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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Diiettofe e fluiminlstfatofe : BcDvenuto Celli;, Via magenta fi. 18, ROffifl
Homa, \ Settembre ^9^10 ' 2^mto m = H. 36
♦ L’Infallibilità — Lettere di
, Ü11 II I ICIl . sacerdoti cattolici romani —
Il Congresso cattolico romano d’Augusta — Un
magnifico programma di socialismo pratico —
Un libro messo all’Indice — Idrofobia cattolica
romana — L’opera delle stazioni — La carità nel
medio evo — « Non ha missione » —Anni solenni —
Giovanni Malapelle — Caterina Petrai — Plora Aretini — Il nostro Sinodo — Da le antiche province —
Ancora il seppellimento a Tavagnasco — Circolo di
Studi Cristiano-sociali in Venezia — Rivista Cristiana
— Bollettino Omiletico — Paolo Mantegazza — La
Santa di Borgo — Opus operatum — Dai paesi del
colera — Corriere Siculo — Oltre le alpi e i mari —
Da la Svizzera Gustavo Moynier — L’Arcivescovo
d’Albi — Cose di Spagna — La Luz e i casi di Spagna — L’opera di Canalejas è necessaria — Una cantante espulsa di chiesa — Gli evangelici spagnoli si
giovano delle concessioni — Francesco Giuseppe e i
Riformati ungheresi —La scienza non è incredula —
Tolleranza clericale — Moody — Libri e periodici ricevuti — Auri sacra famés — Sotto l’incubo !
L’INFALLIBILITÀ
(1)
(Una qnestione storica}
La Luce (anno corr. n. 3) riportava an articoletto di G. Banchetti, in cui si chiedeva quanto vi
fosse di vero nella leggenda del temporale tenebroso
sorto nelle ore che Pio IX proclamava riufallibilità
pontificia quale dogma. Tre scrittori si occuparono
della qnestione, dando dilucidazioni in proposito (cfr.
la Luce, anno corr. n. 10). Benché tardi voglio anch’io portare ai cortesi lettori di codesto periodico
la testimonianza irrefragabile di nn umile prete, presente al fatto de visii et de auditu, il quale mi scriveva cosi :
« Caro Signore,
« Il 18-VII- 1870 nella pubblica sessione del
Concilio Vaticano, dopo lunga e contrastata discussione, venne sancito con solenne decreto essere infallibile la parola del pontefice quando parla ex
cathedra.
« Pio IX nel chiudersi della sezione pronunciava
un elaborato discorso dicendo : Magna est auethoritas in Summo Pontiflce, e concludendo : Facit
Deus, ut cum Angustino dicere passim : dedisti
mihi lumen et ecce video. Ma proprio in quel mentre lampi, e tuoni, ed nn acquazzone si scatenò su
Roma ».
Tanto per la verità storica. Ed ora una osservazione. A me pare che Vinfallibilità sia nient’altro
che nn circolo vizioso. Prima del 18 luglio 1870,
dopo diciannove secoli di cristianesimo si domandava ;
Il pontefice di Roma è infallibile nel definire ?.. quando
un giorno egli si proclama infallibile. Con quale diritto ? Codesta proclamazione dovea venire per un
oracolo ab extra ! Come si vede siamo sempre nel
campo della ragione semplicemente di convenienza,
non in quello della ragione luminosa, apodittica, convincente, persuasiva, che reclama in nome della giustizia di un essere tarpata dalla superstizione o dal
fanatismo.
Edelweiss
(.1) Ci si domandava tempo addietro: Perchè la Awee
non accetterebbe la collaborazione di sacerdoti cattolici romani? — Ah, cari signori, noi abbiamo già più
volte pubblicato scritti di sacerdoti cattolici romani
e voi non ve ne siete avvisti ! Si nascondevano dietro
uno pseudonimo. Uno di essi tuttavia ha firmato con
nome e cognome ultimamente. In questo numero della
Luce troverete lettere di due parrochì. Quanto a questo articolo, è dovuto alla penna di un illustre membro del clero regolare, soave anima amica, a cui mandiamo un saluto fraterno, affettuosissimo.
La Direzione.
LETTERE DI SACERMCATTOLICI ROMEI
Alla gentilezza del dott. prof. Fiorioli andiamo debitori di queste due lettere di adesione pervenute
al Comitato Promotore del Convegno Cristiano Sociale — 2 agosto 1910 — a Venezia, e le pubblichiamo con vera sodisfazione.
I.
Signor Brunello Mose (Comitato pro Convegno
Cristiano Sociale, ecc.) — Rialto, 440 —Venezia.
... 13 luglio — 1910.
Carissimo Signore,
Aderisco cordialmente al Convegno Cristiano Sociale proposto dal dott. Ferruccio Fiorioli Della Lena
sul Commento di Murri e sull’ Avanguardia di
Meille.
E’ tempo ormai che i Cristiani rompano gli indugi e travalichino i confini delle sètte e delle chiesuole.
Si capisce che aderisco soltanto all’idea — (ottima, fecoiida, rispondente al bisogno di tante anime)
— del Convegno : ma la mia qualità e la mia veste
di prete e le mie condizioni di . . . (1) m'impediscono di prender parte personalmente.
LI prete cattolico oggi deve intristire nella peggiore schiavitù, quella della' coscienza.
Non molti sentono lo strazio di questa situazione,
perchè il Clero,'molto superiore per coltura e
per mentalità alle plebi, che domina, vegeta in un
orribile impaludamento spirituale — ma i pochi
martiri oscuri quale tesoro di energie perdute e
disperse rappresentano !
Eccellente l’idea del Congresso Cristiano Sociale a
Roma per il 1911. Vi si daranno convegno tutti gli
nomini di buona volontà aderenti al Cristo. Magnifica idea.
E' tempo di contarci, di unirci, di concretare le
varie iniziative in un fascio potente.........—
(Omissis).
Ringraziandola, La saluto cordialmente.
Suo sac. N. N.
(1) Avente carica nella Chiesa Cattolica Romana.
IL
Preg.mo Signore, ecc.
... 27 luglio 1910.
Ho letto con piacere nel numero 13-14 del Commento quanto vi è scritto dell’iniziativa del dott.
Fiorioli. .
L’idea di un’intesa indirizzata a creare un’^
zione cristiano-sociale, onde combattere l’ateismo
e il materialismo volgare che dilaga ovunque, è
veramente opportuna, ancorché tale iniziativa abbia
molti punti di contatto con la Lega D. N.
Ad ogni modo, essa chiama intorno a sè tutti
gli uomini di buona volontà, tutte le energie giovani, a qualunque fede religiosa appartengano, in
qualunque partito politico militino, in un lavoro
fecondo di amore: e sarebbe davvero cosa consolante, che uomini, cui tante cose e idee e programmi
tengono divisi in una visione parziale di bene, trovassero un punto di unione in un lavoro concorde
di bontà : questo punto, forse, potrebbe sollevare
il mondo.
Aderisco adunque di tutto cuore alla idea lanciata, sperando che neiratluazione di essa ci si terrà
lontani da tutti quegli scogli, i quali, creando degli
urti, impediscono molte volte l’efficienza buona di
programmi, che sarebbero altrimenti apportatori di
bene........— (Omissis).
Con ossequio.
N. N. sac.
^TTcìgrésmIaìw
D'AUGUSTA
A voler tener dietro a tutti i Congressi cattolici romani ci sarebbe da riempire la metà delle colonne
della Luce durante un trimestre — ma se poi paragoniamo i discorsi pronunziati quest’anno con quelli
del 1909 o 1908 o 1889 e così via troviamo sempre l’identica nota fondamentale ripetuta l’altr’ieri al congresso (o Katholikentag) di Augusta (Augsburgò). E
a quella nota i protestanti di qualsiasi lingua, nazione
0 frazione dovrebbero prestare maggiore attenzione;
è la nota della solidarietà, dell’unione che regna tra
1 papisti di tutto il mondo,
I congressisti di Augsburgò sono bensì tedeschi ed indirizzano un telegramma di devozione al Kaiser, amico
del papa, e la risposta del Kaiser accolgono col triplice Hoch di rito, ma al disopra della Germania sta
il Vaticano, al disopra del Kaiser sta il papa.
Al congresso di Augsburgò l’arcivescovo di Milwaukee
portò i saluti della federazione lattolica di tutte le
nazioni dell'America. Ed è indescrivibile il giubilo
con cui quei saluti vengono accolti. Altro che VHoch
al Kaiser! A proposito della t missione interna » un
oratore fa una descrizione impressionante della decadenza e della demoralizzazione della Francia, conseguenze della sua scristianizzazione ma d’altra parte
si sente che il partito papista, è unito nè punto disposto a capitolare.
La relazione sulle Missioni fra i popoli pagani porta
una statistica di 12.000 (dodici mila) preti missionari,
22.000 (ventidueipUa) coadiutori, altrettante chiese o
cappelle e circa 18.000 (diciottomila) scuole. Un entusiasmo indescrivibile destò l’accenno al papa c il pastore dei popoli che siede in Vaticano » « sulle su( venerande canizie si sono scatenati negli ultimi nove
mesi tali e tante tremende tempeste che fanno sì che
in questa circostanza sì scateni dai nostri petti un
uragano di entusiasmo che attraversi le Alpi e seco
rechi la potente affermazione: fedeltà al papa e alla
2
LA LUCE
Chiesa! 11 fondamento posto da Dìo stesso alla missione universale della chiesa è la sua inalterabile unione sotto lo scettro pastorale del successore di S.
Pietro >.
Un altro oratore ha espresso una grande speranza riguardo all’estremo Oriente India, Cina, Giappone dove
lavorano missionari cattolici romani « se potremo persuadere i giapponesi (ei dice) che il cattolicismo è la
più alta espressione della cultura e della economia
polìtica esso sarà la religione dei giapponesi ; se per
contro il protestantesimo riuscirà a produrre questa
prova la vittoria sarà la sua. In ogni caso sarà soltanto il cristianesimo che potrà rialzare il livello morale di quei popoli •.
Questo giudìzio è più ponderato assai di quello di
certi corrispondenti del Corriere della Sera che non
considerano il protestantesimo come facente parte
del cristianesimo. — Vedi la narrazione del Battesimo
di quella fida cameriera della famigerata Tarnowska.
Paolo Calvino.
Un magnifico programma
di socialismo pratico
----------------©------------
Il prof. Kossl Doria, una delle menti più geniali e
lucide che reggano le cose capitoline, sotto il titolo
< Politica sanitaria ed assistenza sociale > pubblica nelVAvanti ! una splendida relazione che sarà presentata
al primo Congresso Nazionale dei-consiglieri comunali
e provinciali socialisti.
Qui non vane teorie, non inutili e farraginose disquisizioni, ma un profondo senso della realtà delle
cose, una chiara concezione dei vari problemi sociali,
dei quali è prospettata una soluzione che tutti gli uomini di cuore sì augurano prossima, perchè informata
— volere o no — altresì ai grandi ideali cristiani della
solidarietà e della fratellanza.
Il Rossi-Doria nel campo del lavoro e della produzione si dichiara contro la lotta di classe, quale è comunemente intesa, e augura la collaborazione, aia pure
transitoria, dei socialisti coi partiti democratici e con
le stesse organizzazioni capitalistiche moderne che si
propongono un vasto programma di lavoro per la
crescente produzione di beni, con la intensificazione
progressiva di ogni forma più progredita di ragionevole sfruttamento delle risorse della natura e con rispetto sempre maggiore della salute e della vita dei
lavoratori. E qui citiamo testualmente ;
« Finché i lavoratori non abbiano essi Ja forza economica, la sapienza amministrativa, la capacità tecnica di costituire e dirigere industrie, è pur necessario
che essi cooperino con gli industriali al progresso
delle industrie e dei commerci, che vuol dire progresso
della civiltà, che vuol dire accrescimento di beni d’uso
per tutti.
