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Anno IV
numero 31
del 2 agosto 1996
L. 2000
spedizione in abb. po$tale/SO%
Torino
In caso dì mancato recapito
si prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
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Bibbia e attualità
LIBERI
PER UN DIO LIBERO
«...molti verranno da Oriente
e Oòciderite
e si metteranno a tavola
con Abramo, Isacco e Giacobbe
nel regno dei cieli»
(Matteo 8,11)
La libertà del Regno di Dio non è
che la libertà dell’elezione. Dio può
chiamare al suo banchetto i disperati e
gli sciagurati delle nostre strade violènte e omicide, come può cacciare i
cittadini che erano tali per «diritto».
La libertà di Dio può sembrare un insulto alla giustizia e un arbitrio intollerabile nel confi'onti degli aventi diritto, ma In libertà di Dio non è arbitraria, perché è saldamente legata alla
promessa e inderogabilmente orienta.ta al compimento. In mezzo sta la libertà a caro prezzo, quello della croce.
Che cosa deve essere e che dosa deve fare la chiesa in considerazione di quella
libertà? A me pare che l’unico atteggiamento possibile sia quello della costante cautela autocritica e dell’assoluta disponibilità al nuovo che viene da
Dio. Più facile a dirsi che a farsi. Ma
tant'è. Vediamo per esempio questa
faccenda dei cittadini che entrano nel
Regno e di quelli che devono uscirne.
/NNANZITUTTO ricordiamoci che la
chiesa non ricopre né esaurisce la
realtà del Regno, per cui non è detto
che chi vi sta dentro sia cittadino del
Regno e che ne sta fuori ne sia escluso
davvero. La chiesa non è il Regno di
Dio. La chiesa è il popolo dei peccatori
perdonati (i redenti, i salvati, i figli
adottivi, ecc.) che è chiamato a predicare il Regno, a testimoniare la natura,
a ricercarne la giustizia, ma non è il
Regno. Perciò la chiesa deve essere libera da se stessa per essere disponibile al
suo compito. Libera per un Dio libero;
libera per percorrere strade talora ignote 0 anche fuori dal suo orizzonte di
possibilità. La chiesa deve sapere che la
sua libertà è anche funzione della libera elezione che fa del Regno una realtà
da cui si può essere espulsi o una residenza nuziale a cui si può essere immeritatamente invitati, magari a forza.
La chiesa può essere la sola organizzazione umana dove possono
trovare un posto e una funzione significativa quanti non si inquadrano nei
criteri che hanno determinato certe
discipline, se necessario, ma si inquadrano nel lavoro che la vocazione esige. La chiesa è un corpo in cui la forza
della tradizione non sta nella conservazione di ciò che è sempre da tutti e
dovunque creduto, ma nella sua capacità di rendersi disponibile a sempre nuove possibilità di vita: al di fuo^
ri di questa concezione della libertà di
Dio e della sua chiesa il processo ecumenico non ha, a parer mio, nessuna
prospettiva di avanzamento.
Quando le chiese battista, metodiste e valdesi si accolsero nel Patto
di reciproco riconoscimento, sapevano
benissimo che la loro comprensione
del battesimo e la prassi battesimale
non erano comuni, sapevano che i loro
ordinamenti non erano congruenti
anzi sapevano che talora erano perfino in conflitto, sapevano che le loro
tradizioni erano per certi versi inconciliabili; sapevano bene, però, che la
loro vocazione era la medesima, rispetto alla comprensione che avevano
della realtà del Regno che in essa era
operante. Il coraggio dell’impegnó
ecumenico sta in questa formula che^
possiamo offrire ad altri in Italia, solo
che si accetti che la base di partenza e
t accordo fondamentale per il cammino che si decide di percorrere è la fede
nel Signore della libertà e la convinzione di dover essere un popolo di Ube^fìgli e libere figlie della promessa.
Paolo Spano
SETTIMANALE DELLE CHIESE :E\ANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
I Le proposte di legge del ministro della Pubblica istruzione e dell'Università
Verso una scuola qualificata e pluralistica
' . f
In un mondo sempre più «interconnesso»^ ia vera sfida per ia scuoia pubblica è l'adeguamento
culturale e formativo alia realtà attuale e il collegamento con il mondo del lavoro e della ricerca
GIANFRANCO HOFER
CHE qualche cosa si stia finalmente muovendo nella scuola?
Potrebbe anche darsi. Dopo qualche intervento più di colore che di
sostanza sul ritorno ài voti al posto
dei giudizi, il 25 giugno il ministro
Luigi Berlinguer ha presentato la
bozza sugli orientamenti programmatici contenente gli obiettivi per
la scuola e la formazione, Tautonomia scolastica, il riordino del sistema scolastico e formativo è una serie di interventi a breve termine;
come pure gli orientamenti per
Tuniversità, che indubbiamente di
interventi ne ha bisogno non meno
della scuola.
Il 19 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato l’autonomia scolastica neH’ambito del disegno di
legge delega di riforma' dello stato,
che dovrebbe essere proposto in
Parlamento a settembre assieme
alla legge finanziaria. È indubbiamente impegnativo il collegamento
deli’autonomia della scuola con la
riforma di uno stato che va verso il
decentramento, come pure è significativa l’unione dei due ministeri
deiristruzione e dell’Università.
Tra i segni che il ministro intende
fare sul serio vi è ia soppressione
dei corsi abilitanti con il disegno di
legge dell’11 luglio, il decreto presidenziale del 27 luglio che attua finalmente le disposizioni della laurea per l’insegnamento nelle scuole
materne ed elementari, il biennio di
specializzazione per l’insegnamento medio. Non solo per scoraggiare
le abituali sommosse d’inizio anno
scolastico, viene annunciato il varo
dqllo statuto degli studenti. Tra gli
interventi urgenti in previsione,
l’elevazione dell’obbligo ai 16 anni
per arrivare ai 18, e la riforma degli
esami di maturità.
Significativo indubbiamente è il
fatto che nella raffica dei provvedimenti non si sia iniziato coti il problema della parità fra scuola pubblica e scuola privata che qualcuno
poneva, specie da parte del Polo,
ma non solo, come'pregiudiziale
La scuola del domani sarà in grado di essere più aderente alia realtà della società?
nella riforma scolastica, Qualunque ne possa essere la soluzione, si
è scelto di intervenire innanzitutto
dove c’è urgenza di risanamento e
non consegnare alla competizione
una scuola pubblica lasciata alla
deriva in condizioni comatose. Il
problema fondamentale della
scuola infatti è l’adeguamento culturale e formativo alla realtà attuale, il collegamento con il mondo
del lavoro e della ricerca, con l’Europa di cui siamo parte, con un
mondo sempre più «interconnesso». È qui che va data risposta agii
studenti e, se si vuole, alle famiglie.
Per poter esaudire queste attese,
a monte, ci sono scelte che non si
possono eludere. Il primo punto
affrqntato dal governo, l’autonomia scolastica da attuare progressivamente in un biennio, era atteso
da molti operatori del settore, nonostante i sospetti di una surrettizia via alla privatizzazione. Auto
nomia che va dal poter attuare piccole e funzionali riparazionii invece di inondare di carte gli enti preposti per un rubinetto: all’avere la
possibUità di intervenire nell’offerta formativa in modo autonomo
con corsi pomeridiani di lingue,
informatica, sport, speziando il
gruppo-classe; all’aprire la scuola
àH’estemo con corsi di formazione
e aggiornamento anche per adulti.
Ma molto ancora rimane all’orizzonte. Con raùtonomia infatti sono collegati il reclutamento e la valorizzazione dei docenti e della dirigenza degli istituti, la revisione
degli organi di partecipazione collegiale dei quali alcuni non hanno
mai funzionato: L’accavallarsi delle
funzioni dei provveditorati, della
sovrintendenza regionale, degli
istituti di formazione come l’Irrsae,
di un ministero pletorico, degli enti
locali da ridisegnare. E infine interventi non più differibili: la riforma
della scuola secondaria superiore
da affrontare non in modo episodico ma in un disegno strutturale, la
riforma degli organici, una certa
stabilità del personale e l’avvio di
meccanismi seri di valutazione del
sistema scolastico.
Che cosa succederà in Parlamento? si presenta l’occasione di riformulare un quadro complessivo e
coerente. In particolare: coniugare
il centro con l’autonomia di istituto
è anche con quella regionale; garantire ed esigere una più incisiva
presenza del personale, con investimenti'economici adeguati e con i
quali si riconosca il valore dell’
istruzióne e si liberino le molte
energie positive: favorire la crescita di una scuola culturalmente qualificata, libera, pluralistica.
E, per favore, nel progettare una
riforma che forse stavolta vedrà la
luce, si eviti di ingessare la scuola
per altri settant’anni.
Conferenza sul clima
La natura è dono dì Dio
non nostra proprietà
«La minaccia del cambiamento climatico tocca il pensiero religioso in
un modo particolare. Ci
ricorda la nostra fondamentale dipendenza dal
creato. La natura, crediamo, è dono di Dio, e
non può e non deve essere trattata come se
fosse di nostra proprietà». Dalle parole del
delegato ufficiale del
Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Sam
Kobia, intervenuto dinanzi alla platea della
seconda Conferenza
mondiale sul clima, promossa dalle Nazioni
Unite e conclusasi a Ginevra IQ scorso 19 luglio,
emergono le motivazioni etiche e religiose alla
base della campagna di
sensibilizzazione popolare, la «Petizione per il
clima», lanciata nei paesi più industrializzati
(che pubblicheremo sul
prossimo numero del
giornale); L’iniziativa del
Cec affianca e rafforza le
istanze delle Nazioni
Unite in tema di riduzione, delle emissioni gassose di biossido di carbonio, principale causa
dell’effetto serra, con un
vibrante richiamo al rischio di danni non solo
economici e politici ma
ancEe morali, spirituali
e sociali. (Nev)
Stati Uniti
Le chiese nere bruciate
saranno ricostruite
Procedono con scarsi
risultati le indagini sugli
incendi dolosi che dall’
inizio dell’anno hanno
distrutto negli Usa 35
chiese evangelidhe nere
(80 ne^i ultimi sei anni).
Anche se non ci sono ancora prove certe della responsabilità di gruppi
che propugnano la supremazia bianca, gli incendi sono un segno che
il razzismo è ancora vivo
e vegeto. Maggior successo ha avuto la raccolta di fondi per la loro ricostruzione, lanciata dal
Consiglio nazionale delle
chiese Usa (Ncc), che ha
già raccolto oltre 7 milioni di dollari dei 12 neces^
sari. Singolare la donazione promessa dalla
maggiore industria del
legname degli Stati Uniti:
la «International Paper»
fornirà gratuitamente
tutto il legname necessario per tutto il piano di ricostruzione. (Nev-Eni)
ichelettiid
e afnid lettori,
per consentite le vacanze dei tipograff e
del redattori 11 settimanale non usdrà per
le prossime 2 settimane. Tornerà nelle buche da lettere e nelle
edicole delle Valli venerdì 23 agosto.
« T *.
CONTINUA IL dibattito SULLE CELEBRAZIONI DEL DUEMILA. In quest'
epoca avida di anniversari e celebrazioni cresce la mobilitazione in vista
dell'anno Duemila. Oltre al Giubileo cattolico sono in preparazione nql mondo
celebrazioni di altre chiese cristiane e
anche, in vista di una specie di Capodanno mondiale, di organizzazioni laiche e Governi. In questo quadro è possibile realizzare in Italia delle celebrazioni
cristiane alternative e credibili? (pag.6)
VIOLEIiOA METROPOUTANA. L'assassinio
del giovane evangelico napoletano che
aveva cercato di resistere al furto del
motorino dell'amico fa riflettere sulla
disumana ferocia raggiunta dalla cosiddetta microcriminalità nelle grandi metropoli. Ma lascia anche sperare che la
resistenza mostrata da Davide Sannino
faccia parte di un sentimento di indignazione e ribellione alf'ingiustizia e ai
soprusi più diffuso e generalizzato di
quanto si creda. Cosi come l'invito al
perdono risuonato nel corso del funerale di Davide mostra la testimonianza di
fede di una cpmunità evangelica e lascia
una traccia indelebile in un contesto di
violenza dilagante e gratuita. . (pag.7)
2
/■
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
»VENERDÌ 2 AGOSTO ]qq^
J
«Erode, il tetrarca,
udì parlare di tutti
questi fatti; ne era
perplesso, perché
alcuni dicevano:
Giovanni è risuscitato dai morti; altri dicevano: È apparso Elia; e altri:
È risuscitato uno
degli antichi profeti. Ma Erode disse: ^
Giovanni Vho fatto
decapitare; chi è
dunque costui del
quale sento dire
queste cose? E cercava di vederlo.
Gli apostoli ritornarono e raccontarono a Gesù tutte le
cose che avevano
fatte; ed egli li prese con sé e si ritirò
in disparte verso
una città chiamata
Betsaida.
Ma le turbe, avendolo saputo, lo seguirono; ed egli,
accoltele, parlava
loro del regno di
Dio, e guariva
quelli che avean
bisogno di guarigione. Or il giorno
cominciava a declinare; e i dodici,
accostatisi, gli dissero: Licenzia la
moltitudine, affinché se ne vada per i
villa^ e per le
campante d’intorno per albergarvi e
per trovarvi da
mangiare, perché
qui siamo in un
luogo deserto. Ma
egli disse loro:
Date lor voi da
mangiare. Ed essi
risposero: Noi non
abbiamo altro che
cinque pani e due
pesci; se pur non
andiamo noi a
comprar dei viveri
per tutto questo
popolo. Poiché
v’eran cinquemila
uomini.
Ed egli disse ai suoi
discepoli: Fateli accomodare a cerchi
d’una cinquanti- .
no. E così li fecero
accomodar tutti.
Poi Gesù prese i
cinque pani e i due
pesci; e levati gli
occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e
li dava ai suoi discepoli per metterli
dinanzi alla gente.
E tutti mangiarono
efuronsazUede’
pezzi loro avanzati
si portaron via dodici ceste»
(Luca 9, 7-17)
IL MONDO NUOVO DI DIO
Alla ferrea logica del denaro, Gesù ha sostituito la logica della condivisione
e del dono. I segni visibili del potere vengono definitivamente sostituiti
ARRIGO BONNES
Gli apostoli ritornano. Erano
partiti poveri di risorse economiche, ma ricchi di un’autorità spirituale e di unariinamica
in grado di trasformare uomini e
situazioni. Erano partiti sènza
bastone, senza sacca, senza pane,
senza danaro, senza tunica di ricambio,'semai cioè quegli strumenti visibili del potere umano,
considerati normalmente indispensabili per avere successo
all’interno di ogni società. Erano
partiti muniti soltanto di un’invisibile parola. Loro, gli uomini
che Gesù ha chiamato, riunito,
mandato, sono andati attorno,
di villaggio in villaggio, evangelizzando e facendo guarigioni
per ogni dove, e sono tornati e
ora raccontano a Gesù tutte le
cose che avevano fatto ed egli li
raccoglie nuovamente intorno a
sé e si ritirano in disparte. Ma
Gesit non può stare perennémente solo con i suoi apostoli. Si
può trattare solo di un’esperienza momentanea: il tempo di raccontare, di riflettere, di pregare,
di fare il punto della situazione...
ma poi bisogna rituffarsi nella
società, ritornare a contatto con
tutta la gente che preme, che
cerca. Gli Evangeli testimoniano
di questa ricerca continua da
parte della popolazione nei confronti di Gesù. E mi vengono in
mente le nostre attività interne
che assorbono quasi tutte le nostre energie, i nostri templi, tutti
rigorosamente dentro le città e i
villaggi deH’uomo: non dovrebbe forse farci riflettere il fatto
che il «suo corpo» (la chiesa) oggi, non solo non richiama lè folle
ma addirittura perde folle di
donne e di uomini...?
Le folle lo cercano. Gesù le accoglie. Questa accoglienza, lo
possiamo ben immaginare, non
è un atto di formale cortesia, come spesso accade quando qual
che estraneo varca la porta delle
nostre chiese. Gesù, infatti, accoglie, parla, guarisce. Nell’accoglienza che Gesù riserva a coloro che lo cercano non c’è solo
fl calore umano e la simpatia: la
sua è un’accoglienza totale, sènza misura, senza limitazioni: essa si fa solidarietà e liberazione:
è, nello stesso tempo, una comunicazione di speranza e l’inizio di una vita nuova.
Luca ci racconta che il giorno'
declina. Ritorna cioè il momento
in cui ognuno si stacca dalla società e rientra nella sua dimensione domestica. Si può, finalmente, essere se stessi e gettare
la maschera: «Licenzia la moltitudine». C’è un distacco, una separazione netta, violenta. Da un
lato i chiamati, coloro ai quali è
stato conferito potere ed autorità, la chiesa. Dall’altro la folla
dei bisognosi in ricerca. Ognuno
vada a casa sua! La preoccupazione ha tutti i connotati umanitari, esprime una grande sensibilità altruistica, oltre che un sano
senso pragmatico: il luogo è deserto, per cui è più che opportuno, per il loro bene, che si disperdano nei villaggi e nelle
campagne per cercare di soddisfare quelli che sono i bisogni
primari: il cibo e il sonno.
chiesa del Signore, oggi, è accogliente, è ospitale? Non siamo
certamente noi quelli che possiamo dare la risposta, ma la
possiamo intuire attraverso la
moltitudine di quanti, pur avendo bisogno, oggi non sanno che
GeSìL attraverso i templi e i campanili visibilmente presenti nelle
città e nei villaggi, attraverso le
donne e gli uomini che ha chiamato e radunato, a cui ha affidato potere e autorità, è là per accoglierli o se lo sanno, hanno già
sperimentato la distinzione del
noi e loro, della famiglia dei santi e degli ospiti occasionali ai
quali tranquillamente si dice:
«Vai a mangiare altrove...».
La logica del denaro
Preghiamo
Per l’azione del tuo %»irito, Signore, to^i il velo delle
nostre pretese, dei nostri pretesti e dei nostri pregiudizi.
Spoglia il nostro cuore e confoimalo soltanto secondo la
fede in te. Donaci una fede nuda, spogliata da ogni it^ca
che si oppone a te. Donaci quello spirito di povertà al
quale tu riservi il tuo Regno. Donaci quel cuom puro al
quale tu hai promesso di vedere Dio. Pie ognuno di noi
possa, con la grazia di una limpida fede, contemplare te
e credere in te, o Figlio di Dio, e ricevere da te la vita eterna! Amen. -i ■
Anonimo (rielaborazione da Contemplation de Ut
Croix, Neuchâtel, 1944) ,
^accoglienza di Gesù
Gesù aveva accolto la folla.
La famiglia degli apostoli
no, non è riuscita ad accogliere
quella folla che aveva trovato in
Gesù solidarietà e liberazione. E
Gesù corregge, provocatoriamente, l’atteggiamento degli apostoli dicendo loro: «Date lor
voi da mangiare». Siamo davanti
ad una parola dura, inattesa, incomprensibile. C’è voluta tanfa
esegesi per smussarla e depotenziarla. Il primo problema che
viene affrontato è quello dell’accoglienza. Gesù sta solennemente dichiarando che non ci sono
due famiglie separate, quella
della chiesa da una parte e quella del mondo dall’altra. La sua
logica, quella che viene inaugurata con la sua presenza in mezzo alla nostra storia, si può riassumere in questa parola: «Chiedere e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.
Poiché chiunque chiede riceve,
chi cerca trova, e sarà aperto a
chi bussa » (Luca 11,9-10). È cioè
la logica deU’accòglienza. Così si
comporta Dio nei confronti degli
uomini, e Gesù sta incarnando
questo comportamento, così si
comporteranno gli apostoli. La
IL secondo problema è dato
dalla vecchia, logora, ma efficace logica del danaro. «Le nostre risorse sono limitate, ma sono nostre: cinque pani e due pesci. Poca roba, non basta nemmeno a sfamare il nostro gruppo. Si dovrebbe andare a comprare. Poiché i viveri, si sa, si
comprano e per compare hai bisogno di danaro... il pane si sa,
non è mica manna,che ti cade,
gratis, dal cielo...». Non hanno
torto gli apostoli. Luca non ce lo
dice, ma non dovevano avere
tanti soldi per compare il’pane
per tutta quella gente. Erano uomini pratici. Anche loro avevano
un cuore, ma in questo caso è la
ragione che deve prevalere: la logica del danaro, appunto. E dietro a questa logica c’è la solita logica del potere che avvicina e allontana, compra e vende, accoglie e discrimina. Ma questa logica, Gesù l’aveva già ribaltata per
i suoi apostoli. Li aveva già mandati senza bastone, senza sacca,
senza pane, senza danaro, senza
tunica di ricambio, senza cioè
quegli strumenti visibili del potere umano, muniti soltanto di
un’invisibile parola, ma a questo
punto della storia, non sfembra
che gli apostoli, al loro ritornò,
abbiano seguito alla lettera il comando di Gesù: dovevano sicuramente avere avuto la bisaccia
dentro la quale avevano il pane e
anche il danaro, anche se non
sufficiente per tutti. Fede nella
grazia sì, ma suvvia, dobbiamo
anche aiutarci un po’... un po’di
semipelagianesimo non guasta.
