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LA BUO^A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO U’A«SOCIAZIO.\'E
TorÌDO, per un anno ... L. 6 «
» per sei mesi ...» 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" •12, piano 3'’.
Le assuciazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n" 30.
Gli Associali delle Prouincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
La religione dei Padri noitri. IV — Esposizione Evangelica: la remissione dei peccati.
— Godimento e sacrifizio.!!. —Rivista critica dei giornali religiosi-politici del
paese (conilJlUa). —Rettificazione. —■ Notizie religiose: ToSCana. — Inghilterra. —
Cronachetta politica, —
liA RELieiOIVE DEI PADRI HTOISTRl.
IV.
Alla fin fine se azione di tanta infamia fosse il cambiar la religione dei
padri, dovremmo condannar per infami e disonorati i primi che di Giudei e Gentili si fecero seguaci della
Religione di Cristo,e tutta Europa dovrebbe ancora essere avvolta nell’ombra della idolatria. « Se io ho cessato»
scrivea il vecchio generai di brigata
in ritiro, signor de Gaja, all’amico
suo, Soubies, rappresentante del popolo *1 d’esser cattolico secondo il
« Papa, per divenir cattolico secondo
<1 il Vangelo, è appunto perchè non ho
« voluto accettare l’eredità de’padri,
« senza il benefizio dell’ inventario.
« Ilo voluto continuare parecchi anni,
» esaminando, leggendo, studiando
« non per spirito d’incredulità, ma per
« un sentimento e un ardore di fede ;
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<1 non per disprezzo, ma per coscienza;
« non per orgoglio, ma come spero
• per umiltà; non ptir umani rispetti,
« ma per solo riguardo al mio morale
« vantaggio: ond’è che se io sono ob« bligato d’ammettere che sarebbe in« famia per parte vostra l’abbaudoII nare la religione dei padri, fino a
» che ci credete, voi converrete che
« dopo d’aver io cessato di crederla
» per vera, commetterei a giudizio
« d’ogni onesta coscienza un’infamia,
<1 Ongendo di perseverar nella medeII sima. Io sentiva essere in bisogno
Il d’una religione che potessi praticare
(I con intiera convinzione , che s’im<1 padronisse del mio essere tutt’in« tiero, ragione, coscienza, cuore, e
» non solamente dell’imaginazione di
« cui fa d’uopo sempre guardarsi nel« l’esame delle idee religiose. Io avea
Il bisogno d’una religione che nella
•I pratica lasciasse al padre di fami« glia ed al marito la responsabilità
Il esclusiva dalla sua posizione, alia
« coscienza individuale tutti i suoi
« imperscrittibili diritti, che si po« tesse praticare ogni di, non solo
« negli ediflzi pubblici, ma nel san» tuario della propria famiglia, e che
« mi facesse trovare un tempio cri« stiano dovunque vi fossero cuori
« cristiani.... Questa religione io l’ho
« trovata nella Evangelica, leggendo
« la Parola di Dio che ne contiene
« tatti i principii ; io 1’ ho trovata
Il senza lasciai-e d’ esser Cristiano,
Il anzi sforzandomi a ridivenire Cri<1 stiano primilivo, Cristiano secondo
« il Vangelo, Cristiano come lo furono
Il i nostri padri dei tempi apostolici,
« Cristiano secondo principii che sali rebbe desiderabile mai si fosse per
ii messo d’alterare...... Io sono tut
Il tavia Cattolico e più Cattolico di
« prima, perchè non più nel senso
« ristretto di una congregazione di
Il uomini, ma nel vero senso ecutne. Il nico della universale Chiesa di Dio,
Il che abbraccia tutti quelli che si uni<1 scono di cuore a Gesù Cristo, quali lunque sia la denominazione cui
« appartengono.
<1 Se ciò vuol chiamarsi infamia, sia
Il pure ; io me ne consolerò, sulla apII probazion di coloro che mi hanno
Il compreso, e su quella della mia coli scienza.....Anche Cristo fu detto da
« taluni infame. Il giudiziodegli uomini
Il nou è senza appello. Aspettando il
« giudizio di Colui che è solo scrutali tor de’cuori, cerchiam conS. Paolo
« di poterci gloriare uella testimo« nianza della nostra coscieiua (2 Cor.
« I. 12) ».
Or questi medesimi sensi del buon
Generale, io veggo dover essere anche
i miei, dal momento che un lume soprannaturale di grazia mi apre gli occhi della mente a vedere che la prò-
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fessala da me non è la vera Religion
del Vangelo. Avrò certo a superare
difficoltà, avrò a perdere amici, dispiacere ai parenti, ma fmalmenteogn,
dovere ha i suoi sacrifizi, l’acquisto
della verità merita qualche pena, e il
ritrovamento della mia eterna salute,
assicurala dalla fede evangelica, è tal
tesoro e sì prezioso da compensarmi
airinfinito i daimi che venir mi possono daU’ahbandono della religione
de’ padri miei. Quando nel secolo decimosettimo i grandi uomini, come
Bossuet, Leihnitz, Grozio, Puffendorfio, Petavio, ed altri si travagliavano
a ricongiungere nell’antica unità della
Chiesa i Protestanti e i Cattolici, toccarono eziandio l’argomento deila religion de’ padri. «Non temete, dice<1 vano i Cattolici ai Protestanti, di
« violare la religion de’ padri tor« nando a noi ; perciocché se scavate
« poco sotto la fossa de’ padri ulti« inaniente sepolti, voi troverete an« cor le ossa di altre generazioni di
» padri vostri che erano uniti a noi ».
— « Sta bene, rispondevano i Prote« stanti, noi scaveremo profondo
« quanto voi volete; ma sappiat e
Il che sotto le tante generazioni che
» erano con voi, noi troviamo scali vando altre più antiche generali zLoni di padri comuni a voi e a noi,
che ebbero Is fede che i nostri ulII timi padri ci insegnarono e che voi
Il non avete, la Chiesa ha pur troppo
« deviato dai primitivi esempi, e dalle
« primitive dottrine del Cristianesimo:
» nella universa! corruzione Iddio
« ebbe, non vi ha dubbio, i suoi eletti
Il in ogni tempo, ma pochi o sconoII sciuti non giunsero giammai a conII tenere la prevaricazion generale. Ora
li i padri nostri per uscire da tanta
« corruttela sono ritornati alle pure
« dottrine evangeliche dei tempi apo« stolici, e così la nostra Religione è
« appunto quella degli antichi padri
« del Cristianesimo. I padri nostri
« tornando alia primitiva religion del
« Vangelo hanno saviamente riparato
« un fallo commesso dai padri loro,
« quando se ne distaccarono. A voi
Il ora sta d’imitarli ; noi siamo fortu" nati d’averlo già fatto; orsù datevi
« ora il gran passo, p, ci stringeremo
• ancora una volta in comunione di
» spirito ».
