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Anno 118 - n. 27
2 luglio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDESE
lOOeO TORRE PEIL ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VERSO L’ASSEMBLEA DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE DI OTTAWA
Alla ricerca dell'essenziale
Fra le informazioni e indiscrezioni al limite del pettegolezzo
proprie di alcuni settimanali e
di qualche quotidiano, e il rigido riserbo ufficiale delle autorità
giudiziarie e finanziarie cui spetta di fare chiarezza, non è facile
per il profano rendersi conto
della portata della vicenda Ambrosiano-Calvi che minaccia di
eclissare tutti gli scandali finanziari di cui sono costellati i
trent’armi di questa repubblica.
Ma; pur senza voler pretendere
di aver capito tutto, qualche considerazione posisamo farla anche
noi.
La prima è che per guarire la
foruncolosi bisogna far scoppiare
ì foruncoli, ed intanto agire sulle cause che li hanno provocati.
Il foruncolo « Sindona » scoppiò
per iniziativa di un ministro
(Ugo La Malfa) che per riuuscire dovette superare non poche
resistenze a tutti i livelli istituzionali. Il foruncolo « Ambrosiano » scoppia per una iniziativa
istituzionale (la famosa lettera
di fine maggio della Banca d’Italia e l’azione della Consob), il
che ci pare rappresenti una apprezzabile ingerenza ed apre
qualche speranza per l’avvenire.
La seconda è che sarebbe tempo di spiegare ai profani come
mai i bilanci di tutte le banche,
grandi e piccole, si chiudano con
utili in aumento, mentre quelli
di quasi tutte le aziende industriali e agricole (quelle che danno lavoro e produzione) trovano
sempre enormi difficoltà per pareggiare i loro conti. L’impressione che ne ricava un profano
è che l’economia di mercato,
sbandierata come possibilità di
risolvere i problemi che ci affliggono, sia nella realtà annullata
da un capitalismo esclusivamente finanziario, che non si preoccupa più di controllare i mezzi
di produzione, secondo la schema vetero-Kiarxista, ma fra tali
mezzi ha scelto esclusivamente
il denaro, considerato come entità autonoma. Non conosciamo, anche se le possiamo immaginare, le tecniche con le quali
l’Ambrosiano si è ridotto in questa situazione, ma conosciamo
ormai bene quelle di Sindona:
comprare, con denaro altrui, aziende sane (la ’Fenchi Unica, la
Facchetti, e via dicendo), svuotarle di ogni loro avere, lasciarle cadere come frutti spremuti,
e riprendere il gioco trasformando ricchezza reale in ricchezza
nominale. Fortuna che la giustizia americana si è dimostrata
più concreta, e meno condizionata, di quella italiana e ha messo cosi una brusca fine a tutta
la faecenda. Ma, quello che pare
certo, si è che, quando ci si limita a dare tutta l’importanza al
denaro, divenuto fine e non mezzo, anche l’origine del denaro
perde di importanza, il che spiega perché in tutte queste vicen
de l’intreccio fra mafia, droga e
attività finanziarie, è sempre più
evidente. Non è un rischio che
le nostre povere finanze potranno mai correre, ma cosa ne pensano i finanzieri di altra chiesa
« ricca » che troviamo sempre
immischiati in vicende del genere? Aveva ben ragione Rapini
a dire che « il denaro è lo sterco
di Satana ».
Niso De Michelis
Dopo l’erosione teologica e spirituale degli ultimi decenni, si tende verso il rinnovamento di
tutta la vita e non semplicemente dell’esperienza religiosa o delle strutture ecclesiastiche
Ottawa, la capitale federale canadese, è probabilmente una città cosmopolita. Lo diverrà comuirque un po’ di più nella seconda metà di agosto quando
ospiterà, dal 17 al 27, l’assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale (ARM). La famiglia confessionale che si rifà alla Riforma calviniana e zwingliana, ma che deliberatamente
ha sempre rifiutato una denominazione « personalistica », raccogie oggi 149 chiese viventi in 78
paesi dei sei continenti. Non è la
più numerosa e forte famiglia
confessionale, ma è forse fra le
più varie, raccogliendo chiese riformate (chiamate per lo più
presbiteriane nel mondo anglosassone) e, dal 1970, anche chiese congregazionaliste.
La partecipazione
Variopinto è il panorama del
protestantesimo riformato pre
sto riunito per la sua assise periodica. Riformati europei, dalla Romania al Portogallo, dall’Olanda all’Italia; maggioritari
in Scozia, in vari Cantoni svizzeri e (di poco, per poco?) in
Olanda, minoritari in vari paesi
deH’Est e in quelli latini, minoranze robuste in Ungheria, in
Gran Bretagna e in Francia; forti chiese nei vari paesi di cultura anglosassone, dal Nordamerica al Sudafrica, all’Australia,
alla Nuova Zelanda; tra le molte chiese riformate e presbiteriane, vitalità e ampiezza particolare mostrano quelle di Corea
e d’Indonesia.
La Chiesa Valdese sarà rappresentata da Fernanda Comba
e dal sottoscritto per la regione
europea; da Ricardo Ribeiro e
da Margy Roland per quella sudamericana, e poiché parteciperà
naturalmente Aldo (?omba, responsabile del Dipartimento Testimonianza e Servizio deU’ARM
e redattore del Service de Presse
Réformé, avremo... quasi la maggioranza, come ha commentato
scherzando il modeartore Bouchard!
Il programma
di lavoro
Il tema generale è: « A te appartengono il regno, la potenza
e la gloria »; erano stati predisposti degli studi biblici, che all’inizio dell’anno il past. Sergio
Ribet ha condensato in una serie di scritti sull’Eco-Luce; altro
materiale di studio è stato fornito ai deputati. I lavori si articoleranno in tre sezionit
1) Popolo del Patto e proclamazione del Regno di Dio: vi si
esaminerà soprattutto la dimensione e responsabilità missionaria della chiesa, nella mutata
prospettiva odierna.
2) Potenza della grazia e poteri di questo mondo: qui la rifles
DAL CULTO DELLA CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Quando la gente non ascolta
Qualunque credente impegnato nel lavoro evangelistico è da
molti anni conscio che la risposta all'annuncio dell’Evangelo è
quasi sempre scarsa e a volte totalmente mancante. Anche davanti a sforzi considerevoli, sul
piano dell’impegno personale e
comunitario, accade poco o nulla. Le nostre comunità langtiono
numericamente, il loro tasso di
incremento è molto scarso, sempre più rare sono le persone che
entrano nelle chiede a fronte di
quante, di fatto, ne escono.
Si tratta dunque di fronte a
questi dati di trovare risposte ad
un malessere, di andare all’analisi di un problema che esiste,
e non solo per noi. Un malessere che bisogna diagnosticare con
esattezza se si vuole evitare che
contagi nelle sue manifestazioni
più sottili — rassegnazione, .sconforto, isolamento — proprio coloro che sono chiamati, in prima
linea, all’annuncio dell’Evangelo.
La gente di oggi non reagisce,
non accoglie la nostra proposta,
non è disposta a cambiare vita
e mentalità. Si dirà: come sempre è stato. Certo, ma oggi in
maniera decisamente maggiore
che in passato.
Allora, come uell’Evangelo di
Matteo, per bocca di Gesù possiamo anche noi domandarci:
« A chi possiamo paragonarla,
questa gente? ».
Oggi, come allora, davanti ad
ogni tipo di invito e di predicazione la risposta è più che mai
quella dei fanciulli che non vogliono saperne di ballare alla musica allegra e che non si commuovono davanti alla lamentazione. Anzi, come ai tempi di
Gesù, la risposta dei nostri in
terlocutori può essere dura, sferzante, polemica, pretestuosa, piena di accuse. Una generazione
che non è disposta ad ascoltare
e men che meno a cambiare
mentalità, una generazione che
non accoglie gli inviti che le si
fanno, una generazione che si
tappa gli occhi per non leggere
i segni dei tempi.
Se c’è una cosa che certo non
è possibile sostenere è che la gente del nostro tempo, specialmente nel nostro mondo occidentale, manchi di segni sufficienti per
capire. La crescente divaricazione nella distribuzione del reddito, la crescita paurosa dei poveri
(8.000.000 in Italia sotto il minimo indispensabile per vivere) la
incapacità di garantire giustizia
eguale per tutti, il proliferare e
¡’accrescersi di potere della malavita organizzata, la violenza
che dilaga in varie forme e in
tutti gli ambienti, l’assenza di
prospettive per i giovani, la persistente disparità di diritti tra
l’uomo e la donna, l'incremento
folle dei consumi, la continua
corsa agli armamenti, la guerra
come mezzo per risolvere (o non
risolvere) i problemi, la lotta
per la supremazia delle risorse,
per il controllo dei mercati mentre milioni di uomini muoiono
di malattia e di fame e i paesi
più poveri non riescono ad avviare uno sviluppo che li tolga
dalla miseria. Non sono segni
questi? Non sono sentenze di un
giudizio già avviato sulla storia
e sugli individui?
Se noi andiamo a dire ai nostri concittadini queste cose, se
cerchiamo di metterli in guardia verso i più grandi, catastrofici guai ai quali andremo incon
Iro se non si cambia mentalità
e vita, se cerchiamo di assolvere a quello che è ben stato definito come « il ruolo profetico
della chiesa », cosa otteniamo?
Più o meno le risposte che dovette ricevere il Battista allora
e che l’Evangelo ci testimonia.
Siamo degli indemoniati, gente
che si occupa di politica e non
della salvezza delle anime. Se, al
contrario, usiamo un altro linguaggio e ci scegliamo come
compagni di cammino i « pubblicani » e i « peccatori » del nostro
tempo, gli impuri per i benpensanti e fraternizziamo con loro
non rifiutando di condividere le
loro esperienze, i loro problemi,
che risposta otteniamo? Più o
meno la risposta che ottenne
Gesù allora: gente poco seria,
amico e compagno di chi non sa
e non conta, che ha fatto la scelta sbagliata.
Di fronte all’apparente impotenza dell’Evangelo una risposta
nevrotica è quella della « .santità ». Se il mondo non vuole
ascoltare il nostro invito, se è
talmente cieco da non .saper leggere i segni dei tempi, che vada
per la sua strada. Importante è
avere la coscienza a posto. Con
il tempo questo atteggiamento
porta alla separazione (ma non
certo in senso di santità) tra il
credente e il suo prossimo. Ira
la comunità e il .suo ambiente,
costruisce nuovi farisei.
Una risposta altrettanto nevrotica è quella che nasce dal
desiderio tutto umano di raggiungere un compromesso: se c’è
qualcosa che non piace dell’Evan
sione sarà centrata sull’Evangelo a confronto con il « peccato
delle strutture », con esame dei
problemi del ’potere’, della ’legge’, della nozione di ’stato’, per
cercare di chiarire quali dovrebbero essere le relazioni fra chiesa, società e stato.
3) Teatro della gloria di Dio e
speranza per una creazione minacciata: sul tappeto la politica
di piano, l’ecologia, la gestione
responsabile delle risorse nel
quadro del disegno ultimo di
Dio per sua creazione: qual è la
nostra speranza cristiana?
Si valuterà il lavoro dei ’gruppi misti’ che hanno condotto colloqui fra riformati e cattolicoromani, anglicani, ortodossi, luterani, battisti, i documenti che
hanno prodotto; si porrà dunque la questione di come i riformati intendono la ’cattolicità’, e
l’autorità in base a cui valutare
questi documenti, nonché le nuove confessioni di fede che in varie parti del mondo chiese riformate hanno cercato di formulare (Madagascar, Sud Africa,
Giappone, Corea, Taiwan, Cuba,
Canadá, U.S.A., Gran Bretagna).
Altri temi di studio saranno: la
confessione di fede e il confessare — il culto — ricchezza e potere — razzismo (qui la compresenza neU’ARM di chiese sud
africane che appoggiano e praticano Vapartheid e di altre che lo
combattono potrebbe, secondo
vari responsabili, mettere l'Assemblea in un netto status confessionis, e al limite produrre vere lacerazioni) — una visione teologica dei diritti umani.
Per il rinnovamento
di tutta la vita
Claudio H. Martelli
Si tratterà dunque di « ritrovare l’essenziale » (E. Perret, segretario generale ARM): dopo la
erosione teologica e spirituale
subita negli ultimi decenni dalla
tradizione cristiana, potrà esserci dato di presentare un Evangelo che tenda al rinnovamento
di tutta la vita, non semplicemente dell’esperienza religiosa o
delle strutture ecclesiastiche (J.
IMcCord, presidente ARM). Tuttavia, nei suoi studi biblici preparatori, il prof. P. Pokomy, della Facoltà teologica « Comenius »
di Praga, osserva che si è criticato giustamente un certo spiritualismo e si è parlato molto dell'impegno cristiano nel mondo,
si che numerosi cristiani partecipano attivamente alla lotta per
la giustizia sociale, « la chiesa
non può e non deve prendere il
posto di un partito politico.
Quando lo ha tentato, la cosa è
quasi sempre finita male. Per
cui è preferibile che i cristiani
impegnati {»liticamente non
presentino le loro posizioni e i
loro programmi come la soluzione cristiana. Il peso della nostra testimonianza non dipende
daH’intensità e dalla varietà dell’impegno ecclesiastico nella vita
pubblica. Vi è troppa attività cristiana e troppo poca efficacia nel
Gino Conte
(continua a pag. 8)
(continua a pag. 3)
2
2 vita delle chiese
2 luglio 1982
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Gita a La Cianai
La passeggiata storica, organizzata dalla Società domenica
13 ha avuto un bel successo. Non
si era ancora rientrati che qualcuno già chiedeva « A quando la
prossima? » e come Figaro era
d’uopo rispondere « Uno alla volta, una alla volta, per carità! ».
Giornata ventosa e fredda, ai
1800 metri dell’alta vai Varaita
non sembrava davvero estate,
ma i 90 partecipanti, due pullman
programmati con due o tre inevitabili defezioni, hanno avuto
una giornata piena e ricca di
esperienze.