Luca riprenderà questo ìema nel
libro degli Atti (cpp. 3-5).
Gesù non ascolta le rimostranze dei suoi apostoli, e.ordina loro di accettare quelle persone come se fossero parte della
loro stessa famiglia, di farle accomodare. L’ordine parla di cerchi di una cinquantina di persone e su questa disposizione gli
esegeti si sono sbizzarriti a indicare soluzioni. Io mi accontento
di pensare a uria soluzione organizzativa che consentiva una
più rapida distribuzione delle risorse. Gli apostoli obbediscono.
E avviene il «miracolo»: «Tutti
mangiarono e furono sazi».
Alla ferrea logica del denaro e
dell’economia, Gesù ha sostituito la logica della condivisione e del doho. I segni visibili del
potere vengono definitivamente sostituiti. Certo hanno ragione quanti sostengono che, con
questo gesto, Gesù dichiara solerìnemente che in lui si è realizzato il tempo escatologico, ma
sbagliano tutti coloro che riducono la moltiplicazione dei pani
ad una pura e semplice anticipazione del banchetto messianico. In Gesù ha definitivamente
fatto irruzione il mondo nuovo
di Dio: se credo questo, le vecchie logiche sono state spazzate
via: le cose non possono più andare avanti come prima, come
se niente fosse successo.
La logica del dono
I giornali della scorsa settimana
hanno riportato alcuni brani
essenziali del Rapporto Onu sullo «Sviluppo Umano» per l’anno
1996. Un dato su tutti: 358 ricchi
posseggono metà del mondo.
Non si tratta di colpevolizzare i
ricchi. Si tratta di promuovere i
poveri, di riconoscere loro la dignità di figli di Dio che di fatto
viene loro negata. Ricchezza e
povertà non sono il risultato di
una benevola o di una cattiva disposizione divina, sono semplicemente prodotti dalla società
umana. Oggi la povertà, proprio
in rapporto alla società che abbiamo costruito, è molto articolata:'si è poveri di lavoro, di reddito, di istruzione, di informazione, di prevenzione, di abitazione,
di cibo, di acqua...
La logica del bastone, della
sacca, del pane, del danaro e
della tunica di ricambio non
può che produrre questa società, lo abbiamo visto, per l’esperienza che quotidianamente
viviamo: la logica del dono e
della condivisione richiede e
produce una chiesa che vive
della parola rigeneratrice di Dio,
segno di quelle cose nuove che
Dio ha fatto e fa per noi.
(ultimo di una serie di 3 articoli)
Note
omiletiche
llpc
al
Luca è estremamente
sobrio nel suo raccontare
ci risparmia i particolari
non ci informa del conte!
nuto della relazione apo
stolica, ma ci indica chia'
ramente quelli che sonò
gli elementi essenziali
dell'essere chiesa. Lo,ripe,
terà nel corso del libfo'
degli Atti descrivendo pr|,
ma l'esperienza della*
chiesa di Gerusalemmi
(capitoli 1-5) e, successivi
mente, quella della chtó
di Antiochia dalla qual*
partono in missione Paotó
e Barnaba (cpp. 13-14), '■
Nella sua sobrietà Lucai
però non trascura di a^
notare che se gli apostoli hanno percorso i villag.;f federa2
gi, tralasciando l'indicJr
1^^
LEM
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fi^io di,
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Hate, in
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Ito per
pasti
ìa nasciti
iortò al
imanii
zione di andare nellepit-l
tà, «Gesù, presili conViiAipoSa
si ritirò in disparte versoi' ' '
una città chiamata Betsaida». Possiamo pensará:
questo puntuale riferii:
mento alla città cornea w
una sottolineatura nega/
tiva nei confronti dell'i tofli Ur
operato degli apostoli
essi si sono mantenuti
di sotto dell'incarico rii
vuto; non hanno cacciate!
demoni, non hanrto evali;
gelizzato le città.
Possiamo quindi pensare a una risposta un po'
più modesta, non aderen-:
te fino in fondo, alla pre-tesa di Gesù, anche per il
fatto che, al dunque, idi.
scapoli hanno pane e da-'
naro. Questi elementi di ;
conseguenza possono te-i
stimoniare che c'è un di-i ;inento c
stacco tra quella che è lajf
chiesa voluta e immagi
nata da Gesù e la chiesi
che si produce secondo
risposta che le persohi
chiamate riescono a dare,;
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approfondire]
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- A. Poppi, Sinossi de]
Quattro Vangeli, Edizioi
Messaggero, Padova, voi
1°, 1991, X Edizione rivi
duta.
- H. Conzelmanh,'
centro del ternpo fd
teologia di Luca - Pier '
me. Casale Monferrat
1996.
- K. H. Rengstorf,
Vangelo secondo luW*
Paideia, Brescia, 1980,
gelo di Luca, Parte priM
Paideia, Brescia, 1981
cattolico;
- R. Meynet, Il Vangeìl
secondo Luca, analisi re
torica, Dehoniarte RorO'
1994; j.
- J. N. Aletti, L'Arte <>'
raccontare Gesù Grtó® ,
La scrittura narrativa di'
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Vangelo di Luca - Qu®”' se, di ùi
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- G. Girardet, Il
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Claudiana, Torino, 197V
- J, Rius-Camps, (■ »
do dell'uomo hherotechesi sul Vangelo ai
ca. Boria, Roma, 1992.
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2 AGOSTO 1996
PAG. 3 RIFORMA
m
Intervista a Elemér Szatmàri, pastore della chiesa riformata di Romania
Predicare I^Èvangelo in Transilvania
a past Szatmàri, che ha trascorso un anno presso la Facoltà valdese di teologia
a Roma, ci parla della vita non facile della minoranza riformata in Romania
IANIELE pevarello
YANN RÉDAÜÈ
EIJMÉR Szatmàri, 33 anni, sposato e padre di un
Mo di 4 anni, pastore della
^esa riformata a Santau
l^Iare, in Transilvania, a ovest
deBa Romania, è stato per un
anno studente della nostra
ilacoltà valdese di teologia a
Roma, quale borsista della
Federazione delle chiese
indiilÉ^geliche in Italia. Ha con" seguito la laurea in teologia
dopo 5 anni di studi presso la
facoltà di teologia riformata
di Cluj (Transilvania). Dopo
Usuo anno di vicariato è stato per un anno e mezzo segretario del vescovo riforma''di Oradea, Làszló Tokés,,
poto per il suo ruolo, quando
iera pastore a Timisoara, nella nascita del movimento che
irto alla svolta dell’89 in
mania.
Una piccola comunità
di campagna
Pastore Szatmàri, in che
itosa consiste il suo lavoro nella comunità?
’«Prima di tutto nel predicare l’Evangelo. Poi, dal momento che la mia comunità.
Ila che èia, una piccola comunità di
e imrnagi-j f^ampagna a 17 km da Orasec^ondo la abitanti, è com
e persohd ™ perso
^ ^ne anziane, dedico molto del
pio tempo ad aiutare le perione concretamente: accomagno gli anziani a fare la
ipesa e i malati all’ospedale.
' J1 nostro paese è, come dite, un po’ abbandonato; non
c‘è il medico, non c’è il mae; l'unico ad avere seguito
ÌStudi universitari sono io, allora mi tocca fare cultura.
Presto qualche libro, colgo
ogni occasione per discutere,
un po’ di tutto: della nostra
onferrats ^{uazione politica, dd principali avvenimenti mondiali
c, in genere, di tutto ciò che
può interessare la mia comunità. Anche per questo, la figura del pastore è molto riè qualcosa come il
iCia, 1983, ■portavoce” della comunità.
Se la gente ha delle questioni
" viene da me, mi
analisi rè piede consiglio e ne parliamo. Un tale rispetto per la figura pastorale è condiviso
•. . ^ ^ dalle autorità civili,
isù Cris 0 , IHtrtroppo nelle nostre cosrrai/va Jàunità il pastore soffre, for” certo isolamento.
Non c’è una tradizione di
ecipazione attiva dei laici
' Vita della chiesa: mo}ti,
pel resto, sono anziani, oppu
Dno a daré.l
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Sinossi de|
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di Luce
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a, 1992.
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possessior
I (a cura
- j^^oppo occupati nei campi
libero ®B®niattina alla sera».
7ge/oj(ll“' ~ C'è una presenza femmine nel ministero pastorale
sua chiesa?
®a noi non c’è una teolo® femminista. La presenza
^minile è però importante
yVBllo dei Consigli di chie-. ■ della mia comu
a.Vv, esempio, è composto
Feltrinelli^ Pc <mca metà da donne. Do
cprt stata un
, presenza femminile sia
noi t ^^i^oltà di teologia che
ijPastorato-, ma dopo l’80 il
delle donne presenti
8n»i”'*”i®fero è diminuito,
del ®®P'licita decisione
*”°do; il lavoro è troppo
lo quanto viene stol
St)p.„®°iidizloni proibitive,
Pio -o° ®®inporta. ad esemfr'a località
itìcavf’ mezzi di comu“^one: una certa incom
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f«Ì07ii”® attualmente le
»ìenp?°c ‘ le autorità ro
‘ ^>to cambiate?
® un lato posso dire che
Una veduta della cittadina di Brasov
le cose sono veramente cambiate: ufficialmente siamo li■fieri. Liberi di predicare, di
insegnare, di stampare, di radunarci, di tdaggiare, ecc. La
situazione è indubbiamente
molto diversa rispetto alle
deportazioni è al carcere a
cui erano sottoposte intere
famiglie di pastori negli anni
’50; diversa anche rispetto alla situazione degli anni ’60
quando la Securitate organizzava un controllo capillare su
tutta la popolazione».
Una situazione difficile
«Eppure, dal momento che
un vero e proprio ricambio
nella classe politica non c’è
stato, tutti noi possiamo notare “sulla nostra pelle” una
certa continuità con il clima
precedente: la Securitate
(che oggi porta un altro nome) cerca ancora di controllare la vita della chiesa e dei
suoi membri. Le autorità
hanno moltiplicato i controlli sui fondi d’aiuto provenienti dalle chiese estere
(Svizzera, Olanda, Germania)
e ordinano spesso delle perquisizioni nei locali delle nostre chiese con il pretesto artificioso di cercare depositi
di armi. Questo atteggiamento vessatorio contrasta con
una benevolenza molto generosa, che le autorità stesse
mostrano nei confronti della
Chiesa ortodossa, benevolenza espressa a colpi di decine di miliardi di lei.
Ritengo che l’ostilità delle
autorità romene voglia colpire in noi piuttosto il fatto di
essere minoranza etnico-culturale ungherese che non
quello, di essere minoranza
protestante. Spesso ho l’impressione che qui in Europa
occidentale, si sia parlato diffusamente della Romania
soltanto nel momento degli
avvenimenti dell’89-90: poi si
è fatto silenzio pensando,
forse, che la situazione fosse
risolta. No, per noi la situazione, anche se è migliorata,
rimane molto difficile».
Vita di una minoranza
- Lei hai vissuto in Italia in
seno alla minoranza protestante; la situazione di minoranza è molto diversa da voi?
«Noi siamo una grossa minoranza, e cerchiamo di fare
sentire la nostra voce, le nostre voci, prima di tutto all’interno del nostro gruppo:
tramite i nostri giornali cerchiamo di mantenere viva la
nostra cultura e la nostra lingua. In questo senso là nostra
situazione è diversa dalla vostra. Per i riformati ungheresi
della Romania, il fatto religio
so è parte integrante di quello etnico, culturale e storico.
Quando, sotto Ceausescu,
l’uso della lingua ungherese
non era incoraggiato, anche
la gente lontana dalla chiesa
veniva ad ascoltare il sennone, perché era in ungherese.
Oggi, i nostri figli hanno la
possibilità di studiare in ungherese, in scuole pubbliche,
fino alla fine del liceo».
La sua esperienza in Italia
che cosa rappresenta?
Il past. Elemér Szatmàri
«Dopo il ’90, ho avuto un
grande desiderio di andare a
Ovest per “vedere la vita”,
perché sentivo la nécessité di
un’apertura. Sentivo cioè, e
sento ancora, che la nostra
chiesa, per le diverse circostanze della storia passata e
recente, è rimasta in un certo
senso nel passato: sentiamo
la necessità di trovare un
“nuovo" buono. Per questo,
mi è sembrato un esempio da
seguire la partecipazione attiva dei laici allo svolgimento
del culto.
Sono stati per me una sorpresa i battisti italiani, molto
diversi da quelli che ho conosciuto in Romania, in quanto
molto più vicini alla Riforma.
Ho avuto modo di conoscere
la realtà dei credenti valdesi,
per me pressoché nuova, in
quando le mie conoscenze relative al movimento valdese,
prima di venire in Italia, si
esaurivano in alcune righe
del libro di storia medioevale.
Per quanto riguarda i vaidesi, poi, ho trovato strana la
tendenza a superare con
troppa facilità i confini religiosi tra chiese protestanti.
Teologicamente la vostra
identità non mi pare sempre
ben definita. Non so se si può
parlare ih questo caso di “ecurtfenismo esagerato”. Per
esempio, nelle discussioni alla Facoltà di teologia, trovo
che il vostro modo di considerare i sacramenti sia troppo liberale o lassista».
I rapporti
con le altre chiese
- Quali sono le vostre relazioni con le altre chiese?
«A livello ufficiale, con la
Chiesa ortodossa di Romania
non ci sono rapporti. A livello locale, però, le relazioni
non sono rare, legate soprat:
tutto alle singole circostanze
e alle amicizie. Per esempio
ci sono stati in occasione del
Natale degli scambi di pulpito tra ortodossi e riformati.
Oppure, mentre il pope ortodosso officiava, mi è stato
chiesto di pronunciare la
predicazione al funerale di
un credente ortodossb, che
da tempo parlava solo l’ungherese in quanto residente
dalle nostre parti. È determinante il fatto della conoscenza reciproca: a Timisoafa du- ra da tempo una forte amicizia tra il vescovo ortodosso
del luogo ed il vescovo riformato di Oradea».
- E con i cattolici?
«I rapporti con i cattolici
sono molto buoni anche perché i cattolici transilvani sono di cultura ungherese, come noi. A Oradea, la città accanto al mio paese, lo scambio di pulpito con i cattolici è
pratica consolidata. A questo
proposito, il sospetto permanente sul cattolicesimo che
ho incontrato tra i protestanti italiani mi sembra una cosa
strana. Credo che anche il
papa sia un cristiano e che
possa dire anch’egli delle cose giuste. Confesso che, a Roma, l’edificio che mi ha affascinato di più è stata proprio
la basilica di San Pietro».
- Ci sono anche altre chiese
protestanti in Romania...
«Ci sono anche i gruppi
che noi chiamiamo neoprotestanti per distinguerli dalle
chiese storiche. La situazione
nelle nostre comunità è difficile. C’è il passato con U quale fare i conti; ci sono le difficoltà economiche; c’è la crisi
esistenziale che accofnpagna
la nuova situazione: le persone sono più libere, ma anche
più deboli, con grandi difficoltà nella vita quotidiana.
Nel torbido di queste acque
vengono a “pescare” nuovi
movimenti religiosi, venuti
dall’estero, phe offrono un
messaggio forte, degli aiuti
materiali, almeno a breve
scadenza anche delle sortirne di denaro, e che predicano contro di noi: rivendicano per loro soli la verità, accusandoci di non predicarla.
E diversi riformati ungheresi
si sono convertiti ai movimenti pentecostali o dei Te- '
stimoni di Geova».
I riformati della Transilvania
«Se Dio è con noi chi sarà
contro di noi?» (Rom. 8,31)
ELEMEB SZATMABI
Usufruendo di una
borsa di studio, offerta
dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
ho avuto l’opportunità di trascorrere un anno in Italia e di
conoscere in una certa misura l’ambiente del protestantesimo italiano, che mi era
sconosciuto. Ho però dovuto
constatare che i .protestanti
italiani hanno una scarsa
consapevolézza della realtà
evangelica in Romania e in
particolar modo della Chiesa
riformata di Romania. Vorrei
di conseguenza sopperire,
per quanto possibile, a questa mancanza di conoscenza
e promuovere negli evangelici italiani il desiderio di venire a contatto con una realtà
diversa dalla loro.
La storia della Chiesa riformata di Romania comincia
verso la metà del XVI secolo,
come per le altre chiese europee sorte dalla Riforma, per
proseguire poi sino ai giorni
nostri con vicende alterne.
Attualmente, benché la propaganda comunista abbia
spinto alcuni alTemigrazione
e le cattive condizioni economiche abbiano ridotto U tasso
di natalità, in Romania vive
un milione circa di riformati
calvinisti, concentrati soprattutto nella regione tranèilvana. La Chiesa riformata di Romania è una chiesa profondamente radicata, nelle proprie
tradizioni culturali, laddove
l’identità di evangelici calvinisti coincide con quella di
minoranza di lingua ungherese. Tale tradizionalismo è forse comprensibile in un paese
dove il 90% della popolazione
è di confessione ortodossa e
parla la lingua romena.
I riformati della Romania
sono organizzati territorialmente in due vescovadi, i
quali fanno capo a un Sinodo
comune che si riunisce, salvo
eccezioni, ogni quattro ^nni,
compostola laici e ministri
consacrati. Le quasi 650 comunità si avvalgono del lavoro di circa 580 pastori. Il potere amministrativo, per ciascun vescovado, è demandato a un Consiglio direttorio,
formato da laici e pastori, che
lavora insieme al vescovo.
Prima della rivoluzione del
1989 lo stato socialista ha su
scitato molti impedimenti alla vita religiosa del paese, soprattutto in adibito giuridico
ed economico, ostàcolando
la Chiesa riformata di Romania nelle sue attività. Basti
pensare che non era consentito riunirsi per lo studiò biblico, né stampare la Bibbia,
né tanto meno l’innario per il
culto: il catechismp e la preparazione alla confermazione, anche se non formalmente vietati, erano costanteniente resi inaccessibili ai catecumeni da attività educative di stampo socialista, escogitate col chiaro intento di
contrastare l’attività formativa e pastorale della chiesa.
Dopo il movimento del
1989, inaugurato proprio dal
pastore riformato Làszló
Tokés, anche la vita dei riformati della Romania è cambiata, le attività della chiesa
sono riprese a pieno ritmo:
ben presto sono stati riorganizzati gli studi biblici, il catechismo, la preparazione
alla confermazione, la federazione giovanile e l’unione
femminile. Recentemente
sono anche state inaugurate
numerose scuole medie parificate dipendenti dalla
chiesa, una facoltà di scienze
sociali e religiose e diverse
opere diaconali. Tali significativi risultati, tuttavia, non
rispecchiano la realtà dei
problemi che ancora assillano la nostra chiesa.
La partecipazione dei fedeli alla vita religiosa e sociale,
ad esempio, è relativamente
scarsa in rapporto alla potenzialità numerica delle Comunità, ma è soprattutto l’alto
tasso di inflazione di cui soffre lo stato romeno a cagionare i problemi maggiori, incidendo a tal punto sulle finanze della chiesa da impedirle l’assistenza alle vedove
e ai bisognosi e il màntenimento delle opere fondate,
nonché il regolare pagamento dei pastori.
Pur senza sottovalutare i
problemi morali e materiali
che ogni giorno dobbiamo affrontare, noi riformati di Romania crediamo che, con
l’aiuto di Dio, troveremo la
nostra personale vocazione
nel corpo della chiesa di Cristo in Europa, per glorificare
il Signore e servire i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Transilvania: una strada di TÌUisoara
I
4
■
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il corteo Inaugurale del Sinodo 1992
Un percorso di impegno in realtà diverse^
Franco Taglierò: dairanimazione giovanile
alla cooperazione nella Cevaa
Un'identità che si è sviluppata sui banchi scolastici
Lorenzo Scornaienchi: la vocazione
maturata nell'evangelismo meridionale
‘Sp
in
al
L'E
ild
Il mio carattere (inteso non
come temperamento ma come elementi impressi che
connotano la persona) e il carattere della mia vocazione
sono in stretta relazione con
il luogo da cui provengo. Sono un evangelico meridionale, calabrese. Ciò non vuole
avere alcun accento polemico e neanche essere una mera connotazione geografica.
Vuol dire in due parole che
Sono entrato in servizio
nella Chiesa valdese nel 1979,
Rispondendo positivamente
alla vocazione rivoltami dalla
Tavola valdese, come diacono incaricato deU’animazione giovanile nel 1° circuito
(vai Penice). Avevo allora 34
anni, alle mie spalle stavano
sei anni di insegnamento al
Liceo del Collegio valdese e
molti altri di impegno nella
mia comunità, quella di Torre Pellice, come monitore e
catechista e come responsabUe di alcuni gruppi di giovani (Unione giovanile e coretto). Passare al lavoro a tempo
pieno nella chiesa costituì un
naturale sviluppo del mio
percorso di fede e di impegno: non feci altro che continuare a fare ciò che già facevo, estendendo i miei campi
di attività ad altre comunità
della valle e ai centri di incontro (Agape, Bethel, Vallecrosia) sotto la guida e il consiglio deirallora pastore di
Torre Pellice, Giorgio Toum.
