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Anno III.
Veiiei'dì S ninrzo 1954.
LA BlIOi\A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
KSÌZXO »’AWSOCIAXIOXB
(.1 domicilio')
Torino, per un anno f.. 6,00 I L.7,00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,50
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, ■> 5,20
A/r.flsjovTt; ié iv ày&iir,
Siguenito la verità nella oriti
Efes. IV. 15.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GLVCOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpetto al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
slesso Ufficio.
Gli Assodali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
Del Cattolicismo e patriottismo di alcuni Scrittori e pubblicisti Italiani. II. Esposizione Evangelica fnterpretazioné della Bibbia fi. —Assistenza dei malati.
— Festa dell’Emancipazione nelle valli valdesi — Notizie religiose,—Cronachetta
politica,
DEL CATTOLICISMO E PATUIOTTIS.WO
DI AlCUiM SCRITTOUl C PLIUSLICISTI ITAlIAKi.
IL
l’ifi .sovenle ancora noi li udiamo
quei pubblicisti rivendicare per tulli
i cittadini la liberlà di culto. Nulla
di pili giusto; ma badino a quali
strane conseguenze essi vadano incontro, e qual ampia ferita essi apran
nui seno a quella fede di che si chiamano gelosi conservatori. Volete sapere quello che ne pensi ler stesso
Pio \"ll e con esso tutta 1» gerar
chia cattolica? « La protezione di
lutti i culli, egli dice, non è che un
pretesto del potere civile per immischiarsi nelle cose spirituali, perchè
rispettando veramente lutte le selle
con tutte le loro opinioni, usanze e
superstizioni non si ha rispetto alcuno
per i diritti e le istituzioni della religione caltolica. Sotto una tale proiezione si nasconde e si maschera la
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più astuta e pericolosa persecuzione
che possa immaginarsi contro la Chiesa (li Gesù Cristo, la più adattata a
turbarla e perfino a distruggerla se
la forza e le arti deirinferno potessero mai prevalere contro di lei ».
Una tale dottrina fu pure sostenuta
da Gregorio XVI che dichiarò il principio della libertà dei culti siccome
riprovevolissimo e iu opposizione a
(juanto crede, insegna e pratica la
Chiesa. In presenza di queste massime
seguite e proclamate dai ponteñci,
non sappiamo in vero qual partito
rimanga a que’ pubblicisti sedicenti '
caltolici ; poiché come possono essi
conciliare i loro titoli di fedeltà alla
Chiesa con una violazione così aperta
delle regole da essa approvale e seguite? Come preteudono essi di voler
unila l’Italia nella fede caltolica, se
essi col loro esempio attentano all’integrilà di quesla fede, e riaccendono
per i primi il fuoco de’ lamentali dissidii? Lasciamo ad essi la decisione.
Un altro principio su cui essi sono
generalmente in perfetto accordo è
quello della liberlà civile; libertà in
cui lo spirito dell’Evangelio e del suo
precetto fondamentale di amarsi gli
uni gli altri Irova la sua più ampia
e sublime applicazione.
Vadino or essi a vedere in qual
modo questa liberlà civile la intenda
e la guarentisca il loro oracolo, il
papa, in quegli Siati cbe la sventura
pose sotto il suo tiranuico dominio.
E prima di tulio diremo che la separazione del potere temporale dallo
spirituale che essi sì di frequente
vagheggiano, è dallo stesso oracolo
di Roma grandemente riprovata, per
cui al cattolico, quando quello ha
parlato, non è lecito cavillare sulla di
lui decisione, e meno sostenere la
convenienza che quella separazione
si compia. Ora qualunque sia il governo con che il papa regge i proprii
Stati egli è a ritenersi che egli segua
strettamente le sue dottrine direttive,
e si ponga con esse nella migliore armonia. Che se non è lecito il supporlo in contraddizione con se stesso,
se di tale verità d’altronde ne accertano gli organi pubblici che sono
suoi interpreti, veggano ora quegli
scrittori a quale enormità di conseguenze si troverebbero trascinati se
volessero più a luogo o più logicamente sostenere l’abbracciato sisleiua.
In quello Stato mancano dei tulio le
condizioni prime di una libertà civile
comunque intesa, non libertà dì persona, non libertà di domicilio, non
liberlà di proprietà.
Le persone vi vengono bistrafliile,
perseguitale , imprigionale e condannate senza veruna delle consuete guarentigie di giustizia; il domicilio vi è
sempre aperto alle vessazioni di iu;a
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turpissima polizia, e profanato dalla
■violenza degli sgherri; la proprietà
non regolata da un codice, ma sottoposta al regime arbitrario e contradditorio di inOoite disposizioni, le quali
finiscono per porre il privato cittadino
nella balia della corruzione giudiziaria e deH’arbltrio che tutto osa. 11
pensiero di ogni civile miglioramenlo
che parta dai cittadini è quindi
ivi riguardalo siccome una congiura
contro l'assoluta e indiscutibile autorità del sovrano, 0 come un malvagio
attentalo «da cui non deriverebbe
briciolo di temporale vantaggio pel
popolo, ma nuove miserie c calamità 11. Sono parole del vivente pontefice; lo che vuol dire che per uno
Stato modello, o informato alla maniera di quelli retti dal papa, la miseria e le calamità devono essere
la condizione normale dei popolo, e
qualunque desiderio di liberlà e miglioramento dovrebb’ essere respinto
siccome innovazione pericolosa e
malvagia.
Che diremo poi di que’ principii
che voi pubblicisti professate intorno
alla liberlà pohtica ? Voi vedete che
il Vangelo, quantunque non scenda
nella sfera dei sociali diritti, e non
coslituisca la loro norma direttiva,
tultavolla sanlifìcando il senlimento
interiore di giustizia, serve mirabilmente a far rispettare siccome giusti
ed intiolabili tulti i diritti naturali
degli individui e dei popoli. Ma per
voi la vostra norma non può già essere il Vangelo , ma solo la dottrina
caltolica quale è professala daH’ecclesiastica gerarchia, alla quale unicamente conoscete la potestà di risolvere 1 dubbii, e di pronunciarsi sulla
legge morale o del costume. Secondo
la Chiesa, che cosa suona in bocca
vostra liberlà popolare, diritti nazionali 0 peggio sovranità nazionale? Ìi
forse la teorica delle doitrine di Roma
che ammette codesti principii di che
voi recisamente sentenziate ogni giorno
nelle pagine che sparpagliale nel pubblico? Ogni quistione di diritto popolare e di sovranità nazionale, voi velo
dovete sapere, porla seco un giudizio
di vita e di morie per certi poteri e
per certe sovranità le quali non hanno
altro puntello ed allro titolo per esistere che il terrore e la forza brutale.
