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AN NU LXXV
■I:
Torre-Pellice, fS Dicembre 1945 *
■ ^-‘‘.'ííltT' -X-.-
- ' TORBE PELLICE_ ^
N/
Nulla sla più forte della vestra fede!
, (Gianavello)
SETTIMANALE DE
ABBONAMENTO
■ -ti ' i- 150,~ Semestrale L. 75,—
Italia : Annuale • . . . t r
Estero; » . . . ■
Ogni cambiamento d’indirizzo costa Lire Cinqui — La copia Lire TRE
CHIESA VALDESE
Riguardate alla roccia onde foste tagliati
^ Isaia LI ; 1.
7
REDAZIONE: Via Sibaud, 7 - Bobbio PeUice
AbIMINISTRAZIONE : Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pelile#
HIER ET DEMAIN
Hier et demain : regrets et espéran- ‘
ces.! Regrets. Où est-il celui qui peut
se flatter d’avoir achevé la tâche qu’il
tétait imposée, d’avoir réalisé le rêve
qu’il s’était fait de la vie? Que de lacunes ! Que d’heures précieuses passées
en distractions frivoles ! Qqe de jours
vécus sans résultat fécond sur lesquels
«’était levé Je matin radieux, plein de
promesses et sur lesqu^s le soir est
venu plein d’amertume !_Que d’œuvres
’ ébauchées auxquelles.il manque la dernière retouche ! Où sont-ils l’ouvrier,
l’écrivain, le poète, l’artiste, le savant
qui ne trouvent pas que la vie est courte, et que le temps leur fera défaut
pour achever leur œuvre. La tâche est
grande et les foi-ces sont limitées. Heureux encore quand nous ne sommes pas
arrêtés par la maladie, mais quelle
tristesse pour l’homme quand ses forces lui sont enlevées et qu’il se sent Incapable de donner le jour à l’œuvre
qu’il sent palpiter et vivre dans f sa
pensée! ■ ^
Le regret de ceux qiii se sentent
chargés d’une redoutable responsabilité et (pii pourtant prodiguent à la
poursuitè^e vanités ces heures si courtes, si précieuses ! Le roi païen qui,
chaque matin, entendait son esclave lui
crier à haute voix ; « Philippe, souvieiis-toi (jue tu es i^qrtel », ne s’élèvera-t-il pas au dernicf jour, en témoignage de condamnation contre tantîd’ê,tres qui marchent vers là tombe en
poursuivant des rêves chimériques - qui,
les trompent, des ombres qui les fuient,
en semant le vent pour recueillir la
tempête? '
L’aiguille qiikflifeteftiiie cadra.pi, de
notre vie se déplace rapidement et ce-,
lui qui néglige d’accomplir les œuvres
de I >iqii (( tandis qu’il fait jour » sera
bientôt surpris par la nuit «dans laquelle personne ne peut travailler».
Mais si en regardant au passé, aux
lacunes, au gaspillage du temps, aux
Infidélités, le regret nous harcèle, et il
est bon (ju’il èn, soit ainsi, Vespérûnce
nous ranime dès que nous pensons à
l’avenir. Quand la foi l’accompagne,
la purifie, la lie à la volonté de Dieu,
elle devient l’axe même de la vie, sa raison profonde et sa loi, le levier de tous
les renouveaux.
La vie reçoit de l’espérance ses plus
soniptueuses couleurs, ses joies vraies,
ses forces vives.
Enracinée en Dieu, notre espérance
ne nous déçoit pas, comme les espoirs
du monde. Elle nous permet de regai^
der à un nouvel ordre de choses, à des
commencements nouveaux. Sans Dieu,
on continue, on ne commence pas. Mais
Dieu peut abolir le passé et créer un
commencement nouveau dans la continuité de notre vie.
Dieu peut opérer cette coupure dans
les enchaînements qui nous asservis•ent.
Aussi nous envisageons avec confiance la nouvelle année qui^e dresse devant nous comme un grand X mystérieux. .
Nous y rencontrerons, comme toujours, nos difficultés individuelles et collectives. Il y aura des prolèmes insolubles. pour nous, mais, c’ést notre espérance,' non pas pour le Seigneur. Il y
aura dès conflits, des discussions et des
heurts, mais Dieu nous révélera notre
parti que nous ne choisirons pas nousmêmes. Il y aura des ténèbres: douleurs. défaillances, échecs, déceptions,
inévitables traverses. Mais, plutôt-qne
dq chercher la lumière des hommes en
vertu de notre espérance, nous nous
prosternerons dans l’obéissance du
Dieu Saint. Et, dans la grisaille, nous
connaîtrons la lumière qui fait , pâlir
les tisons de l’adversité.
Oui, en cette fin d’année, l’espérance en l’Eternel qui pardonne efface l’amertume dès regrets.
Oui, en ce commencement d’année,
l’espérance en l’Etemel qui « fait toutes choses nouvelles » me remplit de
confiance ét de joie. * j:
Oui, mon âme espère, mon âme
compte sur le Seigneur plus que les
gardes ne comptent sur le matin.
Alb. b.
