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f Starno della ragione
JPIERA ECIDI BOUCHARD
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
DIO NON È
UN FANTASMA
«E i discepoli si turbarono e dissero:
“È un fantasma”»
Matteo 14, 26
SCRIVEVA Hegel, un paio di secoli fa: «L’epoca in cui viviamo ha
fatto di Dio un fantasma infinito che
aleggia in un angolo della coscienza».
Improbabile si riferisse al nostro Gesù versione spettro e ancor più ad
Halloween. Il fantasma che ci descrive, eminentemente filosofico, non
spaventa nessuno. Ma l’osservazione
del filosofo tedesco è tutt’altro che
peregrina: l’uomo avrebbe dissolto
Dio, relegandolo a mera apparenza
fluttuante, decorativa, innocua. Qualche decennio più tardi, Karl Marx gli
strapperà di dosso anche quell’ultimo, patetico lenzuolo bianco. Il «fantasma che si aggira per l’Europa»
evocato nel «Manifesto» non è Gesù
ma il proletariato, che fa davvero
paura (perlomeno a qualcuno). Da
allora, la paura si reincarna con bella
regolarità nello spettro di turno:
guerre, catastrofi, terrorismo...
IL «non abbiate paura» con cui
Gesù rassicura Pietro e i suoi
compagni lascia allora perplessi, se
non freddi. È che per non aver paura, bisogna aver paura. In effetti, la
paura è una straordinaria forza motrice. Famiglia, società, politica, borsa: nulla le sfugge. Gli psicologi affermano che è un elemento costitutivo
della personalità. Ne abbiamo bisogno. I bambini adorano aver paura.
Togliete loro Barbablù o Harry Potter, e si fabbricheranno un Bin Laden di cartapesta venso la cinquantina. «Abbiate paura!». Malgrado l’inversione, il messaggio di Hallo-ween
suona quasi evangelico. Nella «festa
della paura», per una volta i piccoli
terrorizzano i grandi e non viceversa.
«Datemi una maschera, e vi diro chi
sono» recita un aforisma celebre.
Halloween, esorcismo paleocristiano
(Ognissanti nell’lrlanda contadina) e
insieme paganeggiante, tribalizza per
24 ore le nostre società troppo diurne. Identità e modelli cangianti del
vivere malamente insieme escono allo scoperto nottetempo per farsi
Onestamente paura. Incerti fra resurrezione e reincarnazione, scelgono la
trasfigurazione. Certo, anche il tempio delle zucche ha i suoi bravi mer^i^nti, ma chi moralizza sulla religione trasversale e apparentemente atea
01 Halloween non avrà, sempliceniente, paura della paura?
VT ELLO sguardo dei discepoli, Gesù è stato un «vero» fantasma.
Quanto a Maria, lo pre.se per l’ortolano (Giov. 20, 15). Altri, per Giovanni
nttista o Elia redivivo. Traveggole?
Orse, ma la risposta più esatta al
Chi voi dite che io sia?» («il figlio del
^ ogname», Marco 6, 3) è anche la
nieno veritiera. Se Gesù fu percepito
oome spettro, non accettò tuttavia di
ttmanere tale. E lui stesso a smitizinfrangendo Tipnosi: «Sono io»
2^)* «Spettro» è i! calco latino del
denuncia l’idola1 *, sembiante, ma attraversandoHa fatto
farebbe
an
Ma
paura ai discepoli, come
paura a chiunque si ritrovas
’ ®nohe oggi, nella loro situazione.
suo Halloween è un travestiento disvelato, che non si contenta
gioco di specchi né del mimeti
sino di
Di \ notte. Il fantasma era
Ma Dio non è un fantasma.
Enrico Benedetto
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino EllfO 1 14
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord '
ISPIRITUALIT/
«Talità cum»: ragazza, alzati!
di SALVATORE RAPISARDA
IDIBAHITC
Comunità, maestre di vHa?
di ERMANNO GENRE
W0MSS.
Anno IX - numero 42-1° novembre 2002
ECO DELLE VALU
Incontro sugli ospedali valdeà
-di DAVIDE ROSSO
L'Unione europea si allarga a 10 nuovi paesi e 65 milioni di nuovi cittadini
Il vento dell'Est
L'ingresso dei nuovi paesi dell'Europa orientale è stato reso possibile anche grazie
al ruolo svolto dalle chiese. Il pluralismo religioso, la Russia e la guestione cecena
GIUSEPPE PLATONE
Lf EUROPA si allarga. La recente
I prova d’appello offerta all’Irlanda per ratificare le regole base del
Trattato di Nizza, atte a consentire
l’ingresso nell’Unione europea (Ue)
di’dieci nuovi paesi, è andata alla
grànde. L’Europa si apre dunque
all’Est e imbarca 65 milioni di nuovi
cittadini. Ma l’ingresso dei dieci
(Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia,
Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta e Cipro) non è
Tunica forma di allargamento. Ce ne
sono altre, meno note, che aprono
nuovi orizzonti all’attuale Unione.
Un primo esempio: il recente record, festeggiato la scorsa settimana,
costituito da un milione di studenti
«erasmiani». Nel 1987, gli undici
paesi europei che promossero il programma di studi universitari Erasmus, (scambio di studenti in sedi
europee) coinvolgeva poco più di
3.000 studenti. Oggi, i paesi interessati agli scambi universitari europei
sono diventati 30 e gli studenti coinvolti 120.000 Tanno. E la tendenza a
investire uno o due anni all’estero,
nel quadro di un programma universitario che prevede reciproco riconoscimento (totale 0 parziale) degli
studi, è in continua crescita. Un altro
esempio è costituito dall’Europa dei
diritti umani, il cosiddetto Consiglio
d’Europa, che comprende 50 stati.
Dunque, una crescente voglia di
Europa che va al di là dell’euro (che
invece entusiasma molto meno di
quanto si sperava) e della stessa babele linguistica. Realtà complesse
queste ultime ma non così forti da
bloccare il processo di integrazione e
di crescita. Dunque, per rimanere alla sola !Üe, definita un gigante economico ma un nano politico, sta acquistando le dimensioni inedite di
un puzzle composto da 25 stati diversi. Intanto, in prospettiva, si apre
la trattativa con la Romania e la Bulgaria; poi toccherà alla Turchia.
La Russia è ovviamente esclusa,
ma è impensabile non trattenere
rapporti stretti. E non solo sul piano
economico. Politicamente, per fare
l’ultimo esempio in ordine di tempo,
la stessa presa di posizione del vertice europeo sulla drammatica vicenda del tremendo massacro nel teatro
Dubrovka di Mosca a seguito della
Segue a pag. 8
Presentato il Dossier statistico 2002 della Caritas
I dati suirimmigrazione in Italia
Riconoscere agli.immigrati la dignità di «lavoratori e cittadini»: forza
lavoro per il mercato italiano, ma
anche cittadini portatori di bisogni
sociali e culturali. Lo chiedono i responsabili della Caritas-Migrantes,
che hanno presentato a Roma il Dossier statistico sulTimmigrazione,
giunto nel 2002 alla sua 12« edizione.
II dossier costituisce uno strumento
a disposizione di operatori, studiosi,
politici, che può contribuire a «mostrare 1 dati reali della realtà dell’immigrazione in Italia - ha detto Franco Pittau, coordinatore del dossier -,
al di là di strumentalizzazioni o facili
semplificazioni su questo fenomeno.
L’immigrazione è ormai un dato
strutturale e stabile nel nostro paese:
il futuro che ci attende è in realtà già
presente. Oggi gli immigrati sono solo il 3% della popolazione. Un dato
molto basso rispetto ad altri paesi
europei e del mondo, ma destinato a
crescere: si prevede che se oggi i
bambini stranieri nelle scuole italiane sono meno del 2%, entro il 2017
la loro percentuale sarà salita almeno al 6,5per cento». Nel 2001, sono
stati 130.000 i nuovi permessi di soggiorno per inserimento a carattere
stabile (la metà per ricongiungimento familiare): in totale oggi gli immigrati «regolari» in Italia (nel computo
sono stati inseriti anche i bambini e i
nuovi nati) si attestano su 1.600.000
persone: un numero di cinque volte
superiore a quello degli irregolari.
Di notevole interesse i dati relativi
all’appartenenza religiosa degli immigrati: la metà è costituita da cristiani (ogni 10 presenze, 5,5 sono
cattolici, 3 ortodossi, 1,4 protestanti), per un totale di 660.000 persone;
in crescita i musulmani, che si confermano come la seconda presenza
religiosa in Italia fra gli immigrati,
con 488.000 fedeli. Inev)
Valli valdesi
Le religioni
e il cibo
Sembra un accostamento strano,
ma quello fra religioni e cibi ha in
realtà origini remote e illustri dal
punto di vista del pensiero e delle
culture. Ne hanno parlato a Torino,
per l’organizzazione della Provincia,
un rabbino, un sacerdote cattolico,
uno scrittore legato all’Islam e il moderatore Gianni Genre. Punto di partenza del dibattito la «terra come madre anche del cibo». Sono stati affrontati argomenti come gli interdetti
e le proibizioni in materia di alimentazione ma anche Tesplicarsi, proprio attraverso la condivisione del cibo, dell’accoglienza nei confronti del
forestiero e, non ultima, un’etica del
non spreco. L’incontro si è svolto in
coincidenza con il Salone del gusto.
A pag. 11
UNA TESTA
UN VOTO
Una testa un voto. Si tratta di un’ormai banale equazione della democrazia che i protestanti imparano a esercitare fin da piccoli in un sistema ecclesiastico fatto di gerarchie di assemblee.
E se, dove è previsto, non c’è il quorum
dei presenti, pazienza: si riconvoca
l’assemblea, perché la democrazia si
regge sul consenso, almeno della maggioranza. È vero, il voto a maggioranza
non è garanzia di verità e saggezza, ma
è meglio sbagliare insieme che da soli.
Una testa un voto è anche l’equazione
semplice ma fondamentale di una democrazia civile che promuove la partecipazione e non la delega: un’assemblea legislativa è qualcosa di diverso da
un’assemblea di condominio o di soci
di un’azienda in cui lo scopo è decidere
e decidere in fretta secondo gli interessi della maggioranza e in cui, perciò, è
previsto lo strumento della delega (una
testa può esprimere più voti). Anche
un’assemblea legislativa ha il compito
di decidere e anche in tempi ragionevoli, ma la decisione è uno strumento non
lo scopo; è lo strumento, attraverso il
quale si costruisce una società in cui
consenso e partecipazione, rispetto e
pari dignità di tutti sono costitutivi del
patto democratico di cittadinanza. Per
questo, in tutte le elezioni ogni cittadino può votare per sé e non, per esempio, per sua moglie o suo marito, o per
i propri genitori o figli, né per il proprio amico, vicino o compagno di partito. Una testa un voto.
Credevamo fosse cosi anche in Parlamento, invece, l’altro giorno, abbiamo appreso, con stupore e sgomento,
che non è così. Di fronte allo spettacolo
penoso di diversi senatori che votavano anche per il o i loro vicini (denominati «pianisti» per il sistema di voto
che è elettronico), non solo molti di
questi hanno difeso con orgoglio il loro
operato («conoscevo bene l’intenzione
di voto del mio collega» oppure, come
ha detto anche il valdese Lucio Malan:
«È una piccola cortesia che ho fatto a
un paio di colleghi, una banalità»), ma
sono stati difesi («voto regolare») anche dall’ufficio di presidenza del Senato che vede la partecipazione di esponenti della maggioranza e dell’opposizione, e anche dal presidente del Senato, Marcello Pera, che ricorda che se un
senatore ha votato al posto di un altro,
che però era presente in aula, «non ha
commesso alcuna violazione», anche se
ha definito il fatto «deprecabile»; mentre Clemente Mastella la definisce «una
cattiva abitudine che tocca tutti i gruppi parlamentari».
Complimenti! Bell’esempio di correttezza e coerenza che si dà ai cittadini che osservano il Palazzo con occhio
sempre meno benevolo. Bell’esempio
che si dà ai giovani: invece di rappresentare una morale civile e politica più
alta della media italiana, il Palazzo ne
rappresenta il carattere più macchiettistico del «furbone», dell’«azzeccagarbugli», di chi erige a sistema di vita
«l’arte di arrangiarsi», di fare «favori
all’amico»; invece che educare con
l’esempio ai civile e costruttivo confronto democratico, si gioca fallosamente e, se beccati dall’arbitro, si nega
l’evidenza, e se la moviola inchioda alle proprie responsabilità, allora da
mariuoli ci si trasforma in perseguitati, naturalmente per motivi politici.
No, così non va. Convertitevi, cambiate norme e comportamenti. Una testa
un voto, cari amici parlamentari. Almeno questo.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 1“
«Se abbiamo
sperato in Cristo
per questa vita
soltanto, noi
siamo i più
miseri di tutti
gli uomini»
(I Corinzi 15,19)
«^Giustificati
dunque per fede,
abbiamo pace
con Dio
per mezzo
di Gesù Cristo,
nostro Signore,
^mediante
il quale abbiamo
anche avuto, per
la fede, l’accesso
a questa grazia
nella quale
stiamo; e ci
gloriamo nella
speranza della
gloria di Dio;
^non solo, ma ci
gloriamo anche
nelle afflizioni,
sapendo che
Vafflizione
produce
pazienza,
“la pazienza
esperienza,
e l’esperienza
speranza.
^Or la speranza
non delude,
perché l’amore
di Dio è stato
sparso nei nostri
cuori mediante lo
Spirito Santo che
ci è stato dato»
(Romani 5,1-5)
«^‘^Siamo stati
salvati in
speranza. Or la
speranza di ciò
che si vede non è
speranza; difatti
quello che uno
vede, perché lo
spererebbe
ancora? Ma se
speriamo ciò
che non vediamo,
l’aspettiamo
con pazienza»
(Romani 8, 24-25)
«Carissimi, ora
siamo figli di Dio,
ma non è stato
ancora
manifestato ciò
che saremo.
Sappiamo che
quand’egli sarà
manifestato
saremo simili
a lui, perché
lo vedremo
com’egli è»
(I Giovanni 3,2)
COSE DUREVOLI: LA SPERANZA
La speranza sfonda in avanti il tempo della nostra vita. La fatica dell'apostolato
riceve Usuo senso anche in questa vita dal fatto che Gesù Cristo é la nostra speranza
CLAUDIO TRON
Dalla memoria all'attesa
La fede, abbiamo visto, è essenzialmente memoria della
vita, della morte e della risurrezione di Cristo. Memoria nel
senso ebraico, del rivivere. Nel
tempo della Pasqua ebraica in
cui nelle famiglie è rivissuta la liberazione dall’Egitto, Gesù dice
«Fate questo in memoria di me».
La memoria, d’ora innanzi, sarà
questa, non più dell’uscita
dall’Egitto, ma dell’uscita dal sepolcro. Lo stato naturale della
creatura è confinato nel «qui e
ora», nello spazio dato e nel tempo presente, e nella fede questa
scorza dura è rotta verso il passato della vittoria già conseguita di
Cristo sulla morte. Solo il Creatore dispone dell’onnipresenza e
dell’eternità, ma anche ai figli di
Dio è dato uno spiraglio di sconfinamento dal «qui e ora». Solo
verso il passato? L’ancoraggio
della vita nuova è fissato solo nel
ricordo, sia pure vivo e rivissuto,
della frattura operata dal Cristo,
ma da lui soltanto, nel guscio
duro dei limiti di ogni creatura?
Paolo riprende e valorizza anche un elemento del pensiero
ebraico che non era universalmente condiviso, pur essendo
ben presente nella mente dei
grandi profeti dei secoli passati:
quello della speranza: «I giorni
vengono...». L’involucro granitico, o la pietra tombale, del tempo presente imposto ad ogni
creatura è rotto anche verso il
futuro. I sadducei dicono che
non c’è risurrezione e Gesù mostra nel concreto della sua persona che questo non è vero, né
per lui né per noi. Lo stesso gesto fatto secondo il suo insegnamento «in memoria di lui», viene ripetuto «finché Egli venga».
La rottura della morte salva la
memoria rivivendo un passato
per mostrare che non è sepolto,
ma è anche forza per sconfinare
dal presente previvendo un futuro per mostrare che non è un
sogno né un’illusione.
quella che riguarda il rivivere
della fede. Si può credere in quel
che si rivive; il resto lo si spera.
Speranza sobria
Preghiamo
Rischiarami, Gesù buono, di luce interiore
E caccia dall’interno del mio cuore
Tutte quante le tenebre...
Comanda ai venti e alle tempeste;
dì al mare: Calmati!
Al vento del nord ordina: Non sofTiare!
E nel mio cuore si farà grande calma.
Manda la tua luce e la tua verità
Perché risplendano sulla terra:
terra sterile e deserta io sono,
finché tu non mi illumini.
Effondi dall’alto la tua grazia
E fa’ piovere sul mio cuore la rugiada celeste...
(Da »L'imitazionedi Cristo»)
La speranza non è tuttavia visione. Su questo il Nuovo
Testamento è molto più sobrio
di quanto lo siano state le elaborazioni teologiche successive e
persino le Confessioni di fede
più autorevoli. Siamo salvati in
speranza, non sappiamo ancora
che cosa saremo. Sappiamo
qualcosa; sappiamo che quando
Cristo sarà manifestato saremo
simili a lui. Ora vediamo come
in uno specchio (non i nostri
specchi moderni lucidi e levigati
ma in uno specchio di metallo
lisciato alla meglio). Non vediamo ancora faccia a faccia. L’immaginazione popolare la sa
molto più lunga sulla natura
dell’inferno e del paradiso e, in
campo cattolico, del purgatorio.
11 Nuovo Testamento non ne sa
nulla. Se speriamo quello che
non vediamo, lo aspettiamo con
pazienza. Una speranza impaziente non dura. Lascia facilmente il campo alla delusione.
Per dirla con Francesco Bacone
(1561-1626) una speranza così
«è buona come prima colazione,
ma è una pessima cena». Alla fine di una giornata di digiuno è
da stolti pensare di trovare ancora da mangiare e comunque
lo stomaco vuoto non facilita
sonni tranquilli..
Tuttavia la speranza evangelica dura, appunto perché è sobria. Non pretende di sapere
tutto qui e ora, perché l’autorità
di Dio si manifesterà dopo l’ascensione (Atti 1, 7). E dura anche quando la cena è stata copiosa, perché spera in qualcosa
di più alto della semplice sazietà
fisica. 11 «Credo» cosiddetto apostolico usa il verbo «credere»
non solo per indicare la fede in
Cristo ma anche l’attesa della risurrezione dei morti e la vita
eterna. Si tratta di un uso improprio, perché siamo salvati, appunto, in speranza e non per
esperienza già consolidata come
Come la fede
la speranza «dura»
Proprio perché sfonda in
avanti il tempo della nostra
vita, la speranza, come la fede, è
durevole. Paolo è molto esplicito su questo. Noi speriamo in
Cristo già per questa vita. Ma se
abbiamo sperato in Cristo soltanto per questa vita siamo i più
miserabili di tutti gli uomini. 1
più miserabili sono quelli che
destano più pietà. Se abbiamo
sperato in Cristo solo per questa
vita, facciamo pietà, non solo a
Cristo, ma anche al mondo. Si
può invocare «Signore pietà»,
«Kyrie eleison» antichissima invocazione liturgica; ma se facciamo pietà non solo davanti al
Signore, ma anche davanti al
mondo, senza neppure aver bisogno di invocarla, è svelata la
miopia della nostra speranza.
Ci sono anche quelli che credono di essere più pii sperando
in Cristo soltanto per la vita futura. Credono di essere più pii,
ma non è così. Sperando solo
per la vita futura si fa pietà per
un altro verso. 11 «Credo apostolico» dà un semplice abbozzo di
questo aspetto; la chiesa, la comunione dei santi. La fatica
dell’apostolato riceve il suo senso, anche in questa vita, dal fatto
che Gesù Cristo è la nostra speranza (1 Timoteo 1, 1). La stessa
idea di risurrezione, prima di
prendere consistenza nel pensiero ebraico come attesa di
nuova vita dopo la morte, è stata
utilizzata come immagine della
speranza del ritorno dall’esilio in
Babilonia (Ezechiele 37). Solo
molto tardi, negli scritti più recenti delle Scritture di Israele, si
profila la speranza di una risurrezione dopo la morte. Speranza
assai discussa, ancora al tempo
di Gesù, non condivisa dai sadducei, conservatori della pura fedeltà all’insegnamento di Mosè.
«Anche la Speme, ultima Dea,
fugge i sepolcri», canta il Foscolo. Eppure nella storia recente la
meditazione sul tema della speranza si è sviluppata forse in
modo più pieno proprio nel
contesto della prova. Nella prima metà del novecento giganteggia la figura di Ernst Bloch
(1885-1977), filosofo tedesco di
origine ebraica che, proprio per
questo, ha dovuto fuggire negli
Stati Uniti per sfuggire al nazismo e che nella sua lunga vita ha
visto e condiviso, oltre alla persecuzione razzista, la vicenda di
due guerre mondiali. Eppure la
sua opera è uno sviluppo continuo del tema della speranza, fin
da un libro del 1918 per culminare in un’opera monumentale
pubblicata tra il 1954 e il 1959,
«Principio speranza». La natura
più profonda dell’uomo è per lui
una «coscienza anticipante» che
si esprime non solo nel pensiero, ma anche nell’arte, nel cinema, nei sogni. Negli Anni 60, in
situazione più calma, il tema è
ripreso, come è noto, dal teologo protestante tedesco lùrgen
Moltmann. Egli ricorda, tuttavia,
che la prima idea della teologia
della speranza gli venne quando
era giovanissimo prigioniero di
guerra. Lo stesso tema diventa
caro anche alla teologia latinoamericana della liberazione.
Qui, dove di nuovo lo stomaco è
spesso vuoto, la speranza è «speranza umana», speranza di riscatto come immagine presente
della salvezza finale. Non si può
confinare l’attesa di un mondo
migliore oltre questa vita, ma
questa attesa deve diventare anche progetto storico, deve durare da domani fino all’eternità.
Liberazione
Teologia delia speranza è
dunque anche progetto di iiberazione. Per concludere sembra utile mettere in luce che la
speranza è anche liberazione da
speculazioni strampalate sul futuro. Nella sua sobrietà ha un vigore che non si trova né negli
oroscopi, né nei calcoli pseudoapocalittici sull’imminenza
della fine del mondo, né nei tentativi, anche scientifici, di prevedere catastrofi o soluzioni miracolose ai problemi del nostro
tempo. Tutte queste cose danno, al massimo, speranzielle o,
più spesso, paura del futuro.
Tentano di descriverlo con grande precisione, ma riescono raramente ad animare comportamenti concreti efficaci per un
qualsiasi scopo. Hanno così carattere effimero. La speranza,
invece, dura.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Mentre nel
mondo
co la speranza può,,
buona o cattiva, nel
flessione ebraica e '
na rappresenta sei,
qualcosa di buono e
vo. Essa non ha la
ce nei desideri
nel bisogno di evadi
situazioni di soffe»
ma è un dono di Dio^
Pii/^ Q ir« CI_ * 'i
Dio e in Cristo la
ce. Come tale non
sere abbracciata dS quas
letto umano e qu¡|,| jase pii
sempre più grande (jji
nostra comprensioni mipo’^
tempo stesso ha una, laiU
tezza che nessuna reaj gleg]
umana può avere. Ni* „Herni
scritture del Nuovo 5 ” S
mento più che unatw
zazione della spej
troviamo la deserto,
degli atteggiamenti di
persone che sperane |n to Marc
rinzi, nel capitolo Stare.
mentale di I Corinzi 15,, trasmisi
no messi in guardia coi» nariade
un atteggiamento di 5, neper
ranza per questa vitasd musical:
tanto e di negazione'jìtK Chi pi
risurrezione. , ' ^toapp
Il racconto della ris», .¡quel
zione di Lazzaro,
vanni 11, ci presenta,Ss,| ' • ,
ce, Marta che spera so^ P®
to per la vita futura; Qii
do Gesù le dice «tuofntj
lo risusciterà», essa rlsp|
lodia e i
de: «Lo so che risuscfil ™i®
nella risurrezione, neiffl Isiio^d
mo giorno». EntraraM saltellar
atteggiamenti esdusiip àolo ad
no sbagliati. Alla provati Lasua g
fatti la speranza diMs tadaqu
deve estendersi ancheal recare c
sua esperienza ili q« jiqqjpo
vita e su questa espedí m all’;
za si creano due comuni ® i
contrapposte: quellai
giudei «che erano veM .,'
da Maria e avevanoffl
le cose fatte da Gesi
credettero in lui», e qu! puia, o
dei calcolatori che tenw pamo
la reazione dei rom^ morte a
«Se lo lasciamo fare, W roerap
crederanno in lui; e hi era fine
mani verranno eciS nonris
struggeranno comecitti dolce f
come nazione» (Giova» []
11,45-48). piccola
La speranza, come lai j
de, quindi, non crea^
tanto consolazione»
pone in primo piano '
problema delle scelteji
damentali della vitaj ™Pm
può essere persegui sappiar
per la propria fede,ma: wein
si può essere anche pei ma è ai
propria speranza. La^ Eglino]
si esprime soprattuttew glihasi
le liturgie; la speranah determ
se si esprime di piin[| lodall’i
gioia df
And
ascolta
parola
nostra
'’Uono
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'azione quotidiana,
che i comandamenti:
Dio contengono, insiei
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ni 6, nel comandami _
«Onora tuo padre ett nfori
madre» con la prom^ ^a, cor;
«affinché tu sia feli® «amo
abbia lunga vita sulla» sappia
ra», ma anche nel tiw» to qug
di immagini: «UsoW cipert
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razione, verso di*® chiuse,
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mi amano e osserva#
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comandamenti cotig
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della filosofia dell{^
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L'Evangelo di Marco (6,41) ricorda una parola deternninante, che cambia la vita
«Talità cum»: ragazza, alzati!
(fisù non pronuncia parole magiche che, come in Harry Potter, trasformano la realtà esterna
ftizo coinvolgerci Al contrario, le sue parole ci trasformano dall'interno, a partire dal cuore
;H|i^ORE RAPISARPA
fillTÀ cum è una piccola
^se, dal suono gradevoip Quasi un accento in una
Le più lunga. Il lettore del
Jranded^tgelo di Marco la incontra
rensionù imoo’ a sorpresa. Sia che si
ha unaT La il testo in greco, sia che
ssuna rea! Lgi legga in una traduzione
avere, n,) Lerna, talità cum è lì, co^uovoTesi Luna pietra preziosa incaf Lata in una cornice più
! moia. È un tocco di origina
fitì di genuinità, che soltan■„S;Kcohavolu,otarclgu
lorinziii: trasmissione orinai bimille
Jardla coi» naiia del testo ce la conservalento dis no per farci sentire la sua
està vital musicalità, la sua freschezza,
jazloneddi Chi più di lairo ha mai potuto apprezzare il dolce suono
della rlsin ¡[jquella frase? Dopo aver
:aro, inst ascoltato quel talità cum la
'esentilijj pjjmj volta, lairo è una perso
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na nuova. Niente e nessuno
e «tuo hi P“
iodia e il ricordo di quelle parole hanno accompagnato
lÉo ad ogni passo, facendolo
saltellare di gioia, trasportandolo ad un palmo dal suolo.
La sua giornata è stata scandita da quel suono capace di arrecare conforto, di dare forza
al corpo, gioia al cuore, coraggio all’animo, speranza alla
mente, luce agli occhi.
Talità cum è la frase che
opera il passaggio dal pianto
alla sorpresa, dal dolore alla
gioia, dalla disperazione al
che temi che si illumina, dalla
dei romai morte alla vita. La figlia di laiio fare,11 roerá pianta per morta e tale
1 lui; e iti era fino al momento in cui
ino e cf| non risuonò quel comando
comed® dolce e autorevole: talità
»» (Giovili
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cum. Da quel momento la
piccola non è più sul letto di
morte ma ritorna a vivere, a
sperimentare la gioia di vivete e a dare gioia a chi la circonda. Talità cum è upa parola per la piccola di cui non
sappiamo il nome, che la riceve in modo inconsapevole,
ma è anche parola per lairo.
Egli non la dimenticherà più,
gli ha segnato la vita in modo
determinante, trasportandole dall’angoscia del lutto alla
gioia della vita fidata.
Anche a noi piacerebbe
ascoltare, avere per noi, una
parola determinante nella
nostra vita; una parola dal
’’fono dolce e facile da ripe'otoogni momento, per darci
conforto, conferme, speranza, coraggio, luce. Non chiemamo una parola magica che
jappia trasformare in oro tut'Oquel che tocchiamo, che
'■permetta di aprire porte
oe altrimenti rimarrebbero
roT®' faccia compari
davanti cibi esotici e oggetti lontani. Queste cose le
-?pamo nella mitologia,
nd Non siamo così
ùuloni da sperare di tra
sform:
jmpadronirci di una specie di
j ® saladim» o di «abraca
larci in Harry Potter, di
drr*' ■ ■■
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■lobrai),
Perntt^®'' gl' altri o
Q, , fj-^nere senza sforzo
vogliamo. Talità
“^non è una parola magica
trasformare ciò che c’è
all’esterno di noi. Essa ha ridato vita alla bambina morta,
ha trasformato lairo; dall’interno però, dal cuore.
È stato Gesù a pronunciarla per primo ed è da Gesù che
possiamo riascoltare quel talità cum, 0 un’altra parola
ugualmente capace di incidere nella nostra vita per arrecare gioia, coraggio, speranza, nuova realtà. E dalla bocca di Gesù che ascolteremo la
parola che ci trasforma, che
trasforma noi stessi in nuove
creature. Da lui non avremo
un abracadabra per ottenere
tutte le cose che desideriamo, per potere consumare
sempre di più e lavorare sempre di meno. Da Gesù avre
mo la parola che valorizza
noi stessi, che ci trasforma da
ammalati ih sani, da morti in
viventi, da disperati in creatori di progetti.