Nè crediate che cosilTalta forma di
governi incontri la riprovazione di
queU’aulorità ecclesiastica che deve
reggere le vostre coscienze; chè anzi
essa la sostiene come giusta, e respinge non solo come inopportuna ,
ma condanna come illegale ogni discussione che tenda a porre in controversia una forma di governo per
quantunque feroce ed inumano. Un
tal dubbio da parte di un cattolico
atletìterebbe niente meno che alla
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manifestazione della volontà clivioa,
sulla giustizia della quale non puossi
levare nè obbiezione, nè dubbio. Il
papa infatti, conseguente a se stesso,
disconosce ogni principio giuridico
che miri a collocare in una sfera
umana la sorgente d’ogni specie d’autorità, la quale è tutla ed esclusivamente divina, quasicchè Dio avesse
creato l’uomo spoglio d’ogni diritto,
e non avesse abbandonato al suo libero arbitrio ogni forma di umano
reggimento. Per la Chiesa un’autorità
di derivazione umana o sociale non
esiste; per ogni dottrina comunque
timida e moderata che a questa si
opponga, ella riserva la sua riprovatone, e la dichiara sovversiva ed ingiusta.
Voi potete inorridire rileggendo ciò
che un papa scriveva pochi lustri or
sono alle popolazioni infelici della
desolata Polonia; ma pure il vostro
orrore proviene da traviati sentimenti,
sentimenti di falso umanismo, poiché
agli occhi del romano pontefice non
poteva presentarsi che il diritto dello
Czar a dominare su quelle contrade
che avea da Dio ricevute in potestà,
e nessun diritto quindi egli potea riconoscere in que’ popoli, cui restando
pel fatto della conquista il solo dovere di obbedire, niun diritto più conservavano nè agli averi, nè all’onore,
nè alla fede, nè aH'anima che veniva
loro rapita. Così giudica un papa, e
dee cosi con esso giudicare un cattolico che non voglia alla legittima autorità ribellarsi, o non siasi a sua
stessa insaputa , come avviene appunto di questi pubblicisti, ribellato.
La teoria politica della Chiesa romnna
è la santificazione della forza, delle
torture e delle miserie dei popoli ;
quindi il famigerato Gregorio XVI
scongiurava Iddio affinchè il ferro
moscovita sulle ruine delle incendiate
città e sui cadaveri de’ trucidati Polacchi restituisse in quelle misere provincie « l’autorità del legittimo potere ». ¡Vè più esplicita può apparire
una tale dottrina, e quindi quella
della Chiesa di Roma quanto dalle
parole cou cui il medesimo condanna
« la detestabile insolenza e malvagità
di coloro, che infiammati da sfrenuta
passione di precoce libertà, a (utt’uomo s’adoprano onde scrollare e rovesciare ogni diritto de’principi, e portare ai popoli il servaggio sotto le
apparenze di liberlà. A lale intento
miravano per certo i scellerati delirii
e divisamenti de’Valdesi, de’Beguardi,
de’ VicleQti ed altrettali figliuoli di
Belial, la qual feccia e vergogna del
genere umano questa apostolica sede
colpì tante volte de’suoi anatemi. Nè
quegli astuti ad allro scopo volgono
le loro forze se non a potere esultanti
congratularsi con Lutero «di essere
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tulti liberi » e per arrivarvi più facilmente e più presto imprendono con
somma audacia qualunque più grave
delitto ». Ecco 0 pubblicisti che tanta
tenerezza e sommessione vantale per
la santa Sede, voi che piangete la miiiacciala unità della fede d’Italia,
guardate un po’ a qual prezzo vi è
dato di poterla conservare. Noi che
parliamo la schiena voce del vero
quale è deposta nel Vangelo del Cristo, noi che per l’uomo livendicliiamo
alT usurpazione di Roma la liberlà
d’esame e di coscienza, che è allo fondamento eziandio d’ogni libertà civile
e politica, noi siamo que’scellerati
coperti d’ogni infame deliiloe di tulio
capaci per sottrarsi ad ogni vincolo
di legge. Nè noi soli, badate bene,
siamo codesti scellerati; poiché voi
pure figurate nel novero di coloro che
s’attentano <- attaccare ed abbattere
ogni diritto di principi » ; voi pure
difensori della libertà civile e politica,
della liberlà di coscienza e di culto,
voi pure siete figli di Celiai ; voi formale il seguilo di que’ Vicleiili, di
que’ Beguardi, di que’ Valdesi ed altra simile feccia che non abborre da
« ogni più grave delitto per condurre
i popoli al servaggio sotto l’apparenza
di libertà ». E che ? la vosira dottrina non è ella conforme alla noslra
su questi punti essenziali? Ignorate
forse che il papa poneva all’indice
gli scritti di un Gioberti e di un Rosmini, dei suoi più caldi apologisti
che abbia avuti in questo secolo? Ma
il papa, e quindi la Chiesa hanno ragione, poiché a seguir voi, o ad attuare il disegno di un papato ideale
quale fu concepito da que’ due vasti
ingegni, egli dovea perigliarsi in tale
tentativo, in cui per certo la Chiesa
caltolica sarebbe perita, ed avrebbe
affrettala d’alcuni lustri la sua definitiva caduta.
Oh ! non chiamatevi adunque nè
liberali, nè patrioti, poiché voi incorrereste indubitatamente nelle censure
del pontefice; perchè voi porgereste
novello alimento al fuoco della discordia che già gravemente minaccia
quella unità di fede in ehe vi predele
congiunti. Non pensale nè alla gloria
nè alla libertà del vostro paese, poiché ogni tentativo di rendere indipendente la patria nostra comune sarebbe
una ribellione aH’autorilà legittima, e
porreste il pontefice, il padre vostro,
nella cruda necessità di invocare con
gemiti da Dio il trionfo delle armi
straniere onde sulle ruine delle vostre
mura cittadine e sui cadaveri de’ vostri tìgli venisse ristabilita « l’autorità
legillima nelle sollevate provincie ».