Sono omai trascorsi due secoli, e
gli apologisti anche più dotti della religion papale nulla non hanno sin qui
risposto a questo così semplice invito
dei fedeli evangelici.
ESPOSIZIONE ETANOELIGA
La remissione de’ peccati.
È proprio della verità il non temere
la hice, e però il Vangelo che è tutta
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parola di verità, non deve mai nascondersi ad alcuno sotto il vano pretesto
che,contenendo misteri alti ed astrusi,
non Io può comprendere se non chi
sia munito di cognizioni e di studi. Il
Signore non si è rivelato ai sapienti,
perchè questi lo rivelassero agli insipienti : anzi il nostro divin Redentor
Gesù Cristo, rivolto al suo eterno Padre, gli rese lode e gloria che avesse
nascosto le sue dottrine a’ savii ed intendenti, e gli fosse piaciuto di palesarle ai piccoli fanciulli {Matt. XI,
25, 26). Senza avere noi pertanto la
presunzione d’interpretare e spiegare
con autorevoli commenti la divina
parola, amiamo di ricordarla a noi
stessi ed a’ nostri lettori, semplicemente esponendola a comune ediBcazion di salute.
È articolo di fede la remission dei
peccati che tutti i cristiani professano
nel simbolo degli Apostoli: non tutti
però lo intendono a un modo. Alcuni
la derivano da certi atti esteriori di
penitenza come digiuno, pellegrinaggi,
benedizioni, confessioni, indulgenze,
assoluzioni, giubilei, elemosine e simili; ed in questa credenza li conferma l’esempio di Ninive penitente, e
la voce d’alcun de’ profeti, che esortava a lacerare le vesti, a macerare le
carni, ed a prostrarsi col crine asperso
di cenere nella polve, e con duro cilizio
di cuoio ai fianchi. I Cristiani Evan
gelici all’incontro ammettendo essere
inseparabile il pentimento e la contrizione del cuore dalla remission dei
peccati, non la sperano che dalla sola
efficacia della fede in Cristo , e sono
in tal credenza posti e confermati
dall’ Apostolo S. Paolo che nella sua
lettera ai Romani insegna che Abramo
fu giustificato (il chè vuol dire ottenne la remission de’ peccati, perchè
davanti a Dio tutti sian colpevoli, finché la sua grazia non ci giustifichi,
ossia ci rimetta i peccati) non in virtù
delle opere meritorie da lui fatte , nè
in virtù della legge della circoncisione,
a cui non erasi ancora sottoposto, ma
semplicemente iu virtù della fede, che
ebbe nella redenzione di Cristo Gesù;
e , come Abramo , siamo anche noi
giustificati dalla fede in Colui che ha
suscitato da morte Gesù nostro Signore « il quale è stato dato per le nostre offese, ed è risuscitato per la nostra giustificazione (Ro>w.c./F, 24)».
E come ad Abramo venne imputata a
giustizia la fede, cosi verrà pure imputata a noi. Non dobbiam dunque
la nostra giustificazione ad opere di
astinenza e di mortificazione, perchè
le opere, anche più penose, non valgono ad ottenerci la remission dei
peccati ; ma la dobbiamo unicamente
ai meriti di Gesù Cristo che ci vengono
imputati per fede. Appena'che noi sia->
mo giustificati per la fede, abbiamo, se
5
coiido c’impara l’Apostolo, « pace appo
<1 Iddio per Gesù Cristo N. S., per lo
<c quale ancora abbiamo avuta, per la
« fede, introduzione alla grazia iu cui
« sussistiamo, e ci gloriamo nella speli ranza della gloria di Dio » {Ihm. K,
•1, 2).
Alcuni dottori, mal comprendendo
questi iuseguauienti dell’ Apostolo,
vennero insinuando ai fedeli della
chiesa Calata non essere altrunenti
vero die bastasse a giustificarci la sola
fede , ma ricliiedersi ancora 1’ esalta
osservanza della legge mosaica. Avvertito r Apostolo della predicazione
di costoro, scrisse immantinente ai
Calali: <1 0 Calati insensati! chi vi ha
« ammaliati per non ubbidire alla
« verità? Non siete voi quelli a’ quali
<1 Gesù è stato prima ritratto davanti
<1 agli occhi come fosse stato croci« fisso fra voi? or questo solo vi doli mando per sapere, se abbiate ricea vuto lo Spirito per le opere della
■I legge , 0 in virtù della predicazion
Il della fede? Sareste mai divenuti inII sensati al punto che avendo inco« minciato per lo Spirito vogliate terII minar per la carne !... Siccome
Il Abramo credette a Dio, e ciò gli
«I venne imputato a giustizia, voi sali pete pure, che coloro che hanno la
Il fede sono figliuoli d’Àbramo. E la
Il Scrittura antivedendo che Iddio giu« stifiche le rebbenazioui per la fede.
diede lungo tempo innanzi questa
buona novella ad Abramo: Tutte le
nazioni saranno benedette in te;
onde coloro che hanno la fede sono
benedetti col fedele Àbramo. Laddove tutti coloro che confidano
nelle opere della legge stanno sotto
maledizione , perciocché è scritto:
maladetto chiunque uon persevera
nelle osservanze di tutte le cose
scritte nel libro della legge. Or che
per la legge niuno venga giustificato appo Iddio, è manifesto, perciocché sta scritto che il giusto viverà di fede. Ma la legge non vive
di fede, anzi ella dice, colui che osserverà i miei precetti viverà per
essi. Cristo ci ha riscattato dalla
maledizion della legge, essendo per
noi fatto maledizione (perciocché
egli è scritto, maladetto chiunque è
appicato al legno), acciocché la benedizione d’ Àbramo si spanda sopra le nazioni per Gesù Cristo, acciocché noi riceviam per la fede lo
Spirito che cl è stato promesso...
