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Anno 117 - N. 41
9 ottobre 1981 - L. 300
Spedizlon» m ibbonamento potisi*
1* Gruppo bls/70
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ddìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA RIFORMA SANITARIA TRA SCANDALI E RESISTENZE CORPORATIVE
Controllare la fabbrica della salute
% punti
ili rista
Come è noto, Giovanni Paolo
II in un discusso paragrafo della sua enciclica sul lavoro — che
il nostro giornale ha commentato la settimana scorsa — ha riproposto per la donna la missione materna e il lavoro casalingo
come fini e mezzi preminenti. E
nell’indicare una delle vie da seguire per l’attuazione di questo
progetto — quella di uno « stipendio familiare » complessivo
assegnato all’uomo che gli consenta di non far lavorare la moglie fuori casa — ha usato il termine « capo famiglia ».
Ora questo termine non esiste
più nel diritto del nostro paese.
Da quando, nel ’75, è entrato in
vigore il nuovo diritto di famiglia, i coniugi sono posti sul medesimo piano di diritti e doveri,
non esiste più una « patria potestà » sui figli riservata al solo
padre, né una « potestà maritale » sulla moglie a cui la donna
sia costretta a sottostare. D’altra
parte l’espressione « capo-famiglia» affonda le sue radici nella
tradizione cristiana su cui si basa la nostra società: non è l’apostolo Paolo che ha detto « il marito è capo della moglie »? E allora, di fronte al messaggio hii-blico, che ha per noi valore determinante, ha più ragione il papa o il diritto di famiglia italiano?
Non possiamo dimenticare che
le nostre radici non sono solo
cristiane: più vicino a noi, sono
romane. E in Roma il pater familias era il « padre padrone »
che aveva potere assoluto sulle
■ cose, gli schiavi, i figli e la mo
1 glie. Quando noi parliamo di ma
I rito come « capo » non possiamo
Í perciò non pensare all’esercizio
Í del potere. Ma Paolo, pur viven
do nel suo tempo, quando parla
di capo non intende colui che
domina, ma colui che serve. In
Efesini 5 è particolarmente evidente nel parallelo marito-moglie
e Cristo-chiesa. Alla sottomissione della donna all’uomo nel rispetto, da sempre rivendicata nella civiltà cristiana, fa riscontro
la sottomissione, sempre dimenti
Ìcata, dell’uomo alla donna nel dono di sé, secondo il principio posto chiaramente da Paolo — sottoponetevi l’uno all’altro nel rispetto del Cristo — che è il seme dell’Evangelo insinuato tra le
pesanti pieghe del terreno sociale del suo tempo.
Se quindi il papa parla di « capo-famiglia » e caldeggia un ritorno alla dipendenza economica della donna dall’uomo in un
inevitabile schema di sottomissione unilaterale, è davvero vicino al messaggio biblico? Alla
lettera, forse, per assonanza. Ma
al suo spirito è forse più vicino
un diritto laico che afferma la
parità nella reciprocità.
Tuttavia, se la parola del papa
non è vangelo, non lo è neppure
quella del diritto di famiglia. Ben
al di là dell’uno e deH’altro si
pone la sfida dell’Evangelo per
chiunque la incontra dentro e
fuori delle chiese: sottomettersi
l’uno all’altro nel rispetto non
della legge, di accurati equilibri
di diritti e doveri; ma nel rispetto di Cristo, nel seguire cioè la
sua via di dono incondizionato,
di servizio senza contropartita. È
una delle sfide più diffìcili per il
nostro tempo. Forse è possibile
raccoglierla in modo adeguato
solo essendo credenti. Di certo
è indispensabile farlo in due.
Franco Giampiccolì
L’arresto del prof. Moricca rilancia il dibattito
taria - La necessità del controllo popolare e la partecipazione alle scelte di politica sanitari
A due anni dall’approvazione
della legge di riforma sanitaria,
si riparla della sanità per denunciarne i mali antichi e la
mancata attuazione della riforma. L’occasione è data dai provvedimenti governativi di taglio
della spesa pubblica che riguardano il settore sanitario e l’arresto del professor Moricca, primario dell’ospedale Regina Elena di Roma, con l’accusa di concussione. Dopo che gli anni sessanta e settanta hanno visto la
crescita di uh vasto movimento
sui temi della salute e dell’assistenza, una situazione di crisi
cronica per la pletoricità e la
confusione degli interventi, per
il costante aumento dei costi di
fronte al permanere di servizi
scadenti, per i forti divari di trattamento nelle varie regioni del
paese e per le diverse classi sociali, per la scarsa considerazione dei diritti del malato, imponeva alle forze politiche del paese nel mese di dicembre del 1978
l’approvazione della legge di riforma sanitaria.
Pur coi suoi limiti, l’Istituzione
del Servizio Sanitario Nazionale
risponde a principi innovatori in
campo sanitario quali la promozione, il mantenimento e il ricupero della salute di tutta la popolazione secondo modalità che
assicurino l’eguaglianza di trattamento, la partecipazione degli
utenti alla gestione dei servizi
socio-sanitari.
In realtà questi principi sono
rimasti sulla carta ed è prevalsa in questi due anni una visione burocratica del processo di
riforma sanitaria, il cui unico ri
sultato è stato quello della scomparsa delle mutue.
Gli obiettivi della «prevenzione, della non delega, della soggettività, dell’autogestione della
salute » che costituiscono il patrimonio culturale e politico di tutto un movimento sono stati formalmente recepiti nei primi articoli degli statuti delle Unità Sanitarie Locali e — a parte qualche eccezione — non applicati
nei vari moduli organizzativi.
Mancata attuazione
della riforma
Così la spesa sanitaria è continuata ad espandersi, ed il governo per limitarla — al posto di
operare secondo le linee della
riforma — non ha trovato nulla
di meglio che « tickets » sui medicinali, ed ora anche sulle visite mediche e sui ricoveri ospedalieri e il rinvio dell’attuazione
di alcuni progetti-obiettivo che
caratterizzano l’aspetto preventivo della riforma (salute dell’anziano, della donna, tutela della
salute nei luoghi di lavoro).
Così i grandi (e anche i piccoli) primari dei reparti ospedalieri hanno continuato ad effettuare
la propria attività professionale
anche nelle strutture private.
L’intreccio pubblico-privato (che
secondo la riforma doveva risolversi in un rafforzamento della
struttura pubblica) è diventato
molto stretto ed in molti casi il
privato è massicciamente presente nel pubblico. Nei reparti degli
ospedali i malati continuano ad
essere divisi in due categorie:
« il malato del professore » cioè il
malato che prima di essere ricoverato si è già latto visitare privatamente dal professore ed il
malato comune che è « inviato »
lì dal medico di base.
Inoltre nonostante le affermazioni di necessità dell’integrazione tra i vari servizi, l’ospedale
continua ad essere una specie di
federazione di reparti largamente autonomi, più che un sistema
integrato. I vari reparti (o meglio
i primari) competono tra loro
per lo spazio, l’attrezzatura,^ il
personale e trovano come unico
limite a questo il bilancio e l’inerzia burocratica dell’amministrazione delle USL.
Non c’è da stupirsi quindi che
sorgano casi quali quelli dell’ospedale Regina Elena di Roma:
sono la punta di un iceberg, che
è molto più vasto e riguarda tutto il sistema ospedaliero del nostro paese.
La responsabilità di questa situazione non può essere individuata a livello dei soli medici
(anche se questo va fatto e ben
venga l’iniziativa della magistratura) ma soprattutto nella rnancata organizzazione del servizio
sanitario nazionale e questo a
tutti i livelli da quello centrale
a quello delle USL. La responsabilità è dunque politica, ed anche di quelle forze politiche di
opposizione che a livello regionale lasciano che le corporazioni
continuino a gestire « la salute »
di tutti.
Se non vogliamo vedere tutta
la struttura sanitaria pubblica
smantellata da iniziative della
magistratura contro questo o
quell’altro primario è necessario
MATTEO 22: 37-44
quindi por mano subito alla realizzazione della riforma sanitaiia.
È necessario che ci si occupi a
fondo dei problemi della organizzazione sanitaria del paese, della
formazione del personale necessario, e dell’efficienza e dell’efficacia dell’intervento sanitario.
Controllare
la politica sanitaria
In altre parole è necessaria una
azione di base per il controllo
del funzionamento della struttura sanitaria, azione prevista peraltro dalla legge di riforma la
dove prevede la partecipazione
dei cittadini alle decisioni di politica sanitaria.
Per arrivare a questo occorre
però confrontarsi con un potere
ben stabilito che è composto dagli interessi convergenti degli operatori sanitari (che non vogliono mettere in discussione il loro
ruolo), delle industrie collegate
(che non vogliono cedere la loro
quota di mercato o differenziare
la loro produzione), del ceto politico (che contìnua a considerare
il settore sanitario come un serbatoio di voti e di possibilità di
lottizzazioni).
Le varie iniziative quali le discussioni avvenute nelle nostre
chiese « sui diritti dei inalati e
dei morenti », della istituzione
in varie città dei « tribunali per i
diritti del malato», ed altre ancora vanno certamente in questa
direzione.
I problemi della salute e dell’assistenza sanitaria non devono
essere nuovamente ricondotti ad
un ambito specialistico come
vuole una certa tendenza in atto ma devono diventare un fenomeno di conoscenza a livello di
massa. La medicina non e un fatto neutrale ma riflette i rapporti
sociali esistenti.
Comandamenti a misura d^uomo Il nostro contributo
^ 1 rio o TAIin
«Ama il Signore, il tuo Dio,
con tutto il tuo cuore, con tutta
la tua anima e con tutta la tua
mente ». * * i
« Chi è Dio? » La domanda del
catechismo ci perseguita ancora,
ci insegue, sottoponendoci allo
sforzo sovrumano di pensare
Dio di concepirlo nella nostra
mente, di conoscere l’inconosctbile, di vedere l’invisibile. Chi
confesserebbe di non aver mai
capito nulla di quello che gli st
chiedeva di capire, di non aver
mai visto nulla di Quello che gh
si chiedeva di vedere? Questo voler partire dalla forza dell’uomo,
dalla ragione dell’uomo per amare Dio, ha portato a parecchi
fraintendimenti, a speculazioni
di ogni genere. Partendo clall’uomo si spezza, si divide, si serializza la Parola di Dio in una serie di concetti, di teorie, di teologie, tutte a sé stanti, tra cui si
.sceglie la migliore per noi, la più
nuova, quella che si adatta meglio, come un vestito, la si indossa e si sconfessano le altre.
Dobbiamo confessare che anche
le teologie speculano su Dio: lo
imprigionano nei loro schemi, lo
trovano nella natura, nella storia, nel concetto, nell’idea, nella
chiesa, nella società, lo istituzionalizzano, lo racchiudono in formule e poi lo adorano.
Ma Dio è libero, è Dio che si
decide per l’uomo, non l’uomo
per Dio. Dio crea l’uomo, ama
l’uomo, conduce l’uomo, salva
l’uomo, serve l’uomo. Tutta la
storia d’Israele ce lo dice: dalla
creazione del mondo alla liberazione dall’Egitto. Dio conduce il
popolo attraverso il deserto, gli
consegna la terra, una terra fertile che lo mantiene in vita, lo
.sfama. GH dà la Legge, cioè gli
rivela la sua volontà, una volontà che è unica come unico è
il Signore. La sua volontà è buona come il creato, vivifica perché conduce il popolo, diventerà «una lampada al suo piede,
ima luce sul suo sentiero »,_ un
punto di riferimento essenziale,
vitale per l’uomo, perché lo guida nella sua vita quotidiana. Il
comandamento di Dio è ubbidienza a Dio nelle piccole cose,
nelle cose del vivere quotidiano,
è un comandamento a misura
d’uomo, dal quale l’uomo trae
ogni sua energia. E un comandamento laico. E’ un^ comandamento possibile per l’uomo: per
questo Dio chiede all’uomo di
amarlo, con tutto il cuore, con
tutta la vita. Perché Egli gli ha
dato la vita, lo ha creato, lo ha
condotto, lo ha salvato, lo ha
servito per primo. Per questo Dio
chiede all'uomo di essergli simile di rassomigliargli proprio su
questo punto: di essergli fedele
e di seguirlo sulla strada dell amore e del servizio. Dio chiede
a noi una dedizione completa, ci
chiede la vita: questo è il primo
comandamento, il comandamento più importante.
Il secondo umile comandamento, fatto ad immagine e somiglianza del primo, esce dalla bocca di Gesù e prende vita, accanto al primo grande comandamento, per essere uno con lui.
La .sintesi, l’incontro di questi
due comandamenti avviene in
Gesù.
« Ama il prossimo tuo come
te stesso ».
Noi possiamo accostare, allora, alla domanda « chi è Dio?»
la seconda simile ad essa « chi è
il mio prossimo? », « chi è il mio
vicino? ».
Chi siede accanto a me in chiesa? Colui che pensa come me?
Chi appartiene al mio popolo, alla mia famiglia, al mio clan, al
mio partito? Chi obbedisce alla
mia stessa legislazione, non ruba, non uccide, non desidera la
donna d’altri? Oppure è l’altro,
il diverso, colui che appartiene
ad un’altra confessione religiosa, ad un’altra razza, ad un altro
paese? Oppure è il povero, il diseredato, l’affamato, l’assetato di
giustizia? E che dire dell’ateo?
Quanti di noi non hanno sperimentato almeno una volta nella
Giovanna Pons
{continua a p. 10)
La nostra chiesa può dare un
importante contributo a tutto
questo processo. Gestisce ospedali inseriti nelle strutture di programmazione pubblica ed accetta che su di essi si eserciti un
controllo pubblico attraverso la
commissione d’esame e le discussioni alle conferenze distrettuali
e al Sinodo.
Il nostro è fors© un modollo
di controllo imperfetto che può
certamente essere migliorato, ma
è un modello che funziona da alcune decine di anni, ed è sperimentato. Perché non farlo conoscere e non proporlo anche per
l’intera struttura sanitaria delle
USL?
Nelle USL che funzionano si
fanno conferenze e dibattiti su
cosa « dovrebbe » essere la medicina e l’assistenza sanitaria, e
poco si discute della situazione
©sistsirt©.
Nelle assemblee delle nostre
chiese si discute (troppo) poco
di cosa dovrebbe essere la medicina e molto del come viene erogata l’assistenza dei nostri ospedali.
Tra questo essere e dover essere qual è il sistema migliore
per far crescere la coscienza sanitaria? Porse una sommatoria
dei due. E sarebbe interessante
che venisse sperimentato almeno a livello delle USL delle Valli Valdesi. . ,
Giorgio Gardiol
2
ECUMENE
Fede in Cristo
o religione?
li campo cadetti di fine estate ha prodotto un
sermone-documento che riproduciamo a fianco
Il Campo Cadetti dì fine-estate ad Ecumene ha avuto, come
negli ultimi anni, circa 40 partecipanti, sotto la direzione di Paolo e Letizia Sbaffì con 5 collaboratori per le varie attività di studio e di organizzazione del tempo libero. In effetti, di tempo libero non si può propriamente
parlare, perché ogni giornata è
stata densa di attività e di iniziative. Tutti i cadetti facevano parte di tante commissioni che si
occupavano dei vari momenti del
Campo: i gruppi di studio, il
giornale murale (quasi quotidiano), le gite, la scelta dei film, la
preparazione e l’esecuzione della recita finale, il canto, le Ecumeniadi (giunte alla VI edizio
Prossimi
inserti
* Nel prossimo numero, 16
ottobre, sarà pubblicato un inserto, LA BIBBIA, in vista della
domenica della Riforma (1/11),
L'inserto comprende un ampio
articolo del past. Renzo Bertalot sui problemi che pone la traduzione biblica, l’attività dell'Alleanza Biblica Universale e la
traduzione interconfessionale in
lingua corrente.
Utilizzazione; per presentazione dell’attività biblica in campo protestante e ecumenico, per
gruppi di studio biblico, corsi di
catechismo, riunioni quartierali,
eco. L. 100 la copia per un minimo di 20 copie (ad esaurimento della tiratura extra).
• Nel numero dell'11 dicembre sarà pubblicato un inserto
TIMIDI CREDENTI, per ricordare
I opera pastorale di Giovanni
Miegge a 20 anni dalla sua morte. L’inserto conterrà la ristampa dell’opuscolo dello stesso titolo pubblicato nel 1941 che ci
sembra conservare una straordinaria freschezza e capacità di
comunicare.
Utilizzazione; Lo scritto affronta il tema dell’indifferenza e della tiepidezza dentro e fuori delle chiese ed è quindi utile per
opera di evangelizzazione, interna ed esterna. L. 100 la copia, per un minimo di 20 copie
Prenotazioni; entro e non oltre
domenica 6 dicembre p v
SCUOLA DI STATO
L'ora di
religione
Abbiamo saputo che in un liquest’anno
e stato richiesto il bollo per la
dichiarazione di esenzione dalla
^?irfr di mi
ni?^ f ~ sembra essere farientrata, almeno nel
nofr ® ® segnalato. Ma
frinn ^’^ri incon
trino difficolta’ ricordiamo i dati
che hanno definito la questioni
26 ter ir“® 22 12.1980 n. 891, art.
fo 12 80)^^""®“^ 355 del
Sa rif hnn ^^operato dall’impoS n Ònf «.'Stanze dichiarazio
d sLn« alla
dispensa, all esonero o alla frequenza dell’insegnamento religio
La circolare telegrafica del Mi
Sffcrrt i “ predetto
fnit ^ ® dispone: « Sunt pertanto abrogate disposizioni di cui
198o f ■ ^03 del 14 aprile
® Hanno collaborato per questo numero: Ivana Costabel,
Giovanni Conte, Franco Davite, Dino Gardiol, Luigi Marchetti, Paolo Rihet, Bruno
Roslagno, Aldo Ruiigliano,
Franco Taglierò, Favo Burat,
Alessandro Vetta.
ne), i giochi ed infine la preparazione del « sermone-documento »
per il culto di chiusura del 30
agosto.
I momenti « qualificanti » del
nostro Campo, oltre allo Studio
sul tema della religione e della
fede che ci ha tenuti impegnati
per otto mattine su dieci con
molta serietà (e lo potrete capire leggendo il documento allegato...), sono state le due gite (la
prinia al lago e castello di Ninfa più visita al borgo medioevale di Sermoneta, la seconda al
mare), la preparazione della recita di sabato 29 che ha riscosso
applausi a scena aperta e svariati lampi di fotografi per la scenografia eccezionale di Vittorio
e Rossana Ferrantini e, quasi ogni pomeriggio, le gare delle
Ecumeniadi, culminate con la
consegna di circa 120 medaglie
(oro, argento e bronzo) confezionate con il « das » da un gruppetto annosito di cadetti, e la attribuzione di ben 3 Coppe « Mario
Sbaffì » per i tre vincitori a pari
merito delle classifiche finali.
Una delle cose più belle di questi campi è l’amicizia che si viene subito a creare non solo tra
quelli che, come noi, sono ormai dei... veterani, ma anche con
quelli che vengono per la prima
volta. Pur venendo da 12 diverse
città o paesi (da Milano a Taranto) e pur non essendo tutti di
famiglia evangelica, siamo riusciti non solo a stare bene insieme nei giochi, nelle gare e nelle
gite, ma anche a capirci nei gruppi di studio per l’importanza che
ha l’aspetto religioso nella nostra
vita scolastica, familiare e generale. Il documento-sermone che
riportiamo è stato rielaborato
da Paolo, ma è il risultato del lavoro dei gruppi di cui segnaliamo i portavoce.
Andrea Sbaffì
Sara Valentin!
Liberati dalla religione
« Se vi pare malfatto servire all’Eterno, scegliete ora a chi volete servire, o agli dei di là dal
fiume o agli dei degli Amorei... » (Giosuè 24:
15). Non si può scegliere di servire il Signore, si può scegliere solo una religione ma, in
questo caso, è perché si rifiuta di servire il Signore. È il Signore che ha scelto noi perché
siamo suo popolo.
