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ECO
DELLE VALLI VALDESI
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LO'.'jn ii-TMA
Paivi V'ilieiie
'iOFFLl.iaO
Settimanale
della Chiesa Valdese
'' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgi^ssioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXJX - N. 17
Una copia L i ce 30
ABBONAMENTI
ì
Eco: L. 1.200 per Tmlerno | Eco e La Luce: L. 1.800 per rinteroo | Spediz. abb. postale ■ (I Gruppo
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TORRE PELLICE - 24 Aprile 1959
Ammin. Claudiana Torre Pollice ■ C.C.P. 2-17557
UN APPELLO *
A tutte le Chiese Valdesi
I giornali protestanti ci hanno informato ultimamente sulla situazione drammatica in cui si trovano gli abitanti di Madagascar a causa
delle gravi inondazioni di cui sono stati vittime.
Madagascar è un'isola molto lontana da noi, nello spazio e forse
anche nel pensiero. Ha un territorio più vasto della Francia, con 4 milioni di abitanti, dei quali 1 milione protestanti. I cicloni che l'hanno
sconvolta distruggendo paesi e città, riducendo alla nudità ed alla fame
centinaia di migliaia di persone, ci ricordano adesso che anche laggiù,
nell'isola lontana, ci sono dei nostri fratelli in fede e delle comunità
evangeliche viventi, frutto della Parola di Dio e dell'opera compiuta
dalle Società missionarie.
Le notizie giunte in Europa hanno suscitato una profonda emozione. La Francia ha preso le prime misure di fronte alla catastrofe ; ma
ìe Chiese debbono essere unite in una grande opera di solidarietà. Nella
città di Tananariva, i cui abitanti (200.000) sono in maggioranza protestanti, 42 mila persone sono senza tetto e molte di esse sono state
accolte dai centri organizzati dalle Chiese e dalle Missioni. La Svizzera
ha lanciato un appello per la raccolta di doni in natura ed in danaro.
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha deciso di intervenire con un
aiuto immediato.
Possiamo anche noi fare qualche cosa per gli abitanti di Madagascar? Possiamo inserirci in questo momento in un'opera di solidarietà fraterna nel campo missionario?
Credo fermamente di sì. Non possiamo isolarci nelle nostre case o
nei nostri templi per non vedere la sofferenza umana. Le giovani Chiese
del Madagascar hanno bisogno di noi. Il vero ecumenismo affonda le
sue radici nell'amor fraterno a causa di Gesù Cristo e ci spinge alla generosità.
Invito pertanto tutte le Chiese Valdesi a dedicare ai fratelli in fede
del Madagascar la colletta della Domenica 3 Maggio, Domenica della
lamiglia cristiana. Se quella celebrazione avvenisse in un'altra data, si
ricordino le chiese deH'appello che viene loro rivolto.
Tutte le collette siano mandate subito al Cassiere della Tavola Valdese con l'indicazione «per Madagascar». Subito, perchè i soccorsi
sono urgenti. Esse verranno inoltrate per mezzo della « Société des
Missions de Paris ».
E sia questa una iniziativa benedetta da Dio !
ERMANNO ROSTAN, Moderatore
i ^i siamo vivamanU' rallegrali nel constatare che la Tavola, nella
persona del .Moderatore, ha pensalo, eonteniporaneamente a noi,
a lanciare L'appello che. i nostri lettori hanno trovato nel numero scorso.
Mentre esso iiscivn, ci perveniva l'appello che pubblichiamo in questo
numero, lieti di vederci co.si sostenuti dall autorità della Tavola, e
certi della generosa ris[>osta dei lettori come di ogni membro delle
nostre Chiese. Riportiamo pnre.^ da La Vie Protestante, una corrispondenza di un pastore malgascio. red.
Vu par un pasteur malgache
MADAGASCAR
dans le déluge
Vue de l’avion? Madagascar, qui est
une île plus grande que la France,
donne l'impression d’une barque que
le naufrage saisit. A mon arrivée, le
25 mars, l’île se prepare à recevoir
le cataclysme du sixième cyclone pour
la même saison de pluie. Jamais le
ciel, le vent et l’eau ne se sont ligués,
de mémoire d’homme dans le pays,
pour appauvrir autant les hommes et
(a terre de ce pays. Au moment ou
j’écris, le vent vient de finir sa danse
s>ur Madagascar, à une vitesse allant
de 120 à 200 km. heure. Aucune pro
Vince n’est épargnée, sauf celle de
Tuléar, dans le sud-ouest. Des semaiPes de pluies diluviennes ont brasse
les terres, déboulonné les rochers, et
les rivières gonflées sont sorties de
leur lit pour s’abattre sur le riz presque mûr. Et ceci dans tout Madagascar, du nord au sud.
Tananarive n’est plus formé que
d’îlots de salut, assiégés par l’eau.
Cinquante mille personnes offrent le
spectacle désolant des sinistrés forcés
de quitter leurs maisons, n’ayant pour
tout bagage moral que le déchirernent
Intérieur de ceux qui sont déracinés
de force. Sauve qui peut. Sauve ce
qu’on peut. Et de nouveau le spectate poignant des exodes et des réfugiés.
Et dans un pays économiquement
sous-développé, on voit le vrai visage
PÇ l’enfer quand on assiste à cette
débandade générale de la nature, pro
voquant la débâcle parmi les humains
les institutions. La misère relève
son masque et s’étale dans les rues.
"Jne mère de famille n’a pu prendre
pour se sauver que son enfant dans
un bras, et un petit cochon dans l’autre, un signe d’espoir dans une vie
tellement dénuée. Beaucoup de femmes enceintes accouchent en chemin.
Les écoles de la ville, autant de l’Etat
que des Eglises, hébergent plus de
lÜ.OOO sans abri. Des églises sont ouvertes, ainsi que des grandes halles
privées. Dans ces havres de salut les
volailles voisinent avec les areillers
de leur propriétaires. Les cris des
oies se mêlent dans la cour du grand
lycée de la ville avec ceux des enfants des siniscrés, dont la plupart ne
savent pas ce que c’est que d’aller à
l’école. Les moyens de production les
plus naturels pour une vie économiquement si pauvre, sont poussés dans
des charrettes ou portés sur les têtes; quelques poules, un coq, quelques oies, des canards, quelques cochons. Les bêtes qu’on a pu sauver
de l'eau sont parquées au jardin public, en plein centre de la ville. Et
les maisons continuent à s’effondrer,
le dimanche de Pâques, huit à douze
en une demi-heure. Les talus et les
terrains s’affaissent. Les trains n’existent plus. Aucun moyen de communication si ce n’est la radio et l’avion.
D’un bout à Tautre de l’île, les familles s’interpellent par le moyen de
la radio. La famine menace. Le gou
vemement parachute des sacs de riz
sur les îlots non inondés et distribue
vivres et vêtements. Les Eglises connaissent l’heure d’un diaconat sans
précédent, le diaconat des jeunes
Eglises, pauvre mais fait avec ardeur.
Lucien Em. Randrianarivelo.
Ai giovani del mio popolo
«Siete migliori di quanto fossimo noi alia vostra età» - « Ma in complesso
tendete al grigio e questo grigiore si riflette anche sulla vita spirituale»
A voi, giovani valdesi, che, come i
vostri coetanei di questo vasto mondo, non godete precisamente di una
buona stampa, intendo rivolgere alcune parole di incoraggiamento e di
simpatia. Già su queste stesse colonne una gentile giovane signora, appena un po’ più anziana di voi, ritengo,
ha preso le vostre difese e forse quelle che prendo io, molto più anziano,
sono superflue. Ma — diceva Hitler
— le cose vanno ripetute senza posa,
se si vuole che la gente vi creda; è vero che si riferiva alle bugie, ma tanto
più ciò è esatto quando si tratta di
verità.
Un’inchiesta svolta di recente presso la gioventù romana di ogni categoria sociale ed una analoga svolta in
Romagna sono giunte alla conclusione che la gioventù interpellata è risultata, nel complesso, anziché « bruciata », animata da molto buon senso, senza « grandi ideali » né ambizioni irragionevoli; aspira a una modesta situazione finanziaria, a farsi
una famiglia, alla pace, alla tranquiL
lità. Prevalgono in essa aspirazioni
« piccolo-borghesi », una notevole incertezza, qualche sfiducia, ma ben poca di quella retorici che ha avvelenato per tanto .la nostra vita,
nazionale.
Ora siccome non credo che i nostri giovani valdesi siano molto diversi dagli altri giovani italiani, né
che questi si differenzino molto da
quelli di altri paesi d’Europa o d’America, ritengo che anche ai nostri
possano applicarsi le suddette conclusioni che hanno sbalordito le catastrofiche Cassandre. Certo vi é in
tutti i paesi una minoranza di « bruciati » che fanno molto chiasso e sono
presi a prototipo di produzioni letterarie, teatrali e cinematografiche. Ma
questa minoranza é in complesso esigua e non può assurgere a rappresentare un’epoca. La mia esperienza personale, durante un periodo d’insegnamento, coincide con i risultati delle
inchieste su ricordate; e per quanto
riguarda l’America, i giovani incontrati nei campeggi e perfino giovani
artisti, attori e danzatori, conosciuti
in occasione di una recente manifestazione artistica internazionale tenutasi nella città ove risiedo, rispondono più al tipo rilevato daH’inchiesta
che a quello convenzionale della scena e della letteratura.