La legge è ella stata data dunque
contro alle promesse di Dio? cosi
non sia. Vero è che ove fosse'stata
data la legge che avesse potuto dare
la vita, la giustizia verrebbe dalla
legge. Ma la Scrittura ha convinto
di peccato il mondo intero, acciocché la promessa fosse data per la
fede in Gesù Cristo a coloro che
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« credono. Ora avanti che fosse ve<1 nuta la fede, noi eravamo solto la
« tutela della legge, aspettando la fede
« che doveva essere rivelata. In tal
« modo la legge ci ha servite come di
0 pedagogo per condurci a Cristo,
« acciocché noi fossimo giustificati per
« la fede. Ma la fede essendo venuta,
« noi non siamo più sotto pedagogo.
« Tutti voi siete figUuoU di Dio per
« la fede in Gesù Cristo: perciocché
« tutti che siete stati battezrati in
« Cristo, avete vestito Cristo. Non vi
« è nè Giudeo nè Greco, non v’ è nè
« servo nè Ubero, non v’è nè maschio
« nè femmina j tutti voi siete uno in
« Cristo Gesù. Or se voi appartenete
« a Cristo, voi siete adunque la jm)« sterità di Abramo , e voi gli eredi
« secondo la promessa» {Galat, C. iii,
. V. a-14, 21-29).
Questo ragionamento fatto ai Calati
dall’Apostolo è dunque fatto anche a
noi, perchè credendo in Cristo, siamo
anche noi progenie e posterità di
Abramo. Anche per noi adunque la
remission de’ peccati, ossia la giustificazione appo Dio non è che l’effetto
della fede in Cristo. A che dovrem
dunque cercare altra via di giustizia
fuor quella che abbiamo nella fede?
Nel primo Adamo tutti siamo caduti
ed abbiamo peccato, nel secondo, che
è Cristo, tutti rialziamo e tutti siamo
perdonati, perchè egli col suo divin
sacrifizio ha meritato per noi la remission de’ peccati. Questo sacrifizio
noi non lo possiamo apphcare a noi
che per mezzo della fede, la quale
sola giustiflcò Abramo, e sola giustifica noi pure come l’insegna l’Apostolo. Credere che ci possa giustificare
l’osservanza della legge, o la pratica
qualunque sia di opere virtuose, è un
mancar di fede in Cristo, quasi che a
redimerci non bastassero gl’ infiniti
suoi meriti, nè il suo divin sacrifizio.
Errore insensato dei Calati, e di quanti
con essi temono che l’opera di nostra
salute non sia già stata compiuta perfettamente da Cristo, ma debba perfezionarsi colle opere nostre. In tal
guisa Cristo Gesù non sarebbe un
salvatore perfetto, ma un salvatore a
metà, in quanto chè non ci salverebbe
più, ma ci aiuterebbe soltanto a salvarci, Grande e onnipotente Iddio!
come mai tanti e tanti ti protestano
« io credo la remission de’ peccati »,
e poi vanno in ginocchio impetrando
perdono da un peccatore simile a loro!
Come mai sapendo dall’Apostolo che
noi non abbiam pace con Dio se non
dopo che ci abbia giustificati la fede,
possono alcuni cercar pace nella intercessione de’ morti, nelle oblazionj
alle chiese, nelle austerità della vita, e
nelle parole dell’uomo impotenti a
cancellare una qualunque macchia
dall’anima! Che intendono costoro
7
essi mai di dire quando gridano a te
<1 io credo la remissione de’ peccati?
A die giova il santo Evangelo per
tutti coloro che non hanno fiducia
uel sangue del mediatore Gesù Cristo,
che pronuncia cose migliori di quello
d’Abele?
Non già che a salvarci basti una
fede scientifica, una fede intellettuale,
una fede di sola ragione : perocché
in tal caso essa non sarebbe che una
opinione simile a tutte le altre opinioni che possiamo aver nella mente,
le quali pigliano maggiore o minor
grado di credibilità dagli argomenti
più 0meno ragionevoli chele appoggiano. Ora se le sole opinioni non
informano mai talmente l’operare
deir uomo , che si possa dii e che
l’uomo vive di esse e per esse, perchè arrivino ad essere cause operative nell’uorao, conviene che diventino
dettame di coscienza, e scopo delle
alfezioni del cuore. Ciò accade in ogni
entusiasmo che invada lo spirito dell’uomo, e finché duri quell’entusiasmo
è certo che l’uomo opera interamente
spinto e guidato da quelle opinioni
che lo predominano. L’ entusiasmo
non è che uno stato di delirio e quindi
passaggìero e momentaneo; tale non
può essere la fede del cristiano, ella
non ci mette in uno stato di delirio,
0 di fuggevole esaltazione, ella ci
mette nella pace e nella grazia di Dio,
e noi con essa tranquillamente operiamo il bene, operiamo la virtù; ma
questa virtù e questo bene non sono
che frutto ed effetto di quella fede
che ci viene largita per grazia speciale da Dio. In quella guisa che dal
frutto si conosce l’albero, noi dalle
opere buone conosciamo se sia* o no
dentro di noi la vera fede che salva.
Laonde è verissimo quel detto dell’ap.
S. Giacomo, che la fede senza le opere
buone è una fede sterile, infeconda e
morta; perchè rimanendo oziosa nel
nostro intelletto non dà frutti di eterna
vita. « Che utilità v’è, fratelli miei,
(c. II. 14,15, 16] se alcun crede di
aver fede, e non ha opere ? può la feda
salvarlo? Che se un fratello o sorella son nudi o bisognosi di nutrimento quotidiano, ed alcun di voi
dice loro; andatevene iu pace, scaldatevi, e satollatevi; e voi non date
loro i bisogni del corpo; qual prò
fate loro ? Così ancora la fede a parte,
se non lia le opere, è per se stessa
morta ».
GODIMENTO E SACRIFIZIO.
IL
Il Crislianegimo gettò la parola sacn'/ieia
fra mezzo alla spaventosa corruttela del
monda antico, ed essa, quasi semente caduta dal cielo, lo riogiovani e rifecondò.
