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ízioneinabb. postale/50
^ di mancato recapito
“^restituire a:
JJfv, 15-10125 Torino
,^resi impegna a
gondere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
;DÌ 9.0 MAGGIO 1994
ANNO 2 - NUMERO 20
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L'AGENDA DEL NUOVO GOVERNO
SIGNOR
PRESIDENTE
GIORGIO GARDIOL
Signor presidente,
ho'ascoltato con attenzione il
Suo 'discorso programmatico
al Senato. Lei ha voluto prestare attenzione anche al
mondo religioso in Italia e ha
fatto esplicito riferimento alla Chiesa cattolica e al suo
ruolo nella società italiana.
Ha parlato di rispetto dei valori fondamentali della nostra
Costituzione e dell’attuazione dei diritti di libertà ivi
contenuti.
Mi preoccupa perciò una
Sua dimenticanza. Nel Suo
discorso Lei ha diviso gli italiani in «laici» e «cattolici»;
punto e basta. Noi cristiani di
altre confessioni sembriamo
non esistere. Eppure siamo
un certo numero; almeno
mezzo milione, un po’ meno
delVl% della popolazione.
Certo non è molto, ma quando si ragiona in termini di dirittidilibertà i numeri non
contano. I diritti di libertà
sono garanzie per ciascuno e
per tutti. Alcuni Suoi predecessori nell’incarico avevano
riconosciuto la nostra esistenza dando attuazione alla
Costituzione. Sì perchè non
esiste solo l’ai-ticolo 7 (quelI lo del Concoi'dato cattolico)
ma anche l’articolo 8 (quello
j delle Intese con le confessiooi religiose).
A questo proposito mi perI metto ricordarLe due probleI tm ancora aperti: l’approvaI rione da parte del Parlameni to delle leggi che danno attuazione alle Intese raggiunte
nel 1993 tra la Repubblica
italiana e la Chiesa evangelioa luterana in Italia e tra la
Repubblica italiana e l’Unioue delle chiese evangeliche
òattiste in Italia.
I relativi disegni di legge
erano stati presentati per la
toro approvazione ma le Cadere, anche per il concluderai in modo anticipato della
legislatura, non hanno potuto
approvarle. Nei confronti di
queste e di altre chiese evanSeliche vale ancora la illiberale legge fascista «sui culti
Riflessi» del 1929 e le relattve norme di attuazione. Sotto certo che, quasi cinHuant’anni dopo l’entrata in
t'igore della Costituzione repubblicana anche il Suo governo, come i precedenti,
t(orrà onorare gli accordi di
ibeità raggiunti con le chie6 proporre alle Camere
upprovazione delle Intese ai
^nsi dell’articolo 8 della
ostituzione; le nostre chiese
attendono una iniziativa in
Senso nei «primi cento
Riorni» del suo governo.
L attenzione programmatiu verso i diritti di libertà
“ùngeranno inoltre il Suo
^vemo a proporre al Parlacnto l’abrogazione della cia legge fascista «sui culti
tttniessi». Vi sono infatti
confessioni religiose in Italia
che non ritengono di dover
accedere ad accordi per regolare i rapporti tra il potere
statale e il potere degli organi confessionali. Questi rapporti possono benissimo essere «regolati» con il diritto
comune e con le norme costituzionali in materia di libertà religiosa e non da una
legge nata in un contesto politico illiberale che obbedisce
piuttosto a criteri di controllo
poliziesco anziché a criteri di
«eguale libertà» scritti nella
nostra Costituzione.
Nel Suo discorso. Signor
presidente, ha voluto porre
l’accento sulla necessaria
protezione del cittadino rispetto allo stato e alle sue
burocrazie. Le nostre chiese
si aspettano perciò che il suo
governo emani disposizioni
che non emarginino gli alunni non cattolici nella scuola
pubblica e non li costringano
ad atti contrari alle loro convinzioni, come la partecipazione a cerimonie religiose
durante l’orario scolastico.
Tali questioni, che forse interessano una piccola minoranza di suoi concittadini, sono però di fondamentale importanza per il rinnovamento
della società civile e religiosa
,.hc e nelle aspellali'e di
innlii e. eiedo. aiiehe .Sue.
L'indicazione politica della Bibbia è per una vita critica e costruttiva
Cercate il bene della città e degli abitanti
____________LUCIANO PEODATO_____________
«Cercate il bene della città dove io vi
ho fatti condurre in cattività, e pregate
rEterno per essa; poiché dal bene d essa dipende il vostro bene»
(Geremia 29, 7)
T à presso i fiumi di Babilonia, seI i devamo ed anche piangevamo,
ricordandoci di Sion. Ai salici delle
sponde avevamo appese le nostre cetre...» così ricorda piangendo il Salmo
137, che aggiunge «...come potremmo
cantare le canzoni dell’Eterno in terra
straniera?». Nel tempo della sconfitta,
della perdita della nazione, del luogo in
cui costruire, vivere un progetto e una
vocazione, in quali termini si può ancora
parlare di Dio e di sé?
La risposta del profeta Geremia è di
una semplicità sconcertante: continuate
a vivere normalmente. Mettete al inondo
dei figli in vista del futuro, costruite case così come fa colui che si sente stabile
in un paese, piantate vigne e mangiatene
il frutto. Le generazioni si susseguiranno, i figli subentreranno ai genitori, i nipotini cresceranno, la vite produrrà il
suo frutto e tu ne berrai il vino che «rallegra il cuore dell’uomo» (Salmo 104).
Allora tra Gerusalemme e Babilonia non
c’è alcuna differenza? Tra il Tempio distrutto, le sue rovine fumanti e la mas
siccia «ziggurrat» babilonese, simbolo
di potenza e pretesa di luogo d’incontro
tra l’umano e il divino, non c'è alcuna
differenza?
No certo; la differenza c’è, simile a
quella che passa tra il giorno e la notte,
tra la verità e la menzogna; ma vivere in
Babilonia non significa sposarne la causa
e d’altra parte neppure separarsene,
«poiché dal bene d’essa dipende il vostro
bene». Dunque la separazione, così come
l’identificazione, sarebbero risposte sbagliate al problema; va colto invece il nesso di interdipendenza che esiste tra Israele e Babilonia.
«Cercate il bene della città»; ecco dove sta il nesso! E il nocciolo del legame
è dato dalla parola «bene», che in ebraico si dice «shalòm». Non c’è parola più
ricca di questa di significati positivi. E
come se Geremia dicesse: «Cercate tutto
il bene possibile per la città e i suoi abitanti; la pace e il benessere, la giustizia,
la pienezza di vita per ognuno in modo
che il povero non abbia a soffrire, il malato possa guarire, l’orfano sia tutelato,
l’anziano non sia abbandonato, il giovane trovi lavoro, il contadino raccolga il
frutto della sua fatica, l’operaio non sia
licenziato, l’imprenditore sviluppi il suo
commercio, lo straniero sia accolto, il
drogato curato con amore, il detenuto restituito alla società civile...».
C’è sempre una Babilonia in cui Israe
le o la chiesa si sono venute a trovare; la
linea indicata da Geremia non esprime
né rifiuto, né accettazione, né condanna
sdegnata, né avallo incondizionato della
società nella quale siamo e della quale
possono essere date valutazioni diverse.
L’impegno per lo «shalòm» è una via
critica e costruttiva; un impegno a favore
della vita, della giustizia, della pace a beneficio dell’intera collettività: è una proposta anche per noi in questo tempo.
Dopo averci dato il programma. Geremia ci mostra la chiave di volta per condurlo avanti: «Pregate l’Eterno...». Un
impegno da vivere nella preghiera! Significa che non è un optional, ma qualcosa che sta al centro del tuo dialogo
con Dio: come a dire che la causa del
«bene della città» deve starti a cuore più
della tua salute, del tuo benessere, del
futuro dei tuoi figli, delle finanze della
chiesa... insomma è la cosa più importante in questo momento. Tu vivi davanti a Dio la causa dello «shalòm» della
città in cui sei stato condotto in cattività.
Sembra assurdo, ma è l’unica posizione
ricca di futuro: «...io so i pensieri che
medito per voi; pensieri di pace e non di
male, per darvi un avvenire e una speranza. Voi mi invocherete, verrete a predarmi, e io vi esaudirò. Voi mi cercherete... e io mi lascerò trovare da voi e vi
farò tornare dalla vostra cattività, dice
l’Eterno...».
Da quest'anno
8%o a valdesi
e metodisti
«Otto per mille. Puoi affidarlo alla Chiesa valdese. Per
cominciare saprai dove va a
finire». Con questo slogan,
l’Unione delle chiese metodiste e valdesi ha inaugurato la
campagna pubblicitaria, che
compare sui principali quotidiani di informazione, sulla
ripartizione dell’otto per mille del gettito Irpef, a cui parteciperà per la prima volta.
La Chiesa valdese ha puntato
soprattutto su «sobrietà, trasparenza e responsabilità»;
«Abbiamo scelto di non fare
spot televisivi - ha detto il
moderatore della Tavola,
Gianni Rostan, durante una
conferenza stampa tenuta il
12 maggio alla Facoltà di teologia della Chiesa valdese perché non vogliamo influenzare i contribuenti ma semplicemente informarli».
«La chiesa valdese - si legge nel testo pubblicato sulla
stampa - si impegna a rendere
conto, attraverso i giornali più
importanti, del modo con il
quale spenderà i soldi raccolti». «I fondi - ha aggiunto
il pastore Claudio H. Martelli,
presidente dell’Opera per le
chiese metodiste - non saranno utilizzati né per le chiese né per le spese di culto o
gli stipendi dei pastori, ma saranno investiti in opere sociali
e assistenziali sia in Italia che
all’estero, sia religiose che
laiche». La lunga tradizione
di impegno sociale di valdesi
e metodisti (circa 35.000 in
Italia) conta in Italia 82 opere
su 137 comunità sociali.
«Scegliere tra più destinatari - prosegue il testo informativo - non solo è un tuo diritto, ma è un segno di democrazia e di pluralismo che
va usato con responsabilità».
«In coerenza con questo principio - ha concluso Gianni
Rostan - la Chiesa valdese
non parteciperà alla ripartizione delle scelte non
espresse; accetteremo soltanto il contributo di chi ha optato esplicitamente per noi».
De!..,i«a Paroi,a
Un racconto
affascinante
pagina 6
Cultura
Giobbe e Dio
pagina 8
A"IL,I,.\GGK)
Globale
L’autonomia
dei palestinesi
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì 20Ma^
Bambini profughi ruandesi. li confiiHo che sta opponendo le etnie Hutu e Tutsi ha causato finora 500.000 morti, tra cui moltissimi bambini.
Sia gli Hutu che i Tutsi sono cattolici: domenica 15 maggio, in un messaggio trasmesso dalla sua camera d’ospedale, papa Giovanni Paolo II
Il ha severamente richiamati alla loro responsabilità nell’eccidio in atto.
La conferenza interconfessionale di Minneapolis ha provocato reazioni esplosive
«Ri-immagìnare Dìo, la comunità, la chiesa»
ANNA MAFFEI
un fatto che due fra le più
grandi denominazioni
protestanti negli Stati Uniti, la
Chiesa presbiteriana e la Chiesa metodista unita (United
Methodist Church) sono da
qualche mese a questa parte
attraversate da accese polemiche scatenate da un evento
ecumenico che ha avuto luogo
dal 4 al 7 novembre a Minneapolis, nel Minnesota. La situazione è talmente rovente che il
Consiglio dell’assemblea generale della Chiesa presbiteriana è stata costretta a intervenire direttamente nella controversia, chiarire le proprie
posizioni e responsabilità, richiamare le chiese alla preghiera e alla pace esortandole
nel contempo a fare uso di un
particolare documento chiamato «Linee guida per i presbiteriani in tempi di disaccordo». Da parte metodista, in risposta alle critiche, è stata diffusa in appoggio alla conferenza una dichiarazione di 800
donne, la maggioranza delle
quali coinvolte in ruoli di
spicco nella denominazione.
Schematicamente le coordinate del problema: l’evento di
Minneapolis si inseriva a pieno titolo nel programma del
Decennio ecumenico «Chiese
in solidarietà con le donne»,
promulgato dal Consiglio
ecumenico delle chiese nel
1988. Il titolo della conferenza, che ha convogliato circa
2.200 partecipanti da 49 stati
degli Usa e da 27 altre nazioni
era, significativamente, «Riimmaginando... Dio, comunità, chiesa». La partecipazione era, come si può immaginare, massicciamente di donne (gli uomini erano 87), molte da background presbiteriano, metodista e luterano ma
c’era anche una folta delegazione di cattoliche (234), persone provenienti dalla Chiesa
unita di Cristo, e in più alcune
decine di battisti, episcopali e
chiesa dei Fratelli.
Era dunque stato concepito
come un evento interconfessionale che, secondo le parole
di Mary Ann Lundy, ex direttrice del Women’s Ministry
Unit della Chiesa presbiteriana e membro del comitato di
preparazione dell’incontro,
doveva servire a «incorporare
la vita e l’esperienza delle
donne nelle metafore di Dio
che tradizionalmente sono
state espresse differentemente...». L’intento era quello di
«condividere esperienze e
idee, non tentare di convincere o indottrinare». Fatto sta
che nonostante il contesto
ecumenico dell’incontro, la
qual cosa di per sé implica
certo l’ascolto rispettoso delle
opinioni di tutti ma non necessariamente la condivisione
integrale di tutte le cose affermate, le reazioni da parte di
alcune espressioni delle denominazioni coinvolte, attraverso lettere e dichiarazione di
singoli e di presbiteri, sono
state esplosive.
In particolare il giornale
dell’ala conservatrice della
Chiesa presbiteriana, «The
presbiterian Layman» ha lanciato accuse di eresia e ha
aspramente contestato linguaggio, contenuti e livelli di
partecipazione anche finanziaria della Chiesa presbiteriana alla conferenza. In particolare si è puntato l’indice
contro l’uso frequente per
l’invocazione di Dio dell’appellativo Sofia (termine greco
per intendere la sapienza di
Dio) in sostituzione di altri titoli più tradizionali. Hanno
provocato dure reazioni alcuni interventi di teologhe radicali che in plenaria avevano
messo in discussione alcuni
aspetti dell’interpretazione
tradizionale del valore salvifico della croce e c’è stata
una levata di scudi contro alcune liturgie praticate durante
la conferenza tra le quali la
condivisione del pane (non la
celebrazione della Santa Cena) e l’inedito rituale della distribuzione comunitaria di
latte e miele. Scandalo ha infine provocato un gesto non
programmato della responsabile dell’organizzazione di lesbiche cristiane che per sua
iniziativa ha chiamato sul
palco donne credenti che condividevano la sua condizione
invocando su loro la benedizione di Dio.
A tutte le accuse, pesanti
come macigni, di neopaganesimo e di eresia, il Consiglio
dell’Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana americana ha reagito con preoccupazione ma ha anche fermamente respinto le accuse specificando la regolarità dello stanziamento dei fondi, sottolineando che la scelta di un linguaggio teologico diverso non
implica lo sconfinamento in
un culto diverso da quello cristiano, che non si è voluto sostituire la Santa Cena (celebrazione sempre difficile e
controversa in contesti ecumenici) con altri rituali ma arricchire la liturgia di nuovi
simbolismi. Ha infine esortato
le chiese ad approfondire la
questione ancora aperta dell’omosessualità e dell’ordinazione di ministri omosessuali.
La conferenza di Minneapolis, che per inciso ha ricevuto
valutazioni molto positive da
quasi tutte le partecipanti, rimane ancora attualmente un
argomento scottante: ne seguiremo gli sviluppi.
Si è svolto a Città di Guatemala un colloquio ecumenico
Le chiese e la ricerca della pace
A fine aprile si è svolto a
Città di Guatemala un colloquio ecumenico per la pace in
Guatemala al quale hanno
partecipato 140 rappresentanti
delle chiese, della società civile e del governo. Il colloquio, organizzato dalla Federazione luterana mondiale
(Firn), dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), dal
Consiglio delle chiese dell’
America Latina (Clai) e dal
Consiglio delle chiese di Cristo degli Stati Uniti, si proponeva di istituire un forum per
permettere ai rappresentanti
della società guatemalteca di
esprimere le loro preoccupazioni e le loro aspirazioni.
All’ordine del giorno vi erano
le prospettive di una pace negoziata, il ruolo della comunità internazionale, tra cui gli
organismi ecumenici, l’Unione europea, l’Organizzazione
degli stati americani, e la partecipazione e le proposte dei
rappresentanti della società
civile guatemalteca. «Questo
incontro ha luogo alla luce
della Risurrezione che porta
la speranza in un mondo diviso e disorientato», ha affermato il presidente del colloquio, il vescovo argentino Federico Pagura, presidente del
Clai e copresidente del Movimento ecumenico per i diritti
umani in Argentina. Negoziati
ufficiali tra il governo guatemalteco e l’opposizione (!’
Unione rivoluzionaria nazionale guatemalteca - Urng) sono iniziati a Città del Messico
nel 1991, dopo 32 anni di
guerra civile durante la quale
40.000 persone sono scomparse e oltre 100.000 sono
morte. Da allora, si svolgono
vari incontri incentrati sull’applicazione degli accordi di
pace, ma i responsabili delle
chiese affermano che molto
poco è stato fatto in questo
campo, e ultimamente si sono
moltiplicati assassini e rapimenti perpetrati dagli squa
droni della morte vicini al governo.
Secondo Jean Arnault, delegato della missione dei diritti
umani dell’Onu, il processo di
negoziazione è ancora pieno
di difficoltà. Per Rigoberta
Menchù Tum, Premio Nobel
della pace 1992 che milita per
i diritti degli autoctoni, questo
colloquio è stato un «meraviglioso simbolo di pace... in
mezzo alle tormente e alle tenebre, che può lasciare intravedere un arcobaleno di riconciliazione». In un messaggio letto durante il colloquio
il segretario generale della
Firn, Gunnar Staalsett, ha
scritto che il processo di pace
esige «unità di obiettivo e di
azione, sforzi in vista di acquisire non solo una chiarezza
concettuale ma anche la saggezza politica, e un immenso
impegno per incorporare i sogni e le visioni alle realtà, per
lo più deformate e sfigurate
da anni». (Soepi)
Congratulazioni del Cec per
la vittoria di Nelson Mandel
GINEVRA — Il 3
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zioni in Sud Africa; a nome del Cec essi dicono di ess
- 11 3 maggio scorso i responsabili del r
glio ecumenico delle chiese (Cec) hanno inviato a Nelson^
( un assi
ja prima
dela unajettera di congratulazioni per la sua vittoria nell^
sapevoli che il nuovo
dela, sia solo all’inizio
vo governo sudafricano, presieduto da t?
izio di un lungo e difficile processo ■
struzione e di riconciliazione e pregano affinché Mandela*^
Ìi'all’Ass
yjjlecrosia,
di uni gli al
con
suo governo possano avere la forza di carattere di tre
bliche: la saggezza di Salomone, il coraggio di Daniel'e el
zienza di Giobbe. La lettera del Cec, firmata dal • ^
due vicepresidenti e dal segretario generale, si conclud
queste parole: «Possa colui che vi ha guidati fin qui conti^iw
ad accompagnarvi lungo tutto il cammino».
Il Cec condanna energicamenl
i massacri in Ruanda
a nella mia
^lochici
facci
(jiiasi tutto
ijjdico alle
* vengo d
Borespons
(l’Associaz
1 Svizzera,
i evangeli
GINEVRA — Parlando del
massacro durante il uuaicriiM-„ . h,
1.200 persone, di cui oltre la metà bambini, sono stati uccirt
una chiesa di Musha, il pastore Konrad Raiser, segretario eeiriH Ila
rale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha dichiwo' dire
«Il massacro insensato di uomini, donne e bambini nella dii® i ca
di Musha è un atto criminale della massima barbarie, e lo c» nze
danniamo nei termini più energici». Il massacro è s\ato co7 Se'mi
piuto il 13 aprile, quando uomini armati hanno sfondato la m.! • „L ¿
ta della chiesa, aperto il fuoco con armi semiautomatiche e
nate, e attaccato i sopravvissuti con coltelli, manganelli e ¿j pLi
Il pastore della chiesa, Danko Litrick, ha parlato di l.lSOcaàj m „ ma
veri, fra cui 650 bambini. Konrad Raiser ha esortato gliauion r rese
di questi massacri «a deporre le loro armi e a cercare di regolare le loro controversie con mezzi pacifici, secondo la lineai *
gli Accordi di Arusha firmati nell’agosto 1993». La sofferem.
del popolo mándese ha oltrepassato i limiti della comprensione, ha dichiarato. «È totalmente inaccettabile che un gnip¡»,
politico 0 etnico, infligga ad altri le atrocità che hanno segnato
l’ultima esplosione di violenza», ha sottolineato; il Cec ha laiciato un appello alle sue chiese membro per aiutare il Ruandat
i rifugiati che hanno cercato riparo nei paesi vicini. Informazioni parlano di una carestia generalizzata, di una interruzione dei
servizi medici e umanitari, in quanto la Croce Rossa e altriorganismi di aiuto vengono attaccati e non possono compiere le
loro funzioni.
vano tra!
vita attiv
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sponibil:
«Non si 1
Scozia: lancio del Fondo
europeo delle chiese
con tosti
lo il pre
bica, eia
L’app
predicai
ziato cc
da Flore
dicalo SI
3-9 sul «
EDIMBURGO — La situazione finanziaria deplorevole
delle chiese in Europa centrale e orientale è stata messa inlnce
a Edimburgo (Scozia) il 17 marzo scorso dal rev. John Arnold
presidente della Conferenza delle chiese europee (Kek). Afnold ha lanciato un appello a favore del Fondo europeo delt
chiese per un totale di un milione di sterline; la situazione
tuale delle chiese nell’Europa centrale e orientale minacciali
realizzare ciò che il comunismo non era riuscito a fare: tagliate queste chiese fuori dalla comunione con le chiese dell’(Ì''est I L
Nel passato, i membri delle chiese dell’Europa orientate etano
a volte impediti di incontrare i loro colleghi occidentali pet |
mancanza di un permesso ufficiale, come ha spiegato il te'
Andrew Morton, segretario dell’appello. Oggi,è la mfflcanf |¡j,
di denaro ad impedirglielo: per questo è necessario n »(wnei
per mantenere i contatti e rafforzare la comunione. Il Fondo 11
sostenuto da tutte le chiese membro della Kek in GranBretagna e in Irlanda. | lecchi
il Fondo.
poche ri
Chiesa ortodossa della
Gran Bretagna e preti anglicani
■W T-«-^ . _ «p.
LONDRA — Un comitato interortodosso, composto dai v
scovi delle giurisdizioni canoniche della Gran Bretagna, ha
nuto la sua prima sessione il 9 marzo scorso a Londra. Qn®
comitato è stato creato per trovare una risposta comune al c
tinaie di richieste provenienti da preti e laici anglicani, che
volgono verso la Chiesa ortodossa dopo la decisione de
Chiesa d’Inghilterra di consentire l’ordinazione delle d°'’’l^|||
sacerdozio. Secondo un comunicato pubblicato al termine
prima riunione del comitato, «l’opposizione all ordinazi
delle donne non può essere di per sé una ragione sufficiente,”
,—iiwii puw ui pci Nc una lagiuiic
essere ammessi nella Chiesa ortodossa». Il bisogno di accog.
; megli»''
re^e di guidare «tutti coloro che desiderano conoscere
' ' «diventare realmente cristiani ortodo,
Chiesa ortodossa» e «uivcmmc icciiinciuc cuMiain . j
sarà appunto il compito del comitato interortodosso che
tuirà strutture appropriate. I vescovi ortodossi della Gran t>
gna intendono però portare avanti la loro azione «in
legamento con le autorità della Chiesa d’Inghilterra»,
essi non rimettono in questione l’adesione delle chiese ortC|
se al Consiglio delle chiese di Gran Bretagna e d’irlanda,
obiettivi continuano a condividere.
Etiopia: gli assassini del leader
evangelico saranno processati
ADDIS ABEBA — Gli assassini dell’ex segretario gcij»
-ralt
della Chiesa evangelica etiopica Mekane Yesus,
sa, saranno processati entro la fine dell’anno. Oudina^^^^j.
era stato trovato morto strangolato nel 1992 in una
greta di Addis Abeba. Gudina Tumsa era noto per le ¿fi'
di posizione a favore dei piccoli contadini. Sotto la ®-jgiiC'
aveva protestato vigorosamente contro i tentativi di sotto
re la Chiesa al potere.
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120 MAGGIO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
^IlaCasa valdese di Vallecrosia il 24 e 25 aprile l'assemblea annuale dell'Unione predicatori locali
[predicatori locali: una forma originale del ministero della Parola
f n un assolato fine settimali, ^averile di fme apri
tSicatori locali, convelli all’Assemblea annuale a
im VJecrosia, si sono pre entati
dalij altri: sono biologo e
ISSO dito sSf A“ ,,na certa frequen
Ucocon una certa frequen^Ua mia comunità quando
»1® , ho una far
^ lo chiedono;
la- faccio il ferroviere ina
S’tutto U tempo libero lo
Sco alle attività della chie
7vengo dalla Svizzera e solesponsabile dell Acelis
rt'Associazione delle chiese
ÌTìentMgelir^he di lingua italiana
^ S svizzera) un organismo allento al problemi dei lavoratoevangelici stranieri; sono
inensionato e predico da oltre
fidale cyJÌ anni; ho fatto il preside di
•afi uccislDggie medie; lavoro nel settote della cartografia aerea;
‘ dichiarato janodirettore di un’opera
nella ri jyangelica e ho molte altre in‘®’ ^ cmbenze nella chiesa; vendo
stato co» mi trovo in Italia prodatolapot.! veniente dall’Argentina; sono
iticheeg»! ijjpfigine inglese, vengo da
'ellielmct. panello...
t-lSOcaiia- Man mano che gli sguardi
togliauion jeipresenti si spostavano
■e di regoli- sjU’interlocutore di turno,
la lineale- ponijatadi commozione colì soffereiH leniva cresceva. Tutti lasciaiomprensio ,ano trasparire l’impegno
un grappo, pedonale in vari settori della
uno segnali vita attiva della chiesa che
Cechata- diiede sacrificio, tempo, diilRuanàt sponibilità, forza, amore.
Infommo- jj p,j5 ¿¡ng certo che i
locali delle chiese
i e metodiste siano fatti
_ no», ha osservato il presidente dell’assemblea, Claudio Tron.
L’appuntamento annuale
ieW’assemblea dell’Unione
predicatori locali (Upl) è iniziato con un culto presieduto
da Hoiaice Vinti che ha preleploKvole dicalo sul testo di Marco 14,
essa iuta 3-9 sul «Convito di Betania».
)hn Arnold
(Kek). Arropeo dell
nazione at|
minacciali
Tuzionedei
la e altri orcompiere le
I lavori sono stati introdotti
dal segretario deU’Upl, Gabriele Lala, che ha portato i
saluti di quanti hanno inviato
lettere e messaggi con la giustificazione della loro assenza. Di grande interesse la proposta, inviata per lettera, del
fratello predicatore locale
Giorgio Spini da Fiesole. Nel
riconoscere che il servizio di
«supplenza» del predicatore
locale è prezioso per assicurare la predicazione domenicale. Spini dubita però che
quello che i predicatori locali
fanno sia uno dei ministeri di
cui parla il Nuovo Testamento: e si domanda «se anche
noi predicatori laici non potremmo avere un nostro compito specifico, oltre a quello
occasionale delle supplenze,
corrispondente a una vocazione, diciamo così professionale, riconosciuta e non subita
passivamente dalla comunità
dei fratelli».
Nel ricordare la funzione
degli «helpers», istituiti da
Wesley per l’opera evangelistica. Spini ipotizza una funzione specifica del predicatore locale di oggi: «Tenere riunioni di gruppi di simpatizzanti o di estranei addirittura,
magari in case private o in locali pubblici; una variante di
questo ministero potrebbe essere r affidamento al predicatore laico di un’area di diaspora, con credenti o simpatizzanti disseminati qua e la
da visitare e curare uno ad
uno». Il predicatore locale
dovrebbe essere inserito nel
quadro delle attività delle comunità e del circuito: un
gruppo, o almeno una coppia
di predicatori laici, realizzerebbe tali compiti meglio che
un individuo solo. «Questo
ministero collegiale - termina
la lettera del predicatore locale Spini - gioverebbe a dare
carattere specifico al ministero locale».