€ Se gli operai negano questa collaborazione (è facile
prevederlo) lo sviluppo economico di un paese si arresta, la disoccupazione cresce in ragione diretta delle
esigenze degli operai e dei perfezionamenti della tecnica industriale, il prezzo delle cose necessarie ed utili
alla vita sì mantiene alto perchè ne è limitata la pro
duzione, la miseria ed il vizio suo compagno si per
petuano, al parassitismo maiuscolo, leonino, delle classi
agiate si unisce il parassitismo minuscolo, nei suoi
effetti anche più grave, delle classi povere che si im
bestialiscono. Insieme allo sviluppo economico si ar
resta dunque anche la evoluzione intellettuale e mo
rate di tutto il paese che diviene debole di fronte agli
altri paesi, esca ai loro appetiti, facile preda della loro
violenza. Vien di qui la necessità di armamenti che
accrescono la miseria e con essa la degenerazione del
popolo senza dare la sicurezza della efficace difesa
del paese perchè le battaglie non si vincono con le
armi ma con gli animi ».
Il Rossi-Doria, dopo avere efficacemente dimostrata
la necessità della collaborazione delle varie classi sociali (egli ritiene persino necessaria la partecipazione
dei socialisti al governo della cosa pubblica), se si vogliono ottenere quelle leggi sociali che assicurino il
benessere e il miglioramento delle condizioni di vita
e di cultura del popolo, passa a discutere partitamente
alcuni importanti problemi, quali la difesa della famiglia, la casa, la tutela del lavoro, \s. preservazione
dalle malattie, e la cura delle medesime. Qui si rivela
in modo ancora più eminentemente pratico la natura
dei provvedimenti intesi a migliorare dal punto di
vista morale e fisico le condizioni di vita del popolo.
11 lavoro del padre deve provvedere il necessario per
lo sviluppo normale fisico, intellettuale, morale dèi
figli, il lavoro della madre deve utilizzarlo nel modo
migliore. La casa deve essere salutare e bella, l’alimentazione sana e sufficiente. Il lavoro poi non deve
essere più un tormento, non causa di mali, ma una
gioia ed un fattore importante della salute fisica e
morale dell’uomo. Le malattie infine vanno possibilmente prevenute, il che si otterrà, quando più razionalmente ed efficacemente dì quello che non sia ora.
sarà regolata e sorvegliata la vita della prima e della
seconda infanzia fino al critico periodo della pubertà,
perchè in questi primi anni della vita sono facilissime
le degenerazioni fisiche e psichiche, le malattie che o
uccidono i giovani individui in numero stragrande
0 ne diminuiscono le resistenze fin quasi ad annullarle :
resistenza allo studio, al lavoro, alle passioni, alle influenze nocive dell’ambiente.
Non abbiamo fatto che accennare brevemente alle
cose eccellenti dette dal Rossi-Doria. Ma basta quanto
ne abbiamo riferito per apprezzare al giusto loro valore i provvedimenti di varia natura escogitati per
migliorare le condizioni di vita del nostro popolo.
É vero che è detto poco riguardo al problema più
propriamente detto dell’educazione morale : ma questo
nonera il tema propostosi dall’egregio sanitario il quale
del resto, condivide qui il pensiero dei socialisti, che,
cioè, è necessario sopratutto migliorare le condizioni
di lavoro e dì esistenza del popolo, per vederne migliorata altresì la psiche, e quanto si riferisce alla
vita puramente morale.
Del resto riconosciamo che questo punto di vista
ha certo il suo valore. E bisognerebbe vivere davvero
nel mondo delle astrazioni, per non vedere gli spettacoli degradanti che oggidì ci offre la vita di una
parte del popolo, vita di abbrutimento, di degenerazione che non può non condurre a sicura e irreparabile rovina.
Per noi che non siamo socialisti, ma cristiani-sociali,
1 varii problemi di natura economica, morale non si
escludono, ma si presentano strettamente collegati. Di
guisa che il risanamento fisico deve essere accompagnato da quello morale e viceversa. E se è vero per
i socialisti il detto di un grande igienista, essere, cioè,
l’igiene la morale dell’ avvenire, noi crediamo che è
più vero ancora il detto di un grande sociologo cristiano : c Fare che gli uomini siano veramente degli
uomini ».
Ennico DQcynicp.
Dn litro messo all’lnilìcc
E’ quello in cui Raoul Gout, con splendida forma
e maestrevole acutezza psicologica, ritrae la figura
dei Tyrrell. Il libro, che è uscito alla luce da pochissimo tempo, porta per tìtolo L’affaire Tyrrell e include
uno scritto del tutto inedito dell’illustre modernista
defunto ; scritto che il Gout ebbe da lo stesso ex gesuita, di cui era intimo, con incarico di tradurlo e di
offrirlo al pubblico. Lo scritto di cui si tratta è una
lettera che il Tyrrell indirizzava poche settimane prima
di morire al Padre Martin, generale dei Gesuiti. Il
Tyrrell vi fa « il processo del Gesuitismo » e termina
con queste parole.
« Se mi fossi proposto in questa lettera di affrettare
la morte del Gesuitismo, il mio sarebbe un colpo mal
calcolato. Non è necessario di assalire (come i suoi
nemici stimano) la Compagnia di Gesù. Le irresistibili cause del suo decadere son già nell’atmosfera psicologica del secolo. Non c’è che da pazientare. La soppressione violenta produrrebbe lo stesso effetto d’un
martirio e non concorrerebbe che a rinvigorire l’Ordine e a ristaurarlo.
Per vero dire, l’influenza di esso nella Chiesa è
tuttora immensa... Si fa sentire nei seminari, nei conventi e nelle scuole monastiche, tra le donne a cui
voi servite di guida, tra i fanciulli a cui voi fate da
educatori, nelle congregazioni da voi amministrate e
dirette per mezzo della predicazione, nelle moltitudini che leggono i vostri scritti teologici od ascetici.
Tuttavia, quantunque grande sotto l’aspetto quantitativo, la vostra è un’influenza che va estinguendosi.
Scienza e crìtica son nell’ aria e s’infiltrano perfino
attraverso le porte de' conventi. Le persone colte —
uomini e donne — non vi credono più ; nessun seguace genuino della libertà di ragione e morale
può offrirvi il suo appoggio. E un colpo mortale vi
arreca il progresso dell’istruzione e dell'indipendenza
femminile ; poiché, se fin qui avete resistito, ne andate debitori alle madri, alle sorelle, alle figliole; ne
andate debitori alle suore e alle alunne delle suore ;
mentre gli uomini, più svegli d’intelligenza, avevan
già imparato a ridersela delle vostre pretese. Ma il
più sicuro sintomo del vostro prossimo esaurimento
consiste appunto in codesta ribellione dei vostri devoti medesimi, ribellione di cui questa lettera non è
che un segnale tra i molti. Ciò ch’io sono andato dicendo qui, un centinaio di Gesuiti dicono ogni giorno,
e centinaia di Gesuiti diranno tra una o due generazioni. Prendete pure de’ ragazzi giovanissimi, bendate loro fortissimamente gli occhi : non potrete però
impedire che l’influenza nè che lo spirito d’un secolo
libero penetrino nella loro mente senza che se n’avvedano e in grazia di quanto leggeranno e udiranno,
se pure non li vogliate rinchiudere a chiave in una
cella..
Concludo... E’ opera degna d’una vita l’aver potuto
pervenire, con l’esperienza personale e con la riflessione, a scoprire e sventare una menzogna tanto spe
ciosa e complessa quant’è il Gesuitismo... Io mi volgo
indietro a riguardare con terrore la selva selvaggia,
nella quale, per tanti anni, errai come persona smarrita, e da la quale Dio misericordioso m’ha tratto
fuori verso la luce e la libertà. Anima nostra sicut
passer erepta est de laqueo venantium ; laqueus contritus est et nos liberati sumus (Come uccello l’anima
nostra è evasa da la rete del cacciatore ; la rete s’è
rotta e noi ci troviam liberi) ».
Apprendiamo cbe il libro di cui s’è parlato è già
stato messo all’indice.
IDROFOBIA CAT^ICA ROMANA
Un tale che firmasi : Un amico della pace tra le
confessioni cristiane, ma che evidentemente è un papista ha pubblicato teste in 'Wurzburg un opuscolo
nel quale ei cerca, sebbene timidamente, di mettere la
cristianità in guardia contro l’istituto per la preparazione di medici missionari fondato a Tubinga dal
geniale Paolo Lechler di Stuttgart. Se un pagano convertito al cristianesimo papale dovesse un po’, un bel
giorno, farsi curare da un medico missionario evangelico, che disgrazia !
Noi, evangelici, non faremo mai nulla che meriti
l’approvazione dei fedeloni del papa. Il nostro gran
torto è anzitutto quello di esistere. Se noi non ci fossimo, il mondo sarebbe un vero paradiso com’era ai
beati tempi di Pio II, Innocenzo 'Vili, Alessandro VI,
Leone X. Allora sì che in tutta la chiesa in capite et
membris regnava giustizia, fratellanza, onestà, santità...
Paolo Calvino.
L’opera delle stazioni
Le nostre giovani sono talvolta costrette a viaggiar
sole. Che benedizione per loro poter trovare una signora, una signorina in questa o quella stazione che
sia loro di protezione e dì guida! Ebbene, esiste un’istituzione mirante a tale scopo. In 93 stazioni europee c’è fin d’ora un ufficio ad hoc, e cioè in 16 stazioni
di Svizzera, in 28 di Germania, in 15 dei Paesi Bassi
e in 14 di Francia. In altre 264 stazioni l’opera si fa
del pari, ma non in modo permanente. Nel 1909, centomila ragazze si sono giovate della benefica istituzione. ('Dal Témoignage, che non tien conto di opere
consimili stabilite nelle stazioni d’Italia).
La carità nel medio evo
I nostri moderni liberi pensatori, i laicizzatori ad
oltranza di tutte le istituzioni di beneficenza, non si
limitano a battere in breccia la Chiesa cristiana —
cattolica od. evangelica che sia — dei nostri tempi
andati e specialmente contro la Chiesa del medioevo.
Una volta correva 1’ andazzo di parlare di quest’ evo
come di un periodo di oscurantismo e di barbarie, di
tenebre e dì superstizioni — e non si vedeva, per volontaria o stupida cecità, che i secoli XIP e XIIP erano
stati grandemente fecondi nel campo artistico e letterario. Chi è che non ammiri le opere magnifiche dì
architettura, di pittura, gli smalti, l’oreficeria, le arti
insomma di quell’epoca calunniata?
II medioevo però c’interessa sotto un altro aspetto
più consenziente alle esigenze dei tempi moderni : vogliamo dire sotto l’aspetto delle opere sociali. La carità cristiana fu conosciuta e praticata nel medioevo.
L’individuo pon era mai abbandonato alle sue proprie
forze nè lasciato senza protezione. Il contadino era
legato al suo signore e gli pagava la rendita delle sue
terre; gli prestava speciali servigi, adempieva certi
obblighi di servitù, ma era protetto dal suo signore
in ogni circostanza come essendo sua proprietà, ed
entrambi aveano interesse a conservarsi affezionati.
Ciò non toglie che non vi fossero tiranni... Ma di tiranni non ve ne sono eglino nel tempo moderno, malgrado il grande spirare delle aure di libertà e di fratellanza? — L’artigiano viveva in famiglia nelle dipendenze del castello del suo Sovrano e trovava aiuto
e protezione nelle « corporazioni delle arti e mestieri »,
le quali, abolite come cose medioevali, risuscitano, in
forma moderna, nelle leghe, nelle cooperative di lavoro. nelle organizzazioni ecc., e magari s’impongono...
tanto quanto i tiranni antichi.
La Chiesa, per quanto corrotta nella sua dottrina e
nei suoi rappresentanti, seppe conservare il legame
della carità. Il « Cristianesimo sociale » non esisteva
come appellazione, ma esisteva in fatto. Dovunque sorgevano uomini devoti al bene del prossimo, perchè vi
erano uomini devoti a Dio. La carità fioriva sul terreno della fede; e benché questa fede non Sempre
fosse genuina e scevra di superstizione, nondimeno
serbava tanta forza da indurre al sacrifizio dì sè coloro che per essa si consacravano ad opere di carità.
Mentre, nel medio evo, sorgevano quelle maravigliose
cattedrali che comandano la nostra ammirazione e
sono monumenti di fede, centinaia di opere sociali si
costituivano nella cristianità, ose vogliamo nellacat-
3
LA LUCE
tolicìtà, ispirate e dirette dalla Chiesa, sotto forma
di ospizi, ospedali, asili eoo.; e migliaia di uomini e
di donne, rinunziando volonterosamente agli agi, alla
quiete ed ai privilegi di cui potevano godere, dedicavansi al sollievo dell’umanità sofferente e persino
al riscatto degli schiavi. Somme ingenti ponevano i
fedeli a disposiziono della Chiesa per la fondazione e
gestione di queste opere.
