imperterrito; la piccola «Ginevra italiana» ci fa proprio una triste figura; del
resto, è la stessa questione delTaperlura
dei negozi, la domenica mattina: è inconcepibile che quello che è ormai pacifico
nelle grandi metropoli, non si possa raggiungere in una cittadina come la nostra;
è chiaro che questo appunto va almeno altrettanto agli acquirenti quanto ai negozianti!
A Pasqua, malgrado il tempo cattivo, il
tempio del centro era completamente pie
no, come alle Palme, numerosa e raccolta
la partecipazione alla S. Cena, cui si sono
accostati in gruppo, per la prima volta,
i giovani nuovi membri di chiesa. Partecipare a queste imponenti as.semblee è
sempre una grande gioia; lascia pure un
po’ di perplessità e rimpianto perchè, sia
pure in misura un po’ minore, potrebbero
e dovrebbero essere quelle di ogni giorno
del Signore,
La Corale ha dato anche quest’anno un
apporto prezioso cantando tre cori, uno
più bello delTaltro per la musicalità e la
chiarezza della dizione, alle Palme, la sera
del Giovedì Santo e a Pasqua ; per il culto
del Venerdì sera, la Corale dei Coppieri
ha cantato con intensità e nel raccoglimento il beU’inno 126. AlTuna e all’altra esprimiamo la nostra lietà riconoscenza.
La sera di Sabato Santo, nella sala delle
attività, si è avuta un’audizione (dischi)
della Passione secondo S. Matteo, di G. S.
Bach, con una rapida ma efficacissima introduzione del Dott. Mario Jahier, che ringraziamo di cuore. Un discreto gruppo si
era raccolto per l’ascolto, seguendo il testo dell’opera.
Nel corso della Settimana Santa i pastori hanno celebrata culti di S. Cena in
alcune famiglie che li avevano richiesti
per i loro membri anziani o ammalati: se
ricordiamo la cosa è perchè forse più numerosi sarebbero quelli che li desidererebbero, ma non si pensa, spesso, a questa
possibilità. Si è naturalmente cercato di
raccogliere ogni volta un gruppetto di fratelli e sorelle vicini.
Un gruppo di signore della « Missione
dei fiori », accompagnate da alcuni bimbi,
hanno visitato quattro ricoveri (il « S. Giuseppe » di Torre e di Luserna, il Rifugio
« C. Alberto » e l’Asilo di S. Giovanni),
distribuendo doni e cantando inni, accolti
ovunque con affettuosa riconoscenza. E’ un
bel segno di solidarietà fraterna nelTallegrezza di Pasqua.
I lettori ci scrivono
Caro Direttore
Ho letto con estrema soddisfazione il
cliiarissimo e documentato articolo del pastore Eynard: «Il travaglio politico dei
cattolici italiani n apparso sull’Eco n. 16
del 15 aprile.
Non perchè tale articolo abbia portato
argomenti nuovi alla visione di completo
scetticismo circa il cattolicesimo nostrano
e non nostrano — visione condivisa da
tanti — ma perchè ha rappresentato sull’Eco un antidoto agli scritti involuti e nebulosi a firma ad es. di S. Rostagno, apparsi in numeri precedenti e tali da turbare spiriti non sufficientemente documentati.
Non ti nascondo inoltre che la riserva
espressa nella postilla redazionale, mi ha
lasciato alquanto perplesso, perchè temo
che essa sia originata da una insufficiente
informazione sperimentale — cioè da un
insufficiente contatto quotidiano collo spirito degli italiani cattolici praticanti o meno —, e piuttosto dettata da una informazione esclusivamente teorica che, ahimè, è
tanto lontana dalla realtà.
Un travaglio è sempre sterile in seno al
cattolicesimo in vista di un suo rinnovamento: non è sterile, anzi è glorioso e
gioioso per quei cattolici che quando « Ro
ma locuta est » hanno il coraggio di sce
gliere la libertà delTEvangelo e di respin
gere « l’atteggiamento compunto di chie
rici, richiamati autorevolmente a forme de
votamente conformistiche ».