Di questi problemi l’Assemblea ha discusso con
profondo senso di responsabilità commentando la densa
relazione del Comitato in cui
veniva evidenziato che il più
delle volte TUpl è «snobbata» dalla dirigenza della chiesa: chiese locali, circuiti, distretti e anche la Tavola non
danno segni di attenzione a
un’organizzazione esistente e
funzionante con le norme
delle nostre discipline. Non
avrebbe senso mantenere viva un’organizzazione se poi
l’unica nota positiva che rimane «è bello e buono che
fratelli e sorelle dimorino insieme». Molte chiese evangeliche all’estero hanno trovato
il modo di valorizzare appieno l’istituzione vocazionale
del laico nella predicazione,
riconoscendogli una ricchezza di doni da sviluppare e utilizzare.
Le proposte di modifica dei
programmi della Commissione permanente studi (Cps)
per la preparazione e l’aggiornamento dei predicatori
locali, la speranza che alcuni
ripongono nell’Upl per valorizzare anche validi predicatori extracomunitari presenti
in alcune nostre comunità, il
girovagare del Comitato Upl
invitato da sporadiche comunità del 1° e 2° distretto per
un contatto diretto con le
realtà locali, sembrano lasciare intendere che qualcosa si
sta muovendo, ma il silenzio
delle chiese intorno all’Upl è
ancora grande. L’attenzione
non si esaurisce con il riconoscere il diritto di ricevere le
collette della «domenica del
predicatore locale»!
Con un pressoché unanime
consenso dei presenti è stato
approvato il seguente ordine
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Aggiornando sulla cristologia evangelica
Chi è al centro della mia fede?
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io. Partendo dalla
la di Gesù al suoi di. cammin facendo verleborgate di Cesarea di Fi7PII «Chi dice la gente ch’io
oratore, per risponde
j ha svolto il suo parlare
Il estendendo un sondagfiopinioni sulla sua iden,oesù viene visto come
dei profeti dell’Anti^estamento. Nei nostri
^i> in televisione, vengo. attrite interpretazioni e rito termini molto strani;
tto addirittura usa il
L Psr avvalorare scelnT’P'ttioni politiche. Il proa centrale della cristolo
jy - nsposta all’interrogatoli n ^ ti'te è al cen„ ®‘la mia fede? E la rispo(ju? ''tene dal Padre nostro
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?ere un evento, un raptntimo, un espressione
° per raccontarci una
lana,
di intimità fra figlio e
vede le cose
'^iinaH °’ dall’esterno
ji{.,detenninata esperienza
^0 1- t® dico di
me lo fa dire? Non
j'rie l’osservazione dinia un’esperienza
personale, un rapporto intimo
che io vivo con Gesù: se io
entro a far parte di questo
evento, in modo intimo, allora è vera la definizione di Gesù, figlio di Dio.
Non esiste la cristologia,
ma esistono le cristologie.
L’esclusivismo delle definizioni della cristologia rischia
di portare in risalto l’individualismo; sull’aspetto fisico
di Gesù, non sappiamo nulla:
la natura delle fonti bibliche
non permettono una bibliografia di Gesù, ma dalle lettere del Nuovo Testamento traspare la sua umanità. Gesù è
amico del peccatori e non del
giusto; è ebreo e non romano;
Gesù figura storica, ma con
in più questa particolare relazione intima con il padre; Gesù è una persona in cui non
mi ci posso identificare: altrimenti Gesù sarei io...
Non si devono confondere
le ipotesi e le risposte che
vorrebbero la salvezza dell’umanità realizzata con Gesù
insieme a qualcuno altro: la
nostra è una salvezza che proviene nel solo nome di Gesù
e in nessun altro; è rischioso
fare cristologia senza una fede in Gesù Cristo, dandogli
degli attributi e requisiti per
render più agevole il dialogo
e dare risposte alle nostre sfide. 11 modo di essere del Cristo suona come una smentita
al nostro modo di essere: il
Gesù storico del Nuovo Testamento non è un lusso per
noi, ma il centro della nostra
Un’assemblea di predicatori locali (Rio Marina, 1991)
esercitazioni omiletiche nel
quadro di un culto normale di
una comunità;
fede. Sembra sempre più farsi
strada una sorta di ecumenismo religioso che tutto accoglie, col rischio di farci impantanare fra teologia e cristologia.
Molti sono gli interrogativi: perché limitarci a una
esperienza di un Gesù? la vera felicità è in una pluralità di
esperienze? o non piuttosto
in un’intensità di vita? Le domande sono sempre lì, e attendono una nostra risposta, e
questi interrogativi ci insegnano a vivere per grazia:
«Venite, litighiamo insieme,
dice il Signore» (Isaia 1,18).
L’esposizione del pastore Benecchi termina con una richiesta di perdono al Signore
per il peccato della nostra
teologia e della nostra cristologia, con il loro delirio di
onnipotenza: «Tienici vigilanti di fronte alla fatica di
far teologia e cristologia». Fla
fatto seguito un vivo dibattito, durante il quale sono state
puntualizzate espressioni e
convincimenti che hanno dimostrato quanto l’esposizione sia stata seguita: l’oratore
ha cercato di rispondere a tutti. C’è un problema di fondo
che è quello della consapevolezza e della ricerca di una
verità da raggiungere attraverso la preghiera; c’è Gesù e
tutti gli altri; sincretismo è
pluralismo, annacquamento,
un altare accanto a tutti gli
altri. La risposta giusta non è
né sincretismo, né assolutismo ma umiltà.
del giorno: «L’assemblea dell'Unione dei predicatori locali, nel convincimento che il
servizio dei predicatori locali
sia una forma specifica e originale del ministero della Parola;
- invita gli organi delle
chiesa a valorizzarlo in tutte
le sue potenzialità e i predicatori e i candidati a curare
il proprio aggiornamento e
preparazione in modo da rendere sempre più qualificato il
servizio svolto;
- lamenta il persistere di
una normativa che non consente una rappresentanza dei
predicatori locali nei Concistori e nei Consigli di chiesa
valdesi, nonché nella Commissione permanente studi, e
considera tale normativa un
intralcio grave alla piena valorizzazione del ministero dei
predicatori locali;
- chiede al Sinodo di sanare tale situazione delle nostre
discipline con un ’adeguata
revisione dei regolamenti organici;
- invita la Tavola, d’intesa
con le Commissioni esecutive
distrettuali e i Consigli di circuito, a tener presenti i doni
di singoli predicatori locali e
la loro disponibilità nella sistemazione del campo di lavoro, ad esempio quando
possono assumere la responsabilità di un gruppo o di una
diaspora e non soltanto nel
casi in cui i predicatori locali
stessi abbiano la possibilità
di curare da soli una comunità o di avviarsi all’accesso
straordinario al ministero pastorale».
L’operato del Comitato è
stato approvato all’unanimità:
apprezzando le dichiarazioni
per una volontà di servizio reso alla chiesa in nome
dell’Evangelo, il comitato
uscente è stato riconfermato
nella sua completezza: Gabriele Lala segretario, Florence Vinti e Ennio Sasso
membri. 11 comitato è stato
invitato a farsi carico di una
continuità di impostazione
della propria attività a cominciare dal momento in cui il
predicatore locale comincia la
sua preparazione con la Commissione permanente studi;
finora i rapporti sono stati di
reciproca intesa e solidarietà,
è però giunto il tempo perché
anche un membro iscritto
airupl faccia parte della Cps.
A tale riguardo è stato votato
all’unanimità il seguente ordine del giorno:
«L ‘Assemblea dell’Upl,
- preso atto della revisione
in corso da parte della Cps
del piano di .studi per la preparazione dei candidati predicatori locali;
- valuta positivamente il
nuovo modo di impostare le
- ribadisce che il piano di
studi deve essere personalizzato in base alla preparazione di partenza, al doni specifici e alla disponibilità di
tempo di ogni singolo candidato;
- conferma che la durata
normale del corso debba essere biennale con possibilità
di prolungamento da parte
dei candidati che per ragioni
e impegni personali non possano concludere gli esami nel
tempo previsto;
- invita la Cps a lavorare
in contatto con il comitato
Upl nello svolgimento del
propri compiti in attesa che il
Sinodo approvi l’inclusione
nella medesima di una rappresentanza dell’Upl».
Fra le novità organizzative
è da registrare la volontà del
comitato di intensificare l’attenzione verso i candidati che
si accingono al ministero della predicazione, attribuendo
loro contributi per l’acquisto
di libri. Peraltro, il «buono libri», che viene distribuito ai
predicatori locali iscritti a
ruolo ed elevato a lire 50.000,
verrà Inviato solamente a
quanti lo richiederanno esplicitamente al segretario dell’
Upl. È stata espressa gratitudine alle comunità che hanno
inviato doni in denaro, ed è
stata fatta esplicita menzione
che le attività dell’Upl possono realizzarsi grazie a
quest’unica forma di finanziamento e al molto lavoro
volontario.
Non sono mancati momenti di preghiera comune e canti; accanto al lavori, in serata,
dei candidati hanno potuto
sostenere qualche esame, con
esito positivo, con alcuni
membri della Commissione
permanente studi. Il tempo
dell’Assemblea dell’Upl è
stato una «due giorni» intensa, gioiosa, proficua: in un
ambiente idoneo, tranquillo,
funzionale, curato con cristiana semplicità: un grazie
dunque alla direzione della
Casa valdese per la gioventù
di Vallecrosia. I convenuti si
sono ripromessi di ritrovarsi
nello stesso periodo in aprile
1995 presso la Casa comunitaria nella borgata di Tresantl
a Montespertoli (Firenze), invitati dai coniugi Borroni
che, da Riesi, si sono trasferiti alla direzione di quell’opera. L’augurio è che l’Upl
possa continuare ad essere
strumento valido per un
coordinamento di incontri e
che la sua Assemblea costituisca un sereno momento di
riflessione della validità del
ruolo dei predicatori locali
nelle nostre chiese.
Esercitazioni pratiche di omiletica
Tecnica del sermone
Dopo solo un intervallo di
15 minuti, la pastora Erika
Tomassone ha ricordato al
presenti le tecniche per la
formazione del sermone, indispensabili per chi vuole
predicare. Sembrerebbe superfluo evidenziare di non
farsi coinvolgere per preparare un sermone all’ultimo momento, però di solito il predicatore locale viene interpellato proprio per delle necessità
impellenti spesso non preventivate; ma, suggerisce la
pastora Tomassone, non è
grave leggere sermoni di altri, pubblicazioni e scritti di
patrimonio comune: Gioventù evangelica. Riforma,
Scuola domenicale o libri di
Subilia, Ricca, Bouchard,
Bonhoffer, Lutero, Calvino e
altri: purché se ne citino le
fonti. È indispensabile, dopo
aver scelto il testo della predicazione, leggerlo e rileggerlo, annotando le «cose»
oscure e confrontare le varie
traduzioni bibliche. Bisogna
sempre farsi un’idea sull’an
damento del testo: dove va a
parare, e con quali mezzi ci
porta nella direzione finale,
cioè cosa ci dice il testo? Tomassone consiglia poi di lavorare sui commentari, di liberarsi da idee «preconcette», utilizzare una liturgia,
non caricare il sermone di citazioni bibliche, e di fare attenzione alle immagini che si
usano.
I presenti infine sono stati
condotti in un’esercitazione
pratica di formazione di un
sermone tratto dal testo di
Luca IO, 38-42. Tutti hanno
partecipato in nodo attivo e
hanno contribuito a porre
espressioni, interpretazioni,
messaggi e valutazioni, dimostrando grande interesse e riconoscendo il dinamismo del
metodo utilizzato dalla pastora per un totale coinvolgimento. Ai due oratori, per la
fatica intrapresa, il presidente
ha porto i ringraziamenti
dell’assemblea che ha loro
tributato un affettuoso applauso.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita
L'intenso programma di attività culturali della Chiesa valdese di Siena
Una chiesa aperta alla cultura e alla società
GABRIELU RUSTICI
Mentre stavamo organizzando gli incontri pubblici su «Protestantesimo italiano: radici culturali, identità
e storia» molti in città si stupivano che a Siena esistesse
una chiesa valdese. L’iniziativa, destinata principalmente
agli insegnanti (come aggiornamento) ma aperta a tutti, è
stata un’occasione per far conoscere la nostra chiesa. La
cortesia di relatrici e relatori
ha agevolato l’organizzazione; abbiamo chiesto al Comune e ottenuto il patrocinio
e un aiuto per i servizi, e l’apposita dicitura sul cartoncino
d’invito è stata un riconoscimento per la chiesa.
Gli incontri facevano seguito a un corso sull’ebraismo, organizzato nel ’93 dal
circolo Rosselli di Siena e dal
Movimento di cooperazione
educativa, associazione nazionale di insegnanti, e quindi erano parte di un’attività
volta a favorire la conoscenza delle minoranze religiose
storicamente radicate in Italia, il dialogo interculturale e
interreligioso, la presenza
nella scuola di una cultura
delle religioni.
L’accoglienza degli insegnanti al corso sull’ebraismo
era stata buona, forse perché
era scattata la molla del non
voler essere razzisti; il protestantesimo ha invece ricordato una lacerazione interna
al cristianesimo, difficile anche da pensare, così la partecipazione è stata inferiore alle
previsioni, pur con ascolto e
attenzione molto intensi. Nel
pubblico però non si trovavano solo insegnanti ma tutta la
comunità, i nostri giovani,
persone interessate a conoscerci. Avevamo scelto di
trattare alcuni nodi storici,
mostrare il radicamento protestante in Italia, analizzarne
la presenza e le caratteristiche
odierne, individuare piste di
lavoro didattico: e a cose fatte
alcuni insegnanti hanno chiesto informazioni.
Abbiamo «conosciuto» persone, le abbiamo seguite nelle
peregrinazioni, nelle persecuzioni, nella gioia della libertà
conquistata. I «barba» di
La Casa valdese di Siena
Giorgio Tourn in giro per
l’Italia e l’Europa; l’umile
donna del ’500 di Susanna
Peyronel la cui casa, «se imbiancata», avrebbe potuto benissimo essere chiesa; i vaidesi ricordati da Paolo Ricca,
che dopo il 1848 mandano i
propri figli a studiare l’italiano perché vogliono essere italiani; il conte Guicciardini,
dalla vita lunga e travagliata,
presentato da Massimo Rubboli, hanno testimoniato
un’adesione all’Evangelo e
alla Riforma, sempre come
scelta, decisione personale.
Un altro tema presente nelle relazioni è stato quello dei
legami con l’Europa, del bisogno di dimensione intemazionale che sempre accompagna il protestantesimo italiano. Marcato soprattutto da
Rubboli, questo argomento è
stato toccato anche da Toum,
nel sottolineare la necessità,
teologica e di sopravvivenza,
che il popolo valdese aveva
di aderire alla Riforma. Nella
sua relazione tuttavia l’identità valdese era presentata come riconoscibile nel tempo,
non solo collegata a una teologia, epopea narrabile di un
popolo-chiesa.
Ricca invece sceglieva, in
questa storia complessa, di
analizzare la scelta, rischiosa,
di essere italiani e protestanti,
minoranza in costante dialogo con l’intera società. Susanna Peyronel, trattando
della Riforma in Italia e della
Controriforma, con grande finezza e ricchezza di documentazione riprendeva il filo
dell’identità, presentando le
scelte di chi riteneva possibile e sufficiente una «chiesa
invisibile», spirituale, e chi
apertamente protestava, e
Il tradizionale raduno degli evangelici del 25 aprile a Gela
Per un'evangelizzazione
comune delle chiese siciliane
SILVESTRO CONSOLI
All’insegna del tema «Per
un’evangelizzazione comune in Sicilia», lunedì 25
aprile si è svolto a Gela il consueto raduno della chiese
evangeliche siciliane. I circa
duecento battisti, metodisti e
valdesi convenuti dalle varie
chiese dell’isola sono stati
ospiti di una delle comunità
pentecostali gelesi (quella
condotta dal pastore Loggia),
la quale ha messo a disposizione gli spazi coperti e le attrezzature esistenti in località
Settefarine, una frazione a sette chilometri dalla cittadina.
Quest’anno la partecipazione è stata meno numerosa del
solito, forse a causa della
concomitanza delle celebrazioni «politiche» del 25 aprile. Certo è che dal confronto
fra la consistenza numerica
nostra e quella della comunità
ospite (da sola conta più di
mille anime) si poteva coglie
re quanto la presenza bmv in
Sicilia sia di minoranza rispetto alla complessiva presenza evangelica nell’isola.
Il programma della giornata, eccettuati alcuni ritardi e
imprevisti, è stato largamente
rispettato. Al mattino c’è stato il culto con Santa Cena, a
cui hanno partecipato anche
molti membri pentecostali.
La pastora Irene Wigley e il
pastore Salvatore Rapisarda
si sono assunti rispettivamente il compito di curare la liturgia e la predicazione della
parola del Signore; al culto
hanno partecipato le corali
della chiesa battista di Lentini
e della chiesa ospite; nel corso del culto il pastore Loggia
ha porto il suo benvenuto e
ha illustrato la storia della comunità che conduce.
A partire da Atti 1, 8 il pastore Rapisarda ha parlato
della necessità dell’evangelizzazione per un’umanità
che vuole il «nuovo» e che
del «nuovo» ha necessità: il
messaggio, a dire del pastore,
non può escludere di avere,
in primo luogo, come referenti coloro che apparentemente meno contano: i bambini e i deboli. Poiché fondato sulla resurrezione di Gesù,
il messaggio non può essere
esercizio soltanto intellettuale ma veicolo di gioia e allegrezza. Infine, il messaggio
non può prescindere dalla
guida dello Spirito Santo, né
può essere svincolato dalla
carità e dal rispetto per il
prossimo.
Nel pomeriggio si sono attivati i vari gruppi di lavoro.
In particolare, il gruppo che
si è occupato dell’evangelizzazione ha discusso di come,
se solo si volesse, non mancherebbero certo nel nostro
mondo bmv le forze, le competenze, le energie per uscire
dal chiuso delle nostre chiese
e portare aH’estemo la nostra
testimonianza.
sceglieva una «chiesa perseguitata». Circoli colti e aristocratici da un lato, prevalentemente gente comune
dall’altro. Sono gli umili a rivendicare, in nome del «Cristo nudo», una chiesa in cui
riconoscersi.
Molto interessanti le tesi
esposte da Claudio Tron, che
ha letto il protestantesimo italiano come sottosistema di
una società in movimento: rifacendosi alla teoria dei sistemi e alla teoria dei gruppi
ha affermato che il protestantesimo italiano ha avuto
alterne vicende e ha vissuto
tutte le possibilità di azione,
ad eccezione della trasformazione totale della società italiana. Utilizzando i concetti
di elasticità e rigidità Tron ha
mostrato il valore delle diversità, per la vitalità delle chiese, di contro alle rigidità delle
ortodossie. Una serata festosa
è stata invece quella del concerto della «Corale poliziana»
di Montepulciano: il programma comprendeva musica
sacra, cattolica e riformata
per cogliere le diversità nell’
impostazione liturgica e canti
popolari toscani per concludere in allegria.
Un incontro molto emozionante è stato quello su «Identità femminile e appartenenza
religiosa». Tre ospiti. Franca
Long, Carla Ricci e Milka
Ventura, tre religioni (protestante, cattolica, ebraica) in
dialogo elevato, un bisogno
di ritornare alla Scrittura, alla
storia, per completarne la lettura, restituendole voci femminili. Franca Long ha ricordato il forte legame tra correnti emancipazioniste e protestantesimo, il suffragismo,
la richiesta delle donne americane di «libertà di voto, libertà di pulpito». Milka Ventura, studiosa di esegesi biblica, ha mostrato come nell’
Antico Testamento sia riconosciuta r alterità femminile,
a cui vengono attribuite forme di conoscenza, modalità
di percezione del tempo, rapporto con il sacro, diverse ma
indispensabili all’ordine della
creazione. Carla Ricci, presentando le molte donne vicine a Gesù, presenti nel Nuovo Testamento, ha nuovamente trattato il tema dell’altro-altra e letto le parole del
Vangelo riferendole alla condizione della donna di quei
tempi, contestualizzandole,
offrendo spunti di riflessione
nuovi rispetto alla lettura maschile sedimentata nei secoli.
Oggi ci chiediamo se valeva la pena investire energie e
denaro in un’iniziativa così
complessa, in una chiesa così
piccola, in una città così «laica», che aspetta con grandi
frenesie organizzative il
Congresso eucaristico nazionale: non è venuta tanta gente ad ascoltarci, ma se una
minoranza tace, tanto vale
stia con la maggioranza, è
più comodo. E poi l’ottima
qualità delle relazioni, le
nuove conoscenze rese possibili dalle iniziative, le varie
richieste di informazioni e
infine i libri venduti indicano
che qualcosa di positivo è
successo; crediamo che far
trovare sempre la chiesa
aperta, in tutti i sensi, sia stata un’esperienza positiva.
un abbonamento
a
RIFORMA
Abano Terme. XV Sinodo delle chiese luterane 1994:,
se e Susi De Angelis
«Concordia di Leuenberg»
Fulvio Ferrarlo nel
comitato esecutivo
condizioni
che p
senza prob
finanziarie
pi sono au
stigio (tal
problema)
il massim
co).Ciasc
vera su se
jere e gei
brietà, se
eh
Si sono conclusi il 10 maggio a Vienna, presso la Casa
di esercizi spirituali dei gesuiti a Lainz, i lavori della IV
Assemblea generale delle
chiese firmatarie della «Concordia di Leuenberg», il documento che nel 1973 sancì
la piena comunione tra i due
rami nati dalla Riforma del
XVI secolo: luterani e riformati. Hanno sottoscritto la
Concordia di Leuenberg 81
chiese di 25 paesi europei,
più 5 chiese latinoamericane;
in Italia le chiese firmatarie
sono quella valdese e quella
luterana.
I circa 190 partecipanti
all’Assemblea, fra cui osservatori delle altre denominazioni evangeliche, di anglicani, cattolici e ortodossi, hanno discusso, a partire dal 3
maggio, su temi teologici ed
etici, sull’ampliamento e sulla struttura della «Comunione» delle chiese firmatarie
della Concordia. Tre i documenti teologici approvati:
sulla prassi del battesimo e
della Santa Cena (comunione) e sulla comprensiooi
evangelica della chiesa.Diema della libertà è stato al
centro della riflessione elica
e sociale: le chiese protestai
ti sono «testimoni della libertà», ma di una libertà vt
suta nella responsabilità. 0
sì, nella nuova Europa liba
non può solo significare «1berismo» economico, ma anche responsabilità in campo
economico e sociale.
Per quanto concerne la
struttura della Comunione di
Leuenberg, ]’Assembleata
anzitutto approvato un decimento di piena comunioit
con le chiese metodiste, Inoltre ha eletto il nuovo Comitato esecutivo, composto di la
membri, che per la prima volta avrà il compito di «esptj'
mere la voce delle chiese del;
la Riforma» su questioni®
attualità e di rilevanza enrn
pea. Anche un italiano, il F
store valdese Fulvio Ferranoè stato chiamato a far
dell’esecutivo.
lattìa dell
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umanità e
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medico t
(Ohio) e
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incontrati
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Assemblea del XVI circuito a Trapani
Preoccupazione per
l'integralismo
L’assemblea del XVI circuito delle chiese valdesi e
metodiste riunitasi l’8 maggio a Trapani ha votato
all’unanimità il seguente ordine del giorno:
«L’assemblea del XVI circuito esprime profonda preoccupazione per l’elezione di
Irene Pi vetri a presidente della Camera dei deputati. La
sig.ra Pivetti non nasconde,
anzi ostenta le proprie scelte
di cattolica integralista, la
propria chiusura al dialogo e
al riconoscimento della pari
dignità delle confessioni religiose; non nasconde una propensione all’intolleranza e
all’antisemitismo.
E molto grave che la maggioranza della Camera dei deputati abbia voluto imporre
alla terza carica istituzionale
della Repubblica una persona
che non fa mistero
prie chiusure ideologi®",
che approfitta del
insediamento per mininu
la concezione laica dello
e della politica che è m
mento della nostra
za civile e della Costitua^'J,
Di fronte a tali prese ' _
sizione e ad una maggi®
parlamentare che inizia
cammino di forza
con scelte talmente cH P ^
questa assemblea jjcìcessario riaffermare i| P |j.
pio costituzionale
— ■ ----cj ipfedi^
eguaglianza di tutte le
ligiose, recentemente
scinto nelle Intese s ip j.
dallo Stato italiano „ If
tre chiese cristiane e
iic Giiicac M
comunità israelitiche r
dalla Corte Costituzio
numerose sentenze»
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90 MAGGIO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
(jjesa metodista di Terni
jilcolìsmo: una
fesponsabìlìtà sodale
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(comunioprensioDt
hiesa.Ilteè stato al
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^MtMOELO PINO
»nica 8 maggio, come
da alcuni anni, in di¡casioni, la Chiesa
là di Temi ha avuto il
di ospitare nei locali
itro culturale la riunioluale degli Alcolisti
(Aa) deirUmbria^Marche-Molise e, in
Toscana (Grosseto) e
(Cerignola). Si tratta
giornata in cui i gruppi
—1 periodicamente si in5^0 per trattare il problema dell’alcolismo in un
contesto più ampio che è
quello, appunto, del distretto.
«Alcolisti anonimi» esiste
ed è presente in Italia con circa 360 gruppi, di straordinaria importanza per molte persone dei due sessi, di ogni
condizione sociale e di ogni
età che possono accedervi
senza problemi né di carattere
finanziario (in quanto i gruppi sono autogestiti) né di prestigio (tutti hanno lo stesso
problema) né di dignità (vige
limassimo rispetto reciproco). Ciascuno e insieme si lavora su se stessi per raggiungere e gestire la propria sobrietà, sempre sorretti dal
gruppo che è considerato autentico baluardo, in cui la malattia dell’alcolismo, riconosciuta e definita tale dalla medicina internazionale, viene
controllata. L’alcolista infatti
riconosce la compulsione del
bere, malattia controllabile
ma non guaribile, tanto che
anche da sobrio, nei suoi intenenhnel gruppo o pubblici, testimonia di sé con una
chiara formula; «Mi chiamo
■ÍCsono alcolista».
«Alcolisti anonimi» è una
meravigliosa scoperta di
inanità e solidarietà dei due
primi protagonisti americani,
Hobert R. Smith, detto Bob,
medico chirurgo di Akron
(Ohio) e Bill Wilson, agente
di cambio di New York che,
mcontratisi nel giugno 1935
dimisero insieme per elabo
rare, sperimentare e lavorare
alla risoluzione del comune
problema dell’alcol, che, con
il sistema delle «24 ore», li
portò a raggiungere la sobrietà. Fu l’inizio di liberazione dal bicchiere e la vittoria di milioni e milioni di persone sulla compulsione del
bere.
Bob e Bill, credenti, posero
a base del loro programma
spirituale un «potere superiore», come ognuno lo può concepire, nel contesto dei «12
passi» e delle «12 tradizioni»
che non sono leggi, ma una
guida saggia per il recupero.
Tale programma, nel tempo,
ha consentito uno sviluppo di
cultura e di produzione anche
letteraria nel campo specifico. Quella del gruppo, dunque, è la sola terapia valida,
che richiede costante frequenza e dalla quale si trae comprensione, sostegno, forza e
solidarietà reciproci, sia che
l’alcolista beva ancora sia che
abbia raggiunto la sobrietà.
L’anonimato è una delle caratteristiche di Aa, in quanto
pone i principi dei 12 passi e
della 12 tradizioni al di sopra
delle singole persone e anche
per il rispetto della personalità dell’alcolista. Buona volontà, onestà e apertura mentale sono gli elementi essenziali per il recupero. Unitàservizio-recupero è l’emblema e uno degli slogan di Aa.