« L’ora viene, anzi è già venuta, che né su
questo monte né a Gerusalemme adorerete il
Padre: i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità» (da Giov. 4: 21 e 23). Fin dall’antichità l’uomo si è interrogato sul significato della sua vita, su tutto quanto gli accade e
sul perché delle sue gioie e delle sue sofferenze. Non potendo dare delle risposte a tutto ha
inventato la religione, ovvero ha sistemato fuori di sé o fuori della natura che conosceva le
cause di ciò che non poteva spiegarsi razionalmente. Ecco allora inevitabilmente sorge l’idea
delle divinità, collegate spesso proprio con i fenomeni naturali quali, ad esempio, le stagioni, il
sole, la pioggia, l’amore, l’odio e così via...
Ma il ricorso alla religione noiì è mai servito
a liberare l’uomo dalla paura, soprattutto la
paura dell’ignoto e la paura della morte. Anzi,
proprio le strutture religiose, prima fra tutte
quella di una casta sacerdotale che rendesse possibile il rapporto con il divino, lo hanno tenuto
legato al ricatto della paura insieme con l’illusione di potersi acquistare il favore della divinità tramite offerte, riti e sacrifici, ivi compresi
le preghiere e gli atteggiamenti cosiddetti « religiosi ». Anche la costruzione di templi, santuari e luoghi sacri è collegata a questa illusione.
Neppure il popolo ebraico è sfuggito a questa
tentazione religiosa: ha avuto il suo tempio, i
suoi santuari, la sua casta sacerdotale, le sue cerimonie religiose, i suoi riti e la convinzione
che la « presenza » di Dio fosse legata a luoghi
particolari (cioè sanri).
La predicazione di Gesù spazza via tutto questo. Dio non si lascia rinchiudere « né su questo monte né a Gerusalemme ». Né a S. Pietro
né alla Mecca. La presenza dì Dio non si lascia
rinchiudere neppure in una teologia (che pure
è il discorso su Dio), né in una chiesa o denominazione cristiana. La presenza di Dio non può
nemmeno essere rinchiusa nella Bibbia, che pure è l’unico libro che testimonia di Dio e della
sua opera di salvezza verso gli uomini.
La presenza di Dio è una persona! È Gesù
Cristo! Colui che crea per tutti la nuova umanità in cui, nel suo nome, tutti gli uomini sono
chiamati a vivere la fraternità della vita nuova. La possibilità di questa vita nuova che Gesù dona a tutti è espressa in molti passi del
Nuovo Testamento, ne citiamo alcuni: « In
verità ti dico che se uno non è nato di nuovo,
non può vedere il regno di Dio» (Giov. 3: 3);
« Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura;
le cose vecchie sono passate: ecco, sono diven
tate nuove» (II Cor. 5: 17); «Cristo ha abolito
nella sua carne (cioè nella sua vera umanità)
la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, con il fine di creare in se stesso l’uomo nuovo » (Ef. 2; 15); « Avete imparato a spogliarvi del vecchio uomo che
si corrompe e ad essere invece rinnovati nella
vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che
è creato ad immagine di Dio nella giustizia e
nella santità che procedono dalla verità » (Ef.
4: 22-24).
In Gesù, quindi, ed in lui soltanto, si attua il
vero rapporto con Dio e l’unico rapporto di
giustizia fra gli uomini.
( Fabio-Gio vanna-Claudia )
«Voi non vi fate chiamar "Maestro”; perché
uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti
fratelli, ecc. » (Mt. 23: 8 ss). Nella nuova realtà, liberata dalla paura, non c’è posto per chi
volesse fare da intermediario tra Dio e l’uomo
e viceversa. Chi ha donato se stesso per la vita
e la felicità di noi tutti, vuole impedirci di ricadere nella schiavitù della religione, con i suoi
precetti ecc. Gesù ci indica come vivere la riconciliazione e la salvezza nel servizio reciproco: « il maggiore fra voi sia vostro servitore »
(v. 11). Tra noi non ci possono essere capi, guide e maestri spirituali. Uno solo è guida e maestro: colui che si è abbassato fino alla morte
ed alla morte della croce; colui che ha vissuto
per primo l’esortazione-verità del servizio reciproco e della solidarietà come risposta all’amore di Dio.
(Franco-Katia)
Ma se qualcuno pensasse che la proposta di
Gesù sia una proposta rinunciataria, che appiattisca tutto e tutti e che avvilisca le possibilità
di espressione e, perché no, di fantasia della
gente..., si sbaglia!, perché Gesù ha detto anche
questo:
« Io vi dico in verità che non v’è alcuno che
abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figliuoli, o campi, per amore di
me e per amore delTevangelo, il quale ora, in
questo tempo, non ne riceva cento volte tanto... » (Me. 10: 29-30).
Seguire Gesù non significa allora seguire una
religione, magari più bella, più pura, più consolante...; ma significa essere chiamati a vivere
pienamente e nella felicità tutti i doni di Dio
e soprattutto il dono che è l’uomo nuovo incarnato da Gesù, dando a lui solo ogni riferimento,
ogni partenza ed arrivo, ogni ’’via, verità e vita”, perché in Gesù è compresa, riceve pienezza
e si esaurisce tutta la nostra vita. Infatti « nessuno si glori degli uomini, perché ogni cosa è
vostra...: e il mondo e la vita e la morte, e le
cose presenti e le cose future; tutto è vostro e
voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio» (I Cor
3: 21-23).
(Denise-Andrea)
ASSEMBLEA DEL CIRCUITO PIEMONTE - VALLE D’AOSTA
Appuntamento a Chivasso
L’assemblea del IV Circuito
ha avuto luogo sabato 26 settembre, presenti i rappresentanti
delle diverse chiese: Torino (ad
eccezione di Torino lingua inglese), Susa, Coazze, Chivasso, Aosta ed Ivrea che ha ottimamente
ospitato i lavori. Presente una
rappresentanza battista col pastore Michele Foligno di Torino
Lucento. Una giornata importante che, posta all’inizio della
ripresa autunnale delle attività,
ha consentito una riflessione comune sui vari aspetti della vita
delle chiese, ha messo a fuoco diverse problematiche e problemi,
e soprattutto ha esaminato ed
ha approvato concrete proposte
operative consentendo a tutti di
avvertire il dono dì una profonda comunione tra le chiese ed
una attiva solidarietà nel servizio che il Signore ci affida. Dopo
una panoramica sulla situazione
del campo di lavoro, su cui c’è
stata una valutazione meno preoccupata che in passato anche
perché l’apporto dei predicatori
locali è divenuto man mano più
organico e meno occasionale, non
solo locale ma circuitale, si sono
esaminati i diversi ordini del
giorno sinodali: diritto dei malati e dei morenti, ecumenismo
e cattolicesimo, documento BMV
sul battesimo, terremoto, pace e
disarmo, evangelizzazione.
Sull’evangelizzazione in particolare c’è stata un’ampia discussione e si è deciso che abbia luogo un raduno evangelistico a
Chivasso, il 15-16 maggio 1982:
sulla base di un programma, già
parzialmente articolato, presentato dal sovrintendente, grosso
modo si prevede di avere: a) Tallestimento di 5 stands (Bibbia,
Claudiana, Federazione, La Luce, Storia valdese); b) una conferenza pubblica su « Cosa signi
fica essere evangelici oggi in Italia»; c) culto in piazza con diverse predicazioni brevi. L’assemblea ha espresso la speranza
che le corali delle ’Valli valdesi
possano partecipare a questa iniziativa svolgendo a Chivasso il
loro annuale raduno di primavera. Ugualmente si è auspicata
una piena partecipazione dei battisti del Piemonte anche in fase
di programmazione.
Per i predicatori locali e per
gli iscritti ai corsi organizzati
dalla commissione permanente
agli studi sono stati fissati, per
ora, due incontri: il primo a Torino c.so Oddone domenica 15
novembre (giornata di lavoro
con il prof. Bruno Corsani) e il
secondo a Torino via Pio V sabato 9 gennaio 1982 (discussione
su una meditazione registrata di
un predicatore locale).
Viene eletto il consìglio di circuito che è composto da: past.
Franco Giampiccoli, sovrintendente; Matteo Bagatella, Chivasso; Carlo Monaya, Aosta; Daniele Perini, Ivrea ; Antonino Pizzo, Torino. L’arricchimento che
è venuto da questa giornata sotto tutti gli aspetti positiva aiuti
le chiese ad assumere responsabilità ed iniziative nel servizio
dell’annuncio delTEvangelo di
Gesù.
Fnnio Del Priore
Due incontri
SUSA — Settembre è stato un
mese ricco di incontri per la comunità valdese di Susa. Domenica 6 ci siamo recati insieme a
fratelli della Chiesa battista della valle in visita alla comunità
di San Marzano Oliveto. Il temno buono che ci ha accompagna
to per tutto il giorno ha reso ancora più gaio rincontro che i
fratelli di San Marzano avevano
già provveduto ad allietare offrendoci uno squisito primo piatto, buon vino e frutta locale in
abbondanza. La prodiga ospitalità si è manifestata anche nell’incontro pomeridiano, quando si
sono scambiate notizie sulle rispettive comunità, permettendo
la nostra migliore conoscenza. I
canti hanno concluso in allegria
il soggiorno; il nostro non è stato
poi un addio, ma un arrivederci
a Meana, il prossimo anno, dove
cercheremo di ricambiare lo
splendido incontro.
Domenica 27 si è tenuto a Meana l’annuale incontro con i fratelli battisti della valle di Susa.
Anche questa giornata è stata
sorretta da un tempo discreto, insperabile se paragonato a quello
che si è avuto in settimana. Dopo l’agape fraterna e il culto pomeridiano ci siamo ritrovati insieme per analizzare e cercare di
risolvere i nostri comuni problemi.
Culto in piemontese
PIEDICAVALLO - Il 6 settem
bre si è tenuto nel tempio valdese dei picapere (i tagliapietra dell’alta valle del Cervo) l’ormai tradizionale culto in lingua piemontese presieduto questa volta dal
pastore Vincenzo Barbio della
comunità battista di Valperga
Torinese. Il culto è stato centrato sulla lettura di I Pietro 2 ; 1-10
(...se però i Leve gustà com ’1
Signor a l’é bon. E avsinandve
da chiel, ch’a Té la pera viva, arfudà da j’òmini ma eleta da Dio,
pressiosa; voi ’dcò com éd pere
vive i sì ediflcà per essi na ca
spiritual, e na santa sacriflcatura,
pér ofrì ’d sacrifissi spirituaj, agreabil a Dio per Gesù Crist...)
utilizzando « ’L testament neuv
de Nossègnour Gesu-Crist tradout in lingua piemontèisa »,
Londra, Moyes, 1834. Il pastore
ha quindi efficacemente commentato la parola del Signore, evidenziando quant’Egli sia buono nelToffrire la salvezza come dono all’umanità, riscattata dal Suo sacrifìcio; la fede è aprire gli occhi ed il cuore per capire questa
offerta, e vivere in conseguenza.
Durante il culto, sono stati cantati alcuni degli inni tradotti magistralmente in piemontese da
Camillo Brero, preziosi in quanto privi di ogni forma retorica
dell’italiano accademico, distante; ed invece levigati, tersi come
gli oggetti e strumenti del lavoro
familiare. Hanno partecipato al
culto i fratelli metodisti di Vintebbio e diversi amici della Compañía dij Brandé.
In breve
EMILIA-ROMAGNA — Si terrà domenica 18 c.m. un convegno giovanile
con sede nella chiesa metodista di Bologna (via Venexian 3) indetto dal Coordinamento tra i giovani evangelici dell’Emilia-Romagna.
MILANO — Il prof. B. Corsani terrà
due lezioni divulgative sulla letteratura
apocalittica al Centro Culturale Protestante di via Sforza 12/a;
9^10, ore 21: L’apocalittica giudaica;
16/10, ore 21: L’Apocalisse di Giovanni.
ABRUZZI — L’Assemblea di Circuito
(XII) è convocata per domenica 25/10
a Villa S. Sebastiano, con inizio alle ore
10.30 col culto, e sarà particolarmente
centrata sul tema dei rapporti col cattolicesimo.
FIRENZE — domenica 18/10 dalle
ore 15 l’Istituto Ferretti invita gli evangelici fiorentini per un thè comunitario e illustrazione dell'attività.
3
9 ottobre 1981
IN MARGINE AD UN ARTICOLO DEL CORRIERE
I cattolici non svoltano
L’atteggiamento degli ultimi tre papi nei confronti della cultura e della scienza conferma la teologia tradizionale naturale del cattolicesimo
In un articolo sul « Corriere
della Sera » (« Tre anni fa la stagione dei tre papi », 8.9.81) Vittore Branca ci ricorda che nel periodo agosto-ottobre 1978, la successione Montini-Luciani-Wojtyla
segnava l’inizio di una svolta nella concezione dei rapporti tra la
Chiesa e il mondo: mentre prima la chiesa diffidava della scienza e del pensiero laico, anzi li
condannava, vedi il « Sillabo »,
con questi pontefici inizia il periodo in cui la scienza viene vista positivamente, in cui non c’è
antagonismo ma collaborazione.
Montini trentenne — riporta
l’articolo — scrive: « Crediamo
che ogni contatto con la ragione
non che diminuire accresce il
senso della presenza di Dio... ».
Dice l’articolista di Luciani:
« Anche per il semplice e popolare prete della montagna veneta,
divenuto inaspettatamente papa
per trentatré giorni, la cultura
era naturalmente forza positiva
e convergente con ia fede e l’impegno morale e religioso ». Per
quanto riguarda Wojtyla viene
detto riportando l’appelio all’TInesco del 2.6.80: « La cultura è
ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, è di più,
accede di più all’essere (in corsivo nel testo) e per questo c’è
un legame organico e costitutivo
fra la religione, il cristianesimo
in particolare, e la cultura e la
scienza ».
Al di là di queste brevi citazioni, tutto l’articolo ha questo respiro di fondo: la chiesa intravvede nella scienza, nelle intuizioni del pensiero dell’uomo, un modo per avvicinarsi alla Verità assoluta, in sostanza è un ausilio
nel cammino della crescita dell’uomo verso Dio.
Ora, a parte il problema se sia
corretto o meno accostare personalità così diverse come i tre papi citati, è proprio vero che questi cattolici non si smentiscono
mai!
f; mai possibile che anche la
scienza, il pensiero laico, vengano strumentalizzati per giungere
ancora una volta alle stesse vecchie concezioni teologiche secondo le quali l’uomo può giungere
gradatamente a Dio? Certo, è
possibile; chi pensava che questo
papa (in particolare) moderno e
spregiudicato avesse posto fine
a certa teologia e quindi fosse
possibile un dialogo teologico
col protestantesimo (l’autostrada
Roma-Ginevra non passa per Torre Penice scriveva qualche giornale invitandoci ad adeguarci ai
tempi), rimane scornato: ancora
una volta, se pur attraverso un
articolo del laico « Corriere » si
riafferma che l’uomo attraverso
la sua opera può giungere a Dio.
Se questa valutazione è corretta, ma certamente lo si deve verificare su fonti più serie che un
articolo di giornale, mi sembra
che ancora una voita noi dobbiamo essere in grado di rispondere da evangelici.
Dio è totaimente altro, affermava Barth: lo dobbiamo riaffermare con ancor più vigore.
La scienza, la politica, la lotta
di classe, il lavoro (!), la tecnoiOgia, il cosiddetto sviluppo e
benessere, la bomba N e gli SS
2C, fanno parte dei campo « storico » nel quale noi credenti e atei,
laici e pastori, fratelli o compagni, siamo chiamati ad operare,
a impegnarci, a vivere. Dio è il
Signore di questa storia, quindi
siamo responsabili di fronte a
Lui di come viviamo la nostra
vita in questa storia. E comunque noi la viviamo, noi non ci
avviciniamo a Dio di un millimetro in più rispetto agli altri; la
alterità di Dio ci appiattisce nella nostra storia e ci rende tutti
uguali e tutti degni di amore. È
questo, mi sembra, il messaggio
che dobbiamo portare ai fratelli
cattolici. I quali fra parentesi
■spesso ci considerano dei fiancheggiatori (teologicamente) a
sinistra ma in sostanza, tutto
sommato, dei loro. No, non siamo cattolici, ma non per un rivendicazionismo astratto, ma
perché una così diversa concezione del rapporto uomo-Dio ci porta poi a diverse motivazioni nell’impegno e a diversi modi di
impegnarsi nella storia: non acquisiamo meriti nell’impegno ma
ci impegniamo per amore e riconoscenza.
smo; queste dichiarazioni si debbono tradurre in vita vissuta, la
nostra vita vissuta. Proprio in
quanto evangeiici dobbiamo essere capaci di riformare ancora
la nostra chiesa già riformata;
non ci si può fermare nel dibattito col cattolicesimo a formulazioni di principio scaturite da
una rifiessione e da una vita vissuta dei nostri padri, ma dobbiamo rivivere e tradurre quelle
formulazioni in uno stile di vita
ohe sia esso stesso una risposta
alle linee di tendenza del cattolicesimo: problemi come la tecnologia, l’uso della scienza, il benessere di occidentali fondato sul
sottosviluppo del terzo mondo,
debbono essere affrontati e incidere nelle nostre vite modificantlole, in modo che l’uso che noi
ff rcjamo del nostro tempo, del
nostro denaro, della famiglia, del
lavoro, della nostra cultura, siano di stimolo per un dibattito
non astratto con i fratelli cattolici.
Paolo Rogo
CONVEGNO FCEI
Terremoto e
questione meridionale
Vico Equense (Napoli) - Hôtel Orientale
30 ottobre - 1 novembre
PROGfiAMWIA
Venerdì 30 ottobre;
ore 17.30: Apertura del Convegno; .
ore 18 : Relazione del Consiglio della Federazione « Un impegno che
coinvolge tutte le chiese »;
ore 18.45: Dibattito;
ore 20 : Cena - Serata libera.
ore^*8 3^o'; ^o°se'cuzione dibattito sulla relazione del Consiglio della Foei:
ore 10 : Relazione del past. Sergio Aquilante sul tema; ..Terremoto
questione meridionale; analisi di un processo, significato e prospettive di un intervento »;
ore 11 ■ Contributi e interventi sulla relazione;
ore 12.30; Ricevimento degli amministratori locali e degli esponenti delle
forze politiche e sociali invitati;
ore 1^°'; Lavoro in gruppi su: a) Pianificazione dell’intervento, b) Centri
Sociali, c) Cooperative, d) Testimonianza evangelica;
ore 19.30: Cena;
ore 21 : Prosecuzione del lavoro in gruppi.
Domenica 1“ novembre: ■ ■ c „k
ore 8.30: Assemblea generale, approvazione delle mozioni finali,
ore 13.30; Chiusura del Convegno;
ore 14 ; Pranzo.
Per iscrizioni e informazioni rivolgersi alla segreteria tecnica de convegno (Roberto Sbaffi e Donatella Sommani) presso gli uffici FCEI, Vi
Firenze 38 - 00184 ROMA - Tel. 06/4755120.
UN TRASFERIMENTO DA ROMA - IV NOVEMBRE A YOKOHAMA
Profonda unità in Cristo
In casa nostra
■Vorrei però anche evitare che
queste dichiarazioni venissero
píese come banale ripetizione di
qualcosa imparato al catechi
Domenica 16 agosto mia moglie ed io siamo stati ammessi
nella Comunità di Yokohama
della Chiesa Presbiteriana del
Giappone (Nihon Christo Kyókai), per trasferimento dalla
Chiesa Valdese di Roma - via IV
Novembre.
Un trasferimento da una comunità ad un’altra è un fatto di
certo comune, per il quale una
esperienza personale non merita
forse di essere registrata. Ritengo tuttavia che questo, e non perché relativo alle nostre persone,
non sia un fatto comune, tanto
che entrambi ne abbiamo avvertito il profondo carico di significato e di stimolo.
Innanzi tutto, cosa ci ha spinto a questa decisione? Frequentavamo la Comunità di Yokohama
da un anno ormai ma, pur partecipando a tutte le attività e
¡echi dal mondo cristiano]
a cura di RENATO COISSON
se. Numerosi sono quelli che si
arruolano nelle milizie per mancanza di lavoro, o che emigrano
in altri paesi... L’avvenire del Libano è perciò molto oscuro ».
SOEPI
Impoverimento
spirituale
della chiesa?
(EPD) — Secondo l’opinione di
una cinquantina di sacerdoti provenienti dalla Germania e dall’Austria, riuniti in convegno a
Karlsruhe, attualmente la Chiesa soffrirebbe per una insana separazione tra Teologia e devozione.