Grazie per l’ospitalità e grazie al pastore
Eynard coll’augurio che voglia ancora insistere nella chiarificazione del problema
trattato nel suo articolo, chiarificazione
che è necessaria per il nostro popolo e anche per taluni ambienti della nostra Chiesa che in argomento di Ecumenismo sono
portati a crearsi delle illusioni e a crearne
in altri — sarà una moda? — su ipotetiche possibilità di rinnovamento del cattolicesimo romano.
Con molta cordialità. Guido Ribet
Accettiamo gli ’’antidoti” ma non ce.sseremo di propinare i nostri ’’veleni” ecumenici: è per noi un’esigenza di fede essenziale. red.
La nostra Comunità ha celebralo, in un
(Tinta di raccoglimento e di meditazione,
la Settimana Santa.
La domenica delle Paline, con una giornata radiosa di sole e di gioia, abbiamo
avuto il culto di confermazione dei catecumeni : 10 giovani fratelli e sorelle hanno
confennalo solennemente l’alleanza del loro battesimo con la pubblica professione
della loro fede personale in Gesù Cristo.
Essi sono: Avondet Wanda (Allamanda),
Berlalot Elena (Fave), Gardiol Nella (Seri,
Godino Alba (Ciarvet), Odino Claudia
1 Funtanette), Paschetto Matilde (Brea),
Bertalot Alfredo (S. Bartolomeo), Costantino Delio I Collaretto), Malan Ide (Codini i, Paschetto Dante ( Baravaiera). 11 Pastore ha attirato Tattenzione della vasta
assemblea presente, e dei giovani confermandi in modo speciale, sul testo di Rom.
15: 13: « L’Iddio della speranza vi riempia di ogni allegrezza e di ogni pace nel
vostro credere, onde abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito
.Santo ». La vita cristiana, e quindi a maggior ragione la vita dei giovani cristiani,
è vita di allegrezza, di gioia. Tanto più in
un giorno come questo, i nostri giovani
fratelli, debbono sentire questa allegrezza
nel pensiero che il Signore li ha chiamati
alla fede e li chiama a servirlo con una
vita di fede e di ubbidienza ai suoi comandamenti. La corale, diretta dalla Sig.ra
Anna Peyrot, ha cantalo un coro di circostanza (Inno per la Confermazione).
Giovedì Santo, alle ore 21, nel Tempio
del Capoluogo, abbiamo avuto un culto li
turgico, con buona partecipazione di fedeli. Sono stati letti alcuni brani del Vangelo di Giovanni, contenenti gli ultimi
discorsi di Gesù durante la cena pasquale...
Cantali vari inni e cori, quindi celebrala
la Santa Cena in una atmosfera di profondo raccoglimento.
Venerdì Santo, alle ore 10 abbiamo tenuto il culto presso la cappella del Roc,
ove un buon gruppo di fratelli e sorelle
della parte bassa della Parrocchia si è
riunito. La predicazione è stata tenuta sul
testo di Matteo 27: 59-60 (Il seppellimento
di Gesù). Alla celebrazione della Comunione molti dei presenti hanno preso
parte.
Alle ore 15, un altro culto è stato tenuto nel vecchio tempio di Roccapiatta, per
la popolazione di quella zona. Un discreto
gruppo di fratelli dei quartieri di Roccapiatta e Pralarossa vi ha preso parte. Abbiamo ancora meditato sul testo del seppellimento di Gesù, e celebrata la Santa
Cena.
Domenica di Pasqua, nonostante il tempo piovigginoso, una vasta assemblea ha
riempilo il tempio del capoluogo per il
culto solenne di Resurrezione. (Si notavano molte cuffie valdesi). La predicazione
e stata centrata sul testo di Marco 16: 6:
« Egli è risuscitato...! » E’ questo il racconto col quale generalmente si chiudono
tutti i Vangeli, ma in realtà è il presupposto del grande principio di tutto it Nuovo Testamento e della storia della Chiesa
cristiana. Senza la risurrezione nessuno
avrebbe mai potuto scrivere una sola parola su Gesù. La resurrezione è il grande,
sconvolgente fatto nuovo della storia del
mondo: essa è rincontro della debolezza
umana con la onnipotenza di Dio. Anche
noi siamo chiamati a vivere nel segno e
alla luce di questo incontro. Cristo è la
nostra risurrezione e la nostra vita. Alla
celebrazione della Santa Cena, cui ha preso parte un buon numero dei presenti, si
sono avvicinati alla Sacra Mensa i giovani
confermati la domenica precedente per la
l()ro prima Comunione. La corale, ancora
diretta dalla Sig.ra Peyrot, ha cantato un
coro di circostanza ;« O creature del Signor », Melod. Geistl. Kirchengesang, Colonia 1623).