La passeggiata inizia con Saluzzo, cittadina che parecchi conoscono ma che è sempre piacevole visitare con la sua atmosfera medievale, S. Giovanni e Casa Cavassa sono pur sempre meritevoli di una visita.
A mezzogiorno siamo a Maddalena, un vecchio borgo ormai
imbarbarito dal cemento. Pranzo eccellente per i più tradizionalisti, spuntino rapido per i più
sportivi. Alle 3 siamo in fondo
alla valle, a Chianaie, che percorriamo rapidamente senza poterne gustare tutto il fascino a
causa del vento gelido; guidati
dall’avv. Boschero visitiamo la
chiesa e siamo costretti a fermarci da una improvvisa bufera di grandine e nevischio.
Preparare la pace
I giovani, soprattutto loro, devono
prepararsi a vivere la pace. A risvegliare il nostro interesse sull'argomento, sono state le numerose discussioni sorte in classe durante l'anno
scolastico appena terminato, dopo aver
letto tre opuscoli deH'Editrice Claudiana: Rochat « La guerra oggi », Tron
« Il servizio militare », A.A. V.V. » A
che punto siamo con il servizio civile
Per ampliare la nostra documentazione, ci sono stati di grande aiuto i
numerosi articoli pubblicati da « L'Eco
delle Valli Valdesi ». Abbiamo, in realtà, consultato anche altri giornali i quali, però, spesso davano maggior risalto a notizie di relativo interesse.
Leggendo ■■ L’Eco », abbiamo, tutta
via, incontrato una difficoltà: Il linguaggio, talvolta, un poco astruso. Data la
diffusione del settimanale, che entra
sla nelle scuole sia nelle nostre case,
saremmo felici se si potesse dare un
piccolo spazio ad una rubrica per ragazzi, che trattasse argomenti « seri »,
ma in forma accessibile al lettori più
inesperti.
Nel salutare, vogliamo ringraziare,
anche a nome dei compagni delle altre
classi terze, la redazione per averci
dato la possibilità di visitare la Tipografia ed il Museo Valdese in occasione della giornata dell'« Eco delle
Valli ».
La « terza A » della Leonardo
Da Vinci di Torre Pellice
vasto assortimento
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Corso Torino, 82 - PINEROLO
Tel. 0121/22C57
Istituire una rubrica per i ragazzi
che non sia un piccolo ghetto per minori. che non banalizzi i problemi per
semplificarli, che non assuma la forma
o la sostanza del paternalismo, è cosa
non certo impossibile ma molto difficile.
A noi della redazione sembra piii realistico e in linea con il moderno uso di
un gionmle cercare di costruirlo in
modo che ciascuno vi possa trovare
qualcosa che lo interessi direttamente,
aperto a contributi diversi, anche di
ragazzi che abbiano un valido apporto
da dare. In questo senso dobbiamo certo accogliere l'invito a controllare il
linguaggio di tutto il giornale, cosa che
facciamo sia nella programmazione che
nell'impaginazione. ma spesso — evidentemente — in misura non sufficiente.
ARREDAMENTI
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LA CORALE DI ANGROGNA A VILLINGEN
Cantare il Sermone
sul monte
Approfittando del chiuso il pastore Tourn rievoca a grandi linee la vicenda religiosa della
valle ed in particolare della Castellata.
Al ritorno, doverosa tappa al
capoluogo Sampeyre dove il nostro accompagnatore ci illustra
la storia della valle.
E tutto merita attenzione e riflessione: il passato protestante
di queste zone, dalla chiesa riformata di La Cianai alle cittadine del Marchesato, un contesto
di Riforma che amplia di molto
la nostra vicenda valdese e la
completa; la rinascita occitana
nelle giovani generazioni della
Varacio (chi osa ormai parlare
di Varaita!); la crisi economica
e turistica (Maddalena=Ghigo).
Il ringraziamento doveroso da
parte dei partecipanti all’avvocato Boschero che si è gentilmente messo a nostra disposizione per la giornata commentando i diversi aspetti della valle ed al gruppo dell’Unione Femminile di Torre Pellice, in particolare alla sig.ra Albertina Eynard, che ha curato la parte organizzativa della giornata.
Un ringraziamento ed un arrivederci all’anno prossimo alla
scoperta di un’altra valle.
G. T.
« Protestanti? Protestanti italiani?! »: un gruppo di nostri imniigrati, avvicinatosi alla Loranzkirche di St. Georgen, nel BadenWurttenberg, e incuriosito dal
via vai di donne in cuffia bianca
che parlano la loro stessa lingua, stupisce. Nessuno gli ha
mai detto, né qui né là, che in
Italia non sono proprio tutti
quanti cattolici. Ora vorrebbero
saperne di più, ma c’è tempo
soltanto per alcune battute: il
pullman targato Torino si allontana, si torna alle Valli.
Per due giorni e mezzo, dalla
sera del 18 al 20 giugno, la Corale Valdese di Angrogna ha
partecipato a S. Georgen a e
Villingen (dove è stata ospite
della comunità di S. Luca di cui
è pastore A. Ebert) ai festeggiamenti del 133“ anniversario della
Gustav Adolf 'Werk, l’opera evangelica che nel corso della sua lunga attività ha sviluppato contatti ed aiuti tra le Chiese evangeliche in Europa, in America Latina e in Africa.
Una presenza, quella di Angrogna, che ha voluto sottolineare
il 450“ anniversario della adesione dei Valdesi alai Riforma avvenuta a Chanforan. L’importanza e il valore di questa storica
decisione sono stati evidenziati
dal pastore Platone nel corso
del culto con la comunità di S.
Luca in Villingen e durante la
serata di sabato alla Sala dei
Concerti quando la Corale ha riproposto, attraverso una scelta
di inni e passi biblici, una riflesisone sul tema della pace ed
in particolare sul Sermone sul
Monte, il testo per eccellenza dei
valdismo medioevale.
Un contributo particolarmente apprezzato e, una volta tanto,
non collegato direttamente alla
richiesta di un aiuto finanziario
che le ricche chiese tedesche, o
come in questo caso, la Gustav
Adolf Werk, da anni mettono a
Venerdì 2 luglio
□ ORA DI RELIGIONE
PINEROLO — Presso I locali della
Chiesa Valdese (via dei Mille 1) alle
ore 21 si riunisce il gruppo interconfessionale di studio sul problema dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. Partecipano
il past. Franco Giampiccoli e don Franco Barbero.
Sabato 3 luglio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione . Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Forneronel.
Domenica 4 luglio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 • 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
disposizione di quelle comunità
che qui vengono definite sotto
il termine di « diaspora ».
Gruppi di chiese di diversa provenienza, che si sono incontrati
nel corso della « Ferstversammlung », la festosa riunione che
ha radunato nella Lorenzkirche
di St. Georgen prima e nella
vicina casa comunitaria poi, francesi delle Cevenne, portoghesi,
ungheresi, austriaci e naturalmente italiani (oltre alla Corale
di Angrogna erano presenti il
Coretto del Collegio e della Scuola Scuola Latina, e un piccolo
gruppo abruzzese con il pastore Gianna Sciclone).
Jean-Louis Sappé
VILLASECCA
Centenario
del Tempio dei Chiotti
PROGRAMMA
Sabato 24 luglio 1982
ore 20.45: Serata Musicale: Corale, Organo, Chitarra classica.
Servizio buffet.
Domenico 25 luglio 1982
ore 10 : Culto presieduto dal
Moderatore Giorgio Bouchard. Corale, Presentazione ospiti.
ore 11.30: Momenti di incontro,
ore 12.30: Pranzo al sacco. Spezzatino e polenta a lire
3.500 con prenotazione,
ore 15 : Bazar.
ore 18 : Messaggio di chiusura.
Saranno aperti per tutta la giornata: Servizio buffet: Mostra storica della comunità di Villasecca:
Banco Claudiana.
ALLE VALLI VALDESI
Matrimoni interconfessionali
E’ uscito da alcune settimane
il quaderno di Agape n. 9 sul tema dei matrimoni interconfessionali. Il quaderno contiene una
relazione del Can. Don Mercol
di Pinerolo, una relazione del
prof. Giorgio Peyrot, entrambe
tenute in un incontro del marzo scorso ad Agape. In appendice il testo ufficiale sui matrimoni interconfessionali della diocesi di Pinerolo e del Sinodo valdese. Sono state stampate 550 copie, 400 prenotate dalle chiese
delle valli e 100 dalla diocesi di
Pinerolo. Chi ne desidera copia
la richiesta ad Agape (una copia L. 2.000).
Cercansi volontari
RODORETTO — Anche la
scuola di Fontane ha bisogno di
alcuni lavori di restauro. D’estate la borgata si popola: non dovrebbe essere difficile trovare
qualche persona di buona volontà che dia una giornata di lavoro pepr evitare che la scuola si
guasti ulteriormente.
• Domenica 20 giugno abbiamo dato il nostro ultimo saluto
a Léger Ernesto, di 68 anni, morto improvvisamente due giorni
prima. Alla famiglia così provata noi vogliamo qui rinnovare la
nostra simpatia, ripetendo la promessa della resurrezione che il
Signore ci ha donato.
• Segnaliamo che domenica 27
giugno si terrà il culto sia a
Rodoretto che a Fontane, Inizio
ore 9.30.
Predicatori laici
SAN SECONDO —In assenza del pastore che è impegnato
con le sedute del Consiglio generale della Comunità Evangelica
di Azione Apostolica a Louveron (cantone svizzero di Neuchâtel) il culto del 27 giugno è
stato tenuto dal predicatore laico
Umberto Rovara e quello del 4
luglio dal fratello Livio Codino
dei Barbé che per molti anni è
stato predicatore nella chiesa
evangelica di lingua italiana di
Montreal (Canada). Li ringraziamo sentitamente.
incontro al
Colle della Croce
BOBBIO PELLICE — Il tradi
zinnale incontro del Colle della
Croce avrà luogo il 18 luglio. Il
culto, che avrà inizio alle ore
10, sarà presieduto dal past. Sergio Ribet, che darà al termine
agli amici della chiesa riformata
francese alcune informazioni sulle celebrazioni di Chanforan.
Durante i mesi di luglio ed
agosto la chiesa di Bobbio non
avrà un pastore in sede, essendo terminato con giugno l’incarico di F. Taglierò. Per ogni necessità ci si potrà rivolgere agli
anziani oppure al past. Ayassot
a 'Villar Pellice o anche al past.
Platone, sovrintendente del Circuito.
Culto all’aperto
LUSERNA SAN GIOVANNI
— In località « Castlusset » sulla collina di San Giovanni avrà
luogo, domenica 4 luglio alle ore
16, un momento di incontro con
un culto all’aperto.
E’ un’occasione per ritrovarsi,
come già negli anni passati, all’ombra dei maestosi castagni
della nostra zona e trascorrere
insieme alcuni momenti di comunione fraterna. Tutti sono invitati.
• Il concistoro è convocato la
sera di venerdì. 2 luglio alle ore
20.45, nei locali del Presbiterio
per uno scambio di idée e di
esperienze con i responsabili della Scuola Domenicale e del Precatechismo in vista della ripresa autunnale.
Il concistoro conta sulla presenza di tutti i responsabili e
sul loro apporto di esperienze e
dì consigli.
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TORRE PELLICE
3
2 luglio 1982
vita delle chiese 3
LA CONFERENZA DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE DEL II DISTRETTO
La rallegrante ripresa
del lavoro giovanile
Un’atmosfera di sobrio ottimismo ha dominato gran parte della Conferenza delle Chiese vaidesi e metodiste del II Distretto, tenutasi a Milano il 19-20 giugno, soprattutto in riferimento
al lavoro giovanile e alla richiesta del gruppo di Tramonti di
Sopra di essere considerato chiesa in formazione.
La Conferenza ha ascoltato
con attenta partecipazione gli
interventi dei rappresentanti dei
gruppi della FGEI Triveneto, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia e Torino. Dopo anni di crisi
i giovani del Distretto sono riusciti ad avviare delle iniziative
di animazione biblico-teologica
in grado di coinvolgere le nuove
generazioni. Più volte nel corso
del dibattito è emersa la serietà
dei giovani impegnati in tali attività.
La testimonianza che essi hanno cercato di rendere, soprattutto sul tema della pace e del disarmo, è un richiamo a quanti
pensano che tale impegno possa
esaurirsi in qualche isolata presa di posizione. Eugenio Bernardini ha ricordato la necessità di
una 'teologia dei piedi’, una teologia cioè deirimpegno^ del movimento, quale segno di una
chiesa che agisce perché ascolta
e comprende il suo Signore.
I nostri giovani hanno manifestato nei confronti della Chiesa un atteggiamento di critica
fraterna, privo di arroganza e
settarismo, anche se talvolta non
sono mancate ingenuità e schematismi. Essi sentono la necessità di una presenza evangelica
nel cuore dei problemi che travagliano l’umanità del nostro
tempo, ma si rendono conto che
questo impegno va vissuto il più
possibiie nella comunione con
tutta la chiesa, al di là delle differenze tra generazioni.
La CED ha appoggiato il lavoro giovanile, ed ha seguito con
fraterna attenzione lo sviluppo
dei gruppi FGEI di recente formazione, per esempio in Emilia
Romagna.
II progetto di sviluppo del lavoro giovanile in Lombardia, noto come « progetto Lombardia »
ha cominciato a dare dei frutti
e la Conferenza ha espresso la
sua gioia per questa e per altre
iniziative giovanili con un o.d.g.
in cui tra l’altro si invitano le
« ...chiese a considerare la loro
responsabilità che si esplicita in
lina predicazione ancorala alla
Parola di Dio e capace di rispondere alle an.sie e ai problemi della nostra società, tenendo presente che, laddove le chiese si sono
assunte pienamente questa responsabilità, i risultati sono stati positivi sia per la comunità
che per i giovani... », Il lavoro
giovanile non deve essere quindi una realtà avulsa dal resto
della chiesa, ma il più possibile
espressione della testimonianza
di tutta la chiesa. Su questa linea, la FGEI ha iniziato una ricerca sul catechismo che proseguirà nei prossimi mesi.