Quindi soltanto quando sara
di nuovo chiaro che la fede dei
sacerdoti deve essere più profonda si potranno raggiungere i giovani. Per il momento la Chiesa
non riesce a convincere le giovani generazioni — nel confronto
con lo spirito di questo secolo
— che la fede è la prima forza,
che apre la completa realtà della
vita e la sua vera rappresentazione. Quest’ultimo giudizio e
stato formulato da Wilhelm Nyssen, responsabile per la cura di
anime degli studenti. Segno distintivo dell’attuale situazione
della Chiesa (le evangeliche ancor più di quelle cattoliche) è un
inconcepibile impoverimento spirituale. Ora è giunto il tempo di
ridare spazio a quella corioscenza, valida già per i Padri della
Chiesa, per cui la teologia dovrebbe sfociare in adorazione.
Per la pace nel Libano
Le Unioni Cristiane Femminili del Libano hanno lanciato un
appello perché cessi ogni appoggio finanziario alle diverse uiihzie del paese e gli altri paesi « finiscano la loro ingerenza negli
affari interni del Libano ».
Questo appello in favore del
Libano, pubblicato daU’Alleanza
mondiale delle Unioni cristiane
femminili di Ginevra, domanda
con forza che « si aiutino le autorità legali a riprendere il controllo del paese affinché il Libano possa di nuovo vivere come
libera democrazia » e che « ci si
unisca a loro per pregare in favore della pace ».
L’appello dichiara inoltre che
« in seguito alla continua violenza che si abbatte sul Libano, il
paese vive nel caos... i tribunali
sono inoperanti e l’economia è
seriamente indebolita »,
« Ma peggiori ancora saranno
gli effetti traumatizzanti e devitalizzanti sul popolo libanese, se
la crisi continua... Una forte inflazione è causa di altre trasformazioni sociali, fra cui la sparizione della classe media... ».
E aggiunge che « i giovani si
disinteressano della vita e si rivolgono alle droghe per cercare
conforto, dal momento che le
scuole sono in gran parte chiu
L’Esercito della Salvezza dello
Zimbabwe, forte di 5.000 membri, ha chiesto alla direzione generale di Londra di riaderire al
Consiglio Ecumenico delle chiese da cui l’Esercito della Salvezza si era dissociato, per protesta contro l’aiuto dato dal COE
ai movimenti di liberazione dell’Africa del Sud.
Nel corso di una manifestazione organizzata a Salisbury all’inizio di settembre, 75 salutisti
hanno domandato al generale
Brown, il responsabile mondiale, di sostenere i movimenti di
liberazione.
BIP
Australia: ordinazione
delle donne
Il Sinodo generale della Chiesa
Anglicana in Australia, riunito a
Sidney, ha votato un emendamento alla costituzione della
chiesa per permettere l’ordinazione delle donne. Questo emendamento deve ora essere ratificato dalle diverse diocesi. Si è
già manifestata opposizione...
BIP/SNOP
Filatelia!
A metà novembre le poste
francesi emetteranno un francobollo per ricordare il centenario
della nascita del past. Marc Boegner.
contribuendo regolarmente, ci
siamo presto sentiti in una profonda contraddizione, in quanto
formalmente membri di una comunità che non frequentavamo
a motivo della distanza fisica, e
membri di fatto ma non di diritto di una comunità nella cui vita
ci eravamo ormai inseriti da tempo, senza tuttavia poter prenderne parte attiva. Perché rimanere in questo limbo così contraddittorio? Sussistono forse
diversità tali tra la Chiesa Valdese ed altre Chiese riformate da
impedire ad un membro della
prima di inserirsi pienamente
nella vita delle seconde? La Chiesa di Cristo non è forse una? Da
questi interrogativi è derivata la
nostra decisione.
La domenica 9 agosto fi Concistoro ha ricevuto quindi i nostri certificati di membri comunicanti ed elettori rilasciati dalla
Chiesa di provenienza ed è seguito un breve colioquio, durante
il quale non era chiaro chi fosse
più imbarazzato, se noi o loro,
per l’eccezionaiità dell’avvenimento. Credo si possa infatti ritenere il nostro il primo caso
d- ammissione di stranieri avvenuto nella Chiesa Presbiteriana e
forse in tutte le Chiese evangeliche giapponesi; gli stranieri residenti in Giappone, anche per il
problema presentato dalla lingua, hanno proprie comunità. La
domenica successiva, come riportato all’inizio, l’ammissione formale di fronte alla comunità.
Ciò che abbiamo maggiormente ed intensamente avvertito in
quel momento è stata la comunione nel Signore, la perfetta eguaglianza tra loro e noi nel cospetto del comune Dio. Sentimento non certo insolito e straordinario, si potrà obiettare, che
è possibile avvertire in mille altre circostanze anche all’interno
di una comunità valdese. Ciò è
giusto, ma un eiemento fondamentale caratterizza 1 esperienza
che abbiamo vissuto: ci siamo
scoperti uguali tra diversi. Diversi non solo per denominazione,
per esperienze teologiche ed ecclesiologiche, bensì nella cultura,
nella storia e direi financo nella
carne.
Non permane forse sempre nel
fondo della nostra coscienza il
timore e l’ostilità verso il diverso? Quando poi si vive in un
Paese così lontano, non solo nello spazio, ma per cultura, per tradizioni, per storia, per costumi e
mentalità le parti si capovolgono: i diversi siamo noi e come
tali avvertiamo noi stessi, isolati
tra gente che non è la nostra ed
il sentimento di questa diversità
fa scattare la molla dell’autodife
sa nei confronti di un mondo che
non è il nostro.
Tutto ciò è svanito, si è perduto nella fraternità in Cristo,
quando questi diversi ci hanno
formalmente riconosciuti quali
dei « non diversi », bensì fratelli
in Cristo. Un fratello della comunità, durante un momento di
preghiera, ringraziando il Signore per questa possibilità di incontro offertaci, ha giustamente
precisato che le nostre rispettive
nazionalità terrene sono diverse,
non ia nostra umanità in Cristo.
Un riconoscimento reciproco
dunque, da cui deriva il secondo
elemento importante di questa
esperienza: in quanto stabilito
questo rapporto potremo vicendevolmente dare e ricevere. Noi
potremo offrire il contributo di
una eredità teologica e di esperienze legate al nostro essere cristiani europei, occidentali, e nel
contempo essere arricchiti da una diversa sensibiiità spirituale,
dall’impatto con problematiche
nuove per noi.
Riemerge però cosi la nostra
diversità; possiamo infatti scambiarci questi doni proprio perche
diversi. È indubbio che le diversità reali permangano — noi restiamo occidentali, conie loro orientali — ma questa diversità e
sdrammatizzata e non più avvertita come elemento di scontro,
ma come fattore di arricchimento. , ,
Quanto detto finora pero e valido non solo nei confronti di
quelle persone che si riuniscono
nella stessa sala di culto, ma anche di chi ne resta fuori. I/iene
meno allora qualsiasi diffidenza
e sospetto verso tutto un popolo, una nazione, una razza, direi
anzi verso ogni popolo, ogni razza della Terra.
Un’ultima considerazione. Non
voglio attribuire importanza oltre il necessario ai formalismi,
tuttavia l’uomo, e così la comunità cristiana, ha bisogno di ricorrere a forme stabili, riconosciute e riconoscibili da tutti,
tramite le quali esprimere dei
concetti, comunicare dei messaggi. L’essenziale è dunque il concetto, il messaggio, ma senza queste forme essi resterebbero forse nascosti e muti.
Non quindi la breve cerimonia
di questa domenica d’agosto, rna
il messaggio di fraternità e di
amore in Cristo è penetrato e
rimasto profondamente nei nostri cuori. Non solo più ormai
mere affermazioni verbali di uguaglianza tra bianchi, neri, gialli ma una realtà vissuta col cuore per la quale vogliamo ancora
una volta ringraziare il Signore.
Carlo Vicari
4
9 ottobre 1981
ATTIVITÀ’ DEL CENTRO STUDI DOLCINIANI
Una “Passione" dolciniana
Una religiosità popolare non superstiziosa o sconsacrante - Il tradizionale raduno annuale con la S. Cena per la prima volta dal 1307
Patrocinato dalla Ca de Studi
Dossinian (Centro Studi Dolciniani) si è svolto nella piazzetta
della biblioteca civica di Vigliano Biellese, sabato 12 settembre,
il preannunciato spettacolo del
gruppo « P. Neruda » di Trento,
diretto dal prof. Renzo Francescotti, che ha presentato la
« Passione di Dolcino e Margherita », ballate in parlata trentina
dello stesso Francescotti, con accompagnamento musicale dovuto in gran parte al noto pianista
Mario Bertotti, ed a Gianni Falci
ed Arrigo Finandri che, con Fulvio Berteli, Arrigo Dalfovo ed
Iva Berassi, facevano parte del
cast di attori-cantori. Invero la
soluzione musicale non era facile, poiché una ricostruzione di
motivi medioevali sarebbe stata
un falso, un Kitsch; mentre gli
autori sono riusciti invece ad interpretare con sensibilità di oggi
l’epica antica. Conoscevamo questa « Passione » per scritto, e già
Ce n’eravamo occupati da queste
colonne (v. Eco'Luce n. 16, 1981);
abbiamo potuto ora assistere,
ma vorremmo dire « partecipare » ad un recupero di « religiosità popolare » ben diversa da
quella (ì’oppio dei popoli) che la
chiesa cattolica ha incoraggiato
e incoraggia, a base di superstizione, culto delle immagini, reliquie, apparizioni; una « Passione » ben diversa, questa dolciniana, da quelle « edificanti », depurate da ogni protesta e senza più
pericolosi « misteri buffi ».
La « Passione » dei giovani del
« Neruda » (che già avevano messo in scena drammi nello stesso
filone di « altra storia », come la
insurrezione dei carnèri, gli « zaini », e cioè i contadini ed i minatori che nel 1525 erano guidati dal riformatore politico sudtirolese Michal Geyssmayer) è
ben radicata nel cristianesimo
popolare, linfa per la denuncia
e sfida al potere che è violenza
sugli uomini. Le ballate trentine
erano intercalate (come nel libro) da versetti in italiano dell’Apocalisse (6-9; 6-12; 7-13; 21-3)
e da brani delle fonti, lasciate
tali e quali. Lo spettacolo, pre
sentato dal Sindaco di Vigliano,
dr. Aldo Sola, ha coinvolto un
pubblico, in gran parte fatto da
giovani ed insegnanti i quali si
sono poi ammassati all’interno
della biblioteca, dove ci si è dovuti riparare per la pioggia sopravvenuta, partecipando ad un
interessante e puntuale dibattito
sull’attualità del messaggio dolciniano, emblematico nel capovolgere il rapporto tradizionale
tra religione e potere. Le conclusioni sono state tratte dal pastore Giorgio Girardet che ha
sottolineato quanto i « diversi »
della collettività alpina valsesiana e biellese abbiano aderito alla
causa degli Apostolici, esaltandola in una resistenza disperata
contro il potere che voleva
« omologarli »; anche oggi, se vogliamo rimanere noi stessi e
mantenerci civilmente, dialetticamente vivi, dobbiamo evidenziare le diversità culturali ed anche
linguistiche ancora presenti che
ci possono fare « minoranze » stimolanti e feconde.
Il giorno seguente, domenica
13 settembre, si è svolto il tradizionale raduno dolciniano alla
bocchetta di Margosio (sulla panoramica Zegna di Trivero, ma
in territorio del comune di Mosso) e sulla cima del Mazzaro, anticima del Rubello. Come è noto, mentre sul Rubello, dove furono catturati vivi Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo, fu
edificato un santuario dedicato
a S. Bernardo protettore dei crociati che « estirparono l’eresia »,
sul frontestante Mazzaro (il cui
toponimo si ricollega al massacro degli Apostolici) il movimento operaio, i partiti socialista e
repubblicano, la democrazia radicale in genere, elevarono nel
1907, sesto centenario del martirio, un grandioso obelisco alto
15 metri « a fra Dolcino rivendicato - il popolo ». Nel 1927 i fascisti lo fecero saltare con la dinamite (forse unico caso di simbolo religioso e politico alternativo abbattuto dal regime!); nel
1974 per iniziativa del periodico
socialista « Corriere Biellese » —
che già aveva patrocinato l’obelisco del 1907 — e dei promotori
« Ca de Studi Dossinian » fu posto, sui ruderi dell’antico monumento, un cippo antropomorfo
a croce solare identico a quello
che la « Société des Etudes et du
Souvenir Cathares » ha posto a
Montségur (Occitania) in memoria dell’ultima testimonianza albigese.
Malgrado il tempo minaccioso,
non pochi compagni demoproletari, del collettivo socialista per
l’alternativa, anarchici, ecc. si
sono recati al cippo ora in zona
assoggettata a servitù militare,
tanto che una camionetta di carabinieri ha seguito tutta la manifestazione.
Sul Mazzaro è stato letto il testo della pergamena che nel 1907
era stata murata con la prima
pietra dell’obelisco, e cantato
« Guarda giù an cola pianura... »
e l’Internazionale (che alcuni
anarchici di Milano hanno voluto
intonare in lombardo). Al pomeriggio, nella baita del Margosio,
i giovani del « Neruda » di Trento hanno cantato alcune ballate
in volgare trentino della « Passione di Dolcino e Margherita ».
Alla mattina, prima del corteo
al cippo, il pastore Giorgio Girardet aveva presieduto il culto
evangelico con santa cena (per
la prima volta in quei luoghi dal
giovedì santo del 1307) basandolo sulla lettura della parola del
Signore, in Luca 22, 35-38 (...e
adesso, chi non ha la spada venda il mantello e ne comperi
una...) e Apocalisse 21, 1-8 (i nuovi cieli e la nuova terra, la nuova Gerusalemme). Abbiamo cantato gli inni « Forte Rocca » e
« Il Regno tuo. Signor, nel mondo venga ». Al culto hanno partecipato fratelli della comunità
metodista di Vintebbio e valdese
di Biella. Il sermone del pastore
è stato seguito attentamente anche da convenuti alla manifestazione, che hanno fatto cerchio intorno agli evangelici i quali hanno avuto così una singolare occasione di testimonianza.
Tavo Burat
PAOLO PASCHETTO
Egregio Direttore,
riguardo alla precisazione di Emanuele Paschetto sull'appartenenza di Paolo
Paschetto alla chiesa battista — fatto
del quale nell'anibiente protestante
si è certamente al corrente — penso
non sia il caso di accusare di errore
J. J. Peyronel.
Che un artista appartenga ad una
denominazione o l'altra delie chiese
evangeliche, mi sembra piuttosto irrilevante: quel che conta sono le sue
opere, l'ispirazione e il sentimento da
cui sono nate. P. Paschetto ha sempre
lavorato per tutta la ■■ cultura » protestante, senza fare certo distinzioni. Ma
come paesaggista, tanto per fare un
solo esempio, ha dipinto quasi esclusivamente nel suo paese natale, a cominciare dalla raccolta, fatta nel lontano 1919 per la Tavola Valdese, dei luoghi più rappresentativi delle Valli. E
durante la sua vita ha concretamente
dimostrato un attaccamento alla terra
degli avi, alla sua storia, alle sue tradizioni, tale che definirlo « -pittore Valdese » non è un erro-re. Tanto più che
si può benissimo appartenere alla Chiesa battista, senza per questo annullare
il vecchio ceppo d'origine!
Cordialmente
Mirella Jalla Paschetto, Torre Pellice
Ci seno giunte testimonianze relative a fratelli scomparsi, già ricordati
sul nostro giornale, dalle quali pubblichiamo alcuni stralci.
MARIO SBAFFI
(...) CI incontrammo nuovamente
quando dopo l'ampia attività -pastorale
fiorentina gli venne affidata la Comunità di Via XX Settembre e assunse
poi la direzione del periodico Voce Metodista.
Quanti colloqui avemmo nel suo luminoso studio di Via Firenze per dare
impulso al giornale cui non mancarono
consensi e valenti collaboratori. Pensammo allora che occorreva riporre in
luce alcune pagine di cronistoria evangelica per attingere dalle esperienze
del passato nuovi impulsi ed affrontare il presente con l'entusiasmo dei
vecchi evangelizzatori.
Mario aveva la stoffa del giornalista
aperto ad ogni interesse culturale che
sa comprendere le esigenze dei lettori
e medita del continuo cosa offrire
loro di nuovo e di edificante. Debbo a
lui se potei fare delle segnalazioni di
TRA I LIBRI
Maestro di laicismo e di democrazia
La sigla F.N.I.S.M. è certo abbastanza nota andie ai 'Valdesi,
soprattutto a quelli che si sono
occupati e si occupano di scuola
nel nostro non facile paese: si
tratta deila vecchia e ancor valida Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie, che da 80
anni — come associazione professionale, e un temno pure p-olitico-sindacale, degl’insegnanti italiani — conduce una strenua battaglia laica per l’efficienza della
scuola pubblica e la dignità della funzione docente.
Fra le sue iniziative nel nostro
quadro regionale c’è stato l’anno
scorso un vivace Convegno di studio organizzato ad Asti e dedicato ad un chiaro esponente della
nostra cultura laica, Augusto
Monti, alla vigilia del centenario
della sua nascita. Ed ora il Comitato Regionale piemontese della F.N.I.S.M, ne ha pubblicato in
un dignitoso volume gli Atti, contenenti non soltanto la ricca serie di intei-venti e testimonianze
di ex-allievi ed estimatori di quella singolare figura di « professore », ma, narticolarmente significative, le dense relazioni di quattro docenti dell’Università torinese: Norberto Bobbio, Remo
Fornaca, Marziano Guglielminetti c Luigi Firpo.
Se ne ricava un quadro assai
ampio e stimolante, dove i valori
di tolleranza e di libera critica
del laicismo si sintetizzano con
l’intensa attività culturale e la
coraggiosa posizione antifascista
nella sfaccettata personalità di
Monti, qui specialmente analizzata sotto il triplice profilo del
politico, dell’uomo di scuola e
dello scrittore: il tutto nella spe
cifica tradizione gobettiana
semplare, in proposito, il saggio
di Bobbio dedicato a Monti e Gobetti) vissuta appunto in una
prospettiva dinamica di Giustizia e Libertà la cui attualità si
presenta più che mai viva e perenne.
Un libro da leggere, dunque,
in tutta la varietà dei suoi contributi: profilo a più voci di uno
di quei maestri che davvero non
sfigurano nelle vicende culturali
e politiche, tante volte e per tanti aspetti discutibili, della nostra
storia contemporanea.
Carlo L. Ottino
(e-zazione e lo sfruttamento di tutte le cose belle e utili prodotte in
ogni parte del mondo e la cultura torni ad essere ’l’insieme delle
soluzioni trovate dall’uomo e dal
gruppo per i problemi sollevati
dall’ambiente naturale e sociale'.
Anche se esempi e riferimenti
riguardano spesso situazioni tipicamente francesi, non sarà difficile per il lettore sostituirli con
altri di eguale portata, valutando così con la propria esperienza
l’esattezza delle affermazioni contenute nel libro, per approfondire un dibattito sulla cultura che
si svolge ormai in tutto il mondo.
L. Viglielmo
F.N.I.S.M., Augusto Monti maestro di
laicismo e di democrazia - Torino,
Tip. Gravinese, 1981.
In vendita presso le librerie Claudiana.
La cultura
degli altri
Come l’oggetto di plastica
stampato e prodotto in serie soppianta e riduce a zero la creazione del pezzo artigianale, così
la cultura dei ricchi, diventata
un bene di consumo, sta distruggendo in tutto il mondo le culture originali.
L’autore del libro, responsabile di un’organizzazione culturale
internazionale, dopo aver percorso settantacinque paesi, lancia
un grido di allarme alle persone
che pensano con la propria testa,
perché cessino la commercializ
Hucues de Varine - La cultura degli
altri - Cittadella editrice, Assisi.