Non invocate più il caro nome d’ Malia, poiché ogni voto che voi faceste
per essa sarebbe uua colpa; datevi
fretta anzi di cancellare i nomi gio-
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riosi delle vostre battaglie, fate scctnparire dalle pareti i nomi de’ vostri
prodi caduti magnanimamenle sui
campi, imperocché in orrore dovete
avere cotesti dannati, e se voi siete colpevoli di un qualche bel fatto, di cui
a torto v’ onorate, fatene penitenza
siccome d’un grave peccato. Le vittorie di Coito che si sovente richiamate con orgoglio, le difese nobilissime di quelle due madri delle arti che
s’appellano Venezia e Roma, furono
forile portate all’unità della fede, un
grave peccalo, o pubblicisti, per le
vostre cattoliche e romane coscienze.
Ma no: voi non rinunciate, nè intendete rinunciare al disegno della
nazionale indipendenza, nè alle liberlà
di cui godete, nè al tesoro delle glorie patrie", ma in queslo caso ponetevi
una mano sul petto, e domandate alla
vostra coscienza se voi potete, senza
rossore e senta incorrere taccia di
stoltezza o di ipocrisia, difendere un
principio che rinnega e conculca tutto
quello che avete di più caro, cbe condanna ciò che voi tutelale colla voce,
e siete parati a conservare co! braccio.
Decidete voi, se come uomini e come
cittadini potete colla stessa mano proteggere ed abbattere il papato, c iu un
con esso l’unità della fede caltolica. Voi
dovete scegliere, poiché troppo a lungo
fu pmai protratto queslo scandalo che
fa la piùstrana mescolanza della verità
e della menzogna con grave turbamento degli animi e delle coscienze.
ESPOSIZIONE EVAXGEIICV
lDler|)rcl.azioiie della Bibbia
Ut
Esposta cosi la dottrina evangelica intorno aH’intcrpretazione della Bibbia, non
ci resta che a dimostrare l’insussistenza
delle pretensioni di color» i quali sostengono la necessità di un trilinnale visibile per
tale interpretazione. Se lale tribunale esistesse dovrebbe essere stato stabilito da
Gesù Cristo. Ma chi ha il Vangelo in mano
sa die Gesù Cristo non solo non ha stabilito un tale tribunale, cbe anzi ha espressamente vietato di avere altri maestri fuori di lui specialmente nella Inter
prelazione della Bibbia.
Supponiamo dilTatti lo stabilimento di
un tale tribunale. Gesù Cristo lo avrebbe
stabilito presso gli Aposloli ed avrebbe
ordinalo ai Cristiani di ricorrere ad essi
e specialmente a Pietro per l'interpretazione della divina parola. Apriamo dunque il Vangelo e cerchiamovi questo tribunale. Nel capo undici di s. Luca Gesù
Crislo parla dei farisei e dottori della
legfie i quali si attribuivano ii diritto di
interpretare la Bibbia, ed al versetto 52
dice così : « Guai a voi, dottori della legge!
perciocché avete tolta la chiave della
scienza; voi medesimi non siete entrali,
ed avete impediti coloro che entravano».
Noi Evangelici per non trarre su di noi
questo guai non togliamo la chiave della
scienza, non ci rendiamo simili u Dio
voleadu interpretare infallibilmente la
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sua parola, non impedíanlo coloro che vogliono entrare, per l’inHuenza dello Spirito Santo, nell’intelligeDza delle Sanie
Scritture, ma cerchiamo di entrarvi noi
insieme cou loro.
Nel capo xxiu di s. Matteo è esclusa
più cliiiramente la dottrina del triliunale
visibile. Nei versetti 8 e 10 Gesù Cristo
vieta espressamente ai suoi discepoli di
essere chiamati maestri e dottori; imperciocché, egli dice, uno solo è il vostro
maestro, uno solo è il voslro dottore,
cioè Cristo, e voi tutti siete fratelli. Basta
il solo senso comune per vedere chiaramente in quel passo cbe Gesù Cristo
esclude dalla sua Chiesa il magistero ed
il dottorate sulla interpretazione della divina parola : esclude dlfTatli quel magistero e quel dottorato che consisteva nel
monopotio che si erano usurpato i rabbini
di interpretare la Bibbia. Chi si arrogherà
dunque nella Chiesa di Gesù Cristo il diritto esclusivo d’interpretazione, sarà simile a quei farisei tanto rimproverati da
lui. Chi vuole essere pecorella del buon
Pastore Gesù, deve ascoltare la sua voce
(Giov. X, 27), unicamente la sua voce, e
non la voce del mercenario che fa monopolio della divina parola.
A queste testimonianze cosi chiare aggiungiamo l’altra dello stesso Gesù (Gio.
v, 31-39). «lo non prendo testimonianza
da uomo alcuno .... investigate le Scritture, esse souo quelle ohe testimoniano
di me V. Egli dunque rimanda alle Sante
Scritture e comanda che ognuno debba
istruirsi io esse: dicendo che quelle rendono testimonianza |di Lui, insegna che
esse sono abbastanza chiare per essere
intese da tutti, ed escludendo la testinioniauia di qualunque uomo, esclude asso
lutamentc dalla sua Chiesa un mngislern
qualunque, im tribunale infallibile per la
interpretazione della divina parola.
Ma il grande argomento di coloro cho
sostengono la necessità di uo Tribunale
visibile per l’interpretazione della Bibbia
è tolto da un passo male citato, e mala
inteso della seconda lettera di s. Pietro
capo III, V. 16 : noi citiamo per ora quel
passo colle parole della versione di Martini: «come anche in tutte le epistole
dove parla di questo, nelle quali sono
alcune cose dillicili a capirsi, le quali gli
ignoranti ed i poco stabili stravolgono,
(come anche tutte le altre Scritture) per
loro perdizione ». Facendo parala di queslo passo, i clericali cantano vittoria contro di noi: ecco, essi dicono, lo stesso
s. Pietro confessa die la Bibbia è oscura;
e cbe coloro che vogliono interpretarla da
se stessi la stravolgono a loro perdizione.
Ma con buona grazia dei clericali, san
Pietro ha voluto dire luti’altj:o di quello
cbe essi gli fan dire: noi facciamo appello
al buon senso ed alla coscienza de' nostri
lettori.
Ammettiamo per un momento la versione di Martini; cosa proverebbe quel
passo contro la nostra dottrina? ^'oi nou
diciamo che ogni uomo possa intendere
a sua voglia tutta la Bibbia; ma diciamo
che la imeudono, per quello che riguarda
la loro salute e la loro edificazione, coloro
che la leggono con fede e con preghiera,
e che hanno il lume dello Spirito Santo.