Parenti o amici che avessero nel problema dell’alcol
qualche persona, possono rivolgersi al più vicino gruppo
di loro conoscenza, oppure al
gruppo «Al-anon» (l’associazione di parenti e amici di
Aa), via Carignano 8, 20137
Milano, che possono dare
informazioni utili, basate sulla propria esperienza, su come comportarsi con un alcolista: «Quando qualcuno, ovunque, chiede aiuto, io voglio che la mano di Aa sia
sempre presente. E per questo
io sono responsabile» (dal testamento di Bill).
Chiesa battista di Meana
Cento anni
di viva predicazione
Nella settimana dal 1° all’8
maggio la Chiesa battista di
Meana di Susa ha voluto ricordare con una serie di iniziative i cento anni di predicazione evangelica nel paese.
Dopo la conferenza iniziale
tenuta dal pastore Paschetto
sulla storia delle chiese battiste della valle e un concerto
di canti popolari della zona
proposti dalla corale degli
amici della musica di Meana,
vi sono state tre sere di evangelizzazione (giovedì, venerdì e sabato) con la predicazione del pastore Paolo
Marziale, centrata sulla parola di Dio.
Il culto di ringraziamento
di domenica 8 maggio, con la
predicazione del pastore
Franco Scaramuccia, presidente dell’Unione battista, ha
raccolto fratelli sorelle e amici (circa 150 persone) provenienti da chiese di diverse denominazioni.
Molto spazio è stato dato
alla musica e al canto: non
solo il coro meanese, ma anche l’Esercito della Salvezza,
i gruppi di canto delle chiese
battiste di Rivoli e di Venaria, la corale «Il ruscello» di
Rivoli e i coniugi Amelia e
Angelo Monti hanno contribuito alla riuscita della mani
festazione. Completavano la
settimana una esposizione di
fotografie e documenti riguardanti la chiesa di Meana
e le altre chiese battiste della
zona e la mostra sulla Bibbia:
una serie di pannelli esplicativi sulla Scrittura e diverse
edizioni della stessa in varie
lingue. Questa mostra, sponsorizzata dall’Associazione
delle chiese battiste del Piemonte, dopo Meana è stata
esposta a Bussoleno e prosegue poi per Sant’Antonino,
Susa e Rivoli.
La settimana è stata vissuta
con intensità dalla piccola
comunità evangelica locale
che ha ricevuto segni di interesse e di affetto, e non solo
dalle chiese consorelle; sorprendente e graditissima la
visita del dott. Albert Craighead, pastore della chiesa fino al 1987, venuto dagli Stati
Uniti per l’occasione, e apprezzati gli interventi dei sindaci di Meana, Susa, Gravere, Mompantero e Bussoleno,
e del parroco di Meana, più
volte gradito ospite. Un particolare ringraziamento al vescovo di Susa, Vittorio Bernardetto, per la sua lettera di
rallegramenti e le espressioni
di sincera fraternità in essa
contenute.
Domenica 5 siusno
Parco Filadelfia, viale Bassano 12, Rivoli
Giornata DELLE
Chiese EVANGELICHE
Órsanizzato dalT/^sociàzioné chiese battiste in Piemonte
e ilìV cireuito della Chiesa valdese
Programma
Ore 13: pranzo al sacco
Ore 15: incontro con il pastore Giorgio Qirardet
suìtevna: «Ritorno alla Bibbia»
Seguono musica e canti
di «KP®' i
chiese dri i
uestionUi
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iano, il P' j
io FeiiariO'
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fardi di Ma.Gi.Ca, Maria Giardina di Pachino
Impegno per ¡ bambini e amore per Cristo
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-jUDUUN KELM OULLOTTA
Quando ho conosciuto la
, signora Giardina, 16 an®^fa, lei aveva 72 anni e per
una signora anziana e
come tante altre.
Ma già aH’inizio riuscì a
pumi. Mi ricordo che, nel
™do prepasquale, mentre
tacevo una visita, mi disse:
* ouienica delle Palme fare, qualcosa con i ragazzi delscuola domenicale?». Riun po’ perplessa e rispoetie avremmo raccontato la
.na dell’ingresso di Gesù
Qj ®fusalemme. La signora
j ina non sembrava cone con cortese fermezza
r®ce notare che ogni tanto
i ragazzi dovrebbero sentire e
vivere gli episodi biblici in
modo diverso. Mi chiese, tra
l’altro, se conoscevo l’inno
«Osanna, benedetto il nome
del Signore...».
Per farla breve quell’anno
la Domenica delle Palme fu
veramente diversa; cantammo l’inno sopra citato, leggemmo un racconto molto
colorito della signora Giardina che faceva rivivere la folla
osannante e i discepoli. Portò
anche dei dolci tipici per quel
periodo e organizzò dei giochi biblici.
Io cercavo di controllare
tutto e, conoscendo i ragazzi,
mi misi vicino ai più vivaci,
pronta a intervenire in caso di
CULTO DI PENTECOSTE
IN EUROVISIONE
*Dove c'è lo Spirito del Signore c’è libertà^
W'.
chi può sintonizzarsi con la televisione Svizzera ita'
e/o con France 2 potrà vedere il culto in diretta eudomenica 22 maggio alle ore IO.
baraonda inevitabile, secondo
le mie previsioni: e invece
non ce ne fu bisogno. Regnava un’atmosfera serena, i ragazzi partecipavano.
Forse era il modo con cui la
signora Giardina si rivolgeva
loro; devono avere sentito
l’amore e il profondo interesse che lei nutriva per ognuno
di loro. Ho ricordato questo
episodio perché condensa alcune caratteristiche della signora Giardina; l’impegno e
l’amore, la spinta a portare
l’Evangelo e di condurre gli
altri, e in particolare i bambini, a Cristo. Durante questi
anni l’ho conosciuta sempre
meglio. Quello che mi ha impressionata di più è la sincerità, o meglio la non superficialità con la quale affrontava
tutti gli aspetti della vita.
Spesso la gente ha l’idea
che essere buoni e cristiani
equivalga ad essere poco radicati nella realtà; la signora
Giardina ci ha mostrato il
contrario: ho visto poche persone riuscire a vivere la vita
e tutte le domande che essa
comporta con lucidità e realismo pari al suo. Si è posta
tutte le domande, anche quelle più atee; lottava con Dio,
Un battesimo nella chiesa battista di Roma, via Teatro Valle
caparbia e a volte disperata,
ma ne usciva fuori con la pace nel cuore; partecipava a
tutto e si interessava ai vari
avvenimenti della realtà.
Nell’agosto ’92 (aveva ormai 86 anni) scrisse una delle
sue ultime poesie dopo la
strage di via d’Amelio;
«Chiude gli occhi il sole./
Più non vuol vedere,/ non
vuol vedere laggiù/ la terra
funestata/ da ecatombe infame,/ da nuova apocalisse/ e
strazi e pianti e lutti/ e raccapriccio immenso/ di via
d'Amelio.../
Chiude gli occhi il sole/ e
l’ombra nereggia acuta!».
NeH’ultimo periodo della
sua vita il dialogo con le persone (e forse anche con Dio)
si interruppe a causa della
sua malattia. E la domanda,
spesso da lei posta, «Dove
sei. Signore?», ora risuonava
in me e mi struggeva quando
la guardavo negli occhi; ma
adesso sento; rileggendo le
sue poesie sento:
«...il silenzio tuo /perché
m’hai amato/ mai fu mortale,/ perché mi hai amato.
Questo, ora, è tuo/ regno
trionfale/ perché m’hai amato».
MILANO — Si è da poco conclusa la serie di incontri musicali mensili patrocinati dalla Chiesa battista di via Pinamonte,
che per nove mesi ha visto impegnati cantanti, complessi
musicali, cori e solisti. Le manifestazioni, cominciate il 1
ottobre e terminate il 6 maggio, miravano a esprimere una
testimonianza di fraternità attraverso le confessioni e le fedi
diverse, che sono state rappresentate nei nutriti programmi
di ogni serata. Hanno partecipato corali cattoliche ed evangeliche, la fanfara dell’Esercito della Salvezza, corali di nazionalità diverse come quella della Chiesa cinese di lingua
mandarina (Taiwan), la corale della comunità coreana e solisti di varia provenienza. Da segnalare in particolare il formarsi e il qualificarsi, a ogni nuova manifestazione, del
complesso «Gospel Singers», a cui ptóecipano membri della nostra chiesa, della Chiesa metodista e della parrocchia
cattolica della SS. Trinità; la signora Omelia Pisano è stata
l’anima e l’organizzatrice di questo gruppo. Una serata particolare è stata quella dedicata alla musica ebrama, nella
quale ha recato il suo apprezzatissimo contributo il rabbino
Elia Richetti della sinagoga di Milano. Un’altra serata particolare è stata quella organizzata e realizzata da giovani di
varie denominazioni evangeliche. L’auspicio è quello di poter ricominciare il prossimo autunno con l’intento di contribuire al superamento delle barriere e di rendere una testimonianza al nostro Signore (e.k.s.).
ANGROGNA — In una giornata dal clima incerto, ma fortunatamente senza pioggia, si è svolta la festa annuale delle
scuole domenicali della vai Pellice. Vi hanno preso parte
circa 150 bambini, accompagnati dai vari monitori che hanno dapprima partecipato al culto al capoluogo. San Lorenzo, e dopo il pranzo al sacco si sono diretti verso i luoghi
della passeggiata storica della Val d’Angrogna. Qui, passando per i sentieri hanno dato vita ad una divertente caccia
al tesoro che si è conclusa dinnanzi al tempio del Serre, dove si sono ancora svolti giochi e premiazioni oltre alla merenda. Il bilancio è molto positivo, sia per la partecipazione
che per quanto riguarda l’organizzazione a più mani dell’intera giornata.
PRAROSTINO — Sabato 7 e domenica 8 maggio si è svolta
la gita di gruppi scuola domenicale e precatechismo alla
Casa valdese di Vallecrosia. A questa gita, da tempo desiderata e progettata, ha preso parte anche un buon numero
di genitori, creando così un’occasione di fratellanza, amicizia e soprattutto di divertimento che si spera possa ripetersi
in futuro. È con questo augurio che ci siamo salutati domenica sera tornando a Prarostino, fiduciosi che nell’avvenire
altri momenti come quello di «Vallecrosia 1994» si succederanno.
REGGIO CALABRIA — Domenica 8 maggio si è svolta
l’assemblea della Chiesa valdese, durante la quale è stata
approvata la relazione sulla vita della comunità, predisposta
dal Consiglio di chiesa. Inoltre l’assemblea ha eletto i propri delegati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo: sono
stati eletti rispettivamente Ketty Venturini (supplente Iva
Russo) e Furio Crucitti (supplente Lina Sagripanti).
SAN SECONDO — Domenica 15 maggio è stata battezzata la
piccola Cristina Ferrerò, di Massimiliano e di Carla Bounous; il Signore benedica la bimba e la sua famiglia.
• Profonda emozione ha destato Fimprovvisa scomparsa
della sorella Franca Rostagno in Santiano, da molti anni
membro della corale. Alla famiglia, così duramente provata, va la simpatia cristiana di tutta la comunità. 1 suoi funerali si sono svolti sabato 14 maggio. Giovedì 12 maggio si
sono svolti all’ospedale di Torre Pellice e nel tempio di Maniglia i funerali della sorella Adele Pons ved. Reynaud, da
molti anni abitante a San Secondo; la ricordiamo molto partecipe nelle attività dell’Unione femminile: esprimiamo fraterna simpatia ai nipoti e alla signora Elvina Gardiol Codino che l’hanno seguita nei giorni della malattia.
POMARETTO — Durante l’assemblea di chiesa tenutasi domenica 15 maggio sono stati nominati quali deputati alla
Conferenza distrettuale Guido Morello, Ines Marchetti e
Anita Pascal Ribet (supplente Lisa Charrier) e al Sinodo
Flavio Micoi e Anna Ceiii Di Gennaro (supplente Paola
Revel).
LUINO — Domenica 29 maggio verrà inaugurato il nuovo locale di culto della Chiesa metodista. Alle ore 11,15, sul
Lungolago, si terrà il culto presieduto dalla pastora Francesca Cozzi, con predicazione del pastore Giovanni Carrari.
Dopo il pranzo comunitario (prenotazioni entro il 25 maggio presso Antonio Monteggia 0332-535108) alle 15 concerto degli ottoni delFEsercito della Salvezza e della corale
metodista di Milano. Negli intervalli note storiche sulla presenza metodista nella città e messaggi delle autorità civili e
delle altre chiese evangeliche che intervengono alla manifestazione. Per infonnazioni telefonare 0323-402653 (pastora
Francesca Cozzi).
6
PAG. 6 RIFORMA
L'INNO ALL'AGAPE -1
UN RACCONTO
AFFASCINANTE
ERNST KASEMANN
Il messaggio cristiano non è
fatto unicamente di prosa
asettica: spesso abbiamo nella
Bibbia dei racconti affascinanti e troviamo moltissimi
inni (si pensi al libro dei Salmi) come questo capitolo
dell’epistola ai Corinzi che
spunta nel mezzo di un testo
retorico che espone un insegnamento di saggezza e di
equilibrio. Nei primi tre versi
le ipotesi si incalzano come
lunghe onde rotolanti e raggiungono il loro punto più alto con la frase «ma non aves
si amore» per precipitare improvvisamente nella chiusa.
Diventa quindi chiaro da che
cosa dipende il tutto: Paolo
non dà una definizione dell’amore ma ne descrive l’essenza e l’azione in modo assai preciso con una serie di
contrapposizioni, di omissioni, di relazioni.
Purtroppo noi abbiamo reso
questo capitolo sdolcinato,
cominciando a definirlo un
«inno altissimo», leggendolo
in occasione di matrimoni,
quasi che le mani intrecciate
di una giovane coppia fossero
l’illustrazione perfetta di questo testo. In questo modo passa inosservato il fatto che qui
la comunità cristiana viene
chiamata a scendere in combattimento e che, sia all’inizio
che alla fine del capitolo, vengono messe a nudo presunzioni umane e perfino cristiane.
vita; non si tratta solo di sogni o di nostalgie: Paolo osserva ciò a cui viene dato
spazio nel culto della chiesa
primitiva e che i cristiani di
Corinto considerano necessario e desiderabile.
I doni dello Spirito
Evidentemente alla comunità di allora ha fatto
una grande impressione quella che in termine tecnico si
definisce la glossolalia, vale
a dire il parlare in lingue,
cioè quei suoni strani pronunciati dagli estatici che interrompono le parole comprensibili della predicazione
e della preghiera, un po’ come avviene ancora oggi nel
movimento pentecostale. Chi
giunge a questa esperienza
religiosa può osservare,
nell’estasi, le più alte vette
delle sensazioni dell’anima;
probabilmente in questa esperienza, più che in qualunque altra, vede agire lo Spirito Santo e, come evidentemente avveniva per i corinzi,
ha la sensazione di parlare la
lingua degli angeli. Paolo
non critica direttamente queste convinzioni né contrasta
la pratica del parlare in lingue anzi, confessa espressamente di possedere egli stesso questa capacità, di praticarla e di considerarla un dono dello Spirito. Se non facciamo attenzione a questa sua
«Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante
o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e
avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti,
ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi
il mio corpo ad essere arso, e non avessi amore,
non mi gioverebbe a niente»
(I Corinzi 13, 1-3)
L'agape ci mette
in movimento
Come spesso accade nella
lettura e nell’ascolto della Scrittura, riusciamo ad imparare solo se siamo disposti
a dimenticare; crescere significa sempre lasciare dietro di
sé cose che prima ci parevano
importanti. Siamo tutti in
cammino: qualunque cosa
possa significare l’amore di
cui qui si parla, è un amore
che ci mette in movimento: se
riflettiamo sull’inizio e sulla
chiusa di questo testo possiamo perfino dire che qui
l’amore significa essere in
cammino verso ciò che dura,
e questo dunque ci impegna
sotto diversi aspetti.
Generalmente a noi interessa di più la meta che non il
cammino, che spesso è lungo
e faticoso, comincia con uno
slancio inutile e può finire in
vicoli ciechi o in sentieri
fuorvianti; ma i discepoli di
Gesù non dovrebbero mai ingannare nessuno, presentando
la .sequela del crocifisso come
qualcosa di allettante, che
non comporta difficoltà, se la
si misura con un metro terreno. In maniera sorprendente,
e non per caso, il nostro testo
descrive prima di tutto, ammassandole una sull’altra, le
false possibilità della nostra
affermazione rischiamo di
non cogliere il punto centrale
della sua argomentazione.
All’inizio, accanto alla
glossolalia viene citato come
molto importante anche il dono della profezia: il fatto che
questi due doni si trovino
collegati sta a dimostrare che
l’apostolo non pensa a una
predizione del futuro quanto
piuttosto, come del resto
¡’ambiente ellenistico circostante, all’esposizione della
Sacra Scrittura guidata dallo
Spirito. Si potrebbe dire che
l’accento è posto più sulla
diagnosi che sulla prognosi:
nella chiesa cristiana delle
origini, mentre il dottore ha il
compito di trasmettere il
messaggio e di spiegarlo, il
profeta ha piuttosto la funzione del nostro predicatore. Il
suo è un annuncio dell’Evangelo quasi sempre collegato
al testo biblico di allora, vale
a dire l’Antico Testamento;
diversamente dal dottore che
si preoccupa di mantenere vivente il passato, diversamente anche da colui che può essere il teologo e il dogmatico,
che volge maggiormente l’attenzione alla conoscenza del
piano della salvezza e ai misteri dell’azione di Dio, sin
dalla creazione, il profeta
punta lo sguardo sulle necessità del presente. Egli comu
nica ciò che il lieto messaggio vuole che noi riusciamo a
comprendere in una precisa
situazione che ha possibilità,
pericoli, dolori e vuole consolarci, istruirci, esortarci e
dirigerci. Insomma il profeta
attualizza per il momento in
cui viviamo la volontà di Dio
su noi e per noi.
Per terza cosa, servendosi
di un’espressione che per i
giudei significava l’indicazione di qualcosa di impossibile, viene nominata la forza
della fede che sposta le montagne. Qui si tratta del miracolo della guarigione delle
malattie e anche della cacciata dei demoni, cose di cui
spesso si parla nella Bibbia.
La comunità primitiva vedeva in ciò la testimonianza del
suo legame saldo con le potenze del mondo celeste: i
suoi rappresentanti dimostrano che cosa significa essere
cittadini dei cieli.
L'ideale greco
Infine l’attenzione si posa
suH’immagine di coloro
che lasciano i loro beni alla
comunità, come ci è raccontato negli Atti degli apostoli
con la tragica storia di Anania
e Saffira, o di coloro che li
donano ai poveri, come
avrebbe fatto più tardi per
esempio Francesco d’Assisi.
Questa attività caritatevole
era stata notata ben presto anche dai pagani, che talora ne
parlano nei loro scritti, mentre di cristiani che siano stati
arsi vivi non abbiamo nessuna notizia perché il primo
martirio del genere è probabilmente avvenuto sotto Nerone; ma qui Paolo si riferisce
a coloro che sarebbero pronti
ad affrontare questo supplizio
per portare altri alla fede.
In questo passo si indicano
capacità e attività che anche
in una comunità religiosamente vivace sono assai rare,
desterebbero meraviglia o invidia e richiamerebbero alla
memoria piuttosto la convinzione di essere ormai giunti
alla fine dei tempi. In un certo senso qui ci si incontra con
una visione della vita tipicamente greca, che aveva sviluppato l’ideale dell’uomo
perfetto e si era quindi posta
la questione di quali fossero i
valori più alti: fra i cristiani
di Corinto questa domanda
sembra ancora avere il suo fascino. Paolo, nei versetti che
abbiamo citato, dà la risposta:
è chiaro che le sue frasi si
concludono con una stridente
dissonanza. Queste frasi confermano che nella comunità
esistono le possibilità indicate, che hanno un peso e che è
difficile annullare. Ma l’apostolo non le riconosce come
ultimo e massimo valore: sono doni che vengono da Dio e
come per tutti i doni di Dio
c'è il rischio che gli uomini li
usino in modo sbagliato. Il
fatto che uno li possegga non
significa ancora nulla ma tutto dipende dall’uso che se ne
fa; con una formulazione provocatoria il capitolo, che noi
indichiamo come un alto inno
all’amore, comincia con una
critica tagliente ai doni e alle
attività religiose. Si potrebbe
perfino parlare, e non sarebbe
inopportuno, di demitizzazione: i pagani parlano di alti valori, di virtù, di ideali. Fare riferimento a queste cose non
significa altro che evidenziare
i desideri e i bisogni di una
Sii
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Pablo Picasso; «La bambina con la colomba» (1901)
certa società e sotto certi
aspetti anche dei gruppi religiosi, e si tratta di desideri e
bisogni che mutano con il
mutare della società stessa,
che si interessano di ciò che il
singolo possiede e sa e disprezzano o condannano chi
non è in grado di imporsi.
La grazia dona
a ciascuno il suo
Dal punto di vista cristiano invece l’essere umano non deve mai essere misurato da ciò che gli manca: la
nostra colpevolezza deriva
sempre da ciò che avevamo e
che ci ha fatti forti, ricchi e
intelligenti. Il nostro Dio ci
chiede conto di ciò che abbiamo ricevuto e che non abbiamo usato o abbiamo usato
male; non dobbiamo tastare
continuamente il polso della
nostra situazione interiore, né
farci sottoporre ad esami da
altri; non ci è richiesto di porci in concorrenza o in confronto con nessuno, né di coltivare complessi di inferiorità
o di superiorità; il nostro Dio
non è l’arbitro di una gara fra
virtuosi o ambiziosi. Ciò che
noi siamo e abbiamo lo dobbiamo alla grazia, che non dimentica nessuno, dona a ciascuno il suo e non dà a tutti le
stesse cose: ciò che importa è
piuttosto se noi abbiamo accolto ciò che la grazia ci ha
dato, se lo abbiamo accettato,
se ne abbiamo fatto buon uso
e non lo abbiamo considerato
come nostra esclusiva proprietà, da utilizzare a nostro
vantaggio. E qui che entra in
gioco l’amore, che non tiene
nulla per sé ma mette a disposizione degli altri ciò che ha
ricevuto. L’amore fa sì che i
beni ricevuti rimangano grazia, perché non si lascia trascinare dal desiderio di accaparramento e non amministra
in modo egoistico ciò che è
solo un accessorio del nostro
viaggio, come diceva giustamente Calvino.
Abbiamo detto che amare
significa essere in cammino e
questo ci viene dimostrato
anche dal fatto che i doni di
Dio spingono i loro portatori
a uscire da se stessi, ìi rendono attivi e interessati verso gli
altri esseri umani, in un mondo bisognoso di aiuto. L’
amore è pronto al servizio,
condivide con i fratelli ciò
che ha ricevuto, non lo nega
ai nemici e si lascia mandare
ad ogni creatura di Dio: non
tira su il ponte levatoio davanti al castello della fede,
trincerandosi all’interno come se fosse il difensore del
Gral. Poiché non tesoreggia
la grazia, ma vuole che la
grazia sia anche per gli altri,
per tutti, e quindi porti frutto,
¡’amore diventa l’unica misura della vita religiosa e di
ogni talento ricevuto dal credente. Ciò che non spinge
all’amore e non si manifesta
nell’amore è vuota apparenza, è benedizione sprecata.
Paolo cita gli strumenti
che nei templi pagani producevano suoni rimbombanti,
come i gong o i timpani percossi con la mano. Chi ragiona spassionatamente si rende
conto che essi non producono
altro che rumore, un rumort
forte, ma inutile. La stesa
cosa viene rimproverata a coloro che nella comunità primitiva parlano in lingue, profetizzano, fanno miracolisi
abbandonano all’ascesi,se
l’amore non li spinge verso
gli altri esseri umani, nel
mondo che ha bisogno della
salvezza. Anch’essi cornei
pagani fanno un gran rumore,
che stupisce ma è inutile, fi
rumore che ha continuato!
risuonare, rimbombare e nntronare fino ai giorni nostrin
chiese e comunità; ma è M
fumo senza fuoco. Se lo si dirada non si trova nulla clre
abbia valore per la vita, pet’
ché dal punto di vista cristiano le cose hanno un senso solo là dove c’è l’amore. Altrimenti anche la fede, i
coli, il martirio vengono portati via dal vento, diventai®
un circo religioso per queUi
che cercano l’ebbrezza cl®
diffondono intorno a sé.
(Primo di una serie di
coli - traduzione di EmmaK^
Paschetto)
mill
Preghiera
Amato Padre celeste,
ti ringraziamo perché ci tieni sempre aperte le vie
sulle quali la pace viene nei nostri cuori,
quella pace che solo il tuo Figliolo Gesù Cristo sa dare
Conservaci in essa, anche se siamo
in un mondo tempestoso,
e continua a darcela anche se nel nostro cuore
verrà ancora molta incertezza e dura lotta.
La nostra forza non sta in noi stessi,
ma nel tuo Figliolo che ci sta vicino
e non ci abbandonerà mai,
che vive in eterno e può darci forza.
La sua luce si spanderà sempre tra di noi uomini
per illuminare sempre più
e per introdurci nel tuo regno d’amore e di pace.
Tu ce ne hai promesso l’avvento glorioso nel tuo Figl^^'
lo,
il quale verrà con potenza e gloria,
e cosi porterà a compimento ogni nostra speranza.
Christoph Blumhardt
(Tratto da Cristiani oranti, a cura di Liborio Naso, Filadelfia®®*'^
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mancato recapito rispedire a:
10066-Torre Penice
(•Bitore ■■
idiritto di resa
Fondato nel 1848
si impegna a corrispondere
Arriva la stagione estiva
Pecore e bovini
verso le bergerie più alte
Si avvicina la stagione della salita all’alpeggio delle
oggi di pecore e dei bovini; gli allevatori stanno riiStinando gli alpeggi e predisponendo i documenti per la
jnticazione degli animali. Il ricco patrimonio zootecnico
ille valli, (6-7.000 bovini e alcune migliaia di ovicaprini)
_ianno ospitati nelle «bergerie» sovente anche in alta quota i^ove la produzione di formaggi sarà particolarmente apIfezzata. Per poter salire all’alpeggio occorre, come al solii to Ìvere tramite i servizi veterinari i documenti che certi‘ KpWnn le buone condizioni degli animali, in caso contrario
i ^^alla monticazione e animali in azienda fino alla scom* toa del problema sanitario. In questo caso il problema diTOta dunque per l’allevatore abbastanza complesso né si
Assono unire in grandi greggi animali sani con altri malati
^ evitare il diffondersi del contagio. Per ogni capo che
tì|rà all’alpeggio la Regione Piemonte prevede anche quest’anno un contributo di 30.000 lire per i bovini e di 5.000
per gli ovicaprini.
FI f <
Va. 1 A A
venerdì 20 MAGGIO 1994
Idati raccolti dall’Unioncamere sull’andamento dell’
economia nella Provincia di
Torino su tutto il 1993 evidenziano una produzione industriale in costante calo: 15,8% nel periodo gennaio/
marzo ’93, -19,6% nel secondo trimestre ’93, -21,3%
nel luglio/settembre e infine 10,3% nell’ultimo trimestre
dell’anno.
Qualora si depurasse tale
dato dal risultato fortemente
negativo del comparto automobilistico si otterrebbero
valori meno pesanti, ma il
trend involutivo rimarrebbe
sostanzialmente inalterato,
con un accenno di «ripresa»
negli ultimi mesi dell’anno
scorso, il che farebbe ben
sperare per il 1994.
ANNO 130 - N. 20
LIRE 1300
ETICA E LAVORO: LE 35 ORE
SOLO SLOGAN?
PIERVALDO ROSTAN
Qualche segnale positivo si
riscontra anche a livello pinerolese: infatti alla Boge e alla
Skf di Villar Perosa si sta facendo del lavoro straordinario. Sabato pomeriggio e domenica sono stati gradualmente inseriti; certo si tratta
di volontariato ma resta il fatto che ad esempio alla Boge
quest’anno si è lavorato anche il 25 aprile e il 1° maggio. Per certi versi come dar
torto agli operai? Dopo che si
è rischiato di perdere il posto
di lavoro chi non accetterebbe anche condizioni un
po’ più gravose?