Perché dunque si vuole infliggere
alla gioventù odierna una taccia che
generalmente non merita’? 1 più accaniti nemici dei giovani di oggi si trovano nella gioventù stessa, per quel
vezzo, frequente nell’età immatura (e
talora anche dopo) di voler apparire
più perversi di quanto in realtà non
si sia, e tra gli anziani che hanno dimenticato di essere stati giovani.
Ebbene io dico francamente, a voi
giovani di oggi: siete migliori di
quanto fossimo noi alla vostra età.
Come rilevai in altre occasioni, la vostra sconcertante sincerità porta facilmente alla spregiudicatezza, a mancanze di riguardo che possono riuscire offensive, e perfino ad un leggero
cinismo. Ma le esperienze della vostra infanzia,- spesso tragica, sempre
turbata da eventi più grandi di voi,
vi conferiscono, con qualche amarezza, una maturità, un realismo che noi
ignorammo o acquistammo più tardi.
Avete dimenticato gli entusiasmi più
o meno retorici che colorirono la nostra gioventù, siete degli « enfants du
siécle », come la generazione che seguì le guerre napoleoniche, avete i
piedi sulla terra anche perché le re
sponsabilità della vita pesano su di
voi più presto di una volta e gli accresciuti bisogni hanno fatto sparire quel
periodo di più o meno squallida
« bohème » che sembrava una volta
tirocinio inevitabile all’inizio di una
vita indipendente. Vi sono tra voi
certamente lavoratori assidui e coscienziosi poco turbati da romanticismi. Il fatto che si é abbassata l’età
media matririioniale in molti paesi,
depone a favore di una più precoce
maturità.
Vi si accusa di nutrire disprezzo
per i più anziani e di ritenervi più
saggi di loro. Chi vi accusa dimentica che la presunzione é stato in ogni
tempo un peccato giovanile (che non
sempre si attenua con gli anni). Né a
voi, in particolare, si può dare molto
torto, considerando le sciocchezze e
peggio che gli anziani hanno commesso, causando la penosa situazione
in cui molti di voi si trovano. Pertanto sono pienamente giustificate certe
vostre amarezze e quello sbandamento che porta alcuni di voi al nichilismo e all’amoralità. Salvo questi casi, più frequenti forse di quanto potremmo desiderare e che dovrebbero
sollecitare il senso di responsabilità
in noi anziani, riconosco che siete
meno leggeri e superficiali di quanto
lo fossero i giovani di altre generazioni che ho conosciuto.
Né faccio eco a certe accuse che vi
vengono rivolte dai tanti Catoni
odierni. Per esempio, vi si fa colpa
di perder tempo e denaro ai « flippers ». Orbene, vi sono sempre stati
passatempi non meno insulsi, ma
certo più dannosi per lo spirito e la
moralità. Ogni epoca ha le sue manie,
le sue mode, ed é naturale che i giovani le seguano.
In conclusione ho fiducia nella vostra generazione. E auguro che essa,
senza sbandierare tanti inconcussi
principi e tante retoriche ideologie,
saprà lavorare efficacemente per l’avvento di un mondo migliore.
In quanto alla posizione di voi giovani valdesi di fronte al Cristianesimo ed alla Chiesa, ne ho già parlato
e non mi ripeterò. Vi sono tra voi elementi preziosi. Ma in comp^lesso tendete al grigio e questo grigiore si riflette anche sulla vita spirituale. Né
siete soli in tale zona crepuscolare che
purtroppo é quella in cui s’incontra
la maggioranza dei cristiani.
M. Eynard.
L’ANALFABETA
DI PAESANA
Il colportore valdese è .sulla via
del ritorno: ha vi.sitato Oncino, Calcinere, Ghisola ed altre località della valle di Paesana, ricca di storia,
di testimonianze eroiche degli antichi valdesi. Egli còiitempla quei villaggi ed il paesaggio, così simile alle sue valli dove alligna il castagno,
il faggio, più in alto il larice e la
betulla: fissa lo sguardo verso Praviglielm dove sorse un tempio e .si
tenne un Sinodo, e dove ira gli altri
esercitò il suo ministero il Pastore
Vignaux e donde partirono studenti per l'Accademia di Ginevra tra i
quali si ricorda Michele Berton iscritto nell’anno 1S64; il colportore
guarda verso la pianura dove rifulse
la teslimonianza dei Valdesi nel marchesato di Saluzzo, nella vai Maira
e Varaita, Torino, Casteldelfino dove si tenne un sinodo, nella zona
da Barge a Tenda; e ricorda le tremende repressioni della Santa Inquisizione elle spense definitivamente
verso il 16ÌLS le fiorenti comunità che
por tre secoli avevano diffuso la luce. (led’Evangelo nella pianura del
Piemonte.
In prossimità di Paesana il mereiaio incontra una donna che tiene
per mano un ragazzetto e con un i
grossa gerla di funghi. 11 dialogo è
interessante: la donna e il colportore parlano dei Valdesi antichi, di
Bietoné, dei templi, dei ricordi rimasti nella valle del Po; a un certo momento la buona « magna » dichiara: « 1 Valdesi erano tanto buoni, mille volte migliori di noi ».
I ’ambulante allora soggiunge: « Il
motivo è semplice; i suoi antenali
possedevano la Bibbia, la leggevano
ed avevano imparato ad amare Dio
ed il loro prossimo; purtroppo oggi
la Bibbia non la possedete ])iù ».
Il dialogo continua e la donna
ascolta la spiegazione del Vangelo
con emozione: alcuni opuscoli e j»orzioni della Bibbia passano nelle suo
mani; lei coniessa di non saper nè
leggere nè scrivere ma annunzia che
appena a casa distribuirà ogni cosa.
Il colportore ritorna a visitare il
villaggio della povera donna: egli
trova un veccliio casolare dove vive
col suo figliolo e stenta a sbarcare
i! lunario dopo la morte di suo marito. Appena vede il mereiaio annunzia e con trionfo: «Ho distribuito tutto quello che m’ha dato », poi
dà una voce al ragazzetto e fa chiamare le comari del villaggio; si forma un crocchio nella disadorna cucina e l'Evangelo è annunziato alle
anime. Una donna, molto pallida,
tutta vestita di nero è la piu attenta e la più commossa: ha perso suo
figlio di veiit anni da poclii mesi c
cerca una parola che la lorliliclii e
elle le dia coraggio; il colportore ritorna ancora ed ogni volta essa corre nella casa della vedova e domanda con ansia: « iNe avete ancora di
quei libri, lei sapesse come mi fanno tanto bene ». Essa ha fame della
parola di Dio e gioisce, nel suo grande dolore, del messaggio della Speranza in Cristo che salva.
La casa deH’analfabeta è posta in
allo, al limitare del villaggio; non
rimane nascosta. Cosi la testimonianza delTilletterata della valle di Paesana non è rimasta nascosta; la lampacia non è sotto il moggio, ma è
stata posta sul candeliere per far
tume a quelli del suo vicinato.
iNelle valli ci sono molte lampade e lucerne ad olio : sono ormai nascoste, rivestite di finissima tela di
ragno; di quando in quando si possono vedere, in occasioni solenni,
come ricordi preziosi d’un tempo
lontano, come oggetti da museo. La
fede di molti Valdesi è diventata come le lampade: ogni tanto dà un bagliore, molto tenue, simile ai fuochi
fatui ma che non rischiara e non riscalda più.
Un mereiaio ambulante
2
Z —
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
"DISCIPLES D’UN SEIGNEUR QUI SERT
//
Le service de rEglise
Le premier devoir de l’Eglise, c’est
de servir Dieu. Elle sert ou ne sert
pas Dieu, selon la manière dont elle
est organisée et dirigée. La manière
dont nous nommons les responsables,
dont nous liquidons les différends,
dont noitô dépensons l’argent et dont
nous traitons les gens du dehors, contribuent à déterminer si une Eglise
est ce qu’elle devrait être.
Cette question est tout spécialement aiguë de nos jours, car bien de
nos manières habituelles de travailler sont critiquées et jugées. Par
exemple: devons^nous organiser l’Eglise en paroisses? Pourquoi n’y a-t-il
pas des églises dans des maisons et
également dans des fabriques? Et que
vaut notre habitude de distinguer entre clergé et laïcs? Le laïc ne serait-ü
qu’un chrétien auxiliaire? N’a-t-il pas
un ministère, lui aussi? N’a-t-il pas, de
nos jours, un rôle essentiel à jcuer
dans l’Eglise, un rôle qui n’est pas
complètement reconnu par les systèmes d’organisation existants? Et que
faut-il penser du caractère toujours
plus centralisé et bureaucratique de
l’organisation de l’Eglise et de notre
habitude de n’envisager la vie chrétienne qu’en termes de «program
mes» et de «publicité»? Ces emprunts
faits au monde des affaires aident-ils
l’Eglise à servir Dieu? Finalement,
que se passe-t-il quand nous tentons
d’exporter toutes nos idées, nos coutumes dans d’autres nations et d’autres
cultures? Les traditions nées en Occident ont-elles beaucoup de chances
de bien servir Dieu en Orient? Pouvons-nous arriver à une souplesse suffisante pour trouver des formes de
mieux servir Dieu?
Ce qu’en pense la Bible
La Bible a une attitude très libre
vis-à-vis du service de l’Eglise. Nous
y trouvons des exemples très divers
d’organisation de l’Eglise, mais ils ne
sont jamais considérés comme essentiels. Le fond du problème, pour le
Nouveau Testament, se trouve dans
les rapports de l’Eglise avec Christ
L’Eglise est son corps. Elle partage
sa mission, son ministère, ses souffrances. Pour servir Dieu comme i!
faut, l’Eglise doit participer à son
oeuvre. Quelles que soient les formes
de l’organisation de l’Eglise, elles doivent servir à cela.