Evangelici in
Friuli-Venezia Giulia
Nel volume dell’Enciclopedia
del Friuli-Venezia Giulia dedicato alla storia ed alla cultura un
largo spazio è dedicato alle chiese ^ In particolare, per ciò che riguarda gli evangelici, alle notizie
storiche sulle prime presenze al
tempo della Riforma seguono
quelle riguardanti gli in.sediamenti. Nel 1717 alcune famiglie luterane di commercianti e artigiani
giunsero dalla Germania a Trieste attirate dai privilegi concessi
da Carlo VI. Poco più tardi giungono gli elvetici scesi dai loro
monti grigionesi in cerca di lavoro. Dopo non lievi difficoltà, luterani ed elvetici riescono ad aggiudicarsi due chiese cattoliche
messe all’asta nel 1785, la chiesa del Rosario e la basilica di S.
Silvestro.
Nel 1897 giunge un pastore di
lingua italiana e, lavorando fra
gli operai ed i delusi dalla vita
che popolavano le osterie, fonda
la chiesa metodista.
All’inizio del secolo giunge una
petizione al Comitato di evangelizzazione della Chiesa valdese
con ben 37 firme che invitano i
valdesi a Trieste e si dichiarano
pronti a contribuire alle spese
che incontreranno. La cosa non
ebbe seguito, dato che richieste
in quel tempo giungevano da
ogni parte. Solo nel 1918 verrà
quindi inviato un pastore a Trieste.
L’enciclopedia informa che gli
evangelici hanno chiese in tutti
i capoluoghi di provincia: si traccia la storia dei battisti di Pordenone e dei metodisti di Udine e
Gorizia. Non si tratta di una presenza massiccia come a Trieste,
ma di comunità solidamente stabilite. Gli evangelici sono anche
presenti in molti altri centri della regione ove operano a livello
di diaspora.
Accanto a questa parte che più
ci interessa da vicino, il volume
rende conto con altre sezioni
(cattolici, ortodossi, ebrei) del
pluralismo religioso esistente
nella regione, frutto del suo incrocio di razze e di culture.
U. Bert
carattere sociale e pubblicare alcune
mie ricerche sulla storia deH’Evangelismo traendo daH'oblìo degli archivi
e di collezioni di antichi periodici
quella che è stata -la realtà del tempo
andato. Talvolta in alcune dissertazioni di laurea venne fatto riferimento
a Voce Metodista come indicazione bibliografica.
Altri ha ricordato la poliedrica attività di Mario Sbaffi come protagonista
delle vicende ecumeniche degli ultimi
decenni e come Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane; ma non può essere dimenticata o
sottovalutata — In quest'ora In cui il
giornalismo avverte sempre nuovi impulsi — la sua attività di direttore
di un periodico che suscitò interesse
anche fuori degli ambienti protestanti. In tal caso, la stampa è un sistema di testimonianza, di evangelizzazione. (...).
Giovanni Conti, Roma
(...) Le sue meditazioni alla trasmissione radio « Ascolta si fa sera » traboccavano di spiritualità e di verità.
I culti da lui tenuti alla radio si distinguevano per la potenza con cui
« edificavano Cristo » nei cuori degli
ascoltatori.
Più di uno dei nostri amici, anche
cattolici romani, ci chiedeva: « Quando
predicherà di nuovo il Pastore Mario
Sbaffi? ».
La sua luminosa testimonianza è stata veramente in benedizione a quanti
lo conoscevano e lo ascoltavano (...).
Justi e Francesco Stefanini, Gorizia
' Tomo 2“ del voi. Ili deWEnciclopedia monografica del Friuli - Venezia
Giulia, Udine 1971 (pubblicati i primi
3 volumi).
Mario, come Pastore di Roma e Presidente della Chiesa Metodista; come
Direttore di Voce Metodista, del Cenacolo, di Ecumene; come componente
di svariati Comitati interdenominazionali, ha tenuto alto il vessillo dell'Evangelo dell'amore infinito di Dio.
La memoria di Mario, apostolo fervente di spirito, facitore della Parola e
valoroso guerriero che ha combattuto
il buon combattimento, perseverando
nella fede sino alla fine, attenui l'immane dolore della vedova Valeria e
della grande famiglia Sbaffi,
Francesco Cacciapuoti, Savona
EDMONDO GRILL
(...) Nella fatica di Agape i'ho avuto
sempre vicino. Mai dimenticherò che
nei campi invernali (quando Agape era
ancora in costruzione) per ben sei inverni, per facilitare il nostro lavoro,
ci cedeva, senza alcuna remunerazione,
la sala maggiore del suo albergo e l'uso di tutta la cucina riservandosi per
sé a per i suoi clienti solo un angolino. Ho sempre pensato che nessuno
avrebbe fatto altrettanto, tanto più che
oltre a questa • occupazione » doveva
sopportare il chiasso e, per dire poco,
l'agitazione di un centinaio di giovani.
Lui buono com'era ci guardava con
compiacenza e senza neppure realizzare il grande bene che ci faceva. La sua
sinistra non sapeva quel che la sua
destra donava.
Fu Edmondo Grill a girare con me nella splendida conca di Frali per aiutarmi a scegliere il luogo dove costruire
Agape e lui me lo indicò. E altro posto
migliore non v'era.
Per la sua Frali aveva un amore immenso e una fiducia illimitata nei suoi
compaesani verso i quali aveva un'attitudine imparziale e fiduciosa. Lo posso
testimoniare per le lunghe conversazioni avute con lui.
Ho conosciuto molte persone ad Agape e dopo. Tra tutte queste Edmondo
Grill rimane indimenticabile per il suo
amore (la sua agape) per la sua schiettezza, la sua sincerità: un uomo vero
nel senso più profondo della parola,
nel quale la fede si esprimeva in atti
quotidiani di impegno e di dono. (...)
Tullio Vinay, Roma
R. HARDMEIER
(...) Infaticabile lavoratore e lottatore, colpito da un inesorabile male da
alcuni anni, non si è mai risparmiato e
con gioia ha risposto agli inviti di colleghi a predicare, anche nei suoi ultimi giO’rni all'ospedale di Bauma, in
qualche chiesa viciniore.
Per il legame di affetto, che per moltissimi anni ha vincolato me e i miei
al fratello e collega Hardmeier, desidero
ricordarlo pregando il Signore che susciti lavoratori e lotlatori come lui,
che esprimano il loro amore per Gesù
Cristo, amando il loro prossimo. Con
la piena certezza che la loro fatica non
sarà vana.
Salvatore Carcò, Napoli
5
g ottobre 1981
DALLA TAVOLA ROTONDA DEL XV AGOSrO A PRAGIASSAUT, S. GERMANO
LE VALLI VALDESI OGGI E DOMANI
La visuale di uno che è esterno ma non estraneo alle Valli - Il problema del rapporto tra chiesa e popolo e tre modi
diversi di considerare le Valli - Possiamo rilanciare le Valli a condizione di avere una base umana che possa viverci
Giorgio
Bouchard
Faccio parte della Tavola valdese da 10 anni e in questi anni una delle più belle esperienze
che ho rivissuto continuamente
è quella dei colloqui con i concistori delle Valli valdesi per la
discussione e definizione di problemi che riguardano le loro
chiese. Dicono che i valdesi sono borghesi, ma nel tal posto il
concistoro è composto tutto di
metalmeccanici, nel tal altro i
consiglieri sono tutti operai tessili con un impiegato che fa il
presidente. La Tavola li riceve a
Torre Pellice, in quella sala tutta
rossa, con quei grandi ritratti,
che sembra fatta apposta per incutere timore. E questi arrivano,
si siedono e parlano da pari a
pari. Non dimenticherò mai un
incontro serale con un concistoro delle Valli. Ci eravamo ritrovati alle 20.30 e verso le 22 un
pensionato operaio di quel concistoro dice: scusateci, noi andiamo perché domattina siamo al
primo turno e dobbiamo alzarci
alle 4. Abbiamo sentito in questo concistoro un’autorità morale fortissima, e penso che finché
vive il concistoro, la chiesa non
muore.
Secondo me nelle Valli la chiesa si sta evolvendo verso l’autonomia, la responsabilità. C’è la
vecchia tradizione di dignità
contadina di Frali e di Pramollo
che si trasferisce in forme diverse nelle chiese delle basse valli
a Pomaretto e a Pinerolo, a Torre Pellice e a San Germano. E
le due o tre migliaia di persone
che reggono il peso e la responsabilità delle nostre chiese, ai
pastori chiedono solo una cosa:
di predicare decentemente e di
fare dei buoni studi biblici. Paradossalmente le chiese delle
Valli sono meno attaccate al pastore di quanto non sia il popolo
valdese. Le chiese secondo me
hanno una dignità, una capacità
di vita propria che è un risultato
della storia di questo secolo.
Certo le chiese son cambiate,
e anche le opere son cambiate.
Se si fa l’elenco di tutte le opere sociali o culturali che ha la
chiesa alle Valli c’è da aver paura : tra ospedali, asili dei vecchi,
musei, scuole, abbiamo 30 opere
e all’interno di questo mondo c’è
tutta un’evoluzione : in pochi anni si son chiusi tutti gli asili infantili ma si sono aperte e sviluppate le case per anziani. Gli
ospedali, ormai è chiaro, sono
salvi; il Collegio di Torre Pellice
sarà ridotto, ma rimane e non
chiude ; la biblioteca è sempre
più frequentata; la Società di
studi valdesi è in pieno sviluppo.
Allora le chiese vivono, le opere vivono, dov’è ohe le cose vanno male? Quello che va male è
il rapporto tra la chiesa e il popolo valdese. Siamo ormai al
punto in cui chiesa e popolo valdese sono quasi separati uno dall’altro, e se il loro rapporto reciproco ancora regge, esso è basato su tre pilastri. Il primo è il pe
so delle opere sociali: sono criticate, senza dubbio, però tutta
la popolazione valdese si interessa di queste opere. E non solo
per il suo utile personale, ne sono convinto.
E d’altra parte, ospedali, asili,
scuole, musei, società di studi,
biblioteche, fanno della chiesa alle Valli un organismo di massa
e il giorno in cui la chiesa chiudesse le sue opere alle Valli
avrebbe perduto completamente
il popolo valdese.
Secondo punto: il popolo valdese si serve della chiesa per
educare i suoi figli. Quasi tutti
vanno alla scuola domenicale, al
catechismo, molti vanno alla corale, il popolo valdese affida cioè
alla chiesa l’educazione delle nuove generazioni. Si chiede che monitori e pastori siano non troppo moderni né troppo antiquati,
non troppo severi né troppo liberi, che aiutino insomma i ragazzi, i giovani a crescere. Chi alleverà 1 nostri figli? La chiesa è
accettata come funzione educatrice e questo non è poco.
Terzo punto ; i pastori. E’ strano : mentre le chiese riescono a
vivere senza pastore e hanno bisogno soltanto di buoni studi biblici e di un po’ di incoraggiamento, il popolo valdese senza
pastori è finito. Se il pastore non
c’è, c’è qualcosa che non funziona. E’ come se chiudesse la posta. Il pastore deve esser lì, deve
essere disponibile per i matrimoni, i funerali, le visite. Più la
gente è ai margini della chiesa e
più vuole visite. Paradossalmente cioè — e non saprei spiegarne
il motivo — il popolo è più attaccato al pastore di quanto non
sia la chiesa.
Ad ogni modo, per ora noi abbiamo un rapporto tra chiesa e
popolo basato su questi elementi; opere sociali, azione educatrice della chiesa e presenza del pastore. Noi dobbiam.o cercare però di avere un rapporto più profondo tra chiesa e popolo valdese. Ma questo dipende da quello
che le Valli possono significare
per noi.
Le Valli possono essere la terra dei ricordi, il luogo dei musei
e dei monumenti. Certo la memo
(continua a pag. IO)
stro essere chiesa : la vostra fede protestante e la vostra tradizione risvegliata.
La vostra fede protestante. Le
Valli sono l’unico esempio in Italia in cui fede, chiesa, territorio
sono coniugabili assieme nella
esperienza di un popolo che produce cultura. Questo l’ho visto
subito quando, appena arrivato
in Piemonte, ho visitato il capoluogo e le varie vallate che vi
convergono. In questo contesto,
le Valli valdesi si stagliano in
modo assai chiaro. Si sente nelle conversazioni che i singoli sono normalmente persone che leggono, che non sprecano tempo e
parole, si toccano con mano rapporti di onestà, di serietà e di
semplicità. Si percepisce la saldezza della fede di molti e la
profondità della conoscenza biblica. Qui è forse l’unico posto
in Italia dove in una sera d’inverno (come è capitato a me)
puoi sorprendere un agricoltore
a studiare la nuova traduzione
della Bibbia o a leggere l’ultimo
volume della Claudiana. E’ forse
Paolo
Spanu
scienze scevre dall’individualismo
pagano. Ciò significa che ognuno di voi deve considerarsi portatore del messaggio dell’Evarigelo non tanto fuori delle Valli,
ina proprio qui in mezzo al nopolo valdese di nome e a chiunque altro non viva del puro Vangelo. Ciò significa ancora che i
vostri templi, le vostre riunioni,
i vostri culti, i vostri canti, devono diventare punti di riferimento per chiunque voglia ricevere
una testimonianza della santità
di Dio e della lieta fede dei suoi
figli. Imparate a dire « amen »
nei vostri culti, imparate a partecipare quando il pastore vi dice: ripetiamo insieme il Padre
Nostro, imparate a mettere in
Sono esterno alle Valli valdesi
ma non estraneo ad esse perché
la vostra storia mi è cara, perché ha una fondamentale importanza per la testimonianza evangelica in Italia. Da 8 anni non
perdo occasione per salire svariate volte quassù, e non solo a
Torre Pellice, ma tra gli agricoltori di Massello e di Pramollo,
osservandone il lavoro, apprezzandone la cultura, ascoltando le
loro storie, ammirandone le virtù. Per queste ragioni non mi
sento estraneo e penso di poter
dare una testimonianza concernente due caratteristiche del vo
Pubblichiamo una trascrizione parziale, non rivista dagli oratori, della
Tavola rotonda che si è
svolta al raduno del XV
agosto.
Sono intervenuti Paolo
Spanu, pastore battista direttore del dipartimento
teologico dell’UCEBI a Rivoli ; Giorgio Bouchard,
moderatore della Tavola
valdese ; Claudio Tron, presidente del Sinodo 1981 e
segretario delTUnione Predicatori Locali, Ferrerò.
l’unico posto in cui un professore passa dalla cattedra alla fienagione, con la stessa spontaneità con cui sfoglia i suoi libri e
dove un altro che non vedi mai
al culto sa tutto e discute animatamente sul testo delle Intese o
sull’assetto ecclesiastico valdese
e perfino su quello battista. Di
tutto questo e tanto altro che ho
imparato ad amare fra voi e di
cui non posso ora dire di più, io
rendo testimonianza davanti a
voi oggi, non perché abbiate ad
inorgoglirvi, ma perché sappiate
di quale grazia vi è stato largo
il Padre e vi confermiate nella
fede e nella disponibilità a seguirne i comandamenti per sempre.
La vostra tradizione risvegliata. Il patrimonio protestante di
cui ho reso testimonianza non
appartiene a tutti voi. Molti in
queste Valli o non lo apprezzano
più, o lo hanno dimenticato o
non hanno capito che esso è frutto della vostra fede evangelica e
di quella dei vostri padri. A me
pare evidente che c’è come uno
iato tra la chiesa ed il popolo
delle Valli, sia esso di matrice
valdese o di altra matrice. Si pone quindi davanti a voi il problema del vostro futuro come
chiesa e come popolo, e a me pare che, senza perdere il saldo entroterra della vostra fede protestante, voi dobbiate riprendere
in qualche modo l’appello del Risveglio che pure appartiene alla
vostra tradizione e ancora di più
oggi che Vivete nel Patto d’integrazione con la chiesa che eminentemente è legata al Risveglio, la Chiesa metodista. Se non
diventate una chiesa che evangelizza, cesserete di essere chiesa;
questo è l’apnello del Risveglio.
Che cosa significa questo appello? Significa che lo sforzo di
riaggregazione di cui ho udito
parlare non ha senso se non passa per una ripresa di coscienza
della conversione all’Evangelo di
Gesù Cristo. Ciò significa che
l’asse culturale non risulterà che
un’operazione di riesumazione
storica se non rifioriscono i motivi spirituali per cui la vostra
storia ha prodotto questa cultura. Ciò significa che ogni tentativo di realizzare nuovi esperimenti di vita associata, come potrebbero e dovrebbero essere le
cooperative contadine, non avrà
mordente se non sorge una base
di rapporti di fraternità, di co
Claudio
Tron
L’economia delle Valli ha subito una evoluzione profonda in
questi ultimi 30 anni. Siamo passati da una economia agricola a
un’economia industriale e questo
ha comportato dei progressi, una
maggiore disponibilità finanziaria, e anche lo spostamento a
valle della popolazione montana.
Questo progresso, che ci è indicato dai mezzi di informazione
di cui disponiamo, ha portato però anche a una trasformazione
radicale del modo di produrre.
Mentre in economia agricola
avevamo un’economia povera ma
autonoma, oggi abbiamo un’economia più florida ma che dipende totalmente dalle decisioni di
altri, dall’andamento di mercati
che sfuggono completamente al
nostro controllo. Per questo noi
oggi stiamo forse meglio, siamo
più ricchi, ma possiamo ridiventare poveri non per un’annata
poco propizia, ma perché il mercato, non solo italiano ma mondiale, lo decide.
Se quindi noi vogliamo rilanciare le Valli è con queste cose
che dobbiamo fare i conti; possiamo rilanciare le Valli a condizione di avere alle Valli una base timana, un tessuto sociale, che
abbia la possibilità di viverci. Noi
siamo oggi seduti in un prato,
bello, pulito, falciato, perché —
pur non rendendo nulla o quasi
la fienagione quassù — qualcuno
ha deciso di pagare il prezzo di
questa comodità. Se noi vogliamo rilanciare le Valli è necessario che, come possiamo sederci
il XV Agosto qui a Pragiassaut,
cos', abbiamo la possibilità di
stare tutto l’anno come in casa
nostra, nell’ambito generale delle Valli.
Perché questo avvenga è necessario fare certe scelte, io non
so bene le scelte che possono essere fatte perché penso che siamo abbastanza inesperti in Italia a livello generale. Fino a ieri
la montagna ha pagato per conto suo dei costi che andavano a
vantaggio di tutti ; il fatto che la
montagna fosse abitata, aveva
come risultato una regolazione
abbastanza naturale e spontanea
evidenza le vostre riunioni, i vostri culti. Forse questi sono piccoli segni di un cambiamento
che vi è richiesto perché voi possiate diventare portatori di fede
evangelica e di vita evangelica.
Più diventate chiesa che evangelizza, più diventeranno saldi i
rapporti di fraternità con le vostre chiese del resto d’Italia ma
anche con le chiese delle altre
aree evangeliche a voi vicine come quelle che noi qui rappresentiamo. Più diventate chiesa che
evangelizza, più diventerà premiante il riferimento di tutto l’evangelismo italiano per quello
che voi dovete essere, non un
popolo chiesa, ma una chiesa
popolo.
del flusso delle acque, il mantenimento di un certo equilibrio
ambientale ecologico che andava
a vantaggio di tutto il paese. Chi
pagava questo? La gente di montagna. Ma oggi è necessario che
per il rilancio in vista del domani le cose che vanno a vantaggio
di tutti siano pagate da tutti, dalla collettività. Io non so bene
quale conseguenza questo può
avere nelle scelte economiche,
amministrative, dei valdesi inseriti nelle amministrazioni comunali. So solo esempi come questo : tornano in questi giorni sulla strada di Balziglia dei pensionati della miniera che aggiustano questa strada. Se non lo facessero, nel giro di 4-5 anni si
chiuderebbe questa come tante
altre strade che sono per rioi le
vie che portano ai « campi di battaglia » del terremoto, dell’evangelizzazione, che sono d’altra
parte un polmone per le chiese
delle basse valli, che per tutti sono un patrimonio che, se trascurato, diventerebbe oggetto della
pirateria e della speculazione altrui.
Se noi riusciamo a mantenere
questa base con delle scelte che
oggi possiamo forse solo intrar
vedere, allora potremo continuare ad essere quella chiesa riformata che continua a tenere al
suo essenziale, all’essere ente di
culto, di istruzione, di assistenza.
Ente di culto. Diceva il moderatore che il nostro sinodo è per
riconoscimento dei tedeschi uno
dei Sinodi più democratici ed effettivamente il Sinodo è uno dei
momenti in cui fa piacere sentirsi protestanti. Ma deve far piacere sentirsi protestanti anche
nell’incontro settimanale delle
riunioni quartierali, nei momenti in cui ci si ritrova come fratelli intorno alla Parola del Signore, perché la vita nostra sia
trasformata.