NEL CENTENARJO DEL
TEMPIO DI RORA’
La parrocchia di Rorà è aU’ordihe del giorno. Domenica 6 genrfaio 1946 èssa celebra
il centenario della fondazione 'del suo Tempio. Tutte le Valli tessono raccolte intorno in
questo fausto anniversario. 11 quale acquista
un significato particolare nell’attuale momento in cui i valori del cristianesimo devono
essere sostenuti come non mai. Come il Tempio cento anni fa esprimeva, in nome del
popolo di Rorà, i principi dell’Evangelo, così
• ora il nucleo della parrocchia rinnova la solenne affermazione della sua fede e della sua
ferma volontà di proclamarla con la parola e
con l’azione.
,, Non v’è storia piu dramniatica e più varia
di quella del Tempio di Rorà. A dire il vero,
non si tratta d’un Tempio solo, che Rorà ha
avuto la sorte singolare di dovere dal 1555
costruire successivamente tre Templi. E prima ancora, secondo un’antica tradizione che
nessun documento conferma, un luogo di cui-'
tè valdese sarebbe esistito più.Tn basso, sotto il villaggio dglla Vemarea, in un breve'
♦ pianoro che porta tuttora il nome di Pra.la
Giesa. iRrobabilmente questa denominazione
sta ad indicare che in quel luogo, nei tempi
anteriori alla Riforma ed alla costruzione de!
Templi, la popolazione valdese si riuniva na-,
scostamente per il culto evangelico intorno
ai Barbi visitatori : cosi nella valle d’Angro-i
gna la Ghieisa d’ia Tana, a Torre Pellice ne!-vallone del Biglione, Barma Prià, e luoghi'
analoghi altrove ancora, che danno alle nostre 'Valli uh carattere religioso veramente
impressivo. * ■
Ma nei 1555, quando i Valdesi, animati"'
# uno straordinario feryors, religioso, si. jco=,ì
struirono in ogni parrocchia un luogo di culto, non solo per comodità di riunione, ma
anche come aperta proclamazione di fede
evangelica, anche i Rorenghi vollero il loro.
S’èra. stabilito allora a Rorà il suo primo
pastore, Marchiotto o Melchiorre di Dio, originario di Torre Pellice, uomo profondamente religioso, il quale, come sacerdote cattolico, era stato vicario del parroco di Luserna, poi, probabilmente per i suoi contatti coi
Valdesi, s’era convertito alla fede' evangelica, nel 1554 era fuggito a Ginevra, ovels’era
preparato al ministero in quella Accademia di
Calvino, avendo per compagno di studio Giovanni Luigi Pascale, il pastore martire della
Calabria, ed infine e>ra ritornato alle Valli,
appunto in quel 1555, per predicarvi l’Evangelo. A Rorà aveva per collegà un altro e.x- pr<^, d’origiiTe .francese, Giovailni Chambélé, di Bourges, di cui non sappiamo altro.
Appuntò il di Dio diresse la popolazione nella costruzione del Tempio, che fu eretto, secondo un’indicazione del Lentolo, nella primavera del 1556.
Il Tempio era posto nella parte orientale’
"del borgo, al centro del gruppo più folto di
case. Arrivando dal basso per la strada- mae^ stra, proprio alla prima svolta, una stradicciuola sassosa si stacca a destra, detta via
del Roucàs, e sale^stretta e ripidissima ver^
l’attuale Tempio che domina dall’alto. Dopo
_ pochi passi, s’apre a destra un angusto spiazzo irregolare. All’angolo opposto dello spiazzo, ove ora si vede una casetta rustica con
tracce’ di rifacimenti recenti, sorgeva Tantico Temiiiietto. Non era molto vasto : bastava
80-famiglie della parrocchia. Fino a
quindici anni fa si scorgevano ancora inte-"
ressanti vestigià dell’antica facciata, quali
sono riprodotte in una illustrazione del bel
volumetto di Jean Jalla sui TempleS des Vallées Vaudoises, un ampio portone ad arco,
leggermente aggettante,, sormontato da una
finestra rotonda, a forma di rosone. Purtroppo l’attuale proprietario, ignorando di possedere ruderi tanto venerandi, in un necessario
restauro delTediflcio, nel 1932„ abbattè ar<^
e rosone. Più sopra, fra Tediflcio e la stradicciuola che sale, v’è un breve terreno ingómbro di sassi e di cespugli : qui ^i trovava fino al secolo XVIII l’antico cimitero della
parrocchia.
In quel Tempio re^ oltre un secolo i Vaidesi di Rorà si riunirono regolarmente per le
lort) funzioni religiose. Vi sali ai suoi tempi
anche la famiglia Cianavello, dal lontano
quartiere delle Vigne.. Giosuè Gianavello vi
svolse la sua istruzione religiosa, vi prese la
V prima comunione, v’intervenne come anziano
del suo quartiere. Nel silènzio di quelTangolo deserto del borgo, nascosto fra le rustiche
case, con quale etnözione si rioostruiscono
nella mente le riuhionf dei fedeli, raipcolfi intorno al loro pastore; i gruppi dei perseguitati, accorrenti nelTansia üeñ’imminente pe' r«:olo, invocanti da Dio la liberazione.