La parola godimento, scopo limite del-
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l’arte sociale presso I moderni, potrà essa
rinnovare queireffetto portentoso? Ma la
carijà che collega uomo ad uomo non è
essa sacrificio ? Non è sacrificio il perdono
che pone un termine all’ire terrene? I vincoli della fomiglia, i quali, mentre perpetuano la specie umana, fecondano e
indirizzano i piii dolci affetti della vita,
non richiedon essi sacrifìcio? Il lavoro
che produce la ricchezza delle nazioni e
degli individui non impone un sacrificio,
e non lo vuole incessantemente rinnovato?
La deferenza all’età, alla virtù, al sapere,
all’esperienza, in che riposa l’ordine sociale e domestico, non è essa un sacrificio?
Il ministero di alleviare gli altrui mali,
in che sta la vera fratellanza, non riposa
esso forse sopra un sacrificio, sacrificio
di tempo, di averi, d’inclinazioni, di
gusti? La_vita infine non è essa tutta
quanta un sacrificio che si conchiude colla
morte ? La parola godimento con cui si
cerca ritemprare le società attuali è l’antitesi della parola sacrificio con cui veramente si ritemprò a nuova e gagliarda
vita un’età più infelice di questa. Il godimento ci concentra in noi, il sacrificio
ci getta in braccio ai nostri simili; quello
infiacchisce il corpo e pietrifica il cuore,
questo ci rafforza, ingentilisce e schiude
un campo sempre più vasto alla nostra
attività ; quello consiglia talvolta il suicidio, questo spessissimo il martirio. I
liberali francesi che hanno tanto lusingato
l’Europa nel 48, l'abbandonano nel S2,
i liberali cristiani che non hanno mai lusingato nessuno si condannano ai ghiacci
eterni del Labrador, per portare il cristianesimo e i conforti della civiltà agli Esquimaudi. Riassumiamcidal punto di vista
cristiano; Adamo perde l’uman geuere
col godimento. Cristo lo riscatta col sacrificio.
Ma la teoria del godimento, di questo
aborto di una filosofia sensuale che vedemmo non poter esser nesso di convivenza civile, potrà essa fondare normali
e stabili ordinamenti politico-internazionali ? No, perchè i doveri che collegano
fra loro gli uomini individui, derivano dalla
sorgente medesima di quelli che gli collegano collettivamente: al quale riguardo
porremo sott’occhio al lettore un parallelo storico ohe gli permetta di misurare,
sulla scala delle relazioni internazionali,
le relative bontà ed influenza dei due
principi!.
Alcuni avventurieri assetati di godimento sbarcano sopra un terreno popolato
e fecondo, e lo desertano ed isteriliscono
nel corso di pochi anni. Men di due secoli dopo scende in un’altra parte di
questo stesso terreno, ma in una parte
imboschita e quasi deserta un uomo animato dal sentimento del dovere, con una
Bibbia sotto il braccio, e con questi due
elementi vi crea una delle più prospere
libere e forti nazioni del mondo. Il terreno è l’America; gli avventurieri, Cortez
e Pizzarro ; l’uomo, Guglielmo Penn ; e
il fatto non abbisogna di commenti.
Il sistema del sacrifìcio è di ragione
naturale e necessaria : il Vangelo che si
fonda su questa base non fa che determinarne i veri e giusti limiti, ordinarne
la pratica strettamente doverosa e comporlabile alla fralezza umana, e sollevarla
all’altezza di religione. Sanzione troppo
necessaria, anzi la sola necessaria a conciliare al sacrificio le nostre volontà restie,
a cattivargli il concorso delle nostre forze
e spesso a farcelo non solamente prati-
9
care con rassegnazione, ma amare eoa
trasporto. I limiti posti dal Vangelo a
questo dovere eminentemente sociale sono
appunto quelli che si richiedono al eonsoHdamenlo, all’ ordine, alla prosperità
degli umani consorzii. Dichiarando l’uhhidienza razionale, quel divin lihro la
concilia colla dignità umana : santificando
i connubii, indirizza al bene gli stimoli
della concupiscenza : promettendo nella
vita futura il centuplo delle beneficenze
praticate in questa, mette un potente
sprone a fianco dell’egoismo.
Nulla che sia arbitrario, che sia inutile,
che sia nocivo nell’ordinamento pratico di
questo gran dovere quale lo vediamo determinato da Cristo ; ma fuori di quello,
0 i martini spietati della religione di Brama, 0 l'anarchia e l’egoismo che le filosofie sensuali tentarono (e con che successo, ce lo dica la Francia) di erigere in
sistema politico, religioso e sociale.
• La religione e lo stato avvenire non
possono dunque fondarsi sul godimenlo,
ma cercano e troveranno la loro base nel
sacrifìcio ,_^rgente dell’ordine vero nelle
società, e negli individui di tutto quel
godimento che è conciliabile colla condizione mortale. Godimento il quale sta
neli'intima soddisfazione cui produce la
pratica del dovere, negli affetti ricambiati,
nella generosità del benefattore, nella riconoscenza del beneficato, e nell’uso moderato dei beni di natura. L’uomo, viandante sulla terra, deve confortarsi delle
asperità del cammino, tenendo gli sguardi
volti al cielo. Questa che è l’arte somma
del filosofo cristiano, è a un tempo la via
più diretta della felicità.
Il Vangelo può essere l’unico moderatore della forza che vediamo preponderar
sovente sulla giustizia negli ordini politici. Istillando nell’ animo de’ governanti
la carità, la mansuetudine e l’anior cristiano, farà godere i governati della libertà
del bene sotto qualunque forma politica :
ma chi non vede che le forme più invise
di governo dovrebbero necessariamente
modificarsi alla sua benefica influenza?
Non è egli scritto che la società cristiana'
è di fratelli, e non già di padroni e di
schiavi? Al quale proposito gioverà ri-"^
cordare q uesto celebre detto di Tertulliano
.riguardo a Tiberio « il quale così avrebbe
abbracciato il cristianesimo, se i Cesari
uon fossero ancora stali necessarii al
inondo, o se i cristiani avessero potuto
essere Cesari » (1). Dal che chiaramente
emerge che ne’ bei tempi del cristianesimo, il dominio assoluto era stimato incompatibile colla morale evangelica.