Jean 6:
L’Eglise incarnée dans le monde
Christ, avant toute chose, est venu
dans le monde sous une forme véritablement humaine. C’est ce que signifie son incarnation. Si nous pre
nons au sérieux le point de vue néo
testamentaire, l’Eglise ne peut devenir le « coirps » de Christ qu’en « s’incarnant » à son tour. Nous protesterons peut-être, au premier abord, que
l’Eglise est déjà bien trop incarnée
Mais la Bible nous montre que nous
avons tort.
Etre incarné veut dire beaucoup
plus qu’exister physiquement. Cela signifie partager la véritable condition
humaine, spirituelle aussi bien que
physique. Cela signifie un refus de se
détourner de la faim des hommes, de
leur méchanceté et de leurs efforts.
Cela signifie un refus d’accepter n’im
porte quel privilège spécial, et une
identification au sort de l’humanité
C’est cela, la pointe du récit de la
multiplication des pains dans Jean 6.
Christ établit ce rapport très claire
ment. Le pain qu’il distribue est un
symbole de son corps (verset 35). Il
signifie sa présence dans le monde.
La chose vraiment révolutionnaire
que ce récit nous apporte, c’est que
le corps de Christ n’est pas limité au
petit cercle des douze disciples. Avant
qu’ils aient même commencé à comprendre l’incarnation de Christ, il
leur fait comprendre qu’il les a dépassés pour atteindre le lieu où se
trouvent tous les affamés qui ont besoin d’être nourris. « Vos pères ont
mangé la manne dans le désert, et ils
sont morts», leur dit Christ; mais
« c’est ici le pain qui descend du ciel,
afin que celui qui en mange ne meure point» (Versets 49 et 50).
Ce que nous lisons dans Jean 6 nous
invite à beaucoup plus que de la charité. Le chrétien est appelé à s’iden
tifier en quelque sorte au monde, de
sorte que la vie de l’Eglise atteigne
les plus grandes profondeurs de la
misère hiunaine et se mêle à elle
d’une manière indissoluble. Par son
incarnation. Christ n’est pas seule
ment venu pour nous rencontrer personnellement — comme si nos sentiments individuels pouvaient suffire
à épuiser la signification de ce que
Dieu a accompli. Il est aussi venu
vers les hommes qui nous entourent.
Si nous désirons savoir ce que signi
fie l’incarnation, nous devons entrer
en relations avec ces hommes. Noue
ne commencerons à être vraiment
l’Eglise de Christ que lorsque nous
commencerons à pénétrer, individuellement ou en groupe, au sein de ce
monde formé par une humanité qui
souffre et se débat et où Christ nous
conduit.
Luc 22:
L’Eglise autour de la croix
Mais l’Eglise a également une vie
intérieure. Pour en trouver la clef,
détournons-nous de la colline de Capemaüm pour regarder du côté de la
Chambre haute. Quelle est la disposition des places autour de la table du
Seigneur, et comment sont réglées les
disputes de préséance?
Le récit nous rapportant la Cène,
au chapitre 22 de l’évangile de Luc,
nous surprend en incluant une dispute dépourvue de dignité entre les
disciples sur ime question de prestige
personnel. Dans tous les cas, c’est
réaliste. Quiconque connaissant de
près la vie d’une paroisse sait que les
personnalités créent des problèmes
d’organisation, et que ces problèmes
s’étendent jusqu’à la Table sainte.
Ce qui nous est dit, dans ce chapitre,
c’est que c’est précisément à la Table sainte que nous trouvons un moy
en de les résoudre.
Christ rappelle à ses disciples que,
dans la chambre haute, tout est déterminé par son rôle de serviteur de
Dieu, de serviteur souffrant, et est
centré sur lui. Ils doivent participer
à son corp et à son sang, c’est-à-dire
accepter ce qu’il va accomplir pour
eux sur la croix. Cela signifie, pour
le moins, qu’ils doivent se comporter
en tant que serviteurs les uns des autres. Ils doivent porter les fardeaux
les uns des autres, tout comme Christ
porte les fardeaux du monde.
Le bon ordre, dans l’Eglise, ne dé
pend donc pas d’une affirmation de
soi, mais d’un don de soi. Quand des
chrétiens se consacrent entièrement,
eux et leurs biens, au ministère du
service de Christ, le bon ordre en découle, comme simple conséquence. Lri
organisation de l’Eglise est donc une
question de culte. (Pour cela, le Nouveau Testament utilise un autre mot,
leitourgia, qui peut être traduit par
[< service »). C’est un culte autour de
une table à laquelle Christ lui-même
est présent dans l’esprit du service et
ou don de soi.
Mais même cette ordonnance de
l’Eglise est provisoire. La communauté de la chambré haute espère participer à un repas en commun dans le
Royaume de Dieu (v. 16) lorsque les
disciples participeront à la royauté
do Christ sur son peuple (versets 2830). Mais cela sert à souligner d’au
tant plus que Christ est le seul à
posséder l’autorité sur son Eglise
dans ce monde, et que cette autorité ne peut être usurpée par aucun
homme.
Colossiens 3:
L’Eglise ressusnitée avec Christ
« Si donc vous êtes ressuscités avec
Christ, cherchez les choses d’en haut,
c ù Christ est assis à la droite de
Dieu ». Christ e.st ressuscité, et nous
sommes ressuscités « avec lui ». Evidemment, la deuxième partie de cette affirmation ne peut être prise ni
physiquement, ni littéralement. Ce
que Paul veut dire, c’est que l’Eglise
a pour tâche d’introduire la puissan
ce d'une nouvelle ère — l’ère de la
lésurrection — dans l’histoire actuelle.
Le contexte nous dit clairement de
quoi il s’agit. L’Eglise n’est plus liée
par des préceptes ou des doctrines
humains (Colossiens 2: 20). Pour les
chrétiens, tous les tabous et toutes
les formes de légalisme sont déjà
dépassés. De tels règlements peuvent
servir l’Eglise, mais l’Eglise ne peut
jamais leur être soumise. Ce qui est
beaucoup plus important, toutefois,
c’est le fait que l’Eglise devient l’embryon d’un nouveau genre de la société. Les chrétiens se sont dépouillés du « vieil homme et de ses oeuvres » et ont « revêtu l’homme nouveau qui se renouvelle dans la connaissance, selon l’image de celui qui
l’a créé» (verset 10). Toute une liste
de conséquences pratiques découle de
cela. De nouvelles relations sont établies entre les êtres humains dans
l’Eglise (verset 12). De nouvelles relations s’établis.sent entre maris et
femmes et entre parents et enfants
(verset 18). De nouvelles relations se
établissent entre employeurs et employés (verset 22). L’Eglise, ressuscitée avec Christ, doit être le centre de
la puissance de renouvellent de Dieu
dans tous les rapports humains. La
résurrection de Christ justifie ce qui
est fait en son nom dans le monde
en lui donnant un peu de la qualité
du monde à venir.
Mais ce à quoi songe Paul n’a rien
d’utopique. Le travail dans le monde
doit encore être accompli parce que
ils accomplissent leur travail comme
des serviteurs de Dieu. « Tout ce que
vous faites, faites-le de bon coeur,
comme pour le Seigneur et non pour
des hommes...» (verset 23). La consécration à Dieu dans tout ce qu’ils
font agit comme un stimulant dans
leur travail.
La puissance de la résurrection
peut rapprocher des ennemis, réparer
des injustices sociales, réconcilier des
familles et relever des esprits abattus.
Si donc l’Eglise ne sert pas Dieu,
elle ne peut aucune manière être le
peuple de Dieu. C’est dans ce service
que réside la source de sa force. L’Eglise devient faible lorsqu’elle adopte
des coutumes et des formes de vie
qui servent ouvertement à d’autres
fins ou qui ont perdu leur capacité
d’attirer l’attention, per delà ellesmêmes, sur Dieu.
Lewis Mudge
Associazione
«E. Arnaud»
Nella seduta di Domenica scorsa, ben
numerosa, il prof. Augusto Armand Hugoii
ci descrisse la situazione politica del Piemonte nel ]859, l’opera svolta dal Cavour
sullo scacchiere Anglo-Franco-Austro-Ponlificio, per la seconda guerra deirindipendenza.
Riportò dai giornali inglesi di allora come la piceoìa pedina del popolo valdese
potè servire per influire sulle decisioni de!
governo.
Rammentò l’opera del ginevrino Diinanl
che. in compagnia del medico Luigi Appia
sialiilito a Ginevra, si recò fra i feriti sui
cani]>i di S. Martino e Solferino che lo condusse poi a fondare l’Assoriazione Internazionale delia Croce Rossa.
Il pastore di Rinerolo, Giorgio Appia,
Iratello del medico l^ilgi, si recò sul campo di battaglia per i|ualclie tempo onde visitare i nostri soldati. Avetido dovuto rientrare a Pinerolo si occupò dei soldati delle
Valli che ivi arrivavano ])er riunirli ed
esortarli ]>rima dejla loro partenza per il
fronte.
Il doli. Carlo Pons di Torino, presidente della Pro Valli, c’inlratlenne sulle pratiche necessarie per la valorizzazione della
(^ianavella e spiegò quale è lo scopo della
Rro Valli lavorando solo nel camjH) economico-sociale, d'accordo colla Ctmimi.ssione Distrettuale.