Quindi sebbene s. Pietro dicesse quello
che gli fa dire Martini, che cioè gli ignoranti ed i Fpoco stabili stravolgono non
solo alcuni passi di s. Paolo, ma bensì
tutte le allre scritture a toro perdizione,
nou direbbe dò più nè menu di quello
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che noi slessi diciamo. Imperciocché noi
confessiamo cbe gli ignoranti ed i poco
slaliili, cioè coloro cbe non sono ammaestrali dall’ unico nostro Maestro Cristo
Gesù,DiOMANiFEST*TO IN CARKE, Stravolgono tulle le Scritture a loro perdizione.
Ma chi sono costoro?—Sono f|iiplli ai quali
l'iddio di queslo secolo ha accecale tementi-, non già gli umili discepoli, cbe come
Maria sorelladi Lazarose ne stanno ai piedi
di Gesù per ascoltare i suoi insegnamenti.
Però noi non po.ssiamo ammettere questa versione del Martini, il quale ha iradotto non dall’originale, ma dulia volgala,
e neppure ha tradotto fedelmente. Ecco
le parole della volgala per quelli de’ nostri lettori che sanno di Ialino. Sicut et
in omnibus episloUs, loquens in ets de
his, in quibus sunt quwdam difjicilia intelìeclu, quce indocti, et instabiles depravant sicut et ceteras scripturas eie. :
quindi ia traduzione letterale sareblte:
ic siccome anche in tulle le lettere, parlando in esse di queste cose, nelle quali
ve ne sono alcune diilìcili a comprendersi, e che gli ignoranti e gli instabili depravano come tutte le altre Scritture alla loro perdizione ». Volendo dunque stare alla volgala non è vero che s.
Pietro dice che nelle lettere di s. Paolo
vi sono dei passi difficili a comprendersi,
raa dice soltanto che parlando di queste
cose: e quali sono queste cose? si legga
il versetto antecedente: cioè che dobbiamo « riputar per salute la pazienza del
Signor nostro ». Ma quale è quel cristiano
evangelico che nieghi esservi in religione
dei soggetti malagevoli a comprendersi ?
Chi niega che s. Paolo, il quale nelle sue
lettere ha trattato di tulli i soggetti religiosi non ne abbia trattalo anche dei dif
ficili a comprendersi ? Chi niega che coloro, i quali leggono la Bibbia senza lo
Spirito di Gesù Cristo, anziché ricavarne
profitto ne ricavino danno a toro perdizione? Ma dove è in questo passo di san
Pietro la prova del lrit)unate visibile?
L’originale greco peiò toglie inche
l’ombra della difficollà; imperciocché sta
scrilto sj ot; nei quali, e non già sv ai;
nelle quali-, onde vuol dire non che le
lettere di s. Paolo sieno difficili a comprendersi, ma che si tratta in esse di soggetti malagevoli a comprendersi daH’iiomo carnale, dall’uomo ignorante e non
bene slabiliio nella fede; e questo appunto é quello che noi diciamo, ma ciò
non istiibilisce la necessità d’un tribunale
infallibile.
Ma a stabilire viemaggiorrnente la nostra tesi veniamo alla pratica : osserviamo come si regolano i cristiani evangelici,
e come si regolano i cattolici romani nella
interpretazione della Bibbia; i primi coll’aiuto dello Spirito Santo, ed i secondi
col loro tribunale visibile ed infallibile,
e ciò faremo a Dio piacendo io un terzo
articolo.
ASSISTENZA DEI MALATI
Io fui inferiDO e voi nù
visitaste.
Mail. XXV. 52.
Le opere di cristiana carità, special •
mente l’assistenza dei malati, al dire dei
clericali non esiste che fra di loro. Solo
i clericali hanno le suore di cariià, solo
fra di loro i malati sono assistiti cristianamente ; fra gli Evangelici tutto è egoismo; i malati sono abbandonati alla trista
loro sorte. Quella carità evangelica della
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ijiiale ei proponiamo tenere parola, non
ci permeile d’iniralteDerci ad analizzare la
pratica dtlla carità di f|iiesii tanto vantati
caritatevoli istituti- dei clericali. Noi ci
vogliamo intralti'nere piuttosto della carità verso i maiali che si usa nelle Cliiese
Evangelicbe. Potremmo contrapporre all’istiiuio delle fuore di carità cattoliche
l’istituto delle diaconesse evangeliche;
alla carità dei particolari fra i Cattolici
potremmo contrapporre la carità dei particolari fra gli Evangelici ; a quella dei
preti potremmo contrapporre quella dei
pastori, raa tali paragoni ci porterebbero
forse ad offendere la carità mentre parliamo di essa. Ci limiteremo per oggi a
dire poche parole di due sole fra le molte
socielà libere isiituile per l’assistenza dei
malati nella Chiesa Evangelica.
Da venti anni a quesla parte si è formata io Berlino un’ associazione di uoj, mini di tutti i ranghi, di tulle le condizioni, la più parte dei quali sono operai,
i quali si sono uniti in una santa alleanza
onde consolare i poveri infermi, specialmente gli abbandonati. Hauno divisa la
ciltà in quartieri ed in ogni quartiere si
è formala una congregazione subalterna
cbe dipende poi dalla congreg.iziorie generale. Non solamente questi Cristiani si
occupano colle loro persone, impiegano i
giorni e le notti quando il bisogno lo richiede per la cura dei maiali, raa si lassano per pagare i medici, le medicine e
tulto ciò che occorre per la cura di essi.
Questi Cristiani evangelici vanno essi
stessi in cerca degli infelici che soffrono,
e quando hanno trovalo un malato cercano di mettere in ordine la sua cameretta, accomodano il suo letto, fasciano
le piaghe, corrono in cerea del medico e
delle medicine, fanno in una parola tulio
quello che la cariià cristiana la più amorosa esige dai di>cepoli del Vangelo. E
cosa assai edificante il vedere un povero
operaio stanco dopo unu lunga giornata
di travaglio vegliare la notte per puro
spirito di carità onde sollevare le angosce
di un povero infermo. Ncll’avvicinar.si ad
un malato scunosciuio essi incominciano
a prodigare le loro cure per migliorare
lo stato materiale deH’infermo, e allorché
se lo sono reso benevolo per le loro cure
incominciano ad annuniiargli Gesù Cristo,
e la salule per esso : poscia con bella manii ra, senza annoiare l’infermo con lunghe
discussioni, gli leggono i passi più consolanti del Vangelo, e la preghiera spontanea e fervorosa esce dal cuore del caritatevole visitatore, si solleva fino al cielo,
e penetra bene spesso nel cuore dell’infermo che per tal mezzo è condotto a
Dio.