Del resto certe «ripresine»
saranno effettive o legate, ad
esempio, al momento particolare dello spostamento di determinate produzioni a Melfi
e dunque forse destinate a finire presto? Se invece un recupero di mercato, e dunque
di lavoro, c’è davvero perché
non assumere?
Ci sono almeno due questioni. Una di natura squisitamente etica: il lavoro domenicale evidentemente fa a pugni con il bisogno e il diritto
di un giorno di riposo ma è
anche freno all’assunzione di
nuovi dipendenti fra i giovani
in cerca di occupazione sempre così numerosi.
C’è poi un discorso di politica del lavoro e il tentativo
di gestire la propria esistenza,
la battaglia per le 35 ore settimanali: «lavorare meno e
lavorare tutti» è uno slogan o
un progetto di vita? Un’espressione fine a se stessa o
un’ipotesi su cui sia possibile
il confronto fra tutte le parti
interessate?
Raitre
a televedere
la Lombardia
Cóndannati ad essere lomW. Questo sembra il destino dei telespettatori delle valli che dovrebbero poter essere
informati sugli avvenimenti
regionali. Alla Rai hanno deciso di ridurre, per problemi
tecnici, la potenza dei ripetitori e della emittenza della
^ 3. Per le trasmissioni nazionali non ci sono particolari
problemi, infatti i ripetitori
(iella Lombardia sono potenti
ed efficienti e arrivano dappertutto: anche a Torre e a
Bobbio, basta sintonizzarsi
sai canale giusto. Per le inforroazioni e le previsioni del
tempo dovremo accontentarci
a una pessima visione o ripiegare ad essere esperti di ciò
ehe accade a Milano, Abbiategrasso, Monza e dintorni.
La giunta regionale, avuta
conoscenza della situazione,
ita ufficialmente protestato
ron la Rai sia a Roma che a
Torino dove il direttore, Gio''anni Ayassot, sta per essere
trasferito ad Aosta. «Non vogliamo - ha detto il presidente, Gian Paolo Brizio - essere
jjna dipendenza della Lombardia. Già troppe zone del
fremonte sono forzate all’
'formazione lombarda. La
“ai dovrebbe garantire in Piemonte la diffusione dell’informazione piemontese».
i problemi per arrivare a
“na soluzione positiva sono
incora molti: infatti non è
mi ordine del giorno l’agganmo delle emissioni al satelliche toglierebbe tutte le zo"0 d’ombra del segnale per le
''iili. La Rai inoltre non ha
Pi" i quattrini per i ripetitori
m Valle e vuole che eventuali
nuovi ripetitori siano pagati
^lla Regione o dalle Comumta montane. Allora? Non ci
sta che imparare il lumbard
in un utilizzo dei
nhcci della Fininvest per i
Petitori della Rai. Quando si
ne la collaborazione pubblinn-privato!
A colloquio con Giorgino Giordano, presidente dell'Apt di Pinerolo
Il turismo deve contare anche sul passaparola
DAVIDE ROSSO
Il turismo è sicuramente
una delle risorse del nostro
territorio, ma spesso è stato
un po’ sottovalutato o comunque non tenuto nel giusto
conto. Qual è la situazione attuale? I numeri mostrano che
nel ’93 ci sono state 208.400
presenze nelle stmtture alberghiere del Pinerolese, e la
maggioranza di esse nelle
valli, mentre l’anno precedente le presenze erano state
186.182. Gli italiani sono più
degli stranieri, anche se in
questi anni si sta verificando
un aumento degli arrivi di
questi ultimi.
Ma cosa dicono all’Azienda di promozione turistica di
Pinerolo? «Certo il turismo
pinerolese è in ripresa rispetto agli anni passati - dice il direttore dell’Apt, Giorgino Giordano - ma c’è ancora molto da fare; principalmente bisogna creare
una cultura turistica di base
nelle persone, bisogna creare
le premesse perché si crei un
interesse per il turismo come
attività, si deve scoprire la
La sede dell’Apt a Pinerolo
cultura dell’accoglienza;
spesso non si riesce a creare
quell’atmosfera di accoglienza che coinvolge il viaggiatore magari solo di passaggio. Bisogna creare le premesse per cui il nostro diventi anche un turismo per conoscenza, un turismo cioè
dove siano gli stessi visitatori
a promuovere ad altri la conoscenza del territorio».
Il Pinerolese, con i suoi
parchi naturali, i suoi numerosi luoghi storici ha un’alta
potenzialità turistica, cosa
che potrebbe generare (e in
parte già lo fa) un ritorno non
indifferente di ricchezza sul
territorio. Ma come intervenire per incentivare questo
settore dell’economia? «L’
azione che l’Apt svolge (in
un ’ottica anche di strategia a
lungo termine) è quella di incentivare, di smuovere, di
coinvolgere i Comuni, le Comunità montane, i parchi naturali, le associazioni affinché sì mobilitino a far sì che
le possibilità di offerta sul
territorio migliorino.
Tra le varie attività svolte
in un’ottica di collaborazione
con gli altri enti, per esempio,
vai la pena di ricordare il
corso per accompagnatori
naturalistici voluto dalle Comunità montane e dai tre parchi naturali del Pinerolese
con il coordinamento dell’
Apt, che ha dato un strumento
in più al nostro turismo oltre
a delineare una figura professionale nuova per il territorio, quella della guida naturalistica. Il nostro non deve
essere un turismo di massa
ma di qualità ed è importante
avere un personale qualificato senza contare che il turismo verde può essere uno dei
settori di punta della zona».
Quello che sembra quindi
emergere è che se da una parte c’è una spinta alla collaborazione e alla creazione di
strumenti nuovi, dall’altra c’è
da fare i conti con una certa
carenza di cultura del turismo
che spinga a investire in questo settore che può essere
tutt’altro che marginale nella
nostra economia.
Fra le forme di associazioni mutualistiche più avanzate si possono considerare, in vai Germanasca, il Gran consortile di Riclaretto e quelli di Fuetto e di
Frali, una «società di mutuo soccorso
del bestiame», una «cooperativa contro
gli incendi», ecc.
I «consortili», che corrispondono agli
odierni consorzi, si riferiscono a un tipo
di proprietà collettiva concernente zone
boschive e zone pascolative nella parte
più elevata delle valli.
Riguardano una proprietà in comune
fra i capifamiglia di tutta una regione, o
di una parte di essa, con quote o diritti
di comproprietà che si trasmettono per
eredità o anche con contratto di compravendita. Ogni consorziato gode dei vantaggi comuni in proporzione dei suoi diritti, varianti da famiglia a famiglia: si
può ritenere che i consortili vari risalgano alla comunità, sia agli individui, terre di loro pertinenza, per il loro sfruttamento, tanto individuale che collettivo,
ricavandone essi un censo rappresentato
IL FILO DEI GIORNI
CONSORTILI
DELLE VALLI
TEOFILO G. PONS
o da prodotti naturali (formaggio, ricotta, cereali, vino) o da un canone annuo
in buona moneta.
I consortili sono tenuti ad effettuare
una assemblea generale dei comproprietari almeno una volta l’anno, per l’elezione dei membri della Commissione
esecutiva del consortile.
II «Gran Consortile di Riclaretto»
Counsor dà hòc di’Alo, è composto da
158 consortisti e si estende sopra una superficie di 395 ettari di terreno boschivo
In Questo
Numero
(faggi e larici in prevalenza) fra i 1.000 e
i 1.700 metri. Ogni uno o due anni viene
venduto un lotto di piante, il cui ricavato
è ripartito, in proporzione dei diritti o
quote di ognuno di essi. Una commissione amministra il consorzio, ma la vendita
dei lotti dev’essere decisa dall’assemblea. Oltre alla zona boschiva il consortile ha pure una estensione di terreno pascolativo, sul quale i consortisti hanno il
diritto di far pascolare, per ogni «denaro
allibrato», una mucca o tre capre.
Oltre a questo, che è il più antico e
esteso della valle, si sono costituiti due
altri consortili, uno a Faetto e uno a Frali, comprendenti una parte degli alpeggi
dei due valloni. Come il precedente, entrambi amministrano le riserve boschive
e pascolative dei due vecchi comuni,
passati dalle Abbazie e dai Monasteri
della pianura, che se n’erano fatti o dichiarati proprietari dopo il 1000, alle
Comunità della vai Germanasca.
(da Vita montanara e folklore
nelle valli valdesi, ed. Claudiana)
Estate
Ancora poche settimane
e le scuole chiuderanno i
baìtenti. Per trovare un
modo intelligènte e al tempo stesso ereativo di trascorrere le vacanze i ragazzi si rivolgeranno alle
iniziative messe in cantiere
dai Comuni o da altri enti.
Pagina II
Carcere e Aids
Quanti sono i detenuti
affetti da Aids o comunque
sieropositivi? Come è vissuta la condizione carceraria da questa categoria di
persone? A queste domande, nel tentativo di trovare
delle risposte positive a
una serie di drammi umani, ha cercato di rispondere
un convegno specialistico
di operatori del settore,
che si è recentemente svolto a Torre Pellice.
Pagina II
Crisi alla Buroni?
Una crisi del mercato
del settore rischia di provocare degli esuberi presso
la Buroni Opessi di Pinerolo. Richiesto dal sinda
cato un incontro urgente
con la controparte.
Pagina II
Scuola e cavalli
Fa parte dell’attività
sportiva che si svolge nelle
scuole elementari anche
l’avviamento alla conoscenza del cavallo. L’espe
rienza del circolo didattico
di Perosa.
Pagina Ili
Giustizia
li giudice Caponnetto a
Pinerolo; dalla scuola può
partire un’opera di riedu
cazione del paese: a collo
quio con il celebre giudice
che dedica molto tempo
agli incontri con gli stu
denti.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle ¥ìlli "Iàldìsi
VENERDÌ 20 MAGrin ,1 nìo
iir^SL:
Il forte di Fenestrelle
FENESTRELLE: TRE LISTE PER IL COMUNE — Saranno tre le liste in competizione alle elezioni comunali del
12/giugno a Fenestrelle, unico Comune della zona in cui si
rinnova l’amministrazione locale. Accanto a due liste emanazione del paese, ci sarà una terza lista, i Verdi verdi. La
lista Rinnovamento (simbolo il paese con il forte e la chiesa), candida a sindaco Elvio Perrot, seguito da Giorgio
Bourlot, Claretta Spadaccini, Elio Chiriotti, Silvana Ferrier,
Sandra Garbuio, Andrea Glauco, Giovanni Leone, Bruno
Roman, Maggiorino Samuel. La lista Prospettive (simbolo
la vecchia ridotta del paese), candida a sindaco Oscar Raviol, a cui si aggiungono Paolo Clapier, Roberto Blanc, Silvana Bourcet, Maria Teresa Brero, Anna Brun, Bruno Colombo, Enzo Nogaro, Riccardo Orcellet, Enrico Ronchail.
La lista Verdi verdi (orso che ride), candida a sindaco Alessandro Lupi e come consiglieri Massimo Ferrerò, Maurizio
Lupi, Gianni Barbero, Salvatore Gangi, Cinzia Lupi, Lorella Bresso, Massimiliano Sacco, Luca Perosino, Mauro Goria, Paola Ferrerò, Anacleta Salvetti, Luigi Pasquale.
TORNEO DI BALESTRA A PRAROSTINO — Prarostino,
terra di balestrieri, ospiterà il 28 e il 29 maggio il decimo
torneo italiano di tiro con la balestra antica all’italiana che
vedrà impegnati i gruppi di Assisi, Gualdo Tadino, Terra
del Sole Pisa, Ventimiglia e Prarostino. Alle 17 del 28, a
San Secondo, ci sarà una sfilata dei costumi, esercizi degli
sbandieratoli e dei musici delle sei compagnie e una prova
di tiro; nella sala del municipio verrà allestita una mostra
sull’attività artigianale dei balestrieri. Domenica, a Pinerolo, alle 8,45 in piazza d’Armi, inizio tiri di prova dei balestrieri; alle 10 esibizione dei musici e degli sbandieratori;
alle 15 partenza della sfilata storica, con trecento persone in
costume d’epoca, dalla caserma Fenulli lungo le vie cittadine; alle 16 inizio del torneo a squadre con esibizione degli
sbandieratori ed alle 17 inizio del torneo individuale.
PIU CARI GLI AFFITTI PER LE CASE lACP — Il Consi
glio regionale ha approvato la scorsa settimana, a maggioranza, un disegno di legge che prevede un aumento dei canoni di affitto nelle case lacp (Istituto autonomo case popolari) del Piemonte per permettere agli istituti la copertura
dei maggiori costi derivati dall’obbligo del pagamento
delfici sugli appartamenti del proprio patrimonio immobiliare. L’incremento medio oscillerà tra il 20 e il 40%, a seconda degli immobili e delle risorse dei singoli istituti autonomi. Gli lacp hanno acquisito recentemente la nuova denominazione di Aziende territoriali per la casa.
PALESTINA, VERSO QUALE PACE? — L’amministrazione comunale di Pinerolo, in collaborazione con Salaam ragazzi dell’olivo, propone una settimana di iniziative sulla
Palestina. Sabato 21 maggio, alle 17, all’Expo Fenulli,
verrà inaugurata una mostra che resterà aperta fino al 28
maggio: seguiranno altri appuntamenti alla Fenulli: lunedì
23, alle 21, Andrea Priotto proporrà «immagini di vita quotidiana nei villaggi e nei campi profughi»; martedì, ore 21,
incontro col giornalista Ennio Polito su «Gli accordi di pace: speranze e difficoltà»; mercoledì, ore 21, proiezione del
film di Michel Khleifi «Nozze in Galilea»; giovedì 26, alle
20, al palasport, amichevoli di pallavolo Pavic-Antares e
Aceto Ponti-Olympus; venerdì, alle 21, concerto rock di
gruppi pinerolesi all’auditorium di corso Piave. Gli introiti
di queste due ultime iniziative verranno utilizzati per l’affidamento di un bambino palestinese.
LAVORI STRADALI A ANGROGNA — Il Consiglio comunale svoltosi la scorsa settimana ha deliberato la contrazione di un mutuo di 50 milioni per opere stradali; si interverrà per asfaltare parte della strada dei Pons senza per altro
raggiungere, in questo primo lotto, la borgata. Ad alcune interrojgazioni inerenti la strada dei Marchetti, presentate dal
consigliere Giampiero Saccaggi, è stata data risposta scritta;
su questa strada, classificata circa 20 anni fa vicinale e ora
anche danneggiata da una frana, verranno effettuati alcuni
interventi di ripristino, a condizione che tutti proprietari siano d’accordo e si impegnino a pagare le relative spese. Il
Consiglio ha poi approvato il regolamento per il cimitero di
Pradeltomo (l’unico comunale di Angrogna) e revocato la
delega alla Comunità montana per la stipulazione di mutui
sulla metanizzazione, ciò allo scopo di poter procedere direttamente come Comune.
INFORMAGIOVANI VAL PELLICE
Via Roma 45 - Luserna S. Giovanni - 0121 -900245
spazio adolescenti
per confrontarsi sui temi dell’identità, la sessualità,
la vita affettiva, irapporti sociali, ecc.
Le molte iniziative per il periodo in cui i più giovani non sono a scuola
Estate ragazzi, soggiorni estivi e altre idee
per trascorrere le vacanze creativamente
CARMELINA MAURIZIO
Tra meno di venti giorni
le scuole chiuderanno i
battenti per riaprirli dopo oltre tre mesi; proprio per offrire ai ragazzi e ai bambini
un’opportunità di trascorrere
bene parte di questo lungo arco di tempo e per dare alle
famiglie un aiuto nel gestire
l’abbondante tempo libero
dei loro figli molti Comuni,
piccoli e grandi, si stanno attivando in questi giorni per
organizzare le varie iniziative. Passiamo in rassegna alcune delle proposte che sin
qui abbiamo raccolto tra la
vai Pellice, la vai Chisone e il
Pinerolese.
A Pinerolo il Comune ha
previsto per quest’anno due
turni di soggiorni estivi: il
primo inizierà il 27 giugno
per terminare il 15 luglio,
mentre il secondo andrà dal
18 luglio al 5 agosto. I posti
previsti sono circa 200 nel
complesso (con dieci educatori), destinati a bambini e ragazzi delle scuole dell’obbligo; il costo per le famiglie
sarà di 80.000 fisse più i buoni mensa. Come negli anni
passati la sede operativa sarà
la scuola elementare Giovanni XXIII: sono poi previste
numerose uscite e gite. Le
iscrizioni sono iniziate questa
settimana presso gli uffici comunali; il programma dettagliato verrà fornito non appena sarà terminata la gara di
appalto per la gestione dell’iniziativa, aperta a cooperative del settore.
A Perosa Argentina è invece possibile usufruire dell’ormai ventennale esperienza
della parrocchia cattolica di
San Genesio che anche quest’anno organizza l’«Estate
ciac» a partire dal 19 giugno
fino al 22 luglio, con il contributo del Comune. Le iscrizioni si apriranno sabato 21
maggio e sono previste
10.000 lire di spesa per ragazzo oltre al costo della
mensa per chi ne usufruirà. II
tema guida dell’Estate ciac
edizione ’94 è la Torre di Babele, intorno al quale i vari
monitori organizzeranno incontri, giochi, teatro. Durante
Richiesto un incontro urgente fra le parti
Crisi e esuberi
anche alla Buroni
Anche alla Buroni Opessi
di Pinerolo la situazione occupazionale e forse della stessa azienda sta evolvendo in
modo negativo. L’azienda,
una delle più vecchie del settore (pesi e bilance) ha da
tempo denunciato degli esuberi di fronte a una situazione
di crisi del mercato: nel periodo ’92-93 sono state utilizzate 45 settimane di cassa integrazione e da circa un anno
l’azienda ha dichiarato l’esubero di 17 persone. Un accordo siglato a settembre dai
rappresentanti sindacali e dalla proprietà prevedeva la mobilità di sette persone, utilizzando la possibilità di collo
(associazione piccole e medie
industrie) quattro giorni prima
della data fissata per rincontro, chiedeva per conto della
ditta T annullamento del medesimo: «È in fase di attivazione una commissione aziendale congiunta per la redazione e la realizzazione del contratto di solidarietà, pertanto
si ritiene che le problematiche
industriali possano essere positivamente risolte in sede sindacale territoriale, senza dover approfittare della Vostra
preziosa consulenza», diceva
fra l’altro l’Api.
Una decisione che ha lasciato sconcertati i sindacati
di Pinerolo. «Abbiamo fatto
Ogni martedì dalle ore 17 alle 19
Lo stabilimento della Buroni Opessi
cazione a riposo e nel contempo si prefigurava un ricorso al part-time e anche del
contratto di solidarietà; raccordo si chiudeva con l’impegno a procedere ad incontri
almeno bimestrali tra le parti.
Le previsioni di recupero di
mercato dell’azienda non sono mai state rosee tant’è che,
pur in presenza di ipotesi di
miglioramento della situazione globale, non si pensava comunque ad un recupero totale
della produttività.
Ma ci sono novità per i circa 70 dipendenti della Buroni
Opessi: la situazione non pareva sbloccarsi e, sollecitato
dal sindacato, il ministero del
Lavoro con un telegramma
convocava per il 2 maggio un
incontro fra le parti. L’Api
più di un incontro a livello locale - dice Enrico Tron, della
Firn CisI - ma abbiamo l’impressione di avere davanti
persone poco rappresentative
della azienda che non sanno
entrare nei meccanismi del
mercato. Il mio timore personale è che non ci sia un progetto per il futuro e che magari si stia pensando alla vendita
di tutto a un’altra azienda del
settore, magari la Cooperativa
bilanciai di Modena. Le tecnologie utilizzate a Pinerolo
sono comunque vecchie e
creano difficoltà ad affrontare
la concorrenza».
Dalla Firn parte dunque
un’ennesima richiesta di incontro, «ma - conclude Tron
- in tempi estremamente rapidi».
questo periodo bambini e ragazzi saranno anche seguiti
per i compiti estivi.
Passiamo alla vai Pellice,
dove a Luserna San Giovanni
comincerà a metà giugno
r«Estate ragazzi 1994», aperta a circa 80 bambini e ragazzi delle scuole dell’obbligo al
costo di lire 15.000 per un periodo di circa cinque settimane. Ampio spazio sarà dato alle attività ludico-sportive
e gli educatori saranno reclutati tramite la Comunità montana. Sempre a Luserna San
Giovanni numerose sono le
proposte di «Spazio giovani»,
rivolte a bambini a partire dai
nove anni e a ragazzi e adulti.
Oltre allo scambio bilaterale
con la Spagna rivolto ai ragazzi dai 16 ai 19 anni le varie iniziative riguardano l’ambiente e in particolare il rapporto con la montagna e con
il fiume, con corsi di alpinismo, trekking e un laboratorio ambientale. A questo si
aggiungono i due soggiorni
marini in provincia di Grosseto rivolti a bambini e ragazzi dai 9 ai 15 anni. Tutte le
«EBW!
Ü
ja vit&
cerca de
.Jitril
(«lepiùinf“'
caíto i
Gio
informazioni relative a cn«
programmi e scadenze mi
iscrizioni possono esse» s
chieste direttamente a Inf,;
magiovani di Luserna !;
Giovanni (tei. 900245) ^
Infine Torre Pellice a„. _
quest anno organizza l’«Es! So Borse
te ragazzi» dal 20 giugno^Jce Ant.
22 luglio per bambini eri. fraimpeg'
gazzidai6ail2anni.Utt/^a.apai
vità dell edizione ’94 èf tóproblem
estensione dell’iniziativa ji «rcaiedii
ragazzini delle medie, che so-incontrare k
no Sicuramente la fascia di ;«,laK i gi°
età che più di altre va tutelata i j è intratter
e aiutata nell’organizzazione'tei scorso,
del tempo libero: ampio spa. *1 Liceo s(
ZIO sarà dato allo sport con rolo; la se
proposte che comprendono
tra le altre l’avviamento al
rugby e al softball, senza comunque escludere il gioco, le
uscite e il cinema. Il costo
sarà di lire 150.000 per chi
usufruirà delle cinque settimane previste e di lire
100.000 per un periodo inferiore alle tre settimane di partecipazione. Anche quest’anno l’intera iniziativa sarà gestita dalla cooperativa la
«Tarta volante».
in co
duo era in i
Vercelli: lo
jtio con ale
Scientifico.
imprima,
lire la scu
niiucativo
[indo quei
it almeno .
farsi. Ho r,
ragam e dt
III grosso
Convegno di operatori a Torre Pellice
Carcere e Aids
quali strategie?
FERNANDO lACHINI
A Torre Pellice, il 7-8
maggio, si è riunito per
un seminario di studio sul tema «Carcere e Hiv» un centinaio di operatori che svolgono la loro attività come volontari o come impiegati, sia
dentro il carcere sia nelle più
diverse strutture create per
detenuti sieropositivi e per
coloro che sono in Aids conclamato. Operatori del Nord
e del Centro: purtroppo dalle
regioni meridionali era presente solo una rappresentanza
campana.
Dalle relazioni e dagli interventi è emerso un quadro
per molti versi allarmante: il
carcere è in posizione strategica, in quanto gestisce una
popolazione di malati di Aids
maggiore di quella contattata
all’esterno; può essere quindi
un’occasione da sfruttare per
l’informazione. È stato ribadito che per legge nessuno
può essere sottoposto, senza
il proprio consenso, ad analisi tendenti ad accertare l’infezione da Hiv se non per
motivi di necessità clinica.
La comunicazione di risultati
di accertamenti diagnostici,
diretti o indiretti, per infezione da Hiv, può essere data
e.sclusivamente alla persona a
cui tali dati si riferiscono.
Inoltre il trattamento dei
detenuti deve essere uguale a
quello degli altri cittadini,
senza alcuna discriminazione; vi è l’obbligo legale del
trattamento per il reinserimento dei tossicodipendenti;
una volta accertata la malattia c’è l’obbligo della scarcerazione immediata, sia per i
definitivi sia per chi sia in
custodia cautelare. I dimessi
dal carcere devono essere
ospitati in strutture pubbliche
adatte oppure inviati agli arresti domiciliari che vengono
revocati nel caso che una persona commetta un reato, per
il quale dovrà quindi di nuo
vo essere giudicato. Se sarà
scarcerato, il caso verrà riesaminato; ai recidivi possono
essere comminate pene alternative, diverse dagli attcsti
domiciliari.
Nonostante le disposizioni
di legge, di fatto a un detenuto su due si fa il test per laricerca degli anticorpi antiHiv,
senza chiederglielo, mentre
delle molte persone che entrano in prigione, solo unandotta minoranza, una volta
dentro, può continuare la terapia metadonica. Fra i tossicodipendenti e detenuti con
infezione da Hiv esiste anche
il rischio di epidemia di tH'
bercolosi: la sua diffusione,
in ambienti chiusi, è molto
forte anche perché è favonta
da fattori come lo stress e
l’immunodepressione.
Secondo stime attendibi'
quasi il 50% dei carcerati o
tossicomane, quindi le pt,','
gioni sono il luogo con lap'“
alta concentrazione di qties
soggetti. Dovrebbero esser
anche il luogo dove più eU
ciente sia la presenza ter
peutica dello stato, ma non
così: tuttavia, nel panorain
delle «repubbliche penite^^
ziarie» si possono
anche progetti e interventi ^
segno contrario, che di fin
alle molteplici urgenze e g
vi necessità del mondo car^,
rario rappresentano la clas
ca goccia rispetto al mare
io. Per un g:
iella lotta (
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da patte di
Francesca: «■
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die si è prò,
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in quanto si
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l'Italia».
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Lunedì e venerdì
ore 14' 17
01
9
maggio 1994
PAG. Ill
I
,||giudice Caponnetto a confronto con gli studenti del Liceo scientifico di Pinerolo
l'emergenza giustizia è cronica^ ma dalla
scuola può partire il rinnovamento del paese
a costi,
izeperi,
essere ri.
e a Info,.;
--Sa.
lee aneli,
al’«Està,
giugno al
bini e rani. La no.
’94 è r
ziativa ai
6, che SOfascia di
■'u tutelata
lizzazione
^pio spa.
sport co.
prendono
mento al
senza cogioco, 1.
■ Il costo
0 per citi
que setti
di lire
lodo infene di parquest’anì sarà gerativa la
BOST^
f Tua vita dedicata alla riI arca della giustizia, nelK stanale "ei e Proinfuocai^ ac
JJa Giovanni Falcone e
^Borsellino: questo e il
^ Antonino Caponnetto,
:e
. Se sarà
irràriesapossooo
ene alterili arresti
posizioni
n detennperiatii antiHiv,
I, mentre
; che etilo una rima volta
are la lera i tossimuti con
ste anche
lia di triffusione,
è molto
; favorita
stress e
e. ,,
tendibih
ircerati e
li le pri:on la piti
di questi
ro essere
più effi'
iza tera
nraimpegnato quotidiana
¿te a parlare con la gente
tóproblemi della giustizia, a
Lare di ridare speranza, a
Jotrare le persone, inpartiffllaie i giovani. Caponnetto
» è intrattenuto a lungo, marJi scorso, con gli studenti
jd Liceo scientifico di Pine,,olo;la sera prima aveva
jrtcipato a un affollato in|¡¡itro in corso Piave, al matIjiioera in un’altra scuola, a
¡Vercelli: lo incontriamo proIprii) con alcune ragazze dello
'scientìfico. «Credo alla fun•joK primaria che deve svolare la scuola nel processo
neàcativo del paese, riceranè quei valori che in parti almeno sembrano scommisi Ho molta fiducia nei
rigasi e da loro mi aspetto
ingrosso impegno nell’
i^ontare la società» ha detto, Per un giudice impegnato
iella lotta contro la mafia,
ma domanda quasi scontata
da parte di una studentessa,
Francesca: «Che fare?».
tkòtuUo cercare di capili il fenomeno ovunque;
metterla di pensare che la
nafta riguardi solo una parte
del paese. E come un cancro
die si è propagato in tutto il
mio; anche qui in Piemonte la mafia catanese aveva
conpsioto mo/rf gangli vitali iell'economia: diffondete,
in quanto studenti, la conoscentaélfenomeno mafioso, organizzate circoli, modì incontro e di contatto m studenti di altre parti
iitalia»,
-Stiamo vivendo quello
molti definiscono il
passaggio alla seconda RepWica; ce n’era veramente
ma non
arrorainä
penitelirilevar^
irventi di
di fronti
ze e grädo care«'
la classi'
mare.