Nel corso dei dodici anni di
animazione giovanile ho vissuto due esperienze di tipo
pastorale nelle chiese di Bobbio Pellice e di Angrogna, rimaste per un anno prive di
pastore. Nei primi anni ’80
iniziai ánche ad occuparmi
del lavoro della Cevaa, inserendomi sempre più attivamente nel lavoro del Comitato italiano e seguendo i convegni di animazione teologica in Svizzera e in Francia.
Quando cominciai a notare
una certa fatica nel lavoro di
aniihazione giovanile (nel
frattempo mi ero sposato ed
eranò nate le mie due figlie)
chiesi alla Tavola un «riciclaggio» e mi fu offerta la
possibilità di formarmi al pastorato effettivo. Accettammo con gioia: il percorso prevedeva una formazione presso la Facoltà valdese (dove
avevo già sostenuto alcuni
esami neH’ambito del corso
di Diploma) e l’assunzione
della cuya pastorale della
chiesa di Biella per un periodo di cinque anni.
In realtà l’impegno a Biella
. è durato soltanto quattro anni perché, avendo terminato
l’iter di studio programmato,
la Tavola, su richiesta della
chiesa locale, mi ha richiamato ad Angrogna per terminare il mio periodo di prova.
L’esperienza di Biella, inclusa
quella presso la Facoltà, è
stata fondamentale nella mia
formazione perché ho avuto
l’occasione di vivere in una
comunità molto diversa da
quelle delle Valli in cui ero
cresciuto, che mi stimolava a
confrontarmi con un am
biente culturale e confessionale particolare.
Concludendo questa presentazionCj voglio esprimere
la fhia riconoscenza innanzitqtto al Signore, che mi ha
sempre accompagnato nel
mio cammino, e a tutte le
persone che in questi anni mi
hanno aiutato e accpmpagnato con consigli e incoraggiamenti preziosi.
Franco Taglierò
Candidati
al ministero
pastorale
Il giorno prima dell’
apertura del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste,
il corpo pastorale «esaminerà» i candidati al ministero pastorale che presentiamo in questa pagina.
Sarà .Tultimo atto di «verifica» della loro vocazione e
delle loro capacità che prevede Tordinamento ecclesiastico vigente. Se questa
verifica avrà esito positivo
i candidati sottoscriveranno la confessione di fede e
quindi saranno consacrati
pastori nel corso del culto
solenne che, nel tempio di
Torre Pellice, apre ogni anno il Sinodo.
La presentazione, l’esanie e la consaèrazione di
nuovi pastori e pastore è
uno degli atti più signifir
catlvi che viene compiuto
ogni anno nel corso dei lavori smodali.
Spiritualità e società
Gabrieli^ Lettini: aspetti
di una storia della fede
TAVOLA VALDESE
Corpo
pastorale
Per venerdì e sabato
?3-24 AGOSTO 1996
è convocato il corpo pastorale
Venerdì 23, ore 9-19: Commissione cidto e liturgia. Commissione permanente per la formazione pastorale.
Mobilità pastorale.
Sabato 24, ore 9-13: Esame di fede dei candidati al ministero Luca Baratto, Gabriella Lettini, Lorenzo
Scornaienchi, Franco Taglierò. Varie ed eventuali.
Tutti i pastori sono tenuti a partecipare alla riunione del
corpo pastorale. Le sedute del corpo pastorale, salvo particolari momenti, sono aperte a tutti i membri delle chiese
valdesi e metodiste
Il moderatore della Tavola valdese
" , Gianni Rostan
La mia storia di fede è la
storia del mio amare ed essere amata, crescere e imparare, cercare ed essere trovata,
incontrare ed essere incontrata, avere dubbi e certezze,
demolire e ricostruire, agire e
meditare, predicare e ricevere la Parola.
Per questo sento che partecipano alla mia storia di fede,
e che spiritualmente mi accompagnano alla mia consacrazione, tutte le persone che
hanno fatto parte della mia
vita finora: dalla mia famiglia
alle sorelle e fratelli della
Chiesa valdese di Torino, dagli amici dei campi di Agape
o della Fgei alle comunità
valdesi del Vástese o di New
York, da professori e compagne di studi presso la Facoltà
valdese di Roma a quelli dell’
Union Theological Seminary
di New York. La mia spiritualità è stata arricchita da marce per la pace e da studi biblici, da incontri ecumenici e
da film e romanzi: in particolare amo i hlm, e per questo
mi sono laureata con una tesi
sulle immagini crifetologiche
nel cinema.
Da circa due anni vivo a
Manhattan, New York. Ho
compiuto il mio periodo di
prova presso la Jan Hus Presbyterian Church, una chiesa
fondata nel secolo scorso da
immigrati cecoslovacchi di
fede hussita'. La Jan Hus è oggi una comunità molto eterogenea, ma unita dalla sua sete
di giustizia, che ama e celebra
la differenza, e che vive la sua
fede in un coraggioso impegno sociale e politico quotidiano. Per me la Jan Hus è
fonte di stimolo e luogo di arricchimento continuo.
Nell’ultimo anno ho anche
lavorato come ricercatrice
per Church World Service
and Witness, alFinterne del
National Còuncil of Churches, con il compito di promuovere un dibattito sul rapporto tra il Vangelo e le sue
diverse espressioni culturali,
tèma che sarà al centro della
prossima assemblea su missione ed evangelizzazione organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (Brasile,
dicembre 1996).
A settembre comincerò un
programma di dottorato
presso rUnion Theological
Seminary di New York City.
Nel corso di questi tre anni di
specializzazione rivolgerò il
mio interesse in particolare
alle teologie feirtministe e di
liberazione, al rapporto tra
teologia e cultura e al dialogo
interreligioso. In questo periodo continuerò a svolgere il
mio ministero pastorale presso la Jan Hus Church, fedele
a una chiamata che mi porterà a tornare a servire le comunità valdesi e metodiste
italiane una volta terminati i
miei studi.
Gabriella Lettini
quella realtà evangelica al di
sotto del «confine di Eboli»
(che il progresso e non già
Cristo non ha varcato) è stata
la mia culla spirituale. Ho irpparato il sola Scriptum (e gli
altri sola e solus) prima che
dai manuali di dogmatica o
nelle aule teologiche, sulle
colline del Cosentino da persone con poca istruzione.
Essere protestante ncpi è
mai stato un fatto nominale
o il continuare una tradizione familiare, come sovente
avviene, giunta alla quarta
generazione. Il primo era infatti stato il mio bisnonno,
bracciante dipignanese convertito in Brasile forse da una
comunità pentecostale, che
aveva portato con sé una
grossa Bibbia e un innario e
si era improvvisato predicatore. La mia identità di credente si è venuta delineando
nei banchi di scuola dove ero
l’unico non cattolico e nelle
attività della comunità. La fede e l’impegno nella comunità mi hanno fatto vedere le
contraddizioni della società
meridionale, dove lo strapotere religioso e politico del
cattolicesimo ha legittimato
(vorrei parlare al passato...) e
favorito sistemi di oppressione, ha coltivato la superstizione e il fatalismo che privano le persone oltreché di libertà, di umanità e di storia,
ha tratto profitto dalle più ingiuste consuetudini feudali,
dalle immumerevoli mediazioni e rapporti di servaggio,
con il trionfo dell’alienazione
più profonda. E la mia vocazione non è avvenuta con
una folgorazione sulla via di
Cosenza (Damasco è un
fuori mano), ma dallacoT':
scienza clje le contraddizii
culturali é sociali derivava«
da una mancanza di cono,
scenza di Dio, che la fede«
Dio vero e nella sua Paro!
può liberare le cosciemfi *
creare uomini e donne nuoj ’
responsabili e aperti al futi! *’
che Dio dona.
Gli studi teologici a RottRi
a Marburgo in Germanian ~
hanno fatto scoprire raitioi ì
per la teologia, non come pii<
ro esercizio intellettualeJl
come rilettura del nos
sente alla luce della Parolai
Dio. Mi sono dedicato cpi i
passione allo studio defleS»
ere Scritture, in particota
del Nuovo Testamento.
Sono consapevole di quaa
to arduo sia il compito di ra :
testimonianza senza con
promessi nel luogo nel qui i.
si è chiamati ad operare, ai
confido nell’aiuto di Dio et
non abbandona.
Lorenzo Scornaieiï
MB II pastore e la comunità
Luca Baratto: la necessità
di leggere la Bibbia
Pi
Li
SI
ul
Sono nato trent’anni fa ad
Ivrea in una famiglia evangelica ormai da tre generazioni,
sia da parte di padre che di
madre, molto variegata dal
punto di vista denominazionale. Tra i miei parenti si possono, infatti, contare membri
della Chiesa valdese, di quella
metodista e delle assemblee
dei fratelli. Tre denominazioni di cui ho potuto fare una
diretta e positiva esperienza.
Della Chiesa valdese, a Ivrea,
nella quale sono nato, cresciuto e in cui mi sono confermato. Dei metodisti, a La
Spezia, attraverso l’entusiasmo di mio nonno, il suo impegno per la vita della comunità e anche la sua passione
per cineprese e macchine fotografiche: è grazie alle sue
fotografie che sono venuto
per la prima volta in contatto
con realtà come il Sinodo, i
circuiti, le consultazioni. Delle chiese dei fratelli, ai cui
gruppi giovanili della zona di
Ivrea, lo sperduto e solitario
catecumeno valdese, mi sono
aggregato e cón cui ho imparato la necessità di leggere la
Bibbia e di conoscerla.
Nella loro diversità queste
tre denominazioni mi hanno
comunicato un comune messaggio: nella chiesa del Signore nessuno può starsene
con le mani in mano, tutti
devono contribuire secondo i
loro doni e le loro capacità.
Così, terminate le scuole superiori, ho incominciato a
chiedermi se il mio contributo non potesse essere quello
dello studio della teologia in
vista di. un lavoro pastorale e
ho deciso di iscrivermi alla
Facoltà. Gli anni della Facoltà
teologica, tra alti e bassi, sono stati formativi: mi hanno
portato a confronto ço,
«grande» teologia
risnettn a chi si era SC«? '■*
rispetto a chi si era - .
confrontato solo con “ _
ambito familiare), mi
fatto riflettere sul pa®
della Riforma, mi hanna»
della Kitorma, mi .
nito degli strumenti i
mentali di studio. Impof®"
) ancl'®
e stimolante è stato - ,
periodo di studio trasc
Manchester.
Infine, il tempo : •
nella comunità metod ,
via XX Settembre a
via XX Settembre a i <
il mio periodo di 1 c
anch’esso fondamente •
—
fraternità vissuta, le esp ^
ze di lavoro, mi Vi
una visione più direh
una vioxuiJiv
voro pastorale. In
mi hanno dato unav^
più corretta di ¡goiiif
predicazione in tip ¿n
nità: lontana da un ^
nitat lOniand ua ^ ^
zione accademica ^ -,
meditazione sull ^
dell’intera vita ed
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■ Spedizione in abb, postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
■I mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Èditore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Balziglia: per molti versi luogo simbolo delle Valli, punto nevralgico della storia valdese e perciò sede di uno dei
tanti musei storici delle Valli, e nello stesso tempo emble^
ma di una situazione diffusa: villaggi montani ormai abbandonati d’inverno e colmi di vitalità nel periodo estivo.
È tempo di relax, occasione di ritorno per molti valdesi
originari delle Valli ma è anche opportunità per conoscere
una storia e dei luoghi dove cultura e ambiente si coniuga-.
no offrendo spazi e occasioni di incontro.
VA ¡ 11
VENERDÌ 2 AGOSTO 1996 ANNO 132-N. 31 URE2000
L? estate di quattro anni
fa è passata alla memoria come quella dei delitti
incredibili quanto violenti:
una giovane donna, un ragazzo, un giovane pastore uccisi
in tre oscuri, drammatici e
fortunatamente inconsueti
episodi. Questo scorcio di
estate rischia di essere ricordato come quello in cui è venuta a galla, in tutta la sua
meschinità ma anche drammaticità, la diffusione del
commercio clandestino di stupefacenti. Che il Pinerolese
fosse tutt’altro che isola felice sotto questo profilo è cosa
nota da anni; i morti per overdose prima e pe^ Aids poi sono lì a testimoniare il fallimento di una generazione di
giovani che ha fatto i conti
PINEROLESE E TOSSICODIPENDENZA
I DUE VOLTI
PIERVALDO ROSTAN
con l’irrompere della tossicodipendenza nei primi anni
’80. Il naiglioramento dei servizi delle Usi ha col tempo
avviato nuove terapie di recupero, prima di tutto psicologico, delle persone; c’è maggiore conoscenza dei rischi e
quindi più attenzione. Ci sono
stati apprezzati esperimenti di
reinserimento nel mondo lavorativo grazie a cooperative
sociali, con positivi riscontri
sia per i giovani che per il
servizio erogato. C’è forse
anche un maggiore .controllo
sul territorio, il che ha contribuito a ridurre la microcriminalità 0 in altri casi semplicemente a spostarla di volta in
volta da questo a quel paese.
Oggi scopriamo però che,
accanto a giovani sfatti che
aspettano ore seduti su un
gradino su una panchina l’arrivo della «roba» su qualche
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Piemonte
Lavori
socialmente
utili
Dallo scorso anno numerosi
Comuni hanno usufruito
dell’apporto di lavoratori proi venienti dai cosiddetti «lavori
socialmente utili»; persone
espulse dal mondo della produzione a causa di crisi industriali venivano reinserite in
attività organizzate dai Comuni. L’esperienza è stata
positiva ma al momento esistono problemi per il rinnovo
'degli incarichi. Si è svolto
■ giovedì 25 luglio presso il mij ;nistero del Lavoro un incon“?i tro con il ministro, Tiziano
Treu, il sottosegretario Antonio Pizzinato, una delegazione di parlamentari piemontesi
e una delegazione di sindaci e
amministratori locali.
Nel Piemonte sono stati
• coinvolti 3.157 lavoratori e
.338 progetti per un costo
complessivo programmato di
30 miliardi, a livello nazionale oltre 73.000 lavoratori. «Il
rischio - ha commentato
Mimmo Lucà, promotore
dell’
incontro - è quello del
blocco dei progetti già avviati». Lucà ha chiesto al governo un impegno concreto già
in sede di reiterazione del decreto in scadenza al 3 agosto
Pw quanto riguarda le prospettive di trasformazione dei
lavori socialmente utili in lavoro duraturo e stabile, capane di autosostenersi oltre la
Scadenza del 31 dicembre
Il ministro ha assicurato
nhe il decreto in scadenza
verrà reiterato e che il Fondo
veffà rifinanziato per garantilo svolgimento dei progetti
por il 1996 in vista di una leg80 quadro organica di riforma
“Ogli ammortizzatori sociali
on un capitolo specifico.
H nostro giornale va |»r
settimane in vacanza:
nuovamente in
Wretria e nelle case dtegU
«otmnati venerdì 23 agoimene vacanze a tuttìi
Presentate le linee operative della sede universitaria che entrerà in funzione a ottobre
A Pìnerolo corsi di alta specializzazione
DAVIDE ROSSO
Aprirà ufficialmente a ottobre la sede universitaria di Pinerolo. Per quella data
infatti saranno attivati i due
corsi di economia della nuova
sede, i diplomi di laurea in
Economia e amministrazione
delle imprese e in Economia e
gestione dei servizi turistici. I
diplomi, le cui preiscriziohi ai
corsi sono iniziate il 22 luglio
e si chiuderanno il 6 settembre, nelle intenzioni dell’Università dovrebbero essere altamente professionalizzanti
per gli studenti e godranno di
un forte legame con la realtà
economica territoriale.
I due corsi, che sono stati
presentati in un incontro tenutosi martedì 23 luglio nella
Pinacoteca civica di Pinerolo
dal presidente del Consorzio
universitario di economia
aziendale, Luisa Cosso Eynard, e dal preside della facoltà di Economia e commercio di Torino, Daniele Ciravegna, avranno durata triennale
e prevedono, a seconda dell’
indirizzo scelto, l’insegna- ■
mento di 24-25 discipline più
un corso triennale di inglese e
un esame di idoneità delle conoscenze informatiche di base; saranno a numero chiuso,
77 studenti per il corso di diploma in Econotdia e amministrazione delle imprese e 55
per il corso di djploma in
Economia e gestione dei servizi turistici; inoltre sono previsti un test di ammissione, e
stage trimestrali, in aziende o
enti, durante il secondo e il
terzo anno.
«L’apertura della sede universitaria a Pinerolo - dice
Luisa Cosso - non solo è un
riconoscimento del ruolo della città sia come capoluogo di
un comprensorio a forte vocazione industriale e turistica
sia come centro-studi con
una lunga tradizione, al servizio di un vasto territorio, ma
vuole essere anche un occasione per garantire un curriculum di studi ad alto contenuto specialistico e con possibilità di sbocco professionale». I due corsi, è stato
spiegato nel corso dell’incontro, nascono dall’esigenza del
mondo della formazione di
essere sempre più in sintonia
con il mondo del lavoro e di
dare agli studenti una preparazione che ne faciliti l’in
gresso al lavoro. Diventa determinante per lo sviluppo
dei diplomi la collaborazione
tra Università, imprese. Comuni e enti, e acquista importanza la collaborazione tra
il Consorzio universitario,
composto da Comuni, banche, assicurazioni e aziende
del Pinerolese che hanno
contribuito finanziariamente
e progettualmente, la facoltà
di Economia di Torino e la
Scuola di amministrazione
aziendale di Torino, che hanno concretizzato il progetto.
«Questa scelta - ha detto il
preside Ciravegna nel proprio
intervento -, che ha capacità
di attrazione a livello piemontese e quindi un potenziale bacino di utenza molto
largo, è una scelta maturata
nella convinzione che ormai
per preparare i giovani all’
inserimento in un mercato estremamente concorrenziale
bisogna dare spazio a nuove
proposte .formative, più agili
e più aperte, capaci di creare
figure professionali ad alta
competenza e specializzazione. Serviva però la risposta
della società; a Pinerolo si è
trovato l’apporto giusto».
Talvolta si dà per scontato che le persone con cui vogliamo avere un rapporto abbiano conoscenze amplissime,
per cui i nostri discorsi si muovono talvolta a livelli tali da renderli incomprensibili o quasi. Certo, vi è anche il rischio
opposto, di considerare l’interlocutore
poco più che un lattante, bisognoso di ricevere un’istruzione che noi siamo in grado di dare. Probabilmente Luna e l’dtra
posizione non ottengono il risultato voluto, cioè quello di un dialogo che sia crescita reciproca. Da un libretto destinato
ad avere diffusione anche popolare, quale
è la guida delle valli valdesi del Piemonte, pubblicato nel 1907 dalla Società valdese di utilità pubblica, possiamo trarre
l’esempio di un equilibrio che mi parp
corretto, in una pagina di pubblicità riferita alla Società delle pubblicazioni evangeliche italiane o Società italiana dei trattati religiosi, avente la sua sede centrale
con tipografia in Firenze, via Serragli 51;
«Questa Società fu fondata a Torre Pel
IL FILO DEI GIORNI
PUBBLICISTICA
BRUNO BEUION
lice durante il Sinodo valdese del 1855
da uomini ben noti e apprezzati ancora
oggi, quali i signori G. P. Melile, G. P.
Revel, G. Revel, B. Tron, A. Bert, B. Malan, L Pilatte, S. Malan, G. D. Charbonnier, P. Geymonat, M. Gay, G. P.
Bonjour, G. Appia, pastori, e i signori
Ant. Blanc, Gius. Malan, Chambeaud, G.
B. Olivet, G. D’Onigo. Scopo: viene fondata una Società di trattati religiosi per
I Ttalia per la pubblicazione e la diffusione di scritti destinati a far conoscere in
Italia ì veri principi e la pura morale
dell’Evangelo, Siccome era impossibile
allora trovare un tipografo'abbastanza
coraggioso per pubblicare tali scritti, la
Società iniziò la sua attività non appena
generosi amici irlandesi le ebbero fornito i mezzi necessari per l’acquisizione di
una officina tipografica completa di tutte
le attrezzature.
La sua prima sede fu Torino, ed è per
questa ragione che il suo primo segretario-direttore, G. P. Meille, le diede il sottotitolo di Tipografia Claudiana, in ricordo del vescovo Claudio di Torino, coraggioso commentatore delle Scritture
(1839). Dopo 5 anni di attività la sede
della tipografìa fu trasferita a Firenze, a
Palazzo Salviati, sotto la presidenza del
suo benefattore il dr. R. Stewart di Livorno. Durante i primi 50 anni di vita, a disposizione di tutte le chiese all’opera in
Italia, la Società aveva pubblicato
6.102.880 esemplari di libri e trattati;
1.969.650 Calendari; 2.773.400 esemplari di Sacre Scritture».
Fra i periodici erano indicati L’amico
dei fanciulli e La rivista cristiana e altri.
autovettura o che si recano a
Torino per rifornirsi della dose, in mezzo a noi si è creata
una rete di trafficanti ben più
pericolosa e indegna. Professionisti, gestori di locali,
commercianti di moto o di
salumi sono coinvolti in traffico di grossi quantitativi di
sostanze stupefacenti, quasi
che le loro professioni non
fornissero loro redditi sufficienti oppure, al contrario,
consentissero loro di «investire» i guadagni leciti nella
morte’altrui. Qualcuno sta già
dicendo che «tutti sapevano»;
non è così, ma i molti episodi
accaduti ci presentano una
spcietà malata di un male
profondo, certo da ripensare,
senza sorvolare sulla responsabilità personale.