■f Non v’è 'lejnpio nelle Valli che abbia avute tante drammatiche avventure. Quattro volte fu saccheggiato ed incendiato. Una prima
fu a mezzo feobr'aio del 1561, qu^do le truppe del conte della Trinità,, dopo cinque vani
assalti, aggredirono Rorà da più parti, con
tutte le Joro forze. I difensori non poterono
più resistere. Con l’aiuto della compagnia volante accorsa dal Villar, gli abitanti, presé in
. fretta le cose più preziose, poterono la sera
ritirarsi in alto verso iFiah Fra 6, passato il
colle, scendere verso il Villar: «camminaro(ino tutta la notte per le montagne piene di
« neve et carichi di robbe et piccoli fanciulli »
'— così narra il Leptolo t-, « et menando gli
(( altri per mano con gran pena et travaglio...
« nondimeno erano pieni di gioia et di con(( solatione, nè si vedea tra loro ohi pure get, '((tasse una sol lagrima o si lamentasse,,. ».
intanto i soldati persecutori, penetrati nel
borgo abbandonato, (< posero quanto tiqvaro« no a fuogo et fiamma ». Naturalmente il
Tempio fu particolarmente colpito.
Passata la bufera, dopo la pace di Cavour,
col giugno 1561, esso fu ricostruito. La vita
religiosa riprese. Per circa un secolo, si svolse normalmegie. Alla metà del secolo XVII
fungeva da pastore un maestro elementare,.’
Giacomo Ronc, che per il suo zelo e la sua
pietà, era detto «il, ministro di Rorà», Ed
appunto allora, il 24 aprile’ 1655, scoppiò la
nuova tempesta. Le truppe dèi marchesq di
Pianezza, scatenata, la strage delle P-asque
Piemontesi, aggredirono purè il vallóne di
Rorà. Qui si svolse l’epica difesa di Giosuè
Gianavello. A quattra riprese, trà il 24 aprile ed il r maggio, egli respinse e sgominò
le forze nemiche. Pur troppo, il 5 maggio, i
Valdesi, assaliti da tre parti da forze preponderanti, furono schiacciati. Giacomo Ronc fu
.preso e dilaniati'fra crudeli tormenti ed ucciso. Il Tempio fu nuovamente disertato, il
paese saccheggiato e distrutto. I pochi superstiti, con Gianavello, si ritiraremo verso la
Francia'.
Tornò la pace, con le Patenti di grazia di
Pìnerolo, il 18 agosto 1655. Si riprese la ricostruzione. del Tempio. Ma forse non era
ancora del tutto restaurato, quando, nel 1663,
scoppiò la terza tempesta. Si svolgeva, fra
saccheggi, incendi e massacri, la rovinosa
guerra dei Banditi. Il 7 ottobre di quell’anno,
il marchese di S. Damiano, comandante delle truppe che combattevano contro Gianavello, per rappresaglia contro un’azione dei Vaidesi, assalì improvvisamente Rorà, che già
era stata danneggiata da un’altra incursione,
la saccheggiò é la distrusse in parte. Anche il
Tempio fu per la terza volta dato'alle fiamme.
Tornò ancora la pace, con l’editto di Torino del 18 febbraio 1664. Per la terza volta il
Tempio fu ricostruito. Durante quest’ultimo
periodo di tranquillità, all’estremità occidentale del borgo sorse, nel 1672, una chiesa cattolica con annesso fabbricato per la Missione,
che, non essendoci nel vallone neppure un
cattolico, costituiva pei Valdesi un’oscuja indefinibile minaccia. La quale si tradusse tosto in tremenda realtà. Chè, nell’aprile de!
1686. durante lo spietato sterminio delle
’ Valli, un reparto di truppe piemontesi, salito
a Rorà, ne distrusse il borgo, trucidandone o
catturandone gli abitanti. Il Tempio rimase
definitivamente abbattuto.
Durante i tre anni dell’esilio dei Valdesi,
Rorà fu occupata da una popolazione cattolica venuta da terre lontane del ducato. La
chiesa e la Missione cattolica svolsero allora pienamente le loro funzioni. Ma quando i
Valdesi di Enrico Arnaud vi ritornarono e,
dopo la pace del 1690, rioccuparono i loro
luoghi, cacciandone gl’intrusi, i Rorenghi, dì
molto ridotti, desiderando anzi tutto ristabilire il loro culto, si sistemarono provvisoriamente per questo scopo in un locale della
Missione medesima. E fu là che svolse la sua
opera pastorale»! loro primò pastore, lo stesso Enr’co Arnaud, e con lui il suo coadiutore Pietro Reymond, e dopo lui, fino al 1^07,
i pastori Giovanni Duihas e Lorenzo Bertin.
E fu di là che essi porsero il loro deferente
saluto al duca Viitorio Amedeo II, quand’egli, sfuggendo alTinseguimento delTesercito Ìranoese, si rifugiò a Rorà, nel luglio
1706, ospitato proprio nella casa di fronte,
dal sindaco Antonio Durand Canton.