Passiamo in un altro campo. Ecco un giovane, morigerato, intelligente, capace, ma è povero, è figlio di
operai o di lavoratori della terra. Venga egli in una
città universitaria e troverà asilo, alimento e protezione in uno di que’ collegi « destinati a raccogliere • gli studiosi e mantenuti dalla Chiesa o da qualche Ordine religioso. Altresì vi erano delle case di
rifugio per le giovani cadute, le quali desideravano
emendarsi, e vi potevan rimanere a piacimento adoperandosi a qualche bene. — Che diremo di quelle confraternite di San Lazzaro, i cui addetti si consacravano alla cura dei lebbrosi, così numerosi a quell’epoca ? Ogni città aveva il suo laszaretto in disparte,
dentro il quale lebbrosi ed inservienti vivevano segregati dal mondo, in un ambiente privo di luce sociale e di materiale conforto.
Procediamo. In quasi tutte le diocesi, nel secolo
XIII", esistevano delle « Associazioni per la pace i
cui addetti assumevano il nome di < giurati della
pace • perchè con giuramento promettevano di non
commettere furto nè far ingiuria a nessuno. A questo
sodalizio aserivevansi persone appartenenti ad ogni
ordine sociale e la loro influenza personale estendevasi benefica sopra tutte le diocesi; la Chiesa organ^zava delle « Confraternite di carità -, composte di laici,
per dar del pane ai poveri, assistere gli ammalati, beneficare in tutti i modi il prossimo, prendendo ad esempio gli uffici dei primi diaconi della Chiesa.
Coloro che, ai nostri giorni, dicono male del passato ed accusano la Chiesa di aver trascurato la beneficenza, non sanno quel che sì dicono, o per lo meno
parlano contro alla Chiesa ingiustamente. Gl’Istituti
di Carità, da questa fondati, non pretesero mai alla
perfezione, che non si incontra in veruna cosa umana;
ma, col progresso dei tempi, si possono migliorare e
perfezionare, senza bisogno di strapparle dì mano ai
loro ideatori e fondatori o rinnegarli addirittura. Anello in questo est modus in rebus. Tutte le associazioni di beneficenza che i nostri contemporanei si
sforzano di impiantare hanno le loro radici in quelle
antiche ; quello che di antico non si trova più si è la
fede che le ha fatte sorgere, si è lo spirito di rinunziamento e di sacrifizio personale che presiedeva al
loro funzionamento. S’è mai visto, in medioevo, uno
sciopero, per esempio, di lazzaristi ? Nè il libero pensiero nè il socialismo com’è dai più compreso, faranno
rifiorire la carità; l’egoismo trionfante in alto e in
basso, non suade l’abnegazione nè il sacrificio — bensì
la fede in Cristo, la quale agisce anche se imperfetta
e ci rende simili a Lui nel rinunziamento a noi stessi
pel bene e per la salute altrui.
(Da Le Témoignage) ¥.
“ Non ha missione
»
La più sicura, fatale, infallibile garanzia d’insuccesso per un ministro di Dio o per una Chiesa è la
seguente : Non aver mtssione.
Non aver missione vuol dire non essere stati mandati, non essere stati incaricati di nulla da parte di
Dio. Noi possiamo attribuirci una missione ; ma attribuirsi una missione non vuol dire averla ricevuta.
O possiamo averla ricevuta da uomini ; ma allora
l’autorità sua, l’autorità nostra, la garanzia di successo che noi possediamo, tutto ciò è cosa semplicemente umana, non è cosa divina. Se Dio non ci ha
dato missione, allora noi non abbiamo il diritto nè di
parlare a nome suo, nè di aspettare sul nostro lavoro
la sua benedizione che ne produca il successo. Chè
anzi, fingere una missione che da lui non avessimo
ricevuta, vorrebbe dire renderci colpevoli di simulazione, di usurpazione di potere, di menzogna. E’ una
triste cosa il parlare a nome di Dio quando non se
ne sia ricevuta missione da lui. Allora si diventa falsi
profeti, si è sconfessati da Dio e si passa sotto il peso
della sua giustizia punitrice.
Guai a coloro che dicono: Il Signore dice; benché
il Signore non li abbia mandati ! Son profeti dei quali
il Signore dichiara : « Io non li ho mandati, non ho
dato loro commissione, non ho loro parlato ». Son
profeti ohe propongono « le visioni del cuor loro che
non sono uscite dalla bocca del Signore ». Il libro di
Geremia contiene vivaci attacchi e minacce contro
quella specie di profeti. Triste, tristissima e colpevolissima cosa quella di pretendere di parlare a nome
di Dio quando non se ne sia ricevuta da lui chiara
e precisa missione.
♦
* •
Dice Mazzini (e le parole di quel grande son tali da
meritare l'onore dell’attenzione anche di cristiani come
noi), dice Mazzini queste gravi, queste solenni pa- |
role : « Bisogna consecrare! interamente alla santa
« causa della nostra idea, e poi avvenga che può ;
« poiché l’uomo il quale si slancia nella crociata del« l’umanità senza aver dato un addio ai calcoli, ai
« confronti, a tutte quante le speranze e le gioie della
• vita, costui non ha missione ». Parole grandi, parole degne di quell’apostolo, parole che sono un vivo,
potente riflesso di quelle altre di Cristo : « Chi non
prende la sua croce, chi non abbandona tutto ciò che
egli ha, non può essere mio discepolo ; chi guarda indietro non è atto al regno di Dio ».
Noi, dichiarati servitori di Gesù e dell’Evangelo, noi
che di lui portiamo il bel nome, noi che ci vantiamo
apostoli suoi, che protestiamo di aver da lui ricevuto
missione, oh, stiamo in guardia ch’egli non abbia a
ripetere al nostro proposito le tremende parole : Io
non li ho mandati, io non ho dato loro commissione,
io non ho loro parlato. — Se abbiamo missione da
lui, allora bisogna aver dato un addio ai calcoli, dice
Mazzini, ai conforti, a tutte quante le speranze e le
gioie della vita. Un addio ai calcoli, non solo ai calcoli di denaro, ma anche ai calcoli, cred’io, della prudenza umana, di quella prudenza che il mondo apprezza tanto altamente, ma che la Chiesa dovrebbe ripudiare come non essendo cosa da alto. Rinunziare ai conforti ! Bisogna, dice Mazzini, aver dato un addìo a tutte
le gioie, a tutte le speranze della vita. Cioè, non solo
rinunziare alle comodità del presente, per un periodo
limitato di uno, di due, di cinque, di dieci anni, aspettando un dolce e prolungato compenso nel secondo
periodo della vita terrena ; no, rinunziare definitivamente, per sempre, per tutta la vita ; rinunziare per
sempre che so io? ad una residenza comoda, ad una
residenza stabile, ad una posizione finanziaria un po’
larga ; rinunziare alla stima e al rispetto della borghesia, forse della massa tutta ; rinunziarea tutto ciò
definitivamente, per sempre; non pretenderlo e non
aspettarlo più ; ciò è devozione, ciò è sacrifizio, ciò è
missione ; ciò vuol dire essere stato mandato.
Ma finché, lavorando per il cielo, stiamo sempre
collo sguardo ben fisso sulla terra, allora si ha ogni
ragione di dubitare della nostra missione. Chi ci vede
può dirci ; Costui o la sua Chiesa hanno o non hanno
missione ?
La nostra direzione, la nostra tendenza generale dà
luogo a legittimi dubbi : Lavorano essi per la terra
0 pel cielo? per il Signore o per se stessi ? Giacché
troppo spesso rassomigliamo alla merope, il leggendario e fantastico uccello che innalzandosi nell’aria
vola colla coda in avanti e la testa rivolta verso la
terra. Così ancora noi, noi ministri di Cristo, noi
chiese cristiane, vogliamo —■ e sterilmente vogliamo —
innalzarci verso il cielo senza perdere di vistala terra
neppure un istante. Palloni frenati, le cui corde son
saldamente attaccate in basso, perchè non hanno vera
missione dall’alto e per l’alto.
Giuseppe Banchetti.
ANNI SOLHINNI
I prossimi dieci anni costituiranno — com è probabile — un'epoca decisiva nella storia del genere
umano... Se trascureremo questi dieci anni, ne verrà
forse tale danno da non potersi rimediare per secoli.
Se si sapranno impiegar bene, emergeranno invece
fra i più gloriosi della storia del Cristianesimo.
Così il « Messaggio » del recente Congresso missionario universale di Edimburgo.
Ci si annunzia la dipartenza da questa vita terrena
del venerando ministro evangelico, signor
Giovanni Plalapcllc
Aveva 72 anni. Alla moglie, signora Matilde BiniMalapelle, e alla numerosissima famiglia, le nostre condoglianze cristiane.
La sera del 28 agosto, la chiesa di Livorno rendeva
l’ultimo tributo di amore alla salma della signora
Caterina Pctrai
ehe — nell’età di 68 anni — la sera precedente, aveva
serenamente resa l’anima a Dio.
Esempio di virtù domestiche e cristiane, con la modestia che tanto la distingueva, conservò fino all’ultimo inalterate l’entusiasmo col quale aveva abbracciato dal primo annunzio in questa città l’Evangelo di
Gesù e consacrato all’opera santa dell’evangel'zzazione
uno dei 7 suoi figli, che furono sempre l’oggetto delle
costanti sue cure amorose.
La simpatia cristiana dei fratelli in fede e di tutti
gli amici valga a confortare i figli, che, sulla tomba
della cara mamma, oggi raccolgono tutta una eredità
di affetto e di virtù.
B. Mastronardi.
al genero, sig. Bandini, nostro carissimo amico, agli
altri parenti tutti, condoglianze dal fondo del cuore
commosso. Anche noi avemmo agio di conoscere _ e di
apprezzare altamente codesto carattere forte e schietto
della vostra diletta che se n’ è andata. Oh, ripigliate
animo, riguardando a Gesù l’Amico supremo, consolatore. Vorremmo esser costì presso di voi a dirvi una
parola di fraterna amicizia, a piangere con voi. Il Signore vi assista nella vostra prova e vi ridia la gioia,
nella gloriosa certezza del celeste ritrovo.
La Direzione della Luce
Gli amici dell’ Evangelo, i numerosi allievi che
l’hanno avuta maestra devota ed affettuosa, i pastori
ed insegnanti che hanno avuto in lei una fedele collaboratrice, nell’opera del Signore, riceveranno con
profonda mestizia l’annunzio della dipartenza della
Signorina
riora /^rctinì
per 43 anni maestra nelle Scuole Valdesi di Pisa, e,
in questi ultimi mesi della sua vita, maestra nelle
nostre Scuole di Siena.
Speriamo che altri i quali più e meglio di noi hanno
avuto il bene di conoscerla scrivano di lei ; noi desideriamo soltanto rendere testimonianza allo zelo ed
all’amore che essa ha dimostrato nella sua lunga carriera d’insegnante. Vivamente desiderosa non solo
d’istruire i fanciulli a lei affidati, ma soprattutto
di condurli al Salvatore, essa ha consacrato a quest’opera tutta la sua vita, ed è stata una vera maestra evangelica come poche sanno esserlo. Già afflitta
dalla grave malattia che doveva condurla alla tomba,
volle fino all’ultimo compiere il suo dovere con una
costanza ammirabile. Fece l’uUima sua lezione il 18
luglio scorso; poi cominciò l’ultima fase della sua
malattia, e dopo cinque settimane di sofferenze, esausta
dal male, ma fidente nel suo Salvatore, rese l’anima
nelle sue mani il 23 agosto.
Il trasporto funebre ha avuto luogo la sera del 24.
Vi assistevano i membri della nostra Chiesa, vari amici
e numerosi allievi delle nostre Scuole accorsi a renderle
l’ultima testimonianza d’affetto. Ora essa riposa dalle
sue fatiche, lasciandoci il ricordo d’una vita spesa
intieramente nsll’opera di Dio.
Siena, 29 agosto.
G. Petrai.
IL NOSTRO SINODO
Al carissimo collega nostro di Siena, signor Giovanni
Petrai, agli altri figlioli della defunta, alle figliole,
Si aprirà, a Dio piacendo, lunedì prossimo^ alle 14,
nel Tempio principale di Torrepellice (Torino) con
un culto a cui presiederà, salvo errore, il pastore di
Milano, signor Costabel. Il culto terminerà con la
sempre solenne cerimonia di consacrazione. Quest’anno ì giovani consacrandi al Santo Ministerio
sono i signori Francesco Peyronel ed Emilio Corsani.