I fratelli di uno stesso quartiere si riuniscono il sabbato sera per edificarsi insieme, per incoraggiarsi, per comunicarsi
le esperienze della settimana, e per dividersi il travaglio della settimana vegnente. Una volta al mese vi è la riunione
generale di tutti i quartieri ove si tratta
dei bisogni generali della Socielà, e si
mantiene così l’unione di spirito e di
operazione che è tauto necessaria in simili opere. 1 Cristiani ricchi che per
un motivo qualunque non possono far
parte della Secietà, si reputano felici
di poter contribuire co’ loro soccorsi
al benessere di essa. 1 pastori sopratlulto trovano in questi cari fratelli degli aiuti preziosi per il loro ministero,
e la più parte di essi sono nella Società,
e la incoraggiscono col loro esempio e coi
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loro aiuti, 11 frttto seguente è tolto dal
rapporto del ventesimo anniversario della
Società celebrato il 15 settembre scorso.
«Fra i malati della mia parrocchia, diceva il pastore Orili, ve ne era uno cbe
soffriva (la quattordici ann\: erano nove
anni dacché giaceva nel suo ietto. L’asfociazione lo ha visitato ed assistito continuantienle, Quest’uomo era stato nella
sua vila di una condotta pessima e brutale; quasi ogni giorno tornava in casa
ubriaco e sfogava la sua rabbia contro la
moglie, Allorché io fui chiamato presso
di lui, lo trovai giacente in un angolo
di una cantina oscura e umida ; l’associazione prese immediatamente cura di lui,
10 trasportò iu luogo migliore, e l’ammalato divenne tranquillo. 1 nostri poveri
operai lo vegliavano tutte le notti e lo
visitavano fra giorno. Alla visla di tapia
carila, alle esortazioni amorevoli, agli invili che il Salvatore gli faceva sentire
nella sua parola non seppe resistere quell'uomo altra volta sì brutale. Finalmente
fu convertito : la Grazia vinse, il suo cuore
fu ripieno dello Spirilo di Gesù Cristo,
ed incominciò a vivere quella vila di pace
e di tranquillila che è propria dei tìgli di
Dio, e nella sua miseria, nei suoi dolori
si prolestava che non avrebbe voluto cambiare la sua condizione cup quella dell’uomo il più ricco ed il più felice secando
11 mundu; domandò di partecipare alla
cena del Signore e la ricevè con sentiineuti di fede e di amore in guisa che
cadevano le lagrime dagli occhi a tutli i
circostanti. OUq anni ancora durò in quesla guisa. Finalmente nel mese di agosto
morì nella pace del Siguo,re. Pochi giorni
avanii la sua morte, dice lo stesso pastore, fui avvisalo che delirava, e nel suo
delirio faceva dei conti : andai a vederlo e
lu trovai sopito. Dopo di averlo scosso e
che ini ebbe riconosciuto, gli dissi; Ebbene, come vanno i vostri conli? ed egli
aprendosi all’espressione della più grande
gioia, mi rispose eoa ua sorriso ; 1 miei
conti sono saldati ; io soggiunsi : £ ehi li
Ua pagali? Il mio Salvatore Gesù Cristo,
mi rispose: e poscia ripetè i versi del nostro bel cantico alemanno. « Il sangue e
la Giustizia di Gesù Cristo sono il mio
ornamento ed il mio abito da nozze: cou
questo io potrò sussistere dinanzi a Dio
quando entrerò nel suo regno celeste».
Pochi momenti prima di morire ripeteva
sovente « alla casa, alla casa u e la moglie
credendo che vaneggiasse gli diceva, non
sei tu dunque in casa? « No, ris|)ondeva
il moribondo, io vado ora io quella casa
che mi ha comprato il mio Salvatore
Gesù Cristo ». Tale fu la fine di queslo
uonno convertito specialmente per le cure
della pia associazione ».
Fatti simili di conversioni accadute per
la cura di questa pia associazione ge ne
potrebbero narrare a migliaia; ci restringeremo a narrarne ancora uno.
Un povero vecchio paralitico giaceva
da ventiflove anni nel suo lello di dolore;
egli era talmente abbandonato che sarebbe
potuto morire senza che nessuno se ne
avvedesse; ma quello che faceva il suo
stato peggiore era la sua incredulità. Egli
non voleva la cura di pie persone perchè
temeva gli parlassero di lieligione. 1 vicini iDCominciavano a vedere lutte le sere
un uomo che entrava come di nascosto
nella cameretta del malato» vi restava
delle ore e qualche volta l’ioliera notte;
incominciiirono ad avere curiosità per sapere chi si fogse costui ; era un fratello
11
dell’aBsociazione il quale avendo scoperto
Ih sofferenze del povero malato, andava
a prestargli soooorso, e senza parlare di
Religione alle sue orecchie, faceva parlare la sua carila veramente crisliana.
Passarono molti anni in quesla guisa, allorché una sera entrando il giovane cristiano trovò il vecchio infermo che si
affaticava a scrivere colla matila alcune
parole che consegnò al medesimo accioochè dopo la sua morte le pubblicasse nel
rapporto annuale dell’associazione. In
questo scritto egli rendeva testimonianza
all’associazione che era stato convertilo
alla vista di quella grande carità, e faceva
voti perchè l’associazione prosperasse
sempre più per la salvezza di molto aDime.
Ma la carità cristiana non si restringe
ai soli uomini. Alla slessa rpuca e sul|e
stesse basi si è formata altresi una Società di donne, culla sola differenza che
essa ha sentito la necessità di formare un
ospizio non essendo conveniente al sesso
di girare la notte in ogni sorta di case per
visitare gli infermi. In uno degli ultimi
rapporti leggiamo che l’associazione nel
corso dell’anno ha sovvenuto selteoento
ottaiitaquattro malate povere, cioè quattrocento quarantatre sono stale curale
nelle loro case, alle quali oltre le medicine, gli abiti, le biancherie, sono state
distribuite quattromila soicentocinquanta
razioni in zuppa ed altri alimenti confacevoli al loro stato. Nell’Ospedale poi si
sono calcolate venticinque mila giornate
di soggiorno per le inferme; duecento
trentuna inferme ne sono uscite guarite
di corpo e quasi tutte convertile, e cin-t
quantasei vi sono morte quasi tulto uella
pace del Signore.