Ma il cristianesimo che ha da fecondare
la vera civiltà del mondo, è quello che
che prende a norma il Vangelo: cristianesimo di pura Ioga, il quale non consentendo a’ cristiani di esser Cesari, che è
a cifre, oppressori e despoti, diversifica
appunto per questo dalla morale loiolese,
la quale suggeriva al rivocatore deH’Edillo di Nantes quesli consigli al re di
Tonchino: «il voto più ardente che l’amor vostro e de’ vostri stati m’ispira, sarebbe di veder guarentita ai vostri sudditi
che abbracciarono la legge del solo vero
Iddio del cielo e della terra la libertà di
abbracciarla, come quella che è la più
sublime , la più nobile , la più santa, e
(I) Si autCssares non cssent seculo necessarii
aut sì christiani potafsscnt esse Cmarcs. Tert.
Apoi. cap. 2<.
10
massime la più acconcia a far regnare i
principii da assoluti padroni (ìj ».
Ciò scrivendo Luigi XIV, si apponeva
da uniate, raa dall’altro mentiva: perchè
se la religione instillatagli da suoi confessori tende realmente a suppeditare la
tirannide, la legge di Dio è di converso
ii codice della vera libertà.
In ultima analisi — Godimento o Sacrificio, dicemmo, si contendono i destini
dell’umanità. Ma se il godimenlo che la
nuova sella vorrebbe inaugurare, riman
circoscritto entro i limiti dell’oDeslo, esso
non è solamente approvalo ma è sancito
dal Vangelo : onde senza correr dietro a
novità, il mondo dovrà ritornare e starsi
al Vangelo medesimo come al codice dei
suoi futuri destini e progressi. Oppure il
godimento esce da quella giusta circoscrizione, e allora saranno ancor possibili
nuove rivoluzioni e sconvolgimenti, raa
diventa impossibile il progresso, diventa
necessario il regresso, il mondo iutiero
diventa un campo di eterna lolla fra l’anarchia e la tirannide.
A scongiurare un avvenire così infausto (avvenire che omai cosliluisce il presente di quella nazione che la sapienza
umana pronosticava vicina all’apice d’ogni
perfezione) la nostra previdenza ha due
mezzi; libertà religiosa, zelante, instancabile apostolato evangelico,
il primo di quesli mezzi dipende, dopo
Dio, dai rettori dei popoli. Che se le conseguenze che desumemmo dalla revoca
deirEdillo di Nantes non aembrano prive
(I I Clef du Cabinet, citée par la décade pliil, 5
an. 3, trim. N, 26,20 ptairial (8 lui» 1797)
pag, SOI.
affatto di fondamento, essi possono vedervi la convenienza di lasciar lecogeienze
libere, anche dal punto di vista puramente
politico. Dio ispiri dunque ai loro cuori
quella moderazione ohe fece dire ripetutamente al nostro comun maestro e Signore, « voglio la misericordia, non ii
sacrificio «. Lascino che Cristo parli egli
stesso per mezzo delle Scritture, senza
altro intermediario cbe le Scritture, ai
popoli affidali alla loro custodia, e ne
vedranno crescere e maturare copiosi
frutti d’ordine, di pace, di prosperità.
L’altro mezzo è riposto nelle vostre
mani, operai della vigna dei Signore,
Raddoppiale pertanto lo zelo e gli sforzi,
poiché essi non furono mai tanto opportuni come in questi tempi di scoraggiamento e disinganno, nè mai promelterono
messe più copiose: imperciocché all’iBtinlo morale che trae gli uomini alla fede,
come i gravi al centro di loro attrazione,
s’aggiungono oggidì gii argomenti dell’esperienza, la quale dimostrò la vanità
dei calcoli fondali sulla filosofia mondana^
Pensate che essendo apostoli di Cristo, lo
siete a un lempo di civiltà, e che rivestiti
di questo doppio carattere sarete invincibili, « poiché la parola è spada acuta, e
niuno può sfuggire alla sua possa, quando
serve alla verità ed al benessere universale (1) »,
(-1) SOM^GKOSI Sdenta delle Coslituiiooi T. II
P, H, cap. 3, 34,
11
JUVISTA CllITICA
dei 6iornali religiosi-politici
del paese.
(Coni. - V. il N" 10).
Del denaro che va a roma: — Cosi
intitola VArmonia un suo articolo apologetico della dateria papale. Rispondendo
ad un suo abbonato che chiedeva essere
istruito nella vendita che fa il Papa del
permesso di sposarsi tra’ parenti, come
tra cugini e cugine, cognati e cognate ecc.
ai vale dell’ autorità dello scomunicato
prof. Nuytz, e si sforza di coonestare
alla meglio un mercimonio, che non ba
certo alcun esempio nè scusa nel Vangelo. Rimette poi il suo abbonato al Macchetti e al Zaccaria , che a forza di
raggiri e sofismi hanno tentato di giiisliCcare i più assurdi e schifusi abusi della
romana Corte, e per conseguenza anche
questo del traffico, delle dispense matrimoniali. Infine recita per disteso una
lunga diceria detta dal cardinale Aleandro
alta dieta generale di Lamagna in latino,
e tradotta poi in italiano dallo storico gesuita del concilio di Trento. Che il car.
Aleandro così parlasse e pensasse a quei dì,
noi comprendiamo benissimo; era la corruttela del Vangelo al colmo, non ancora
stabilita bene la riforma in Europa, il
papato, benché da tutte parti aggredito,
pur Don ancora conosciuto nella nudità
de’suoi scandali, la dietaproclivea transigere anzi che nò con Roma : quel linguaggio a que’ tempi se non era logico,
nè vero, si può dire che fosse almen tollerabile. Ma oggi venirci a stampare sotto
gli occhi, che se le pompe e le delizie
erano ignote alla primitiva Chiesa, e contrarie al Vangelo, ciò fu per malignità
del secolo, non per elezione dei prelati;
ci perdoni ¡'Armonia, non la possiamo
tranguggiare. Come ! cose contrarie al
Vangelo potranno mai introdursi per elezione de’ prelati ? Se [’Armonia non ha
perduto il cervello convien che risponda
di iiò. Ora se cose contrarie al Vangelo
sono le pompe della Corte Romana come
può il sig. cardinale chiamar maligni i
tempi della primitiva Chiesa che non le
usanmo ? Ah ! purtroppo a forza di usar
sempre sofismi a coprire la verità, si finisce al più non discernere tra ragione e
sofisma, Ira verità ed errore; in fatto di
religione, perduta Tunica guida che è la
parola di Dio, si perde sin anche la logica. Perche poi l’abbonato dell’Armonía
sia istruito cou qual giustizia si danno le
dispense matrimoniali, vada a leggere
VOpinione, dove si racconta come un
Generale austriaco abbia uliimamente ottenuto da Koma di sposare la signora.....