Ente di istruzione vuol dire i
nostri concistori, la chiesa, gli
organismi che perseguono fini
culturali, il centro di Agape. Vorrei menzionarne un altro ; il nostro giornale, l’Eco delle Valli.
Qui noi abbiamo la possibilità
non solo di diffondere cultura
ma anche di farne. Lo facciamo
se — come a volte avviene — siamo in grado di fare della critica
senza fare del sarcasmo, di prendere sul serio anche quello da
cui dissentiamo, di ospitare le
voci che non sono come le nostre.
Ente di assistenza, anche; in
questo campo abbiamo da dare
un apporto specifico, quello di
una tradizione ed una esperienza di servizio che probabilmente
è stata tenuta presente anche nell’elaborazione dei piani delle
strutture pubbliche e in particolare nei piani dell’assistenza in
Val Pellice.
Se dunque noi siamo in grado
di mantenere questo tessuto
umano legato al territorio delle
Valli, dei piani di rilancio potranno essere portati avanti. Se
noi invece facciamo dei piani
soltanto sulla carta, allora rischiamo di avere domani delle
grosse delusioni. La nostra speranza è che queste ci siano risparmiate, non per la nostra volontà, ma per la volontà che il
Signore ha per la sua chiesa e
per la testimonianza evangelica
in Italia.
6
9 ottobre 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Testimonianza di vita in Val Germanasca
PINEROLO
Diversi Una storia di anziani Comitato per la pace
perché
valdesi
Il nostro giornale ha dato la
scorsa settimana un resoconto
della visita effettuata in vai Pellice da un gruppo di insegnanti
di geografia che partecipavano al
Congresso della loro associazione
a Torino. L’avvenimento non è
eccezionale, si colloca nella lunga serie di gruppi e comitive che
in quantità sempre più numerosa visita la nostra zona nel corso
dell’estate sia dall’Italia che dall’estero. Normale amministrazione, potremmo dire, per coloro
che si occupano di questo turismo storico-cultur ai-etnografico.
L’interesse di questa visita, di
questo gruppo di turisti stagionali, mi pare essere in due esperienze che hanno fatto tutti gli
accompagnatori. La prima è l’interesse suscitato dalla visita nella nostra zona, più di un quarto
dei partecipanti al Congresso
hanno fra tutte le zone del Piemonte loro proposte scelto la vai
Pellice, o più esattamente si deve dire le Valli Valdesi (distinzione importante, questa, di cui
dovrebbero tenere conto molti
responsabili della gestione della
cultura e dell’ amministrazione
locale: se la vai Pellice ha qualche interesse è in gran parte perché è una vallata di tradizione
valdese).
Perché questa scelta? Perché
si tratta di un ambiente diverso
da quello della maggioranza del
nostro paese. Di gente montanara se ne trova dappertutto, di
cattolici ne è piena l’Italia, di tutti i tipi: frati e comunità di base,
piazza San Pietro e Comunione e
Liberazione. Di montanari non
cattolici ne esistono solo qui, andiamo a vedere che razza di gente è. Curiosità per la minoranza,
la diversità, per quello che non è
nella maggioranza. Uno può dire:
è lo stesso ragionamento di chi
va al Parco del Gran Paradiso.
Vero, sarà così, ma questo ha la
gente in testa e dobbiamo tenerne conto. E c’è anche un aspetto
positivo: sempre alla ricerca di
testimonianze, di evangelizzazione, di fare qualcosa, perdiamo di
vista questo semplice fatto: che
in molti casi qui si tratta di essere semplicemente se stessi, essere quello che si è e in questo
modo già si testimonia.
Perché? E qui viene la seconda
considerazione. Perché la gente
sa poco, poco o nulla dell’evangelismo, potremmo dire dell’evangelo. Cose che a noi sembrano elementari, banali, scontate sono per molti nostri concittadini insolite, nuove, strane.
I cento professori di geografia
che abbiamo accompagnato in
vai Pellice non si sono tanto interessati di geografia ma di religione. Qui stava la diversità.
Protestanti e cattolici, ecumenismo, papa e madonne. Vangelo e
comunione; tutto è stato dibattuto e spiegato perché esistevano
grandi vuoti e grandi pregiudizi,
come d’altronde nella maggioranza degli italiani. Anche questo
lato del problema, secondario
per alcuni aspetti (non abbiamo
a fare la propaganda a noi stessi e la réclame alla nostra chiesa
ma annunziare VEvangelo) è però importante. Si tratta cioè di
spiegare la diversità per giungere alle sue motivazioni. Dire in
che cosa siamo diversi dalla maggioranza per arrivare poi a dire
perché lo .siamo, partire dalla
constatazione del fatto per arrivare alla motivazione. E questo
non dovrebbe essere troppo diffìcile per la media dei membri
delle nostre chiese. O forse il
compito nostro è di rendere la
minoranza cosciente della sua diversità e far sì che l’assuma come un dato positivo. Essere una
minoranza diversa (non una minoranza di diversi) è oggi un privilegio? Forse sì.
Giorgio Tourn
« Magno » Enrica ha sessantasette anni; madre di cinque figli,
vive col marito in una piccola
borgata della Val Germanasca.
— I suoi figli sono nati tutti
qui in casa?
—Sì, ai miei tempi non si usava andare a partorire in ospedale; ad assistermi c’era mia madre, con qualche donna qui del
paese, quelle che ne sapevano un
po di più.
— Si è sposata molto giovane?
— Avevo diciotto anni. Sono
andata ad abitare con la famiglia
di mio marito, come molte altre
giovani in quel tempo: con noi
vivevano i miei suoceri, i miei
cognati e i nonni di mio marito.
Si dormiva praticamente tutti insieme, ammucchiati in due stanze; quando volevamo star soli, io
e Augusto, ci rifugiavamo nella
stalla, con le bestie.
— Quanto è durata la situazione?
Beh, i nonni sono mancati, erano ormai molto anziani, e i miei
cognati uno alla volta sono andati a vivere per conto loro, ma
la convivenza con mia suocera è
durata più di vent’anni e non è
stata certo facile! Ficcava il naso dappertutto e amministrava
lei il denaro; Augusto lavorava in
fabbrica, oltre che in campagna,
e lei si faceva consegnare la busta, fino all’ultimo centesimo! Bisognava stare ai suoi ordini, mi
hai capito. Quando penso al passato rimpiango di aver tollerato
troppe prepotenze; figurati che
si imponeva anche sull’allevamento dei miei bambini!
— Lei ha lavorato la terra tutta
la vita; che pensione percepisce?
— Nessuna, ti sembrerà strano. Avrei dovuto versare dei contributi volontari, quand’ero più
giovane, ma eravamo poveri e
parevano soldi buttati via; c’era
bisogno di tutto, i ragazzi da tirar su... Così, mi ritrovo a mani
vuote; viviamo in due su una
pensione sola.
— Qualcuno dei vostri figli abita qui vicino?
— No, si sono tutti stabiliti a
valle: chi a Perosa, chi a Pinerolo, uno persino a Torino. Cosa
vuoi, in giù il clima è più mite e
ci sono maggiori comodità, e poi
avevano là i loro lavori; io sono
felice di sapere che hanno una
vita più facile della mia e che sono ben sistemati. La domenica a
volte vengono a trovarci coi nipotini, allora è una festa, ma non
capita troppo spesso perché sono
tutti piuttosto impegnati. Vedessi
i bambini come guardano le mie
galline, i miei conigli... Sono proprio dei tesori!
— Lei è contenta di vivere qui?
— Beh, voglio bene a questo
posto dove ho trascorso la giovinezza, ma mi piacerebbe molto
trasferirmi; marari a Perosa, dove vive la mia figlia minore, siamo sempre andate d’accordo.
Qui d’inverno rimaniamo praticamente soli, ed è davvero deprimente: mi capita di piangere
senza sapere bene perché, quando è tutto coperto di neve e anche andare a far la spesa nel
paesetto qua sotto diventa complicato! I figli ce lo ripetono da
anni: « Vendete qui e comprate
qualcosa giù, vicino a noi », io
sarei ben d’accordo, ma Augusto
non si decide, tentenna, dice che
non vai più la pena di traslocare
alla nostra età. E dire che io ho
diversi acciacchi, giù sarebbe più
comodo anche per andare in
ospedale, per fare le analisi, ma
mio marito fa l’indiano.
— Qualche volta uscite insieme, magari per andare a trovare
i nipotini o per una gita?
— No, di solito no; già i pullman non sono comodi, ne passano pochi e poi Augusto non ama
gli spostamenti. Gli piace la vita
tranquilla, senza imprevisti, un
giorno uguale all’altro, è come se
allontanandosi da casa temesse
che succeda qualcosa di terribile: all’ultimo momento trova
sempre una scusa. Io farei volentieri qualche piccola uscita durante la bella stagione, che so
alla fiera o alle gite della parrocchia, ma appena lo propongo
sono liti a non finire. L’autunno
scorso siamo stati invitati a nozze, si sposava il figlio di un mio
lontano cugino: lui ha accampato un sacco di scuse, secondo le
sue abitudini, allora mi sono messa d’accordo con mia figlia, è venuta a prendermi e siamo andate insieme. Ho passato una giornata splendida, chiacchierando
con parenti che non rivedevo da
anni e mangiando le ghiottonerie
che il medico mi aveva proibito,
non c’era Augusto a fare il muso
e a ripetermi di sbrigarmi come
fa le rarissime volte che mi accompagna da qualche parte. E’
stata una delle poche rivincite
della mia vita, ho capito che
avrei dovuto svegliarmi prima,
invece di piegare la schiena e
cercare di accontentare tutti!
a cura di Edi Morirli
VAL PELLICE
Esercitazioni militari
Riceviamo e pubblichiamo:
Facendo seguito agli impegni
assunti nell’incontro del Roucas
tra forze politiche e militari, si è
avuta una riunione il giorno 30.9
nella sede dell’assessorato alla
Pianificazione e Territorio della
Regione Piemonte, alla presenza
dell’Assessore Rivalla, tra le autorità militari e i Sindaci di Bagnolo, Rorà, Bobbio Pellice, Villar
Pellice e il Vice Presidente della
Comunità Montana Val Pellice,
nella quale si è continuato a discutere sulle prospettive di utilizzo del poligono di tiro e sulle indennità per la compensazione sia
del disagio sia del mancato guadagno procurato dallo sgombero
del poligono.
Dr.
FERRUCCIO
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Telefono 90.95.02 - LUSERNA S.G.
Si è tenuta a Pinerolo la preannunciata assemblea del costituendo Comitato pinerolese per la
pace ed il disarmo.
Erano presenti diversi movimenti laici ed ecclesiastici, rappresentanti di partiti politici, forze sindacali e singole persone. E’
stata data lettura di alcuni documenti cui ispirarsi per stendere
in un secondo tempo una propria
mozione che serva da piattaforma comune per svolgere il lavoro del comitato stesso (informazione aggiornata e veritiera, dibattiti, manifesti, volantinaggio,
ecc.).
Nel corso della discussione sono emersi anche degli spunti e
delle considerazioni che in genere non sono comparsi nei precitati documenti, ma che ci auguriamo vengano tenuti presenti.
Ad esempio, la innegabile interdipendenza fra l’energia nucleare
cosiddetta « pacifica » e la fabbricazione di ordigni atomici, la
educazione alla pace dei giovani
e l’obiezione di coscienza al servizio militare, l’ipotesi del disarmo unilaterale.
Nei prossimi giorni si riunirà
una delegazione ristretta per
l’elaborazione di un documento
che verrà poi letto e votato dall’Assemblea plenaria, convocata
per venerdì 17 ottobre alle ore 21
presso i locali del centro sociale S. Lazzaro a Pinerolo (V. Rochis 3).
Tutti coloro che sono interessati a questo vitale problema del
nostro tempo sono invitati a partecipare.
R. P.
Gemellaggio Torre Pellice-Guardia Piemontese
La lezione dei Guardioli
Da un modesto villaggio della
Calabria, dove una popolazione,
dopo oltre 4 secoli, ha riscoperto le sue radici ed è fiera delle
sue tradizioni che per secoli sono rimaste gelosamente custodite in segreto una generazione dopo l’altra, sono venuti in massa
a vedere la terra di origine dei
loro antenati.
Non importa che siano cattolici di religione, sono fieri di essere di origine valdese ed hanno
l’orgoglio di sentirsi dei calabresi diversi dagli altri. Continuano
a parlare con fierezza il loro dialetto occitano per differenziarsi
dagli altri.
Noi invece siamo, oramai da
anni, in crisi di identità, il nostro
patouà lo parliamo strettamente
fra di noi, nel clan e quando non
c’è nessun estraneo, perché davanti agli altri è bene mimetizzarsi parlando piemontese o italiano, per non apparire diversi.
Arrivano i Guardioli, ci raccontano, in_ una serie di scene recitate dai loro bravi attori dilettanti^ la loro storia e scopriamo
che è anche la nostra storia, che
essi sono una parte del nostro
popolo, che ha sofferto il martirio come lo hanno sofferto i nostri antenati. I nochi di noi che
si interessano ancora di storia
valdese questo lo sapevano, ma
la massa del nostro popolo lo
aveva dimenticato, perché, per il
desiderio di essere uguale agli
altri, preferisce ignorare il passato.
Tutto a un tratto si è trovato a
contatto di un popolo che invece
dal suo passato trae fierezza, e
questa è la lezione che i nostri
amici del lontano Sud ci hanno
dato durante la loro recente visita a Torre Pellice.
Ricordiamolo e prendiamolo
come un monito. Impariamo da
loro ad essere fieri del nostro
passato e ad esserne degni. Impariamo ad essere noi stessi e
non cercare di confonderci anonimi in una folla anonima che
segue i dettami della « civiltà di
massa ». Solo conservando integra la nostra identità potremo
dare un contributo positivo al
progresso del nostro paese.
Osvaldo Coi'sson
L’incontro ha avuto un corso
ed un esito positivi: le parti si
.sono scambiate opinioni e richieste, tali da garantire il proseguimento e la prospettiva di un accordo,
I militari hanno dimostrato
molta sensibilità per i problemi
della popolazione e si sono dichiarati in larga misura disponibili a recepire le proposte che
i politici via via formulavano e
che vanno dall’aumento delle indennità, al ripristino delle strade,
dalla formazione di campi base
per i trasferimenti dei pastori,
alla fornitura di foraggio per le
mandrie che si devono spostare.
Irrinunciabile permane però
per i militari, l’uso del poligono,
pur essendo disponibili ad utilizzarlo in periodi in cui sussistano
minori possibilità di arrecare
danni e disagi, cioè in primavera
ed in autunno, lasciandolo libero
da fine giugno al 15 .settembre.
Si è concordato di pervenire
alla stesura di una bozza di convenzione da esaminare in una
prossima riunione che, recependo le istanze espresse, consenta
di compiere un primo passo verso la razionalizzazione dei rapporti tra Esercito ed Qrganismi
locali.
Il Vice-Presidente della
Comunità Montana Val
Pellice Mauro Suppo
MARTEDÌ’ 13 OTTOBRE - Ore 21
presso la Sala Valdese di Pinerolo (Via dei Mille 1)
Conferenza pubblica di
HANS RUEDI WEBER, direttore del dipartimento studi biblici del C.E.C. sul tema:
L’ECUMENISMO OGGI:
le chiese cristiane preparano
l’Assemblea Mondiale di Vancouver
È assicurata la traduzione simultanea per Quanti non capiscono la lingua francese.
Notizie utili
Corso per infermiere volontarie
Presso la scuola CRI di Torino in via Arcivescovado 7, avranno inizio in novembre p. v. dei corsi per chi desidera diventare Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana con Diploma finale.
Per informazioni le interessate devono rivolgersi al Comitato
CRI Torre Pellice telefonando al 91.277 o al Dott. Gardiol, viale
Trento 14, o alla Signora Bianca Sappé Eynard, tei. 91.928 al più
presto.
Val Pellice: alpeggio 1981
Coloro che hanno presentato domanda di contributo per l’alpeggio nell’anno 1981 dovranno far pervenire entro e non oltre il
16 11/1981 airufficio Tecnico della Comunità Montana Val Pellice
la seguente documentazione, sia per gli ovini, sia per i bovini:
— dichiarazione rilasciata dal Sindaco del Comune ove è stato
effettuato l’alpeggio, attestante il numero dei capi alpeggiati e la
data deH’inizio e del termine dell’alpeggio. Questa dichiarazione deve essere presentata obbligatoriamente da tutti coloro che hanno
presentato domanda di contributo;
— copia del certificato di origine e sanità rilasciato dal Veterinario (mod, 7 foglio giallo). Questo documento deve essere presentato solamente da coloro che hanno monticato su alpeggi in Comuni diversi da quello di residenza.
7
9 ottobre 1981
CRONACA DELLE VALLI
CAMPO GIOVANI III CIRCUITO
INCHIESTA SULLO SPORT ALLE VALLI - 3
La guerra e la pace Le "arti marziali" a Torre
Anche quest’anno è stato organizzato a cura del III Circuito un
campo di giovani a Vallecrosia.
Il tema proposto era La guerra
e la pace, una ventina di ragazzi
e ragazze hanno risposto all’invito e per dieci giorni hanno condiviso così la vita comunitaria.
Il tema, come detto, si incentrava sul problema, letteralmente esploso quest’estate, delle armi, della guerra e della pace. Un
tema di stretta e drammatica
attualità, ma che nelle chiese
del III Circuito si dibatte con
una certa ampiezza ormai da almeno tre anni, da quando, cioè, è
stato formato un « gruppo pace »,
un gruppo di studio che tra alti e
bassi ha cercato di stimolare il
dibattito. Questi dieci giorni passati assieme erano dunque un’ottima opportunità per approfondire il dibattito e le conoscenze.
La materia è stata divisa in due
parti: nei primi giorni, infatti, ci
si è concentrati sul messaggio
biblico, per trarne quelle che sono le basi di ogni discorso cristiano serio sulla pace. Al termine della prima parte, il gruppo
ha curato il culto domenicale
presso la cappella della Casa, in
cui ha presentato i risultati fino
ad allora raggiunti. Nella seconda parte si è visto l’aspetto politico del problema, cercando di
coglierne almeno i principali aspetti. Molto utili a questo proposito sono state le testimonianze di coloro che, all’interno del
gruppo, avevano fatto il militare
e di un ragazzo che sta per partire per il servizio civile.
Al termine dei dieci giorni sono stati molti i ragazzi che hanno dichiarato di avere iniziato lì
un discorso che intendono proseguire nel futuro.
P. R.
PINEROLO
Gli handicappati
nella scuola di tutti
Il gruppo di base handicappati
ha organizzato sabato 26 settembre un’assemblea pubblica per
discutere dell’inserimento dei
bambini handicappati nella scuola pubblica. L’assemblea che
prendeva lo spunto da una gravissima sentenza della Corte di
Cassazione che mandava assolta
una direttrice didattica di Livorno che non aveva accettato a
scuola un ragazzo cerebroleso,
ha anche affrontato concretamente la situazione dell’inserimento dei ragazzi handicappati
nelle scuole di Pinerolo.