Se ci piace quel talità cum,
se ne facciamo la canzone
della nostra vita, essa non
mancherà di avvicinarci a Gesù nella sua immagine più
compassionevole, più solidale con le persone deboli e nel
dolore. Allo stesso tempo essa
non ci farà perdere dì vista il
Signore che è capace di sconfiggere la morte, di portare
gioia e speranza là dove la tristezza e lo sconforto fanno alzare alte grida di dolore. Di
fronte alla persona che giace
in un letto di dolore per una
malattia incurabile ci è di
conforto e può essere di conforto ricordare il Signore che
ha detto talità cum, ricordare
che non c’è situazione così
disperata e disperante in cui
il Signore non sia con noi e
non sia disposto a operare in
modo sorprendente. Di fronte ai giovani smarriti, perduti,
se non proprio morti, nell’assenza di progetti, di valori,
oppure prigionieri della droga assassina, ricordare talità
cum e Gesù che l’ha detto per
primo, significa non arrendersi alla sconfitta. Significa
saper guardare oltre e scorgere un sentiero illuminato. Di
fronte ai personaggi irhportanti, che ci sembrano refrattari alla parola di Gesù, ricordiamo lairo, il capo della sinagoga. Egli va da Gesù e Gesù è con lui e a lui fa ascoltare
talità cum.
È dentro di noi, nel nostro
cuore, nella nostra anima,
nella parte più vera e più
personale di noi che possiamo trovare luce e coraggio, il
senso di talità cum. Ma cercheremo invano quel senso,
quella forza, se non cercheremo, se non ci accosteremo
a colui che l’ha pronunciata
per primo. È Gesù il vero
centro della nostra ricerca, la
fonte di spiritualità a cui ci
disseteremo per aprire l’orizzonte che la sua parola ci
promette.
Una parola da vivere
giorno per giorno
Gesù, Parola diventata carne
La parola di Dio, in una
maniera tutta speciale, è Gesù Cristo. Egli è il predicatore
e l’incarnazione della parola
di Dio per noi. Il suo parlare e
il suo agire sono parola di
Dio, rivelano la natura profonda di Dio stesso: la sua misericordia, la sua ferma volontà di salvare il mondo, il
suo progetto di un mondo
nuovo. «Meditare giorno e
notte la parola» significa porsi come seguaci di Gesù, lasciarsi permeare della sua vita nuova, della sua forza; della sua costanza, del suo amóre. Gesù, parola e opere, è
molto di più di una legge, di
un oracolo, di un rimprovero.
Egli parla a noi con la sua
persona. I suoi gesti rivelano
molto di più di quanto spesso
non fanno le parole. Tale è il
caso della sua morte in croce.
Si tratta di un evento che può
essere letto in molteplici modi, ma può anche lasciarci
muti, in un atteggiamento di
profondo stupore. La parola
della croce, la croce come parola per noi ci chiama a interrogarci continuamente sul
senso, anche sconvolgente,
dell’amore di Dio per noi. Ci
interroga, inoltre, sul senso
della vita, sulle priorità per
cui viviamo, sulla nostra capacità di dare e di sperare
persino al di là della morte.
Gesù si lascia guardare,
ascoltare, contemplare, ma si
lascia anche riassumere nel
pane e nel vino della Cena. In
questo gesto, che è una predicazione muta, siamo chiamati
a scorgere un segno, modesto
e grandioso a un tempo, di
Dio con noi, di Dio che si dona a noi e di Dio che ci chiama a sé. La parola, dunque, è
stata fatta carne, ha predicato
in mezzo ai suoi ed è stata annunciata a tutte le creature. È
stata anche creduta e rimane
ancora qui, vicino noi, «fino
alla fine dell’età presente»
(Matteo 28). La parola predicata, la parola che va creduta,
non si è allontanata da noi, «è
vicino a te, nella tua bocca e
nel tuo cuore: questa è la parola della fede che noi annunziamo» (Rom. 10,8).
C’è grande conforto nel
constatare come la parola, diventata carne, abbia «abitato
per un tempo fra di noi, piena
di grazia e di verità» (Giov. 1,
14). La grazia, la bellezza, la
gentilezza della parola, assieme alla sua verità, alla sua fedeltà, alla sua affidabilità sono aspetti del suo valore intrinseco che ce la fanno apparire desiderabile, fonte di
gioia, nutrimento quotidiano.
Pietro, che aveva ben compreso Gesù, confessò: «Signore, da chi andremmo noi? Tu
hai parole di vita eterna; e noi
abbiamo creduto e abbiamo
conosciuto che tu sei il Santo
di Dio» (Giov. 6, 68s).
La parola, la parola di Dio
vista in tutta la sua grandiosità e sotto molteplici aspetti, è il tema centrale della
Bibbia. Dall’inizio alla fine
della Scrittura la parola è
protagonista. Con la parola
Dio crea il mondo, con la parola fatta carne Io salva. La
parola conforta, guida, corregge e condanna, annuncia
la vicinanza di Dio, il suo
progetto di salvezza, il suo
amore, la sua maestà.
La parola è spesso intesa
come un suono che comunica. Molti profeti possono dire; «La parola del Signore mi
fu rivolta ...». Altre volte essa
è compresa addirittura come
un oggetto, ad esempio un
rotolo con su scritto il messaggio di Dio (Ez. 3). Molto
spesso la parola è un comandamento o la legge stessa.
L’autore del Salmo 1 dice:
«Beato l’uomo... il cui diletto
è nella legge del Signore su
quella legge medita giorno e
notte». Nella legge del Signore il salmista ha la sua fonte
di diletto. Per questo la medita giorno e notte, si sveglia
prestissimo per dedicarsi alla
parola: «Gli occhi miei prevengono le veglie della notte,
per meditare la tua parola»
(Sai. 119, 148). Egli ne fa oggetto di meditazione, di ri
Il «profeta muto» di Italo Calvino
Come fui giunto sulla cima del colle e mi fui
fermato, pure si fermarono quelli che dietro
di me erano venuti.
C’erano ulivi intorno. E io sedetti aH’ombra
del più grande tra essi.
E gli uomini che dietro di me erano venuti si
posero, chi accosciato chi carponi, sul prato,
intorno a me e al grande ulivo.
E poi che io tacevo uno di loro cominciò: Profeta, tu sei passato per strade e paesi, scalzo, con un lungo bastone, e noi per strade e
paesi ti abbiamo seguito per ascoltare la tua
parola.
Ora io sentivo un filo di vento che giocava
tra i peli della mia barba. E stavo in silenzio
all’ombra del grande ulivo.
E uno di loro disse: - Quelli di noi che erano
pescatori, lasciarono le rete per seguirti.
Ora io sentivo che il sangue rifluiva nei miei
piedi stanchi. E stavo in silenzio all ombra del
grande ulivo.
E un altro di loro disse: - Quello di noi che
erano terrazzieri, lasciarono le vanghe per seguirti.
Ora io provavo un grato dolore a contrarre
le dita dei piedi stanchi. E stavo in silenzio
all’ombra del grande ulivo.
E un altro di loro disse: - Quelli di noi che
erano monarchi, lasciarono scettri e corone
perseguirti. .....
Ora io vedevo un’uliva matura ai miei piedi.
E stavo in silenzio all’ombra del grande ulivo.
E un altro di loro disse: - Quelli di noi che
erano claustrali, lascairono i cilizi per seguirti.
Dicci tu dunque qual è il vero dio.
Ora io andavo masticando Puliva che avevo
raccolta. E stavo in silenzio all’ombra del
grande ulivo.
E un altro di loro disse: - Quelli di noi che
erano soldati, lasciarono le lance e gli schioppi per seguirti. Dicci tu dunque qual è il vero
dovere.
Ora io sputavo il nocciolo dell'uliva nel cavo
della mia mano. E stavo in silenzio all’ombra
del grande ulivo.
E un altro di loro disse: - Quelli di noi che
nei libri cercavano la verità, lasciarono i volumi aperti sui leggi! per seguirti. Dicci tu dunque qual è vera sapienza.
Ora io gettavo lontano il nocciolo dell’uliva
spolpata. E stavo in silezio all’ombra del grande ulivo.
- Dicci la tua parola - mi implorarono - e
noi saremo i tuoi discepoli.
Io mi rialzai e, preso il bastone, feci per partirmi da loro.
Allora un di loro si staccò dal gruppo e mi
raggiunse e mi trattenne pel lembo della veste. era un adolescente, il più giovarle di tutti
loro. - Perché tu taci, maestro? - mi chiese.Gome puoi tu abbandonarci così? Svelaci la
tua verità, maestro, se credi che noi ne siamo
degni.
Allora io lo presi in disparte e, avvicinate le
mie labbra al suo orecchio, sommessamente:
- Non sono un profeta - dissi.
E ripresi il cammino, tra gli ulivi.
Tanti anni sono passati dal tempo in cui
queste cose ebbero luogo, che più non ricordo
se in realtà io fossi un viandante creduto per
errore un profeta, o non piuttosto un vero
profeta, che aveva avuto paura.
(da Racconti giovanili. Italo Calvino,
ed. Mondadori, pp. 775-776)
flessione, di studio. Un altro
salmista dice della parola di
Dio: «È una lampada al mio
piede e una luce sul mio sentiero» (119, 105). E ancora il
Deuteronomio prescrive:
«Questi comandamenti (...) ti
staranno nel cuore (...). Te li
legherai alla mano come un
segno, te li metterai sulla
fronte in mezzo agli occhi e li
scriverai sugli stipiti della tua
casa e sulle porte della tua
città» (6, 6-9). Dunque quei
comandamenti, quella parola
che Dio ha dato, sono parola
da tenere quotidianamente
presente, da meditare, nonché da mettere in pratica. Sono guida e promessa, ma anche solenne ammonimento.
Sono parole date «affinché tu
sia felice» (Deut. 12, 28).
Chi ha ben compreso la parola che Dio ha dato' la medita, la studia, la insegna, la
scrive in posti ben in vista, affinché possa leggerla ogni
momento della sua giornata,
così che non la dimentichi,
così che possa rappresentare
una testimonianza visibile
per tutti, vecchi e giovani,
stranieri e residenti. La parola scritta sulle porte della
città è più che un benvenuto,
più che un città per la pace o
città denuclearizzata. Vuol
dire che la città, con tutti i
suoi abitanti, dal più piccolo
al più grande, si impegna a
osservare la legge di Dio. Leggere quella parola, scritta in
alto, ben visibile, vuol dire
mettere la parola di Dio al di
sopra di ogni altra considerazione, metterla come guida e
monito per i pensieri e le
azioni di chiunque la legge.
È veramente grande la
considerazione che i profeti
hanno della parola di Dio.
Isaia dice: «L’erba si secca, il
fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per
sempre» (Isaia 40, 8). Ecco
un’altra presentazione della
parola, secondo Dio stesso:
«Così è della mia parola,
uscita dalla mia bocca: essa
non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io
voglio e condotto a buon fine
ciò per cui l’ho mandata» (Is.
55, 11). Quella parola è efficace perché è molto di più di
un semplice suono: «La mia
parola non è forse come un
fuoco», dice il Signore «e come un martello che spezza il
sasso?» (Ger. 23, 29). La parola, tuttavia, non sempre è
stata ascoltata, ubbidita.
Spesso è stata trasgredita,
nonostante il suo valore.
Nella predicazione di Gesù la
parola di Dio si presenta anche in maniera estremamente umile, come un piccolo
seme che può essere portato
via dagli uccelli o soffocato
dalle spine (Marco 4).
4
PAC. 4 RIFORMA
VENERDÌ 1“
■ISBIIÄMiSiÄ
Benin: si è aperta il 30 ottobre la seconda Assemblea generale della Cevaa
Da Séte a Porto Novo
Al centro dell'Assemblea che si concluderà il 7 novembre ci sarà l'esame di nuovi programmi
missionari l'elezione del nuovo presidente, lo scambio di persone all'interno della Comunità
FRANCO TAGLIERÒ
Nel novembre del 2000 la
prima Assemblea generale della Cevaa, riunita a Séte, non lontano da Montpellier, decideva di mettere in
esecuzione i Programmi missionari. Si tratta di una complessa iniziativa che mobilita
le chiese membro con l’obiettivo di migliorare la loro
capacità di affrontare, attraverso l’annuncio evangelico,
le sfide proposte dalla nuova
società del terzo millennio.
Dopo due anni questo processo innovativo è ora al centro della seconda Assemblea
generale, che si tiene a Porto
Novo, nel Benin, dal 30 ottobre al 7 novembre. Saranno
infatti presi in esame nuovi
progetti,, che si aggiungeranno a quelli ormai partiti, come è il caso del programma
italiano, che vede la Chiesa
metodista di Mezzano, integrata da un nucleo di fratelli
e sorelle ganaensi, ricevere
un pastore proveniente proprio dal Ghana per operare
da mediatore culturale tra i
gruppi africani della regione,
in collegamento con le chiese
locali metodiste.
di gruppi comunitari, oppure
di scambi tra pastori o catechisti, e così via. Il limite di
questo movimento è che esso
avviene quasi soltanto nella
direzione Nord-Sud, mentre
sarebbe auspicabile un aumento di visite Sud-Sud.
Finanze
I delegati alla prima Assemblea
tità dei problemi della società
al Nord come al Sud». Le
chiese, attraverso i loro delegati, rifletteranno insieme
all’awenire della Comunità e
agli indispensabili cambiamenti approfondendo il dibattito con i metodi dell’animazione teologica.
«Alzati e mettiti in mezzo»
Il pastore Alain Rey, segretario generale della Cevaa dice: «Il tema dell’Assemblea
“Alzati e mettiti in mezzo”,
tratto dal racconto della guarigione dell’uomo dalla mano
paralizzata (Luca 6,8), evoca
la situazione della Cevaa,
chiamata ad alzarsi in piedi,
per essere in mezzo, per essere portatrice di legami, di
parole nuove, di proposte
missionarie adeguate all’en
Elezione del presidente
La Cevaa dovrà anche darsi un nuovo presidente, dopo
la prematura scomparsa di
Ralph Teinaore sopraggiunta
a pochi mesi dalla sua elezione. La candidatura dell’attuale vicepresidente, la signora Christiane AgbotonJohnson, membro della piccola Chiesa protestante del
Senegai, è quella con maggiori probabilità di elezione,
ma saranno le chiese africane a far muovere l’ago della
bilancia verso questa o altre
candidature del Sud. Infatti,
per una regola non scritta, la
Cevaa ha un presidente pro
generale a Séte (foto Cevaa)
veniente da una chiesa del
Sud quando il Segretario generale è europeo.
Lo scambio di persone
Uno dei dibattiti più attesi
sarà quello riguardante lo
scambio di persone all’interno della Comunità. Se l’invio
di persone per lunghi periodi
da una chiesa all’altra sembra segnare il passo, sempre
più frequenti sono invece le
domande di persone disposte
a dare pochi mesi della loro
esistenza, magari alla vigilia o
subito dopo il pensionamento, per un lavoro in una chiesa soprattutto del Sud. Queste offerte di professionalità
qualificate, qualcuna proveniente anche dall’Italia, sono
una novità per la Cevaa che
infatti non ha in questo momento strumenti organizzativi per gestirle. Ancora nel
quadro dello scambio tra una
chiesa e l’altra sono in aumento le domande di visita
Naturalmente l’Assemblea
generale dovrà occuparsi di
finanze. Il Consiglio esecutivo
giunge all’Assemblea con la
proposta a tutte le chiese di
un aumento rispetto al 2001
del 4% della loro contribuzione alla cassa comune che alimenta e finanzia i progetti.
Mentre, per esempio, le chiese valdesi e metodiste in Italia
sono già in questa prospettiva, grazie alla decisione presa
in Sinodo nell’ambito dell’approvazione del preventivo
2003, e se alcune chiese africane hanno già dato un cenno di disponibilità, bisognerà
vedere che cosa porteranno
le chiese svizzere, le quali negli ultimi anni hanno diminuito in modo pauroso la loro
partecipazione finanziaria, a
causa dei problemi strutturali
della cooperazione e dell’opera missionaria nei diversi
Dipartimenti della Confederazione. L’Assemblea generale, infine, non potrà non occuparsi della situazione socio-politica di alcuni paesi,
come il Madagascar, il Togo e
la Costa d’Avorio, colpiti da
sommosse e da tragiche violenze. I delegati delle chiese
di quei paesi daranno informazioni di prima mano e la
Cevaa cercherà di esprimere,
come sempre, in modo tangibile la propria solidarietà e il
proprio sostegno.
Premio Farei 2002 assegnato alle rubriche protestante e cattolica di Franco 2
Per la prima volta vince una coproduzione ecumenica
Si è tenuto dal 7 al 9 ottobre a Neuchâtel il XIX Premio Farei promosso dal Servizio protestante della Televisione svizzera romanda
(Tsr). Questo festival, che si
tiene ogni due anni e che
porta il nome del riformatore
francese del ’500 Guillaume
Farei, è aperto alle trasmissioni televisive a tematica religiosa dei paesi francofoni.
Africa e Canada inclusi, nonché dei paesi dell’Europa latina. Il concorso si divide in
due categorie: una denominata «chiese» nella quale
rientrano i contributi che di
pendono direttamente da
istituzioni ecclesiastiche,
l’altra «profani» che raggruppa le trasmissioni che presentano un tema religioso
senza però alcun legame istituzionale con le chiese.
Per la prima volta è stato
premiato un documentario
autenticamente ecumenico:
il prestigioso premio è andato per la categoria «chiese» a
una trasmissione di France 2
coprodotta da «Présence protestante» e dalla rubrica cattolica «Le jour du Seigneur»,
intitolata «Le sfide del Madagascar». Il documentario of
fre un’accurata analisi della
situazione politica, economica e sociale del paese facendo luce anche sulle implicazioni delle varie componenti
religiose nella vita quotidiana dell’isola. Un contributo
che permette di capire meglio la complessità dei rapporti tra politica e religioni in
un momento cruciale della
vita del paese alla vigilia delle elezioni presidenziali. Il
filmato è andato in onda su
France 2 nel quadro della
Settimana dell’unità dei cristiani, occasione nella quale
le due testate da anni cumu
lano lo spazio a disposizione
per realizzare un prodotto
comune.
Per la categoria «profani» il
premio di quest’anno è andato alla trasmissione di attualità «Temps présent» della
Tsr, che ha proposto un’inchiesta sulla presenza dei
musulmani in Svizzera intitolata «Allah dagli elvezi». Ha
ottenuto il premio del pubblico un documentario di TFl,
Francia, presentato nella sezione «profani», sulla vita di
«Henri Grouès, detto TAbbé
Pierre», filmato di straordinario valore storico. (nev)
DAL MONDO CRISTIANO
SI Un documento redatto da esperti dell'Ekd
Le politiche familiari in Germania
STOCCARDA — Prevenzione della povertà, migliori i
strutture e adeguate sedi scolastiche sono i punti salie.
un documento sulle politiche familiari elaborato da un i
po di lavoro di dodici esperti e responsabili della Q
evangelica tedesca (Ekd), diffuso in Germania a metà^
bre. Evidenziando la necessità di una maggiore assistei
bambini e di un giusto equilibrio degli oneri fiscali a ca
delle famiglie, il documento delTEkd ribadisce Timpe
della chiesa per la famiglia, perché «per la fede cristia
matrimonio e la famiglia sono buoni doni di Dio».
I Ordine al merito della Repubblica federale
Onorificenza al presidente dell'Ekd
levas
BERLINO — Manfred Kock, presidente della Chiesa
gelica tedesca (Ekd), ha ricevuto la più alta onorificenza
vernativa: TOrdine al merito della Repubblica federale, con.
segnatogli dal presidente Rau a Berlino. Kock, presidein
dell’Ekd dal 1997, ha precisato di accettare Tonoriflceid
considerandola «un riconoscimento dello stato al ruolo cfe
la Chiesa evangelica svolge nella società tedesca».
Organizzato dalla Federazione luterana mondi!
Qltfec
El
Africa: Forum interreligioso per la pac
BENONI — A Benoni, presso Johannesburg, Sud AftiC|si
è svolto dal 14 al 19 ottobre il Forum interreligioso perla
pace in Africa, organizzato dalla Federazione luterana mori
diale (Firn). Aprendo i lavori, ai quali hanno partecipatoan]
che rappresentanti delle principali religioni tradizii
africane, il segretario generale della Firn, pastore Ishi
Noko, ha sottolineato che una delle principali respo:
lità dei leader religiosi africani è quella di «lavorare insù
per evitare che si verifichino conflitti riconducibili alle con'
vinzioni religiose dei nostri popoli». (nevM
«Rii
ni fa?» Li
presa, la
lavoro cl
guarda:
ne abbia
sieme!».
La legge islamica è in vigore in 12 dei 36 stati
Nigeria: gli effetti della Saharia
LAGOS — Non se ne parla più in questi momenti di gtW
tensione internazionale ma in Nigeria continua a peggiora
la situazione dei rapporti tra cristiani e musulmani. Untei
dei 36 stati che formano la Nigeria ha adottato la legge isia
mica della Saharia, provocando oltre mille morti tra i cristi
ni, 80 villaggi distrutti, oltre 100.000 profughi. Lo ha resone
to il segretario generale della Chiesa di Cristo della
pastore John Audu, specificando che negli scontri sono mot
anche 5 pastori e due missionari; i danni alle chiese
no i 10 milioni di dollari. (net
Sono invece critiche le chiese evangeliche
Gli anglicani riabilitano Harry Potter
LONDRA — «Le vicende del giovane mago Harry PotM
simboleggiano il perenne conflitto tra bene e male e fa pi
della tradizione anglicana utilizzare la letteratura conteini
ranea per diffondere la Parola del Signore». Così la CM
anglicana ha riabilitato il giovane protagonista dei libri deM
scrittrice J. K. Bowling, in controtendenza con molte chief
evangeliche che invece ne hanno stigmatizzato il lato pagi ’
collegato all’esercizio delle pratiche magiche. Ù
Sorprendente iniziativa di un consorzio di Mos^
Nascerà una «Bibleland» in Russia?
MOSCA — Sorprendente iniziativa in Russia, dove un
sorzio formato da un costruttore, uno scrittore e un fina
re israeliano hanno reso noto di voler aprire entro il 2005 *
periferia di Mosca un parco di divertimenti a tema bibu^
«Bibleland». Sarà possibile visitare la fortezza di Erodei '
stere a spettacoli di lotta e di danza e degustare i «r ,
dell’ultima cena» e altri menu biblici. (nevlm
Concordia di Leuenberg e battisti europei
Proseguono i dialoghi sul battesimo
Già da alcuni anni rappresentanti della Concordia di
Leuenberg e della Federazione battista europea si incontrano per dei colloqui in vista
di una comunione spirituale
più profonda tra le chiese
che rappresentano. L’ultimo
incontro si è svolto dal 3 al 5
ottobre ad Amburgo, in Germania: al centro di questo
come dei precedenti dialoghi
c’è, ovviamente, la questione
del battesimo, spiega il pastore battista Italo Benedetti.
«Il tema viene affrontato in
tutti i suoi aspetti - precisa -:
il ruolo della fede, l’ecclesiologia e le diverse pratiche
battesimali».
L’incontro di Amburgo,
presieduto dal vescovo Martin Hein e dal segretario generale della Federazione battista europea Theodor Ange
lov, ha approfondito il tema
del battesimo nel Nuovo Testamento e nella prospettiva
delle chiese battiste, a partire
dalle relazioni dei teologi André Birmelé, Eberhard Juengel e Tony Beck. Attualmente
fanno parte della Concordia
di Leuenberg 103 chiese protestanti in Europa e nel Sud
America. I precedenti dialoghi con la Federazione battista si sono svolti nel 1999 e
nel 2000.
«Questi incontri - afferma
ancora il pastore Benedetti confermano la necessità di
intensificare il dialogo ecumenico tra le chiese evangeliche, esigenza che battisti,
metodisti e valdesi italiani
hanno sentito tanto profondamente da raggiungere un
accordo di reciproco riconoscimento. In questo accordo.
mettendo in primo piano
l’esigenza del riconoscimento, le chiese hanno deciso di
accantonare la questione
battesimale per affrontarla
con la dovuta attenzione e
calma in seguito.
Tuttavia, un reciproco riconoscimento delle chiese e
dei cristiani, che prescinda
dal riconoscimento del loro
battesimo, implica una sottovalutazione del battesimo
stesso nella sua valenza ecclesiologica. Di conseguenza,
in questo senso, quell’accordo è "imperfetto”. Il proseguimento dei colloqui a livello europeo ci conferma nelle
scelte che hanno portato al
reciproco riconoscimento e
ci incoraggia a riprendere il
dialogo fra battisti, metodisti
e valdesi in Italia sulla questione battesimale». (nev)
Si è tenuta a Sarajevo la XXXII Assemblea plenaria del Ccef
Un appello alla pace e alla
Si è conclusa con un appello alla pace e alla giustizia, la
XXXIl Assemblea plenaria del
Consiglio delle conferenze
episcopali (Ccee), svoltasi a
Sarajevo dal 3 al 6 ottobre, su
invito della Conferenza episcopale della Bosnia Erzegovina. «Tutti i cittadini e tutti i
governi - hanno affermato i
vescovi cattolici - sono obbligati a lavorare per evitare la
guerra. Occorre avere il-coraggio per credere che il male
non può essere vinto da un
altro male». Forte apprensione è stata espressa tanto per
il probabile intervento in
Iraq, che per «la tragedia interminabile che si consuma
in Terra Santa».
L’Assemblea del Ccee ha
anche toccato questioni di
carattere ecumenico, e in
particolare la diffusione in
Europa della Carta ecumenica, firmata dai presidenti del
Ccee e della Conferenza delle
chiese europee (Kek) ad aprile del 2001 a Strasburgo: «Un
documento fondamentale
per la creazione di una cultura del dialogo e della collaborazione tra le chiese in Europa». I vescovi cattolici hanno
rinnovato in questa occasione la loro piena disponibilità
a operare affinché gli impegni suggeriti dalla Carta ecumenica siano accolti a tutti i
livelli della vita delle chiese.
L’Assemblea delle conferenze episcopali ha inoltre avuto
un primo Scambio di informazioni sulla terza Assemblea ecumenica europea, dopo quella di Basilea (1989) e
di Graz (1997).
Questa grande manifestazione potrebbe svolgersi non
giustizia
prima del 2006. L’Assdi«
ha discusso a fondo
stioni del processo
cazione europea, sopìin riferimento al dibaw®
gli sviluppi futuri deUy’J
europea e ai lavori dei» ^
venzione. È stato me^
in questo contesto iU™ii,
buto del segretari
Commissione delle
renze episcopali pr^
Comunità europea l
ce), pubblicato nelpJS
2002 con il titolo
dell’Europa. ResP°f.^
politica, valori e teli®
come anche la prop®^
ridica, presentata in^^
la Commissione
cietà della Confere^^j,^^
chiese europee (KeW
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5
PAG. 5 RIFORMA
p- La «città» misteriosa nelle viscere dell'altra città non ha nascosto solo i cristiani
Nelle catacombe di Roma
Oltre alle catacombe cristiane ci sono quelle ebraiche. Ricordano un tempo in cui si rischiava
il martirio e si dovevano nascondere la propria fede e la propria speranza. I martiri di oggi
EUGENIO RIVOIR
Ricordi, mia cara, 1’
awenfura di tanti anni fa?» Lei alza la testa, sorpresa, lascia un momento il
lavoro che sta facendo, e mi
guarda: «Quale avventura?,
ne abbiamo avute tante insieme!». Siamo un po’ stanchi
tutti e due, abbiamo appena
finito di vivere l'esperienza
deU'ultimo trasloco (anzi, la
stiamo ancora vivendo: il camion che trasportava le nostre masserizie è appena pare cerchiamo di mettere
un po’ d’ordine nel nostro
accampamento).
Così, nel ripensare a tutto
quel che abbiamo \dssuto insieme, mi sono ricordato del
primo dei tanti viaggi. Eravamo andati a Roma insieme e
i, accompagnati da un amico
premuroso, avevamo deciso
un giorno di visitare le catacombe. Ma subito ci eravamo
resi conto che di catacombe
ce n’erano moltissime. Agnese! Callisto? Sebastiano?
Non ricordo più da dove avevamo cominciato; ricordo solo che per un po’ di tempo ci
eravamo esercitati a scendere
e salire attraverso scale strette, a camminare per cunicoli
stretti 0 strettissimi, a respirare aria rarefatta e a fare i
conti con la luce che man
■nano diventava più fioca,
con l’oscurità opprimente e
con l’angoscia di chi ha sempre paura i perdersi e deve
stare vicino alla guida.
Naturalmente all’inizio era
sembrato un po’ un gioco: ci
avevano raccontato che la
j lunghezza delle strade di
5C^ ciuesto labirinto era di circa
500 chilometri e che il numero di questi luoghi di inconho sotterraneo era di parec.yij. decine. Non si poteva
¿el aerto vedere tutto perché
npn c’era il tempo, né forse
interesse si sarebbe sempre
’«to sentire così forte. Ma
morti
La basilica delle catacombe di Santa Domitilla
>ott«
era un mondo inatteso, pieno
di inattese scoperte (cripte,
iscrizioni, disegni, nicchie,
allargamenti improvvisi) e
cercavamo di immaginare la
vita di coloro che, tanti secoli
prima, avevano riempito di
rumore (anche di canti!) questo mondo sotterraneo.
Eppure, proprio perché eravamo turisti alla ricerca di
luoghi eccezionali, non riuscivamo a immaginaré quella
che doveva essere stata la vita
di allora, quando per vivere si
era obbligati a nascondersi,
quando per cantare, per pregare, per cercare di discutere
con il fratello e la sorella, per
dire insieme la propria fede e
la propria speranza si era costretti a scegliere di non vedere niente, di respirare poco,
di rischiare di inciampare e di
farsi male. Non riuscivamo a
Nel brano che segue Plinio
‘ ^|otiane, governatore imdella Bitinia (Asia
"■nore) per conto di Praia
Le riunioni dei cristiani
secondo un funiionario
^^J^mette aU’imperatore
^jormazioni che è riusciti ottenere da alcuni criani arrestati nel territorio
iio competenza.