vivente ancora il marito di lei. Cosa che
ha fatto così sinistra impressione a Vienna,
che nissuuo volle assistere alla celebrazione di quel matrimonio ; perciocché
nella Chiesa papale il matrimonio è indissolubile, ed è proibito il divorzio. Il papa
però è superiore ad ogni legge, e secondo
il frasario dei curiali può far bianco del
nero, e nero del bianco, e convertire io
giusta un’ azione ingiusta, talché potest
quantum Deus, et aliquid ainpiius.
Aleiiagna. — Si é testé formata a Colonia un’associazione della stampa cattolica, per servire di centro agli sforzi in
favore delle società, fatte dai giornali
religiosi d’Alemagoa. Il cardinale arcire-
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scovo ed altri vescovi l’hanno presa sotto
la loro protezione, il sig. Carlo Montaiembert nello spedire di Francia la sua adesione richiestagli, scrive qual è lo scopo
di questa istituzione; ecco le sue parole;
— « Resistendo ne’ limiti del diritto al
« potere temporale ogni qual volta usur«perà i diritti della podestà spirituale,
« voi renderete a quello il piOi essenziale
t< servizio, e gli insegnerete in che con« sistu il segreto della sola forza cui i
«rivoluzionarli non possono prevalere«.
Anche qui non apparisce niente che sia
evangelico: Gesù Cristo, giustificazione,
santificazione, parola di Dio, fede, carità
SODO cose affatto dimenticale. Si parla
solo di società, di poter temporale, di
rivoiuzionarii. Secondo il sig. Montalemhcrt non si tratta che di un’associazione
di resistenza al poter iemporale in caso di
conflitto colla podestà spirituale. Povera
religion del Vangelo ! Ecco dove la spingono coloro che uon l’apprendono! a divenire una setta politica e turbolenta, che
sotto pretesto di sostenere i diritti della
podestà spirituale, che sarà quella del
papa e dei vescovi, imbarazzi i governi e
gridi la croce addosso ai liberali, agli
eretici, a quanti non converranno con lei.
Si vede che proprio quasi tutti gli Oltramontani, fra cui uno de’capi più influenti
è il sig. di Montalembert, oggi intimo
consigliere del presidente di Francia,
hanno comune l’errore di ritenere che il
cattolicismo del Papa sia un sistema spirituale, mistico, religioso, e sempre in
pratica se ne servono come d’un sistema,
secondochè osservò benissimo il giornale
L’Opinione, di politica temporale coperta
col velo della religione. Il cattolicismo
della Corte papale è oggi in balìa di tutte
le agitazioni politiche d’Europa, e pare
che in ogni luogo gli manchi il tempo e
la volontà di occuparsi di Evangelo. La
sua grande preoccupazione oggi è la politica.
Scozia. — V emigrazione ognor crescente degli Irlandesi è cristianamente
ricevuta e trattata in tutte le parti dai
protestanti che le permettono la più ampia libertà di culto; e a quest’ora nella
sola Scozia si contano più di 40 stazioni
cattoliche tutte composte di emigrati irlandesi. Mentre ciò torna a lode della tolleranza cristiana esercitata sei paesi evangelici, mal a proposito s’interpreta e si
spaccia dai giornali gesuitici per progresso
del cattolicismo nei paesi protestanti. Il
tempo del cristianesimo politico è passato pei paesi liberi, e non torna più.
Oramai sappiam tutti che la religione non
ha bisogno nè di Carlomagno, nè di Carlo
Quinto, nè di alcuna Maestà apostolica,
cristianissima, fedelissima, cattolica, o
piissima (1). È tutta cosa di N. S. G.
Cristo, e ciascheduno di noi, sia uomo o
donna, può possederla con .sicurezza di
sua eterna salute, quando possegga la
viva e vera fede di Cristo. A ciò nulla
serve il favore e la protezione degli imperatori e dei re, nulla il favore de’ vescovi e de’ papi; è necessaria unicamente
la grazia di Dio.
(1) Si dico che Pio IX a Gaeta, in ««mpenso
della ospitalit'a ricevuta, abbia coDcesso al Re ili
Napoli il titolo ili Piissimo, come i suoi autecessori diedero quello di Jpostoìico all’irapcraforc
d’Austria, di Cristianissimo al Re di Francia, di
Cattolico a quello di Spagna e di Fedelissimo a
quello di Portogallo, o di Difensor della fede
quello d’IagbiUerra.
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Inghilterra. — 1 Puseisti hanno introdotto fra i loro addetti la confessione
auricolare; in questo solo differiscono dai
cattolici papali, che alle donne danno per
confessori le donne, e solo in qualche caso
diiDcile di coscienza è permesso alle
donne di appressarsi al confessionale
degli uomini. Qualche giornale come VArmonia ne trae argomento a conchiudere
che tardi o tosto gli eretici si riaccostano
alle pratiche del culto papale, perchè
studio ed esperienza finiscono sempre per
convincere gli uomini ragionevoli che le
sole pratiche degne di religione sono in
uso presso i cattolici papali. Noi invece,
da questa stranezza dei Puseiati, argomentiamo che quante volte l’uomo si
allontana dalla parola evangelica della
Bibbia per attenersi alle dottrine e tradizioni umane prevarica sempre dal retto
sentiero, e cade in istravaganze ed errori.
Se i Puseisli si fossero mantenuti strettamente evangelici, non avrebbero di fermo
pensalo giammai a rimettere in vigore
una istituzione, della quale non è traccia
nè ombra alcuna nel sacrosanto Evangelo.