InQvbto
NvmiU)
Turismo e identità
> Come cohciliare Tofferta turistica in vai Pellice
(ma più in generale nel Pinerolese) con la riflessione
sull’identità valdese? Secondo Bruna Peyrot, assessore alla Cultura della Comunità montana vai Pollice, T identità deve essere
pensata non come reperto
del passato ma come un
processo Che reagisce e si
confronta con il presente.
Pagina II
Maturità
Si sono conclusi anche
nel Pinerolese gli esmtìi di
maturità, ancora una volta
effettuati con la vecchia
formula, definita «provvisoria» nel lontano 1969; i
risultati sono più o meno
in linea con le medie nazionali, con pochi bocciati
e una fascia media di votazione piuttosto consistente.
* i Pagina II
Radio Beckwith
Si soap. svolte a Torre
Pedice le giornate di Radio
Beckwith che, come da
tradizione orinai consolidata,p^posto momeatrmiqsicali, riflessioni
bibliche, incontri e dibattiti. In particolare si è discusso deirimpegno dei
protestanti in politica e
deUe strutture museali. Le
«giornate» si sono svolte
per la prima volta dopo
che l’emittente ha traslocato a Uisepia San Giovanni
plesso Villa Olanda.
^ Pagina III
XV Agosto
Il tradizionàiè incóntro
organizzato dalle chiese
valdesi del I distretto si
svolge quest’anno all’Inverno dì Villar Pellice (lòc.
Fienminuto)^v Al centro
deUa riflessione ì giovani,
le chiese, la società.
Pagina III
6
PAG. Il
E Eœ Delle "^lli \^ldesi
A/ENERDÌ 2 AGOSTO 199^ ¡00
La nuova scuola media in costruzione a Luserna San Giovanni
RAZIONALIZZAZIONE SCOLASTICA — Sono state comunicate ai Provveditori agli studi le decisioni ministeriali
in merito alle proposte di razionalizzazione della rete scolastica per l’anno ’96-97. Nel Pinerolese è confermata la trasformazione del circolo didattico di Perosa Argentina in
j plesso aggregato alla scuola media di Perosa con sezione
staccata a Fenestrelle; inoltre è previsto il cambio di aggregazione della sezione staccata di Perrero dalla scuola media
Gouthier di Perosa alla scuola media Marro di Villar Perosa.
GRAVE INCENDIO A LUSERNA — Incendio di notevoli
proporzioni sabato 27 luglio alle officine Magra di Luserna
San Giovanni, dove erano custoditi numerosi mezzi della
ditta specializzata nel settore dei fuoristrada. Le fiamme si
sono sviluppate nella tarda serata e hanno impegnato per
tutta la notte numerose squadre di vigili del fuoco provenienti da tutto il Pinerolese. Ingenti i d^ni, ancora in corso
di accertamento le cause dell’incendio.
POMARETTO: UN COMODATO PER IL MATTATOIO
— Il mattatoio comunale di Pomaretto, di cui sono ormai
ultimati i lavori di messa a norma, verrà gestito a livello di
valle essendo di fatto l’unica struttura della zona. Il Consiglio comunale di Pomaretto ha affidato la gestione, mediante un comodato, alla Comunità montana valli Chisone
e Germanasca che discuterà à sua volta l’atto il 2 agosto. Il
Consiglio di Pomaretto ha anche approvato con un atto formale la proposta di gemellaggio col Comune francese di
Mirabel-et-Blacons con cui vi sono consolidati incontri soprattutto a livello scolastico e culturale, e riapprovato un
progetto di arginatura del borrente Germanasca, già approvato in febbraio ma su cui si sono rese necessarie alcune
modifiche. La presentazione delle relazioni sul lavoro svolto dalle commissioni consultive ha concluso i lavori del
Consiglio: chiusa la parte ufficiale è stata data la parola ai
cittadini presenti che hanno formulato osservazioni e presentato richieste su problemi specifici.
CRI: TAVOLE IMBANDITE — Dal 10 al 26 agosto, nei locali del Collegio valdese, la sezione femminile della Croce
Rossa di Torre Pellice propone le «tavole imbandite» il cui
ricavato sarà devoluto all’attività della Cri. Apertura 17-19,
sabato e domenica fino alle 22.
LA FIDAS CERCA SANGUE — Nel periodo estivo aumenta il bisogno di sangue per trasfusioni; la Fidas vai Pellice
organizza una serie di prelievi speciali in agosto: il 1° dalle
16.30 alle 19 alla sala polivalente di Bobbio, il 14 dalle
8.30 alle 11,30 a Bibiana e a Torre Pellice presso le rispettive sedi, il 19 dalle 8,30 alle 11,30 a Bibiana.
STATI GENERALI DEL PIEMONTE —Il Comitato culturale degli Stati generali del Pieirionte, insediatisi il 29 giugno scorso, si è recentemente riunito e il presidente del Consiglio regionale, Rolando Picchioni, ha convocato per il 26
luglio il Comitato esecutivo a cui i componenti del Comitato
culturale hanno illustrato le linee operative individuate nel
corso della riunione. «Solo l’apporto di tutte le componenti
della società piemontese - ha ribadito il presidente Picchioni
- consentirà la realizzazione del progetto degli Stati generali, che mi sembra abbiano raccolto oltre al consenso della
comunità regionale anche l’interesse di quella nazionale».
REGIONE: L’ECONOMIA RALLENTA NUOVAMENTE
— L’assessore regionale al Lavoro e all’Industria, Antonio
Masaracchio, ha illustrato recentemente il «trend» dell’economia e della produzione industriale della regione degli ultimi mesi. Masaracchio ha presentato una serie di dati che
evidenziano come negli ordini di macchine utensili e sistemi
di produzione si sia registrato nel primo semestre del ’96 un
calo del 34% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Por mantenendosi superiore al ’94 la produzione del ’95 è in
costante frenata. Discorso a parte si può fare per il gruppo
Fiat per il quale non ci dovrebbero essere problemi, nel breve periodo, relativamente all’occupazione. «La Regione ha detto Masaracchio - deve orientare il sistema economico
piemontese verso lo sviluppo della piccola e media impresa
artigiana e settori alternativi all’industria, come turismo,
cultura, agricoltura. In questa direzione sarebbe di grande
aiuto la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria».
A colloquio con Bruna Peyrot, assessore e storica
Offerta turistica e identità valdese
SERGIO N. TURTUUCI
T 5 offerta turistica della
XV1 ^ vai Pellice così come dell’intero Pinerolese è un
pulviscolo di iniziative, proposte, attività parcellizzate,
episodiche, non ha la rilevanza, il dinamismo che dovrebbe avere, non crea lavoro, occupazione aggiunta. Manca
un sistema nervoso centrale,
un’intelligenza che faccia
muovere insieme i diversi
meccanismi, che dia a essi la
forza propulsiva ed attrattiva
deH’evento. È dell’evento che
vogliamo gettare le fondamenta e non è facile». Bruna
Peyrot è assessore al Turismo
della Comunità montana vai
Pellice, ma prima ancora è
studiosa e storica dell’identità
valdese, di un mondo contadino e riformato, aperto ai fermenti più innovativi della civiltà europea.
È un pezzo che ci chiediamo, e giriamo la domanda alla
Peyrot, se sia possibile costruire qui, come altrove si fa,
un turismo di cultura che incrementi il patrimonio di risorse ambientali e culturali
piuttosto che sfruttarlo e dilapidarlo. Ci chiediamo se proprio un turismo siffatto non
sia l’occasione per piantare e
far crescere sul terreno dell’
identità valdese un modo di
essere valhgiano e valdese più
dinamico e propositivo all’estemo anziché arroccato a difesa. «Penso - dice l’assessore - all’identità valdese non
solo come vestigia del passato
ma come terreno da coltivare,
processo in movimento che si
definisce ogni volta che si arricchisce di qualcosa di nuovo. Che cos’è che chiapia qui
già oggi un flusso di visitatori
e turisti attenti e sensibili?
Non è solo il fatto che qui si è
sedimentata l’eresia del valdismo, una enclave protestante,
è che qui ha attecchito una
cultura della tolleranza, dell’
attenzione al diverso, del rispetto delle minoranze, dello
scambio multiculturale, dei
diritti civili. È facendo perno
Una veduta di Bobbio Pellice
su questo che vorremmo costruire un evento turistico, un
progetto-turismo. Evento è il
darsi convegno di artisti figurativi, è il festival di musica
varia, camerale, etnica, jazz,
sono i momenti di spettacolo,
di cinema, di teatro, il tutto
raccordato da questo tema, la
tolleranza, rincontro di culture diverse, il nostro retroterra
di spiritualità e modelli di
convivenza».
Non mancano, noto, gli elementi su cui lavorare, c’è di
nuovo una ricca Galleria d’arte contemporanea, il «Museo
ritrovato», ci sono le esperienze di formazione teatrali
come quella di Angrogna,
una tradizione concertistica,
ci sono gli spazi museali della
storia valdese, si vanno organizzando spazi nuovi come
quelli delle mostre di archeologia industriale...
■ «Certo, c’è un terreno dissodato, fertile - dice Peyrot-.
Avremo un’occasione nel
1998, i 150 anni dello Statuto
albertino, una festa italiana,
una grande festa per noi vaidesi, il Pinerolese potrebbe
essere un area di riferimento,
di richiamo turistico. Lo abbiamo proposto come Comunità montana alla Regione
nell’assemblea degli “Stati
generali” piemontesi che si è
tenuta a Torino».
Non c’è solo la storia valdese, suggerisco, c’è anche la
storia locale dell’industrializ
zazione, l’archeologia industriale... «Infatti, è in atto la
riscoperta della cultura materiale e dell’ambiente - conferma l’assessore Peyrot -.
Con capofila la Provincia e
con un finanziamento Interreg
si aprirà a Rorà l’eco-museo
della pietra all’aperto, con itinerari di lettura dell’ambiente. Con finanziamento Cee
(regolamento 2.081) e fondi
del Comune a Villar Pellice si
farà il risanamento e recupero
museale dei locali del feltrificio, la vecchia Crumiere, costruiti all’inizio del 1900 e
poi lasciati all’abbandono per
il fallimento di quell’azienda,
È la Comunità montana che si
farà promotrice di un progetto-turismo ma vogliamo muoverci in sintonia con quanto
di importante stanno facendo
le Comunità vai Chisone e
Germanasca o i Comuni come Cavour, che si scoprono
una vocazione turistica, con
l’iniziativa e T imprenditori a
privata».
Nelle chiese c’è chi teme
che il valdismo possa diventare un «che cosa c’è da vedere», un prodotto da vendere con l’offerta turistica. Sarà
un timore giustificato? «L’identità valdese - conclude
Bruna Peyrot - se è solida
non ha da temere. C’è contatto con la Tavola che potrà
giocare un ruolo decisivo nel
migliorare e ampliare la rete
ricettiva alle Valli».
Regione Piemonte
Superare
la leva
obbligatoria
‘ I
Tutti contrari all’attuale le?
va obbligatoria, i vari gru]
politici presenti nel Gonsi^
regionale del Piemonte. Sieì'
corso del Consiglio regionali
che nella seduta del 9 lugSi
ha affrontato il tema, numei®^'
si sono stati gli interventi nel
dibattito che si è sviluppato in
aula sui due diversi ordini del
giorno.
Nel primo documento pre^
sentato, passato con 27 voti
favore e 5 astensioni, dopo
aver valutato in termini decisamente positivi il contributo
offerto dai giovani che svpl
gono il servizio civile sia ai®
ni del miglioramento dellj
qualità dei servizi resi ai cittadini sia nel fronteggiare le
emergenze, come è accadutcf
nella recente alluvione in Pie.
monte, il Consiglio impegna,
la giunta regionale a verificatÈ[
quali interventi siano ipotizzai
bili affinché i comuni non va-;
nifichino la possibilità di av-L
valersi di obbiettori attraven®
-convenzioni con il ministe-l
ro della Difesa (oggi solo 146
Comuni piemontesi su l.i
hanno stipulato tali conveiii
zioni) e sollecita l’individua
zione di misure per sempli®!
care le attuali procedure bure,
cratiche che di fatto disijjeen.
tivano la stipula di convenztò
ni da parte dei Comuni. Il
Consiglio regionale ha invita*: ;
to inoltre i parlamentari piemontesi a proporre remanazione di una legge che accordi
al giovane il diritto soggettivo
di optare tra il servizio militare e il servizio civile. Il secondo documento (28 voti favoi^
sono giunti da An, Fi, Gda
Ccd, Ppi, Federalisti, Pensid innati, Patto dei democratici e
Lega Nord, 6 contrari da Re«
Verdi e il pidiessino Miglieì^
e 8 astensioni dal Pds) inve#
invita il Parlamento a rivede»:
la legge sulla ferma obbligati?-^
ria di leva e auspica la cr^^
zione di un esercito professi«
nistico di volontari.
ItromI
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calie
Attfv
Esami di maturità nel Pinerolese
Vecchia formula
risultati accettabili
MUSEO FERROVIARIO PIEMONTKE — Con una legge regionale presentata dal consigliere della Lega Nord
Claudio Dutto, e approvata all’unanimità, la Regione Piemonte ha scelto Savigliano (ver realizzare la sede centrale
operativa del «Museo ferroviario piemontese». Il museo
avrà dalla Regione un contributo di tre miliardi dal ’96 al
’98 più altri 5)0 milioni, sempre suddivisi in tre anni, per
l’acquisto, la riparazione e il restauro del materiale rotabi' le. (^ella del museo è una storia quasi ventennale: infatti
fin dal ’78 la Regione aveva istituito l’Associazione «Museo ferroviario pieijiontese», che ha salvato dalla demolizione una lunga serie di mezzi ferroviari che oggi costituiscono una dotazione di eccezionale valore storico. ,
Con la pubblicazione, in
questi giorni, degli ultimi risultati delle maturità è stato
archiviato anche questo anno
scolastico. Gli esami si sono
svolti ancora una volta con la
vecchia formula del 1969
(quella che doveva essere
provvisoria è che è rimasta
tale da allora) in attesa che si
decida tra l’altro una ridefinizione dell’esame da parte ministeriale e ha, come tutti gli
anni, fatto discutere sull’utilità di un esame così strutturato ai fini della valutazione
finale di un ciclo di studi per
gli studenti.
Gli esami di maturità sono
dunque finiti ma come si sono svolti nel Pinerolese? Abbastanza tranquillamente, dicono nelle scuole che abbiamo interpellato, la solita tensione negli studenti prima
dell’esame che poi però i più
hanno saputo superare nel
momento della prova. I risultati affissi dicono che le prove sono andate abbastanza
bene, pochi gli studenti che
non hanno superato gh esami
e le votazioni nel complesso
sono state abbastanza alte.
Scendendo nei particolari
vediamo che i più numerosi
erano i maturandi all’istituto
tecnico «Buniva» di Pinerolo
(304), mentre i meno numerosi erano gh studenti dell’agrario di Osasco (appena 13); la
media nelle altre scuole era di
una cinquantina, e solo in una
specializzazione non ci sono
stati 60/60 (all’Istituto tecnico, in meccanica); sono stati
quattordici i 60/60 al Liceo
scientifico, nove al Liceo
classico «Porporato», sedici al
«Buniva», tre al Collegio valdese di Torre Pellice, tre
all’Istituto magistrale di Pinerolo, due al Linguistico, due
airitis (chimica), uno all’
Agrario di Osasco, uno all’
Alberghiero. Nella media poi
i voti sono stati abbastanza alti, non molti i 36/60 e molti
studenti hanno preso voti dal
43/60 in su, molti dei quali
nella fascia che va dal 48/60
al 58/60. Rispetto all’anno
scorso si è nella media, dicono in molte scuole, anche se
qualcuno aggiunge, che quest’anno ci sono più 60 e le votazioni nella media sono lievemente superiori.
Esperienza consolidata a Torre Pellice
Tempio aperto
occasione di incontri
■ Villa
anno u
giovani
venien
,partico
Mone
■ partire
fino al
giovan
'ifiungo
C’è un’attività, tipicamente
estiva da noi, che consiste nel
preparare l’accoglienza di
fronte ad un tempio per quanti, valdesi in vacanza alle
Valli 0 semplicemente turisti
di passaggio, vogliano conoscere o approfondire la conoscenza del mondo valdese: è
il «tempio aperto». Certo per
poter realizzare questa iniziativa occorre una buona collocazione del tempio stesso in
mezzo al paese, la disponibilità di un buon numero di persone in grado di dialogare
con gli ospiti una discreta conoscenza della storia valdese.
A Torre Pellice ciò accade
da diversi anni ed è organizzato con il coordinamento
della Commissione evangelizzazione; sorelle e fratelli si alternano al sabato pomeriggio,
la domenica mattina durante il
culto e la domenica pomeriggio. Un banco libri con i più
significativi volumi della casa
editrice Claudiana, un video
sulla realtà valdese, introducono gli ospiti nel mondo e
nella fede valdese. Da quest’
anno il nuovo pastore di Frali,
il candidato Emanuele Fiume,
ha attivato una analoga ifU®^
tiva: tempio aperto, bari® >
bri, museo valde.se aperto, u»
videocassetta. Ciò accadrà^^
no al Sinodo al sabato
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Taccia interverrà
ste per un’etica ; je*
glia». In entrambi 1 casi
guirà un dibattito
CONTRO IL DlSAOf
Associazione
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XV Agosto
Ifiombettieri del Baden a Pomaretto il 15 agosto dell’anno scorso
La festa del XV agosto avrà luogo a Villar Pellice in località Fienminuto (sulla destra orografica del Pellice, appena
fuori dal concentrico, sulla sinistra con ampio parcheggio
adeguatamente segnalato).
Questo il programma: ore IO culto presieduto dal pastore
Gianni Genre, predicazione del prof. Daniele Garrone, con
la partecipazione della corale di Villar-Bobbio et dei trombettieri del Baden. Seguiranno messaggi'del moderatore
della Tavola valdese, Gianni Rostan, e di alcuni rappresentanti delle chiese del Rio della Piata. Nel pomeriggio un
gruppo di animatori intratterrà i bambini. Alle 14 pomeriggio dedicato ai giovani sul tema «I giovani, le chiese, la società» con interventi di Silvia Rostagno, segretaria nazionale Fgei, Daniele Bouchard da Agape, Marco Rolando della
Comunità alloggio di Torre Pellice, Donatella Sommani e
Giorgio Tourn per il Centro culturale valdese ed Elio Canale per il Collegio valdese. Il coretto di Torre Pellice, diretto
da Cristina Pretto, intervallerà i vari interventi. Al termine
estrazione dei biglietti vincenti della sottoscrizione a premi
il cui ricavato sarà utilizzato per la ristrutturazione di un locale della chiesa, mentre il ricavato della colletta mattutina
sarà destinato in parti uguali alla Comunità alloggio di Torre Pellice e al Servizio cristiano di Riesi. Sarà possibile usufruire di un pranzo caldo al costo di lire 10.000 con polenta,
spezzatino e salsiccia o formaggio (sono gradite le prenotazioni entro domenica 11 agosto ai numeri 0121-930923 e
930903). Funzionerà inoltre per tutta la giornata un buffet
con panini, bibite, vino, dolci, caffè, tè nonché prodotti locali come toma, pane casereccio e prodotti artigianali.
Attività estive a Villa Olanda
ari da R(y
0 Miglielj
’ds) inveì#a rivedeB;
tra giovani
' Villa Olanda ospita quest’
inno un primo incontro fra
giovani delle Valli e altri provenienti dalla Germania, in
:a la crea^ . particolare da un’organizza■ aione giovanile di Ulm. A
partire da questa settimana e
fmo al 7 agosto un gruppo di
giovani tedeschi, a cui si ag(giungono altri ragazzi provenienti da Minsk, in Bielorussia, collaborano nella realiz(zazione di alcuni lavori di pui%ia del parco e della villa.
I Sono state organizzate alcune
^atùvità e uscite per favorire i
, j‘f®Matti: visite ai musei, gite
: ! ®®oMagna e a PinerolOj attiI in ^ - ^ sportive, confronti. E au.! ; spicabile che i giovani (e non)
della zona colgano l’opportu®>tà del meeting facendosi
coinvolgere nell’animazione o
®che semplicemente prestan■do una bicicletta.
Chi fosse interessato al
campo può telefonare allo
”121-500621; nello stesso
®inpo ci sarà l’aspetto «utile»
d®i lavori a Villa Olanda. Coè noto la richiesta di fi
loga inizi?^
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nanziamento avanzata lo scorso anno dall’associazione
«Lou cialoun» non ha avuto
riscontro ma sono all’esame
nuove proposte per ottenere i
fondi necessari alla realizzazione del progetto di foresteria proposto l’anno scorso.