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rdì
ffersonalmente avvertivo
tgno di andare avanti
costruzione della prima
. bblica, di applicazione
fta delie più belle Costituiti emanate nel mondo;
*’'°rrei che questo gran
i^re di seconda Repubbli. tu presagio di un pesante
irvenio di ingegneria coSpero che la Cortone non venga toccata
t.fl’eho dei diritti dell'inuo; non vedrei male la
di' comitati in difesa
. Costituzione, come ha
^Pudre Dossettì, per rirc la necessità, .se .si voj^ upporiare delle modi' or arrivare ad una as
**iite ef apposita
^el nuovo Parlamento
tono più alcuni persole molto hanno conta,^anni scorsi; se questo
di'. . lo si deve anche
L ione dei giudici che
Tangentopoli:
hjJ^to anche di dare una
legittimità al nuovo
proponendo dei ma
DIO
^GELICA
91.200
e
9B 500
81/91.507
gistrati al ruolo di ministro.
Qual è la sua posizione?
«Sono contrario ai magistrati in politica: il magistrato non ha niente a che fare
con l’esecutivo; se un magistrato decide di passare alla
politica candidandosi alle
elezioni lo può fare ma allora
deve abbandonare la magistratura e non lasciarsela come angolino di riserva nel
caso in cui dopo cinque anni
non venga rieletto. È impossibile, dopo essere stato uomo
di parte, ridiventare sopra le
parti come il ruolo di magistrato richiede».
- Da tempo i politici attaccano i giudici...
«E storia vecchia! Già 13
anni fa Craxi batteva i pugni
in Parlamento contro l’arresto di componenti socialisti
della giunta della Regione Liguria parlando di prigionieri
politici: si capisce ora il vero
motivo di questa tensione dei
politici verso i magistrati e
dei progetti di limitarne l’autonomia. E un’aspirazione
che certi politici hanno ancora nel cuore...».
- La messa in onda dei processi, in particolare del processo Cusani, ha fatto parlare
di giustizia spettacolo: non
c’è il rischio di un condizionamento da parte proprio del
mezzo?
Il giudice Antonino Caponnetto
«Forse sono troppo anziano e superato, ma io ho una
concezione diversa della giustizia: credo che l’ingresso
delle telecamere nei processi
li possa ridurre a “telenovelas ’’; chi segue i processi finisce per farlo né più né meno che come fosse davanti a
un teleromanzo. Non credo si
possano ricavare insegnamenti su come funziona la
giustizia; in più la presenza
delle telecamere rischia veramente di influire su certi modi di essere, di comportarsi e
di atteggiarsi, anche inconsapevolmente, per tutte le parti
in causa: questo non va certo
a beneficio della giustizia».
- Un altro tema su cui molto si discute è il ruolo dei
collaboratori di giustizia; si
iniziò al tempo dei processi
per terrorismo e si è passati
alla mafia...
«Il ruolo del collaboratore
è essenziale nei confronti di
fenomeni che si manifestano
come segreti e chiusi. Senza
Buscetta e Contorno non
avremmo mai potuto arrivare
a livelli così elevati nella lotta alla mafia; la conoscenza
delle collusioni con esponenti
politici, e purtroppo anche
con magistrati, è stata possibile grazie a una legge che è
stata approvata sulla scia
dell’emozione per la morte di
Falcone e Borsellino».
- Esiste comunque una
«emergenza giustizia» nel nostro paese?
«L’emergenza giustizia è
cronica e si può sintetizzare
in quello 0,87% infamante
dello stanziamento per la
giustizia che è inferiore a
quanto utilizzato in qualsiasi
altro paese. In televisione si
vedono le grandi aule dei
processi più noti che possono
contare sulle corsie privilegiate, ma la giustizia civile
è al collasso; mancano aule,
apparecchi, certi magistrati
devono acquistare da sé i
computer o la cancelleria. La
giustizia ha bisogno di mezzi
che non a caso sono stati negati fino ad oggi».
L'equitazione proposta in una scuoia elementare di Rinasca
A cavallo con tutta la classe
MILENA MARTINAT
LO sport fa ormai parte anche della scuola elementare: i bambini hanno la possibilità di fare corsi di sci,
nuoto, fare allenamenti di
atletica; lo scorso anno nel
circolo didattico di Perosa è
stato attuato in via sperimentale anche un corso di equitazione in parte finanziato dalla
Comunità montana a cui hanno partecipato i bambini della
pluriclasse della scuola dei
Rivolta di Pinasca. L’esperienza è stata positiva così
quest’anno si è ripetuta allargandola a più classi. «L’Associazione nazionale turismo
equestre ha dato al Provveditorato la sua disponibilità per
corsi ai bambini - spiega Piena Gardiol, insegnante elementare - così si può svolgere
quest’attività nell’orario scolastico. Vi partecipano due
classi seconde della scuola di
Perrero, una prima e una seconda di Pomaretto e la pluriclasse dei Rivolta. Il corso è
iniziato ad aprile e comprende
cinque lezioni: quasi tutti i
bambini vi partecipano; si recano a piedi accompagnati
dall’insegnante al maneggio
“Il cavallo a dondolo” dei
Maurlni di Pinasca. I bambini
vanno una mezz’ ora effettiva
a cavallo e il resto del tempo
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata anno
U\ PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
La corale di Bobbio Pellice in Germania
Sulle orme dei valdesi
esiliati nel 700
ANDREA MELLI
Durante il ponte festivo
del 25 aprile la corale di
Bobbio e Villar Pellice ha
compito una positiva visita
alla comunità di Waldensberg, una frazione del Comune di Wächtersbach, a circa 60 km da Prancoforte. Il
villaggio, abitato da circa 400
persone, fu fondato (com’è
facile intuire dal nome) durante l’esilio dei valdesi dalla
vai Pragelato nel ’700; tracce
di quella presenza si riscontrano anche nei nomi
delle strade (Arnaudstrasse,
Bonnetstrasse).
L’incontro non rappresentava una novità assoluta poiché
già alla fine degli anni ’80 la
corale era già stata in quel
paese e poco più di un anno fa
i tedeschi avevano visitato ufficialmente la valle, sancendo
la nascita del gemellaggio fra
le comunità di Waldensberg e
Bobbio Pellice. La parte più
ufficiale dell’incontro si è
svolta sabato 23 quando, durante un concerto della corale
e del coro della chiesa tedesca, sono stati pronunciati i
messaggi ufficiali dei due pastori, Rutigliano e Haag, di altre autorità ecclesiastiche regionali, oltre a quello degli
amministratori pubblici fra
cui il sindaco Charbonnier.
La comunità di Bobbio ha
poi offerto agli ospiti una copia in scala del monumento di
Sibaud costruita in ferro battuto dall’aitigiano locale Davide Michelin. Nella mattinata di domenica si è svolto il
culto presieduto dai due pastori e successivamente è stato letto il testo dell’accordo di
gemellaggio. Nel pomeriggio
è stato visionato il mezzo antincendio che è stato donato
dai tedeschi e che da luglio
sarà in dotazione alla squadra
dei volontari di Bobbio.
Si è trattato dunque di due
giornate estremamente ricche
per quanto riguarda lo scambio, la fraternità, l’accoglienza ricevuta; unica nota negativa l’incidente stradale che
ha visti coinvolti due membri
della corale, uno dei quali ha
dovuto essere ricoverato in
ospedale da dove potrà rientrare in Italia non prima di un
I mese.
lo occupano imparando a sellare e dissellare, a portare il
cavallo a mano. Dopo un po’
di tensione all’inizio, per imparare a coordinare i movimenti, i bambini sono contenti e, alla fine del corso, sono
già in grado di fare piccole
passeggiate».
Pinerolo: scatta il «Primavera festival;
Conoscere l'arpa
L’arpa è uno degli stramenti più antichi e affascinanti,
che in Europa ha caratterizzato in particolare la cultura
musicale dei popoli celtici,
presso i quali ha conosciuto
una diffusione straordinaria
con lo sviluppo di modelli e
tecniche esecutive differenti;
riscoperta come strumento
popolare negli anni ’70 sulla
scorta del successo di Alan
Stivell, l’arpa si afferma non
Nelle
Chiese Valdesi
TORRE PELLICE — Domenica 22 maggio, nel tempio del centro, il culto vedrà la partecipazione di tutte le
chiese evangeliche di Torre Pellice: sarà un culto con Santa Cena e la giornata avrà come tema «Io sono la via, la
verità e la vita».
• Domenica 29 si svolgerà un’assemblea il cui il Concistoro presenterà la sua relazione annua e si procederà
all’elezione di alcuni anziani.
PINEROLO — Il 20 maggio, alle 20,30, nei locali della
chiesa valdese in via dei Mille, si riunirà il gruppo Capernaum.
rORÀ — Sabato 4 giugno, alle 15,30, presso la salena
del presbiterio avrà luogo l’ultimo degli incontri teologici
«Giovanni Miegge»; si rifletterà sul IXX capitolo del terzo
libro dell’istituzione cristiana di Giovanni Calvino; la riunione terminerà con una cena comune.
TORRE PELLICE — L’assemblea del 1° circuito è
convocata per le 21 di venerdì 27 maggio presso la Casa
unionista di via Beckwith.
solo come strumento solista,
ma arricchisce con le sonorità
«liquide» le possibilità di numerosi gruppi che si muovono tra «New Age» e «World
music».
A Pinerolo, le sere del 20 e
21 maggio, presso l’auditorium del Liceo scientifico,
in via dei Rochis, si svolgerà
il «Primavera festival», un’
iniziativa dell'assessorato alla
Cultura del Comune, in collaborazione con la Cantarana e
Music On. Due serate all’insegna della musica popolare
con la partecipazione di quattro gruppi (due per sera) assai
noti: si inizierà con Kristen
Nogues, una delle maggiori
spécialiste dell’arpa bretone,
capace di suscitare grandi
emozioni grazie alla sua forza
evocativa, e The poozies, un
gruppo che abbina arpe scozzesi, fisarmoniche, chitarra e
voci dalla trascinante vena
blues.
Sabato invece sarà la volta
di un trio di musicisti americani «Harp spirit San Prancisco» che proporrà un viaggio musicale tra più continenti, in cui si riflettono d’altra
parte le diverse espressioni
culturali della comunità che
risiede nella «Bay area» di
San Prancisco.
Un altro trio concluderà il
festival, il «Vincenzo Zitello
trio». Gli spettacoli (ingresso
lire 15.000) inizieranno alle
21,15.
10
PAG. IV
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
In questo periodo i rovi
iniziano a germogliare. Una cara amica originaria di San Germano, Olga
Avondet, mi ha dato la ricetta di una meravigliosa
zuppa di «punte di runsa».
Devo confessare che ne sono entusiasta, dato che nella
mia cultura emiliana il rovo
era solo un arbusto utile per
i fmtti, 0 per le foglie associate a quelle di lampone
per una tisana particolarmente aromatica. Dato che
il rovo è diffuso in tutta Italia consiglio di dedicare un
pomeriggio di festa e, con i
bambini, andare a raccogliere alcune manciate di
punte di rovo e di foglie di
primule. In questo modo
anche i piccoli si abitueranno a riconoscere i buoni doni che il Signore ha profuso
ovunque per il nostro benessere. Con 1-2 manciate
di germogli di rovo e una
decina di foglie di primula
potrete fare la base di un’ottima zuppa, e con il resto le
potrete seccare per una tisana ottima nei casi di rauce
dine o mal di gola. Quest’
ultimo uso mi è stato segnalato da Marina Zoppi di Angrogna.
Zuppa di «runsa»
1-2 pugni di germogli di
rovo, 4-5 patate a grossi
pezzi, 10-15 foglie di primule, 1 cipolla tagliata in 4
parti, aglio, 1 manciata di
prezzemolo, una manciata
di Buonenrico (spinaci selvatici) e per finire una manciata di germogli di ortica.
Fate cuocere il tutto in 1,5
litri d’acqua; mentre la vostra zuppa cuoce, mettete
nel forno alcune fette di pane vecchio: quando sono
ben tostate mettetele in una
zuppiera, irroratele con un
filo d’olio d’oliva extravergine. Quando la zuppa è
cotta frullatela per bene e
versatela, dopo averla aggiustata di sale, dentro la
zuppiera in cui avete messo
il pane e l’olio, e infine cospargete con un po’ di grana grattato. È talmente buona che vi consiglio di fame
doppia dose, nel caso molto
probabile che i vostri commensali vogliano fare il bis!
Come prevenire un male di stagione
I possibili rimedi
contro ^allergia
MARIO SOLIGO
LJ allergia è un’esagerata
reazione di difesa a sostanze presenti nell’ambiente
messa in atto dall’organismo
umano; alla fine tale reazione, che si scatena solo in alcuni individui predisposti, risulta dannosa per l’organismo
stesso. Asma, congiuntivite,
rinite (nota come febbre da
fieno), orticaria sono le manifestazioni classiche (malattie)
più note e frequenti della suddetta reazione a pollini, detersivi, polveri, alimenti particolari, sostanze dannose in genere, chiamate in questi casi
sostanze allergogene.
In questo periodo chiaramente sono più frequenti i fenomeni legati ai pollini, molto diffusi nell’aria, che respiriamo e che vengono a contatto con la nostra pelle. Nei
confronti della malattia allergica possiamo o difenderci o
curarci: la difesa più efficace,
ma che raramente si può applicare, è evitare il contatto
con sostanze allergizzanti;
per farlo è necessario conoscere quali sostanze sono responsabili dell’allergia eseguendo i vari test allergologici presso ambulatori specializzati.
Limitando il discorso ai
pollini è chiaro che data la
diffusione è praticamente impossibile evitare del tutto il
contatto. Conoscendo però il
tipo di sostanza che determina l’allergia e il periodo dell’anno in cui è più diffusa, legata a diversi periodi di fioritura delle piante, si può ridurre il tempo di contatto evitando, per esempio, di frequentare boschi e prati.
Altra possibilità di difesa,
molto più praticabile, è la
vaccinazione della «iposensibilizzante», che è chiamata
così perché raramente risolve
completamente il problema
ma riduce il fenomeno allergico attenuandone le fastidiose manifestazioni; deve essere praticata su prescrizione di
uno specialista, dopo l’esecuzione dei test allergologici e
in periodi ben definiti dell’anno; non si può fare quindi
quando è già in atto F allergia
ma deve essere programmata
per tempo.
Evitare completamente la
malattia allergica nei confronti dei pollini non è dunque possibile, rimane quindi
la cura dei sintomi nei periodi
in cui si manifestano: i farmaci più usati sono gli antistaminici, che bloccano gli effetti dannosi che la reazione allergica scatena nei confronti
dell’organismo umano stesso,
tipo lacrimazione, starnuti,
pruriti, rossore cutaneo, difficoltà di respiro; vengono poi
usati, secondo i casi, cortisonici antiasmatici.
VISUS
di Luca Regoli & C. s.n.c
OTTICA - via Arnaud 5
10066 TORRE PELLICE (TO)
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. $ n c
via Roma.42
^10062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
PALLAVOLO: PINEROLO TORNA IN SERIE A — Al
la fine è stata festa per la promozione del Pinerolo dal campionato femminile di B1 a quello di A2, un ritorno atteso eppure
assai sofferto.
Avendo gettato al vento negli ultimi due turni altrettante occasioni per chiudere il campionato, le ragazze pinerolesi hanno
dovuto far ricorso all’ultima occasione davanti al pubblico amico con la già retrocessa Cassano. Neppure questa partita è stata
facile: una sorta di blocco psicologico ha accompagnato le
biancoblù nelle ultime giornate quando la promozione sembrava acquisita e anche sabato è stata sofferenza. Partite vincendo
il primo set, le ragazze di Pastorino hanno subito la rimonta
delle ospiti, salvo poi vincere il terzo set; black-out improvviso
nel quarto set vinto alla grande dal Cassano ma alla fine il successo è arrivato al quinto set col tie-break vinto nettamente e
con esso la promozione in A2. Da segnalare anche il divertente
intermezzo di un pipistrello ospite del palazzetto che ha fatto
sospendere per diversi minuti rincontro. La rivale diretta Castellanza ha vinto col Rapallo per cui alla fine è risultata determinante la differenza set.
Nelle giornata di festa per le ragazze è andata invece male alle altre due formazioni pinerolesi. L’Antares in Cl, perdendo a
Cinisello per 3 a 0 ha dovuto dare addio ai sogni di promozione
in B2, dopo essere stata per quasi tutto il campionato al secondo posto in classifica.
Peggio ancora per il Pinerolo maschile che dopo aver a lungo
navigato a metà classifica nel torneo di B1, ha vanificato quanto di buono aveva messo insieme, nelle ultime giornate; anche
sabato l’Olympus è stato battuto nettamente per 3 a 0, questa
volta a Crema contro una squadra già retrocessa. Ora per gli
uomini di Vignetta si profilano i sempre rischiosi play-out per
non retrocedere.
TENNIS TAVOLO — Oltre 60 atleti hanno partecipato ai
campionati pinerolesi riservati alle categorie under 14, 18 e
amatori maschile e femminile. Buone le prestazioni dei giovani della Polisportiva Valpellice; in particolare si è distinto il
giovanissimo Ivan Bricco, del 1981, che essendo l’unico giocatore nella categoria under 14 si è cimentato anche nell’under
18, giungendo quarto e piazzandosi poi 12° fra gli amatori. Le
classifiche vedono dunque vincitrice Stefania Chiri fra le under 14 e Ivan Bricco nella omologa categoria maschile;
nell’under 18 successi di Elisa Mondon su Stefania Chiri e di
Genre su Dalmasso.
Fra gli amatori femminile successo di Griotti davanti a Caracciolo e fra i maschi successo di Belloni davanti a Peracchione. Nel doppio Belloni e Peracchione hanno battuto Battaglia e
Pallavicini. Domenica prossima l’appuntamento è per le categorie assoluti maschile e femminile.
ATLETICA LEGGERA — Si è svolta domenica scorsa a
Pinerolo la quinta gara di campionato Uisp, su strada. I migliori
piazzamenti per gli atleti del Gruppo sportivo Pomaretto hanno
visto, fra le pulcine, Valentina Richard 2“, Cinzia Baret 3”, Luana Breuza 5“, Elena Roberto 7“, Elisabeth Porporato 8^ fra i pulcini quarto posto per Andrea Alcalino e sesto per Gianni Paschetto. Fra le ragazze successo per Susy Pascal e sesto posto
per Ivana Roberto; fra i ragazzi 7° posto per Federico Paschetto;
fra gli allievi Manuel Griot è giunto 3°, Cristiano Micol 5° e Simone Bertalotto 8°. Infine nella categoria juniores Marco Gastaut è giunto secondo e Patrick Pons terzo. Nella classifica per
società il Pomaretto è risultato vincitore nella categoria Giovani.
PALLAVOLO AMATORIALE — Nel torneo under 16
«Memorial Ferrazza», per tre volte ha giocato il Riccio Bricherasio e per tre volte è stato sconfitto, col Barge per 3 a 0, col 3S
3 a 0 e con il Piossasco 3 a 1. In classifica il San Secondo è
sempre al comando davanti al 3S Lusema.
PALLAMANO — Bella prestazione dei ragazzi del 3S
Graphicart nel «concentramento» a tre squadre del campionato
cadetti svoltosi alla palestra Alpi Cozie di Lusema lo scorso fine settimana. I luseraesi hanno superato l’Exes Rivalta per 13 a
9 e il Frassati Torino per 13 a 10; con questa duplice vittoria, a
una giornata dal termine, il 3S si porta al secondo posto in classifica dietro il Città Giardino. In evidenza Comba, Boaglio,
Rosso e Mauro che hanno trascinato la squadra alla vittoria.
La squadra femminile ha partecipato alla seconda edizione
del torneo organizzato a Valdengo dal Comitato regionale del
Piemonte. Dopo la partita con il Valdhandball Biella, formazione assai quotata che si è aggiudicato la vittoria per 19 a 9, le ragazze di Massimo Goss hanno ottenuto un bel successo con
FEinaudi Torino; la combattutissima partita ha visto le valligiane sempre in vantaggio grazie anche alle belle prestazioni di
Tourn, Consaga e Bellion. Al termine del torneo Rosella Corveglio è stata premiata come migliore giocatrice.
La squadra maschile della 3S Graphicart
ÆUjeille
Assicurazk»ii
Arnaldo Prochet
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 - tei. 0121/91820
VENERDÌ 20 MAGGin j g(
18 maggio, mercoledì — RADIO BECKWITH: Prende il via
un programma dal titolo «L’etica
cristiana nella tradizione protestante»; conversazioni con il pastore Alberto Taccia. La trasmissione andrà in onda alle 9, con
replica il giovedì alle 14,45.
20 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nel centro sociale di San Lazzaro, il Gruppo
per l’Alternativa propone un incontro pubblico sul tema «Trasformiamo la città!»; introduce
Farch. Flavia Bianchi della Legambiente di Torino.
20 maggio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, presso
la sede della Comunità montana,
verranno presentati i dati di
un’indagine condotta sull’apicoltura in vai Pellice in collaborazione con l’Università di Torino.
20 maggio, venerdì — TORRE PELLICE: Il Grup d’assion
piemonteisa vai Pelis organizza,
con inizio alle 21, presso la sala
consiliare del municipio, un
incontro per ricordare Emile
Chanoux, martire della Resistenza valdostana ucciso dai nazifascisti il 18 maggio ’44. Interverranno Sergio Hertel; «Biografia
di un autonomista valdostano»,
Riccardo Sandrone: «Il pensiero
federalista di Emile Chanoux»,
Lucio Malan: «L’eredità politica
di Emile Chanoux».
21 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,45, presso la sala Albarin, il
Gruppo teatro Rorà presenta la
commedia brillante in tre atti di
Rossini «Madama rompa ciap».
21 maggio, sabato — SAN
SECONDO: Alle ore 21, nel
tempio, avrà luogo un concerto
della corale valdese.
21 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
ore 21, la corale valdese presenterà una serata di canti a favore
di Radio Beckwith.
21 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Presso il salone
Opera gioventù, alle ore 21, la
compagnia «Vecchio teatro»
presenta la commedia in tre atti
di Franco Roberto «Caccia allo
scapolo».
22 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 8,30 si svolgerà una giornata a favore della locale Casa
per anziani San Giuseppe con
giochi, pranzo, spettacolo musicale e concerto finale della Badia corale vai Chisone.
22 maggio, domenica — PINEROLO: Il gruppo Sae propone un incontro ecumenico presso
il Convento dei Cappuccini, con
inizio alle 15, sul tema: «Sette
settimane dopo Pasqua: la Pentecoste». Interverrà la professoressa Elena Bartolini, esperta
di ebraismo.
26 maggio, giovedì — PINEROLO: Presso Stranamore, in
via Bignone 89, alle 20,30, si
svolgerà il terzo incontro sull’
economia sul tema, introdotto da
Alves Marchi, «Il capitalismo
italiano è più protezionista o più
liberista?».
26 maggio, giovedì — PINEROLO: Alle 21, presso il Circolo sociale, è organizzato un concerto del Coro polifonico dell’
Istituto musicale Corelli, diretto
da Claudio Morbo, che proporrà
musiche di Mendelssohn-Bartholdy, Stravinskij, Brahms,
Monteverdi, Mozart.
27 maggio, venerdì — INVERSO RINASCA: Alle 21, nei
locali Pro Loco, si svolgerà un
concerto delle bande musicali di
Villar Perosa e Inverso Pinasca.
28 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle ore 21, nel
tempio valdese, il coro polifonico «A. Gabrieli» e l’orchestra
«Archicembalo» diretta da Marco Chiapperò, presenteranno un
concerto corale e strumentale a
favore del Collegio valdese.
USSL 42 I
CHISONE-GERMANAS(3
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiv,
Ospedale valdese, Pomare«:
tei. 811.
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 22 MAGGIO
Pinasca: Farmacia Bertorelh
- Via Nazionale 22 t!
800707 ’ '•
Ambuianze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43-VALPELLICE i
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 22 MAGGIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22 tei
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricheraslo tei
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERIVI lERISTK
dallo ote 8 alle 17. pressoi:'stretti.
SERVIZIO eliambulan;
telefono 118
Cinema
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -100®^
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamen
Reg, Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300 ______
Per la pubblicità su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.s
tei. 0121-32.36.38
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mare». Ingiorno fio
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cinema Trento propone, venerdì, ore 21, Toto le heros,
(versione francese, sottotitolato in italiano); sabato, ore
20 e 22,10, domenica, ore 20
e 22,10; lunedì, ore 21,15
Philadelphia.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma;
venerdì II giudice ragazzino;
sabato I mitici (colpo gobbo
a Milano), domenica, ore
14,15, 17,45, e 21,15, lunedìmartedì, mercoledì, giovedì
Schindier’s List; ingresso
giorni feriali ore 21,15.
muto, ora
paf,paf, 0
tìficio. Ti
te e c’è, g
lui ti sorr:
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speri sia sma che ci
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Delka, cl
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti variTel 0121-40181.
NIZZA affittasi appari’
mento settimanalmente. Te
011-4342833.
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zo, anche !
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PAG. 7 RIFORMA
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giovedì
ngresso
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La prinin volta che 1 ho
visto ho avuto un sus
5^,0 e ho pensato: «Acclini Siamo già arrivati al
r«lto della personalità!».
Ma subito dopo mi sono
Ivinto che doveva esserci ano sbaglio: lui non era
ora presidente del Conto e perciò quel maxi
Testo con la sua faccia
a lifting, lo stereotipo
sorriso e l’aggressiva dentatura doveva essere il resiiluo della campagna elettorale, messo lì da qualche
attacchino ritardatario.
Dopo un paio di giorni è
sparito: ho ricominciato a
respirare e mi sono dato
dello sciocco per avere fatto suonare in me tutti i
campanelli d’allarme. Poi
è ricomparso: in un altro
posto, dove vedevo sempre
la réclame di pomodori in
scatola; mi sono detto:
«Tieni i nervi saldi. È uno
scherzo degli attacchini,
perché le trattative per il
nuovo governo sono in alto
mare». Invece da qualche
giorno fiorisce ora su un
muro, ora su un altro; pif,
puf,paf, come fuochi d’artificio. Ti volti da una parteec’è, guardi dall’altra e
lui ti sorride, sempre con
quella dentatura che tu
speri sia solo una dentiera,
¡nache comunque anche
così deve mordere bene,
ìlldmamente si è piazzato
Ira una enorme Francesca
i,Che reclamizza un
(ma questo non
, e una Jessica Rizzo, anche lei abbondante, lì
per non so quale profumo,
a di notte si illumina! Lui
in mezzo: tutto vestito, ordinato, giacca, cravatta,
swiso. A sinistra la bandiera «Forza Italia», sotto
scritta: «Per contare di
pid in Europa»; ridicola
dopo il voto del Parlamen'0 di Strasburgo contro i
^stri fascisti (pardon, di
®canza nazionale). Forse
® sto abituando, ma devo
d'i'S che non mi fa più
*®pressione sgradevole
®l «Grande Fratello» onypresente, onnitutto. Può
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3Si:
locazione attuale che mi
pare la dica lunga su di lui:
fa parte cioè del mondo del
provvisorio, come la bellezza della Dellera o della
Rizzo; o del mondo dell’
immaginario, della fantasia
erotica dilatata, come nei
film di Fellini; insomma
delle cose non vere. «Contare di più in Europa!»: che
cosa vuole dire? Quali sogni vorrebbe spacciare alla
gente? Io so che il mio vicino sono due anni che è
disoccupato e i miei figli
non trovano lavoro.