^affermavano poi che
laza del loro Idei cristia*^ur| reato o della loro
, •-auermavano poi che
li 1*^^’ cristia
consistesse nel fatto di
ni,
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èssere soliti
-*V ou
'1^'1'alba,
radunarsi prima
in giorni convenu
Ìo ®‘^,®ievare a vicenda, tra
nie
0, Una
canto a Cristo co
per mezzo del giuramento,
non in vista di qualche scelleratezza, ma anzi con il proposito di non commettere
furti, né rapine, né adulteri;
per non venir meno alla parola data, o rifiutare, se richiesti, la restituzione di un
bene avuto in deposito.
Compiuti questi atti, erano soliti separarsi, per poi
riunirsi nuovamente per un
pasto consumato in comune e innocente; da questa
pratica avevano desistito
dopo il mio editto che, secondo le tue disposizioni,
vietava le associazioni».
u V^IIOIU UU
un dio, vincolandosi
nitiem hanc.fuisse summam nel culpae suae vel
rtienn’ essent soliti stato die ante lucem convenire carquasi deo dicere secum invicem seque sacra(¡j(j ^ in scelus aliquod obstringere, sed ne flirta, ne latroci/feria committerent, nefidem fallerent, ne depositum
fitisse ^^iicgarent. Quitus peractis, morem siti discedendi
nien coeundi ad capiendum cibum, promiscuum ta
rtìeum quod ipsum facere desisse post edictum
'■'--...jJP^^ecundum mandata tua, hataerias esse vetueram».
capire e forse non riusciamo
■ a capire molto neppure oggi,
a tanti anni di distanza, ripensando a quei luoghi che
erano segni di resistenza e di
impegno e che erano e sono
diventati luoghi di interesse
turistico nelle mani di guide
oltremodo esperte.
Mi sembra qualche volta
ancora di sentire i commenti
di una guida durante una sosta nella penombra; si parlava di arte, indicando iscrizioni di vario genere e pitture
con simboli e allegorie (Gesù
nella figura del buon pastore
0 dell’agnello, oppure l’eucarestia nel pesce che reca sul
dorso il pane e il vino); si parlava di nuovo di arte, descrivendo l’architettura di questa
città sotterranea (facendo vedere i cunicoli e i loculi e gli
scavi, sopra e sotto e di lato);
sempre di nuovo arte, descrivendo la scultura di sarcofaghi. Poi, in un altro momento
del giro sotterraneo, un po’
prima della fine del percorso,
si parlava anche di fede; della
fede dei martiri che rischiavano la vita ma che si aiutavano a sperare e insieme riflettevano sul senso dell’attesa del Cristo risorto.
Giunti all’aperto, terminato
il percorso così strano ed entusiasmante, qualcuno co
minciava a parlare di storia,
dei tempi nei quali non era
automatico che ci si dichiarasse cristiani, dei tempi della persecuzione e della necessaria solidarietà di coloro
che si sentivano, in un certo
senso, dei «diversi». La guida
parlava, la gente del gruppo
commentava, nascevano le
discussioni; cambiavano le
catacombe, ma i discorsi erano sempre simili; la descrizione di un tempo che non
tornerà più.
Se si ascoltavano i discorsi
delle guide, o almeno della
maggior parte di esse, si aveva l’impressione di essere in
presenza di un fenomeno tipicamente cristiano: erano i
primi martiri di una nuova
idea che cercavano disperatamente di trovare forme di
sopravvivenza. Poi però, un
po’ per volta, nelle mie letture degli anni seguenti, ho
scoperto che il fenome-no
non era solo cristiano. C’erano anche le catacombe
ebraiche, per esempio. E
c’erano anche le catacombe
semplicemente di gente ricca, che aveva pezzi di terra
che voleva sfruttare in modo
diverso dalle terre del popolo
(e ne faceva delle specie di
cimiteri privati).
Che delusione! Non mi ero
Interno delle catacombe di San Sebastiano
Il ovato allora soltanto fra
gente derelitta che aveva vissuto per un’idea e per questa
idea aveva accettato di dare
la propria vita. La «città» misteriosa nelle viscere dell’altra città aveva nascosto gente
di ogni tipo, non solo martiri,
non solo gente confessante
(sia chi era sepolto sia chi andava a seppellire). I cunicoli e
le gallerie sotterranee diventavano come le vie e le piazze
di Roma, riempite di gente di
ogni credo e di gente senza
credo, e l’illusione di aver
trovato il luogo dove c’è solo
da piangere o da ammirare se
andava insieme alle divagazioni sentimentali. Non esisteva più, non esiste, il luogo
dove tutto è come avresti voluto, come avevi sognato.
A distanza di anni, ripensando a quelle discese verso il
buio e verso l’angoscia, a quei
percorsi interessanti (ma anche perché si sapeva che fra
un po’ di tempo si sarebbe ritornati in superficie, anche
perché si sapeva che grazie alle guide non ci si sarebbe persi) non posso non reagire di
fronte alle esigenze turistiche
che strumentalizzano tutto
quel che possono, affinché si
possa vedere senza capire, si
possa piangere sul passato
anziché sul presente, si possa
essere riempiti di ammirazione per gli altri invece di riflettere su se stessi. E penso che
anche i martiri di oggi, a qualsiasi credo appartengano e
anche quelli che sono senza
credo, vivono il loro impegno
e la loro passione mescolati a
coloro che vivono giocando
con la propria indifferenza.
Gli uomini e le donne di
Emergency, per fare un esempio, o i Medici senza frontiere,
combattono le loro battaglie
tra i bombardamenti e le mine e muoiono insieme a coloro che hanno cercato di aiutare. Un giorno nessuno saprà
distinguere gli uni dagli altri e
forse qualcuno porterà la gente a vedere i grandi cimiteri,
ultimo segno di una terra
sconvolta. Ma forse lì le rovine e le bombe saranno segno
del passato perché anche grazie a loro la vita ha ricominciato a cantare.
Nel buio, infatti, i segni che
si riescono a vedere accennano quasi soltanto alla speranza. Tutto sta morendo e tutto
è colpito dalla catastrofe,
sembra che dicano, ma noi
crediamo che il giorno verrà
nel quale, alla luce del sole, si
potrà cantare e guardarsi in
faccia e ragionare. Tutto sta
andando in rovina, ma un
giorno verrà. Dal buio delle
tenebre, dal sottosuolo delle
catacombe, questa voce che
non si sente quasi diventerà
canto di vittoria.
P.S. Se consultate un’enciclopedia, alla voce Catacombe di
San Callisto, trovate scritto:
«Prendono il nome da Callisto,
schiavo cristiano; fu condannato alla macina, poi ai lavori forzati in Sardegna; divenne arcidiacono della chiesa romana e
amministratore del famoso cimitero della via Appia. Morì,
pare, in seguito a martirio».
Catacombe di San Callisto
Le puntate precedenti
Con questa pagina si conclude la serie delle visite a luoghi
storici o artistici o naturali di particolare interesse nelle località dove vivono e lavorano alcuni teologi e teologhe. Le
precedenti puntate hanno riguardato;
- Porto Marghera, tra sogno e incubo (Gregorio Plescan,
12 luglio);
- Il tunnel del Monte Bianco, luogo di passaggio (Elisabetta Ribet, 2 agosto);
-La cattedrale dei sogni. Il Museo nazionale del cinema a
Torino (Giuseppe Platone, 23 agosto):
- / pescatori di Aci Trezza (Salvatore Rapisarda, 30 agosto);
- Dentro le ampie mura di Verona. La predicazione «eretica» del Medioevo e la Riforma (Letizia Tomassone, 6 settembre);
- Nel Parco Virgiliano pensando a Giobbe (Anna Maffei, 27
settembre).
6
PAG. 6 RIFORMA
Un'occasione per riscoprire l'opera e la figura del grande scrittore francese
1200 anni della nascita di Victor Hugo
Autore geniale, popolare e anticipatore di Ideali quali la repubblica democratica, la scuola,
laica gratuita e obbligatoria e l'abolizione della pena di morte. Hugo nelle valli valdesi
CIORCiOTOURN
Accogliere l’invito dei
nostro giornale e scrivere
sii Victor Hugo avendo del
personaggio e della sua opera
la conoscenza di una persona
di media cultura significherebbe squalificare entrambi,
autore ed editore: un voler attraversare l’Atlantico in canoa. Assai più interessante
sarebbe invece cimentarsi
con il tema Victor Hugo in
Italia; anche in questo caso
però l’impresa supera di gran
lunga le nostre forze. Ci limiteremo dunque a un modesto
sondaggio, non meno interessante e istruttivo a dire il
vero, nel microcosmo delle
nostre valli valdesi, sondaggio
che offre il vantaggio del tradizionale bilinguismo in zona
francofona di frontiera. Anche in questo caso però lo
spettro della ricerca è limitato
all’unica fonte documentaria
esistente: la biblioteca valdese presso il Centro culturale.
Il fondo si compone di 50
volumi, di cui 14 in italiano, a
cui si deve aggiungere la bella
edizione delle opere rilegata
in XIX volumi donata dalla famiglia Micol di Ginevra. Pur
non coprendo naturalmente
l’intera produzione dell’autore, ne dà comunque una scelta rappresentativa. Iniziamo
dalle edizioni italiane; a eccezione di tre testi scolastici degli Anni 30, sono rappresentati sei testi dell’Ottocento
scalati dal 1852 al 1892 e sei
del Novecento. Quale Hugo
passa le Alpi? Nell’Ottocento
è il Napoleone il piccolo (3 co
Victor Hugo
pie!), Novantatrè (2), / lavoratori del mare (2), Memorie,
Parigi-, nel ’900 ancora Napoleone e Novantatrè, I lavoratori del mare, più L'uomo che
ride e Nostra signora di Parigi. Lungi da noi la conclusione che sia questa la situazione libraria italiana in genere,
ma con qualche approssimazione si può ipotizzare a chi si
rivolgano queste edizioni popolari ottocentesche, di formato minuscolo, a caratteri
fittissimi, su carta povera; è il
proletariato di tendenza socialista, che diffida della borghesia e del clero: un Hugo
portavoce del popolo.
Molto più articolato è invece il nostro fondo francese, le
cui edizioni vanno dal 1830
[Hans d’Islande) al 1887 [Choses vues). Qui c’è tutto, o quasi, lo scrittore, da Hans d'Islande (1823) al Torquemade
(1882), da Odes et ballades
(1826) alla Légende des siècles
(il cui terzo volume appare
nel 1883). Manca, stranamente, il suo Cromwell. Le edizioni sono anche qui di tipo
molto diverso da quelle popolari, analoghe a quelle italiane, alla Nelson (purtroppo
senza data), la bellissima collana in rilegatura cartonata
con dicitura in oro sul dorso,
che si trova in quasi tutte le
case della piccola borghesia
di fine Ottocento.
Nel nostro fondo non c’è
solo il cantore del popolo ma
il poeta, che ha compiuto un
lungo e travagliato percorso
politico e ideale, dal conservatorismo monarchico di accademico e pari di Francia
sotto Luigi Filippo a proscritto dal paese nel 1851, da senatore a esule di Guernessey,
dal cattolicesimo tradizionale
al funerale senza preti.
Qual è la provenienza di
questo materiale? Alcune
persone, quattro o cinque,
hanno lasciato il loro nome
sulla copia, probabilmente di
loro proprietà; alcuni volumi
provengono naturalmente
dalla Bibliotheca Collegi
Sanctae Trinitatis apud Valdenses [Littérature et Philosophie, a esempio, e si comprende) mentre dalla Bibliothèque pastorale giungono Les rayons et les ombres e
il teatro; che interesse potesse avere per i severi ministri
in redingote leggere Ruy Blas,
Lucrèce Borgia e Marie Tudor
è difficile dire.
Ma il Victor Hugo che varca le Alpi è l’autore dei Misérables. Quella che in origine
doveva intitolarsi Misères è
certamente l’opera che ebbe
maggior diffusione; la ritroviamo nella biblioteca dell’Unione del Prassuit di Angrogna (l’unica sin qui inventariata) ma molto probabilmente fu anche in altre; la
copia della nostra biblioteca
in 10 volumi, datata 1852, appartenne a un Daniele Benech e proviene dal Collegio, le
sue condizioni attestano che
fu letta non poco! Nel ’93 una
mano vi scrisse a matita «e
che ci sto a fare qui?», domanda che facciamo anche
noi senza ottenere risposta
sul chi e perché.
Ma che cosa facessero con
/ miserabili molti altri lettori
ce lo possiamo immaginare:
si appropriavano per la prima volta del libro, lo strumento del sapere del potere,
e quella Bibbia di una religione senza clero, quella Divina Commedia del quotidiano li aiutava a scoprire la loro dignità di uomini. Così il
padre della Fallaci, la cui biblioteca, stando a quanto lei
ricorda, si componeva di due
soli libri, uno dei quali era
appunto I miserabili-, e così
quel vecchio rodorino, che
ne leggeva ogni pomeriggio
un episodio e la sera nel corso della veglia lo raccontava
al villaggio. Non sapevano
certamente né quel toscano
socialista né quei contadini
valdesi che la vocazione dell’uomo, secondo l’autore di
quel libro, «n’est pas de toucher le but, c’est d’ être en
marche», ma lo percepivano
e tanto bastava loro.?
Charles Méryon, lo «spirito di Hugo» in acquafòrte
DANIELE GAY*
I fortunati lettori di Victor
Hugo, fortunatissimi nel
caso abbiano avuto l’occasione di leggere gli originali della
sua epoca, sfogliandone i testi
sono spesso gradevolmente
interrotti e fuorviati nell’indagine dalle illustrazioni che intercalano i capitoli. Vorrei
proporre a questi lettori alcune informazioni tecniche e
una mia brave riflessione a
proposito di tali immagini.
Esiste in diverse biblioteche
(per mio personale vantaggio
in quella del Centro culturale
valdese a Torre Pellice) un
nutrito corpus di libri illustrati, coevi a Hugo, dove ricorre
l’uso, per l’illustrazione, di
un’unica tecnica: la xilografia
su legni «di testa».
Di relativa recente acquisizione (Thomas Bewick la
perfezionò alla fine del ’700)
questo procedimento, dotato
di grandi qualità per riproducibilità e finezza (legni durissimi, come il bosso, venivano
incisi al bulino), risolse problemi tecnici ed economici di
stampa libraria sino a quel
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Principe
Tommaso, 1; tei. 6692458
TORRE PELLICE: p.za
Libertà, 7; tel.0121/91422
FIRENZE: Bg. Ognissanti
14/r; tei. 055-2828%
ROMA: Libreria di cultura
religiosa piazza Cavour, .32;
tei. 06/3225493
momento appannaggio del tèie-à-féfe grafico (pagina stampata a caratteri mòbili-acquafòrte «a fronte»): splendido esempio di tale sforzo editoriale fu, uno per tutti, VEncyclopédie. Chiarisco meglio:
l’altezza dei caratteri da stampa in piombo non corrispondeva, prima del 1800, a quella
della matrice sulla quale l’illustrazione veniva eseguita;
inoltre le due stampe avevano
e hanno modalità d’esecuzione diverse e incompatibili essendo la prima (i caratteri) inchiostrata «a rilievo»
e la seconda (l’incisione) inchiostrata «in cavo». Va da sé
quindi che la stampa di un libro illustrato avvenisse in due
tempi, lunghi e costosi. L’altezza della xilografia di testa,
variabile a seconda dei caratteri, è la sua inchiostrazione
in rilievo che ne permetteva
la simultaneità di stampa rispetto al testo, favorirono rapidamente e ovunque la sua
adozione su vasta scala.
Molti lettori avranno avuto
occasione di apprezzare le
incisioni di Gustave Dorè illustranti la Divina Commedia o il Don Chisciotte che
costituiscono un riuscito
esempio della tecnica descritta. Pochi però, ritengo,
sono a conoscenza che Dorè i
legni incisi non si sognò neppure di toccarli: il compito di
incidere il disegno del «maestro» venne infatti affidato alle espertissime mani dello xilografo Pisan per il quale, come anche per una nutrita
schiera di notevoli «dimenticati», l’incisione ottocentesca
per l’illustrazione fu essenzialmente riproduzione dell’idea altrui, nei casi migliori
traduzione su legno. L’abilità
tecnica, che non sempre si accompagnò a geniali soluzioni
formali, supplì quindi e comunque alle carenze laboratoriali deU’«artista».
Gli artisti inventori, faccio
notare a proposito delle immagini destinate alla divulgazione dell’opera di Hugo, avevano l’ulteriore borghese
«menomazione» consistente
nel non vivere in prima persona i fatti da illustrare: sovente tutt’altro che «miserabili», come nel caso di Froment, Vierge o Smeeton, li si
immagina calati nei «disagi»
di un dignitoso salotto Luigi
Filippo a tracciare tristezze
loro ignote tra il sigaro di
marca e la cioccolata calda.
Meno comodamente, suppongo, ma senza certezza,
dovevano passarsela gli schiavi del legno, i traduttori pazienti e mal pagati, divulgatori quasi ignoti dell’Opera. Pagato poco e malamente, qui la
certezza è dovuta al fatto conclamato, fu pure il grande incisore Charles Méryon, sommo acquafortista, genio folle
e contemporaneo di Hugo.
Accenno per dovere professionale alla tecnica dell’acquafòrte da lui prediletta e
definita «ingrato liquore».
Un’acquafòrte è una incisione su metallo ottenuta tramite acidi attraverso l’escavazione del disegno tracciato
asportando vernici o cere che
risparmiano la superficie della matrice. È questa, per intenderci, la tecnica che permise numerosi miracoli a
Dùrer, Rembrandt e Piranesi,
nonché la realizzazione delle
immagini destinate alla già
citata Encyclopédie. Méryon,
come i suoi illustri e più noti
predecessori, fu autore di incisioni definite originali: cioè
al contempo pensate ed eseguite dall’artista. Parigi e
le sue convulsioni più tetre, soggetto ricorrente se
non prefèrito, nell’opera di
Méryon a mio avviso apparentano la sua urgenza poetica alla volontà letteraria di
Hugo: la miseria vissuta dal
l’uno e la cruda, ancorché
misterica, violenza descrittiva del secondo sembrano sovrapporsi in un gioco d’ombre cangianti. Le luci e le tenebre di una Parigi ancora
intatta nel suo fascino «preHaussmann» impregnano
l’opera di entrambi con contrasti e prospettive realisticamente catartiche, a volte
quasi allucinate.
Siamo dunque ben lontani
dalle stucchevoli riproduzioni-illustrazioni dei già citati
«artisti» a cui il fruitore del libro si rassegna. Direi di più:
l’autonomia della parallela
ricerca dei due autori ne sottolinea i tratti comuni in un
continuo gioco di rimandi:
come non pensare ai «doccioni» ghignanti di Méryon,
a\VAbside di Notre-Dame vista dai quais, lugubre come
una nave in disarmo, alla
Morgue con le sue figure disperate, senza immaginarli
abitati dai Miserabili e da altri umani, spiriti dolenti descritti da Hugo?
Non paia strano che Hugo
conoscesse e amasse l’opera
di Méryon nonostante quest’ultimo non avesse avuto
l’occasione di conoscerlo
personalmente: luoghi e frequentazioni, il denaro dell’uno e la povertà dell’altro
ebbero, nella Parigi dei «centomila abitanti per chilometro quadrato», il potere di tenere disgiunto un possibile
sodalizio fruttifero. Baudelaire, amico di Méryon, avrebbe, credo, condiviso l’idea
che questo artista fosse egli
stesso un personaggio scaturito dalla mente di Hugo per
meglio significare i luoghi e
le atmosfere dei suoi scritti:
un grandioso fantasma di
carne, incisore pericolosamente vicino alla verità.
* docente di Tecniche delTincisione all’Accademia Albertina
di Belle Arti (Torino)
Un inquietante «doccione» di Notre-Dame neil’incisione di (
Méryon
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mente pi
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La Francia ricorda
il cantore del popolo
ROBERTO CIACONE*
E ormai tradizione, non
soltanto italica, di sfruttare l’occasione di un centenario per fare il punto storicocritico-letterario su un autore, ma al tempo stesso per
(ri)popolarizzarne l’opera, la
figura. Succede in questi giorni e succederà con grande
ampiezza fino a fine anno in
Francia, per il bicentenario
della nascita di Victor Hugo
(1802-1885). Una cascata di
mostre, dibattiti, numeri speciali di riviste letterarie e inserti in settimanali o quotidiani, conferenze e (ri)letture
nelle scuole francesi di ogni
ordine e grado, trasmissioni e
dibattiti, e naturalmente convegni, tavole rotonde, edizioni e riedizioni dell’opera omnia. Per citare l’esempio più
illustre, l’accreditata Magazine littéraire (www.magazinelitteraire.com) è uscita con un
numero speciale: «Victor Hugo: due secoli di leggenda».
Naturalmente i siti Internet
ufficiali o meno, dedicati esclusivamente al romanziere,
si contano a decine. Tra i più
importanti (da cui ci si potrà
facilmente agganciare ad altri) è opportuno tener presenti: www.victorhugo.education.fr, sito del ministero
dell’Istruzione, utile soprattutto dal punto di vista didattico; WWW. victorhugo.culture.fr, portale ufficiale del ministero della Cultura, che offre in tempo reale tutte le
informazioni sull’attualità del
centenario e un elenco di siti
scientifici (tra cui quello di un
folto gruppo di ricercatori
universitari, che concerne tra
l’altro tutte le edizioni critiche
delle opere di Hugo; http://
groupugo.div.jussieu.fr).
Per gli specialisti (ma anche per i bibliofagi appassionati) è uscito, per mano di
Jean-Marc Hovasse, Victor
Hugo. Avant l’exil: 1802-1851,
Parigi, Fayard, euro 44,50, il
primo tomo di quella che si
preannuncia come la biografia più monumentale e completa di Hugo (1.400 pagine
per il solo 1“ volume; il 2"
uscirà a fine anno, pare «leggermente» meno'ponderoso).
Il suo merito è quello di sondare la vita di Hugo oltre il
periodo dell’esilio, che è sta
to finora quello menQ;
nato dalla critica.
Quali temi sono ricoì
sovente nelle analisi e ni
discussioni degli spedi
Anzitutto quello della
lità, ma anche della coi
nuità della sua opera. Unij
mo-oceano, un genio Hi
presto votato a un av
d’eccezione, ma che ha
to sfruttare quella genii
un flusso continuo e ri
di invenzione e di scrii
Risultato non sempre
to, anche per i geni. Qi
constatazione che l’Hi
manziere scrive per tutti,|
tando al tempo stesso lei
lità della demagogia^
astrazioni di una coni
elitista della letteratura^
Poi il tema di Hugo
rio e preannunciatore
turo. I suoi grandi ideali):
l’abolizione della petti
morte e l’instaurazione dj
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7
novembre 2002
Cultura
PAG. 7 RIFORMA
p Per lo studioso torinese, al centro ' della Bibbia c'è Cristo crocifisso
L'Apocalisse secondo Corsini
Il Giudizio del mondo, è la sua tesi, non avviene in un lontano avvenire «escatologico»
0 nella croce di Cristo, quindi non ha senso perdersi in calcoli sui «termpi e i momenti»
filMfilO BOUCHARD
IfN tutte le chiese di cui soli Astato pastore ho sempre
liiVuna serie di sermoni o
If studi biblici sull’ApocalisirAllabase del mio discorso
* ivano le lezioni tenute da
niann a Basilea quasi 50
mi fa, e il lavoro di tre etiti studiosi: Brütsch, Corsari e Prigenb Non molto, co!e quantità, ma abbastanza
Itomi un’idea relativamenIchiara di questo libro stratdinario: al centro c’era il
C 12, con la sua sana cri[ogim rna subito dopo ve„.aUcapbolo 13, fondamen¡¡ieper chiunque abbia vissuto l’esperienza nazista; la
\estia, il potere idolatrico e
italitario, capace di asservite anche la chiesa. Ai tempi
di Giovanni {e anche ai nostri tempi), questa Bestia poteva assumere la forma della
Grande Meretrice (cap. 17): il
fascino di Roma imperiale, allora, il fascino dei miti puramente politici, oggi.
La presenza della Bestia mi
ricordava (e ricordava anche
ai miei poveri ascoltatori) che
il fratello Hegel aveva errato
grandemente quando affermava che «la Storia universale è il Giudizio universale»:
no, la storia è tragedia, e a ricordarcelo stanno i più terribili capitoli dell’Apocalisse: i
sette sigilli, le sette trombe, le
sette coppe piene d’ira. Il
Giudizio universale è ben allisienij tra cosa, come dimostrano gli
specià ultimi capitoli del libro: la
Iella gai battaglia di Harmageddon, la
ella eoa] distruzione dei malvagi, la
era lini Resurrezione degli eletti. Cer;nio Hu| to, sul libro aleggia una grande speranza: la Nuova Gerusalemme che «scende dal cielo pronta come una sposa
adorna per il suo sposo» (cap.
21), la vita eterna, incomptensibile forse, ma anche vicina. In fondo, pensavo, avera ragione Bossuet quando
definiva l’Apocalisse «l’Evan
diitt
enql®a
n aw(
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I e rei
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i.Qi
l’Hui
ir tutti,i _______^____________
ISSO lei® gelo del Cristo risorto»
gogia el Tutta la mia visione è stata
;oncCT messa in crisi dalla lettura di
itura;i questo libro di Eugenio Cor®i', provocatorio fin dal tini Apocalisse di Gesù Cristo
secondo Giovanni. Ma, come
ha detto Luigi Bettazzi^ que
; ancàì
atrae®
quello.**
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1 vicio*^
a peni
oneffl* sto è uno studio «documen*ato» e «suggestivo». Il libro,
Guomo, hanno una lunga
storia: una prima edizione' è
®cita più di vent’anni fa, ha
Uscitalo un mare di polemiroe, ma ha tirato 20.000 coito ed è stata tradotta in
ancese, inglese e portogheMPer il Brasile, penso): ha
cinque fatto discutere, e riottere. E Corsini è bene atper far riflettere: catto indipendente, docente
^'tersitario a Torino, ha inJil^to prima Letteratura
tana antica e poi Letteraha dunque una
g^aronanza perfetta della
tiiro ®.ttt>’invidiabile culDrpf P^.^t'tsdca; i suoi autori
li( sono Origene, Ippoornano e, naturalmenAgostino. Inoltre, ha
gai l’apocalittica giudeli'o ^ ‘Conosce larga parte
"ItimM^^^' ®^lontifica degli
‘'■'bi due secoli.
rasria base, Corsini ro
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momenti: un grande prologo, costituito dalla vicenda
dell’«Israele spirituale», l’Israele dei profeti e dei martiri; sono loro, i 144.000 di Ap.
7; in loro era già misteriosamente presente lo Spirito del
Cristo vivente. Nella loro storia si è riflessa quella che
l’apocalittica giudaica chiamava la vicenda «degli angeli»: da una parte, gli angeli di
Satana (le forze negative della storia), dall’altra gli angeli
di Dio, che governano i (sette) millenni, donano la Legge
a Israele, aiutano i profeti e
proclamano la vittoria dei
«testimoni» di Ap. 11.
La battaglia spirituale dei
primi millenni è certamente
molto dura, perché è interna
allo stesso popolo di Dio:
questa durezza culmina dell’«abominazione della desolazione», per usare una parola di quel Daniele tanto caro
a Giovanni: proprio a Gerusalemme il Messia viene eliminato da una tremenda epifania della «trinità diabolica»:
Satana e i suoi agenti: il potere politico (la bestia che sale
dall’abisso) e la religione pervertita (la bestia che sale dalla terra). Questo «falso profeta» non è certo il popolo di
Israele: è solo la sua classe dirigente, già condannata da
Ezechiele (16 e 34); ma questa classe dirigente ha tradito
AI centro
c’è ancora
¿Apocalisse
non è
è^i è il croci
rioq j ® 0 croce di Gesù, e
*escatr,i^^.'°^*ono avvenire
Giu(ji5,j ^'00» che avviene il
tnondo. Intorno
a'n^^„®ole e, soprattutto
2a» fv.,_^oria della salvez
organizza la sto
il suo Signore, può dunque
essere considerata come una
prostituta (cap. 17) che flirta
con l’Impero romano.
La perversa coalizione ha
un momentaneo successo: il
Messia muore alla periferia
di Gerusalemme (e tutto il
sangue di cui parla il libro altro non è che il sangue di Gesù, non a caso spesso chiamato «l’Agnello»). In realtà
questa sconfitta ha un risvolto inatteso: nell’attimo della
sua morte, nella pausa prima
della Resurrezione (8, 1), Gesù giudica il mondo, e apre a
tutti la via della salvezza; comincia così il settimo e ultimo «millennio» della storia;
il tempo della chiesa, che è
tempo di fede, di amore e di
speranza: non certo tempo di
sicurezze e di trionfi. Giovanni sa che sulla chiesa incombe lo stesso pericolo che ha
travolto Israele: il rischio di
essere prostituta anziché
sposa di Cristo (lo pensava
anche Lutero!): perciò Giovanni apre il suo scritto con
le «lettere alle sette chiese»
(capp. 2 e 3); intessute (come
tutto il libro) di citazioni veterotestamentarie, queste
«lettere» sono un costante
ammonimento alle chiese di
allora e di oggi, ma sono anche un incoraggiamento: «Ho
posto davanti a te una porta
aperta» (3, 8).
Isaac Newton
Come tale, possiamo anche
noi rileggere questa «apocalisse secondo Corsini»: una
meditazione a cerchi concentrici su quello che è il fulcro
della nostra fede: la croce di
Gesù. Su questa base si edifica quella comunione con Cristo, che è il senso ultimo del
nostro operare. Non occorre
perdersi in calcoli sui «tempi
e i momenti» dell’opera divina. Il regno di Dio, lo diceva
anche Hegel, verrà da sé. L’
autore condisce il suo libro
con delle gustose polemiche
con ogni sorta di persone, cristiane e non: anzitutto il povero signor Lupieri, che forse
meritava un trattamento più
misericordioso; poi quasi tutti
i grandi esegeti, e infine Umberto Eco, Alberto Asor Rosa,
Umberto Galimberti, D. H.