Rettificazione. — li Clero Cattolico
giornale di Padova è dalla Buono Novella
pregato di non dar troppo facilmente fede
a certe informazioni poco amiche al nostro giornale. Sappia che gli scrittori tutti
della Buona Novella, tenaci di quanto
loro impone il pubblicato programma, non
sono affatto come egli suppone sotto l’ispirazion personale d’alcuno; essi unicamente si consigliano col divino codice del
santo Evangelo. Purtroppo in Italia non
mancano giornali che si dicono religiosi,
e sono di Apollo, di Paolo e di Cefa : la
Buona Novella non è di nissuno, perchè
dimenticagli uomini e non ascolta che Dio.
Camminando per questa nuova via spera
la Diomercè di 6on aversi a meritare
giammai la taccia di subire induenze
umané, fossero anche le più rispettabili.
aiOTlZIE RETiICÌlO»£
Toscana. Una gran profanazione. —
Ecco quanto vien scritto da Firenze ad
un nostro amico: «Un tal Pietro Fallai
ombrellaio, dimorante nella Vigna nuora
ammalò gravemente. Il medico volendo
adempiere al proprio dovere, avvertì la
moglie deH’infermo acciò lo facesse confessare ; ma questa pregò lo stesso a farne
la parte, dicendo che era inutile: infatti
il medico adempiè questa parte, ma altro
non potè dall’ammalato rilevare, se non
che dal 1837 a questa parte aveva conosciuto i preti, e che per conseguenza
non era più cattolico romano. Qui nacque
un gran taiTeruglio, e il medico, che è
uu bigotto, corse alla cura, ed avvisò I
frati. La cura era s. Trinità. Immaginali
il moto che si dettero que’signori; li
basti che il curato maggiore con un altro
minore si portarono subito alla casa del
malato: dissero, pregarono, ridissero e
ripregarono, ma era già sera e nulla
avendo ottenuto, lasciarono la casa dell’ammalato, e avvisarono il Governo, il
quale fece vigilare la casa per sapere chi
ci andava. 11 medico ebbe ordine, onde
togliere lo scandalo e tutti gli imbarazzi,
di far trasportare il suddetto malato all’ospedale; ma due amici che erano arrivati da poco tempo a fargli visita, e che
erano destinati ad assisterlo nel corso
14
m
della notte, si opposero all’ ingiunzione
del medico (uno di questi è un vecchio
di 67 aoDÌ che si chiama Carini, l’altro
un certo D.re MazzinghiJ, e uon permisero che ciò si effettuasse, e si olfersero
a tutta possa tanto per denari come per
fatiche, perchè restasse nel proprio letto.
Allora il medico partì, e pochi momenti
dopoci andò.. .Partito chefu questo Signore
entrarono nella camera A gendarmi i quali
intimarono l’arresto al Carini e al Mazzinghi ; e avendo risposto questi due amici
che erano li per assistere I’ ammalato i
gendarmi risposero: vadano vadano, il
malato è in buone mani, e oi pensiamo
noi. Intunto si faceva la perquisizione a
casa del Mazzinghi, ma per fortuna nulla
fu trovato, e si contentarono di prendere
VApologia del Guerrazzi, per non parere.... Il giorno dopo era un andare e
venire di frati, e invano si davano gran
moto, r infermo non voleva ricevere
quanto essi volevano dargli. Finalmente
semljra che il povero uomo fosse assalito
da una febbre più violenta che lo trasse
in delirio: questo momento fu quello di
cui si approfittarono i frati, onde io tutta
fretta comunicarlo. Infatti si vidde uscire
dalla chiesa di s. Trinità la comunione
con gran sfarzo di torcetti e di frati, e
di popolo chiamato dai medesimi, dicendo
che un dannato era tornato alla fede. La
cosi detta comunione arrivò all« casa dell’infermo; 8 frati soli circondarono il letto
onde evitare il caso di vedersi rigettare
quanto gli davano, e si vuole che per
introdurgli 1’ ostia gli aprissero a viva
forza la bocca. La sera della stessa mattina si rileva che il malato fosse sempre
fuori di sè, e quando stette un pochino
pochino meglio, dovette subire da un
cancelliere criminale un esame nel quale
ha detto che egli non ha conosciuto, ne
saputo per niente di aver ricevuto quanto
gli dicano, aggiungendo che, se lo avesse
conoseiuto, ciò non sarebbe accaduto per
essere egli contrario a ciò, e perchè non
appartiene più fino da lungo tempo al
cattolicismo romano. Adesso si attende
che guarisca per condurlo probabilmente
in prigione, ma da quanto ho potuto rilevare, per grazia del Signore, è fermo, e
questo è quanto ci deve tutti consolare.
Pregate per lui, e per noi. Ora i gendarmi guardano a vista la casa, vestili
alla borghese, forse all’oggetto di sapere chi lo visita per fare nuovi arresti ».
Noi non ci sentiamo il coraggio di aggiungere parola a tale narrativa.
Inghilterra. L’agonia del Prokstaniistno: « Nei tempi in cui (siccome ebbe a
« dire Mods. Charvaz) il protestantismo
ncome società è morto », o, come diceva
nou ha guari il senatore di Collegno, un
po’ meno assoluto di Mons. Charvaz, « è
oramai volto alia decrepitezza » egli non
sarà discaro ai nostri lettori lo studiare
da vicino i sintomi di quell’ agonia. —.
Or eccone alcuni che ci offre la sola
Inghilterra: Dietro rapporti esattissimi,
le varie società missionari« di quel paese aveano raccolto, unicamente per
mezzo di offerta volontarie, dalla loro
origine (tra ii 1800 ed il 180Sj al 1849,
la somma di dugento settantacinque milioni di franchi. L’anno scorso, tre di
quelle socielà: la società detta delle missioni episcopali, quella delta di Londra,
e quella detta n'esleiana hanno raccolto: ia
prima tre milioni cento ottantaire mila fr. ;
la seconda un milione settecentc mila fr..