Ed ora che questi culti e la celebrazione
della Santa Cena possano lasciare nei nostri cu()ri quel nutrimento spirituale di
cui abbiamo bisogno per vivere. « Non di
pane soltanto vivrà Tuomo, ma di ogni
parola che procede da Dio» (Matt. 4: 4).
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La Domenica delle Palme, con un culto
unico nel tempio del Serre che ha raggruppato insieme gli abitanti di questa
frazione e di quella più lontana di Pradeltorno, sono stati confermati nell’alleanza
del loro battesimo: Agli Bruno (Pradeltorno), Benech Eddino (Pradeltorno), Long
Emilia (Grotta), Miegge Luigina (Ponte
Barfé), Miegge Maura (Ponte Barfé), Pons
Eralda (Arvura), Rivoira Silvana (Bessea).
La Chiesa ha circondato di attenzione e
di affetto questi giovani nel momento del
loro impegno solenne al servizio del Signore. I mazzi di fiori posti nel locale di
culto dalla Sig.ra Malan ed il coro di circostanza diretto dalla Sig.ra Armand Bosc
Emma vedova Bertalot, sempre instancabile come insegnante a scuola e come monitrice nella nostra Scuola Domenicale, sono stato un segno chiaro dell’interesse e
dell’amore che non soltanto un gruppo di
persone, ma la chiesa tutta quanta nutre
per i suoi più giovani membri.
Un buon numero di uditori era presente
al culto liturgico del mercoledì santo a
Pradeltorno. Peccato però che solo gli
uomini si siano accostati al Tavolo della
Santa Cena. Non riusciamo assolutamente
a capire il perchè le donne se ne siano
astenute.
Pubblico numerosissimo, veramente eccezionale ed insperato, al culto con S.
Cena del Venerdì Santo, al Serre. Le persone sono accorse in massa anche dai quartieri più lontani. Ringraziamo di cuore il
Pastore del Capoluogo, Sig. Teodoro Baima, per avere presieduto questo culto illustrandoci, con dei quadri da lui stesso
disegnati, la cronologia della Passione di
Gesù. Unico inconveniente della serata è
stata la pioggia torrenziale che, per (pianto accompagnata da tuoni e fulmini non
abbia turbato il raccoglimento, ha guastato
il ritorno a casa!
Ben frequentati sono pure stati i due
culti di Pasqua a Pradetomo ed al Serre.
Di nuovo un coro di circostanza, diretto
dalla Sig.ra Armand Bosc vedova Bertalot,
ha allietato il culto ai Serre. La ringraziamo ancora una volta di cuore ed esprimiamo pure la nostra riconoscenza a tutti i
« coristi » sperando di poterli ancora udire in altre occasioni.
(Capolao90)
Le Palme — Secondo la consuetudine
valligiana, sono stati ammessi il giorno
delle Palme in piena relazione con la coinunità, dopo il loro quadriennio di istruzione religiosa, alcuni giovani catecumeni.
Essi sono: Orlina e Rinalda Berlin (Arpanots). Bruno Rivoira (Malpasset), Giovanni Bertin (Verné), Ilda Pons (Ciamògna). Coletta Jourdan (Jourdans), Yvette
Bertin (Prassuit). Due altre giovani, Claudia Rivoira (Cassetta), e Laura Benech
iPouise), sono state pure ammesse mediante il sacramento del Santo Battesimo e la
professione di fede. A tutti questi cari
giovani, il nostro augurio che la loro vita
di fede si possa svolgere feconda, piena,
ininterrotta, senza compromessi.