Lawrrence e anche Sergio
Quinzio. «Da già che ci siamo» (come si dice in Piemonte) forse valeva la pena di dedicare una mezza paginetta al
commento di Isaac Newtoto:
non per il suo valore scientifico (che è nuUo) ma per il suo
significato storico": Newton vi
ha infatti impegnato le sue
energie migliori mentre, a
tempo perso, fondava la fisica
moderna e contribuiva alla
cosiddetta «Rivoluzione gloriosa», cioè alla nascita di
quell’età liberale nelle cui traversie ci dibattiamo ancora
oggi. Un segno, questo, del
fascino indistruttibile di un
testo biblico la cui capacità di
scatenare l’immaginazione e
motivare l’impegno va al di là
della pur rigorosa «concentrazione cristologica» di cui Corsini lo ha fatto oggetto in questo libro bello e appassionato.
(1) Eugenio Corsini: Apocalisse
di Gesù Cristo secondo Giovanni. Torino, Sei, 2002, pp. XXI454, euro 19,50;
(2) In Avvenire, 25 settembre
2002 e si veda anche il dialogo
dell’autore con Claudio Magris
(Corriere della sera, 25 ottobre);
(3) Eugenio Corsini: Apocalisse
prima e dopo.-Torino, Sei, 1980;
(4) Isaac Newton: Trattato
sull’Apocalisse. Torino, Bollati
Boringhieri, 1994;
(5) Mario Miegge; Il sogno del
Re di Babilonia. Milano, Feltrinelli, 1995, pp. 163-195.
A. Dürer: I quattro cavalieri, da «L’Apocalisse» (1498)
Narrativa Terra di rimpianto
Antonio Munoz Molina, uno dei più rinomati scrittori contemporanei in terra spagnola, affronta nel suo ultimo
libro Sefarad (Mondadori, pp. 427, euro 17,20) l’ambizioso
tentativo di ricostruire e raffigurare non un luogo reale ma
un «luogo dello spirito». Sefarad era infatti il nome che gli
ebrei davano alla Spagna all’epoca in cui ne vennero espulsi
(il XV secolo). Un luogo impalpabile dove
fino allora erano vissuti e che racchiudeva un tesoro di memoria e di identità; un
luogo, nel momento in cui fu forzatamente abbandonato, anche di rimpianto.
Aiutano l’autore, in questa opera di «ricognizione astratta» un certo numero di figure perseguitate per la loro origine
ebraica, con le loro testimonianza storica,
come Kafka e Primo Levi.
Diritto
Controversie
Come gestisce un’organismo internazionale e sovranazionale come l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc)
le controversie giuridiche che la coinvolgono? Alla domanda
risponde, con una profondissima argomentazione. Michele
Vellano, studioso e docente di Diritto internazionale e nostro
collaboratore, nel volume L’organo d'appello deU’Omc {Napoli, ìovene 2001, pp.Xll! " ,.....360, euro 29,95). Dopo aver chiarito la «cor
nice istituzionale» entro cui si sviluppa il
problema delle controversie e del loro
eventuale giudizio di secondo grado, si investigano nel testo i rapporti fra stati e soggetti terzi, le varie interpretazioni date dal
Diritto internazionale e, in ultimo, le prospettive di riforma della materia.
s Amai)
■ Quest;
a Storia ha diversi
«Minority Report», il film che Steven Spielberg ha tratto da un racconto di Philip K. Dick
La volontà omicida messa a nudo dalla tecnologia
ALBERTO CORSAMI
Erasmo e Lutero si sarebbero trovati in grande
imbarazzo, se avessero dovuto dare un giudizio sulla società descritta da Minority
Report (ovvero: rapporto di
minoranza), l’ultimo film di
Steven Spielberg tratto dal
racconto omonimo dell’autore di fantascienza e fantapolitica apocalittica Philip K. Dick
(1928-1982). Si sarebbero
chiesti chi avesse ragione nella diatriba che li coinvolse a
proposito del libero arbitrio o,
per Lutero, del «servo arbitrio». In una società, prefigurata per il 2054, non siamo
troppo lontani, in cui una
speciale agenzia poliziesca
«pre-crimine» è in grado di
conoscere in anticipo le intenzioni omicide dei suoi
componenti, ha ancora senso
parlare di libertà di scelta da
parte degli uomini coinvolti?
E a sua volta una società può
condannare qualcuno per un
crimine che non ha commesso? È lecito il processo all’intenzione? ,
In quella società pare di si,
tanto è vero che i responsabili dei delitti, colti sulla sceI na del crimine un istante pri
ma che esso avvenga, vengono condannati senza troppe
perdite di tempo a essere incapsulati in contenitori a tenuta stagna, dove staranno
«in sospensione» fino ai termini della pena, che paiono
invero abbastanza remoti.
Ma per giungere alle previsioni (quasi sempre azzeccate), la squadra pre-crimine
deve ricorrere a degli strani
esseri, a loro volta immersi
nell’acqua, inquietanti figure
di uomini e di una donna incompiuti: glabri, di fattezze
infantili e dimensioni quasi
adulte; non sono dei minorati in senso stretto perché, anzi, sono le loro menti a percepire le intenzioni omicide,
ma certo non conducono
una vita normale, sernpre
affogati nel loro brodo di coltura. È questo un tratto che
mette i brividi, forse più spaventoso delle scene di violenza che ricorrono nel film:
che un essere mostruoso, in
ultima analisi disgraziato,
riesca a essere per noi indispensabile.
Qualcosa era dunque scritto nel destino di questi esserini, una dei quali, la femmina Agatha, sarà risolutiva
per il caso che muove l’azio
ne: che cosa succede infatti
quando a essere indicato come autore di un delitto di
prossima esecuzione è proprio il capo dell’agenzia poliziesca? Bene, come prevedibile, succedono un sacco di
sequenze d’azione, di colpi
di scena, di emozioni e controemozioni, finché il tutto si
svela, in maniera un po’
macchinosa perché più esplicita rispetto al racconto,
per una soluzione che non si
può qui anticipare.
Giova invece fare qualche
riflessione. Esiste una categoria di persone, potenziali assassini, categoria divisa in
due sottocategorie: quelli che
sanno di avere l’intenzione di
uccidere, e quelli che ne sono
inconsapevoli. Addirittura
non conoscono la vittima di
cui saranno esecutori; non
sono padroni del loro futuro,
non solo perché ignorano le
loro prossime azioni, ma anche perché ignorano che
«qualcun altro» invece le conosca. Io non so che cosa
farò, ma qualcuno lo sa. Sappiamo che ci sarà un momento in cui «sarà reso manifesto ciò che saremo» (echeggia il testo di I Giov. 3, 2), ma
qualcuno già riesce a vederlo.
Allora l’elemento che distingue un caso dall’altro, lungo
il film, è proprio il tempo che
intercorre tra la profezia e
l’atto mancato (quasi sempre
mancato...) dell’omicidio,
cioè quello che le indagini
cercano sempre di ricostruire: che cosa si muove nella
mente di persone all’apparenza normali (si veda l’inizio
della pellicola) la cui esistenza di colpo si proietta nella
violenza e nel crimine? Come
evolve una persona? Quanta
parte della sua vita era già
«stata scritta» e dove, nel caso, era stata scritta? E quali
margini ha questa persona di
PHll IP K. DICK
RAITORTO l>l MINORANZA
t ALTRI R/\CCON11
cambiare il corso del futuro
che gli viene riservato?
Riecheggia, ed è inevitabile,
anche per ragioni linguistiche, anche il dibattito sulla
predestinazione, dal momento che le vicende che sovrastano i personaggi hanno il
carattere ineluttabile del destino; è un riecheggiare forse
improprio, perché in realtà
qui si tratta più che altro di
una precognizione, o di una
previsione; eppure in più scene i personaggi si scambiano
•delle battute che riguardano
la capacità o meno di scegliere, di porsi a tu per tu con la
coscienza e con la necessità di
prendersi le proprie responsabilità, il che ha un certo interesse per il pubblico di formazione protestante. Non
meno interessante, allora, la
conclusione: le macchine
possono fallire, l’uomo prevale, ma quale uomo? Anche qui
il «pessimismo antropologico» si manifesta in tutta evidenza: si fa fatica a evitare banali accostamenti con la cronaca di tutti i giorni...
Steven Spielberg Minority Report, Usa 2002, con T. Cruise, M.
von Sydow, C. Farrell; P.K. Dick,
«Rapporto di minoranza» e altri
racconti, Roma, Fanucci, 2002.
^
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Conferita dalla Facoltà valdese di teologia per il suo ministero editoriale
Laurea «honoris causa» a Carlo Rapini
Direttore della Claudiana per 34 anni, Rapini ha fatto crescere la piccola Casa editrice valdese
contribuendo così alla diffusione della cultura protestante nel contesto della cultura italiana
MARCO ROSTAN
. I dispiace di non aver potuto iscrivermi
e studiare in questo bellissimo istituto, ma alla fine ho
fatto l’editore, cioè ho scritto dei libri con le parole degli
altri ». È un brano della risposta di Carlo Papini, diacono
emerito nella Chiesa valdese, ex direttore dell’editrice
Claudiana, al decano Ermanno Genre che, in occasione
dell’inau^razione dell’anno
accademico della Facoltà valdese di teologia, gli ha consegnato la laurea honoris causa. Una laurea data, ha detto
Genre, non alla carriera universitaria che pure Papini poteva intraprendere, dopo essersi laureato a Genova, in
giurisprudenza, nel 1957, ma
alla vocazione: «Questa è infatti la parola appropriata per
una persona che decide di
dedicare la vita a un ministero editoriale, per la diffusione
della cultura evangelica e
protestante in Italia.
In anni difficili per la piccola Casa editrice di Torino,
Carlo Papini decise di acco
gliere l’offerta di lavoro che la
Chiesa valdese gli propose, e
di questa offerta ne fece la
sua vocazione,. Grazie ad essa
e grazie anche alla caparbietà
del genovese Carlo Papini,
l’editrice Claudiana si è venuta via via affermando come una piccola ma significativa casa editrice, con un
marchio riconosciuto che le
ha assegnato un posto di primo piano nella cultura editoriale italiana. Carlo Papini ha
saputo operare questa svolta
nel contesto della cultura italiana, in cui il libro Claudiana
ha cominciato ad essere apprezzato, pur in mezzo alle
molte battaglie che caratterizzano il nostro paese, così
poco sensibile a coniugare
laicità e protestantesimo in
una società sempre fortemente segnata dal marchio
del cattolicesimo romano».
Nei 34 anni di servizio come direttore, Papini ha stampato oltre 600 volumi Claudiana: ma giustamente nella
motivazione della laurea viene menzionata, accanto all’attività di editore, quella del
ricercatore che «ama andare
adfontes»: il decano Genre ha
così citato i libri di Papini sulla Sindone, ma soprattutto il
suo paziente e premuroso lavoro compiuto neH’ambito
dell’edizione dei testi della
Riforma del XVI secolo, di cui
ha quasi sempre curato le
parti iconografiche, fino ai
primi volumi dell’edizione
delle opere scelte di Lutero, e
la sua passione per il valdismo medioevale, dal primo libretto pubblicato con Franco
Evelina Bogo e la Chiesa valdese di Venezia
Un'amica e sorella che ci manca
SANDRA RIZZI
ORMAI da alcune domeniche in chiesa non si
sente più la sua bella voce da
contralto. Evelina Rogo non
c’è più: un malore, probabilmente provocato da un arresto cardiocircolatorio, l’ha
fatta morire su una spiaggia
greca nei primi giorni di settembre. L’ho conosciuta bene soltanto dopo il mio arrivo
a Venezia: aveva vent’anni
più di me, ma siamo diventate amiche forse per molte affinità: oggi mi manca e ci
manca soprattutto perché
abbiamo maturato la coscienza di non poter più sollevare la cornetta telefonica
per chiedere il suo parere,
per sentire la sua opinione.
Come raccontare poi il
quotidiano impegno in quella
che lei definiva la sua diaconia leggera? Moltissimi veneziani potrebbero testimoniare in quante occasioni e con
fraterna sistematicità Evelina
telefonava, visitava in ospedale, soccorreva e sosteneva
spesso... non solo gli animi! Il
Gazzettino, quotidiano locale,
nelTannunciare la sua scomparsa, oltre a segnalare i suoi
numerosi interessi culturali
l’ha definita «figura di spicco
del protestantesimo cittadino»: Evelina era molto di più.
Giovanissima impiegata coltiva con i due fratelli molteplici
interessi, l’impegno per la sua
comunità veneziana e il coinvolgimento nella vita del protestantesimo italiano, tratto
questo comune a molti altri
membri della famiglia Dogo.
Con il fratello Gianni, allora
studente in Facoltà, partecipa
alla costruzione di Agape e
dopo presenze in comitati e
Consigli di chiesa fa parte con
Thomas Soggin della prima
Ced del II distretto.
Con il marito aveva abitato
anche in altre città ma Venezia era la sua città e la sua comunità. In chiesa era sempre
presente a tutte le iniziative e
soprattutto al culto: spesso la
si vedeva annotarsi, con i segni stenografici mai dimenticati, frasi del sermone che più
l’avevano colpita magari per
discuterli col predicatore alla
fine del culto. Non sarà più
l’animatrice degli aperitivi
dopo il culto nel salone della
Foresteria, per tutte le persone (soprattutto per gli stranieri) aveva un sorriso, una speciale disponibilità ad ascoltare, un particolare atteggiamento di accoglienza che la
rendevano fulcro di relazioni
e di incontri. Questo suo modo di porsi e di essere sempre
informata, accanita lettrice,
amante del bello nell’arte e
nella musica la facevano sostenitrice, anche critica, delle
attività del Centro culturale
Palazzo Cavagnis.
Oggi noi tutti che Labbiaino conosciuta siamo un po’
più soli, consapevoli però
della grande occasione che ci
è stata concessa nell’incontrarla. L’ho sentita più volte
sostenere di prediligere per la
benedizione alla fine del culto il versetto tratto da Numeri
6 «Il Signore ci benedica e ci
guardi... l’Eterno volga verso
di noi il suo volto e ci dia la
pace». Voglio credere che, su
quella spiaggia, tutto questo
si sia compiuto.
Chiesa battista di Genova
Giustizia e pace
ERMINIO PODESTÀ
Favorita da un pomerlg!
gio accettabile cfal punto
di vista climatico e con un generatore di corrente autonomo, domenica 20 ottobre si è
svolto al Parco dell’Acquasola, organizzato dalla Chiesa
battista di Genova, un pomeriggio di evangelizzazione. Il
gruppo misto italo-latinoamericano ha esordito presentando una serie di inni vivaci
e coinvolgenti che, pur essendo in spagnolo, sono stati seguiti da tutti i presenti con attenzione, anche perché prima
ne veniva letta la traduzione.
Si sono avvicinati parecchi
genitori che avevano accompagnato i figli a giocare. Mol
TELEVISIONE
Protestantesimo
zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
10 novembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Abramo, biografia di un personaggio bilbico raccontato da un’ebrea, un
protestante e un musulmano», «Dietro le parole», rubrica biblica. La replica sarà trasmessa lunedì 11 novembre alle ore
24 e lunedì 18 novembre alle 9,30 circa.
to simpatici sono risultati
cinque bambini che, seduti
per terra, hanno seguito in silenzio tutto il programma.
Ogni tanto il pastore Mark
Ord e un fratello di chiesa lanciavano dei brevi messaggi
impostati sul fatto che in Gesù Cristo la bontà e la verità si
sono incontrate, la giustizia e
la pace si sono baciate. La corale composta da una ventina
di elementi ha eseguito alcuni
significativi inni tradizionali.
Il più spettacolare per l’esecuzione è stato quello che ha
puntualizzato la gioia per Cristo Risorto. Il nostro soprano
Manna Oh si è superata cantando la Preghiera di W. A.
Mozart. Al termine del concerto un fratello ha anche dedicato a tutti i presenti una
interessante poesia.
Regala
un abbonamento
Giampiccoli nel 1974 {L’eredità del valdismo medioevale)
fino all’opera magna, di oltre
500 pagine. VaWo di Lione e i
«poveri di spirito», apparso
nel 2001, già quasi esaurito e
di cui si attende la ristampa
rivista dall’autore, e possibilmente la continuazione. «Se
qualcuno pensa - ha detto
Genre - che la storia delle origini del movimento valdese
sia poco più che una novella,
raccontata in modo più o meno convincente, la lettura di
queste pagine di Papini lo
aiuterà ad abbandonare questa idea peregrina».
Una laurea honoris causa,
quella che la Facoltà di teologia ha attribuito a Carlo
Papini, motivata da questa
doppia e fruttuosa passione
di studioso e di editore che,
per il contesto che ha caratterizzato la sua consegna e
per il profondo rapporto tra
fede, teologia e cultura che
Papini ha vissuto, si caratterizza anche come un segno
di profonda riconoscenza
per lui da parte della Chiesa
valdese e del più vasto protestantesimo italiano.
Firenze
Musica e
predicazione
DUNIA MAGHERINI BACONI
UN concerto di musica
classica con predicazione ha aperto sabato 19 ottobre il programma di evangelizzazione promosso dalla
Chiesa battista di Firenze.
Circa 120 persone hanno
ascoltato le musiche di Bach,
Mozart e Veracini eseguite
con perizia e cuore da Cosetta Michelagnoli e Alessandra
Lams al violino, Alessandro
Manetti e Na Eun Shin al pianoforte, Paola Saponara al
flauto: hanno cantato varie
arie e ci hanno commossi
quando hanno intonato «Padre vengo a te» e il «Salmo
23» il soprano Suk Eun Min, il
baritono Won Sang Hyuk, il
tenore Song Seung Ming.
La musica ha preparato il
momento della riflessione
sviluppato dal pastore Raffaele Volpe che, partendo
dall’incontro di Gesù con la
Samaritana, in Giovanni 4, 126, ha portato gli ascoltatori a
riflettere sull’unicità del messaggio evangelico; una donna
incapace di rimanere sola
trova finalmente la forza di
affrontare la propria solitudine e nell’ora più calda della
giornata si reca al pozzo ad
attingere l’acqua ma qui l’aspetta un uomo: Gesù che
tutto ha previsto e che è venuto per lei per la sua solitudine, per la sua sete, per essere la sua acqua viva. Il silenzio ha seguito queste parole nella penombra della
chiesa e ha detto nel luccichio imbarazzato degli occhi
che il messaggio era arrivato.
Molte le persone che abbiamo rivisto domenica al
culto di adorazione al Signore dove il pastore Volpe ha
proseguito il discorso sulla ricerca che l’uomo e la donna
di oggi fanno per trovare «la
salvezza» e ha concluso: «Dio
con la sua grazia ci ha portato fino alla soglia della porta
ora ci lascia. Ora tutto dipende da noi... Oggi se avete
bussato a questo portone e se
siete entrati alla ricerca della
salvezza, sappiate che oggi è
il vostro giorno, è il giorno
accettevole del Signore».
Facoltà valdese di teologia
Il Centro di studi
ecumenici «Melantone»
Fra le importanti novità
che riguardano la Facoltà valdese di teologia di Roma, che
ha inaugurato il 19 ottobre il
proprio 148° anno accademico, vi è l’istituzione del «Centro di studi ecumenici Melantone», iniziativa promossa
congiuntamente dalla Chiesa
evangelica luterana in Italia
(Celi) e dalla Facoltà valdese.
Il progetto, che ha ricevuto
quest’anno l’approvazione
del Sinodo della Celi e del Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste, intende essere
uno spazio di ricerca e dialogo, aperto a studiosi italiani
ed esteri, come ha spiegato il
decano della Chiesa luterana
in Italia, Jürgen Astfalk.
Un Comitato direttivo costituito da due rappresentanti della Celi e da due professori della Facoltà ha già iniziato a programmarne le attività, che si aprono quest’anno con due corsi, nel primo e
nel secondo semestre dell’
anno accademico. Il decano
Astfalk valuta in modo estremamente positivo, per Tarn
Il vento dell'Est
azione terroristica di guerriglieri ceceni dimostra che
l’evento ha avuto un impatto
immediato a Bruxelles, non
solo sui nostri teleschermi.
Tutto ciò che succede a Est,
ormai, ci riguarda più da vicino. Né la fine del Patto di
Varsavia, né il crollo del muro del Berlino diedero sensazioni di vicinanza e compartecipazione con l’Est così forti come la prospettiva concreta dell’ingresso dei dieci
nuovi paesi orientali.
Il ruolo delle chiese
tra Est e Ovest
In questa trasformazione
politica, anche le chiese cristiane hanno svolto un ruolo
importante. All’epoca della
guerra fredda le chiese per
prime seppero gettare dei
ponti tra Est e Ovest (anche
se spesso il personale religioso che poteva ottenere il visto oltre cortina era fortemente compromesso con le
nomenklature). La disintegrazione dei regimi comunisti dell’Europa orientale fu
anche opera di chiese e gruppi di cristiani che seppero,
spesso coraggiosamente, preparare il radicale cambiamento. Non è un caso che alla vigilia del crollo del muro
di Berlino si tenne, a Basilea,
nel maggio del 1989, la prima
grande a assemblea europea
cristiana su «Pace, giustizia,
salvaguardia del creato». Una
grande intuizione profetica.
Per la prima volta, centinaia
di delegati delle chiese protestanti, cattolica e, soprattutto, ortodosse si confrontavano. Eravamo alla vigila di
cambiamenti straordinari.
Le diverse anime
del cristianesimo
Ora, tredici anni dopo, con
l’allargamento politico all’Est, il confronto e il dialogo
tra le anime diverse del cristianesimo europeo diventano ancora più serrati. E il
confronto sarà ancora più
forte (ma anche difficile)
quando L«eterna fidanzata»
dell’Unione, la Turchia, entrerà finalmente anch’essa
dentro il recinto. Non solo
pluralità di cristianesimi ma
anche di Islam. Intanto, ad
arginare pericoli di un prevedibile «inquinamento» religioso, il papa il 31 ottobre ricorderà a Valéry Giscard d’Estalng, in visita a Roma, l’importanza di inserire nella
prossima Costituzione euro
bito riformato e luterano.
creazione di un centro dir
di ecumenici radicato in „
realtà ecumenicamente^
gnificativa come Roma v
ne sottolinea anche l’imjJ
tante valenza nel piùa^
contesto europeo e intem™
zronale: il progetto è pie^
mente sostenuto siadl
Chiesa evangelica tedi
(Ekd) sia dalla FederazmJ
luterana. Soddisfazione,!
l’iniziativa anche da parte a
decano della Facoltà vald«
il prof. Ermanno Genr^
Centro Melantone - spie»
vuole essere a Roma un jL'
to di riferimento per ricétcì
tori e studiosi dell’ecum^
cristiana che siano interessa
a svolgere attività ecumenlc
nel contesto italiano».
Altra novità importantem
la Facoltà valdese di ' '
informa il decano Genre),
l’istituzione di corsi postC
ream «due anni per il conse.
guimento di un master) eil
un dottorato di ricercali
trambi saranno attivati a par
tire dal 2004.
pea un esplicito riferimenti
alle radici cristiane deil’Eu®
pa. L’identità cristiana, pa
Roma, deve essere chiaraí
mente esplicitata nella Caita fondante dell’Europa Dd
resto, non è un mistero pa
nessuno, anche il nostra joverno si muove sulla stessa!nea. Il premier Berlusconilii
ricordato in due diverse occasioni il valore delle radid
cristiane d’Europa e la supe
riorità della civiltà cristiaM
su quella islamica. I receñí
tragici fatti di Mosca porta«
acqua a questa teoria del
«scontro di civiltà».
Il mondo riformato europeo, compreso quello Italia^
no, si muove invece su unal
nea di laicità come testimonia il libro «I protestantit
l’Europa» edito prossimamente dalla Federazione delle chiese evangeliche toltali
in occasione della «Settimaffl
della libertà» (che ruotatotorno alla data annivetsano
delle libertà civili concesse*
17 febbraio del 1848). Nel''®'
lume, che sarà disponibile*
fine dicembre, il presideiiH
della Commissione deir*
Romano Prodi, si chiede,*
proposito del possibile ins*'
rimento del nome di Dìo B“'
la Carta europea dei din®
fondamentali: «È l’eticheW
con il nome di Dio che con»
0 il contenuto?».
Rispettare la liberi
di tutte le religioni
Effettivamente la
ligiosa non è tanto 1’®®^
zione di una religione sull
contro) altre, ma è il
della libertà di
gioni, in pari dignità, di #
te allo stato che, ?.|i(
ramente (al contrarip d
scelte religiose) di ,^5}
cente battaglia sulla pt®' ,
di esporre il
luoghi pubblici la dice \
sulla volontà di «inarca
I cap
territorio». Possiamo
che il papa voglia
nalizzare la Carta ^
ancora in gestazione: la .
lozione francese, in’
non ha mai avuto
cittadinanza. Epput®^
nazione atea e laica
siderata la figlia pt®
della chiesa di Roma
-- Inientic»
dossalmente, è P*b -je
un cristianesimo
non conclamato,
meno apparenze e
stanza evangelica.
Giuseppe
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9
venerdì r
NOVEMBRE 2002
Vita delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia nel 2003
. La Fcei di domani
Qj fronte alla contrazione dei finanziamenti esterni, le chiese federate
fiorino assunto impegni rilevanti. L'assetto giuridico della Federazione
MARIA ROLLIER
COME i lettori hanno appreso dall’articolo del pastore Franco Giampiccoli sulla vita della Federazione delle
chiese evangeliche in'Italia
(vedi Riforma del 4 ottobre
2002), il Consiglio della Fcei
desidera tenere aggiornati i
singoli e le chiese sulla sua attività. Questo secondo rendiconto deve perciò riferire due
giornate di lavoro tenute a
Roma il 18 e il 19 ottobre
scorso. 11 Consiglio, il venerdì,
ha lavorato essenzialmente
per preparare la seduta del
Comitato generale del giorno
dopo. 11 Comitato generale,
infatti, normalmente si riunisce due volte l'anno e deve
controllare che il Consiglio
provveda all’esecuzione delle
deliberazioni dell’Assemblea
generale e, tra gli altri suoi
compiti, deve approvare i bilancipreventivi annuali.
Nella recente seduta i due
principali punti all’ordine
del giorno erano l’approvazione del bilancio preventivo
2003 e l’esame di un’ipotesi
di assetto giuridico della Fcei
stessa. Data la situazione df
«contrazione», come la definisce Giampiccoli, e di diminuzione dei finanziamenti,
l’analisi del bilancio preventivo non è stata facile. Benché le chiese membro abbiano preso impegni rilevanti
per il finanziamento delle attività della Federazione e i
Servizi della Fcei abbiano
cercato in ogni modo di tagliare le spese per il 2003, al
momento si prevede un disavanzo pur mantenendo la
speranza di veder realizzare
qualche miglioramento della
situazione nel corso dell’an
Un incontro di «Essere chiesa insieme»
no. Si è perciò dovuto concludere che la Federazione
dovrà rimodellare le sue
strutture sulle risorse esistenti il che comporterà in un futuro non lontano qualche diminuzione di personale dove
e quando sarà possibile realizzarla in maniera non traumatica.
Il secondo punto all’ordine
del giorno è un problema tecnico collegato all’esigenza di
dare un assetto giuridico alla
Federazione che è composta,
da un lato, da servizi che vendono i loro prodotti (programmi televisivi e radiofonici, pubblicazioni per scuole
domenicali e corsi di catechismo) per i quali è richiesto
un bilancio commerciale;
d’altro lato, da servizi che
hanno compiti spirituali, assistenziali e di sensibilizzazione per i quali è necessario
avere una veste giuridica precisa che permetta a organismi ecclesiastici e non, italiani e internazionali, di finanziarli. Gli obblighi legati alla
legislazione italiana devono
essere rispettati, ma nel con
tempo devono essere sempre
tenuti ben presenti i mandati
che le chiese hanno affidato
alla Federazione.
Il presidente e il Consiglio
della Fcei hanno dedicato
tempo alio studio approfondito di questi temi e hanno
presentato al Comitato generale un’ipotesi di soluzione
che prevede la creazione di:
1) una associazione comprendente Servizio rifugiati e
migranti, «Essere chiesa insieme», Servizio spiritualità
musica liturgia. Ufficio progetti e Consiglio: 2) una Società a responsabilità limitata
comprendente Servizio stampa, radio, televisione e Servizio istruzione educazione. Il
Consiglio è stato incaricato di
nominare un gruppo di lavoro con esperti che entro la
prossima primavera studi
tutti i problemi legati a questa ipotesi. Il Comitato generale e in seguito la prossima
Assemblea potranno valutare
se questa è la miglior soluzione per la chiara e precisa definizione della natura giuridica dei Servizi Fcei.
ì Valle di Susa
Dialogo
con la realtà
pentecostale
IVAN VIETA
Domenica i3 ottobre, alia chiesa valdese di Susa,
dopo aver tenuto una predicazione molto apprezzata, il
pastore Salvatore Ricciardi ha
informato la comunità sugli
incontri teologici che si sono
tenuti a Monteforte Irpino tra
valdesi, metodisti e pentecostali, i cui risuitati sono contenuti nel volume della collana «50 pagine» della Claudiana (Valdesi, metodisti e pentecostali in dialogo). All’incontro ha partecipato il pastore
della comunità pentecostale
della valle di Susa, Giuseppe
Mazzà, che ha espresso grande apprezzamento per l’avvio
di questo importante dialogo.
Il pastore Ricciardi, dopo aver
discusso il significato e il ruolo del dialogo mondiale fra
riformati e pentecostali, e le
problematiche che ne sono
emerse, ha illustrato ai numerosi fratelli intervenuti i molteplici aspetti del mondo pentecostale, italiano e mondiale,
per soffermarsi poi sui principi che possono unificare vaidesi, metodisti e pentecostali:
la fede in Dio Padre, in Cristo,
nello Spirito Santo, cioè nella
Trinità. Ricciardi ha poi presentato le linee su cui in futuro si muoverà il dialogo stesso. Dopo il dibattito, il pastore
Ricciardi ha invitato tutti a fare in modo che questo incontro non rimanga lettera morta
ma possa dare frutti nelle nostre comunità locali. La chiesa
di Susa lo ha calorosamente
ringraziato per la sua disponi
bilità, e molti dei presenti
hanno acquistato una copia
del volumetto della Claudiana
che resterà ancora all’atten
zione della comunità.