«Contare di più...»: è
una menzogna che fa leva
sull’orgoglio nazionale, simile alla propaganda del
ventennio, quando si spacciavano per vere cose false; purtroppo mi pare che,
complice la Rai (ma «teniamo tutti famiglia!»), la
propaganda di regime sia
già cominciata. Abbiamo
tutti sentito, per esempio,
che pochi decimi di punto
ci separano dalla Germania
per quanto riguarda il prodotto interno lordo: saremmo cioè secondi dopo la
Germania. Bene, ce ne rallegriamo, ma a me piacerebbe che non solo sulla
produzione ma anche sul
grado di civiltà, sui servizi,
sulla diffusione della cultura fossimo secondi. Per anni ci hanno spacciato come
vera la chiacchiera che eravamo la quarta o quinta
potenza mondiale: ci abbiamo tutti creduto ma
quando sono venute fuori
le graduatorie, quelle vere,
eravamo dalle parti del
trentesimo posto!
Ciò che mi spaventa non
è tanto la sua faccia dal
maxi manifesto, al quale
posso prestare l’attenzione
distratta e fugace di un
momento: ho capito che è
un imbroglio. Io temo la
sua presa sul popolo, disponibile a vivere di sogni
che sono illusioni; pronto
a lasciarsi sedurre per correre dietro all’effimero, a
ciò che non c’è, all’immaginario, per ritrovarsi poi
alla fine più povero e misero di prima.
^i^blea (jella Cepple in Portogallo
Mestanti in Europa
cristiani protestanti
perché, come,
di quali obiettivi?» è
(h . centrale dell’unAssemblea della
delle chiese protefpdei paesi latini d’Euche si è tenuta
(Portogallo) dal 28
‘ faggio scorso. I
b.,Idelegati provenienti
^®dogallo. Franino ®^lgio e Italia
hrel 3 partire da
introduttiva
H 11 PJ'ofessor Paolo
Facoltà valdese
di Roma. «La ra^ è protestante
i» ha. ^^istianesimo stessa oi!°^u professor
individuato il
^ nell protestante
'ua sua capacità di of
Coordinamento europeo dei cristiani
Chiesa e pace
frire una riflessione teologica
nel dialogo da un lato con il
cattolicesimo e dall’altro con
le realtà evangelicali che si
pongono oggi interlocutrici
privilegiate.
L’assemblea ha riflettuto
sui modelli di ecumenismo
che possono essere offerti dalle chiese protestanti alle sfide
etiche che giungono dalle società in cui si vive e sull’impegno missionario e, infine,
ha nominato il nuovo presidente dell’esecutivo (composto da delegati delle chiese
protestanti di ciascun paese
membro) nella persona di Salvatore Ricciardi, di 56 anni,
pastore valdese a Milano;
nuovo segretario della Cepple
è il francese Gerard Delteil,
già docente di teologia pratica
alla Facoltà di Montpellier.
________MEDI VACCARO________
Dal 15 al 17 aprile a FaytLez-Manage, in Belgio,
si è tenuta l’assemblea di
«Chiesa e pace» (Church and
Peace), coordinamento a livello europeo di chiese, gruppi e comunità, cristiane e
nonviolente, del quale fa parte anche il Mir. Siamo stati
ospiti della comunità cattolica
del «Pane di vita», nata in
Francia nel 1976 dalla conversione a Cristo di due coppie di coniugi. La comunità
accoglie i più poveri, vittime
dell’alcol, della droga e altri.
Dopo la presentazione della
comunità l’assemblea ha sentito la relazione del presidente
e fondatore di Chiesa e pace,
il pastore luterano Wilfried
Warneck, che ha dato le dimissioni, e che ha esposto
un’interessante panoramica
storica dal 1949 ai giorni
d’oggi: all’inizio esisteva solo
il comitato europeo delle
chiese pacifiste storiche
(mennoniti, quaccheri, confratelli, «brethren»); questo comitato organizzava le conferenze teologiche di Puidoux,
insieme alle chiese di maggioranza, per una teologia della
pace e per un approfondimento della reciproca conoscenza.
Nel 1957 nacque Eirene, servizio internazionale ecumenico per la pace, per dare agli
obiettori e ai volontari la possibilità di lavorare nei paesi
del Terzo Mondo per la giustizia e la riconciliazione.
Dal 1975 si è sviluppata la
collaborazione con le comunità cristiane di base nonviolente, cioè le «cellule di chiesa che confessano il Vangelo
della pace, vivono la condivisione, la riconciliazione, rifiutano la violenza e praticano la nonviolenza attiva nel
servizio per la pace». Nel
gennaio del 1994 il Consiglio
ecumenico mondiale delle
Ecumene
Donne valdesi
e metodiste
a congresso
Si è svolto presso il Centro
metodista di Ecumene (Velietri), dal 29 aprile al 1° maggio, il settimo congresso della
Federazione femminile evangelica valdese e metodista
(Ffevm); hanno partecipato
all’incontro 75 donne, in rappresentanza di vari gruppi
femminili sparsi nel paese. Il
dibattito è stato centrato sulla
struttura dei movimenti femminili evangelici: mantenere
in vita gli organismi denominazionali (quello valdese metodista e quello battista) o
sciogliersi per concentrare
tutto il lavoro nella Federazione delle donne evangeliche in
Italia (Fdei)? Il congresso ha
risposto in modo interlocutorio a questo interrogativo, lasciando aperta per il futuro la
possibilità dello scioglimento.
Preoccupate per le dichiarazioni della neoeletta presidente della Camera, Irene Rivetti,
sulla libertà religiosa, le partecipanti hanno approvato
all’unanimità un ordine del
giorno che esprime «dissenso
e preoccupazione» nei confronti di tali affermazioni. Il
Congresso ha provveduto a
rinnovare il Consiglio della
Ffevm, che a sua volta eleggerà la presidente in sostituzione della presidente uscente, Lidia Ribet Noffke.
chiese a Johannesburg ha annunciato il suo «programma
per il superamento della violenza», per «sfidare la cultura
mondiale della violenza e sostituirla con la cultura della
pace nella giustizia». Chiesa
e pace è stata invitata a collaborare in questo programma:
intanto l’idea dei servizi ecumenici per la pace, lanciato
da Chiesa e pace, si è concretizzata in un «Centro per i
servizi ecumenici per la giustizia, la pace e l’integrità
della creazione», che si trova
a Ginevra.
Al posto di Wilfried Warneck sono state elette tre persone, tra le quali Marie-Noèlle von der Recke, giovane
teologa mennonita, francese,
madre di tre piccole bimbe.
Tra gli altri cinque membri
del comitato esecutivo troviamo un anglicano e due laici
cattolici. L’assemblea ha programmato le attività future:
dal 20 al 23 maggio ci sarà in
Germania l’assemblea regionale in lingua tedesca alla
quale parteciperanno anche
austriaci, svizzeri ecc. In concomitanza vi sarà l’assemblea
annuale di «Iniziativa Shalom
(hattisti per la pace)» sul tema «Nonviolenza nella crisi».
Molto importanti per lo
svolgersi in modo pacifico e
sereno dell’assemblea sono
stati i momenti di preghiera e
di canto, di passeggiate a piccoli gruppi nel giardino della
comunità, di conoscenza reciproca, i frequenti intervalli
per dar riposo agli interpreti.
L’assemblea inoltre ha deciso
di continuare la diffusione
della «lettera alle chiese» e di
promuovere la campagna «semina di pace» contro la guerra nell’ex Jugoslavia.
L'opera del Mir a favore dell'ex Jugoslavia
Una semina per
la riconciliazione
Il Mir (Movimento intemazionale della riconciliazione), assieme a «Chiesa e pace» e con l’adesione della
Fdei, ha promosso una campagna contro la guerra nell’ex
Jugoslavia. Si tratta di una
«semina per la pace», una
proposta per un nuovo tipo di
«offensiva di primavera».
Tutti coloro che non sopportano più di stare inerti davanti a questa guerra, possono
mandare un messaggio di pace a una persona nella zona di
guerra. Basterà inviare all’indirizzo del nostro ministro degli Esteri un sacchetto con dei
semi di verdure, cereali, legumi ecc., di pochi grammi, aggiungendovi un messaggio
per una persona della zòna di
guerra. Nella lettera di accompagnamento chiediamo ai
responsabili politici di fare
passi concreti non militari per
finire la guerra.
Indirizzate un secondo sacchetto di semi con lo stesso
messaggio a uno dei gruppi
per la pace nell’ex Jugoslavia, presso Filippo Rivoli, via
Rigutti 1, 34137 Trieste, tei.
040-635198.
Ecco un esempio di testo
della lettera: «Cari amici nella zona di guerra, questi semi
sono un saluto personale al di
là delle frontiere e vogliono
esprimere la mia unione solidale con voi e il mio affetto.
Vuole essere un segno di speranza per una sollecita fine
della guerra, dello spargimento di sangue e della fame.
Questa spedizione fa parte di
un’azione con la quale molte
persone chiedono ai politici
responsabili la fine della
guerra, la liberazione della
terra dalle mine, affinché voi
possiate lavorare questa terra
e mettervi semi fruttiferi e
nessuno debba soffrire la fame e morire. Vi auguro di tutto cuore che questi semi spunteranno, non soltanto per alimentarvi, ma come simbolo
per la nostra comune speranza di una semina di pace».
Ecco un esempio di lettera
al ministro degli Esteri:
«...non voglio più accettare
che nella guerra dell’ex Jugoslavia delle persone vengano uccise (finora oltre
200.000) e che innumerevoli
altre vengano ferite nel corpo
e nell’animo o che muoiano
di fame. Perciò chiedo a tutti
i responsabili politici: fate finire subito la guerra, con soluzioni nonviolente e creatrici
di pace.
Incarico Lei, come nostro
rappresentante per la politica
estera, di fare pervenire queste semenze e questo saluto a
una persona nella zona di
guerra dell’ex Jugoslavia.
Dovete provvedere con la vostra influenza politica a farle
giungere alla popolazione civile assieme a viveri e medicamenti e fare in modo che le
mine vengano tolte, affinché
la loro terra possa di nuovo
accogliere dei semi.
Quest’azione è un segno
contro la semina della violenza. Il seme deve crescere non
soltanto come nutrimento per
le persone affamate, ma anche come sostegno .simbolico
per ogni inizio che crea pace
come semina di pace».
OTTO PER MULE.
PUOI AFFIDARLO
ALLA CHIESA
VALDESE.
PER COMINCIARE
SAPRAI DOVE
VA A FINIRE.
Per la prima volta la Chiesa Evangelica
Vaidese ha accesso alla distribuzione dell'otto
per mille del reddito IRPEF. Questa è una buona notizia perché la possibilità di scegliere tra
più destinatari non soio è un tuo diritto, ma è un
segno di democrazia e pluralismo che va usato
con responsabilità.
Per questo la Chiesa Valdese si impegna a
rendere conto attraverso i giornali più importanti
del modo col quale spenderà I soldi raccolti.
Non saranno utilizzati per le chiese e per le
spese di culto, ma saranno investiti in
opere sociali e assistenziali in Italia e
all'estero. Infatti le Chiese Valdesi e
Metodiste sono da sempre fortemente
impegnate in campo sociale: costruiscono e gestiscono ospedali e case per anziani, conducono un capillare lavoro educativo, con spirito laico, tra i giovani, assistono disabili e portatori di
handicap; inoltre collaborano con il Consiglio
Ecumenico delle Chiese per l'intervento nei
paesi del terzo mondo più povero. I più recenti
progetti prevedono una scuola in Mozambico e
in Madagascar e un canale navigabile nello
Zambia.
Chiunque voglia conoscerci meglio o avere
informazioni più dettagliate sull'attività
delle Chiese Valdesi e Metodiste e sui
progetti in corso e futuri, può scriverci o
telefonarci. Saremo felici di rispondervi.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI.
Via Firenze, 38 - 00184 Roma - Tei. 06/4745537
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 20
Vivere l’identità fuori Israele: il Caffè dei Salmi nel quartiere ebraico
di Parigi (insegna deturpata da scritte antisémite)
Incontro con il filosofo Massimo Cacciari
Giobbe in ricerca del
Dio abbandonante
PAOLO T. ANGELERI
y.Tyerché la sofferenza,
se c 'è un Dio buono e
onnipotente?»■. così il prof.
Renato Pescara, al Centro
universitario di via Zabarella
a Padova, ha introdotto la
conferenza del filosofo Massimo Cacciari su Giobbe.
Cacciari ha preso l’avvio con
una citazione da Lutero, in
cui il grande riformatore sostiene che i motivi della sofferenza vanno ricercati proprio in Giobbe, nella sua scoperta dolorosa del nascondimento di Dio.
Giobbe non è personaggio
eterodosso recuperato all’
Antico Testamento con un
semplice escamotage'", è invece «icona» fondante di tutta la teologia biblica. Se egli
contesta gli «affabulatori della consolazione», i teologi
chiacchieroni, i suoi tre amici, che si affannano a chiudergli la bocca, a spegnere la
sua protesta con le loro insopportabili teodicee sulla giustizia di Dio e con le speranze
di lieto fine; se insiste nel suo
grido disperato; «Dio mio
perché mi hai abbandonato?»,
è perché è convinto che proprio l’esistenza di Dio implichi la sofferenza.
Dio, nell’atto del creare,
era consapevole del rischio
della sua presenza, della forza
pervasiva e distruttrice del
suo assoluto essere «altro» rispetto a ogni creatura; sapeva
di doversi «contrarre»^ per lasciare spazio all’uomo e consegnarlo così alla sua libertà.
L’abbandono è dunque una
grazia e al tempo stesso una
dannazione per l’uomo.
La libertà garantita da un
«Dio abbandonante» è appunto ragione del soffrire, motivo
della protesta umana, del
«grido di angoscia» a cui corrisponde un parallelo richiamo divino. Il Dio abbandonante si fa dunque «revocante» (re-vocans), sopravveniente, atteso. Non è vero, come si dice, che Giobbe protesti per affermare la propria
innocenza; tutto il messaggio
biblico è negazione di simile
pretesa; e Giobbe si rende
conto di non essere innocente; ma sa anche che il suo grido contro l’abbandono è giusto e giustificato; e perciò si
sente «giusto».
Colpevole, dunque, ma giusto; il giusto non è l’innocente; è solo colui che sa di soffrire l’abbandono. Ingiusto è
invece colui che non sente la
dolorante nostalgia per chi
l’ha lasciato; colui che non
soffre, non conosce la libertà
sofferente dell’esser abbandonato; e preferisce trasformarsi in ingiusto costruttore
di idoli a cui affidarsi. L’ingiusto pretende certezze, fede
sicura, possesso ed effimera
felicità; il giusto conosce solo
mancanza, abbandono, fede
discussa e angoscia.
Ma Dio ama il giusto; gridare a Dio l’angoscia dell’abbandono non significa certo
averlo trovato. Né il grido di
Dio, del Dio revocante, garantisce che egli possa ritrovarci;
se Dio è l’abbandonante, egli
stesso corre sempre il rischio
dell’abbandono. La creatura
infatti può ridurre al silenzio
ogni grido di angoscia o trasformarlo nelle affabulazioni
degli amici di Giobbe, impedendo così al revocante di ritrovare l’abbandonato. Lutero
l’aveva ben compreso; l’uomo si gioca la possibilità del
ritrovamento di Dio in base
all’utilizzazione consolatoria
dei suoi surrogati idolatrici.
Riflessione complessa e anche difficile da accogliere,
questa di Cacciari, in quanto
non si limita a riproporre la ricerca di Dio come angoscia di
un abbandono qui e ora, ma si
estende di là e oltre, nella
morte e persino nella resurrezione. Gesù sulla croce, sostiene il filosofo, leva lo stesso grido di Giobbe; «Dio mio,
perché mi hai abbandonato?».
La resurrezione a questo punto può apparire un sostituto
consolatorio al lieto fine proposto dagli affabulatori amiei
di Giobbe; ma il suo messaggio reale è altro. Gesù risorto
resta sofferente; appare ai discepoli ricoperto di piaghe
concrete, sì che Tommaso le
può toccare, come segno del
permanere del suo soffrire.
Non si può separare resurrezione e crocifissione, afferma Cacciari; il soffrire va
dunque oltre la morte, investe
anche il ri.sorgere. Molto bene; ma allora? Soffrire l’abbandono senza proporne un
superamento, che senso può
avere per noi qui e ora? Il nostro destino sarà eterna angoscia, abbandono e permanente ricerca inconclusa? La partita è aperta, dipende da noi,
ha risposto Cacciari, dal nostro saper rifiutare l’idolatria
e le teologie affabulatorie; dal
saper garantire all’abbandonante, al Dio revocante, che
non sarà a sua volta abbandonato e all’abbandonato, all’
uomo gridante, invocante,
che non sarà messo a tacere.
(1) Per questo problema v.
Bloch, «L’uomo Giobbe» in De
Hotnine, Roma, n. 24-25, marzo
1968.
(2) Sul concetto di «contrazione», ripiegamento, autolimitazione di Dio, si veda quanto ricordato da Hans Jonas, a pag. 37 de
// concetto di Dio dopo Auschwitz, ed. Il Melangolo, 1989.
Felonica Po: due conferenze per conoscere la cultura dell'ebraismo
Popolo d'Israele e terra d'Israele: un
imprescindìbile per formare la fede
•■apporti
MARTINO BARAZZUOLI
Nella Biblioteca comunale
di Felonica Po due conferenze, organizzate dalla
Chiesa valdese e dalle parrocchie cattoliche di Felonica e
di Mollia di Sermide, hanno
avvicinato un pubblico numeroso e attento al problema
delle relazioni tra chiese cristiane e Israele.
La conferenza del 21 aprile
è stata tenuta dal prof. Piero
Stefani, giornalista e studioso di problemi ecumenici,
profondo conoscitore della
storia di Israele. Il pastore
Giambarresi ha presentato
l’incontro e l’ospite, che ha
sostituito il prof. Domenico
Maselli, neoparlamentare, e
ha messo in rilievo il carattere ecumenico della manifestazione che dimostra il comune
desiderio di cattolici ed evangelici di approfondire la conoscenza di Israele come matrice del cristianesimo.
Il relatore ha iniziato capovolgendo il tema della serata («La Chiesa e Israele») in
«Israele e la Chiesa»; per
comprendere chiaramente il
messaggio di Gesù è necessario comprendere il linguaggio
di Israele, tenendo presenti le
differenze tra cristianesimo
ed ebraismo, differenze di
credo, di contenuti, di organizzazione. Possiamo definire
Israele nella sua completezza
solo usando tre termini in
stretta connessione fra loro;
Torah, popolo, terra; in difetto di uno di essi Israele non è
più concepibile. Infatti la fusione e l’identificazione del
popolo di Israele si ha quando
Mosè, sceso dal monte Sinai,
lo lega a un’unica normativa
di comportamento collettivo;
solo in quel momento abbiamo Israele nella sua pienezza.
Un popolo, una terra, un’unica legge a cui conformarsi.
La Torah (corrispondente al
Pentateuco) è il cuore della
religione ebraica; contiene i
precetti ed è base della rivelazione; gli altri libri dell’Antico Testamento sono letti, ma
con minore attribuzione di
importanza.
Fino al I secolo dopo Cristo
vi era soprattutto una tradizione orale della Torah, per
quanto riguardava i precetti,
poi il Talmud ha codificato in
modo capillare questa tradizione, per stabilire un comportamento uniforme in tutto
il popolo. Per adempiere a
queste norme Israele deve
agire nella sua terra, non fuori
da essa; come si potrebbe per
esempio osservare l’anno sabbatico, vivendo insieme ad altri popoli? Ma chi è l’ebreo?
E stato interessante scoprire
che la discendenza degli ebrei
è matrilineare; è ebreo chi è
nato da madre ebrea senza essersi convertito ad altre religioni; si può essere ebreo per
nascita, per discendenza e in
qualche caso per conversione
(come i proseliti, sicufàmente
spinti da aspirazioni monoteistiche, di cui parla il Nuovo
Testamento).
Nei secoli l’antigiudaismo
ha tentato di infrangere l’unità di questa triade di elementi fondamentali, cercando
di interrompere la dialettica
fra popolo di Israele e Torah,
impedendo di compiere le
opere, frutto dell’impegno di
alleanza con Dio, perseguitando il popolo a motivo della
sua discendenza (antisemitismo), negandogli il diritto a
abitare nella sua terra (antisionismo). Stefani ha concluso facendo rilevare che nel
Medioevo, quando venivano
combattute e sterminate le altre minoranze religiose, sia
pure con grandi limitazioni
l’ebraismo era l’unica minoranza tollerata. Per contro
nella nostra epoca la Shoah
denota il fallimento dei principi della civiltà di ispirazione cristiana. Alla conferenza
è seguito un dibattito, coordinato da don Mauro Allegretti,
in cui l’oratore ha risposto a
diverse domande.
Il 28 aprile si è tenuta la
conferenza del dott. Luciano
Caro, rabbino di Ferrara e
Torino, sul tema «Israele e la
terra promessa»; don Tonino
Frigo, parroco di Felonica,
nel presentare l’ospite ha sottolineato come fosse la prima
volta che un rabbino era invitato in città, e ha invitato i
presenti a un minuto di silenzio, in piedi, per dimostrare il
ricordo delle persecuzioni
contro gli ebrei. Caro ha esordito avvertendo che il suo
discorso avrebbe suscitato
più interrogativi che non risposte esaurienti. Qual è il
rapporto fra il popolo di
Israele e la terra di Israele?
Dall’antichità, diversi sono
stati i nomi, con diversi significati, per designare quel
territorio che poi i romani
chiameranno definitivamente
Palestina o terra dei Filistei,
quasi a voler abolire la memoria dei precedenti abitatori, loro ostili. Il rabbino Caro
ha poi vagliato le varie ipotesi tendenti a delimitare i reali
confini della terra promessa
da Dio a Abramo (Genesi 15
e 17) e poi di nuovo promessa a Isacco e a Giacobbe?
Quali erano i termini di
questo patto stabilito tra Dio
e quest’uomo chiamato fuori
dalla Mesopotamia dove era
nato? Ad Abramo era richiesta la fedeltà all’impegno monoteistico, da parte di Dio vi
era la solenne promessa della
perpetuazione della sua discendenza e dell’acquisizione, da parte di questa discendenza, del possesso della terra. In termini giuridici vi è un
legame di proprietà con il territorio; il popolo ebreo è
«condannato a esistere». Se,
come più volte è avvenuto,
egli verrà meno al suo patto
di fedeltà con l’Eterno, avrà
la punizione dell’esilio. Poi
solo la parte migliore potrà,
dopo la purificazione, tomare
in quella terra.
Il Talmud stabilisce 613 regole per la vita del popolo
ebraico, per la maggior parte
inapplicabili quando gli ebrei
abitino fuori dalla loro terra.
Caro si è riferito in particolare alla normativa sull’anno
sabbatico e sull’anno giubilare e all’importanza che hanno
nelle transazioni agricole e
commerciali. Non potendo
essere completamente osservante della legislazione, nella
mentalità ebraica, qualsiasi
ebreo che vive fuori della terra d’Israele, costretto ad adeguarsi agli usi locali, è consi
Storia dei francobolli commemorativi relative alla Riforma
Protestanti e poste francesi
THEO G. KELLER
Nella direzione evidenziata dalla segnalazione
«Protestantesimo e francobolli» (numero del 29 aprile), si
può segnalare anche che
i’amministrazione francese
ha finora emesso, con la ben
nota cura postale grafica ed
estetica dei transalpini, una
buona dozzina di francobolli
dedicati, direttamente o meno, alla Riforma protestante.
Nel 1983 fu emesso un
francobollo con il ritratto di
Martin Lutero, in occasione
del quinto centenario della
sua nascita. Precedentemente,
nel 1964, un francobollo con
sovrapprezzo a favore della
Croce Rossa portava l’effigie
di Calvino. Nella quarta serie
«Storia di Francia» (1969)
uscì un francobollo in formato grande con il ritratto di Enrico IV e copia dell’Editto di
Nantes del 1598. Nel 1985
venne poi commemorato il
terzo centenario della revoca
dell’Editto, con la raffigura
zione della croce ugonotta e
la dicitura «Accueil des Huguenots», corredata del motto
«Tolérance, Pluralisme, Fraternità ». Sempre riguardo a
Enrico IV, in una delle tante
serie turistiche viene emesso
nel 1982 un francobollo riproducente il castello di Pau
del sovrano.
Del 1968 è un valore commemorativo del bicentenario
della liberazione delle prigioniere ugonotte dalla Torre di
Costanza di Aigues Mortes,
con l’immagine della torre
rotonda da cui e.scono le donne liberate in fila sul ponte
del fossato, una catena spezzata e un ramo d’olivo quali
simboli sopra la torre stessa,
mentre un francobollo del
1992 ricorda il quinto centenario di Marguerite d’Angouléme, regina di Navarra,
scrittrice (v. VEptamerone,
ispirato dai Boccaccio), poetessa, ma soprattutto coraggiosa e generosa protettrice
di ugonotti.
Un’altra donne ebbe onore
filatelico nel 1960; madame
de Staël, anch’essa scrittrice
di fama (Corinne), esponente
del liberalismo protestante di
Coppet e Ginevra, dove andò
in esilio. Sono noti anche i
suoi rapporti con l'Italia, per i
quali si rimanda a Giorgio
Spini, Risorgimento e protestanti.
All’epoca del regime dei
Vichy, nel 1943, furono emessi due francobolli, l’uno
con il ritratto del duca di Sully, combattente protestante
poi sovrintendente alle finanze di Enrico IV, l’altro dedicato allo stesso re.
Nel 1975 fu emesso un
francobollo in onore di Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace, pastore, medico e musicologo, fondatore
dell’ospedale di Lambaréné,
e nel 1981 venne ricordato il
pastore Marc Boegner, membro anche dell’Académie
française. Anche la filatelia,
dunque, aiuta a ricordarci la
storia nonché ad approfondire le nostre radici.
Paganeggiante,'¡'„i
m Dio ha fatto al suo po^
a Legge, la terra, lapH
tiva di un mondo futur?i
questi doni hanno ponaì.
questo popolo ánchelas '
renza e soprattutto la a,
già, molto spesso non
gata, del ritorno alla pr,
terra. La preghiera di sani]
ca per il ritorno ci
flSmagg
[solaCa
rfire sett.®
(tetto e ricc
sgiçoranei'
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tutta la liturgia ebraica ®
l’augurio tradizionale hJ taoza. mai
ebrei auspica; «L’anno
simo a Gerusalemme» e
israeliti idealizzano lai
terra, che è la sola in cui
aversi una vera profezia,
profezia fatta al di fuori
terra di Palestina non ha
cun senso; nascere e ntoii
ta perso de
tualità: i i
che essate
ridicameni
come un n
li un paese
tdkointeì
,ji e totalit
in Israele è considerato'ij
merito spirituale. Altra con
vinzione che sorge dal « itienza»
della terra promessa è chef Lo ha del
si acquisisca il dono deli
saggezza, per cui è privilepu
to chi può abitarvi ma aiidt "
chi può andarvi a studiate, I
L’esposizione del rahbj
Caro è stata molto appreza;
dal pubblico, con la sper«
di un nuovo incontro. 11 tei
po a disposizione ha conset
tito solo la domanda del p
store Giambarresi cheli
chiesto se Caro condivides»
il pensiero di Karl Barth sul
l’elezione di Israele dapait
di Dio, che lo rende sin
«corpo estraneo» nella st
cietà, ma anche segno dell!
grazia e della fedeltà di Db.
La risposta è stata che Felt
zione non mette Israele in«
posizione preferenziale sii^
altri popoli; «eletto» ha il i
gnificato di «santo» nel sei»
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m in ultimo, anche della
xienza»,
Lo ha detto in tono perentorio il filosofo della scienza
Giulio Giorello, intervenuto
insieme agli storici Giorgio
Spini e Giorgio Vola e al filosofo Mario Miegge sul tema
»Rivoluzione o restaurazione? Costituzioni innovative e
politiche sediziose» quale
presentazione del volume (a
tura di Giorgio Vola) Il potertela gloria. La Gloriosa
involuzione del 1688. Quel
fitto storico (sulla cui interpretazione si è soffermato
Vola, riassumendo e ribadendo le tesi formulate nella sua
introduzione) non può essere
rimosso né ridimensionato
come si potrebbe fare mettendomano a un revisionismo
storico tragicamente attuale;
un revisionismo, secondo
Mieg|e,fatto di dati statistici.