Doni per TEco delle Valli
Kin^ruziiiinu vivaiiieiile :
.Silvani Bruno 9.S0; Tron Coslanlino 10(1.
(.(‘¡¡ei- Enu'sio :i0«: Dei-ker Emilio
Kusla^no Ida 1(H); Bons Amelia 100; l(oslan Enrico 200; Gander Emilio 300; Vittorio Widemann 300; Crespi Felire 100; A.
Drelier 100; Decker Ermanno lOO; Bonjotn
Ester 200; Gardiol (ìiaromo 200; Bonnoii.
Guido 100; Tagliabile Adriana 200; Negri
Irene 100; Vigne Giaroiiio 100; Bonnoiis
Silvio 400.
Cappellani militari
Nel numero di marzo di «Gioventù
Evangelica » abbiamo notato un articolo che lascia perplesso chi ha
sempre considerato ogni attività delle nostre Associazioni Giovanili, in
funzione di una influenza formativa
dei giovani.
Abbordando ¡1 problema dei Cappellani Militari, l’articolista dichiara di mm valore presentare un giudizia risaliitiva ed evangelicamente
univaro, tuttavia osserva che desidera presentare il jiroblema che camDramette tutta la predicazione della Chiesa nei confronti dclVEvangel(>: e alTerma elle non va affatto da
sè che ci siano cappellani militari
specialmente perchè dal giorno 6-8l')f!i (bomba atomica su Hiroscinia)
dire suerra significa dire assassinio.
Dal che si constala che quel giovane
ha una visione tutta particolare "
personali.ssima del Cappellano Militare. del suo .servizio e delle possibilità e necessità di assistenza spirituale dei militari.
f.rede quel Signore che i Cappellani siano dei responsabili della
guerra e siano degli istigatori alla
uccisione del nemico?
Crede quel Signore che morire in
seguito alla deflagrazione della bomba atomica sia piii orribile e spaventoso che morire [ter la deflagrazione
di una bomba o di un tappeto di
bombe convenzionali?
(^rede quel Signore che tutti i morii, di tutte le guerre, non siano stati assassinati dalla guerra?
Il significato della parola guerra
è oggi esattamente quello che sempre fu, nei secoli trascorsi. La differenza fra passato e presente sta
nella ampiezza territoriale assunta
dalla forma moderna della condotta
C S C H E e G E ^ Ipnfi fipdv' w la fjìopìia ai/iima
Anima mutevole La tua vita
senza unità, dispersa nell'affanno scorrerà limpida e calma in unità
senza vita intima, senza alcun reale possesso c;uando si possiederà intimamente
foglia portata dai mille venti delle passioni camminando costantemente raccolta
anima morta; risvègliati. in un'intima verità eterna, assoluta.
Possiedi te stessa. Possiedi il tuo Dio. Lo Spirito di Verità e di Vita. L'anima vivente è un atto di pace e di pietà. Pace in Dio, pietà nel rapporto con gli uomini. Gli eventi mutano tramontano e nascono civiltà nell'incessante correre del fiume della vita. Tu costruisci la civiltà dell'anima tua nel possesso della verità che permane
Non è vero che Dio non ti parli. anima del mondo, luce della terra.
Sei tu che non ti fermi ad ascoltare Volgi la tua mente alle cose che non si vedono
perchè hai fretta di correre lungo il torrente dei tuoi desideri e dei tuoi timori. Fermati, ascolta, ubbidisci e conoscerai. Conoscerai il Sommo Bene che governa l'universo poiché esse solo sono eterne. Poni il tuo cuore nel tesoro che non muta per mutar d'eventi.
sostanza vitale dell'anima. Carlo Lupo.
della guerra. Mentre un tempo combattevano e morivano i soli combattenti sulla linea del fuoco, questo
secolo XXmo. fin dal suo inizio
(guerra Anglo-Boera) ha visto la
guerra estendersi alle popolazioni
civili, alle casp di abitazione, ai cascinali.
Ed i hoinburdamenti, con i cannoni, delle case private, non erano meno terribili,per chi li .subiva e vi la.sciava la vita, dei bombardamenti,
che abbiamo subito noi, anche in
que.sl’ultima guerra.
T morti in guerra sono tutti, c doviimpip. iiirualinente detrli assassinali. l),n Coventry a Cassino o a To» ino.
La bomba atomica ha maggiore efficienza, ili intensità ed estensione.
Ma tornando ai Cappellani Militari, l’articolista citato conclude;
Quale Vangelo annunzierà a questi
uomini (aviatori) che .si apprestano
a uccidere in modo così spaventoso?
Certo il modo di uccidere pili
grazioso è evidentemente la camera
a gas, indolore p silenziosa! E’ for,se meno spaventosa?
(Tiiel giovane inette Aviatori e
Cappellani sul terreno della Guerra
Santa Mussnlinana. nella cui predicazione è promesso il Paradiso con
le 16 Fri, ai morti in combattimento; egli dimentica, evidentemente,
che la escatologia cristiana è di tutt’altra intonazione.
In quanto alla responsabilità personale degli addetti alle armi che
uccidono mi si permetta di dire a
qtiel giovane, ed a tutti i cosidetti
obiettori di coscienza, che « la responsabilità » di ogni colpo di fucile, di cannone o di bomba convenzionale o atomica ricade su ciascuni!
di noi, nella stessa misura, (militari, civili, cappellani, artiglieri, operai, contadini, medici e commercianti).
Chi scrive ha prestalo servizio militare nelle guerre di Libia 1911-12
(alla presa di Bengasi); Italo-Aiistriaca 191.T-18 (Fronlp carsico 19LÍ17 e Fronte a mare 1917-18) senza
avere mai sparato un colpo di arma
da fuoco. Puù dunque dire di non
essere nn assassino. Tuttavia pensa
che egli è ugualmente responsabile,
come lo furono i generali che comandavano le grandi unità e le piccole, gli ufficiali che regolavano il
tiro dei cannoni (anche .se calzavano i guanti) c l’umile marinaio-cannoniere che tirava il cordino per
far partire il colpo, od il fante che
sparava col fucile o la mitragliera.
Ma c'è di più! Poiché viviamo in
paese civile (!!!) ed il governo trae
ogni sua possibilità dalle tasse che
impone ai cittadini, ue consegtie dir
ehi ha pagato tasse ha contribuito ;i
creare quella bomba assassina.
E poiché comperando un jiaccbello di sale o di fiaininiferi, pugbianiu
la tassa, siamo tutti, in solido, responsabili delle malefatte della guerra assassina.
Abbiamo udita ad Agape la <‘oiifereiiza Xieiiiilller sulla bomba atomica, cd abbiamo, si^diita slaiile.
espresso il nostro disaccordo col
conferenziere, al Pastore che lui
I onere e l'onore di guidare la nostra gioventù. Ancora oggi diciamo;
facciamo propaganda c jircgliiaino
die la guerra sia seiiijire respiuta
jiiii lontano; ebiediamo die siano
ridotti gli arnianicnti, lutti gli armamenti, dai facili da caccia fino all<
rampe per i missili; ma se ci sono
dei militari, e fino a quando ci sairanno, jiregliiamo le nostre ...gerardiie di chiesa perchè provvedano,
invece, ad organizzare l’assistenza
spirituale di essi. Anche se siamo
minoranza! Anzi!
E se fossi Cappellano Militare,
vorrei dire agli obiettori di coscienza: Se la vostra agitazione ha
di mira il salvataggio della ghirba,
pensate che Giovanni il Battista, interrogato dai soldati, li esortava a
non conijiiere azioni riprovevoli verso altrui (Luca 111-14), mentre Gesti stesso aninioniva : Non temete
quelli che neeidono il corpo... eoe.,
(Matteo X-28); mentre augurerei loro con S. Paolo (I Tessalonicesi V23): Che l’Iddio della pace vi saiitificlii Egli stesso completamente e
l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima ed il corpo sia conservato irrejirensibile per la venuta del Signor
Nostro Gesù Cristo,
Che è la sola cosa essenziale.
E. A. Beux
Sono fondamentalmente d'accordo
con il nostro collaboratore; vorrei
però che non si acrusa.s.sero piìt.
anche .sulla nostra stampa, gli obiettori di coscienza di voler "salvare la
ghirba E' un'accii.sa gratuita ver.so uomini che ora pagano di persona e che quindi meritano tutto il nostro rispetto anche quando non ci
trovano tutti consenzienti coti le motivazioni del loro atteggiamento.
Gino Conte
CONDANNATO A TORINO
un obiettore di coscienza
n Tribunale miliiarr di Torino ha ultimamente eondannato per la terza volta un
Testimone dì Geova rlie ha rifiutato di
Pompiere il servizio iniHlure. La pena,
che fa seguito a due precedenti condanne
^ 6 e a 8 mesi, è di 10 mesi di carcere.
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
i Aim mmum onniE
jioteien la vita spiritaale della (Illesa
Così, togliendo Tinterrogativo, risponderei alla domanda posta sul nostro numero del 20 marzo dal pastore Nisbet. Al quale vorrei osservare, se me lo permette, che egli, nel
suo articolo, considera soltanto un
aspetto della riforma della quale si
incomincia tinalmente a parlare con
qualche insistenza : l’autonomia dei
distretti, col conseguente distacco della Tavola « dall’opera spirituale delle comunità ».
Per me, non è questa la caratteristica più importante della questione.