Ma, appena fu possibile, si promosse la
costruzione oel nuovo lèmpio. i'se lu i'ammatore il giovane pastore Lorenzo Bertm,
ongmano d ' Angi-ogna, iigìio aei capuano
Rierano Bertm, valoroso couaoofiuoXc ui
Gianavello, trateflù ael capitano nuuicie, ardito collaDoratore di Arnauo nel Rimpatrio,
egli stesso pastore vigoroso ed eiticace, uscito testé dalTAccademia di Losanna. Egli si
diede di tutto cuore afi’inipresa. Scartata
Tidea di ricostruire il Tempio sulle veconie
rovine, ■ egli, coadiuvato dai eiuij due più
ragguardevoli anziani, il sindaco Durand
Gànton ed il capitano Bartolomeo Salvagiòt,
Tautpre delle note memorie della persecuziqne e dell’esilio del 1686-87, ne promosse
la costruzione proprio al centro del borgo,
sulla strada principale. Tempio semplice e
modesto. Ne abbianio la riproduzione in una
illustrazionq pubblicata da un turista inglese,
il Bracebridge, nella descrizione d’un suo
viaggio alle Valli nel 1826. Aveva quasi
l’apparenza ti’una casa privata, col tetto fortemente spiovente, la facciata liscia e disadorna, una semplice porta quadrangolare ¡Asinistra, una finestra a destra, due finestre
al piano superiore ; sul cuspide del tetto, un
minuscolo campaniletto a cui nel 1788 fu
aggiunta una campana. ! Un altro visitatore
inglese, U Jackson, che lo-vide nel 1824,
ne giudicò Tinternp semplice e (jecoroso, capace di circa 300 persone. f .
Qui l’attività religiosa della parrocchia 'si
svolse normalmente per quasi un secolo è
mezzo. Qualche noia si ebbe dopo la re-«
sfaurazione,- a causa d’un prete che, deplorando la soverchia vicinanza del Tempio
alla chiesa cattolica, i|jrotestò clamorosamente a più riprese col pretesto che il canto dèygfi valdesi disturbava jl^^^rvizio della
messa. Come, c'^^orma Davide Jahier nel
suo esauriente studio sulla Restaurazione,
ebbero ad interessarsene nientemeno che il
Governatore di Pìnerolo ed il Moderatore,
provvedendo, Che il culfo valdese si anticipasse in modo da concludersi alle lOl
Ma Tediflcio andava di anno in anno decadendo. Già al"-Sinodo del 1795 i Rorenghi se ne lamentavano. Cinquant’anni dopo
la sua situazione era veramente deplorevole.
Qui intervenne il colonnello^ Carlo Beckwith, il gran benefattore dei Valdesi. Nelle
sue visite alle parrocchie delle Valli} ispirate ad una tanto cordiale e pratica simpatia,
egli aveva osservato che due Templi si trovavano in condizioni particolarmente mìsere,
quelli di Rodoretto e di Rorà, le due parrocchie più piccole e più modeste dal punto di
vista economico. Decise senz’altro di provvedervi. In un suo^ viaggio in Inghilterra —
cosi ci narra il suo accurato biografo G. F.
Melile —, mentre preparava questo suo duplice progetto, ne parlò con l’usato fervore
presso una famiglia amica, presentando specialmente il bisogno di Rorà. Un bambino di
casa s’avvicinò ad un tratto a lui porgendogli una monetina d’un penny (due soldi),
che costituiva tutto il suo risparmio infantile, dicendogli : Scusi, signore, crede che
questo potrebbe aiutarla a costruire la sua
chiesa? Beckwith, vivamente commosso per
l’offerta, prese affettuosamente il piccino sul-,
le ginocchia, rispondendo.- Si, certamerne,
amico mio; col tuo dono comincèrò a o
struire la chiesa ; ed il tuo penny, chiuso col
tuo Home nel còfano della pietra angolare,
annunzierà a tutti che tu ne sei il fondatore.
E cosi infatti fece. ' '
, Appena tornato, iniziò i lavori del Tem
pio dì Rodorerttcì, che fu inaugurato il 9
marzo 1845; e contenlporaneamente pose
mano a quello di Rorà. Secondo il suo uso,
vi provvide da solò, assumendosi la direzione della costruzione e giovandosi unicamente della collaborazione del pastore del luogo.
Dall’ottobre 1843 era pastore a Rorà Ippolito Rollier, proveniente dalla Svizzera, l’ultimo pastore forestiero ammesso nellè Valli
per concessione speciale del Re Carlo Alberto. Era giunto nel 1838 e »per cinque
anni aveva svolto il propro ministero a Massello. Appena arrivato ■nella nuova parrocchia, s’occupò della costruzione con giovanile baldanza e con intelligente alacrità. ♦
II luogo delTediflcio fu scelto molto felicemente, alTestremità orientale del borgo. I
lavori procedettero alacremente.' Mólti parrocchiani vi collaborarono con zelo; cosi riferire un visitatore inglese, E. Hendersón,
capitato a Rorà appiatto in quel periodo. La
solenne inaugurazione avvenne, com’è noto,
ir 6 gennaio 1846.
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<ii^.^rii^ii.|jiiiiiF.*ni^, IIJ I .1 ¡-■ir^-tei*i.i;xuW»ii.Nj'ii^
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ir#- ■ !- -Cri # . .ir ,^:- - • .-■.*ì..~.,r.'r^. ..)ii.K^jr#r,. ..
Il Tecnpio sor®?, in qua« a proto^re pateniani«UO: Ttìittato. Nelle l|nee aréhitettoniche nobilmente semplici ed austere-fc
' del tutto sìmile % quello di Ro<toretto, per ■
quanto piò ampio e più luihinoso alrinteriio.,
Sulla nitida fiicciatai^Ja. linea dell’architrave, '
dominata da- up frontone triangolare, è. sorretta da quattro alti e snelli pilastri; la pwia
è soFmontata da una grande Anatra ad arcfii
NeU'ratemo la disposizione*^ b quella solitr
dei Tlsmpli; interessante si prraenta la tavos
la della comunione, in stile barocco piemontese, dai ptedi/ricurvi ed intarsiati, quella stessa che esisteva ne! Tempio .precedente.