Brescia, Zurigo e Biella: attività estive e riflessioni sui bollettini delle nostre chiese
Il Padre Nostro usato come confessione di fede
La circolare (Chiesa evanplica di Brescia, agosto), riferisce dell’iniziativa di alcuni evangelici piemontesi di
istituire una rete di solidanetà per cristiani single. Sono infatti sempre più nume|ose le persone che, per scelfe 0 per necessità, vivono so^1 senza la famiglia o un
Pnttner, Perforo esiste un’asnciazione coordinata da
della Piana (tei.
Aurelio Penna,
Ionio Guidotti e Julia Ruiz,
nsede presso la Chiesa
Jgelica metodista di VerL^'ntail; metodisti.ver«n@hotmail.com). È nelle
(,L dei promotori anl’offerta di solidali^ “ cattolici emarginati
P'^opnia chiesa perché
parati o divorziati, nella
di offrire una frain un’ottica
ima voce (letaeli membri e
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'''t'dovc ^ t^gione: il Lube’ 1650, sono state
annientate dalle persecuzioni
le comunità valdesi; le Cevenne teatro, nel 1700, delle
guerre di religione seguite alla revoca dell’Editto di Nantes, nonché delia resistenza
ugonotta; il Musée du Désert
a Mialet; la «Tour de Constance» a Aigues Mortes; la
città di Nîmes. È già in atto la
raccolta delle prenotazioni.
La Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo e diaspora, nel comunicare il proprio programma di culti e
studi biblici per il mese di ottobre, allega un appello volto
a trovare aiuti per il suo «sabato del bazar» che si svolgerà il 23 novembre a Zurigo.
Si tratta di un mercato delle
pulci organizzato in favore
delle opere sociali della
Chiesa valdese, che ha avuto
notevole successo nelle edizioni precedenti ed è diventato molto grande. Le persone interessate possono contattare la segreteria della
chiesa all’e-mail: valdesizh@bluevvin.ch.
Trascriviamo da Valdesi a
Biella, voce della comunità
valdese della locale provincia, giugno 2002, la traduzione di una parafrasi del Padre
Nostro dello scrittore piemontese Tavo Burat: «Padre
nostro, Arcobaleno. Dio un
pochino folle, che ci chiami
all’amore, vogliamo dirti "Padre nostro”: tu, il padre di
tutti coloro che lottano per
far sbocciare la solidarietà, la
giustizia... Tu, il padre che
vorremmo avere per tutti i
nostri amici e le nostre amiche. Il tuo nome sia santificato per coloro che lavorano
giorno e notte affinché spari
scano l’ignoratiza, la malattia, lo sfruttaihento, la persecuzione, il razzismo. Per coloro che danno un po’ del loro tempo per mutare le condizioni di vita nel quartiere,
le condizioni di lavoro nello
stabilimento, all’ufficio, nella
cascina, o a scuola, per rifiutare la disoccupazione e condividere i posti. Venga il tuo
regno, e che venga per tutti!
Dacci oggi e ogni giorno il
nostro pane, questo pane
troppo raro, confiscato da
una minoranza e insufficiente per i tre quarti dell’umanità; il pane di un lavoro, di
un’autentica formazione, il
pane di una vita vera, per tutti e per tutte. E perdqnaci. Signore, tutte quelle grida che
non sentiamo, tutte quelle
ingiustizie contro le quali
non facciamo nulla, tutti quei
sorrisi che non cogliamo.
Non lasciarci soccombere alla
tentazione di arrenderci alla
prima contrarietà, di chiudere la porta per proteggere la
nostra piccola fortuna, di credere che l’avvenire sia senza
via d’uscita per tutti quei fanciulli in difficoltà, e per quegli
adulti senza lavoro e senza
speranza: di credere che la
violenza, il razzismo e l’intolleranza siano soluzioni a ogni
problema. Liberaci dal male
che, al fondo di noi stessi, ci
invita a vivere la nostra esistenza riservandola a noi medesimi, allorché tu invece ci
esorti a condividerla. Dacci
quell’entusiasmo da cui scaturisce un mondo migliore».
Chiesa valdese di Bordighera
Schweitzer e la musica
CATERINA CARIBBO SIRI
Venerdì 6 settembre, nella chiesa valdese di Bordighera, si è svolto, con grande partecipazione di un pubblico attento e competente,
un concerto per organo e
trombone con musiche di Bach, Lully e Vivaidi. Al trombone Adriano Strangis, primo
trombone dell’Orchestra sinfonica del teatro Carlo Felice
di Genova, e all’organo Antonio Rostagno, docente di Storia della musica alTUniversità
«La Sapienza» di Roma e noto
concertista. Il giovane ma già
affermato interprete Alberto
Guglielmi ha letto con grande
intensità alcuni brani delle
opere di Albert Schweitzer riguardanti l’impegno per la
pace del Premio Nobel, unito
al suo amore per la musica di
Bach. La serata è stata rallegrata e «siglata» da uno splendido arcobaleno che ha sottolineato con la sua inaspettata
presenza, dopo una giornata
di pioggia torrenziale, il senso
dato dai realizzatori (le chiese
di Imperia, Sanremo, Bordighera e Vallecrosia) dell’incontro dal tema «Là, dove
l’arcobaleno converge», che
ha avuto anche una piacevole
e fraterna cena.
AGENDA
3 novembre
MEANA Eli SUSA — Alle 16,30, nella chiesa battista, si tiene il
secondo incontro giovanile ijiensile sul tema «Confessare la
fede oggi». Il past. Giorgio Bouchard tiene una conferenza
sul tema «Martin Luther King, l’uomo del secolo».
5 novembre
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il past. Martin Ibarra tiene ii terzo studio biblico su
«Il tempo in Qohelet» sul tema «Ogni evento umano ha il suo
tempo propizio: il ritmo dell’esistenza nel tempo (3,1-8)».
6 novembre
GENOVA — Alle 17, nella Biblioteca universitaria di via Balbi
3, Gabriella Airaldi (docente di Storia medievale) e il prof.
Paolo Ricca presentano la II edizione del libro di Carlo Rapini
«Valdo di Lione e i “poveri nello spirito”. Il primo secolo del
movimento valdese» (Claudiana, 2002). Presente l’autore.
7 novembre
GENOVA — Alle 17,30, nella sala della Società ligure di Storia
patria (Palazzo Ducale, piazza De Ferrari), per il ciclo del Sae
sui «Profeti del nostro tempo», Enrico Peyretti parla sul tema
«Tonino Bello e Aldo Capitini: la religione della pace».
8 novembre
PIACENZA — Alle 17,30, alla chiesa metodista (via S. Giuliano 7), il past. Emanuele Fiume presenta il libro di Giorgio
Spini «Italia liberale e protestanti» (ed. Claudiana).
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica medievale di San Silvestro (piazza S. Silvestro 1), il Centro «A. Schweitzer» organizza una presentazione del libro di Giorgio Spini «Italia liberale e protestanti». Relatore il prof. Fulvio Salimbeni.
FIRENZE — Alle 17, alTauditorium Stensen (viale Don Minzoni 25), i proff.Enzo Bianchi e Gianni Vattimo tengono un
«Dialogo sulla trascendenza».
MESTRE — Alle 15,30, al liceo «Giordano Bruno» (via Baglioni 26), per il corso su «L’infinita vanità del tutto: i tanti
Kohèlet», il prof. Giovanni Torcinovich presenta una visione
critica del film di B. Bertolucci «Il piccolo Buddha».
8-10 novembre
MESTRE — Alle 20,30 di ogni sera, nella chiesa awentista (v.
Manin 48), Luigi Caratelli tiene una serie di conferenze sul
tema «L’archeologia conferma la Bibbia». Per informazioni
rivolgersi al pastore Callari, tei. 0422-362083.
9 novembre ^
SUSA (To) — Alle 16, nella chiesa valdese (via Mazzini 21), il
past. Giorgio Bouchard paria sul tema «La storia d’Israele e
l’intervento di Dio nella storia umana - II».
BERGAMO —Alle 17, al Centro culturale protestante (v.
Tasso 55, I piano), per il ciclo «Il contributo dei protestanti
alla costruzione dell’Italia moderna», Gianni Long parla sul
tema «La laicità dello stato: un sogno solo dei protestanti?».
10 novembre
MURISENGO (Al) — Alle 10,15, a Cascina Archi, si tiene una
giornata di incontro-dibattito sui «Fondamentalismi cristiani», a partire dalle 10,15, con interventi di Costantino Giulardi, Giorgio Bouchard e don Pierino Gramaglie.
TORINO :— A partire dalle 9, nel teatro di via Baretti 4, per il
corso di formazione ecumenica organizzato dalla Commissione per l’ecumenismo e il dialogo Piemonte-Valle d’Aosta su
«Ebrei e cristiani lungo la storia», si tengono relazioni di Paolo
De Benedetti, Giuseppe Laras, Piero Capelli, Paolo Ricca.
11 novembre
BARI —Alle 19,15, nella chiesa di S. Pio X (via Buozzi 28/C),
si tiene un incontro ecumenico con il pastore Isaia Saliani e
Ticonologo Antonio Calisi, sul tema «L’unità della chiesa».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
ANGROGNA — L’Assemblea di chiesa di domenica 20 ottobre ha udito la relazione sui lavori del Sinodo presentata
dal deputato Diego Meggiolaro e ha provveduto a eleggere un nuovo membro del Concistoro. In sostituzione della sorella Annalisa Garetto, dimissionaria, è stato nominato il fratello Giampiero Bertalot.
TORRE PELLICE — Si sono sposati Beniamino Boglione con
Lucilla Bertramino; Davide Gioviali con Lucy Lancerotto e Daniele Buffa con Miriam Bonnet: voglia il Signore
benedire queste nuove famiglie.
• Ci ha lasciati la sorella Adele Giordan ved. Eynard: ai familiari la simpatia cristiana della comunità.
PINEROLO — Molto gioioso, con tanta partecipazione, è
stato il culto di ripresa delle attività il 13 ottobre. Graditissima la visita del moderatore, Gianni Genre, che ha
predicato su Ecclesiaste 11, 1-8; culto importante per gli
alunni della scuola domenicale che hanno cantato con la
corale, sostituito il lettore, ascoltato attentamente il sermone, suggerito le preghiere di intercessione. Vicino a
loro i più piccoli, con accanto alle mamme che avevano
portato loro un «giochino». Auguriamo ai bambini e agli
adulti di continuare nella partecipazione compatta al
culto che è il punto centrale della nostra vita di credenti.
• Hanno avuto inizio anche le altre attività ecclersiastichecomprese le riunioni quartierali; una di queste è diversa,
non quartierale nel senso conosciuto, ma un incontro di
credenti di Marene, Bra, Cuneo, Savigliano oltre che di
Pinerolo, nell’accogliente casa del fratello Joas Janse e
della figlia Corinne: una riunione fatta di domande e riflessioni da parte di persone in ricerca intorno alla Parola. Questi incontri proseguiranno il 9 novembre.
10
PAG. 10 RIFORMA
iWili
VENERDÌ^ NOVEMBRE 20fíj
IL SONNO
DELLA RAGIONE
PIERA ECIDI BOUCHARD
L’astrofisica Margherita Hack
ha compiuto in questi giorni ottant’anni, festeggiati in un convegno all’Università di Trieste.
Chi di noi ha avuto la gioia di
sentirla parlare ai giovani, al
Collegio valdese due estati fa,
senza un appunto, lucidissima e
colloquiale, semplice e diretta, o
la legge sulle pagine di giornali
come L’Unità, dove non cessa di
ammonire sui pericoli di un
«sonno della ragione» in cui rischiamo di sprofondare oggi in
Italia, non può se non felicitarsi.
Trasmettere le idee, la capacità critica, le radici culturali, 1
a memoria del passato alle giovani generazioni è un compito
fondamentale,
di cui però non
tutti sono capaci. I giovani sono ascoltatori
esigenti e osser
L'insegnamento e la
ricerca scientifica in
non ha la stessa radice?). Non è
sana una società priva di maestri autorevoli. È una società che
finisce nelle risse da stadio, nuova forma del mai sradicato fascismo italiano: che non riconosce
altra autorità se non la forza
bruta imposta gerarchicamente,
che per prima cosa aggredisce il
giudizio dell’intelligenza e della
cultura. E che altro sono la rozzezza degli sberleffi a una Rita
Levi Montalcini, rea di esprimere in Parlamento la sua contrarietà alla legge Girami, o le villanate contro i Bobbio o i galante
Garrone, trattati come reperti
archeologici? Un ministro che si
permettesse di fare pubbliche
______ liste di proscrizione dei giornali
di opposizione,
in un altro paese
sarebbe costretto
sui due piedi ad
vatori intransi- Italia SOnO mOrtÌfÌCatÌ; andarsene. L’Itagenti. Per que- ha trangugia tut
sto l’insegna- COSÌ ROH abbiamo piÙ to: per ignoranza,
mento e la ricer- per cinismo, per
ca,atuttiilivem mOeStri OUtOreVOll millenaria rassedegli studi, do- gnazione.
Siamo forse il
vrebbero essere
promossi e non invece mortificati, come tradizionalmente avviene nel nostro paese. Mi diceva un’amica, insegnante precaria, che ha rifiutato altri sbocchi
professionali: «E pensare che a
noi piace insegnare. Se lo scoprono, al ministero, d’ora in poi
ci fanno lavorare gratis!».
Infatti gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa, e la scuola si regge
in realtà su una quantità di invisibile «volontariato» da parte
degli operatori. Ed è un lavoro
stressante che non reggi, se non
lo ami. Se non ami i giovani. Ma
è anche un lavoro poco riconosciuto monetariamente, e ancor
meno considerato socialmente. Forse perché non è qualcosa
di immediatamente visibile e
quantificabile. Come tutto ciò
che ha a che fare con un individuo nel suo complesso, nella costruzione della sua personalità, i
risultati si vedono dopo anni.
Non è qualcosa di «materiale». E
tutte le professioni che hanno a
che fare con una valutazione,
con un giudizio, sono oggi in
Italia fortemente penalizzate: c’è
un ribellismo diffuso a «essere
giudicati», forse perché, rifiutando le «figure genitoriali» si
può buttare la coscienza e l’etica
lontano da sé: è l’epoca dei manzoniani Azzeccagarbugli, questa, non dei Padri Cristoforo!
Ma che cos’è insegnare se non
trasmettere e far crescere? Un
lavoro paziente, come di chi coltiva il campo (la parola cultura
popolo più intelligente del mondo, ma due italiani su tre sono
analfabeti o quasi, e questo ha
origini antiche, in una gente che
si voleva sottomessa all’eterno
feudalesimo dell’alleanza trono-altare. La gravità dell’oggi,
bruscamente post-moderno, è
che alcuni fra gli strati più rozzi
della popolazione si sono impossessati, attraverso le leve del
crimine, di immense ricchezze,
che derivano dalle tristi novità
degli ultimi decenni: la droga,
la tratta delle prostitute, il traffico degli immigrati. È una situazione che ha mutato i parametri della convivenza civile, e
che viviamo perlopiù senza capirla, come oscuro malessere. E
che ha capovolto i nostri valori:
cultura e responsabilità etiche,
zero o quasi; l’importante è avere tanti soldi, con i relativi status Symbol, sfacciatamente esibiti come forma di potenza.
Un Premio Nobel, ancora una
volta, quest’anno è andato a
uno scienziato italiano che ha
potuto lavorare solo all’estero: i
fondi per la ricerca, in Italia, sono ogni anno più prosciugati.
L’intelligenza davvero non ci
manca, forse dovuta (con buona
pace dei nostri rinnovati puristi
della razza) ai tanti incroci di
popoli nel nostro passato. Siamone consapevoli, e lavoriamo
a costruire una nuova coscienza
e una nuova cultura per tutti, in
un soprassalto di dignità di cui
pure siamo stati capaci in svolte
cruciali della storia.
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DIRETTcìHE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Pigrvaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco. Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
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n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 41 del 25 ottobre 2002 è stato spedito dairufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 ottobre 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Continua il (dibattito sulla formazione (dei pastori
Comunità maestre di vi
Molti studenti di teologia non provengono più da realtà evangeliche
locali; è un segno di una vita comunitaria sempre più in crisi?
ERMANNO GENRE
Ha certamente ragione
Giorgio Tourn a ricordare che sono le chiese locali
che formano i pastori, prima
durante e dopo gli anni dello
studio accademico in Facoltà
{Riforma, TI settembre, p.
15). Così è stato per la sua generazione, egli dice, «comunità maestre di vita» che molti studenti delle nuove generazioni non hanno più; dunque, conclude Tourn, «forse
occorre rivedere il nostro
schema, il nostro itinerario di
formazione e prima di istruire
gli studenti immergerli in una
vita comunitaria che li formi
e sia loro maestra di vita».
È certo che i docenti della
Facoltà non possono essere
sempre e per tutti dei maestri
per l’esercizio del ministero
pastorale; Paolo Ricca sottolinea giustamente la dimensione ambivalente delle figure singole di «maestri» {Riforma, Il ottobre, p. 4). È stato
così anche per la mia generazione che ha vissuto un tempo particolarmente difficile e
conflittuale (il ’68) e che ha
trovato i propri maestri fuori
dalla Facoltà, ma li ha potuti
trovare, credo, grazie alla Facoltà! Non è tanto importante
il dove trovare i propri maestri nel contesto ecclesiale,
quanto piuttosto il riuscire a
trovarli, questi maestri individuali e collettivi, perché senza questa individuazione,
senza questo confronto (critico) non c’è maturazione della
propria personalità e della
propria identità pastorale e si
rischia di restare schiacciati,
inesorabilmente, tra l’Io ideale e l’ideale dell’Io, come ci
insegna la psicoanalisi.
Ciò detto credo però che il
discorso di Tourn vada proseguito e messo a fuoco nelle
due direzioni indicate; verso
gli studenti di teologia che
oggi non hanno più quelle
comunità di vita e verso quelle comunità di vita dentro le
quali dovrebbero essere immersi i futuri pastori. Sorge
così un doppio interrogativo:
perché gli attuali studenti
non trovano più quelle comunità di vita? Dove sta la radice del problema, negli studenti che non sanno più cogliere l’importanza di questa
esperienza? Oppure nelle comunità che, per quanto si
«immergano» gli studenti
nella loro realtà, non sono
più maestre di vita? Che cos’è
una comunità maestra di vita? Ho volutamente divaricato la questione per cercare di
proseguire la riflessione, fondamentale, ma anche complessa e intricata, contraddit
toria. Bisogna, io credo, mantenere un legame dinamico
tra questi due poli, scorgendo, nell’una come nell’altra
parte, degli elementi positivi
e altri negativi (e la Facoltà
partecipa anch’essa a questa
insopprimibile ambivalenza).
Comincio dalla prima domanda, ricordando che sempre di più gli studenti che entrano in Facoltà provengono
da realtà esterne alla vita delle
nostre chiese evangeliche, nel
senso che non sono cresciuti/e in esse e si sono avvicinati
a esse da poco tempo (e ciò,
in quanto tale, è un segno positivo!). Non esiste più uno
schema o un itinerario, ma
più schemi e itinerari e sempre più la formazione offerta
dalla facoltà è una formazione
ad personam, vale a dire una
formazione che tiene conto
del percorso particolare di
ognuno (dal propedeutico allo R03, cioè all’avviamento
straordinario al pastorato).
Per questo motivo la Facoltà
chiede, ormai da diversi anni,
a tutti gli studenti che intendono formarsi teologicamente in vista del pastorato e che
non provengono da una comunità evangelica, di fare
un’esperienza di almeno un
anno in una chiesa locale e da
questa stessa chiesa essere
poi presentati alla Facoltà.
Sono stato colpito, lo scorso
anno, dal fatto che fra gli studenti che hanno partecipato
al seminario di catechetica, la
maggioranza di essi aveva fatto esperienza dell’ora di religione cattolica a scuola e non
quella della scuola domenicale e del catechismo. Esperienza mancata e dunque foriera
di problemi di identità e di
conflittualità per un futuro
ministero pastorale in una
chiesa evangelica? Occorre riconoscere, in ogni caso, che la
formazione accademica offerta dalla Facoltà non è in
grado di recuperare quelle
esperienze significative che
solo una comunità è in grado
di dare. Non solo, bisognerebbe richiedere altri tipi di
esperienze di vita, al di fuori
della piccola realtà di una
chiesa locale, senza attendere l’anno all’estero.
Credo che sia importante,
per restare legati alla realtà,
riflettere anche sull’altro versante e domandarci: perché le
comunità maestre di vita non
producono, se non con grande rarità, delle vocazioni al
ministero pastorale? E ancora,
le comunità nelle quali si dovrebbero immergere gli studenti che non hanno avuto
durante la loro infanzia e adolescenza quelle esperienze di
crescita, sono realmente delle
comunità maestre di vita? È
un dato di fatto che anche gli
studenti cresciuti nello spazio
delle nostre chiese hanno
spesso trovato in altri luoghi
le motivazioni che li hanno'
spinti sulla via del pastorato.
Un tempo Agape era uno di
questi luoghi, come anche la
Federazione giovanile evangelica italiana, e altri ancora.
Il fatto è che oggi, tempo di
secolarizzazione e globalizzazione, tutti gli spazi di vita sono divenuti precari, anche
quelli delle nostre comunità,
e la decisione in vista del pastorato è sempre più una decisione che prescinde da un
contesto di vita comunitaria.
Ma c’è poi l’altro aspetto
del problema. Quando ci si riferisce alla chiesa locale come
luogo di esperienza e di crescita, occorre considerarla in
tutte le sue valenze, in tutte le
sue contraddizioni, come ci
insegna il Nuovo Testamento
e in particolare le lettere
dell’apostolo Paolo. Ci sono
delle tensioni nelle nostre
chiese che hanno una dinamica fortemente positiva, altre invece sono semplicemente distruttive (litigiosità
permanente). Un teologo
svizzero scriveva alcuni anni
orsono che spesso il pastore
che arriva in una comunità si
trova «vis-à-vis de rien», la
comunità è un’illusione. È
proprio così? Non lo credo.
Ma non credo neppure che,
nella nostra realtà di totale
disseminazione, dalle Alpi alla Sicilia, si possa dare per
scontato il fatto che le chiese
siano sempre «maestre di vita». Quando nelle chiese locali mancano i discepoli vuol
dire che anche i maestri non
hanno saputo svolgere il loro
compito con diligenza, qualcosa si è inceppato nell’ambito della trasmissione di quella
parola di cui vive la chiesa e
di cui non possiamo disporre.
Non ci resta dunque che
mettere mano (più mani),
con umiltà e con speranza, a
quell’opera di giardinaggio
evangelico di cui parla l’apostolo Paolo nella prima lettera
ai Corinzi: «Io ho piantato.
Apollo ha irrigato, ma è Dio
che ha fatto crescere» (I Cor.
3, 6). Le difficoltà sorgono
precisamente quando viene a
mancare questo lavoro a più
mani, quando non si è più capaci di riconoscere le diverse
competenze (doni) che nel
loro intreccio creano comunicazione e comunione. La
Facoltà non può (né vuole)
sostituirsi alle comunità, essa
resta un anello fondamentale
della catena della formazione
all’esercizio di un ministero,
ma non è la catena.
SONO stato incerto fino
all’ultimo se rispondere a
questa lettera oppure no, perché essa contiene una di quelle domande a cui un protestante non può che essere
stufo di dover rispondere.
L’ascoltatrice fiorentina che
l’ha scritta, infatti, ci chiede:
«noi cristiani cattolici abbiamo migliaia di santi. E voi
protestanti (...) avete anche
voi dei santi che compiono
miracoli o hanno le stigmate?». La tentazione è quella di
rispondere sbrigativamente
che no, noi non pratichiamo
alcun culto dei santi, non
chiediamo loro nessuna grazia né, in verità, rivolgiamo le
nostre preghiere ad alcun essere umano, ma soltanto al
«Santo d’Israele», cioè Dio, a
cui noi come cristiani ci rivolgiamo nel nome di Gesù.
Una risposta corretta, ma
un po’ sbrigativa, perché forse la domanda della nostra
/
La I/o
i lìj liiil
LUCA BARAHO
ascoltatrice è più profonda e
chiede di più; per esempio,
può voler sapere se per noi
evangelici le parole santo,
santità, santificazione sono
importanti, se hanno una
qualche rilevanza per la nostra fede oppure se le abbiamo semplicemente abolite.
Questa è una domanda seria,
alla quale bisogna rispondere
con sincerità e a cui, personalmente, rispondo che sì,
anche per noi le parole santo
e santità hanno un significato, fanno parte del nostro vo
SUI CIORNAUl
rTAiità
Ebrei e Concilio
Un’intervista di Roh.
Monteforte a Amos Luz;_
to, presidente dell’Unio;
delle comunità ebraiche m
Italia, fa il punto (18 oti
bre) sui rapporti tra crisi
nesimo ed ebraismo. Il ce)
tro del problema per Li
zatto è politico: «È la svòl
avvenuta con l’imperato^
Costantino che va studiatali cristianesimo si è affet;?
mato nella fase della primadecadenza dell’impero romano che aveva travate
molto più conveniente, dopo un tentativo di repressione, associarlo al poterà^
E più avanti: «È nel momento in cui il cristianesimo è diventato ufficialmei|j
te la chiesa deU’impero chf
ha avuto bisogno di costruire “il modello di chf
sbaglia”. Da qui la necessità che gli ebrei ci siano,
perché servono per essere
sconfitti. Per presentarsi
come vincitori sul nemico
del bene». Alla domanda,
poi su chi siano i nemici del
bene prosegue: «Gli eretidi
le streghe e i demoni, quando ci sono, e gli ebrei che ci
sono sempre. Si cacciano,
poi si riaccolgono. E questo;
è diventato per molti secol
il rapporto tra cristianesi)
mo ed ebraismo». E ancot|!
«Da questo punto di vistai
Concilio Vaticano II rappresenta una rottura molto:!
più che una svolta».
LA STAMPA
Bibbia e violenza
id!
Nella pagina dei com-'
menti (19 ottobre), Elenf
Loewenthal, scrittrice e tra-/
duttrice dall’ebraico, in riferimento ai più recenti fatti
italiani di cronaca nera, p»i
senta i «due volti diversi
[che] ha la violenza nella
Bibbia. È dapprima lo strazio geloso di Caino che uedde il fratello, poi il tormen^
che spinge Saul a gettar!
sulla propria spada, è il sa®
gue che scorre dentro
re combattute in un crudeli
corpo a corpo. Questa viiH
lenza fa parte del mondo, ne
è il versante oscuro ma inimediabile». E più availuS
«Oltre a quella violenza che
la Bibbia considera (...) connaturata al mondo (...) n®
tessuto della storia sacravi
è (...) anche un altro tipo
di violenza, tanto
quanto incompretislbOT,
(...). È quella perpetrata dagli angeli caduti, incattivì^'
creature il cui disadatta'
mento esistenziale spingi'
insulsi appetiti di san^jL
come racconta la tradizioD.
ebraica a margine del tea
biblico, appena prima
venga il diluvio».
chiamata di Dio. E se
chiamata è rivolta a tutui
gnifica che ognuno P“«
spendervi nella eondizi® j
cui si trova, nella quotidi .
della vita, nella
cabolario di fede. La Riforma
protestante non le ha affatto
cancellate. Potremmo anzi
dire che l’essere santo o santa
è la vocazione di ogni evangelico. Santo, nel nostro linguaggio di fede, è colui o colei
che è chiamato a compiere la
volontà di Dio nella propria
vita. La santità non è la valutazione della grandezza spirituale di un credente, ma è la
vocazione comune di ogni
cristiano; non il punto dj arrivo, ma quello di partenza che
è sempre costituito dalla
proprio lavoro o _
nell’essere presenten
do e nella società. j¡,j
Per un evangelico
non è tanto una fl'*® fjie
religiosa, ma ha J
con la vita che vivia^^
mondo secolare:
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una vita non eclatante a ^
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(Rubrica «Parliamoti^
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' NOVEMBRE 2002
PAG. 11 RIFORMA
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* 9-10 novembre: festa e seminario
18 anni di Radio Beckwith
La festa per i 18 anni di Radio Beckwith inizia sabato 9 novembre alle 14,30 alle Officine Colors di Torre Pellice, con il seminario di formazione del Coordinamento radio evangeliche
in Italia. Alle 21, serata con i Kalamandra e Marco Maccarini, vj
di Mtv. Domenica 10, culto nel tempio di Torre Pellice (diretta
su Radio Beckwith) e pranzo comunitario alla Foresteria (ricavato all’emittente e prenotazioni allo 0121-91801). A seguire:
«Fra globale e locale, ruolo ed etica dei mass media», tavola rotonda con giornalisti ed esperti. Alle 21, al tempio. Architorti in
concerto. Lunedì 11, alle 21,. alle Officine Colors «Spettacolo e
previdenza», convegno su Empals e Siae. Per tutta la durata
della tre giorni sarà presente la troupe di «Protestantesimo».
Buon successo della manifestazione
Bobbio: «Fiera della cala»
Prima edizione della «Fiera della calè» (la discesa dagli alpeggi) a Bobbio Pellice; abbinata alla sagra del sanguinaccio,
ovvero della mustardela che proprio a Bobbio ha due dei migliori produttori, la manifestazione ha registrato un buon successo: piazza piena di banchi di generi vari e strada laterale
dedicata ai prodotti locali, in verità un po’ scarsi. La Pro Loco
ha ospitato anche stand deU’associazione dei deltaplanisti, del
«Sassolino bianco» per l’accoglienza dei bambini bielorussi,
dei rifugi alpini dell’alta valle. Nel pomeriggio tradizionale castagnata e balli sotto l’ala,, in coincidenza con la presenza a
Bobbio di una delegazione di francesi di Ristolas, Comune gemellato, guidato dal sindaco Cristian Laurent.