Al termine è stata approvata
— all’unanimità — la seguente
mozione che riportiamo integralmente :
Venuti a conoscenza della gravissima
sentenza della Corte di Cassazione, che
nelle scorse settimane ha assolto la direttrice di una scuola elementare di Livorno, la quale nel 1978 non ha accettato l’iscrizione alla 4* elementare di
Maurizio Vitiello, bambino cerebroleso
protestiamo perché questa sentenza è
contraria alla Costituzione italiana e
alla Legge 517 suH’inserimento degli
handicappati nella scuola dell’obbligo
(elementare e media) e perché va contro la Dichiarazione dell’ONU del 1977
e contro lo spirito dell’anno internazionale dell’handicappato ;
lamentiamo il fatto che una sentenza come questa rischia di far fare dei
grossi passi indietro all’opinione pubblica, che è ancora troppo poco sensibile all’inserimento della persona handicappata nella scuola di tutti e vorrebbe segregarla di nuovo nelle scuole speciali ;
incoraggiamo i genitori, che hanno
dei bambini handicappati, a richiedere
tenacemente l’inserimento collegandosi
tra di loro e con i gruppi e le associazioni già esistenti senza abbattersi per
le difficoltà che incontrano ;
constatiamo che nella scuola dell’obbligo a Pinerolo e nel pinerolese ci sono
già stati e sono in atto diversi casi
di inserimento di bambini portatori di
handicap, i quali però rischiano di fallire se manca la volontà politica e amministrativa di provvedere a tutte le
cose necessarie perché l’inserimento sia
profìcuo e produttivo ; segnaliamo in
particolare :
— l’insufficienza degli insegnanti d’appoggio ;
— la precarietà e l’insufficienza del personale di assistenza (che è di competenza del Comune) ;
— l’inadeguatezza delle strutture ;
— la poca agibilità dei locali scolastici
(barriere architettoniche esterne ed
interne) ;
— il problema del trasporto dei bambini con mezzi idonei.
esprimiamo il nostro apprezzamento
per tutti quegli operatori della scuola,
che con penuria di mezzi portano avanti
tenacemente ed ostinatamente le esperienze di inserimento ;
siamo convinti che, soltanto mettendo al primo posto chi è debole e impedito, si può attuare un radicale cambiamento di mentalità nei politici, negli
amministratori e nei cittadini, e si può
ricreare una convivenza « a misura
d’uomo » per tutti
Le arti marziali giapponesi
non hanno, qui da noi, una lunga
tradizione. Solo di recente, negli anni settanta, si è cominciato
a parlarne un po’ più diffusamente. Quasi dovesse diventare
una delle nuove mode imperanti, il praticare discipline quali lo
yudo e il karaté ha avuto un
boom, fino a interessare parecchie persone, anche tra i non giovani.
Attraverso un progressivo coinvolgimento, lasciato, per altro,
all’iniziativa dei singoli, pure nel
pinerolese si sono costituite società sportive di arti marziali.
Una di queste ha sede in Val Pellice, mentre una seconda a Pinerolo.
Abbiamo chiesto al presidente
del KYU SHIN KAN di Torre
Penice, sig. Roberto Rivoira, di
spiegarci i motivi che spinsero,
lui e altri, a formare un Centro
per lo yudo e il karaté.
« La nostra idea iniziale — ci
ha risposto — era quella di dare
vita a tutta una serie di attività
in campo sportivo che partissero, appunto, dalle arti marziali
di cui avevamo avuto modo di
conoscere l’importanza formativa per la persona. E’ vero che
subito le prime attenzioni erano
rivolte prevalentemente al momento sportivo-agonistico. Ma
poi si è man mano guardato all’altro aspetto, secondo noi principale, di apertura verso una
mentalità parecchio diversa dalla nostra; apertura che è necessaria in chi pratica queste discipline ».
Affittati dalla Tavola Valdese
alcuni dei locali dell’ex Convitto
di via Beckwith, il Kyu Shin Kan
ha quindi iniziato la sua attività
nel luglio del 1976.
In poco tempo gli iscritti ai
tre corsi di yudo (divisi secondo fasce di età; dai sei ai dieci
anni, dagli undici ai quattordici
e adulti) e a quelli di karaté, allestiti dal Centro, hanno raggiunto un numero considerevole (all’incirca 500).
« Comunque — dice il Rivoira
— la quasi totalità della gente
che ha, all’inizio, partecipato veniva dalla bassa Val Pellice e, in
maggioranza, da Pinerolo. Ora
le proporzioni sono invertite, il
che non significa, però, ci sia una
rispondenza sollecita della popolazione locale alle nostre iniziative. A mancare sono stati, e an_____i ■R’nQTV7.i5irnprìt.i da
parte degli enti locali e le sponsorizzazioni di ditte ».
Proprio a difficoltà di ordine
economico è imputabile la cessazione dei corsi di yudo. Intorno a questa disciplina poi si era
creato uno spiritò agonistico al
momento incompatibile con le
esigenze e le finalità del Centro
sportivo di Torre.
« Ci siamo negli ultimi anni —
aggiunge il presidente — un po’
dissanguati sia organizzando in
prima persona manifestazioni
sportive qui a Torre, sia facendo partecipare alcuni nostri
iscritti ai corsi di yudo a competizioni. Visto anche il rimborso
spese dovuto agli istruttori (su
per giù 4(X) mila lire mensili per
lezioni bisettimanali) abbiamo,
per adesso, interrotto questa attività a causa della mancanza di
fondi sociali. D’altronde non vogliamo aumentare le quote (lire
14.000' mensili) versate dai soci
del Centro per l’iscrizione ai vari corsi ».
Il Kyu Shin Kan infatti, che
rientra tra le associazioni non
riconosciute, benché affiliato alla Lega Arti Marziali dell’UISP,
non ne riceve nessun sostegno
economico : vive solo sull’autofinanziamento dei tesserati. La
messa in disparte dello yudo ha,
però, abbassato il numero degli
iscritti al Centro. Le persone impegnate nelle restanti discipline
seguite, e cioè il karaté, lo yoga
(due corsi) e l’aikido, entrambe
a carattere più intellettivo rispetto alla prima, la danza classica e la ginnastica di manteni
mento corporeo, rimangono attualmente un centinaio.
La scelta di tutte queste attività, a cui è intenzione aggiunpre il cicloturismo, è sintomatica
di un atteggiamento culturale
del Kyu Shin Kan che privilegia
e sostiene, accanto all’esercizio
puramente sportivo, un nuovo
modo di intendere la pratica fisico-psichica, nel senso di stimolare le capacità creative dell’indivìduo, in armonia con la riscoperta del benessere corporeo. In
tale ordine di idee rientra l’iniziativa promozionale, per il prossimo futuro, di incontri e conferenze su temi che hanno, comunque, stretta attinenza con
l’indirizzo seguito dal Centro, e
precisamente ritardo all’astrologia e alla medicina alternativa
delle erbe.
Marco Borno
Franco Bellion
a Telepinerolo
Canale 56
ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Le nuove tariffe postali in vigore dal
LETTERE
ALTRE TARIFFE
Grammi Ord. Race. Expr. Race. Expr. Ord. Race. Expr. Race. Expr.
20* 50 100 250 500 1.000 2.000 300 550 700 1.400 2.700 4.500 7.000 900 1.050 1.300 2.000 3.300 5.100 7.600 1.000 1.250 1.400 2.100 3.400 5.200 7.700 1.600 1.850 2.000 2.700 4.000 5.800 8.300 400 700 900 1.900 3.600 6.000 9.500 1.300 1.600 1.800 2.800 4.500 6.900 10.400 1.300 1.600 1.800 2.800 4.500 6.900 10.400 2.200 2.500 2.700 3.700 5.400 7.800 11.300
TURISMO
Invii normalizzciti: formato rettangolare
la cui Ixmghezza non sia inferiore all’altezza
moltiplicata per 1,4 e che abbia dimensioni
non inferiori a cm. 9x14 e non superiore a
cm. 12 X 23,5.
Al rogo
Sull’Almanacco del week-end
in Piemonte, edito dall'Automobile Club Torino in collaborazione con Stampa Sera (nov. 1980),
c’è un elenco di sagre e -feste proposte come meta di gite domenicali.
Per agosto, tra la sagra del tacchino a Montaldo ed il palio degli asini a Mornese, si segnala
per Monforte di Cuneo una « rievocazione medioevale del processo e del rogo agli eretici che si
svolse intorno all’anno mille ».
Il testo non dice altro. Chissà
se gli storici della Società di studi valdesi ci potranno dare qualche altra notizia?
*------- -------- gr.
gr. 50 lire 550; gr. 100 lire 700; sup.
a 100 gr. tariffa internazionale. Cartoline postali: lire 200.
Belgio - Danimarca - Germania
Occidentale - Paesi Bassi: lettere gr.
20 lire 300; oltre i gr. 20 tariffa internazionale. Cartoline postali lire 200.
ITALIA
Grammi
20
50
100
250
500
1.000
2.000
Ord. Race. Expr. Race. Expr.
120 720 820 1420
150 730 850 1.450
220 880 920 1.520
270 970 970 1.570
600 1.200 1.300 1.900
800 1.400 1.500 2.100
1.200 1.800 1.900 2.500
ESTERO
TARIFFA INTERA
Ord. Race.
150
200
300
600
1.000
1.700
2.400
1.050
1.100
1.200
1.500
1.900
2.600
3.300
Expr.
Race.
Expr.
1.050
1.100
1.200
1.500
1.900
2.600
3.300
1.950
2.000
2.100
2.400
2.800
3.500
4.200
(1) Tariffa ridotta:
chiunque spediti.
per invii di giornali e periodici, di libri, di carte da musica, di carte geografiche da
PER L’ITALIA: Biglietti postali e da visita 200 - Cartoline
illustrate e di Stato 200 - Cedole di commissione libraria
120 - Fatture commerciali (invio normalizzato) 250 - Avvisi
di ricevimento 250 - Versamenti conto corrente postale 350
(per ogni attestazione o certificato oltre la tassa 200) - Vaglia
ordinari per rinterno : tassa di emissione (oltre il prezzo
del modulo in L. 50): lino a L. 20.000, 450 - da oltre 20.000
fino a L. 50.000, 950 - da oltre 50.000 fino a L. 200.000,
1.500 - da oltre 200.000 fino a L. 600.000, 2.500 - Vaglia
diretti a militari tassa di emissione fino a L. 20.000, 225.
PER L’ESTERO: Aerogrammi 400 - Avvisi di ricevimento
400 - Buoni risposta internazionali 100 - Cartoline postali (5
parole) 150 - Cartoline postali 200.
Sovratassa ogni 5 gr. per invii via aerea lettera e cartoline a destinazione: Bacino Mediterraneo 50 - Africa 120 Americhe 150 - Asia 120 - Oceania 250.
Sovratassa ogni 50 gr. per invii in via aerea di stampe
e altri oggetti: Europa 80 - Bacino Mediterraneo 80 - Africa 250 - Americhe 300 - Asia 300 - Oceania 500.
TELEGRAMMI INTERNO: telegrammi ordinari : tassa fissa fino a dieci
parole 2000, per ogni parola in più 50 - Telegrammi urgenti : tassa fissa fino a 10 parole 4.000, per
parola in più 100.
TELEGRAFIVINTERNO:
si applicano le tasse di
emissione dei vaglia ordinari oltre il diritto fisso di L. 200 e le tasse telegrafiche sottoriportate :
vaglia telegr. ordinari :
tas.sa fissa 2700; per ogni
parola aggiunta dal mittente 50 - vaglia telegr.
urgenti: tassa fissa 5400;
per ogni parola aggiunta
dal mittente 100.
TARIFFA RIDOTTA (1)
Race.
Expr.
1.875
1.900
1.950
2.100
2.300
2.650
3.000
ogni .
VAGLIA
CI PER
8
8
9 ottobre 1981
COMUNITÀ’ DONNE E UOMINI NELLA CHIESA
Le mogli dei pastori
Concludiamo la pubblicazione dei risultati dell’inchiesta condotta alle Valli in primavera - Le richieste alle chiese valdesi e al Sinodo
Lettere all'Eco delle Valli
STORIOGRAFIA
VALDESE
2. RUOLO SOCIALE
— Per la società italiana siete
« casalinga », o lo siete diventata, pensate che questa condizione sia una professione?
La metà la considera una professione, la metà no. Una dice;
« Impegna molto. Ma una professione è di solito ima libera scelta; invece così si è confinati nella vita di casa. 11 marito, sposandosi, continua il proprio lavoro ». Un’altra ; « Rimangono i
problemi del riconoscimento delle ’casalinghe’, per quanto concerne l’INPS ». Un’altra : « Sono
diventata casalinga, e non lo considero una professione. Dobbiamo tutti essere casalinghe e casalinghi, per una parte del giorno, la più piccola possibile per
tutti. Essere ’madre’ è un’altra
cosa, e dura solo alcuni anni ».
— Pensate che sia utile cercare di fare sparire la menzione
« casalinga » se non è una professione?
I pareri sono divisi. Una dice:
« Bisogna cambiare il contenuto
non la forma, cioè le casalinghe
potrebbero organizzarsi ecc. ».
Un’altra : « Sì, è necessario lottare per fare sparire ’professione :
casalinga’, perché non ne è una.
Sostituirla nella società forse secondo i casi con un ventaglio di
formule, ad es. ’disoccupata’ per
chi cerca lavoro, ’madre’ ecc...
Potrebbe contribuire a far capire che bisogna cambiare le strutture lavorative (orari ridotti per
tutti, possibilità di tempo parziale per alcuni periodi per tutti...!». Un’altra: «Se prima si
aveva una professione, e oggi si
è casalinga, con tutto quello che
c’è dietro, è degradante. Se uno
lavora, ma non guadagna, non è
considerato nella nostra società ! ».
3. PARTECIPAZIONE
ALLE DECISIONI
— Nella comunità siete un
membro di chiesa come gli altri,
a livello di assemblea dì chiesa,
rappresentanza del circuito, delegazione alla conferenza distrettuale, al sinodo?
In generale si considerano sullo stesso piano degli altri membri di chiesa, ma una dice : « Mi
condiziona il fatto di essere ’moglie del pastore’», e un’altra:
« Sento di dovermi tirare indietro per non essere una famiglia
pastorale invadente ».
— Pensate che sia meglio non
prendere il posto di altri membri dì chiesa come delegata negli organi decisionali, ma nello
stesso tempo vi sentite frenata
nei vostri doni?
La maggioranza; sì (es. «penso che per ora dobbiamo rifiutare questa delega finché la gente in noi non vede una persona
uguale a loro»). Un’altra; «Il
problema rimane aperto ».
— Dato che nel mondo odierno le donne spingono al rinnovamento, nella vostra situazione è
difficile per voi portare avanti
delle proposte di miglioramenti
e vie nuove per la vita e la testimonianza della chiesa?
Cinque rispondono che non
hanno più difficoltà di tutte le
altre donne. Una dice : « E’ estremamente difficile, direi quasi impossibile ». Un’altra ; « E’ difficile perché non si può facilmente
proporre; si rischia di essere
considerata come rivoluzionaria
(es. non c’è di solito lavoro di
gruppo nelle assemblee di chiesa) E.’ difficile fare arrivare proposte a conferenza distrettuale
e sinodo... e in tutti questi casi
ancora meno farle tenere in considerazione ». Un’altra aggiunge ;
« Quando si arriva al momento
di concretizzare è difficile la realizzazione ».
4. DIPENDENZA
— Pensate di essere dipendente da vostro marito?
La maggioranza: no. Due; sì.
Una dice : « E’ una limitazione
come istituzione di essere ’moglie di’ ». E un’altra : « Sì, ho il
sentimento che la mia situazione
di ’casalinga - moglie di pastore’
è per il mondo esterno alla comunità — cioè proprio quello in
cui dobbiamo andare ad evangelizzare — un controsenso con la
liberazione che desidero portare
nel mondo nel nome di Cristo ».
Un’altra : « Non è un problema
dal lato finanziario, ma di fatto
una donna dipende sempre dalle
scelte professionali del marito
(trasferimenti p. es.)».
5. POVERTÀ’
— Siete d’accordo con questa
idea: POVERTÀ’ sì, dipendenza
no, perché accettate la povertà
come proposta evangelica in un
mondo consumista dove molti
muoiono di fame?
C’è stato un malinteso sulla
parola povertà (non nel senso
di miseria, come nel Terzo Mondo, ma di non ricerca di denaro) che ha fatto sviare le risposte. Due sono d’accordo. Una dice : « scegliere la povertà ».
6. ALTERNATIVE
— Pensate che un modo di vivere e lavorare nella comunità
in équipe, con altre persone, al
posto della « coppia pastorale »
risolverebbe alcuni problemi, e
sarebbe una testimonianza più
attuale, più autentica e meglio
recepita dall’estemo?
Sì, aH’unanimità. Con un risparmio di forze, di energie e di
denaro, e un notevole potenziamento della testimonianza. Ma
sembra difficile nelle comunità
rurali e tradizionali. In quelle
urbane, sì.
I. PROPOSTE EMERSE
Ci ha fatto pena che qualcuno
abbia interpretato l’inchiesta come una rivendicazione finanziaria, mentre era proprio il contrario; il concetto centrale era
« povertà si, dipendenza no ».
Crediamo che la chiesa dovrebbe essere pioniera di una nuova
posizione sociale della donna.
L’Esercito della Salvezza ha
trovato una sua soluzione, marito e moglie sono ufficiali insieme. Le nostre chiese riformate e la chiesa valdese non sarebbero capaci di elaborare i propri provvedimenti nel senso di
una vera comunità più umana di
donne e uomini nella chiesa? Per
evitare che si sentano « un essere senza un ruolo preciso », come rispondeva una di loro, si
Per i vostri acquisti
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tratta di restituire un’identità a
chi l’ha persa. Alcune hanno rinunciato ai loro titoli di studio,
al loro lavoro e allo stipendio, al
loro statuto, sono isolate e emarginate come tutte le casalinghe,
e possono partecipare poco ai
posti decisionali nella chiesa dove lavorano perché è preferibile
per loro che non prendano il posto di altri membri di chiesa.
Per evitare che siano più Marta
che Maria, cioè anche « strumenti » senza avere una vera voce decisionale, ma invece possano avere una qualifica definita in un
« servizio » preciso, si propone ;
1) la creazione di ministeri
laici, « animatori, animatrici, operatori diaconali », funzione che
serva per qualsiasi membro di
chiesa, e secondo la necessità del
luogo, anche per periodi definiti
(per ospitalità, educazione alla
fede, « cura d’anima », persone
anziane, evangelizzazione ecc...);
2) con partecipazione a livello decisionale, almeno all’assemblea di circuito;
3) per le coppie, in cui lavora l’uno e l’altro per la chiesa,
nessun cambiamento nella retribuzione, ma: a) riceverla insieme indirizzata ai due nomi, come segno di un lavoro in équipe,
nel senso di una ricerca comunitaria; b) o, per la moglie, ricevere « rassegno familiare », per
lei ed i figli, al proprio nome.
In sintesi, viene richiesto, nella situazione presente, che abbiano diritto di partecipare all’assemblea di circuito in quanto
operatrice diaconale.
a cura di
Marie-France Coisson
fine
Caro Direttore,
In relazione alla cronaca del convegno della Società di studi valdesi del
28-29 agosto, firmata da Augusto Comba sul numero dell'll settembre delI’" Eco-Luce », mi sia consentito precisare che la mia relazione sulla storiografia valdese contemporanea non è
affatto dedicata al recente volume di
Storia dei valdesi di Valdo Vinay (non
l'ho neanche citato!), ma al problema
più generale e importante della difficoltà con cui la chiesa valdese ha guardato e guarda al suo vicino passato.
Non è nemmeno esatto che io abbia
addebitato questa difficoltà soltanto al
quadro politico generale, perché credo
di aver detto chiaramente che era la
cultura teologica liberale che non riusciva ad avere nei confronti delle istituzioni statali quell'atteggiamento di distacco critico che nasceva invece da
altre esperienze teologiche, come quelle del gruppo barthiano negli anni Trenta e di Agape nel dopoguerra.
Cordialmente
Giorgio Rochat
XV AGOSTO
A PRAGIASSAUT
Il « clou » delle manifestazioni programmate si è avuto la mattina col discorso del Moderatore sul problema
delle Valli. Purtroppo, per mancanza di
tempo, non si tenne quel dibattito che
l'importanza del tema esigeva. Se ne
avessi avuto l'occasione, avrei detto
più o meno quanto segue. La diagnosi
fatta da] pastore Giorgio Bouchard, rispecchiante M punto di vista delia Tavola, mi è sembrata troppo ottimista.
Mancava di autocritica. Parlare di egemonia culturale in 11 comuni dove i
valdesi hanno la maggioranza numerica
mi pare ambiguo, poiché non è per
niente dimostrato che alla « maggioranza » corrisponda sempre la « egemonia ». D'altra parte, che cosa si vuol
dire adoperando questo termine, preso
a prestito dal vocabolario gramsciano
e diventato oggi di moda nei dibattiti
politici? Dirigismo forse, cioè capacità
di imprimere un « tono » alf’ambiente,
sia spiritualmente che politicamente?
o semplicemente consapevolezza del
fatto che essere valdese comporta necessariamente un sempre rinnovato e rinnovabile senso di responsabilità, di autocoscienza, di ricerca
costante della libertà e della giustizia, per sé e per gli altri? Per conto
mio, preferisco intenderlo in questo
secondo senso.