Subito dopo, i membri del Sinodo (pastori e laici)
passeranno nell’aula apposita, per l’elezione del seggio.
E cominceranno i lavori, che si protrarranno fino al
pomeriggio di venerdì.
J)a le antiche province
Pinerolo. — Abitiamo ricevuto la relazione di questa chiesa. E’ una piacevole relazione, contraddistinta
da molta obiettività. Apprendiamo con piacere che
.« in talune domeniche » l’uditorio ha superato l’aspettazione; che « alcuni cattolici frequentano con assiduità esemplare i culti dell^mattina » e che non mancano nella congregazione persone attive nell’opera del
Signore. Parecchi fratelli e sorelle, che il Padre celeste ha richiamato a sè, furono in morte strumenti di
edificazione.
Torino.— La Consolata periodico religioso mensile,
che propugna la causa delle Missioni cattoliche e racconta al tempo stesso i miracoli... attribuiti alla Madonna della Consolata « Augustae Taurinorura consolatrix et patrona, • si rallegra delle buone parole dette
dal Congresso Missionario di Edimburgo e dal Times
intorno alle Missioni cattoliche romane. Noi abbiamo
già espresso il nostro parere su questo fatto. Anche
noi abbiamo più stima dei cattolici missionari in terra
pagana che non dei cattolici di Torino, per esempio;
non approviamo tuttavia il metodo seguito da quelli,
perché essi battezzano a tutt’andare e credono così di
aver fatto dei cristiani. Occorre la conversione personale.
flocora il jeppellifDento a Tavagoa5co
Il sig. Pietro Doubier ci dà particolari intorno al
seppellimento di Martino Perotto. Il Doubier, che
era intimo amico del Perotto, sapendo che il defunto
era il solo evangelico di Tavagnasco, si recò ivi nella
tema che i preti s’impadronisserò della salma. Egli si
presentò al sindaco e gli fece notare che il Perotto,
essendo evangelico, conveniva seppellirlo con l'intervento del Pastore d’Ivrea, nel riparto comune, poiché la legge è eguale per tutti. Sarà sepolto dai
preti — rispose il primo Magistrato di Tavagnasco —
se pure non mi sarà portato o un testamento del
morto o una dichiarazione del sotto prefetto.
11 Doubier corre a Ivrea ad avvertire il pastore
4
LA LUCE
sig. M'aurin. In breve: .quando il mortorio, accompagnato da la banda musicale, giunge al cimitero, lo
trova serrato, ed ecco il sindaco che cinge la sciarpa
e che, valendosi della forza di pubblica sicurezza, costringe a far deporre il feretro in un recinto poco
pulito fuori del cimitero, riservato ai bambini morti
senza battesimo.
Confidiamo che a quest'ora il sottoprefetto avrà
dato gli ordini opportuni e che detto Magistrato
sarà stato richiamato al rispetto della libertà altrui.
Circolo di Studi Cristiaoo - sociali io Venezia
La Commissione per la creazione di un Circolo di
studi C. S. nominata nel Convegno Cristiano-sociale
del 2 agosto decorso in Venezia si riunì già più volte
per trattare l’importante argomento.
La Commissione è d’accordo nel voler imprimere
al futuro Circolo un carattere assolutamente alieno
dalla politica e da quistioni confessionali; e nell’indirizzario allo scopo di « diffondere e popolarizzare
lo Studio e la conoscenza del Cristianesimo nel suo
contenuto filosofie*'- etico e religioso e nei suoi rapporti colla Storia e colla Evoluzione Sociale; i mezzi
di cui si van-ebbe il Circolo sarebbero: Conversazioni opportune fra soci e non soci ; lezioni e conferenze popolari per soci e non soci ; biblioteca idem ;
Stampa - (diffusione giornali, opuscoli, foglietti e
simili) — ; Convegni o Congressi C. S; alleanza o cooperazione con altri sodalizi e istituzioni d’istruzione
e d’educazione, o altrimenti diretti alla utilità ed
elevazione morale della Società ; riunioni ricreative
(ed educative) ecc. ecc.
La Commissione chiede consiglio ed aiuti per l’opera sua a tutti i simpatizzanti alla idea.
Chi voglia cortesemente inviare consigli in proposito, od informazioni su istituzioni consimili per avventura esistenti in Italia o altrove, si rivolga al
Sig. Colonna-Romano Emilio, S. Zaccaria n. 5170 —
Venezia.
Dott. F. Fiorioli della Lena.
Inutile elogiare la nobile impresa iniziata da l’Egr,
Dott. Fiorioli. Chi non ne vede da sè l’opportunità
e l’urgenza? Sol questo diremo : che in ogni città
sorga un dott. Fiorioli a propugnare la fondazione
di un Circolo di Studi Cristiano-sociali.
La Direzione.
Rivista Cristi an^._
Sommario del N. 8 (agosto):
I Sinodi Valdesi, (G. dalla) — Il cristianesimo a
Ostia, (L. Paschetto) — Dell’uso deH'Apologetica nella
predicazione, (G. Banchetti) — Sulla vetta ierocratica
del papato, (B. Labanca) — In Pragelato, (A. dalla)—
La pagina dei pastori. Per essere eloquenti..., (Ev.) —
Cronaca del movimento religioso, (U. danni)_Dalle
Riviste e dai Giornali, — Note bibliografiche, (G.R.M.F.-A.R.)
Bollettino Omiletico
• ^
Sommario del N. 4 (luglio-agosto) : « La grande domanda e la sua risposta. — « Chi avrà perseverato
sino alla fine sarà salvato >. — Il figliol prodigo (Il
peccato). — Il figliol prodigo (Le conseguenze del
peccato). — La religione personale. — L’ansietà del
cristiano. — « Figliol m^o, dammi il tuo cuore! » _
Lo scoramento di Elia. — Benedetti da Dio in Cristo.
— Preghiera. — La tristezza secondo Iddio e la tristezza del mondo. — Una chiesa vivente. — « Siate
sobri : vegliate ! » — Come l’Etiopo sulla via di Gaza.
Ci si abbona presso il sig. O. dalla. Via Serragli
51, Firenze. Per la sola Rivista: interno L. 5, estero
L. 6. Rivista e Bollettino Omiletico insieme : interno
L. 6, estero L. 7,50.
Paolo Mantegazza
E’ morto! —Noi ne parleremo nel prossimo numero,
a Dio piacendo.
La 5aota di Sorgo
Carine la storia e la cronaca che i giornali romani
fanno di Suor Lucia, c la Santa di Borgo », bella monachella in partibus infidelium, trentottenne, la quale
teneva un’agenzia di guarigioni in Via del Mascherino in Roma. Una camera nuda, un modesto altarino,
qualche ex voto. Suor Lucia sofferente di artrite —
quantunque paffuta ch’è un piacere a vederne solo il
ritratto — ha una delle sue solite visioni e la Madonna
dei sette dolori le apparisce; e la Madonna le ordina
di alzarsi (non si alzava da tant’anni) e di andare a
San Pietro. Detto fatto, e la Santa è bell’e guarita.
11 miracolo 1 il miracolo ! — grida il popolino, che si
assiepa innanzi alla casa di Suor Lucia. E’ un via vai
di persone, un pellegrinaggio non interrotto alla cameretta della Santa ; la quale — come aveva predetto
terremoti — e così ora predice la venuta del colera
a Roma e procura ai superstiziosi e viziosi numeri
da giocarsi al lotto. Se n’è immischiata la polizia, ma
con la solita calma. 11 fatto è che una elegante signora
in carrozza si è recata alla casa di Borgo, è salita alla
cameretta e n'è escila in compagnia della Santa stessa
miracolosa. Dove l’ha condotta ? — Chi sa !
OFU5 OFERdTUn
Che cos’è? — Un esempio volgare vi dirà che cosa
sia. Supponete questo : vi sentite poco bene ; voi chiamate il medico ; il medico vi ordina certe pillole; voi
ingoiate le pillole : siete guariti. Ditemi : per guarire
occorreva che, oltre ali’ingoiar pillole, aveste nel cuore
certi dati sentimenti ? Non occorreva punto. Le pillole vi hanno giovato indipendentemente dai vostri
sentimenti.
Quando si tratta del corpo, è così ; ma quando ai
tratti invece dell’anima?... Potreste voi guarire spiritualmente, senza che l’anima vostra, senza che i vostri
sentimenti c’entrassero per nulla ? — Chi ha un hrlciolino di buon senso risponde : « No ! » — Il papa risponderebbe : € Sì 1 » invece. Il papa ammette 1’ opus
operatum, cioè che si possa divenir migliori, senza
che l’anima nostra ci abbia minimamente che vedere.
La Comunione fa del bene. Ma a chi? A chi abbia disposizioni interiori speciali e sappia perlomeno quel
che si faccia. — Così pensano coloro che hanno un
briciolino di buon senso. Ma Pio X non la pensa cosi.
E infatti adesso prescrive che la prima comunione
venga amministrata a bimbi di 7 anni ! ! Che può capire un bimbo di 7 anni ?... Opus operatum. Amministrate la Comunione, e la Comunione — come le pillole — opererà da sè...
É proprio vero : Pio X non ne infilza mai una.
Pai paesi del colera
-----------©-----------
Carato, 29 agosto 1910.
Tratterò il mio argomento da un punto di vista
speciale e con uno scopo determinato.
Non son più giovane ormai, e la mia vita passata
mi costituisce un tesoro — chiamiamolo così — d’esperienze. Queste esperienze, già iniziate da parecchio
tempo, hanno acquistato nel presente momento una
maturità affrettata e forzata. Ecco le mie esperienze
su quanto si riferisce alle diverse gradazioni-di-sensazioni Che noi riceviamo dal male.
La gradazione superlativa è quella del male preveduto ed aspettato o temuto. Essa è terribile. La spada
di Damocle sospesa in sul capo. Sotto quella sensazione voi provate a volte certi spasimi così angosciosi
che l’anima vostra si contorce di passione.
La seconda sensazione, meno crudele della prima,
è il male avvenuto o almeno inevitabilmente accostatosi a voi. Allora acquistate una certa serenità e forza.
Ho vissuto per più di dieci anni nel timore orribile
che un giorno o l’altro qualcuno dei miei bambini
avesse a prendere il crup, o rompersi qualche membro. Poi avvenne che, a breve distanza di tempo, uno
dei miei bambini si ruppe un braccio, un altro una
gamba e un altro ebbe il crup. Passata la prima esplosione, ho subito accettata la cosa serenamente e con
piena rassegnazione e fiducia. Nè Dio mi è venuto
meno.
La terza sensazione del male è quella di chi lo sente
in altrui, in persone non appartenenti alla sua famiglia. Quella sensazione è assai tollerabile. Dopo
qualche momento la si scorda; ognun per sè e Dio
per tutti ; e si continua nel proprio sistema tranquillo
di vita senza turbarsi altro.
*
*
Io ho provato in questi giorni una sensazione intermedia la prima e la seconda gradazione del male.
Appena ho saputo la sera del giorno 18 agosto, che
il colera era scoppiato qui nei nostri paesi di Puglia,
e nei paesi più vicini a Corato, provai subito la forte
impressione di chi riceve un pugno nel petto e rimane un momento traballante e stordito. Poi mi riebbi ;
Dio intervenne subito colla sua voce amorosa e rassicurante; e da allora, sono ormai 11 giorni, io ed
i miei abbiamo vissuto in una relativa serenità e
tranquillità d’animo.
Tuttavia quella serenità, debbo confessarlo, non è
continua ed inalterata. Siamo come in un giorno sufficientemente chiaro e soleggiato, ma in cui dei brutti
e minacciosi nuvoloni neri attraversano spesso l’orizzonte, cuoprono por un momento il sole e fanno passare sulla terra dei soffi di vento freddi e sinistri. Il
vivere così sotto una continua minaccia di colera non
può fare a meno — anche nel cristiano, cred’io — di
produrre, a intervalli se non altro, delle impressioni
angosciose, che vi stringono il cuore e vi fanno rabbrividire.