Fondato nel 1848
Religione e alimentazione sono state oggetto di un dibattito organizzato dalla Provincia
Un'etica religiosa per il nostro cibo?
Sono stati discussi i precetti alimentari, ma anche il valore del mangiare visto come espressione
di accoglienza e la necessità di contrastare la cultura dello spreco con un'etica comune
DAVIDE ROSSO
IL cibo e le religioni.
Un accostamento non
proprio usuale eppure,
come ha dimostrato l’incontro organizzato dalla
Provincia a palazzo Barolo a Torino mercoledì
23 ottobre, può produrre
interessanti suggestioni e
spunti per l’apertura di
un dialogo, quello fra religioni, che ha bisogno
anche di momenti di incontro e di scambio. La
tavola rotonda di palazzo
Barolo aveva per titolo
lAlimentazione. prodotti
tipici e fedi religiose: tra
diversità e occasioni di
incontro» e aveva come
relatori un rabbino, Alberto Somekh, un pastore
valdese, Gianni Genre, un
vescovo cattolico, Oreste
Favaio, e per la parte islamica il vicepresidente del
centro culturale «Dar al
Hikma», Younis Tawfik.
Punto di partenza posto
dal moderatore deH’incontro, il giornalista Caria Cambi, è stata la terra
®ta come madre anche
del cibo. I quattro relatori
aon si sono fatti pregare è
partendo da qui hanno,
agnuno secondo la proPna tradizione, presenta, proprio punto di viri non solo sul cibo, con
a proibizioni alimentari
per ebrei e mussulmani e
fatila di proibito» per i
‘ritiani, ma anche sul
apporto particolare con
^ terra e con la condividane del cibo.
all ®asessore provinciale
a Montagna, Marco
Bellion, aveva sottolineato in apertura come l’incontro si situi in un contesto programmatico da
parte della Provincia che
punta da un lato sulla
qualità e sui prodotti tipici locali (al Salone del gusto tra l’altro è stato presentato il paniere olimpico, cioè 14 prodotti tipici
del Torinese) ma dall’altro anche sulla cultura
dell’alimentazione in un
territorio che ha bisogno
in un contesto di multifunzionalità anche di un
settore primario come
quello agroalimentare
per il rilancio economico.
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P®«' la tua mossa vincente.
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Se per il rabbino Somekh il territorio è sacro
d’altro lato è anche importante il movimento
da una terra all’altra, per
Younis Tawfik invece il
contatto tra culture oggi,
come anche in passato
per l’islamismo, ritorna
ad arricchirle e un segno
è dato dal miscelarsi delle diverse cucine. Per
monsignor Favaro poi il
cibo più amato non può
che essere quello del
proprio paese ma non in
senso confessionale e
per Gianni Genre occorre anche sottolineare il
gratificante aspetto conviviale e di incontro della
condivisione del cibo.
Un fatto su tutti è sembrato in qualche modo
caratterizzare gli interventi: l’essere non un cibo «ricco» quello ha cui i
vari relatori facevano riferimento ma un cibo carico di significati, di rimandi alla terra, all’amore, all’altro con cui ci si
pone in comunione.
il cibo come punto di
partenza per un confronto .e un incontro quindi
ma anche per la costruzione anche di una via
etica comune, come ha
suggerito in chiusura
Genre, che abbia la caratteristica di essere contro
gli sprechi così come lo
erano le cucine valdesi, o
meglio tradizionali delle
Valli in un mondo in cui
la politica è ormai strurriento dell’economia.
Pinerolese pedemontano
Una nuova sede
per la Comunità
il nuovo difensore civico della Comunità montana Pinerolese pedemontano, nominato dal
Consiglio di Comunità
nel corso della sua ultima
seduta del 22 ottobre, comincerà la sua attività dal
1“ dicembre prossimo.
L’incarico è stato affidato
al settantasettenne Renato Storero, già difensore
civico per due mandati
del Comune di Pinerolo e
per 30 anni giudice conciliatore a Pinerolo. La
nomina è arrivata alla seconda votazione in quanto nella seduta di settembre, quando il Consiglio
si era riunito per la nomina, non si erano raggiunti
i due terzi di consensi fra
i consiglieri così come richiesto dal regolamento.
Tutto liscio invece nell’
ultima votazione con 17
voti favorevoli su 19 consiglieri presenti.
Nel corso della stessa
seduta del Consiglio il
presidente della Comunità montana. Paolo Foietta, ha poi anche comunicato che pare essere vicina la chiusura del
progetto di costruzione
della nuova sede della
Comunità montana che
verrebbe realizzata nella
struttura dell’ex Bar dei
viali di Pinerolo.
L’intervento comporterà una spesa, come ha
spiegato Foietta, di circa
3,5 miliardi di lire di cui
circa il 50% a carico della
Comunità montana mentre il rimanente sarà coperto con fondi provenienti dalla Provincia e
dai finanziamenti relativi
al Piano integrato d’area.
Sono proprio questi ultimi pare ad essersi sbloccati recentemente permettendo alla Comunità
di andare avanti con il
progetto della nuova sede. intanto anche il Comune di Pinerolo ha fatto
la sua parte avviando finalmente la pratica di totale alienazione dell’edificio del bar dei viali che
diverrà così di proprietà
della Comunità e non,
come pareva inizialmente, solo concesso in uso.
«Contiamo - ha concluso
Foietta - di riuscire ha
cantierare i lavori entro
marzo del 2003 e terminarli entro 8 mesi».
ICONTRAPPUNTOI
ORGANIZZARE
IL TERRITORIO
GioiiGlo Toinm
Enrico Camanni, direttore della rivista «Alpe», ha
di recente pubblicato con
l’editore Bollati Boringhieri un saggio dal titolo «Le
nuova vita delle Alpi» dove
riassume in forma sintetica
ma documentata i principali problemi della montagna. Molto opportunamente il museo di Frali ha organizzato nel
quadro delle
sue manifestazioni estive un
dibattito sul Ubro con l’autore; molto frequentata, la
serata non ha
però avuto il
risultato che ci
si poteva attendere, con
interventi dispersivi e poco
attinenti al tema. La soluzione proposta può sembrare modesta (ma non è
forse un male di fronte alle
grandiose prospettive e soluzioni miracolistiche che
ci si propina): potenziare
nelle montagne una combinazione di agricoltura e turismo. L’agriturismo, invenzione tutta italiana di
fare attività alberghiera e
ristorazione senza esserlo,
è altra cosa: qui si tratta
uno sviluppo organico del
territorio che, senza aver le
pretese di essere presente
sul mercato in modo industriale, lo può essere con
prodotti di qualità che
stanno all’economia come
le Ferrari stanno alla Fiat.
Strada probabilmente perseguibile e con buoni risultati ma a mio avviso insufficiente. Si dimentica, infatti,
a Roma e in molti capoluoghi regionali, che il nostro è
un paese montano. Il meno
che si possa fare è trarne le
conseguenze, impostando il
problema in termini corretti: non di mercato ma di organizzazione del territorio.
Hanno ragione coloro
che denunciano i limiti del
nostro sistema amministrativo centralizzato, ma
hanno torto nell’ipotizzare
autonomie regionali. Le regioni italiane attuali corrispondono solo a generiche
reminiscenze storiche. Che
cosa hanno infatti in comune i montanari di vai Maira
0 delTOssoia con le grandi
imprese agricole della pianura cuneese o vercellese e
gli industriali di Torino?
Ben poco, per non dire nulla. I problemi della monta
Occorre pensare
a delle «aree
montane» con
caratteristiche
innovative
gna si imposteranno in modo corretto, anche se forse
non si risolveranno del tutto, solo quando si creerán
no delle aree montane. Non
dico «regioni alpine» per
ché non penso ad autono
mie politiche, che non han
no nulla a che vedere con la
realtà, mentre si tratta solo
di autonomie amministrative; il nostro
contesto è 1’
Europa.
La prima
condizione
non è dunque
la liberalizzazione indiscriminata,
ma la creazione di nuove realtà amministrative
che corrispondano ad ambiti territoriali omogenei
per natura, economia, habitat ed esigenze. Di questo dovrebbero occuparsi
le forze che si dicono progressiste, siano di sinistra
che di destra. Gli stati federali e quello napoleonico hanno ormai due secoli,
fargli un po’ di liñing non
serve, bisogna inventare
nuove «polis».
Le «regioni», cioè questi
territori omogenei con identità proprie, non sono il
Veneto e l’Umbria ma le
montagne, la pianura, le
aree urbane, le coste di sviluppo turistico ecc. Quelli,
non le regioni pseudostoriche, vanno amministrati in
modi differenziati. I territori montani hanno esigenze proprie; non si possono
imporre normative identiche a un Comune di poche
decine di abitanti, a un Comune di pianura, a una
città, le norme in materia
edilizia (altezza dei locali,
dimensioni) e ambientalista (strade, smaltimento rifiuti) vanno modulati sulla
base delle realtà locali, e
non si può sottoporre un
allevamento industriale alle stesse norme di qualche
capo di bestiame in una
stalla a 1.500 metri.
La nuova legge che ha ridisegnato i compiti dei
Consigli comunali e dei
sindaci, attuabile a Torino,
produrrà da noi nel volgere
di un decennio la disintegrazione dei nostri Comuni
e finiremo in grandi consorzi gestiti da politici,
nuovi podestà di un regime
non più politico ma economico. Come nel Ventennio.
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12
PAG. 12 RIFORMA
CARCERE DI PINEROLO: NEL 2004 LA COSTRUZIONE — Venerdì 25 ottobre il sindaco Alberto
Barbero, l’assessore ai lavori pubblici Giulio
Blanc e l’assessore alla concertazione Luciano
Rolando hanno incontrato il dott. Rizzo, del Dipartimento amministrazione penitenziaria, e
ring. Tagliaferri, Provveditore opere pubbliche
del Piemonte, in merito al futuro carcere di Pinerolo. Nel bilancio dello stato la costruzione
della struttura è prevista per il 2004 e nel 2003
dovrebbe iniziare la fase progettuale. 11 nuovo
istituto penitenziario sarà costruito a Riva e potrà ospitare ben 200 reclusi.
VIA GLI ALPINI DA PINEROLO — Il parlamentare
pinerolese Giorgio Merlo; con una interrogazione; ha chiesto al ministro della Difesa lumi circa
le prospettive di trasferimento a Possano del 3°
Reggimento alpini di Pinerolo che conta oggi
600 persone, col rischio che «alcune scelte logistiche possano creare condizioni di profondo disagio territoriale e sociale».
VIABILITÀ: SENSI UNICI PER LAVORI — Due sensi
unici sono stati decretati dalla provincia di Torino su strade pinerolesi in concomitanza di lavori
di ripristino: il primo riguarda la statale 23 del
Sestriere dove al km 79, per costruzione di una
opera di difesa della massicciata stradale è stato
collocato un semaforo per il periodo 2-18 novembre. Senso unico regolato da semaforo anche
in vai Germanasca per consentire la sistemazione definitiva del tornante della miniera Gianna.
FESTA DI CANTO DELLE CORALI — In vista dell’organizzazione dell’annuale incontro delle corali
(festa di canto) che si terrà quest’anno il 18 maggio ad Aosta, i direttori delle corali sono convocati a una riunione che si terrà mercoledì 13 novembre nei locali della chiesa di Pinerolo. All’ordine del giorno delPincontro oltre alla Festa di
canto anche un’informazione sulle attività delle
corali nel 2002-2003 e il convegno che si terrà,
congiunto con la Chiesa dei Fratelli, a Firenze il
26-27 aprile 2003 sul tema «Il canto nella chiesa».
ALTRI BANDI DAL GAL — Il Gal (Gruppo di azione
locale) Escartons e valli valdesi, con sede in Via
Fuhrmann 23 (Villa Olanda) a Luserna San Giovanni. prosegue l’attuazione del programma
Leader-r sul territorio delle Comunità montane
vai Pellice, valli Chisone e Germanasca, Alta vai
Susa, e dei Comuni di San Secondo di Pinerolo,
Prarostino, San Pietro Val Lemina e Mompantero; è imminente il completamento di uno studio
che consiste nella predisposizione di linee guida
per orientare interventi di recupero del patrimonio edilizio e la realizzazione di opere infrastmtturali, edifici e impianti riconosciuti come bene
culturale, attraverso il ricorso a materiali e tecniche di lavorazione tipiche e coerenti con le tradizioni locali. Le offerte per la progettazione esecutiva dello studio per l’elaborazione di piani,
programmi, manuali e guide per il recupero di
elementi di tipicità nell’architettura tradizionale
locale dovranno avvenire entro le ore 12 del
giorno 6 novembre 2002.
AGRICOLTURA E CALAMITÀ NATURALI — Il consigliere regionale Emilio Bolla organizza per
martedì 5 novembre, alle ore 21, a Cavour, nella
sala polivalente del Bocciodromo, un convegno
dal titolo «Agricoltura e calamità naturali: difesa
attiva o passiva?». L’iniziativa si pone l’obiettivo
di approfondire con gli agricoltori i provvedimenti in cantiere sul tema specifico, ma anche
di fare un quadro sulle prospettive del settore
agricolo provinciale e regionale. Le avversità atmosferiche e le calamità naturali che in particolare hanno colpito negli ultimi tempi la nostra
regione non possono, purtroppo, più essere
considerate eventi eccezionali. La frequenza di
tali fenomenici deve far riflettere sulle iniziative
in corso e urgenti da intraprendere per tutelare il
territorio e la nostra agricoltura.
2 E 4 NOVEMBRE: CERIMONIE COMMEMORATIVE A PINEROLO — Sabato 2 novembre, al cimitero di Pinerolo, cerimonia di omaggio ai Caduti.
Un pullman partirà alle 9,45 dal municipio e tornerà in piazza Cavour. Domenica 3, alle 11, corteo dal municipio e deposizione di una corona al
monumento ai Caduti in piazza 3° Alpini. Presterà servizio la banda musicale Ana di Pinerolo.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c.
Funerali ovunque' {______^
Via 1’ Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)
. e fax 0121/954340 call.335^254673
(notturno e festivo)
E Eco Delle ^lli ^ldesi
venerdì e
novembre 206,
Vivace dibattito air«Autunno in vai d'Angrogna»
Il futuro della sanità
Si è discusso in porticolore della situazione degli ospedali
valdesi delle Valli II modello emiliano e toscano
DAVIDE ROSSO
SI è parlato di sanità e
in particolare di ospedali valdesi mercoledì 23
ottobre all’Autunno in
vai d’Angrogna, e lo si è
fatto guardando anche
all’esperienza emiliana.
La serata pubblica, tenutasi al Serre di Angrogna
e moderata dal sindaco
Ezio Borgàrello, si è aperta con le relazioni del vicepresidente della Ciov,
pastore Eugenio Bernardini, e del sindaco di San
Pietro in Casale, Giuliano
Barigazzi, presidente della conferenza dei sindaci
di Bologna Nord.
Bernardini ha presentato la situazione attuale
dei presidi ospedalieri
valdesi con i tre principali
ostacoli che vi sono da
superare; recuperarei
fondi dovuti dalla Regione; ottenere il riconoscimento del debito pregresso; individuare il percorso che gli ospedali vaidesi delle valli dovranno
percorrere nei prossimi
due 0 tre anni. Un’ipotesi
emersa è quella degli
ospedali di comunità,
con l’attivazione di una
collaborazione più stretta
con l’Asl 10, sul modello
emiliano o toscano anche
se con alcune correzioni
e, soprattutto, con la necessità di avere risposte
chiare, in materia di finanziamenti, da parte regionale. Barigazzi ha, per
parte sua, ripercorso le
tappe dell’evoluzione del
sistema ospedaliero di
Bologna Nord, un territorio simile alle Valli per
numero di abitanti. La situazione di partenza presentava ben 8 presidi
ospedalieri, attualmente
ridotti a 3. L’azione comune delle amministrazioni però ha fatto sì che
questa riduzione fosse
concertata e soprattutto,
per le 5 strutture oggi non
più ospedali, non si è parlato di chiusura ma di riconversione, con posti di
lavoro mantenuti e servizi migliorati o semplicemente conservati.
Nel dibattito che è seguito, due i punti chiave
evidenziati più o meno
da tutti: la necessità di
una concertazione e di
un maggior rapporto con
l’Asl ma anche la necessità che le amministrazioni locali acquistino un
maggior peso nelle decisioni che interessano i
servizi sul territorio. Da
Lettera al senatore Ludo Malan
«Pianisti» in Senato
La posta elettronica tramite Internet ci consente di
pubblicare contemporaneamente le lettere che si sono
scambiati Marco Rostan e il senatore Lucio Malan a
proposito della vicenda dei «pianisti» durante una
delle tante votazioni in vista dell’approvazione della
legge Girami al Senato.
Lettera al sen. Lucio Malan
Caro Lucio ti scrivo, così mi... sfogo un po’! Non ce
l’ho con il fatto che sei di Forza Italia, mi sfogo con te
come evangelico. Siamo valdesi e anche membri della
stessa chiesa di Luserna San Giovanni, dove a volte ci
incontriamo per il culto. Per questo mi dispiace averti
visto al Tg2 mentre ti allungavi verso il banco del tuo
vicino assente per votare al suo posto. Non avresti dovuto farlo, con quel gesto hai smentito le tante affermazioni che andiamo facendo a proposito dell’etica
della responsabilità, così scarsa in Italia e che sta così
a cuore ai protestanti. Tu sai che il nostro sì è sì e il
nostro no è no; piuttosto che mentire o nascondere la
loro fede i nostri padri hanno accettato a volte la morte. Votare per un assente è una menzogna, è come dire che lui è presente. Lo so che questo malcostume c’è
da tempo, che a volte l’avranno usato anche quelli
della mia parte politica: hanno sbagliato, e tu avresti
dovuto distinguerti almeno su questo. Lascio da parte
il resto, ma come bai potuto votare a favore di una
legge che smentisce il principio di una giustizia uguale per tutti? Come puoi mettere insieme il tuo voto alla
Girami e il richiamo alla giustizia della Bibbia?
Marco Rostan - Luserna San Giovanni
più parti poi, ragionando
in generale rispetto alla
sanità, è stato ribadito
che se il bilancio in pareggio di una struttura è
importante, nel caso della sanità bisogna che ridiventi centrale il servizio offerto in rapporto al
bisogno di salute. Il presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot, in chiusura, ha rivolto idealmente alla Regione una
domanda; «Dobbiamo rinunciare a dei servizi
buoni semplicemente
nella logica di: più è grosso e più è economico?».
Per il momento le domande e gli spunti sollevati nel corso deU’incontro rimangono sospesi in
attesa che l’amministrazione degli ospedali abbia, nei prossimi giorni,
un primo incontro con i
rappresentanti regionali, mentre le Comunità
montane della vai Pellice
e delle valli Chisone e
Germanasca, insieme ai
dipendenti degli ospedali, preparano, a sostegno
degli ospedali valdesi
delle Valli, una manifestazione pubblica che si
terrà a Pomaretto e Torre
Pellice il 16 novembre.
La «Fiera dei Santi» di Luserna
Fra concerti, mobili
e rassegne agricole
Addolcite le polemiche, ma anche il successo, dello scorso anno, la
Flera.dei santi di Luserna
San Giovanni edizione
2002, con l’organizzazione affidata alla Pro Loco,
entra nel vivo. La rassegna, inaugurata martedì,
prosegue giovedì 31, con
una serata che vuole attirare i giovani. Ci pensano
Radio Beckwith e Stazioniamo, che dalle 20 in
poi allieteranno la cosiddetta «Notte di Halloween». Si inizia alle 20,
con l’animazione e la
giocoleria di strada; alle
21, presso il palatenda di
piazza Partigiani, andrà
in scena lo spettacolo
«La Taverna» del gruppo
«I Palmipiedoni». A seguire: ritmi e danze africani con i «Mani sulla
pelle» e musica e mix con
i Phasmatronic dj.
La serata di venerdì 1°
novembre vedrà, alle 21,
il concerto dell’orchestra
«Bandamania». Sabato 2,
alle 8, prende il via la Fiera espositiva e commerciale, agricola e zootecnica, con l’esposizione di
prodotti regionali e internazionali, alla quale si
affiancherà il 1° Meeting
delle razze bovine di valle, che sancirà la «barà»
come razza tipica locale.
Macchinari, attrezzata
agricole e capi di '
me saranno esposti aj.
che quest’anno nell’^
del Bersaglio, in pro^
mità degli impianti sp^.
tivi, con 250 aree espo|,
tive dedicate “
%
all’agricoltura
Sotto l’ala comunakdi
Luserna alta; mostra del
mobile artigianale e del
restauro. A pranzo,¡i
menù fieristico, inolM
dalle 9 alle 18, un treniai
porterà i visitatori da San
Giovanni a Luserna alta,
Alle 16,30, nella sala mostre del municipio, convegno sullo sviluppala,
gricolo locale. Alle ore
19,30, nel palatenda, serata enogastronomiea
curata dall’AssociazioÀ
macellai del PineroM
e, alle 21, musiche celf
che (Tacabanda). Ilgran
finale domenica 3, qua|
do proseguirà la Fierie
alle 21, si terrà la sfilai
di moda. Per informazia
ni si può telefonareal
Comune (0 1 21-95444®ii
direttamente alla Pro Loco (0121-902470).
Per la vostra!
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tei. 011-655278“
Sono iniziati il 26 ottobre i lavori a Inverso Pinasc
Nuovo Centro polifunzionale
Sono iniziati ufficialmente sabato 26 ottobre
i lavori di costruzione del
Centro polifunzionale di
Inverso Pinasca che sostituirà la vecchia sede
Pro Loco andata distrutta
nell’alluvione del 2000.
La nuova struttura sorgerà a fianco del municipio e sarà su due piani
con copertura in legno
lamellare e avrà al piano
terreno una sala che potrà ospitare 200 persone.
una cucina, un bar é una
zona ricreativa mentre al
primo piano saranno ricavati uno spazio destinato a box office, una sala riunioni e una sala polifunzionale. Costo totale
più di un milione di euro
di cui circa 400.000 provenienti dalla fondazione
«Specchio dei tempi».
Notevole anche l’impegno profuso dal Lion’s
club che ha messo in piedi un pool di tecnici, gui
dati dall’architetto Ro
berto Bergeretti, chetei
progettato l’intera strili
tura. «Quello che sii
aperto oggi - ha dettò" ‘
minio Ribet a nome di
Pro Loco durante la ced
monia di inizio lavorici
il cantiere per il priDi|
lotto funzionale di costruzione del Centro ^
dovrebbe portare ent|
l'estate alla costruziol
della base e del tetto
la struttura».
POSTA
Una mediazione
per il sacchetto verde
Il dono dell'acqua
Risponde il senatore Malan
Caro Marco, evidentemente ritieni di poter giudicare il tuo prossimo, condannarlo, svergognarlo sui
giornali e dargli del bugiardo, basandoti sulle apparenze, selezionate dalla parte politica avversa, ignorando le smentite e spiegazioni pubblicate da giornali
e televisione. E hai anche la spudoratezza di farlo in
nome del Vangelo e della fede dei padri, un po’ come
le fibbie delle cinture dei soldati tedeschi, dov’era
scritto; «Gott mit uns», Dio è con noi. Lo ripeto: ho
votato per due colleghi presenti in aula. Una è anche
visibile nel filmato Tv, dal quale si vede anche che mi
sono accorto delle telecamere e, sapendo di essere
nel giusto, ho continuato a votare. E il mio sì è sì, e il
mio no è no, con o senza telecamere. Distinguiti tu,
se vuoi, dalla tua parte politica e per vedere la pagliuzza altrui, liberati dalla trave del pregiudizio. A
proposito; la legge Girami sancisce il diritto di ogni
cittadino ad avere un giudice imparziale, e allo stesso
modo dispone che sia spostato un processo se c’è il
legittimo sospetto che il giudice sia ingiustamente sfavorevole all’imputato, proprio per una giustizia uguale per tutti. Si può essere contrari per motivi tecnici o
politici, ma dichiararla contrarla alla Bibbia è roba da
talebani. E come ti permetti di presumere che dire la
verità (sì sì, no no) sia una specie di esclusiva di noi
protestanti ? Verità e menzogna, caro Marco, sono nel
cuore dei singoli, e non proprietà di una chiesa.
sen. Lucio Malan-Torre Pellice
In questi giorni si fa un gran parlare
del «verde sacchetto». È un importante
passo in avanti per creare coscienza
collettiva sul problema dei rifiuti, sulla
loro produzione, sulla necessità della
loro riduzione e sulla raccolta differenziata. Mi chiedo però se il progetto sarà
un successo. L’amministrazione della
Acea ha affidato la distribuzione dei
«verdi sacchetti» ai commercianti; nella mia città, Pinerolo, si è verificàto
che, in pratica, è solo un grande magazzino a distribuire i sacchetti. Gli altri commercianti dell’elenco non lo distribuiscono «perché ne sono sprovvisti» 0 «perché la spesa è troppo piccola» e il costo del sacchetto è sproporzionato rispetto all’acquisto.
Chi si rifornisce in altri grandi magazzini o al mercato degli ambulanti e dei
produttori agricoli non ha la possibilità
di sperimentare la raccolta differenziata
col «verde sacchetto». L’Acea stessa è
restia a fornire i sacchetti e il personale
addetto rinvia ai commerciati. Mi chiedo il perché di tutto questo. Io pago la
tassa raccolta rifiuti al Comune. Domani pagherò la tariffa corrispondente ai
rifiuti prodotti alla Acea. Il mio rapporto
per i rifiuti è dunque con l’Acea e con il
Comune. Non con il commerciante e
per di più con un unico esercizio commerciale. Sono convinta che occorra rispettare di più l’utente che paga. Bisogna non imporre scelte arbitrarie e discriminanti. Perché non assumere direttamente l’incarico della distribuzione
del «verde sacchetto». E infine di che
materiale è fatto il «verde sacchetto»? È
biodegradabile?
Renata Prochet - Pinerolo
Ho letto con apprensione
delle valli valdesi» del 18 ottobre 20"
«Una centrale ai Trossieri», artici
chiaro ed esauriente di Liliana Vigli
mo. Mi permetto di citarne alciini^P;
si. Approvo il Comitato perla""
guardia del Chisone e dei suoi al
che «si oppone allo sfruttamento
corsi d’acqua delle valli Chisone e
manasca», come pure Legainbie
che lo appoggia.
Buona la richiesta di una morato
nella costruzione delle
cercare di evitare che i corsi d acq
tra i quali il Germanasca, vengan<)
brigliati e imprigionati in tubazio
galleria. In questo modo «il
Germanasca verrebbe ridotto a® Rigagnolo». Che differenza
carducciana memoria che scena
a valle «rapidi e gagliardi»!
Dobbiamo dire addio alle
lungo il torrente impetuoso e s
giante, ai profondi «tumpi» sm®’’,
alle cascatene, allo scroscio fa>^
che ha cullato il sonno di tante g
zioni di massellini, all’«aigo
mone di tante gesta gloriose?^!.®
al sentimentalismo. L’acqua jjsi
dono elargitoci dalla natura. Ce
può utilizzare, ma mai ^ paioli
l’ambiente e del paesaggio^ du
che non si devono calpestare.
- Torre P®*“
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1 o NOVEMBRE 2002
» E Eco Delle Valu iâldesi
PAG. 13 RIFORMA
È tempo di «tagli»; i primi a rischiare sono i piccoli Comuni
Quali scuole in montagna?
baluardo dell'identità o chiusura penalizzante per gli allievi delle pluriclassi?
L'opinione di alcuni dirigenti scolastici sulle prospettive future
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DOPO l’annuncio di
tagli e «razionalizzaàoni» nel mondo dell’i
struzione, molti dubbi
serpeggiano fra i genitori
jedi alunni: quanti anni
resisteranno le cosiddette «scuole di montagna»?
Chi si impegnerà a mantenerle? Sull’argomento,
tutt’altro che secondario
perii nostro territorio e
adanno scolastico già
iniziato, le opinioni si
confrontano, ma il pessipiismo non manca e risposte precise non ci sono. Che senso hanno le
pluriclassi alle elementari, si chiede qualcuno,
quando un anno dopo i
bambini dovranno scendere a valle per frequentare medie e superiori.
Altri, invece, difendono
le scuole come (ultimo?)
baluardo dell’identità
comunitaria.
Se sulle proposte di
sperimentazione avanzate dal ministro Letizia
Moratti i dirigenti scolastici locali storcono il naso, una questione resta
crociale; c’è futuro per le
pluriclassi? In alcuni casi
certamente sì. È il quadro di Lusernetta, plesso
scolastico che, secondo il
dirigente dell’istituto
comprensivo di Luserna
San Giovanni, Marco ArBand Hugon, «ha delle
prospettive». Alquanto
dffierente è la situazione
a Rorà, dove il numero di
alunni, sette, sfiora il limite minimo fissato di 6
aiunni, infranto il quale
la scuola è automaticamente chiusa: «Il futuro
dipende dalle scelte dei
genitori - commenta Armand Hugon - e dalla
possibilità di mantenere
il “mezzo” tempo di un
insegnante», quest’anno
coperto finanziariamente dall’amministrazione
comunale.
In vai Pedice le altre
due pluriclassi sono Angrogna e Bobbio. «Decidere sul loro destino non
compete soltanto a me dice la dirigente scolastica torrese. Bruna Peyrot
- ma anche agli enti locali e a tutta la società»,
riferendosi a quella che
chiama una «ptogettua
lità di valle» che sappia
decidere sulla «qualità
della scuola» e possa ribaltare l’immagine negativa del vivere in montagna. La necessaria «rifunzionalizzazione» potrebbe seguire due provocazioni lanciate dalla
dirigente: «Perché non
attivare una scuola informatica in vai Pedice oppure una scuola di alfabetizzazione per adulti
stranieri?». Sulle pluriclassi Bruna Peyrot non
nasconde le riserve: «Piii
il gruppo è piccolo più è
difficile il successivo inserimento dei bambini». Proposte concrete?