Questi fatti tolti dai rapporti pubblicali
colle stampe e raccolti qei giornali religiosi, dimostrano che la carità cristiana
non è estinta nella Religione Evangelica,
e che i clericali calunniano allorché dicono che il protestanlisniq non ba la carità. Noi per nostra parte conchiudiamo
questo articolo dirigendo ai nostri lettori
quelle parole che Gesù Cristo indirizzò al
Dottore della Legge (Luca x, 37), Va, e
fa il» il simiglianle.
FESTA DEll’EMANCIPAZIOÌÌE
NELLE VALLI VALDESI.
Chi gentilmente ci mandò la seguente lettera, vorrà averci per ¡scusati, se, atteso I’ oratarda cui ci
giunse venerdì scorso, non potemmo,
come sarebbe stato nostro desiderio,
pubblicarla fin d’allora.
La Torre 22 febbraio 185i.
Caro signor Meille,
Spero che qualcuno prima di me vi
avrà dato notizia della nostra festa d'Emancipa^ione — Avendo io fatto tardi a
motivo di certe circostanze, prego la
Suona Novella di scusarmi e scriverò per
voi solo. Così sarò più libero e più lungo Era corso voce che queslo anno, per l’influsso di non so qual nugolo passato nell’atmosfera, i cuori sarebbero poco disposti a celebrar feste— Ma venuto il bel
giorno fu poi tntt’altro: e la sera vi fu
più d’uno che disse: « Questa è stata per
me la più bella di tutte. « Se più bella
o meno, non saprei dire, chè facilmente
sarei ingiusto per gli anni scorsi — C’ò
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però la differenza che essendosi divisato
di mettere a parie della coinutie allegrezza anche i fanciulli delle scuole elenienlarl (parlo diTorreedi s.Giovanni.),
erano alnaeno due settimane che durava
la festa per quei bambini —Tulti i maestri incoraggiali dairoltima socielà dell’
Unione Cristiana Valdese erano intesi che
ogni fanciullo che avrebbe tre soldi in tasca sarebbe arruolato per il 17 febbr. —
Promisero i genitori; e vi so dire che
Diuno dei funciulli lasciò dimenticare la
promessa......
Spuntava finalmente il giorno 17, come
tutti i passati anniversari della noslra Emancipazione, con un'aurora che ti riempiva il cuor dalla gioia —- Al primo zefiro
della mallina sventolavano quelle bandiere di colori'non tutti nazionali, ma
che ricordavaii pure i tripudi del 48. Non
un nugolo in lutto il nostro bel cielo turchino, al quale facevan cornice solaments
i monti ancor coperti di ueve — Ed invece di quella bizza che il giovedì e il
sabato faceva star lulti imbacuccati, uu’
aurelta di primavera c'invitava a mostrare
il viso contento — La Guardia Nazionale
adunata per tempo slava aspettando schierata sulla piazza del municipio quando sì
semi la tromba della compagnia del Collegio — Fatti i convenevoli come si usa
tra militi, fu dato dai veterani il posto
d’onore ai giovani, e alle dieci e mezzo
il municipio valdese, con alcune altre
persone, preceduti dagli studenti, e seguiti dalla guardia nazionale, salirono al
tempio accom(iagnati dalla musica.—
Dopo la lettura e il canto del salmo
103, il signor Charbounier volse rette parole ai suoi numerosi uditori — Uammeutando la parola di G. Cristo: « Se il Figlio
vi francherà voi sarete veramente liberi »
egli vorrebbe che a quelle gloriose libertà esteriori, aggiungessimo quella interiore, fonte e custode di tutte, la quale
ci libera dalla schiavitù della morte e del
peccalo, e ci fa servi del Signore — Egli
vorrebbe che mentre II 17 febbraio c’invita a festeggiare la tempoiale Etnaneipazione, ci spingesse pure a chiedere al nostro Divino Redentore quella Emancipazione spirituale che scioglie i legami del
peccato e stringe quelli che ci legano a
Dio. Quelli son liberi che posson dire —
" Chi mi separerà dalVamore che Iddio
mi ha dimostrato io Crislo Gesù? — »
All’uscir del Tempio tornammo tutli a
suon di bella musica ad accompagnar la
Guardia Nazionale là donde eravam partiti -• Poi rotte le righe, cencinquanta
persone circa, si recarono nella scuola ove
era stato imbandito un frugalissimo banchetto di 23 soldi a testa—Tranquilla
quanto frugale fu quella raunanza.