Con la Comunità montana vai
Pellice si sta valutando la linea da adottare nella ricerca
dei finanziamenti. Sono stati
avviati contatti con la Regione Piemonte ed è in fase di ristrutturazione un alloggio nella dépendance dove dall’autunno si dovrà creare un vero
e proprio «gruppo residente»
sia per continuare i lavori sia
per esercitare sulla struttura la
necessaria vigilanza.
Intanto per il pomeriggio di
sabato 24 agosto è annunciata
una mostra mercato dei prodotti naturali, dell’artigianato
con numerose bancarelle
all’interno del parco; la giornata sarà animata da musiche
e danze decitane. In serata ci
sarà anche un concerto gospel
nel cortile della villa.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
&delmastro
(già Bomo)
^ trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
.Si è svolta a Torre Pellice la festa di Radio Beckwith
Tre giorni di partecipazione
Tre giorni di festa, tre giornate di grande partecipazione
popolare ai concerti, ma anche ai due dibattiti, tre giorni
passati dagli organizzatori
della Festa di Radio Beckwith a scrutare il eielo nella
speranza di ottenere clemenza da incombenti nuvoloni
neri. E nel complesso, malgrado un fine settimana grigio, i tre giorni di piazza Muston sono stati un successo,
di pubblico, di iniziative, un
aiuto importante alle casse di
un’emittente che è rimasta
Tunica del Pinerolese.
Un gruppo cospicuo di volontari, da chi ha montato le
strutture a chi ha cucinato, da
chi ha ideato i dibattiti a chi a
passato le nottate in piazza in
un servizio di guardia non rivelatosi inutile viste alcune
scorribande notturne, ha lavorato per la riuscita della
manifestazione offrendo tempo, dedizione, intelligenza e
competenza. La presenza costante di associazioni, di ogni
genere ed estrazione, ha contribuito a rinnovare quel senso di confronto che in fondo è
la caratteristica della radio insieme allo specifico protestante. E sullo specifico evangelico si sono confrontati tre
dei cinque parlamentari protestanti presenti in Parlamen
Un momento della festa
to: Lino De Benetti, Giorgio
Gardiol e Valdo Spini stimolati su alcuni temi dal pastore
Giuseppe Platone di fronte a
un folto pubblico.
Al di là dell’appartenenza
allo stesso schieramento dell’Ulivo, o delle rispettive aree
di riferimento (Verdi per i
primi. Laburisti per Spini), il
confronto è stato sereno e
franco, senza tralasciare anche critiche all’operato del
governo Prodi e al mondo
della politica in generale. Così, sulla questione dell’etica
in politica. Spini ha ricordato
le sue proposte di moralizzazione, negli anni che precedettero tangentopoli, che furono ignorate; Lino De Be
netti ha parlato, a proposito
della sua appartenenza al
mondo ambientalista, di «una
delle possibili interpretazioni
dei grossi problemi del mondo» e della necessità di «co-,
niugare e non far scontrare
progresso e natura», Gardiol
ha ricordato che non si può
prescindere dal «concetto di
limite (in fondo idea anche
biblica) per cui oltre determinati esperimenti non si può
andare; dobbiamo essere portatori di un’idea di sobrietà;
non è possibile pensare semplicemente allo sviluppo.della
produzione».
Dove i tre deputati si sono
trovati sostanzialmente d’accordo è stato nella considerazione del ruolo che la cultura
cattolica riveste in Italia. La
morale cattolica sembra essere rimasto l’unico principio di
riferimento, dopo il crollo del
marxismo, dopo tangentopoli;
la lettura cattolica della società porta ad accettare punti
di riferimento assoluti in tutti
i campi, dalla scuola, alla
bioetica ai grandi avvenimenti come if Giubileo del 2000 a
Roma o l’ostensione della
Sindone del 1998 a Torino.
Dobbiamo, è stato detto, saper essere portatori, di fronte
a presunte grandi certezze,
del principio del dubbio.
RIUNIONI QUARTIERALI ALL’APERTO III
CIRCUITO — Domenica
4 agosto si terranno le riunioni quartierali, con inizio
alle ore 15 alla Balziglia e
al Colle delle Fontane; domenica 11 agosto le riunioni si svolgeranno a Combagarino, Porté di Massello e Campo Clot.
AGAPE (Prali); CAMPO GIOVANI — Dal 4
all’ 11 agosto si svolge ad
Agape il campo giovani sul
tema: «Crossing thè borders», campo in inglese,
italiano, tedesco e francese.
Dal 12 al 18 agosto campo
teologico su «Tutti i nomi
di Dio»| per un cammino
con uomini e donne di altre
fedi, per riscoprire la centralità di Dio.
MASSELLO — Domenica 18 agosto si svolgerà
il bazar.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 4
agosto culto unico alle
10,30 nel tempio di Maniglia. Appuntamento a Perrero in piazza, alle 10,15,
per chi volesse eventualmente usufruire di un passaggio in automobile.
Posta
Aggregare
dal basso
Signor direttore,
leggo con interesse l’articolo di Giorgio Merlo «Quale
federalismo?». Temo ci sia
una contraddizione o un equivoco da chiarire.' Dice infatti:
«La riforma dello stato dal
basso è quindi la più concreta alternativa». E poi «il federalismo (...) non va assunto
come soluzione di tutti i problemi della società». D’accordo, ma non più dopo:
«Semmai è necessario un regionalismo forte». Le attuali
regioni burocratiche furono
istituite per meglio comandare dal centro. Le aggregazioni
vanno fatte dal basso, anche
se progressivamente. A aree
territoriali e demografiche
molto grandi se ne possono
affiancare di molto piccole,
tenuto conto di un contesto
che travalica gli attuali confini. Così c’è posto per la fascia montana occitana di cui
le valli valdesi fanno parte,
un po’ lontana da Venezia.
Quanto al presidenzialismo
non c’è neanche bisogno di
un Presidente della Repubblica. Di fatto funzioni che ha
altrove un capo dello stato le
hanno in Svezia il presidente
del Parlamento e in Svizzera
il Consiglio federale, organo
collegiale con un presidente.
Gustavo Malan
Torre Pellice
Le tre
cooperative
Piervaldo Rostan, sul n. 28
del giornale, ha messo in evidenza le difficoltà in. cui si
trovano le tre cooperative
agricole della zona. Le cooperative della vai Chisone e
Germanasca e quella di Prarostino risentono della chiusura
delle stalle causata dalTinvecchiamento degli addetti, si ha
una minore prodffzione, ma
non minori spese, anzi la burocrazia (che costa) non accenna a diminuire. Il caseificio di Bobbio Pellice, che trasforma il latte in formaggi, ha
dei periodi di vuoto durante
Testate quando i margari negli alpeggi producono i formaggi in loco e li vendono
per conto loro: se poi riescono
a venderli li fanno per conto
loro anche durante d’inverno
perché realizzano di più che
con la cooperativa; anche a
Bobbio dunque meno latte
uguale più spese.
Visto che le tre cooperative
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hanno attrezzature diverse
che potrebbero essere complementari, quella di Bobbio
è' attrezzata per la trasformazione del latte, quella della
vai Chisone e Geraianasca
per il suo trasporto e^:^uella di '
Prarostino e San Secondo per
trasportare i formaggi e fare i
mercati, viene quindi da chiedersi; perché non si méttono
insieme? Si diversifichi un
po’ la produzione, si cerchi
insieme di diminuire i costi di
gestione e si parta con dei
formaggi tipici delle valli, invece che lasciare le bancarelle che vengono dalla pianura
a vendere i formaggi spacciandoli per locali.
Perché non riescono a funzionare? Le tre cooperative
già collaborano, si scambiano
i prodotti, hanno fatto tentativi, in parte riusciti, per diminuire i costi di gestione, si conoscono, si incontrano periodicamente, e allora? In parte
abbiamo già risposto, inolt^re
se diciamo ai nostri soci di
portare il latte a Bobbio anche se per i primi tempi si
guadagna un po’ menò, si ha
un bel dire che aumenta la richiesta di prodotti tipici locali
e che forse avremo il marchio
ma la richiesta sarà negativa.
Si potrebbe dire che manca la
solidarietà, ma di questi tempi non vedo molta solidarietà
neanche tra gli operai. I nostri
agricoltori di montagna per
vendere il latte si sono dovuti
mettere insieme, pensando
che fosse più facile gestire
una cooperativa, invece il caseificio ntìn sempre rispetta il
prezzo regionale o i tempi di
pagamento, il commercialista
costa troppo, far vidimare i libri costa, cambiare gli amministratori costa, rifare i frigoriferi costa, quel poco che rimane viene diviso tra chi porta il latte, come si può chiedere più solidarietà a chi fa già
troppo per la società, facendo
gratuitamente il manutentore
della montagna?
Secondo me le soluzioni
sono tre: o chiudere le tre
cooperative e tornare,a fare i
formaggi come si facevano
una volta; o chiedere uno stipendio per i manutentori delle montagne, calcolato in base agli ettari che si puliscono;
o chiedere agli enti pubblici
che finanzino per due anni almeno la gestione delle cooperative e la pubblicità di prodotti accanto a dei corsi di indirizzi tecnici, di mercato e
sanitari. Basta che si smetta
coi discorsi astratti, coi progetti mai realizzati, con le
leggi sulla montagna; per gli
agricoltori è meglio stare zitti
che parlare a vanvera.
Mauro Gardiol
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An
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‘ il nuovo volto
del Pinerolo caldo
Il nuovo portiere, Luca Graziani
Partito il portiere Molato, la
novità della campagna acquisti per il Pinerolo calcio è per
ora Tarrivo del portiere Luca
Graziani (nella foto), di 30
anni, proveniente dall’Alessandria. Il giocatore, che vive
a Torino ed è cresciuto calcisticamente nella Juventus, è
stato presentato ufficialmente
giovedì 25 luglio al campo
Barbieri di Pinerolo.
Nel corso dell’incontro si è
parlato del nuovo assetto societario derivante anche dalla
fusione con i «Gfanata Boys»
di Pinerolo ed è stato presentato il rinnovato Consiglio direttivo che cont3 undici membri ed è composto da Chiaffredo Gallo (presidente),
Francesco Darò, Erminio Ellena e Silvio Fenoglio (vicepresidenti) e dai consiglieri
Di Leone, Merlo, Monti, Negro, Ostengò, Staffieri, Travet. Il presidente Chiaffredo
Gallo ha confermato che alla
guida della prima squadra, reduce da un’annata più che positiva, nell’annata ’96-97 rimarrà l’allenatore Enrico
Bortolas, il quale benché richiesto da più parti ha preferito rimanere a Pinerolo. Annunciato anche nel corso
deH’incontro il ritorno dell’
Italamec come sponsor ufficiale del Pinerolo calcio che
dopo tre anni toma ad aiutare
la società biancoblu nelle
spese di gestione.
Il 3 agosto a Prarostino
«Senhal» in concerto
Danze tipiche delle varie
valli occitane, dal «balét»
della vai Vermenagna alla
«countrodanso» della media
vai Varaita, dalla «courento
d’ia Roccho» della bassa vai
Maira alla «cadrìo» della zona della Castellata, e i canti in
lingua occitana ancora ricuperati dalla memoria collettiva, con qualche nuova composizione in stile tradizionale,
fra lo «Scottisch Tindaire» di
Silvio Peron e «Mascha Parpaja» di Lucia Norbiato: que- •
sto il programma dell’appuntamento con la musica occitana di sabato 3 agosto a Prarostino. La formazione di folkrevival occitano «Senhal»,
forse una delle più note tra
quelle che eseguono il repertorio occitano tradizionale,
infatti si esibirà in un concerto-ballo alla pista coperta in
frazione San Bartolomeo alle
ore 21,15. La formazione
«Senhal», che è strutturata intorno al duo di organetti di
Silvio Peron e Gianrenzo
Dutto ed è arricchita dall’inserimento del violino di Lucia Norbiato e dall’uso di altri
strumenti, come armonica a
bocca, mandolino, galoubet,
esegue con aderenza ai moduli espressivi originari la
musica tradizionale delle vaL
late del Cuneese.
Senhal è un termine che si
incontra sovente nella storia
occitana: serviva, fra l’altro, a
indicare il medaglione, o la
moneta, che veniva imposto
come contrassegno al bambino sorpreso a parlare in patuà
a scuola, messo al collo, o addirittura stretto fra i denti; lo
si poteva lasciare solo denunciando un altro compagno.
Il gmppo, che sta preparando una nuova incisione, intende ribaltare il significato
negativo un tempo attribuito
alla denominazione; per far sì
che diventi uno dei tanti simboli della rinascita culturale
occitana.
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Corsa dei Tre Rifugi
Vincono
Gamier
e Bonnet
Dopo essere giunti primo e
secondo al Castelluzzo, i due
atleti del Gasm Torre Pellice
Claudio Garnier e Mauro
Bonnet hanno corso e vinto
insieme la Tre rifugi in alta
vai Pellice, domenica scorsa.
Giunta alla 25“ edizione, la
corsa in montagna organizzata dal Cai Valpellice ha visto
sul podio, secondo e terzi, rispettivamente Paolo Bessone
e Flavio Cantore e Guido Turaglio con Marco Beitone. I
vincitori hanno corso in 2
ore, 10’39”, l’ultima coppia
classificata ha impiegato esattamente il doppio del tempo.
Alla gara hanno anche partecipato Renato falla (domenica 19° con Bruno Poet) che
ha ricevuto una targa per aver
partecipato fin qui a tutte le
edizioni, e i primi vincitori,
Treves e Morello, giunti
29esimi. Fra le donne successo di Anna Martinale (Villarese) e fra gli juniores vittoria
per Ivan Garnier del Gasm.
Val Pellice
Cinema
all'aperto
Fino alla fine di agosto il
cinema sarà protagonista nelle
piazze dei Comuni della vai
Pellice che hanno aderito
all’iniziativa promossa dalla
Comunità montana «Cinema
in piazza». Sabato 3 agosto il
prato adiacente il tempio di
Bobbio Pellice ospiterà quanti.
vorranno assistere al film australiano che racconta le avventure di Bobe, maialino coraggioso; domenica 4 agosto
la rassegna si sposta in piazza
Sant’Antonio a Lusernetta
con II primo cavaliere con
Sean Connery e Richard Gere; venerdì 9 agosto in piazza
Willy Jervis a Villar Pellice ci
sarà la proiezione di Piume di
struzzo con Robin Williams e
Gene Hackman; martedì 13
agosto sarà la volta di Waterworld, film ^ettacolare girato quasi interamente nell’
acqua, con Kevin Kostner per
la regia di Kevin Reynolds,
nei giardini di piazza Fontana
a Rorà; giovedì 29 agosto infine l’area del mercato coperto di Luserna San Giovanni
ospiterà la proiezione di Casper per la regia di Silberling,
già realizzatore degli effetti
speciali di film di grande successo come «Roger Rabbit»,
«Jurassic Park» e i «Flintstones». Tutti gli spettacoli inzieranno alle 21; in caso di
pioggia saranno rimandati al
giorno successivo. Il costo del
biglietto è di lire 5.000.
Appuntamenti
27 luglio-15 agosto — PEROSA ARGENTINA: Presso
la sede della Comunità montana Ettore Della Savina presenta la mostra «Arte in miniera».
30 luglio-4 agosto —
TORRE PELLICE: Nei giar
dini di piazza Muston Festa
dell’Unità: venerdì 2 agosto
alle 17,30 incontro su «Sviluppo turistico compatibile
della vai Pellice» con Marco
Bellion, Marinella Peyracchia,
Bruna Peyrot; modera Giovanni Borgarello. Domenic,
ore 17, dibattito su «La riforma federale dello stato», partecipano Rinaldo Bontempi,
Elvio Passóne, Giorgio Merlo;
modera Danilo Rivoira.
2 agosto, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle, 21,15, presso la Loggia
dei Mercanti, concerto intermedio del corso per violino.
3 agosto, sabato — RINASCA: La compagnia dialettale
Renato Clot presenta lo spettacolo teatrale «Drôlerie».
3 agosto, sabato — PEROSA ARGENTINA: Al Parco
Tron spettacolo teatrale di Luca Fagioli in «Anfibi».
3-4 agosto — RORÀ: Sagra rorenga con divertimenti,
attrazioni e giochi.
3-4 agosto — SAN GERMANO CHISONE: L’Associazione La Turinella organizza «Turina in festa», con una
mostra su pagine di storia locale dal 1919 al ’45, con il giro podistico delle sei borgate,
con la seconda edizione di «I
giochi di una volta», competizione tra i borghi della valle, e
musica, spettacoli per bambini
e pizza nel vecchio forno.
3-4 agosto — PRAROSTINO: Sabato e domenica festival folk con proseguimento
danzante.
4 agosto, domenica —
BOBBIO PELLICE: Festa al
Garneud con il gruppo Ana
locale, con mostra scambio di
cose d’altri tempi e mercatino
delle pulci.
7 agosto, mercoledì —
ROURE: In borgata Balma
festa del villeggiante con il
gruppo-«Tèto aut».
8 agosto, giovedì — PEROSA ARGENTINA: Il laboratorio Itsos presenta lo
spettacolo teatrale «Jack Frusciante è uscito dal gruppo».
9 agosto, venerdì — SAN
GERMANO CHISONE:
Spettacolo teatrale di Paola
Pitagora «Io e il profeta».
9 agosto, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 17,30
spettacolo itinerante «Sasà Patrizia^Besantini».
10 agosto, sabato — TORRE PELLICE: Dalle 8 alle
17, nell’area pedonale, mercatino biologico.
10 agosto, sabato — TORRE PELLICE; Ore 21, piazza
Muston, musica occitana con
flauti, violino e organetto.
10 agosto, sabato — ROURE: «Proumenaddo», marcia
non competitiva tra le borgate.
10- 26 agosto — TORRE
PELLICE; Presso i locali del
Collegio valdese mostra delle
tavole imbandite a cura della
sezione femminile locale della
Croce Rossa italiana.
11 agosto, domenica —
TORRE PELLICE: In mattinata grande stima in piazza
Municipio e isola pedonale,
nel pomeriggio festa folk, a
cura dell’Acae.
11 agosto, domenica —
ANGROGNA: Festa all’alpeggio della Sella, organizzata
dallo Sport Club Angrogna.
11- 17 agosto — PINASCA:
Festa patronale con la terza
edizione di «Incanto e memoria», itinerari etnografici e mostre, a cura dell’associazione
Abitare in valle.
14 agosto, mercoledì —
TORRE PELLICE: Ore 8,30
-12,30 nei locali dell’ex scuola
mauriziana prelievo mensile
per i donatori di sangue a cura
della sezione locale Fidas.
16 agosto, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
L’associazione Arcobaleno
organizza la giornata di solidarietà San Rocco
Una mostra a Torre Pellice
Astri e pittura
Sabato 10 agosto nell’atrio
del palazzo comunale di Torre Pellice si apre una mostra
di pittura che ha finalità inconsuete: Giovanni Peyrot e
Marina Falchi infatti mettono
a disposizione i loro dipinti
per finanziare la costruzione
dell’Osservatorio astronomico Val Pellice. Entrambi gli
artisti sono membri dell’Associazione astrofili «Urania»,
che ha sede a Luserna San
Giovanni ed entrambi amano
di pari amore il mondo degli
astri e quello dei colori. Sia
Peyrot che Falchi hanno già
esposto in pubblico i loro la
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vori, che vertono sulla traduzione pittorica di momenti
naturalistici ripresi dal vero
oppure da riproduzioni di
opere di grandi maestri o più
semplicemente da fotografie,
cartoline illustrate. In particolare la pittura di Marina Falchi si presenta con una
* complessità espressiva e con
una molteplicità di segni che
rendono le sue opere ricche di
inquietudine: i cieli sono volutamente disarmonici, le figure umane sono rappresentate attraverso oggetti che ne
fanno intuire la presenza.
Quello che emerge dalla pittura di Marina Falchi, che dopo
un lungo silenzio espone regolarmente da circa tre anni, è
una visione di un mondo sovraffollato, stipato di segni e
colori, non dissimile da quello
che si svela giorno dopo giorno agli occhi di ciascuno di
noi. Giovanni Peyrot, uomo
dalle molteplici attività, medico, astronomo competente,
animatore sociale, operatore
culturale, dal punto di vista
artistico si definisce autodidatta. La sua produzione pittorica va dai paesaggi al surrealismo, ma prevalgono nettamente gli scorci naturalistici, espressi in maniera impressionistica, nei quali la
realtà è colto e proposta verosimilmente. La mostra resterà
aperta fino al 16 agosto con
orario 9-11 e 15-19.
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 4 AGOSTO
Torre Rellice: Farmacia Mu- ,
ston - Via Repubblica 22, tel. ^
91328
DOMENICA 11 AGOSTO
Bibiana: Farmacia Garella - ■!