In tale contesto, il « rapporto di
massa » che la chiesa stenta a ristabilire col popolo valdese viene notevolmente ridimensionato, almeno dal
mio punto di vista; se è vero che
“ non esiste un popolo valdese se non
come precipitato storica — il termine
non è mio — della testimonianza e
dell'opera della chiesa », è altrettanto vero che popolo e chiesa non costituiscono un binomio, bensì un tutto unico, sempre ché la figura del
credente non si dissoci da quella dell'oriundo valligiano, sia esso contadino, operaio, impiegato, dirigente,
maestro elementare, professore, preside ecc. Dire che dovrebbe essere popolo solo chi è chiesa sembra ovvio,
ma alle orecchie di molti suona male,
sa di antistoria, d'irrealtà, d'utopia.
Certo, si è sempre parlato non solo
di popolo e di valli valdesi, ma anche
d'idioma valdese, di preistoria, di archeologia, di folclore, persino di zuppa valdese! Ma volentieri si dimentica che, se tutte queste svariatissime
« cose » si chiamano valdesi, è perché in un lontano passato diventato
ormai quasi leggendario venne a stabilirsi in queste valli una piccola minoranza che aveva l'unico scopo di vivere e di propagandare una ■■ vita »
modellata unicamente sui Vangeli, ad
imitazione di un certo mercante di Lione
chiamato appunto Valdesio. Giunto a
questo punto, termino senz'altro con
l'inconsueta parafrasi di un noto versetto evangelico: dove 2 o 3 sono riuniti
nella consapevolezza di voler rimanere
fedeli a Cristo e al suo Vangelo sull'esempio di Valdesio di Lione, ivi c'è
insieme chiesa e popolo valdese,
Giovanni Gönnet, Rorà
L’angolo di Magna Linota
Cara magna Linota,
scusa se mi sfogo con te che
non c’entri, ma sono arrabbiato
e deluso, e debbo pur parlare con
qualcuno.
Devi sapere che ho sempre seguito, fin dal primo numero, sia
Protestantesimo sia Sorgente di
vita. Sono, come tanti altri in
Italia, un laico, ma non un ateo.
Mi sono allontanato (per tutta
una serie di ragioni) dalla chiesa
in cui ero stato battezzato, ma
mi sento interpellato dalla fede
e ascolto volentieri la testimonianza dei credenti, cattolici o
no. Anzi le voci delle minoranze
mi interessano particolarmente:
andar contro corrente richiede
sempre una certa fatica e comporta quindi un minimo di convinzione.
Sono perciò indignato del trattamento riservatovi dalla RAlTV. Dal giovedì fra le diciotto e
le diciannove vi hanno spostati
al lunedì sera, in cui si sa che
nove decimi degli Italiani vanno
a letto più presto del solito, tanto che è la giornata di chiusura
di molti cinematografi, bar, pasticcerie. Almeno però potevamo
seguire la vostra trasmissione ad
un’ora decente. Ma è durato poco: quasi subito sono cominciati
gli spostamenti occasionali, ora
alla domenica sera, ora al martedì, ora prima, ora dono il telegiornale, quasi sempre senza indicarlo nei programmi della settimana. Così più di una volta, dopo aver consultato il Radiocorriere o la Guida TV, mi son sorbito documentari monotoni, réclames idiote e interminabili telegiornali per poi vedere apparire sul video soltanto la sigla di
chiusura.
In questi ultimi tempi poi si è
arrivati al colmo: la rubrica viene tra.smessa non solo dopo il
« buonanotte e arrivederci a domani » di telecronisti e annunciatori, ma addirittura dopo quell’incoraggiamento alla più stupida superstizione che è l’oroscopo per l’indomani. Che lo facciano apposta per prenderci in giro?
Tu, che cosa ne pensi?
Sandro Nesta
Caro signore,
devo confessarle che, da quando è stato spostato alla sera dono cena, non ho più visto Protestantesimo. Non ho la televisione, quando è buio di solito non
esco più di casa, e se anche andassi dai vicini, prima delle dieci mi verrebbe troppo sonno. Il
cambiamento d’ora mi è dispiaciuto anche per i nostri ragazzini, a cui faceva bene scoprire
altri Evangelici sparsi per l’Italia. Mi sono consolata pensando
che in cambio il nuovo orario poteva essere più comodo per la
gente di città che torna a casa
tardi. Dicono anche che ora ricominceranno a trasmetterlo un
po' prima, e questo mi fa piacere. Non mi piace invece la faccenda dell’oroscopo. La RAI-TV
è, mi pare, una faccenda pubbli
ca, tanto che ha una specie di
monopolio, e dovrebbe aiutarci a
capire meglio le cose: trasmettere oroscopi non mi sembra né
utile, né istruttivo, né divertente.
Siamo già tronno superstiziosi
da soli, senza bisogno d’incoraggiamenti.
Permette che le dica ancora
una cosa? Mi ha colpita l’inizio
della sua lettera e mi dà la malinconia pensare alle persone come lei, che rimangono in qualche modo sole dopo aver lasciato
la loro chiesa. Per me il Cristianesimo non è soltanto un rapporto con Dio, ma insieme un
trovarmi, per opera Sua, con i
fratelli. Del resto anche Gesù ci
chiede di radunarci nel Suo nome mentre ci promette di essere
insieme a noi.
Magna Linota
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Pubblici concorsi
Presso la Comunità Montana Val Pellice sono indetti pubblici Concorsi, con scadènza il 2 novembre 1981, per la copertura di;
1 POSTO DI SEGRETARIO PER IL SETTORE SERVIZI SOCIALI
— titolo di studio richiesto: Diploma di Scuola Media Superiore:
— trattamento economico: stipendio iniziale annuo lordo L. 4.140.000 oltre
a 13‘ mensilità ed indennità integrativa speciale:
1 POSTO DI ESPERTO ADDETTO ALL'ANIMAZIONE DEI CENTRI D’INCONTRO ED Al SERVIZI SOCIALI SUL TERRITORIO
— titolo di studio richiesto: Diploma di Scuola Media Superiore
— trattamento economico: stipendio iniziale annuo lordo L. 4.140.000 oltre
a IO’ mensilità ed indennità integrativa speciale;
1 POSTO DI APPLICATO-CENTRALINISTA
— titolo di studio richiesto: Licenza di Scuola Media Inferiore
— trattamento economico: stipendio iniziale annuo lordo L, 3.372.000 oltre a 13“ mensilità ed indennità integrativa speciale:
3 POSTI DI ADDETTO ALL’ASSISTENZA DOMICILIARE
— titolo di studio richiesto: Licenza di Scuola Media Inferiore
— trattamento economico: stipendio iniziale annuo lordo L. 3.012.000 oltre a 13" mensilità ed indennità integrativa speciale.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria della Comunità
Montana Val Pellice.
Il Presidente
Co'i'sson Prof.ssa Franca
9
9 ottobre 1981
CRONACA DELLE VALLI
COORDINAMENTO FGEI-VALLI
Programma 1981-82
Un nutrito o.d.g. è stato esaminato dal Coordinamento della
FGEI Valli nella sua prima riunione per la ripresa delle attività.
Le vere e proprie linee di lavoro per il nuovo anno ecclesiastico saranno oggetto di riflessione del primo dei convegni organizzati dalla FGEI Valli, il 18
ottobre a Rorà.
A quella sede si sono rimandate numerose questioni, nel corso della riunione del Coordinamento: un po’ per avere più tempo per dibatterle, un po’ per far
sì che prima di metà ottobre i
gruppi singolarmente comincino
a pensarci.
Le questioni che a Rorà dovranno essere prese in considerazione non sono di poco conto:
l’impegno e la riflessione sul problema della « Pace e disarmo »,
in vista di diversi appuntamenti
(l’adesione al costituito Comitato pinerolese per la pace, il Campo invernale di Agape e il convegno regionale su questo tema, la
eventuale creazione di una commissione di lavoro nella FGEI
Valli); i temi dei convegni regionali della FGEI; la partecipazione della FGEI Valli ad un costituendo Collettivo teologico ecumenico con la Comunità di Base
di corso Torino ed Agape. Questo
punto ha occupato notevole spazio nel dibattito del Coordinamento, per la sua importanza:
si tratta di riprendere i contatti
con la C.d.B. sulle realtà della
fede e della predicazione della
Parola.
Per determinare le possibilità
di dialogo e le modalità di costituzione del Collettivo si è fissato
un incontro tra FGEI, C.d.B. e
quanti sono interessati alla cosa
ad .Agape per i giorni 21 e 22 novembre.
A Rorà si dovrà poi ancora riflettere su come proseguire lo
studio e l’attività di sensibilizzazione delle Comunità delle Valli
sul prolalema del lavoro e sulla
crisi dell’occupazione iniziato
l’inverno scorso.
Non meno importante saj"à la
elezione di due nuovi membri
della Giunta regionale (composta non più da tre, ma quattro
persone), in seguito alle dimissioni di Paolo Ferrerò.
Graditissimo ospite della riunione del Coordinamento è stato il nuovo segretario nazionale
della FGEI, Paolo Naso, il quale,
preannunciando una visita ufficiale del Consiglio alle Valli per
il prossimo febbraio, ha brevemente ed efficacemente esposto
le linee di lavoro che dovranno
occupare la FGEI per il futuro
più immediato.
In sintesi: la necessità a) di
portare un contributo qualificato
nella riflessione e nell’azione per
la pace, con una analisi del prm
blema quanto più possibile lucida ed immune da facile conformismo; b) di valorizzare la riflessione della « vecchia generazione » di fgeini; c) di inserirsi
proficuamente nel dialogo tra
Battisti, Metodisti e Valdesi, nel
quale la FGEI ha sicuramente
un messaggio e un esempio da
portare; d) di studiare e muoversi criticamente nel cosiddetto
progetto di creazione di un « Asse
culturale » nelle Valli; e) di riflettere ed agire nella questione
dell’aggregazione giovanile.
Paolo Naso, rallegrandosi per
l’interesse dimostrato dalla FGEI
Valli per il primo problema, ha
caldamente raccomandato ai
gruppi del Pinerolese gli ultimi
tre punti, che toccano assai da
vicino la FGEI locale più che altre regioni.
Paolo Gay
BOBBIO PELLICE
• Domenica 18 ottobre avrà
luogo il culto di inizio delle attività invernali. I bambini della
scuola domenicale sono tutti convocati al tempio alle ore 10,30.
I ragazzi del precatechismo e del
catechismo si troveranno alle ore
9 30 per fissare l’orario dei corsi, in seguito parteciperanno al
culto. .
Dopo il culto si terra una Assemblea di chiesa nella quale il
Concistoro comunicherà gli sviluppi della situazione pastorale,
dopo gli incontri con i rappresentanti della Tavola Valdese,
della Commissione Distrettuale
e del I Circuito.
• Il Gruppo Giovanile avrà la
sua prima seduta venerdì 9 alle
20,30; tutti i giovani della comunità sono invitati ad intervenire
per impostare il programma delle attività invernali.
prarostino
• È nata la piccola Giuliana
Maro dei Grigli. Ai felici genitori che al momento della nascita
hanno attraversato momenti di
grave preoccupazione per la vita
della piccola, auguriamo salute e
vita felice per la loro bambina.
• Ringraziamenti al nostro fratello Attilio Fornerone, predicatore locale, che ha sostituito il
Pastore por i culti durante H
se di settembre, e al fratello Renzo Chialvo di San Secondo per
il servizio di organista.
SAN GERMANO
L’annunciato concerto inaugurale del nostro organo ha avuto
regolarmente luogo, sabato 19
settembre, in presenza di un pubblico numeroso ed attento. Siamo grati a quanti hanno voluto
unirsi a noi venendo da fuori.
Ma siamo particolarmente grati
a don Bonansea che ci ha donato
questa bella serata, dopo aver
curato egli stesso il progetto di
restauro dello strumento. Abbiamo così potuto constatare che è
ora possibile suonare un po’ tutto il multiforme ed affascinante
repertorio della musica organistica. Grazie a coloro che avevano organizzato la serata in modo perfetto.
Da notare che, col tempio affollato, anche le sonorità più imperiose dell’organo non rimbombavano affatto. Teniamone conto
per i nostri culti... In occasione
di questa serata abbiamo potuto
dire una parola di benvenuto al
nuovo parroco di San Germano,
don Tron, recentemente tornato
dal Brasile, dove ha trascorso
molti anni.
• Al culto di domenica 20 settembre erano presenti anche Oreste e Marianna Bounous Vinçon,
che festeggiavano i loro cinquant’anni di matrimonio rendendo
grazie al Signore per il lungo
cammino che aveva dato loro di
percorrere insieme. Il nostro augurio è che questo cammino possa continuare, sereno, per molti
altri anni.
• Sabato 26 settembre ha avuto luogo il matrimonio di Loredana Beux e Elio Rasetto. A questi sposi, che si stabiliscono a
Villar Perosa, rivolgiamo i nostri
migliori auguri.
TORRE PELLICE
• Il Gruppo di Studio Biblico
interconfessionale che ha lavorato in modo costruttivo e soddisfacente durante l’inverno scorso, intende riprendere i suoi incontri. La prima riunione avrà
luogo presso il Centro d’incontro giovedì. 8 alle ore 20,45. Tutti
i fratelli della nostra comunità,
in modo particolare i giovani, sono invitati ad unirsi al gruppo.
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa con relazione dei deputati al Sinodo che si terrà TU
ottobre.
• L’Unione Femminile ha iniziato la sua attività con un simpatico ed interessante incontro
con la signora Lidia Noffke, che
ha illustrato i vari aspetti della
attività della Chiesa di Livorno
e della Casa Valdese di Rio Marina. Le nostre sorelle si recheranno martedì, 6 in visita all’Asilo di S. Germano.
ANGROGNA
POMARETTO
• Domenica 11, al Presbiterio,
seminario del Gruppo "Teatro
Angrogna su testi di storia medioevale. Il dibattito, animato da
J. L. Sappé, dovrebbe incentrarsi sul rapporto tra eresia e potere nel Medio Evo. Il lavoro che
qui nasce da una prima rassegna
di letture e osservazioni sui movimenti ereticali avanti la Riforma protestante dovrebbe, si spera, successivamente tradursi in
proposta teatrale. Il lavoro, più
complesso del previsto, è aperto
ad ogni collaborazione o suggerimento.
« Domenica 25 ottobre agape
fraterna dopo il culto nella Sala
Unionista, organizzata dall’Unione Femminile. Prezzo L, 5.000.
Iscrivetevi al più presto presso
gli anziani o il pastore.
Si avvisano le Corali
Valdesi delle Valli e di Torino che
domenica 18 ottobre 1981
alle ore 15
presso il Tempio Valdese
di Pinerolo, avrà luogo
a D. p.
L’ASSEMBLEA
ANNUALE ORDINARIA
Si prega di intervenire
numerosi.
per la Giunta Esecutiva
Edgardo Paschetto
• Sabato 26 ,'9 si sono sposati
col solo rito civile presso il Municipio di Pomaretto, Long Antonella, di Pomaretto, con Gennero Luigi, di Torino. Agli sposi
che risiederanno a Torino gli auguri di felicità dalla Comunità.
• La famiglia di Franco Tron
e Silvana Marchetti è stata allietata dalla nascita di Sara. Un
benvenuto a Sara e tanti auguri
ai genitori... ed ai nonni.
• Venerdì, 2 TO ha avuto luogo
il funerale del nostro fratello Ribet Renato di Pomaretto, deceduto improvvisamente all’età di
anni 52. Ai familiari giunga la
nostra simpatia cristiana.
a Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede » (Il Timoteo 4 ; 7).
E’ deceduta all’età di 75 anni
Maria Cristina Russo
ved. Scivales
Ne danno l’annuncio i figli, la nuora e il genero.
CampObasiiO, 30 settembre 1981
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che muoiono nel
Signore perché si riposano delie
loro fatiche e le loro opere li seguono » (Apocalisse 14 v. 13)
La moglie, i figli od i familiari
tutti di
FRALI
Doni Rifugio Carlo Alberto
MESE DI FEBBRAIO
L. 800.000: N.N., in memoria di Fernand Revei.
L. 250.000; Direzione e maestranze
RIV-SKF, in occasione del 17 febbraio.
L. 100.000: I nipoti Gönnet, in memoria di Ribotta Roberto.
L. 80.000; I compagni di lavoro della
Marini, in memoria di Ribotta Roberto.
L. 60.030: Primo Jon Scotta. Torino.
L. 50.000: Lydie Coisson. Lausanne;
Lidia e Edgardo Paschetto, in memoria
di Costanza e Charles Salvagiot e Paschetto Elisa.
L. 20.600: In ricordo della cara mamma Bertalot Amalia ved. Balmas. la
famiglia; Lavatelli Libera, Torino, in memoria della mamma e della sorella Rina:
Venturi Liliana, in memoria dei suoi cari: Pons Ernesto; Chiesa Valdese di Rimini.
L. 10.000; Magliano Lidia, Torino;
Unione Femminile Angrogna, per un caffè; Annalisa, in mem. dei nonni Enrico e
Mario; Anita e Bianca, per un caffè.
MESE DI MARZO
L. 269.000: 1 colleghi di lavoro di Claudio. in memoria di Berlin Luigi.
L. 100.600: I figli Claudio, Umberto e
fam.. in memoria di Berlin Luigi.
L. 91.800: M. N.
L. 70.000: Bongardo Norberto, Alzate
Brianza.
L. 50.060: Angiolina Archetti Maestri e
Mario Archetti, in memoria dei loro cari, Acqui Terme.
L. 20.000: Zecchin Nelly.
L. 10.000: Unione Femminile di San
Remo, in memoria della signora Vera
Stivala; Clara Akesson.
L. 5.030; Ferruccio Giovannini. Pisa.
MESE DI APRILE
L. 1,800.410: Comitato di Ginevra.
L. 200.000: Mori Edoardo, in memoria
di Matilde.
L. 100.600: La famiglia Mori Chauvie,
in memoria di Umberto Codino; La famiglia Paltrinierì, ringraziando per l'assistenza a Dario; i figli in memoria di
Vigna Pietro.
L. 60.000: I figli in memoria di Rosa
Cougn.
L. 50.000: N. N., da San Germano;
Bertalot Ada e Dino; Clara Chiaffredo;
C. C. San Germano.
L. 40.000; Dalmas Adelina e sorelle,
in memoria sig.ra Dubs.
L. 20.000: Maria Bertalot Martinat, in memoria del marito, Torino; Pons
Alice.
L. 10.009: Long Ersilio; Famiglia Abruzzese, Roma; I figli in memoria della madre Amato Tesoro ved. Jazeolla.
MESE DI MAGGIO
L. 541.006; Offerta della Comunità
delle Chrischoud di Beringeu (Schaffausen) in occasione del concerto dei
loro trombettieri.
L. 223.170: Cinese Sud America.
L. 50.000: Giuliana Cialdi De Filippis,
in memoria della sua mamma, Milano.
L. 10.006: Irma Ribet, San Secondo.
MESE DI GIUGNO
L. 200.000: Ist. Bano. San Paolo Ag.
di Pinerolo, benificenza.
L. 100.000; In ricordo di Luis Rivoira.
L. 75.000: 1 consiglieri del Comune
di Lusernetta in memoria del sig. Bricco Dionigi padre di un collega.
L. 30.000; I colleghi di lavoro di Lea,
in memoria del papà.
L. 20.630: Scarpone Lea, in memoria
del papà.
L. 5.000: Selma Longo, un modesto
segno della mia solidarietà.
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione di tutti i collaboratori dell’« Eco delle
Valli » si terrà presso l’ahitazione di Marcella Gay
(via Cittadella 8 - Pinerolo)
giovedì 15 ottobre alle ore
20,30.
Alla riunione sono invitati tutti i collaboratori e
i corrispondenti delle chie
VILLASECCA
Agli sposi Lilia Peyronel e
Gianfranco Richard, che hanno
contratto matrimonio con effetti
civili nel nostro Tempio, esprimiamo la gioia della comunità,
invocando le benedizioni del Signore sulla loro unione.