Anchese le vicende storielle che hanno interessato il
mondo britannico sono per
molti versi lontane dalla nota continentale, tutta
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Fritz Malan
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Un libro recentemente usciy le edizioni Ads (Gine® firmato da Willy-Fred
ricostruisce le tappe
P. — e della vocazione di
nizMalan e della moglie
ilnelmine, coppia di uffici dell’Esercito della SalNe dà notizia «Tuttoli. il settimanale che «La
Jjropa» di Torino dedica
^sabato all’informazione
^'tonale, in un articolo fir» ,®.dal corrispondente di
Enrico Benedetto,
ritte Malan era nativo del
valdesl, e più precisa
via esse ci riguardano da vicino in un presente fosco, presago di un ancor più oscuro
futuro. Il movimento operaio,
ha sottolineato Spini è nato, e
non a caso, in Inghilterra; i
saggi raccolti in volume costituiscono gli atti di un convegno promosso dall’Istituto
socialista di studi storici di
Firenze; nel 1989 i fatti dell’Est europeo sono diventati
eventi e quelle pagine relative
a avvenimenti di tre secoli fa
escono proprio adesso, in un
momento che vede il corso
della storia radicalmente
cambiato proprio in forza di
quei fatti.
«L’età della guerra fredda
si è conclusa- ha detto Spini
- e ad essa sta subentrando il
provincialismo italiano che
porta il paese a isolarsi dal
resto dell’Europa». E ha aggiunto: «Sono certo che il pericolo della cretineria provinciale ci sta sommergendo».
Ci troviamo di fronte (anche
il protestantesimo figlio, secondo Spini, più del Settecento e dell’Ottocento che del
Cinquecento) ad autentici deliri (si pensi ai propositi cattolici di un Berlusconi o ai discorsi di una Pivetti o di uno
«storico» come Bossi, secondo il quale il verde del tricolore è colore massonico e al
tentativo, in ultima istanza, di
ritornare a una Mitteleuropa
cattolica e a un’Italia sotto la
guida del papa).
La battaglia che tutti dobbiamo fare nostra e condurre,
dunque, è culturale. Perché
questa, proprio questa è la situazione italiana. È quel che
si vuole? «Allora - ha concluso Spini - accomodatevi.
E buon appetito».
Interessante dibattito a Bologna
Teologìa femminista
e donne nella chiesa
EMANUELE SBAFFI
LJ ampio dibattito che si
sta sviluppando nelle
nostre chiese sulla teologia
femminista e sul ruolo delle
donne nelle chiese ha trovato
spazio anche a Bologna per
iniziativa del Centro culturale
protestante «Alessandro Gavazzi» in collaborazione con
il Sae e la Fgei. Il dibattito,
dal titolo «Donne tra scelte e
responsabilità nelle chiese e
nella società», si è tenuto nel
locale di culto della chiesa
metodista il 13 aprile e ha visto la partecipazione della pastora e teologa evangelica
Elizabeth Green e dell’avvocato Rosetta Mazzone, rappresentante del Sae.
I due interventi hanno toccato aspetti del tutto diversi,
come il titolo dell’incontro
presupponeva, ma dal vivo
dibattito che è seguito è emersa comunque una visione
globale della condizione e
delle aspettative che le donne
vivono tuttora nella società e,
probabilmente in modo non
così diverso, nelle nostre
chiese. Alla luce di una vocazione che viene da Dio, vocazione che Lutero ha laicizzato dando all’impegno sociale un senso cristiano, la
donna è chiamata a fare le
sue scelte e a prendere le sue
responsabilità; bella è stata a
questo riguardo l’immagine
offertaci da Elizabeth Green
di una donna che si dibatte
fra un rinnovato desiderio di
libertà e il peso di responsabilità che non sono solo conseguenza della vocazione che
essa ha avuto da Dio ma soprattutto frutto di imposizioni
esterne e non. Le difficoltà
che la donna può superare essendo costituita come soggetto dalla chiamata di Dio sono
quindi non solo quelle dovute
alla visione che gli altri hanno
di lei ma anche quelle che nascono dalla visione che lei ha
di se stessa; 1’«etica del servizio», in cui tanto ci riconosciamo come protestanti, è
per le donne un’arma a doppio taglio, esse possono servire solo se liberate esse stesse
dalla schiavitù dovuta all’«annichilimento» per il servizio
dell’altro. Questa lotta di liberazione è emersa anche nell’
excursus storico sul Codice
civile che Rosetta Mazzone
ha presentato a partire dagli
anni Trenta con le norme sul
delitto d’onore sino al perdurare di discriminazioni di fatto
che le donne ancora oggi incontrano nelle cause di divorzio o nelle difficoltà di poter
fare scelte autonome nel lavoro, nella famiglia, nella chiesa, nella società.
Le donne che cercano finalmente di poter scegliere autonomamente sulla propria vita
raramente ricevono dall’esterno, dalla famiglia, dalla società solidarietà e aiuto; l’atteggiamento che devono subire è invece fondamentalmente
di dissenso e disapprovazione. Questo nella società: e
nelle nostre chiese? Quanto si
sono schierate le chiese protestanti sul ministero delle
donne? Riusciranno esse a
non adeguarsi al disordine
maschile e alle sue leggi portando avanti la riflessione
sulla diversità? Nella Fgei si
parla da alcuni anni di questi
problemi, nelle chiese forse
se ne parla un po’ meno: il dibattito comunque è aperto.
La questione affrontata con dei giornalisti a «Protestantesimo»
Otto per mille: ì prò, i contro
e le destinazioni scelte
fta.* ••»»'•**.^01, c. ulu uic-ciaa
. di Luserna San Gioe il motivo della terra
accompagnerà l’intera,
bj, esistenza del colonnelutista. Inviato dal padre
a in Austria e poi a Lonb ^P^iché, scrive Benedetij^^^feriche nella Peniso¡D * Valdesi si sentivaHfi <iualche ragione
,^®Fan incontrò il sa•®rie H-’ sfiora è tutta una
C « vicende legate a Wiltot'^o^h’ generale fondawt ^^ercito della Sal"slle « ^ Malan con sé
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F^ilhoi • ‘Conoscenza con
Vetiterx”^”® Schoch, che diciale p moglie e sottuffiufficiale insie
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
La controversa questione
dell’otto per mille è arrivata in televisione domenica
8 maggio preceduta da alcune dichiarazioni di Tullia Zevi, presidente deH’Unlone
delle comunità ebraiche, e di
Giorgio Bouchard, presidente
della Fcei. Si è trattato in sostanza di un forte richiamo ai
nuovi gestori della politica a
mantenere fermo il principio
del pluralismo religioso,
«cartina di tornasole di ogni
vera democrazia». A evitare
inoltre pericolose ambiguità,
Bouchard ha aggiunto che si
deve parlare di Auschwitz in
ogni scuola e che l’Italia non
deve mascherare le sue corresponsabilità.
Il dibattito che è seguito è
stato condotto da Paolo Naso
e prendeva lo spunto dalla
possibilità offerta quest’anno
per la prima volta ai cittadini
di destinare l’otto per mille
deirirpef alle chiese valdesi
e metodiste. Erano in studio
il moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan, e i
pastori Ignazio Barbascia
delle chiese avventiste e Salvatore Rapisarda per l’Unione delle chiese battiste (che,
come è noto, ha rifiutato di
avvalersi della possibilità in
questione). Le domande erano poste dai giornalisti Ora
zio La Rocca di «La repubblica», Lisa Limatainen della
radiotelevisione finlandese e
Angiolino Leonardi de «La
voce».
Una scheda filmata ha brevemente presentato il percorso storico, i dati essenziali relativi alle chiese pentecostali,
valdesi, metodiste e avventiste e l’utilizzo che le medesime fanno e/o intendono fare
dei fondi che saranno loro
devoluti. Come si sa, essi saranno destinati da tutte le denominazioni a fini umanitari
con esclusione di ogni impiego nell’ambito del culto e
della predicazione.
Altra decisione comune,
quella di non partecipare alla
spartizione delle somme residue per la mancata indicazione dei contribuenti. Non staremo a ripetere nei dettagli le
argomentazioni prò e contro
l’opportunità di questa scelta,
ci limitiamo a rilevare l’opposta valutazione che ne hanno dato i giornalisti della
«Repubblica» e della «Voce»; mentre per il primo accettare un finanziamento statale può mettere in pericolo
la libertà della chiesa, per il
secondo il fatto che sia possibile al cittadini decidere sulla
destinazione di una parte, anche se irrisoria, delle imposte
da loro versate costituisce
una conquista democratica.
Anche se per ora il privilegio è limitato alle chiese (e
questo, per il pastore Rapisarda, è il vero ostacolo) si
tratta pur sempre di un primo
passo verso l’estensione del
medesimo diritto ad altri soggetti sociali.
Per il moderatore Rostan
nella nostra chiesa l’anima
teologica si è scontrata con
quella diaconale, ma ha prevalso la seconda in quanto lenire la sofferenza delle persone è più importante che rispettare i grandi principi. Senza sottovalutare il timore
espresso da La Rocca (che,
stranamente, a differenza della Limatainen, non coglie la
differenza tra la posizione cattolica e i vincoli che le chiese
protestanti si sono dati) Rostan ritiene che gli scopi e la
trasparenza con cui i fondi
dovranno essere gestiti rappresentino una sufficiente tutela contro i rischi paventati.
Tra gli interlocutori è mancato un cattolico, come ha lamentato La Rocca; riteniamo
in ogni caso positivo che la
trasmissione «Protestantesimo» si sia occupata di un argomento attuale e ancora
scottante; è bene che i vari
punti di vista e le nostre diverse «anime» abbiano spazio per esprimersi ed essere
valutate anche al nostro
esterno.
Pasolini e, in primo piano, Carlo Emilio Gadda
IL/Iìbri
Il Pascoli scelto da Pasolini
Un poeta (un grande poeta) attraverso gli occhi di un altro
poeta, anche se all’epoca quest’ultimo era un poeta in fieri.
L’impressione che si ricava dall’Antologia della lirica pascoliana* di Pier Paolo Pasolini è quella di un’affettuosa adesione
al progetto e alla vita poetica dell’autore preso in considerazione. Il lavoro, pubblicato alcuni mesi fa, è la tesi di laurea che il
giovane poeta-scrittore-regista sostenne presso l’Università di
Bologna nel 1945, relatore il prof. Carlo Calcaterra. Si tratta in
realtà di un’ampia introduzione, divisa in due sezioni, e della
scelta vera e propria dei componimenti pascoliani. Lungo tutta
l’introduzione ricorre l’individuazione nella poesia di Pascoli
di due linee, una legata alla tradizione e una all’innovazione
linguistica (che banalmente si tende a rapportare all’uso
dell’onomatopea, ma che in realtà è cosa più complessa). Si fa
già strada, inoltre, l’attenzione di Pasolini per le forme dialettali (che esprimono il miglior risultato del romanticismo ottocentesco italiano), e si colgono qua e là riflessioni più generali sul
senso della poesia, come una definizione di lirica, «quella grazia cosciente che riassume in una decina di versi una prosa interminabile». L’antologia vera e propria è corredata da note ora
filologiche ora relative allo stile, ora all’ispirazione e al raffronto con altre opere.
(*) Pier Paolo Pasolini: Antologia della lirica pascoliana.
Introduzione e commenti. Torino, Einaudi, 1993, pp XXXVI-241,
£ 24.000.
Gelosie di villaggio
È un Simenon «di provincia» quello che ambienta in una
campagna gretta e chiusa l’inserimento di un uomo, abbastanza
giovane, di buona famiglia, macchiatosi anni prima di un delitto sorto quasi per caso, praticamente senza un motivo valido.
La vedova Couderc* narra di questo inserimento, delle diffidenze della popolazione locale di fronte a uno sconosciuto arrivato in corriera senza niente ma di cui subito si viene a conoscere il passato, accolto nella fattoria di una vedova di mezza
età che lo fa lavorare e si fa assistere da lui dopo una rissa familiare finita con una ferita alla testa.
L’ambiente è abbastanza squallido, ma i sentimenti più nascosti vengono poi alla luce: le gelosie, le invidie e il desiderio
dei soldi, certo, ma anche la premura, l’affetto contro ogni consuetudine e tradizione, la complicità fra sventurati. Il crimine è
stato pressoché fortuito, e questo ha permesso a André Gide di
avvicinare La vedova Couderc a un altro grande libro anch’esso del 1942, Lo straniero di Camus, il cui protagonista uccide
un arabo sulla spiaggia senza motivo logico e poi assiste estraniato al proprio arresto e al proprio processo. Impietoso nella
descrizione dei caratteri, un Simenon più nervoso e stringato
del solito si dimostra a suo agio anche fra gli stazzi, le aie, le
stalle e le mucche da mungere.
(*) Georges Simenon: La vedova Couderc. Milano, Adelphi,
1993, pp 167, £20.000.
PROTESTANTESIMO IN TV
Domenica 22 maggio ore 23,30 circa - Raidue
Culto di Pentecoste
«Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà
Registrato nella Chiesa elvetica e valdese di Trieste con le comunità evangeliche della città: elvetici, valdesi, metodisti e luterani,
con i pastori Renato Coisson, Claudio H. Martelli e Lino Lubiana di Rijeka.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 20
La fede non è l'ubbidienza alla lettera della Bibbia, ma la ricerca della verità
Pur vìvendo sotto la condizione del peccato
siamo chiamati alla libertà delPamore dì Dìo
KLAUS LANGENECK
I contributi, pubblicati sugli
ultimi numeri di Riforma
in reazione alla dichiarazione
dei 65 pastori protestanti sul
riconoscimento giuridico del
rapporto omosessuale, mi
spingono a scrivere. Sono uno
dei 65 firmatari e confesso
che il tono della discussione
non mi piace. So che il tema
dell’omosessualità è scomodo
e suscita angoscia, in particolare tra i maschi; nonostante
questo dovremmo cercare di
rimanere sobri nelle nostre riflessioni e reazioni.
Non voglio soffermarmi
sulla confusione ecclesiologica che traspare da questi contributi: ogni pastore valdese
sa che non può pronunciarsi a
nome della sua chiesa, visto
che esprimere il parere della
chiesa è compito dell’assemblea di chiesa (o del Sinodo), ma sa anche di avere il
diritto di pronunciarsi a titolo
personale senza essere considerato un falso dottore; i pastori sono comunque persone
che hanno una laurea in teologia e una certa professionalità. La cosa che di fatto mi
preoccupa di più è la teologia
che viene usata in questi contributi.
Il primo problema è il modo
fondamentalista con cui viene
citata la parola biblica: la Bibbia condanna l’omosessualità
e quindi la dobbiamo condannare noi. La fede però non è
l’ubbidienza alla lettera della
Bibbia, ma la ricerca della volontà di Dio in Gesù Cristo, di
cui ci parla la Bibbia. Noi non
siamo né il popolo di Israele
dell’Antico Testamento, né la
chiesa primitiva in una città
ellenistica ai tempi dell’apostolo Paolo: siamo persone
che nell’Europa del XX secolo cercano di credere in Gesù
Cristo e di vivere secondo la
volontà del Signore. Questo è
un compito tutt’altro che facile, perché noi viviamo in una
realtà, di fronte a problemi di
cui la Bibbia non parla.
È troppo facile richiamarsi
alla costante antropologica
del rapporto uomo/donna. Ad
esempio la nostra concezione
del matrimonio, basata sulla
reciprocità e sulla pari dignità, ha ben poco a che vedere con il matrimonio nell’Antico Testamento o ai tempi di
Gesù, dove la moglie era proprietà del marito, dove un marito poteva avere più mogli,
ecc. Noi siamo convinti che
vivendo il no.stro matrimonio
con amore e rispetto reciproco, con solidarietà reciproca,
con parità di diritti e di re.sponsabilità, noi viviamo secondo la volontà del Signore
(almeno questo suggeriscono
le nostre liturgie). La discriminazione delle donne è per
noi peccato, mentre non lo era
ai tempi dell’Antico Testamento o ai tempi dell’apostolo Paolo. Per il problema
deH’omosessualità però non
facciamo il lavoro di ripensare il problema sotto le condizioni della realtà in cui viviamo oggi.
Il secondo problema è quello del «contro natura»: Flavio
Micol non è molto coerente
quando da un lato sostiene di
non avere nulla contro gli
omo.se.ssuali, dall’altro li condanna come persone che vivono contro natura. Sarebbe da
chiedersi che cosa vuol dire
non avere nulla contro gli
omosessuali, ma c’è una domanda più urgente: chi vive
«secondo natura»? Non soltanto l’omosessuale, ma tutti
gli esseri umani, specialmente
nella cultura giudaico-cristiana, vivono contro natura. E
questo l’ha già scoperto l’autore di Genesi 2-3. L’essere
umano si è emancipato dalla
natura, e questa è la sua tragedia e il suo potere, la sua
miseria e il suo splendore, e
noi lo dimostriamo ogni giorno con il nostro modo di vivere, di lavorare, di manipolare
e di distruggere la natura.
Il fatto che da un rapporto
eterosessuale possono nascere figli e figlie non rende
questo rapporto più naturale
di un rapporto omosessuale.
Sotto le condizioni del peccato entrambi sono lontani
dalla vera natura umana, che
non è quella degli animali,
ma quella dell’umanità salvata e liberata: in particolare
per un cristiano l’argomento
della natura non regge più,
perché noi sappiamo che la
condizione della nostra vita è
il peccato, è l’alienazione
e li creò maschio e femmina.
Ma questo non significa che
Dio è un maschio eterosessuale. Secondo me, essere
immagine di Dio significa
quello che Joseph Haydn dice
nel suo oratorio «La creazione», che l’essere umano
(l’uomo e la donna) è la creatura che è capace di guardare
con riconoscenza le opere di
Dio. Per essere immagine di
Dio non devo vivere un rapporto eterosessuale o essere
padre o madre di figli e figlie.
Chi è sposato, chi è padre o
madre, se è credente, riconoscerà Dio nelle sue esperienze di coniuge o di genitore,
ma questo non è e non può
essere condizione per la fede.
L’essere umano è l’immagine
di Dio, non lo sono i meccanismi, i ritmi o le dinamiche
della natura, cioè non lo è il
rapporto maschio-femmina;
quindi, se è credente, lo è anche la persona omosessuale.
Conclusione: tutti viviamo
CHIUDIAMO IL DIBATTITO
Continuano a pervenire interventi nel dibattito aperto
dalla lettera del pastore Piccolo (Riforma n. 15, pag. 10)
in reazione alla presa di posizione di 65 pastori e diaconi
in appoggio alla raccomandazione del Parlamento europeo circa i diritti degli omosessuali. Poiché gli argomenti
ormai si ripetono, chiudiamo il dibattito pubblicando in
questo e nei prossimi due numeri gli interventi che sono
giunti in redazione entro il 15 maggio. Ringraziamo
quanti hanno voluto intervenire.
dalla nostra natura come Dio
l’ha pensata. La realtà dell’
umanità salvata, noi non la
possediamo pienamente ma
la vediamo come in uno
specchio oscuro, come una
meta che è ancora lontana, e
se siamo fortunati viviamo
momenti anticipati di questa
nuova realtà.
Terzo problema: noi come
immagine di Dio: certo, Dio
creò l’uomo a immagine sua
sotto la condizione del peccato. Come credenti siamo
chiamati alla libertà dell’amore di Dio e del prossimo;
siamo così sicuri che Dio preferisca un uomo che ha vissuto il suo matrimonio senza
aver ricevuto qualcosa di importante e senza aver dato
qualcosa di importante a sua
moglie a un uomo che è riuscito ad amare veramente un
altro uomo? Ascoltando con
Attenzione a non confondere i termini
L'omofìlìa non
diventi omosessualità
GIACOMO TOMBARELLO
HO seguito con molta attenzione il dibattito sull’omosessualità e ho apprezzato la lettera del prof. Paolo
Ricca in risposta e a chiarimento circa le domande poste
dal pastore Piccolo. Ho tuttavia notato che sia nel documento dei 65 pastori che in
tutti gli interventi non è mai
stata messa in risalto la differenza tra omosessualità e
emofilia, differenza a parer
mio significativa per valutare
bene il problema.
Sebbene nel linguaggio comune il termine più usato sia
omosessualità mentre il termine omofilia non è quasi mai
usato, la distinzione è significativa e fondamentale in
quanto i due termini non sono
sinonimi, benché alcuni dizionari ne diano lo stesso significato. Possiamo applicare il
termine «omofilo» a quegli
individui che provano un’attrazione affettiva e sessuale
per gli individui dello stesso
sesso ma non esercitano in alcun modo pratiche sessuali,
mentre omosessuale è invece
ogni individuo, omofilo o no,
che intrattenga relazioni sessuali con un partner dello
stesso ses.so. Allora si può dire che l’omofilia è uno stato,
una condizione (affermazione
quest’ultima usata nei confronti dell’omosessualità),
mentre l’omosessualità è una
libera scelta e un’attività e
non una condizione.
Dal punto di vista biblico
ritengo valida l’attualità dell’ispirata parola di Dio in fatto di condotta, se è pur vero
che a causa dei diversi tipi di
lettura che di essa si fanno, a
volte la Bibbia divide più che
unirci. Ora la Bibbia condanna la pratica dell’omosessualità, non la condizione di
omofilo, purché non degeneri
in omosessualità.
Sembra che l’omofilia sia
di origine prenatale e ormonale, quindi di natura patologica, un errore di madre natura
così come l’essere nati ciechi,
zoppi, ecc., a differenza delTomosessualità che è una
scelta al pari del drogarsi,
ubriacarsi, prostituirsi.
attenzione le parole di Gesù,
io non ne sono sicuro: questo
non significa che a Dio piacciano i rapporti omosessuali
in genere, come a lui non
piacciono mariti e mogli
egoisti e frustrati o infedeli o
traditi o indifferenti o divorziati. Dio però è misericordioso: a me, come pastore,
sembra che un rapporto omosessuale ha più chance di essere espressione di un amore
autentico, di una vita autentica, se è socialmente riconosciuto e difeso, perché il fratello (o la sorella) omosessuale può vivere meglio, con meno angoscia, con più serenità.
In altre parole: l’omosessualità non è una questione di ortodossia, ma è un problema di
teologia pastorale, perché noi
siamo giustificati per grazia
mediante la fede e non per
opere o comportamenti.
Come pastore auspico che
la società riconosca giuridicamente un progetto di vita
condivisa da due persone dello stesso sesso e che le chiese, non soltanto i pastori, si
assumano il compito della
cura spirituale anche di questi fratelli e sorelle. A questo
punto si dovrebbe iniziare un
altro discorso su che cosa significa cura spirituale dei fratelli e delle sorelle omosessuali: non lo faccio, visto che
mi sono già dilungato abbastanza. Sicuramente significa
che dobbiamo smetterla con
quel gioco ipocrita di sapere
ma far finta di non sapere,
perché così costringiamo
questi fratelli e queste sorelle
a tacere nelle comunità su
una parte importante della loro vita e li accettiamo soltanto se nella vita della comunità rendono invisibile la loro
omosessualità. Sicuramente
significa dare voce alle loro
esperienze, confrontarci con
questi fratelli e con queste
sorelle e con le nostre difficoltà, le nostre paure, i nostri
pregiudizi.
L'amore cristiano
Per favore
basta!
Per favore, basta con questa
questione degli omosessuali.
Ieri mattina, 5 maggio, mi sono trovato a casa di un giovane malato di Aids, straniero,
abbastanza autosufficiente.
Mi ha mostrato il più bel dono
ricevuto da una famiglia amica svizzera: una Bibbia italiana, edizione evangelica.
Gli ho chiesto: tu credi in
Dio? Sì, mi ha risposto, in un
Dio umanizzato e pieno di
amore. Abbiamo letto insieme
la «prima umanizzazione di
Dio», come è descritta in Esodo 3, 8: «Io sono .sceso...».
Felice di sapermi evangelico, a stento ha trattenuto lacrime di gioia. Perché certi credenti non imitano il Signore
scendendo tra gli emarginati?
Giovanni L. Giudici
Mestre
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
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qualsiasi destinazione
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operante all’esterno fino a 43 mt
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62,70.463
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPELLI
Presentiamo qui i casi di
tre cittadini, i cui diritti sono stati gravemente violati.
Le notizie che diamo, relative a questi casi, sono tratte dal Notiziario di Amnesty International, numero
di aprile. Questi cittadini,
di cui narriamo ora la storia, appartengono a tre diverse nazioni: Iran, Uzbekistan e Zaire.
Manouchehr Karimzadeh - Iran
Vignettista della rivista
scientifica «Farad». E stato
arrestato a Teheran nell’
aprile del ’92 con il direttore della rivista, Naser
Arabha, per aver pubblicato la vignetta di un calciatore amputato somigliante
all’ayatollah Khomeini.
Nel settembre del 1992
Naser Arabha è stato processato per violazione della legge sulla stampa e
condannato a 6 mesi di prigione, pena che ha regolarmente scontato.
Manouchehr Karimzadeh
è stato condannato da un
tribunale rivoluzionario
islamico in un primo tempo
a un anno di prigione e a
una multa di 500.000 rial,
ma in un secondo processo,
nell’ottobre del 1993, è stato condannato a una pena di
10 anni di carcere, con l’accusa di aver insultato l’ex
leader ayatollah Khomeini.
Amnesty International ritiene che egli sia un prigioniero d’opinione e che debba
essere immediatamente e
senza condizioni rilasciato.
Si rivolgono appelli a:
His Excellency Hojiatoleslam Alì Akbar Hashemi
Rafsanjani - President of
thè Islamic Republic of
Iran - The Presidency Palestine Avenue Azerbiijan Intersection - Teheran - Iran.
Pulat Akhunov - Uzbekistan
31 anni. È stato arrestato
nel luglio del 1992 e condannato per vandalismo a
18 mesi di campo di lavoro. Nel febbraio del 1993,
mentre attendeva il processo d’appello, è stato accusato di detenzione di stupefacenti e aggressione a una
guardia carceraria. In seguito a queste accuse, è
stato condannato ad altri 3
anni dì carcere. Nell’otto
bre ’93 è stato trasferito
un campo di lavoro durissL
mo, nella colonia
Kyzykteppa, dove
penale dj
nschia
di subire violenze da nao,
degli altri detenuti. aS
sty sospetta che le provj
d’accusa nei suoi confronti
siano state «fabbricate»
perché egli, come vicepre.
sidente del movimento di
opposizione «Rirlik», era
un oppositore politicò del
governo. Deve scontare
una pena di quattro anni e
mezzo di carcere. Si prega
di scrivere chiedendola
sua liberazione a:
fjoD n®®®
l'esito doli®
ctie,cb®5‘
jjvari orto
Eppure, 1 t
stante enrop
(corregg^L
pendolur® f
danocratìcc
Anch’io,
poE,hodat
His E.xcellency President
Islam Karimov - Prezidenta Apparai - ploshchaé
Mustakillik - TashkentRepubblica delTUibekistan (ex Urss).
Padre Mukoma - Zaire
Sacerdote cattolico. Nella notte tra il 28 e il 29 novembre ’93, padre Mukoma è stato ucciso con altre
cinque persone a Kananga,
mentre tentava di difendete
il vescovado dall’attacco
dei militari che dall’inizio
del mese erano giunti in
massa in città, decisi a saccheggiare e a distruggere il
vescovado e altre istituzioni religiose. Queste azioni
delle forze armate costituivano una rappresaglia nei
confronti della chiesa per il
suo mancato appoggio alla
riforma monetaria compiuta in ottobre dal governo.!
vescovi venivano criticati
dai sostenitori di Mobutu,
perché avevano ritenuto
troppo brutali i metodi da
lui usati per reprimere l’opposizione. Inoltre il fatto
che i servizi sociali venissero offerti più dalla cliicsa
che dal governo mortificava l’autorità dello stato.
Amnesty denuncia che
nessun provvedimento è
stato preso dal governo nei
confronti degli assassini di
padre Mukoma e delle altre
cinque vittime e chiede che
sia fatta una severa e ira;
parziale inchiesta su questi
omicidi.
Si rivolgano appelli per
avere giustizia a:
Son Excellence le
chal Mobutu Sese Seko Président de la Républip^
- Présidence de la Rép^'
blique - Kinshasa-Ngam
ma - Zaire.