Altri temi
emittente radio evangelica « Radio Trieste Evangelica », frutto
della collaborazione tra le chiese evangeliche triestine.
Il II Distretto comprende anche le Chiese evangeliche Valdesi della Svizzera — composte in
gran parte da lavoratori emigrati — e proprio da queste chiese
è giunto un appello, affinché gli
evangelici italiani siano resi attenti alla situazione degli emigranti che ritornano in Italia in
condizioni spesso precarie, e alla situazione dei numerosi lavoratori dei paesi in via di sviluppo emigrati in Italia in questi
ultimi anni. Si tratta di una doppia corrente migratoria che può
avere in futuro esiti drammatici.
Con gioia e riconoscenza al Signore la Conferenza ha accolto
la richiesta del gruppo di Tramonti di Sopra (PN) di essere
considerato, in base alle discipline valdesi, chiesa in formazione. Il gruppo di Tramonti, dopo essere stato per anni dissanguato dall’emigrazione, ha nuovamente raggiunto il numero di
membri per essere chiesa anche
secondo i regolamenti.
Un travagliato o.d.g.
Un travagliato ordine del giorno sul recente conflitto nel Vicino oriente ha creato dei momenti di tensione nell’Assemblea;
ma è prevalsa l’opinione, dopo
un lungo dibattito, che in momenti così critici per la pace nel
mondo e per la sopravvivenza
del popolo palestinese, occorre
una chiara presa di posizione di
condanna dell’atto di aggressione israeliano e della violenza dei
cristiani maroniti.
Le sorelle che svolgono il loro
apprezzato ministero pastorale
nell’ambito delle chiese del distretto hanno richiamato l’attenzione della Conferenza sulle difficoltà che esse incontrano, a causa di uan certa mentalità discriminatoria ancora presente in alcuni settori della chiesa. Sovente il loro lavoro « viene recepito
come un aiuto alle chiese e non
come una vocazione specifica ».
In vari interventi è stata sottolineata la necessità di impegnarsi perché questi atteggiamenti di
chiusura vengano superati da
una nuova mentalità autenticamente protestante.
Sempre nell’ambito del dibattito sui ministeri, si è discusso
della preparazione dei predicatori locali e del loro rapporto
con la chiesa e la Commissione
permanente studi. In un o.d.g. le
chiese sono state invitate a seguire collegialmente i propri
candidati predicatori locali.
La nuova CED
La Commissione d’esame composta da Giovanni Carrari e Claudio Martelli ha valutato positivamente l’opera della Commissione Esecutitiva Distrettuale
raccomandando tra l’altro che
una maggiore informazione preventiva sia data ai deputati sul
lavoro delle varie chiese mediante l’invio per tempo, con la relazione della CED, anche delle relazioni dei sei circuiti che comgono il distretto.
Alla fine l’elezione della CED
ha visto un cambio della guardia, per compiuto settennio, del
presidente e della segretaria.
Hanno lasciato Thommy Soggin
e Evelina Cacciaci Bogo, molto
apprezzati per il loro lavoro, e
sono subentrati Paolo Sbaffi (finora vice) e Franca Barlera; è
entrato come vice presidente
Gianni Bogo e continuano il loro
lavoro Umberto Bel trami e Bruno Mathieu.
Nel corso delle due giornate
di lavoro la Conferenza ha cercato di limitare il più possibile
lo spazio dedicato alle questioni
amministrative, ed ha tentato
una riflessione teologica su alcuni temi fondamentali della vita
della chiesa: giovani, impegno
per la pace, evangelizzazione.
Purtroppo lavorare in assemblea
plenaria tutto il tempo, se da un
lato permette a tutti di avere un
quadro completo dei temi affrontati, dall’altro costringe sovente
ad esaminare certi argomenti
con superficialità.
Antonio Adamo
Per la vita nel Libano
La Conferenza delle chiese valdesi e metodiste del distretto nordItalia riunita a Milano il 19-20/1982,
preso atto che in più parti del mondo esiste uno stato di belligeranza più o meno manifesto; che si fa sempre più spesso ricorso alla
violenza come soluzione di problemi umani, politici ed economici;
che tragici episodi di guerra vedono coinvolti paesi e popoli che si
dicono cristiani;
considerando la situazione drammatica determinatasi in seguito
all’attacco dello stato di Israele contro le popolazioni palestinesi, che
ne minaccia la sopravvivenza fisica e in cui è evidente la sopraffazione del più forte sul più debole; che occorre saper distinguere tra
lo stato di Israele e il popolo ebraico; che nel confllitto è anche coinvolto uno schieramento che si dice cristiano;
afferma che tale situazione investe direttamente la responsabilità
dei credenti in Cristo, che appunto come cristiani sono coinvolti perché le loro nazioni forniscono armi ad aiuti ai belligeranti e
ricorda ancora una volta che la pace e la riconciliazione tra i popoli sono esclusivamente il risultato della giustizia di coloro che si
« adoperano per la pace » come ha detto Gesù.
La Conferenza esprime al Governo italiano la propria preoccupazione perché vede prevalere nel conflitto le ragioni della pura
forza; richiama lo stesso Governo all’impegno assunto con il popolo
palestinese dalla Comunità Europea con la dichiarazione di Venezia
del 1979; sollecita da parte italiana il riconoscimento diplomatico
dell’organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) come attuale unico rappresentante legittimo del popolo palestinese.
Lavoro giovanile
La Conferenza, esaminate le relazioni sul lavoro giovanile, del
« progetto Lombardia » e del
gruppo di lavoro di Torino, ne
approva l’impostazione, rallegrandosi del positivo andamento dell’attività giovanile nel distretto.
La Conferenza invita le chiese
a considerare la loro responsabilità di testimonianza nei confronti delle giovani generazioni,
responsabilità che si esplicita
in una vita comunitaria ancorate alla Parola di Dio e capaci
di rispondere alle ansie e ai problemi della nostra società, tenendo presente che laddove le
chiese si sono assunte pienamente questa responsabilità, i risultati sono stati positivi sia per le
comunità che per i giovani.
La Conferenza dà mandato alla
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 5 LUGLIO
II Rete - ore 22.45
GIORNI A RIESI
Vent’anni di vita e di impegno in una trasmissione che
ripercorre le tappe della storia e delinea l’attualità del
Servizio Cristiano.
CED di continuare a seguire con
atenzione il lavoro giovanile, in
collaborazione con la FGEI, in
particolare per quanto riguarda
la riflessione sulla catechesi, il
« progetto Lombardia » e le iniziative di lavoro giovanile a Torino.
« Remigrazione »
La Conferenza, considerato lo
appello rivolto dal Comitato Europeo delle Chiese per remigrazione in riferimento al problema
della « remigrazione » nei paesi
del sud Europa, reso più acuto
dalla attuale crisi dei paesi industrializzati, preso atto che anche la Conferenza delle chiese
dei paesi latini d’Europa ha rivolto un analogo invito alle nostre chiese, considerato inoltre il
nuovo problema che si presenta
in Italia con la immigrazione di
centinaia di migliaia di lavoratori dai paesi dell’Africa e dell’Asia, chiede al Sinodo di discutere questi problemi e di sollecitare la FCEI a considerare con
molta attenzione i problemi qui
indicati, affinché essa costituisca
nell’ambito del Servizio sociale
un gruppo di lavoro che segua
attentamente lo sviluppo di questa problematica — che toccherà
sempre più la vita delle nostre
comunità — fornendo alle nostre
chiese la necessaria informazione, indicando i modi di intervento sul piano regionale e locale.
Anche il rapporto mass media
evangelizzazione è stato oggetto
di dibattito. Numerose chiese sono impegnate in trasmissioni
presso radio private, si rende
necessaria un’azione di coordinamento tra le varie iniziative e
di scambio di materiale; in un
o.d.g. la Conferenza auspica la
realizzazione, da parte della
FCEI, delle proposte di lavoro
emerse nel convegno di Ecumene del giugno 1980.
Intanto a Trieste l’autunno
prossimo entrerà in funzione una
Essenziale
(segue da pag. 1)
mondo. L’efficacia dipende dalla
nostra preparazione e dalla nostra capacità di mettere gli uomini — anche e proprio gli uomini della società nuova — a
confronto con il regno di Dio,
con la promessa e con la grazia
di Dio. (...) Noi trattiamo troppi
temi e non lasciamo abbastanza
posto all’Evangelo. Questo riguarda in fondo l’intera ecumene. Dove la chiesa dimentica che
la venuta del regno di Dio è il
suo scopo e il suo limite, diventa sale che ha perduto il suo
sapore, in quanto perde il suo
fondamento e la sua prospettiva ».
Vi è ancora un punto: a Driebergen, in Olanda, nel febbraio
1981, l’assemblea di luterani e
riformati europei impegnati nei
colloqui teologici che vogliono
approfondire e ampliare la « Concordia di Leuenberg », aveva inviato ai responsabili dell’ARM e
della Federazione Luterana mondiale una lettera che invitava a
intensificare i rapporti fra i due
organismi confessionali e a esaminare la possibilità di tenere
assemblee almeno in parte congiunte. E’ augurabile che la richiesta tìovi riscontro.
Gino Conte
AGAPE - CAMPO TEOLOGICO ^ Vico Equense
Non interessano
I
« Senza ministeri non c’è chiesa », dice il programma del campo teologico in programma ad
Agape dal 19 luglio sera al 26.
Ma la chiesa — o meglio le chiese — non sembrano molto interessate ai ministeri. Apprendiamo infatti che gli iscritti al campo sono molto pochi e se non
vi saranno nuove iscrizioni nei
prossimi giorni il campo dovrà
essere cancellato.
Eppure si tratta di un tema
di grande importanza. Se infatti
cattolici, ortodossi e protestanti sono unanimi nel considerare
essenzizali i ministeri per la vita della chiesa, le divergenze
sorgono sul come i ministeri debbano essere esercitati e questa
diversità costituisce uno dei nodi principali dell’ecumenismo.
Il campo, che intende fare il
punto sull’attuale situazione par
centro del lavoro della Commissione « Fede e Costituzione » lo
scorso gennaio alla Conferenza di
Lima, prevede il seguente programma.
20.7: Pluralità di ministeri c
di ecclesiologie nel Nuovo Testamento (Pier Cesare Bori).
21.7: Evoluzione dei ministeri
nella storia della chiesa: dai carismatici itineranti alla chiesa
episcopale (Paolo Ricca).
22.7: Verso quale chiesa? Il
documento di Lima presentato
da Bruno Forte e Paolo Ricca.
Dopo una giornata libera e una
dedicata al lavoro nei gruppi e
in plenaria, la domenica 25 vedrà l’assemblea conclusiva del
campo. Partenza il 26 mattina.
Ricerca ecumenica e riforma
della chiesa: l’attuale dibattito
, sui ministeri. Informazioni e
iscrizioni presso Agape, 10060
tendo dal testo che è stato alPrali (To), tei. 0121/85.14.
La Conferenza ha nominato i
propri delegati alla Assemblea
della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia che si terrà
a Vico Equense a fine ottobre
inizio novembre.
Avendo deliberato che non più
della metà dei posti fossero assegnati a pastori (ma non viceversa per i laici) i posti sono risultati così ripartiti: metodisti 4
pastori e 4 laici; valdesi: 4 pastori e 8 laici.
Metodisti: Claudio Martelli,
Bianca Maria Becchino, Valdo
Benecchi, Iginio Carera, Bruno
Loraschi, Aldo Visco Gilardi, Renato Di Lorenzo, Giovanni Carrari.
Valdesi: , Sitta Campi, Franco
Giampiccoli, Corrado Liotta, Michele Rostan, Gianni Bogo, Evelina Cacciari, Maria Soggin, Samuele Bernardini, Paolo Fabbri. Giuliana Micol, Giacomo
Quartino, Aldo Sbaffi.
Sinodo '82
La Foresteria di Torre Pellice
ha urgente bisogno di conoscere
le richieste di alloggio dei membri del Sinodo. Prega pertanto
i pastori di comunicare al più
presto nominativi e periodo richiesto.
4
obiettivo aperto
2 luglio lib lug
IL DOCUMENTO PREPARATORIO PREDISPOSTO IN VISTA DELIjaS
LA testimonianza;
Il documento che pubblichiamo, in forma
quasi integrale, sarà al centro della riflessione dei delegati delle chiese alla ormai prossima Assemblea Generale dell’Alleanza Riformata Mondiale che si terrà ad Ottawa. Tale
documento, su cui tutte le chiese riformate sono invitate a meditare, è nato da una sollecitazione fatta dalla Federazione delle Chiese Protestanti in Svizzera al Corniate Esecutivo dell’Alleanza Riformata durante la sua sessione a
Princeton (USA) nell’agosto 1980. Il memorandum presentato dalle chiese svizzere invitava la grande famiglia riformata a compiere uno
studio approfondito su « alcuni specifici problemi teologici i quali costituiscono una sfida per
la testimonianza dei Riformati... ». Il Comitato
Esecutivo, accogliendo favorevolmente la proposta, stabiliva le tappe per un utilizzo imme
diato del documento e commissionava relazioni
specifiche sui seguenti temi: la cattolicità della
Chiesa, la confessione e l’atto di confessare, il
culto, il potere e la ricchezza, il razzismo, il
fondamento teologico dei diritti umani.
Come complemento a questo studio, l’Alleanza ha organizzato una cosultazione internazionale ristretta degli autori delle relazioni
insieme ad altri partecipanti (tale incontro si è
tenuto a Ginevra dal 10 al 14 agosto 1981) in
vista di preparare una bozza di studio su questi
problemi, da sottomettere all’Assemblea Generale. Vista la natura dell’impresa, il Comitato
Esecutivo dell’Alleanza è del parere che questi
problemi non potranno essere risolti solo in
sede di Assemblea Generale. E’ pertanto augurabile una serie di scambi tra tutte le chiese
riformate nel mondo. (J.J.P.)