La prima esigenza è' che i distretti
funzionino, autonomi o no. (Che cosa significa, poi, autonomia dei distretti? Non vorremo ripetere questa
parola solo perchè si parla, in sede
nazionale, di autonomia delle regioni? Sull’autonomia dei distretti ci sarebbe tutta una regolamentazione
da compiere, ed è prematuro, per
lo meno, parlarne). Prima di renderli
autonomi, bisogna che i distretti compiano, negli ordinamenti delle chiese
valdesi, una funzione. Oggi, hanno
solo quella di rappresentare una specie di prefettura, senza troppi mezzi
per agire, i cui capi compongono la
l'avola. Non basta, anzi non è nemmeno opportuno. 11 primo compito
dei distretti dovrebbe essere quello
di consentire alle chiese di conoscersi
meglio fra loro, di studiare insieme,
secondo le caratteristiche particolari
del paese in cui vivono, i metodi migliori per portare il più gran numero
di increduli all'Evangelo, di prestarsi aiuto reciproco, giungendo fino a
porre insieme, in parte od in tutto,
1 mezzi di cui dispongono. Bisognerebbe arrivare a configurare il disirelto come una grande chiesa, che
articolasse e coordinasse l’opera delle frazioni di cui, per necessità topografiche, si componesse. Bisognerebbe cioè, se non sbaglio, trasformare
I distretti in presbiterii. In questo
senso avrebbe ragione di essere una
riforma nella questione che ci occupa. Altrimenti, meglio lasciare le cose come stanno, ed aspettare che alile forze ci mostrino un giorno le
nostre manchevolezze.
La riforma, così intesa, mostra come non sia afl'atto sostanziale lo sdoppiamento delle cariche di membro
della Tavola e di sovrintendente distrettuale, .combattuto dal dottor Ribet in un suo articolo precedente
Questo sdoppiamento sarebbe soltanto una conseguenza necessaria dell’altra assai più sostanziale modifica, che
potrebbe esigerne anche altre. Forse,
dovrebbero essere i distretti, così riordinati, ad eleggere i membri del Sinodo, in proporzione al numero dei comunicanti di ciascuno. Comunque —
e qui si potrebbe parlare di autonomia — all’assemblea distrettuale, ed
al suo comitato esecutivo, dovrebbe
spettare la messa a punto, anno per
anno, e la sovrintendenza dell’opera
di evangelizzazione, di edificazione, di
pastorato nel territorio di sua competenza; e per quest’opera il Sinodo, cui
spetterebbe sempre la supervisione
generale, dovrebbe metterle a disposizione i mezzi necessari, incominciando da quelli umani: si potrebbe avere in ogni distretto, a fianco dei pastori destinati dalla Tavola, un ruolo
organico di funzioni diverse, attribuite a determinati credenti, eletti secondo le norme indicate nel Nuovo Testamento, e posti a disposizione degli
organi distrettuali che dovrebbero, all’inizio di ogni anno, fissare le loro
attribuzioni, sorvegliandone nel corso dell’anno lo svolgimento, e chiamandoli, alla fine di esso, a renderne
conto.
E’ quindi ovvio che, per introdurre
anche solo in parte queste novità —
che sarebbero tali solo per il nostro
ordinamento — la prima necessità
consiste nel ridurre grandemente la
estensione dei distretti di oggi, partandone il numero almeno ad una diecina, non importa se composti taluno
di tre o quattro chiese soltanto. E qui
si renderebbe necessaria la scissione
fra la carica di membro della Tavola
e quella di rappresentante di un distretto. Questi dovrebbero partecipare, con veste consultiva, alle sedute
di quella, che potrebbe tornare ad essere costituita da tre pastori e due, diciamo così per intenderci, laici; essendo liberati i pastori da ogni cura
diversa.
La caratteristica essenziale della
riforma dovrebbe quindi essere la riduzione dell’area di ogni distretto, col
conseguente aumento del loro numero, e l’attribuzione agli organi distrettuali della responsabilità diretta dell'opera, che dovrebbe essere compiuta dalle varie chiese, per così dire, in
équipe.
L. di; Nicola
Alcuni amici ci
hanno chiesto notizie sulla situazione
della Qianavella e
desideriamo rassicurarli in attesa di
poter inviare loro im resoconto dettagliato e preciso sia dal lato finanziario
che per quanto riguarda la sistemazione e la valorizzazione di questa
proprietà.
Le pratiche seguono il loro lento
corso burocratico e questo era previsto; non pensavamo invece che anche i doni ci giungessero così lentamente. Abbiamo coperto finora un
terzo della spesa totale prevista e
questi doni ci sono giimti in massima
parte da Torre Pellice, Pinerolo e Torino oltre a due doni generosi di Milano. Aspettiamo ora i doni dei Vaidesi più lontani perchè abbiamo pre
so questa iniziativa con la certezza
che al riscatto della casa di Giana-’
vello avrebbero contribuito tutti i
Valdesi.
Desideriamo vivamente che il piccolo reddito che potrà dare questo
sperduto angolo di terra sia destinato a qualche opera a favore delle
Valli, in modo che simbolicamente
sia un dono che anno dopo anno i
Valdesi "fanno alla loro terra. Dobbiamo sentirci uniti anche nelle piccole
La Sianavella
cose e farlo con lo
spirito con cui ha
lottato Gianavello
che non ha lotta' .......— to solo per difende
re la sua casa ed
i suoi famigliali ma tutte le Valli e
tutti i suoi fratelli.
Alla richiesta del vostro dono vogliamo aggiungerne o^ un’altra
molto semplice, accessibile veramente a tutti. Chi non può o non crede di
inviarci un dono ci mandi una parola, una semplice cartolina come segno
di solidarietà e di fratellanza. In una
epoca in cui vengono spedite valanghe di cartoline per concorsi, estrazioni di premi ecc., ve ne chiediamo
una come segno di attaccamento alla
nostra terra, come approvazione ed
incoraggiamento per l’opera difficile
che tentano di fare per la difesa
della nostra terra.
L’indirizzo della Pro-Valli è; Casa
Valdese - Torre Pellice.
Il numero del suo conto corrente
postale è 2/36094 intestato al cassiera
Bosio Emanuele.
Gli amici della Svizzera possono inviare il loro dono ai nostri Pastori di
Zurigo, Losanna e Lugano.
La Commissione
Pro-Valli
RECENSIONE
La pietra d'inciampo
E’ iisciu» in un’elegante veste tipografica
per i tipi della Casa Ceschina di Milano
(Collana « Il Sagittario») «La pietra d’inciampo » dello scrittore Oddone Beltrami.
La copertina con la riproduzione di un
famoso quadro di Cliagall, non potrebbe
essere migliore invito alla lettura def libro,
tanto la visione cliagalliana è pertinente nel
suo contenuto e nella sua pateticità, al vasto dramma affrontato dal Beltrami.
11 libro è dedicato a Fausta, la moglie
deir autore. Il romanzo è ambientato in
Piemonte, l’azione si svolge a Torino, Ivrea
e a Lanzo « presso l’estremo declivio verde
del Monte Buriasco » durante gli anni dell’ultima guerra e della liberazione.
Nei centoventi minuti di ritardo del treno die da Parigi deve arrivare alla stazione
di Porta Nuova a Torino, abbiamo modo
di fare la conoscenza con due dei personaggi principali: Silvio Lausarot « la grossa
per.sona infagottala come un grosso caffciofo «e Ernesto Alinenini, mentre aspettano il
loro cognato Giulio Corsini che deve portare da Parigi del materiale clandestino di
propaganda. Subito dopo incontriamo le
loro mogli, le ire sorelle ebree Renatina,
Bruna e Bianca, e veniamo a sapere che i
loro mariti sono rispettivamente cattolico
rimo, evangelico orig'mario di Torre Peflice l'altro, e ebreo il marito di Bruna.
La tenerezza dell’autore per le creature
della sua fantasia non gli impedisce di tracciarne con profonda comprensione le debolezze e i difetti e la spiegazione che l’autore ba riiMirtato da M. de St. Cyran: « Les
fdibles »0/1/ iilus il craiiulre que les médiants ». '
Il mondo in cui si muovono i personaggi
h un mondo reale — questo lato profondamente umano è uno dei pregi del libro —
essi vivono in un periodo che nessuno potrà dimenticare.
Si susseguono davanti a noi avvenimenti
terribili, giornate apocalittiche, bombardamenti, 25 luglio, i giorni della resistenza,
i giorni della Liberazione.
Non è semplice cronaca; gli episodi non
son solamente descritti ma rivissuti con
palpitante partecipazione.
Tutti sono stati coinvolti nella bufera: da
Ivrea, Bruna è stata deportata con i figli;
il piccolo Gionni è morto e queUi che sono sopravissuti non sono più come prima:
sono, come Renatina, « ridotti a un involucro entro cui la vita vegeta in silenzio, perchè la spirale del volo vitale ha ceduto e
si è annullata ».
Tutti i personaggi sono vividamente caratterizzati e tutti gli episodi che si intrec.
ciano al racconto sono stati congegnati in
senso armonico con tutta la narrazione.
Sono certa che la lettura de « La pietra
d’inciampo » interesserà e farà entrare il
nome del .suo autore fra i vostri scrittori
(ireferiti.