Settimana Santa — Riunioni speciali
hanno avuto luogo, nei quartieri dei Jourdans, dei Martels e dei Prassuit, e nel
Tempio del Capoluogo (con Santa Cena)
con una buona frequentazione. Confidiamo
che il risultato spirituale di tale attività
(che Dio solo conosce) sia stato incoraggiante per tutti.
Pasqua Una grande folla ha preso
parte al culto della Resurrezione. Il numero dei partecipanti alla Santa Cena ha
superato ogni previsione della vigilia: 115,
ossia poco meno del terzo dei comunicanti iscritti. I nove neo-membri di chie■sa, in semicerchio, hanno preso parte per
primi al Sacramento. Il Coro ha eseguito,
(on molta capacità, il difficile Salmo 43
di F. Mendelssohn, riscuotendo anche
1 elogio di diversi angrognini che la loro
attività richiama in cèntri dove il canto
corale è ben coltivato... Bravi davvero i
nostri cantori!
Istruzione religiosa — Siamo agli sgoccioli, in poche iezioni il programma sarà
presto terminato. Le lezioni, dopo Pasqua, riprendono secondo l’orario normaP®'' ' corsi non ancora completati.
Riunioni quartierali — Con la settimana post-pasquale hanno ripreso le riunioni
quartierali ordinarie. Eccone il quadro
completo: Martels, 19 aprile e 3 maggio
(ultime riunioni); Jourdans, 20 aprile e
4 maggio (ultime riunioni); Prassuit-Verné,
26 aprile, 10, 17, 24 e chiusura il 31 maggio; Pons, 27 aprile, 11, 18 e chiusura il
2o maggio. Le riunioni ai Prassuit e ai
Pons verranno prolungate come detto sopra, per poter terminare gli argomenti che
vengono svolli in esse.
Contribuzioni — Desideriamo ringraziare, da questa rubrica, quei numerosi angrogniiii fuori sede, i quali si sono già ricordati, anche quest’anno, della loro chiesa di origine, inviandole la loro contribuzione per le spese di culto. Naturalmente... (jiiesto ringraziamento non costituisce minimamente una pressione sugli an
grognini non memori!...
b.
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pag. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
22 aprile 1960 — N. 17
SAN SECONDO
* Nel corso del culto della Domenica
delle Palme sono stati solennemente confermati e ricevuti nella piena comunione
della Chiesa, dopo aver pubblicamente reso davanti a Dio sincera ed esplicita testimonianza della loro fede, i catecumeni:
Armellino Bruno, Ferrerò Elsa, Gardiol
Renato, Monnet Elvina, Monnet Silvio, Romano Piero.
Iddio conceda a questi giovani, che si
sono impegnati a confessare con l’opera e
le parole la fede in Gesù Cristo, di poter
adempiere alla promessa che hanno fatto
di vivere una vita in armonia con l’Evangelo nel quale hanno dichiarato di credere.
* La sera del Giovedì Santo un buon numero di fedeli ha partecipato al culto liturgico ed ha seguito, nel raccoglimento e
nella preghiera, la lettura del racconto della Passione e della morte del Signore, partecipando successivamente alla Santa Cena.
* A Pasqua il Tempio era letteralmente
gremito di fedeli venuti ad ascoltare il glorioso messaggio della risurrezione del nostro Signor Gesù Cristo. Ottima la partecipazione alla Santa Cena alla quale si sono
avvicinati per la prima volta i neo-confermati.
La Corale, diretta dalla signora Genre,
Ila dato il suo attivo contributo al culto di
Confermazione e al culto di Pasqua eseguendo lodevolmente inni e cori di circostanza.
* Un appello per la santificazione del
giorno del Signore e per la frequenza ai
culti è stato rivolto ai membri della comunità durante le riunioni quartierali del
mese scorso. Hanno parlato in proposito,
presiedendo le riunioni del Capoluogo e
della Crotta, il pastore Genre, il diacono
Dino Gardiol e l’anziano Remigio Pons.