La vita della chiesa soia scriptura
Gesù Cristo,
Parola di Dio
Il culto, la cena,
la predicazione
I Riformatori hanno insistito con
forza sulla signoria di Gesù Cristo.
Egli è la speranza del mondo. Col
sua sacrificio sulla croce e con la
sua vittoria sulla morte, egli ha
dato la salvezza alla specie umana
prigioniera della potenza del peccato. Egli è la parola di Dio che
salva e che deve essere ascoltata e
proclamata dalla Chiesa. Con la potenza dello Spirito, questa parola di
Dio prende vita nel cuore degli uomini. La Chiesa dipende totalmente
da Gesù Cristo nella sua testimonianza e nella sua vita. Egli ne è
il capo e il giudice. La parola di
Dio comunica alla Chiesa la sua vita,
la sua vitalità. In questo senso i Riformatori hanno parlato della Chiesa come creatura della parola.
La signoria di Cristo sulla Chiesa
e sul mondo ha un’importanza altrettanto capitale per quanto riguarda la testimonianza riformata oggi. Questo modo di centrare tutto
su Gesù Cristo in quanto unica fonte di salvezza costituisce una protezione contro le false promesse e
contro le illusioni di una auto-liberazione. Questo modo di centrare
tutto su Gesù Cristo in quanto
unico capo della Chiesa indica chiaramente che essa non vive della
sua propria vitalità; anzi qui sta il
fondamento dell’auto-critica. E il
fatto di centrare tutto su Gesù Cristo come centro della vera comunione aiuta le chiese separate nella
loro ricerca dell’unità; ciò permette
un sano equilibrio tra unità e diversità.
Due interrogativi si pongono;
a) I Riformatori affermano la
signoria di Gesù Cristo nel quadro
dell’Interpretazione trinitaria e cristologica dei primi secoli. Essi hanno riconosciuto e accettato categoricamente le antiche confessioni di
fede. Oggi sembra che esistano due
tendenze in seno alle chiese riformate. Mentre alcune — in particolare quelle che sono impegnate in
processi di unione — conservano la
linea classica, altre mettono maggiormente l’accento sull’umanità di
Cristo; hanno tendenza a costruire
una cristologia «dal basso». Qual’è
il giusto posto dell’interpretazione
attuale?
b) Nell’insistere sulla signoria
di Cristo — che ha per conseguenza una valutazione critica della Chiesa — le chiese riformate danno
un’importanza sufficiente alla comunione della Chiesa? Le chiese
riformate sono caratterizzate da um forte propensione all’individualismo. In quale modo possiamo mostrare più chiaramente, nella teoria
e nella pratica, che la salvezza ha
luogo nella comunione dei credenti? Come dobbiamo capire il rappor'.o tra l’individuo credente e la
comunione della Chiesa?
La presenza della persona di Cristo al centro della vita ecclesiale si
manifesta anche nel culto delle chiese riformate. Il culto è concepito
come il momento in cui la comunità è radunata nella preghiera e
nell’adorazione per incontrare Gesù Cristo nella sua parola e per
essere fortificata nella fede con la
solidarietà reciproca e con una
nuova presa di coscienza della vocazione che essa ha ricevuto. L’incontro con Gesù Cristo ha luogo per
mezzo della predicazione fondata
sulla Scrittura, e nella celebrazione della Santa Cena.
In pratica, la predicazione tende
a dominare il culto delle chiese riformate. Gli elementi della lode,
della meditazione, del silenzio e
della celebrazione, benché non assenti, hanno tendenza a rimanere
poco sviluppati. Il culto delle chiese riformate viene spesso p>ercepito
come un esposto di testi biblici o
di idee cristiane generali; si indirizza essenzialmente all’intelletto e
non mobilita abbastanza l’insieme
della persona umana.
Si pongono gli interrogativi seguenti:
a) Senza abbandonare l’importanza legittima data alla parola di
Dio, come potrebbero le chiese riformate riuscire a celebrare una
forma di culto che dia maggior spazio a queste dimensioni neglette, in
particolare alla Cena? Nel dialogo
con altre chiese, specie nelle trattative di unione, la Cena ha giocato
un ruolo primordiale. Come possono le chiese riformate dare più rilievo alla celebrazione della Cena
nel loro culto?
b) Il dibattito ecumenico ha
portato a prospettive comuni sul
battesimo, l’eucarestia ed il ministero. La Commissione « Fede e Costituzione » del Consiglio Ecumenico ha recentemente mandato a tutte le chiese tre documenti adottati
su questi temi e ha chiesto loro
di esaminare la loro dottrina e la
loro pratica alla luce di queste conclusioni. Non dovrebbero le chiese
riformate cogliere l’occasione di
questa interpellazione per riflettere
insieme sul loro significato e per
far parte delle loro reazioni? Come sviluppare una comprensione e
una pratica che — nella fedeltà alla testimonianza biblica — contribuisca ad una più stretta comunione con altre chiese? Per quanto riguarda l’eucarestia, va data un’attenzione particolare al ruolo dello
Spirito nella celebrazione (epiclesi) e al ruolo del ministero nell’amministrazione dell’eucarestia, come
espressione della comunione autentica della Chiesa.
La questione dell’autorità della
Scrittura è fondamentale per le
chiese riformate
È perché la parola di Dio passa attraverso la Scrittura come hanno ripetuto i Riformatori
— che la predicazione, il culto e il
governo delle chiese riformate hanno acquisito la loro forma caratteristica. La parola non è percepita
fuori dell’ispirazione dello Spirito,
ma è sempre lo Spirito della parola, lo Spirito di Gesù Cristo. Il principio sola scriptura è stato messo
in evidenza dalla Riforma per garantire l’ubbidienza della Chiesa alla parola liberatrice di Dio, per proteggerla contro la falsa autorità di
tradizioni umane sopraggiunte.
Questa testimonianza è altrettanto pertinente oggi che allora; ma
il quadro ecumenico nel quale deve essere resa ripropone vecchie domande in modo nuovo. Gesù Cristo
è la parola di Dio, la Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento
trae la sua autorità dalla testimonianza che essa gli rende, e il messaggio che le chiese proclamano diventa parola di Dio nella misura in
cui esse si riferiscono a Lui nella
la Scrittura. Tuttavia vediamo che
la Scrittura appartiene alla Chiesa
e che durante i secoli, lo Spirito ha
diretto la Chiesa nella sua interpretazione della Scrittura. Anche
mantenendo il principio « sola scriptura », la Chiesa deve pertanto
prestare attenzione alla tesimonianza della tradizione. Le chiese riformate possono differenziarsi da altre
chiese per via della loro insistenza
nell’affermare che lo Spirito che ha
ispirato gli autori biblici deve rimanere maestro di ogni valutazione della testimonianza della tradizione, e che è uno Spirito che chiama la Chiesa ad andare avanti alla
luce del regno che viene.
Per questi motivi chiediamo alle
chiese riformate di cercare di raggiungere una concezione comune
della loro interpretazione del « sola scriptura » oggi.
Tre punti richiedono un’attenzione particolare:
a) Come dobbiamo comprendere l’autorità delle Scritture alla
luce della ricerca storica compiuta
dall’esegesi specializzata? Da un lato, l’insistenza massiccia sull’autorità della Bibbia può facilmente
portare ad una visione che isola le
parole della Bibbia dal contesto
storico nel quale sono state pronunciate. Dall’altro lato, il riconoscimento della ricerca storico-critica può facilmente portare ad una visione relativista dell’autorità della
testimonianza biblica. Il problema
è di sapere come comprendere il
il rapportro tra la parola di Dio e
la Scrittura.
b) Quale è il rapporto tra la
Scrittura e la tradizione? Nel pensiero riformato, c’è la tendenza a
sottolineare la tensione esistente
tra l’autorità della testimonianza
biblica e le rivendicazioni delle tradizioni ulteriori. La riflessione attuale, specie nel movimento ecumenico, pur mantenendo l’avverti
Il problema
razziale
sarà uno dei
punti caldi
dell’Assemblea
di Ottawa
né G
uom(
l
mento riguardo al pericolo delle
tradizioni umane posteriori, è giunta ad una nuova valutazione. La
Scrittura è l’espressione della tradizione inaugurata da Gesù Cristo,
la quale si perpetua con la potenza
dello Spirito, nella Chiesa Ano al
giorno d’oggi. Lo stesso Spirito
che ha ispirato la testimonianza
della Bibbia agisce ancora oggi nella Chiesa. Le Scritture hanno per
origine la comunione della Chiesa
e non possono essere comprese
correttamente se non in questa comunione.
c) L’accento nuovamente posto
sulla tradizione impone alle chiese
riformate un chiarimento della loro posizione rispetto alla situazione delle confessioni di fede ecumeniche. La loro autorità era riconosciuta al XVI secolo, ma oggi è necessaria una rideflnizione per quanto riguarda il grado di autorità
che esse possiedono e il posto che
occupano nella liturgia del culto e
nell’insegnamento.. (...).
Confessioni
e confessione
tiamo, maltrattiamo e offendiam
il Cristo con il male che facciamcl Le
Non possiamo amare Cristo senisolid
amarlo nei nostri fratelli » (CaMprati
no). Cosa possono fare le Chiusemi
per mettere in pratica questa ilGesù
sponsabilità reciproca? pubt
b) In certre circostanze, la coMere
fessione di una chiesa deve tiajria c
oiare una linea chiara tra la venmun:
tà e l’errore. Per obbedienza e »pon
fedeltà a Gesù Cristo, essa pupolit
sentirsi in dovere di respingere linoni
pretese di un governo ingiusto feati
oppressivo e denunciare i cristito c
ni i quali sono pronti al compréa le
messo. Essa può sentirsi in doveissoi
di pubblicare un appello a tornaconti
all’obbedienza dell’Evangelo e feto e
costituire così una comunità cotia i
fessante. Quando uno « status cotame
fesionis » (una situazione di chiesi _
confessante) viene così imposto éietà
una chiesa, si pone il problema lina
sapere come le altre chiese rifolliianc
mate manifesteranno la loro sol) _
darietà. Tutta la famiglia potrà eitiinat
sere portata ad esercitare la disdtpo <
piina ecclesiastica la quale, in cemjuale
ti casi, può andare fino alla sconiMella
nica, quando un membro della Chliilavor
sa gìustiflca l’errore, l’ingiustizia feiista
l’oppressione. i —
i!a ri
liidUE
Coerentemente con l’importanza
data dalla tradizione riformata alla
testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo, numerose chiese
riformate sono state portate, di recente, a rideflnire la loro fede e il
loro impegno con confessioni attuali.
Questi documenti non sono unanimi. Essi sono radicati in situazioni
particolari ed esprimono la reazione della Chiesa alle sfide a cui
è confrontata in tali situazioni.
Occorre avere un atteggiamento
dinamico nelTaffrontare questi problemi. Le Chiese della famiglia riformata, disperse nel mondo, hanno bisogno di impegnarsi, ognuna
nel proprio quadro di vita, in nuovi atti di confessione. Esse non confesseranno la loro fede in modo
uniforme. Ma se devono costituire
una « comunità confessante», tali
dirsi l’un l’altra. La famiglia riformata deve prepararsi ad ammettere nuove accentuazioni, nuove idee
che sorgono da un nuovo confronto
con le testimonianze bibliche, ma
deve essere vigilante e difendere
dappertutto l’Evangelo contro ogni
tradimento. Malgrado la diversità
di queste dichiarazioni di fede, come possono le chiese riformate formare una comunità confessante?
a) In questi casi, le chiese devono far sentire la loro voce prendendo le difese degli oppressi, «Nessun nostro fratello può essere leso,
disprezzato, rigettato, maltrattato
o offeso, in un modo o nell’altro,
da noi, senza che nello stesso tempo noi lediamo, disprezziamo, riget
La cattolicità
della chiesa
[Che
'sii
Ir)
bn
Geslstii
dell« la
Proclamare la signoria di
Cristo implica una visione
cattolicità della Chiesa ed un
pegno in questa. La Chiesa è catiir
tolica perché Gesù Cristo, SalvatoWSi
del mondo intero, è presente
mezzo ad essa. Essa è cattolica pd|h
la testimonianza che rende alla Sni|C
opera di salvezza. Essa è cattolic'i
incorporando nella suà vita il meS|
saggio indirizzato a tutti gli «C'L
mini: ■; Siate riconciliati con Dio*|
Essa è cattolica essendo un segn«]'
della comunione alla quale tutti
uomini sono chiamati. La Chiesi
vivrà avendo per orizzonte il moij
do intero. .Essa non si occupefi|
rigorosamente di sé stessa ma c0'
cherà di essere aperta a tutti gli
seri umani, alle loro aspirazioni, *
alla loro sofferenza. Essa sarà h®
popolo pellegrino che cammina co®
gli occhi fissati sul compimento d®!'
la storia nel regno di Dio.
Quali sono le conseguenze di que
sta visione e di questo impegno?
a) La conseguenza più ovvia ®
l’impegno per l’unità della ChiessLe chiese riformate non sarann®
preoccupate prima di tutto di coh
servare la tradizione riformata.
se cercheranno di essere utili
l’unità di tutti i cristiani. L’imp®'
gno nelle trattative di unione è
conseguenza naturale della lor®
visione della cattolicità della Chi®’
5
life luglio 1982
obiettivo aperto 5
:Ll4ASSEMBLEA DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE - OTTAWA, AGOSTO 1982
/RIFORMATA OGGI
j^^a. I loro sforzi in vista del’unione
|HLn altre chiese non si situeranno
^®erò principalmente nella prospettiva delle tradizioni del passato e
delle strutture del presente, ma in
1^ quella del regno che viene. Diversaik mente l’unione può facilmente deP»udere anziché incoraggiare la li^tertà di seguire la Spirito su nuok-ève vie. (...).