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Nel porgi
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socialista {
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito i
1.33
RILETTURE BIBLICHE
AL FEMMINILE
ediz. a cura di Giuliana Gandolfo
pp 256, L. 29.000
restiW
Quando si impegnano a leggerla, le donne n.
scono un’«altra» Bibbia! E non si tratta certo di
ti»! Il volume riunisce 27 saggi scelti di lettura
della Bibbia, altrettante tappe nel processo di autocon
pevolezza e di liberazione delle donne nel cammino
fede cristiana. Per riuscire a percepire la presenza, il
ficato e il ruolo della donna nella Bibbia, nella storia
origini cristiane e nella Chiesa.
claudiSnB
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P
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[a «complainte
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concessa di stupirmi la
iainte vaudoise» sulS delle votazioni politische traspare sottintesa
iati articoli del giornale.
fJiire l’elettorato protese esopeo è sempre stato
^rreggetemi se sbaglio)
Sdofi fra il voto socia
Enwcratico-labunsta e quelh liberaldemocratico.
Anch’io, fino a Tangento^li ho dato un voto di tipo
«sta e poi (sentendomi
io nella fiducia) ho sposato il mio voto neH’area likeraldemocratica di Lega e
M Italia, aprendo il cuore
«Ila speranza che anche il
terzo compagno di strada
(Alleanza nazionale) superi
ìetedità del veterofascismo
per assumere i connotati di
la moderna destra europea,
itipo gollista e quindi non
—«otihiip con la liberal
ci restii'
«dilettai^
femminili
utoconsa"
nino della
:a, il SÍ9'*'
[orla della
democrazia.
Tutto questo mi sembra
ben contenuto nell’ambito di
oscillazione tradizionale
deH’elettorato protestante europeo, fluttuante fra questi
daepoli «lib-lab». E nelrambito dell’alleanza liberaldemocratica, non mi disturbano più di tanto neppure
le esternazioni veterocattoliche di una onorevole Irene
Pivetd che, quale amante spiriUiÉ di monsignor Lefèvre,
ioti ha molto seguito né
fraterno della Chiesa cattoliaitaliana né aH’interno del
suo stesso partito (su questo
specico punto).
Vedo poi che questo mio
omtamento è condiviso ancte da ima certa percentuale
"’elettorato protestante
Ite fa fede il vedere
PREMIATA LA LIBRERIA CLAUDIANA DI TORINO
LA VETRINA
In occasione della ricorrenza dei 60 anni della Casa
editrice Einaudi, la libreria
Claudiana di Torino ha partecipato a un «concorso vetrine» con premi messi in
palio dall’editore per le librerie a livello nazionale.
Oltre all’allestimento di materiale legato alla storia
dell’Einaudi (libri ormai
esauriti, vecchi cataloghi
editoriali, ecc.) abbiamo
pensato di dedicare una vetrina a un tema, da un lato a
noi particolarmente caro,
dall’altro presente nella produzione editoriale Einaudi:
la montagna (e pensiamo
per esempio ad autori come
Mila, Rigoni Stern, Revelli,
e altri ancora).
Dalle valli valdesi dove
abitiamo abbiamo portato in
libreria foglie autunnali, ricci di castagne, gerle, mestoli
e cucchiai in legno e parecchi altri oggetti legati alla vita e al lavoro in montagna.
La lieta sorpresa prodotta da
tale «documentazione» è stata la vincita del secondo premio assegnata dall’Einaudi
alle migliori vetrine. L’ammontare di tale premio è pari
a 4 milioni, in libri, che ci
sono stati dato in omaggio.
Questo ci conferma un’
idea di fondo che ha sempre
ispirato il nostro lavoro: la
semplicità e la coerenza anche nell’immagine valgono
spesso più di tante campagne promozionali e di tanti
discorsi di marketing. A
maggior ragione oggi, in
tempi di «berlusconismo» e
in cui il libro tende sempre
maggiormente a trasformarsi
in un semplice prodotto da
mercato. Sul piano, comunque, dell’andamento economico della libreria si tratta di
una buona boccata d’ossige
no in tempi che sono duri un
po’ ovunque.
E così, nello spirito dell’
iniziativa già presa da Riforma in collaborazione con
l’editrice Claudiana di promuovere la conoscenza di
testi sulla Resistenza nelle
valli valdesi a prezzi fortemente scontati, anche noi
abbiamo pensato di dare un
significato «di contenuto» a
questa vincita, destinando
buona parte dei 4 milioni
all’approvvigionamento di
libri riguardanti l’antifascismo, la Resistenza, i temi
del razzismo, dell’antisemitismo, le vicende della deportazione e dello sterminio.
Segnaliamo soprattutto ai
giovani questa disponibilità
per approfondire meglio i
problemi. Anche la nostra libreria ha avuto quest’anno
un 25 aprile particolare.
Daniele Rostan
Edda Tron
putato protestante
valdese proprio nelle liste
della Lega Nord.
Sporgervi i miei miglioa saluti, vogliate credenni un
»astro lettore protestante, ex
*«ialista pentito e ora libe®ldemocratico.
Sergio Bilato
Verona
Resistenza
Nelle ultime votazioni il
popolo italiano ha detto implicitamente che gli ideali dei
nostri compagni caduti e la
Costituzione, che sul loro sacrificio si basa, erano sogni,
che la democrazia è un’illusione, che la giustizia sociale
non è un diritto ma un regalo,
che la pace si può imporre
anche con la guerra, che la libertà è degna solo di chi sa
farne un uso accettato e approvato dal governo, che il
lavoro non è un diritto: è un
bene che richiede lacrime e
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
j^ORE; Giorgio Gardiol
^ÙIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
“Inetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau'Kio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne9V0, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pierval® Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
j^NlSTRAZIONE: Mitzi Menusan
^AMENTI: Daniela Actis
JÌ^MPOSIZIONE; Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
SirrOB ' s Mondovì - tei. 0174/42590
Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENTI 1994
ESTERO
’«'--JTAUA
■“«inario
‘•“»tenitore
■»eineatraie
•“»'Ulativo Riforma + Confronti £ 100.000 (solo Italia)
versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni proVia Pio V15 bis, 10125 Torino.
65.000
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- ordinario
- via aerea
- sostenitore
£ 110.000
£ 170.000
£ 200.000
'one settimanale unitaria con L'Eoo dalle valli valdesi:
^ non può essere venduta s^/aratamente
1^ Inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
E(gP?^loni: millimetro/colonna £ 1.800
a parola £1.000
^ 1« della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
**''*SnanM I »dsponsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
«a In data 5 marzo 1993.
™S9Ìo 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale all’LIfficio CMC
' ''~~li 44/11 di Torino mercoledì 11 maggio 1994.
sudore per conquistarlo. Noi
non ci vogliamo credere. Noi
crediamo che il 25 aprile
1945 il popolo abbia chiuso i
conti con i gerarchi fascisti e
che non occorrano altre vittime per riaffermare quegli
ideali, ma che occorra che coloro che parteciparono alla
Resistenza e coloro che ne
condividono le mete si confrontino con la memoria storica e giudichino ciò che sta
accadendo con lo stesso coraggio che ebbero i nostri
martiri.
Saluto quindi nella nuova
resistenza una speranza
nell’uomo capace di camminare nella storia da protagonista e da soggetto, anche quando lo si vuol trasformare in
oggetto. Il ricordo e la speranza si mescolano oggi e la
nostra bandiera, come disse
Foscolo, sarà alzata «finché il
sole risplenderà sulle sciagure
umane».
Lionello Gaydou
Moncalieri
Perdonateci
Nascere nel 1925, femmina
evangelica in una nazione cattolica, in tempo fascista, da
genitori di fede mista... questa
la mia prima realtà. Ancora
nei ricordi c’era la guerra del
’15-18 che mio padre aveva
combattuta tutta come fante;
che aveva preso un fratello di
mia madre, Mario, proprio negli ultimi giorni di guerra, appena arrivato al fronte, a 18
anni; e anche il ricordo della
grande epidemia «spagnola»
che si era portata via la sorella
diciottenne di mio padre.
Ma ho avuto un’infanzia
felice, libera di correre nel
grande orto che coltivava mio
nonno, anche se nella casa
non c’erano le comodità che
ci sono adesso. Però ricordo i
bisbigli dei grandi quando si
accennava alla vita del mio
nonno materno, un barbiere
che era venuto bambino da
Bagnacavallo, socialista convinto, come i figli maschi che
ogni tanto sparivano dalla circolazione quando a Firenze
c’erano le visite di gerarchi
fascisti. Invece nella casa patema, quella evangelica, il fascismo aveva attecchito: mio
padre non era proprio tanto
convinto, ma fu opportunista,
perché nel suo impiego al comune o si era fascisti o si veniva buttati fuori.
A scuola, a sei anni, cominciò il confronto con i cattolici; quanta polemica via via
che crescevo. Avevo in me
un senso di superiorità enorme verso le mie compagne,
non capivo allora che essere
una minoranza che poteva conoscere T Evangelo era solo
un privilegio. Quando avevo
nove anni, nella mia comunità valdese di via Manzoni,
ecco arrivare Fernanda e Tullio Vinay: per la comunità fu
l’inizio di un nuovo modo di
ascoltare la predicazione; intanto il fascismo continuava a
crescere, a dilagare: TAbissinia, la Spagna, l’Albania, le
prime campagne e per noi
bambini, e anche per i grandi,
la mancanza di libertà che per
lungo tempo ha condizionato
la mia vita.
Poi, ultima, la seconda
guerra mondiale, in casa nostra questa volta. Allora avere
come pastore Vinay fu un
aiuto a non lasciarci vincere,
a ribellarci, a combattere nella clandestinità: l’8 settembre
il mio fidanzato riuscì a raggiungere Firenze, da Milano;
mio fratello invece andò a
nord, a Bobbio Pellice, dalla
moglie, fu partigiano e morì a
24 anni, il 7 aprile del 1945.
Anche lui si chiamava Mario
come lo zio morto nel ’18.
Mario Ceseri, mio fratello,
studente alla facoltà di Teologia valdese, non ha potuto conoscere la figlia, nata in luglio. La figlia non ha potuto
conoscere il padre. Come non
ricordare questi fatti, in questi
giorni. Ieri, 25 aprile, non ero
a Milano ma il mio cuore, tutto il mio pensiero erano là, a
gridare no al fascismo, no alle dittature. Poveri magari,
ma liberi !
Ai figli, ai nipoti, ai bambini a cui ho cercato di insegnare qualcosa, anche nella
scuola domenicale, ho raccontato quelle che erano state
le mie esperienze in tempo
fascista. Ma come può capire
chi non ha provato? Capire fino in fondo? Amo ripetere
fatti semplici, perché sono
una persona semplice. Nella
scuola professionale che ho
frequentato c’era una professoressa di francese, Modigliani, molto severa. Quando
rientrammo a scuola in terza
era stata mandata via perché
ebrea. Che sollievo fu per tutti noi... Che ne sarà stato di
questa professoressa?
Nel 1946 ero impiegata e ci
furono le prime lotte sindacali: l’assemblea fu una novità per tutti, poter prendere
liberamente la parola fu difficile. I pochi che parlavano dicevano: «Se il padrone non
farà questo, allora...» e poi
zitti; quando qualcuno ebbe il
coraggio di dire la parola
sciopero, tutti rimanemmo
congelati.
Per anni e anni, pure se sapevo di essere libera e agivo
da essere libero, non mi sono
sentita libera dentro. La mia
libertà l’ho conquistata quando ho veramente capito cosa
vuol dire essere uguali, uomini e donne, ricchi e poveri,
belli e brutti, malati e sani, di
colori diversi, di idee diverse.
Voi giovani che grazie a Dio
non avete subito la dittatura,
credetemi, sono vecchia, ma
non rimbambita. Cercate di
conservare sempre la libertà.
Amate, lottate, pregate per la
libertà, per la giustizia. Siate
ben vigili. E che Dio vi aiuti!
Il clic
di prima pagina
In un centro commerciale di Washingotn. C’è ancora un futuro per l’automobile, oppure tra crisi
dell’industria, inquinamento, traffico e incidenti
mortali nelle gare di Formula 1, assisteremo al declino di un tipico «oggetto
di desiderio»?
Vi chiedo perdono per lasciarvi questo mondo che va
alla deriva di cui anch’io sono corresponsabile.
Adriana Ceseri Massa
Firenze
Seguire la radio
Colgo l’occasione della
breve nota a proposito del seminario sulla radiofonia
evangelica apparsa su L’Eco
delle valli valdesi del 18 marzo per richiamare l’attenzione
di Riforma e dei suoi lettori
sulla radio. Da anni, forse da
sempre, la radio è stata aperta
ai temi della fede e della religione più della Tv e soprattutto in modo più sobrio e
culturalmente elevato.
Il nuovo palinsesto ora prevede anche al sabato la rubrica Uomini e profeti (45 minuti), prima trasmessa solo la
domenica. Ma bisogna ricordare anche le belle letture bibliche del programma La Parola (35 minuti) passato ora
da Radiotre a Radiodue, oltre
agli abituali appuntamenti di
Ascolta, si fa sera. Culto
evangelico. Mondo cattolico,
e altre trasmissioni note.
Sembra dunque che i programmi radiofonici a sfondo
religioso abbiano un pubblico
non trascurabile, interessato e
attento. Perché allora non
avere anche su Riforma una
guida all’ascolto, una piccola
rubrica di critica radiofonica
(includendo anche le emittenti private, ovviamente) che
indirizzi i lettori verso questo
mezzo di comunicazione, anche e soprattutto in un’epoca
di pervasività televisiva?
Pierguido Viterbi - Milano
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mìo pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
I familiari di
Antonio Paulucci
ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, fiori, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Forano, 10 maggio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giov. 16, 33
La figlioccia, la cognata, i nipoti, i cugini e i parenti tutti della
cara
Adele Pone ved. Reynaud
di anni 77
nell'impossibilità di farlo singolarmente, commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che
con presenza, scritti e parole di
conforto hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al medico curante dott. Anita Tarascio; ai medici, paramedici e
personale tutto dell'Ospedale valdese di Torre Pellice; ai pastori
Vito Gardiol, Bruno Tron, Lucilla
Peyrot e a don Aldo; alla sig.ra
Elvina Gardiol per la sua disponibilità e presenza nella sofferta e
lunga malattia, nonché alla sig.ra
Sonia Fontana per l'assistenza
prestata.
Maniglia, 18 maggio1994
RINGRAZIAMENTO
«lo vi lascio pace:
vi dò la mia pace»
Giov. 14, 27
La moglie e i familiari di
Enrico Gay
riconoscenti per le dimostrazioni di affetto ricevute ringraziano
tutti coloro che hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla cara Elda.
Luserna San Giovanni,
19 maggio 1994
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 20 MAGgn^^^
Dopo la firma dell'Intesa sull'avvio deH'autonomia palestinese nei territori occupati
Nasce in ritardo ma con grande sollievo
la tanto attesa autonomia dei palestinesi
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Mercoledì 4 maggio, al
Cairo, Arafat e Rabin
hanno finalmente firmato
l’Intesa sull’avvio dell’autonomia palestinese a Gaza e
Gerico. La Dichiarazione di
principi del 13 settembre ’93
prevedeva che tale intesa
avrebbe dovuto concludersi
entro il 13 dicembre e che il
ritiro delle truppe israeliane
sarebbe dovuto avvenire entro il 13 aprile scorso. La tensione, che ha caratterizzato la
cerimonia della firma, di
fronte a una platea di 2.500
invitati e alle televisioni di
tutto il mondo, non è stata solo un gesto teatrale di Arafat
per riconquistarsi la fiducia
dei palestinesi dei territori, è
stata anche la conferma di
quanto sia irto di difficoltà il
cammino intrapreso con lo
storico accordo di Washington il 13 settembre scorso.
Questa volta, la firma dell’accordo non ha suscitato
l’euforia che si era manifestata a settembre, in particolare
nei territori dove l’influenza
del movimento islamico Hamas continua a crescere. Secondo un sondaggio, realizzato nel gennaio scorso, tra settembre e dicembre ’93 i favorevoli all’accordo di Washington sono calati dal 64%
al 41% mentre i contrari sono
passati dal 28% al 38%. Nel
frattempo il peso di Hamas si
è fatto sentire in varie elezioni; nei Consigli studenteschi
dell’università di Bir-Zeit,
dell’università islamica di
Gaza, del collegio tecnico di
Ramallah, nonché nell’Associazione dei medici di Jenine,
dove ha ottenuto 5 seggi su 7.
Come ha detto recentemente il ministro degli Esteri
israeliano, Shimon Peres, il
processo di pace è ormai «irreversibile»; e ciò malgrado
la strage di Hebron e gli attentati di Afula e di Madera.
Anche se gli estremisti dei
due campi hanno fatto di tutto
per sabotare la messa in pratica degli accordi di pace, sia
in Israele sia nei territori di
Gaza e di Gerico, la maggioranza della popolazione è impaziente di vedere i primi
passi deH’autonomia palestinese. Secondo un sondaggio
pubblicato il 29 aprile scorso
dal giornale Yediot Aharonot
il 51% degli israeliani, contro
il 45%, ritiene che la pace sia
pii! importante di un «gruppo
di colonie». A conferma di
questo clima favorevole alla
pace, nelle ultime settimane
di aprile è avvenuto a Tel
Aviv un fatto inedito: per due
volte, a una settimana di distanza, ha avuto luogo una
manifestazione pubblica della
«Associazione degli ufficiali
superiori di riserva per la pace e la sicurezza». La prima
volta erano in 30, la seconda
in 120: la prossima volta, si
pensa che tutti i 640 membri
dell’associazione si mobiliteranno a favore della pace e
cioè a favore della restituzione dei territori occupati; si
tratta per lo più di notissimi
generali in pensione che in
passato hanno giocato un ruolo di primo piano nelle guerre
contro i paesi arabi. Ciò dimostrerebbe che il primo ministro Rabin, ex generale anche lui, è riuscito a convincere l'opinione pubblica che
l’interesse vitale per Israele è
quello della pace e della sicurezza, anche se ciò dovesse
implicare la rinuncia ai territori occupati e lo smantellamento degli insediamenti
Gaza: scena di Intifada contro le truppe di occupazione israeliane; ora subentrano i poliziotti palestinesi
israeliani; ma è proprio su
quest’ultimo punto (la restituzione totale dei territori) che
Rabin mantiene un’ambiguità
di fondo che gli aliena la fiducia sia dei coloni estremisti
sia dei pacifisti israeliani.
Firmando lo storico accordo di Washington, infatti, Rabin ha riconosciuto l’Organizzazione per la liberazione
della Palestina (Olp) e quindi,
implicitamente, il diritto di
questa ad esercitare la propria
sovranità su un futuro stato
palestinese i cui limiti coincidono con gli attuali territori
occupati: la striscia di Gaza e
la Cisgiordania. Ma se Rabin
e la maggioranza degli israeliani non hanno più alcun
dubbio sulla necessità di abbandonare al più presto 1’«inferno» di Gaza, essi sembrano avere molta meno fretta di lasciare la Cisgiordania,
non solo perché essa confina
con la Giordania (e quindi ripropone il problema del controllo sulla sicurezza delle
frontiere) ma anche perché là
gli insediamenti continuano a
moltiplicarsi.
L’accordo del Cairo co
munque segna l’avvio concreto dell’autonomia palestinese e pone le fondamenta
del futuro stato. La liberazione immediata e prossima di
circa la metà degli oltre
12.000 prigionieri palestinesi
detenuti da Israele non può
che aiutare a creare un clima
favorevole alla pace all’interno dei territori; d’altra parte il
piano di investimenti di 1,2
miliardi di dollari per Gaza e
Gerico elaborato dalla Banca
mondiale dovrebbe essere un
primo passo significativo per
migliorare le spaventose condizioni economiche dei palestinesi: è previsto infatti un
investimento immediato di
600 milioni di dollari per case, trasporti, sanità, fognature, di altri 225 milioni per i
costi dell’amministrazione
economica, di 300 milioni per
stimolare gli investimenti privati e ancora di 75 milioni
per l’assistenza tecnica.
Anche a livello istituzionale
sta nascendo faticosamente
quello che dovrebbe essere
l’embrione del futuro governo
palestinese; 1’«autorità nazionale palestinese». Le elezioni
generali per la scelta del Consiglio dell’autonomia, previste per il 13 luglio, sono state
rinviate al 15 ottobre; malgrado l’indebolimento dell’Olp a
vantaggio di Hamas all’interno dei territori, gli estremisti
islamici riconoscono che la
popolazione locale è ormai
stanca di sei anni di Intifada e
che aspira a una tregua che
consenta di avviare cambiamenti concreti. Quegli stessi
islamici riconoscono del resto
che Al Fatah, l’organizzazione di Yasser Arafat, è comunque di gran lunga l’organizzazione palestinese più importante: nel dicembre ’93, essa
aveva l’appoggio del 42,2%
della popolazione dei territori,
contro il 12,6% a Hamas. Se
l’accordo del Cairo porterà i
primi cambiamenti tangibili
che tutti aspettano, è probabile che l’influenza di Al Fatah
si accresca ulteriormente ragion per cui, senza rinunciare
al loro credo ideologico, i dirigenti islamici si preparano
ad affrontare le prossime scadenze elettorali per garantire
la loro presenza nelle future
istituzioni dei territori liberati.
Lettera del presidente della Chiesa evangelica della Polinesia
Vogliamo uno stop definitivo agli
esperimenti nucleari nel Pacifico
In riferimento agli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico e alla rinegoziazione del
trattato di non proliferazione,
il presidente della Chiesa
evangelica della Polinesia
francese, pastore Jacques Ihorai, ha inviato la seguente lettera al pastore Alain Rey. segretario generale del Defap
(Dipartimento evangelico
francese di azione apostolica):
«La Chiesa evangelica della Polinesia france.se desidera
sinceramente ringraziare e salutare l’iniziativa intrapresa
presso il consigliere militare
del presidente della Repubblica, mercoledì 8 dicembre
1993, da parte della delegazione “Stop esperimenti e solidarietà Europa-Pacifico’’, di
cui Lei faceva parte, per
esprimere il vostro appoggio
(e quello delle 58.000 firme
raccolte in Francia sulle
103.000 raccolte in Europa)
al Presidente per la fermezza
dimostrata nel prolungare la
moratoria sugli esperimenti
nucleari france.si.
Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà per le tre richieste formulate dalla delegazione.
1 ) in vista della rinegoziazione del trattato di non proliferazione nel 1995, che la
Francia assuma iniziative tali
da manifestare una reale volontà di lottare contro la proliferazione delle armi nucleari, ad esempio vietando fin
d'ora e definitivamente di
procedere a esperimenti.
2) che ogni luce venga fatta
sulle conseguenze sanitarie
ed ecologiche dei 175 esperimenti compiuti dal 1966 a
Moruroa e a Fangataufa, in
vista di un risarcimento dei
danni causati ai siti e di un indennizzo delle vittime.
3) che il processo di riflessione avviato sul futuro economico, sociale e politico
della Polinesia, gravemente
dipendente dal Centro di sperimentazione del Pacifico, avvenga coinvolgendo tutte le
forze sociali del territorio.
La Chiesa evangelica della
Polinesia francese si è già e a
più riprese pronunciata chiaramente al riguardo: che vengano fermati definitivamente
gli e.sperimenti nucleari francesi nel Pacifico (e nel mondo). Un modo concreto e indispensabile per essa di rendere una testimonianza di vigilanza in materia di lotta
“per la pace, la giustizia e la
salvaguardia del creato”.
In Lei abbiamo trovato un
altro partner di ascolto e di
solidarietà in riferimento alla
nostra richiesta formulata al
Consiglio della Cevaa, qui ad
Haiti nel 1993: “Che la Cevaa
e le chiese membro siano la
nostra staffetta e il nostro interprete presso i governi”».
(Bip)
Un commento ecumenico al Libro verde
Quale politica sociale
nell'Unione europea?
È una questione vitale per
l’Unione europea, e per gli
stati membri, giungere a definire obiettivi sociali che si integrino nei suoi obiettivi politici, economici e ambientali.
Questo rappresenta una parte
essenziale del commento inviato dal Comitato esecutivo
della Commissione ecumenica europea per Chiesa e Società (Eeccs) a Pradaig Flynn,
Commissario agli affari sociali della Commissione europea. Questo commento è una
reazione al «Libro verde»
della Commissione della Comunità europea, intitolato
«Politica sociale europea opzioni per l’unione».
Keith Jenkins, segretario
generale dell’Eeccs, ha sottolineato che l’elaborazione di
una politica sociale europea
dovrebbe «rispecchiare i valori di solidarietà, di responsabilità reciproca e di riconciliazione che sono all’origine della Comunità europea.
Data la nostra comprensione
delle Scritture e dell’insegnamento cristiano, pensiamo
che i cristiani condividano
questi valori con coloro che
sono all’origine della costruzione europea».
Nel suo commento, l’Eeccs
insiste sul fatto che la risposta dell’Unione europea di
fronte al livello attuale della
disoccupazione avrà un impatto cruciale sul modo in
cui, in futuro, l’opinione pubblica percepirà il valore
dell’Unione e il processo di
integrazione europea nel suo
insieme. Il commento sottolinea che esistono giacimenti
di attività disponibili e che
l’Unione europea dovrebbe
studiare come modificare i
sistemi di sicurezza sociale e
di tassazione in modo da incoraggiare la gente a dedicare tutto o parte del suo tempo
ad attività di utilità sociale,
quali le cure alle persone anziane, ai bambini e agli handicappati, la protezione
dell’ambiente e l’edificazione della vita comunale.
Il commento suggerisce
inoltre di dedicare più fondi
della Comunità europea al
potenziamento e al miglioramento della formazione, non
solo per coloro che sono senza lavoro, ma anche per coloro che possono andare incontro alla disoccupazione risultante dall’evoluzione costante che si rileva nell’organizzazione del lavoro. Gli stati
membri dovrebbero anche
cooperare in vista di ridurre
le tasse sull’impiego e di sostituirle con tasse sull’utiliz
zo dell’energia e delle
risorse
naturali poco abbondami
sottolineando però che bisd;
gnerà prevedere una comncn
suzione sufficiente per iv
cresciuto costo dell’enerat
utilizzata dai poveri e inveli
re 1 ricavi provenienti datali
tasse nei settori generatori di
impieghi.
L’Eeccs insiste inoltre per
ché vengano adottate misure '
in vista di migliorare la situa- i
zione delle donne sviluppar,,
do l’uguaglianza delle possi,
bilità e dei programmi dii
azione positiva. Converrebbe '
migliorare il livello delle misure pubbliche e aziendali in
materia di asili nidi e di congedi per i genitori. Nel campo della discriminazione razziale, rEeccs sostiene Tini,
ziativa antidiscriminazione i
«Linea di partenza », lanciata 1
da una serie di organizzano- i
ni fra cui la Commissione !
delle chiese presso i migranti !
in Europa. i
Il fatto che il Libro verde '
della Commissione europea
preveda una politica sociale
che copra anche i campi
dell’esclusione sociale e non
si limiti alle questioni relative
al mercato del lavoro, dovrebbe portare ad un allargamento
del dialogo sociale. 11 ruolo
dei partner sociali tradizionali
(sindacati e organizzazioni
padronali) viene confermato,
L’Eeccs suggerisce però che
«la creazione di una politici
sociale esistente a pieno diritto anziché di una politica sociale che non fosse stala ck
una semplice dimensione sociale di altre politiche, alkga il campo degli eveitlué
partner». Essa è dunque favorevole alla creazione diati
«forum appropriato... ¿of
potrebbero essere dibattuti à
modo aperto e democratico t
problemi strategici della società europea».
Keith Jenkins ha agg®®
che l’Eeccs non stava chiedendo un ulteriore aument"
del ruolo o dei poteri dell’Unione europea. «Larnaf
gior parte di ciò che chieik
ino può) essere realizzato utl
quadro delle strutture esistenti e tramite una coopenzione tra gli stati mettwtiUna politica sociale al Ikd
lo dell’Unione europea op
la possibilità di preservate
tradizioni che mantengouv
un certo grado di uinanif
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all’Unione e ai suoi sta!'
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L'esclusione sociale, uno dei gravi problemi delle società *
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