Nella quiete del vostro studio, in mezzo alle alle
cai
i cal 3i
.No
in
gre e chiassose risate dei vostri bambini, voi tini
col dimenticare affatto perfin 1' esistenza del brut
spauracchio. Ma ad ogni momento vi son circostan
che ve ne richiamano sgarbatamente e crudelmen
il ricordo.
Sotto la vostra finestra sentite un rumore : vi
facciate, perchè l’ansia e non la curiosità vi spin
Passa il carro della calce che si va spargendo sui m
oiapiedi, per la strada, che si lancia sui muri de
case. Un altro rumore: è la botte dell’acido feni^'
accompagnata da guardie e seguita da uno stor
di monelli ; si distribuisce l’acido fenico nelle
dei poveri. Un terzo rumore: la gente si precipita
balconi e vede una folla che corre in una data di:
zione ; tutti impallidiscono : sarò certo un caso f
minante di colera lì nelle nostre vicinanze ; invtn
era un bambino caduto e feritosi, due donne che
tigavano, un cavallo scappato, un altro solito in
dente qualunque ; ma la mente batte dove il cuc
duole.
Uscite di casa vostra. Strade tutte bianche di
imbianchini dovunque, odore forte di disinfettant
affissi municipali coi quali il Sindaco ordina, semp
d’urgeuza, un mucchio di cose. Tra gli altri
questo manifesto che è ben lungi dal recare confori:
«17 Sindaco ordina che tutti i defunti, morti per qui
siasi malattia, vengano portati al camposanto pi
la via più breve nel modo più rapido 6 senza corteo
Il cuore vi diventa piccin piccino.
Andate in piazza per veder che cosa c’ è da ma
giare per oggi. Il mercato è deserto. Le tavole
pesce son coperte di calce. Non verdura, non frutj;;
Pochi pomodori e patate, alcune cipolle, alcune poc
uova perchè adesso chi ne ha se le tiene per sè.
c’è che la carne, la quale anche cresce di prezzo, co:
si capisce in una società ben regolata come Fattuali
più una cosa è indispensabile e più diventa diffici
di procurarsela.
Folle di gente continuamente dinanzi all’ufficio s
nitario ; guardie che corrono affannosamente di q
e di là per eseguire ordini ; si sequestrano le gallili
si distruggono i conigli come infettivi, si fanno
gliere i cani dalle strade, ai prendono provvedimen
d’ogni genere ; provvedimenti che, se per un verso
rassicurano, d’altra parte, richiamandovi brutalment
alle sensazioni dei momento attuale, vi fanno prova
un senso di paura.
Il commercio è sospeso. Le relazioni coi comuni
Cini sono rese impossibili, tutti i paesi attorno a di
rtrtòTlannò'ivuto casi di colera; noi ne siamo lefL
raímente circondati come un’isola dal mare, se
è vero che a Corato — come speriamo che sia c’è stato altro che un caso sospetto. I produttori
frutta ed ortaggi sono rovinati ; i negozianti non
vorano più ; perfino l’ufficio postale riposa parzi
mente, come la stazione tramviaria, giacché di qui
proibito spedire merci d’alcun genere, neppure in pai
chi postali.
In fondo non abbiamo il colera, grazie a Dio ;
ne abbiamo tutto il rattristante apparato e parecchi
delle dannose conseguenze.
In tali condizioni, lo stato d’animo non può esse
certamente sereno. II pensiero del possibile, del pr
babile — Dio non voglia! — diffondersi del colera ci
continuamente presente. E se la fede in Dio non
sostenesse, certo vi sarebbero momenti orribili per n¿
Poiché, in fondo, non è la morte — cred’io —
ci spaventa; anche la morte di qualcuno dei nost
cari la possiamo sopportare; è un’idea alla qua
siamo avvezzi, è un sacrifizio che da molto tempi
abbiamo offerto al Signore. Ma è il modo che vi
correre brividi pel midollo delle ossa.
Avete letto sui giornali la descrizione della mala
tia e della morte dei colerosi ; è orribile. Ma almeri
si potesse assistere amorosamente il caro ammalate
No ; al primo accenno del male, degli uomini che v
non conoscete e che non vi conoscono, hanno l’o
bligo di precipitarsi in casa vostra, strapparvi v
stra moglie o uno o più dei vostri figli e portarl
al lazzaretto dove voi forse non li vedrete più,
non li potrete assistere, non potrete dar loro l’ulti
bacio, incoraggiarli con l’ultimo sorriso di speran^
chiudere loro gli occhi, accompagnarli all’estre4
dimora.
Se capita a voi, padre, sarete rapito alla vostra f
miglia che lascerete nell’abbandono e nel lutto prim
ancora d’essere morto.
La cosa è necessaria, lo capisco ; ma è pur tan ti
lacerante che il cuore vi si illanguidisce e vien met i
solo al pensarci. E’ un conforto — figuratevi! — u
conforto che io ed i miei abbiamo avuto in quei
giorni è stato di sapere che in caso di attacco di
persona, tutti i membri della sua famiglia vengoi^i
anch’essi trasportati al lazzaretto, benché in un
parto speciale, perchè considerati come sospetti,
cosa tragica il pensare che ciò costituisca oggi
noi un vero e reale conforto.
Non vi parlo poi di quello ohe avverrebbe alli
ito
ito
ize
te
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ge.
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LA LUCE
«tato economico d’una famiglia in cui ci fosse un
colpito ; l’autorità intende bruciarvi tutte le vostre
robe, perfino la vostra biblioteca, i vostri mobili le
vostre provviste di grano, se ne avete, tutto ; e non
yi dà indennizzo.
* *
Avrei troppe altre cose da dire, ma per questa
volta non posso permettermi di estendermi maggiormente. Bisogna che io arrivi ora allo scopo determinato di cui parlavo in principio.
Possiamo vivere ancora, io e voi che mi leggete
per parecchie diecine d’anni, e casi simili a quello
in cui noi ci troviamo ora possono ripresentarsi per
me e per altri. Oh, come vorrei che le amare esperienze che ho fatto io stavolta potessero giovare ad
altri... per non farle più.
Il senso di isolamento che abbiamo provato è stato
penosissimo. Non so che cosa ne pensino o che esperienze abbiano fatto i miei colleghi di Puglia, della
nostra e delle altre denominazioni ; ma io per parte
mia mi son sentito assistito da Dio ma quasi del
tutto dimenticato dagli uomini.
Ci saremmo aspettati, io ed i miei, e anche la nostra chiesa di Corate, ci saremmo aspettati un maggiormente visibile interessamento da parte dei fratelli, amici, parénti, chiese. Direte che il colera non
c’è a Corato, e che ancora non siamo morti; è vero,
ma le condizioni sono state e sono ancora minacciose. Se il colera venisse a Corato — quel che Dio
tolga! — se pure il pastore può sperare di rimanerne
personalmente immune lui e la sua famiglia, sette
persone in tutto, sarebbe forse poco ragionevole umanamente lo sperare che le 300 persone che compongono — tra fratelli, catecumeni, aderenti, figli nostri — la Chiesa e l’ambiente evangelico di Corato
ne sieno tutte quante preservate. E succedendo un
sol caso, il pastore vi accorrerà, e se anche non si
troverà in pericolo personale, dovrà segregarsi dalla
famiglia e dalla Chiesa stessa. Voi vedete che l’orizzonte non è tinto di rosa. Orbene, in tale circostanze, quanto ci sarebbe stato caro il ricevere più
numerosi e più calorosi segni di affetto, di simpatia, di solidarietà cristiana. Capisco che, come per
Pietro, molte preghiere saranno state offerte per noi
a Dio, ma se a Pietro si fosse potuto scrivere per
confortarlo nel carcere, son certo che molti l’avrebbero fatto e che egli se ne sarebbe sentito grandemente confortato. Abbiamo Dio , presente, è vero, e
ne godiamo e lo ringraziamo fervidamente; ma come
a Gesù stesso in Getsemane, è necessaria anche a
noi la sensazione della simpatia dei fratelli.
Un’altra volta, manderemo ragguagli meno personali e, dirò così, più tecnici, se il colera durerà, che
speriamo di no. Per questa volta ho lasciato il cuore
libero di parlare lui solo. Compatitemi.
_____________ Giuseppe Banchetti
Siamo certi che tutti gli evangelici d’Italia hanno
il pensiero e il cuore vólti ai luoghi colpiti dal colera,
€ pregano per i loro Fratelli, e provano in ogni modo
per essi vivissima simpatia. Voglia il Dr. Banchetti
scriverci ancora e presto ; vogliano scriverci i nostri
Fratelli di Bari, di Margherita di Savoia e di altrove; ci aprano l’animo loro come ha già fatto in
questa lettera il nostro corrispondente, e fidino nella
nostra simpatia cordialissima di amici e di figli dello
stesso Padre. Abbiam letto con ansia nei giornali le
notizie delle Puglie, e ci sorride la quasi certezza
che il morbo non si estenderà e verrà circoscritto ;
ma qualunque abbiano ad essere le sorti dei nostri
Fratelli — che affidiamo con intensità d’affetto alla
protezione di Dio — sappiano essi che in noi troveranno cuori aperti à simpatizzare e non per forma
solamente. La Chiesa anche in quest’occasione, anzi in
in questa occasione più che mai, saprà fare U suo dovere, saprà specialmente cedere agli impulsi dell’amore
fraterno. Coraggio dunque, o cari Amici. Non ci lasciate senza notizie. Il Signore è potente. Il Signore
vi ama. Il Signore vigila su voi e sui vostri figlioli.
La Direzione,
Corriere
Anche qui due sono le note predominanti del giorno:
il colera ed il caldo. Quanto al primo, nonostante i
timori, tutto fa sperare che la sua apparizione in
mezzo a noi sarà scongiurata. Infatti le notizie circa
alle condizioni sanitarie delle città dell’isola sono ottime a malgrado del caldo che in questi giorni si fa
davvero sentire.
Il Sinodo s'avvicina e vediamo con piacere giungere l’istante in cui anche noi muoveremo alla volta
del paese natio per raggiungervi i colleghi che lassù
ci hanno precedute e ritemprarci al soffio delle fresche aure alpine. Ma il soggiorno, pur troppo, sarà
assai breve, chó il dovere ci obbligherà ben presto
a far ritorno all’isola del sole per riprendere il no
stroposto di combattimento in questa parte così in
teressante del campo della nostra missione. Accennammo al caldo. Ebbene godiamo uell’affermare che la
temperatura esterna non nuoce per nulla a quella interna dello spirito nell'elemento nostro,« ciò fa onore ai
nostri fratelli. Godiamo nel rilevare dalle lettere che
ci giungono dalle varie chiese del distretto come
anche in questa stagione continui in modo rallegrante
il concorso degli uditori alle adunanze di culto:
così a Pachino, a Riesi, a Grotte, a Caltanissetta. In
talune di esse come a Barcellona e a Vittoria gli
uditori attirati dalle conferenze speciali date dall’ Evangelista sfidano l’afa di un ambiente chiuso e accorrono più numerosi che per lo innanzi.
A Palermo in pieno mese di Agosto vediamo sor*
gere un’ « Alleanza > fra gli evangelici con sedute
settimanali regolari venendo così ad aggiungersi
un’altra adunanza serale alle due della domenica e
del giovedì che qui senza interruzione permangono
durante i dodici mesi dell’anno. Ed avrebbero voluto
incominciar subito anche le adunanze mensili di preghiera. Nella nostra chiesa valdese la numerosa classe
biblica del venerdì sera fu sospesa solo alla fine di
Luglio.
— La nota dolente è quella dell’emigrazione causata dalla miseria e dalla lotta per l’esistenza. Molti
dei nostri in questi ultimi tempi sono partiti salpando la maggior parte per gli Stati Uniti. Ci è di
qualche conforto il pensiero che se vengono così assottigliate le nostre file, altre chiese sorelle si accrescono con la loro venuta e che forse un giorno li vedremo, almeno in parte, ritornare in compagnia di
un discreto peculio che consentirà loro di non più
allontanarsi dal loro paese e dalla loro Chiesa.
— Apprendiamo la notizia della promozione toccata ad un nostro caro amico ed antico condiscepolo
il Prof. Pietro Rivoire, autorevole quanto amato e
stimato insegnante di storia in questo Liceo Vittorio Emanuele, il quale ha ricevuto di recente la no
mina a Preside del Liceo-ginnasio di Caltagirone
Egli è fratello del Prof. Enrico il valoroso collabo
ratore della Luce. Gli studenti palermitani e i nu
merosi amici accoglieranno con rammarico l’annun'
zio della sua partenza, ma' pure si associeranno di
cuore a noi per facilitarlo della meritata nomina, per
augurargli una lieta permanenza nell’antica e simpatica città saracena e per dirgli : ad maiora !