SI b) L’impegno nella cattolicità
*'ideila Chiesa impone un impegno
iin una comunione capace di espriImere il messaggio della riconcilia'i àone. Gli steccati che separano gli
I uomini gli uni dagli altri, in particof-lare quelli che portano al dominio,
dall’oppressione e allo sfruttamento,
.‘ devono essere abbattuti. La Chiesa
che è un segno del regno che viene
1 deve essere governata da questa
r parola: «Non v’è più né Giudeo,
Ine Greco, né schiavo, né libero, né
.uomo, né donna; siete tutti uno in
Gesù Cristo ».
L’impegno nella cattolicità significa una crescita continua nella maturità a questo riguardo. Le forme
ereditarie di dominio, per esempio
la lunga storia del dominio maschile nella Chiesa, non devono impedire questa crescita. Le conseguenze dell’Evangelo rispetto alla comunione ecclesiale diventano chiare
quando vengono valutate in funzione del regno che viene.
c) Le chiese riformate hanno
sempre attribuito un’importanza
particolare al mistero della testimonianza permanente di coloro che,
benché non riconoscano Gesù Cristo come il Cristo, pretendono tuttavia al titolo di « vero Israele ».
Oggi, molte chiese riformate insistono particolarmente su questo
mistero. Quale posto occupa questo
mistero nella prospettiva della cattolicità della Chiesa? '.
La chiesa nel mondo
diati ¡
lamo Le chiese riformate hanno una
seti solida tradizione di teologia e di
[Cah pratica sociale costruttive. Hanno
Ghia sempre confessato la signoria di
fa TGesù Cristo sull’insieme della vita
pubblica e hanno cercato di rena COI dere testimonianza a questa signotraria con la disciplina delle loro coI ver munita e con il loro impegno refi Pisponsabile di fronte alle potenze
I pii politiche, economiche e sociali del
ere!mondo. Tuttavia i cristiani riforisto mati devono rendersi conto del fatristiito che, nella mentalità popolare,
mprta loro tradizione è stata spesso
loveussociata a comportamenti sociali
irnai ìontrari alTEvangelo di Gesù Grifi ito e alle idee migliori della teoloÍ colpa riformata. Fra questi compor3 COI lamenti rileviamo:
chic» _ la giustificazione di una sosto ^ietà umana divisa in razze e di
ma »ina vocazione speciale della razza
riWbianca al dominio (apartheid).
I sol _ La santificazione dell’avidità
rà e»imana quale motore dello svilupdis(%o economico, e della ricchezza
a censúale ricompensa e quale prova
30ini»della disciplina spirituale di sé col
ChWavoro e col risparmio («etica calviizia»lista del lavoro»).
‘ — La glorificazione delTesperienreligiosa e della disciplina indiividuali e private a scapito di ciò
[Che si deve alla Chiesa nella sua te|Stimonianza pubblica di fronte al
Inondo ( individualismo protestan|te).
I Le chiese riformate portano queliti comportamenti come un far|tello che dobbiamo rigettare, da
Un lato rendendo più chiara la teGesistimonianza autentica al Cristo neldeWà società, il che è la nostra voca1 iititìone, dall’altro lato eliminando lo
; caiunflusso di questi comportamenti
atoi<|Sulla vita delle nostre chiese. A
;e iiiuesto fine suggeriamo i seguenti
a, pellami per la nostra testimonianza
I SiH|*Per la nostra azione:
;olid|
um
¡ diritti
3
Sdeii'uomo
ipfii*
cei
liesjll fondamento teologico dei dini, *pti dell’uomo, nella tradizione deli ui» Riforma, è la dignità essenziale
cO#Nia persona umana, creata ad imI del'Ngine di Dio, chiamata e rivendipta da Dio nella sua alleanza, riqufifonciliata con Dio in Gesù Cristo
)? f partecipante alla speranza del rena che viene, quando il Dio triniiesi No glorificherà gli uomini e li fainnup partecipare alla sua vita eterna
cofffalla sua gioia infinita. Di conseES'Penza, i diritti dell’uomo non soi alp Un attributo degli individui in
-npapanto tali; sono delle funzioni e
è l*r'le descrizioni di rapporti tra gli
loroNeri umani, dei riflessi delTalleaiidella grazia e della promessa
di Dio. In questo rapporto, la dignità umana implica anche la responsabilità; ogni diritto comporta un dovere. La liberazione delle persone
perché esse vivano coscientemente
in comunione con Dio e col loro
prossimo e perché compiano in se
stesse e nella comunità le promesse di Dio nei loro confronti: questo
è il dono di Dio in Gesù Cristo, è
anche il suo comandamento di rendere effettivi i diritti dell’uomo
nella società.
La lotta per un riconoscimento
della dignità umana e per un rispetto dei diritti dell’uomo, si svolge in un mondo peccatore caratterizzato dalla violenza e dall’ingiustizia. Per questo, la promessa liberatrice di Dio per l’umanità prende molto spesso la forma di una
limitazione e di un controllo dei
poteri sociali, con l’espressione legale e politica dei diritti dell’uomo. La diffidenza nei confronti di
un potere incontrollato e l’esigenza di ùna limitazione di questo potere con la Costituzione sono una
eredità della teologia riformata. I
diritti devono essere definiti concretamente contro le potenze che
potrebbero violarli.
Pertanto è molto importante che
ci siano diverse combinazioni dei
diritti nelle diverse situazioni del
nostro mondo diviso. Nondimeno i
diritti dell’uomo costituiscono una
unità per la loro intenzione positiva di esprimere la dignità divina
degli esseri umani nell’esistenza
collettiva di questo mondo.
Tale prospettiva — che appare
negli studi delTAlleanza Riformata Mondiale sui diritti dell’uomo
durante quest’ultimo decennio —
propone alcune domande in vista
di uno studio ulteriore e dell’azione delle chiese:
a) come possono le chiese stabilire un rapporto tra la loro concezione teologica dei diritti dell’uomo e le diverse ideologie — liberali, marxiste e altre — che li concepiscono in modo differente?
b) Come possono le libertà individuali fondamentali — di parola, di stampa, di religione o di attività economica — essere messe
in relazione con la responsabilità
pubblica?
c) Come possono i diritti sociali fondamentali — al nutrimento, all’alloggio, al vestiario, alle cure mediche, all’educazione, ad un
ambiente vitale sano — essere assicurati in modo compatibile con
la libertà individuale?
d) In che modo il diritto fondamentale alla vita entra in rapporto con il diritto alla resistenza — violenta in caso di necessità — a strutture di potere ingiuste o a minacce criminali? (problema della pena di morte, della
guerra, della resistenza rivoluzionaria, della tortura e dei maltrattamenti inflitti ai prigionieri).
e) In che modo i diritti altrui
devono essere valutati rispetto ai
nostri propri diritti personali o ai
diritti del nostro gruppo? (i diritti
della terra contro lo sfruttamento
umano, i diritti delle future generazioni contro le necessità del presente, i diritti dei popoli nemici
contro i nostri).
Il razzismo
in Sud Africa
Gesù Cristo ha confermato la dignità umana diventando uomo egli
stesso. Con la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione, egli ha riconciliato gli esseri umani con Dio
e gli uomini gli uni con gli altri;
egli ha rovesciato il muro di separazione e di ostilità ed è diventato
la nostra pace. Egli è il Signore
della sua Chiesa e ci ha uniti in
un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo, un solo Dio che è
tutto in tutti (Ef. 4: 5-6).
L’Evangelo di Gesù Cristo esige
dunque una comunità dei credenti
che trascenda tutte le barriere di
razza, una comunità nella quale l’amore del Cristo e quello del prossimo hanno superato le divisioni
di razza e di colore.
L’Evangelo fa fronte al razzismo
il quale, per sua vera natura, è
una forma di idolatria. Il razzismo
favorisce un senso aberrante di supremazia, nega l’umanità comune di
persone create ad immagine di Dio,
distrugge la comunità dei credenti
e nega la sua opera di riconciliazione e di umanizzazione. Rende
sistematica l’oppressione, il dominio e l’ingiustizia. In quanto tale,
la lotta contro il razzismo ovunque
sia, in modo aperto o mascherato, è una responsabilità affidata alla Chiesa dalTEvangelo di Gesù
Cristo in tutti i paesi e in tutte
le società.
Attualmente — senza negare l’universalità del peccato di razzismo —
dobbiamo attirare particolarmente l’attenzione sul Sud Africa. In
Sud Africa, l’apartheid lancia oggi
una sfida singolare alla Chiesa, in
particolare a quelle che appartengono alla tradizione riformata. Le
chiese riformate « afrikaans » bianche del Sud Africa hanno elaborato nel corso degli anni e fino nel
dettaglio questa politica stessa, e la
giustificazione teologica e morale
di questo sistema. L’apartheid è
dunque un’ideologia pseudo-religiosa oltre ad essere un sistema politico. Dipende in gran parte da
questa giustificazione teologica e
morale. La divisione delle chiese riformate in Sud Africa, in base alla
razza e al colore, fin dinanzi alla
tavola del Signore, viene sostenuta
come un’interpretazione fedele della
volontà di Dio e della concezione
riformata della Chiesa nel mondo.
Le promesse di Dio per il mondo e per la Chiesa sono in contraddizione diretta con l’ideale e la
pratica dell’apartheid. Queste promesse, chiaramente proclamate dai
profeti e compiute in Gesù Cristo,
sono la pace, la giustizia e la liberazione. Esse contengono la buona novella per i poveri e la liberazione per gli oppressi, ma anche
il giudizio di Dio contro il rifiuto
dei diritti, la distruzione dell’umanità e della comunità.
Le chiese che hanno accettato le
confessioni di fede riformate si sono dunque impegnate a vivere come popolo di Dio e a mostrare
nella loro vita quotidiana e nel loro ministero ciò che questo raporesenta. Quest’impegno esige la
manifestazione concreta della comunità fra le razze, di una testimonianza comune resa alla giustizia e all’uguaglianza nella società e
dell’umiltà alla tavola del Signore.
Le chiese riformate « afrikaans »
bianche del Sud Africa, accettando, anzi giustificando attivamente
il sistema dell’apartheid con una
interpretazione abusiva delTEvangelo e della confessione di fede riformata, contraddicono nella dottrina e nella pratica le promesse
a cui esse pretendono di credere.
Le chiese devono chiedersi se, in
tale situazione, uno « status conf§ssionis » è dato nel senso indicato
in A 4. In caso affermativo, quale
confessione si potrebbe esigere, in
parole e in atti, da parte della Chiesa del Sud Africa e delle chiese collegate con essa?
Ricchezza e
poteri umani
Il problema che affrontiamo qui
è familiare a tutti noi. Nel corso
dei due ultimi secoli c’è stata una
straordinaria espansione di ricchezza e di potenza umane. Eppure
siamo confrontati alla prospettiva
di diventare vittime dei nostri propri sistemi per via dell’esercizio
stesso di questa potenza, e di distruggere la terra, nostra dimora. Il potere è sempre più centralizzato. Lo alimentiamo con i nostri interessi a breve termine, con
la nostra avidità e le nostre paure.
Teologicamente e praticamente, abbiamo bisogno di una nuova concezione del giudizio e della promessa
di Dio per quanto riguarda il nostro modo di amministrare la terra, il nostro modo di assicurare il
bene pubblico e le nostre speranzez per Tavvenire. Facciamo pertanto due proposte specifiche per lo
studio e per la pratica:
a) Le nostre chiese hanno bisogno di discernere e di proclamare
insieme una nuova visione della
promessa di Dio per la società
umana e per la creazione al di fuori dell’umanità, visione che sostituisca l’obiettivo dell’espansione
illimitata, della ricchezza e del potere distribuiti in modo disuguale,
obiettivo che oggi affascina il mondo. La giustizia umana che deriva
dalla giustificazione divina in Cristo è una comunità di condivisione
nella quale il bene pubblico viene
definito e rinnovato con la libera
partecipazione di tutti i membri. In
un mondo in cui Cristo è Signore,
questo è il modello sia per la Chiesa che per la società. I limiti che
Dio ha imposto alle creature umane da parte della natura e delle
rivendicazioni di altre persone sono altrettante occasioni della sua
grazia e non ostacoli posti all’umanità. Il primo compito dell’uomo
è di celebrare i doni di Dio e di
rallegrarsene. Il lavoro al servizio
di Dio e del prossimo è il prolungamento di questo atteggiamento.
La vocazione umana consiste nel
produrre i frutti della creazione
in modo sempre più giusto e più
armonioso e non nell’aumentare la
padronanza tecnologica sulla natura fino a distruggerla, e noi con
essa.
L’abnegazione in favore del prossimo sofferente è la strada della
promessa e del suo compimento
per ogni comunità, sia essa la famiglia, i vicini o il mondo. La nostra vocazione è di ridefinire gli
obiettivi dell’umanità, di raddrizzare il potere dell’uomo nel senso di
una celebrazione più completa della
grazia divina nella creazione e nell’alleanza, nel senso di una giustizia più profonda e più sfumata
all’interno della collettività umana,
nel senso di una amministrazione
più efficace dei doni della creazione.
b) Le nostre chiese devono studiare l’interazione di tre modi di
rendere testimonianza in un mondo
in cui le potenze e le dominazioni
stanno continuamente lanciando una sfida alle intenzioni di Dio e
alla signoria di Gesù Cristo:
1 ) la via della partecipazione
pienamente responsabile alle strutture del potere di questo mondo.
onde renderle più giuste e più umane.
Questi poteri possono essere politici: governi autoritari o dominati da interessi particolari. Possono
essere economici: affari centrati sullo sfruttamento e il profitto. Possono essere sociali: razze e nazioni
favorite e centrate su se stesse.
Possono essere ideologici: movimenti soddisfatti della propria giustificazione che non tollerano alcuna critica nel proseguimento dei
loro obiettivi.
Per quanto riguarda la tradizione riformata, i cristiani non possono ritirarsi semplicemente dal
mondo nel quale il potere è al servizio di obiettivi cosi ambivalenti.