15
fra i quali 80,000 fr. raccolti fra i soli bambiol per l’aliestimeato d’una nave iniseionaria ; la terza infine due milioni seicento
sedici mila franchi. Le stazioni fondale
dalla società episcopale si estendono principalmente nell’/«dia, nella Nuova-Zelanda e neH'isola Borneo. Ammonta il numero de’suoi missionari a 158, olire 1000
e più agenti indigeni; quello dei pagani
convertiti per opera sua a 107,000. Quarantamila bambini vengono¡eüucati nelle
scuole da essa dirette.—La società di Londra ha le sue priucipali stazioni uella Polinesia, nelle Indie Occidentali, nel sud
dell’Africa compresovi Ma>iayascar, nella
Cina e nelle Indie Occidentali. Ne fu missionario il celebreyo/ifl Williams, sopraDominato Apostolo della Polinesia, il
quale nel 1859 fu fatto morto e divorate
le sue carni da quei medesimi selvaggi,
cui lo spingeva l’ardente sua carità a recare la parola di vita.—Le stazioni fondate dalla societàwesleiana in tutte le parti
del mondo sommano a 322. Al di là di
80,000 scolari frequentano le sue scuole.
—Di quando in quando offriremo ai nostri
lettori altri siutomi non meno di questi
convincenti della vicina morte delle dottrine evangeliche o della loro necessaria
impotenza.
Londra. L’eco di Savonarola. —Ci riferisce l’abiura del prete italiano Giuseppe
Fiorito nativo d’Acqui in Piemonte, già
chierico regolare, crocifero nella chiesa
papale, ed ora, mosso dalla lettura del
santo Evangelo, catecumeno della Chiesa
anglicana.
Lo stesso giornale riferisce una lunga
lettera edificante, in senso evangelico,
del sig Gio Battista Torricelli, già padre
oapucciuo a Genova, ed ora fervoroso discepolo del Vangelo a New-York.
CRONACÌIETTA POLITICA.
PiEMO.NTE. — Mentre nel Senato si attende alla discussione de’ varii bilanci,
nella Camera dei Deputati seguita la discussione della legge iniportanlissima
nella sicurezza pubblica, la qual legge,
dichiarala provvisoria, non avrà forza
che per due anni dalla sua promulgazione. — Nella tornata del 24 è stata
presentata dal sig. Miglietti ia relazione
sul progetto ministeriale portante modificazioni all' attuale legge sulla stampa.
Il progetto della Commissione ha quasi
totalmente modiilcato quello del Ministero, a questo doppio riguardo; 1° che
invece di abbandonare intieramente al
Fisco la ripressione delle offese ai capi
dei governi esteri, richiede che ci sia
almeno il semplice ufficio diplomatico-,
2“ che non abroga i giudici del fatto, ma
ne restringe l’elegibilità ai soli elettori
politici della città, dove siede il Magistato d’appello, li quali abbiano raggiunta
l’età di 2o anni ; li vuol nominati solo
per sei mesi, senza possibile rielezione,
se non dopo tre anni; e ne aliìda la nomina al primo presidente di quel Magistrato d’appello, sotto ratifica deH’iotiero
.Magistrato.
Roma. — Sono stati affissi cartelli a
stampa sui diversi punti della città, i quali
consigliavano il popolo a non sbigottirsi
per gli avvenimenli di Francia, perchè,
dicevano quei cartelli, la causa della libertà non è perduta e presto la vedremo
trionfare. Il governo ha fatto molli arresli
16
„cnza scoprir nulla, 11 primo giorno dell’anno, sulla via del corso, furono trovati
sparsi qua e là molti berretti rossi.
Napoli. — Si va buccinando da qualche
giorno di una costituzione sul genere
dell’ultima francese, da cui verrebbe
surrogata l’attuale, che non esiste più,
se non di nome. Checché ne sia di tali
voci, un fatto sussiste ; il decreto col
quale aL Fortunato vien sostituito il cav.
Troia alla presidenza del consiglio; il portafoglio degli affari esteri, provvisoriamente affidato a don Luigi Caraffa, e
nominato prefetto di polizia, un magistrato, Pasquale Governa, in sostituzione
del Pecchenneda.
Francia. — Varii decreti della più alta
importanza vennero ne’ trascorsi giorni
pubblicali nel Moniteur:
Con uno di questi decreti è stabilito
che i membri qualunque della famiglia
d’Orieons non potranno possedere nessun
bene mobile od immobile, e sono nell’obbligo di vendere, tempo e spazio d’un
anno, tutti quelli che attualmente posseggono sul territorio della Repubblica.
Con un altro decreto, l’atto col quale
L. Filippo, quando cinse la corona, avea
fatto tra tutti i suoi figli , la divisione
de’ suoi beni.personali, è annullato, e
quei beni sono dichiarati proprietà dello
Stato.
Un terzo decreto porta l’istituzione di
un Ministro di Stato le di cui attribuzioni
saranno: relazioni del Governo col Senato, col Capo legislativo, col Consiglio
di Stato; corrispondenza del Presidente
coi diversi Ministeri; controfirma dei de
creti di competenza esclusiva del _Presidente; compilazione dei processi verbali
del Consiglio dei Ministri ; direzione della
parte ufficiale del Moniteur. Al signor
di Casabianca è stato affidato quel posto.
Con un quarto decreto è creato uu Ministero della polizia generale colle seguenti attribuzioni; esecuzione delle leggi
relative alla sicurezza ed alla tranquillità
interna della Repubblica — Servizio delle
Guardie nazionale, repubblicana, e della
gendarmeria — Sorveglianza della stampa
— Polizia delle prigioni ecc. ecc. — Tale
portafoglio è stato affidato al signor di
Maupas — I signori de Morny ministro
dell’interno, Fouid ministro delle Finanze, Rouber ministro della giustizia, sono
stati surrogati, il primo dal sig. Persigny,
il secondo dal sig. Bineau, il terzo dal
sig. Abbattucci.
Spagna. — È stata pubblicata un’ordinanza reale intorno alla stampa, in forza
di cui ogni giornale può essere sequestrato, sospeso, interdetto dall’autorità militare. — Vari generali hanno dovuto partire da Madrid, per ordine dell’autorità
superiore. Intanto pare che 1’ opinione a
favore di Don Miguel si faccia maggiore
di giorno in giorno e sia critica assai la
posizione attuale della regina.
Inghilterra. — Il couflltto industriale
tra gli operai macchinisti ed i fabbricaiiti
continua senza incidenti notevoli.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Toiioo,—Tip, Sociale degli Artisti.