Il signor Sindaco, al cui zelo dobbiam
buona parte del bell’andamento della festa, porlo il primo brindisi al nostro
re Vittorio Emanuele, ai suoi Minislri e
alle Camere, alla giustizia dei quali noi
dobbiamo di aver potuto godere dei dirilli che ci diede emancipandoci il magnanimo Carlo Alberto — Il secondo brindisi fu per la noslra cara, e ancor non
tutta libera patria — l'Italia—In quel
momento enirò uno dei noslri fratelli italiani, il signor G. Nicollni, ii quale senza
che vi si aspettasse, fu accollo con applausi vivissimi, che ci valsero per parie
sua le parole le più commovenli ch’io al)bia sentite in quella giornata — « La gloriosa testimonianza de’padri vostri, disse
egli in sostanza dopo di aver ringraziata
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l’assemblea— il modo con cui Iddio ancora al presente benedice all’opera vostra
quando gii sapete imitare, ii bene di vedervi aperto tra le mani l’Evangelo, son
tali privilegi che rendon licn giusta la
gioia che oggi io vedo sui visi di tutti —
Sappiate continuare i’opcra e i sacrifizi
dei vostri avi, e Iddio vi benedirli ancora,
e vi !)enediranno pure non po(-bi dfi
vostri concittadini italiani » — Basta;
dirvi tutto e come, non saprei: perchè io
parole sgorgavano ardenti dal cuore: e
chi parlava del suo piacere di vedersi riunito ai suoi fratelli, e chi rammentava alla
riconoscenaa dei Valdesi tutli quei generosi che s’adoprarono ad ottenerci ia nostra Emancipazione — e al nostro amore
tutli quei nuovi fratelli che la parola deli’Evangelo fa sorgere da ogni parte d’Italia ; e chi con calde parole accompagnava nn brindisi a tulli i nostri bi'nefattori nella persona del generale Beckwiih
— Degli evviva non parlo — tulti quanto
ne avevano nei polmoni. —
Non furono dimenticati quest’anno ipoveri, tanto valdesi che no — Si era provveduto che il gioruo stesso si potessero
distribuire a più di cento famiglie un bel
pezzo di pan bianco per la festa.— La
colletta, senza parlar di quella che fu fatta
nel Tempio, produsse35 lire oltre lire 13
aggiunte da due amici dei quali avevamo
uno alla noslra tavola — Tutto ebbe fine
con un rendimento di grazie all’iddio nostro. —
Mentre noi eravamo a tavola a sentir
brindisi e discorsi, di fuori ci aspettava
tutta quella brigata di forse 250 fanciulli
di cui vi parlavo — Furono invitati a cantare, ma la cola non diceva. Sicché
fi parve meglio di avviarci ^ila volta
del fornaio. Suonò il tamburo e si
mosse la falange, non così pesante però
come quella di Macedonia. Tutti avevan
la coccarda tricolore; ma nelle bandiere b
poi eran rappresentati tulti i colori poli-J
tiri del mondo, non eccettuata la China Volendo alcuni amici dell'infanzia che
quei fanciulli non avessero a spendere i
tre soldi in altro che in pane, si erano
intesi nella settimana per far loro la così
detta Barrera che si fa alle nozze. Dunque buon numero di signore e signorine
ci aspettavano sul piazzale del Tempio
con la lor tavola imbandita. Arrivata la
Compagnia fece un triplice quadralo intorno al nemico, e in quattro minuti fu
principiato l’assalto davvero— Mentre le
signore facevano il giro da una parte,
dall’altra continuavano non interrotti i
fuochi — lu un attimo spari pane, e cacio e salame, spariron le mele e le ciambelle — L’ultima passò la secchia dell’acqua — Allora si niostraron disposti a
cantare. Cantarono li dinanzi alla Chiesa,
cantarono suibi piazza, cantarono ancora
in fondo della Torre. Poi non avendo incontrati i fanciulli di s. Giovanni i quali
aspettavamo, e facendosi sera, tornarono
su sino al luogo della Barrera, — e fuon congedati — Cinque minuti dopo
giungeva da s. Giovanni la musica e la
Cumpagnia del Collegio con i fanciulli di
questo Comune. Ma era tardi. Un’allra
volta, se Dio vuole, faremo meglio —
E qui è tempo ch’io vi dica che la musica diretta dal signor Melica, tanto in
Torre che a s. Giovanni si é merilata la
riconoscenza di tutti.—
Era notte ed ognuno aveva già in
mente la sua illuminazione — Fu un momento a veder lumicini a lujlte le fìnestre
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e ai tertazzi, —e nél contado, fuochi su
tildi i punti urt po’vistó?i. Era un incanto
di vedere qtia In lonlanania spiccarsi nel
buio i vecchi pedali degli alti castagni,
e perfino i lor rami ancora spogli, — là
Sulle vette dei colli, confondersi alcuni
fuochi, con le sfavillanti stelle deU’orizonte, —
I Deputati della festa di s. Germano
tornaron contentissimi tanto del buon ordine come della fraterna accoglienza. —
Vostro Amico
B. T.
¡notìzie religiose
Torino, — Fra giorni sar;\ presentato
alla discussione della Camera il progetto
di legge sulla riforma dei codice penale.
La relazione della Commissione è staiti
già distribuita. Togliamo da quella relazione alcuni paragrafi per quello cbe ri^
guarda ia liberlà di coscienja.
"La soppressione delle penalità comfninate alle oiTesc contro la Religione di
Stato, 0 a voce, o in iscritto, o per
istampa, dovrà pure più o men tosto
adottarsi ; perciocché la Religione vuol
essere difesa dalla venerazione dei fedeli^
dalle lezioni dei dottori, e adir tutto, dal
senso dei presenti benefizi, senza mestieri
di protezione politica, la qualej sendo
caduca, Bla iroppo al dissotto di lei che
è immortale e imperitura.
« Quando il Crislo ba profetato che le
porle ddl’iuferno non prevarranno contro
Ja sua Ciiiesa; chi sa comprendere la sollecitudine di Governi, che cristiani s'intitolano, per soffocare la discussione libera,
e sin pure in materie della Chiesa romana
professate per fede? Come paventare che
le parole dell’uomo la abbiano ad abbattere, se il dito di Dio la sostiene? Come
sognare sconfitte laddove il Signore, prevedendo gli scontri, le assicurò la vittoria ?
n E d’onde mai trassero che le armi, le
leggi, le ritorte, la scure valgono a rintuzzare i colpi contro la Religione, più
che non giovi lo scudo della Divinità
sollo la cui grande ombra maesto.?amente
riposa?
«Non irépidafórirt cosi i primi padri
della Chiesa , i gloriosi ionfessori della
fede. Saut’Anastasio vescovo d’Alessandria, del IV secolo, lasciava scritto, che
— non colla guerra e la spada, ma colla
discussione é la persuasione le sante verità si annunciano e si diffondono. —
«Nè, se finalmente si rinunciasse a sostenere la Religione con le sanzioni penali, avremmo solo guadagnato nella riverefJza spontanea di cui l’Altare e i sii'ii
Ministri si vedrebbero di nuovo clfconddti; rna ciò che è più, avremmo per
sempre tolto ai Magistrati di giudicare,
come improvvisati Minossi, delle peccata.
« Le offese al dogma entrano nel dominio della teologìa. Persistendo (utlora
lo Stato ad ordinare giudizi sulle opinioni
che per avventura contrarie alla fede si
spargono, andiam difliati all’assurdo di
una Corte di laici che siede e sentenzia,
come già i Concilii, sopra la legge divina Il.
Tali sono i generosi sentimenti ché la
Commissione manifesta per Porgano del
suo Relatore sig. avv. Tecchio. Al suo
tempo terremo informali i nostri lettori
dell’esito dì quesla interessantissima discussione.
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—Quando l’anno scorso accadde il misterioso furto della fjrande slatua di
argento della Madonna delta lu Consolata,
i clericali nei loro giornali, e nelle loro
prediche si promettevauo mari e monti
dalla pietà dei Torinesi, e pronieltevano
che per la festa di quest’anno la statua
sarebbe stata rifatta più bella della prima. Si apri difalli una sottoscrizione il
giorno stesso della festa , e nulla si è
omrnesso onde spingere la devozione dei
Torinesi a rendere pingue la colletta.