H. C. F.
Oddone Bki.ikami - La ¡tielra d’inciampo. •
Ed. Ceschina, Milano.
ll^l*liD^ltE EVillELll'll V.UIIEEE
Cercansi infermiere diplomate o abilitate. Scrivere o rivolgersi alla Segreteria
deirOspedale — Via Bertbollel 36 — To
I lettori ci scrivono
Caro IJiretlorc,
Consigliato da alcuni amici avevo progettato ai |>riini di gennaio di costituire
una associazione di amici delle Valli Valdesi jier poter sostenere iniziative tendenti
all incrementare la vita economica della
zona. Uopo una fraterna discussione si
decise ili soprassedere, la l’ro Valli intende
portare la questione alla prossima conferenza distrettuale, per averne il parere.
Alcune persone mi bau scritto spiacenti di
questo rinvio c mi pare opportuno riaprire la discussione per sentire cosa ne pensano i Valdesi.
Il Vi è chi pensa che quando .sorga una
necessità, è allora c soltanto allora che si
deve fare appello alla generosità degli amici delle Valli e per uno scopo l>en preciso,
lo invelo penso che formare un capitale a
tempo, che andrebbe man mano aumentando, può e.ssere provvidenziale per sostenere al momento opportuno certe iniziative, non escludendo che si possa anzi
debba poi chiedere l'aiuto supplementare
per una data azione, vedasi la Gianavella.
2) C’è chi pensa che esistendo la l’ro
Valli è inutile fare un duplicato e deve
lei prendere la iniziativa. La l’ro Valli
darebbe anche un senso di miglior garanzia nella sua attività, lo invece penso che
la Pro Valli ha la sua funzione di indicare, di segnalare, di consigliare, come
organo ecclesiastico, eletto dalla conferenza. Ammiro la sua azione e del resto son
io stesso che ne ho proposto la nascita.
Ne.ssun dubbio che la Pro Valli dovrebbe
lavorare in stretta armonia con gli amici
delle Valli Valdesi, ma non credo utile
per la Chiesa c per l'azione progettata che
un organo ecclesiastico sia responsabile di
una azione come l'aiuto ad una zona montana. Vi sono pericoli per la Chiesa, vi
imtrcbbero es.sere dissidi di ordine economico fra parrocchia e parrocchia, la Chiesa potrebbe esser tenuta responsabile di
un aiuto concesso o rifiutato. Aggiungo
che una azione alle Valli potrebbe anche
essere, un aiuto ad elementi non Valdesi,
ad esempio ad una cooperativa mista confcssionalmenle. Perchè non aiutare se alcune famiglie cattoliche e protestanti possono assieme aver maggior benessere?
Forse altri punti potrebbero essere sot
tolineati. Ho detto il mio parere. Che ne
pensale, voi che volete aiutare? (gli altri
naturalmente si astengano). A quando in
un modo o nell’altro un'azione?
Guido Rivoir.
■A
Caro Direttore.
da qualche teni])o le cronache delle varie comunità appaiono con più frequenza
suH'Eco. ed è un gran bene. .Sarebbe però
forse auspicabile che fossero in generale
più brevi e concise, che si limitassero —
salvo casi eccezionali a notizie di natura religiosa, e che fossero inviate al più
presto al giornale, senza lasciarle accumulare, magari per un mese, non Le pare?
Perniellendomi di chiederLe di pubblicare
quanto sopra. La ringrazio per l’ospitalità.
Un lellore delle l aìli.
Caro Direttore,
Sono lieto che codesto Eco conceda una
rubrica per le diverse quistioni sociali
clic riguardano le nostre valli, rubrica che
costituisce un po' per noi come lo « specchio dei tempi » della -Stampa. Mi riferisco alla corrispondenza dej Dr. Carlo
l’ons. jnibhiicata nel N. 16 di codesto ]ieriodico, relativa alla jiroposla di chiusura
dei negozi alla mattina della domenica.
l’Iaudo alla sua pro|iosta, augurandomi
c he la iniziativa della « Pro Vajli » ai realizzi presto, a cominciare dai nostri maggiori centri, (piali Torre Pellice, ,S. Giovanni, .San Germano. Pomaretto, Perrero,
ecc.
Giusta l’idea di limitare, sia pure in
via di esperimento, l’orario di chiusura
d’e.siiva, per esempio dalle ore 10 alle 12
- I ora del culto nei nostri templi. —
Circa i negozi di rivendita di monopolio,
che. tra parentesi, vendono un troppo
gran numero di altri generi, la proposta
e jiiii difficile a realizzarsi, essendo soggetti ad una disciplina nazionale. Essi ])otrchbero chiudere a turno, come già fanno
le farmacie.
Credo che coll unione e la buona volontà si potrà raggiungere lo scopo. Anche qui Punione fa la forza, che solo
può cedere al diritto.
Un consumatore.
PRO VALLI
Cercansi infermiere
La richiesta deU’Ospedale Valdese di
Torino mi offre ropporlunità di richiamare raltenzione della nostra poimlazionc su questo problema. Negli anni subito
dopo la fine della guerra parecchie giovani delle Valli hanno trovalo lavoro in
Svizzera, specialmente negli ospedali psichiatrici, con una sistemazione vantaggiosa dal punto di vista fìnanz’ario, perchè
per fare quel lavoro non erano richiesti
particolari titoli di studio; alcune di quelle giovani hanno potuto, frequentando le
scuole cantonali, avere un diploma della
Croce Rossa, per altro non riconosciuto
in Italia, mentre la maggior parte son rimaste con un diplomino di infermiera di
ospedale psichiatrico senza alcun valore
legale qui in Italia. Per queste giovani è
ora difficile riavvicinarsi alle loro fami
glie e trovare, lavoro alle Valli o a Torino
e questo quando le nostre opere hanno
ogni giorno di più bisogno di personale
qualificalo (infermiere diplomate o abilitate) s'.a perchè queste nostre opere si ingrandiscono, sia perchè ormai è completamente inaridita la fonte a cui finora
avevano attinto, la Casa delle Diaconesse.
La Commissione Direttiva deH’0.spcdale
Valdese di Torino si preoccupa vivamente
di mantenere a questa nostra opera il carattere che aveva quando numerose erano
le diaconesse, assumendo delle infermiere
evangclii he. Ma oggi il personale deve essere qualificato e questa esigenza di avere
personale rapare e qualificalo si fa ogni
giorno più inderogabile. Si cerca quindi
di aiutare le giovani che ne hanno la capacità di conseguire questa qualificazione.
Alle giovani che desiderano fare le infermiere si offre per un periodo di sei
mesi un lavoro retribuito e la |>ossibilità
di cominciare a fare pratica in ospedale '
prima di andare alle scuole dove in due
anni potranno avere il diploma di infermiere. Per esservi ammesse occorre avere
la licenza di scuola media o di avviamento e 18 anni compiuti mentre le giovani
che come titolo di studio hanno .soltanto
la quinta elementare possono frequentare
un corso a Torino per essere infermiere.
Per le giovani che hanno un diploma
svizzero non riconoscano in Italia il no
stro ospedale può offrire, dopo esame del
caso, un lavoro regolarmente retribuito
come infermiera in attesa che, frequentando qualche corso complementare, possano avere un titolo valevole in Italia.
■Spesso dobbiamo constatare nel campo
delle inferm'.ere una situazione analoga a
quanto avviene nel campo operaio: le famiglie non si preoccupano di dare ai figli
un grado di istruzione sufficiente perchè
preme mandarli subito a lavorare e questo desiderio di guadagno immediato pregiudica poi lutto l’avvenire dei figli. Ci
son troppi operai non qualificati che non
trovano lavoro o son mal retribuiti e pochi operai specializzati che troverebbero
facilmente un buon lavoro e cosi si trovano delle giovani senza preparazione che
possono essere addette ai servizi vari, faticosi c poco retribuiti e poche giovani in
grado di tenere un posto di responsabilità
meno faticoso e meglio pagato.
E" prevedibile che alla richiesta odierna dcH’ospedale di Torino di due o tre
infermiere un'altra seguirà, forse fra un
anno, per un numero ancora maggiore e
vorremmo che ci pensassero in tempo tulle quelle giovani a cui può interessare
una buona sistemazione a Torino.
Cariai Pons.
Corriera per studenti
Bobbio-Villar-Torre Pellice
La raccolta della .somma necessaria per
il funzionamento del servizio completo
della predetta corriera durante l’anno in
corso è stata felicemente conclusa grazie
aH'intervento della Amministrazione Provinciale, tramite il Consiglio di Valle e
grazie aH’intercssamento del sig. Sindaco
di Torre Pellice, il prof. Armand Hugon.
Esprimiamo anche qui la gratitudine
degli utenti ed il voto, chissà?, che tramite i medesimi cari amici il servizio
« Corriera Studenti » possa passare direttamente e definitivamente sotto il patrocinio della Amministrazione Provinciale o
di un Ente meglio di noi qualificato.
Enrico Geyme.l
Pietro Valdo
18. — E’ l’anno 1490. Riprende il
terrore, e stavolta proprio neUe Valli dei Valdesi, per opera del loro
sovrano, il Duca di Savoia, che siede in Torino. Egli ha chiamato alle
armi 18.000 uomini e ha liberato dei
criminali perchè organizzino il saccheggio e il massacro dei Valdesi.
Il concentramento ha luogo nella
pianura piemontese, gli ufficiali già
assaporano il trionfo. Quale spiegamento di forze per ridurre al silenzio alcune centinaia di montanari!
19. — 11 vallone di Angrogna, non
molto lontano dalla borgata della Torre, è come una fortezza nel cuore del
le Valli Valdesi. Si sono raccolti las
sù, da tutte le parti, i fratelli evan
gelici, fieri, esasperati, decisi a tutto
Per armi hanno fiondo, accette, ron
cole, falci; Peyret Revel, un ragazzo,
ha con sè un arco, e le frecce. Donne
e bambini si riparano dietro un muraglione naturale di rocce. Una sentinella scruta il fondo valle.