Via Pinerolo 21, tei. 55733 >
15-18 AGOSTO #
Bobbio Pellice: Farmacia
Via Maestra 44, tei. 92744 f ;
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355' "
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
'■ ■ ’ PINEROLO W'
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza: «it
Croce Verde, tei. 322664
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A
TORRE PELLICE — 11 cinema Trento ha in programma,
giovedì 1° agosto, ore 20,30,
Toy story; venerdì 2, ore
21.15, Il giurato; sabato 3, ore
21.15, Apollo 13; domenica 4,.
ore 20,10 e 22,10 007 Golde-.
neye; lunedì, ore 20 e 22,10, B ,
profumo del mosto selvatico;/
martedì, ore 20 e 22,10 Difesi ,
a oltranza; mercoledì, ore 20 e
22.10, I laureati; giovedì, ore
20.15, Casper; venerdì, ore 20'
e 22,10, Io ballo da sola; sabato, ore 20 e 22,10, Schegge di
paura; domenica, ore 20,15;'
Pocahontas; ore 22,10, Seven;
lunedì 12, ore 20 e 22,10 Uo*
mini senza donne; martedì, ore
20 e 22,10, Ace Ventura, mB'
sione Africa; mercoledì, or®
21.15, Braveheart; giovedì 15,
ore 20,15, In viaggio con PiP"
po; ore 22,10, Va dove ti porta.
il cuore; venerdì, ore 20 e
22.10, Piume di struzzo: sabato ore 20 e 22,10, I soliti sospetti; domenica 18, ore 20,15,
Babe, maialino coraggio*®'
ore 22,10, Gli anni dei ricordi:
lunedì ore 20 e 22,10, I P®«“
di Madison County; martedì,
ore 21,15, Braveheart; mercoledì, ore 20,15, Toy story: ore
22.10, L’albero di Antonia;
gioveciì 22, ore 20 e 22,10 La
lettera scarlatta.
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre PeHi®®^
tei. 0121-933290; fax 93240»
Sped. in abb. post./50 fu
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Rag. Tribunale di Pinerolo n. 17^
Resp. al sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Qbislariana Mondo*!
Una copia L. 2.000
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^/fi^RDÍ 2 AGOSTO 1996
Un momento del concerto del coro «Ipharadis»
■I Concerto a Napoli
Cantare per entrare
in dialogo con il testo biblico
«Cantare è sognare con
bit), è condividere il sogno di
Dio con Dio stesso e farlo nostro: il suo Regno che un
giorno riempirà di sé ogni cosa». Con questa immagine ha
avuto inizio il concerto di solidarietà che sabato 13 luglio
si è svolto nella chiesa battista di Napoli, via Foria. La serata è stata non solo l’occasione per mostrare ^risultati
che il coro «Ipharadisi», diretto dal maestro Carlo Leila,
ha raggiunto in un anno di
lavoro ma un importante
momento di testimonianza evangelica. Un concerto
«nuovo» per le circa 150 perèone, la maggior parte non
evangeliche, che sono intervenute, Infatti si è trattato
noni di una carrellata di canti,
ma di un «dialogo» vivo tra il
canto, il testo biblico e la
.'.simbologia. Con grande intensità è stato vissuto il momento in cui, dopo la lettura
della parabola di Luca 13, 18
19, ad ogni persona è stato
offerto un minuscolo granello di senape, segno della presenza invisibile di Dio. Accompagnato dalla incalzante
melodia del canto africano
«Mayenziwe» (trad. La tua
volontà sia fatta) il gesto simbolico si è concluso quando i
semi sono stati posti nella
terra raccolta in piccoli vasi
di terracotta. 1 presenti a poco a poco da spettatori sono
diventati protagonisti con la
propria voce e il proprio corpo. Alcuni coristi hanno cominciato a distribuire strumenti acustici e ritmici che,
inaspettatamente, non sono
bastati per tutti. Un’atmosfera di grande condivisione e
partecipazione si è creata. In,
questa serata l’esperienza di
fede della comunità tutta è
stata dunque comunicata at’traverso la musica e il canto,
testimonianza appassionàta
volta alla lode e alla gloria del
regno di Dio che viene.
K Chiesa valdese di Napoli
Graditi ospiti inglesi
RINA LIQUORI
S U invito della Chiesa valdese di via dei Cimbri è
giunto il 28 giugno un gruppo
di 11 giovani inglesi, figlie di
membri di varie comunità
evangeliche della United Reformed Church Waldensian
^ellowship (Fratellanza con i
valdesi della Chiesa riformata
unita). Alcuni membri della
nostra comunità avevano effettuato un breve soggiorno
in Inghilterra l’anno scorso e
'avevano concertato lo scamoio di visite che si è puntualmente realizzato con l’arrivo
delle ragazze e dell’accompagnatore responsabile.
, Per tutti loro è stata un’importante occasione per conoscere sia la nostra comunità
<^ne le nostre opere più importanti, quali Casa materna,
ip nota scuola per orfani fonuata dal pastore metodista
niccardo Santi nel 1905 e poi
Seguita dai figli Emanuele e
ieofilo e ora dagli eredi. Non
meno importante la visiia
ospedale evangelico Villa
etania di Ponticelli dove
ora Cece Rocchi a riceverli e
mustrare latteria dell’ospe«e stesso, sorto con la par®cipazione finanziaria di di
verse chiese evangeliche, e
soprattutto con la benedizione di Dio. Gli ospiti hanno
apprezzato il nuovo reparto
oculistico, e le sofisticate attrezzature dei vari laboratori,
nonché la terapia intensiva
neonatale (Tin) che accoglie
prematuri provenienti da altri ospedali.
Domenica 30 il gruppo ha
partecipato al culto con Santa
Cena durante il quale la pastora Teodora Tosarti ha tenuto la meditazione sul Salmo 133 (Il canto dei fratelli).
Il sermone è stato tradotto simultaneamente da Emma
Olivieri. È seguita una festosa
agape che ci ha dato modo di
conoscerci. Non sono mancate ai nostri ospiti belle e interessanti gite a Capri, Pompei,
Ercolano e il giro panoramico
della città. Le giovani inglesi
hanno dimostrato entusiasmo e gratitudine l'ultima sera, quando le famiglie ospitanti, la pastora Tosarti con la
sua famiglia, il pastore Nicola
Leila, che le ha seguite ogni
giorno insiemé all’organizzatore Enzo Costagliela, si sono
riuniti nella foresteria per un
saluto canoro e una preghiera
di riconoscenza a Dio per la
reciproca bella esperienza.
i Vita Delle Chiese
W Donne battiste in Sicilia
La differenza sessuale
nello studio e nel culto
PAG. 5 RIFORMA
ELENA CHINES
Vivere con agio la differenza sessuale dagli uomini. Chi lo dice? Lo dicono
le donne nella loro ricerca sul
proprio genere sessuato femminile. In un convegno tenutosi a Lentini (Sr) l’ultima domenica di giugno, le donne
battiste siciliane si sono incontrate e hanno discusso a
partire dalla relazione tenuta '
dalla pastora Erika Tomassone, sul pensiero della differenza. Al pensiero della differenza di genere si arriva dopo
due tappe fondamentali: la
subordinazione e la complementarità, entrambe vissute
'da^ognuna di noi quasi sempre direttamente. La subordinazione consiste nell’esclusione della donna dal potere
pubblico e dall’economia e
nella sua conseguente dipendenza economica e politica
dall’uomo. Questo principio
si basa su tre miti, cioè su tre
luoghi comuni eh? sono stati
attribuiticene donne nella
storia: il mito della donna
buona, della fata; il mito della
donna cattiva, della strega e,
quello della dònna intesa come diversa, altra, estrànea.
La complementarità della
donna rispetto all’uomo, invece, è stata, se così si può dire, la strada larga dell’emancipazione. Anche questo secondo principio si basa su
miti. È mito della complementarità che un uomo importante si sia fatto strada
grazie a una donna in gamba.
E stato un traguardo della
complementarità il raggiungimento delle cosiddette «pari opportunità», principio oggi un po’ superato. Superato
perché le pari opportunità si
sono rivelate false, in quanto
non creative di un’identità
specifica delle donne, ma
tendenti a copiare il modello
maschile, quale unico metro
di valutazione e unico traguardo. Si è rischiato di perdere così il proprio corpo di
donne.
Da qui è nata una terza fase che è quella del pensiero
della differenza. Tràmite
questa nuova strada si intende lasciar parlare le donne
stesse di sé. La differenza occorre scoprirla da sole, e viverla con agio senza rivendicazioni e senza vittimismi. Il
pensiero della differenza sessuale si snoda su 3 idee cardini: pensare alla propria genealogia, alla propria madre,
rivalutandola (senza cadere
in esaltazioni eccessive): rivalutare la differenza fi-a donne
e darci valore reciprocamente; e infine la libertà non solo
di essere le «padrone di casa»
ma al di fuori del^e mura domestiche costruire la libertà a
partire da se stesse.
La differenza è stato anche
il filo conduttore del culto,
che le donne hanno celebrato insieme alla comunità locale. La liturgia è stata preparata dalle sorelle di Catania,
mentre la predicazione e la
Gena (distribuita durante
l’agape) sono state tenute
dalle sorelle di Lentini. La
differenza sessuale parte già
da molto tempo fa. Nel disegno perfetto della creazione,
la differenza sessuale era una
condizione necessaria per assomigliare a Dio, per essere
in sintonia con lui. Questa
differenza non includeva alcun predominio di un genere
sull’altro. È solo la condizione di peccato dell’umanità
che ha fatto pendere il piatto
della bilancia a favore degli
uomini per dominare le donne. Cristo riequilibria questo
«vuoto» fra i due generi e fra
loro e Dio.
Centro di formazione diaconale
Due neodiplomati
PASQUALE lACOBINO
IL Centro di formazione
diaconale «Giuseppe Comandi» di Firenze festeggia
due neodiplomate: Paola
Reggiani, 29 anni, assistente
sociale; Vera Stirano, 23 anni,
educatrice professionale. Il
12 luglio hanno discusso le
loro tesi rispettivamente
presso la Scuola di servizio
sociale e la Scuola per educatori professionali. I loro lavori
scaturiscono da esperienze
vissute all’interno di un’opera evangelica per anziani come «il Gignoro» e di una cooperativa, la «G. Barberi», nata
negli anni ’70 grazie all’iniziativa di alcuni giovani
evangelici fiorentini, e che
oggi si occupa della socializzazione di adolescenti portatori di hanflicap. Vera ha preparato la sua tesi a partire
dall’esperienza di tirocinio
svolta presso la cooperativa
Barberi, una tesi sulla sessualità nell’handicap e le funzioni e competenze di un educatore professionale in questo
ambito. La tesi di Paola, invece, analizza un corso di formazione tenutosi al Gignoro
di Firenze tra la primavera
del ’94 e quella del ’95. Lo
studio comprendeva sia gli
aspetti più teorici dei processi formativi (dalla rilevazione
del fabbisogno formativo, alla progettazione, fino alla valutazione) sia quelli legati
all’esperienza più concreta
vissuta al Gignoro, con la formazione come strumento per
il coinvolgimento consapevole degli operatori nei processi organizzativi. Il corso
Cfd è giunto dunque a conclusione. Tracciando un bilancio complessivo. Vera e
Paola si sentono pronte professionalmente. Non rinunciano a una riflessione sulla
formazione biblico-teologica
ricevuta, sottolineando «timori» e «arricchiniEnti»: il timore per quanto resta ancora da sapere e apprendere,
1.’arricchimento per un punto
di vista professionale in costante tensione con quello
teologico e biblico.
Cronache
CARBONIA — Dal 23 al 30 giugno si è svoito, presso il Centro
evangèlico «Campo-Sardegna», con due programmi diversi, il campo per bambini e adolescenti. Sebbene l’esperienza dei due gruppi nello stesso campo fosse anomala perché
solitamente si svolgono in periodi diversi, i programmi si
sono svolti regolarmente. Entrambi i gruppi, guidati ddle
monitrici Cristiana Salis e Tamara Pintus, hanno con gioia
sviluppato in modo diverso alcuni temi comuni, come
l’ecologia, i propri sogni, l’altruismo e l’amicizia. Inoltre il '
^periodo del campo si è arricchito di escursioni nei vicini
parchi, di gite al mare e di numerosi giochi collettivi,, e si
concluso'con la presentazione da parte dei due gruppi di
alcune scenette e motivi musicali preparati nei ritagli di
tempio libero. Per concludere, va detto che per la chiesa
battista di Carbonia il campo è stato un momento di testimonianza non solo per il buon lavoro svolto dai fratelli e
dalie sorelle impegnati nei servizi ma anche perché il 90%
dei bambini e adolescenti presenti proveniva da famiglie
estranee alla chiesa evangelica. (jg.m.j
PINEROLO — Il culto del 14 luglio è stato presiedutola Sergio '
N. Turtulici che, dopo aver conseguito il diploma di cultura
teologica alla Facoltà di teologia, ha chiesto di essere iscritto nel ruolo-dei predicatori locali del secondo circuito..,^
• Ci ha lasciati, dopo un lungo periodo di malattia, il fratello Ernesto Coiicourde, alla soglia degli 80 anni. Era stato
per dieci anni membro dei Concistoro e attivo amministratore dello stabile di via dei Mille. La solidarietà cristiana di
tutta la comunità vada a tutta la sua famiglia che sentirà a
lungo là sua mancanza.
SAN MARZANO — Un bel gruppo di studenti universitari di
varia provenienza (italiani, americani, slovacchi, francesi,
turchi e un tedesco) hanno partecipato al campo di lavoro
internazionale organizzato dalla Chiesa metodista. Si tratta
di recuperare le strutture della casa di accoglienza, adiacente alla chiesa, che fra l’altro nei giorni deH’alluvione
(novèmbre 1994) ospitò alcune decine di volontari giuhti
per aiutare le popolazioni locali. La partecipazione dei giovani al campo si situa nel quadro di una consolidata collaborazione ecumenica fra le chiese e fra i popoli.
ILa sede del Centro di formazione diaconaie di Firenze.
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
DELLA CHIESA^EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste) <
iSESSIONED’ESAlvà:
Domenica 25 agosto 1996, ore 9
Casa valdese - Torre Pellice
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Assemblea ordinaria 199d
della,Società di stiidi vaidesi
. ^Convocazióne
A'''■■■■.'iti.
t’i^OTtt® oriiianà dete Società di studi val£lést,.a:n^ Statuto; .. L : ■
lÈOnVódiai:, ' -Ì)
sabato 24 agosto 1996
aie oté |30 W pf ima convocazione e alle ere 16 ta seeomia convocazione pressè fptasiRodaté della Casa Valdeseln Torre
Ofitne del giorno t '
(T- el^ioneidèl presidente e del séordafìo dell’Asse'^ ; :
, -’fetaziobttnaiTZÄ ' '
- illazione dei feylsori de! conti per l’anno 1995 .
--ammissionedi tìuovt soci ; ' >
■ - illustrazione tteiraliività del Cento culturalevaldese netfanno 1995-1996
“ discussione ,
: A approvazione delioperato del Seggio 1995-1996
. : approvaziofie deila relazione finanziaria 1995 '
I 4 eltóone del Seggio 1996-1997 , ,ü
. - eiézìobdeirevisori dei conti per l'anno 1996 ¿L . .
-- blibra sutraumento della quota sociale
— prociaiftàzlone dei risultati del premio 1996 per tesi di laurea di storia valdese ■
-- prof Gönnet; proposta di nomina a presidente Onorarló delta Società (ore 18
; circa, con interventi suite ligura e fattività de! prof^
... ■ -vari":.
: llSeggio,4aprile|22nHggi01996
Fuori collana è uscito
■V. 'A.
■ X ) Cario Lupo
PENSIERI
■f.5:
' Prefazione di Giorgio Peyrot
\ pp 136, L 18.000
Questi pensieri fanno parte della testimonianza diretta della fede, e quindi della '^ita, dei pastore Lupo
costretto da una grave infermità a rinunziare ali’esercizio
di quel mlfiistero-pastorale at-*
tivo che era lo scopo della sua
esistenza dal glomcr in cui
aveva incontrato e' conosciuto
nel suo spirito Gesù di Nazaret. Da quel giorno non cessò mai dali’annundare la rive- fj
lazione di Cristo a quanti ebbero ìL beneficio spWtuale di
incontrarsi cort lui.
daudiana
VIA prìncipe TOMMASO, j -10(25 TORINO
TEL.0t1/ee8.98.O4 - FAX 011/65043.94Tc.C.P. 20780102
10
PAG. 6 fllFORMA
Commenti
VENERDÌ 2 AGOSTO ^
^ >■
Continua il dibattito sulle celebrazioni del 2000
Duemila anni: da chi? da che cosa?
Il Giubileo cattolico è solo una delle iniziative per celebrare il 2000. In Italia è
necessario realizzare delle proposte cristiane alternative e credibili
GIORGIO GIRARDET
Lf IMPEGNO delle chiese
I per celebrare il Millennio crstiano dovrebbe prevedere una rivisitazione delle
origini, e dei duemila anni di
cristianesimo. Se nel giro di
meno di 30 anni abbiamo
celebrato Lutero ben quattro
volte (nel 1967, nel 1980, nel
1983, e nel 1996) e se amiamo ricordare le nostre date
(Valdo e il Rimpatrio e presto
l’Emancipazione) diventa
doveroso ricordare l’evento
fondamentale e fondante al
quale tutti i cristiani si richiamano. Altrimenti qualcuno
potrebbe pensare che Valdo
o Lutero sono per noi più importanti di Cristo.
Celebreremo dunque i
2000 anni dell’era cristiana
(sia pure simbolici, la data
esatta non la conosciamo), e
lo faremo risalendo al fatto
originario, valutandone l’impatto storico. In questa pagina presentiamo alcune proposte, per avviare la riflessio:
‘ ne. Non è infatti possibOe intendere l’Occidente senza riferirsi alla sua storia cristiana
e alla Bibbia che ne è il Grande Codice: Quindi, al di là di'
ogni influenza «romana», diciamo chiaramente e senza
complessi che intendiamo
solennizzare il ,2000 nell’ambito delle nostre chiese, con
pubblicazioni e studi e con
un invito alla nostre comunità a riscoprire le proprie radici «cristiane», prima ancora
che protestanti.
Il Giubileo cattolico
In questo quadro è possibile occuparci pacatamente del
Giubileo cattolico, superando
il senso di irritazione che proviamo per l’intreccio perverso
fra il trionfalismo cattolico, il
gioco di amplificazione dei
media e il grande giro di affari
che vi è collegato: al quale
però, per l’effetto vicinanza,
non ci possiamo sottrarre,
In realtà, partendo da una
nostra posizione forte e pensata sul Millennio cristiano
non sarà difficile visitare criticamente e con animo tranquillo la proposta cattolica,
che intende celebrare il Millennio a modo suo e in casa
sua. Per questo dobbiamo
prima di tutto chiarire i termini della questione, sgombrando il campo da alcune
assunzioni tacite, che tutti
prendono per buone e che
sono all’origine di molti equivoci. Per l’esattezza, quattro
cose sono da chiarire.
Sarà migliore nel terzo millennio la vita di questo ragazzo bosniaco?
1) Chiamare «Giubileo» uri
Anno santo cattolico e assimilarlo al giubileo dell’Antico Testamento, collegandolo
con l’anniversario della nascita di Gesù è un arbitrio
storico senza alcun fondamento né biblico né teologico. Né l’antichità di un errore
che risale a Bonifacio Vili,
700 anni fa, lo rende vero. Altra cosa è È giubileo biblico,
altra cosa è l’Anno santo.
Confonderli è un abuso storico, teològico e linguistico
che chiede di essere rettificato. Tutte le esercitazioni storiche sul significato «vero»
del giubileo biblico danno
pertanto un suono falso,
quasi che si cerchi di ricuperare a tutti i costi, e in senso
positivo, una confusione che
è di per sé difficilmente sostenibile.
2) Mescolare un anno di
penitenza e di conversione
con la pratica e la dottrina
delle indulgenze (o anche
con un pellegrinaggio che
700 anni fa era un atto costoso, pericoloso e... meritorio)
è un arbitrio teologico e pastorale che chiede di essere
rettificato. Ci dobbiamo chiedere e chiedere ai nostri interlocutori cattolici, che cosa
hanno a vedere le indulgenze
con la giustificazione per fede, della quale si ripete oggi
volentieri che è non dottrina
che divida più le chiese.
3) Che cosa c’entra la città
di Roma con il millenario di
Cristo? Perché non Gerusalemme, o Betlemme? Non solo non esistono ragioni storiche 0 teologiche per mettere
in relazione Cristo, o la chiesa apostolica, o la chiesa universale, con Roma, ma il concentrare tutto su Roma, come
se fosse ovvio per tutti che
«Cristo è romano» è un atto
di per sé equivoco e oggetti
vamente (al di là delle intenzioni) poco ecumenico. Il
2000 dovrebbe piuttosto essere uri’occasione per ridimensionare la centralità di
Roma nella storia cristiana e
nel messaggio biblico, per
rèndere veramente universale e non più solo «romano» il
cattolicesimo.