Ma VArmonia di giovedì pubblica una
notificanza della Commissione, composta
di selte nobili e due preti, colla quale
avvisa il puljlilico che la somma raccolta per questo oggetto aintnonta a
8,500 francbi (!!!), e che in conseguenza
si è deciso che la statua sarà fatta non
già di argento come si era promesso ,
non già del peso di 1,375 libbre, quale
era il peso della statua misteriosamente
derubata, ma sarà soltanto inargentata
secondo l’arte galvano-plastica. Questo
fatto parla da se, per cui ci asteniamo
dui commenti.
— Il Vicario generale della diocesi di
Torino ha pubblicalo l’indulto pontificio
per la corrente quaresima. Il S. P. permette ai Torinesi « di cibarsi di ogni
sorta di carni nel corso della quaresima,
eccettuati soltanto, oltre il venerdì e
sabato di ciascuna seltimana, il mercoledì delle Ceneri, quello delle tempora
ed il mercoledì e giovedì della settimana
santa ». In forza di questo Indulto la
quaresima si riduce a soli quattro giorni.
Pri'ssu. Un alinea di un progetto
di Legge comunale per la Vestfalia ha
dato luogo ad una discussione interessante nella seconda camera. Il Governo
proponeva una disposizione per la quale
non potesse essere eletto a capo dì una comune se non che un indivìduo che professasse lo religione cristiana. La sinisira
ed il centro si mostravano ostili alla proposta del Governo, e respingevano questa restrizione come un attentato alla libertà dei culti.
Nella seduta del 10 febbraio si Iev6 il
sig. Relchensperger e combatteva il progello in nome della libertà religiosa, e
deH’arl. 13 della costituzione cbe dichiara
la eguaglianza dei diritti civili fra i cittadini indipendentemente dal!e loro convinaioni religiose. Allri oratori si levarono alcuni prò, allri contro la proposizione; finalmente la proposizione fu
rigetlata a immensa maggioranza.
PunsiA. L’Ambasciatore inglese ha
preso sotto la sua proiezione i missionarii evangelici americani, Lo Schah ha
falto un editto di tolleranza religiosa:
ha permesso a tutti i suol suddili cristiani di cambiar religione se lo credono
buono. In forza di un tale editto i missionari evangelici hanno aperto due collegi, uno per gli uomini a Seir, ed uno
per le donne a Ooroomiah : nel primo
collegio vi sono già 40 giovani ; nel secondo 42 giovìnelte. In Geog-Tapa più
di 300 fanciulli frequentano le scuole
domenicali dei missionarii evangelici.
Indie, Arcot. Un celebre Bramino chiamalo Teìoogoo, il quale aveva speso
molto tempo e danaro per Istruirsi, si
è convertito al crislianesimo, e fi è unìlo alla Chiesa evangelica. Egli si propone di tnivagliare alla conversione dei
suoi compatriotti, e le sue cognizioni ,
ed il suo zelo potranno essere di grande
16
utililà per la propagazione del Vangelo
uelle Indie.
— Ceyìan. I progressi del Vangelo
sono assai rlmarnlievoli. Il numero di
toloro che accorrono alle islruzioni dei
missionarii evangelici aumenta ogni giorno. Dapertutto si fiihbricano cappelle, e
quei poveri indiani fanno a gara per
contribuire chi coH’npera chi con i doni
alla erezione di quelle. Una povera donna
non avendo altro che dure portò al missionario quanto riso potè raccorre nelle
sue mani, per contribuire anch’essa all’edificio.
CRONACilETTA POLITICA
PiEMOfiTK. — Fu cominciata alla Camera dei Deputati la discussione del progetto di legge sulla diminuzione temporaria del canone gabeltario.
Spagna. — Dietro ad una insurrezione
miliiare scoppiata a Saragozza, Madrid e
le provincie sono stale poste In istato di
assedio, e molti ed importanti arresti
eseguiti.
Parigi, 1 marzo, ore 8,23.
Dispaccio elettrico ricevuto a Torino
alle '¡re due e mezzo
All’Arsenale di Tolone si lavora giorno
e notte. Nolizie lelegraGche giunte in
Inghilterra recano in data del 15 corrente
da Costantinopoli, che un irattatoè slato
conirhiuso tra la Turchia, la Francia e
l’Inghilterra, e che l’aurnenlare del freddo
ha rallentalo dovunque le ostilità.
PIETROBUBCO, 15. — Il marisciallo
Paskewitch è stalo nominato comandante
in capo dell’esercilo russo sul Danubio.
E slato dato ordine alla squadra russa di
cercare di evitare uno scontro colle squadre alleate.
Alessandria, 18. — Un'insurrezione è
scoppiata nell’Alto Egitto.
Germania. — Si parla con sempre maggior fondamento dell’assolula neutralità
cbe Austria e Prussia unitamente agli altri Stati di Germania, intenderebbero di
mantenere nella grande guerra che sta
per scoppiare.
U:\ciiEniA. — Nella Transilvania e nei
paesi vicini all Ungheria si sono fatti molli
arresti. Gli emissarii di Kossulh, profittando del momento, hanno ricominciata
la propaganda e vanoo spargendo grande
quantità di carta-monetata rivoluzionaria.
Le persone le più compromesse sono
stale condotte a Vienna.
Inghilterra. — Ha fallo grandissimo
senso il discorso di lord Clartndon io risposta a lord Beaumont, in cui dopo aver
caratlerizzato cume infìnto e doppio il
cuiitegDo della diplomazia russa, e scusato il Governo di non avere prima d’ora
adottate misure energiche, egli dà l'assicuranza che la guerra sarà spinta colla
massima energia, e si lascia perfino sfuggire qualche parola sul da farsi in caso dì
felice successo per parte delle potenze
alleate.
Impero Turco. — Il movimenlo insurrezionale scoppiato nelle provincie greche
dell’impero, e segnatamente nell’Epiro,
si propaga ed incranriisce in modo assai
all.innante per il Turco. Un capo militare attivissimo dirige il movimento, c da
Ateoe partono ogni gioì no studenii e volontari che si recano ad ingrossare le fila
degli insorti. Queslo movimento è stato
da lunga mano preparato dalla Russia.
Direttore P. G. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. SOC. DI À. PONS E COMP.