Palermo, 28 agosto.
Lnigi Rostagno.
OLTRE LE flLFl E 1 MARI ^
Svizzera
Losanna. — Nel Cantone, vi sono 16 sezioni della
Società antialcoolista detta L’Avenir. Esse hanno nei
primi tre mesi di quest’anno ricevuto 437 nuove adesioni.
— Il maestro Harnisch dà il lunedì e il giovedì,
alle 10,45 concerti d’organo lodatissimi nella cattedrale.
Morges. — I corsi religiosi a Morges, sotto la direzione del pastore Saillens, vanno benone. • Lo
stesso entusiasmo » dice il Semeur Vaudois t la
stessa atmosfera di fraternità, calda e giuliva, il medesimo spirito di preghiera, come negli scorsi anni,
a Chexbres >. Il 16 agosto, le inscrizioni eran già 80,
e dipoi ne sóno giunte altre ogni giorno. Le sale di
adunanza sono situate a cinque minuti da la stazione
della strada ferrata.
Francia
Parigi. — Ernesto Bertrand, dottore in teologia
(evangelica), ha ottenuto da l’Accademia di scienze
morali e politiche, che ha a presidente il filosofo credente Boutroux, un premio di franchi 1000, per uno
scritto su « Le principali teorie filosofiche religiose
in Germania dal Kant ad oggi >.
— Anche il Christianisme parla con simpatia della
recente perdita da noi fatta in persona del rimpianto
signor Augusto Melile. 11 Christianisme ricorda con
venerazione anche il pastore Parander testé defunto.
Marsiglia. — Eugenio Long dell’Associazione cristiana della Gioventù è rimasto vittima d’una gita
alpinistica, il 15 agosto scorso. Egli cadde dal Pie
des Béguines. Non aveva che 18 anni.
Germania
Strasburgo. — E' morto il prof. Holtzmann docente
di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Strasburgo. Lascia parecchi scritti, tra cui
« Gli Vangeli sinottici • e un’ * Introduzione al
Nuovo Testamento ».
Palestina
Gerusalemme. — Un nuovo giornale ha incominciato le sue pubblicazioni in francese e in inglese.
II prof.
ti alla Luce.
dot
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
m Lñ SVlZZET^ñ
Badén. — Errore di stampa nell’ ultima mia corrispondenza: non 1000 bensì diecimila sono gli ammalati che vengono ogni anno a cercar sollievo in queste acque.
Fu nel comizio di Badén di novembre 1554 che i
Cantoni sovrani dei Baliaggi ticinesi decisero che i
locarnesi convertiti al Vangelo dovessero o ritornar
papisti o emigrare. Zurigo protestò invano e già nel
gennaio 1555 il legato papale, bontà sua!, voleva scacciarli e confiscare le loro sostanze, ma le autorità civili noi consentirono — però il 3 marzo 1555 gli evangelici dovettero partire, nè potendo per la gran neve
attraversare le Alpi si trattennero in Mesolcina sino
ai primi di maggio e il 12 di quel mese giungevano
a Zurigo 60 famiglie ricevute a braccia aperte da quei
correligionari e del necessario provvedute ad onta
della carestia che infieriva in tutta la Svizzera.
Coi locarnesi fece il suo ingresso nella città di Zurigo l’industria della seta che contribuì di poi immensamente alla ricchezza dì quella popolazione sempre larga di generosa ospitalità verso i perseguitati
di qualsiasi nazione.
Berna. — Nel magnifico Casino si stanno facendo
i preparativi per la esposizione filatelica internazionale. Calcolasi così a occhio e croce che verranno
esposti tanti francobolli pel valore complessivo di almeno quattro milioni di lire.
Paolo Calvino.
iüSTA^nOYfl IER
Nel numero scorso parlammo della morte d’una
grande filantropa: Florence Nightingale. Oggi dobbiamo annunziare quella d’un grande filantropo. Gustavo Moynier fu il fondatore della benemerita istituzione internazionale della Croce Rossa. Era nato a
Ginevra nel 1826. I patimenti dei feriti in Crimea gli
suggerirono l’idea di detta istituzione. La convenzione
internazionale della Croce Rossa fu firmata in Ginevra il 22 agosto 1864 dai rappresentanti di quattordici potenze. Ne va dato il merito al Moynier. Dopo
la guerra franco-germanica del 1870, egli ottenne inol
tre che nove nazioni accettassero gli statuti di una
nuova associazione detta < Istituto di diritto internazionale ».
L’arcivescovo
Camillo Rabaut pubblica nel Protestant un bell’articolo su l’arcivescovo d’Albi, monsignor Mignot, letterato, quantunque abbia scritto pochissimo, liberale,
quantunque sia per dottrine e per riti cattolicissimo,
€ onore e anima del clero francese ».
Moderato e cortese nel polemizzare, protettore del Sillón, carezzevole coi Modernisti non ostante la sua fede
prettamente romana, amico della Francia repubblicana,
diplomatico dai larghi orizzonti alla maniera di Leone
XIII, sotto questo papa si sarebbe acquistato il cappello cardinalizio. Monsignor Mignot fu competitore
di monsignor Cabrières al posto vacante all’Accademia di Francia. Il de Vogué, eletto ad arbitro, scelse
il Cabrières; e il Mignot si ritirò modestamente, senza
metter su broncio. Ma il Cabrières dovette a sua volta
ritirarsi innanzi ad altro competitore presentatosi di
poi, monsignor Duohène, che riesci il prescelto.
L’arcivescovo d’Albi non ha pubblicato che un volume, il quale contiene quattro articoli apparsi in
periodici, ed ha pubblicato le sue pastorali, ricche di
alti pensieri e dì pagine degne dì maestro ; ma, ahimè,
non mancano negli scritti di Monsignor Mignot brani
futili e ridicoli. Il Rabaut cita, come esempio, questo
precetto culinario concernente la quaresima : « Grasso,
la domenica, a ogni pasto ; dal lunedì al sabato, grasso
al pasto principale, fuorché il sabato delle Quattro
Tempora; uova ai pasti principali tutta la quaresima,
eccetto il venerdì santo; burro, latte, cacio, a tutti i
pasti; grasso come condimento dei cibi di magro,
eccetto il mercoledì delle Ceneri e i tre ultimi giorni
della settimana santa; divieto di mangiare, di domenica, in un medesimo pasto, carne e pesce... ».
Anche le migliori menti del Cattolicismo romano si
perdono in un cucchiaio d’acqua.
Cose di Spagna
Finalmente pare che dopo un mesetto la risposta
del Vaticano al Governo spagnolo sia pervenuta. E'
la cosa- più evasiva del mondo. — Corre voce proveniente forse da la Corte stessa che Canalejas intenda di proseguire imperterrito nell’opera sua, appoggiandosi da una parte al buon volere del re, da l’altra all’estrema sinistra parlamentare ; sì che in ottobre probabilmente avverrebbe la rottura definitiva
con la S. Sede. Se così dovesse essere, dame e preti
in Spagna farebbero sciopero in segno di protesta.
— Inutile affatto l’andar fantasticando su quel che
l’avvenire riserba. Attendiamo con pazienza e facciamo voti di nuovo con tutta l’anima per il bene di
Spagna.
6
LA LUCE
IiR IiUZ È I GASI 01 SPfiGNn
La nostra consorella e omonima La Zwsdi Madrid
reca il suo giudizio intorno alla (Juistione spagnola.
Gli occhi di tutta Europa — essa dice — sono in noi
rivolti. Maura è un conservatore convinto. Altrettanto convinto è il liberale Canalejas; il quale —
sebbene sia circondato da repubblicani e da conservatori, odiato dai clericali e assalito da Roma — ha
saputo acquistarsi la fiducia del re, ha tenuto termo
e mostra chiaramente di non volere cederla mai innanzi agli attacchi degli avversari. I clericali han
ravvivato le ostilità, e sperano di suscitar conflitto
contro il governo, turbando l’ordine pubblico; ma
invano. La Luz non crede che le minacce di guerra
civile (si pensi specialmente alla Navarra, a San Sebastiano, a Bilbao) possan mai effettuarsi: « Guerre
consimili » essa dice « non si fanno senza ambiente
favorevole, nè senza aiuti stranieri; ora nulla di
ciò possiede il partito cartista o intransigente. Ignoriamo se sorgeranno altri ostacoli a impedir a Canalejas di attuare l’opera sua compiutamente; ma siamo
d’avviso che — se tali ostacoli non verranno dal più
alto potere — non verranno certo dal popolo spagnolo, il quale, quantunque in grandissima maggioranza cattolico, non è però clericale, nel momento
che corre ».
L'opera di Canalejas è necejjaria
Ce ne dà nuove prove la Revista Cristiana di Madrid nel suo recente numero. Fanciulli maltrattati in
collegi clericali, giovanotte e anche giovani sequestrati
in conventi. A San Sebastian, il padre gesuita Jauregui
e a Ceuta un » signor canonico » hanno inveito contro
il Governo, incitando il popolo alla guerra civile. Altrove, un predicatore ha invitato dal pulpito i fedeli
a pugnare in difesa del papa e delle sue istituzioni ;
ma contro il sovversivo sorse la protesta dei bravi
militari presenti.
Una cantanlB espulsa di chiesa
Il fatto è avvenuto a Zaragoza (Spagna) e aneh’esso
prova che l’opera di Canalejas è nectssaria. Una cantante scritturata nel Messico, prima d’imbarcarsi a
Barcelona, pensò Sene di andare a Zaragoza a propiziarsi la celebre Vergine del Pilar. Vestila modestamente, seriamente, tanto seriamente almeno quanto
le • dame cattoliche », si inginocchiò davanti allaltare. Un prete — che non si sa come avesse scoperto
trattarsi di una persona di teatro — le si accostò e
la cacciò via brutalmente, dicendo che una cantatrice
non era degna di pregare la Vergine. La povera Rosario Soler si mise a piangere, uscì e passeggiò tutto
il dopopranzo in su e in giù per le vie di Zaragoza,
per mostrare a tutti ch’ell’era decentemente vestita.
Dell’incidente si è occupato alla Camera il deputato
Soriano.
Gli evangeliei spagnoli si giovano delle eoneessioni
Giovandosi delle lievi concessioni ottenute, gli Evangelici, a proclamazione del proprio diritto, hanno già
ricollocato sul frontone della loro » graziosa cappella »
di calle de Beneficencia in Madrid la croce, che anni
sono era stata rimossa per ordine delle autorità. Tabelle e iscrizioni sono pure state collocate fuori del
collegio evangelico della calle de Bravo Murillo (in
Madrid, e sul muro esterno di altre scuole e di cappelle in varie altre città della Spagna.
Tranccsco Giuseppe
e i Riformati ungheresi
La Semaine Religieuse di Ginevra ricorda le parole
che l’Imperatore Francesco Giuseppe, più ragionevole
del Papa, indirizzò a una deputazione di Evangelici ungheresi, in occasione delle feste pro Calvino. Alla deputazione condotta dal barone Desiderio Banffy, il
Sovrano disse ; « Accetto con cordiale gratitudine i
vostri omaggi e sinceramente mi rallegro di codesta
nuova attestazione dei vostri sentimenti di devozione.
Mi valgo dell’opportunità per accertarvi della mia benevolenza e della mia reale protezione, persuaso come
sono che la Chiesa Riformata, degna dei grandi servigi resi in passato alla coltura nazionale, proseguirà
l’opera sua benedetta, nella libertà, e sarà anche in
avvenire un fattore,poten;e di progre.sso spirituale e
morale nella nazione, alimentando l’amor di patria e
lavorando aH’incremento della civiltà e della pace so
cíale ».
La scienza non è incredula
Tra i più illustri fisici dell’oggi il Thomson di Cambridge occupa un posto particolarmente eminente. Eb
bene, sentite che cosa egli abbia detto nel Congresso dell’Associazione britannica perii Progresso delle Scienze
adunatosi l’estate scorsa a Winnipeg nel Canadá :
« Dopo aver conquistate alte cime, noi abbracciamo
con l’occhio una distesa attraentissima e magnifica.