Possa il seme gettato dare buoni frutti
ed ogni membro di Chiesa possa sempre
maggiormente sentire la necessità di avvicinarsi al Signore nella comunione fraterna che ci viene dal culto domenicale.
* Grazie al lavoro gratuito di volontari
è stalo abbellito il piazzale antistante il
Tempio con fiori e piante ornamentali. Si
è pure costruito un muro di cinta in cemento nella parte opposta al fine di evitare
franamenti di terreno ed avere lo spazio per abbellire la parte esterna della
chiesa con un largo sentiero tra piante verdi e rosai in fioritura.
11 Consiglio di Chiesa ringrazia quanti
hanno offerto la loro opera disinteressata
e quanti hanno contribuito a fornire le
piante necessarie.
* Per interessamento del signor Giovanni
Vicino, sempre dinamico ed attivo, il signor Rapetti di Milano ha fatto dono alla
nostra comunità di un microrgano elettrico
che è entrato in funzione al culto del Giovedì Santo.
La comunità ringrazia di cuore i donatori di questo strumento musicale che viene a sostituire il vecchio e sibilante armonium nell’attesa che il nostro Tempio possa avere un giorno, che speriamo non lontano, il suo bravo organo.
* Il culto di domenica prossimo 24 c.
m. sarà presieduto dal Pastore Micol di
Pramollo in visita alla nostra comunità con
l’Unione delle Madri della sua parrocchia.
Al pomeriggio un bazar sarà allestito nei
locali della Scuola Umberto 1“, e siamo
certi fin d’ora che numerosi saranno i visitatori che vorranno portare il loro generoso contributo. d. g.
BOBBIO PELIICE
Mercoledì 13 c. m. nel corso della riunione all’Abses è stata presentata al Battesimo la bimba Bertinat Costanza Marisa di
Stefano e Negrin Bianche (Abses). Il Signore la benedica e la conservi nel suo
amore.
Venerdì sera ha avuto luogo il culto del
Venerdì Santo nel corso del quale abbiamo
meditato insieme il racconto della sofferenza e della morte del Redentore. Molto
numerosa la partecipazione della fratellanza come pure la partecipazione alla S. Cena. In questa occasione abbiamo inaugurato il nuovo tavolo ed il nuovo servizio di
Santa Cena con calice comune.
Il messaggio della gloriosa resurrezione
del Signore è stato annunziato nel corso
del culto di Pasqua ad una vera folla di
fedeli che gremiva il Tempio. Più di duecento sono stati i partecipanti alla Santa
Cena. La Corale ha eseguito lodevolmente
un inno di circostanza molto apprezzato.
Il Signore benedica per noi tutti questi
culti ed i messaggi che ci sono stati rivolli
nel suo nome onde la nostra fede ne risulti
rinvigorita e decisa ad una fattiva testimonianza cristiana. Un grazie alla nostra Corale per la sua apprezzala partecipazione.
Domenica 24 nel pomeriggio avranno
luogo gli esami dei tre corsi settimanali e
dei tre corsi domenicali di istruzione biblica e di catechismo, alla presenza del
Concistoro. Le famiglie dei catecumeni ed
il pubblico possono assistere a questi esami.
Domenica l» maggio avrà luogo nel pomeriggio il nostro bazar al quale tutti senza distinzione sono invitati a partecipare.
RODORETTO
Domenica pomeriggio, 3 corr. m., siamo stati lieti di aver potuto rivedere fra
di noi la Signora ed il Signor Giovanni
Tron. Il Pastore Tron ci ha dato un’interessante conversazione illustrata da numerose diapositive a colori, prima nell’aula scolastica di Villa ed in seguito in quella di Fontane, illustrandoci così in modo
molto vivace la vita delle nostre comunità d’oltre Atlantico ed in particolare delle
celebrazioni del centenario delle Colonie
Valdesi nell’Uuruguay e nell’Argentina.