4) Infine, c’è il «gran giro di
quattrini». Anche la grandeur
e il trionfalismo con cui si annuncia il Giubileo, e che i media si premurano di amplificare, costituiscono un problema teologico e pastorale
che non possiamo ignorare,
anche se non è imputabile direttamente all’iniziativa cattolica. In tal modo si oscura,
oggettivamente, l’immaginé
cristiana, e si porta un’ulteriore pietra al processo di far
dimenticare Gesù Cristo e
l’essenza della fede Cristiana
per favorire, alla fine, la glorificazione di una istituzione. O
per favorire la secolarizzazione della società.
E i protestanti?
Chiarite tutte queste cose,
e definita la base sulla quale
ci situiamo, è possibile fare,
dell’invito che ci viene da
parte cattolica ad essere in
qualche modo presenti alle
loro celebrazioni, un’occasione reale di cammino ecumenico. Anzitutto in negativo: non si vede perché, o in
che modo sarebbe possibile
restarne fuori. Anche se i
protestanti italiani (puri e
duri!) ne restassero fuori, altri protestanti vi parteciperanno comunque, e la cosa
sarà ampiamente pubblicizzata dai media (se davvero
questa è la cosa che più ci
preoccupa). Ci piaccia o no,
siamo parte di una comunione ecumenica.
Tuttavia c’è anche un a
Qualche proposta
pè^r un «nostro» Millennio
/Per ritrovare il senso attuale della fede cristiana potremmo sviluppare fra il
1999 e il 2001 una serie di tematiche, per lo studio e il
coinvóìgimento 136116 comunità. A titolo di esempio, ecco alcime idee.
1} Gi»ù l’ebreo, 2.000 anni
dopo. Una rivisitazione storica delle ori^ cristiane, alla luce degli studi può recenti sull'ebraismo e l’ellenismo
del tempo di Gesù.
2)41 Cristo delle nazioni.
Le immaani e le interpretazioni di Crista nel corso dei
2.000 anni.
3) Cristianesimo e cultura.
I modi con cui il cristianesimo s! è storicamefite
rapportato alla società, trasformandola ed essendone
trasformato. Vi sono beti al
tre forme di fede cristiana
vissuta e di chiesa di quelle
Che Pitaliano medio crede
che possano esistere.
/ 4) «E voi chi dite ch’io
sia?». Gesù e il Cristo nell’
immaginario, nel pensiero e
nefia cultura contemporanei.
Un dialogo con il pensiero
del nostro tempo, di matrice
religiosa o laica.
5) Duemila anni di apostolicità. Che cosa vuol dire
essere fedeli al messaggio
originario di Gesù e dei suoi
primi seguaci? I vari modi di
«tornare alle fonti», dal Medioevo alia Riforma, a oggi.
Con ovvie domande critiche
aHa sèfficessiorie istituzionale
(kil cattolicesimo romano.
pagnato i 2.000 arini di storia cristiana; solo la conce- '
zione lineare infinita del
tempo lo ha relegato ai margini, dopo il XVII secolo, ai
movimenti settari. Se e in
che modo può essere ritrovato e reso attuale.
6) Il mtUenartsmo cristiano. Non è stato un fenomeno marginale, ma ha accom
7} Le ombre della storia
cristiana. Una rivisitazione
stòrica dei momenti oscuri
della storia cristiana, dalle
persecuzioni alle crociate e
alle guerre di religione. Sarà
questo un tema abbondantemehte coltivato, dai cristiani
(autó)critici e dc^i stessi cattolici. Occorrerà farlo con
approfondimenti teologici
seri e cori una cotnprensione
che nasca dalia conoscenza
dei rispettivi contesti stòrici
in cui le ombra si sonò mani festate. rgi.giir> *
spetto positivo. Le sorti dei
cristiani, di tutti i cristiani,
sono oggi legate dalla sostanza dell’ecumenismo.
Nessun cristiano è più solo.
Perciò, anche assumendo un
atteggiamento critico, anzi
proprio in quanto siamo in
grado di assumerlo liberamente, possiamo fare della
nostra presenza un’occasione per far sentire la nostra
voce di «fratelli che richiamano all’essenziale della fede cristiana». È la Chiesa cattolica, sono i cattolici, che
hanno bisogno della nostra
presenza critica.
Così, da un lato daremo il
massimo vigore alle nostre
celebrazioni del Millennio, e
di Gesù Cristo Signore della
chiesa di tutti i secoli, e del riferimento biblico ineliminabile dalla storia dell’Occidente, accentuaridone il carattere universale e non romano;
dall’altro non rifiuteremo gli
inviti che ci vengono rivolti,
spesso con spirito di fraternità e con richiesta di collaborazione, e diremo in sostanza: Vi piace parlare di
GiubUeo? Va bene, il giubileo
è questo: restituire la terra al
suo padrone antico; questo
viene detto da molti cattolici
e quindi rafforzeremo la loro
testimonianza.
Vi piace celebrare un anno
penitenziale? Allora, le vie
della conversione delle chiese, di tutte le chiese, sono
queste: le vie del pentimento
ecumenico e della confessione dei nostri peccati storici.
Vi piace sottolineare l’universalità della nostra fede comune? Allora, celebriamo il
Millennio in tutto il mondo, e
non solo a Roma.
Vi piace ricordare Gesù
Cristo dopo 2.000 anni? Allora, ricordiamoci che è lui il
centro e il Signore della chiesa, e che tutte le chiese, e tutte le teologie, anche le nostre,
devono essere sottoposte alla
sua autorità.
Il Millennio laico
è il Millennio cristiano
Cresce la mobilitazione
in vista dell’anno Duemila, in questa epoca avida
di anniversari e di celebrazióni.^ Oltre al Giubileo cattolico'c’è il Millennio laico e
il Millerinio cristiano.
anni. Misuriamo anche qui
il nostro tempo sia secciarizzato e separato dalle sue
origini storiche.
Il Millennio laico
Il Millennio laico può fin
da ora elencare un gran numero di celebrazioni,, che
fanno prevedere che al volgere del millennio, si festeggerà una specie di Capodanno mondiale, mostruoso, moltiplicato per mille.
La Gran Bretagna ha stanziato centinaia di milioni di
sterline per il progetto Greenwich 2000, una grande
Mostra e Festival, per i quali si attendono 15 milioni di
visitatori (non a caso Greenwich ci darà l’ora zero,
l’inizio «vero»). Sono poi
previste una Fiera mondiale a Hannover, le Olimpiadi
a Sydney, e innumerevoli
iniziative commerciali e
pubblicitarie. Ma anche altre iniziative, non commerciali, a carattere umanitario
ed ecologico, in alternativa
alle precedenti, come quelle che fanno capo al «Millennium Institute», che ha
lanciato un forte appello e
un invito a mobilitarsi perché il terzo millennio non
sia la semplice continuazione del secondo, ma l’occasione per un forte impegno
per un futuro sostenibile,
pacifico, giusto ed umano.
Qui è cosa davvero singolare che siano in tanti a parlare del Millennio e che nessuno, in questo quadro, dica
millennio, o 2.000 anni, di
chi, da che cosa. Almeno finora non ci è capitato di trovare alcun accenno al punto
di origine, all’era cristiana. È.
noto che il nostro tempo venera follemente gli anniversari: sradicato dalla storia
recente ama rivisitare il passato lontano, come è stato,
per esempio, per la scoperta
dell’America. Ma questo
non avviene per il Millennio
che sorvola sul punto di
partenza del conteggio degli
Il Millennio cristiano
Le chiese inglesi non hanno per nulla apprezzato
l’iniziativa governativa di
lanciare «Greenwich 2000»
senza interpellarle, dato che.
per quell’anniversario ritengono di avere qualcosa da
dire. Ed hanno reagito lanciando tutte insieme (anglicani, cattolici, metodisti,
presbiteriani, battisti, ecc.)
un loro progetto «2000 AD»,'
che è attualmente in fase di,
elaborazione. Un opuscolo
a larga diffusione, «A Chance to Start Again, 2000 Marking thè Millenniuni»
ne espone il programma.
Ne diamo in questa pagina
alcune citazioni.
Più in generale, le chiese
che fanno capo al Consiglio
ecumenico celebreranno a
modo loro e in diversi modi;,
l’inizio dell’era cristiana^j
Una consultazione su questo argomento si è svolta il 7
giugno a Ginevra e ne è risultato che le chiese evangeliche e ortodosse stanno
elaborando le proprie iniziative, indipendenti anche'
se non alternative ai Giubileo cattolico. Il clima è quello di dare per l’occasione un
forte segnale di ecumenismo reale, in direzione della
riconciliazione e del reciproco riconoscimento delle
chiese cristiane. 11 tutto potrebbe culminare in un pellegrinaggio o incontro a Gerusalemme nell’anno 2000
e, secondo la proposta del
Segretario generale del
Consiglio ecumenico, Kbii'
rad Raiser, nella convoca*:,
zione di un «Concilio veramente ecumenico». Vigilia e
preparazione di questo
Concilio potrebbe essere,)
per quanto riguarda l’Euro^
pa, l’Assemblea di Graz del
1997, in un incontro con
forte partecipazione cattolica, ma non controllato dalla
politica ecclesiastica della
sede romana.
.Í
’■Vi
La preparazione del Millennio cristiano in Inghilterra
2000: «Un'occasione per ricominciare»
Citiamo dall’opuscolo «Un’
occasione per ricominciare,
2000 - segnare il Millennio»,
che si presenta come «Una presa di posizione delle chiese in
Inghilterra». Sono considerazioni, inviti e proposte alle
chiese locali per manifestare il
vero significato dell’anno 2000,
con una tacita presa di distanza dall’impegno del governo
per Greenwich 2000.
Il Millennio trova il suo vero significato e la sua giustificazione nell’evento storico di
Gesù Cristo. La nascita, la vita, la morte e la risurrezione
di Gesù Cristo si sono svolte
nel nostro spazio e nel nostro
tempo, e in ogni generazione
i cristiani sono chiamati ad
essere i testimoni della loro
convinzione che Dio si è rivelato, in Cristo e nella storia. «I
nostri tempi sono nelle sue
mani». Il Millennio è un’occasione importante offerta ai
cristiani perché diano di tale
convinzione una testimonianza unitaria. Il Millennio
sfida le chiese. Esso sarà un
evento significativo pet molti
ma è, essenzialmente, un
evento cristiano, particolarmente significativo per le
chiese. I cristiani credono
nella realtà che sta dietro
all’espressione: Anno domini, «dopo Cristo».
Compito delle chiese nel
Millennio è di collegare, nella
mente della gente, l’anno
2000 con il nome di Gesù Cristo e con la possibilità che la
vita abbia un senso e la società una speranza. Se le chiese non faranno questo, nessun altro lo farà. Per raggiungere il massimo effetto sarà
necessario il massimo di cooperazione e coordinamento.
Sarebbe tragico se la risposta
delle chiese al Millennio dovesse essere quella della disunione 0 della rivalità. Le chiese devono tuttavia riconoscere che nel corso dei primi due
millenni esse hanno mancato
di rendere testimonianza alla
Buona novella che ha il suo
centro in Cristo e di vivere
all’altezza dei suoi ideali.
Vi furono tempi in cui i cristiani hanno perseguitato attivamente chi professava altra fede; nella nostra attuale
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società multireligiosa
celebrazione dell’eredità cristiana deve essere accomp*','
gnata dal pentimento. Il secondo millennio è stato un ‘¿gjjp ^
tempo di divisioni all’intei®®
della comunità cristiana t
questo deve essere ricono 5
sciuto, con tristezza e con volontà di cambiare.
La strategia delle chiesti
sarà più una strategia di p^'
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ro proposito non sarà
di offrire un pacchetto ben
confezionato di risposte «cf ;
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uomini e alle donne del nostro tempo e alla loro
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Gesù Cristo che ha così pr®'
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Circa dieci anrii fa, in una strada principale del Vomero, in pieno centro di Napoli, scipparono il motorino
nuovo di zecca a mia flglia. La cosa, devo dire, avvenne
allora con elegante destrezza, con una sorta di baldanzosa prepotenza: «Molla», le dissero. E il motorino le fu letteralmente tolto dalle mani senza che la ragazza avesse il
tempo di rendersi conto o di reagire in qualche modo.
Nìilla di tutto questo nell’episodio avvenuto direcente a
Massa di Somma, un paesino dell'hinterland napoletano
alle falde del Vesuvio. A distanza di dieci anni un’identica violenza si carica di connotazioni agghiaccianti per
l’assassinio del giovane Davide Sannino, assassinato a
sangue freddo con un colpo alla tempia per aver assistito
(0 forse resistito) all’aggressione e alla rapina compiuta
ai danni di tre suoi amici. È un’impressionante «escalation» della violenza che colpisce, soprattutto per la gratuità e la sua brutalità, l’opinione pubblica e la sensibilità umana e civile di tutto il paese.
Abbiamo appreso dalla stampa, dai giornali e poi dalla stessa confessione dell’omicida i particolari e la dinamica di un episodio che ha dell’incredibile, dove non
c'è nesso plausibile tra causa ed effettOj tra azione e
reazione; una sproporzione infinita tra movente e delitto: un motorino in cambio della vita. «Ma quale movente? - ha commentato infatti il capo della Squadramiobile di Napoli -, quelli sono peggio delle bestie. C’è solo
una disumana ferocia». Anche il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, ha parlato di un salto di qualità in questa forma di «violenza metropolitana», un delitto maturato più nella triste omologazione delle periferie urbane degradate (uguale a Napoli come a Torino, a Londra
come a New York) che nella specificità del tessuto camorristico partenopeo, dove pure la violenza dilaga.
Si è molto scritto, sulla stampa nazionale e in particolare su «La Repubblica», dell’appartenenza di Davide a
una chiesa evangelica delle Assemblee di Dio in Italia,
si è scritto del suo impegno e di quello della sua fantina, e si è voluto vedere in quel suo sguardo di sfida,
che è stato come un richiamo, un appello alla coscienza
del suo assassino, il portato di uno stile di vita e di comportamento insoliti nel nostro paese, che ne segnalano
^’apparténenza evangelica. Può darsi che sia; così. Può
darsi che Davide abbia reagito per aver profondamente
: interiorizzato la beatitudine sugli «affamati e assetati di
-giustizia» di Matteo 5. Può darsi anche che si possa parlare di «un eroe» protestante del nostro tempo.
Non saprei dirlo. Ma accanto a questo vorrei più so’ijbriamente ipotizzare che l’istintivo sussulto della coscienza, l’indignazione così umanamente comprensibi; te contro un sopruso, possano non avere un rapporto
scosì stretto e così diretto col suo essere protestante. Mi
/piacerebbe immaginare che ribellarsi all’ingiustizia sia
nn sentimento più diffuso e generalizzato di quanto si
creda. Non mi sentirei dunque di appropriarmi del
comportamento «eroico» di un evangelico; piuttosto,
quello che mi ha colpito in occàsione del funerale del
ragazzo, è stata la testimonianza di fede della comunità, una comunità che con slancio e convinzione rispondeva con un coro di «amen», («cosi è. Signore!»),
alle parole di solidarietà e all’invito al perdono del pastore Francesco Toppi durante il sermone.
Perché il perdono è il cuore dell’annunzio evangelico.
In una società come la nostra in cui le parole perdono e
i pentimento appartengono sempre più al lessico giudiziario che alla comune coscienza e hanno perduto la loro originaria connotazione etica, l’inutile morte di un
( povero ragazzo evangelico di vent’anni, e soprattutto la
[ testimonianza di fede di una comunità di credenti che
si sforza di «dire perdono», lasciano una traccia indelebile in un contesto di violenza dilagante e gratuita.
lei noimma;
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sì prò) il no
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futuro.
:
RIITORMA
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Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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lai^ii'^ Oi legge), Fulvio Ferrano, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Anna MafMartinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa NItti, Jean-Jaoques
jWnel, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, PiervalRostan, Federica Toum, Florence Vinti, Raffaefe Volpe.
^¡•¡NISTRAZIONE: Ester Castangia,
!®B^AMENTI: Daniela Actis.
»:™COMPOSI2IONE: Aec s.r.l. Mondovi - tei. 0174-551919.
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TORE; Edizioni Protestanti s.r.l.-via Pio V, 15 bis -10125Torlno.
«para
^ Inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipa
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Il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
«sis ii«. 11° Sennaio 1951, responsabile Franco Glampiccoli. Le modifiche sono
SMsréX v »ennaio 1951, responsabile Franco
Il hum ’*'1 ordinanza in data 5 marzo 1993.
ai/|p^i° *il®l 26 luglio 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale alTUtficio
prd, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledi 24 luglio 1996.
Valdesi
e Resistenza
Egregio direttore,
nel numero 28 del settimanale da lei diretto ho letto, a
firma Luciano Deodato, una i
affermazione non corretta riguardo a un aspetto e a un
momento dei rapporti fra
partigiani e responsabili della Chiesa valdese.
Ho letto: «Ai partigiani che
gli chiedevano di fare pressione sui pastori perché si
schierassero ufficialmente a
favore della Resistenza...» e
segue il teso della risposta in
una lettera a me ben nota.
Ebbene, le cose non sono così, anzi, sono il contrario:
nella lettera a Roberto Nisbet, pastore valdese, in quel
momento facente funzione
di moderatore, si chiedeva
che si fermassero alcuni pastori che qui, nelle nostre
valli, giravano casa per casa,
dai loro parrocchiani dove
era un chiamato alle armi un
giovane di leva, perché si
presentasse ad ingrossare le
file dei fascisti che ci combattevano, uccidendo anche
civili e torturando. È inutile
fare nomi, e non ricordo, se
in quella lettera li feci, circostanziando gli episodi. Sì,
perché i partigiani di cui
Deodato parla ero io che allora li rappresentavo tutti,
qui, nel Pinérolese e nelle
Valli. La lettera in questione
fu da me redatta, quindi rivista e analizzata in un incontro durato ore al Serre di Angrogna con Edoardo Aime,
pastore valdese che mi convinse ad addolcire i tòni.
Mi domando ora perché
non si vuole rendere noto,
dopo più di cinquarit’anni, il
testo di quella lettera. Alla
mia lettera si rispose con
quella che anni dopo inviai
in copia a Gioventù evangelica e che nel numero 28
dell’Eco delle valli di quest’
anno viene riprodotta. Perché però interi paragrafi (e
non solo quanto non stampato con puntini al posto)
sono stati omessi? E proprio
quelli dai quali si poteva dedurre quanto io scrivo? Io
penso si tratti solamente di
ignoranza su quelli che erano veramente quei tempi e
ne faccio un addebito a chi,
potendolo, non vuole saperlo
per non dover approfondire
stati d’animo oggi non più
condivisi.
Chiudo questa mia dicendo il mio imbarazzo per averla dovuta scrivere proprio
ora, a pochi giórni dalla morte di chi fu il mio corrispondente di allora del quale, pur
nella conferma delle diver
genze, ho il ricordo di un uomo di forza, di carattere e di
sicurezza nella fede della sua
missione.
Roberto Malan
Torre Pellice
Ringrazio Roberto Malan per
questa preziosa puntualizzazione. Credo anch’io che dopo
50 anni sarebbe giunto il tempo
di fare piena luce su quell’episodio; non per fare processi a
nessuno, ma per capire come si
siano svolti i fatti. D’altra parte
il regolamento dell’archivio
dèlia Tavola valdese stabilisce
che i documenti in suo possesso
e relativi a vicende private possono essere consultati solo dopo
70 anni.
Per la citazione di quella lettera mi sono servito della trascrizione fatta da Donatella
Gay Rochat nel suo noto volume sulla Resistenza nelle valli
valdesi, (l.d.)
Contro ogni
manicheismo
La lettera di Gustavo Malan sul mio articolo «Pacificazione senza revisione» mi
riserva una garbata ironia
che accetto di buon grado.
Ciò che non accetto invece è
l’accusa di strumentalizzazione pidiessino-togliattiana.
Innanzitutto non ho nessun
motivo per fare strumentalizzazioni a favore del Pds
perché non ne ho mai avuto
la tessera e in secondo luogo
perché il modo in cui ìLPds
ha gestito la memoria della
Resistenza mi vede da tempo
in posizione critica, come ho
cercato di dimostrare nel
mio articolo pubblicato su
Riforma in occasione del 25
aprile dello scorso anno. Il
passaggio del discorso di investitura deU’on. Violante mi
è sembrato che andasse molto al di là del tatticismo parlamentare, comprendendo
per noi anche aspetti etici.
Comunque in tal senso io
l’ho interpretato.
Mi sembra superfluo ribadire che non metto in discussione Terrore commesso nella scelta per la Repubblica di
Salò. Volevo proprio, tra l’altro, evidenziare e sconfessare
un atteggiamento manicheo,
un passaggio dalla contrapposizione torto-ragione a
quella cattivi -buoni che viene fatto spesso (vedi per
esempio il caso americani e
vietnamiti nel ’68). Nonostante la promessa, l’intervento di Malan mi sembra
sostanzialmente manicheo.
L’altro obiettivo, probabilmente troppo ambizioso, che
mi ero proposto, era di dare
Nella collana della Società di studi valdesi è uscito H n. t5
Giuseppe La Scala
Diario di guerra
di un cappellano metodista
durante ia prima guerra mondiale
a cura di Giulio Vicentini
Prefazione di Giorgio Rochat
L pp 224, L. 35.000
«Guerra al regno della guerra» è il motto che il cappellano
metodista La Scala scrive sulla coper-,____
tfna del suo diario: sarà il suo impegno in tutto il periodo bellico.