SAN SECONDO
La famiglia Enrica e Vanni Gal
(Centro) è stata allietata dalla
nascita del secondogenito Luca
che è avvenuta il 29 settembre
scorso.
Pochi giorni dopo la stessa famiglia è stata rattristata dalla
morte di Virgilio Gai, padre di
Vanni, deceduto al Rifugio
Carlo Alberto la mattina del 5
ottobre. II Signore sia con la famiglia nel dolore come nella
gioia.
• Il 19 settembre Ferruccio
Richard e Monica Vianzone hanno ricevuto la benedizione del
loro matrimonio nel tempio valdese di Pinerolo. Eton Alluvione,
Parroco di Frali, ha partecipato
con una preghiera di intercessione, come segno della speranza
per la vita che si apre davanti ai
due sposi.
• Dario e Mirella Richard sono stati allietati il 25 luglio dalla nascita del loro secondogenito, Denis.
• Nel corso di questa estate
sono stati come sempre molti i
fratelli evangelici che hanno partecipato ai culti. Da Frali invece
un gruppo di famiglie ha potuto
anche quest’anno beneficiare del
soggiorno marino a Vallecrosia.
• Due anziani membri della
nostra comunità ci hanno lasciati ; Margherita Pascal, che ha
trascorso gli ultimi anni della
sua vita aH’Asilo di San Germano, ed Edmondo Grill, la cui figura è stata ricordata su questo
giornale; quest’estate aveva ancora potuto salire a Frali, poi la
sua salute è rapidamente peggiorata. Esprimiamo la sirnpatia
della comunità alla famiglia del
pastore Arnaldo Genre e alla famiglia Turchi.
• Il culto della domenica 6 settembre è stato presieduto dal
pastore Lamy Coisson. Il culto
del 4 ottobre dal Predicatore
Luigi Marchetti. Domenica 11 ottobre avrà luogo il culto di inizio delle attività, a cui parteciperanno tutti i catecumeni e i ragazzi della Scuola Domenicale.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• La Festa del Raccolto avrà
luogo domenica 18 c. m. alle ore
10.30 con un culto di ringraziamento ed alle ore 15, nella Sala
Alharin, con l’esposizione vendita di prodotti agricoli.
La sera, alle ore 19.30, seguirà
la tradizionale « marenda sinoira » per quanti desiderano trascorrere alcuni momenti insieme.
L’incasso della giornata sarà
devoluto ai lavori di restauro del
nostro tempio.
• Domenica prossima il culto
con celebrazione della Cena del
Signore sarà presieduto dal pastore Sergio Rihet di Rorà, il
quale ha avuto dalla Tavola l’incarico di dedicare una parte del
suo ministero pastorale alla nostra comunità.
Mentre diamo al pastore Ribet
il più fraterno benvenuto, chiediamo al Signore di benedire il
lavoro che egli si accinge a compiere in mezzo a noi.
• Nel tempio dei Bellonatti si
sono uniti in matrimonio Piera
Bcrsandi, membro della nostra
comunità, con Giovanni Chlnnici, di Pinerolo.
Rinnoviamo a questi sposi l’augurio di una vita in comune colma delle celesti benedizioni.
Renato Ribet
commossi per la dimostrazione di stima e affetto loro manifestata per la
immatura dipartenza del loro caro, ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza, fiori, scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolOTc.
Un ringraziamento particolare ai Pastori Renato Coisson e Paolo Marauda.
Pomaretto, 2 ottobre 1981
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10
10
9 ottobre 1981
UN SAGGIO DI MARGHERITA GAY MEYNIER
CRESCE LA MOBILITAZIONE
L’YWCA ■ UCDG in Italia Cristiani per la pace
Breve storia di un movimento laico che in Italia ha lottato per un femminismo ante litteram e per un ecumenismo pre e post-conciliare Contro la bomba N
Le chiese cristiane di tutto il mondo si stanno mobilitando a difesa della pace. Segnaliamo alcune prese di posizioni recenti.
È apparsa di recente, a cura
dell’YWCA-UCDG («Unione Cristiana Delle Giovani »), una breve storia di questa associazione
in Italia, dalle sue origini ai giorni nostri’. Il saggio, scritto ad
opera di Margherita Gay Meynier, presentato in semplice ma
elegante veste editoriale, traccia
in poche pagine una cronaca precisa e puntuale dell’YWCA italiana, evidenziandone l’impegno di
fede, lo spirito di servizio, l’apertura sociale, il cammino pionieristico in favore della donna e delle sue esigenze liberatorie.
Nata come proiezione storica
dell’YWCA mondiale (il movimento sorto in Inghilterra nella
seconda metà del sec. XIX, allorché avevano inizio le grandi lotte
contro la schiavitù, la prostitu
zione, lo sfruttamento del lavoro
femminile e minorile), l’YWCA
italiana venne fondata nel 1894
a Torino da Elisa Schalck ed Elisa Meynier. Il piccolo nucleo nascente si collocò dapprima nell’area protestante italiana e in
particolare trovò spazio nelle vicine Valli Valdesi. Ben presto
peraltro l’Associazione cominciò
a muoversi su tutto il territorio
nazionale e in contesti nettamente laici, pur ancorando il proprio
impegno dinamico e operativo a
quei principi che l’YWCA mondiale esprimerà nella propria Costituzione: la conoscenza della
Parola di Dio, la fede trinitaria,
la preghiera e il servizio, la necessaria unità dei Cristiani, cui
l’YWCA sente di dover dare il
suo contributo di movimento lai
Comandamenti
(segue da pag. 1)
loro vita il bene, la giustizia, da
colui che consideravano diverso,
piuttosto che dal fratello che
avevano vicino? Chi è il mio
prossimo: colui che io aiuto o
colui che mi aiuta? Anche qui le
discussioni e le speculazioni si
protraggono oltre misura: è il
male di ogni tempo.
Oggi si fa un gran discutere
sull’uomo, nostro prossimo. Parole come giustizia e ingiustizia,
bene e male, moralità e amoralità, tornano spesso nei nostri
discorsi. Gruppi culturali e religiosi, partiti politici, non si risparmiano nel discutere i problemi più scottanti del momento: assenteismo, eversione, droga, aborto. Ciascuno dà il proprio giudizio e i giudizi sono talmente diversi e tanti che ci si
spezzetta e ci si divide in gruppi e ogni gruppo è contrassegnato da una sigla. E dietro ogni
sigla stanno certamente persone
di buona volontà, colte e intelligenti, sinceramente impegnate.
Ma troppe volte irrigidite in uno
spirito settario che le porta, rinchiuse al sicuro nel proprio circolo culturale o sociale o politico a religioso, a parlare degli altri, dei problemi e delle esperienze degli altri, senza averli
mai conosciuti. Si fa della teoria
o si fa dell’attivismo, ma in tutto questo il grande assente è l’uomo, l’uomo di cui si parla e per
il quale si vorrebbe fare qualche
cosa. L’uomo è diventato l’oggetto dei nostri discorsi, non il soggetto. Con tutto il nostro attivismo siamo diventati passivi ver
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio Gardiol, Marcelle Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan
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Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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so l’uomo, perché il nostro interesse per l’uomo è svincolato dall’amore per Dio. Abbiamo relegato Dio in cielo e siamo diventati inattivi nel nostro amore per
il prossimo.
Ma è Gesù stesso che ci soccorre ancora, accostando il comandamento dell’amore per il
prossimo al comandamento dell’amore per Dio, sintetizzando la
legge e i profeti e abolendo le
casistiche e gli interrogativi. Ma
non basta, Gesù passa all’azione
schiudendo nuovi orizzonti e programmi per il futuro, completando la legge, aggiungendo cioè
quel di più che rende il tutto in
sé compiuto, perfetto, quel di
più che fa ogni cosa nuova: « tutti sono il tuo prossimo, il tuo
vicino », anche l’essere più lontano per cultura, per razza, per
religione, per classe. Anche chi
non appartiene al tuo popolo, al
tuo clan, al tuo gruppo, al tuo
partito. Ti è vicino tanto chi ti
fa del bene tanto chi ti fa del male: « Ama il tuo nemico, ha detto
Gesù, prega per chi ti perseguita ». Anche il nemico è il tuo
prossimo, quando lo incontri nel
vivere quotidiano, quando ti
scontri con lui. Il tuo prossimo
è tuo partner, devi lasciargli spazio, è adulto perché è l’uomo che
Dio ama quanto te. Devi lasciargli spazio per la sua esperienza
personale, soggettiva, non può ricevere nulla da te, riceve tutto
da Dio. Ha ricevuto tutto da Dio.
Anche questo è un comandamento laico, un comandamento che
dona la vita, la vita eterna: quel
di più che ha reso possibile la
risurrezione. Un comandamento
a misura d’uomo: i pubblicani e
le meretrici che stavano con Gesù capivano questo linguaggio
del loro maestro, che risultava
invece incomprensibile al potere
civile e religioso. Ma tutti erano
il prossimo di Gesù perché tutti
Gesù chiamava alla vocazione di
incontrare Dio attraverso l’amore del prossimo. La sintesi e il
compimento della Legge avvengono quindi in Cristo Gesù perché in Cristo, Figlio di Dio, trovo
il mio prossimo. In lui il comandamento dell’amore per Dio si
attua attraverso il comandamento dell’amore per il prossimo:
questo è l’insegnamento di Cristo, su questa via Egli ci chiede
dì seguirlo. Cristo ci chiede oggi
di essergli fedeli, di essergli simili nel suo amore per il prossimo fino al giorno in cui ogni uomo, ogni cosa sarà riconciliata
con Dio. Cristo è la misura ultima dell’amore per il prossimo, il
grande comandamento, perché
Egli dona la vita, la vita eterna,
mediante la sua fedeltà al Padre,
fedele fino alla morte ed alla
morte della Croce. E nessuno in
quel momento è stato il suo prossimo, mentre Lui era il prossimo
di tutti. Tutti: vale a dire l’umanità intera, dal tempo della creazione, prima che la legge fosse
data a Mosè, fino all’umanità della fine dei tempi, quando la legge
non sarà più, ma « lo splendore
di Dio riempirà tutta la terra »
(Num. 14/21).
Giovanna Pons
co, la lotta per l’uguaglianza di
tutti gli esseri umani davanti a
Dio, senza distinzione di razza,
nazionalità, sesso, classe o religione.
In questa linea l’YWCA italiana
svolgerà la sua opera modesta,
sommessa, ma costante, in uno
slancio profetico che la porterà
a lottare per un femminismo ante litteram, per un ecumenismo
pre- e post-conciliare.
Le attività sociali, i congressi,
i convegni, le pubblicazioni, la
presenza discreta ma vigile in
contesti associativi più ampi (vedasi ad es. la partecipazione fin
dal 1903 al ONDI), saranno una
testimonianza del ruolo svolto
nel tessuto italiano da questa
piccola Associazione.
Non era facile presentare questa realtà, frammentaria e unitaria al tempo stesso, ricca e umile, nelle poche pagine di un fascicolo: siamo grati pertanto all’Autrice che vi è riuscita egregiamente, operando un lavoro di sintesi in cui le scelte, determinate dalla brevità dello spazio concesso, non sono state mai casuali, bensì finalizzate a chiarire il
messaggio che l’Associazione ha
fatto suo di volta in volta. Ne
è emerso un disegno limpido e
privo di inutili sbavature, espresso nel linguaggio sobrio ma rigoroso del cronista. Fluito dalla
memoria viva dell’Autrice, il discorso acquisisce l’immediatezza
di una storia vissuta quasi tutta
in prima persona.
Nel concludere questa breve
recensione, mi sembrano doverose due parole su Margherita Gay
Meynier. Nipote di una delle fondatrici (Elisa Meynier), entrata
giovanissima nell’Associazione,
vi ha prestato la propria opera
fino a tutt’oggi, dedicandovi le
sue migliori energie, la sua indomita passione per il cammino
di emancipazione della donna e
di tutti gli emarginati, la sua fede profonda in quel Signore in
cui dobbiamo riconoscerci TUTTI UNO. Presidente nazionale per
otto anni, tuttora membro attivo
del Consiglio Nazionale e presidente del centro unionista di Milano, dal 1966 Margherita Gay
Meynier, affiancata da un comitato redazionale, dirige l’organo
ufficiale dell’Associazione (oggi
«IMPEGNO »), sulle cui pagine
sono apparse firme qualificatissime dell’area laica italiana, attenta alle problematiche più urgenti
della società contemporanea.
Margherita Gay Meynier ha inciso profondamente nell’YWCA
italiana, contribuendo, insieme
ad altre valorose Socie ed Amiche, a calare l’Associazione nel
vivo di tutte le battaglie democratiche dei nostri tempi, pur
senza mai perdere di vista l’angolatura cristiana del movimento.
A Margherita la gratitudine
affettuosa e la stima di tutta la
Associazione, anche per questa
sua recentissima fatica.
Florestana Sfredda Piccoli
Nel corso della recente riunione del Gomitate) centrale del Consiglio Ecumenico che si è tenuta
a Dresda, è stata pubblicata una
dichiarazione in cui vien chiesto
con urgenza « che sia interrotta
la costruzione della bomba a
neutroni e di tutte le armi simili,
e che nessuna nazione ne decida
la fabbricazione ».
Viene poi chiesto alle chiese
« di denunciare le politiche militari che portano ad una disastrosa distorsione della politica estera », di studiare le questioni teologiche poste dai nuovi sviluppi
della situazione e di impegnarsi
ad essere costruttori di pace.
Questa lotta — precisa la dichiarazione — deve però essere
esente da qualsiasi sentimento di
disprezzo o di odio verso i popoli con i quali si potrebbe essere in disaccordo.
BIP/SNOP
* * *
La Conferenza Cristiana per la
Pace, la cui sede è a Praga, ha
pubblicato una dichiarazione che
afferma che la bomba a neutroni
porta una minaccia supplementare sulla creazione di Dio ; e perciò le chiese e tutti i cristiani
vengono chiamati a prendere posizione contro questa arma nucleare.
E’ illusorio, continua la dichiarazione, pensare che questa bomba aumenterà la sicurezza degli
Stati Uniti, perché non farà che
aumentare la velocità della corsa agli armamenti. « Non c’è alternativa al disarmo. La pace
mondiale e la sicurezza di tutti i
popoli non possono essere preservati dalle armi ma dal negoziato, dalla cooperazione e dal
dialogo ».
Riferendosi ad un versetto del
Deuteronomio « ho messo davanti a te la vita e la morte: scegli
la vita », la dichiarazione termina con un appello alle chiese ed
ai cristiani a continuare le loro
lotte e le loro preghiere per la
pace ed il disarmo ; « collaborando con tutti gli uomini di buona
volontà i cristiani devono com
battere la minaccia che pesa sulla vita moltiplicando i loro sforzi in favore della pace, della giustizia e della cooperazione ».
BIP/SNOP
Lettera a Reagan
e Brezniev
Il comitato esecutivo della Federazione Luterana Mondiale,
riunito a fine agosto in Finlandia
ha rivolto una lettera al Presidente americano Reagan ed al
Presidente sovietico Brejniev per
chiedere loro di riprendere i negoziati sul disarmo nucleare.
Inoltre in una dichiarazione
sulla pace il Comitato esecutivo
denuncia « l’accrescimento spettacolare degli armamenti sia all’est che all’ovest, e la costruzione di nuove armi come la bomba ai neutroni ».
« L’avvenire ci riempie di inquietudine ».
BIP/SNOP
Disarmo nucleare
Organizzato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese si terrà ad
Amsterdam, in Olanda, dal 23 al
27 novembre prossimo un incontro internazionale sul tema del
disarmo nucleare.
Vi prenderanno parte rappresentanti delle chiese di tutto il
mondo, scienziati e uomini politici.
nev
Contro la guerra
atomica
« I sopravvissuti invidieranno i
morti»: è il tema di un congresso medico che si è svolto ad Amburgo il 19 e 20 settembre. Il
convegno aveva come scopo quello di informare l’opinione pubblica sulle conseguenze di una
guerra nucleare : « non vi saranno sopravvissuti » è stata la conclusione.
nev
Le Valli valdesi
^ M. Gay Meynikr ■ Breve storia
della Y.W.C.A. italiana dalle origini
ad oggi {1894 1981) - a cura dell'YWCA-UCDG - Roma/Torino 1981.
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 4.000
Luserna S. Giovanni: Rivoira Renato,
Cironti Piero — Francia: Pons A. E.,
Averone Planchón Albina — Germania:
Laganà Benedetto — Cadoneghe: Maggiore Liviana.
ALTRI DONI
Treviso: Fiirlanetto Vittorio L. 500 —
Torre Pellice: Fontana Italo 1.000 —
Svizzera: Chiesa evang. di lingua italiana, Zurigo 4.700 — Livorno: La Marca
Alberto 5.000 — Villa S. Sebastiano:
Berardi Domenico 5.000 — Genova: Verardi Emilio 11.750.
(segue da pag. 5)
ria storica è importante e so per
esperienza quanto sia importante farla conoscere dal vivo ai propri figli portandoli d’estate alle
Valli. Ma basta questa funzione
delle Valli, usarle per allevare i
figli degli intellettuali e fornirli
di radici?
La seconda possibilità è che le
Valli siano la retrovia del protestantesimo italiano. Mi ricordo
che 20 anni fa parlando con Giorgio Spini gli dicevo che qualche
volta il Sinodo dovremmo farlo
a Firenze. Spini, che è fiorentino, mi disse: non fate mai quell’errore, fatelo sempre a Torre
Pellice. E infatti adesso ci è arrivata la televisione e da Torre
Pellice lo si vede in tutta Italia.
Cosi noi potremmo dire: le Valli sono il posto dove teniamo il
Sinodo, abbiamo la Società di
Studi Valdesi, i convegni, abbiamo Agape. Il fronte evangelico
della battaglia è a Milano, in Sicilia, adesso è ad Avellino dove
vogliamo operare e anche pregare. Qui invece c’è la retrovia.
Anche questa via può essere seguita. Però c’è un pericolo. Per
chi sta alle Valli e per chi vive
lontano, è il pericolo di pensare
che le Valli valgano per ciò che
si fa altrove. Ma se diciamo che
quel che accade alle Valli è importante pei ciò che si fa altrove, vuol dire che ugualmente noi
tutti, protestanti italiani, viviamo e operiamo in funzione di ciò
che fanno altri, vuol dire che noi
assistiamo alla battaglia che è in
corso in Italia tra la cultura
marxista, la cultura cattolica e
la cultura radicale senza parteciparvi direttamente. Ma è possibile che una comunità di fede
viva in funzione di ciò che fanno altri? Noi non valiamo perché il partito comunista si interessa di noi, perché la Chiesa
cattolica ci chiede di tradurre la
Bibbia con i suoi sacerdoti, perché Pannella ci dà ragione su
qualcosa. Viviamo perché abbiamo una vocazione e andiamo avanti per esprimerla. Non credo
perciò che noi possiamo accettare queste vie delle Valli come retrovia di quel che accade altrove, perché vorrebbe dire che noi
tutti protestanti italiani siamo
soltanto una organizzazione di
fiancheggiamento che riceve la
sua dignità dai grandi che le concedono attenzione. La dignità la
riceviamo da Dio se abbiamo fede.
E allora non rimane che una
unica possibilità, la terza: considerare le Valli del pinerolese
come un terreno privilegiato per
sperimentare la vita protestante in Italia. In questa realtà che
ho cercato di descrivere dobbiamo vivere quali noi siamo, senza fingere di esser migliori, vivere con le nostre chiese, le nostre opere, con questo popolo di
cui comunque siamo responsabili, in dialogo con i cattolici, in
polemica con gli atei, ma realizzando qui, ciò che significa una
chiesa riformata in Italia. Ci sarà testimonianza in Italia solo
se nella penisola sapremo avere
degli evangelizzatori, ma qui alle
Valli saremo capaci di vivere come chiesa riformata, come chiesa organica. Soltanto, anziché vivere questa possibilità nel tempo della falce, dovremo viverla
nel tempo dell’azienda meccanizzata, soprattutto nelle chiese delle basse Valli. Io sono convinto
che malgrado le grandi difficoltà
che incontriamo sia possibile costruire una vita che risponda ai
problemi di oggi e che sia il contributo dei Valdesi del pinerolese alla testim.onianza cristiana in
Italia, alla predicazione evangelica, forse anche alla ricostruzione del nostro paese.