Entrato in funzione il nuovo Tempio, il
vecchio, dovette essere alienato in forza d’una
disposizione deireditto del 20 giugno 1730,
per cui li numero dei locali di culto valdese
non poteva essere aumentato. Esso fu'fenduto a due mercanti dì legnami, che ne fecero un deposito del loro materiale. Qualche anno dopo, fu semi-distrutto da uh incendio. Verso la fine del secolo, vi fu costruita
una graziosa casa, per opera della famiglia
Salvarani, che tuttora la poésiede. Nelle cantine si possono però ancora vedere i solidi
muri di base del vecchio edificio. #.,. ,'-3 .
2ÄfS
L’RCO, DÌU.1
%
pera dei precedenti, compie la sua missione
sacrar L’isorìztcne della facciata né b t^spressioite^ eloquente ! « C"««f ici’là moifon ^de
’Diéti », Qui è il luogo ove i Rorenghi,' soli„■aalmente riuniti come fratelli,“ hihmo la «oscibnza più chiara e più profonda della presenza di Dio. Attììiò JaIìIjA.
Meoltà Vite di TteloÉ
Il Tempio nuovo orinai da cento anni, continuando fedelmente, giorno per giorno, l’o*
Lo seduta inaugurale del 91“ W«« oci'aéemieo si terrà nelVAu}aMag;rm di
via Pietro Ci3ssa, 42^f sabato 5 gennaio,
alle ore ISJO precise. Presiederà il Mo’deraiore dellQ> Chiesa Valdese, pastore
Virgilio Somtnani. Incaricato della prolusione i il prof. Ernesto Uomba, il
quale dopo aver esposto le condizioni
m cn4 si. ria^e la Facoltà Teologica
tratterà il seguente argomento : Come
conciliare le aspirazioni aU’ecumenì
smo con la necessità della controversia?
Tutti gli studenti iscritti devono trovarsi a Roma fin dal 3 gennaio, nel qml
giorno il Vonvitto sarà riaperto.
Per il Consiglio :
Esnbsto Comba, Decano.
Ü proiiosito di “tenni di iniiiiziMC»
La. filippica pubblicata nel n. 31 da »Valdo » (non aareobe meglio che tutti gii articoli tessero hrmati con nome a cognome?)
ci presenta una situazione catastroUca delle Chiese delie Vaili, almeno per quanto
eoncerne le elezioni dei^ Pastóri'.
In base al suo giudizio nessuno dei. membri elettori si comporta cristianamente,
» nessuno si interessa di ciò fili cui si do« vrenbe interessare... si sospettano, si ac« cueano, rimproverano, si calunniano,
. << si Bcalzwo, si contrattano i Pastori:.,
«commenti di piazza... atmosfera depri» mente... che comprime in una morsa di
«ghiaccio i palpiti sacri della vocazione... U
«Pastore ù solo... il corpo pastorale.umilia
« tO... w.
Sono pronto a riconoscere che non ci interessiaino aobastanza au'opera delta nostra Cniesa, cne non sempre sosteniamo e
circondiamo i nostri Pasturi con la suhpatia, Lamio e raiietto dovuti, che nelle eiezioni alcuni o molti etettori più cne dalie
necessita dell’Opera si lasciano guidare da
eonuderazioni e lattori umani tamicizia, parentela, simpatia, antipatia, ecc.;.. Ma nego cne alle Valli la realtà sia quale Valuó
JÍ» la descrive. Lome può egli attermare che
nstsuna si interessa di cio^ui dovrebbe?
Come può egli dire di e*i.er solo quando, qi-'
ire alla presenza del Críate^ ogni Pasiofé
può sicuramente contare in ogni comunità
suii’aiuto e sulle preghiere di decine ai anime pie, di cristiani umili, sinceri, tervenli? Non dico cne U cristiano debba essere
ciecamente ottimista, ma neppur deve vuder
solo le ombre ed esprimersi in tono quasi
acrimonioso, senza una parola di luce, di
speranza, di amore. .
r-enso che in questo slogo la penna .abbia
spesso tradito il pensiero di Vatdo: per es.
quando dice di «jpotersi conceuere il lusso
uì considerare daii aito in basso tutta questa agnazione» (slmile atteggiamento altezzoso per non dir di più, spiegnerebbe U
euo isoumento halla comunità).