20. — Ad un tratto, le povere donne mandano un grido di terrore: « Biccoli! 1 loro caschi brillano al sole...
Sono numerosi come le formiche! ».
Tulli piegano il ginocchio a terra e
pregano l’Onnipossente. Alla lesta dei
.soldati cammina un gigante dalla pelle scura come quella di un moro. Lo
chiamano il Nero; è di Mondovì; è il
comandante in capo delle truppe del
Duca.
21. — Il Nero si arrampica sicuro
di sè, lungo il costone, verso il rifugio dei Valdesi. E’ interamente coperto da una armatura. Vuol vedere
da vicino quei miserabili mandriani
che hanno avuto la temerarietà di resistere al Papa. Peyret sorveglia le sue
mo.sse da lontano, teso l’arco puntato verso di lui. 11 Nero solleva la
visiera dell’elmo e grida ai Valdesi:
« Fate le vostre migliori preghiere,
donne: i nostri vi risponderanno come si deve! ». Peyret scocca la freccia, la corda deH’arco vibra a lungo...
La freccia ha raggiunto il gigante in
pieno volto. 11 Nero vacilla, cade.
22. — « -Sventura, sventura! Il comandante è caduto! l Valdesi hanno
gettato un malefìzio! Non vogliamo
combattere con degli stregoni! ». Il
panico serpeggia tra le file dei soldati, che si sbandano, indietreggiano,
fuggono. I Valdesi camminano per
sentieri di capre, che ben conoscono,
li bersagliano di pietre, li inseguono,
li aggirano ai fianchi... La vittoria è
completa. Come al tempo di Davide,
Dio ha combattuto per i suoi.
4
Noi abbiamo conosciuto l'amo*
re che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto.
1 Giovanni 4: 16
L'Eco delle Volli Valdesi
DaÊÊB nostro Comunità
Se uno dice: lo amo Dio, e
odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
POMdRETTO
Domenica 12 Aprile la comunità di Pomaretlo ha avuto la visita del prof. Attilio
Julia, ben noto nel nostro ambiente e antico professore della Scuola latina. Egli
ha rivolto un messaggio ispirato all’evangelo di S. Giovanni richiamando la chiesa
ad un maggior senso di fraternità, di unione, atto ad esprimere il profondo legame
che sussiste e deve sussistere col Signore.
La Comunità ha apprezzalo la visita del
prof. Jalla ed a mezzo del suo Pastore
lo ha ringraziato di cuore.
11 pomeriggio il Pastore Geymet con la
signora accompagnati da un gruppo di giovani villaresi hanno visitato l’Unione delle madri; l’incontro è stalo molto fra
terno, con i messaggi del Pastore del Villar e della Signora. Inviamo un grazie di
cuore agli amici villaresi per la loro simpatica visita.
Domenica 19 Marzo ]a comunità di Poniaretlo Iia vissuto una giornata stupenda:
sin dal mattino al tempio abbiamo avuto
1 accompagnamento del gruppo bandistico
di Villar Pellice con i fratelli Calzi, figli
del maggiore Calzi dell’Esercito della Saivezza di Torre Pellice. L’accordo del gruppo con 1 organo era perfetto e la comunità
Ha gioito spiritualmente della musica sacra con le trombe, s’è rallegrata molto del
.'’®®3le e del terzetto musicale
ella famiglia Calzi. In tale circostanza la
consorte del maggiore Calzi ed il Pastore
Ueymet hanno rivolto un messaggio profondo e intonato alla circostanza, consentendo ai presenti di meditare intorno al
problema della nuova nascita e del significalo dell’esultanza cristiana con i mezzi
musicali di cui la Bibbia ci parla a svariale riprese.
Dopo il cullo anche i malati dell’ospedale hanno potuto fruire della musica e go
dere i cantici e consolarsi nel loro dolore.
Nel pomeriggio alle 15, grande adunata
all’Inverso Pinasca, al Clot, sotto due secolari castagni, nel bel tempio della natura ed alla presenza di molti fratelli e sorelle, provenienti da quasi tutti i quartieri
della parrocchia i nostri amici hanno rivolto messaggi ispirati e quanto mai attuali toccando la nota della fedeltà a prezzo
di rinuncie (Àbramo, Daniele contrapposto
a Loti, del tesoro interiore, vera ricchezza
che 1 1 consente di essere felici nonostante
la povertà, il riposo domenicale, la piaga
gravissima del nostro popolo e sulla quale
SI ritornerà. Il gruppo bandistico, il quintetto ed il terzetto vocale hanno funzionalo in modo meraviglioso. Desidero perciò
ringraziare di cuore i nostri cari amici di
Torre e di Villar: il maggiore Calzi e la
pignora ed i suoi figli; il Pastore Enrico
Geymet direttore del gruppo bandistico e
propugnatore della creazione delle bande
niligiose con l’aiuto tecnico della famiglia
Calzi. La visita Iia certamente consentito
agli amatori della musica di pensare di
orientare gli strumenti d’ottone al servizio della causa.
Ringraziamo di cuore rUnioiie delle
Madri deH’Inverso per Tiinpegno con cui
hanno preparato il rifornimento agli ospiti ed alle madri di Pomaretto nonostante
la difficoltà organizzativa: le ringraziamo
di cuore tutte. Siamo stati lieti di aver visto fratelli e sorelle della diaspora della
Valchisone: Roreto, Dubbione, Pinasca.
Nel cu]to del iiiatlino abbiamo avuto il
battesimo di Ribel Ines di Ezio del quartiere di Pomaretto: domandiamo a Dio di
accogliere le preghiere della comunità nonché le preghiere dei genitori in modo clic
la tenera ereatura ^ssa crescere circonda*
ta da un clima spirituale consono all’Evangelo. Che Iddio benedica la bimba, i genitori, il padrino e la madrina.
COMDIVICATO
La Tavola Valdese, nelle sue recenti sedute, dopo aver riesaminato
i due progetti per il Tempio di Frali
già considerati ex aequo dalla Commissione giudicatrice, ha compiuto
una scelta definitiva proclamando
vincitore il progetto col motto « Pietra Angolare», opera dell'ing. architetto Nino Frizzoni di Bergamo.
La fase esecutiva dei lavori è affidata al Concistoro della Chiesa di
Frali, in collaborazione con l'Ufficio
tecnico della Tavola, sotto la sovrintendenza del Moderatore e del Capo
Distretto delle Valli.
La Tavola ringrazia sentitamente i
progettisti che hanno partecipato al
concorso con sincero interesse per la
Chiesa e con opere che sono il risultato di uno studio serio e profondo.
Essa si congratula con il vincitore ed
augura alla Chiesa di Frali di veder
sorgere il nuovo tempio mediante la
collaborazione di quanti amano il Signore, non a parole soltanto, ma a
fatti e in verità.
« E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel
nome del Signor Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui ».
(Col. 3:17)
Ermanno Rostan Moderatore
Runa’
La nostra comunità è stata più volte
provata da lutti e da malattie in questi
tempi. Ultimamente Rosa Pavarin si è
fratturata la gamba ed ha dovuto essere
ricoverata in un ospedale di Torino. Le
diciamo la nostra simpatia augurando a
lei, ed a quanti altri passano attraverso
1 esperienza della malattia, una pronta
guarigione.
Silvio Morel ed Evelina Pavarin
il cui matrimonio è stato benedetto alcuni
giorni fa rinnoviamo i nostri auguri di
una vita in comune sotto lo sguardo del
Signore. Tutta la comunità si rallegra per
questo nuovo focolare che si viene così
a formare nel suo seno.
— Una buona comitiva di rorenghi ha
accompagnato gli « attori » a Villar Pellice dove i membri di quella comunità
hanno benevolmente accolto gli sforzi della nostra filodrammatica. Al pastore Geymet vada il nostro grazie per la sua gentilezza in ogni cosa.
Domenica scorsa nel pomeriggio alcuni rorenghi hanno visitato la Scuola di
Agricoltura ^o meglio di Economia Domestica). Tra le alunne abbiamo visto con
piacere Anna Tourn Boncoeur, speriamo
che il suo esempio sia imitato da qualche
altra ragazza di quassù. Abbiamo ammirato la mostra dei lavori delle alunne e
l’ordine che regnava in tutta la casa. Un
copioso thè ed alcuni giochi hanno cliinso
il simpatico pomeriggio.
Il nostro grazie sincero alla Direttrice
ed al prof. Attilio Jalla che ci hanno guidati nella visita!
Corrispondenti
della Pro Valli
Sono stati designati o confermati
quali corrispondenti della «Pro Valli» i sigg.: Sappè Alfredo (Angrogna
Capoluogo); Buffa Levi (Odin - An.
grogna Serre); Baridon Giovanni, insegnante (Bobbio Penice); Tourn Aldo (Rorà); Rinaldo Gay (Prarostino): Long Oreste (Pramollo); Garrou Silvio (Villa ■ Prali); Gardiol
Alessandro (S. Secondo); Genre Augusto (Rodoretto); Massel Ettore (Villasecca); Raimondo Genre (ManigliaPerrero); Long Eugenio (Lusema S.
Giovanni).