Ma altre vette, più alte e inesplorate si ergono all’orizzonte ; e chi perverrà ad ascenderle vedrà anche
più lontano e si convincerà sempre di più di questo
vero che il progredir delle Scienze rende ogni giorno
più evidente : le opere del Signore sono grandi ».
Tolleranza clericale !
La Chiesa cattolica pretende di poter fare indisturbala le sue processioni per le vie della non cattolica
Londra; vuole per sè la più ampia libertà. Ma non
concede questa libertà agli Evangelici, ove essa è signora e padrona. A Athlone, in Irlanda — narra il
Chrétien — certi evangelisti provarono, secondo l’uso
inglese, di predicare alla gente nelle pubbliche piazze.
Furono assaliti dal popolino inferocito e inseguiti di
strada in strada.
MOODY
Gli effetti della conversione.
Un rivolgimento avvenne in lui; ed egli trovò la
forza di vincere la perfida abitudine della bestemmia. « Prima della mia conversione m’ingegnavo di
correggermi da l’abitudine del bestemmiare ; ma
quanti più sforzi facevo, e tanto più andavo peggiorando. Ma una sera Gesù mi venne incontro, ed
io l’ospitai in cuore; e da allora non mi son sentito più la voglia di bestemmiare. Il vizio si dileguò
da sè e come per incanto. Adesso odio ciò che un
tempo amavo. Un mutamento radicale si produsse in
me, una vera rivoluzione nella mia vita, quando Dio
volle rivelarmisi ; e da allora in poi, quanto mi è
riescito » dolce » il suo « giogo » e « leggero » il
suo • carico >1 Dio non dico mai: • O giovine, tu
devi rinunziare a questo, tu devi sacrificar quest’altro », no; ma Egli dice; « Ecco il mio Figliolo!
Accoglilo. Accolto che tu abbia il Cristo, ti sentirai
la forza di servirlo e di vivere per lui ». Nella vita
ho conosciuto molti uomini, i quali — con tutta la
buona volontà — non rlescivano a smettere la bestemmia. Sono in grado di compatirli, poiché io
stesso non giunsi a romperla con questo peccato, se
non quando — reputandomi perduto — mi gittai
nelle braccia dell’Iddio mio e lo supplicai di fare in
vece mia ciò ch’io non potevo fare. Quel giorno, le
catene caddero : Gesù m avea sottratto alla schiavitù ».
Queste furono le prime esperienze di Dwight Moody
convertito. E candidamente egli si meraviglia che
nessuno gli avesse indicato prima la sorgente della
forza e della gioia. « .Quando mi convertii, mi venne
fatto di pensare che i miei amici avessero mancato
di lealtà verso di me, in quanto che non m’avevano
detto verbo del Cristo. E mi parve ch’io avrei potuto
convertire tutti i miei conoscenti in ventiquattr’ore;
e avrei voluto essere profeta per contemplare la gloria dei cieli e descriverla agli altri ».
Dwight si provò a far la parte del profeta presso i
conoscenti, sperando di convertirli in « ventiquatt’ore »; ma, ahimè, le dolci illusioni svanirono d’un
subito; ed egli ci dipinge ingenuamente, così, le
amarezze dell’opera fallita : « Rimasi assai deluso, avvedendomi che Gesù non diveniva d’un tratto anche
per essi « il giglio delle valli, la rosa di Saron, la
scintillante stella mattutina », e non ne potevo capire il. perchè ».
LIBRI E PERIODICI RICEVÜTI
La Riforma laica, N. 8 (agosto). — La Cultura contemporanea, N. 15-16 (1-16 agosto).
31 colera a jlKarglHrita di 5aVoia
Quando il giornale era già in macchina, ci è pervenuta una relazione dal sig. Avanzo. Al prossimo numero dunque. Intanto diamo la lieta novella che nessuno dei nostri Fratelli è stato colpito dal colera.
['Istituto Eoongtlico Femniinile di Firenze
cerca insegnante elementare interna. Rivolgere dqmanda al detto Istituto, Via del Gignoro, 15 — Settignano (Firenze).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
Svizzera, Berniania, Scandinavia
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
fluri Sacra Fames
(La tormentosa fame dell’oro).
Il marchese pensò e ripensò al modo di trovar denaro per impegnare una lotta a morte cogli odiati
Olden, ma nulla occorreva alla sua mente. Aveva ormai
venduto tutto, impegnato tatto, ipotecato tutto. Tutte
le porte gli erano chiuse ; le Banche non gli volevano
dar più nulla; gli usurai si tenevano a mille miglia
da lui per paura dei Tribunali ; di amici non ne aveva ;
dai parenti era sfuggito; dai giudei era abbandondonato; dai nobili esecrato e dai cattolici rinnegato.
E pure egli aveva bisogno di denaro e di molto denaro per far la guerra agli Olden e per ricostituire
l’antica sostanza di casa De Paoli.
Una sera, non sapendo come pass.are il tempo nell’ampia casa solitaria, mise a caso una mano in uno
dei bauli portati seco dal palazzo di città, e ne cavò
una manata di carte manoscritte, lacere, sdrucite e
ingiallite dal tempo. Quei documenti risguardavano
la storia della tenuta che ancora gli rimaneva, la storia
della Pellegrina. Era una storia a dirittura medievale. Un tempo feudo degli Imperatori di Germania,
essa passò nel secolo decimoterzo in casa De Paoli
dove era rimasta fino al tempo della nostra storia.
Era una storia lunga, ricca di episodi sanguinosi, di
trame e congiure tragiche, di trionfi e ignominie senza
numero e senza nome.
Il marchese s’ingolfò nella lettura dei documenti
che a tratti e a sbalzi gettavano dei lampi di fosca
luce sul palazzo ch’egli abitava. Fra gli altri documenti c’era un atto in pergamena del secolo decimoquarto, redatto in latino e abbastanza bene leggibile,
nonostante le macchie cagionate dal tempo e dall’umidità. Per quell’atto Dominus Reginaldus De-Paolis,
conte del Santo Impero, comprava da un Dominus
Egidius Campolius una tenuta che confinava còlla
Pellegrina. Il prezzo stipulato era di ottocento soldi
d’oro del peso legale della Repubblica di Genova.
Il marchese, finita la lettura stava per deporre la
pergamena, quando per caso la voltò. A tergo ci era
la pianta di un fabbricato, evidentemente di una
chiesa. C’era un’abside, delle linee che indicavano tre
navate, dei rettangoletti che notavano le colonne e
tutto intorno le mura maestre. L’inchiostro col quale
era stata fatta la pianta era di certo meno antico di
quello ond’era stato scritto l’atto di vendita. Ma ciò
che attirò l’attenzione del marchese fu un piccolo circolo fra l’abside e l’altare con intorno le seguenti lettere maiuscole ancora visibili, quantunque già molto
sbiadite: I. P. TH. D.
A quella vista il marchese diede un balzo sulla sedia
e la faccia di lui apparve illuminata di una luce
strana.
— Ah ! — esclamò. — L’ho trovato ! L’ho trovato !
« In puteo thesaurus diaboli ». Il tesoro del diavolo
è nel pozzo. L’iscrizione non può fallire. Lo troverò !
lo troverò ! Il diavolo mi presterà il denaro per schiacciare i maledetti Olden e per rifabbricare dalle fondamenta la casa mia !
Quella notte, un contadino dei podere vide per caso un
lume come di candela che si aggirava silenzioso fra i
rovi e il terreno incolto della parte settentrionale della
tenuta. Diede un < chi va là », ma nessuno rispose. Egli
chiuse di bel nuovo la finestra pieno di leggendari
terrori. Era il marchese Filippo che con una candela
in mano cercava con gran cura fra gli sterpi e i
rovi il luogo segreto dov’era nascosto il tesoro del
diavolo.
XIII.
Le evoluzioni di un’anima.
Erano due mesi dacché l’ex-marchesino Alberto si
trovava nel Bowery quale agente della casa bancaria
< Al Piccolo Risparmio Italiano » quando gli giunse
graditissima una lettera di Miriam Olden. In essa la
giovane lo informava delle cose e degli amici di Genova, e poi gli narrava un viaggio che insieme al fratello Guglielmo aveva fatto ad Amburgo, dove si erana
trattenuti per ben quindici giorni.
•.......Tu sai, così essa scriveva, quanto odi Gu
glielmo la vita, passata in mezzo alle cifre e tutta intenta a far quattrini. In ciò noi Olden, tranne Enrico,
siamo tutti uguali. Enrico ci beffeggia, e ci chiama
idealisti, degeneri dalla nostra stirpe, figliuoli indegni di nostro padre: ma quanto a me,godo di non
esser simile a mio padre. E’ vero : io godo i denari
che egli ci ha lasciati ; ma, francamente, ne potrei
fare a meno. Se la sventura venisse a battere alle
porte di casa mia, seguirei il tuo esempio, Alberto,
e lavorerei pel mio pane quotidiano. Io non so capire
coti qual diritto certi uomini e donne possano passare nell’ozio e nella così detta vita di società tutta
la loro esistenza. Ma continuo il mio racconto.
7
LA LUCE
Un venti giorni fa Enrico pregò Guglielmo di recarsi
ad Amburgo per affrettare la riscossione di certi crediti della Babcaed io mi offersi ad accompagnarlo. Non
avevo mai attraversata la Germania ed il viaggio mi
fu oltremodo gradito. Dalla finestra della vettura del
treno io guardai come estatica le pianure, le colline
e le montagne della Germania. Quei villaggi puliti,
quelle casette linde, a un sol piano col tetto accuminato e fatto di lavagna, quei pratelli verdi, quei ruscelli corsi da acqua limpida e cristallina, mi produssero un senso di gaiezza e di piacere che non
sento quando viaggio in Italia, e nella stessa stagione. L’estate, qui da noi è arido, e i prati muoiono
a poco a poco in un verde pallido e in un giallo
chiaro oscuro : in Germania, invece, il verde si mantiene rigoglioso fino alle prime brume di ottobre.
Più tardi, muore anoh’esso, ma di un’altra malattia :
muore di vecchiaia e vien sepolto dalla neve come da
un lenzuolo funebre. A volte pareva che il treno andasse a dar di cozzo contro le montagne verdi, coperte
da foreste di pini : ma no : in fondo alla muraglia
gigantesca si apriva una gola e passavamo per di là
e i nostri occhi si posavano sopra dieci o dodici vacche ruminanti sulla sponda di un fiume, e un contadinello appoggiato al vincastro che guardava il treno
fumante. Erano quadretti gai e viventi che si succedevano gli uni agli altri e ci fecero passare molte ore
in un vero piacere intellettuale.
Arrivammo ad Amburgo un venerdì sera. Il giorno
dopo essendo sabato, e i nostri debitori ebrei, non era
a pensare ad affari. Ci decidemmo a recarci alla Sinagoga di Sonenstrasse. Mia madre ci aveva detto che
il rabbino di quella Sinagoga era un suo vecchio conoscente, persona di molta dottrina e che condùceva
una vita immacolata. Tu sai che Guglielmo ed io a
Genova non frequentiamo punto la Sinagoga, ma ad
Amburgo ci prese vaghezza di conoscere quel predicatore, esaltato da nostra madre alle stelle.
La Sinagoga di Sonnenstrasse è una delle più belle
e ricche di Germania. La congregazione è numerosissima e in questi ultimi anni si è più che triplicata
e ciò per l’influsso che vi esercita l’amico dì mia madre il dott. Giacobbe Lutz. E’ un uomo sulla settantina, con una faccia intelligente, due occhi vivi e
lampanti, una gran barba bianca e una persona imponente. Il culto non differisce gran che da quello
che si usa nelle altre Sinagoghe di Europa, ma vi si
teneva la predica, e questa aveva un sapore tutto speciale. Io sarei rimasta là ad ascoltarlo non una breve
ora, ma una settimana intera. Tu sai che fra i giudei
colti il razionalismo fa strage. Guglielmo ed io siamo
due casi tipici di tali giudei. Non si crede più alla
Scrittura- come a parola di Dio : si tiene semplicemente per la nostra letteratura nazionale e come tale
si stima, si ama, si venera anche; ma nulla più. Le
Scritture degli Ebrei non contengono la parola di Dio
per la semplice ragione che Dio non ha mai parlato,
e il popolo ebreo nulla può vantare, in fatto di relazioni con Dio, più che tutti gli altri popoli della terra.