«Ho già aperto un tavolo
di trattativa con i sindaci, ora bisogna aprirlo
alla cittadinanza», spiega
Bruna Peyrot. Per Bobbio
Le pluriclassi alle Valli
Alle Valli il quadro delle pluriclassi è molto variegato e non tutte sono da considerarsi «a rischio» di
chiusura. L’istituto comprensivo più ricco di pluriclassi fa capo a Perosa Argentina, con le scuole di
Roure, Fenestrelle, Pragelato, PomarettOj Perrero e
Prali. Grazie anche a un contributo regionale è stato
possibile «sdoppiare» le pluriclassi delle ultime due.
Per quanto riguarda la bassa vai Chisone sono attive
pluriclassi a Porte (33 alunni) e Inverso Pinasca (17
bambini in due pluriclassi). Nell’istituto comprensivo
di Torre Pedice sono attive Angrogna (22 alunni e due
insegnanti più uno a metà tempo con Torre) e Bobbio
(15 alunni e tre insegnanti). Per quanto riguarda l’istituto di Luserna San Giovanni le pluriclassi sono due:
a Lusernetta (33 bambini e tre insegnanti più uno in
comune con Luserna capoluogo) e Rorà (7 studenti e
due insegnanti e «mezzo»).
e Villar Pedice si sta parlando di un «progetto di
unione delle due scuole»
incentivando così il movimento degli studenti.
Particolarmente interessato ai problema è il
dirigente scolastico di Perosa Argentina, Renzo
durian, che ha anche una
lunga esperienza di insegnante nella pluriclasse
di Pian Faetto, a Perrero.
«Mi sono sempre speso a
favore delle pluriclassi dice - che continuano a
essere una presenza significativa e indispensabile al mantenimento
della scuola: se questa
muore, muore anche la
comunità». «Per superare
l’isolamento culturale bisogna potenziare ia didattica e rafforzare i collegamenti fra tutte le
scuole dell’istituto». È
l’opinione di Mariella
D’Amico, dirigente a Villar Perosa: «Scambi fra
materne, elementari e
medie» e «informatizzazione» le chiavi di volta
di questa strategia mirata
all’integrazione nel mondo. «Gli enti locali fanno
il possibile - rileva la dirigente - ma non bisogna
dimenticare che sono
importanti anche gli altri
servizi: posta, farmacie,
trasporti». Infine Mariella D’Amico getta un sasso nello stagno: «Va incentivato l’arrivo di immigrati, ma anche il rientro di ex residenti».
k Una serata di discussioni dopo un fatto di cronaca nera
San Secondo affronta il disagio giovanile
su «L’fi®
jbre 20^
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Clini
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»«CCERO MARCHETTI
Comune non
'' U deve investire solamente in fognature, ma
anche e soprattutto nei
Sjovani». Così il sindaco
ni San Secondo, Luciano
Mnrtinat, ha spiegato la
«isione dell’amminiatrazione comunale di
ntdicare, a seguito di un
apisodio di cronaca nera
ha visto come protagonisti alcuni ragazzi del
paese, la serata di giovedì
’Ottobre alTapprofon'l'mento e alla discussione tema: «Disagio gioMe: da problema indi^uale a questione soaie». Don Vittorio Mo7;5rettore dell’Eco
chisone, che ha mooerato l’incontro, ha dato
ol giudice Piermrn° tnagistrato
®tile, alla dottoressa
Gaetana Cipriani del Ciss
(Consorzio dei servizi sociali) di Pinerolo, alla
dottoressa Rossana Balbo, esperta in politiche
giovanili, è allo psicologo
Fulvio Cosso, del Sert
(assistenza ai tossicodipendenti) di Pinerolo.
Gli interventi, interessanti anche perché di taglio molto diverso, hanno portato all’attenzione
delle molte persone presenti alcuni punti condivisi da tutti. Così si è evidenziato che il disagio
giovanile è il disagio di
tutti, perché la fatica di
essere adulti è qualcosa
che ognuno di noi vive. E
poiché essere adulti significa avere il senso delle proprie responsabilità,
il disagio è oggi particolarmente accentuato da
noi in Italia, paese tradizionalmente caratteriz
Oi^' M forte
rùm<MBa ■VatfpuUBat n°22 ul 0121-9)3170
7 novembre alle ore 20.- 00
iyini rossi piemontesi
si eonirontano
Çfon il resto d'o5dtalia
ed
durante k serata
piatto caldo a sorpresa
^32^ di prodotti detta macetteria
diiot di 'ai^a eami
zato da una cultura dell’autorità e della repressione, che oggi s’è dissolta, lasciando di fatto il
campo libero all’arbitrio
e al «lasciar fare».
Una parola sui singoli
interventi: il giudice Pazè
ha portato i risultati di
un’analisi condotta nella
provincia veneta, particolarmente significativa
perché lì nel giro di pochi
anni si è passati da una
condizione di sottosviluppo (disoccupazione,
emigrazione, redditi medi tra i più bassi d’Italia)
a un diffuso benessere (il
miracolo del Nord-Est).
Ebbene, oggi si assiste fra
i giovani di quelle zone a
quello che si può chiamare «disagio della società del benessere»: droga, incidenti d’auto, delinquenza, fenomeni di
razzismo. Il disagio cioè
nasce non tanto o non
solo da problemi economici ma dalla crisi di
quelle che il dottor Gosso
ha definito «agenzie educative»: famiglia, scuola,
chiese, oggi non più normative per i ragazzi perché non più credibili.
Proprio sulla famiglia
si sono concentrati gli interventi delle dott.sse Cipriani e Balbo: spesso la
famiglia è lasciata a se
stessa nel gestire problemi di disagio che vanno
al di là delle sue capacità
di intervento e di gestione. C’è inoltre una sorta
di abdicazione dei genitori: da un lato un’incapacità diffusa a dire
dei «no», e dall’altro una
mancanza di presenza e
di tempo da trascorrere
con i figli che invece, anche se spesso con un atteggiamento provocato
rio, cercano la compagnia dei genitori. In questo è soprattutto la figura
paterna che oggi latita, e
poiché tradizionalmente
dire «padre» è dire «autorità» che sappia dare dei
limiti, è proprio questo
che manca ai nostri giovani. Spesso con loro ci
«travestiamo» da amici,
forse perché è più comodo e anche gratificante.
Ma i figli gli amici se li
scelgono da soli, da noi
vogliono che facciamo i
genitori.
Agli interventi dei relatori ha fatto seguito un
dibattito interessante e
anche per certi versi appassionato. In definitiva
una serata utile, un momento di crescita di consapevolezza, uno stare
insieme per parlare del
nostro stesso futuro che i
giovani sono e simboleggiano. E anche un momento di vera democrazia. Come ha detto molto bene don Morero, lodando Tamministrazione di San Secondo per
questa iniziativa, «in democrazia non si nascondono i problemi, si cerca
di affrontarli».
Pomaretto
Giornata pro
Scuola latina
«Riscopriamo il significato della condivisione e
dello stare insieme, in
spirito di fraternità». È
questo il concetto alla base della «Giornata pro
Scuola latina» che si terrà
quest’anno domenica 10
novembre a Pomaretto.
Organizzata dall’associazione Amici della Scuola
latina, la Giornata comincerà aile 12,30 con il
pranzo comune all’Eicolo
grando e continuerà alle
14,30 con il direttivo dell’associazione che farà il
punto sul progetto di ristrutturazione della scuola dando notizie sull’inizio lavori e sulla situazione finanziaria. Alle 15,30
«Canti popolari delle valli
alpine», con il Gruppo teatro Angrogna protagonista nel tempio, dove sarà
anche ospitata una piccola mostra di cartoline e
fotografie d’epoca.
Un programma ricco,
che sarà anche occasione
di informazione sul recupero dell’edificio della
Scuola latina con il progetto che, seppur a piccoli passi, procede e comincia a dare i suoi primi risultati visibili. Per
prenotare il pranzo occorre telefonare entro
giovedì 7 novembre a:
pastore Sergio Ribet,
0121-81288; Ebe Balma,
0121-82505; Marinella
Barai, 0121-81304; Graziella Tron, 0121-201796.
NELLE CHIESE VALDESI
DOMENICA DELLA RIFORMA — In occasione della
domenica della Riforma, il Centro culturale valdese e le chiese della vai Pellice organizzano un incontro, sabato 2 novembre alle ore 17, alla Biblioteca della Casa valdese di Torre Pellice dove Luca
Baschera parlerà su «Bernardino Ochino, riformatore del XVI secolo», e verrà posto in visione il video di Protestantesimo sullo stesso tema.
INCONTRI SUL CULTO — «Il culto: così come è non
ti piace? Lo vorresti diverso?». Se ne parlerà lunedì
4 novembre alle 20,30 al presbiterio di Luserna
San Giovanni oppure lunedì 11 novembre alle
20,30 al presbiterio di Villar Pellice.
BOBBIO PELLICE — Il 5 novembre, alle 20,30, riunione al Centro. Domenica 10 novembre, alle ore 10,
culto con Assemblea di Chiesa presieduta dalla
Ced per esaminare la possibile rielezione del past.
Donato Mazzarella per un secondo settennio.
LUSERNA SAN GIOVANNI —Giovedì 31 ottobre, alle
20.30, riunione alle Vigne. Domenica 3 novembre
alle 10,30, culto a Bricherasio. Giovedì 7 novembre, alle 20,30 riunione a Fondo San Giovanni.
PINEROLO — Domenica 10 novembre, culto alle 10
con festa dell’Unione femminile che compie i suoi
100 anni di attività.
POMARETTO — Domenica 3 novembre, alle 15, riunione autunnale alla scuoletta di Combagarino.
Riunioni quartierali lunedì 4 ai Masselli, mercoledì 6 ai Pons, entrambe alle 20.
PERRERO-MANIGLIA — Giovedì 31 ottobre, alle
20.30, dibattito su: «Protestanti ed Europa: luci e
ombre»; interviene il pastore Winfrid Pfannkuche.
Domenica 3 novembre, ore 10, culto unico a Maniglia. Riunione quartierale mercoledì 6 novembre alle 14 a Cassas-Grangette.
PRALI — Le prossime riunione quartierali saranno il 5
novembre a Cugno e il 6 a Villa, ambedue alle 20.
RORÀ — Mercoledì 6 novembre, alle 14,30, nella sala
Morel, riprende l’attività del gruppo donne. Giovedì 7, alle 20,30, riunione quartierale alle Fucine.
TORRE PELLICE — Venerdì 1“ novembre, ore 20,30,
riunione quartierale alla Ravadera; martedì 5, alle
20.30, riunione all’Inverso.
Domenica 3 novembre, culto
VILLAR PELLICE
con santa cena.
VILLASECCA — Riunione quartierale il 6 novembre,
alle 14,30, a Bovile.
A cura della Protezione civile di San Germano
Giornata dimostrativa
In occasione della «Giornata della
Protezione civile», che si terrà in tutta
Italia il 5 novembre, sono diverse esercitazioni e le manifestazioni previste
anche alle Valli. A San Germano la
squadra Aib presenterà pubblicamente
le attrezzature che utilizza abitualmente durante gli interventi sul territorio. Si
tratta di una dimostrazione pratica con
l’ausilio di mezzi e video di repertorio,
che ha lo scopo di informare su una attività indispensabile per la cittadinanza, ma non sempre conosciuta. L’inizia
tiva, patrocinata dall’amministrazione
comunale, è rivolta a tutta la popolazione, anche se saranno particolarmente
coinvolte le scuole materna ed elementare. L’appuntamento è per le ore Ile
le ore 13,30 al campetto (impianti sportivi) di San Germano. Coinvolgerà invece tutte le Valli la simulazione di terremoto con relativa esercitazione di protezione civile che si terrà nei giorni 8, 9
e 10 novembre. Saranno simulate le
azioni da compiersi dopo un terremoto
con magnitudo 5,6 della scala Richter.
L’ECO
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
" Gettale lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi t
r nuovo e uno spirito nuovo
Anche 50 anni fa sull’Eco delle valli
valdesi si parla di America Latina. Aldo Comba, che nel 1952 riceve Tincarico di occuparsi di Montevideo, dedica tutta la prima pagina a questa chiesa in via di costituzione; ci sono circa
500 valdesi, molti studenti e molti malati da visitare perché Montevideo è
Tunica grande città dell’Uruguay dotata di ospedali. La richiesta pressante è che ci sia un pastore stabile. Un’altro articolo parla delle persecuzioni
verso i protestanti in Colombia;
«mentre papa Pio XII inviava una lettera alla Chiesa cattolica in Romania,
invitando i fedeli a pregare perché la
chiesa possa godere della piena libertà di proclamazione della religione
cattolica - scrive Ermanno Rostan - in
Colombia la gerarchia cattolica si adoperava a limitare in tutti i modi i diritti
di libertà dei protestanti». Una lettera
pastorale del vescovo di Santa Rosa de
Osos Centioqui, affermando che la libertà prevista dalla Costituzione non
prevede che si possa esprimere la propria fede al di fuori dei locali di cuito,
ritiene che «i protestanti danneggiano
l’unione nazionale e porteranno gradualmente alla guerra religiosa».
Alle Valli si tengono due convegni
per organisti, sotto la guida del maestro Ferruccio Corsani che, oltre alla
storia della musica, offre ai partecipanti qualche saggio pratico di come si
possa suonare Tarmonium e l’organo.
In prossimità del 4 novembre, un
ampio testo in prima pagina, mette
sulTawiso a proposito della «confusione 0 della contaminazione politico-religiosa in occasioni come questa». È necessario essere cauti nel celebrare religiosamente le festività nazionali, .compreso il 25 aprile, per non
rischiare «di esaltare le virtù civiii e
patriottiche a danno di quella umiliazione che è richiesta dalla parola di
Dio e di quel giudizio che la Parola fa
scendere sulla condotta dei popoli e
sulTorgoglio delle nazioni. Come credenti dobbiamo abituarci a porre gli
eventi della nostra vita e quelli della
patria terrena nella luce del giudizio e
della misericordia di Dio (...). Infine
non vorremmo che, sia pure inconsapevolmente, si scivolasse verso una
specie di culto del morti; davanti alla
morte si addice la fiducia e l’umiltà
del cristiano (...). Anche per i caduti
Cristo è morto sulla croce. La nostra
vera speranza è che mentre eravamo
ancora peccatori Cristo è morto per
noi. Preferiremmo che le festività nazionali conservassero soltanto il loro
carattere civile o patriottico ma se la
chiesa è invitata ad essere presente, si
ricordi di vigilare per evitare confusioni e per fare udire ^ mondo l’annunzio della Parola di Dio. Anche la patria
ha bisogno di essere perdonata».
fa cura di Marco Rostan)
14
PAG. 14 RIFORMA
Valli Vildesi
VENERDÌ r
novembre 205J
SPORT
VOLLEY
Vince al tie-break la Volley Pinerolo in serie C, contro un Bbc
Pianici Morozzo. 1 pinerolesi conquistano il primo parziale con difficoltà, rischiando di farselo strappare negli ultimi scambi; il Morozzo si aggiudica il secondo,
t Esploit di capitan Baronetto e
compagni nel terzo set, dove i padroni di casa vengono lasciati a 12
punti: le sorti dell’incontro appaiono ora più delineate ma le
sorprese non sono ancora finite, e
si arriva sul 2 pari. Nel tie-break la
Volley Pinerolo parte in svantaggio ma poi i pinerolesi si conquistano il match. Sabato 2 novembre partita difficile per la Volley
Pinerolo, che ospiterà la Lurisia
Terme, squadra tra le più forti.
Continua a vincere (3-1) il 3S
Nova Siria Pinerolo in serie D
femminile, ma questa volta la prestazione non convince. Brutta
partita per le padrone di casa.
contro un Cigliano che ha saputo
mettere spesso in crisi il gioco delle pinerolesi. Sabato 2 novembre
capitan Milone e compagne affronteranno la formazione di Racconigi, caduta a Saluzzo per 3 a 1.
In serie D maschile incontro difficile per il 3S Nova Siria Pinerolo
di mister Claudio Mina, contro
una Volley Riviera delle Alpi. Partono in vantaggio i padroni di casa, conducendo per 20 a 13: manca però la marcia in più per chiudere il set e gli avversari non ci
pensano due volte a farsi avanti.
L’incontro inizia a seguire una
piega tutta a favore della Volley Riviera delle Alpi di Saint Vincent,
che si aggiudica anche il secondo
e il terzo parziale. Sabato prossimo il 3S Pinerolo gioca a Valdengo
con la Fulgor Trivero Volley.
In prima divisione femminile
inizia con una sconfitta al tiebreak il 3S di Stelvio Di Giovanni:
rOrbassano conquista con facilità
il primo parziale. Nel secondo e
nel terzo arriva però la reazione di
capitan Chauvie e compagne e si
arriva sul 2 a 1; tutto da rifare nel
quarto set, molto simile al primo.
Nel tie-break si ricomincia e in
campo torna l’equilibrio: si gioca
punto su punto fino al 13 pari,
poi, grazie anche a due colpi di
fortuna, il Sagittario si aggiudica il
match. Venerdì 8 novembre appuntamento contro il Vbc Leinì.
PATTINAGGIO
Questi i risultati della «Coppa
dell’Amicizia», tenutasi a Merano:
Pattinaggio figura categoria Pupils:12® Miriam Brunero; Pattinaggio figura categoria Principianti:
22^ Giada Rivoira; 26“ Alexa Gavazzi; 29“ Silvia Brera; 30“ Vanessa
Chiabrando. Le giovani pattinatrici sono tutte atlete del 3S allenate
da Claudia Masoero e da Miriam
Lo Paso. La gara è stata per loro la
prima competizione stagionale a
livello internazionale.
; La rassegna inizia in coincidenza con la «Fiera dei Santi» di Luserna
Tacabanda, musica popolare in valle
Inizia il prossimo 2 novembre,
con un concerto del gruppo scozzese Tanahill Weavers nella tensostruttura della Fiera dei Santi di
Luserna San Giovanni, l’il edizione di Tacabanda, rassegna di musica popolare in vai Pellice promossa dalla Comunità montana, in
collaborazione con i Comuni e le
Pro Loco delle località interessate e
coordinata sotto il profilo artistico
e tecnico dall’associazione culturale «La Cantarana» di Pinerolo.
La manifestazione conserva il
suo carattere itinerante sviluppandosi in cinque serate, tra il 2 e il 30
novembre, con un programma
particolarmente vario e articolato,
che spazia geograficamente dalla
Scozia all’America Latina e incrocia un ventaglio ancora più ampio
di forme espressive, dalla raffinata
vocalità femminile alle sonorità ar
caiche di zampogna e ciaramella,
dalla semplicità e vivacità del enarro, la chitarrina tipica del Venezuela, all’incedere maestoso della
hornpipe delle Highlands, la cornamusa degli altopiani scozzesi.
Proprio dalla Scozia si parte sabato 2 novembre, nell’ambito di
uno degli appuntamenti più sentiti
della vallata, la Fiera dei Santi di
Luserna San Giovanni, con l’esibizione di uno dei gruppi storici della scena folk anglosassone, i Tanahill Weavers; i «tessitori di Tannahill», sono uno dei gruppi storici
del folk-revival di Scozia, una delle
aree oggi più vivaci sul piano culturale in Europa. Costituitisi all’inizio degli Anni 80, con una denominazione che richiama l’industria
tessile, un tempo fiorente nella
Scozia meridionale da cui provengono, e il poeta locale Robert Tan
nahill, hanno saputo costantemente rinnovare e aggiornare stile
esecutivo e formazione, sotto la
guida dei due membri fondatori, il
chitarrista Roy Guillane e il flautista Phil Smillie: fra l’altro, sono
stati il primo gruppo scozzese a introdurre nell’organico la grande
cornamusa delle Highlands, oggi
uno dei simboli del revival regionale. Quindici album all’attivo
(l’ultimo è «Alchemy», pubblicato
nel 2000), la partecipazione ai più
importanti folk-festival europei e
americani, una riconosciuta maestria musicale nell’interpretazione
strumentale e vocale del variegato
repertorio tradizionale della loro
terra d’origine, fanno di ogni loro
concerto un evento da non perdere. Biglietto alle serate 6 euro; per
informazioni 0121-9524212 (Comunità montana vai Pellice).
APPUNTAMENTI
2 novembre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI — Nell’ambito della Fiera dei Santi, alle ore
16.30, al palatenda, convegno sulle
prospettive dell’agricoltura montana.
3 novembre, domenica
ANGROGNA — Si conclude l’«Autunno in vai d’Angrogna» con un concerto,
nel tempio del Serre alle 21, del coro
«Les Harmonies».
4 novembre, lunedì
PINEROLO — La libreria «Fuori scaffale» presenta «I paesi disegnati», mostra di murales di città e murales di
montagna a confronto. Apertura alle 9
di lunedì, la mostra fotografica sarà visitabile presso la libreria in via Repubblica 7, fino al 7 dicembre.
5 novembre, martedì
TORRE PELLICE — Nell’atrio del
Centro culturale valdese, si apre «Una
finestra su... l’osservatorio astronomico vai Pellice», mostra curata dall’associazione astrofili Urania. Visitabile fino
al 21 dicembre.
7 novembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
20.30, nella saletta d’arte del municipio
in via Ex Deportati e Internati, conferenza su «Muoversi pensando», ascol
tare il corpo per stare bene coun'
stessi, metodo Feldenkrais; relaw^
Donatella Gaydou. ^
TORRE PELLICE — Alle 15,30,*
Casa valdese, si aprono le lezij?.
dell’Unitrè con un concerto di ChjJ
Gameti, violino e Bruno Baudiss^
pianoforte. Segue rinfresco. ™
8 novembre, venerdì
TORRE PELLICE — Al teatro delFn
te, per la rassegna «Generiamo» ij
Fondazione Sipario Toscana, p *
«Fuori di me»; inizio ore 21,15.
so mediante abbonamento.
9 novembre, sabato
TORRE PELLICE — Alle ore 17, ne||,
biblioteca della Casa valdese, verta
presentato, presente l’autore, l’ultinaj
libro di Giorgio Tourn «Le valli val^
si». Segue dibattito.
TORRE PELLICE — Al teatro del
te, alle ore 21,15, la Baracca produ^J
teatrali presenta «Il deserto dei tama,
ri»; ingresso 8 euro.
11 novembre, lunedì
PINEROLO — Alle 20,30, nella seiie
della Comunità montana Pinerol#
pedemontano, in via Duomó 42,^
contro per gli apicoltori sulla lotta
varroa e denuncia alveari.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
VENERDÌ H NOVEMBRE
Torre Pellice: Internazionale
- via Arnaud 8, tel. 91374
San Germano Chisone:
Farmacia Tron, tei. 58771
Pinerolo: Nuova - b.go San
Lazzaro, tei. 377297
DOMENICA 3 NOVEMBRE
Bibiana: Garella - via Pinerolo 21, tei. 55733.
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
Pinerolo: Balchet - p.za San
Donato 46, tei. 322723
CINEMA
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TORRE PELLICE — Il Cinema Trento propone, giovedì 31 e venerdì 1, alle ore
21.15, 11 Settembre 2001;
venerdì 1 e domenica 3 ore
16, Peter Pan, il ritorno; sabato, ore 20,20 e 22,20, domenica, ore 18,15 e 21,15 e
lunedì, ore 21,15, Un viaggio chiamato amore.
VILLAR PEROSA — Il
Nuovo cinema comunale
presenta, venerdì 1 ore
20,30 e sabato 2, ore 16,30,
Peter Pan, il ritorno, sabato
2, ore 21,15, domenica 3,
21.15, lunedi 4, ore 21,15,
Magdalene; martedì 5 ore
21,15,11 Settembre 2001.
3, alle ore 15, 17,
martedì ore 19,30, Gióai:
Padan a la descovertà dt
le Americhe; domenici,
le ore 18,30 e 21, lunef
martedì e giovedì allsott
21, Minority report.
PINEROLO — La irmi
sala Italia propone,
«2cento», Red Dragon; liriali 20 e 22,20,
20 e 22,30, festivi 15,3Ì
17,40, 20 e 22,20.
«Scento» va in visione XlOt
feriali 19,50 e 22,20, pr
stivi 19,50 e 22,30, fei
14,45, 17,20, 19,50 e 22,^
BARGE — Il cinema Comunale propone, giovedì
31 ore 21 e venerdì 1, ore
15, 17, 19, 21, A time for
dancing; sabato 2, ore 21,
O come Otello; domenica
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vari: telef. 0121-401811
338-7761147.
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Via Vigone, 42
Pinerolo (TO)
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I
• •
III racconto
della creazione
j^i permetto qualche varia
frpazione per riflettere sulla
lI i_l <-1 xA TVTr»+11 fo 1
sul testo biblico della
origine
del mondo. Natural
jiente non intendo offendere
quello I
Bibbia.
ouello che chiamiamo Sacra
^ ■ ' n. Scrivo semplicemen
B quello che la mia mente mi
dice. La Bibbia, raccontando
le origini del mondo, dice che
tutto ciò che Dio stava creando era «bello». Poi, a causa di
un misterioso serpente, le cose cambiarono e tutto incominciò a diventare brutto.
Dio, il creatore, aveva progettato un mondo bellissimo, felice e gioioso per tutti, denominato paradiso. Secondo il
mio umile pensiero, tutto
quello che Dio stava costruendo crollò e si trasformò in
un vero caos, una vera e triste
confusione. Un pauroso disordine fra le vegetazioni, fra
il bestiame e fra gli uomini e
donne. Però il Creatore mantenne il suo progetto cercando di salvare l’umanità insegnando leggi di virtù, d’amore. Ma gli uomini non accettarono e pretesero il dono della
scienza e della sapienza. Poi
costmirono grandi cose e diventarono superbi, egoisti, e
persino violenti. Allora Dio,
Padre d’amore, tentò di portate l’umanità all’unione nell’amore fraterno, e invitò sulla
terra il figlio Gesù, ma lo crocifissero. E adesso?
E adesso stiamo vivendo
ancora i residui dell’antico
caos. Per cui la nostra società
civile è suddivisa fra popoliaffamati e disperati, e popoli
infelici soffocati da un benessere sfrenato. E, peggio ancora, mtti terrorizzati dalla paura di guerre infinite. Tutti si
domandano: fino a quando?
Quando si realizzerà il progetto di Dio di un nuovo
mondo di pace e di amore fra
tutti e in tutti? A questa domanda Gesù rispose: «Non lo
so, ma voi (cioè noi) riceverete potenza quando lo spirito
santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni per un mondo
nuovo, secondo la sua promessa di nuovi cieli e nuova
terra in cui abiti la giustizia».
Giuseppe Anziani - Intra
^ Personalia
¡Riforma si congratula con
“proprio redattore Massimo
«none che si è laureato in
della comunicazione
mi Università di Torino discutendo, relatore il prof. Alnerto Gozzi, una tesi di Teonn e tecniche del linguaggio
radiofonico sul tema Radio
^Kwith: identità in onda.
ricerca nella radiofonia
^^^unitaria.
Eutanasia
e Bibbia
Egregio direttore, ho letto
con attenzione il documento
inviato alle chiese che è apparso su Riforma (20 settembre 2002) «A proposito di eutanasia» per una verifica delle
intenzioni vere della Chiesa
valdese. Come è noto, e come
rivelato nell’articolo stesso,
l’eutanasia è stato oggetto di
attenzione negli ultimi anni,
però non mi sembra che nessuna attenzione sia stata posta agli interventi che formulavano delle obiezioni alla impostazione attuale della Chiesa valdese {Protestantesimo
53,1998). Quale attenzione è
stata posta al rilievo che non è
affatto positivo che sia il solo
diritto del paziente a èssere
considerato (che cosa ne è dei
diritti degli altri soggetti necessariamente coinvolti)? Perché non c’è stata nessuna
considerazione data al sovvertimento del ruolo del medico rispetto a quello sostenuto durante tutti i secoli e riflesso nel voto ippocratico (è
possibile che una simile rivoluzione, in negativo, della
deontologia medica non sia
degna di seria considerazione)? Perché si continua a sorvolare sul ruolo degli ospizi e
non se ne fa menzione come
di un’opzione attualmente
sviluppata i diversi paesi?
Si continua a parlare come
se l’avvento della nuova legislazione in Olanda e in Belgio
fosse un passo avanti nella società senza considerare le osservazioni che vanno tristemente nel senso contrario
(Jochemsen, Ethics & Medicine, voi 17:1, Spring 2001). Si
persiste a sostenere la tesi di
una morte «amica» che non è
la visione biblica, la quale la
considera in modo opposto.
Per tutti i rilievi positivi che ci
sono nell’articolo, finisco per
concludere che sia assai pretestuoso chiedere «riflessioni»
quando queste sono state fatte e nessuna considerazione
ne è mai stata posta.
Paul Finch - Vicenza
Quale fede
senza Cristo?
Su Riforma del 18 ottobre
2002 è apparso il testo di una
breve lettera alla redazione,
dal titolo «Pericoli sulle nostre vite». L’autrice racconta
la propria conversione, mediata specialmente dalla lettura di una Profession de foi
consultabile anche on-line
(www.theolib.com). Ognuno
può leggerla e giudicarne i
contenuti: per parte mia desidero concentrarihi brevemente su due aspetti. Anzitutto gli estensori dichiarano
Diaconia Vaidese
COMMISSIONE SINODALE PER LA DIACONIA - CSD
10 novembre, domenica della diaconia
Borse per anziani
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd) ricorda alle
valdesi e metodiste che il 10 novembre è la «Domenica
® a diaconia». La colletta sarà devoluta al Fondo di solidarietà
per ospiti delle Case di riposo», cioè al soste0 diretto a quelle persone anziane, ospitate negli istituti evanSD hanno sufficienti risorse economiche per corri
do°)n ^ retta necessaria. Da quando è stato istituito dal Sino20ni '' distribuito lire 106.168.400 a 16 persone nel
coll tt^ 32.185,43 a 25 persone nel 2002. Il contributo della
[il, I a delle chiese valdesi e metodiste del 2001 (con rendiconto
La* 2002) è stato di euro 9.548,30.