il dire che la comunità stabilisce «fra i
Pastori una graduatoria con dei criteri che
non li persuauono » lascia intendere ch’egli
na in pectore un’altra graduatoria per lui
piu persuasiva e cUe sono i criteri stessi
ene egti respinge ma non la graduatoria,
• ciò in netto contrasto con le sua aitermazioni ui ugìiaglianza ed abolizione di ge1 archi«. ' ,
Valdo dice ancora di* «non invidiare il
Pastore che si mette al lavoro con grande
entusiasmo avendo in vista una simile conclusione >q cioè la possibilità di non essere
rieletto dopo 30 anni di ministero nella sua
(?) chiesa. L’accordo che anche le soddisfazioui terrene hanno U loro valore. Ma io
erede cne un giovane Pastora il quale, »lasciando le cose phe etanno dietro a protendendosi innanzi>1 si consacri con tutta l’anima, con lutto il cuore, con tutta ia mente
a la^hiare nella masse del Si^ore, per portare'^delle anime a Cristo, pieno della divine promessa e delie benedizioni dello Spirile Santo, non ai lasci distrarre dal calcolo
della probabilità di èssere o non essere riaietto IO quella stessa chiesa a distanza di
,‘30_ennil L se anché lascerà dopo lungo ministero quella data chièsa egli andrà pur
sempre a lavorare nella Chiesa e per la
Chiesa invisibile universale. Troverà nel suo
nviotfir campo di lavoro dei peccatori bisognosi di guida, di esortazione, di conforto;
delle anime assetate ed affamate; dei cristiani ferventi che lo accoglieranno a braccia aperte. La promessa della parola di Dio,
l’aiuto daH’Alto lo accompagneranno sempre e dovunque s’egli avrà cónsacr|iiione,
fede, carità.
lo penso che noi tutti membri di Chiesa
(elettori o no) dobbiamo accoglier« il nostro
nuovo Pastore — sia ch’egli ci sia stato
inviato, sia che lo abbiamo richiesto — con.
fiducia, simpatia, e carità cristiana e dargli
tutto ài nostro entusiasta ed amorevole appoggio. Non dobbiamo indagare (e tanto
meno insinuare) s’egli è aristocratico o democratico, se frequenta più le case degli «gricoltori o quelle dei professori e degli Intelleltuali, se è per l'A. C. D. G. o per li
F. Ü. V., ecc. Dobbiamo vedere in lui solo
un servo di Dio che ha consacrata la sua
vita All'avvento del Suo Regno, e far tacere in noi ogni preferenza o' considerazione
personale. Perchè la fiducia, la concordia,
i’armonia e la collaborazione siano piene e
costanti fra i membri di chiesa ed i loro
Pastori oeeorre pure che i membri di tutte
1« chiese abbiano l'assoluta certezza che anché ttttti i Pastori »appiano sempre liberar
si dalle lóro umane e comprensibili preferenze e considerazioni terrene (parrocchie
di montagna, fredde, disagiate, allòggi scomodi, difticoltà di far studiare i figli, riluttanza ad abbandonare la cerchia di amici
• conoscenti, ecc.) per obbedire unicamente,
con gioia ed allegrezza, 'alla chiamata delle
comunità ed alle necessità dell'Opera.
Mi permetta infine il signor Valdo di togliergli le illusioni un po'... superficiali circa rAmerica e le sue beatitudini (almeno se
parla di quella latina), io vi ho vissuto 6
anni : in. diverse <(Colonie» valdesi. Posso
assicurarla che se le nostre comunità laggiù sono fiorenti materialmente ed economicamente, se le manifestazioni esteriori
della vita cristiana sono confortanti e lasciano intuire una vita spirituale Interiore
assai ricca, se-l'elemento laico è attivo, se
la tradizione valdese è ' ancora forte nelle
persone anziane, se le, contribuzioni per la
Opera sono proporzionate aH'agiatezza della popolazione, non mancano neppure laggiù le ombre, i dissensi, l'personalismi, i
dissidi, le rivalità e lé lotte che hanno raggiunto in passato forme e toni violentissimi. Purtroppo siamo tutti fatti di carne ed
il cuore umano, cori le sue debolezze e le
sue passioni,è lo stesso a Massello come à
Torre Pellice « Buenos Aires come a Colonia Miguelete.
Non sospiriamo dunque' per oasi o paradisi che non esistono in tetra: ognuno di
noi lavori, con zelo, amore e fedeltà al Signore nel campo, che gli è stato assegnato.
E poiché questi 5bn davvero tempi di umiliazione (ma per altre cause ben più profonde che non solo (juelle cui y riferisce
Valdo) umiliamoci con cuore contnio davanti al Signore per la nostra poca- fede,
per Ü nostro egoismo, il nostro materialismo, la nostra sete di ricchezza, le nostre '
invidie, i nostri odi senza nome, la nostra
immoralità, la nostra viltà è complicità con
il mondo. Uniamoci nelle preghiere e nelle
opere per un fervoroso rifiorire della vita
spirituale nelle nostre-chiese : i laici con i
laici e tutti insiemè con U corpo pastorale
che nessuno ha inteso umiliare^ ma per il'
quale invece nutriamo sentimenti di profonda deferenza, simpatia, cofiiprensione ed
un sincero, fraterno affetto cristiano.
Ermanno Costabsl.
Vmldo ha esprssso i suoi pensieri in forma paradossal«f. come abbiamo Hle.vato nella nostra nota al suo articolo. — Con la
presente mpost» eonsideriamo chiuso fi iihafHln.
' R»6.
Ptimrim teli Oeltil yildm
Valli
Tntteì le Fnloni «ono taTitete *d «•
sodàMi all» Settimana di Preghiera in-,
detta dalla Alleanza Evanoblica ìMon-’
niALB. Il programma è uscito nel n. Si
dell’« Eco delle Valli ».