Tutte le genti hanno posseduto libri sacri ispirati,
tutte hanno creduto di essere depositarie di una rivelazione divina ; tutte hanno vantato relazioni speciali con Iddio e tutte si sono ingannate. Così pensa
e parla il razionalismo moderno : così Guglielmo ed
10 pensavamo e parlavamo. Ma il dott. Giacobbe Lutz
ha dato un forte assalto alla rocca della nostra incredulità. Egli è un uomo tutto d’un pezzo e non fa le
cose a metà. In Germania e all’estero è noto pe’ suoi
« Studi ebraici », i c Commenti sui Salmi », la versione in tedesco d’Isaia e altri scritti minori dai quali
11 nostro Davide Castelli ha attinto non poco. E’ un
vero dotto, un uomo, cioè, il quale prima di sostenere
una teoria, la vaglia bene, la mette alla prova dei
fatti e non ignora nulla di quanto hanno scritto quelli
che tengono una contraria sentenza. Ebbene, questo
uomo sostiene l’antica teoria della ispirazione della
Bibbia, crede nei miracoli quali argomenti in favore
di un miracoloso intervento della divinità e difende
ogni cosa che si trova nella Bibbia, purché la critica
testuale lo dichiari genuino, non interpolato e immune da mende gravi. Egli espone queste sue convinzioni con una chiarezza d’idee, un’abbondanza di imagìni e un ardore di fede che trascina i suoi ascoltatori.
Mentre il dott. Lutz predicava io guardai più volte
mio fratello. Guglielmo era assorto, rapito alle parole
del predicatore. Quando uscimmo dalla sinagoga io
gli domandai che cosa gli sembrasse della predica. —
Questa sera — rispose — andremo a far vìsita al dott.
Lutz. QuelTuomo là è un cervello quadro, una mente
lucida ed un carattere. Io amo di parlare con gente
tale. C’è sempre qualche cosa da imparare.
Il dott. Lutz ci accolse con vero amore. Egli aveva
conosciuta la mamma quando essa e mio padre abitarono per quattro anni e mezzo Amburgo : ascoltò
con interesse la storia della nostra prosperità, la morte
del babbo, i propositi bancari di Enrico, le aspirazioni idealìstiche di Guglielmo e mie, poi ci chiese !
della mamma.
-— Nostra madre — risposi io — avrebbe gongolato
dal piacere se essa avesse avuto la fortuna di esser
presente alla vostra predica di questa mattina.
Il dott. Lutz sorrise.
— Ah ! voi eravate alla sinagoga ! Ne godo assai, e
ne godo per voi, non per me. Io sono vecchio, e la
vita per me non ha più attrattive; voi invece siete
giovani e per voi la religione è doppiamente necessaria.— Non vi è felicità vera senza timore ed amor
di Dio. Or la religione vera, tanto giudaica che cristiana, poggia ì piedi sul fondamento granitico della
Bibbia. Noi, come popolo, abbiamo dato al mondo la
vera religione. Io difendo la Bibbia, perchè sono convinto che la Bibbia e nella sola Bibbia tutti gli uomini che temono Iddìo possono trovare i fondamenti
della religione cattolica, cioè universale.
— Dottore — osservò Guglielmo — ciò che più mi
piacque nel suo discorso fu la critica risoluta, benché
cortese, degli ipercritici. Ma non li risparmia, e pare
anche a me che in molti punti Lei abbia cento mila ragioni. Ciò che più mi offende negli scritti dell’Astruc,
dell’Eichorn, del De Wette, del Kuenen e in generale
degli ipercritici tedeschi e francesi è la loro assoluta
mancanza di modestia. Essi asseriscono francamente,
decidono ex cattedra, pronunciano dal tripode, chiamano stupidi ed ignoranti i loro contradditori e non
sì danno mai la pena di provare con saldi argomenti
le loro asserzioni. Essi vogliono esser creduti sulla
loro parola. Siamo tornati all’ « ipse dixit » degli antichi. La Bibbia, secondo loro, è piena di racconti
contradditorìi, di anacronismi, dì favole, di miti, di
leggende, di allegorie,- di tradizioni popolari e di
grosse e sciocche bugie. Cinque o sei anni fa io
credevo loro ciecamente, ma, lo confesso, in questi
due nltimì anni le mie molte letture mi hanno fatto
aprire gli occhi. Ho scoperto due cose: la prima è
che non vi sono due soli ipercritici indipendenti che
vadano d’accordo sopra un solo punto di critica: e
in secondo luogo che tutti insieme formano una grande
società di scettici e d’increduli, senza un soffio d’idealità, senza un raggio di speranza, senza un alito d’amore. Una scienza puramente negativa, che tutto distrugge e nulla mette al luogo delle rovine, non credo
sia utile all’umanità.
(Continua). (9)
_______________________Prof. Giorgio Bartoli.
Il secondo seoiestre LUCE (1* lng-3I die.)
non costa che una lira»
Soiio VimuBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Via via che il tempo passava si faceva strada in molte
menti il dubbio, in altre addirittura l’incredulità. Bastò che qualcuno emettesse l’opinione che ormai, per
quella notte, non c’ era più da sperar nel miracolo,
perchè i più accogliessero quell’idea subito e quasi
con sodisfazione. Ah, sì, sì ! aspettare ancora era perfettamente inutile ; aver fede ancora era un assurdo.
Meglio assai tornarsene a casa. Avrebbero poi pregato
per giorni e giorni, avrebbero fatto delle novene in
chiesa, sarebbero andati in pellegrinaggio al Santuario
delle Grazie... cosi bisognava fare, e soltanto così avrebbero ottenuto dalla Beata Vergine il sospirato miracolo ! •
Ma ben presto di nuovo i-paréri si divisero. Si formarono dei gruppi favorevoli alla ritirata, degli altri
che non volevano assolutamente sentirne parlare, degli altri ancora che tentennavano incerti fra il sì ed
il no. E pur restando in ginocchio, pur seguitando a
battersi il petto per forza d’inerzia, tutti parlavano,
discutevano, si rimproveravano, s’insolentivano a vicenda...
Più fanatici, più testardi, più irremovibili delle
donne erano gli uomini, e alcuni uomini soprattutto,
giovani vigorosi quanto ignoranti, acuì piaceva oltre
ogni dire la strana avventura notturna, e a cui nè il
vento gelato, nè la stanchezza, nè il sonno avevan potuto dissipare i fumi del molto vino bevuto, durante
la festa, in onore della Vergine Immacolata. Costoro,
e ve n’eran molti sparsi qua e là nei vari gruppi, rianimavano la speranza e il coraggio, rinfocolavano la
superstizione. — Il miracolo si farà questa notte —
dicevano alcuni. — La l&adonna manterrà la promessa.
Ancora un po’di pazienza, pregate, pregate! — Altri
con veemenza aggiungevano : — Il miracolo avverrà,
o che, per tutti i santi, sapremo fabbricarcelo noi,
con le nostre proprie mani ! — Altri ancora gettavan
là proposte come questa : — Leviamoci, diamo l^assalto al presbiterio, e trasciniamo per forza l’eretica
ai piedi della Madonna !
Improvvisamente, partita chi sa di dove, serpeggiò
tra la moltitudine Tinsinuazione che Don Zaffi si fosse
preso gioco di loro, e che, mentre i poveri imbecilli
di Pietraviva si ammaccavano le ginocchia sbasivano
al fresco, egli avesse atteso a far prendere il volo all’eretica. La voce della probabile fuga della fanciulla
corse di bocca in bocca, veloce come il lampo. Fu un
urlo solo : — L’eretica è fuggita ! L’eretica è fuggita !
In un attimo uomini, donne, ragazzi tutti furono
in piedi. Furibondi, stringevano i pugni e bestemmiavano come ossessi. — È fuggita, è fuggita 1 Chi l’ha
vista ? Dov’è ? Corretele dietro, afferratela ! Acchiappate anche i preti! Fateli a pezzi! — E chi si slanciava da una parte, e chi dall’altra... ed eran urti, spintoni, strilli di donne, mugolìi di ragazzi. La confusione era estrema.
Attratti dal frastuono improvviso, i preti s’eran fatti
tutti sul terrazzino in preda ad uno sgomento indicibile.,Che fare? Che dire? Come porre un argine al
nuovo irrompere di quel pazzo delirio collettivo?
— Lo prevedevo! — disse il frate, guardando ironicamente Don Zaffi.
— Per tutti i diavoli 1 Padre, — rispose il prete —
non mi venga a prendere in giro in un momento come
questo 1 Doveva far meglio Lei, per dindirindina !
— Silenzio, silenzio! esclamò Don Pasqualini. —
Pensiamo alla difesa, altro che chiacchiere ! Sguinzagliamo i cani e barrichiamo le porte.
— Non i cani, non i cani ! — gridò Don Angelo.
— Ma insomma! — disse impazientito il frate —
qualche cosa bisogna pur decidere. Vogliamo lasciarci
ammazzare tutti ? Avanti! Si obblighi la fanciulla a mostrarsi, a parlare, a promettere... non c’è altro rioiedio.
Don Franciosi s’avvicinò alla signora Tilde per destarla e mandarla in cerca della ragazza. Ma subito
Don Angelo gli fu accanto, lo afferrò per un braccio
e lo ricondusse fuori. — .\spetti ! esclamò, ascolti...
forse il soccorso è vicino.
Gli urli minacciosi in quel momento erano cessati.
Si sareltfae detto che la moltitudine tendesse l’orecchio ad’afferrare un rumore lontano. Nel silenzio improvviso, mentre anche i cani tacevano, si poteva distijisoñaii’ lo scalpitìo di parecchi cavalli galoppanti a
^ Gioita giù nella valle.
le è lo 00 d’un subito un lamentoso coro di voci femà azione
— Madonna santissima ! I carabinieri ! I carabinieri !
Vengono ! son venti, son trenta, son cento ! Misericordia, mìsericordiaT Andiamo via! A casa,a casa! Via,
via, via!..
Ma gli uomini, più feroci, più accaniti che mai, riprendono ad urlare:
— Al presbiterio! Assaltiamo il presbiterio ! Su, su,
presto ! Che c’ importa dei carabinieri ? Arriveremo
prima di loro. Avanti, avanti !
Nel buio, poiché ormai tutte le torce sono spente,
accadono scene indescrivibili. Le donne, che voglion
fuggire, si urtano contro gli uomini, che vogliono invece avanzare presso il presbiterio... C’è chi cade, chi
si rialza, chi si fa largo a forza di gomiti ; e volano
pugni e volano schiaffi e l’aria si empie d’imprecazioni, di lamenti, di minacce.
Fra due nuvoloni fuggenti la luna si mostra e rischiara d’un fantastico chiarore quella scena d’indiavolata frenesia.
Ma che è? Che è stato? Che avviene ora ? Una, due,
dieci, mille voci escono in un grido. È un grido di stupore infinito, un grido di vittoria, un grido di giubilo intenso: — Il miracolo! Il miracolo! Il miracolo!
La folla s’arresta ipnotizzata, guarda in su, aguzza
gli sguardi, rattiene il respiro. Non è un sogno, no !
Il portento è lì; è da vedersi! Una figura bianca, sottile dì donna è emersa sul piazzale, staccandosi dalla
muraglia posteriore del presbiterio, e, incerta dapprima e titubante s’avvia poi con passo franco e spedito verso la porticina della sagrestia. Bisognerebbe
esser ciechi per non riconoscerla. È lei, è la fanciulla,
è l’eretica... È vestita di bianco, ha il il volto candido
come la neve... Miracolo! Miracolo! La Vergine l’ha
convertita... Ecco, ecco: la bianca figura è entrata in
chiesa. Miracolo! Miracolo! Il demonio l’ha abbandonata! Fietraviva non ha più nulla da temere !
Il popolo, invaso ora da un senso di mistica allegrezza e insieme di superstizioso spavento dinanzi all’insperato prodigio, cade di nuovo in ginocchio e
piange e si batte il petto e intona le litanie con voce
rotta per la commozione.
La luna intanto piove dall’alto i suoi freddi, ironici
raggi su tutte quelle teste inchinate fin quasi a toccar con la fronte la terra.
I preti dal balcone avevano anch’essi veduta la bianca
figura attraversare il piazzale ed entrare in chiesa,
e il loro stupore non era stato meno grande di quellos
dei contadini. Trasecolati, si guardavano in faccia, nè ^
osavano aprir bocca per tema che si dissipasse l’incanto.
{Continuai).
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