Non possiamo immaginare che ci
sia una forma di impegno totalmente giusta. Nello stesso tempo
ci sono limiti alla partecipazione
responsabile a strutture di potere
ingiuste. Insieme le chiese devono
seguire i loro membri in questa
partecipazione responsabile, con la
intercessione, la critica e, quando
è necessario, con l’incoraggiamento
o con il richiamo, secondo il discernimento vigilante che esse avranno
rispetto all’orientamento preso da
questi poteri per fini giusti o ingiusti.
2) La via della testimonianza
alternativa, nella vita della Chiesa,
ma neH’interesse della società nel
suo insieme.
Per dare un esempio di stile di
vita cristiana in disaccordo con le
potenze di questo mondo, non c’è
soltanto l’eredità della cristianità
settaria. I Valdesi, i Fratelli moravi
e le comunità puritane d’Inghilterra e d’America hanno tentato esperienze di questo tipo. Ciò non implica un ritirarsi dal mondo. Una
chiesa nella società può essere il
luogo di una esperienza continua
di disciplina spirituale nell’uso del
denaro, nei valori della vita pubblica, nella consevazione delle risorse, nella solidarietà gli uni per
gli altri. Tutto ciò può liberare gli
uomini dalTimprigionamento sociale in una società volta verso il consumo e governata dalla cupidigia e
dallo sfruttamento. La nuova realtà della signoria di Cristo può esprimersi ora così come si è espressa nella comunità primitiva
(Atti degli Apostoli), in mezzo alle
strutture di potere di questo mondo, come segno del giudizio contro
queste strutture e di speranza per
il mondo. Anche qui, le chiese devono seguire l’attività dei loro membri con l’intercessione, la critica e
il sostegno.
3) La via per esprimere la
nostra ubbidienza a Dio nella responsabilità politica è di opporre
una resistenza attiva alle strutture ingiuste del potere.
In un certo senso, questa resistenza è un elemento di ogni testimonianza cristiana volta verso il
giudizio di Dio che viene e agisce
nel suo nome. Però, quando ciò si
traduce con la partecipazione a una
lotta che si prefigge di sostituire
un potere ingiusto con un potere
relativamente più giusto, ciò porta
a situazioni e a tentazioni speciali, in particolare quando questa
lotta è violenta. Atti di violenza,
anche se compiuti per una causa
giusta, hanno conseguenze proprie,
molto pericolose. Le altre forze rivoluzionarie con cui si deve collaborare hanno i loro obiettivi propri ed impongono la loro disciplina
nella lotta. D’altra parte può darsi
che solo partecipando a questa lotta i cristiani potranno esprimere
la loro solidarietà con gli oppressi,
il che è la condizione di ogni ministerio di riconciliazione. Le chiese
sono invitate a prendere parte anche a questo tipo di testimonianza,
accompagnandolo con la loro intercessione, le loro critiche e il loro
appoggio.
' Quando si parla di « cattolicità » non
ci si riferisce ovviamente ad una confes■sione. quella cattolico-romana, bensì al significato originario di « universalità »
(n.d.r.).
6
6 ecumenismo
2 luglio 1982
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Visite
al popolo
valdese
Guardando il calendario dei
gruppi che nel corso di questa
estate soggiorneranno alla Foresteria Valdese di Torre Pellice
ho avuto la netta impressione
che il flusso turistico-ecclesiastico verso le nostre Valli sia in
aumento. Ma la novità maggiore
sta nel fatto che accanto agli ormai consueti gruppi tedeschi,
svizzeri, inglesi e francesi sta
crescendo il turismo ecclesiastico interno, cioè tutto italiano.
Certamente questo incremento è
dovuto anche al 450" anniversario di Chanforan che da molte
parti, com’era nei voti degli organizzatori, non è vissuto soltantanto nella prospettiva di una o
due giornate commemorative,
bensì di una riflessione che intende coinvolgere il maggior numero di chiese per un lungo periodo di tempo.
Se finora molte sono le comunità di credenti, nostre o d’oltr’alpe, che sono salite in questi
mesi Verso Chanforan in Val
d'Angrogna, altre ne verranno. E
le domande rivolte alle nostre
guide, sotto la stele che ricorda
l’antica assemblea valdese del
1532 che aderì alla Riforma protestante, sono più o meno, sempre le stesse. Ai tedeschi interessa sapere com’erano e cosa raccontavano i Barba medioevali.
Ai francesi piace riascoltare la
vicenda di Pierre Griot, giovane
predicatore valdese, arrestato e
processato dall’Inquisizione ad
Aix mentre rientrava da Chanforan. Gli inglesi sono i più esigenti: quanta gente: c’era nel 1532,
chi parlò, chi decise, quanto durò...? Gli italiani sono i più imprevedibili: era meglio prima
quando il valdismo era un movimento o è meglio adesso che
siarno, volenti o nolenti, un’istituzione? Quali traode sono rimaste nella nostra chiesa dell’antica protesta medioevole? Quesiti,
dunque^ spesso difficili che Ridicano da un lato un crescente interesse per la lunga stagione valdese che precedette Chanforan e
dall’altra la voglia di capire veramente cosa oggi significa essere riformati in Italia. Non esiste
risposta valida per tutte le situazioni. Esistono, quello sì, degli
interrogativi aperti, esiste una
direzione di marcia ma poi ciascuno coniuga la scelta riformata con la situazione che incontra. L’importante per chi viene
da noi in questi mesi per vedere
Chanforan o Sihaud è che capisca che intorno a questi monumenti del passato vive una popolazione del presente con le sue
speranze e i suoi progetti.
Raccontare quello che fa, e non
soltanto quello che è stato fatto,
dal piccolo popolo protestante
delle Valli è il modo migliore per
attualizzare Chanforan. E per dire che la Riforma è viva. E resta
Un modo diverso e alternativo
al cattolicesimo di vivere l’Evangelo. C’è già chi, soprattutto tra
i gruppi cattolici, ha tentato di
evidenziare i tratti comuni del
valdismo pre-Chanforan con il
cattolicesimo, dimenticando però
di spiegare come mai l’Inquisizione mandasse al rogo gli eretici malgrado tante somiglianze...
Ecco, almeno questo ci appartiene: vivere Chanforan come verifica della nostra scelta riformata. Per andare avanti con sempre maggiore chiarezza, anche
nel confronto con i cattolici. E
non soltanto con loro.
Giuseppe Platone
L’obiettivo della DC valligiana:
“spaccare in due la
Per Celeste Martina « la strategia è l’uscita
nità » - D ora in poi; opposizione o ostruzione
L'intervento iniziale del consigliere Celeste Martina nel Consiglio della Comunità Montana
del 24 giugno u. s. è stato chiaro; dopo aver premesso che era
sua intenzione « togliere ogni illusione che vi sia un clima di pacifìcazione » tra la minoranza DC
e le forze politiche di maggioranza, Celeste Martina ha proseguito dicendo: « La DC locale darà
battaglia e la nostra strategia è
l’uscita di alcuni Comuni dalla
Comunità Montana Val Pellice...
non chiediamo più una corresponsabilizzazione (nella gestione della Comunità Montana
n.d.r.) come abbiamo sempre
fatto, d’ora in poi ci sarà solo
un confronto politico... la svolta
è radicale... non vogliamo confonderci con l’attuale maggioranza e le sue scelte ».
Ed al consigliere del PCI, Rivoira, il quale trovava singolare
che si volgesse sempre in tragedia un normale « gioco » democratico tra maggioranza e minoranza, tra l’altro con argomentazioni che vengono ormai ripetute da anni, il' consigliere Martina ribadiva il carattere di novità delle scelte operate e la loro portata politica.
Dalle dichiarazioni del più noto esponente della DC locale
emerge quindi chiaro un fatto;
non più il pericolo, in Val Pellice, che la divaricazione degli interessi soggettivi porti ad uno
scollamento tra i Comuni che
fanno parte della Comunità Montana Val Pellice, ma la volontà
precisa della DC di spaccare in
due la Comunità Montana Val
Pellice (con evidenti riflessi anche sulla U.S.L. n. 43 il cui ambito territoriale di attività coincide con l’ambito territoriale della Comunità Montana) per poter
ridare un ruolo leader al Comune di Luserna S. Giovanni, il
maggiore della Comunità Montana, che si sente prevaricato e
iugulato dalle scelte fatte dall’attuale maggioranza.
Una posizione molto dura quella degli esponenti della DC che,
a dire il vero, talvolta mal si concilia con le vaghe e del tutto formali osservazioni di merito su
singoli argomenti all’ordine del
giorno che vedono un alternarsi
di astensioni e voti contrari della minoranza non si sa bene in
base a quale criterio.
In questo modo vengono approvati, a maggioranza, i primi
6 punti all’ordine del giorno.
Il bilancio
di previsione
Il Consiglio ha poi affrontato
1 esame del Bilancio di previsione 1982.
Pier Carlo Longo, richiamandosi alla sintetica ma precisa relazione programmatica fatta dal
Presidente in apertura di Consiglio, riassume il modello di bilancio quale strumento per una
serie di programmi che dovrebbero costituire la reale attività
della Comunità Montana. Dotare
l’Ente di strumenti come il Piano di .sviluppo consolidato con la
Regione e la Provincia e da consolidare con i Comuni interessati, ha richiesto e richiede un
grosso impegno che non può venire meno.
Il raggruppamento delle spese
in settori omogenei facilita la lettura del Bilancio con la possibilità di verificare se la Comunità Montana ha veramente la capacità di innescare processi attuativi dei programmi senza un
aumento di spese.
A Celeste Martina non è stato
facile dare una valutazione di
carattere politico sul bilancio
dalle cui cifre, a suo parere, non
viene una indicazione programmatica in assenza di un collegamento con il Piano di sviluppo.
Secondo lui è mancato un salto
di qualità e la Comunità Montana non ha saputo assumere un
ruolo propulsore che si può ottenere solo con un largo consenso,
per un rilancio della valle. Ha
inoltre rilevato una eccessiva ripartizione delle spese che, in tal
modo, non esprimono un concetto di programmazione; per la loro frammentarietà i 1500 milioni
di spesa previsti sono privi di
organicità. Vi è stato un gonfiamento dell’organico con un costo rilevante e non sempre finalizzato — secondo il consigliere
Martina — alla programmazione.
Per Rivoira (PCI) il bilancio
deve essere considerato di transizione, anche nell’articolazione
delle voci di spesa, nonostante il
futuro (per ciò che riguarda le
entrate) non sia proprio luminoso. Le disponibilità finanziarie
91
dei comuni dalla Cornuda parte democristiana?
della Comunità Montana sono inferiori alle esigenze e la spesa
per il personale si riferisce, in
larga misura, al mantenimento
di servizi già istituiti sul territorio. Sarebbe preoccupante se
la spesa del personale fosse assorbita solo daH’assolvimento di
adempimenti burocratici.
La replica del Presidente della
Comunità Montana è stata ferma
ed energica. Per la Comunità
Montana è già un risultato positivo essere riusciti a mantenere in piedi alcuni servizi e realizzare i programmi previsti. E’
una scelta importante non prevedere ulteriori aggravi finanziari per i Comuni nel 1982. E' qualificante investire il pubblico denaro assumendo personale laddove i servizi lo richiedono. Ad
esempio, per ciò che riguarda i
servizi, non è vero che i soggiorni marini non si sono voluti fare.
I Comuni non si sono sentiti di
concorrere alla spesa e quindi
la sola disponibilità finanziaria
della Comunità Montana, dopo
i tagli dei contributi regionali,
non è stata sufficiente per la realizzazione di questo importante
servizio. L’intervento del Presidente è terminato ricordando all’opposizione che la Comunità
Montana Val Pellice, con le proprie realizzazioni, continua ad
essere un riferimento nell’ambito provinciale, regionale ed anche per altre Comuntà Montane
italiane. E’ questa una realtà e
non « un fiore all’occhiello », una
realtà che si volge a tutto vantaggio della popolazione, Il bilancio
di previsione 1982 è quindi approvato con 5 voti contrari
espressi dalla minoranza.
II bilancio dell’USL
La Comunità Montana si è successvamente costituita in Assemblea dell’Unità Sanitaria Locale;
ha esaurito in breve il proprio
ordine del giorno approvando,
tra l’altro, il bilancio 1982 per
la gestione dei Servizi Sociali
con l’astensione della minoranza
che ne ha, in linea di massima,
condiviso la linea propositiva e
di indirizzo.
Luciano Giuliani
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Per la salvezza del
popolo palestinese
PINEROLO — Il consiglio comunale ha votato all’unanimità,
su proposta del gruppo comunista, un ordine del giorno per la
pace nel Libano nel quale si afferma tra l’altro la condanna
dell’« invasione militare israeliana nei confronti del popolo palestinese che rischia di tramutarsi in un genocidio » e « rivendica il diritto inalienabile del popolo palestinese ad una esistenza dignitosa e libera in un territorio proprio ed autonomo... ».
Democrazia Proletaria inoltre,
ha lanciato una campagna di raccolta di medicinali che saranno
inviati tramite la Croce Rossa
internazionale in Libano per il
soccorso delle popolazioni vittime della guerra.
I sifidacatf
incontrano i partiti
PINEROLO — I sindacati dei
lavoratori hanno incontrato i
principali partiti pinerolesi per
discutere con loro la situazione
economica, l’occupazione, i contratti e il ruolo degli enti locali
per lo sviluppo del pinerolese.
II PCI ha garantito il pieno
appoggio alle rivendicazioni sindacali circa lo sciopero di venerdì 25 maggio ed ha convenuto
sulla analisi sindacale circa il
mancato funzionamento del comprensorio di Pinerolo.
La DC ha definito « preoccupante per le conseguenze che ne
derivano », la disdetta della scala mobile da parte della Confindustria.
II paravalanghe della
strada per Frali
PRALI — Nello scorso numero
abbiamo dato notizia dell’imminente inizio dei lavori. La notizia va parzialmente rettificata:
infatti l’opera va solo in appalto
nei prossimi giorni.