E’ nella ¡preghiera che si prepara, e si
attua la vera comunione fraterna dei
credenti di tutti I popoli, ed è per me*-,
zo dell» preghiera concorde e fervida
eh« Il Regno di Dio «i avvicina a noi.
Per il Comitato di Gruppo :
G. Bbbtin.
Culti per radio
TMIN«: «gni à«iB«flisa «all* «r* Uli allè
•r* 14.46.
MtMN«: ogni ««msnica dalle «r» 14.16 all«
ore 14.S0.
VaNBKU; Ogni »«Hieiiica dall« sre liti ali*
or» 14.4S.
FtRSNSt: ogni doménica dall» oré If.tO alle
«fé 19.M (lunghézza'ondq m. 8*1).
RéMA: ogni dauiénica Aallt «ré li alle
ora li.li.
TRIESTI: Ogni doménica iaU« ars It all«
or« 10.30.
Casuari: or« 7.46 (all« «Lom«nica - quindicinale). '
Si comunica che nel giorno di Capodauno
verrà trasnissso un cuilo dalia ßtasiens Rft^ di Torio» sdì* OTS Uìfi.
J
si < -f'
V'fl.
CRONACA VAÍDESE
eobblo Pelile*
La vigilia di Natale ‘decedeva improvviaúlla porta di casa sua, CosimAd
Bartdon, di anni 44, dei Reimond. La sua
•morte ha suscitato viva impressione e generale compianto, ,
11 giorno di Natale il Signore richiamava
a Sè PaMo Artus, della Resela, di anni 71,
, »ifivia Ñégrin, tìi Villa, di anni 67.
Ai congiunti T espressione della nostra
simpatia.'
Le celebrazioni natalizi«, pur turbate da
questi lutti, si sono svolte in un’atmo»f«r«
di raccolta, intima spiritualità. R.
Mantov*
Benché il Pastore titolare, con i mezzi di
comunicazione attualmente ih efficienza,
non possa essere tutte le settimane in seno
a questa Congregazione, il Culto viene però
celebrato ogni domenica grazie alla collaborazione dei signori prof. Varvèlli doti. Benianiino e Felice Crespi, ai quali rinnoviamo i nostri cordiali ringraziamenti. Oltre
alle altre attività ecclesiastiche, quest'anno
è stato anche istituite un Culto di Evangelizzazione il giovedì sera. Sono già'usciti, poligratati, due numeri del « Foglio Evange»
Ifctì della Gioventù Valdese del Mantovano».
Simpatizziamo cordialmente con 1» nostra, sorella signora Nina. Mantovani e con
u^ nostro fratello sig. Felice Crespi e famiglie rispettive per la partenza improvvisa
per andare. con U Signore, del loro genlto’"f# ^®”^“*** Crespi, a Regina Marghe- .
rita (Torino). .
P*rr*io - Manigli*
Il dicembre abbiamo accompagnato al1 estremo riposo le spoglie mortali di Menusarif-Enrichetta, di 87 anni. Da alcuni anni
risiedeva a Pomaretto con la figlia Alessan«'
dra Grill, ma il suo desiderio ultimo fu di
essere sepolta vicino ai resti mortali del marito, nel efiuitero di Perrero.
Lascia in tutti quelli che l’hanno conosciuta un magnifico esempio di madre affettuosa, di laboriosità, di umiltà e di fede .serena nel suo Salvatore.
Il suo passaggio da questa nell’altra esistenza non è stato doloroso. Si è addormentata per risvegliarsi nelle*dimore del Padre
celeste. *
-Alle figlie ed a tutti i parenti le iiostre più
sincere condoglianze.
ir#fr* P*itic*
Domenica 16 corrente nell’aula., dell’Asilo,
davanti a un pubblico numeroso*e simpaticamente raccolto, dopo un’introduzione religiosa del pastore ■ sig. Nisbet, ii prof. Augusto Armand Hugoii^ continuando la serie
delle conferenze dei Protessori del Collegio
Valdese sulla Chiesa Cristiana durame la
guerra, espose in modo chiaro ed interessante la situazione della Chiesa in Norvegia sotto l’oppressione .tedesca.
. Dopo aver accennato brevemente alla etoria di quella Chiesa, diventata paciiicamente Luterana in tutto il suo complesso nel
XVI secolo e da allora in poi dipendente
dallo Stato; dopo aver indicato la sua importanza nella vita del popolo, in quanto
essa comprende il 97 per cento della popolazione, per cui ha sempre compiuto un’al-#
ta missione di civiltà, l’oratore ricordò- la
cata.stiofe che ha colpito improvvisamente
quella nazione con l’invasione tedesca il 9
aprile 1940, e la nobile attitudine che la
Chiesa ha subito presa di. fronte aU’oppre»sore, rivendicando la sua piena liberta nel• la proclamazione dell’Evangelo, guidata da
quei capo coraggioso e prudente ad un tempo che fu il rev. -Berggrav, vescovo di Oslo.
Il prof. Hugon indicò poi con' dati precisi i vari drammatici momenti attraverso
cui la Chiesa passò nella sua crescente apposizione alla politica, invadente e soffocacatrice del Govreno di Quisling e delle autorità tedesche che lo ispiravano, fino alla
completa rottura, alle clamorose dimissioni di tutti.! vescovi e dLllQfi pastorizzagli
innumerevoli arresti ed internamenti mainati dalle autorità, ai vani tentativi di Quisling di organizzare una Chiesa prona ai
voleri del Governo, E finalmente venne la
liberazione, ai primi del corrente maggio, e
la completa ricostruzione della Chiesa confessante, e la sua piena ripresa, dopo aver
epurato i pochi ecclesiastici che avevano
durante la crisi, tradito la loro missione.