Nel ringraziare vivamente il Pastore Giovanni Tron per il suo apprezzato messaggio, nel quale ha sottolineato l’unità della
nostra Chiesa malgrado la distanza che ci
separa dai fratelli dell’America del Sud,
la comunità di Rodoretto desidera porgere
alla Signora ed al Signor Tron, che tra
poco si accingeranno a lasciare le Valli
per riprendere il loro lavoro nella Chiesa
di Montevideo, i suoi affettuosi saluti nella speranza, se piace a Dio, di poterli riavere ancora fra di noi tra qualche anno.
Nel pomeriggio di Domenica scorsa ha
avuto luogo alla presenza del Concistoro
l’esame dei catecumeni. Salvo poche eccezioni i nostri catecumeni dei quattro anni hanno dimostrato buona volontà nello
studio della Parola di Dio ed i risultati
sono stati incoraggianti e ci lasciano sperare nella collaborazione sempre più attiva
e vigile di tutti i genitori in questo campo così importante delle attività ecclesiastiche, quale è l’istruzione religiosa. Dopo
l’esame il Concistoro si è ancora intrattenuto per uno scambio di idee su alcuni
problemi della vita ecclesiastica ed amministrativa della comunità.
MASSEL
La séance du consistoire qui a eu lieu
dimanche 10 a été consacrée à l’examen
des catéchumènes, qui ont cette année encore su nous montrer qu’une application
consciencieuse à l’étude donne toujours
de bons résultats. Nous ne pouvons que
souhaiter que cette étude de la sainte écriture soit profitable à tous ces jeunes. Samedi a eu lieu la dernière réunion de
l’union des jeunes, pour la réception des
nouveaux membres, qui participaient d’ailleurs déjà aux séances vu le nombre si
réduit de nos éléments. Le délégué au
congrès de Naples a été nommé à la fin
de cette soirée. L’union continuera pendant quelques temps encore son activité
mais les séances n’auront lieu que chaque
15 jours. La somme de 5.000 lires a été
envoyée au pasteur Bruno Tron pour son
oeuvre dans le cadre de la collecte spéciale que notre jeunesse a consacrée cette
année à la mission en Eritrée.
Les jeunes qui cette année ont confirmé, le jour du Vendredi Saint les promesses de leur baptême sont au nombre
de quatre: Micol Ettore, Pons Itala, Rostan Ido, Tron Claudia. Que le Seigneur
veuille les soutenir dans leur vie chrétienne et que l’église sache par son exemple
les encourager à une profession de foi
courageuse et fidèle. Une bonne assemblée
s’est réunie le jour de Pâque malgré le
temps à nouveau fort mauvais. Le nombre des communiants a été normal, mais
il est triste de voir comme les doutes, les
scrupules, peut-être aussi certaines rancunes empêchent beaucoup d’entre nous
de s’approcher de la table sainte.
La chorale a chanté en ces occasions
deux cantiques; nous remercions tous les
membres de cette union qui ont voulu
faire cet effort louable de préparer cette
exécution pour notre culte.
A’ partir du premier dimanche de mai
l’école du dimanche aura lieu au temple
le matin à 9 heures.
Recentemente è deceduta nella nostra
parrocchia la sorella Caterina Clot n. Bertoni ed appartenente alla comunità dei
Chiotti; il servizio è stato presieduto dai
colleghi Da vite e Micol; ai figli residenti
nella nostra parrocchia inviamo il nostro
pensiero di calda simpatia cristiana.
La Domenica delle Palme abbiamo ricevuto quali membri di Chiesa i seguenti catecumeni : Borei Olga, Beux Nadina, Charrier Eugenia, Long Edera, Galliano Dina,
Maurino Paola, Pons Elsa, Refourn Olga;
Costantino Valdo, Coucourde Ugo, Laideto Umberto, Ribet Luciano, Rostagno
Emilio e Rostagno Mario.
Siamo lieti di avere accolto questi giovani, nel cuore dei quali è stato gettato
il seme dell’Evangelo che li impegna nella
quotidiana testimonianza, nell’esempio e
soprattutto nell’umile e gioioso servizio
per la chiesa.
Domenica 24 aprile alle ore 15, nella
sala delle attività i bambini della sezione
cadetta invitano tutti per ascoltare i loro
canti, i loro dialoghi e soprattutto per
incontrare « Cappuccetto Rosso » nel bosco misterioso. L’incontro familiare è già
stato apprezzato molto la prima volta ed
ora gli assenti della prima volta non mancheranno !