I lavori quindi ben difficilmente saranno ultimati entro quest’anno.
Ci scusiamo coi lettori per
questa imprecisione.
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7
2 luglio 1982
cronaca delle Valli 7
ITINERARI ALLE VALLI
Il vallone delle miniere
Località di partenza: Giordano
(Frali) 1489 m
Dislivello in salita: 1073 in
Tempo complessivo: h 3,30 + 2
Inserito tra due zone — quella
dei 13 Laghi e quella del Lago
Verde — tra le più frequentate
della vai Germanasca, il Vallone
delle Miniere (lou Valoun, per i
pralini) è relativamente poco frequentato dagli escursionisti, pur
essendo uno dei più interessanti
della valle.
In poco più di un’ora di marcia, l’escursionista passa dall’ambiente dominato dalla mole dei
condominii alle vezzose baite, alle ricche praterie ed, infine, ad
un presioso angolo di natura alpina particolarmente ricco di flora, fauna, minerali e con caratteristiche ambientali di estremo interesse.
Il Vallone delle Miniere vanta
quasi certamente in valle il primato per la ricchezza della flora,
tra cui si riscontrano alcune specie endemiche di particolare interesse e rarità.
Questo fenomeno è certamente
favorito dalla ricchezza delle acque, del microclima particolarmente felice e, non ultimo, dal
fatto che la zona è poco frequentata e quindi non è eccessivamente saccheggiata da raccolte sconsiderate.
Superflua ci pare la raccomandazione a rispettare la flora (ma
anche la fauna ed i minerali!),
accontentiamoci di ammirarla
nel suo ambiente, senza cedere
alla tentazione di raccogliere anche solo pochi esemplari...
Per quel che riguarda la fauna, è noto che il Vallone delle
Miniere — assieme ai vicini Cianalh, estremo luogo di rifugio —
è sempre stato l’habitat ideale
del camoscio che, con un po’ di
fortuna, non è improbabile di
poter ammirare immobile sulle
balze rocciose o quando scende
al pascolo o a dissetarsi al rio.
Sono pure presenti nel Vallone il fagiano, la coturnice, la
a cura di R. Genre e V. Benech
pernice variabile, la marmotta e
tutta la fauna tipica di queste
quote.
Ma l’aspetto che più caratterizza questa zona rimane, a nostro avviso, la presenza abbastanza consistente di magnifici
esemplari di cirmolo o pino cembro (elvou) abbarbicati sulle
rocce e sui pinnacoli, ultime vestigia di un bosco che un tempo doveva essere assai rigoglioso, a giudicare dai numerosi ed
enormi ceppi disseminati un po’
dovunque, che forse è stato distrutto per fornire il legname
necessario alle miniere che hanno dato il nome al Vallone.
Ed infine vogliamo sottolineare
la presenza, unica in tutta la
valle, sul versante che va dal
colle Giulian al passo di Brard,
di numerosi torrioni, guglie, pinnacoli che, malgrado le modeste
proporzioni, danno alla zona un
aspetto particolarmente suggestivo. Anche se questo aspetto
esula dai limiti che ci siamo
imposti, va ricordato che tutta
la zona si presta ad interessanti escursioni scialpinistiche.
Il rióstfo itinerario prende lo
avvio dal bivio di Giordano (lou
Giourdan) 1489 m, dove si può
comodamente parcheggiare l’auto. Circa cento metri oltre il
bivio, dove finisce l’asfalto, si
diparte sulla sinistra della strada che conduce a Ribba (la Ribbo), una stradina in terra battuta su cui è vietato l’accesso
alle auto, data la ristrettezza
della sede stradale e la sua estrema pericolosità.
Seguendo questa strada si
giunge in pochi minuti a Rabbiere (là Rabièra) 1568 m bel
casale isolato. Ano a pochi anni fa abitato tutto l’anno. Da qui
in breve si perviene ad Alberge
(laz Albergia) 1626 m dove notiamo la presenza di un pino
cembro, uno dei più belli della
zona. Ancora un breve tratto in
leggera salita ed ecco apparire
Peugliaria (là Pilharla) 1668 m,
piccola baita posta aH’inizio delle
belle praterie delle Selle (là Sella) 1695 m le cui costruzioni,
notevolmente danneggiate (come
il lariceto sovrastante) da una
valanga staccatasi dalle pendici
del Bric Rond nel 1962, si incontrano poco più avanti.
La stradina passa fra i due
gruppi di baite e poi si dirige
verso il Rio dei 13 Laghi che si
supera su un ponticello in legno, lou Pont dà Riou, 1729 m
(h 0.45 da Giordano).
Poco oltre il ponte si abbandona la mulattiera (segnavia
207 e Gta) che sale a sinistra
verso il colle Giulian e si segue
quella che, con alcuni ampi tornanti, si porta su un dosso morenico che risaliamo poggiando
ora verso sud. Poco più avanti
termina la stradina che è stata
costruita per i lavori di captazione della grossa sorgente, le
cui acque sono state convogliate
,ver,so Ghigo.
Da qui si procedè in mezzo ai
radi larici fino ad un primo pianoro da cui si esce seguendo la
mulattiera che compie un largo
tornante, poi supera la strettoia,
innalzandosi gradatamente Ano
a pervenire aH’inizio dell’ampio
Vallone delle Miniere 1960 m
circa (h 0.30).
Il percorso diventa ora di tutto riposo e si inoltra, con percorso pianeggiante che costeggia il
rio, per circa due chilometri al
centro del Vallone. Durante questo tratto avremo modo di ammirare flora, fauna, ambiente
con tutta tranquillità.
Evitando i sentieri che, sulla
destra, salgono verso la Costa
di Viaflorcia (Viofouèrcio) arriveremo senza troppa fatica in
fondo al Vallone delle Miniere,
in località Pian d’Amount 2126
(hh 0.30). Da qui (poggiare a
sinistra) seguendo i segnavia blu,
inizieremo a risalire il ripido
pendio ricco di acque sorgive,
cercando di seguire le tracce
del sentiero che con numerosi
tornanti perviene alla bella mulattiera proveniente dall’ormai
vicino Passo di Brard (h 0.45).
A questo punto il nostro itinerario volge a destra per dirigersi verso la Gran Guglia, ma
vale la pena compiere una breve deviazione a sinistra (nordest) per raggiungere il Passo di
Brard che dista appena qualche
centinaio di metri e ci consente, nebbia permettendo, di affacciarci sul vasto scenario della vai
Penice.
Ritornati sui proprii passi, si
percorre la mulattiera che prosegue a mezza costa prima con
percorso pianeggiante, poi scende per breve tratto ad attraversare, con alcuni tornanti, due
combe spesso nevose, indi risale, con un lungo tornante a mezza costa, l’ampia cengia erbosa
di Bari Gran, da cui si esce a
quota 2562 m circa (h 1 dal
Passo di Brard; 3.30 da Giordano).
Malgrado non ci troviamo ad
una quota eccessivamente elevata, questo punto è molto panoramico e consente di ammirare il sottostante vallone di Prali e tutte le montagni circostanti.
Chi lo desidera può a questo
punto proseguire verso l’alto per
portarsi alla Cirisira 2822 m o
al Colletto della Gran Guglia 2790
m circa, da cui si scende al rifugio del Lago Verde.
Il nostro itinerario percorre
invece un breve tratto pianeggiante sul crinale erboso che
divide i valloni delle Miniere e
di Freibougio, poi si abbassa
con numerosi tornanti lungo la
riposante mulattiera che, lasciato a sinistra il pianoro di Freibougio, in circa 30 minuti ci consente di raggiungere la mulattiera del Colle d’Abries.
Da qui, superata la strettoia
dell’Eitrangouloou, si scende attraverso ricchi pascoli cosparsi
di larici e di invadente sottobosco alla nuova bergeria di Bout
du Col 1742 m (h 0.45).
Si percorre quindi la carrozzabile Ano al colletto della Concètto e di qui si torna ad imboccare la mulattiera che con alcuni
ripidi tornanti conduce a Ribba
(la Ribbo) 1550 m, piccolo villaggio un tempo abitato tutto
l’anno (notare la scuoletta presso
la strada) ed ora solo più nei
mesi estivi..
Si segue ora la strada carrozzabile che costeggia e supera più
volte il torrente ed in breve ci
porta in vista di Giordano, al
cui bivio termina la nostra escursione (h 0.4 ; totale h 5.30).
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
XXXIII Mostra d’Arte
Contemporanea
TORRE PELLICE — È in alle
stimento la XXXIII Mostra d’Ate Contemporanea che avrà luogo nei locali del Collegio Valdese dal 7 agosto al 5 settembre
1982.
La Mostra, che sarà presentata
dalla locale Galleria d’Arte Contemporanea, avrà carattere nazionale perché dedicata interamente al M.A.C. (Movimento Arte Concreta) a cui aderirono da
tutta Italia gli artisti validamente pensosi del rinnovamento delle arti.
Il carattere storico dell’esposizione, dove figureranno solo
opere eseguite nel periodo 19481955, e il nome dei componenti
il Comitato Artistico della rassegna (M. Bandini, G. Brizio, L.
Cabutti, P. Chiapatti, G. Giubbini, P. Levi, M. Meneguzzo, F. Poli, M. Rosei, F. Vincitorio) pensiamo siano fonte di consenso da
parte del pubblico e degli studiosi dell’arte italiana contemporanea visto il ruolo determinante svolto dal M.A.C. al suo
sorgere.
La Mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 16
alle ore 19.30.
Estate musicale
TORRE PELLICE — Organiz
zata dalla Pro Loco si svolgeranno presso la Foresteria valdese
alcuni concerti.
Venerdì 2 luglio ore 21: concerto degli strumentisti del « Sinigallia » di Chivasso.
Venerdì 9 luglio ore 21; concerto dell’Assieme strumentale di
Torino.
« Viverbe »
TORRE PELLICE — Organiz
zata dalla Pro Loco si tiene nei
locali dell’Hòtel Gilly la mostra
« Viverbe »; menta ed erbe officinali a Pancalieri. La mostra
rimane aperta dal 1“ al 4 luglio
col seguente orario: 16.30-19.30.
Il barocco e il gotico
TORRE PELLICE — Sabato
3 luglio, ore 17, si inaugura presso la Palestra del Collegio Valdese la mostra « Il gotico e il
barocco nel pinerolese ». La mostra rimane aperta Ano al 18 luglio col seguente orario: 16.3019.30.
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ir Io alzo gli occhi ai monte... Donde mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto
vien dall'Eterno che ha fatto il
cielo e la terra ». (Salmo 121)
Il Signore ha richiamato a sé il 18
giugno 1982
Ernesto Léger
di anni 68
La famiglia, nel darne il triste annuncio, ringrazia tutti coloro che le
sono stati vicini; in modo particolare
il dott. Vivalda. il doti. Corino, il pastore Ribet e le famiglie Barale ed
Héritier.
Perosa, 20 giugno 1982
« Se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta,
noi abbiamo da Dio una casa non
fatta da mano d'uomo, eterna, nei
cieli ». (II Corinzi 5 : 1)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giovanni Rostan
NeH’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore, in
particolare il medico curante dott. Bertolino, medici e personale deH’Ospedale Valdese di Pomaretto e i Pastori A.
Genre e G. Conte.
S. Germano Chisone, 26 giugno 1982
« Mi guida lungo le acque chete »
(Salmo 23)
E’ mancato alTetà di 88 anni
Oscar Olivieri
Addolorati per la separazione ma certi
della risurrezione in Cristo, lo annunciano, la moglie Irma Notarbartolo, il
figlio Paolo Olivieri, la nuora Azzarello
Giuseppina, gli adorati nipotini Emma,
Oscar e Luciana, la sorella Clara, ed i
parenti tutti.
Napoli, 20 giugno 1982.
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verde),
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Pinasca; FARMACIA BERTORELLO - Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei, 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna; tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva; tei, 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 4 LUGLIO 1982
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
i/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.288.
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(Distretto di Pinerofo)
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Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
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2 luglio 1982
AMNESTY INTERNATIONAL SU EL SALVADOR
NICARAGUA
Testimonianze agghiaccianti Un dibattito sul
Com'è noto, Amnesty International è un’associazione che si occupa dei diritti civili ovun~
cjue essi vengano calpestati. In un inserto del suo
Notiziario, dedicato a El Salvador ed ai massacri ivi compiuti, pur constatando che queste, violaz,ioni dei diritti umani si sono verificate durante il conflitto interno fra guerriglia e autorità,
A. /, ha concluso che la grande maggioranza del
le violazioni denunciate, comprese le torture, le
sparizioni e gli assassina a sangue freddo sono
non solo state commesse dalle forze governative,
ma sono state dirette verso civili non combattenti e non coinvolti nell’attività della guerriglia. Qui
appresso offriamo ai lettori un condensato di questo inserto.
r. p.
popolo dei Miskitos
Le forze di sicurezza salvadoregne hanno intrapreso un ampio e sistematico programma di
sparizioni, torture, uccisioni individuali e di massa, che colpisce indifferentemente uomini,
donne, bambini. Tra le vittime
vi sono non solo persone accusate di opposizione alle autorità,
ma anche migliaia di persone che
si trovano semplicemente al centro di zone scelte per operazioni
di sicurezza. La loro morte o la
loro mutilazione appare essere
assolutamente arbitraria. Le testimonianze che quotidianamente
pervengono ad A.I. dimostrano
come in tali azioni siano implicate tutte le fasce delle forze di
sicurezza salvadoregne, sia unità
militari e di polizia che squadre
paramilitari che agiscono colla
protezione più o meno esplicita
delle prime. Le violazioni verificatesi sono così ampie che non
vi può essere alcun dubbio che
esse costituiscano una vasta trama di abusi nei confronti dei
diritti umani.
Inoltre, A. I. si è più volte appellata alle autorità affinché investigassero e rendessero conto
delle detenzioni arbitrarie o delle sparizioni così come degli assassinii di sacerdoti, sindacalisti,
catechisti, insegnanti, accademici, famiglie contadine e lavoratori di comunità, come delle sparizioni ed uccisioni di pazienti
prelevati dagli ospedali da agenti di sicurezza. In nessun caso le
autorità hanno fornito risposte
soddisfacenti.