Istituf va inviata a: Commissione sinodale per la diaconia,
r,- ° bancario San Paolo IMI, Agenzia di Luserna San Giovanni,
01025 CAB 30600.
stj. informa anche che le domande relative alle Borse di assil’anno 2003 devono essere inviate entro il 31 dicem18, Commissione sinodale per la diaconia, via Angrogna
lajjg l^orre Pollice (To). La Csd prowederà a richiedere tutta
^_^J^entazione necessaria per l'accoglimento della richiesta.
Pagina Dei
TORI
PAG. 15 RIFORMA
giovani, le chiese e il Notiziario ideila FeiJerazione giovanile evangelica italiana
Pregare e praticare la giustizia
MARCO ROSTAN
Quelli che, nelle nostre chiese, si
lamentano dei pochi giovani presenti oppure chiedono di inventare
sempre nuove iniziative di aggregazione nella paura (si fa per dire) che i neoconfermati «scappino», dovrebbero
trovare un’ora di tempo per leggersi
l’ultimo numero del Notiziario Fgei,
pubblicato nel n. 40 di Riforma (18 ottobre). Questo notiziario periodico non
è l’inserto giovanile di una Famiglia
cristiana delle chiese battiate, metodiste e valdesi, dunque da saltare a piè
pari da parte di adulti e pastori. Certamente vi è una parte di notizie che riguarda i gruppi della Fgei, ma le riflessioni sono parte rilevante di una ricerca condivisa nelle nostre chiese e i temi
affrontati non sono meno importanti
di quelli dei Forum della cultura, delle
assemblee e dei Sinodi.
Questo è particolarmente evidente
nei resoconti che l’ultimo Notiziario
pubblica sul Campo studi Fgei, sul tema «autorità e potere»: un tema che
tocca la società, le guerre, ma è vissuto
anche al nostro interno, nelle chiese,
come nelle assemblee politiche, nei
Social Forum, nelTeconomia mondiale
e in quella domestica. Un tema che ha
posto la Fgei di oggi in relazione con le
generazioni precedenti, con i tentativi
di testimonianza, di diaconia, di impegno che, sempre e di nuovo, cerchiamo
di esprimere come protestanti in questo paese. Il Consiglio Fgei ha inoltre
riflettuto sul significato del patto osservando come il contesto odierno, la cosiddetta postmodernità, sia caratterizzato non tanto da una dimensione collettiva, tipica della modernità, quanto
piuttosto da soggetti estremamente individualizzati, privi di legami che durino nel tempo, con appartenenze spesso frammentate in vari luoghi e livelli.
Come può essere ancora significativo
il patto, sia quello che fonda la Fgei come ambito di unioni e gmppi giovanili
evangelici e sia, potremmo aggiungere,
anche quello che lega fi-a di loro le nostre chiese (e l’idea di patto che poniamo a base della cittadinanza) in un contesto non solo di identità assai diverse e
a volte conflittuali, ma anche di soggetti
tendenzialmente «nomadi», comunque
insofferenti verso la durata e la stabilità?
Mi ha fatto riflettere la duplice proposta indicata dal Consiglio per la vita
dei gruppi: valorizzare la dimensione
della relazione con Dio; valorizzare
l’impegno politico, l’impegno a trasformare il mondo, tessendo e ritessendo
nuovi patti con altri. "Vita contemplativa e vita activa, dice il Consiglio Fgei,
preghiera e lotta. Non ho potuto far a
meno di pensare ad un lontano Congresso Fgei, quello di Ecumene del
1974. Titolo: Predicazione delVEvangelo
nella lotta per il socialismo. Paolo Ricca, relatore sul tema, ci aveva ricordato
la lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer, nel maggio 1944, a un nipote ancora bambino in occasione del suo battesimo: «La nostra chiesa che in questi
anni ha combattuto solo per la sua autoconservazione, come se fosse fine a
se stessa, è incapace di essere portatrice della parola riconciliatrice e liberatrice per gli uomini e per il mondo.
Perciò le parole di prima devono diventare senza forza e tacere, e il nostro
essere cristiani consisterà oggi soltanto
in due cose: pregare e fare ciò che è
giusto fra gli uomini. Tutto il pensiero,
il discorso e l’organizzazione del cristianesimo deve rinascere da questa
preghiera e da questa azione...».
«Pregare e praticare la giustizia: quale chiesa - si chiedeva Ricca - oserà fare, per un tempo, soltanto questo?
Quale chiesa non diventerà impaziente, e non vorrà forzare, anziché aspettare, i tempi di Dio? Quale militante
cristiano, quale gruppo di credenti rivoluzionari riuscirà a vivere con uguale partecipazione e con uguale perseveranza Luna e l’altra delle due cose
essenziali indicate da Bonhoeffer?»
(cfr. Gioventù evangelica n. 28/1974,
pp. 15-16). La Fgei dei miei armi non lo
ha fatto, la mia chiesa non lo ha fatto,
oggi la Fgei ripropone la serietà di queste due parole: pregare e praticare la
giustizia. È un segno che il Signore è
paziente verso le nostre incapacità e
fedele nelle sue promesse.
di non credere che Cristo sia
morto per procurarci salvezza («le ne croirai jamais que
Christ est mort pour moi»),
per il semplice fatto che gli
uomini non hanno nulla da
cui essere salvati. Essi piacciono a Dio così come sono:
«Je veux croire en Dieu qui
nous accepte tels que nous
sommes». Senza peccato,
nessuna condanna; senza
condanna, nessun bisogno di
grazia; senza bisogno di grazia, nessun bisogno di Gesù
Cristo. È questa una confessione di fede «cristiana»?
È molto probabile, d’altronde, che simili sospetti di incoerenza neppure abbiano
sfiorato gli autori della Profession de foi in esame; fin dal
preambolo affermano con orgoglio la propria condizione
«eretica», eretico essendo chi,
come loro, «choisit ce qu’il
veut croire». La fede non è
dunque un dono gratuito di
Dio, ma un atto arbitrario della volontà umana, per mezzo
del quale essa più che testimoniare della verità, vuole affermare la propria supremazia e tirannia. Che importa,
dunque, se una confessione
di fede che vorrebbe essere
cristiana, nega Cristo? Nessuna logica pare infatti poter resistere all’imperio della «volontà di credere». Due questioni per concludere. Possono esistere fedi all’interno
delle qMali Cristo è negato e la
verità è subordinata all’arbitrio umano? Certo che sì, e la
nostra Profession de foi è lì a
dimostrarlo. Ma una tale fede
può essere considerata cristiana? Certo che no.
Luca Baschera
Villar Porosa
«Pianista»
valdese
Aprendo la Repubblica (p.
18 del 26 ottobre), mi sono
vergognato vedendo un valdese in Senato, Lucio Malan,
fotografato mentre fa il «pianista», cioè mentre vota per sé
e anche per un collega assente. In una intervista, pubblicata nella stessa pagina, Malan
si sarebbe dichiarato «contento» e «pronto a rifarlo». Ho
scorso l’articolo, per vedere se
da qualche parte compariva la
sua appartenenza alla nostra
chiesa. Per fortuna almeno
questa vergogna ci è stata risparmiata. Mi chiedo dove è
finito il rispetto per le nostre
istituzioni, Parlamento o Senato, ove si può barare e dove
poi un presidente come Pera •
osa affermare che la votazione è stata regolare. Ma, forse,
il voto dei parlamentari e senatori è oramai ininfluente,
basta seguire gli ordini del
«capo», tutto il resto non conta. O tempora, o mores...
Gianni Rostan - Milano
i Non parlare
di «anticristo»
Ho letto con interesse le osservazioni di Alba Biella, Viviana Brinkman e M. Beatrice
Roncaglia nella loro lettera
relativa alTarticolo di Marco
Rostan sulle accoglienze riservate al cardinale Tettamanzi a Milano. Concordo
pienamente; innanzitutto la
buona educazione e il rispetto reciproco, anche a prescindere da qualsiasi rapporto
ecumenico. Ma io desidero
aggiungere una considerazione ulteriore e cioè che in pieno Duemila mi sembra inaccettabile tacciare qualunque
altro cristiano (non protestante) di anticristo. Anzi, mi
chiedo che effetto ci farebbe
se sentissimo oggi definire
anticristo uno di noi. Credo
che non ne saremmo molto
lieti. Ecco perché non vorrei
mai più sentire aleggiare nelle nostre polemiche simili appellativi. Sono certa che an
che Gino Conte, che già ha
scritto in merito a Riforma,
condivida il mio auspicio.
Elena Senn - Roma
Compostezza
nel dolore
In margine alla tragedia di
cui è stata protagonista la famiglia Piovanelli di Leno nei
pressi di Brescia, un’osservazione va fatta, ignorata 0 trascurata dai mezzi di comunicazione che se ne stanno occupando: la sobrietà manifestata da chi ha partecipato ai
funerali. Niente pianti o manifestazioni scomposte, niente applausi da baraccone come è diventato ormai uso corrente. I Testimoni di Geova,
gruppo al quale la famiglia
appartiene, hanno così dato
una testimonianza della quale
possiamo solo sperare che
anche i membri di altre chiese
vorranno prendere esempio.
Alberto Soggin - Roma
Coedizione Claudiana-Elledici
Prestigioso premio
per «Il popolo della Bibbia»
Il Children’s Book Award 2002 della Catholic Press Association of thè United States and Canada per la categoria dei
libri per bambini è stato assegnato a 11 popolo della Bibbia
( The People of thè Bible nell’edizione inglese) a cura di Silvia
Gastaldi e Claire Musatti, coedizione Claudiana-Elledici. Il
premio viene assegnato ogni anno a tre libri di argomento
religioso scelti tra quelli pubblicati nel corso del 2001 nei
due paesi del Nord America.
Il popolo della Bibbia è un vero e proprio libro formato da
50 schede tematiche illustrate su pagine affiancate, di cui 25
collegate alle vicende dell’Antico Testamento e altrettante a
quelle del Nuovo. Rivolto in particolare ai ragazzi dagli 8 ai
12 anni, con illustrazioni ad alto contenuto informativo che
forniscono supporto cognitivo aH’immaginazione il volume,
suddiviso nelle sezioni «Vita quotidiana», «Fede e vita religiosa» e «Luoghi, vicende e idee», invita in modo divertente
e immediato a viaggiare nel mondo della Bibbia esplorando
usi e costumi dell’antico Israele fino ai tempi di Gesù, spaziando tra storia, sociologia, geografia, tecnologia eccetera.
Il libro’*, che in due anni ha superato le 150.000 copie, conta
traduzioni in otto lingue e undici edizioni..
(*) Silvia Gastaldi-Claire Musaiti (a cura di):Il popolo della
Bibbia. Vita e costumi. Claudiana-Eliedici, pp. 112 in quadricromia, euro 12,39
Domenica della Riforma
3 novembre - ore 10,5 - Rai2
CULTO EVANGELICO
In diretta eurovisione dalla chiesa riformata
di Chaidon-Reconvilier (Giura bernese)
presiedono i pastori Marc Balz, Lucien Boder,
Eric Brunner e Perre André Kuchen
con la, partecipazione
del Coro e di un trio strumentale
diretto da Anne-Marie Heiniger
ASILO VALDESE
PER PERSONE ANZIANE ONLUS
via Malan, 43,10062, Luserna San Giovanni (To)
L’asilo valdese per persone anziane onlus
CERCA
UN/UNAINFERMIERE/A
PROFESSIONALE
Si prega di prendere contatto con la direzione
a tei.: 0121-900285 o inviare curriculum vitae
al fax: 0121-954386 o aU’indirizzo e-mail:
asilovaldese@tiscalinet.it
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 1“ NOVEMBRE 20(5
Un documento del moderatore della Chiesa presbiteriana
Irlanda del Nord: «Mettere in pratica
il perdono, dimenticare la vendetta»
È stato diffuso nei giorni
sc^orsi un documento a cura
del moderatore della Chiesa
presbiteriana irlandese, Russell Birney, sulla situazione
politica nel paese a seguito
della decisione di sospendere
l’Assemblea dell’Irlanda del
Nord, l’esecutivo istituito dopo gli accordi del Venerdì
Santo. «Gesù ed Adamo. La
croce e la resurrezione sono
più importanti della caduta» è
il titolo del documento, che
ha una marcata impostazione
biblico-teologica, ma propone anche una severa analisi
politica degli avvenimenti.
È definita infatti un «triste
fallimento per la nostra società» l’incapacità delle diverse parti politiche dell’Irlanda del Nord di sostenere
congiuntamente un processo
politico che porti a compimento le soluzioni politiche
inaugurate dagli accordi del
Venerdì Santo del 1998. «Gesù - scrive il moderatore della Chiesa presbiteriana - ci
chiama a mettere in pratica il
perdono e l’amore per i nemici e a evitare l’odio e la
vendetta, a fare la pace con le
persone che sono contro di
noi f...). Ci viene chiesto di
essere cristiani, prima ancora
che di essere “religiosi” o
morali. Ci viene chiesto di vivere come cristiani che cercano la pace nelle relazioni
personali e sociali. Ma la pa
I furgoni della polizia davanti al Parlamento di Stormont durante il
raid negli uffici del Sinn Fein
ce non potrà essere costruita
se prima non combatteremo
i nostri odi e le nostre inimicizie. Non possiamo costruire un processo di pace se prima non instauriamo relazioni con i nostri vicini».
Sotto il profilo politico, il
documento considera ancora
valido il preambolo dell’accordo di Belfast, che puntava
al raggiungimento «della riconciliazione, della tolleranza, della fiducia reciproca e
alla protezione dei diritti
umani per tutti»; si tratta di
un importante punto di approdo, un accordo giunto do
po anni di negoziati avvenuti
fra molte difficoltà. Pur in
modo «doloroso la strada giusta era stata imboccata». Più
forte è quindi la delusione di
fronte al persistere delle tensioni e degli scontri. I politici
coinvolti nel processo di riconciliazione, conclude il
moderatore, dovrebbero essere attenti «al sogno della
gente per un futuro migliore e
dovrebbero smettere di perseguire politiche radicate nel
risentimento e nella paura». 11
documento è consultabile sul
sito Internet www. presbyterianireland.org. (nev)
Lo ha detto il vicepresidente iraniano in visita a Ginevra
«La guerra farebbe il giocò di Bin Ladem
L’Iran condanna vigorosamente gli attentati compiuti
contro gli Usa l’il settembre
2001 ma, secondo il vicepresidente della Repubblica islamica dell’Iran, nel volere lanciare una guerra contro l’Iraq, l’America farà il gioco di
Bin Laden. È quanto ha affermato, il 16 ottobre, Sayyid
Mohammad Ali Abtahi, cbe
partecipava a una conferenza
sul dialogo tra cristiani e musulmani organizzata dal Con-,
sigilo ecumenico delle chiese
(Cec) a Ginevra. Il vicepresidente ha sottolineato che i
provvedimenti presi dagli
Usa non vanno a loro favore
dato il loro rifiuto di riparare
le ingiustizie commesse contro il popolo palestinese e i
loro interventi nel paesi musulmani come l’Afghanistan.
«La logica seguita da Bush e
da Bin Laden è la stessa: chi
non è con noi è contro di
noi» ha osservato.
Questa riunione di tre giorni ha riunito personalità religiose e politiche di paesi a
maggioranza musulmana come l’Iran, la Libia, la Nigeria e
l’Arabia Saudita, e paesi a
maggioranza cristiana d’Europa e del Nord America, al fine di instaurare la fiducia reciproca tra le religioni e di trovare i mezzi di coesistere. Il
vicepresidente iraniano, che è
anche presidente dell’Istituto
per il dialogo interreligioso a
Teheran, è noto per essere sostenitore delle riforme all’interno del gabinetto del presi
dente Mohammad Khatami.
Anche se i musulmani benpensanti sostengono la pace,
ha detto, il mondo si trova
purtroppo preso in un «circolo vizioso; si ricorre alla guerra per combattere la guerra».
Nell’accusare i politici di strumentalizzare le religioni per
nutrire le loro ambizioni. Al
Abtahi ritiene che il ricorrere
alla guerra per riparare ingiustizie è «esattamente l’opposto» degli insegnamenti di religioni come l’islamismo e il
cristianesimo.
Intervenendo sulla posizione degli Usa nei confronti
dell’Iraq, il vicepresidente ha
fatto notare che anche l’Iran è
stata «preso come vittima»
dall’Iraq durante la guerra di
otto anni tra i due paesi negli
Anni 80 che ha fatto centinaia
di migliaia di morti. Ha notato
inoltre che l’invasione del
Kuwait da parte dell’Iraq nel
1990 aveva provocato l’arrivo
«poco benvenuto» dei soldati
Usa in Medio Oriente. Conversando con i giornalisti, il
vicepresidente iraniano ha
posto l’accento sull’esercizio
di equilibrio che devono compiere i leader riformisti come
il presidente iraniano Khatami, di fronte alla resistenza
al cambiamento dei sostenitori della linea dura all’interno della gerarchia islamica
del paese, che detiene tuttora
un immenso potere.
I più convinti e numerosi
sostenitori delle riforme sono
i giovani, ha spiegato il vice
presidente. «Se non potremai
soddisfare le loro domanda
essi potrebbero volgere lo
sguardo verso altre vie [poU^^
che]. Se una maggiore impoi
tanza è stata data alla giov¡
generazione, questo non sp
gnifica che i giovani voglù
abbandonare la tradizioneT
la cultura alla quale apparti
gono; essi vogliono rifornii
le. Per questo la riforma è cój
importante nel nostro paei
Per illustrare i problèmi ii
contrari dai riformisti in Iti
il vicepresidente ha ricordi
che quattro anni fa alcuni mi'
nistri erano stati picchiati di
la gente per strada. «QuestÌfS
non succede più oggi». I rifoK"
misti, ha aggiunto, vogliong''i
promuovere «una culturad!
pace e di nonviolenza. Tenuf ‘
conto della situazione estì
stente nei paesi limitrofi, fra t
cinque anni avremo percorsfl'lj
^•!3
un lungo cammino per istit(i,'?l
zionalizzare la democrazia», Ì
Tuttavia il vicepresidenti
ha sottolineato che le pressitì*]#
ni esercitate sull’Iran
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gliare: «L’obiettivo democrà-^
tico di questo processoèquello a cui noi aspiriamo,
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processo - ha detto -, Ci sono’^j
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Alleanza riformata mondiale: consultazione interreligiosa su Pace e riconciliazione in Indonesia (Giakarta, 20-24 luglio 2002)
Una dichiarazione interreligiosa di solidarietà con la gente
che soffre per la pace e la giustizia
La pace non è un oggetto da esposizione:
è la causa fondamentale dello stare bene
di tutti gli esseri.
È la Madre del progresso e della prosperità.
Trasmettiamo il messaggio di pace
a ogni cuore e a ogni mente sulla Terra.
dr Siddalingaiah
Siamo persone di differenti tradizioni di fede
imbarcate in un viaggio spirituale, profondamente preoccupate per le sofferenze della gente
delle comunità di Poso (Sulawesi centrale), delle
Molucche e delle Molucche del Nord, della Papuasia e di altre comunità in Indonesia. Mentre
eravamo riuniti a Giakarta, alcune persone sono
state uccise a Poso. Siamo molto preoccupati per
questa continua violenza.
Ascoltando le storie di sofferenza e di lotta della gente, siamo profondamente spinti ad unirci a
coloro che lottano per superare la violenza, il
conflitto e l'ingiustizia. La nostra motivazione nasce da una responsabilità spirituale e morale, che
ci porta a farci coinvolgere dalla causa della giustizia, della compassione e della pace.
Partecipiamo a questa consultazione interreligiosa in quanto membri dell'Alleanza mondiale
delle chiese riformate e membri di comunità
dell'Asia e dell'Indonesia, nazionali e locali, comprendenti comunità musulmane, indù, cristiane
e buddista.
Nel processo di una lotta coraggiosa della
gente, la firma dell'Accordo e dellà Dichiarazione di Malino è una pietra miliare negli sforzi
verso la pace. Riconosciamo che questi accordi
sono basati su un forte fondamento spirituale,
che fornisce le basi per il processo di superamento delle situazioni di conflitto violento.
Fede in Dio, umanità, unità e armonia, spirito
democratico e giustizia sono tutti rispecchiati in
questi accordi. Discerniamo qui l'aspirazione ardente delle comunità locali a una democrazia
vera e genuina. Esprimiamo la nostra solidarietà
xor\ la gente che soffre e affermiamo il legame
spirituale, radicato nelle nostre fedi e nèlla cultura locale, che trascende le differenze religiose
e abbraccia la diversità di fede e di cultura.
La sofferenza della gente
Una inspiegabile esplosione di violenza dì massa nel 1998 a Poso e nel 1999 nelle Molucche e
nelle Molucche del Nord, ha provocato morte e
distruzione. La gente di queste regioni sta vivendo le sofferenze di una situazione che l'ha costretta ad abbandonare le proprie case e a darsi
alla macchia, molte persone finendo come sfollati
interni in campi profughi. La gente vive nella continua paura della provocazione e del terrore. Tocca alle vedove e ai bambini portare i pesi di questo conflitto. Essi devono badare a se stessi in situazioni disumane, dove c'è scarso o nessun accesso alle necessità di base. Per via della dislocazione sociale e della frantumazione della comunità, I problemi sociali sì sono ingigantiti, causando la distruzione dei rapporti sociali, io sfacelo
della cultura di vita comune, il crollo delle comunità di base e il danno psicologico personale, soprattutto fra la generazione più giovane. Fra i vari problemi sono in aumento la prostituzione,
l'impoverimento dell'educazione, l'alta disoccupazione e l'abuso di droghe e di alcol, in particolare fra i giovani. La violenza è diventata la prima
opzione per risolvere i problemi, soprattutto fra i
giovani e i bambini. Lo stupro di donne e di bambini è stato inoltre usato come arma di violenza
durante questo conflitto.
Un'altra grave conseguenza di questo conflitto
è la paura, che menoma la gente e esacerba il sospetto. Il trauma psicològico ha lasciato profonde
cicatrici che hanno causato la paura dei cristiani
nei confronti dei musulmani e dei musulmani nei
confronti dei cristiani. Per molta gente, questa
paura genera anche un forte elemento di vendetta. In particolare, i segni visibili che permettono di individuare qualcuno come cristiano o come musulmano, generano paura fra i bambini e
un sentimento di vendetta fra i giovarli.
In questi tempi bui, un segno di speranza risiede nello sforzo comune di musulmani e cristiani
di superare questo conflitto. Il Gruppo di lavoro
musulmano e cristiano ha lottato per trovare un
raggio di speranza per la gente. La Dichiarazione
di Malino per Poso (dicembre 2001) e l'Accordo di
Malino nelle Molucche (febbraio 2002) determinano una visione di pace. Speranza troppo presto
minacciata da esplosioni di violenza comprendenti massacri, uccisioni assurde, distruzione dì case,
chiese e moschee. La gente delle Molucche e delle Molucche del Nord e di Poso, in particolare il
Gruppo di lavoro musulmano e cristiano, è determinata a lavorare insieme contro questi contrasti.
Ma la speranza può lentamente venir meno se
questo conflitto, che comprende provocazione e
istigazione, mantiene l'ascendente sulle comunità
e conduce alia diffidenza. Le voci incessanti che i
cristiani stanno preparando attacchi contro i musulmani, e che i musulmani stanno preparando
attacchi coritro i cristiani, sembrano dirette a distruggere l'unità fra i cristiani e i musulmani e a
metterli gli uni contro gli altri. Questo viene considerato come una grossa minaccia al processo di
Malino. C'è un mistero su chi sia il responsabile di
questa tortuosa operazione. La gente di Poso e
delle Molucche e delle Molucche del Nord sta tuttora aspettando che la polizia e l'esercito identifichino i responsabili e i mandanti. La questione è:
chi è responsabile? Sembra difficilmente probabile che gente locale abbia il potere e la tecnologia
per creare armi a questo scopo.
Azioni per la riconciliazione
la pace e la guarigione
La gente dell'Indonesia non vuole essere divisa
secondo criteri religiosi, ma rimanere una sola
entità umana. Sia il cristianesimo sia l'islamismo
insegnano il messaggio dell'unità. Occorre apprezzare la diversità e il pluralismo. La gente delle Molucche, delle Molucche del Nord e di Poso,
vuole la pace e la fine di tutti i conflitti. In rispo
sta al suo vecchio-appello, il governo ha finalmente compiuto un passo per avviare il processo
di pace che ha avuto il suo esito nella Dichiarazione dì Malino per Poso e nell'Accordo di Malino per le Molucche. Questi accordi mirano a porre fine a tutte le violenze. Da quando è stato avviato il processo di Malino, è cessata la grande
violenza. Questo è stato un punto di partenza
per costruire la pace, ma non ha funzionato pienamente per via dì una mancanza di trasparenza
e dell'incoerenza da parte del governo e della
diffidenza del popolo per il fatto che violenti incidenti non sono stati affrontati correttamente.
Queste sono sfide per le autorità e per il popolo. Ci sono diversi dissensi fra i militari e nel governo e questi dissensi hanno tratto vantaggio
dalla instabilità. Si pensa che ci sia un'interferenza da parte di forze esterne all'Indonesia che
hanno causato l'instabilità. La logica dell'avidità
economica nel mercato globale colpisce l'economia indonesiana in modi negativi, incoraggiando
i potenziali conflitti all'interno delle comunità locali. La gente può essere suddivisa in tre gruppi:
quelli che tracciano linee rigide, la massa fluttuante, e quelli che appoggiano Malino. La sfida
al processo di pace proviene dai primi, sia cristiani sia musulmani, fra ì quali c'è stata intolleranza. Questo fatto è stato sfruttato da outsider al
fine di creare violenza tra la gente. Per creare
una pace durevole:
- pensiamo che le cause principali del conflitto
debbano essere conosciute e affrontate;
. - respingiamo il linguaggio religioso che è stato usato per giustificare il conflitto e la guerra.
A tutti i livelli, chiediamo ai governi nazionale,
provinciali e locali:
- di garantire la sicurezza della gente come
una questione urgente;
-di garantire il ritorno degli sfollati interni, di
provvedere alla riabilitazione, riparazione e restituzione delle proprietà;
- di garantire indagini corrette e rapide sulla
violenza e il disarmo della gente violenta;
- di iniziare l'educazione alla pace, il dialogo
spirituale interreligioso (visto che tutte le religioni insegnano umanità), la guarigione dei traumi
e sforzi culturali sotto forma di gruppi armonici e
la celebrazione di festival. Le donne andrebbero
incoraggiate ad assumere un ruolo di leader nella negoziazione degli sforzi di pace. Tutti questi
sforzi aiuteranno a fornire schiarimenti alla gente e a creare la fiducia;
- dì sviluppare iniziative economiche per garantire prosperità e, in particolare, lavoro per i
giovani;
- di incoraggiare gli indonesiani fuori dalle
Molucche e dal Sulawesi centrale, sia a livello istituzionale che individuale, a essere disponibili a
costruire fiducia fra la gente.
Chiediamo alle autorità indonesiane nazionali,
provinciali e locali di attuare pienamente la Dichiarazione e l'Accordo di Malino, lavorando insieme ai Gruppi di lavoro locali. Chiediamo ai
media di rettificare le immagini distorte e sba
gliate e di dare un'informazione corretta al fin«
di promuovere il processo di pace, la riconcllii'
zione e la giustizia.
Conclusioni
È necessario un urgente processo di guarigio
e di riconciliazione perché il paese è a pezzi el
comunità sono frantumate, per via dei vìoled
conflitti. Noi che siamo riuniti qui a Giakar
provenienti da differenti tradizioni di tede
- affermiamo con forza l'impegno spìritua
per la pace e la giustizia delle comunità religio
musulmane e cristiane, sia a Poso (Sulawesi r
trale), nelle Molucche e Molucche del Nord, sia|
tutta l'Indonesia;
- affermiamo con forza il viaggio comune «
tutte le comunità religiose;
- crediamo che questo viaggio e questo imp
gno spirituali abbiano un significato più amp
per il mondo intero.
Raccomandazion i
Questa consultazione interreligiosa raccop
da di chiedere ai partner locali, nazionali e intì
nazionali di attuare quanto segue;
1) fornire ai giovani opportunità di lavora
con gruppi di lavoro locali e di essere formati p
partecipare alla comunità interreligiosa, svil^
pando attività che aiutino alla trasformazi^
delle loro comunità;
2) sviluppare programmi di educazione inb
lìgiosa che favoriscano la comprensione tra I
munità religiose e un'apertura alle rispettive!
dizioni di fede;
3) incoraggiare i gruppi di lavoro locali
loro cooperazione interreligiosa e sostenere il
ro sforzi per risolvere il conflitto;
4) sviluppare modi informali di costruire i
zioni reciproche, ricorrendo per esempio alla *
razione di storie, ecc.;
5) includere donne a tutti ì livelli nei progra
per giungere a una soluzione pacifica dei confi
6) sostenere lo sviluppo economico nelle ■
di conflitto attraverso sforzi internazionali;
7) formazione dì un gruppo di osservazionejjy
dipendente con persone di tutti i livelli, pef
nitorare i progressi del processo di Malino sia '
Sulawesi centrale sia nelle Molucche;
8) far pressione sulle comunità ecumenieb?
finché appoggino le organizzazioni civili e “
comunità religiose coinvolte nella piena at
zione del processo di Malino;
9) fare pressione affinché l'Alleanza rifofl
mondiale, come proseguimento di questa i
rienza, elevi il processo interreligioso a livellò
rituale, teologico e pratico, in riferimento
donesia e ad altre situazioni nel mondo;
10) fare pressione affinché l'Alleanza rifwfr
mondiale favorisca lo sviluppo di un ampio
gramma interreligioso per i giovani, perm^
do loro di partecipare a occasioni fuori dall lj|^
nesia chè favoriscano il senso della tolleraoa^
(Arm - traduzione da fl'inglese di J.-J..
pens
rassf
polo
voca
sali,
lità,
dizii
tre»
IlD
schi,
<tra (
stin«
dem
ince
aprì
mer
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rare
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stizi
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gius
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con
Dio
inte
tace
prei
risu
fara
che
con
fais
grai
lar:
ind
stoi
mia
Die
mie