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La Settimana Santa è stata per noi quest’anno una settimana di passione in un
senso più pieno che in passato, perchè
alcuni decessi hanno rattristato varie famiglie e destato un profondo cordoglio
nella comunità. Le sacre essemblee dei
culti si sono alternate più volte con quelle
raccolte attorno ad una bara. Raramente
esse sono state cosi spesso affollate nel giro di una settimana.
Mercoledì santo 13 apr. giungeva al
tempio dall’ospedale di Torre un corteo di
due pullmann e di oltre trenta macchine
per accompagnarvi le spoglie mortali del
nostro fratello Michelin Salomon Pietro di
anni 64, richiamato a Dio in modo improvviso proprio nel momento in cui un
miglioramento nel suo stato di salute malfermo da qualche mese, permetteva di
aprire il cuore alla speranza.
Egli godeva di un grande prestigio nella valle intera vuoi per la posizione economica prosperosa che si era <-reato a
prezzo di lunghi anni di lavoro e vuoi
soprattutto per la sua personalità morale
e religiosa. Perciò gli accorsi alle sue esequie, da ogni comune della Valle, furono
numerosi e non poterono tutti trovar posto nel tempio.
La chiesa perde in lui un membro affezionato e fedele che frequentava i culti
con assiduità esemplare ed era sempre
pronto a a rispondere quando si bussava
alla sua porta per una qualsiasi necessità
dell’Opera del Signore.
Il testo per l’orazione funebre venne
fornito dalla famiglia stessa e non fu uno
di quelli familiari al nostro orecchio ma
piuttosto uno di quei passi delle epistole
che costituiscono come una professione di
fede in Cristo.
Venerdì santo 15 apr. a poche ore di
disianza dai culti del giovedì sera e del
venerdì mattina giunge dinanzi al tempio
un altro corteo di macchine dall’ospedale
di Torre Pellice. La bara deposta ai piedi
del pulpito contiene le spoglie mortali del
nostro fratello Frache Giovanni Bartolomeo
di anni 70. Egli ha lungamente e crudelmente sofferto prima di ultimare il suo
viaggio terreno ma quanti lo hanno visitato gli hanno sempre scorto sul volto un
luminoso sorriso e nelle sue parole hanno
udito sempre una indomabile speranza.
Anche questo caro fratello era stato un
credente integerrimo, umile, fedele e buono. Perciò, quantunque anziano e residente in un luogo periferico, ebbe l’onore
di un accompagnamento funebre molto numeroso.
« La carità spera ogni cosa » fu il messaggio che la sua bara parve rivolgere ai
presenti e che quanti lo hanno amato continueranno volentieri ad associare al suo
ricordo.
Lunedi di Pasqua 18 apr. Dopo il culto
celebrato al mattino nel tempio con la
chiesa di Bassignana che visita quella di
Villar Pellice, il tempio si gremisce un’altra volta attorno a un’altra bara. E’ quella
di Musset Ivore ved. Blanc di anni 82, suocera del nostro diacono Stefano Fontana
e deceduta proprio nella notte in cui Gesù
risuscitò.
Anch’essa, nobile credente, protagonista
di una vita attiva e ricca di sofferenza, rimasta vedova giovanissima con i figliuoli
in tenera età, insegnante per un certo tempo nel nostro istituto di Vallecrosia eppoi
operosa sempre in varie altre attività, lasciò alla chiesa un proprio messaggio ; e
fu quello dell’inno che essa prediligeva e
che celebrava la gloria della patria celeste. Una giovane sorella cantò l’inno stesso e la meditazione della Parola di Dio ci
condusse a considerare sublimi descrizioni
che di questa patria ci sono offerte.
Ogni volta su queste tombe, la luce del
Risorto ci ha recato particolare conforto:
E’ sempre un privilegio particolare di «morire nel Signore» ma il morire proprio nei
giorni in cui Egli stesso ha sofferto, sembra quasi accrescere evidenza al privilegio.