Una importante documentazione
dell’attività dei'cappellani evangelici al fronte, 'così apprezzata dai
soldati e ufficiali. La testimonianza
diretta dell’atteggiamento delle
chiese evangeliche italiane dinanzi alla prima guerra mondiale.
L’^tusiasmò paùiottico di La Scalà lo ritroviamo nella pagine celebri d Pietro Jahier è altri combattenti evangelici., ■
i
VIA PRINCIPE TOW«Afô), 1 '* lOUS T0fi»«0 "
TEL 011/868.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 267«01<MI
PAG. 7 RIFORMA
Il «progetto Croazia» per
il quale è stata chiesta la
nostra collaborazione dalla
Chiesa evangelica di Rijeka/
Fiume, impegnata nell’accoglienza dei profughi, ha
certamente un aspetto modesto, ma spesso sono elementi modesti che permettono il funzionamento di
progetti ben più grandi.
Siamo quindi lieti che i
sostenitori del Fondo di solidarietà si dimostrino sensibili a questa proposta e
speriamo di poter presto in"viare la somma di 5 milioni
di lire che ci siamo proposti
di raggiungere.
Servitevi idei conto corrente postale n. 11234101,
intestato a «La luce. Fondo
di solidarietà», via Pio V15,
10125Torino.
OFFERTE PERVENUTE
IN MAGGIO E GIUGNO
£ 1.000.000: Chiesa valdese
Pinerolo^
£500.000: Ade Gartjiol;
£ 300.000: Odette Eynard
Balmas;
£ 100.000: Sandra Armellino,
Mirella Argentieri Bein;
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£ 50.000: Ernesta Scorzon,
NNVerbania;
£ 40.000: NN San Germano.
Totale £ 2.2 lÓ.OOO
Totale precedente
£2.834.331
Totale (£5.044.331
Trasmessi per
la risemina dei
campi di Manzir^
Mozambico £ 2.500.000
Restano in cassa £ 2.544.331
un mio contributo ad un esame autocritico della sinistra
evangelica con particolare riferimento al fascismo e alla
Resistenza. .
Paolo Fabbri
Cassina de’ Pecchi (Mi)
Evangelici
e Ferrovie
Su Voce evangelica di giugno-luglio abbiamo letto un
interessante articolo di Jolanda Fuhrmann sull’origine delle chiese evangeliche ih Svizzera e in particolare di quella
di Zurigo, dal titolo: «Ferrovie
elvetiche e chiese evangeliche
in Svizzera: comunità evangeliche nate fra gli operai dei
cantieri ferroviari». Vi si racconta come queste siano nate
alla fine del secolo in conseguenza delTarriv^.a Zurigo di
decine di migliàia di operai
italiani, sprovvisti di tutto,
ricchi solo della loro voglia di
lavorare, ingaggiati per la realizzazione delle prime grandi
opere ferroviarie progettate
in Svizzera.
Per iniziativa di un gmppo
di persone della media e alta
borghesia zurighese venne
allora creato un «Comitato
per l’evangelizzazione tra gli
operai italiani» che si rivolse
alla Tavola valdese. Fu inviato a Zurigo l’evangelista Pugno, che seppe raccogliere
fra i suoi concittadini una
cinquantina di operai che
presero l’abitudine di riunirsi
la domenica mattina per
sentire la parola di Dio e cantare^ Da questo primo nucleo, attraverso varie vicissitudini, si è formata la Chiesa
di Zurigo e altre chiese evangeliche in Svizzera.
È un importante studiq che
meriterebbe di essere rielaborato dàlTautrice per essere
pubblicato come un testo
fondamentale per la storia
dell’evangelismo in Svizzera.
Osvaldo Coisson
Torre Pellice
Errata
A pag. 4 del numero 29 è
stata erroneamente riportata
la cattedra tenuta dal prof.
Giorgio fossa, che all’Università di Napoli insegna Storia
della chiesa antica.
Personalia
La chiesa di Felonica si
complimenta con la sorella
Ivana Natali in Melecci, che
si è laureata in Lingua e letteratura francese alTUniversità
di Bologna con una tesi spi
tema: «Problemi .di traduzione, teoria e pratica: Vercocuin
et le planton, di Boris Vian».
Raeôomanàiamo i lettori
di coirtenère i loro graditi
Interventi ne! Umite delie
30 rig^e dattiloscritte.
m
RINGRAZIAMENTO
La famille et les frères de
Clotilde Taglierò
. née Bertinat
remercient très sincèrement toutes les personnes qui, en maintes
maniérés, ont entouré leur bien
aimée pendant sa maladie et lui
ont témoigné leur affection. ^
En particulier ils désirent dire
leur profonde reconaissance à
tous les parents qui ont été d’aide
et de confort, au pasteur Gianni
Genre, au docteur Mi.me Paola
Grand, aux médecin et au personnel de l’Hôpital vaudois de
Torre Pellice, à la direction et au
personnel de la Maison Miramonti de Villar Pellice, à Vilma, à Nella Taglierò, aux chers amis Erica
et Enrico Gay.
Villar Pellice, 22 luglio 1996
RINGRAZIAMENTO
«Beati I morti che da ora innanzi
muoiono nel Signore.
Essi riposano dalle loro fatiche
poiché le loro opere li seguono»
Apoc. 14,13
di
La moglie, i figli e i familiari tutti
Guido Peyrot
ricdhoscenti per la grande dimostrazione di stima e_di affetto, ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore.
In particolare ringraziano i pastori Sergio Ribet, Emanuele Fiume è Lucilla Peyrot; Carlo e Marina Ravioli l'Ospedale valdese di
Pomaretto; la Croce Verde di Perosa Argentina e di Inverso Pinasca; la Sportiva ’73.
Frali, 23 luglio 1996
RINGRAZIAMENTO
«La fede è certezza
di cose che si sperano,’
dimostrazione
di cose che noh si vedono»
Ebrei 11,1
I familiari di
Alletta Pons ved. MIcol
ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicini in questa dolorosa
circostanza.
Un ringraziamento particolare
alle pastore Daniela Di Carlo e
Lucilla Peyrot.
A4asse//ò, 30 luglio 1996
RINGRAZIAMENTO
La moglie e le figlie del compianto
Franco Parisa
di anni 63
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di vero cuore
tutte le numerose persone che
con presenza, scritti e fiori hanno
preso parte al loro grande dolore.
Un particolare ringraziamento
alla Croce Verde e al Pronto soccorso di Pinerolo, a Attilio, ai vicini
di casa, ai parenti, al past. Ruben
Vinti e a tutti gli amici che si sono
prestati, che ancora si prodigano
e che sempre lo ricorderanno.
Prarostino, 2 agosto 1996
f-r'
12
i'- . h’
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 2 AGOSTO 19'
WSM
Gli ebrei schiavi in Egitto costruiscono un edificio per ii faraone
«Esodo e rivoluzione» di Walzer
Dalla forma di schiavi
al popolo consapevole di sé
GIORGIO BOUCHARD
Abbiamo già evocato su
queste colonne sia la felice apparizione torinese di
Michael Walzer, sia il suo notevole libro appena pubblicato dall’editriceClaudiana'.
Forse vai la pena di menzionare un suo fortunato pamphlet tradotto già dieci anni
fa da Feltrinelli e destinato a
restare, insieme al più ampio
volume della Claudiana, al
centro del dibattito politicoreligioso per molti anni: Esodo e rivoluzione^.
Da buon anglosassone.
Walzer comincia con l’esperienza: inanzitutto, la sua esperienza di ragazzo ebreo,
che per il giorno del suo BarMitzvà^ è chiamato a commentare i capitoli 30-34
dell’Esodo: il Patto, le Tavole
della Legge, il vitello d’oro.
Poi, la sua esperienza di giovane studiosò «laico», che
durante la lotta per i diritti
civili (1960) ascolta nel Sud
lo straordinario sermone di
un pastore nero, sempre sull’
Esodo. Infine, il suo lavoro di
ricercatore che lo ha portato
a ritrovare l’«archetipo» del
l’Esodo in tutti i momenti
cruciali della storia moder*
na; dai sermoni di Savonarola fino alla teologia della liberazione, passando per la
Riforma e le rivoluzioni inglese e americana.
^ Partendo da queste pre^ messe, la conclusione è inevitabile: l’Esodo è un «grande
raccontò»* che fa parte, ancora oggi, della coscienza culturale dell’Occidente, e ne fa
parte come «paradigma di
politica rivoluzionaria». Naturalmente, per un anglosassone la parola «rivoluzione»
non include quei bagliori di
Assoluto che troppo spesso
ha portato per noi europei: ri. voluzione per Walzer è semplicemente un mutamento
radicale, ma limitato; è l’inizio di una nuova fase della
storia, non la fine della Storia.
Il punto di partenza è perciò molto' ben delimitato:
l’Egitto, la «casa si servitù».
L’Egitto è oppressivo, ma è
anche corrotto: non viene
dunque solo abbandonato,
ma anche condannato, soprattutto perché esso insinua
nel cuore degli schiavi il veleno mortale del servilismo, la
schiavitù del cuore. Il popolo
degli schiavi liberati viene
perciò condotto al Sinai, dove riceve e stipula il Patto con
Dio: da una parte, cioè, è guidato dalla provvidenza di
Dio, dall’altra aderisce responsabilmente a questa guida. Questa libertà conduce
inevitabilmente a delle crisi
di nostalgiaivefso l’Egitto,
dove la schiavitù era compensata da un profumo di
benessere (le «pignatte di
carne») e da potenti simboli
religiosi: le «mormorazioni»,
l’episodio del vitello d’oro.
Queste ricadute nel passato vengono compensate dalla
dura pedagogia del deserto: i
40 anni di marcia, la graduale
trasformazione di una torma
di schiavi fuggiaschi in un
popolo disciplinato e consapevole. Alla fine della marcia
ci sarà la Terra Promessa:
non la terra dell’utopia, priva
di sofferenze e di contraddizioni: semplicemente, un
paese dove «scorre il latte e il
miele», dove non si è costantemente schiacciati dalla penuria e dall’oppressione.
La storia dell’Esodo non
esprime dunque la «lott,a finaJe», il balzo oltre la Storia:
narra semplicemente un passo avanti, limitato ma radicale. A questo punto, la polemica di Walzer si fa evidente:
per lui il «messianismo», cioè
il sogno d’un mutamento totale «è la grande tentazione
della politica occidentale».
Una tentazione in cui, aggiungiamo noi, il nostro secolo è caduto ampiamente, e
con esiti rovinosi.
Sbaglierebbe tuttavia chi
classificasse il pensiero di
Walzer come ùn piatto pragmatismo riformista: ne fa fede la sua conclusione, che riportiamo integralmente: «1°:
dovunque viviate, probabilmente siete “in Egitto"; 2°: c’è
un luogo migliore, un mondo
più attraente, una "terra promessa”; 3”; la via che conduce
a questa terra promessa passa
attraverso il deserto. C’è un
unico modo per passare dall’
Egitto alla terra promessa:
mettersi insieme e marciare».
Un libro del biblista Giancarlo Biguzzi dedicato ai «settenari»
Le motivazioni dell^Apocalisse
Dalla simbologia delbultimo libro della Bibbia si rivela agli scopi che
ne avrebbero dettato la stesura: motivare la comunità e combattere l'idolatria
BRUNO COR8ANI
(1) Michael Walzer: La rivoluzione dei Santi. Torino,
Claudiana, 1996. ,
(2) M. Walzer: Esodo e rivoluzione. Milano, Feltrinelli, ’86.
(3) Paragonabile, grosso modo, alla nostra confermazione.
(4) «A big Story», nella versione originale.
I «settenari» sono le serie di
sette elementi o figure che
colpiscono il lettore dell’ultimo libro della Bibbia. Non
c’è chi non ricòrdi le serie
delle sette lettere, quelle dei
sette suggelli, e ancora le sette
trombe e le sette coppe. Certo,
non sono queste le sole cose
che vanno di sette in sette
nell’Apocalisse: volendo, ci
sono anche le sette teste della bestia che sale dal mare,
i sette-colli su cui siede la
grande prostituta, i sette occhi dell’Agnello e così via: il
numero 7 si trova 55 volte
nell’Apocalisse. Ma alcune
serie di sette elementi appartengono alla struttura stessa
del libro. Giancarlo Biguzzi
nel suo recente libro'* le limita alle quattro che ho indicato all’inizio. L’evidenza che
Giovanni ha dato soprattutto
ai settenari dei suggelli, delle
trombe e delle coppe rivélano che ha voluto strutturare
il suo libro intorno a questo
nucleo. Tanto più che questi
tre settenari sono collegati fra
loro, perché l’ultimo sigillo e
l’ultima tromba sono come
l’involucro dal quale si sprigiona la serie successiva (cfr.
specialmente 8,1-2).
Il settenario àei suggelli si
presenta come annunzio di
cose che hanno da venire;
quelli delle trombe e delle
coppe sembrano piuttosto la
descrizione di flagelli che colpiscono l’idolatria, ma non
con finalità di pura distruzio
ne o di puro castigo: il loro fine è di ottenere che il mondo
si converta daH’idolatria.
Per molti aspetti il settenario delle lettere è diverso dagli
altri. Intanto non è concatenato a quelli che seguono, ma
è concluso in se stesso. E anche ogni lettera è conchiusa
in se stessa, senza riferimenti
a quelle che precedono o che
seguono. Quello che dà unità
al settenario è l’identica struttura delle lettere, e la persona
di Cristo che detta a Giovanni
i sette messaggi. Il modo di
valutare la chiesa è molto diverso nei capitoli delle lettere
e nel resto deU’Apocalisse:
nelle sette lettere vediamo le
comunità locali con i loro
pregi e i loro difetti, con i problemi che ciascuna deve affrontare (in definitiva, vedia
mo noi stessi e le nostre comunità). Invece dal cap. 4 in
avanti la chiesa è considerata
nella sua dimensione universale e ideale: non si parla più
dei peccati dei credenti, né di
apostati, ma solo di martiri.
Questo potrebbe significare
che Giovanni ha scritto in
tempi diversi della sua vita le
due parti dell’Apocalisse, per
poi riunirle in un’opera sola.
In definitiva Biguzzi ritiene
che l’Apocalisse sia stata
scritta per due motivi: da un
lato rispondere alle domande
dei fedeli sul silenzio di Dio
di fronte ai primi segni di
persecuzione e per infondere
in loro uno spirito di resistenza, di battaglia, dall’altro
per combattere il pericolo di
idolatria che minacciava le
chiese. La menzione dei «ni
La simbologia dell’Apocalisse nel «Settimo sigillo» di Igmar Bergman (1956)
colaiti», di Gezabel, l’uso
quente del termine «prostituì
zione» o «fornicazione» (coal
riferimento non alla morale,
ma agli idoli) lo fanno capire.
Ma anche più del lassisitio
nei confronti degli idoli l’Apocalisse combatte il lassismo nei confronti dell’ideologia del benessere, alla quale le chiese tendevano a sacrificare la loro lealtà e la loro
intransigenza, per accettare
lo stile di vita Comodo e corrotto proposto da Roma.
Il simbolo massimo del benessere e del suo culto era
rappresentato da Roma-Babilonia (cfr. 18, 9-20): percib,
Roma è combattuta non tanto come potenza persécutrice
(fino a quel momento non
c’erano state in Asia Minore
grandi persecuzioni, ma solo
angherie poliziesche), ma soprattutto come forza economica che chiama al conformismo e addormenta le coscienze. L’Apocalisse si rivolge ai credenti e alle comunità
con una critica demolitrice.
Attraverso l’analisi dei settenari Biguzzi sviscera tutto il
problema della composizione e dello scopo dell’Apocalisse adoperando e discutendo una vastissima biblio^afia. Malgrado le sue dimensioni, il suo libro è uno dei
più stimolanti scritti negli ultimi anni sull’argomento.
j Ï
- (*) Giancarlo BÌguzzi: I settenari nella struttura dell’Apocalisse. Analisi, storia deila ricerca,
interpretazione. Bologna, Dehoniane, 1996, pp 411, £57.000.
•. Un dibattito a Milano per la presentazione di un libro
Le tradizioni pacifiste fra Europa e Oriente
possono promuovere la nonviolenza
SERGIO RONCHI
INTERCORRE un rapporto
tra buddismo e soluzioni
nonviolente ai conflitti del
mondo odierno? Ne hanno
parlato qualche sera fa a Milano, davanti a oltre 200 persone attentissime, Danilo
Dolci e Johan Galtung, in occasione della presentazione
del volume Scegliere la pace
dello stesso Galtung e di Daisaku Ikeda, su iniziativa dell’Esperia edizioni e dell’associazione italiana Soka Gakkai
(ente morale che dal 1987 fa
parte della Sgi, movimento
laico di matrice buddista, attivo nell’ambito di pace, cultura ed educazione).
Rimasto avvolto per anni
da un abissale silenzio (a opera di chi?), l’educatore di Nomadelfla, il sociologo di Partinico, il violento pacifista avvezzo agli scioperi della fame
e aH’incitamento all’occupazione delle terre, l’autore di
Banditi a Partinico, Inchiesta
a Palermo, Conversazioni
contadine. Spreco ma anche
di Voci nella città di Dio (raccolta di versi). Non esiste il silenzio, Inventare il futuro e
Verso un mondo nuovo ha
sottolineato che gli autori del
libro «nel buddismo hanno
verificato come la meditazione e il dialogo, “interiore ed
esteriore”, siano condizione
per ogni miglioramento, per
rivitalizzare ognuno». E ha citato i sacri testi mettendo in
risalto l’attualità di concetti
quali coscienza cosmica e liberazione. Secondo Dolci
«occorre maturare la coscienza deU’infinita interdipendenza e delle potenzialità latenti,
realizzare l’amorevolezza e
l’amicizia universale» perché
la dottrina risulta insufficiente là dove viene meno il momento deU’autoilluminazione, che implica anche quello
di un illuminare mutuo. Dolci
ha poi precisato concettualmente la categoria dell’eretico: «Colui che sceglie e che è
Pacifisti di varie tradizioni alla marcia Perugia-AssisI
scomodo per chi vuole dominare» e ha ricordato quanto
sta scritto a proposito del Figlio dell’uomo che non ha
dove posare il capo e che è
stato crocifisso, come pure ha
fatto presente che «Gandhi
ha inventato conflitti nonviolenti da organizzare per cambiare il mondo, mai prima
concepiti».
E proprio le idee e le azioni
politiche del Mahatma Ganr
dhi hanno ispirato, e ispirano, l’attività culturale e politica del norvegese Johan Galtung. Obiettore di coscienza,
in carcere cominciò a maturare la sua sociologia dei
conflitti. Fondatore del primo Istituto internazionale di
ricerche sulla pace di Oslo
(1959) e tra i promotori dell’
Associazione internazionale
di ricerche sblla pace (1964),
docente universitario, conferenziere e saggista, Galtung
si è interrogato su come suggerire alle parti in conflitto
metodi nonviolenti tesi a un
superamento fruttuoso dei
contrasti attraverso la positività di pensieri, parole, azioni. «Andiamo oltre il concetto
di colpa» ha detto. «Piuttosto,
parliamo di responsabilità
comune che coinvolge tutti
noi». Solo procedendo in tale
direzione sarà possibile dare
vita al dialogo e quindi capire
l’altro. Allora la fantasia svolgerà un ruolo primario: assu*'
merà il significato <li ricerca
di nuove strade per una reciproca comprensione, e la
creatività andrà coniugandosi con la nonviolenza, perché
la violenza non paga. Sarà
così combattuto anche lo
sfruttamento e, ha concluso
Galtung, verranno aperte le
strade all’ottimismo.
SCHEDA
«A
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Galtunge
il pacifismo
buddista #
Scegliere la pace* è il titolo
di un dialogo in cui i due autori, Johan Galtung e Dmsakii
Ikeda, affrontano molti tem
comuni a tutti i popoli (|ella
terra, nella prospettiva di costruire una società mondiale
pacifica. 1 due intellettuale
pacifisti militanti, affrontano
il problema del disarmo nucleare, della riforma delle Na-,
zioni Unite, dell’aumento demografico e delle conseguenfl
crisi delle risorse alinientan,
del degrado ambientale e di
tante altre questioni di estrema attualità. _
Davanti a una pubblica opinione che troppo spesso
sente incapace di influire s
corso degli eventi, Galtung
Ikeda ribadiscono il ruo
fondamentale dell’educazione e della comunicazione
culture.
Il dialogo tra un occiden
le e un orientale, che so®'-, "
zia le pagine del libro, oou
ce il lettore verso l „„
delle origini della violen
dominante il mondo i” '
dimostra altresì l’ioiporf
funzione che il buddi
può svolgere nel favorire
trasformazione creativa
conflitti, (s.r.)
(*) ). Galtung-D.
gliere la pace, Milano, esp
1996, pp 256, £ 25.000.
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Dio. ¡
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Via Belfiore 83-Nicb®^
Telefono 011/62-7^
Cellulare 0336-21^
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vit
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