Il 3 gennaio 1982 l’arcivescovo
di S. Salvador Arturo Rivera y
Damas ha dichiarato che, secondo una sua stima, durante il 1981
sono state uccise 11.723 persone
non combattenti. Nel luglio del
1981 il Centro di Informazione e
Documentazione deH’Università
delLAmerica centrale di S. Salvador ha calcolato che circa 6.000
civili sono stati uccisi nei primi
sei mesi dell’anno. Lo stesso mese un’altra fonte cattolica ha fissalo il numero dei morti nei pre
Comìtato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti. Dino
Ciesch, Niso De Miohelis. Giorgio
Gardiol. Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronei, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
■ La Luce »: Autor. Tribuhale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
cedenti 18 mesi alla cifra di 22
mila.
Notizie riguardanti tali atrocità sono continuate a giungere
ad A. I. dalle fonti più diverse.
Tra esse vi sono testimoni oculari; rappresentanti, ecclesiastici e non, che lavorano in organizzazioni di assistenza e carità, sia
straniere che salvadoregne, ed
un’ampia fascia di osservatori
stranieri assieme a numerosi inviati di giornali esteri.
(Seguono alcuni resoconti agghiaccianti di testimoni oculari,
di cui ne riportiamo, di una profuga, n.d.r.).
« E’ stata la Guardia nazionale, hanno ucciso mio padre; gli
hanno tagliato la gola; quindi
mi hanno violentata, tutti loro.
Marino violentato anche la mia
figlia di 15 anni poi hanno tagliato la gola anche a me e mi
hanno gettata su mìo padre perché morissi. Dicevano che lo facevano perché mi piaceva mons.
Romero. Ci hanno coperto con
un telo e ci hanno lasciati come
animali. Ho sentito mio padre
morire .E’ affogato nel suo sangue mentre io stavo sopra di lui
senza poter far nulla. Aveva 12
anni, io ero incinta di otto mesi,
ecco il bambino. La mattina alcuni amici mi hanno portato da
mia sorella, mi sono rimessa ed
ora siamo venuti qui ».
Le violenze descritte nelle testimonianze ricevute da A.I. sembrano essere parte di un piano
di terrore diretto contro le popolazioni contadine del Salvador.
Le violazioni hanno subito un
forte rialzo nel marzo 1980 all’epoca della dichiarazione della
riforma agraria. Le forze militari hanno attaccato contadini sostenitori di sindacati di opposizione nonviolenta, come la Federazione Cristiana dei Contadini Salvadoregni e l’Unione dei
Lavoratori Rurali. La terra sottratta è stata affidata a membri
dell’ORDEN, il movimento organizzato nel 1960 per portare avanti una campagna terroristica contro gli oppositori dei governo.
Nel settembre 1981 una congressi ta degli Stati Uniti, Patricia Schroeder, ha testimoniato
circa una visita fatta in Salvador. Ella ha affermato che le forze di sicurezza salvadoregne erano solite raccogliere la popolazione per poi sparare, infilzare
colle baionette, tagliare a pezzi,
disossare. « Un membro della
nostra delegazione — ha detto ■—
chiese ad un ufficiale dell’esercito chi fosse il responsabile dì
quelle mulilazioni. Egli rispose
che erano i suoi soldati a farlo
solo per terrorizzare la popolazione affinché non avesse altri
contatti se non coll’esercito stesso ».
Un altro teste ha affermato davanti al Senato degli Stati Uniti,
in una seduta dedicata al Salvador che il presidente Duarte aveva dichiarato: « Per 50 anni l’esercito è stato formato perché
agisse come forza di repressione
e strumento di terrore. Esso è
stato portato a pensare che
chiunque si opponesse a loro dovesse essere considerato un comunista. Inoltre è stato loro insegnato che la cosa più naturale
da fare coi comunisti fosse di liberarsi di loro ».
Quando la gente non ascolta
(segue da pag. 1)
gelo, ebbene che non sia questo
a dividerci: troviamo un « modus vivendi ». Ed ecco nascere i
nuovi sadducei e farsi avanti la
perdita di ruolo e di identità.
Una terza risposta è quella di
abbandonare la chiesa per vivere
la propria fede in altre strutture e organizzazioni che possano
consentire una predicazione « implicita » un insieme di atteggiamenti che può convincere altri
a seguire il nostro modo di essere nel mondo. Ma una predicazione che non sia chiaramente riferita a Gesù Cristo siamo
certi che non sia altra cosa di
ciò che l’Evangelo ci chiama a
dare?
Io credo che ognuno di questi
atteggiamenti, e tutti gli altri che
similmente si possono prendere, siano sbagliati perché distanti dall’esempio che ci viene da
Gesù Cristo. Il racconto evangelico, non vi è dubbio, ci mostra
la durezza di Gesù nel condannare lo scarso desiderio degli uomini a cambiare vita. Increduli,
farisei, opportunisti e z.eloti non
furono i suoi amici. Egualmente però l’Evangelo ci mostra che
accanto a queste chiare prese
di posizione l’atteggiamento di
fondo di Gesù verso la gente del
suo tempo non cambiò. Ogni
giorno ed ogni energia fu da lui
spesa per offrire a quella medesima gente un’opportunità di
riflessione e di scelta. E non lasciamoci fuorviare dalle masse
che lo attorniarono perché furono ben pochi coloro che accolsero veramente il suo invito.
Così la nostra risposta alle difficoltà nelle quali oggi siamo
chiamati ad operare, ci viene,
come sempre, da lui. L’ultima
frase di questo breve brano dice: « La sapienza di Dio è stata
giustificata dalle opere sue ». Oppure, se questo può aiutarci a
capire meglio, « alla sapienza è
stata resa giustizia da tutti i suoi
figlioli », come ci indica Luca.
Questa è una parola che ci interroga e che ci mette in una
relazione dinamica con la sapienza dell'Evangelo. L’invito della
Parola di Dio per i suoi figlioli
in questi anni è un invito a testimoniare che esiste un'altra
sapienza, un’altra logica di vita,
quella dell’Evangelo. Ad es.<;a è
possibile affidarsi completamente e senza riserve. Siamo chiamati a dare il segno che noi crediamo veramente a ciò che vogliamo proporre agli altri. Che
questa logica diversa e da noi,
per primi, accolta, creduta, vis.suta.
Se la fede che scaturisce dalCaccoglimenio dell’Evangelo non
produce i segni che il Regno è
possibile, è qui, allora possiamo
continuare a suonare musiche allegre o musiche tristi, possiamo
anche arrabbiarci perché i nostri contemporanei non vogliono
obbedire al nostro richiamo. Tra
noi e toro non si instaurerà quella comunicazione convincente,
quell’invito credibile che, per dono di Dio, libera gli uomini dalrindifferenza e daÌTegoismo e li
rende veramente partecipi, assieme, del disegno di eguaglianza e fraternità che TEvangelo di
Cristo porta.
Claudio H. Martelli
Non c’è genocidio
Spett. Redazione,
sono un vostro abbonato da diversi
anni e assiduo lettore in quanto trovo molto buona l'informazione che date, e dei relativi commenti, in politica
estera.
Sono stato molto sopreso perciò, per
la semplicità dell'articolo di fondo, a
firma Niso De Michelis, comparso nel
n. 22 del 28.5.82 soprattutto per l'esempio di « nuovo ” nazionalismo dato
al governo del Nicaragua. Viene tranquillamente accettata la tesi della persecuzione e del genocidio dei Miskitos, come viene presentata dal quotidiano Lotta Continuua del 1.5, 4.5 e
5.5 '82..
Il « buttar li » quelle due righe sul
Nicaragua al lettori da già un giudizio
sul comportamento del governo sandinista. Un giudizio che è, anche se
non affermato, negativo.
Ora vorrei consigliare a Niso De
Michelis di leggersi, per dare un'informazione più completa, » La Repubblica » del 9.3.82, « COM-NT » del
l'11.4.82, .< Nord-Sud » del 19.3.82 e
del 23.4.82, « ADISTA » del 25-26-27
marzo 82, « Il Regno » del 15.5.82,
« SIAL » del 9.5.82.
Di fronte a questa campagna di informazione contro il Nicaragua sul problema dei Miskitos il governo aveva
invitato sia una delegazione del Vaticano, sia una delegazione della Commissione Interamericana dei Diritti
Umani (è una Commissione dell'Organizzazione degli Stati Americani di
cui fanno partre tutti i paesi dell'America Meridionale, dell'America Centrale e del Nord America, compresi gli
Stati Uniti).
« Quello che abbiamo voluto vedere,
lo abbiamo visto. Ci siamo sentiti liberi di parlare in privato con rappresentanti di istituzioni e con persone
nelle carceri, nei villaggi e in qualsiasi
parte », con queste parole di saluto partiva da Managua Tom Farrer, presidente statunitense della Commissione Interamericana dei diritti umani. Con la
delegazione aveva visitato le zone abitate dai Miskitos dal 2 al 3 maggio
1982. E ancora lo stesso Farrer affermava che il governo del Nicaragua non
solo è stato gentile nella forma, ma
si è comportato con molta collaborazione e ancora che i diritti e le garanzie giuridiche sono normali. (Vedi
allegati gli articoli comparsi su « Barricada » del 6.5 e 16.5).
Questo mio scritto vuole perciò essere un piccolo contributo per una
migliore e più completa conoscenza dei
fatti.
Sono infatti consapevole che « poca »
stampa e solo quella specializzata parla dei problemi dell'America Centrale.
Con l'occasione vi trasmetto anche
un appello-comunicato (con preghiera
di pubblicarlo) dell'Ambasciatore del
Nicaragua presso la Santa Sede, Ricardo Peter, sulla gravissima situazione
chhe si è venuta a creare per i danni provocati dai nubifragi verso la fine di maggio particolarmente nella zona Nord del Nicaragua.
Francesco Fassanelli, Padova
Ma un problema c’è
La cortese lettera deWabbonato Fassanelli di Padova merita una risposta,
che possa valere a migliore chiarimento di quanto scritto nel mio ’’Punto di
Vista” sul nazionalismo pubblicato
nello scorso numero 22. In tale scritto,
tra gli esempi condannali di nazionalismo risorgente, era citalo anche il trattamento riservato in Nicaragua ai Miskitos dalla giunta al potere. E’ ben
chiaro che, per me come per quel lettore, il Nicaragua sandinista di oggi è
mille volte preferibile a quello preesistente di Somoza. Ma. per me. e
anche chiaro che i fatti che avvengono sotto i nostri occhi vanno giudicati senza indulgere a un manicheismo ideologico, che rischia di portare,
come ha già molte volte portato, a
grosse delusioni.
Il lettore ci ha cortesemente inviato una buona messe di informazioni ricavate da giornali e pubblicazioni, ma.
anche a prescindere dal fatto che esse
sono nella massima parte emanazione
della stampa ufficiale del paese (il
che ne indebolisce la forza documentaria), rimane che. proprio da tale documentazione risulta che un problema
Miskitos esiste in Nicaragua. tanto che
se ne è ufficialmente occupata anche
la Conferenza Episcopale cattolica, e
che lo stesso governo ha opportunamente invitato la Comisión Interamericana del los Derechos Humanos a visitare il paese per rendersi conto del
fatto che « aun se enfrentan pni)le~
mas. pero que se hacen grandes esfuerzos por solucionarlos ».
Ed appare anche ben chiaro, da quella documentazione, che i Miskitos sono
in parte fuggiti in Honduras e in parte deportali in altre zone del paese, nel
timore che potessero costituire ambiente favorevole ad azioni controrivoluzionarie. Non metto in dubbio, e mi fa
naturalmente piacere, che il governo
nicaraguense, a conclusione della visita
della Comisión de lor Derechos Humanos. f( ofreció hacer lodo lo possible
para llevar a la practica las recomendaciones. a pesar de las dificultades
económicas del país »: ma resistenza
stessa della (( recomendaciones » dimostra che non lutto andava proprio liscio.
Comunque non pretendo conoscere
la situazione nicaraguense e tutte le
sue implicazioni meglio del lettore
Fassanelli: e neppure voglio discriminale io (scusa la autocitazione) « quanto di difensivo e quanto di aggressivo
vi sia in queste situazioni » che appaiono infette di nazionalismo. Mio
scopo era ed è solo denunciare come il
veleno nazionalista inquini oggi anche
le cause migliori, con conseguenze non
accettabili sul piano umano e cristiano.
Si può arrivare aU'assurdo. che si verifica in Russia, di due gruppi di Comunità Battiste. uno tollerato perché
accetta di restare nei limiti concessi
dallo Stato. Valtro perseguitato perché
cerco di invere una Fede pia libera.
Niso De Micheus
Appello dal Nicaragua
Con la presente TAmbasciata del Nicaragua presso la Santa Sede allega
un informazione sulle dimensioni della tragedia nazionale a causa delle gravissime perdite prodotte dalle ininterrotte piogge durante l'ultima settimana dello
scorso mese di maggio. Le inondazioni hanno provocato in tutto il territorio un
disastro paragonabile solo ai danni della guerra di Liberazione nel 1979 e del
ter-emoto nel 1972,
Rispondendo all appello Internazionale del Comitato di Emergenza Nazionale s informa che si dispone di un c.c.p. per gli aiuti ai danneggiati. Per ulteriori informazioni rivolgersi aH'Ambasciata del Nicaragua presso il Quirinale
(tei. 8654766) o presso la Santa Sede (tei. 5263342).
Si fa presente che giorno dopo giorno la lista dei morrti, dei senzatetto
e dei danni materiali tende ad aumentare.
L Ambasciata del Nicaragua sollecita e ringrazia a nome del Governo e
popolo de! Nicaragua ogni aiuto materiale e umanitario e si avvale dell’occasione
per rinnovare un fraterno saluto.