Il culto di preghiera e di S. Cena del
Giovedì Santo, animato soprattutto dai
giovani. Il culto del Venerdì Santo — con
tempo proibitivo — ma pur discretamente
frequentato. La riunione del Martedì Santo all’Inverso. La riunione e la piccola
agape notturna dei catecumeni confermati
al Bessé, col gaio ritorno sotto la pioggia
scrosciante, la riunione serale al Ciarmis.
11 culto solenne di Pasqua con tanti fratelli
convenuti da vicino e da lontano con l’atmosfera di gioia che vi arieggia, con tante
cuffie valdesi, con le belle trombe squillanti attorno aU’armoniuin, col canto delle
studentesse tedesche del Castagneto e col
messaggio vivente della loro direttrice, la
pastoressa Wechter.
La giornata del lunedi di Pasqua vissuta in fraterna comunione con i nostri ospiti di Bassignana, Alessandria, Calesse e
Valenza guidati dal loro pastore sig. Auriani, giunti pieni di entusiasmo e con un
canto scritto apposta per l’occasione, dal
pastore stesso. 11 culto nel tempio al mattino con tanti canti e messaggi. L’agape per
oltre 80 convitati prodigiosamente organizzala in un fiat e senza deficit da un gruppo di madri valorose e servilo da gentili
signorine.
11 pomeriggio con l’adunata al Castagneto di ospiti villaresi sotto la guida del
M.o Frache e con il gran thè offerto dai
cari sposi Lazier.
Il tardo pomeriggio ancora, quando parliti quelli di Bassignana, la gioventù villarese — giovani e signorine — si intrattiene ancora a lungo con le studentesse di
Dorslen (Westfalia) che stanno per partire
l’indomani, con l’aiuto di piccoli vocabolari e di qualche interprete in uno spirito
di amicizia e di fraterno amore che non
può non commuovere chi vi assiste.
Due care ospiti germaniche hanno condiviso la vita febbrile del presbiterio durante queste giornate:
La sig.na prof. Ursula Bender, figlia del
Dr. Bender, capo della chiesa del Badén
già cosi favorevalmente noto nella Chiesa
Valdese, e la sig.na Helga Schweissgut
giovanissima, ma veterana ormai tra noi
perchè membro del primo gruppo germanico venuto al Villar e tornala poi tante
volte.
La famiglia Ferrerò Emilio di Fra
li, commossa per Fimponente dimostrazione di stima avuta in occasione
della perdita della sua cara
Miranda
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutte quelle persone
che con la loro presenza, scritti e fiori hanno arrecato conforto al loro
immenso dolore.
Redattore: Gino Conte
Coppieri . Torre Pellice
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ringrazia quanti hanno partecipato
al suo profondo dolore in occasione
della scomparsa di
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In particolare rivolge un pensiero
riconoscente al dott. De Bettini che
l’ha curata con tanta amorevole competenza, al pastore Sig. Sommani, alle Suore ed al Personale dell’ospeda'
le ed a tutti coloro che l’hanno cir
condata di premure e di affetto.
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Giovanni Bartoiomeo Frache
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nell’impossibilità di farlo personalmente commossa per le dimostrazioni di simpatia ricevute nella triste
circostanza, ringrazia tutti coloro che
han preso parte al suo grande dolore.
Un grazie particolare al Dott. De
Bettini ed a tutto il personale dell’Ospedale Valdese per le lunghe e
amorevoli cure prestate al caro dipartito.
« Posso- io farlo ritornare?
Io me ne andrò a lui ma
egli non ritornerà a me »
(II Sam. 12: 23)
Villar Pellice, 15 aprile 1960
La famiglia della compianta
Ivore Musset ved. Blanc
riconoscente ringrazia quanti hanno
preso parte al suo dolore in occasione
della dipartenza per la Patria Celeste
della cara mamma, suocera e nonna.
Un ringraziamento particolare al
pastore sig. Geymet per l’assistenza
spirituale e al dottor Coucourde per
le premurose cure.
« Fattosi sera Gesù disse :
passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
Villar Penice, 16 aprile 1960
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