PRaROSTimo
Uipartenza Lunedì 13 abbiamo accoiii])agnato ella sua ultima dimora terrena la
nostra sorella Paschetto Susanna ved. Porrieron, della Ruata Cornerà, deceduta dopo
breve malattia alla età di 65 anni. Pochi
giorni prima l’avevamo vista ancora al
culto e partecipare attivamente all’Unione
delle Madri; poi si è ammalata e in pochi
giorni è parlila per la casa del Padre.
Rinnoviamo ancora ai figli e ai parenti
tutti l’espressione della nostra viva simpatia cristiana.
Bazar Domenica 19. nel pomeriggio,
si e svolto il nostro annuale bazar di beneficenza. fi tempo, che nei giorni precedenti
faceva prevedere brutto, è stato invece
molto favorevole ed ha permesso ad una
vera folla di nostri membri di chiesa di
Prarostino ed amici delle zòne viciniori di
ritrovarsi a ,S. Bartolomeo, e di fare onore
ai vari banchi di vendita. V’è regnata una
buona atmosfera; l’incasso è stato anche
buono, bi ringraziano tutti coloro che hanno collaborato generosamente alla buona
riuscita di questa benefica manifestazione
della nostra vita ecclesiastica, in particolare: le madri, ]e ragazze e le catecumene,
le famiglie che hanno donato in denaro e
in natura, il Pastore e la Signora Peyrol
che hanno diretto la preparazione e l’esecuzione, c coloro che hanno comprato, evidentemente.
Riunione del Concistoro — 11 Concistoro .si riunirà domenica prossima 26 alle
ore M per l’esame dei catecumeni e varie.
Assemblea di Chiesa — Ricordiamo a
tulli i membri della Chiesa l’Assemblea
che avrà luogo domenica 3 maggio alle ore
10 (nel corso del cullo). Si avrà la Relazione Annua presentata dal Concistoro, la
nomina dei delegati alla Conferenza Distrettuale ed al Venerabile Sinodo, i revi.sori dei conti, e varie. I membri elettori
intervengano numerosi.
Gita a Genova — E’ organizzata, per il
giorno della Ascensione, giovedì 7 maggio, una gita a Genova-Nervi. Rimangono
ani-ora diversi posti liberi; chi vuole unirsi a noi, si iscriva pres.so il Pastore entro
domenica 26 aprile. Programma: ore 10,30
culto con la (Comunità di Genova — Ore
12 salita al Righi (.sulle alture della città) e pranzo al sacco. — Pomeriggio, puntala fino a Nervi, lungo la magnifica costa, ritorno a Genova e visita alla città (in
particolare al porlo).
SdK SECOIVRO
' D® comunità si prepara a ricevere le
Corali della Val Chisone e della Val Germanasca per la festa di canto che avrà luogo domenica 26 aprile.
Lo sforzo finanziario compiuto dai membri di Chiesa per la costruzione del Tempio e per l’acquisto degli oggetti di prima necessità relativi al nuovo locale di
Cullo, non ha ancora permesso di sistemare una sala per le attività, per cui la
capienza dei locali a disposizione è limitala. Ma 1 impegno dei parrocchiani è
grande, e siamo ceni che, attraverso la
capacita volenlerosa dell’Unione delle Madri e dei giovani, le Corali ospiti avranno
un accoglienza aflelliva e sincera, anche se
la tradizionale tazza di tè dovrà essere,
per forza maggiore, offerta in locali di fortuna.
La comunità ringrazia la Commissione
di Canto per aver .scelto San .Secondo per
la lesta di canto, c farà del suo meglio
per e.ssere degna del l'onore che le è stato
riservato.
Il Cullo di domenica scorsa è stato
presieduto dalrinsegnante Edgardo Paschello al quale dii iaino un grazie veramente sentito per il vibrante messaggio da
lui rivolto alla nostra comunità. La sua
predicazione è stata molto apprezzata e ci
auguriamo che il .seme gettato porti i suoi
frutti attravc.-.io un sempre più attivo risveglio s .ii-.iualc da iiarte dei singoli membri di ^questa nostra giovane parrocchia.
L Unione delle Madri ha offerto domenica tmmeriggio un cordiale ricevimento all Unione di Piiierolo. La signora Deodato ha inlratlennlo le sorelle presenti
parlando del suo viaggio in America e
delle sue esperienze in mezzo a quelle
lontane comunità d’oltre oceano. E’ stata
una conversazione interessantissima per la
quale le Madri di San Secondo si sentono
in dovere di ringraziare ancora da queste
colonne Ja cortesia della signora Deodato
thè in maniera così affabile e capace ha
saputo far loro trascorrere un così bel pomeriggio.
L immancabile tazza di tè ha coronato
la simpatica riunione. d. g.
T0Rlj\iÜ (Corso Uddonel
Un doloroso luUo ha colpito la nostra laniiglia spiriliialc, con la dipartenza
della signora Anita Travers Ricca. Da molli anni era monitrice della Scuola Domenicale, e assolveva il suo compilo con fedeltà e con amore. Le esequie, celebrate,
per motivi di vicinanza aU’ospedale, nel
tempio di corso Vittorio, sono state una
testimonianza dell’affetto e della ricono
scenza della comunità. Quasi lutti i monitoii della Scuola Domenicale di Corso Oddone e molti alunni con le loro famiglie
erano presenti ueirassemblea. Sul marito
e la figlia invochiamo ancora le consolazioni del padre celeste.
Durante un soggiorno in riviera si è
^enta un’altra sorella, la sig.ra M. Teresa
Griffa ved. Ravetlo. « Vegliate, poiché non
sapete in quale ora il vostro Signore sia
per venire ».
La domenica delle Laime abbiamo
avuto la gioia di accogliere nella nostra
laniiglia cristiana tredici nuovi membri di
Chiesa che avevano seguilo il loro quadriennio di catechismo a Corso Oddone e
sono stati quivi confermati. Essi sono:
Coucourde Silvana, Codino Bianca, Goiinet M. Luisa, Ribeiti Laura, Tourn Fernanda, Vico Liliana, D’Auria Armando.
Caydou Adriano, Jourdan Luciano, Monnet Corrado, Nigra Giancarlo, Sarni Flavio, Vinçon Guido, li culto di confermazione è sialo per lutti i presenti una gioia
e una benedizione. II Signore ilia a questi
suoi figliuoli profonde soddisfazioni spirituali nella fedeltà al suo servizio.
77 culto di Pasqua é stalo allietato
dalla visita del pastore Paolo Bosio, che
ha dato a una numerosa assemblea il Messaggio pasquale. La comunità ha manifestato al predicatore Ja sua gioia per riaverlo per una domenica, dopo alcuni anni.
Undici dei catecumeni confermali la domenica precedente sono stati ammessi alla Cena del ¿iignore.
— Quattro culti sono stali celebrali negli ospedali psichiatrici di cui Ire con
S. Cena, durante la sellìmana santa. 57 ricoverali evangelici hanno così avuto un
3 <^‘ui le sorelle del1 Assistenza di corso Oddone hanno aggiunto il dono di generi di conforto appositamente confezionali o donati da fedeli
benefattori. I ricoverati hanno mostrato
di apprezzare profondamente il pensiero
della loro chiesa che li segue nel loro luogo di dolore. In occasione del decesso
della signora Giovanna Puy ved. Rambaud,
del Villar, in uno di questi ospedali, un
servizio funebre è stato celebrato al Cimi1®'*^ ^^'^®ugeIico dai pastori E. Geymet e
B, Corsani, cui hanno partecipalo diverse
sorelle del Villar e della nostra città.
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Esami sezione estiva
Anno scolastico 1958-1959
Gli esami di AMMISSIONE alla SCUOLA
MEDIA avranno inizio il giorno 17 ghigno, alle ore 9,
I candidati agli esami dovranno presentare alla Presidenza della Scuola, entro il
I) maggio p. V., i documenti seguenti:
a) domanda d’iscrizione, in carta legale
di L. 100, controfirmata da uno dei genitori o da chi ne fa le veci;
li) lenificato di nascila, in carta da bollo di L. 100;
c) alleslato il! identità personale, rilasciato dal Sindaco del Comune di residenza;
il) certificalo di rivaccinazione o di sofferlo vaiolo, in caria semplice, rilascialo
dal Sindaco;
e) programma d’esame.
La lassa di esame deve essere versala
enlro il 20 maggio alla Segreleria della
Scuola, aperla nei giorni feriali dalle ore
10.30 alle 12,30.
.Salvo contrordini, avranno pure inizio
LICEINZA dalla .SCUOLA MEDIA e ili
IDONEITÀ’ alle classi 2» e 3a.
Le domande d’iscrizione a detti esami
su caria legale da L. 100 per gli alunni
e.slerni, cil il pagampiilo delle relative tasse vanno elleltiiati entro il lenitine di lemP" -'""l'I'-'to. h, Presibk
Le famiglie Soulier, Travers, Comba e Bouchard, commosse per l’affettuosa simpatia ricevuta in occasione
della dipartenza della loro amata
Celina Travers
in Soulier
ringraziano sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte alla loro prova ed in modo particolare le Signore
Ribet Luigia, Bounous Eugenia, Bouchard Enrichetta, Costabel Rina, il
Pastore Signor Bert e Signora, il Dottor Bertolino ed i vicini di casa.
S. Germano Chisone (Dormigliosi)
20 aprile 1959
Prof. Dr. Franco Opertì
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pollice: previo appuntamento
Prof. Hr. fl. Ronìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
Finerolo - Via Falestro, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
Dottoressa
Iolanda De Carli V/alerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore; Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tefl. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2 17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Tor'no)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinernlo con decreto del 1-1-195.5
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