Ma, concluse Toratore, la lunga e penosa lotta, ha lasciato nella Chiesa una profonda preoccupazione circa la sua situazion«. di dipendenza di fronte allo Stato, uiia aspirazione latente alla sua assoluta indipendenza.
Il Sig. Nisbet, chiudendo la riunione, espresse al prof. Hugon il consenso riconoscente del pubblico per la sua iuteresaante
•ésposlzione.
La. prossima .conferenza sarà tenuta la
sera della domenica 6 gennaio 1946 dal
prof. Bein sulla Chiesa Cristiana in Olanda
durante Tinvaslone e la guerra e l’oppres' sioiie tsdesca!
^ Nelle conferenze .sulla"' Finlandia • sulla Norvegia à statò giustamente ricordato
il .bel votame deU’Hoffmànn : « vii
el m ss reni pas», edito dalla Càsa Editrlc« Labor di-Ginevra eh« ha servito largamente come documentario e preparazione.
Il volume è in vendita alla Libreri» Clandiana.'
‘1
Personalia
1
Jolanda « Ugo RiAiiro PeHegrini hanno la
gioia di annunciare la nascita dalla lare
piccola WÌi®. •
Torino, 18 dicembre 1945. ?•.
h I B R I
Prnnetto; di V. SommaNI — L'ibr cria E<Titrice Ciaudiàna - Torre-Pellice - L. 5.
Grazioso racconto di Natale dovuto alla
penna di'qùeU’eminente pedagogo e limpido scrittore che è il nostro Attuale Moderatore. Piccolo dono da .fare a tutti i nostri
bambini in occasione dèlie Feste. — • -
G. Marcel: Diario e scritti religiosi a sursc
di F. Tartaglia. - Guanda, Modena, - pagine ^0 - L. 65.
Drammaturgo, critico, filosofò. Gabriel
Marcel è una delle voci più vive della cultura francese fra le due guerre e uno dei
nomi , più notevoli deiresistenzialismo contemporaneo. . V . 3
j'Alla confluenza dèi cartesianesimo tradizionale, del bergsonismo, dello spiritua’.ismo- e della fenomenologia, non senza iiifiùssi pascaliani e berulliani, la sua ricerca
filoso'flco-religiosa si pone-, in precisa e dirètta funzione cattolica.
Se di fronte a certe nostre odierne estreme domande Marcel ci potrà sembrare ancora lento e avaro, volto ,iàù all’accettazione che al rinnovamento*: il svio nome sarà
però singolarmente valido corde'' documeirto
di un’epoca di tormei^wto trapasso, pei
molte suggestioni laterali & per,cèrta tela
tà di presentimento. Degno dunque più che
mai di venire oggi introdotto nel nostro
dialogo religiosOi?Ì" eultùral«.
Arturo Peyrot con la moglie Ida e figlie
EleNa e Maria;-Arturo Garnieh con la moglie Amalia e figlia Giovanna; i nipoti Peyrot, Decker, Turin, Meille, Malan, Revel epamnti tutti annujiiiarw il uassaggio a sfere^
più elevate dev'anima gì ,
U«a ^ttyrtel Lcf*g
avvenuto ai Mar alida dì Luserna San Giovanni lì 23 dicembre i9iS. ^
« L’Eterno conosce quelli che si
confidano in Lui»; Namn 1: 7.
La /a'mgiia Menusan-Grill riiigituia tutte le persone che in occasione delia dipsutenia della loro cara Estinta
liteiiiita« iftriclicua
* di anni 87
Imnrm testimoniato la loro simpatia, sia partecipando alle estreme onoranze, sia
do scritti.
Pomaretto, il 24 dicembre 1945.
Alberto Ricca: Direttort
Luf« TU'« Aatx tHoMiau - ftm. Péaai«t
il
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JLuiéi
«wl «. c M. 2«20S33 '
\t LET¥ORI
A Motivo dal «oatitiuo rinoaro delia carta, della aaao d'oftOra, delle
fpen di ammlalstrazioao, Il prezza di abkoaainento per l’aaae 104« è «»iato la L. ISO, in ragione cioè di ffleaa^dl L. S la copia, Mtalro 11 prezzo
attuale di qualfiaai flornale è di L. 4.
Se gualche abboaato, apecialMente alle Valli peata clic li prezza è
ecceetiee, faccia il confronto con li prezzo delle uoTà« del burro... e paghi
•a vuale, l’abbonamanta In natura, l Pastori aaraima lieti df favorirli in
qndsto aenaa.
Siamo tlcurl che tutti rlnnorcranao con ■ollceftudina rabbonamento
thè si può anche fare semestralmente, dividendo cosi l’Importo annuo.
Tenendo poi presenta che anche a L. 150, Il giornale è ancora ceduto
•otto casto, invitiamo tutti coloro che ne hanno la possibilità, di aggiungers
un’offerta per diminuire it deficit che si annunzia grave. E a tutti il nostro
ringraziamento ptr la loro collaborazioat.